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Anno scolastico 2017/2018

Scienza dei materiali


Appunti per le classi 3a , 4a e 5a Odo

Giuseppe Sciolla
21/06/2018 11.00.59 a.m.

Creative Commons
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Appunti scienza dei materiali

La materia e i materiali.............................................................................................................. 3
Le caratteristiche dei materiali...................................................................................................5
Le cere......................................................................................................................................12
I materiali da impronta.............................................................................................................16
I materiali per lo sviluppo dell’impronta................................................................................. 23
I metalli.................................................................................................................................... 28
Le leghe....................................................................................................................................30
I materiali refrattari da rivestimento........................................................................................ 39
Le leghe nobili da colata.......................................................................................................... 43
Le leghe non nobili da colata................................................................................................... 46
Il titanio....................................................................................................................................50
Le prove sui materiali.............................................................................................................. 53
La corrosione............................................................................................................................64
I polimeri..................................................................................................................................69
Le ceramiche dentali................................................................................................................ 79
Le leghe per metallo - ceramica...............................................................................................90
Compositi e metallo – resina....................................................................................................98
Schede di esercizi 3a...............................................................................................................104
Schede di esercizi 4a...............................................................................................................118
Schede di esercizi 5a...............................................................................................................132
Testi seconde prove esame Scienza Materiali Dentali........................................................... 146
Appendice 1 La conoscenza e la sua rappresentazione..........................................................150
Appendice 2 Le tecnologie della conoscenza scientifica.......................................................154
Appendice 3 Approfondimenti leghe dentali......................................................................... 157
Appendice 4 Prerequisiti di matematica: le potenze e la notazione scientifica......................161

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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

La materia e i materiali
Percorso base

La materia
L’universo che ci circonda è costituito da oggetti e da eventi (cose che accadono agli
oggetti). Gli oggetti sono porzioni di materia, ma che cos'è la materia?
La materia è tutto ciò che possiede una massa e che occupa un volume.
La massa di un oggetto è la quantità di materia che lo costituisce. L'unità di misura
della massa nel Sistema internazionale è il chilogrammo (kg). Esso viene definito nel
seguente modo: il chilogrammo è una massa uguale a quella del chilogrammo
campione.

Il volume è la porzione di spazio occupata da un oggetto. L’unità di misura


fondamentale del volume nel Sistema internazionale è il metro cubo. Il metro cubo è il
volume del cubo che ha lo spigolo lungo un metro.
Il volume dei liquidi e dei gas sono spesso espressi mediante le unità di misura di
capacità. La sua unità fondamentale è il litro. Il litro attualmente è definito uguale ad
un decimetro cubo. Esso non fa parte del Sistema Internazionale, ma è tollerato come
sinonimo di un sottomultiplo del metro cubo: il decimetro cubo, appunto.

Caratteristiche della materia e sistemi.


La materia, oltre alle due caratteristiche fondamentali che la definiscono (massa e
volume), possiede molte altre caratteristiche. Tra queste particolare importanza rivestono
le grandezze intensive. Le caratteristiche intensive sono caratteristiche che non
dipendono dalla quantità di materia presa in esame.
Un esempio di grandezza intensiva è la densità. Qualsiasi pezzo di ferro, ad esempio, ha la
stessa densità, a prescindere dalla sua grandezza. Altri esempi di caratteristiche intensive
sono la temperatura di fusione, la temperatura di ebollizione, il colore, la combustibilità.
Noi siamo immersi nell'universo che ci circonda, ma è impossibile osservare e prendere in
considerazione tutti gli oggetti e tutti gli eventi di cui esso è costituito. Noi riusciamo a
coglierne solo una piccola parte, ad esempio un certo oggetto. La parte dell'universo che
in un certo momento prendiamo in considerazione, costituisce un sistema.
Sistema – una quantità di materia finita o una regione di spazio limitata, su cui
concentriamo la nostra attenzione, prende il nome di sistema.
I sistemi possono essere studiati e classificati in base alle loro caratteristiche intensive,
come la temperatura di fusione, la temperatura di ebollizione, la densità, il colore, l'odore,
il sapore, la durezza, la combustibilità, l'acidità,…
In alcuni sistemi (come ad esempio un pennarello) le caratteristiche non sono uguali
dappertutto (ad esempio il tappo del pennarello ha colore, durezza, temperatura di fusione
diverse rispetto a quelle dell'involucro metallico): questi sistemi sono chiamati sistemi
eterogenei.
Sistema eterogeneo – un sistema è detto eterogeneo se non ha caratteristiche chimiche e
fisiche identiche in ogni suo punto

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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Altri sistemi (come ad esempio l'acqua contenuta in una bottiglietta), presentano invece
caratteristiche identiche in ogni loro punto: questi sistemi sono chiamati sistemi
omogenei.
Sistema omogeneo – un sistema è detto omogeneo se ha caratteristiche chimiche e fisiche
identiche in ogni suo punto.
Molto utile nella discussione e classificazione dei sistemi è il concetto di fase.
Fase è una porzione di materia con caratteristiche chimiche e fisiche identiche in
ogni suo punto.
Pertanto, i sistemi omogenei ed eterogenei possono essere definiti anche nel seguente
modo:
• un sistema omogeneo è un sistema costituito da una sola fase;
• un sistema eterogeneo è un sistema costituito da due o più fasi.

I materiali.
Abbiamo visto che non tutte le porzioni di materia sono identiche: esistono tipi di materia
diversi che possono essere distinti tra loro in base alle grandezze intensive. Questi tipi
diversi di materia li chiameremo materiali.

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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le caratteristiche dei materiali


Percorso base

Abbiamo visto che esistono diversi tipi di materia, che abbiamo indicato con il nome di
materiali, differenziabili in base alle loro caratteristiche intensive (che non dipendono cioè
dalla quantità di materia).
Vediamo di seguito una mappa sulle principali di queste caratteristiche, quindi una loro
discussione, riguardante in particolare la loro importanza in campo dentale.

1. Caratteristiche chimiche
Reattività
Le caratteristiche chimiche di una sostanze si manifestano durante le reazioni che,
ricordiamo, sono fenomeni in cui le sostanze si trasformano: da una o più sostanze
iniziali che si consumano (reagenti), si formano una o più sostanze finali diverse
(prodotti).
La reattività è la tendenza di una sostanza o di un materiale a trasformarsi
chimicamente, reagendo con le sostanze dell’ambiente in cui si trova.
Le sostanze poco reattive sono dette inerti o, in alcuni casi, nobili.
Esempi di sostanze inerti sono i metalli nobili (oro, platino, palladio, iridio, rutenio,
osmio e rodio).
Un materiale dentale impiegato nella realizzazione di protesi deve essere poco reattivo,
per mantenersi inalterato nel tempo e per non provocare effetti indesiderati con la
trasformazione in altre sostanze.
I materiali dotati di maggiore reattività sono i materiali metallici (metalli e leghe),
mentre i materiali plastici e, soprattutto, quelli ceramici, sono abbastanza inerti.
2. Caratteristiche biologiche
Rischio chimico dei materiali:
o Tossicità acuta e a lungo termine. – La tossicità
acuta è la caratteristica di un materiale di provocare danni
gravi fino alla morte, anche per piccole esposizioni in una
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

singola dose. La tossicità è solitamente espressa cone DL 50 : essa indica la dose in


mg per kg di peso corporeo che provoca la morte del 50% degli individui esposti
alla sostanza. La tossicità a lungo termine è la caratteristica di un materiale, non
mortale a piccole dosi e per singole assunzioni, di provocare gravi danni alla
salute, come tumori, compresa la morte, per esposizione prolungata nel tempo
(cronica)

o Materiali irritanti e nocivi. Sono materiali che , pur non


provocando la morte, possono causare danni alla salute, come irritazioni e allergie.
Le sostanze possono essere tossiche, irritanti e nocive per contatto, per inalazione
e/o per ingestione.
Biocompatibilità – È la caratteristica di un biomateriale di non essere tossico, acuto
o a lunga scadenza, irritante o nocivo, e di integrarsi in modo ottimale
nell'organismo per svolgere la sua funzione. In particolare, un materiale biocompatibile
non deve provocare irritazioni, allergie, rigetto o avvelenamento. Tra i materiali dentali,
quelli che presentano maggiori problemi di biocompatibilità, sono i metalli. Tra questi, i
più rischiosi sono alcuni componenti delle leghe non nobili, in particolare nichel, cromo e
cobalto. Infatti da statistiche sulla popolazione europea, il 6% delle persone è sensibile al
cromo, il 9% al nichel, il 3% al cobalto1.
Anche i componenti delle leghe nobili, seppure meno frequentemente, possono creare
problemi ai pazienti. Il metallo nobile più problematico è il palladio. Nonostante gli studi
al riguardo non siano ancora sufficienti, questo metallo sembra essere responsabile di
parecchi casi di allergie, in particolare in pazienti allergici al nichel. Si sconsiglia pertanto
l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti a cui è stata diagnosticata la sensibilità al
nichel.
Il metallo che dà le migliori garanzie è il titanio, anche se non esiste un materiale
metallico sicuro al 100%. Infatti sono conosciuti casi di allergia a tutti i metalli, oro
incluso (anche se la sensibilità riguarda una parte molto ridotta della popolazione)
Caratteristiche organolettiche
o colore e altre proprietà ottiche (importanza estetica) – queste caratteristiche
dipendono dal comportamento dei materiali quando sono colpiti dalla luce. Essi
possono essere lucenti (come i metalli), oppure opachi, trasparenti, traslucidi,
incolori, colorati, ... Inoltre questo loro aspetto può essere in molti casi
modificabile con l’aggiunta di sostanze opacizzanti o coloranti. Le proprietà
ottiche hanno importanza estetica. Attualmente, da questo punto di vista, si
considerano i materiali ceramici come i migliori, in quanto con essi è possibile la
realizzazione di protesi di aspetto simile ai tessuti naturali.
o odore
1
«La letteratura scientifica indica chiaramente questi metalli [nichel, cadmio, berillio, cromo, cobalto] come
fonte primaria di allergie ed evidenzia la possibilità che si verifichino allergie meno probabili nei confronti di
altri metalli. Vi preghiamo di prendere visione della composizione chimica della lega che potete trovare sulla
presente scheda o sulla tabella delle leghe 8853. In particolare, per i pazienti allergici al nichel (nella
maggioranza dei casi di sesso femminile), consigliamo l’uso di leghe ad alto titolo aureo poiché in questi
soggetti sono a volte riscontrabili allergie nei confronti di altri metalli (come il palladio)».
http://www.8853.it/storeimgs/V21(1).pdf
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

o sapore (odore e sapore non devono essere presenti o quantomeno non essere
sgradevoli)
L’odore e il sapore devono essere assenti se il materiale è impiegato per la realizzazione
di una protesi dentale. In caso contrario essa altererebbe il gusto dei cibi e delle bevande.
Invece, i materiali impiegati per il rilevamento delle impronte devono possibilmente avere
un sapore, odore e aspetto gradevoli, per limitare al massimo il disagio del paziente
durante questa fastidiosa operazione.

3. Caratteristiche fisiche

Temperatura di fusione e di ebollizione – Le sostanze hanno una temperatura costante


di fusione, che è caratteristica e che è solitamente usate per il loro riconoscimento.
Le soluzioni e i miscugli cristallini, invece, iniziano a fondere ad una temperatura detta di
inizio fusione, man mano che passano dallo stato solido allo stato liquido la temperatura
cresce lentamente, e finiscono di fondere alla temperatura detta di fine fusione. Le
temperature comprese tra la temperatura di inizio e quella di fine fusione costituiscono
l'intervallo di fusione2, che dipende dal tipo di sostanze contenute nel miscuglio e dalla
loro concentrazione. Anche il passaggio dei miscugli dallo stato liquido a quello gassoso
è caratterizzato da un intervallo di temperature, detto intervallo di ebollizione. In campo
odontotecnico, la lavorazione per colata dei materiali è tanto più semplice quanto più
basse sono le temperature o gli intervalli di fusione.
I solidi amorfi, cioè privi di struttura cristallina (come i vetri, le ceramiche e la maggior
parte delle cere e delle materie plastiche) per riscaldamento rammolliscono
gradualmente, diventando pastosi e sempre meno viscosi. Passano poi gradatamente allo
stato liquido senza manifestare una temperatura di fusione ben definita Per questi
materiali si indica un intervallo di rammollimento, cioè l'intervallo approssimativo di
temperature entro le quali si verifica questo fenomeno3.
Temperatura di ebollizione – Le sostanze hanno una temperatura costante di
ebollizione, che è caratteristica e che può essere usata, insieme alla temperatura di
fusione, per il loro riconoscimento.
Il passaggio dei miscugli dallo stato liquido a quello gassoso è caratterizzato da un
intervallo di temperature, detto intervallo di ebollizione.
Conducibilità termica – (thermal conductivity) I materiali ceramici e plastici sono
isolanti termici (hanno una conducibilità termica molto bassa), mentre i metalli sono
ottimi conduttori del calore. L’elevata conducibilità termica è una caratteristica negativa
per i materiali dentali (ad esempio: le leghe auree da colata hanno una conducibilità
termica 25 volte maggiore dello smalto dentale e 40 volte superiore a quello della
dentina. Durante la ingestione di cibi e bevande calde, i tessuti a contatto con le parti
metalliche delle protesi, possono pertanto subire un forte riscaldamento, con fastidio o
dolore per la persona che la porta).
Conducibilità elettrica – (electrical conductivity) I materiali ceramici e plastici sono
isolanti elettrici (hanno una conducibilità elettrica molto bassa), mentre i metalli sono
ottimi conduttori dell'elettricità. è una caratteristica negativa per i materiali dentali, essa è
infatti causa di corrosione elettrochimica

2
Quindi l’intervallo di fusione è l’intervallo di temperatura, compreso tra le temperature di inizio e di fine
fusione, in cui il miscuglio cristallino passa progressivamente dallo stato solido a quello liquido.
3
Quindi l’intervallo di rammollimento è l’intervallo approssimativo di temperature in cui un solido amorfo
rammollisce gradualmente diventando sempre più fluido fino a passare completamente allo stato liquido.
7
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Densità – è il rapporto costante tra massa e volume di uno stesso materiale. (in
m
formule d= )– La densità è una caratteristica importante per i materiali dentali,
V
infatti a parità di altre caratteristiche, sono preferibili materiali meno densi. Se il
materiale è meno denso ne occorre una minor quantità in massa per realizzare la protesi,
il che comporta i seguenti vantaggi:
o un minor costo, perché occorre una massa minore di materiale,
o una migliore ritenzione delle protesi relative al mascellare superiore, soprattutto se
particolarmente ampie. Un materiale di densità minore risulta più adatto perché la
protesi sarà più leggera, migliore sarà la sua ritenzione e quindi più facilmente essa
si manterrà in posizione;
o migliore tollerabilità da parte del paziente. Un materiale di densità inferiore
consente la realizzazione di protesi più leggere. Maggiore è la leggerezza della
protesi, migliore la tollerabilità da parte del paziente.
Dilatazione termica. – Abbiamo parlato della dilatazione termica come proprietà
termometrica. La dilatazione termica lineare, può essere utilizzata in luogo di quella
volumica, per valutare la compatibilità di diversi materiali, qualora essi debbano essere
accoppiati in un manufatto protesico (ad esempio protesi in metallo – ceramica). Questa
compatibilità è di particolare importanza quando la lavorazione richieda l’impiego di alte
temperature, con conseguente dilatazione termica di entità elevata dei materiali.
Il coefficiente di dilatazione termica lineare () è la variazione subita dall’unità di
lunghezza del materiale, per ogni variazione di 1 °C della sua temperatura.
L f − Li
λ=
Li⋅ΔT

4. Caratteristiche meccaniche

Le caratteristiche meccaniche si manifestano quando sul materiale agiscono dei carichi


(forze)
Applicando ad un campione di materiale dei carichi crescenti esso dapprima si deforma
elasticamente, poi plasticamente ed infine si rompe.
La rottura può essere provocata da
◦ carichi di trazione – che tendono ad allungare il campione
◦ carichi di compressione – che tendono a schiacciarlo
◦ carichi di flessione – che tendono a piegarlo.
Resistenza a trazione – la resistenza a trazione è il carico massimo, per ogni mm 2 di
sezione, che il materiale è in grado di sopportare prima di rompersi, quando è sottoposto a
forze che tendono ad allungarlo. Essa è espressa in N/mm2.
Resistenza a compressione – la resistenza a trazione è il carico massimo, per ogni mm 2 di
sezione, che il materiale è in grado di sopportare prima di rompersi, quando è sottoposto a
forze che tendono a schiacciarlo. Essa è espressa in N/mm2.
Resistenza a flessione – la resistenza a trazione è il carico massimo, per ogni mm 2 di
sezione, che il materiale è in grado di sopportare prima di rompersi, quando è sottoposto a
forze che tendono a piegarlo. Essa è espressa in N/mm2.

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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Deformazioni – Quando un oggetto è sottoposto a sollecitazioni (cioè su di esso agiscono


delle forze), esso si deforma (cambia di forma). Le deformazioni possono essere elastiche
o plastiche.
Deformazione elastica – Una deformazione elastica è una deformazione temporanea,
reversibile, che scompare riportando a zero il carico che l'ha provocata.
Deformazione plastica – Una deformazione plastica è una deformazione permanente,
irreversibile, che persiste anche dopo aver riportato a zero il carico che l'ha provocata.

Elasticità – L'elasticità è la proprietà di un materiale di subire deformazioni elastiche


quando è sottoposto a sollecitazioni.
La caratteristica opposta alla elasticità è la rigidità.
Rigidità – è la proprietà di un materiale di resistere alla deformazione elastica. Un
materiale più rigido, a parità di forza applicata, si deforma elasticamente ma in modo
meno marcato. In altre parole, un materiale rigido subisce deformazioni elastiche di
piccola entità, anche sotto carichi elevati.

Plasticità – (plasticity) La plasticità è la caratteristica di un materiale di subire forti


deformazioni plastiche, prima di rompersi. La duttilità e la malleabilità sono aspetti della
plasticità.
Duttilità (facilità di riduzione in fili)– (ductility) La duttilità è la plasticità (plasticity)
di un materiale quando è sottoposto a sollecitazioni di trazione. Questa caratteristica è
positiva se il materiale deve essere utilizzato in fili. In caso contrario è negativa, per la
scarsa resistenza che ne consegue.
Malleabilità (facilità di riduzione in lamine)– La malleabilità è la plasticità
(plasticity) di un materiale quando è sottoposto a sollecitazioni di compressione.
questa caratteristica è positiva se il materiale deve essere utilizzato per stampaggio. In
caso contrario , come già detto per la duttilità, è negativa, per la scarsa resistenza che
ne consegue.
La caratteristica opposta alla plasticità è la fragilità.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Fragilità – La fragilità è la caratteristica di un materiale di rompersi senza subire


apprezzabili deformazioni plastiche (avvicinando i frammenti del pezzo rotto si riottiene
la forma originaria).
Rottura duttile e rottura fragile – Si parla di rottura duttile quando un materiale si deforma
plasticamente prima di rompersi, si parla di rottura fragile quando un materiale si rompe
senza subire apprezzabili deformazioni plastiche (la rottura avviene al termine del tratto
elastico).
Durezza - La durezza è la capacità di un materiale di resistere alla scalfittura, alla
penetrazione e alle ammaccature.
Resistenza alla scalfittura (scala di Mohs) – La scala di Mohs ordina i materiali in base
alla loro resistenza a scalfittura. Un materiale è più duro di un altro se lo riga e non ne
viene rigato. La scala di Mohs è costruita prendoendo 10 materiali (minerali) di
riferimento, cui corrispondono i 10 gradi della scala (si va dal grado 1 per il materiale più
morbido – talco – al grado 10 per il materiale più duro – il diamante).La durezza di un
materiale qualsiasi sarà determinata individuando i due materiali consecutivi della
scala che rispettivamente non rigano e rigano il materiale. Quindi un materiale avrà,
per esempio, durezza compresa tra 3 e 4.
Resistenza alla penetrazione – Durezza Vickers (HV)
Per eseguire la prova si utilizza un penetratore con punta di diamante a forma di piramide
a base quadrata. Si applica un carico (F) e si misura la superficie della impronta lasciata
sul materiale (S). La durezza Vickers (HV) del materiale è data dal rapporto:
F
HV =
S
Il materiale di cui è costituita la punta garantisce una buona precisione della misura, in
quanto il penetratore non si deforma durante la prova.
La prova Vickers è adatta per materiali molto duri e viene usata per prove di
microdurezza, sfruttando le piccole dimensioni dell’impronta.

Resilienza – (resilience) É la proprietà di un materiale di resistere agli urti.


Resistenza allo scrorrimento viscoso (creep) – è la caratteristica di un materiale di
resistere al fenomeno della prosecuzione della deformazione plastica quando è sottoposto
per lunghi periodi di tempo ad un carico costante. Questa caratteristica dipende
fortemente dalla temperatura: più è alta meno resistente è il materiale al creep.

Classificazione generale dei materiali4


Esistono tre categorie fondamentali di materiali:
• materiali metallici (metalli e leghe)
• materiali ceramici (porcellane, vetri, gessi, rivestimenti, ...)
• polimeri organici (plastomeri ed elastomeri)

Nella tabella seguente sono riportate e confrontate le caratteristiche fondamentali dei tre
tipi di materiali.

4
http://dionisio.centropiaggio.unipi.it/arti/Shared%20Documents/PERFUSIONISTI/Biomateriali.pdf
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Polimeri Materiali ceramici Materiali metallici


Densità bassa medio/bassa alta
Conducibilità elettrica bassa bassa alta
Conducibilità termica bassa bassa alta
Durezza bassa alta media
trasparenti
traslucide
trasparenti
Proprietà ottiche opache lucentezza
facilmente modificabili
facilmente
modificabili
elevata a compressione
Resistenza meccanica bassa bassa a trazione e alta
flessione
Biocompatibilità medio/alta alta media
Costo basso alto alto

Il pregio principale dei polimeri è il basso costo, il loro impiego è però limitato dal fatto
di essere i materiali meno resistenti, non impiegabili per la realizzazione di protesi fisse;
I materiali ceramici sono i migliori per biocompatibilità ed estetica, ma la maggior parte
di essi è poco resistente a trazione e flessione e il loro impiego è limitato a protesi fisse
che devono sopportare carichi modesti.
I materiali metallici sono i migliori per resistenza meccanica e affidabilità: costituiscono la
scelta obbligata per la realizzazione di protesi che devono sopportare carichi elevati, anche
se, per le altre caratteristiche, sono nel complesso inferiori alle altre due classi di materiali.
Non sempre questi tre tipi fondamentali di materiali hanno i requisiti soddisfacenti per
alcuni tipi di impiego. Quando possibile, si cerca di ovviare a questi limiti, utilizzando
materiali compositi, ottenuti mescolando due o più tipi di materiali appartenenti a
categorie diversi.
Tra i tipi di materiali compositi utilizzati in odontotecnica, possiamo ricordare la metallo
– ceramica e le resine composite.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le cere

Percorso base

1. Introduzione – Il termine cera (wax) indica un gruppo di materiali, di composizione


chimica5 e di origine diverse, che hanno in comune caratteristiche simili alla cera d’api
(bees wax), la prima cera conosciuta e impiegata dall’uomo.
Le cere sono materiali organici solidi, rigidi e fragili a temperatura ambiente che, con un
modesto riscaldamento rammolliscono diventando facilmente deformabili in modo
plastico6. Il passaggio dallo stato rigido a quello plastico è reversibile e può avvenire un
numero indefinito di volte. Grazie a questa caratteristica, che prende il nome di
termoplasticità, le cere sono materiali particolarmente adatti per la modellazione. Infatti,
dopo un leggero riscaldamento è possibile manipolarle per far loro assumere la forma
voluta, e con il successivo raffreddamento far sì che questa forma sia mantenuta.
Le cere sono materiali con resistenza meccanica modesta e pertanto non sono adatti per
realizzare protesi dentali definitive: i modellati in cera devono essere trasformati, con le
tecniche appropriate, in protesi (o parti di esse) definitive in metallo, in resina o, più
raramente, in ceramica.
Le cere sono sostanze insolubili in acqua e solubili, in particolare a caldo, in solventi
organici. Queste caratteristiche di solubilità sono impiegate per la loro estrazione e
purificazione.
2. Le cere naturali
Le cere sono materiali largamente presenti in natura e, a seconda della loro origine,
possono essere classificate in animali, vegetali e minerali.
2.1. Cere animali – sono cere prodotte da animali o estratte da parti del loro corpo. La
principale è la cera d’api.
o Cera d’api – È la cera prodotta dalle api per la costruzione degli alveari. Per
l’estrazione della cera i favi privati del miele sono trattati con acqua bollente. La
cera grezza viene schiumata e successivamente purificata per fusione mediante
vapore. La cera viene mantenuta fusa per il tempo necessario (una decina di ore)
perché le impurezze vadano a fondo raccogliendosi alla base del contenitore.
Saranno poi raschiate dai pani ottenuti per raffreddamento. La cera così purificata
ha un intervallo di rammollimento sui 40 – 45 °C ed un intervallo di fusione
compreso tra i 62 -65 °C. È bianca, friabile a freddo e non molto dura a
temperatura ambiente.
2.2. Cere vegetali – Tutte le parti esterne delle piante contengono sostanze cerose, che
hanno lo scopo di mantenerne l’equilibrio idrico e di proteggerle da funghi e insetti.

