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dall'ascolto adulto di una stessa frase registrata dentro e fuori l'utero (Lecanuet 1987a).

Stefania Bertolino Utilizzando stimoli non verbali (suoni puri di 500Hz, 2000Hz e 5000Hz) Lecanuet e
! coli. (1988) fanno un'analisi delle risposte fetali (cardiache e motorie) prendendo in
L•ESPERIENZA SONORA IN EPOCA PRE E considerazione il ruolo svolto tanto dall'altezza che dall'intensità degli stimoli. Questi
NEONATALE vengono presentati con un'intensità (misurata fuori dall'utero) di 100 dB, 105 dB e 110
! dB; l'attenuazione dell'intensità viene supposta dagli Autori tra i 20 e i 30 dB per le
! frequenze di 2000 e 5000 Hz e intorno ai 15 dB per quelle di 500 Hz. Gli Autori
! riscontrano una maggiore reattività fetale alle frequenze medio alte che non a quelle
! basse; ciò sembra dovuto al fatto che, nonostante le prime siano soggette ad una maggiore
! attenuazione, si confondono meno delle frequenze più basse con il rumore di fondo e,
! proprio per la loro diversità, stimolano un maggior numero di reazioni ed in particolare
! di tipo accelerativo, ossia con funzione di difesa dalle intrusioni. Lo stesso avviene per
Introduzione gli stimoli presentati alle intensità maggiori.
! Una funzione determinante è svolta anche dallo stato del feto valutato in relazione alla
È possibile parlare di "esperienza sonora" già nel periodo prenatale? Affrontare questa maggiore o minore variabilità spontanea del ritmo cardiaco fetale. Alle alte intensità e
tematica vuoi dire entrare in un campo estremamente complesso in cui confluiscono frequenze le risposte del feto sono indipendenti dal suo stato, ossia vengono evocate
aspetti diversi e complementari della personalità umana che qui vengono osservati nel anche quando il feto si trova nello stato generalmente meno reattivo (low variability).
loro sorgere ed in relazione ad un particolare contesto come è quello sonoro. Abbassando l'intensità e la frequenza degli stili}oli, la reattività torna ad essere dipenden-
Per tenere conto di questa complessità non si può non fare riferimento a diversi ambiti te dallo stato (maggiore perquellodi high variability, minore perquellodi low variability),
disciplinari, come quello psicoanalitico e quello neurofisiologico, che si interessano alla le risposte sono però prevalentemente di tipo decelerativo, ossia di orientamento e di
condizione di vita intrauterina e postnatale; ma al tempo stesso va assunta una prospettiva attenzione. In particolàre è durante lo stato di low variability ed in connessione con le
euristica che accomuni e direzioni i diversi aspetti verso una lettura funzionale degli frequenze e le intensità più basse fra quelle utilizzate, che gli Autori registrano il più
elementi osservati. grande numero di risposte decelerative. Questi dati sono molto simili a quelli ottenuti con
Questa prospettiva è data dal situare l'origine dell'intimo rapporto fra l'uomo e la l'uso di stimoli verbali e si riscontrano anche nei neonati durante il corrispondente stato
musica, fra la persona, fisica c psichica, e l'intero universo sonoro, proprio nel periodo di sonno quieto o di veglia attentiva (Lecanuet 1987b).
prenatale, nonché dal considerare la natura primitiva di questo rapporto come strettamen- Un approccio particolare all'esperienza uditiva in utero è quello compiuto da Tomatis.
te connessa alla possibilità di esplorazione, conoscenza e relazione che l'esperienza
Attribuendo una grande importanza al ruolo dell'orecchio e quindi alla qualità dell'ascol-
sonora offre. to durante tutto il processo evolutivo della personalità umana, Tomatis ha rivolto il
Come ha ben descritto Mancia (1982a, 1982b), il feto è in grado di compiere un'esplo-
proprio interesse in maniera particolare verso l'origine del processo di ascolto, situan-
razione dell'ambiente che lo circonda ed integrare le esperienze così fatte grazie a quelle
dola già nella vita intrauterina.
