Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Goppion
Goppion - The Art of Case Design
Installazioni museali permanenti Goppion
Ringraziamo i direttori e i curatori dei musei che, per loro gentilezza, ci hanno Introduzione 7
permesso di raccogliere il materiale fotografico e tutti coloro che, con i loro sugge-
rimenti e la loro assistenza, hanno contribuito a questo volume.
1991 Museo di Castelgrande, Bellinzona, Confederazione Elvetica,
Sezione Storico Artistica 10
1993 - 1994 Tower of London, Londra, Regno Unito, Jewel House 14
1994 - 1995 Duomo di Orvieto, Orvieto, Italia, Reliquiario di Ugolino di Vieri 22
1999 The Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities,
Los Angeles, Stati Uniti d’America 26
1999 - 2000 Basilica di Santa Maria in Trastevere, Roma, Italia,
“Madonna della Clemenza e della Pace” 30
1999 - 2001 Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito, The British Galleries 34
2002 The British Museum, Londra, Regno Unito, The Chinese Jade Gallery 44
2002 Musée International de la Croix-rouge et du Croissant-rouge,
Ginevra, Confederazione Elvetica 50
2002 - 2003 Pinacoteca di Brera, Milano, Italia,
Struttura per il restauro in situ della “Pala di Pesaro” di Girolamo Savoldo 52
2002 - 2003 Pinakothek der Moderne, Die Neue Sammlung, Monaco, Germania 56
2003 The British Museum, Londra, Regno Unito, The Wellcome Trust Gallery 64
Copyright © 2011 Goppion S.p.A.
All rights reserved under International and Pan-American Copyright Conventions. 2003 - 2004 Vesunna, Site-musée gallo-romain, Périgueux, Francia 74
No part of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means, 2003 - 2004 The Compton Verney House, Warwick, Regno Unito 82
electronic or mechanical, including photocopying, recording, or by any information
storage and retrieval system, without permission in writing from the publisher. 2003 - 2004 The Byzantine and Christian Museum, Atene, Grecia 88
Inquiries should be sent to Goppion S.p.A. 2003 - 2005 Musée du Louvre, Parigi, Francia, Salle des Etats, Monna Lisa 96
Products and designs shown in this Catalogue may be subject 2004 - 2005 The Israel Museum, Gerusalemme, Israele, The Shrine of the Book 102
to patent and/or design protection. 2003 - 2006 Musée des Arts Décoratifs, Parigi, Francia 110
Goppion S.p.A. 2004 - 2006 The Fitzwilliam Museum, Cambridge, Regno Unito,
Viale Edison, 58/60 I - 20090 Trezzano sul Naviglio, Milano The Egyptian Galleries 124
Tel. +39-02484497.1 Fax +39-024453985 2005 - 2006 Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito,
www.goppion.com - info@goppion.com The Jameel Gallery of Islamic Art 132
Goppion Museum Workshop Inc. 2004 - 2008 The Newseum, Washington, D.C., Stati Uniti d’America 144
300 Linwood Ave MA - 02460 Newton 2005 - 2009 The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Stati Uniti d’America 156
Tel: +1.617.297.2546 - Fax: +1.617.848.2641
info@goppion-us.com 2006 - 2010 The Museum of Islamic Art, Il Cairo, Egitto 170
La sfida La fragilità dei disegni (tempera su carta di fibre vegetali di cotone; pigmenti mi-
nerali) e il loro stato al momento del recupero imponevano condizioni di conser-
vazione particolarmente severe, volte a rallentare l’inesorabile processo di deterio-
ramento delle opere.
Oltre alle misure usuali di protezione - vandalismo, furto, incendio - la corretta
conservazione di questo tipo di beni comportava precise condizioni d’illuminazio-
ne (50-60 lux), con riduzione drastica dei raggi ultravioletti e infrarossi, accompa-
gnata, se possibile, da orari espositivi ridotti; un tasso d’umidità relativa costante
(50-60%), connesso a una temperatura ambiente relativamente stabile, al riparo da
oscillazioni repentine; un’efficace protezione dai pulviscoli e da altri agenti atmo-
sferici.
10 11 Museo di Castelgrande
ti i corpi illuminanti, i cavi elettrici e quelli del dispositivo di rilevamento del
microclima. All’interno delle teche l’U.R. è mantenuta sui valori indicati dagli
esperti dell’ICCROM mediante fogli di Art Sorb precondizionato. L’apparato di
illuminazione è stato studiato - sempre di concerto con l’ICCROM - in modo da
non superare illuminamenti di 50-60 lux. La base in metallo, zavorrata, sostiene
l’intera struttura.
Nella nuova Jewel House, realizzata nel 1994 al piano terreno del Waterloo Block,
appositamente restaurato, i gioielli della Corona sono esposti secondo la sequen-
za con cui vengono utilizzati nella cerimonia dell’incoronazione. Due innovativi
marciapiedi scorrevoli consentono di evitare affollamenti di fronte alle vetrine che
racchiudono i capolavori più importanti e preziosi.
La soluzione Goppion Sono state realizzate vetrine blindate con le più avanzate prestazioni di meccanica,
di illuminotecnica, di sicurezza e di climatizzazione, i cui materiali e trattamenti si
sono adattati perfettamente al disegno classico delle costruzioni. L’elemento carat-
terizzante del sistema di apertura di queste vetrine è stato, per ragioni estetiche e
di sicurezza, l’applicazione del principio del “gioco zero” ossia l’eliminazione totale
14 15 Tower of London
dello spazio vuoto tra il telaio dell’anta ed il montante. Questo ha comportato una
estrema precisione dell’esecuzione e dell’accuratezza nei sistemi di apertura delle
ante, dato che la mancanza dei normali giochi, necessari per i movimenti di sem-
plice rotazione attorno alle cerniere, ha imposto la realizzazione di movimenti di
chiusura e apertura complessi.
Le vetrine sono dotate di un avanzato impianto centralizzato di climatizzazione di
tipo attivo, che permette di mantenere condizioni ideali di temperatura ed umidità.
Tutte le vetrine sono illuminate da apparati a fibre ottiche con luce d’accento, che
permette di esaltare le qualità eccezionali di rifrazione e riflessione delle pietre
preziose.
Colonel H G Stanislao Mackinlay “Abbiamo utilizzato le vetrine della Goppion per esporre i Gioielli della Corona
Vicegovernatore e coodinatore fino dall’apertura della nuova sede nel 1994. Durante tutto questo tempo abbiamo
del progetto della nuova Jewel House stabilito con loro una relazione basata sul rispetto per la qualità del prodotto che ci
hanno fornito.”
La soluzione Goppion Per rispondere a queste esigenze è stata realizzata una grande vetrina a cassa com-
pletamente in vetro, che ha il suo elemento più significativo e suggestivo nel siste-
ma di apertura a sollevamento mediante un meccanismo a pantografi che consente
di sollevare la campana ad una altezza superiore a quella del reliquiario. Quest’ul-
timo può essere così inserito nella vetrina senza doverlo inclinare o sottoporre ad
altri movimenti rischiosi e certamente dannosi per la sua conservazione.
È stato inoltre messo a punto uno speciale sistema contro le vibrazioni, in partico-
lare quelle sismiche, costituito da una zavorra oscillante per mezzo di molle, che
assorbe l’energia impressa alla struttura.
23 Duomo di Orvieto
24 Duomo di Orvieto 25 Duomo di Orvieto
1996 - 1999 The Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities,
Los Angeles, Stati Uniti d’America
La J. Paul Getty Trust è una fondazione privata per le arti visive e le scienze umanisti-
che. Situato a Los Angeles, il campus accoglie molteplici attività, tra cui il Getty Rese-
arch Institute for the History of Art and the Humanities, moderno centro di ricerca,
dedicato allo studio delle culture presenti e passate e delle loro manifestazioni arti-
stiche. La Biblioteca dell’Istituto raccoglie 700.000 volumi tra libri, tomi e cataloghi
d’aste, quasi 2 milioni di foto, archivi specializzati ed altro materiale raro sulla storia
dell’arte e sulle scienze umanistiche. La sua attività si articola in programmi di studio,
seminari internazionali, pubblicazioni, mostre, conferenze, convegni e performances.
All’esposizione degli esemplari più rari delle collezioni della Biblioteca sono dedicate
una galleria permanente e alcune gallerie per mostre temporanee di materiali etero-
genei che interessano tutti i periodi compresi nelle collezioni dell’Istituto.
La soluzione Goppion Per le grandi vetrine a parete è stato ideato un sistema a traslazione, azionato da un
motore elettrico telecomandato, mediante una serie di quadrilateri articolati che,
scostando la grande anta dal suo piano di battuta, permettono alla vetrina di uscire
dalla nicchia nella quale è collocata, oltrepassando il pilastro che la affianca. La
presenza nella parte inferiore di un solo quadrilatero rende estremamente agevole
l’accesso dei curatori allo spazio espositivo.
La tenuta all’aria è garantita da un sistema di lame sagomate che, scorrendo verso
il basso, agganciano i perni posti lungo il perimetro dell’anta, tirandoli con unifor-
mità e forza e comprimendo così efficacemente la guarnizione.
Nelle vetrine a tavolo apertura e tenuta sono ottenute da un sistema a traslazione
verticale mediante pantografi a due bracci che, a campana è sollevata, interferisco-
no molto poco con l’accesso laterale al piano di esposizione.
Particolarmente innovativo è il sistema di illuminazione a fibre ottiche, dotate di
puntali a focale variabile, che consentono una gestione versatile e personalizzata di
ciascun terminale.
Steven Lanzarotta “Sotto ogni aspetto Goppion ha dimostrato di essere un partner affidabile e
Responsabile dei Servizi Amministrativi reattivo. Ha fornito ed installato vetrine di altissima qualità, all’altezza delle più
The Getty Research Institute for the disparate esigenze delle nostre collezioni.”