5
Chimicamente le cere sono definite come esteri solidi ad alto peso molecolare con alcoli monofunzionali ad
alto peso molecolare. Tuttavia sia le cere naturali, sia le cere sintetiche, hanno solitamente una composizione
chimica più complessa o addirittura diversa. (Cere, in Enciclopedia della chimica USES)
6
A questo riguardo bisogna ricordare che esistono due tipi fondamentali di deformazioni:
Deformazione elastica – Una deformazione elastica è una deformazione reversibile: il materiale riassume
le dimensioni originarie riportando il carico a zero.
Deformazione plastica – Una deformazione plastica è una deformazione irreversibile: essa persiste anche
dopo che si è riportato il carico a zero.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

La quantità di cere presenti varia però molto da pianta a pianta e solo alcune si
prestano per la loro estrazione. Le cere vegetali più importanti sono:
o Cera carnauba – viene estratta dalle foglie di una palma che cresce
prevalentemente in Brasile7. Le foglie tagliate sono essiccate: in questo modo la
cera indurisce e diventa fragile e può essere staccata facilmente per via meccanica.
Viene purificata mediante fusione in acqua bollente.
È una cera più dura e fragile rispetto alla cera d’api: ha un intervallo di fusione
compreso tra 83 – 91°C. Si impiega per aumentare l’intervallo di fusione e la
durezza delle altre cere.
o Cera candelilla – si estrae da una pianta erbacea della famiglia delle euforbiacee 8,
mediante trattamento della pianta con acqua bollente. Ha un intervallo di fusione
compreso tra 65 – 69°C. Ha caratteristiche simili alla cera carnauba, me è meno
dura e meno costosa e può essere usata in sua sostituzione. Si miscela solitamente
alla paraffina per aumentarne la durezza e l’intervallo di fusione.
2.3. Cere minerali – Queste cere non sono materiali di origine minerale in senso stretto:
sono infatti materiali fossili di origine vegetale o animale.
o Paraffina – si ottiene per raffinazione del residuo della distillazione frazionata del
petrolio (olio combustibile denso). È costituita da paraffine. Ha un intervallo di
fusione di 40 – 70°C. Per aumentarne durezza e intervallo di fusione possono
esserle addizionate altre cere minerali, come la ceresina e la montana.
o Ceresina (Ozokerite raffinata) – È una cera minerale fossile a base idrocarburica.
Viene estratta da appositi giacimenti, in prevalenza nell’est europeo, si separa dalle
impurezze mediante trattamento con acqua bollente. È simile di aspetto e
composizione alla paraffina, ma ha un intervallo di fusione compreso tra 60 – 70°C
ed è caratterizzata da una struttura microcristallina che ne determina un ottimo
potere legante.
o Montana – è costituita prevalentemente da esteri. Si estrae mediante solvente
organico da ligniti precedentemente essiccate. È dura e fragile con intervallo di
fusione di circa 80 – 90°C.
2.4. Cere sintetiche – sono presenti in percentuali piuttosto limitate nelle cere per uso
dentale, sono formate da composti organici complessi di varia composizione. Grazie
alla loro origine sintetica sono caratterizzate da proprietà controllate e da elevato
grado di purezza.
3. Caratteristiche delle cere dentali (dental waxes)
o Struttura allo stato solido – La maggior parte delle cere sono solidi amorfi,
hanno cioè una struttura microscopica disordinata, tipica dello stato liquido. Per
questo motivo sono considerati liquidi ad elevata viscosità.
o Intervallo di rammollimento e intervallo di fusione – I materiali amorfi, come le
porcellane dentali, le cere, i vetri, ecc., non hanno una temperatura e nemmeno un
intervallo ben definito di fusione. Rammolliscono progressivamente all’aumentare
della temperatura, fino a diventare completamente liquidi. Solo alcune cere dotate
di una struttura microcristallina hanno un intervallo di fusione. Riassumendo: le
sostanze pure hanno una struttura cristallina e una temperatura di fusione costante;
le soluzioni o i miscugli con struttura cristallina hanno un intervallo di fusione che
dipende dalla composizione oltre che dai componenti; i solidi amorfi hanno un
7
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/96279/carnauba-wax#ref135288
8
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/92383/candelilla-wax#ref261177
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

intervallo di rammollimento ma non presentano né una temperatura né un


intervallo di fusione.
La temperatura di rammollimento o di completo passaggio allo stato liquido sono
importanti perché da essi dipende la lavorabilità delle cere e il tipo di impiego
(vedi ad esempio cere da modellazione invernali/estive).
o Coefficiente di dilatazione termico lineare ()– Rappresenta l’allungamento di
un campione di materiale di lunghezza unitaria, per ogni grado di aumento di
temperatura.
L f − Li
λ=
Li⋅Δ T
Per calcolare l’allungamento complessivo del campione bisogna pertanto
moltiplicare il coefficiente di dilatazione termico lineare per la lunghezza del
campione e per l’incremento di temperatura. Minore è il coefficiente di dilatazione
termico lineare, più preciso risulterà il modello realizzato in cera.
Le cere sono il materiale dentale con il più elevato coefficiente di dilatazione
termico lineare.
o Resistenza allo scorrimento viscoso – La resistenza allo scorrimento viscoso è
la capacità di un materiale di resistere, sotto carico costante, al fenomeno
della prosecuzione della deformazione. La resistenza allo scorrimento viscoso
dipende fortemente dalla temperatura. Nel caso delle cere viene determinato nel
modo seguente: un campione cilindrico (diametro 10 mm, altezza 6 mm), viene
sottoposto ad un carico di 2 kg per un tempo di 10 minuti. Lo scorrimento viscoso
viene espresso come accorciamento percentuale del campione.
o Residuo al riscaldamento – Il residuo al riscaldamento è una caratteristica molto
importanti per le cere da impiegare nei processi di fusione a cera persa. Il residuo a
500°C deve essere inferiore allo 0,1%.
4. Composizione e impieghi delle cere dentali – Le cere dentali9 sono miscugli di cere di
origini diverse e di additivi, con caratteristiche idonee ad uno degli impieghi in campo
dentale. Il componente principale è solitamente la paraffina, solo in alcuni casi particolari
è la cera d’api. Le altre cere sono aggiunte per modificare le proprietà in base al tipo di
impiego a cui sono destinate. Le cere dentali, in base ai loro impieghi , si possono
suddividere in:
o Cere per modellati:
o da riprodurre in resina, mediante formatura in muffola - Sono
costituite prevalentemente da ceresina (o paraffina), cera d’api, cera
carnauba, resine naturali e artificiali, cere sintetiche, oli e sostanze
coloranti. Le più importanti sono le
 cere per placche base – per modellare le basi di protesi mobili
o da riprodurre in lega, mediante fusione a cera persa – per preparare
modelli da riprodurre in lega metallica (stelliti, leghe auree, …) mediante il
procedimento di fusione a cera persa (lost wax technique). In base al tipo
di protesi, le cere da fusione sono suddivise in :
 cere per intarsi (dental inlay casting wax)- per modellazione di
intarsi, corone e ponti.
9
dental wax a mixture of two or more waxes with other additives, used in dentistry for casts, construction of
nonmetallic denture bases, registering of jaw relations, and laboratory work.
(http://medical-dictionary.thefreedictionary.com/dental+wax )
14
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 cere da fusione (casting wax) – per scheletrati (gli scheletrati non


sono modellati come le corone, essi si realizzano a partire da cere
preformate, da adattare al manufatto particolare che di volta in volta
si deve realizzare)
o Cere da lavorazione10 (processing wax) – Sono esempi di questo tipo di cere le
cere collanti e le cere per sottosquadri.
o Cere da impronta – come le cere correttive e le cere da registrazione.
Bibliografia
 Cere da laboratorio a confronto, Infodent 10/2005
 Cere in Enciclopedia della Chimica, UTET, pp. 242-245
<

10
Ad esempio le cere adesive, utilizzate «per unire fra loro parti in cera, per posizionare spine e canali di fusione
e per adattare elementi preformati» [Infodent, 10/2005 p.37]

Un altro uso di queste cere è per unire provvisoriamente parti metalliche da saldare.
15
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

I materiali da impronta

Percorso base

I materiali da impronta sono materiali adatti al rilevamento dell’impronta, sono quindi


in grado di riprodurre in negativo le arcate dento-alveolari e le strutture orali di
interesse odontoiatrico.
1. Impronta e modello
Impronta - riproduzione fedele in negativo delle arcate dento – alveolari e delle strutture
orali di interesse odontoiatrico, ottenuta con materiali appropriati, detti materiali da
impronta.
Modello – riproduzione fedele delle arcate dento – alveolari e delle strutture orali di
interesse odontoiatrico, ottenuto per sviluppo dell’impronta, con appositi materiali
(materiali per lo sviluppo dell’impronta).
I materiali da impronta sono introdotti in bocca in uno stato pastoso (o in alcuni casi,
plastico), in cui sono facilmente deformabili in modo permanente e possono ricevere
l’impronta. Subiscono quindi una trasformazione che li fa indurire e che ne rende
possibile l’estrazione dalla bocca, senza perdere l’impronta ricevuta.
Quindi la caratteristica fondamentale di un materiale da impronta e quella di poter
passare da uno stato plastico (in grado di ricevere l’impronta) ad uno stato rigido o
elastico (in grado di mantenerla).
2. Requisiti ideali per materiali da impronta11
a) Odore, sapore e aspetto gradevole – per ridurre al minimo la sensazione di disagio del
paziente durante la presa dell'impronta.
b) Biocompatibilità – una buona biocompatibilità è desiderabile, per ridurre al minimo i rischi
alla salute del paziente. Tuttavia, poiché i tempi di contatto con il materiale sono
estremamente ridotti, sono impiegabili anche materiali con caratteristiche non ottimali (vedi
polieteri).
c) Facilità d'uso
d) Tempo di presa adeguato - la presa non deve essere troppo veloce, per consentirne la
preparazione, ma non troppo lunga per evitare disagi al paziente.
e) Eccellente memoria elastica12 (per superare le zone di sottosquadro)
f) Stabilità dimensionale – una volta indurito e presa l'impronta, il materiale deve mantenere le
sue dimensioni, senza contrarsi o rigonfiare.
g) Resistenza alla distorsione e rottura
h) Precisione di riproduzione dei dettagli (anche microfini)
i) Idrofilia – in modo da poter aderire perfettamente alle superfici umide (in bocca lo sono
sempre per la presenza di saliva) e di riprodurne fedelmente i dettagli.
j) Compatibilità con i materiali con cui si realizzano i modelli
k) Costo accettabile
3. Classificazione dei materiali da impronta
11
http://www.amicidibrugg.it/rivista/200804/art5_1.asp
12
Quando un elastomero viene deformato, al cessare della sollecitazione responsabile della deformazione esso
non recupera completamente la forma originale. Infatti, rimane una lieve deformazione permanente residua. Con
recupero elastico, quindi, si intende la percentuale di ritorno alla forma originale dopo che il materiale ha subito
una deformazione
16
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

In base alle loro caratteristiche chimiche e fisiche i materiali da impronta sono solitamente
classificati in elastici e non-elastici.
 non elastici– gessi da impronta, pasta all’ossido di zinco – eugenolo; paste
termoplastiche, cere per impronta;
 elastici – idro-colloidi (agar – agar, alginati), elastomeri (polisolfuri, polieteri e vinil-
polisilossani).
La differenza sostanziale tra le due categorie di materiali e che quelli elastici possono
essere deformati temporaneamente durante l’estrazione dell’impronta dalla bocca del
paziente, riacquistando successivamente la forma originaria (recupero elastico).
Questa caratteristica è fondamentale nelle impronte in cui sono presenti dei sotto –
squadri: in tal caso i materiali non elastici, durante l’estrazione o si rompono o si
deformano in modo permanente.
Un’altra importante classificazione dei materiali da impronta si basa reversibilità o meno
del processo di indurimento (passaggio dallo stato pastoso allo stato rigido o elastico):
 materiali da impronta reversibili (ad esempio: agar – agar, cere da impronta) – questi
materiali, una volta induriti possono essere riportati allo stato pastoso;
 materiali da impronta irreversibili (ad esempio: gessi, alginati, elastomeri) – questi
materiali, una volta induriti non possono più tornare allo stato pastoso.
Inoltre, in base allo scorrimento viscoso e al loro comportamento quando sono a contatto
con le strutture molli del cavo orale, si distinguono in:
 materiali da impronta mucostatici – ad elevato scorrimento viscoso (fluidi), che
durante la presa dell’impronta non provocano la compressione delle mucose. Questa
caratteristica è importante nel caso in cui sia necessario riprodurre con precisione i
dettagli dei tessuti molli, come nel caso di impronte per protesi rimovibili totali.
 materiali da impronta mucocompressivi – a basso scorrimento viscoso (viscosi) che
durante la presa dell’impronta, provocano la compressione delle strutture molli del
cavo orale.
4. Materiali da impronta di maggior impiego
I materiali da impronta utilizzati attualmente appartengono tutti alla categoria dei
materiali da impronta elastici. Tra essi, i più usati in assoluto sono gli alginati, idonei per
quasi tutti i tipi di impronta (la precisione dipende anche dalla perizia dell’operatore).
Nei casi in cui è richiesta una maggiore precisione, come nelle impronte per protesi
parziali fisse, in particolare in corrispondenza dei monconi, si utilizzano gli elastomeri
(polisolfuri, polieteri, siliconi).
5. Gli idro-colloidi
I materiali da impronta utilizzati attualmente appartengono tutti alla categoria dei
materiali da impronta elastici. Tra essi, i più usati in assoluto sono gli alginati, idonei per
quasi tutti i tipi di impronta (la precisione dipende anche dalla perizia dell’operatore).
5.1. Gli agar - agar
Gli agar, analogamente agli alginati, sono dei polisaccaridi estratti da particolari tipi di
alghe, che in acqua danno origine ad un idro – colloide. Il passaggio dallo stato di sol a
quello di gel si ottiene per raffreddamento ed il processo è reversibile. Sono materiali
molto precisi, in grado di rilevare impronte adatte per la realizzazione di protesi fisse.
Durante la presa dell’impronta non comprimono i tessuti molli: sono cioè mucostatici.

17
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Pregi:
 precisi (più degli alginati)
 economici
 riutilizzabili
Difetti:
 sono difficili da usare. Sono confezionati sotto forma di gel che deve essere
trasformato in sol, in opportune vasche termostatate, prima dell’impiego. Il
passaggio da sol a gel è provocato da un abbassamento di temperatura e il loro
impiego per impronte richiede un porta-impronte speciale, con raffreddamento ad
acqua;
 analogamente agli alginati, hanno scarsa stabilità dimensionale. Tendono a perdere
facilmente acqua e a contrarsi. È necessario pertanto sviluppare rapidamente
l’impronta.
Impieghi attuali: sono impiegati per la duplicazione delle impronte. Nonostante siano stati
quasi completamente soppiantati dagli elastomeri, alcuni operatori li impiegano ancora per
impronte finalizzate alla realizzazione di protesi fisse, grazie alla loro elevata precisione.

5.2. Gli alginati


Gli alginati sono degli idro-colloidi, in cui la fase dispersa è costituita da un sale solubile
dell’acido alginico13, a sua volta estratto da alcuni tipi di alghe marine. L’alginato solubile
è costituito da molecola complessa, quando è disperso in acqua queste molecole danno
luogo ad un liquido vischioso (SOL).
Per reazione con il calcio si forma un sale insolubile dell’acido alginico, l’alginato di
calcio, e l’idro-colloide si trasforma irreversibilmente dalla forma di SOL a quella di GEL.
La massa gelatinosa ottenuta ha caratteristiche elastiche.
SOL  GEL
Alginato di sodio o di + calcio Alginato di calcio insolubile
potassio solubili (liberato dal gesso)
materiale deformabile materiale con elevate
plasticamente per raccogliere caratteristiche elastiche
l’impronta

Gli alginati sono venduti sotto forma di polvere da miscelare con acqua distillata 14. La
polvere è costituita da:

13
L’acido alginico è un polisaccaride (polimero naturale) ottenibile per policondensazione dell’acido
mannuronico
14
In base alle norme ISO, gli alginati si suddividono in:
 Tipo I (fast) – a indurimento rapido, tempo di indurimento massimo di tre minuti a 32°C
 Tipo II (regular) – a indurimento normale; tempo di indurimento fra tre e cinque minuti a 32°C
18
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

%
15 – 20 Alginato solubile ( di sodio o di potassio)
10 -16 Sale di calcio solubile in acqua (solitamente solfato di calcio biidrato) in
grado di reagire con l’alginato solubile per formare un alginato insolubile.
2–5 Ritardante di presa (fosfato trisodico o carbonato di sodio)
60 – 70 Riempitivo (terra di diatomee) conferisce forza alla miscela
accelerante per la presa del gesso (utilizzato come materiale per lo sviluppo
dell’impronta), solitamente solfato di potassio.
Indicatori, aromatizzanti, ecc.

Vediamo di seguito i principali pregi e difetti degli alginati.


Gli alginati sono i materiali da impronta più utilizzati, in quanto:
 sono di semplice utilizzo (sono facili da manipolare richiedono un’attrezzatura
molto semplice)
 sono elastici
 presentano una buona precisione
 hanno un costo modesto
Gli inconvenienti degli alginati sono:
 scarsa stabilità dimensionale. Tendono a perdere facilmente acqua e a contrarsi. è
necessario sviluppare rapidamente l’impronta.
 meno precisi degli agar e degli elastomeri, che sono più adatti per rilevare i
dettagli necessari per le protesi parziali fisse.
 l’impossibilità di eseguire la galvanoplastica delle impronte
6. Gli elastomeri
I materiali da impronta a base di elastomeri passano irreversibilmente dallo stato pastoso
allo stato elastico grazie ad una reazione di polimerizzazione.
Gli elastomeri sono cioè dei polimeri, classificabili in base al tipo di polimerizzazione 15
con cui sono ottenuti
 polimeri per condensazione – la reazione di polimerizzazione avviene con
liberazione di molecole di altre sostanze (alcol, acqua, …). Ciò comporta una
maggiore instabilità in volume del polimero ottenuto.
 polimeri per addizione – la reazione di polimerizzazione avviene senza liberazione di
altre sostanze. Ciò assicura una discreta stabilità di volume.

15
La reazione di polimerizzazione è una reazione in cui un numero anche molto elevato di molecole di
monomero, si uniscono a formare una macromolecola di polimero.
«Polimerizzazione Processo di sintesi di un polimero a partire dai monomeri costituenti. Esistono essenzialmente
due tipi di polimerizzazione, diversi a seconda della struttura chimica dei monomeri di partenza: la poliaddizione
e la policondensazione. La prima è una reazione a catena molto rapida; comporta l’unione di specie chimiche
contenenti doppi o tripli legami e avviene senza l’eliminazione di prodotti secondari. La seconda è una reazione
chimica più lenta, che invece avviene con eliminazione di prodotti secondari, principalmente acqua. Esempi di
polimeri ottenuti per poliaddizione sono polietilene e polipropilene; i poliesteri, le poliammidi e i poliuretani
sono esempi di polimeri ottenuti per policondensazione.»

19
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Gli elastomeri per condensazione danno maggiori problemi, in quanto dotati di minor
stabilità di volume e per la possibilità di formazione di bolle all’interno della massa,
causati dalla liberazione di sostanze durante la polimerizzazione stessa.
Gli elastomeri, in base al loro grado di fluidità (viscosità), ottenuto dosando i riempitivi,
sono classificati in quattro categorie:
 Tipo 0 – viscosità molto alta (putty)
 Tipo 1 - alta viscosità (heavy)
 Tipo 2 - media viscosità (regular)
 Tipo 3 bassa viscosità (light body)
Gli elastomeri da impronta sono destinati a specifici impieghi in base alla viscosità che essi
presentano dopo la miscelazione dei componenti.
I materiali a bassa viscosità vengono impiegati mediante siringa iniettandoli attorno ai denti
preparati, o generalmente come materiali correttivi sfruttando il supporto offertogli da un’impronta
con un materiale a viscosità più elevata (impronta singola con formulato doppio16 oppure
impronta doppia con formulato doppio17).
I materiali a media e ad alta viscosità possono essere impiegati da soli per rilevare impronte
complete tramite appositi portaimpronta individuali (impronta singola con formulato singolo), o
come si è detto in combinazione con materiali a bassa viscosità (impronta singola con formulato
doppio).
I materiali a viscosità molto alta vengono impiegati per rilevare impronte preliminari, che
fungeranno quindi da portaimpronta individuali per rilevare le impronte finali con materiali a
viscosità più bassa (impronta doppia con formulato doppio).
Gli elastomeri da impronta possono essere considerati dei materiali da impronta di tipo universale,
in grado cioè di rilevare svariati tipi di impronte nel cavo orale dei pazienti. In genere, la
principale limitazione al loro impiego risiede nel loro costo elevato, e pertanto non vengono
generalmente impiegati in quei casi nei quali siano richieste elevate quantità di materiale e sia
possibile utilizzare materiali aventi un costo più contenuto e in grado di fornire ugualmente dei
risultati soddisfacenti Essi, pertanto, vengono principalmente ed estesamente impiegati per il
rilevamento di impronte per la costruzione di protesi fisse, mentre per gli altri tipi di impronta si
preferiscono i più economici alginati.
Attualmente sono tre i tipi di elastomeri maggiormente utilizzati:
 polisolfuri (polimeri per condensazione): tre gradi (bassa/media/alta viscosità)
 polieteri (polimeri per addizione): due gradi (bassa/media)
 polivinilsilossani o siliconi per addizione (polimeri per addizione): quattro gradi
(bassa/media/alta/molto alta).
6.1. Polisolfuri
Sono ottenuti per polimerizzazione per condensazione, di formano cioè prodotti secondari
(tra i quali l'acqua), con conseguente ritiro dell'impronta, che si protrae per parecchie ore
dopo la sua estrazione dalla bocca del paziente.