da lui definite "costanti ontogenetiche" ossia quelle funzioni motorie, sensoriali ed
Rivolgendo la sua attenzione alla qualità della voce materna, così come perviene in utero,
integrative che nel feto umano costituiscono i segni più sicuri ed osservabili del processo
egli sostiene che fra gli altri rumori intrauterini questa abbia la possibilità di attirare
di maturazione.
l'attenzione del feto e veicolare attraverso il suo andamento ritmico ed intonativo i
Una particolare attenzione va rivolta verso la funzione sensoriale che si registra a livello
sentimenti della madre, così da stabilire quello che egli definisce il "primo dialogo"
di reazioni agli stimoli di diversa natura (fisica e biochimica) e origine (endogena ed
(Tomatis 1981).
esogena); ma si esprime anche nelle esperienze somato-estesiche derivanti per esempio
Secondo Tomatis il feto percepisce solo le frequenze più acute della voce materna.
dall'esplorazione che il feto compie sul proprio corpo e nel proprio ambiente (Amadei
Inizialmente ipotizzò che ciò fosse dovuto all'azione filtrante del liquido amniotico sulle
1984).
frequenze più basse. In seguito (come riferisce Gilmor 1989) ritenne che la stessa
Per queste possibilità esplorati ve e conoscitive la sensorialità viene considerata promotrice
maturazione neurofisiologica dell'organo del Corti influiva sulla percezione uditiva del
della maturazione fetale e organizzatrice delle esperienze relazionali precoci. Perché non
sembri inappropriato parlare di relazione già in età prenatale, bisogna ricordare che feto essendo lo sviluppo delle cellule ciliate, responsabili della percezione delle frequen-
questa ha una natura prevalentemente biologica e bioritmica fatta di scambi e adeguamenti ze più acute, più precoce rispetto a quello delle cellule recettive delle frequenze più basse. '-
reciproci, di variazioni di stato e di alternanza di ritmi vitali fra la madre e il feto. Un Contrariamente a quanto sostenuto dagli autori precedentemente citati, Tomatis sostiene
esempio rappresentativo di questa particolare comunicazione è quello della corrispon- che il liquido amniotico agisca da filtro sulle frequenze più basse cosicché, di fatto, la
denza fra l'attività onirica della madre e l'inibizione della motricità nel feto (Mancia percezione uditiva attraverso un mezzo liquido è direzionata verso le frequenze più acute.
1980) nonché della correlazione fra il sonno materno e quello del neonato osservato già Questa condizione permetterebbe al feto di distinguere più facilmente la voce materna
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favorendo così l'instaurarsi del "primo dialogo". In questa fase la continuità del rapporto col mondo tramite il suono dipende dallo sforzo
Le modalità con cui il feto reagisce, la natura e la selettività delle risposte ed, in più, la di adattamento compiuto dal neonato e viene garantita dalla "alimentazione vocale"
comparazione con quelle date dai neonati fm dalle prime ore di vita, spingono sempre più offerta dalla madre (Tomatis 1977, p. 204).
a considerare che già in epoca prenatale vengono messi in atto dei processi percettivi, di La voce materna verrà ritrovata e riconosciuta in una nuova condizione di ascolto grazie
discriminazione e di abituazione collegati con le stimolazioni sonore. al permanere delle caratteristiche ritmiche, timbriche e intonative.
!
Sono questi comportamenti che rendono lecito parlare di "esperienza" uditiva prenatale
anche in termini di primi apprendimenti del mondo attraverso il suono ed il suo
!
Valutazione delle preferenze neonatali a stimoli sonori
riconoscimento.
! !
! Testimone prioritario di una effettiva esperienza sonora prenatale è la preferenza
LA COMUNICAZIONE SONORA: UN ELEMENTO DI dimostrata dai neonati per gli stimoli già esperiti nella vita intrauterina: il battito cardiaco
(Salk 1960, 1962; DeCasper 1983), la voce materna (Mehler 1978; DeCasper 1983;
CONTINUITÀ FRA LA VITA PRE E POST NATALE Querleu 1984), storielle (DeCasper 1986), ninna nanne o frasi musicali (Satt 1984; Fei-
! joo 1981).