History of Art and the Humanities
Con il ritorno della tavola della “Madonna della Clemenza” sull’altare della cappella
Altemps, si è concluso il viaggio “moderno” dell’opera, iniziato nel 1953, quando era
stata prelevata per essere ospitata nella sede dell’Istituto Centrale del Restauro dove
un memorabile restauro la scoprì e la rivelò al mondo, recuperando lo strato origi-
nario del dipinto, nascosto sotto ridipinture e rifacimenti. L’icona, realizzata con la
tecnica dell’encausto, in un epoca compresa tra la fine del VI e gli inizi dell’VIII seco-
lo, rappresenta la Vergine regina in trono col Bambino fra gli angeli e la figura di un
papa in proskynesis. L’icona ha abitato continuativamente nella basilica di Santa Maria
in Trastevere, a partire dall’edificio di epoca paleocristiana e nel successivo, riedifica-
to nel XII secolo da Innocenzo II. Nel corso dell’VIII secolo costituisce il prototipo
di tutta una serie di immagini mariane. Nell’avanzato XVI secolo, la tavola diviene
una delle immagini simbolo della Controriforma: con l’intento di esaltare una vene-
rata icona attribuita all’età dei martiri della Chiesa, negli anni 1584-85 il cardinale
Marco Sittico Altemps fa erigere la cappella che porta il suo nome, collocando l’icona
al di sopra dell’altare maggiore. Eccezionale anche per i materiali impiegati nel sup-
porto – legna di cipresso e tela di lino – e per la tecnica pittorica a encausto, il dipinto
è giunto fino a noi relativamente integro, ma profondamente infragilito a causa di
passati eventi negativi tra cui un incendio.
La sfida La teca destinata ad esporre l’icona, particolarmente cara ai Romani, nella sua sede
originaria doveva garantirne la conservazione in un ambiente climaticamente sfavo-
revole e al tempo stesso assicurare il facile accesso del personale specializzato per il
monitoraggio diretto del suo stato di conservazione.
La soluzione Goppion Per assicurare tali condizioni è stata progettata e realizzata una teca con un retro-
stante meccanismo di movimentazione. Di dimensioni di poco superiori a quelle
dell’opera, la vetrina ha due cristalli accoppiati, incolori ed antiriflesso, apribili sul
recto e sul verso del dipinto, che ne facilitano l’ispezione diretta e, se necessario,
consentono di effettuare anche interventi di pronto intervento conservativo. Queste
operazioni possono essere effettuate ai piedi dell’altare, grazie alla struttura mecca-
nica che permette la traslazione della teca dalla sua posizione sopra l’altare alla base
dello stesso, da parte di un unico operatore e mediante semplici azioni manuali. Il
controllo del microclima interno alla vetrina è garantito da un sistema di controllo
misto della umidità relativa che, alternando in modo automatizzato sistema passivo e
sistema attivo, ha il pregio di ridurre notevolmente la manutenzione.
Nel disegno la sezione evidenzia la vetrina (1), in posizione chiusa, nella nicchia dietro all’altare; il movimento di discesa
avviene con un congegno meccanico dotato di bracci multipli a quadrilatero (2), comandati da funi metalliche (3) e molle a
gas (4). Il percorso di movimentazione è stato studiato in fasi successive, calcolate per scavalcare il tabernacolo inamovibile
(5) antistante la vetrina. La vetrina, una volta posizionata a pavimento (6), si presta ad essere aperta sul fronte e sul retro (7).
La sfida I parametri chiave richiesti dal capitolato del V&A erano: il design, la funzio-
nalità, il value for money e la presumibile capacità dei concorrenti di realizzare
installazioni complesse nel rispetto dei tempi e del budget. Il museo cercava
inoltre un fornitore in grado di sviluppare, costruire e installare gli allestimenti
interni.
Il V&A e i suoi designer ambivano alla visione più continua possibile degli oggetti
all’interno delle vetrine: l’ideale sarebbero state vetrine interamente in vetro prive
di cornici. Vista l’impossibilità di realizzarle, i telai dovevano essere minimi, nel
rispetto ovviamente delle garanzie di sicurezza.
Il progetto prevedeva 170 vetrine diverse, delle dimensioni più disparate, per far
fronte a oggetti di differenti tipologie e utilizzare al meglio lo spazio disponibile,
spesso irregolare, delle sale del museo. Per la climatizzazione, inoltre, potevano
essere utilizzati solo materiali passivi che non interagissero chimicamente con gli
oggetti esposti. Le vetrine infine dovevano avere aperture assai ampie e garantire
l’assoluta sicurezza degli operatori.
La soluzione Goppion La messa a punto del progetto ha richiesto un continuo lavoro a stretto contatto
con i designer e il team di progettazione del museo. La sua rielaborazione, matu-
rata grazie a disegni, prove meccaniche e costruzione di prototipi, ha portato alla
realizzazione di “famiglie” di vetrine basate su sette differenti sistemi di apertura,
alcuni dei quali assolutamente innovativi.
Uno degli obiettivi fondamentali del progetto museografico era riuscire a realiz-
zare delle grandi vetrine a parete, simili a “bolle di cristallo”, che dessero l’impres-
sione di “avvolgere” i contesti proteggendoli, piuttosto che di contenerli. La sfida
raccolta è stata quella di realizzare dei grandi box in vetro, apribili per rotazione
dell’intera struttura, in modo da creare il piano di battuta e dunque di compres-
sione delle guarnizioni, tra vetro e struttura della vetrina, e non tra fronte e pareti
di vetro. Questi grandi box sono dotati di una ruota ammortizzata, nell’angolo
opposto rispetto alla cerniera, che aiuta il movimento sostenendo il notevole peso
della porzione apribile.
Premi speciali Il museo ha vinto l’European Museum of the Year Award 2003.
Nick Umney “È stato importante che i principali punti di contatto all’interno della Goppion
Museum Project Manager avessero un’eccellente conoscenza della lingua. Il fatto che alcuni dettagli ingegne-
The British Galleries ristici abbiano continuato a migliorare nel tempo dà la misura dell’energia, dell’im-
1500-1900 Project pegno e dell’entusiasmo (della passione) del team Goppion e del loro desiderio
Victoria and Albert Museum apparentemente inesauribile di cercare di realizzare il miglior prodotto possibile
nei limiti delle nostre reciproche risorse.
Il metodo di lavoro della Goppion incoraggia la collaborazione e la partnership
ed è forse grazie all’instaurarsi fin dall’inizio di questo dialogo costruttivo e alla
capacità di risolvere rapidamente i problemi, che siamo riusciti a superare la fase
di installazione sul sito che è stata per noi tutti assai complessa. I lavori di ristrut-
turazione e di allestimento hanno avuto ritardi ed il calendario è stato significati-
vamente rimaneggiato. Malgrado ciò i rappresentanti in loco della Goppion hanno
lavorato duramente, pazientemente e positivamente e alla fine siamo stati in grado
tutti insieme di rispettare le date previste.”
La galleria raccoglie oggetti in giada dal Neolitico al XIX secolo ed illustra la sto-
ria di questa esotica pietra preziosa, da sempre apprezzata per la sua bellezza e le
sue proprietà magiche ed utilizzata dagli abilissimi artigiani cinesi per realizzare
ornamenti, armi cerimoniali e oggetti rituali.
La sfida Il progetto chiedeva di realizzare una grande vetrina pensile, totalmente incassata,
di cui doveva essere visibile solo la lunghissima parete frontale in vetro. Si trattava
di affrontare una sfida architettonica e strutturale rispettando il concetto di base di
“vetrina sulla collezione”.
La soluzione Goppion La vetrina realizzata si distingue per la sua struttura “a galleria” senza soluzione di
continuità, il cui fronte, interamente apribile e privo di montanti metallici, è costitu-
ito da un grande numero di ante giustapposte che si aprono a rotazione su cerniere
a quadrilatero articolato (utilizzate qui per la prima volta). Guarnizioni a labbro tra
anta ed anta garantiscono un buon livello di tenuta.
Il rivestimento in legno della vetrina conferisce unitarietà all’esposizione e sottolinea
la semplicità e la linearità dell’allestimento interno.
1270
mm
26670 mm
La vetrina ha l’intero fronte vetrato con ante apribili per rotazione. La rotazione avviene per mezzo di cerniere a quadrilatero
aticolato; il disegno illustra un dettaglio composto da: 1, lastra del fronte apribile; 2, parte mobile della cerniera; 3, guarnizio-
ne in silicone; 4, unità fissa della cerniera; 5, bracci; 6, perni con copiglie anti-caduta; 7, viti per il fine corsa in apertura;
8, sistema di piastre scanalata per regolare le cerniere; 9, piastra strutturale saldata alla struttura della vetrina.
La sfida La Goppion ha avuto l’incarico di realizzare la vetrina per l’esposizione della Con-
venzione di Ginevra, che il Museo ha ottenuto in deposito dal Governo Svizzero.
Data la delicatezza e la carica simbolica del manoscritto, la teca doveva offrire
elevatissime garanzie in termini di tenuta e di sicurezza, offrendo al contempo al
visitatore la possibilità di leggere l’intero documento che si compone di 6 pagine.
La soluzione Goppion La vetrina realizzata presenta prestazioni ingegneristiche in tutto analoghe a quelle
delle vetrine dei gioielli della Corona britannica, che Goppion aveva prodotto poco
prima, ma con caratteristiche estetiche diverse – la teca è sorretta da due pilastri
in cemento –, concepite nel rispetto dell’architettura minimalista in cui va a col-
locarsi.
Il supporto interno alla vetrina, inoltre, assolutamente innovativo, consente, grazie
a un sistema di illuminazione a fibre ottiche, la leggibilità di tutte le pagine di cui
il documento si compone, nel pieno rispetto delle garanzie di tutela preventiva.
La “Pala di Pesaro” è l’opera più grande di Giovan Gerolamo Savoldo, artista brescia-
no attivo nella prima metà del ‘500, la cui arte si colloca tra il colorismo veneto e l’in-
teresse per la luce tipicamente lombardo. Commissionata dai Domenicani pesaresi
nel 1524, la tavola raffigura una Madonna con bambino in gloria, alla presenza dei
Santi Pietro, Domenico, Paolo e Gerolamo. Composizione aggiornata sulle novità di
Tiziano, l’opera è articolata in due luoghi ben distinti, corrispondenti allo spazio di-
vino, illuminato da un tripudio di serafini, e a quello terreno, dove trionfano la luce
naturale ed il paesaggio, una veduta di Venezia. Giunta a Brera nel 1811 in seguito
alla soppressione della chiesa di San Domenico di Pesaro, l’opera non è completa: il
pittore aveva pensato ancora più in grande, ovvero, come d’uso al tempo, la tavola
prevedeva una cimasa di copertura, una predella a chiuderla in basso e altri elementi
ora dispersi.