16
Nell'impronta singola con formulato doppio, il materiale a bassa viscosità viene applicato direttamente sui
denti, dove è richiesta una maggiore precisione, mediante siringa. Nel porta-impronte viene inserito il materiale a
viscosità più alta. Durante la presa dell'impronta i due materiali si saldano.
17
Nell'impronta doppia con formulato doppio, viene dapprima eseguita un'impronta preliminare con un materiale
a viscosità molto alta. L'impronta ottenuta viene utilizzata come porta-impronte individuale per una seconda
impronta in cui si utilizza un materiale a viscosità bassa, in particolare nelle zone dove è richiesta la massima
precisione.
20
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 hanno comunque una buona stabilità in volume se si usano con portaimpronte


forato.
 sono i più economici tra gli elastomeri
I principali difetti dei polisolfuri sono:
 scarsa memoria elastica
 idrofobia
 odore e sapore sgradevoli (appartengono alla categoria dei mercaptani: le
sostanze che impartiscono il caratteristico odore alle uova marce)

6.2. Polieteri
Sono un materiale da impronta idrofilo che polimerizza per addizione. Superiore ai
materiali precedenti (idro-colloidi, polisolfuri) sia per le proprietà meccaniche sia per
l’assenza quasi totale di contrazione.
Pregi:
 precisione nella riproduzione dei dettagli grazie alla idrofilia e alla stabilità
dimensionale.
 ottima rigidità.
Difetti:
 effetto ventosa che rende difficile il distacco
 biocompatibilità non eccellente (cito-tossicità per alcuni dei suoi componenti)
6.3. Polivinilsilossani (siliconi per addizione)
Sono polimeri per addizione (agli inizi degli anni cinquanta erano stati introdotti dei
siliconi per condensazione: siliconi tipo C).
Pregi:
 stabilità dimensionale
 ottima biocompatibilità
 buona rigidità.
Difetti:
 idrofobo, ma ne esistono addizionati di tensioattivi per migliorarne la bagnabilità
 sono costosi
7. I migliori materiali da impronta disponibili
Fra i tanti materiali disponibili gli unici due che possiedono un alto numero delle
caratteristiche ideali specificamente richieste per gli impianti sono i siliconi per addizione
o polivinilsilossani e i polieteri.
Nei primi la polimerizzazione avviene per unione diretta delle macromolecole siliconiche,
che formano un reticolo tridimensionale, senza liberazione di sostanze secondarie, la quale
avviene invece nei siliconi per condensazione (per cui è possibile la formazione di bolle o
l'incompletezza della reazione di presa).
8. La disinfezione delle impronte

21
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le impronte devono essere disinfettate per minimizzare i pericoli di trasmissione di


malattie infettive dal paziente al dentista e agli odontotecnici.
Tutte le impronte, appena estratte dalla bocca, devono essere risciacquate accuratamente,
quindi disinfettate.
I disinfettanti e i processi di disinfezione non devono danneggiare l'impronta e, pertanto,
dipendono dal tipo di materiale impiegato.
9. I materiali da duplicazione
Quando si rende necessaria la duplicazione del modello, si adoperano i materiali da
duplicazione. I principali sono:
 Idrocolloidi
I materiali più utilizzati per la duplicazione dell’impronta sono idrocolloidi reversibili a
base di agar - agar
 Elastomeri
Si utilizzano prevalentemente polivinilsilossani e polieteri
 Gel organici termoplastici a base di policloruro di vinile (PVC)

Bibliografia
 F.Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin 1996. pp. 861 - 926

 Infodent 6-7/2006, Polieteri e polisolfuri


 Infodent 5/2005 – Siliconi per addizione
 http://www.amicidibrugg.it/default.asp
 http://www.iss.it/binary/publ/publi/0133.1125667558.pdf
<

22
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

I materiali per lo sviluppo dell’impronta

Percorso base

1. I materiali per lo sviluppo dell’impronta sono i materiali con cui si realizza il modello, a
partire dall’impronta.
I principali materiali per lo sviluppo dell’impronta sono:
 gessi
 materiali metallici
 resine18
 refrattari19,20
2. I gessi
Il gesso è di gran lunga il materiale più utilizzato per lo sviluppo dell’impronta e per la
realizzazione del modello.
tipo formula chimica densità (g/cm3) Solubilità (g/100g di soluzione)
Gesso naturale CaSO4·2H2O 2,31 0,21

Gesso semi-  CaSO4·1/2H2O 2,75 0,67


idrato  CaSO4·1/2H2O 2,63 0,88
Anidrite III CaSO4 2,58 si converte in semi-idrato
Anidrite II CaSO4 2,97 0,27

Tabella 1 - Caratteristiche principali tipi di gesso


2.1. La cottura del gesso
La materia prima da cui si parte è la pietra da gesso (gesso naturale, costituito da
solfato di calcio bi-idrato CaSO4·2H2O). Il tipo di prodotto che si ottiene dipende
dalle condizioni in cui avviene la cottura, principalmente la temperatura.
La cottura della pietra da gesso a temperature comprese tra 110°C e 130°C,
all’aperto, porta alla formazione del solfato di calcio semi-idrato nella forma :
t =120 ° all ' aperto
CaSO 4 ∘2 H 2 O → βCaSO 4 ∘1/
2 H 2O
La cottura della pietra da gesso alla stessa temperatura, ma in autoclave, porta alla
formazione di cristalli di maggiori dimensioni di solfato di calcio semi-idrato.
Benché non vi sia nessuna differenza strutturale (al di là della dimensione dei
cristalli), questo prodotto è indicato come forma 

18
Le resine impiegabili per la realizzazione di modelli sono resine epossidiche. Il loro impiego a questo scopo è
abbastanza raro.
19
Per corone a giacca in ceramica integrale. Dopo la cottura della porcellana il moncone in refrattario viene
eliminato con sabbiatura.
20
Anche i modelli per gli scheletrati sono realizzati in refrattario: essi vanno inseriti insieme al modellato in cera
all'interno dell'apposito cilindro e inglobato nel materiale da rivestimento. Il modellato dello scheletrato è troppo
grande e si deformerebbe se fosse staccato dal modello per il posizionamento all'interno del cilindro.
23
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

t =120° autoclave
CaSO 4 ∘2 H 2 O → α CaSO 4 ∘1 /
2 H 2O
La cottura in recipiente chiuso (autoclave), ma in presenza di una soluzione al 30%
di cloruro di calcio, consente di ottenere un solfato di calcio semi-idrato alfa molto
più denso e compatto, detto  modificato Per cotture a temperature superiori si
ottengono gessi idraulici di impiego non dentale21.
2.2. Presa e indurimento del gesso
Il gesso semi-idrato nelle forme ,  e  modificato è un materiale idraulico. Esso
cioè, macinato e impastato con acqua fa presa e indurisce22. Durante la presa e
l’indurimento esso si ritrasforma in solfato di calcio biidrato (cioè lo stesso composto
che costituisce la pietra da gesso).

I solfati di sodio e di potassio accelerano il processo di presa (anche la presenza di


CaSO4·2H2O che funge da nucleo di accrescimento dei cristalli, accelera la presa).
Invece l’amido, la colla di pesce, ecc., fungono da ritardanti della presa.
La resistenza meccanica del manufatto ottenuto dipende dalla microstruttura del
solido. Quest’ultima, a sua volta è influenzata dalla quantità di acqua di impasto
utilizzata: una notevole quantità di acqua libera che può evaporare, infatti,
diminuisce notevolmente le proprietà meccaniche (vedi tabella).
Rapporto in massa tipo di semi – idrato Resistenza a compressione
acqua/semi-idrato (N/mm2)
0,186 23  CaSO4·1/2H2O 31,9
0,186 24  CaSO4·1/2H2O 30,4
0,450  CaSO4·1/2H2O 18,1
0,600  CaSO4·1/2H2O 16,4
0,800  CaSO4·1/2H2O 11,3

Tabella 2 - Resistenza del gesso in funzione della quantità di acqua di impasto


2.3. La classificazione dei gessi dentali per tipologia di impiego

21
La cottura a temperature superiori a 180°C porta ad ulteriore perdita di acqua di cristallizzazione, con
formazione di solfato di calcio anidro (anidrite III). L’anidrite ha proprietà idrauliche, ma il suo tempo di presa è
notevolmente più lento rispetto al solfato di calcio semi-idrato. L’anidrite III è solitamente usato per i gessi da
intonaco.
t ⩾180°
CaSO 4 ∘2 H 2 O → CaSO 4 (
Anidrite III )
La temperatura non deve superare i 300°C; in caso contrario si forma una anidrite di diversa struttura cristallina
(anidrite II), più compatta, che non è più in grado di far presa con l’acqua (gesso bruciato)
Il gesso semi-idrato, sia nella forma  sia nella forma , è molto più solubile del solfato di calcio bi-idrato
22

(vedi tabella).
Quando lo si impasta con acqua si forma una soluzione satura rispetto al CaSO 4·1/2H2O, ma soprasatura rispetto
al CaSO4·2H2O. Di conseguenza, precipita il solfato di calcio bi-idrato, sotto forma di cristalli aghiformi
intrecciati che danno consistenza e resistenza al manufatto.
La soluzione è mantenuta satura dal solfato di calcio semi-idrato che continua a sciogliersi.
23
Questa è la quantità stechiometrica, cioè la quantità minima indispensabile per la reazione di idratazione da
semi-idrato a bi-idrato.
24
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

I gessi impiegati come materiali dentali sono stati classificati dalla ADA (e dalla ISO,
norma n° 6873) in quattro categorie24,25
 Tipo 1 – gesso tenero per impronte – Questi gessi sono utilizzati per eseguire
impronte nel cavo orale del paziente. Sono gessi che richiedono la maggiore
quantità di acqua per la loro miscelazione e pertanto dopo la presa sono i meno
resistenti.
 Tipo 2 – gesso tenero per modelli – Questi gessi sono impiegati principalmente
per la costruzione di modelli di studio. Essi sono impiegati anche per il
montaggio dei modelli in articolatore, e mescolati con gesso duro, per la
preparazione delle forme nelle muffole per la formatura delle resine per protesi
totali e per protesi parziali rimovibili; per questi scopi, comunque, sono
disponibili anche gessi appositi. Richiedono una quantità di acqua minore dei
precedenti e, pertanto, dopo la presa sono più resistenti.
 Tipo 3 – gesso duro – Questi gessi sono impiegati principalmente per la
costruzione di modelli utilizzati per realizzare protesi totali e protesi parziali
rimovibili in resina, apparecchi ortodontici, placche-base ecc. Richiedono una
quantità di acqua notevolmente minore dei precedenti e dopo la presa sono
pertanto più resistenti.
 Tipo 4 – gesso extra – duro – Questi gessi sono impiegati principalmente per la
costruzione di modelli utilizzati per la realizzazione di protesi fisse, di protesi
combinate, e di protesi parziali rimovibili. Sono i gessi che richiedono la minore
quantità di acqua di tutti e risultano pertanto i più resistenti dopo la presa.

Tipo Denominazione Tipo di semi-idrato Impiego


I Impression plaster  CaSO4·1/2H2O Impronta
II Plaster  CaSO4·1/2H2O Modelli (di studio)
III Stone  CaSO4·1/2H2O Modelli (per protesi mobile in
resina – apparecchi ortodontici)
IV Extra - stone  CaSO4·1/2H2O Modelli (per protesi fisse,
combinate, parziali rimovibili)
(modificato)

Tabella 3 - Caratteristiche principali dei gessi dentali


2.4. Tempo di lavorabilità e tempo di presa
Nel processo di presa ed indurimento del gesso si distinguono un tempo di
lavorabilità ed un tempo di presa. Il tempo di lavorabilità è il tempo entro cui il gesso
può essere lavorato, a partire dal momento in cui viene miscelato. Il tempo di
lavorabilità è una frazione del tempo iniziale di presa (vedi esempio riportato negli
approfondimenti)
 tempo di presa iniziale – è il limite di lavorabilità della miscela; la massa
assume un grado di consistenza tale da non poter essere più manipolato. Entro
questo tempo il gesso per modelli deve essere lavorato e colato.

24
Infodent 11/2007 p.38 (miscelatori_gesso.pdf )
25
L’opuscolo Gessi dentali (file: gessi.pdf) dell’industria Zingardi, facendo riferimento alla normativa
ISO/FDIS(E) 6873: 1997, riporta anche un:
Tipo 5 – gesso extra – duro con elevata espansione – per monconi, ma con una espansione più elevata.
25
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 tempo di presa finale – è il tempo necessario affinché il gesso indurisca


completamente. Trascorso questo tempo, il manufatto può essere utilizzato per le
lavorazioni previste. Il tempo finale di presa per i gessi da modello è di circa 10
minuti. Tuttavia, in genere è opportuno attendere 40 – 60 minuti prima di
procedere alla separazione del modello dall’impronta.
Le norme ISO stabiliscono un tempo di presa finale di 4 minuti per i gessi da
impronta e di 10 minuti per i gessi per lo sviluppo dell’impronta.
2.5. Determinazione del tempo di presa.
Il tempo di presa è il tempo che trascorre tra l’inizio della miscelazione e l’istante in
cui un ago non penetra più all’interno dell’impasto.
In base al diametro dell’ago utilizzato ed al carico ad esso applicato, possiamo
distinguere tre prove:
Misura Diametro ago (mm) Carico (g)
tempo iniziale (Gillmore) 2,1 113,4
tempo finale (Gillmore) 1,05 453,6
tempo finale (Vicat) 1 300

2.6. Controllo del tempo di presa


Per regolare il tempo di presa, i produttori di gessi possono agire sui seguenti fattori:
 grado di finezza del gesso – il tempo di presa diminuisce all’aumentare della
finezza;
 rapporto acqua/gesso – il tempo di presa aumenta al diminuire della percentuale
di acqua impiegata.
 metodo di miscelazione –
 temperatura dell’acqua – fino a 37°C il tempo di presa diminuisce (la presa è più
veloce), dai 37°C ai 100°C la presa rallenta progressivamente (il tempo di presa
aumenta).
 uso di additivi:
o acceleranti – (es. K2SO4, CaSO4·2H2O)26
o ritardanti – (es. H3BO3), colloidi (ad esempio agar e alginati).
2.7. Resistenza a compressione dei gessi
La prova principale eseguita sui gessi per valutarne le caratteristiche meccaniche è la
prova a compressione. Alla resistenza a compressione sono infatti legate anche la
durezza e la resistenza all’abrasione.
La resistenza a compressione viene misurata sia ad umido (a fine tempo di presa), sia
a secco (quando il materiale è completamente asciugato, dopo 24 – 48 ore )

26
«La presenza di una certa quantità di bi-idrato, (che può essere aggiunta o può essere già presenta a causa di
cottura incompleta) produce una notevole azione di accelerazione. Il bi-idrato già presente si comporta infatti da
germi di cristallizzazione, rendendo più veloce il processo di nucleazione»
[gesso, in Enciclopedia delle Chimica, USES, p.114]
26
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Tabella 4 - Resistenza a umido e a secco dei gessi

Resistenza a
Tipo di gesso compressione (N/mm2)
a umido a secco
tenero  CaSO4·1/2H2O 14,4 23,1
duro  CaSO4·1/2H2O 25 63,1
extra duro  CaSO4·1/2H2O modificato 44,5 88,1

Come si può notare, la resistenza a compressione a secco è notevolmente superiore a


quella a umido.
Approfondimento: Esempio di una scheda tecnica di gesso tipo IV27
Gesso extra duro tipo IV, conforme alle norme ISO 6873, addizionato con resine sintetiche
Caratteristiche tecniche:

Colori disponibili: avorio, albicocca, grigio

Rapporto di miscelazione: 20 ml. di H2O x 100 g. di polvere

Tempo di miscelazione: manuale 60 sec miscelatore 30 sec

Tempo di lavorazione: 7-8 min

Tempo di presa iniziale: 8-9 min

Tempo di presa finale: 10-12 min (Vicat)

Espansione di presa (2 h.): 0,06%

Resistenza alla compressione a secco: 49 - 50 Mpa

Bibliografia
 Gesso, in Enciclopedia della chimica, USES, pp. 112 – 114
 Infodent 11/2007 – Una miscelazione perfetta. Miscelatori per gesso a confronto
 ZETA Industria Zingardi, Gessi dentali (file gessi.pdf) http://www.zingardi.com/catalogo/index.htm
<

27
http://www.zingardi.com/catalogo/gessi/prodotti/resingyps.htm
27
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

I metalli

Percorso base

1. Le caratteristiche metalliche
I metalli sono elementi distinguibili dagli altri per le seguenti caratteristiche
(caratteristiche metalliche ):
o Duttilità (ductility) (facilità di riduzione in fili)28;
o Malleabilità (facilità di riduzione in lamine);
o Lucentezza metallica;
o Sonorità metallica;
o Elevata conducibilità termica (high thermal conductivity);
o Elevata conducibilità elettrica (high electrical conductivity).
2. Classificazione dei metalli in base alla loro reattività
In base alla loro reattività, i metalli possono essere classificati in nobili e non nobili:
o i metalli nobili (noble metals) sono scarsamente reattivi, in particolare non
reagiscono con l'ossigeno, con le sostanze normalmente presenti nei cibi e con i
tessuti e i liquidi fisiologici della bocca. A causa della loro scarsa reattività è
possibile trovarli come tali in natura. I metalli nobili di maggior impiego in campo
odontotecnico sono oro (Au), platino (Pt), palladio (Pd) e, come microalleganti 29,
iridio (Ir) e rutenio (Ru);
o i metalli non - nobili (detti anche comuni o vili) sono metalli che reagiscono con
l’ossigeno, con alcune sostanze presenti nei cibi e nei tessuti e liquidi fisiologici
della bocca. A causa della loro reattività, non esistono come tali in natura, ma
devono essere estratti dai loro minerali con un processo metallurgico. I metalli non
nobili di maggior impiego in campo odontotecnico sono cobalto (Co), nichel (Ni),
cromo (Cr), titanio (Ti), argento (Ag) e rame (Cu). I metalli non nobili, in base alle
caratteristiche dell'ossido che si forma sulla loro superficie, possono essere
suddivisi in:
o metalli che si passivano, come il cromo, l'alluminio, il titanio, ...
o metalli che non si passivano, come il cobalto, il nichel, il rame, il ferro, ...
La passivazione consiste nella formazione di uno strato superficiale sottile e coerente
(compatto) di ossido che protegge il metallo (o la lega) sottostante dalla ulteriore
ossidazione.
Questo strato di ossido è più resistente del metallo stesso all'attacco di altre sostanze.
L'effetto della passivazione è quindi quello di rendere il metallo più inerte.
28
La duttilità e la malleabilità, aspetti della plasticità, sono importanti perché consentono la realizzazione di
manufatti mediante deformazione plastica del metallo. I lingotti di metallo (o della lega), ottenuti dal minerale
mediante il processo metallurgico, possono essere deformati plasticamente, a caldo o a freddo, per produrre
semilavorati: lamiere o fili. Le lamiere e i fili possono essere poi lavorati ulteriormente, per deformazione
plastica, per ottenere i manufatti finiti (per esempio: ganci e fili ortodontici, in campo dentale).
29
I microalleganti sono detti anche affinatori di grano o agenti nucleanti.
28
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

3. Scala di reattività dei metalli (potenziali di riduzione)


I metalli, quando reagiscono, si trasformano nei corrispondenti ioni positivi (processo di
ossidazione): la loro reattività è quindi misurata dai rispettivi potenziali di riduzione
(processo inverso alla ossidazione): i metalli con il potenziale di riduzione più alto sono i
più nobili (meno reattivi), quelli con il potenziale di riduzione più basso sono i meno
nobili (più reattivi).
4. La struttura microscopica
I metalli allo stato solido hanno una struttura cristallina, in cui le posizioni reticolari sono
occupate dagli ioni positivi del metallo, tenuti insieme dal legame metallico30,31.
Il legame metallico: il legame metallico è la forza attrattiva di natura elettrica la nube
elettronica, costituita dagli elettroni di valenza, e gli ioni positivi del metallo.
I solidi metallici sono caratterizzati da una struttura policristallina, con i singoli cristalli
orientati, di norma, a caso, senza una direzione preferenziale.

Illustrazione 1: Struttura policristallina


(Stefano Troncia – 4C Odo 2013-14)
La dimensione dei grani dipende, tra gli altri fattori, dalla velocità di cristallizzazione dalla
fase liquida.

Bibliografia
 Wikipedia - Metallo

<

30
Il legame metallico è un tipo particolare di legame chimico. Il legame chimico: il legame chimico è una forza
attrattiva di natura elettrica che tiene uniti gli atomi o gli ioni, in una molecola o in un cristallo
31
Metalli: strutture compatte di ioni metallici sono avvolte a una nuvola di elettroni delocalizzati che li tiene
legati insieme. [Cotton, Wilkinson – p.49]
29
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le leghe

Percorso base

1. Le leghe (alloys)
Le leghe32 sono miscugli solidi con caratteristiche metalliche. Il componente più
importante è un metallo (metallo base), gli altri componenti (alleganti) possono essere sia
metalli sia non metalli. Il carbonio negli acciai è un esempio di non metallo utilizzato
come allegante.
2. Materiali metallici e loro caratteristiche fondamentali
I metalli e le leghe nel loro complesso costituiscono i materiali metallici: essi sono,
insieme ai materiali plastici (polimeri) e ai materiali ceramici, una delle tre categorie
fondamentali di materiali. Le loro caratteristiche principali sono le seguenti:
• densità (2,50 – 22,00 g/cm 3) – la densità è alta, superiore a quella degli altri tipi di
materiali. Ciò costituisce un difetto, perché le protesi sono pesanti e possono creare
fastidi al paziente e problemi di stabilità se inserite nell’arcata superiore;
• conducibilità termica – elevata: ciò costituisce un difetto, perché espone i tessuti
sottostanti a sbalzi termici in caso di assunzione di cibi e bevande molto freddi o
molto caldi, con sensazioni di fastidio o dolore;
• conducibilità elettrica – alta; quindi questi materiali sono soggetti a corrosione
elettrochimica, in caso di presenza di materiali di tipo o concentrazione diversa;
• proprietà ottiche – i materiali metallici sono lucenti, caratteristica che non può essere
modificata. Ciò non consente di adeguare l’aspetto a quello del tessuto naturale
sostituito, quindi le proprietà estetiche sono molto ridotte o nulle;
• proprietà chimiche – i materiali metallici possono essere poco reattivi (nobili) o
reattivi (non nobili); questi ultimi a loro volta, possono essere classificati in passivabili
o non passivabili. Solo i materiali metallici nobili o quelli passivabili, per la loro
ridotta reattività, possono essere impiegati come materiali per protesi. In ogni caso i
materiali metallici sono la categoria di materiali più reattiva: questo costituisce un
difetto per le possibili alterazioni e per la cessione di ioni metallici che sono alla base
di problemi riguardanti la biocompatibilità.
• costo – i materiali metallici, in particolare quelli con elevato contenuto di metalli
nobili, sono abbastanza costosi;
• proprietà meccaniche – la resistenza a trazione, flessione e compressione e la durezza
sono elevate. Sono i materiali obbligati quando devono essere realizzate protesi che
debbano sopportare elevate tensioni durante il loro impiego.