La continuità dell'esperienza sonora Nel valutare la preferenza del neonato per una stimolazione presentata assumono un
! valore significativo, oltre che le risposte cardiache indicative dello stato di rilassamento
Che parte ha, allora, l'esperienza prenatale nella motivazione che avvicina naturalmente o di eccitazione, anche i mutamenti comportamentali connessi alle stimolazioni di
l'uomo alla musica e che spinge, proprio in conseguenza di tale vicinanza, la ricerca rinforzo. Attraverso questi mutamenti nel comportap1ento si è arrivati a documentare che
pedagogica e psicologica ad individuare nella musica un'potenziale per lo sviluppo della un neonato è "disposto a lavorare" (DeCasper 1980, 1983) se ciò gli consente di attivare
persona? uno stimolo "familiare" o "gradito". A questo proposito una tecnica ampiamente
Una prima risposta ci è data dal considerare quella particolare comunicazione sonora che utilizzata è quella della suzione non nutritiva cioè non connessa con l'alimentazione.
si instaura con la madre sin dall'inizio della vita intrauterina. È presumibile che i caratteri La suzione, nutritiva e non, già osservata a 24 settimane di età gestazionale (Milani-
ritmici, dinamici (nel senso di variazioni di energia) e intonativi, permangano anche dopo Comparetti 1981) presenta, come il battito cardiaco, un andamento ritmico fortemente
la nascita influenzando oltre che la natura del rapporto madre/bambino anche quella del strutturato ed una alternanza ciclica di attività-pausa regolare. Quando un fattore esterno
rapporto bambino/ambiente. Bisogna infatti ricordare, a questo proposito, che nei primi rinforzante viene messo in relazione con la suzione non nutritiva l'andamento ritmico
mesi di vita, la relazione del neonato con l'ambiente circostante è garantita dalla capacità subisce delle variazioni (Kaye 1984). Con questa tecnica Miles e Melvish (1974)
di mediazione e di adeguamento materno (Winnicott 1983, 1989). dimostrarono per primi la preferenza, in neonati di tre settimane di vita, per la voce
Una seconda risposta è data dali'osservazione dei comportamenti neonatali che mostrano materna.
una stretta continuità, sia maturativa che psicofisiologica, fra la vita prenatale e la vita Partendo dalla constatazione che il neonato assume spontaneamente un ritmo di suzione
postnatale. Una reale continuità fra le due condizioni di vita gioca a favore dell'ipotesi del tipo attività-pausa, dove la durata media della pausa ha un valore costante, DeCasper
che l'originaria esperienza sonora abbia un'influenza sullo sviluppo postnatale. e Fifer (1980) hanno connesso lo stimolo rinforzante (in questo caso la voce materna) ad
Nello specifico dell'esperienza uditiva le osservazioni che testimoniano tale continuità una durata della pausa leggermente diversa dalla durata media del soggetto, così che
sono relative alla familiarità e alla preferenza dimostrate in particolare nei confronti della l'inizio della pausa nel ritmo di suzione e l'inizio della stimolazione non fossero
voce materna ma anche nella somiglianza del tipo di risposte date sia dai nascituri che dai sincronizzati. In questo modo hanno dimostrato che i neonati di età compresa fra le 12
neonati agli stimoli della lingua parlata ed a particolari intensità e frequenze sonore ore e i 3 giorni modificano la durata spontanea delle loro pause nella suzione in modo da
(Lecanuet 1987b, 1988). ottenere lo stimolo della voce materna.
Una sorta di continuità a li vello di qualità della percezione è probabilmente assicurata dal Anche gli esperimenti di Satt (1984) e di Feijoo (1981) che hanno usato stimoli musicali,
fatto che, dopo la nascita, nell'orecchio medio rimane ancora per alcuni giorni delliq uido hanno dimostrato la preferenza del neonato per stimoli esperiti durante la vita intrauterina.