La sfida Il peso e le dimensioni dell’opera hanno condotto nel corso dei secoli a un numero
limitatissimo di spostamenti (perciò accuratamente registrati sul retro del dipinto)
e ne hanno a lungo rimandato il restauro.
Da qui l’idea innovativa di restaurarla in loco e di far sì che il restauro fosse visibile
da parte del pubblico, realizzando un laboratorio sotto vetro che attraverso l’uti-
lizzo di piani mobili consentisse agli operatori di lavorare in posizione comoda.
52 53 Pinacoteca di Brera
zona di intervento supera la possibilità di lavorare da terra. Una volta posizionata
la piattaforma al livello desiderato, l’accesso è garantito dalla scala laterale, protetta
da sportelli di accesso, a chiusura a gravità. Sulla piattaforma sono collocati alcu-
ni vassoi di sostegno per gli strumenti utilizzati normalmente nell’operazione di
restauro. Il restauro può riguardare sia il dipinto, sia il supporto, infatti la piatta-
forma è simmetrica, quindi lo stesso spazio anteriore dalla parte del lato dipinto è
mantenuto anche posteriormente (lato supporto). La struttura permette anche di
procedere ad interventi laterali che riguardano lo spessore del telaio ligneo.
La zona di lavoro è delimitata da un box delle dimensioni approssimative di 9x9 m,
alto m 5,5 m, cui vi può ovviamente accedere solo il personale autorizzato. Per le
lavorazioni che presentano produzione di polveri o di solventi in evaporazione, la
passerella è dotata di 4 punti di aspirazione, posizionabili a piacere, in modo da poter
raggiungere qualsiasi zona di lavoro.
La sfida La Goppion è stata chiamata a disegnare e costruire due vetrine, lunghe rispettiva-
mente 26 e 33 m, interamente in vetro, con base, lati e cielino audacemente sospesi
mediante un sistema di cavi in acciaio. Si trattava di una sfida ingegneristica che
nessun altro costruttore si sentiva di affrontare. Goppion è stato in grado di rispettare
le richieste particolarmente elevate di un museo dedicato al design e di soddisfare
al tempo stesso i requisiti di tutela e conservazione previsti dal Dipartimento di
Restauro.
La soluzione Goppion La galleria trasparente – la cui progettazione ha richiesto ben due anni, di cui
due mesi solo per la produzione ed il montaggio - è, insieme, contenitore per una
perfetta conservazione preventiva di oggetti e straordinario oggetto in mostra: un
importante contributo tecnologico ed estetico al nuovo museo.
Le due vetrine si presentano come lunghi parallelepipedi orizzontali, interamente
in vetro, sospesi con un sistema di cavi di acciaio intervallati da strutture in profili
metallici appesi al soffitto, i cui montanti verticali celano il sistema di scorrimen-
to verticale delle lastre frontali delle vetrine. Ogni porzione, di circa 3 metri di
lunghezza, è apribile con un sistema di funi e rinvii comandati da singoli motori
elettrici.
I ripiani, anch’essi interamente in vetro, sono sostenuti da cavi metallici.
Così il manufatto sembra fluttuare nello spazio, offrendo al visitatore una visuale
senza precedenti su questa incredibile collezione.
Prof. Dr. Florian Hufnagl “Non solo Goppion è riuscito a capire la nostra idea di museo e a svilupparla in
Direttore della Neue Sammlung progetti e disegni, è riuscito anche a tradurre questi concetti in realtà, sia a livello
tecnico che estetico, in un periodo di tempo relativamente breve.”
La speciale vetrina ha un sistema di apertura motorizzato per lo scorrimento delle ante, composto da: 1, anta scorrevole; 2, grup-
po motore; 3, argano; 4, cavo d’acciaio; 5, carrucola.
La sfida La struttura della galleria intendeva evocare quella delle antiche wunderkammer,
prevedendo così delle vetrine addossate alla parete che in qualche modo ricordas-
sero gli antichi scaffali ed un tavolo al centro, sul quale fossero appoggiati oggetti
diversi per esposizione, per contemplazione, per studio. La particolarità dell’alle-
stimento stava però nel fatto che queste strutture dovevano essere particolarmente
grandi: le vetrine a parete dovevano essere alte circa 5 metri, mentre il tavolo cen-
trale doveva avere una lunghezza di circa 13 metri.
La soluzione Goppion Le grandi vetrine a parete sono dotate di ante apribili a rotazione senza particolare
sforzo, e, considerata la delicatezza degli oggetti esposti, oltre che essere dotate di
un complesso sistema centralizzato di stabilizzazione dell’umidità relativa, hanno
un sistema di compressione delle guarnizioni di tipo meccanico, azionate da un
unico comando composto da camme con testa a botte azionate da un albero a
sezione esagonale che, ruotando simultaneamente, comprime il telaio dell’anta al
piano di battuta della guarnizione. Oltre alla tenuta questa soluzione garantisce
anche un elevato livello di sicurezza, in quanto l’anta è bloccata meccanicamente
in più punti lungo tutto il perimetro.
La vetrina a tavolo ha uno spettacolare sistema di apertura: l’intera campana - 13
metri di lunghezza - si solleva mediante un sistema di 8 viti telescopiche coassiali
in acciaio C40 azionate simultaneamente da un albero di trasmissione. Questo
sistema permette alla campana di alzarsi per una altezza maggiore a quella delle
gambe, agevolando di molto il lavoro dei curatori. Il sistema è ora coperto da un
brevetto.
Sezione parziale di una delle gambe della grande vetrina a tavolo con evidenziati i seguenti elementi: 1, unità pignone che imprime
il movimento alla vite per sollevare la campana vetrata; 2, 3 e 4, gruppo di speciali viti coassiali trapezoidali; 5, cuscinetti a sfera; 6,
testa sferica; 7, sistema in vetro acidato per la retroilluminazione del piano espositivo; 8, campana in vetro.
3 1 2 4
Dettaglio in sezione orizzontale del montante centrale della vetrina a parete, con evidenziati i seguenti elementi: 1, grande lastra
in vetro dell’anta; 2, retro struttura in acciaio per rafforzare l’anta in vetro; 3, cerniere speciali; 4, guarnizione di tenuta o-ring; 5,
piano di battuta della guarnizione con integrato il sistema di fissaggio dei sostegni dei ripiani; 6, traversa di sostegno per ripiani;
7 e 8, compressori meccanici.
La soluzione Goppion La Goppion ha realizzato vetrine a tavolo con campana in cristallo apribile a solleva-
mento. Per risolvere il problema determinato dalla ridotta altezza della base, che con
un sistema tradizionale a vite avrebbe consentito un sollevamento molto limitato delle
campane, sono stati applicati dei martinetti telescopici idraulici, azionabili mediante
una manovella, che rendono il movimento particolarmente facile e fluido. L’illumina-
zione è stata realizzata con fibre ottiche i cui terminali sono posti all’interno di barre
quadrate, orientabili in modo da garantire la migliore modulazione della stessa.
Tutte le strutture e i dispositivi ingegneristici sono mascherati dal rivestimento in legno
pregiato, della stessa tonalità di quello delle passerelle e degli altri elementi di arredo.
L’esperienza di Compton Verney, una residenza di campagna del XVIII secolo nel
Warwickshire, è stata caratterizzata dall’intenso dialogo e dal rispetto reciproco in-
stauratosi tra l’architetto ed il designer.
La dimora, costruita tra il 1711 e il 1728 e ristrutturata intorno al 1760 da Robert
Adam, raffinato interprete del neoclassicismo, si staglia al centro di un verde prato
ed è un piacevole esempio di un’architettura che ha acquisito piena coscienza di sé.
Dopo un lungo periodo di incuria, nel 1993, il nuovo proprietario, il filantropo Sir
Peter Moores, ne ha avviato la ristrutturazione a fini museali.
La galleria ospita una collezione storica permanente, incentrata su temi poco rappre-
sentati nei musei e nelle gallerie d’arte britanniche ed offre un ricco programma di
mostre temporanee appositamente commissionate.
Il Museo Bizantino e Cristiano di Atene è una delle istituzioni culturali più impor-
tanti della Grecia, fondato agli inizi del XX secolo (1914) per raccogliere, studia-
re, conservare ed esporre il patrimonio culturale di età bizantina e post-bizantina
proveniente dal territorio greco, dal III secolo d.C. al periodo tardo-medievale.
La collezione del museo raccoglie circa 30.000 opere d’arte tra icone, sculture,
ceramiche, tessuti ed oggetti ecclesiastici e liturgici, dipinti, gioielli ed elementi
architettonici (pitture murali ed affreschi). Nel giugno 2004, in tempo per il 90°
anniversario della sua fondazione e per le Olimpiadi di Atene, il museo è stato ri-
aperto al pubblico, dopo un completo rinnovamento e l’aggiunta di una nuova ala.
L’esposizione permanente è divisa in due settori principali: il primo è dedicato a
Bisanzio (dal IV al XV secolo d.C.) e contiene 1.200 oggetti, mentre il secondo
settore, intitolato “Da Bisanzio all’era moderna” presenta 1.500 oggetti datati tra il
XV ed il XX secolo.
La sfida Nella realizzazione delle vetrine di questo Museo che raccoglie una delle maggiori
collezioni esistenti di arte bizantina, i principali problemi erano rappresentati dalla
conservazione dei delicati reperti cartacei e delle monete.
La sfida L’essere incaricati di realizzare la vetrina della “Monna Lisa” era di per sé una sfi-
da, per la responsabilità che implicava, per le prestazioni che venivano richieste,
per la complessità dei temi che dovevano essere affrontati. Ingegnerizzare una
vetrina di grandi dimensioni (la sola anta misura 2,2x3,5 m) con prestazioni di
sicurezza di altissimo livello coperte dalla massima riservatezza e con prestazioni
di conservazione che mettessero al sicuro la preziosa tavola in legno di pioppo
dagli sbalzi di umidità relativa e dagli inquinanti apportati dai circa sei milioni di
visitatori che ogni anno si accalcano di fronte ad essa, ha reso necessario allestire
una squadra con competenze tecniche molteplici e molto avanzate.