32
alloy
[al′oi]
Etymology: Fr, aloyer, to combine metals
a mixture of two or more metals or of substances with metallic properties. Most alloys are formed by mixing molten metals
that dissolve in each other. A number of alloys have medical applications, such as those used for prostheses and in dental
amalgams.
( http://medical-dictionary.thefreedictionary.com/alloy )
30
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

• biocompatibilità media – i materiali metallici sono i materiali meno biocompatibili.


Tra i materiali di impiego dentale, quelli contenenti nichel sono i più problematici al
riguardo.
3. Produzione delle leghe
Le leghe sono ottenute quasi sempre per mescolamento allo stato fuso dei componenti e
successivo raffreddamento. In alcuni casi particolari le leghe possono essere ottenute per
sinterizzazione.
«Con il termine sinterizzazione si indica un processo mediante il quale polveri ceramiche
o metalliche vengono agglomerate assieme mediante opportuni riscaldamenti a
temperature inferiori di quelle di fusione. La sinterizzazione è uno dei più antichi metodi
impiegati per produrre oggetti metallici o ceramici partendo da delle polveri, ed essa
sfrutta fenomeni diffusivi che si verificano ad alta temperatura tra le particelle a contatto
tra loro.»33
Una variante innovativa della sinterizzazione si basa sull'utilizzo del laser: il manufatto
viene realizzato strato per strato, disponendo ogni volta un leggerissimo strato di polveri
che viene sinterizzato mediante un laser. Il processo è guidato da un computer (tecnologia
CAD/CAM)34.
4. Caratteristiche delle leghe
Le leghe si differenziano dai metalli in esse contenuti per alcune caratteristiche: sono
generalmente più dure e resistenti ma anche più fragili. Alcuni alleganti sono impiegati
per ottenere leghe più resistenti alla corrosione rispetto al metallo base. Un tipico esempio
di questo utilizzo è dato dal cromo, che rende inossidabile l'acciaio e le leghe dentali non
nobili a base di nichel o di cobalto.
Le leghe in alcuni casi sono più facilmente lavorabili: è il caso di molte leghe da colata
che hanno un temperatura di fusione più bassa rispetto ai componenti la lega stessa. Ad
esempio, le leghe auree da colata, presentano una temperatura di fusione di 100 - 200 °C
inferiore a quella dell'oro puro.
5. Classificazione delle leghe in base al numero dei componenti
Le leghe possono essere classificate in base al numero dei componenti in: binarie, ternarie,
ecc. Ad esempio, l'acciaio comune è una lega binaria di ferro e carbonio; l'acciaio inox
18/10 è una lega quaternaria di ferro, cromo, nichel e carbonio.

6. Classificazione delle leghe in base al numero delle fasi


Le leghe possono essere classificate in base al numero delle fasi in: monofasiche,
bifasiche, ecc. Ricordiamo che:
Una fase è una porzione di materia che ha caratteristiche chimiche e fisiche identiche in
ogni suo punto.
Le leghe, analogamente ai metalli, hanno una struttura policristallina, a grani. Le leghe
monofasiche sono soluzioni solide costituite da molti cristalli, ma tutti di un solo tipo. Le
leghe costituite da due o più fasi sono invece miscugli eterogenei, in cui sono presenti
cristalli di tipo diverso (un tipo per ogni fase). Ciascuna fase è una soluzione solida.
7. Struttura microscopica delle leghe

33
Simionato, Scienza dei materiali dentali, vol I, p. 89
34
Un esempio di questa lavorazione è riportato nell'opuscolo
http://www.nobilmetal.it/english/pages/Depliant_Sinergia/SINERGIA_dentist_patient_ita.pdf
31
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Illustrazione 2: Illustrazione 3:
Struttura di una Struttura di
lega monofasica una lega
bifasica
Leghe costituite da una sola fase
In base alla loro struttura microscopica, le leghe costituite da una sola fase possono essere
classificate in soluzioni solide di sostituzione e soluzioni solide interstiziali: il tipo di
struttura dipende essenzialmente dalle dimensioni relative delle particelle del solvente e
del soluto.

• Soluzioni solide interstiziali


In esse le particelle del soluto (atomi, molecole o ioni, a seconda dei casi), si dispongono
negli spazi vuoti (interstizi) del reticolo cristallino del metallo base. Questo è possibile
solo se le particelle del soluto sono abbastanza piccole rispetto a quelle del solvente. Per
esempio, nelle leghe metalliche il diametro dell’atomo del soluto deve essere inferiore a
0,6 volte quello dell’atomo del metallo solvente. Man mano che le sostanze incluse si
accumulano, la stabilità del reticolo del solvente diminuisce. Per questo motivo la
concentrazione del soluto non può superare un certo limite, cioè si verifica la solubilità o
miscibilità parziale. Ad esempio, negli acciai quando la concentrazione del carbonio
supera il 2% inizia a formarsi una seconda fase.

Disegno 1: Soluzione solida interstiziale

• Soluzioni solide di sostituzione

In queste soluzioni gli atomi o gli ioni del soluto occupano i nodi del reticolo cristallino al
posto di altrettanti atomi o ioni del solvente. È molto importante per la formazione di
queste soluzioni solide che le strutture cristalline di soluto e solvente siano
sufficientemente vicine e che il raggio degli atomi o degli ioni dei componenti non
differisca di molto35. In queste condizioni la sostituzione non porta a tensioni eccessive del
reticolo cristallino e possono aversi soluzioni solide stabili di qualsiasi composizione.
Questo significa che i componenti di una miscela binaria possono essere completamente
35
I dati relativi alle strutture cristalline dei metalli di maggior impiego in odontotecnica sono riportati
nell’appendice, alla fine del presente capitolo.
32
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

miscibili, e che si possono ottenere una serie continua di soluzioni solide dallo 0% al
100% di ciascuno dei componenti.

Disegno 2: Soluzione solida di sostituzione


Deve essere sottolineato che in una soluzione solida gli atomi interstiziali o di sostituzione
sono disposti casualmente. Noi possiamo parlare della loro distribuzione uniforme solo da
un punto di vista statistico, cioè confrontando volumi contenenti un numero
sufficientemente grande di celle cristalline.
8. Andamento della temperatura durante la fusione dei metalli e delle leghe
Di seguito sono riportate le curve di raffreddamento di un metallo e di una lega. Esse sono
ottenute portando allo stato fuso i materiali e misurando la temperatura ad intervalli
regolari, man mano che si raffredda.

Curva raffreddamento metallo


(componente puro)

liquido

Tf

solido

Disegno 3: Curva di raffreddamento di un metallo: temperatura costante di fusione


Come si può notare nel caso di un componente puro il passaggio dallo stato liquido allo
stato solido avviene ad una temperatura costante, caratteristica di quel componente: la sua
temperatura di fusione.

33
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Curva raffreddamento di una lega

liquido

Intervallo di fusione

solido

Disegno 4: Curva di raffreddamento di una lega: intervallo di fusione

Perché la temperatura di solidificazione di una lega non è costante?


Nel caso di una lega, la temperatura di solidificazione non rimane costante perché anche la
composizione del liquido cambia nel tempo, arricchendosi sempre di più del componente
più basso-fondente. Il passaggio di stato avviene pertanto in un certo intervallo di
temperatura. I cambiamenti di pendenza (inclinazione) delle curve di raffreddamento
consentono di individuare facilmente le temperature a cui si verificano cambiamenti di
fase: negli esempi appena discussi esse sono la temperatura di fusione del componente
puro e le temperature di inizio e fine solidificazione di una lega.
Se si prende una lega degli stessi due componenti, ma di composizione percentuale
diversa, avremo ancora una curva di riscaldamento caratterizzata da un intervallo di
fusione. Tuttavia i valori delle temperature di inizio e fine fusione saranno diversi.
9. La diffusione allo stato solido
Gli atomi e gli ioni presenti nel reticolo cristallino, sfruttando la presenza di cavità e altri
difetti reticolari, possono muoversi all'interno del cristallo anche a temperature inferiori a
quella di fusione. Questo fenomeno prende il nome di diffusione e rende possibile il
verificarsi di trasformazioni nella lega allo stato solido.
L’entità del fenomeno dipende dalla agitazione termica, che consente alle particelle di
spostarsi nel reticolo: è tanto maggiore quanto più ci si avvicina alla temperatura di
fusione. A temperatura ambiente invece essa è praticamente trascurabile.

34
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Illustrazione 4: Diffusione allo stato solido: l'agitazione termica, grazie alla presenza
di difetti reticolari, consente lo spostamento delle particelle nel cristallo

10. Fenomeni legati alla velocità di raffreddamento


Una velocità di raffreddamento lenta porta alla formazione di cristalli grandi con
composizione uniforme, mentre una velocità di raffreddamento rapida porta alla
formazione di cristalli piccoli con composizione variabile dal centro ai bordi (cristalli
zonati). Esaminiamo separatamente, uno dopo l'altro, questi due fenomeni.
• Segregazione
La segregazione è il fenomeno che si verifica quando una lega liquida,
raffreddandosi, solidifica con una composizione non uniforme, dando origine a
cristalli dal caratteristico aspetto zonato.
Quando una lega inizia a solidificare, lo fa con una composizione diversa dalla lega
liquida: infatti tenderanno a solidificare per primi i componenti con temperatura di fusione
più alta. Man mano che il cristallo si accresce, gli strati successivi saranno via via più
poveri dei componenti alto-fondenti e più ricchi di quelli basso-fondenti. Se la
cristallizzazione avviene lentamente, a causa di un raffreddamento graduale, queste
differenze di composizione tendono a scomparire, grazie alla diffusione allo stato solido.
Se invece il raffreddamento è brusco queste differenze di composizione rimangono e il
cristallo assume un caratteristico aspetto zonato (struttura a strati concentrici di diversa
composizione chimica) . Per questo motivo, l’effetto della segregazione è chiamato
zonatura.
La segregazione impartisce caratteristiche non desiderabili alla lega: essa è infatti
responsabile di una sua minore resistenza alla corrosione.
• Dimensione dei cristalli
Se la velocità di raffreddamento è rapida il materiale liquido inizia a cristallizzare in un
numero molto elevato di punti e si formano numerosi cristalli di piccole dimensioni, si
ottiene cioè un materiale a grana fine. Se invece la velocità di raffreddamento è molto
lenta, si sviluppano pochi cristalli di grandi dimensioni, si ottiene cioè un materiale a
grana grossa.

35
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

La dimensione dei cristalli è importante, perché influisce sulle caratteristiche delle leghe.
Ad essa sono legati la resistenza meccanica e la precisione di colata: le leghe a grana fine

Illustrazione 6: Struttura policristallina a grana Illustrazione 5: Struttura policristallina a grana


fine, ottenibile con raffreddamento brusco grossa, ottenibile con raffreddamento lento
sono meccanicamente più resistenti a bassa temperatura e sono più precise durante la
colata36 rispetto alle leghe a grana grossa; mentre le leghe a grana grossa sono
meccanicamente più resistenti alle alte temperature.
• Agenti nucleanti
Per le leghe odontotecniche è preferibile una grana fine (perché assicura migliori
caratteristiche meccaniche alle temperature di utilizzo delle protesi e una migliore
precisione di colata) e una composizione chimica uniforme, quindi senza segregazione.
Tuttavia non è possibile ottenere contemporaneamente entrambe queste caratteristiche
positive regolando la velocità di raffreddamento. Infatti un raffreddamento lento evita la
segregazione, ma porta alla formazione di una grana grossa; un raffreddamento rapido
porta alla formazione di una grana fine, ma provoca la segregazione.
Questa difficoltà può essere superata utilizzando i cosiddetti agenti nucleanti. Questi
ultimi sono dei metalli, alto-fondenti e poco solubili nel metallo base, che hanno la
capacità di favorire la formazione di cristalli di piccole dimensioni, anche in
condizioni di raffreddamento lento. Gli agenti nucleanti (che favoriscono cioè la
formazione di molti nuclei di cristallizzazione) sono chiamati anche affinatori di grano
(perché appunto portano alla formazione di cristalli più fini, di dimensioni minori) o
ancora microalleganti (perché sono alleganti presenti in quantità molto piccola).
Un esempio di agenti nucleanti è dato dai metalli iridio e rutenio, utilizzati come agenti
nucleanti delle leghe nobili (in particolare per metallo-ceramica) e il molibdeno37, usato
con funzione analoga nelle leghe non nobili.

11.Trattamenti termici delle leghe


Si definisce trattamento termico «ogni operazione o successione di operazioni mediante le
quali una lega o un metallo vengono assoggettati, al di sotto del punto o dell’intervallo di
fusione e in ambiente di natura determinata, ad uno o più cicli termici nell’intento di
impartire loro determinate proprietà» [Norme UNI, tab. 3354/70].
Un ciclo termico consiste di tre operazioni fondamentali:
 riscaldamento del materiale in un ambiente di caratteristiche opportune;

36
La maggiore precisione è dovuta al fatto che la formazione di cristalli di piccole dimensioni consente di
riprodurre più fedelmente la forma dello stampo in cui viene colata la lega.
37
Le temperature di fusione di iridio, rutenio e molibdeno sono rispettivamente 2453°C, 2462°C e 2623°C.
36
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 mantenimento dello stesso in tale ambiente ad una temperatura definita per un tempo
prefissato;
 raffreddamento con velocità opportuna, per lo più fino a temperatura ambiente.
Nell’intervallo di temperatura in cui viene effettuato il ciclo, il materiale metallico subisce
trasformazioni allo stato solido (trasformazioni di fase o variazione di solubilità) che è
possibile controllare agendo sulla velocità di raffreddamento. Pertanto, un trattamento
termico ha lo scopo di conferire al materiale metallico la struttura alle quali corrispondono
le migliori caratteristiche meccaniche, fisiche, ecc.; tale struttura, in generale non
corrisponde a quella di equilibrio termodinamico, cioè alla struttura che si ottiene con un
raffreddamento molto lento.38

Ricottura – la ricottura è un ciclo termico che consiste:di tre fasi principali.


 riscaldamento della lega ad una temperatura opportuna (inferiore a quella di
fusione);
 mantenimento della lega alla temperatura raggiunta per un tempo opportuno;
 lento raffreddamento.
La ricottura può avere come scopo:
 l’omogeneizzazione (elimina gli effetti della segregazione);
 distensione (elimina le tensioni interne)39;
 la ricristallizzazione.
La temperatura di ricristallizzazione è la temperatura minima necessaria per ottenere la
completa ricristallizzazione del metallo in un’ora.

12. Principali impieghi di metalli e leghe in odontotecnica


Le leghe si possono suddividere in:
a) leghe per stampaggio – per la realizzazione di
o denti prestampati (ormai non si usano più)
b) leghe per fusione – in ordine di durezza e resistenza meccanica, per la realizzazione
di:
o intarsi (inlays e onlays)40
o intarsi (onlays) e corone
o corone e ponti

38
Metalli – trattamenti termici, in Enciclopedia della Chimica, USES, pag. 417
39
Sono solitamente sottoposte a questo trattamento termico le sottostrutture metalliche da ricoprire esteticamente
con la ceramica. Il ciclo termico di distensione viene eseguito prima della pulitura meccanica e della
applicazione della ceramica, solitamente alla stessa temperatura di ossidazione della lega. Essa può quindi spesso
corrispondere ad un ciclo simulato di ossidazione della lega (Simionato, vol II, pp. 833-834)
«Le parti più sottili del getto tendono a solidificare e a raffreddare più rapidamente di quelle più grosse. Inoltre la
contrazione del materiale metallico allo stato solido avviene in genere in maniera diversa da quella della forma.
Tali fenomeni tendono pertanto a generare tensioni interne nel getto, che possono essere anche di rilevante
intensità e che in genere permangono anche a temperatura ambiente.» Simionato, vol. 1, p.390
40
Gli intarsi, detti anche otturazioni, in inglese sono chiamati inlays. Le otturazioni più estese, che
comprendono anche le cuspidi si chiamano onlays.
37
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

o ponti e scheletrati
c) leghe per fili – per la realizzazione di
o ganci per protesi combinate
o apparecchi ortodontici
d) leghe per saldature – per la realizzazione di
o saldature di ponti
o saldature scheletrati (in caso di rottura)
Le saldature (o connettori rigidi), sono costituite da leghe metalliche che vengono
fuse tra i pezzi da unire (ad esempio le diverse parti di una protesi parziale fissa).
Durante la saldatura non ci deve essere fusione né modifica dei componenti da unire.
Le saldature utilizzate in odontotecnica devono essere caratterizzate da:
12.1. materiale dello stesso tipo di quello da saldare;
12.2. resistenza alla corrosione;
12.3. intervallo di fusione inferiore a quello delle superfici da saldare;
12.4. durezza equivalente a quella dei materiali metallici da unire.

Bibliografia
 Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin, vol I
 Enciclopedia della Chimica, USES.
 http://www.nobilmetal.it/pages/prodotti/problemi_soluzioni.pdf
 http://www.nobilmetal.it/index.html
 Dental alloys
<

38
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

I materiali refrattari da rivestimento

Prerequisiti:
 ;
 ;
 .
Obiettivi:
 Conoscere la composizione chimica e le proprietà fisiche dei materiali da rivestimento;
 saper controllare il comportamento dei rivestimenti durante le fasi di lavorazione;
 saper scegliere il tipo di rivestimento più idoneo al processo lavorativo da eseguire e al tipo di lega
da impiegare.
Tempo medio di svolgimento:
 ore

Percorso base

1. Introduzione
Gli impieghi principali dei materiali refrattari da rivestimento, in ambito odontotecnico,
sono i seguenti:

Con leghe
Per colata a cera persa
Realizzazione di forme Con ceramiche

Per iniezione a cera persa Con ceramiche

Per la realizzazione di corone a giacca in ceramica


Preparazione di modelli integrale
Per la modellazione degli scheletrati
Realizzazione rivestimenti
per saldature
 Tabella 5: Principali impieghi dei materiali refrattari da rivestimento

L'impiego principale dei materiali refrattari da rivestimento è la creazione dello stampo in


cui effettuare la colata della lega fusa. Con essi, infatti, si riveste il modellato in cera,
versandovi sopra il materiale allo stato fluido.
Messa in rivestimento – il procedimento tramite il quale il modellato in cera viene
racchiuso in una massa di rivestimento è detto messa in rivestimento del modellato
I materiali da rivestimento sono venduti sotto forma di polvere da miscelare con acqua
distillata o con un liquido fornito dal produttore.
2. Le caratteristiche di un buon materiale da rivestimento
 Deve dare origine a una miscela fluida facilmente colabile sui modellati (per poter
ottenere una buona precisione, riproducendo tutti i particolari).

39
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 Deve avere una resistenza alla compressione abbastanza elevata, tale da resistere
senza fratturarsi all'impatto della lega liquida durante la colata, ma non eccessiva, in
quanto a fusione ultimata deve fratturarsi facilmente per poter recuperare il manufatto
metallico senza pericolo di danneggiamento.
 Non deve decomporsi liberando gas, che si scioglierebbe nella lega liquida creando
porosità e rugosità durante la solidificazione.
 Non deve reagire o liberare sostanze in grado di reagire con la lega, modificandone le
caratteristiche.
 Deve essere poroso per consentire l'uscita dallo stampo dell'aria e di altri eventuali gas
durante la colata.
 Deve avere una espansione sufficiente a compensare la contrazione41 della lega
(compensazione del ritiro).
3. Componenti dei refrattari da rivestimento
I materiali refrattari da rivestimento contengono sempre:
 materiale refrattario – è un materiale capace di resistere alle alte temperature senza
reagire chimicamente con gli altri materiali con i quali si trova in contatto 42. Esso è
costituito solitamente da silice (biossido di silicio) sotto forma di cristalli di quarzo o
di cristobalite.
 sostanze leganti – sono le sostanze che hanno lo scopo di inglobare e legare il
materiale refrattario. Devono presentare anche loro buone caratteristiche refrattarie.
Da loro prende il nome il tipo di materiale nel suo complesso. I leganti più usati sono:
o legante gessoso
o legante fosfatico
o legante siliceo
 Additivi – sostanze aggiunte per migliorare le proprietà al fine di ottenere le
caratteristiche richieste per il materiale da rivestimento.
4. Espansione dei materiali da rivestimento
Abbiamo visto che una delle caratteristiche fondamentali dei materiali refrattari da
rivestimento è l'espansione.. Esistono due tipi fondamentali di espansione:
 espansione di presa: è l'espansione che si verifica durante la presa e indurimento del
legante presente nel materiale;
 espansione termica: è l'espansione che si verifica quando la forma viene posta nel
forno di preriscaldo, a causa dell'aumento di temperatura.
L'espansione complessiva (di presa + termica) deve essere regolata in modo tale da
compensare esattamente il ritiro della lega durante il raffreddamento.
La regolazione viene effettuata variando il rapporto liquido/polvere nella miscelazione del
materiale. Una percentuale minore di liquido provoca una espansione maggiore del
materiale. Come sarà precisato in seguito, nei rivestimenti a legante fosfatico, la
regolazione della presa si ottiene principalmente diluendo il liquido speciale (a base di
silice colloidale) fornito dal produttore.
41
La contrazione che la lega subisce passando dallo stato liquido a quello solido è compensata dall'ingresso nella
forma di nuova lega liquida. La contrazione che la lega solida subisce dalla temperatura di solidificazione a
quella ambiente deve essere compensata con una precedente espansione del rivestimento, che la compensi.
42
http://it.wikipedia.org/wiki/Materiale_refrattario
40
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5. Classificazione in base al tipo di lega da colata


In base al tipo di lega che può essere colata nella forma refrattaria, i rivestimenti si
suddividono in:
 rivestimenti per leghe d’oro da colata (per metallo integrale, metallo-resina,
scheletrati) – le temperature raggiunte sono relativamente basse, vi appartengono i
rivestimenti a legante gessoso.
 Rivestimenti per leghe ad alta temperatura di fusione- sono:
o legante fosfatico (fusione di leghe nobili e non nobili ceramizzabili e
leghe non nobili per scheletrati)
o legante siliceo (fusione di leghe non nobili per scheletrati)
o refrattari speciali per titanio (a base di ossido di magnesio e ossido di
alluminio)
6. Classificazione in base al tipo di legante
6.1. Legante gessoso
Il legante gessoso ha una temperatura massima di preriscaldo di circa 700°C. A
temperature superiori esso si decompone, liberando anidride solforosa gassosa, che
contamina la lega compromettendone le caratteristiche. Per questo motivo, i refrattari a
legante gessoso possono essere impiegati solo con leghe a bassa temperatura di fusione.
L'espansione dei rivestimenti a legante gessoso, insieme ad altre caratteristiche, dipende
dal rapporto acqua/polvere. Più pastoso è il materiale, quindi minore il rapporto
acqua/polvere, maggiore è l'espansione. Il dosaggio ottimale è fissato dal produttore e ad
esso è necessario attenersi. Per alcuni materiali in commercio è possibile una piccola
variazione dell'espansione variando leggermente i quantitativi di acqua43.