amniotico. Questa condizione procura un tipo di fruizione uditiva simile a quella esperita Feijoo ha presentato al feto, nel corso della 24a - 28a settimana di età gestazionale, il
in utero (Tomatis 1977; Dumaurier 1982) e nei primi dieci giorni dopo la nascita il motivo del fagotto di "Pierino e il Lupo" trasmettendolo attraverso un altoparlante
neonato rimane sensibile alle frequenze percepibili attraverso un mezzo liquido. Quando appoggiato sull'addome della madre, sdraiata e in condizione di rilassamento. Ripetendo
l'orecchio si svuota completamente avviene la transizione definitiva dalla percezione la presentazione alcune settimane più tardi, sempre in coincidenza con la situazione di
attraverso un liquido a quella per via aerea, che priva il neonato, nel momento del rilassamento della madre, è stata notata un'attività motoria del feto immediatamente
passaggio, di quel particolare contatto uditivo con l'ambiente che aveva avuto durante la successiva all'inizio della stimolazione. In assenza di quel preciso stimolo musicale,
vita intrauterina. Tomatis definisce questa transizione come un vero e proprio "parto invece, i movimenti spontanei del feto si verificano solo dopo circa 6 -1O minuti
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sonoro" (Tomatis 1977). ----
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dall'inizio dello stato di rilassamento della madre. Secondo Feijoo l'anticipazione della
maggior parte delle quali ha centrato l'attenzione sulla natura semantica e sintattica del
motherese. Solo recentemente invece, vi sono stati studi più approfonditi sull'aspetto
risposta è dovuta ad un'associazione fatta dal feto, grazie alle esperienze precedenti, fra
prosodico del linguaggio rivolto a bambini molto piccoli.
lo stimolo sonoro e la condizione confortevole data dal rilassamento materno.
Riproponendo la stessa frase musicale qualche minuto dopo la nascita, lo stimolo ha un
Le analisi più accurate delle strutture prosodiche si ritrovano nei lavori di Stern e coll.
(1982, 1983), di Fernald (1989) e di Fernald e co11. (1984, 1987).
effetto calmante e induce l'apertura degli occhi e delle mani, comportamenti che non
vengono invece indotti da altre frasi musicali o dalla stessa presentata al contrario.
Caratteristiche prosodiche del motherese sono: l'uso del registro più acuto della voce,
ld!_prolili intonativi modificati in forma e ampiezza rispetto a quelli di u rmale J
Satt (1984) ha chiesto ad un gruppo di future madri di proporre quotidianamente, durante
conversazione fra adulti, grandi escursioni di registro all'interno di una stessa unità
le ultime settimane di gravidanza, la registrazione di una ninna nanna cantata da loro
vocale 1 ; ogni ngola
stesse. Dopo la nascita i neonati mostravano di preferire la ninna nanna conosciuta ad una
giore
nuova, seppure anch'essa registrata direttamente dalla voce della madre.
sebbene le escursioni delle frequenze siano molto ampie nel motherese (Fernald e coll.
Non è facile però fare una valutazione esatta dei parametri che guidano le risposte
calcolano 11 semitoni al secondo in confronto ai 3,5 nell'intonazione comune) questi
neonatali, né se esse siano effettivamente conseguenza dell'esposizione prenatale o se
passaggi nell'intonazione non avvengono per salti ma per gradi continui, quasi in
siano dovute a particolari caratteristiche degli stimoli non ancora evidenziate (Mehler
glissando. Ciò conferisce un carattere unitario e di integrità alle sequenze verbali ed al
1978).
contesto del motherese in generale.
Secondo DeCasper e Spence (1986) la preferenza per particolari proprietà dello stimolo
Gli aspetti struttturali sono rintracciabili invece nella presenza di patterns intonativi che
(gli Autori hanno usato stimoli verbali ricchi di vocali) è verificabile solo se questo
si definiscono in precisi e ricorrenti profili, nell'uso frequente di ripetizioni di stesse unità
stimolo è stato presentato in maniera ripetuta durante le ultime settimane di vita
sia linguistiche che prosodiche, nella presenza di una precisa organizzazione ritnuca
intrauterina.
delle sequenze vocali che giunge sino ad na
Non è però da escludere che le stesse strutture sonore dello stimolo esercitino un'influen-
l'arco di più unità vocali.
za nella scelta preferenziale. j
Martin (1972) e Nooteboom e Cohen (1975) suggeriscono che le configurazioni ritmiche
Mehler e coll. (1978) prendono in considerazione oltre al fattore "familiarità" anche
degli elementi prosodici permettono l'individuazione di un maggior numero di informa-
quello di "intonazione" (nel senso delle curve melodiche del parlato) e dimostrano che
zioni contenute nello stimolo verbale, in quanto forniscono precisi punti di riferimento
neonati di un mese aumentano il loro ritmo di suzione se esposti alla voce materna
che permettono a chi ascolta, di focalizzare meglio l'attenzione.