La soluzione Goppion Per rispondere alle richieste è stata realizzata appositamente una lastra di vetro
antiriflesso particolarmente trasparente, composta da molteplici strati con una al-
ternanza di lastre e fogli di pvb, in grado di garantire il livello di sicurezza richiesto.
La vetrina, realizzata in acciaio di alto spessore, è ulteriormente protetta da una
blindatura posteriore in acciaio ad alta resistenza. Il sistema di apertura per l’anta,
del peso di circa una tonnellata, è fondato su una grande cerniera a quadrilatero
articolato.
Il sistema di supporto della tavola permette la sua rapida asportazione in caso di
emergenza da parte degli addetti del Museo. Il sistema di compressione perime-
trale della guarnizione a punti multipli ha permesso di raggiungere un livello di
tenuta superiore a quello richiesto. Infine, insieme a Cesare Maria Joppolo, do-
cente al Politecnico di Milano, è stato studiato e realizzato un complesso sistema
misto di stabilizzazione della umidità relativa con filtraggio dell’aria, strutturato
in due impianti indipendenti, in modo che l’uno intervenga immediatamente in
caso di avaria dell’altro.
Michel Antonpietri “Nell’ambito del progetto di restauro della Sala degli Stati di Lorenzo Piqueras,
Direttore D.A.M.T. - Direction Goppion ha realizzato la vetrina di protezione del più celebre capolavoro del
architecture, muséographie-technique museo. Le eccezionali capacità ingegneristiche e costruttive di questa azienda
sono state decisive. Dagli studi preliminari fino al montaggio, con prove e messe
a punto in laboratorio, tutto è stato effettuato per garantire la perfetta riuscita del
progetto. Il risultato è in sé un prototipo, un oggetto senza eguali in termini di
estetica, di funzionalità, di sicurezza e di controllo microclimatico.”
96 97 Musée du Louvre
Committente Etablissement Public du Musée du Louvre
Progetto museografico Lorenzo Piqueras, Parigi
Dati del progetto Area espositiva: 450 m 2; unità espositive: 1; dimensioni della vetrina: l = 220 cm;
p = 60 cm; h = 460 cm
Lo Shrine of the Book, il Santuario del Libro, è stato realizzato nel 1965 per la con-
servazione e l’esposizione dei manoscritti di Qumran o del Mar Morto, la più antica
e ricca collezione di testi biblici, databile tra il III secolo a.C. e il I d.C.
L’edificio, progettato dagli architetti americani Bartos e Kiesler, carico di simbolismo
e spiritualità, è considerato una pietra miliare dell’architettura moderna.
A quarant’anni dalla sua nascita, lo Shrine of the Book è stato restaurato ed il suo
arredo completamente rinnovato per offrire ai delicatissimi reperti le migliori con-
dizioni di conservazione ed esposizione.
La sfida Fondamentale per questo progetto era la creazione di un nuovo sistema espositivo
che rispettasse il progetto originale di Kiesler-Bartos risalente agli anni ‘60 e offrisse
al tempo stesso le migliori garanzie di tutela per i rotoli. Goppion aveva di fronte una
triplice sfida: sicurezza, conservazione preventiva e sensibilità verso il design origina-
le. Le vetrine dovevano garantire la massima sicurezza fisica in tutte le condizioni e
permettere la rapida asportazione dei reperti in caso di emergenza. Il controllo mi-
croclimatico e l’apparato di illuminazione dovevano rispettare parametri precisi per
conservare al meglio manufatti delicati di pergamena, papiro, pelle e rame.
James S. Snyder “Fin dalla prima visita Sandro Goppion ha riconosciuto il valore di questo incarico –
Direttore ospitare un patrimonio culturale di così ampio significato nella storia del mondo oc-
The Israel Museum cidentale, in un contesto architettonico che costituisce un punto di riferimento per la
storia dell’architettura moderna – ed il livello del suo coinvolgimento professionale ed
umano è stato eccezionale. Il team Goppion ha lavorato bene e a stretto contatto con
noi sia al museo che nel laboratorio di Milano e non abbiamo mai incontrato ostacoli
che derivassero dalla distanza, dalla lingua, da differenze culturali o di comportamenti.”
Riaperto nell’Ala Marsan del Louvre, dopo una chiusura di oltre vent’anni, il mu-
seo si presenta oggi con un nuovo grandioso allestimento e l’obiettivo di regalare
all’osservatore gli elementi per riscoprire la storia delle arti decorative attraverso
le testimonianze del quotidiano. Il visitatore può scegliere il percorso cronologico
che, partendo dalla ricostruzione di una chiesa tardo-gotica, prevede un itinerario
spettacolare che va dal Medioevo ai nostri giorni e permette di toccare con mano
l’evoluzione delle arti decorative nei secoli. In alternativa, il percorso tematico of-
fre collezioni altrettanto scenografiche: stanze dedicate al rococò, al liberty, agli
anni delle grandi Esposizioni Universali fino ad arrivare alle tendenze del 2000.
Alle collezioni più specifiche sono destinati allestimenti particolari: è il caso delle
“Period Rooms” che espongono le opere d’arte ricollocandole all’interno dei loro
contesti originali, quali il salone Talairac e la sala Barriol per il XVIII secolo o la
camera del Barone Hope del XIX. La Galleria Dubuffet è una raccolta di 160 scul-
ture e disegni che Jean Dubuffet donò al museo nel 1965. Originale e inattesa è la
galleria dei giocattoli dove bambole, pupazzi, marionette e macchinine riprodu-
cono un’immagine dell’arte in miniatura, vista attraverso gli oggetti dell’infanzia.
La soluzione Goppion Due distinti team di exhibit designer hanno lavorato a questo vasto progetto, cre-
ando gallerie diverse per identità, materiali e forme. Per il successo dell’impresa è
stato necessario costruire i prototipi degli elementi più significativi ed analizzarli
con i designer e i curatori del museo.
112 Musée des Arts Décoratifs 113 Musée des Arts Décoratifs
114 Musée des Arts Décoratifs 115 Musée des Arts Décoratifs
116 Musée des Arts Décoratifs 117 Musée des Arts Décoratifs
118 Musée des Arts Décoratifs 119 Musée des Arts Décoratifs
120 Musée des Arts Décoratifs 121 Musée des Arts Décoratifs
122 Musée des Arts Décoratifs 123 Musée des Arts Décoratifs
2004 - 2006 The Fitzwilliam Museum, Cambridge, Regno Unito
The Egyptian Galleries
La collezione della Jameel Gallery al V&A rappresenta una delle più prestigiose
e ampie raccolte d’arte islamica, con oltre 400 capolavori che coprono in un arco
cronologico di 1000 anni.
La ristrutturazione della galleria prosegue il programma di rinnovamento museale
iniziato nel 2002 con le British Galleries, inserendosi nel più ampio contesto della
rivalutazione dell’arte islamica nei maggiori musei del mondo.
132 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art 133 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
La soluzione Goppion La collezione di tappeti della Jameel Gallery è unica al mondo. Per la sua opera Oliver Salway “Il progetto espositivo è stato definito accuratamente fin dall’inizio, benché re-
più prestigiosa, il tappeto di Ardabil, è stata sviluppata una vetrina speciale – una Direttore Softroom Ltd stassero da risolvere le sfide ingegneristiche. Goppion ha avuto il grande merito
‘stanza’ di 7 x 11 m, alta 3 – che ha soddisfatto pienamente le richieste del proget- di rispettare in ogni dettaglio lo spirito del progetto e di trovare le soluzioni inge-
tista. Benché il disegno originale prevedesse una semplice porta su uno dei lati, gneristiche per realizzarlo, anziché cercare di imporre sistemi standardizzati che
sviluppandolo ci si è resi conto che lo spazio da lasciare intorno al tappeto non solo avrebbero alterato l’aspetto delle vetrine.”
avrebbe richiesto una vetrina più ampia, ma avrebbe tenuto i visitatori a troppa
distanza dal manufatto.
Di contro il Laboratorio Museotecnico ha progettato e ingegnerizzato un sistema Committente Victoria and Albert Museum
innovativo a sollevamento dell’intero perimetro vetrato (36 m). Il risultato è una Progetto museografico Oliver Salway, Softroom Architects, Londra
vetrina i cui lati, composti da lastre in vetro antiriflesso saldate tra loro, si sollevano Dati del progetto Area espositiva: 660 m 2; unità espositive: 42; lunghezza del fronte espositivo: 127 m
per mezzo di un sistema di viti telescopiche comandate simultaneamente da una
catena e collocate in una fessura realizzata nel pavimento.
Come risultato i visitatori possono godere di un’ottima visuale e i curatori effettua-
re agevolmente le operazioni di manutenzione. Il premio vinto da questa vetrina
costituisce la testimonianza dell’impegno e dell’abilità di tutti i partner coinvolti.
Per esporre gli altri tappeti, il designer ha progettato vetrine verticali addossate,
con ante grandi fino a 6 x 3 m, apribili da un solo operatore. Per sopportare questi
carichi sono state realizzate cerniere a quadrilatero articolato eccezionalmente ro-
buste. In più i prototipi hanno mostrato la necessità di costruire telai in alluminio,
precaricati con cavi ed aste di acciaio, per riuscire a sostenere in assoluta sicurezza
le lastre di vetro. La soluzione, brevettata, ha permesso di assemblare le ante all’in-
terno della sala, risolvendo così il problema non irrilevante di farle passare attra-
verso le porte del museo, di dimensioni appena sufficienti al passaggio delle sole
lastre in cristallo; di alleggerire il peso delle ante stesse e, soprattutto, di impedire
pericolose flessioni della lastra.
Premi speciali V&A, Softroom Architects e Goppion hanno vinto il “Best Commercial Fixture”
Award al FX International Interior Design 2006 per la vetrina del tappeto di
Ardabil.
