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La sua storia era iniziata in una sera di metà autunno, tanti anni prima.
Tredici fantasmi
A quel tempo era un giovane prete con una piccola chiesa in mezzo alla
campagna. Ed era solo.
Era una sera di fine ottobre e la nebbia copriva ogni cosa. Solo il verso
delle cornacchie rompeva il silenzio.
Qualcuno aveva bussato. Chi poteva girare con quel tempo infausto, se
non spettri e assassini?
Prete Olivo s’era affacciato tenendo in mano l’unica lanterna che aveva.
Erano tredici.
Prete Olivo li fece entrare, diede loro da mangiare e portò delle coperte. Li
fece dormire dentro la Chiesa, l’unica stanza abbastanza grande per
contenerli tutti.
Aveva una ferita nel costato e due grossi buchi nelle mani.
Lo Grande Sonno
Prete Olivo non era più giovane.
Le ombre ballavano sui muri spogli, alla luce delle candele sparse. Gli
spifferi d’aria scuotevano le fiammelle.
«Cari frati e sorelle, è giunta per me l’ora de lo grande riposo», disse Prete
Olivo facendo finta di non vedere il morto che lo fissava, dritto accanto a
lui.
«Frate Olivo, nun stai bene? Quale Grande Riposo? Tieni quarche male?»,
chiedevano.
«No», rispose il vecchio. «Tengo sonno. È giunto lo momento che me
faccio ‘n grande sonno. E puro voi. Ite a dormire, che domani ciattèndeno
la vanga e la zappa.»
E la Morte ebbe pietà del vecchio prete. Scostò la mano per lasciarlo vivere
ancora qualche minuto.
«Ti prego, Mia Signora, attendi lo disbrigo delle mie orazioni riposando la
tua carcassa puzzolente su sta umile panca de pietra». Mostrò alla Morte il
sedile interno dell’ampio camino. Poi chiamò il suo giovane chierichetto
urlando:
«È l’ojo che t’è cascato ieri e che nun hai pulito come t’avevo detto da
fare!», rispose Prete Olivo tirando una sberla dietro la nuca del chierichetto.
«A momenti arimani abbruciato!»
«Me pento, Frate mio! Perdona sto debbosciato che sò! Me merito na
punizzione!»
La notte già incombeva sulla metà orientale del cielo, mentre da occidente
la palla arancione del sole gettava ombre lunghe e deboli.
Quella aprì la tunica che copriva la sua carcassa putrefatta e ne tirò fuori
una lunga lama.
Prete Olivo non mostrava alcuno spavento. Indicò un alberello alle spalle
della Mietitrice.
«Vedi questa bella pianta de fichi? Non sai quanto me piacerebbe de ire
all’altro monno con lo dolce sapore de uno de quei frutti su sta mia
linguaccia rinsecchita.»
«Solo uno!», insisteva lui. «Lasciame usare sta lama pe cojere uno fico. E
mentre che lo magno, mi trapassi!»