"intonata", mentre il ritmo decresce se la voce, seppur "intonata", è estranea, ma che non
Contribuiscono in modo determinante alla regolarità ritmica della prosodia anche il
si hanno significativi cambiamenti nel ritmo se entrambe le voci sono presentate con tono
frequente riutilizzo di stesse caratteristiche prosodiche in due o più unità vocali conse-
monotono. I risultati portano gli autori a concludere che l) perché ci sia un riconoscimen-
cutive. I dati di Fernald e coli. (1984) mostrano che tali ripetizioni avvengono con
to della voce materna è necessario che questa sia "propriamente intonata", 2) l'intona- incidenza quasi doppia rispetto alle ripetizioni di frasi. Le ripetizion.4 ia prosodiche che
zione della frase sia probabilmente un parametro molto importante nella costruzione
di patterns ritmici, danno al motherese un carattere di ridondanza! studi precedenti
delle prime strutture linguistiche. Nell'invitare le madri a parlare con la stessa intonazio-
(Papousek 1977; Kaye 1980; Stern e coll. 1983), relativi però-alle ripetizioni di frasi,
ne utilizzata quando si rivolgono ai loro bambini, gli Autori hanno individuato un ampio
ritengono che tale ridondanza sia funzionale all'orientamento del neonato nel contesto
utilizzo di frequenze più acute del comune e si sono chiesti se questo mutamento di
relazionale e gli faciliti la predicibilità del comportamento materno.
frequenza si possa considerare quale parametro cui il neonato è sensibile o se invece, !
come gli studi sull'esperienza uditiva fanno pensare, non interagiscano un insieme di !
fattori e parametri diversi che il neonato utilizza contemporaneamente nella sua attività
Il ruolo della prosodia
discriminativa.
!
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Secondo Fernald e coll. (1984, p. 112) la ridondanza temporale e tonale può aiutare
! l'infante nel riconoscere patterns uditivi, un'esperienza essenziale nello sviluppo della
La voce materna
percezione del linguaggio.
! Stern e coll. (1982) sottolineano l'importanza della capacità del bambino di isolare
Sicuramente il fattore frequenza ed in particolare l'ampia variazione di questa nel patterns ricorrenti all'interno del fluire comportamentale perché questi possa comincia-
linguaggio parlato svolge un ruolo determinante ai fini della veicolazione e della re ad essere partecipe nella comunicazione. «Solo quando i patterns ricorrenti diventan
comprensione del messaggio, in particolare quando questo è rivolto a bambini in età riconoscibili possono diventare unità informative piene di significato.» (1982, p. 727).
prelinguistica. Esiste a questo proposito una vasta letteratura sul particolare idioma usato Cos1 come le ripetizioni anche le modificazioni prosodiche sembrano fornire, attraverso
dalle madri quando si rivolgono ai propri piccoli, detto in inglese baby-talk o motherese. quella che Grieser e Kuhl (1988) definiscono "sottolineatura acustica" (acoustic
Una rassegna si può trovare in Snow (1977), benché relativa solo alle prime ricerche, la !
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highlighting), elementi che suggeriscono la natura semantica e sintattica del discorso.
Le prime intuizioni sull'importanza della prosodia si trovano in Lewis (1936 -1951) il Profili intonativi e intenti comunicativi
quale sosteneva che inizialmente, nello sviluppo della comprensione del linguaggio, !
l'informaziQDe_prosodica è dominante rispetto a quella fonetica. .Un uso linguistico però Nello specifico del linguaggio materno verso i bambini prelinguistici il profilo intonativo
di tale informazione avviene solo verso la fine del primo anno di vita, attraverso un è verosimilmente il pattem primario. La sua fondamentale funzione comunicativa, messa
graduale affinarsi delle risposte dei bambini agli stimoli prosodici, segno della com- in risalto da diversi dati sperimentali effettuati nell'arco dei primi sei mesi di vita, quando
prensione del messaggio, ma sempre sulla base dell'informazione prosodica. i caratteri sintattici e lessicali sono meno determinanti di quelli prosodici (Stem e coll.