134 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art 135 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
6
Una delle 10 unità utilizzate per sollevare la parte vetrata della grande teca del tappeto di Ardabil, collocate in fessure prati-
cate nel pavimento del museo. 1, vite trapezoidale protetta da un cannotto metallico (2), movimentata da madreviti di grandi
dimensioni (3), azionate da ingranaggi (5), movimentati da un’unità moto riduttrice elicoidale, sistemata in una fessura sotto
il pavimento; la trasmissione è a doppia catena; 4, sostegno del gruppo meccanico. Queste complesse unità di sollevamento
sono fissate a un telaio metallico (8) che corre lungo tutto il perimetro della vetrina. Le lastre di vetro verticali (6) sono fissate
ad una piastra in acciaio stampato (7). In posizione di chiusura aderiscono alle piastre di fermo nascoste nel pavimento, per
mezzo di una doppia guarnizione o-ring (9).
136 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art 137 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
138 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art 139 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
140 141
142 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art 143 Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
2004 - 2008 The Newseum, Washington, D.C., Stati Uniti d’America
La sfida Le dimensioni del progetto – 42 vetrine per un fronte espositivo di oltre 100 m
e una ‘spina’ centrale con 344 teche a cassetto speciali – hanno costituito una no-
tevole sfida. La maggior parte delle costruzioni erano eccezionali per dimensioni,
forma o complessità meccanica. Le teche a cassetto, in particolare, dovevano essere
perfettamente trasparenti ed esteticamente di pregio, ma assolutamente sicuri. Per
di più, visto che erano destinati a contenere materiale facilmente degradabile –
quotidiani, riviste e stampe in genere – dovevano garantire altissime prestazioni
in termini di conservazione.
La soluzione Goppion Lavorando in stretta collaborazione con lo studio Ralph Appelbaum Associates, che
ha curato l’exhibit design del museo, la Goppion ha fornito l’allestimento delle 14
principali sale espositive: strutture progettate e realizzate su misura per le differenti
zone del museo, di cui il Laboratorio Museotecnico ha curato l’ingegneria. Operan-
do direttamente on site, Goppion ha curato anche tutte le fasi di installazione.
È stata ingegnerizzata e prodotta una vetrina a base triangolare con lati verticali
inclinati, dotata di un sistema di apertura dell’anta a scorrimento, con una guida
incassata nel pavimento, azionabile anche da un solo operatore. Il sistema è fonda-
to su un meccanismo di estrazione per mezzo di quadrilateri articolati posti nella
parte superiore dell’anta: con movimento simultaneo la lastra di vetro viene prima
sospinta verso l’alto e poi scorsa lateralmente. Per la particolare forma della vetrina,
è stato necessario l’utilizzo di lastre in vetro di notevole spessore definito per mez-
zo di numerosi calcoli strutturali.
Christopher Miceli “Gli studi sviluppati per le vetrine superavano i limiti di ciò che è ritenuto pos- 5
Senior Associate sibile quanto a dimensioni, accesso e struttura. Goppion ha accettato il progetto
Ralph Appelbaum Associates con entusiasmo e diretto la sua energia creativa a ingegnerizzarli. Ed è questo che 1
lo distingue dai suoi concorrenti. Vuole accettare la sfida, vuole innovare ed ha le
capacità creative e tecniche per farlo.” 3
Le speciali vetrine, di forma irregolare, hanno uno speciale sistema di estrazione delle ante. Nel dettaglio un’unità di estra-
zione a quadrilatero, composta da: 1, vite; 2, chiocciola; 3, bracci del quadrilatero in acciaio; 4, barra di sostegno per il vetro
dell’anta; 5 e 7, giunti con la cerniera; 6, strisce di ancoraggio della parte mobile in vetro al corpo della vetrina.
La soluzione Goppion Tra i risultati ingegneristici di eccellenza raggiunti, vi è la grande vetrina per
la African Gallery, costituita da un lungo box a parete (6,5 m di lunghezza, 2,5
m di altezza), che si apre a ribalta verso l’alto con l’ausilio di molle a gas. Tale
soluzione ha permesso di accogliere la richiesta del Museo che intendeva mante-
nere un fronte vetrato il più ampio possibile, senza interruzioni dovute ad ante,
montanti etc.
Questa grande scatola di vetro ha il perimetro adiacente al muro sostenuto da un
telaio metallico, connesso allo schienale nella parte alta con cerniere a quadrila-
tero articolato che ne permettono la rotazione.
egyptian
Il Museo di Arte Islamica del Cairo è annoverato fra i più importanti del mondo
per le sue eccezionali collezioni di manufatti in legno, stucchi, oggetti in ceramica,
vetro, cristallo e tessuti di ogni epoca, provenienti da tutto il mondo islamico.
Nel 2003, dopo anni di oblìo, il museo è stato oggetto di un programma di rin-
novamento complessivo che, oltre al restauro dell’edificio e al rifacimento degli
interni, riguardava anche l’exhibit design e gli apparati espositivi. Il masterplan
è stato realizzato dal museografo francese Adrien Gardère, che ha curato anche
l’exhibit design del museo in collaborazione con il Département des Arts Isla-
miques del Louvre che ha fornito la sua consulenza circa l’organizzazione delle
collezioni.
Riaperto al pubblico nel 2010, il nuovo museo si articola in due grandi ali. L’ala
nord, dedicata alle dinastie musulmane in Egitto, è organizzata secondo un ap-
proccio cronologico, a cominciare da quelle più antiche: in particolare, quella dei
Fatìmidi – i fondatori della città – e quella ottomana. Questa sezione conduce i
visitatori alla scoperta del Cairo, della sua storia e della sua architettura. L’ala sud
è invece dedicata all’arte islamica che si è sviluppata fuori dall’Egitto. Accoglie la
collezione turco-ottomana e quella iraniana, incredibilmente ricca, e introduce, at-
traverso il tempo e nelle diverse aree geografiche, i temi universali dell’arte islami-
ca: arte funeraria, calligrafia ed epigrafia, luce e colore, acqua e giardini, geometria
e numeri, medicina.
Le 25 gallerie espongono oggi 2.500 opere di grande valore artistico e storico,
selezionate tra i 100.000 oggetti che costituiscono il fondo del museo. Fra i tesori
esposti vi sono una chiave d’oro della Kaaba, l’edificio che custodisce la Pietra Nera
nella Grande Moschea della Mecca, e il più antico dinaro islamico, risalente al 697.
Si possono inoltre ammirare rari manoscritti del Corano, tappeti persiani, cerami-
che ottomane e antichi strumenti scientifici utilizzati per l’astronomia, la chimica
e l’architettura.
La sfida Una museografia discreta che lascia piena visibilità alle magnifiche forme e cromie
degli oggetti e al tempo stesso si integra armoniosamente nelle sale del palazzo,
registrato tra gli edifici storici del Cairo.
Nessun elemento strutturale in vista, ma solo il vetro e la pietra “turkish grey” –
la stessa del pavimento – e teche lunghe anche 5 metri, completamente in vetro
extrachiaro antiriflesso, apribili facilmente da una sola persona non esperta, sono
alcuni degli elementi caratterizzanti l’allestimento. Significativo è stato il manage-
ment dell’intero progetto, in coordinamento con il committente e le maestranze
locali, impegnate nel restauro dell’edificio e nelle lavorazioni dei marmi di rivesti-
mento di tutte le parti strutturali delle vetrine.
172 The Museum of Islamic Art 173 The Museum of Islamic Art
174 The Museum of Islamic Art 175 The Museum of Islamic Art
176 The Museum of Islamic Art 177
178 The Museum of Islamic Art 179 The Museum of Islamic Art
180 The Museum of Islamic Art 181
2006 - 2010 Musée des Beaux-Arts de Limoges, Limoges, Francia
Il Museo delle Belle Arti di Limoges, situato nel cuore del quartiere storico della
città medievale, ha una facciata molto elegante che si apre al sud su un complesso
di giardini a terrazze che scendono verso la riva della Vienne: occupa tutto il Pa-
lazzo del vescovado, bell’edificio del Settecento iscritto nelle liste dei Monumen-
ti storici francesi che raccoglie diverse collezioni legate alla storia, alla cultura e
all’influenza di Limoges (smalti), ma anche collezioni di sculture, pitture e disegni
che appartengono al patrimonio storico della di città e che prima decoravano gli
edifici pubblici.
Le collezioni permanenti sono istallate su tre livelli dell’edificio principale:
- al livello basso del pianterreno: le collezioni egiziane, archeologiche e di storia
della città;
- al livello alto del pianterreno: le collezioni di pittura;
- al primo piano: le collezioni di smalti e oreficeria.
Il filo conduttore del progetto è stato di non sconvolgere i grandi equilibri della
composizione di origine del vecchio Palazzo vescovile.
Il percorso di visita del Museo delle Belle Arti è stato ideato come una passeggiata
interna, con il suo proprio ritmo, i suoi momenti di intensità, le sue respirazioni, le
sue pause. La luce e la sceneggiatura svolgono un ruolo preponderante.
La sfida Lo spirito del luogo ci è parso dover essere rispettato anche nei suoi allestimenti in-
terni e le sue attrezzature museotecniche evitando che il carattere della residenza
vescovile fosse cancellata da una sceneggiatura troppo presente: la muesotecnica,
indispensabile per la buona presentazione e conservazione delle collezioni, non
deve apparire a scapito delle collezioni.
La vera padronanza della tecnica è di far in modo che sia impercettibile: dare da
vedere solo le opere ed il luogo senza snaturare lo spirito.
È la ragione per la quale gli allestimenti proposti sono principalmente costituti da
vetrine e basi dal disegno epurato realizzati in metallo e vetro che permettono di
combinare una espressione molto moderna della museografia nel suo dialogo con
l’architettura minerale degli scantinati del Palazzo vescovile o più decorativa nei
piani superiori.