6.2. Legante fosfatico


Questi materiali resistono a temperature più elevate, con preriscaldo attorno ai 900 –
1050°C, e sono usate normalmente per colare le leghe da metallo – ceramica, sia nobili
sia non – nobili. Poiché le leghe non nobili hanno una maggiore contrazione 44 durante il
raffreddamento, bisogna aumentare opportunamente l'espansione di presa, agendo sulla
concentrazione del liquido speciale con cui si miscela il formulato in polvere. Questo
liquido speciale contiene silice colloidale e, se usato puro, garantisce la massima
espansione. Per espansioni più contenute, come nel caso delle leghe nobili, esso va diluito
con quantità appropriate di acqua distillata.
I rivestimenti a legante fosfatico si utilizzano anche per la realizzazione di modelli per la
modellazione degli scheletrati. I modellati sono messi in cilindro insieme al modello (per
evitare deformazioni del modellato stesso), inglobandoli in altro rivestimento a legane
fosfatico, per ottenere forme in cui colare le leghe non nobili per scheletrati. Questi
rivestimenti, pur essendo leggermente meno resistenti alle alte temperature rispetto a

43
Secondo le norme ISO, il legante gessoso è classificato, in base al tipo di espansione, nei seguenti tre tipi:
 Tipo I – a espansione termica – per colata di intarsi e corone (leghe auree tipo I e II)
 Tipo II – a espansione igroscopica – per colata di intarsi e corone
 Tipo III – a espansione termica – per colata di basi di protesi totali di scheletrati per protesi parziali
rimovibili.
44
Il ritiro delle leghe non nobili è di circa il 2 – 2,3%, quelle delle leghe nobili dell'1,5±0,2%
41
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

quelli a legante siliceo, sono più facili da lavorare e più precise nella riproduzione dei
particolari.
6.3. Legante siliceo
Questi materiali sono ancora più refrattari dei precedenti, sopportano temperature più
elevate e sono pertanto indicati per colare le leghe non nobili impiegate nella
realizzazione degli scheletrati (stelliti: leghe Co – Cr – Mo e leghe al Ni - Cr). I
rivestimenti a legante siliceo sono forniti sotto forma di polveri e di due o più liquidi
speciali, da dosare e miscelare in modo appropriato.
7. Rivestimenti speciali per titanio
La fusione del titanio è molto più problematica rispetto a quella di qualsiasi altra lega
dentale, in particolare perché è molto reattivo ad alta temperatura. Non possono pertanto
essere usati gli altri rivestimenti e si stanno mettendo a punto dei materiali appositi, ancora
in via di perfezionamento. I più usati attualmente sono a base d ossido di magnesio
(MgO)e di allumina (ossido di alluminio Al2O3)

Bibliografia
 Simionato, Scienza dei materiali dentali, Vol. 1, Piccin, pp.319 - 350
 Infodent 11/2004 – Refrattari sì, ma adatti allo scopo
 Infodent 5/2008 - Un legame in forma
 Industria Zingardi – Rivestimenti ad uso dentale
<

42
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le leghe nobili da colata

Percorso base

1. Leghe nobili
I principali componenti45 delle leghe nobili da colata sono i seguenti:
Metallo Simbolo Densità (g/cm3) T. fusione (°C) Colore
Oro Au 19,32 1063 giallo
Argento Ag 10,49 961 grigio
Rame Cu 8,92 1085 rosso-arancio
Platino Pt 21,45 1769 grigio
Palladio Pd 12,02 1552 grigio
Iridio Ir 22,50 2454 grigio antracite
Rutenio Rh 12,20 2334 grigio antracite

Le leghe nobili da colata possono essere suddivise in:


o Leghe nobili tradizionali (non per metallo – ceramica) – per protesi interamente in
metallo o con rivestimento estetico in resina (o composito). Esse comprendono le
leghe auree da colata (contenenti percentuali di metalli nobili maggiori o uguali al
75%) e leghe da colata con percentuale di metalli nobili compreso tra il 25% e il
75%.
o Leghe nobili per metallo – ceramica
o Leghe d'oro universali.
Componenti delle leghe auree. – l’oro è uno dei metalli più utilizzati in odontotecnica per
la sua notevole inerzia, in particolare la sua elevata resistenza alla corrosione in bocca. Tra
i suoi pregi ricordiamo anche: la lavorabilità (duttilità (ductility) e malleabilità), la
colabilità, la biocompatibilità. Tra i difetti c’è la scarsa resistenza meccanica, la scarsa
durezza, la densità elevata e il suo costo notevole. Per migliorarne le caratteristiche lo si
lega con altri metalli, i principali dei quali sono riportati di seguito.
Alleganti principali dell’oro sono: il rame, l’argento, il platino, il palladio, lo zinco e
l’alluminio. Come affinatori di grano si impiegano solitamente iridio e rutenio.
o Rame è il principale indurente delle leghe auree – pregi: migliora la resistenza
meccanica della lega (aumentano la durezza, la rigidità e la resistenza a trazione).
Ne migliora la colabilità abbassando l’intervallo di fusione. Difetti: altera il colore
dell’oro impartendo una tonalità rossiccia; abbassa la resistenza a corrosione.
o Argento – pregi: migliora la resistenza meccanica della lega (aumentano la
durezza, la rigidità e la resistenza a trazione). Ne migliora la colabilità abbassando
l’intervallo di fusione, neutralizza il colore rossiccio dovuto alla presenza di rame
nella lega Difetti: è abbastanza reattivo, in particolare in bocca reagisce con lo
45
http://www.8853.it/metalli-preziosi/
43
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

zolfo presente in molti cibi, con formazione di solfuro d’argento nero; abbassa la
resistenza a corrosione; può dar luogo a rugosità e porosità dovuti a liberazione di
ossigeno gassoso, molto solubile nell’argento liquido, durante il processo di
solidificazione.
o Platino – pregi: migliora la resistenza meccanica della lega senza comprometterne
la resistenza alla corrosione. Abbassa il coefficiente di dilatazione termico (ed è
questo uno dei motivi per i quali è presente nelle leghe per metallo – ceramica).
Difetti: è molto costoso, molto denso, poco resistente allo scorrimento viscoso alle
alte temperature.
o Palladio,46 è il meno nobile, ma anche il meno costoso, dei metalli del gruppo del
platino. Esso è completamente miscibile con tutti gli altri metalli nobili, con
esclusione del rutenio e dell’osmio e ciò in base alla compatibilità tra forma
cristallina e raggio atomico (vedi tabella)– pregi: migliora la resistenza meccanica
della lega senza comprometterne la resistenza alla corrosione; contrasta la
tendenza dell’argento ad annerirsi neutralizza la colorazione rossiccia impartita dal
rame; è il più economico dei metalli nobili (noble metals). Abbassa il coefficiente
di dilatazione termico (ed è questo uno dei motivi per i quali è presente nelle leghe
per metallo – ceramica). Difetti: può dar luogo a rugosità e porosità dovuti a
liberazione di idrogeno gassoso, molto solubile nel palladio liquido, durante il
processo di solidificazione. Nonostante sia un metallo nobile, contrariamente a
quanto pensabile in un primo momento, pare sia in grado di dare allergie anche
gravi, paragonabili se non superiori a quelle da nichel, in una piccola percentuale
di pazienti. L’estensione dell’allergia non è nota, in quanto per questo metallo non
si procede ai test di sensibilizzazione analoghi a quelli effettuati per il nichel. In
ogni caso è sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota
l'allergia per il nichel.
o Iridio e Rutenio – sono metalli nobili (noble metals) alto – fondenti, poco solubili
negli altri metalli nobili. Sono utilizzati come agenti nucleanti (grain refiners)
nelle leghe nobili. Il rutenio è usato anche come allegante delle leghe non – nobili
a base di cobalto, per migliorarne la lavorabilità.
2. Leghe auree da colata
Le leghe auree per fusione (contenenti percentuali di metalli nobili maggiori o uguali al
75%) sono classificate in quattro tipi.
Andando dalla I alla IV, diminuisce progressivamente il tenore in oro e aumenta quello
degli alleganti. Questo provoca una diminuzione progressiva dell’intervallo di fusione.
Inoltre le caratteristiche meccaniche e la durezza aumentano progressivamente,
consentendone l’impiego per manufatti che richiedono appunto maggiore resistenza
meccanica. La resistenza delle leghe di tipo III e IV può essere incrementata con
trattamento termico di invecchiamento per transizione disordine/ordine. I principali usi
sono:
o Leghe auree tipo I – intarsi (inlays)
o Leghe auree tipo II – intarsi (onlays) e corone singole
o Leghe auree tipo III – corone e ponti fissi.
o Leghe auree tipo IV – protesi parziali rimovibili.

46
Paolo Battaini Comportamento in colaggio a cera persa delle leghe orafe a base di palladio
http://www.8853.it/StoreImgs/battaini.pdf
44
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

All’aumentare della percentuale di alleganti diminuisce però la resistenza alla corrosione e


di conseguenza anche la biocompatibilità.
3. Leghe da colata con contenuto di metalli nobili compreso tra il 25% e il 75%.
Queste leghe, rispetto alle precedenti, hanno un contenuto in oro inferiore ed uno molto
maggiore in argento. Queste leghe contengono appropriate percentuali di palladio, che
contrasta la tendenza dell’argento ad annerirsi per reazione con lo zolfo. Esse hanno un
punto di fusione più alto delle leghe nobili e posseggono una maggiore resistenza.
Queste leghe si contraggono di più durante la solidificazione e il raffreddamento.
Come le leghe auree sono classificate in quattro diversi tipi, di impiego analogo:
o Leghe tipo I – intarsi (inlays)
o Leghe tipo II – intarsi (onlays) e corone singole
o Leghe tipo III – corone e ponti fissi.
o Leghe tipo IV – protesi parziali rimovibili.
Queste leghe costituiscono una alternativa relativamente economica alle leghe non nobili,
per la realizzazione di protesi fisse in pazienti allergici a nichel, cobalto o cromo.

Bibliografia
 Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin, vol I
 Enciclopedia della Chimica, USES.
 http://www.8853.it/default.asp
 http://www.nobilmetal.it/index.html
 Leghe preziose a confronto – INFODENT 3/2006 pp. 29-36
<

45
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le leghe non nobili da colata

Percorso base

1. Metalli base e alleganti delle leghe non nobili da colata


I principali componenti delle leghe non nobili da colata sono i seguenti:
Metallo Simbolo Densità (g/cm3) T. fusione (°C) Note
Cobalto Co 8,9 1495 Metallo base o allegante
Nichel Ni 8,8 1455 Metallo base o allegante
Cromo Cr 7,2 1875 Allegante (passivante)
Molibdeno Mo 10,3 2621 Agente nucleante, passivante
Carbonio C Solo leghe per scheletrati
Berillio Be 1,85 1278 Allegante
I metalli base impiegati nelle leghe non nobili da colata reagiscono con l'ossigeno,
soprattutto alle altre temperature, e per proteggerli dalla corrosione devono essere presenti
componenti che si passivano, proteggendo la lega
a) Cobalto - (d = 8,9×103 kg/m3; tf = 1495°C; E = 207000 N/mm2) Può essere utilizzato
come metallo base o come allegante. Incrementa la resistenza meccanica, la durezza e
la rigidità della lega. Le sue leghe sono generalmente difficili da colare, a causa della
sua alta temperatura di fusione e difficili da rifinire per la notevole durezza.
b) Nichel - (d = 8,8×103 kg/m3; tf = 1455°C; E = 215000 N/mm2) Può essere utilizzato
come metallo base o come allegante. Aumenta la resistenza meccanica, la resistenza
agli urti (resilienza) e la lavorabilità a freddo. E' cancerogeno, in quanto aumenta le
probabilità di tumore al polmone e al setto nasale, e devono essere adottate opportune
misure di sicurezza (aspirazione negli ambienti di lavoro) e dispositivi di protezione
individuale, per evitare l'inalazione di polveri. Provoca allergie47 in una percentuale
elevata della popolazione e per questo è sempre più sostituita con leghe a base di
cobalto.
c) Cromo - (d = 7,20×103 kg/m3; tf = 1875°C; E = 210000 N/mm2) Usato come allegante
in percentuali che vanno solitamente dal 15% al 30% per migliorare la resistenza alla
corrosione, sfruttando il fatto che questo è uno dei metalli tipici che presenta il
fenomeno della passivazione.
d) Molibdeno - (tf = 2621°C) aumenta la resistenza a fatica (resistenza a sollecitazioni
cicliche). Contribuisce alla protezione della corrosione, in modo analogo al cromo.
Diminuisce la dimensione dei grani: è l’agente nucleante solitamente impiegato nelle
leghe non nobili.
e) Carbonio - è usato in percentuali comprese tra lo 0,1% e lo 0,4% per aumentare la
durezza. Forma infatti carburi, ad esempio con il cromo, duri e fragili finemente
dispersi nella matrice della lega. Rende più difficoltosa la lavorabilità e la saldabilità.
É presente nelle leghe per scheletrati ma non in quelle per corone e ponti.

47
Se la sua percentuale nella lega supera lo 0,01% deve essere dichiarato nella confezione e contenere inoltre un
avviso che la lega non deve essere impiegata su soggetti allergici.
46
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

f) Berillio - è impiegato in concentrazioni comprese tra lo 0,1% e l' 1,2% per aumentare
la durezza, la resistenza meccanica, ridurre la dimensione dei grani e abbassare
l'intervallo di fusione. E' un metallo molto tossico 48 e, in modo analogo al nichel,
bisogna predisporre l'ambiente di lavoro e adottare dispositivi di protezione
individuale per evitare l'inalazione di fumi e polveri che lo contengono. Le fasi di
lavorazione più rischiose sono costituite dalla fusione (sviluppo di fumi) e dalla
rifinitura (sviluppo di polveri). A causa della sua tossicità, la sua concentrazione nella
lega non deve superare il 2%.
2. Leghe non nobili da colata
Le leghe non nobili, in base agli impieghi e alla composizione chimica, possono essere
classificate nel modo seguente:
Leghe nichel – cromo (senza Con berillio
Leghe per protesi fisse carbonio) Senza berillio
(corone e ponti) Leghe cobalto – cromo
(senza carbonio)
Leghe per protesi parziali Leghe nichel – cromo (con
rimovibili (scheletrati) carbonio)
Leghe cobalto – cromo (con
carbonio

a) Leghe non nobili per protesi parziali rimovibili


Queste leghe contengono quasi sempre il cromo in misura non inferiore al 12% per
garantire la passivazione dell’intera lega, grazie alla formazione di uno strato sottile e
coerente di ossido (passivazione).
Le leghe per protesi parziali rimovibili, rispetto a quelle per protesi fisse, contengono
sempre piccole percentuali di carbonio49 (comprese tra lo 0,1% e lo 0,4%). Il carbonio
forma principalmente col cromo (ma anche con altri metalli della lega), dei carburi
(composti binari del carbonio) particolarmente duri, finemente dispersi nella lega, che
impartiscono al materiale una notevole rigidità e resistenza meccanica, indispensabili nella
struttura scheletrica delle protesi parziali rimovibili. Le leghe di maggiore impiego per gli
scheletrati sono le leghe cobalto – cromo – molibdeno, note con il nome di stelliti.
I. Le stelliti50
Le stelliti possono essere impiegate per la costruzione delle parti metalliche della protesi
scheletrata in alternativa alle leghe in metallo nobile.
I costituenti delle stelliti sono il cobalto (45 – 70%), il cromo (25 – 30%), il molibdeno (4
– 10%), il silicio, il nichel, il tantalio e altri metalli che vengono posti in quantità diversa a
seconda del fabbricante e del prodotto.

48
Il berillio può dare intossicazioni acute e croniche, note con il nome di berilliosi. L'intossicazione acuta
provoca una polmonite chimica. L'intossicazione cronica provoca la berilliosi cronica, reazione infiammatoria
delle vie respiratorie con stanchezza e difficoltà di respirazione. L'intossicazione cronica può portare allo
sviluppo di tumori al polmone.
49
In realtà sono state messe a punto anche leghe per scheletrati prive di carbonio, che semplifica notevolmente la
saldatura di questo tipo di lega. Vedi ad esempio la lega remanium® GM 900
“La prima lega per scheletrati in CoCrMoTa priva di C” della Dentaurum http://www.dentaurum.de/files/989-980-51.pdf
Queste leghe contengono piccole percentuali di azoto, che probabilmente assicura le stesse caratteristiche di durezza e rigidità
del carbonio.
50
Parte ripresa dalla voce Protesi dentarie, in Enciclopedia della medicina, USES, p.1487
47
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Stelliti sono il Vitallium51, il Wisil, il Durallium, la Vironite.

b) Leghe non nobili per protesi fisse


I. Leghe al nichel – cromo senza carbonio
(1) contenenti berillio (Ni 60 - 80, Cr 11 - 25, + Al, Mo, Fe, Si, Mn, Co, Be)
Sono utilizzate soprattutto per la realizzazione di protesi fisse in metallo – ceramica. Più
raramente per la costruzione di corone e ponti metallici (manufatti attualmente da noi
meno adoperati per motivi estetici e per i quali è comunque prevalente l’impiego di leghe
nobili)
(2) non contenenti berillio
II. leghe cobalto – cromo senza carbonio, in particolare esenti da nichel e berillio
Queste leghe stanno prendendo il sopravvento su quelle a base di nichel, a causa della
tossicità e scarsa biocompatibilità di quest’ultimo.
Lo svantaggio principale delle leghe a base di cobalto, rispetto a quelle a base di nichel,
consiste in una maggiore difficoltà di lavorazione, dovuta ad un intervallo di fusione più
alto52 (1350 – 1450 °C, contro 1275 – 1350°C di quelle a base nichel) e alla maggiore
durezza, che rende più difficile il fresaggio.
3. Riepilogo delle proprietà delle leghe non nobili da colata
3.1. Confronto tra leghe al Ni – Cr e leghe al Co - Cr
Le leghe al nichel – cromo, rispetto alle analoghe leghe al cobalto cromo:
o sono più facili da colare (hanno un intervallo di fusione più basso);
o sono più facili da rifinire (sono meno dure)
o hanno una biocompatibilità inferiore, dovuta alla presenza del nichel;
o sono equivalenti per tutte le altre caratteristiche.

3.2. Confronto tra leghe non nobili (Ni – Cr e Co – Cr) e leghe auree tipo III e IV
Le leghe non nobili, rispetto alle analoghe leghe auree
o hanno una maggiore resistenza meccanica (circa doppia);
o hanno una maggiore rigidità (circa doppia);
o hanno una minore densità (circa la metà);
o hanno una conducibilità termica inferiore;
o sono molto meno costose;
o sono più difficili da colare (hanno un intervallo di fusione più alto);
o sono più difficili da rifinire (sono più dure);

51
«Il Vitallium (Co: 64%, Cr: 30%, Mo: 5%) è impiegato nelle protesi dentarie e per la fabbricazione di pezzi
per osteosintesi. È infatti assolutamente inattaccabile dai liquidi del corpo umano e non provoca alcuna
irritazione dei tessuti.»
[Cobalto, in Enciclopedia della Chimica, USES, p.580]
52
Sono state introdotte leghe al cobalto contenenti percentuali di gallio comprese tra il 5 e il 10% con temperature
di fusione inferiori ai 1300°C.
48
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

o sono più difficili da saldare;


o hanno una biocompatibilità inferiore;
o hanno una estetica inferiore;
o hanno un coefficiente di dilatazione termico lineare leggermente maggiore (2 –
2,3% contro 1,5 ± 0,2 %). Quando si colano in un rivestimento a legante
fosfatico bisogna tenerne conto, dosando in modo opportuno il liquido con la
polvere (il liquido deve essere più concentrato rispetto all'impiego con leghe
nobili, per garantire una maggiore espansione di presa).

Bibliografia
 Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin, vol I

 Gerasimov, Physical Chemistry, vol I, pp.


 Enciclopedia della Chimica, USES.
 Leghe non preziose a confronto – INFODENT 6-7/2005 pp. 22-28
 http://www.iss.it/binary/publ/cont/1123-3117_2000_I_00_26.1162892082.pdf
<

49
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Il titanio
Percorso base

1. Introduzione
Il titanio è un elemento molto abbondante in natura ma, essendo molto reattivo, si trova
esclusivamente combinato a formare composti nei minerali che lo contengono. Data la sua
reattività il processo di estrazione dal minerale e sua trasformazione chimica in metallo
puro è alquanto complesso e laborioso. Il processo metallurgico attualmente utilizzato è
stato messo a punto solo una cinquantina di anni fa.
Il titanio, per le sue numerose caratteristiche positive trova notevole impiego sia come
metallo puro, sia in leghe che possono contenerlo come metallo base o come allegante.
0,25

0,25

0,24
Volume specifico cm3/g

0,24
fase alfa
fase beta
liquido
0,23

0,23

0,22
0 500 1000 1500 2000 2500
Temperatura °C

In odontotecnica esso è utilizzato come metallo di purezza commerciale, mentre in


implantologia si usa solitamente una lega di 90% titanio, 6% alluminio e 4% vanadio (Ti
- 6Al - 4 V), dotata di maggiore resistenza meccanica.
2. Caratteristiche del titanio
Come si è detto, numerose sono le caratteristiche positive del metallo che ne motivano
l'impiego, ma non manca qualche caratteristica negativa che ne impedisce un uso
generalizzato:
a) Densità bassa ( 4,51×103 kg/m3) - il suo valore è un quarto rispetto alle leghe auree e
la metà rispetto alle leghe non nobili a base di cobalto o di nichel.
b) Caratteristiche meccaniche buone - le sue caratteristiche di resistenza meccanica,
durezza e rigidità sono almeno equivalenti a quelle delle leghe auree di tipo III e IV
c) Resistenza alla corrosione ottima - il metallo forma un film sottilissimo e coerente di
ossido che lo protegge dalla ulteriore ossidazione (passivazione). Questo film di
50
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

ossido, inoltre, ha natura ceramica che resiste anche dall'attacco di sostanze più
aggressive.
d) Biocompatibilità ottima - il film di ossido di natura ceramica che lo avvolge
garantisce una ottima biocompatibilità: è esso infatti che entra in contatto con i tessuti
umani quando viene impiegato negli impianti endoossei.
e) Costo contenuto - nonostante le difficoltà del processo metallurgico, il suo costo è
solo un quinto delle leghe a base di platino, con cui è paragonabile per la resistenza
alla corrosione.
f) Molto difficile da lavorare tramite fusione a cera persa - il titanio è relativamente
inerte a bassa temperatura ma è molto reattivo alle alte, soprattutto a quelle raggiunte
durante il processo di fusione. Esso reagisce molto facilmente sia con i materiali del
rivestimento in cui viene colato, sia con i gas eventualmente presenti nel forno
(biazoto, biossigeno, biidrogeno), dando luogo a composti che ne peggiorano
notevolmente le caratteristiche.
g) Molto difficile da saldare - per gli stessi motivi visti per il processo di fusione.
Essendo molto reattivo, tende a combinarsi con i gas presenti nell'ambiente in cui
viene eseguita la lavorazione.