In seguito anche la componente fonetica della parola viene riconosciuta all'interno del 1982, 1983; Femald 1984; Grieser 1989), potrebbe suggerire che i profili intonativi
v pattern intonativo e gradualmente verrà compresa anche al di fuori di tale contesto. svolgano un ruolo determinante nelle preferenze uditive del bambino in quanto presentano
caratteristiche sonore più consone con le loro capacità percettive ed attenti ve e che vi sia
Secondo Grieser e Kuhl (1988) la funzione particolare della prosodia nel motherese si
colloca su tre livelli: quello attentivo, quello sociale/affettivo e quello linguistico. una sorta di predisposizione innata per rispondere selettivamente ai particolari lineamen-
Femald e Simon (1984) avanzano in proposito quattro ipotesi con valore sia a breve che ti del linguaggio diretto ai bambini (Fernald 1989; Femald, Simon 1984).
a lungo termine, ossia relative tanto al successo dei primi incontri fra madre e bambino Come gli studi di Lecanuet e coll.(1988) e Mehler e coll. (1978) hanno già messo in
che al raggiungimento ottimale dell'acquisizione del linguaggio. evidenza, la questione è controversa ed i fattori che concorrono nella percezione e dunque
Queste le diverse funzioni svolte verosimilmente dalle caratteristiche prosodiche del nella risposta allo stimolo sono molteplici, inoltre, come Fernald stesso specifica, è
motherese. praticamente impossibile sapere come effettivamente venga percepito il motherese dal
! bambino; si può solo valutare la presenza di diversi stimoli come "potenziale disponibile"
l. L'uso di una intonazione estesa nell'ambito e variata nella forma che la madre fa nel per il bambino.
motherese è finalizzata ad ottenere l'attenzione der bambino e mantenerla nel corso Così come le modificazioni prosodiche all'interno del motherese sembrano fornire degli
dell'interazione nonché ad Ottenere una risposta positiva, come ad esempio il sorri!o elementi che suggeriscono la natura affettiva, semantica e sintattica del discorso, in una
(Wolff 1963). Stern e coll. (1982), che tengono in conto anche i contenuti semantici delle certa misura anche i diversi comportamenti vocali dei neonati sembrano avere intenzioni
unità vocali, sostengono che specifici profili intonativi vengono usati, in maniera comunicative.
predicibile, in corrispondenza di specifici scopi della madre. Ad esempio: il profilo Da parte del neonato l'espressione vocale non è sicuramente l'aspetto dominante fra le
ascendente per attirare l'attenzione, quello sinusoidale o quello a campana per mantenere modalità comunicative. Infatti, seguendo la descrizione fatta da Papousek e Papousek
il contatto e le risposte positive. (1984), i primi suoni diversi dal pianto che compaiono tra la seconda e la quinta settimana
! di vita sono simili alle vocali ma vengono prodotti con un minimo coinvolgimento degli
2. È probabile che le "esagerazioni" melodiche del motherese veicolino anche dei chiari organi della fonazione, che rimangono rilassati e a bocca chiusa o semichiusa.
suggerimenti sullo stato emotivo della madre, in particolare gli affetti positivi, la Dumaurier (1982) distingue due categorie di vocalizzazioni precoci a partire dalla
sorpresa, la gioia, che anche nella comunicazione fra adulti sono connessi ad un registro seconda settimana di vita, quelle "sociali" e quelle "private", queste ultime inizialmente
più acuto ed un andamento melodico più marcato (Fernald 1984). più numerose. Se le vocalizzazioni "private" sembrano l'espressione di un esercizio di
! produzione e di esplorazione di sensazioni tattili, cinestesiche, acustiche, le vocalizzazioni
3. Le caratteristiche del motherese facilitano il riconoscimento della voce materna "sociali" comportano una situazione di incor i re ! roco, fra adulto e neonato,
(Mehler 1978). Ciò è possibile probabilmente proprio grazie alla frequenza e alle forme all'uso di comportamenti vocali. Le prime vocalizzazioni vengono infatti investite
dei profili intonativi nonché alla loro variabilità che sono particolari e diverse in ogni significativamente dall'adulto che in genere rinforza molto, ad esempio attraverso
persona (Femald 1984; Jacobson 1983). l'imitazione ripetuta e variata, i comportamenti vocali del bambino.