La soluzione Goppion Questa concezione originale, il cui obiettivo è di rimettere l’opera al centro del percor-
so di visita e di favorire l’integrazione dell’allestimento museale allo scenario delle sale,
è minimalista nel suo disegno, ma rappresenta una sfida tecnica per la realizzazione dei
manufatti: il know-how della Goppion ha pienamente contribuito a questa operazione
per la realizzazione di arredi museali d’altissima qualità che integrano, senza mostrarle,
le attrezzature tecniche più sofisticate necessarie alla protezione e alla buona conserva-
zione delle opere (controllo climatico con cassetti per Silicagel, integrazione di sensori
184 Musée des Beaux-Arts de Limoges 185 Musée des Beaux-Arts de Limoges
186 187
188 Musée des Beaux-Arts de Limoges 189 Musée des Beaux-Arts de Limoges
2007 - 2010 Musée de l’Armée, Parigi, Francia
Département Moderne
Nella primavera del 2010 l’ala orientale del Museo dell’Armée a Parigi è stata ria-
perta al pubblico, dopo una ristrutturazione durata oltre 10 anni, per un costo di 68
milioni di euro. La galleria offre un’affascinante e spettacolare viaggio attraverso
la storia francese. La prima tranche del progetto ha interessato le sale dedicate alle
campagne dell’esercito francese dal 17° secolo al Secondo Impero. Con l’apertura
degli spazi espositivi che coprono il periodo fino alla Comune, i visitatori possono
ripercorrere la storia francese dal medioevo ad oggi. Due antiche sale mensa sono
state trasformate in spazi espositivi. La prima offre la ricostruzione storica di come
era in origine e presenta materiali didattici sulla storia della mensa, nell’altra è
esposta la splendida collezione di uniformi della cavalleria del 18° secolo.
La sfida Nel 2007 il Musée de l’Armée ha dato incarico alla Goppion di rinnovare le sale
del Dipartimento Moderno. La sfida era considerevole: avevamo di fronte un pro-
getto ampio e tecnicamente complesso da adattare all’architettura esistente in un
tempo relativamente breve.
La soluzione Goppion Il nostro lavoro ha favorito e messo in evidenza lo stretto rapporto che lega la pro-
gettazione, l’ingegnerizzazione delle vetrine e il restauro architettonico. L’exhibit
designer, Adeline Rispal, ha disegnato grandi vetrine, al cui interno, su una griglia
di sagome umane, andava collocata la collezione di uniformi ordinatamente dispo-
ste a rievocare le truppe in marcia.
Specchi disposti dietro le vetrine moltiplicano il numero delle uniformi per pro-
durre un effetto di massa e mostrare i soldati da tutti i lati.
Le vetrine attraversano le divisioni tra le stanze, reali o create ad arte, a simboleg-
giare la marcia degli eserciti attraverso distese sempre più vaste.
I muri sono rivestiti da una struttura modulare continua di pannelli in vetro e
metallo che crea le contropareti e i controsoffitti che nascondono gli impianti tec-
nici: nelle contropareti sono incassate le vetrine, mentre i controsoffitti contengono
l’impianto di illuminazione e costituiscono l’elemento superiore delle vetrine.
Più di 200 teche spariscono così dalla vista, focalizzando l’attenzione sugli ogget-
ti esposti e supportando il materiale illustrativo senza interruzioni. Attraverso le
applicazioni dell’ingegneria meccanica, strutturale, elettrica ed elettronica e del
controllo microclimatico, Goppion ha sviluppato il progetto così come voluto dal
museo e dal designer. I rigidi processi di controllo della qualità sono stati vagliati ed
approvati personalmente dal direttore del Museo, Generale Robert Bresse.
Generale Robert Bresse “Goppion è stato capace, tra le altre cose, di far fronte a tutta quella serie di difficol-
Direttore del Musée de l’Armée tà e di modifiche che inevitabilmente sorgono quando si lavora in un monumento
storico ed ha coordinato al meglio il suo lavoro con quello degli altri settori del
progetto.”
Il MFA di Boston è uno dei più importanti musei d’arte del mondo. Nell’autunno
2010 è stata inaugurata la nuova ala dedicata alle arti americane su progetto dello
studio Foster & Partners, durato 10 anni, con un costo di 500 milioni.
Il progetto ha arricchito le modalità di accesso ai grandi lavori artistici, ha mi-
gliorato la visita delle gallerie ed ampliato gli spazi espositivi per le collezioni en-
ciclopediche dell’MFA (400.000 oggetti), i programmi educativi, gli impianti di
conservazione e le mostre speciali.
Per la prima volta, dalla fondazione del museo nel 1870, la nuova ala espone in-
sieme le espressioni artistiche delle Americhe, articolate su quattro piani secondo
un ordine cronologico, dalla preistoria dei nativi e le collezioni precolombiane alle
opere della metà del XX secolo.
Affiancata da due padiglioni, rispettivamente a nord e a sud, l’ala comprende ampie
zone vetrate che rendono il museo più trasparente e si aprono all’esterno, dialogan-
do con l’architettura storica del museo.
Goppion è stato incaricato del progetto di ingegnerizzazione, della realizzazione
dei prototipi, del controllo dei costi, della produzione e dell’installazione delle ve-
trine. Lavorando a fianco dell’Ufficio Progetti del’MFA, ha contribuito e continua
a contribuire al rinnovamento di numerose altre gallerie del museo.
La sfida L’obiettivo e la sfida principale di questo progetto era riuscire ad utilizzare i talenti
creativi e le energie di un team ampio e specializzato, per creare un prodotto di
eccellenza e, soprattutto, un’esperienza di visita unica nel suo genere. Date le di-
mensioni del progetto – oltre 175 impianti principali su una superficie di 13.000
m 2 articolata su 4 piani – la sfida consisteva anche nel restare nei tempi e nel bud-
get, rispettando i requisiti di conservazione del museo e al tempo stesso mantenen-
do il giusto equilibrio tra il concept design dell’architetto e le richieste dei curatori.
Malgrado la distanza che separava l’MFA, lo studio Foster&Partners e la Goppion,
tutti questi obiettivi sono stati raggiunti grazie ai supporti informatici e a quel
‘linguaggio delle vetrine’ che ha consentito a ciascun membro del team di giocare
il suo ruolo al momento giusto e in stretta sinergia con gli altri.
Il contributo Goppion Questo ambizioso progetto ha rappresentato per la Goppion l’opportunità di affi-
nare ulteriormente il suo metodo di lavoro, basato sulla stretta collaborazione tra
tutti gli attori.
L’MFA e lo studio F&P hanno sviluppato il Concept Design preliminare e definito
il budget complessivo. La Goppion ha lavorato a fianco del team del museo al com-
pletamento del progetto e alla finalizzazioni del budget. Nelle fasi iniziali sono
stati definiti i criteri di conservazione preventiva, di sicurezza e di manutenzione.
Altri elementi come l’illuminazione, i sistemi di apertura, l’allestimento interno e
Tsugumi Maki Joiner “La competenza della Goppion in materia artistica e in conservazione preventiva la
Manager del Gallery portano ad apprezzare il bisogno di vetrine non standardizzate, ma fatte su misura
Planning & Installation delle opere. Goppion non crede nel prodotto ‘di serie’ e preferisce soddisfare le
Exhibitions & Design esigenze individuali del committente (...)
L’ingegnerizzazione delle vetrine è impressionante, così come l’attenzione prestata
alle preoccupazioni di ordine strutturali e di conservazione, per ridurre al minimo
i rischi che si potrebbero correre una volta che le vetrine sono costruite e installate.
Lo staff tecnico lavora a stretto contatto con i designer, i curatori, i conservatori e
gli architetti per produrre vetrine che non sono solo fantastiche a vedersi, ma anche
incredibilmente funzionali (...)
Come project manager, comunque, le mie preoccupazioni principali risiedevano
nella pianificazione e nella gestione del cantiere e del prodotto. Goppion ha ascol-
tato con attenzione le mie preoccupazioni e ha lavorato indefessamente a migliora-
re la pianificazione complessiva. Ha capito l’entità della nostra impresa e continuato
ad investirci ogni risorsa necessaria.
Il progetto dell’MFA, con oltre 200 vetrine Goppion, è stato complesso e sfaccet-
tato. Anche in questo clima la Goppion ha dato prova di essere un’azienda molto
organica, in grado di crescere e di trasformarsi rapidamente per far fronte alle esi-
genze in continuo cambiamento del nostro progetto.”
Il MOA è uno dei maggiori musei didattici canadesi, famoso per le collezioni della
costa nord-occidentale e per il suo rapporto di collaborazione con le First Nations
ed altre comunità. Un grande progetto di rinnovamento e di ampliamento ne ha
recentemente rafforzato il ruolo di istituzione pubblica e scientifica, aprendo nuove
opportunità per la ricerca, la didattica e la fruizione. Concetto ispiratore del nuovo
allestimento, che ha portato ad esporre oltre il 50% delle collezioni, è l’accessibi-
lità. Il “deposito visitabile” consente oggi agli studiosi, ai nativi, agli studenti e ai
visitatori il libero accesso alla totalità degli oggetti, in un ambiente esteticamente
gradevole, ma caratterizzato da una ricca e densa esposizione.
L’incarico del riallestimento è stato affidato alla Goppion, ritenuta l’unica ditta in
grado di realizzare le vetrine e le installazioni richieste.
Skooker Broome “La relazione stabilita con Goppion è stata tra le più gratificanti e professionali dei
Senior Exhibit Designer, MOA miei 25 anni di carriera di progettazione museografica.”
I grandi e pesanti cassetti costruiti per il MOA sono dotati di un dispositivo di scorrimento ad alta prestazione. Se non controllata,
la massa in movimento prende una considerevole inerzia che potrebbe causare un impatto a fine corsa in chiusura. Per elimi-
nare questo rischio e assicurare una chiusura completa e delicata sono stati creati speciali smorzatori che riportano i cassetti in
posizione nella fase finale della chiusura. Il disegno mostra un dettaglio parziale di questo meccanismo composto da: 1, unità
principale; 2, cursore con gancio; 3, cuscinetti sferici; 4, guida di scorrimento del cursore; 5, smorzatore a gas; 6, ritorno a molla.
216 Museum of Anthropology at The University of British Columbia 217 Museum of Anthropology at The University of British Columbia
218 Museum of Anthropology at The University of British Columbia 219 Museum of Anthropology at The University of British Columbia
220 Museum of Anthropology at The University of British Columbia 221 Museum of Anthropology at The University of British Columbia
222 Museum of Anthropology at The University of British Columbia 223 Museum of Anthropology at The University of British Columbia
224 Museum of Anthropology at The University of British Columbia 225 Museum of Anthropology at The University of British Columbia
2008 - 2010 Museo Galileo, Firenze, Italia
La sfida Il “su misura” nel progetto per il Museo Galileo è stato portato agli estremi grazie all’or-
ganizzazione flessibile del Laboratorio Museotecnico e alla sua capacità di venire in-
contro alle necessità di un nuovo museo di caratura internazionale, dove l’uso calibrato
della luce, del colore e dei materiali ad opera dell’architetto Marco Magni è teso alla
valorizzazione degli oggetti e pervade il percorso espositivo con una coerenza che scende
progressivamente di scala fino alla vetrina, un microcosmo a clima controllato cui è af-
fidata non solo la conservazione dei manufatti, ma anche la loro migliore presentazione.
