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COMPORTAMENTO E CONFLITTO

INTERGRUPPI
SHERIF – ROBBER’S CAVE

 Fenomeni intergruppi non possono essere spiegati invocando


solo problemi di personalità o frustrazioni individuali
 Partecipanti: adolescenti americani, non consapevoli di
partecipare a una ricerca, che trascorrevano due settimane in un
campo estivo diretto da Sherif e coll.
 Procedura: introduzione di diverse fasi, nel corso delle quali i
ricercatori concentravano l’attenzione su aspetti diversi del
gruppo e del comportamento intergruppi
SHERIF – ROBBER’S CAVE – FAS1 1,2

1) Attività libere, tutti con tutti Creazione spontanea di legami


privilegiati

2) Due gruppi isolati, separate Consolidamento degli aspetti


le coppie di amici, lavoro su specifici dei due gruppi. Si danno dei
compiti cooperativi. nomi
Incoraggiata l’identificazione
con il gruppo
SHERIF – ROBBER’S CAVE – FASE 3
Competizione intergruppo

Quando portati a cena insieme  Insulti, cori offensivi


 Alcuni Eagles non vogliono mangiare con i Rattles
 Si bruciano le bandiere a vicenda, saccheggiano i
bungalow

I ricercatori fanno vincere gli Eagles  I Rattles rubano le medaglie


 “stinkers”, “braggers”, “sissies”
 Vicini allo scontro fisico
 Si tappano il naso quando sono vicino agli altri

Rapido e grave deterioramento delle relazioni intergruppi, stereotipi negativi


dell’outgroup, ostilità esplicita; coesione interna
SHERIF – ROBBER’S CAVE – FASE 4
Integrazione
Opportunità per ridurre la tensione: No effetti, molti eventi finiscono con
Guardare un film insieme, fuochi lancio di cibo
d’artificio per il 4 luglio

Create situazioni con scopi sovraordinati: Miglioramento delle relazioni intergruppo!


problemi che non potevano essere risolti  Mangiano insieme
da un solo gruppo:  Si siedono insieme
Risolvere un problema con l’acqua  Tornano a casa sullo stesso bus
Spingere il furgone che porta il cibo  Si siedono insieme sul bus
Mettere insieme soldi per uno spettacolo

Diminuzione delle tensioni intergruppi, riallaccio legami individuali della fase 1


SHERIF – ROBBER’S CAVE
Percentuale di ragazzini con migliore
amico nell’outgroup

Prima delle Dopo le


attività attività
cooperative cooperative
SHERIF – LA TEORIA DEL CONFLITTO REALISTICO
Il conflitto di interessi, anche rappresentato da giochi competitivi, è
all’origine del conflitto intergruppi
Gli scopi competitivi conducono a conflitto intergruppi
Gli scopi sovraordinati conducono a cooperazione fra gruppi
No formulazione individualistica:
 gli scopi sono sempre determinati dall’appartenenza al gruppo
 il conflitto tra gruppi non è mai ridotto a conflitto interindividuale
Non si chiarisce quale sia la fonte dell’antagonismo: che rapporto c’è tra
la fase 2 e 3 dello studio?
IL PARADIGMA DEI GRUPPI MINIMI TAJFEL ET AL. 1971

È sufficiente la suddivisione in due gruppi per far emergere il bisogno di


affermare la specificità positiva del proprio gruppo a scapito dell’altro?
Ruolo della categorizzazione sociale
Necessario eliminare tutte le variabili che di solito portano a favorire il proprio gruppo:
 evitare tutte le interazioni faccia a faccia
 garantire l'anonimato
 evitare legami fra i criteri della categorizzazione e la natura delle risposte richieste ai
partecipanti
 evitare legami utilitaristici fra risposte dei partecipanti e loro interesse personale
IL PARADIGMA DEI GRUPPI MINIMI TAJFEL ET AL. 1971

 Partecipanti: studenti (14-16 anni) della stessa scuola professionale, anonimato, no


interazioni faccia-a-faccia
 Suddivisioni in gruppi (Klee vs. Kandinskij), in realtà suddivisione casuale
 Compito: distribuzione di risorse ad un membro dell’ingroup e dell’outgroup
mediante matrici di pagamento di piccole somme di denaro
IL PARADIGMA DEI GRUPPI MINIMI TAJFEL ET AL. 1971