Questo riconoscimento della voce materna grazie alle sue caratteristiche prosodiche Inoltre Papousek e Papousek riscontrano una significativa connessione fra le variazioni
potrebbe essere spiegato come un "effetto" postnatale di un'esposizione prenatale. Infatti nelle vocalizzazioni e le situazioni di "sconforto, dolore, piacere, sorpresa o disappunto"
se in una frase parlata vengono filtrate le frequenze superiori ai 500Hz, cosÌ come avviene indotte sperimentalmente e concludono che «queste vocalizzazioni fondamentali sem-
per l'attraversamento delle pareti uterine, le componenti prosodiche rimangono in brano rappresentare un mezzo di comunicazione preverbale attraverso cui il bambino
maniera sufficientemente chiara da poter essere distinte dall'adulto (Femald 1989) e informa il suo ambiente circa l'andamento del suo comportamento adattativo.» (Papousek
verosimilmente anche dal bambino (Mehler 1978, ma i dati non sono ancora interamente 1984, p. 137).
confermati). • Nel valutare le possibilità comunicative ed interattive del neonato, va tenuta in conside- J
! razione l'ipotesi che iniziai mi percettivi non siano indipendenti l'uno
4. Nel motherese non solo l'intonazione ma anche il ritmo svolge un ruolo primario nel dall'altro, ma presentino l); particolare liv di coordinazione che si esprime in quella
veicolare l'informazione sul linguaggio e fornire un contesto temporale definito all'in- definita da Stern come " ercezione amodale' . Sulla base di dati sperimentali, Stern ha
temo del quale il bambino può orientarsi e sviluppare le prime esperienze linguistiche. individuato neibambini la capacità di trasferire delle informazioni da una modalità
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! Stern ha definito spesso questa modalità di gioco dell'adulto "tema e variazione" e la
sensoriale all'altra secondo un "trasferimento transmodale". Questo probabilmente definizione non poteva essere più appropriata. Il tema fornisce una struttura di riferimen-
perché l'informazione viene percepita per quelle qualità "amodali" che non sono to costante e riconoscibile nelle variazioni, che nel caso del comportamento materno sono
strettamente connesse alle modalità sensoriali, ma si potrebbero indicare in generale nelle minime e ben calibrate. Così il gioco del "tema e variazione", cioè del ripetersi di un
qualità più globali dell'esperienza: la forma, l'intensità, l'organizzazione temporale. La comportamento in forma appena variata all'interno di un contesto già presentato,
percezione amodale dell'esperienza può spiegare anche la preferenza del bambino per permette di creare delle aspettative e poi soddisfarle, oppure soddisfarle solo in parte,
una presentazione sincronizzata di stimoli uditivi e visivi in movimento, come ad dove la trasgressione dell'aspettativa consente di introdurre un elemento nuovo
esempio quello delle labbra mentre si parla o quello dei cartoni animati con colonna nell'interazione, ricalibrando l'attenzione e l'interesse e fornendo anche una nuova
sonora (Dumaurier 1982; Stem 1989). informazione, un nuovo spunto per proseguire il dialogo (Sternl987, 1989).
! !
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L'interazione madre/bambino Conclusioni
! J
La preferenza per la sincronizzazione fra suono e movimento ci introduce in un altro tema A favore dell'ipotesi di una fondazione prenatale della comunicazione madre/bambino
determinante ai fini dell'instaurarsi della comunicazione: quello della sincronia fra i si potrebbe così riformu1are quanto appena esposto: l'ambiente intrauterino, in quanto
comportamenti interattivi fra il bambino e la madre o, comunque, l'adulto. ambiente sonoro, fornisce al feto dei riferimenti, sensoriali, temporali, dinamici, in
! Nell'interazione con il bambino l'adulto compie una serie di comportamenti variati tanto maniera costante e ciclica, che svolgono quella funzione di "cornice biologica", ossia di
nella scelta delle strategie quanto nei modelli temporali cpn cui vengono messi in atto; riferimento stabile, di cui parla Mancia. All'interno di questa cornice ogni elemento
entrambi strettamente correlati al diverso stato attentivo presentato dal neonato e nuovo, ogni modificazione del rumore di fondo, diviene veicolo di un messaggio esterno
prontamente rimpiazzati da altre modalità sensoriali e ritmiche quando il bambino mostra cui il feto risponde modificando a sua volta il proprio comportamento. Tali cambiamenti
di non "gradire" più. possono essere considerati elementi di una comunicazione sensoriale di tipo tattile e
In una condizione ottimale, quando questa elasticità e prontezza dell'adulto è presente, uditivo.