La soluzione Goppion Le eleganti vetrine di nuova generazione della Goppion sono state progettate con in-
novativi allestimenti interni e con materiali che, non solo ne elevano la qualità estetica,
ma garantiscono perfette condizioni di conservazione. Una speciale teca retroillumi-
nata ospita il fulcro della collezione dell’Accademia del Cimento, una raccolta storica
di strumenti in vetro di valore inestimabile. La visione del suo prezioso contenuto è
ininterrotta, in virtù di un fronte unico di vetro, di quasi 6 metri di lunghezza e del
peso di ben 450 kg, che si apre a ribalta verso l’alto grazie a due poderose cerniere a
quadrilatero articolato. Per le limitazioni logistiche derivate dal lavorare all’interno di
un edificio storico, più di 580 m2 di vetro e 46 tonnellate di acciaio sono stati condotti
all’interno del museo attraverso una finestra collocata al primo piano dell’edificio.
Premi speciali Il Museo Galileo ha vinto, nel 2011, l’“ European Museum Academy Prize”.
Paolo Galluzzi “Le vetrine sono lo stato dell’arte sia in termini di conservazione che di semplicità
Direttore dell’Istituto e Museo di Storia di uso: macchine impressionanti in equilibrio tra design e tecnologia.”
della Scienza, Museo Galileo
La soluzione Goppion L’intervento, che sublima i vincoli espositivi in geometrie rigorose a vantaggio del-
la valorizzazione degli oggetti, ha richiesto altissimi livelli di precisione, con tol-
leranze millimetriche che hanno rappresentato per la Goppion una sfida costante
durante tutto il processo di produzione e installazione.
Oltre 100 vetrine, di misure e forme diverse, sono poste al centro delle sale. L’ef-
fetto grafico raggiunto dall’allestimento, che esalta al massimo grado i volumi e le
caratteristiche dei reperti, è prova tangibile della capacità del Laboratorio Museo-
tecnico di venire incontro alle esigenze di exhibit design della committenza.
I dispositivi dell’ala Bronfman si aggiungono alle vetrine Goppion installate nel
2004 nello Shrine of the Book, sotto la cupola di Frederick Kiesler.
Situato nel verdeggiante parco di Villeneuve d’Ascq, nel suburbio di Lille, LaM -
Lille Métropole Musée d’Art moderne, d’art contemporain et d’art brut ospita una
estesa e variegata collezione di arte moderna del XX secolo.
Entusiasta appassionato d’arte, Roger Dutilleul (1873-1956) iniziò a collezionare
opere d’arte d’avanguardia agli inizi del ‘900. Fu tra i primi a collezionare opera
d’arte cubista, comperando lavori di Braque e Picasso, a quel tempo ancora rela-
tivamente sconosciuti. Egli aveva anche un forte interesse nelle rappresentazioni
figurative (Modigliani, Buffet, Dodeigne). Il nipote, Jean Masurel, iniziò l’attività
di collezionista negli anni ’20 ed ereditò la maggior parte della collezione di suo
zio. Nel 1979 donò 219 opere, tra disegni, dipinti, incisioni e sculture, alla città di
Lille, con l’intento di costituire il Museo di Arte Moderna. Il museo, nato nel 1983,
ha sviluppato sin dall’inizio una significativa collezione di arte contemporanea e,
nel 1995, ha ricevuto un’importante donazione di arte grezza, che includeva lavori
di Carlo Zinelli, Paul End e Madge Gill.
Al termine di questo organico spazio artistico si trova un incantevole parco di scul-
ture in cui spicca la “Femme aux bras écartés” di Picasso.
L’edificio mantiene una sorta di stretto dialogo con il parco nel quale è collocato,
i volumi nuovi adottano una architettura decisamente contemporanea, rispettosa
dei volumi antichi, senza cercare di imitarli, ma dei quali riprendono la scala ed i
principi di relazione con il paesaggio.
La sfida La presentazione della collezione di arte grezza privilegia gli spazi aperti, organiz-
zati per avere delle visioni incrociate e provocare delle sorprese. La museografia
si dipana discreta per mettere meglio in valore le opere. Un’illuminazione dolce
anima i volumi e colora uniformemente di chiaro le pareti. Pedane e basamenti,
realizzati in fibro-cemento ad alte prestazioni, sembrano essere un prolungamento
dei muri e dei pavimenti, così come le vetrine a leggio sembrano emergere dai
panneli. Le vetrine centrali, infine, hanno un lato in vetro acidato serigrafato che
richiama i frangi-luce dell’edificio.
Il Museo, aperto nel novembre 2007, è situato a Villa Greiner, un edificio del-
la fine del XIX secolo, ambientato in un’eccezionale cornice architettonica nel
centro storico di Strasburgo. Dedicato al celebre disegnatore e illustratore locale,
Tomi Ungerer, propone un percorso monografico attraverso le opere originali
donate dall’autore alla città natale nei 35 anni della sua prolifica attività, che ha
spaziato dalle illustrazioni di libri per bambini, ai disegni satirici e pubblicitari,
alle opere erotiche. Il museo ospita inoltre i lavori di altri artisti e illustratori del
XX secolo.
La sfida La collezione comprende 8.000 disegni originali che vengono esposti a rotazio-
ne. Il designer ha concepito le vetrine come ‘bolle di vetro’ in grado di mostrare
le opere in tutta trasparenza e senza ostacoli, proteggendone al tempo stesso la
fragilità dal degrado.
La soluzione Goppion Goppion ha reso possible la realizzazione del progetto, fornendo le vetrine a bol-
la, ‘involucri’ di eccellente qualità, dotati della flessibilità necessaria a rinnovare
l’esposizione più volte all’anno.
Il National Museum of the American Indians (NMAI) accoglie uno dei più impor-
tanti patrimonii culturali, con collezioni che rappresentano le popolazioni native
delle Americhe dalle loro più antiche origini sino ai giorni nostri. Con 825.000
oggetti provenienti da più di 1.200 gruppi indigeni dal Canada, dagli Stati Uniti,
dal Messico, dal Sud America e dall’area caraibica, il museo ripercorre i 12.000
anni di storia e cultura di questi popoli. Il 20 ottobre 2010, l’esposizione “Infinity
of Nations” ha aperto al pubblico, mettendo in mostra, con un attento allestimento
nel museo del George Gustav Heye Center di New York, circa 700 oggetti di par-
ticolare importanza culturale, storica ed estetica.
La sfida Nel progetto avevano un ruolo centrale delle vetrine modulari a parete, la più
grande delle quali è alta 3,65 metri e raggiunge una lunghezza di 13 metri. Queste
vetrine, nonostante la presenza di profili quasi per nulla visibili, di montanti strut-
turali di vetro, di cielini in vetro e di ante eccezionalmente grandi, dovevano avere
una struttura in grado di mantenere il più alto livello di tenuta all’aria, rimanendo
quanto più possibili pulite dal punto di vista estetico e potendo essere aperte da un
curatore con una sola mano.
Un’altra sfida era quella di ingegnerizzare la speciale vetrina “Pelle di bufalo”, di
3 metri per 2,40 per 1 metro di altezza, che doveva includere un piano inclinato,
un vetro tagliato secondo una precisa sagoma e un sofisticato sistema elettrificato
di apertura a sollevamento. In aggiunta alle già significative sfide ingegneristiche,
tutte le componenti dovevano essere dimensionate e rese modulari così da poter
essere trasportate attraverso un complesso percorso logistico che aveva inizio nella
Goppion in Italia, per passare dal deposito di Long Island City, arrivando nella
storica Custom House di Lower Manhattan, e finalmente innalzate attraverso una
scala interna dell’edificio sino alla loro area di assemblaggio nelle gallerie del se-
condo piano.
La soluzione Goppion Tutte le vetrine hanno avuto una ingegnerizzazione personalizzata in stretta colla-
borazione con lo studio Imrey Culbert LP e con il NMAI New York’s Exhibition
Department. I documenti del progetto erano stati completati ad un livello del 65%,
livello ideale per consentire il loro completamento usando il tipico processo del-
Pianta dettagliata con la vista della sezione della vetrina “Pelle di bufalo”: 1, Sistema motorizzato per il sollevamento della
campana in vetro; 2, braccio di trasmissione; 3, asta di deviazione; 4, campana in vetro con inclinazione e taglio sagomato;
5, base in acciaio; 6, maniglia per il sollevamento manuale in caso emergenza.
268 The National Museum of the American Indian 269 The National Museum of the American Indian
270 The National Museum of the American Indian 271 The National Museum of the American Indian
272 273
274 The National Museum of the American Indian 275 The National Museum of the American Indian
2010 MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma, Italia
Il MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo è la prima istituzione nazio-
nale dedicata alla creatività contemporanea, pensata come un grande campus per la
cultura. Ospitato in un’opera architettonica dalle forme innovative e spettacolari, pro-
gettata da Zaha Hadid nel quartiere Flaminio di Roma, il MAXXI ospita due musei: il
MAXXI Arte e il MAXXI Architettura. La sua attività - mostre, workshop, convegni,
laboratori, spettacoli, proiezioni, progetti formativi - esprime la vocazione ad essere non
solo luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio, ma anche, e soprattutto, un
laboratorio di sperimentazione artistica e innovazione culturale, di studio, ricerca e pro-
duzione di contenuti estetici del nostro tempo. Partendo dalla consapevolezza di quanto
sia importante promuovere le espressioni della creatività di un paese come l’Italia, carat-
terizzato da secoli di primato nel campo artistico e architettonico, il museo ha la missio-
ne di promuovere e sviluppare il senso di questa continuità proiettandola verso il futuro.
