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Per un attimo una lama di luce attraversò la crepa nello scuro sfasciato. Poi
tornò il buio e un tuono fece tremare i vetri della finestra. Angela saltò a
sedere nel letto strillando, tutta sudata.
«Sta bbono Orè, oddio che sogno c’ho fatto!». La donna si scostava
nervosamente i capelli fradici di sudore dalla fronte e continuava ad
ansimare. «Oddio, oddio, santa Madonna aiutame te!» continuava a
ripetere. «Oddio, oddio!»
«Ma che cazzo stai a ddì? Ma vvòi dormì, che te pijasse un córpo a te e a
tutti l’antenati?»
«Orè ho sognato ‘n frate! M’ha detto na cosa! Oddio Santa Madonna! M’ha
detto d’annà a scavà sott’aa quercia, quella indove ho visto er serpente!»
Un altro tuono fece tremare i vetri malfermi della finestra, così forte che
entrambi si voltarono a guardare, temendo che si infrangessero a terra.
«Ancora co sto serpente? T’ho detto che nun c’era nessun serpente!». Poi
cambiò espressione e si voltò verso la moglie. Il tono della sua voce si fece
più mansueto:
«Un tesoro?»
Tutto era iniziato la notte prima, quando Angela s’era lamentata che la
legna stava finendo e le notti erano fredde.
Ma i soldi per comprare legna non c’erano, così avevano deciso di andare
fuori porta a raccogliere rami caduti in campagna. S’erano alzati prima
dell’alba. Non avevano mantelli o cappotti, erano usciti con le coperte
calate sulla testa e la carta del pane infilata sotto le giacche.
Nel bosco
Il sole s’era alzato di qualche spanna sopra le colline, ma nella penombra
degli alberi era ancora freddissimo. Angela camminava dietro, con un
fascio di rami mezzi fradici tra le braccia. Oreste la precedeva e quando
trovava qualche pezzo di legno che gli piaceva, si girava e lo caricava sulla
moglie.
Il serpente bianco scivolò veloce tra le radici di una albero, una grossa
quercia. E sparì.
Il Serpente bianco
«Ma che cazzo fai?» urlò subito il marito. «Razza de stupida!»
«Ma ‘ndove?»
«Sotto a quella quercia! S’è ficcato là sotto! Ciaveva na testa grossa ccosì!
Tutto bianco!»
«Porco boia, te sei rincojonita! Ma ‘ndó s’è mai visto ‘n serpente bianco?
Così grosso, poi?» Tirò una sberla sulla nuca della moglie, che la fece
barcollare.
«Io l’ho visto! era grosso ccosì! Numme sò rincojonita, l’ho visto pe
davero!»
Lei rimase in casa a sistemare la legna, pulire tutta la terra che s’era
sparsa sul pavimento e preparare la cena.
Oreste tornò che era buio da un pezzo. Non aveva bevuto un bicchiere di
rosso, ne aveva ingollati una dozzina. E aveva perso soldi a carte. Era
fradicio dalla testa ai piedi, perché mentre tornava a casa era iniziato il
temporale.
Lei aggiunse legna al camino. I rami fradici raccolti nel bosco stentavano
ad accendersi e facevano fumo.
I vetri della finestra rotta presero a tremare per i tuoni e Angela s’infilò nel
letto accanto al marito.
E sognò.
Il frate bianco
«Ce stava sto frate ‘ncappucciato, vestito tutto de