è possibile per la coppia raggiungere la coordinazione reciproca durante l'interazione. Benché gli studi attuali trattino i comportamenti fetali nei termini di reazioni a stimoli,
La coordinazione dei cicli di manifestazioni espressive ed affettive viene definita come escludendo dunque, con giustificata cautela, una parte atti va del feto in questa particolare
il raggiungimento della sincronia (Condon 1974; Penman 1983; Lester 1985). La dimensione comunicativa, tuttavia tali risposte presentano un grado di complessità tale
sincronia si sviluppa come conseguenza di un apprendimento reciproco, fra i due da appoggiare l'ipotesi che già nell'epoca prenatale si costruiscano i primi requisiti per
partners, delle strutture ritmiche dell'altro, attraverso la propria modificazione la comunicazione e che in questo processo l'esperienza sonora svolga un ruolo determinante
comportamentale, allo scopo di costruire una ritmica comune nella struttura interattiva che tale resterà anche nel passaggio alla nuova condizione di vita extrauterina.
della coppia (Lester 1985). L'esperienza sonora può allora essere considerata l'elemento garante la "continuità nella
Nel raggiungere la sincronia entrambi i partners svolgono un ruolo attivo, sebbe e uello cesura" fra la vita intrauterina e la vita neonatale (Freud 1978). Continuità che si esprime
dell'adulto sopporti forse un peso maggiore. anche nelle modalità in cui l'interazione si instaura attraverso la comunicazione,
È molto più accreditata, a questo proposito, l'ipotesi che l'adulto agisca "come se' il l'adeguamento e l'imitazione reciproca dei propri ritmi - suoni - movimenti - dinamiche.
bambino fosse un partner attivo nella relazione, e comunicasse intenzionalmente Attraverso il fluire ritmico degli eventi si costruisce quell'aspetto continuo ed unitario
attraverso i suoi comportamenti (Schaffer 1990) che, di fatto, sarebbero solo espressione della relazione che, grazie alla rassicurante costanza, permette di sperimentare la
di determinati stati fisiologici, trasformati dali'adulto in "segnali con valore comunicativo" diversità, la variazione, l'imprevisto, il nuovo.
(Bonamio 1981, p. 240). Ma altri autori, come Stem (1987) e Trevarthen (1984), che han- Queste riflessioni ci portano a dire che al di là della musica culturalmente codificata c'è
no osservato l'interazione madre/bambino in un contesto spontaneo e naturale, tendono una musica che ci appartiene, che ha informato di sé la nostra esistenza prenatale ed ancor
piuttosto a supporre un carattere intenzionale nei messaggi del bambino, ad individuare più le prime esperienze relazionali, che ci accompagna come un'impronta, una presenza
già nelle prime interazioni la presenza di scambi relazionali fra due partners attivi e costante del nostro ambiente di vita dal concepimento attraverso la nascita e per tutto
descrivere l'interazione come la "condivisione di un progetto" (Stem 1987). l'arco della vita, come una sorta di ulteriore "costante ontogenetica".
In questo contesto di reciprocità l'adulto, spaziando nelle diverse modalità comunicati- !
ve: vocalizzazioni, carezze, solletico, manipolazioni, sorrisi, smorfie, chiacchiere, !
presenta al bambino tutte le possibili qualità amodali dell'esperienza (l'intensità, la !
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forma, l'organizzazione strutturale e dinamica) in una forma, oltre che variata, evidenziata !
grazie a quelle stesse modificazioni ed esagerazioni comP.QrtameJital' descritte prima in !
riferimento al linguaggio. !
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