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Dentro quella casetta c’erano tre persone, una adulta e due bambini.
Circondato dal buio, spinse ancora più forte sui pedali, ansimando per lo
sforzo e guardandosi intorno.
Nell’ultima fioca luce gli parve di vedere un’ombra muoversi alla sua destra.
Dovette scendere dalla bicicletta. L’ultimo tratto era troppo ripido, aveva
percorso diverse decine di chilometri e sulla schiena portava una borsa e
una chitarra.
Arrancando arrivò in cima alla salita e si trovò finalmente davanti alla porta
della casetta di pietra grigia.
La lampada oscillò verso destra e per un attimo mostrò una figura nera in
piedi nella notte.
«Ma chi?»
«Compare Nanni! Dice che c’ha venduto perché s’era ‘ndebbitato fino ar
collo, ché nessuno je comprava più niente.»
«Sì ma noi mica stamo mejo!», replicò Adele. «Nun semo schiavi ma se
morimo de fame lo stesso! Nessuno compera quelle quattro caciotte che
famo noi, nessuno te paga pe sentitte sonà… Antò, i ragazzini se sò stufati
de magnà zucchine e carote tutti i giorni. Vojono er pane!»
Il cucchiaio non s’era più alzato dalla zuppa fredda. Antonio stava chino
sulla scodella e rimuginava.
Adele lo guardò senza dire niente. Lo sapeva anche lei che non c’era altro
da fare per racimolare qualche soldo, ma non era sicura che fosse una
buona idea. E non le piaceva dover restare da sola coi bambini per chissà
quanto tempo.
«Ne parliamo domani. Nun prende decisioni così, de notte. La notte deve
passà. Certe cose bisogna pensarle co la testa riposata». Si alzò, mise la
sedia sotto il tavolo e chiuse il discorso:
L’aria s’era fatta fredda, i ceppi erano diventati brace. Avrebbe messo su
un altro ciocco, ma poi aveva pensato al costo della legna. Come avrebbe
scaldato i figli fino all’arrivo dell’estate?
Non attese una risposta, stava già dormendo. Ma Antonio non poteva
lasciare quella domanda in sospeso. E così, lì nel silenzio e nel buio,
davanti ai lettini dei suoi figli, prese la sua decisione.