3. Metodi di lavorazione e impieghi in campo odontotecnico


In campo odontotecnico il titanio può essere lavorato con le seguenti tecniche53:
a) Fusione a cera persa - per la realizzazione di corone, ponti, scheletrati e placche
palatine per protesi totali rimovibili. Il processo di fusione a cera persa del titanio è
notevolmente difficoltoso ed ha frenato notevolmente l'impiego di questo metallo in
odontotecnica. Le difficoltà sono dovute principalmente a:
I. elevata temperatura di fusione
II. elevata reattività ad alta temperatura, in particolare con l'ossigeno - reagisce sia
con i gas presenti nella fonditrice, sia con l'ossigeno, l'azoto, il carbonio e il silicio
eventualmente presenti nel rivestimento. Per evitare la reazione con i gas si può
operare sotto vuoto o in atmosfera di gas inerte (argon o elio), mentre per il
rivestimento si usano materiali speciali, a base di ossido di magnesio, ossido di
zirconio, ossido di alluminio (la composizione esatta dei rivestimenti per fusione
del titanio è tenuta segreta dalle aziende produttrici).
III. bassa densità - questa caratteristica, positiva per la leggerezza del manufatto che si
realizza, è causa invece di difficoltà in fase di colata. Il metallo fuso non entra

53
Più in generale, i metodi di lavorazione industriale del titanio sono:
a) Deformazione plastica
b) Asportazione del truciolo - essere eseguita con punte in carburo di tungsteno con raffreddamento
abbondante
c) Molatura (smerigliatura) - si effettua con mole di carburo di silicio o corindone, possibilmente
raffreddate.
d) Fusione - allo stato dell'arte il getto in titano è possibile solo in atmosfera controllata, per il
notevolissimo assorbimento di gas (azoto, ossigeno, idrogeno) da parte del metallo fuso. Con questi gas
forma soluzioni solide interstiziali che lo infragiliscono
e) Metallurgia delle polveri
Saldatura - il titanio è facile da saldarsi perché possiede una conducibilità termica molto bassa, ma resta sempre
il problema della protezione della zona di saldatura dai gas contaminanti (azoto, ossigeno, idrogeno).
51
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

spontaneamente per gravità nella forma, ma vi deve essere spinto con forza: il
metodo più usato al riguardo è la centrifugazione.
b) Tecnologia CAD/CAM con elettroerosione54 + fresaggio - per la realizzazione di
ponti e corone. Si parte da un blocco di titanio che esternamente viene modellato per
fresaggio, mentre la cavità interna viene ottenuta per elettroerosione. In questo
processo si fanno scoccare elettricamente delle scintille sul titanio che provocano
l'allontanamento (erosione) della parte superficiale del pezzo. Il processo è controllato
completamente mediante computer, secondo la tecnologia CAD/CAM.
4. Titanio con trattamento plasma spray per impianti
Gli impianti in titanio commercialmente puro (grado 2) sono anche disponibili con
trattamento TiP.S (Titanio Plasma Spray), ossia un trattamento superficiale caratterizzato
da titanio commercialmente puro depositato mediante la tecnica denominata Plasma
Spray, per ottenere uno strato ad alta rugosità, con spessore di circa 40 mm.
La tecnica Plasma Spray55 consiste nello spruzzare polveri di idruro di titanio attraverso
un plasma, ottenuto facendo scoccare un arco elettrico in un gas inerte o in una miscela di
biazoto e biidrogeno. I piccoli cristalli di idruro di titanio, con le alte temperature del
plasma fondono in superficie e, proiettate sulla superficie di titanio da trattare, vi
aderiscono. Le alte temperature modificano chimicamente l'idruro, decomponendolo in
titanio metallico e biidrogeno.
L'impianto in titanio con alta rugosità così ottenuto è caratterizzato da migliore e più
rapida integrazione con l'osso.
La tecnica plasma spray può essere utilizzata anche per rivestire superficialmente gli
impianti in titanio con idrossiapatite. Quest'ultimo è un materiale ceramico, presente come
maggior componente delle ossa e dello smalto. La sua formula è Ca 5(PO4)3(OH). La
presenza in superficie di idrossiapatite garantisce la formazione di legami chimici con il
tessuto osseo, assicurando quindi una continuità strutturale con il materiale biologico
circostante. Per questo motivo, in questo caso si preferisce parlare di biointegrazione
piuttosto che di semplice osteo-integrazione.

Bibliografia
 http://www.lenntech.com/italiano/tavola-periodica-elementi/ti-it.htm
 http://www.ing.unitn.it/~colombo/titaniobiomedico/Ricerca metallurgia dei metalli non ferrosi Federico
Sella 131048.htm
 http://www.galloreale.com/pagine/titanio.htm
 http://www.ing.unitn.it/~colombo/Ti in auto/Relazione per web_versione_02-07_file/Page447.htm
 http://www.ing.unitn.it/~colombo/Titanio_in_ortodonzia/Relazione/Cap.3.htm
 Rapporto Istituto superiore sanità http://www.iss.it/binary/publ/publi/0115.1109344622.pdf

<

54
http://www.lep.polito.it/sistemidiproduzione/Letture e strumenti/Processi di
produzione,l'asportazione/Asportazione chimico-fisica.pdf
55
http://www.ing.unitn.it/~colombo/Titanio_in_ortodonzia/Relazione/Cap.3.htm
52
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le prove sui materiali


Percorso base

1. Le prove sui materiali hanno lo scopo di studiarne il comportamento quando sono


sottoposti a sollecitazioni meccaniche. A noi serviranno anche per capire meglio in che
cosa consistano caratteristiche come: duttilità (ductility), tenacità, durezza, fragilità, …
2. Le prove sui materiali si suddividono in: di
o meccaniche (statiche, dinamiche, cicliche, di scorrimento)
o tecnologiche (imbutitura, piegatura, torsione, estrusione), di interesse più diretto per i
materiali dentali.
3. Campionatura del materiale.
Le prove vanno eseguite su campioni di materiale che devono essere rappresentativi di
esso. I campioni sono chiamati solitamente provini.
Per materiali in fili, barre, ecc. non ci sono grandi problemi di campionatura, il materiale
dovrebbe avere caratteristiche costanti e quindi qualsiasi porzione di esso va bene per le
prove, costituisce un campione rappresentativo.
Nel caso di leghe per fusione, un campione rappresentativo può essere ottenuto
realizzando un provino per colata, con procedimento identico a quello seguito per ottenere
la protesi o parte metallica di essa.
Particolare attenzione va posta per materiali anisotropi, che hanno cioè caratteristiche
diverse in funzione della direzione (esempi di materiali anisotropi sono: il legno, le
lamiere, i fili, …). Bisogna specificare il modo in cui il provino è stato prelevato. In ogni
caso, per avere risultati confrontabili e riproducibili, le modalità di preparazione del
campione e quelle di esecuzione delle varie prove sono standardizzate.
4. Prova a trazione
La prova a trazione (tensile test) è una prova meccanica statica. Diciamo che un corpo è
soggetto ad una sollecitazione di trazione se le forze applicate (carico56) su di esso
tendono ad allungarlo.
In una prova a trazione il provino è inserito in una macchina apposita, che applica un
carico di trazione crescente, registrando il valore insieme a quello della corrispondente
lunghezza del provino. La prova termina con la rottura del provino. Analizziamo i risultati
di una prova a trazione eseguita su un provino di alluminio del diametro di 12,5 mm57. Le
prime due colonne si riferiscono ai dati forniti direttamente dalla macchina, gli altri sono
stati calcolati a partire da essi.

56
In inglese: load
57
http://dimca25.units.it/dimca/Dispense/Sbaizero/provatrazione.pdf
53
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Carico Lunghezza Allungamento Tensione Deformazione


(kN) (mm) (mm) (N/mm2)
0 50,00 0,00 0,00 0,0000
5 50,03 0,03 40,76 0,0006
10 50,06 0,06 81,53 0,0012
15 50,09 0,09 122,29 0,0018
20 50,12 0,12 163,06 0,0024
25 50,15 0,15 203,82 0,0030
30 50,18 0,18 244,59 0,0036
35,6 53,00 3,00 290,24 0,0566
33,8 55,20 5,20 275,57 0,0942

Prova a trazione - dati provino

40
35
30
Carico (kN)

25
20
15
10
5
0
0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00
Allungamento (mm)

Il diagramma carico (F) vs allungamento (L) dipende dalle dimensioni (lunghezza


iniziale e sezione iniziale) del provino, quindi è caratteristico del provino stesso. Infatti,
un provino dello stesso materiale di sezione doppia si allungherebbe della metà; mentre un
provino lungo il doppio si allungherebbe del doppio.
Per rende i risultati indipendenti dal provino occorre far riferimento al carico unitario (o
tensione)  = F/S0 e all’allungamento unitario (o deformazione)  = L/L0.

Prova a trazione - dati materiale

350,00
300,00
250,00
200,00

150,00
100,00
50,00
0,00
0,0000 0,0200 0,0400 0,0600 0,0800 0,1000

54
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Il diagramma tensione – deformazione (stress – strain curve) così ottenuto, indipendente


dalle dimensioni del provino, è caratteristico del materiale (in questo caso dell’alluminio)

Analizziamo ora l'andamento caratteristico del diagramma tensioni – deformazioni.

stress

Tr
Tratto deformazioni plastiche
y
Tratto elastico non proporzionale
p

Tratto elastico proporzionale

T = E×D

strain

Tratto elastico proporzionale


Il primo tratto corrisponde alle deformazioni elastiche 58,59 proporzionali. In questo tratto è
valida cioè la legge di Hooke60. Essa può essere così espressa: le deformazioni sono
direttamente proporzionali alle tensioni applicate.
In formule T = E×D ( = E·)
La costante di proporzionalità E prende il nome di modulo di elasticità o modulo di
Young: essa è caratteristico di ogni materiale. Il valore del modulo di elasticità è una
misura della rigidità (stiffness) del materiale. La rigidità indica la resistenza del
materiale alle deformazioni elastiche.

58
Deformazione elastica – Una deformazione elastica è una deformazione reversibile: il materiale riassume le
dimensioni originarie riportando il carico a zero.
Una deformazione elastica è quindi una deformazione che si annulla allontanando il carico.
59
L'elasticità è la proprietà di un materiale di subire deformazioni elastiche
Elasticità –
quando è sottoposto a sollecitazioni.
60
Alcuni materiali, come gli elastomeri, non seguono la legge di Hooke. I metalli si deformano in modo elastico
proporzionale (seguendo quindi la legge di Hooke), per tensioni minori o uguali a P, poi per un breve tratto, per tensioni
comprese tra P e y, si deformano in modo elastico non proporzionale.
55
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Il modulo di elasticità (Young) può essere calcolato dal rapporto / nel tratto elastico
proporzionale della deformazione.
Il primo tratto del diagramma è un tratto di retta passante per l'origine, il valore della
tensione in corrispondenza del quale cessa questo andamento è chiamato P (tensione al
limite della proporzionalità).
La tensione di snervamento y è la tensione (carico unitario) al di sopra della quale il
materiale inizia a deformarsi plasticamente.
Tratto della deformazione plastica
Quindi in corrispondenza a y inizia il tratto del diagramma che corrisponde alla
deformazione plastica61, con incrudimento62, strizione del provino seguita da rapida
rottura.
Il valore massimo raggiunto dalla tensione durante la prova viene chiamato resistenza a
trazione del materiale.
Resistenza a trazione (carico unitario di rottura) r – è il valore massimo raggiunto
dalla tensione nel grafico stress/strain. Superato questo valore il provino presenta il
fenomeno della strizione seguita da rapida rottura. La resistenza a trazione è il carico
unitario massimo che il materiale è in grado di sopportare prima di rompersi, in una
prova a trazione.
Alcuni materiali, come i vetri, si rompono al termine del tratto elastico, senza subire
apprezzabili deformazioni plastiche.

I materiali come il vetro sono detti fragili63

61
Deformazione plastica – Una deformazione plastica è una deformazione irreversibile: essa persiste anche dopo che si
è riportato il carico a zero.
Una deformazione plastica è quindi una deformazione permanente, che non si annulla allontanando il carico.
62
Le deformazioni plastiche comportano variazioni a livello della struttura cristallina del materiale metallico. Si formano
delle imperfezioni nel reticolo che provocano un aumento della durezza e della resistenza alle sollecitazioni meccaniche.
Questo è il motivo per cui la curva / dopo lo snervamento continua a salire fino al carico unitario massimo (servono
cioè tensioni crescenti per proseguire con la deformazione del materiale).
Il termine definisce «la variazione di caratteristiche meccaniche e le alterazioni che si verificano in un materiale
metallico in seguito a deformazione plastica che avvenga a temperatura inferiore a quella di ricristallizzazione»
(definizione UNI). L’incrudimento consiste in una distorsione del reticolo cristallino e si verifica specialmente nella
forgiatura a freddo e nelle lavorazioni meccaniche che avvengono con strappo di truciolo. L’incrudimento è sempre
fattore dannoso; si rimuove riscaldando il pezzo incrudito fino alla temperatura di ricristallizzazione. Bertoni, Chimica
applicata ai materiali da costruzione. Zanichelli 1988, p. 203
63
Fragilità – La fragilità è la caratteristica di un materiale di rompersi senza subire apprezzabili deformazioni plastiche
(avvicinando i frammenti del pezzo rotto si riottiene la forma originaria).
56
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Altri materiali, invece, si allungano parecchio prima di rompersi: sono i materiali duttili.
La distinzione tra materiali duttili e fragili può essere realizzata in maniera quantitativa in
base ai dati della prova di trazione, facendo ricorso all'allungamento percentuale a rottura.
Allungamento percentuale a rottura (A%) – L’allungamento percentuale a rottura può
essere determinato a partire dalle misure della lunghezza iniziale (L 0) e della lunghezza a
frattura (Lf) del provino, mediante la formula:
L f − L0
%A= × 100
L0
Il suo valore aumenta all’aumentare della duttilità (ductility) del materiale. I materiali
sono considerati fragili se risulta A% < 5.
Tenacità – La tenacità è la capacità di un materiale di assorbire una elevata quantità di
energia prima di rompersi. Nel diagramma / la misura della tenacità è data dall'area
sottesa dalla curva. La tenacità è grande se sono grandi sia la resistenza a trazione sia
l'allungamento a frattura.
I materiali che sono normalmente sottoposti alle prove a trazione sono quelli metallici:
metalli e leghe.

5. Prova a compressione
Un corpo è soggetto ad una sollecitazione a compressione se le forze esterne applicate
tendono ad accorciarlo
Un materiale sottoposto a compressione subisce, come nel caso delle prove a trazione,
dapprima una deformazione elastica, seguita, se il materiale non è fragile, da snervamento
e deformazione plastica.
È una prova a cui vengono sottoposti solitamente i materiali fragili, come le ceramiche
(tra cui le porcellane dentali). Raramente sono sottoposti a questa prova i metalli e le
leghe (materiali plastici): in questi materiali infatti non sempre facile o possibile
determinare il carico di rottura (il materiale, a causa della sua malleabilità si appiattisce
sotto il carico).
I materiali fragili hanno una resistenza a compressione nettamente superiore a quella a
trazione. La differenza è dovuta al comportamento delle microcricche superficiali (fessure
di Griffith)64, che nelle prove a trazione innescano precoci processi di frattura. Nelle prove
a compressione queste imperfezioni superficiali non hanno alcun effetto sulle proprietà del
materiale.
Per un materiale fragile, la resistenza a compressione è il carico unitario massimo
che esso è in grado di sopportare prima di rompersi in una prova a compressione.
I materiali fragili passano direttamente dalla deformazione elastica alla rottura, non
presentano snervamento e deformazione plastica.
Le prove a compressione sovrastimano la resistenza a rottura dei materiali fragili: infatti
essi, in condizioni di utilizzo, saranno sempre soggetti, oltre alle prevalenti sollecitazioni a
compressione, a componenti diverse, tra cui quella a trazione, per le quali presentano
caratteristiche di resistenza nettamente inferiori.
Rottura duttile e rottura fragile – Si parla di rottura duttile quando un materiale si deforma plasticamente prima di
rompersi, si parla di rottura fragile quando un materiale si rompe senza subire apprezzabili deformazioni plastiche (la
rottura avviene al termine del tratto elastico).

Fessure di Griffith – sottilissime fessure superficiali lunghe da 0,2 a 10 mm che si comportano come punti di
64

concentrazione delle tensioni e quindi come inviti a rottura (Simionato, II vol, p.729)
57
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

6. Durezza
La durezza non è una grandezza fisica in senso stretto, in quanto per essa non esiste un
tipo unico di prova, applicabile a tutti i materiali, con cui misurarla e quindi neppure
un'unica scala di valori. Questo costituisce il limite principale delle prove di durezza.
Poiché i tipi di prove sono tre, è in base ad essi che viene definita la durezza stessa.
La durezza è la capacità di un materiale di resistere alla scalfittura 65, alla
penetrazione e alle ammaccature.
La durezza è pertanto la misura della resistenza offerta da un materiale alla
deformazione plastica.
Come si è detto, le misure di durezza non sono assolute, ma dipendono dal tipo di tecnica
utilizzata per la misura.
Pregi delle prove di durezza:
o sono semplici ed economiche;
o sono prove non distruttive;
o consentono di dedurre altre proprietà meccaniche del materiale, come la sua
resistenza a trazione e il carico unitario di snervamento (almeno per quanto
riguarda i materiali metallici).
Le diverse tecniche utilizzate dipendono dal tipo di materiale in esame.

Molti metodi hanno perso importanza nella determinazione della durezza dei materiali
dentali. Attualmente si usa solitamente la determinazione secondo Vickers, affiancata dalla
determinazione secondo Knoop per i materiali molto fragili.

Resistenza alla penetrazione – Le prove più importanti di determinazione della durezza


si basano sulla resistenza alla penetrazione opposta dalla superficie del materiale, misurata
con particolari strumenti detti durometri66. Esistono vari tipi di durometri, ma tutti si
basano sullo stesso principio di funzionamento: una punta (detta penetratore) di forma
varia, viene spinta con una forza nota contro il materiale da testare. La punta penetrerà
nel materiale lasciando una impronta di grandezza inversamente proporzionale alla
durezza. Misurando la profondità di penetrazione o la dimensione dell'impronta si ha
l'indicazione della durezza del materiale
Resistenza alla penetrazione – Durezza Vickers (HV)
La prova è analoga a quella del metodo Brinell. L’unica differenza è costituita dalla forma
e dal materiale di cui è costituito il penetratore. Infatti nella prova Vickers esso è costituito
da un diamante a forma di piramide a base quadrata.
Il materiale di cui è costituito garantisce una migliore precisione della misura, in quanto il
penetratore non si deforma durante la prova.
La prova Vickers è adatta per materiali molto duri e viene usata per prove di
microdurezza, sfruttando le piccole dimensioni dell’impronta.
65
Resistenza alla scalfittura (scala di Mohs) – La scala di Mohs ordina i materiali in base alla loro resistenza a
scalfittura. Un materiale è più duro di un altro se lo riga e non ne viene rigato. La scala di Mohs è costruita prendendo 10
materiali (minerali) di riferimento, cui corrispondono i 10 gradi della scala (si va dal grado 1 per il materiale più
morbido – talco – al grado 10 per il materiale più duro – il diamante).La durezza di un materiale qualsiasi sarà
determinata individuando i due materiali consecutivi della scala che rispettivamente non rigano e rigano il materiale.
Quindi un materiale avrà, per esempio, durezza compresa tra 3 e 4, se viene rigato dalla fluorite (4) ma non dalla calcite
66
http://it.wikipedia.org/wiki/Durometro
58
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

La prova risulta più laboriosa della Brinell 67, infatti, proprio per il fatto di dover misurare
accuratamente piccole lunghezze, richiede che i provini abbiano una superfici lucidata e il
più possibile regolare.
I valori di durezza Vickers (HV) sono analoghi a quelli di durezza Brinell (HB) e
forniscono le stesse informazioni sul materiale.
Pregi e difetti della prova Vickers68
VANTAGGI DELLE PROVE VICKERS
1. Impiego di una sola scala che può andare dalle durezze piu' basse alle piu' elevate.
2. Si possono anche utilizzare carichi piccoli per fare misure di durezza ravvicinate.
3. Elevata Precisione della misurazione.
4. Eventuali deformazioni dell'impronta possono mettere in evidenza caratteristiche strutturali
del materiale controllato.
5. Come il procedimento Brinell, non risente di eventuali cedimenti del pezzo.
6. Il numero di durezza Vickers ha un significato evidente in quanto esso rappresenta un carico
specifico su di un'impronta di forma sempre uguale.
7. Non distruggono o alterano l'organo sottoposto alla prova .
LIMITAZIONI DELLE PROVE VICKERS
1. Notevole perdita di tempo nella lettura delle impronte che si può fare solo al microscopio.
2. Costo strumentazione (microscopio o proiettore).
3. La superficie su cui fare l'impronta deve essere preparata molto accuratamente e la
perpendicolarità con l'asse del penetratore diventa molto importante poiché una lieve
inclinazione provoca una irregolarità nell'impronta

Resistenza alla penetrazione – Durezza Knoop (HK)


A parità di carico e materiale le impronte sono due o tre volte più lunghe e meno profonde
di quelle Vickers; in base a tali ragioni, il metodo è particolarmente indicato per misurare
la durezza dei materiali molto fragili o molto sottili o induriti superficialmente.
7. Lo scorrimento viscoso (creep)
Lo scorrimento viscoso è la deformazione continua che un materiale subisce sotto
l'azione di un carico costante, ad una data temperatura.
La resistenza allo scorrimento viscoso è la capacità di un materiale di resistere, sotto
carico costante, al fenomeno della prosecuzione della deformazione. La resistenza allo
scorrimento viscoso dipende fortemente dalla temperatura. Nel caso delle cere viene
determinato nel modo seguente: un campione cilindrico (diametro 10 mm, altezza 6 mm),
viene sottoposto ad un carico di 2 kg per un tempo di 10 minuti. Lo scorrimento viscoso
viene espresso come accorciamento percentuale del campione.
La resistenza allo scorrimento viscoso è importante nelle leghe per metallo – ceramica,
che devono essere portate più volte ad alta temperatura per la cottura delle diverse masse
ceramiche. In presenza di tensioni residue, questi riscaldamenti possono dar luogo a

67
Durezza Brinell (HB)
Nel metodo di Brinell il penetratore è costituito da una sfera durissima di acciaio o Widia.
La durezza si ottiene dividendo il carico applicato per la superficie dell’impronta prodotta sul materiale.
Esistono apparecchiature (baby Brinell) per eseguire prove su pezzi di piccole dimensioni.
Il valore della durezza Brinell (HB) è direttamente proporzionale al limite di proporzionalità elastica e alla resistenza a
trazione (la relazione dipende dal materiale, si usano appositi grafici per passare dalla durezza alle proprietà a trazione).
Quando applicabile questa prova è preferibile a quella a trazione perché è un metodo non distruttivo.
Il metodo Brinell non si può adoperare per materiali fragili e con elevato recupero elastico.
68
http://www.wtm.it/default.php?t=site&pgid=184
59
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

deformazioni per scorrimento viscoso. Tra le leghe per metallo – ceramica sono più
soggette a scorrimento viscoso le leghe contenenti platino, mentre sono più resistenti
quelle contenenti palladio.
8. Resistenza meccanica e finitura superficiale del materiale
Abbiamo visto che la rottura di un materiale sottoposto a sollecitazioni meccaniche, ha
origine spesso dall’estendersi di micro – cricche o altri difetti superficiali (intagli
superficiali). La finitura superficiale ha quindi notevole importanza per la resistenza del
materiale. Più in generale la lucidatura è importante in quanto una superficie rugosa:
o facilita la formazione della placca batterica
o favorisce la corrosione dei materiali metallici
o peggiora la resistenza meccanica
o peggiora le caratteristiche estetiche

Approfondimenti
9. Prova a flessione
Le prove a flessione sono prove meccaniche statiche. Un corpo è soggetto ad una sollecitazione esterna a flessione
quando la risultante delle forze esterne applicate di esso tendono a fletterlo (piegarlo).

60
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Il provino utilizzato per la prova a flessione è chiamato solitamente trave. Esistono diversi modi di eseguire la prova,
che si differenziano per il numero e la posizione dei punti di appoggio e per la posizione di applicazione del carico. La
modalità più diffusa è la flessione a tre punti, in cui si applica un carico crescente nel punto centrale della trave,
appoggiata alle due estremità.
L’entità della deformazione subita dalla trave è chiamata freccia.

