Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Aveva chiuso gli occhi per alcune ore, poi s’era alzato col buio.
Ripose i suoi pochi stracci nell’unica borsa che aveva. Indossò la giacca di
fustagno e il berretto e infilò nelle tasche quattro fette di caciotta e due
pere. Da un barattolo della dispensa prese una manciata di lire, quelle che
sarebbero bastate a comprare un biglietto di sola andata. Si mise a tracolla
la borsa e si sedette al tavolo: scrisse un biglietto per Adele.
La notte era fredda, il vento si era calmato ma era ancora più gelido. Non
s’incamminò al centro del sentiero, dove la fredda luce delle stelle poteva
tradirlo. E non si voltò a guardare la piccola lampada appesa fuori della
porta di casa: se l’avesse fatto il coraggio l’avrebbe abbandonato. Si
muoveva al bordo dei campi, a testa china nel buio, cercando di posare i
passi sulle zolle d’erba che ne attutivano il suono.
Lontani ululati arrivavano di tanto in tanto dalle colline più remote. Dove ora
correvano lunghe distese di campi, un tempo sorgeva una foresta.
E poi di notte si udivano i gufi: scrutavano il buio appollaiati sui rami della
foresta.
Ora in quelle terre si incontravano i topi. Non c’erano topi, quando era
bambino, erano comparsi da quando erano spariti i gufi.
Si girò di scatto, ma non vide nessuno: gli Spettri Neri sparivano alla luce
del sole. Si prese un attimo per guardare la strada che aveva percorso e
che si perdeva nella tenebra. Poi si voltò verso il sole e si rimise in
cammino.
Non c’era posto sulle panchine di legno rotte, la stazione era piena di
gente. Tutti uomini, perlopiù ragazzi. Nessuno parlava, tutti erano soli come
lui. Il silenzio era rotto solo da accessi di tosse qua e là.
Antonio aveva quasi voglia di piangere, ma non aveva più l’età per queste
cose. Guardando le facce cupe di quei ragazzi, pensava a quanta paura
avrebbe avuto lui, alla loro età. E a quanto dolore si risparmiavano loro,
che non lasciavano moglie, figli e una casa costruita col sudore, pietra
dopo pietra. Poi i suoi pensieri furono interrotti da una voce che gridava:
«Antonio».
«Cognome?»
«Malamente»
«Sòno canzoni nei paesi e faccio il contadino. Ciò pure qualche pecora, so
fare il formaggio»
«Quarantadue».
«Sei vecchio… ». Poi accennò uno strano sorriso storto e disse: «E sòni le
canzoni? E non te sei portato nessuno strumento, però. Hai fatto male, me
piace sentì le canzoni. Sei ‘n po’ piccoletto ma sembri robusto.
Qualcheccosa te posso trovà. Me sei simpatico. E perché vieni in città, se
ciài la terra e le pecore?».
«Perché me servono soldi, non c’è più nessuno che compra il formaggio o
me paga pe sentì le canzoni. Ciò moglie e due figli».
L’Uomo col naso schiacciato annuiva, come a dire che conosceva quel tipo
di problemi. Lo prese sotto braccio, lasciò la lunga fila di ragazzi in attesa e
lo condusse verso l’entrata di uno dei vagoni del treno.
«Vieni, vieni, che qualcosa te trovo… », disse con tono affettuoso. «E dove
ce l’hai sto pezzo de terra co le pecore… ?»
Antonio era sul vagone e il treno stava per partire, stipato all’inverosimile di
poveracci, straccioni e ragazzini, tutti con la morte nel cuore e una vaga
speranza di alzare un po’ di soldi in qualche modo.