Il MAXXI punta ad essere un centro di eccellenza, uno snodo interattivo in cui con-
vergeranno e potranno mescolarsi le più diverse forme di espressività, produttività e
creazione. Allo stesso tempo, dato che l’arte e l’architettura sono componenti essenziali
dell’immagine e della percezione di un paese all’estero, il MAXXI vuole quindi essere
una sorta di “antenna” che trasmette i contenuti dell’Italia verso l’esterno e che a sua
volta riceve dall’esterno i flussi della cultura internazionale.
La sfida La sfida principale di questo allestimento era lo sviluppo di un sistema modulare di vetri-
ne a tavolo, da comporre secondo varie configurazioni, per creare un contesto espositivo
omogeneo. Dato che ogni modulo doveva avere i lati trasparenti, le cerniere e le aperture
andavano posizionate sul fronte e sul retro, anziché di lato come avviene normalmente.
La soluzione Goppion Le vetrine, ideate da Aldo Aymonino, sono sorrette da sottili lamiere in acciaio pie-
gate come origami. Le basi impilabili hanno una leggerezza di forme che può trarre
in inganno sulla loro reale solidità. Le fiancate sono smontabili; le molle a gas e le
cerniere, posizionate rispettivamente sul fronte e sul retro della vetrina, sono nasco-
ste alla vista da fasce retroverniciate. Il sistema di illuminazione a LED è anch’esso
nascosto dietro la fascia retroverniciata posteriore.
Le vetrine possono essere assemblate in molteplici configurazioni, ciascuna delle quali
sembra studiata ad hoc grazie alla trasparenza e alla delicatezza delle basi e delle teche
stesse. L’illuminazione soffusa e la neutralità delle strutture sono accentuate dalla verni-
ciatura bianca degli elementi in acciaio in vista.
276 277 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
1
Il sistema di apertura si compone di due bielle che formano una cerniera. Su un lato è fissato al pannello in vetro (1) e sull’altro
alla vetrina (4). Il sistema è sorretto da una molla a gas (3) che in posizione completamente aperta mantiene la lastra di vetro
sollevata.
278 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo 279 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
280 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo 281 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
282 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo 283 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
2010 Museo del Novecento, Milano, Italia
Protezione per “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo
La sfida L’operazione senza dubbio più complessa di questa installazione è stato il tra-
sporto del grande vetro di protezione del dipinto dalla Goppion al museo. Il cri-
stallo, dal peso di cinque quintali e mezzo, è stato introdotto nell’edificio da una
squadra della Goppion attraverso la balconata dell’Arengario. Issato a un’altezza
di 11 metri per mezzo di una gru con sistema di sollevamento a ventosa, il vetro
è stato collocato nella sala con manovre studiate ad hoc. Troppo grande per esse-
re trasportato lungo i passaggi predisposti per i flussi dei visitatori, ha superato
sospeso a mezz’aria il cavedio della rampa elicoidale che caratterizza l’interno
del museo, grazie a una passerella di servizio in acciaio, che è stata rimossa al
termine dell’operazione.
A conclusione di questo volume che raccoglie alcuni dei progetti Goppion più
significativi, desideriamo descrivere, seppur sommariamente, il processo di engi-
neering design e l’ interazione della Goppion nelle fasi dell’exhibition design, au-
spicando con questo di portare un contributo utile a chi si accinge ad affrontare un
progetto museale complesso.
Identificazione degli obiettivi Gli obiettivi primari di ogni progetto devono essere identificati chiaramente a
primari del design monte dell’intero processo di design e devono essere riscontrati durante tutto il
processo fino alla costruzione.
Indipendentemente dal messaggio culturale e dalle specificità di ogni progetto
museale, i punti che seguono sono obiettivi primari nella costruzione di una vetri-
na o di un intero allestimento:
Interazione Per la Goppion ogni progetto parte da un tavolo di discussione dove vengono iden- Il processo di engineering design può essere rappresentato con una piramide a strati,
tificate e messe a confronto le diverse istanze e gli obiettivi dello stesso. L’indivi- da leggersi dall’alto in basso, nella quale ogni strato rappresenta una fase da prendere
duazione dei requisiti principali e l’accordo su di essi è la strada maestra per pren- in considerazione nello sviluppo dell’intero progetto. A seconda dell’entità e delle
dere le decisioni sulle scelte costruttive. Questo dialogo porta all’identificazione di caratteristiche di quest’ultimo, ognuna di esse può essere più o meno estesa.
soluzioni che rispondono ai requisiti attraverso una sintesi di esperienza, creatività Abbiamo scelto la forma a piramide per sottolineare il ruolo chiave del progetto
ed entusiasmo. L’approccio olistico del metodo di lavoro Goppion fa sì che le istan- museologico e della definizione delle prestazioni - emanazione del museo – rispetto
ze di ciascun membro del gruppo di lavoro siano considerate ed il risultato che ne alle altre fasi dell’attuazione del progetto.
scaturisce risulta superiore alla somma di esse.
Dalla consapevolezza dell’”interazione” tra gli obiettivi di un progetto scaturisce Progetto museologico
che, dati i suoi requisiti, la modifica di uno di essi obbliga ad un riassestamento di (Museo)
tutti gli altri.
Definizione delle prestazioni
Presentazione
(Museo)
Interazioni possono aver luogo in tutte le fasi e per ogni aspetto. Un buon progetto
Strategia interpretativa del progetto museologico
Sicurezza si può immaginare come un puzzle con tutti gli elementi (i sistemi, le componenti) (Museo – Architetto museografo)
strettamente connessi a formare il quadro d’insieme. Se un pezzo cambia forma,
Conservazione
non sarà più possibile incastrarlo senza che uno o più pezzi vicini siano modificati. Progetto preliminare
(Architetto museografo)
Per trovare soluzioni soddisfacenti è fondamentale uno stretto e continuo dialogo
Sostenibilità
Comunicazione fra tutti gli attori del progetto sino dalle fasi iniziali. Progetto Definitivo e Studi di fattibilità
Design (Architetto museografo - Goppion)
L’utilizzatore, se lo desidera, deve anche essere messo in grado di verificare
fisicamente tutte le implicazioni del progetto, in particolare attraverso la speri- Progetto esecutivo
mentazione sui prototipi. Ad esempio, l’Israel Museum, nel corso della prototi- (Architetto museografo - Goppion)
Percorso espositivo
pizzazione dell’enorme progetto (oltre 300 moduli espositivi) della Bronfmann
Disegni di officina per il prototipo e prototipizzazione
Archaeology Wing, ha incaricato il proprio responsabile della manutenzione di (Goppion)
essere presente nel Laboratorio per verificare non tanto la perfezione delle solu-
Disegni di officina dell’intera fornitura
zioni individuate ed applicate, quanto e soprattutto la loro funzionalità e praticità (Goppion)
d’uso.
Allo stesso modo i responsabili del Museum of American Indian, sede di New
York della Smithsonian Institution, hanno provato in Laboratorio l’efficienza degli 1. Progetto museologico All’apice si trova l’individuazione iniziale delle linee-guida del progetto da parte del
apparati di illuminazione, portando dagli Stati Uniti riproduzioni degli oggetti da personale direttivo e scientifico del museo. Vengono manifestate le prime idee e
esporre e campioni degli apparati grafici. operate le scelte degli oggetti, l’esposizione dei quali deve esprimere il racconto, ossia
l’obiettivo dell’esposizione (Binni-Pinna 1989).
Innovazione Il metodo Goppion sin dalle origini si fonda sulla collaborazione paritaria interdi-
sciplinare e interpersonale e incentiva la creatività e l’innovazione, che riteniamo 2. Definizione delle prestazioni I dipartimenti di conservazione, sicurezza, educazione del museo definiscono in parallelo
essere determinanti per il raggiungimento della qualità e degli obiettivi del pro- le prestazioni dell’allestimento e delle vetrine: il livello di tenuta d’aria, la sicurezza, l’illu-
getto. In questo la Goppion si distingue dalle normali produzioni museali per la minazione, il controllo dell’umidità relativa etc.. Le esigenze di conservazione degli oggetti
libertà di scelta che non obbliga mai i musei a fare ricorso a prodotti standard. devono essere già ben chiare all’inizio del processo, poiché influenzano il progetto museo-
grafico. Esse possono influire sul tipo di illuminazione, sugli spazi da destinare agli apparati
“Design to cost” o Elementi chiave del processo di engineering design in Goppion sono i principi del di controllo microclimatico, sulla morfologia dello spazio di esposizione (ad esempio un
“cost effectiveness” “value for money” o “cost effectiveness”. Talvolta esistono sensibili limiti di spesa tessuto particolarmente delicato dovrebbe essere esposto solo in posizione orizzontale o al
che obbligano a sviluppare il progetto in base al principio del “design to cost”. In massimo inclinata e non verticale), sulla presenza di dispositivi antisismici, etc.
questi casi il progetto ne viene influenzato, ma il risultato non è necessariamente
inferiore, se il limite di budget viene considerato sin dall’inizio del processo di 3. Strategia interpretativa In stretta collaborazione col museo, l’architetto museografo sviluppa sulla carta
design insieme agli altri fattori principali. del progetto museologico una sistemazione completa della collezione da esporre e si accorda sulle modalità
(Museo –Architetto museografo) espressive. Questa fase viene completata con una serie di piante dei vari livelli che
illustrano la distribuzione dei contenuti. Queste piante diverranno la guida per lo
sviluppo e il design dell’esposizione.
8. Disegni di produzione Superata la verifica sul prototipo e recepite le eventuali messe a punto, vengono
dell’intera fornitura (Goppion) lanciati i disegni di produzione dell’intera fornitura.
Il Laboratorio come “luogo vivo” È solo quando il progetto viene sviluppato e tradotto in pratica che si ha
evidenza dei problemi e delle criticità. In questo senso il Laboratorio conti-
nua ad essere un luogo vivo, dove ciascuno diventa artefice, dove il dialogo
non si limita ai singoli tavoli di lavoro, ma, almeno idealmente, si trasmette
da ciascuno di essi a quelli che si susseguono, in una catena ininterrotta di
esperienze, di sfide, di opportunità, come quelle rappresentate nelle pagine
di questo catalogo.
Goppion S.p.A.
Viale Edison, 58/60
20090 Trezzano sul Naviglio, Milano, Italy
Tel. +39-02484497.1 Fax +39-024453985
info@goppion.com
www.goppion.com