La freccia è il massimo spostamento che l'asse della trave subisce rispetto alla sua posizione originale.
Gli strati superiori della trave subiscono una sollecitazione a compressione, mentre quelli inferiori subiscono una
trazione. Negli strati interni le sollecitazioni sono via via decrescenti, man mano che ci si avvicina allo strato centrale
(strato neutro), in cui le sollecitazioni sono nulle.
Poiché le sollecitazioni sono massime negli strati esterni, spesso le travi hanno una sezione di forma particolare (ad
esempio a doppia T) più robusta alle estremità e più sottile al centro
L’entità della deformazione prodotta e la resistenza alla flessione dipendono non solo dalla sezione, ma anche dalla sua
forma geometrica (la relazione matematica è troppo complessa da discutere e analizzare nel dettaglio e sarà omessa).
Possiamo semplificare dicendo che la deformazione (flessione):
a) aumenta proporzionalmente all'aumentare del carico;
b) aumenta proporzionalmente al cubo della lunghezza (distanza tra gli appoggi) 69;
c) diminuisce in modo proporzionale all’aumento di rigidità del materiale (modulo di elasticità) 70;
d) diminuisce proporzionalmente al cubo dello spessore (altezza) della trave 71;
e) diminuisce proporzionalmente all'aumentare della larghezza della trave.
69
Ad esempio: se la lunghezza della trave raddoppia, a parità di carico, la deformazione diventa otto volte (il
doppio al cubo) più grande, se la lunghezza triplica la deformazione diventa 27 volte (il triplo al cubo) più
grande, ecc.
70
Cioè se la rigidità è doppia, a parità di forma e di carico, la deformazione sarà la metà.
71
Se lo spessore raddoppia, a parità di carico la deformazione diventa un ottavo di quella precedente.
61
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

In modo analogo a quanto avviene con le prove a trazione e a compressione, anche nelle prove a flessione viene
determinato un carico unitario massimo, al di sopra del quale il materiale si rompe. Nelle prove a flessione questo carico
unitario prende il nome di resistenza a flessione.
Il carico unitario di rottura a flessione (R f) è il carico unitario massimo che il materiale è in grado di sopportare
prima di rompersi in una prova a flessione.
La resistenza a flessione può essere misurata per i materiali ma non per quelli che si piegano.
10. Prova di resilienza
La prova di resilienza (resilience test) è una prova meccanica dinamica, una sorta di prova a flessione dinamica.
Questa prova permette di stabilire la resistenza all’urto
di un materiale. Consiste nel rompere a flessione per
urto, con un pendolo di forma particolare, un provino
intagliato, appoggiato orizzontalmente su due sostegni.
La parte del pendolo che urta il provino è sagomato a
forma di coltello e urta il provino dalla parte non
intagliata in modo da indurre tensioni di trazione,
quindi più pericolose, sulla parte intagliata.

La resilienza si esprime in J/cm2 (energia assorbita


durante la rottura per centimetro quadro di superficie)
ed è quindi una misura dinamica di tenacità.
La resilienza (K) di un materiale è il rapporto tra
l’energia in joule necessaria alla rottura di un
provino mediante urto e la sezione del provino
stesso.
L’energia assorbita dal materiale si misura facendo la
differenza tra l’energia potenziale iniziale del pendolo
e quella finale, quando il pendolo risale dopo aver rotto
Illustrazione 7: il provino. Questa energia (persa dal pendolo e
acquisita dal materiale) va poi divisa per la sezione del
http://www.pebax.com/images/pebax/2.5.3.jpg
provino per ottenere il valore della resilienza.
Il valore della resilienza per i materiali duttili è solitamente inferiore al valore della tenacità ottenuto con prove statiche,
cioè mediante prova a trazione. Spesso anche materiali duttili si rompono senza deformazioni plastiche in seguito ad un
urto, in particolare a basse temperature. Per questi materiali in genere è possibile determinare una temperatura di
transizione, al di sotto della quale la rottura è di tipo fragile, al di sopra di tipo duttile.
«Il valore numerico della resilienza ha scarsa importanza come grandezza qualitativa, in quanto variando la forma
dell'intaglio e/o le dimensioni della provetta si ottengono, a parità di materiale prove non compatibili tra loro. Questa
prova è però molto eseguita perché i valori ottenuti consentono di classificare (in particolare gli acciai) in base al diverso
grado di fragilità, condizione importantissima ai fini della scelta dei materiali destinati alla costruzione di strutture, di
parti meccaniche, di contenitori di liquidi a bassa temperatura, ecc. per i quali sono prevedibili sollecitazioni ad urto.»72

11. La fatica
Un corpo è sollecitato a fatica quando su di esso agisce una forza esterna ciclica.
In queste condizioni i materiali manifestano una resistenza nettamente inferiore a quella mostrata nelle prove a trazione.
Con cicli ripetuti si può avere rottura del materiale con carichi unitari inferiori al carico di rottura o addirittura inferiori
al limite elastico.
Il tipo di rottura è improvviso e di tipo fragile anche per materiali duttili, come la maggior parte dei metalli e delle leghe.
Il motivo è che al termine di un ciclo il materiale non è nelle stesse condizioni di partenza. Si può avere una estensione
di difetti strutturali o si può provocare una riduzione della sezione che si estende progressivamente durante i vari cicli
fino a provocare la rottura improvvisa del pezzo.
Per rottura a fatica di un materiale si intende quella rottura che interviene nel materiale in esame, quando questo è
sottoposto ad un carico ciclico.
Le prove a fatica si eseguono su un numero elevato di provini dello stesso materiale. I provini sono sottoposti ad un
carico unitario ciclico decrescente. Si determina per ognuno di essi il numero di cicli che determina la rottura e si
riportano i dati in un diagramma  / N.

72
http://it.wikipedia.org/wiki/Pendolo_di_Charpy
62
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Figura 1 - Curva di Wohler (da Wikipedia)


Limite di fatica (Lf) – per i materiali ferrosi (acciai) e per il titanio esiste uno sforzo unitario al di sotto del quale, per
quanto grande sia il numero di cicli, non si ha mai rottura.
Limite di durata - Per i materiali non ferrosi l’andamento della curva è sempre decrescente. Per questi materiali si
definisce la resistenza a fatica per N cicli. La resistenza per N cicli è l'ampiezza di tensione alla quale una proveta
ha una durata che può essere valutata statisticamente di N cicli. Nelle applicazioni pratiche come numero N di cicli
si assume un valor sufficientemente elevato tale da garantire una adeguata durata del pezzo nelle condizioni di esercizio
(in genere 108 cicli)73.
Meccanismo della rottura a fatica - In genere la rottura si ha per estensione di un difetto superficiale che funge da
innesco. La riduzione della sezione è in un primo tempo lenta e progressiva (zona lucida), per poi portare ad una rottura
brusca di tipo fragile (anche in materiali che nelle prove a trazione presentano un elevato allungamento percentuale a
rottura). Di qui l’importanza della finitura superficiale del pezzo.
In campo dentale, le protesi sono sottoposte a sollecitazioni cicliche , come l’azione dei carichi masticatori: si stima
infatti che la masticazione normale annua comporti circa 300000 cicli. Inoltre le protesi rimovibili sono sottoposte a
circa 2000 cicli annui di inserzione/rimozione.
La protesi deve essere progettata in modo che il carico cui sarà sottoposta sia inferiore al limite a fatica L f.

Bibliografia
 G.Petrucci – Lezioni di costruzioni di macchine, Cap 15, Resistenza a fatica. Fondamenti (file fatica1.pdf)
 Università Ancona – Dipartimento Meccanica, Dispense Calcolo a fatica. di componenti meccanici
<

73
Vedi ad es. Simionato, vol I, pag.182
63
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

La corrosione
Percorso base

1. Definizione e introduzione
I primi metalli conosciuti dall’uomo, nonostante la loro rarità, furono i metalli nobili. Solo
essi infatti erano facilmente reperibili come tali, essendo abbastanza inerti da non reagire
con le sostanze presenti in natura, ossigeno e acqua in primo luogo.
I metalli non nobili, invece, reagiscono facilmente con l’ossigeno, l’anidride carbonica,
l’acqua e molte altre sostanze presenti nella crosta terrestre e si trasformano in composti
(ossidi, carbonati, solfati, solfuri, silicati, …) che costituiscono i loro minerali.
Per ottenere i metalli non nobili allo stato metallico bisogna trasformare chimicamente i
loro minerali con un processo noto come processo metallurgico.
Il processo metallurgico è una trasformazione chimica che trasforma il minerale nel
corrispondente metallo.
I metalli non nobili, tuttavia, a contatto con l'ossigeno e con le sostanze presenti
nell'ambiente in cui sono immersi, reagiscono, trasformandosi nuovamente nei composti
che costituiscono i loro minerali. Questo processo è alla base della corrosione.
La corrosione74 può essere definita come il deterioramento e la distruzione di un
materiale metallico a causa di una reazione chimica spontanea con l’ambiente che lo
circonda. Questo comporta la degradazione delle caratteristiche chimiche e fisiche,
con progressiva perdita di resistenza del pezzo metallico.
In base a quanto abbiamo detto, la corrosione può essere vista come il processo inverso
del processo metallurgico.
Il processo metallurgico trasforma il minerale in metallo, la corrosione trasforma il
metallo in minerale (o meglio, nei composti come ossidi, solfuri, carbonati, … che
costituiscono i suoi minerali).

74
«Corrosione: alterazione della superficie di un metallo per azione dell’aria, dell’acqua, degli agenti chimici
presenti nell’atmosfera o di un determinato prodotto in lavorazione o in deposito
Corrosione elettrochimica: processo di corrosione di un metallo dovuto alla formazione di una pila tra il
metallo e un’altra sostanza avente azione depolarizzante (accettore di elettroni), a contatto con una soluzione
salina anche neutra. Agiscono da depolarizzanti:
 un metallo avente potenziale red-ox più altro di quello del metallo che si corrode (es: l’alluminio si
corrode in acqua marina se in contatto con il ferro; la latta, ferro stagnato, resiste agli agenti atmosferici
ma se scalfita il ferro si corrode rapidamente in ambiente umido, agendo lo stagno da depolarizzante);;
 le impurezze del metallo (es: fosforo e zolfo negli acciai);
 gli stesi prodotti della corrosione (es: un tratto di tubazione di acciaio arrugginito sostituito con uno
spezzone nuovo senza interposizione di flange isolanti.»
Guilizzoli, Dizionario Cappelli della Chimica, p.117
64
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

2. Aspetti microscopici della corrosione


A livello atomico, la corrosione è un processo ossido – riduttivo in cui il metallo si ossida,
passando dalla forma ridotta (metallo) a quella ossidata (ione metallico), in cui si trova nei
composti. Nel processo metallurgico avviene la trasformazione opposta: lo ione metallico
viene ridotto e trasformato in atomo metallico.
La corrosione, quindi:
 coinvolge sempre un processo di ossidazione del metallo;
 provoca il rilascio di ioni metallici da parte del materiale, con possibili effetti tossici
nei tessuti biologici circostanti e nell’organismo, nel caso in cui il metallo sia
utilizzato per la realizzazione di protesi.
Per questi motivi, la corrosione è il principale problema che sorge in relazione all’utilizzo
dei materiali come biomateriali e deve necessariamente essere evitata o limitata.75
3. I potenziali standard di riduzione dei metalli
Le reazioni di ossido – riduzione76 sono reazioni di scambio di elettroni tra specie
chimiche (atomi o ioni).
Ad esempio, un atomo di un metallo può cedere i propri elettroni di valenza
trasformandosi nel corrispondente ione positivo. Nel caso dello zinco:
Zn ↔ Zn2+ +2e-
Diciamo che quando una specie chimica (in questo caso l’atomo di zinco), cede elettroni
si ossida, quando una specie chimica acquista elettroni, si riduce. Zn e Zn 2+ formano una
coppia redox. Zn rappresenta la forma ridotta della coppia, Zn 2+ la corrispondente forma
ossidata. In generale per una coppia redox possiamo scrivere:
Rid1  ox1 + ne-
I metalli, in presenza di una soluzione acquosa, hanno una tendenza più o meno spiccata a
passare in soluzione come ioni positivi, lasciando sul metallo i propri elettroni di valenza,
con formazione di una carica negativa.
75
Dalla presentazione di A. Bagno dell’università di Padova. File: Metallo3_corrosione_LT_IBM_07.pdf
76
«Ossidoriduzioine: reazione di trasferimento di elettroni da un riducente rid1 ad un ossidante ox2. Si può
considerare come al somma di due semireazioni (che non possono avvenire separatamente):
Rid1  ox1 + e
ox2 + e-  rid2
rid1 + ox2  ox1 + rid2
Rid1 con ox1 e rid2 con ox2 costituiscono due coppie redox caratterizzate dai valori dei loro potenziali redox.
»
Guilizzoli, Dizionario Cappelli della Chimica, p.273
65
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

La tendenza di una semireazione di riduzione ad avvenire è misurata dal suo potenziale


standard di riduzione. In una reazione redox si riduce la coppia che ha il potenziale di
riduzione più alto, la seconda coppia subirà pertanto una ossidazione.
Esempio:

4. Corrosione chimica ed elettrochimica dei metalli


Quando la corrosione di un metallo è provocata dall’azione diretta di una sostanza
aggressiva, senza la formazione di elementi galvanici (pile), parliamo di corrosione
chimica, quando invece il processo ha luogo con formazione di pile e il passaggio di
correnti elettriche parliamo di corrosione elettrochimica.
Elemento Coppia redox Potenziale
riduzione (Volt)
Au Au3+ + 3e-  Au +1,42
Pt Pt2+ + 2e-  Pt +1,2
Hg Hg2+ + 2e-  Hg +0,85
Ag Ag+ + e-  Ag +0,80
O O2 + 2H2O + 4e- 4OH- +0,40
Cu Cu2+ + 2e-  Cu +0,35
H 2 H+ + 2e-  H2 0,00
Pb Pb2+ + 2e-  Pb -0,13
Sn Sn2+ + 2e-  Sn -0,14
Ni Ni2+ + 2e-  Ni -0,25
Co Co2+ + 2e-  Co -0,28
Tl Tl+ + e-  Tl -0,34
Cd Cd2+ + 2e-  Cd -0,40
Fe Fe2+ + 2e-  Fe -0,44
Cr Cr3+ + 3e- Cr -0,71
Zn Zn2+ + 2e-  Zn -0,76
Mn Mn2+ + 2e- Mn -1,05
Al Al3+ + 3e-  Al -1,67
Mg Mg2+ + 2e-  Mg -2,34
Na Na+ + e-  Na -2,71
Ca Ca2+ + 2e-  Ca -2,87
K K+ + e-  K -2,92
Cs Cs+ + e-  Cs - 3,02

Segregazione e pile a concentrazione

66
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Se un materiale metallico è costituito da una lega, il suo potenziale è intermedio tra i


valori dei metalli che la costituiscono. Pertanto, se cambia la composizione della lega,
cambia anche il suo potenziale.
È possibile costruire una pila (pila a concentrazione) utilizzando due elettrodi della stessa
lega, ma a composizione diversa. Il metallo meno nobile si scioglierà (processo di
ossidazione) nell’elettrodo dove maggiore è la sua concentrazione e si depositerà
(processo di riduzione) all’elettrodo dove essa è minore (e dove sarà maggiore, pertanto,
la concentrazione del metallo più nobile). Esempi: rame nelle leghe auree.
La formazione di pile a concentrazione è determinata dalla distribuzione non uniforme
delle impurezze in un metallo o dei componenti costituenti una lega. Durante la
solidificazione del getto fuso, impurezze e metalli basso- fondenti tendono ad accumularsi
nella fase liquida ancora presente, solidificando per ultime, generalmente nel bordo dei
grani. Questo fenomeno prende il nome di liquazione o segregazione77,78.
Corrosione elettrochimica
In base a quanto appena esposto, i fenomeni che possono portare alla corrosione
elettrochimica, e che devono essere evitati per prevenirla, sono:
 accoppiamento di materiali metallici diversi
 leghe di composizione non omogenea79 (cambia la concentrazione dei metalli meno
nobili);
 saldature (la composizione dei saldami è necessariamente diversa da quella della lega
da saldare, anche se dello stesso tipo, deve infatti avere una temperatura di fusione più
bassa).
Questo, infatti, porta alla formazione di elementi galvanici (pile) in cortocircuito, che
causano la corrosione di tipo elettrochimico.

77
«La composizione dei cristalli che si separano durante il processo di solidificazione di un lega, varia
continuamente a mano a mano che il processo di solidificazione procede. Le zone esterne di un getto (di un
lingotto ) a contatto con le pareti della lingottiera, che solidificano per prime, hanno una composizione diversa da
quella delle zone interne, che solidificano per ultime. Questo fenomeno prende il nome di segregazione.»
[Silano, Iarrobino – Scienza dei materiali dentali, vol. 2, p. 41]
78
«Per segregazione si intende in un metallo la distribuzione non uniforme delle impurezze o in una lega degli
elementi componenti. Con lo stesso significato si può usare la parola liquazione ed allora la lega viene detta lega
liquata. Si verifica nelle leghe non eutettiche.
Il fenomeno può presentarsi anche se prima di essere versata la lega è stata accuratamente rimescolata; a contatto
delle pareti fredde dello stampo usato per raccogliere il materiale fuso solidifica lentamente, prima una parte che
raccoglie a preferenza alcuni costituenti, mentre altri si concentrano nella parte ancora liquida.
È più comune nelle leghe che hanno un ampio intervallo termico di solidificazione. […]
Il fenomeno è favorito da una temperatura di colata alta. La notevole distanza tra le temperature di fusione del
platino da una parte e l’oro e l’argento dall’altra, spiegano la facile segregazione nelle leghe del platino con l’oro
o l’argento.
È anche tanto più facile quanto più è lento il riscaldamento o il raffreddamento; risulta perciò ostacolata dal
rimescolamento e dal rapido passaggio di stato.
In conseguenza del fenomeno descritto il titolo in una lega liquata varia da una parte all’altra […]
La parola segregazione significa isolare, scostare, separare. Nei metalli puri, dove gli atomi sono tutti eguali, non
può presentarsi il fenomeno. Negli altri casi è possibile che l’eterogeneità si manifesti nello spazio tra i grani
come accade all’oro impuro per la presenza di poco piombo. In questo caso si ha la fragilità perché il piombo,
ultimo a solidificare, viene segregato, scostato verso i confini intergranulari. L’esame al microscopio consente di
osservare bene il fenomeno »
Luigi Vitiello, Oreficeria moderna, (visualizzato con Google libri)
79
Per evitare la composizione non omogenea delle leghe bisogna seguire attentamente le indicazioni fornite dal
produttore durante le fasi di lavorazione (in particolare la colata). In alcuni casi può essere necessario un
processo termico di omogeneizzazione.
67
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Bibliografia
 Corrosione, in Enciclopedia della Chimica, USET, pp. 60 – 79
 Andrea Bagno – UniPd – Metallo3_corrosione_LT_IBM_07.pdf
<

68
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

I polimeri

Percorso base

1. Proprietà dei polimeri


I polimeri sono una delle tre categorie fondamentali di materiali, caratterizzati dalle
seguenti proprietà:
 densità (0,90 – 2,20 g/cm 3) – la densità è bassa, inferiore a quella degli altri tipi di
materiali. Ciò costituisce un pregio, perché le protesi sono leggere;
 conducibilità termica – bassa: ciò costituisce un pregio, perché non espone i tessuti
sottostanti a sbalzi termici in caso di assunzione di cibi e bevande molto freddi o molto
caldi;
 conducibilità elettrica – bassa; quindi questi materiali non sono soggetti a corrosione
elettrochimica;
 proprietà ottiche – i polimeri amorfi (stato vetroso) sono trasparenti; la trasparenza
diminuisce all’aumentare del grado di cristallinità del polimero. È possibile realizzare
manufatti esteticamente soddisfacenti, in quanto il colore e la trasparenza possono
essere modificati facilmente con l’aggiunta di cariche;
 proprietà chimiche – i polimeri sono sostanze abbastanza inerti, ciò è un vantaggio
perché hanno una buona durata nel tempo e presentano una buona biocompatibilità.
Tuttavia si ha un progressivo deterioramento dovuto a degradazione (rottura delle
macromolecole, soprattutto ad opera della radiazione UV) e ossidazione, con
formazione di ponti O-O tra le catene, con conseguente infragilimento;
 costo – i polimeri sono materiali relativamente poco costosi, più economici dei
materiali metallici e di quelli ceramici;
 proprietà meccaniche – la resistenza a trazione, flessione e compressione e la durezza
sono modeste. Queste proprietà sono le caratteristiche che ne limitano fortemente
l’impiego, restringendolo ai manufatti che devono sopportare carichi modesti.
2. . Classificazione dei polimeri in base alla loro origine
I polimeri sono sostanze organiche, che contengono quindi il carbonio come elemento
principale. La loro molecola è di grandi dimensioni, formata da centinaia o migliaia di
atomi; che mantiene però una sua semplicità. Essa infatti è costituita da unità più piccole,
di uno o pochi tipi diversi, concatenate con regolarità.
Quindi un polimero è una sostanza organica, costituita da macromolecole formate per
unione di un numero elevato di unità più piccole, di uno o più tipi diversi (monomeri).
In base alla loro origine, i polimeri possono essere classificati in:
 polimeri naturali – ad esempio:
o proteine
o polisaccaridi (cellulosa, agar – agar, alginati, ecc.)
o gomma naturale

69
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 polimeri sintetici80 – ottenuti per sintesi (polimerizzazione) da monomeri,


generalmente ricavati dal petrolio, nei laboratori chimici o nell’industria.
3. . Classificazione dei polimeri in base alla loro struttura molecolare
 polimeri a struttura lineare – le molecole sono costituite da lunghe file di monomeri,
senza ramificazioni laterali;
 polimeri a struttura ramificata – le molecole sono costituite da file di monomeri da
cui partono ramificazioni;
 polimeri a struttura reticolata – le molecole sono costituite da lunghe file di
monomeri collegate tra loro da ramificazioni trasversali, a formare un unico grande
aggregato molecolare (in pratica tutto il blocco di polimero è costituito da un’unica
grande molecola);
 lineare raggommitolata – le molecole sono costituite da lunghe file di monomeri
(come nei polimeri a struttura lineare), che in assenza di tensioni sono riavvolte a
formare una sorta di gomitolo.
Illustrazione 8: Un polimero lineare (a sinistra) e uno reticolato (a destra) messo a confronto. I
cerchietti neri indicano i punti di reticolazione._http://it.wikipedia.org/wiki/Polimero

La struttura molecolare dei polimeri è molto importante, in quanto determina le loro


caratteristiche fondamentali. Infatti la struttura lineare o ramificata è tipica dei materiali
termoplastici, la struttura reticolata dei polimeri termoindurenti e la struttura lineare
raggomitolata degli elastomeri.
4. Plastomeri ed elastomeri
In base alla loro deformabilità plastica in funzione della temperatura, i polimeri possono
essere classificati in:
a. plastomeri
▪ termoplastici
▪ termoindurenti
b. elastomeri
80
«I polimeri più utilizzati derivano prevalentemente da quattro prodotti chimici di base, a loro volta derivati dal petrolio:
l'etilene, il propilene, il butadiene e lo stirene. » http://www.plastica.it
70
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Lo stato fisico dei polimeri amorfi e, quindi , diverse loro proprietà, dipendono in primo
luogo dalla temperatura.
A temperature basse tutti i polimeri sono in uno stato vetroso, in cui sono fragili e rigidi
(presentano un elevato modulo di elasticità, cioè la loro deformazione elastica è molto
ridotta anche con carichi elevati).
All’aumentare della temperatura, superata la temperatura di infragilimento (Tg)
(temperatura di transizione vetrosa), i polimeri detti plastomeri diventano deformabili
plasticamente (caratteristica che viene utilizzata per la loro lavorazione mediante
stampaggio a caldo). I polimeri detti elastomeri, invece, al di sopra della temperatura di
transizione vetrosa, diventano deformabili elasticamente, con deformazioni notevoli anche
sotto carichi di modesta entità (la loro rigidità diminuisce bruscamente nel passare dallo
stato rigido allo stato elastico.
Materiali termoplastici e termoindurenti
I plastomeri possono essere suddivisi in termoplastici e termoindurenti.
I polimeri termoplastici, dotati di una struttura molecolare lineare o ramificata, se
riscaldati rammolliscono gradualmente e possono essere lavorati per deformazione
plastica. Raffreddati riassumono nuovamente un comportamento rigido e mantengono la
forma loro impartita. Il passaggio dallo stato rigido a quello plastico è cioè reversibile e si
verifica ogni volta che il materiale viene sottoposto ad un ciclo di riscaldamento.
I polimeri termoindurenti hanno una struttura reticolata che impartisce loro la proprietà di
essere rigidi a qualsiasi temperatura (non presentano quindi temperatura di transizione
vetrosa). Poiché allo stato rigido non sono lavorabili, l'industria non li produce nella loro
struttura definitiva: la loro produzione avviene in due fasi. Nella prima fase, mediante
polimerizzazione parziale, vengono ottenuti con una struttura lineare, in cui hanno
caratteristiche analoghe ai termoplastici e possono passare dallo stato rigido a quello
plastico per riscaldamento per essere lavorati, ad esempio mediante stampaggio.
Terminata la formatura, il riscaldamento innesca la seconda fase di polimerizzazione, in
cui si formano i legami trasversali tra le molecole lineari, con ottenimento della struttura
reticolata definitiva.

