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Doni e terrori
Il nipotino corse a prendere la calza appesa a lato del camino, mentre
Nonna Rosa apriva le finestre per far entrare la la luce del mattino. Dalle
fessure si insinuavano spifferi freddi.
«Non lo dire manco per scherzo! – lo ammonì – che nessun bambino l’ha
da vedere mai! Che sennò quella ti trasforma in un pezzo di carbone! E mò
guarda che ci sta nella calza.»
«Che cosa?»
«Nonna?»
«Che c’è?»
Approfondimenti
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I nomi dei due ragazzi che si lasciano ammaliare dalla strega Berta
trasformata in maliziosa fanciulla (Mario e Gino), li ho presi da Berta filava
di Rino Gaetano (E Berta filava, filava con Mario, filava con Gino e
nasceva il bambino, che non era di Mario e non era di Gino).
Faccio notare che in questa famosissima e amatissima canzone, c’è una
Berta che fila la lana per fare un vestito a uno che va a morire su un rogo.
Nella filastrocca che la Berta del mio racconto recita a Luigina, parlo di un
qualche tipo di veleno che si chiamerebbe Succo di Caino: me lo sono
inventato, mi pareva molto suggestivo.
Ma l’idea che una strega fornisse alle donne malmenate dai mariti un
veleno per liberarsi dei consorti violenti, mi è venuta dalla figura storica
(reale) di Giulia Tofana.
La sua storia è raccontata nel romanzo di Adriana Assini dal titolo Giulia
Tofana, gli amori, i veleni.