Membro 74 del gruppo Klee 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 18


Membro 44 del gruppo Kandisnsky 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 14
(c) (a) (b) (d)

Strategie possibili: Risultati:


a) imparzialità  I partecipanti preferirono MPI
 MPI > MD >MPC
b) Massimo profitto comune MPC
c) Massima differenza a favore dell’ingroup – MD
d) Massimo profitto per l’ingroup - MPI
IL PARADIGMA DEI GRUPPI MINIMI TAJFEL ET AL. 1971

 differenziazione positiva del proprio gruppo anche a costo di non


essere imparziali con l’outgroup
 la mera categorizzazione sociale provoca negli individui un
comportamento intergruppi che discrimina l’outgroup e favorisce
l’ingroup
 Ingroup bias: tendenza a favorire l’ingroup vs l’outgroup, assegnare
ricompense maggiori ai membri dell’ingroup
BLACK SHEEP EFFECT
Tendiamo a valutare più negativamente un membro dell’ingroup che
devia da una norma di gruppo rilevante rispetto ad un membro
dell’outgroup che devia dalla stessa norma

Perché?
Minaccia la nostra identità sociale
IDENTITÀ SOCIALE

Poiché le persone hanno bisogno di pensare positivamente a se


stesse, e l’identità sociale è autovalutativa, il comportamento
intergruppi è una lotta per proteggere, mantenere o raggiungere
un’identità sociale positiva
TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE TAJFEL, 1978

I comportamenti sociali sono posti su un continuum teorico

Interpersonale: Intergruppi:
principalmente basato sulle principalmente basato sulle
caratteristiche individuali appartenenze a gruppi

Spostamenti caratterizzati da cambiamenti a livello delle concezioni di sé

Identità personale: Identità sociale:


sé come essere unico e sé come appartenente a
distinto dagli altri categorie o gruppi sociali
TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE
Conseguenze dell’identificazione di gruppo:
 Ostilità verso l’outgroup
 Favoritismo verso l’ingroup

Conflitto oppure?
 Mobilità sociale
 Creatività sociale
 Confronto con gruppo più svantaggiato
 Confronto su nuova dimensione
TEORIA DELLA DEPRIVAZIONE RELATIVA
L’insoddisfazione deriva dal confronto con un gruppo esterno
migliore
Deprivazione relativa quando:
 Il gruppo esterno è simile e possiede qualche caratteristica
che si desidera
 La caratteristica è spettante di diritto anche al proprio
gruppo
 L’assenza della caratteristica è attribuibile a fattori esterni
RIDUZIONE DEL CONFLITTO
 Obiettivi superordinati: traguardi ambiti da entrambi i gruppi
ma conseguibili solo insieme
 Assunzione della prospettiva: creazione di una
rappresentazione dell’outgroup sovrapposta a quella destinata a
sé stessi.
 Decategorizzazione: rendere meno rilevante la categoria
sociale di appartenenza
 Ricategorizzazione: modello di identità comune di gruppo,
coloro che prima erano outgroup diventano ingroup
CALCIO E COMPORTAMENTI D’AIUTO – STUDIO I
Fan di calcio reclutati per partecipare in uno studio
 Tra questi, selezionati solo i fan del Manchester United
Compilano un questionario su quanto piaccia loro la
squadra
 Scrivono ripetutamente il nome della squadra
Viene loro chiesto di spostarsi in un altro edificio
per completare lo studio
 Sul percorso incontrano uno studente (collaboratore) che
sembra essersi slogato una caviglia
 I ricercatori sono nascosti e osservano il comportamento
dei partecipanti
CALCIO E COMPORTAMENTI D’AIUTO – STUDIO I
Manipolazione: il collaboratore aveva addosso:
 Una t-shirt del Manchester United
 Una t-shirt bianca
 Una t-shirt del Liverpool (squadra rivale)
Tasso d’aiuto:
 Manchester United: 12/13
 Maglietta bianca: 4/12
 Liverpool: 3/10
CALCIO E COMPORTAMENTI D’AIUTO – STUDIO 2
Stesso studio, stessa procedura, eccetto:
Questionario su quanto piaccia loro il calcio
Stessa manipolazione delle t-shirt
Tasso d’aiuto:
 Manchester United: 8/10
 Maglietta bianca: 2/9
 Liverpool: 7/10

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