Sei sulla pagina 1di 2

REPERTORIO DELL’ITALIANO

1) Di che cosa è necessario tenere conto per definire il contesto situazionale?

2) Che differenza passa tra competenza linguistica tout court e competenza comunicativa?

3) Quali sono i cinque fattori che determinano la variazione linguistica?

4) Che cosa si intende in sociolinguistica per diacronia, diamesia, diasfasia, diatopia e


diastratia? Quali di queste dimensioni non sono contemplate nello schema di Berruto e
perché?

5) Quali dimensioni di variazione Berruto considera imprescindibili nell’esaminare qualunque


testo in italiano? Perché?

6) Illustrare il repertorio dell’italiano contemporaneo come definito da Berruto nel 1987

7) Quale è la differenza tra dilalia e diglossia? Perché Berruto definisce dilalia la situazione
italiana?

8) Che cosa intende Berruto per “continuum con addensamenti”? Fornire qualche esempio.

9) Se gli assi dello schema di Berruto non individuano un gradatum ma un continuum, come è
possibile individuare i confini tra le varietà linguistiche?

10) Che cosa si intende in sociolinguistica per varietà, registro, lingua speciale, gergo, modalità
dell’uso della lingua?

11) Come si compone il repertorio degli italiani secondo Berruto?

12) Quali sono le variazioni intervenute nel repertorio dell’italiano secondo Antonelli al termine
del primo decennio del XXI secolo?

13) In che cosa consiste la variazione in diatopia? Fornire qualche esempio

14) In che cosa consiste la variazione in diamesia? Fornire qualche esempio

15) In che cosa consiste la variazione in diafasia? Fornire qualche esempio

16) In che cosa consiste la variazione in diastratia? Fornire qualche esempio

17) Fornire qualche esempio di varietà che possono essere individuate in diafasia, diamesia e
diastratia.

18) Illustrare come per definire l’italiano “medio” si possa fare riferimento ai concetti di
neutralità (non marcatezza) del registro, correttezza grammaticale e rilevanza statistica.

19) Perché l’italiano dell’uso medio (o neostandard) non occupa il centro dello schema proposto
da Berruto?

20) Quali sono i principali tratti che caratterizzano la varietà individuata da Sabatini che va sotto
il nome di “italiano dell’uso medio”?

21) La dimensione diafasica individua registri e sottocodici: quali sono le differenze?

22) Che cosa si intende per “sottocodice”?

23) Con quali modalità si possono formare termini specialistici?

24) Che cosa si intende per tecnicismo proprio (o termine) e tecnicismo collaterale?

25) Quali sono i tratti comuni ai sottocodici (o lingue speciali in senso stretto) dell’italiano a
livello di lessico, morfosintassi e testualità?

26) Che cosa si intende per dimensione verticale delle lingue speciali?

Potrebbero piacerti anche