5. La polimerizzazione (polymerization)
La polimerizzazione è la reazione di sintesi con cui si ottiene un polimero a partire dai
monomeri.
Due importanti fenomeni che accompagnano le reazioni di polimerizzazione sono
l’esotermicità e la riduzione di volume:
• Le reazioni di polimerizzazione sono reazioni esotermiche, avvengono cioè con
liberazione di energia sotto forma di calore, che provoca un aumento della
temperatura dell’ambiente di reazione;
• le reazioni di polimerizzazione avvengono con una riduzione di volume
(contrazione di polimerizzazione), cioè il polimero occupa un volume minore
rispetto alla quantità di monomero da cui si è formato. La riduzione è notevole: nel
caso del PMMA essa è superiore al 20%.
I polimeri più usati sono ottenuti per sintesi a partire da piccole molecole (monomeri). Le
reazioni di polimerizzazione più usate sono due:
 polimerizzazione mediante reazioni di addizione (poliaddizione) – durante la quale
i monomeri si aggregano ad una catena in accrescimento, come vagoni ferroviari ad un
71
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

treno in formazione. Nella poliaddizione tutta la molecola del monomero entra a far
parte della molecola del polimero e non si formano prodotti secondari. Esempi di
polimeri ottenuti per poliaddizione sono:
o Il polimetilmetacrilato (PMMA)- (nome commerciale: plexiglass)
o I polieteri
o I polivinilsilossani
 polimerizzazione mediante reazioni di condensazione (policondensazione)–
durante la quale si ha l’eliminazione di un prodotto secondario, in genere una piccola
molecola come acqua o alcol metilico, e la formazione di un legame tra le parti
restanti delle due molecole reagenti. Nella policondensazione, quindi, solo una parte
della molecola del monomero entra a far parte della molecola del polimero, la parte
restante “si stacca” prima del legame e va a formare un prodotto secondario. Sono
esempi di polimeri ottenuti per poliaddizione:
o Le proteine
o I polisolfuri
o Le resine epossidiche
I polimeri ottenuti a partire da un solo tipo di molecola (monomero) sono detti omo-
polimeri, quelli ottenuti a partire da due diversi monomeri sono detti co-polimeri.81, 82
6. La polimerizzazione per addizione
I monomeri utilizzati per la poliaddizione contengono solitamente un legame multiplo
carbonio - carbonio, che viene aperto con una reazione di attivazione, cui segue un
meccanismo di accrescimento a catena. Il metodo più diffuso (l'unico da noi preso in
considerazione) di attacco iniziale al doppio legame è quello radicalico. In esso un
radicale si lega ad uno degli atomi del doppio legame generando un nuovo radicale di
dimensioni maggiori che prosegue la reazione.
Nelle figure seguenti sono riportate le formule di alcuni monomeri e dei corrispondenti
polimeri che si ottengono per poliaddizione radicalica.
Come si vede, la maggior parte dei monomeri è un derivato dell'etilene.

81
Van Vlack, Teconologia dei materiali, EST Mondadori, pp. 231 - 232
82
Polimerizzazione, in Dizionario enciclopedico dei termini scientifici, Oxford University Press, BUR.
72
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Etilene Polietilene (PE)

Cloruro di vinile Policloruro di vinile (PVC)

Metil-metacrilato Polimetilmetacrilato (PMMA)

7. La reazione di polimerizzazione radicalica


a. Innesco
L'innesco o attivazione consiste nella formazione di radicali liberi83, a partire da
un iniziatore, sostanza che si spezza facilmente in due radicali. Gli iniziatori più
usati appartengono alla categoria dei perossidi (ad esempio il perossido di
benzoile), che contengono un legame covalente ossigeno - ossigeno O - O che si
spezza generando i radicali. La rottura del legame O - O può avvenire per:
▪ attivazione termica (t > 60°C) - in cui l'energia necessaria per rompere il
legame perossido è fornita sotto forma di calore. Questa attivazione è
caratteristica delle resine termo-polimerizzabili
▪ attivazione fotochimica - in cui l'energia viene fornita sotto forma di radiazione
luminosa di opportuna lunghezza d'onda (può essere una "luce visibile" o una
radiazione UV, a seconda del tipo particolare di attivatore). Questa attivazione
è caratteristica delle resine fotopolimerizzabili.

83
Un radicale libero è una specie chimica molto reattiva che possiede un elettrone spaiato.
73
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

▪ attivazione chimica - in cui il legame perossido è aperto ad opera di un'altra


sostanza chimica, detta attivatore (in genere una ammina), con formazione di
radicali. Questa attivazione è caratteristica delle resine autopolimerizzabili (a
freddo).
b. Propagazione
In questa fase il radicale si lega con il suo elettrone spaiato ad uno degli atomi di
carbonio del doppio legame, lasciando un elettrone spaiato sul secondo atomo di
carbonio del doppio legame. Si forma in questo modo un nuovo radicale, di
dimensioni maggiori, ottenuto aggiungendo un monomero al radicale di partenza.
Il nuovo radicale attacca un altro monomero, dando luogo alla propagazione della
catena. Ad ogni stadio della catena il radicale si accresce di un monomero.
c. Arresto
Se due radicali si incontrano, reagiscono formando un legame a partire dai due
elettroni spaiati. Si ottiene una molecola unica (in genere è di grandi dimensioni),
che non contiene più elettroni spaiati. Questa fase tende ad arrestare la reazione,
perché in essa scompaiono i radicali che si erano formati nella fase di innesco.
8. Tecniche di preparazione dei polimeri
Il processo di polimerizzazione è una reazione fortemente esotermica ed il calore liberato
può provocare un innalzamento incontrollato della temperatura, con formazione di un
prodotto con caratteristiche diverse da quelle desiderate (grado di polimerizzazione
diverso da quello voluto, formazione di bolle e porosità a causa della elevata temperatura
che porta all'ebollizione del monomero, ecc.)
L’aumento di temperatura accelera a sua volta la velocità della reazione, con
aggravamento del problema del riscaldamento della massa.
Le tecniche di polimerizzazione, messe a punto o modificate anche per tener conto di
questo problema, sono fondamentalmente quattro, ma solo una di esse (la
polimerizzazione in massa) è di interesse diretto in campo odontotecnico:
a. Polimerizzazione in blocco (o polimerizzazione in massa)84
84
Le altre tecniche di polimerizzazione, impiegate dall’industria per produrre i principali polimeri, sono:
b. Polimerizzazione in soluzione
Il monomero viene sciolto in un solvente organico e, in presenza di un appropriato catalizzatore, si fa avvenire la
polimerizzazione in soluzione. Il riscaldamento risulta molto più contenuto, in quanto il calore si disperde nella
massa del solvente, contenendo l’aumento di temperatura.
L’inconveniente del metodo consiste nella necessità, a polimerizzazione avvenuta, di dover separare e recuperare il
solvente, processo non sempre agevole. Parte del solvente può restare intrappolato all’interno del polimero per
liberarsi poi lentamente nel tempo. I solventi adoperati, vista la loro natura organica, sono spesso tossici o nocivi e
altamente infiammabili, che creano notevoli problemi di sicurezza degli impianti e degli ambienti di lavoro.
c. Polimerizzazione in emulsione
Il monomero, insieme al catalizzatore e alle altre sostanze necessarie ad avviare la polimerizzazione, viene
emulsionato in acqua. L’emulsione è stabilizzata con aggiunta di emulsionanti (saponi, tensioattivi, ecc.) In questo
caso è il liquido disperdente (l’acqua) ad assorbire il calore in eccesso. Si ottiene un prodotto disperso in acqua,
talvolta utilizzabile tal quale (ad esempio, il vinavil), oppure si separa con abbastanza agevolmente per filtrazione o
centrifugazione.
d. Polimerizzazione in sospensione
Il processo è simile al precedente. Il monomero è però presente nella matrice acquosa in gocce di maggiori
dimensioni che , a reazione avvenuta, danno origine a “perle” di polimero del diametro di qualche millimetro. Le
perle così ottenute sono facilmente separabili dall’acqua per filtrazione.
Per ottenere la sospensione, ed evitare che le gocce di monomero si riaggreghino e si separino, il liquido deve
essere agitato in modo vigoroso ed in continuazione. Si aggiungono anche emulsionanti, ma in quantità inferiore a
quelle usate per la tecnica in emulsione.
74
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Nella sua versione originaria il metodo consiste nella polimerizzazione del monomero
puro direttamente nello stampo del manufatto da produrre.
Il pregio del metodo consiste nella elevata purezza del monomero e nella produzione
diretta dell’oggetto. Esiste però il problema notevole del forte riscaldamento a causa
del calore sviluppato dalla reazione con le conseguenze già discusse più sopra.
Il problema del riscaldamento può essere attenuato con una variante del metodo, che
consiste nel partire anziché dal solo monomero puro, da una miscela di sostanza già
polimerizzata e monomero. Il polimero in polvere viene disciolto nel monomero, fino
ad ottenere una pasta con viscosità appropriata con cui si riempie lo stampo. Si fa
quindi proseguire la polimerizzazione attivando la reazione con un modesto
riscaldamento. Questo metodo è ampiamente utilizzato nei laboratori odontotecnici.
Questa variante può essere utilizzata solo nel caso in cui il polimero sia solubile nel
monomero.

9. Gli additivi
Gli additivi vengono fatti incorporare nelle materie plastiche per modificarne le
caratteristiche. Essi possono esplicare semplicemente il ruolo di un riempitivo a basso
costo oppure, in altri casi, associano questo compito a quello di rinforzare il polimero,
rendendolo più resistente nei riguardi della deformazione meccanica.
a. I plastificanti
I plastificanti svolgono invece il ruolo di lubrificanti interni del polimero, rendendo più
facile il riassestamento delle molecole; per questa via si ottiene che polimeri molto rigidi a
temperatura ambiente, come il PVC, divengano flessibili. In termini semplici si può
ritenere che un plastificante sia composto da piccole molecole che si frappongono tra le
macromolecole.
b. Gli stabilizzanti
Gli stabilizzanti sono additivi che servono a ridurre la velocità di deterioramento di
prodotti organici. In genere lo scopo viene raggiunto mescolando al polimero additivi che
prevengono l’azione dell’ossigeno contro la molecola organica o riducono la possibilità di
assorbimento di energia radiante (essenzialmente UV).
c. Ai polimeri, poi, con intenti ovvi, vengono aggiunti coloranti
I coloranti sono solitamente ossidi o altri composti dei metalli di transizione. Ad esempio,
nelle resine per basi di protesi, il colore rosa delle mucose viene simulato con l’aggiunta
di ossido ferrico e di solfuro di mercurio.

10. Classificazione dei polimeri in base alla loro natura chimica e indicazione degli
impieghi principali
 plastomeri termoplastici
o resine acriliche
 ribasature;
 corone e ponti provvisori;
 rivestimento estetico di corone e ponti;
 basi di protesi mobili;
 denti artificiali;
75
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 modellazione85;
 (porta-impronte individuali)
o resine vinil – acriliche
 basi di protesi mobili;
o resine polistireniche
 basi di protesi mobili;
o policarbonati
 corone e ponti provvisori;
 basi di protesi mobili;
 plastomeri termoindurenti
o resine epossidiche
 monconi e modelli
 86
elastomeri (materiali da impronta)
o polisolfuri
o polieteri
o polivinilsilossani
11. Resine per basi di protesi e loro formatura
Le resine per basi di protesi, parziali o totali, sono tra le più importanti in campo
odontotecnico, per la vastità del loro impiego. Esse vengono divise in tre tipi merceologici
fondamentali;
 Tipo I – resine termopolimerizzabili
 Tipo II – resine autopolimerizzabili
 Tipo III resine termoplastiche in blocchetti o polvere
Le resine di tipo I e tipo II chimicamente appartengono o alle resine acriliche o alle resine
vinil-acriliche.
Le resine tipo III possono essere resine acriliche oppure polistirene o policarbonato. Sono
però di impiego molto più limitato per la maggiore difficoltà di lavorazione.
La realizzazione delle basi di protesi (formatura) si svolge secondo due metodiche
principali:
 formatura per compressione, con resine termopolimerizzabili (tipo I) o
autopolimerizzabili (tipo II). Questo tipo di formatura ha il pregio di richiedere
attrezzature poco costose. I suoi difetti consistono nel fatto che l’operatore viene a
contatto con il monomero liquido esponendolo a effetti nocivi per contatto e per
inalazione. Inoltre, se la procedura non è eseguita a regola d’arte, si può avere
facilmente la formazione di porosità nel manufatto. Le possibili cause di porosità
sono:
85
Le resine per modellazione disponibili da più tempo sono resine acriliche autopolimerizzabili. Di più recente
introduzione sono resine a base di uretan-dimetacrilato (UDMA) fotopolimerizzabili. (Simionato, vol2, pp. 701 -
703)
86
Elastomeri – son così chiamati i polimeri dotati di notevole allungamento in campo elastico.
La grande elasticità della gomma dipende dallo svolgersi delle catene macromolecolari che, in posizione di
riposo, assumono una configurazione a gomitolo (P. Bassi, Chimica applicata, p. 217, 231]
La gomma naturale ha una temperatura di transizione vetrosa di - 70°C
76
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

o miscelazione non uniforme: nelle zone più ricche di monomero si ha un


maggior ritiro da polimerizzazione con formazione di “strappi” e fessure
(microporosità)
o insufficiente pressione – si ha una porosità che interessa tutta la massa del
manufatto
o riscaldamento troppo rapido – può portare alla ebollizione del monomero,
con formazione di bolle di vapore che danno luogo ad una porosità localizzata
prevalentemente nelle zone interne in cui il manufatto è più spesso (zone in cui si
raggiungono le temperature più alte).
 formatura per iniezione, in speciali muffole dotate di canali di alimentazione, a
temperatura ambiente con resine tipo I e tipo II e a temperatura adeguata, a cui è
possibile la loro deformabilità plastica, per resine tipo III.
I pregi della formatura per iniezione consistono nel fatto che
• vengono eliminate le possibili cause di porosità. Infatti la lavorazione è
automatizzata e consente un perfetto controllo delle fasi di miscelazione,
pressione durante l’iniezione e riscaldamento.
• l’operatore non viene a contatto con il monomero
I difetti della formatura per iniezione riguardano i maggiori costi dei macchinari da
impiegare (miscelatore, muffola speciale, …).

Riportiamo di seguito la composizione di una tipica resina acrilica termopolimerizzabile


di impiego dentale, impiegata per la realizzazione di basi di protesi mobili.

Resina acrilica termopolimerizzabile - Composizione di un prodotto commerciale da usare


per la polimerizzazione in blocco.
Polvere:
• polimero (poli-metil-metacrilato), sotto forma di piccoli granuli
• iniziatore (perossido di benzoile che si dissocia termicamente in radicali)
• plastificanti, per rendere meno rigido il polimero finale
• coloranti, pigmenti inorganici come solfuro di mercurio e ossido ferrico, per impartire
una colorazione simile a quella dei tessuti orali
• opacizzanti, solitamente ossido di zinco e biossido di titanio
• fili di naylon rossi (per simulare i vasi sanguigni)

Liquido:
• monomero (metil-metacrilato)
• inibitori (idrochinone), bloccano eventuali radicali liberi formatisi accidentalmente,
impedendo la polimerizzazione del liquido prima del suo impiego
• sostanze reticolanti (un altro monomero che contiene due doppi legami nella molecola
e che ha la possibilità di formare alcune catene trasversali). Provoca una parziale
reticolazione che rende il polimero più resistente.

Nelle resine acriliche autopolimerizzabili, dette anche a freddo o ad attivazione


chimica,nella polvere è presente anche un attivatore chimico.

77
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Bibliografia
 Van Vlack, Tecnologia dei materiali, EST Mondadori.

 P.Bassi, Chimica applicata ai materiali da costruzione, SEI, TO 1993

 Voci: polimeri, polimerizzazione, materie plastiche – Enciclopedia della chimica, USES

 http://it.wikipedia.org/wiki/Polimero

 http://it.wikipedia.org/wiki/Polimerizzazione

 http://www.dmfci.unict.it/siracusa/web1/materiale_didattico/b3.pdf (biomateriali, non solo polimeri)

 http://www.dmfci.unict.it/siracusa/web1/materiale_didattico/b4.pdf

 http://chifis.unipv.it/mustarelli/Biomateriali%20polimerici%20-%20cap%208.pdf

<

78
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le ceramiche dentali

Percorso base

1 Proprietà dei materiali ceramici


I materiali ceramici sono una delle tre categorie fondamentali di materiali, caratterizzati
dalle seguenti proprietà:
 densità – la densità è medio - bassa, simile a quella dei materiali naturali che
sostituiscono nelle protesi;
 conducibilità termica – bassa: ciò costituisce un pregio, perché le protesi in ceramica
non espongono i tessuti sottostanti a sbalzi termici in caso di assunzione di cibi e
bevande molto freddi o molto caldi;
 conducibilità elettrica – bassa; quindi questi materiali non sono soggetti a corrosione
elettrochimica;
 durezza – elevata, a volte eccessiva. Garantisce una elevata resistenza alla abrasione,
ma può creare problemi legati alla accentuata usura di denti antagonisti se naturali o in
materiali più teneri;
 proprietà ottiche – possono essere trasparenti, traslucidi, opachi e queste caratteristiche
sono facilmente modificabili. È possibile realizzare manufatti eccellenti dal punto di
vista estetico;
 proprietà chimiche – le ceramiche sono sostanze inerti, ciò è un vantaggio perché
hanno una ottima durata nel tempo e presentano una buona biocompatibilità;
 costo – i materiali ceramici sono materiali relativamente costosi;
 proprietà meccaniche – hanno una ottima resistenza a compressione, ma scarsa
trazione e flessione. Queste proprietà sono le caratteristiche che riducono la possibilità
di realizzare manufatti in ceramica integrale. E’ possibile, però, superare questi limiti
abbinandola a materiali più resistenti, come nella metallo-ceramica.
2 Usi odontotecnici dei materiali ceramici – le porcellane possono essere impiegate per la
realizzazione dei seguenti manufatti:
• intarsi
• faccette
• corone totali e ponti
• denti e ponti in metallo – ceramica
• denti artificiali.

Esse entrano anche a far parte dei seguenti materiali:


• rivestimenti refrattari
• compositi (come rinforzanti)

3 Le porcellane comuni

79
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le porcellane comuni sono il materiale da cui si sono ricavate, con opportune modifiche,
le prime porcellane dentali. Le materie prime fondamentali delle porcellane comuni sono
tre:
 feldspato – è il componente che abbassa la temperatura di fusione dell’intera massa,
esso dopo cottura si trasforma in una matrice vetrosa 87 che ingloba gli altri
componenti. I feldspati più usati sono silico-alluminati di sodio88 o di potassio89 che
durante la cottura liberano ossido di sodio o di potassio, che agiscono da fondenti90.
 silice – agisce da smagrante, impedisce il collasso dell’oggetto durante la cottura. Nel
prodotto finito è presente sotto forma di cristalli dispersi nella matrice vetrosa e dà ad
essa resistenza.
 caolino91 – è il costituente principale delle porcellane ordinarie. Esso fornisce
plasticità (plasticity) al materiale da lavorare prima della cottura. Durante la cottura il
caolino si trasforma chimicamente, dando origine a cristalli di mullite, che nel
prodotto finale risulteranno inglobati, insieme ai cristalli di silice, nella matrice vetrosa
originata dai feldspati. I cristalli di mullite impartiscono alla porcellana comune la sua
caratteristica opacità, pertanto nelle porcellane dentali il caolino deve essere presente
in quantità molto ridotta, inferiore al 4%.
componente porcellane comuni porcellane dentali
caolino (agglomerante) 50% 0 % (< 4%)
silice (smagrante) 20 – 25 % 25 %
feldspato (fondente) 25 – 30 % 65 %

Oltre ai componenti fondamentali si utilizzano altri materiali allo scopo di modificare, in


modo opportuno, le caratteristiche delle porcellane. Tra questi, particolare importanza
assumono i modificatori del reticolo vetroso.
Modificatori del reticolo vetroso (fondenti):
I modificatori del reticolo vetroso sono costituiti da ossidi che modificano la struttura
della matrice vetrosa o provocano la formazione di cristalli al suo interno, modificandone
le proprietà92. I principali sono
 ossido di sodio (Na2O)
 ossido di potassio (K2O)
Questi ossidi:
 abbassano l’intervallo di rammollimento (agiscono cioè da fondenti)
87
I vetri sono materiali che si trovano allo stato solido amorfo, hanno cioè un volume e una forma propri, ma una
struttura microscopica non cristallina, disordinata, tipica dei liquidi. Per questo motivo i vetri sono considerati
spesso come dei liquidi sotto-raffreddati.
88
Na2O·Al2O3·6SiO2 scritto più propriamente come Na[AlSi3O8]
89
K2O·Al2O3·6SiO2 scritto più propriamente come K[AlSi3O8]
90
«Nell’industria ceramica i fondenti vengono incorporati nella pasta al fine di abbassare la temperatura di
formazione del liquido, nel corso del processo di cottura, il quale liquido, dopo raffreddamento, forma un vetro
che cementa le particelle all’interno del manufatto. Grazie all’utilizzo dei fondenti si possono produrre articoli
resistenti di terraglia o di porcellana, per trattamento termico a 1100 – 1300°C» Sersale – Materiali ceramici,
CEA, p. 14
91
Il suo costituente principale è la caolinite; un silicato (fillosilicato) di alluminio di formula Al2Si2O5(OH)4
92
I modificatori, in genere, interrompono la continuità della struttura vetrosa (costituita da silice) in cui sono
inglobati
80
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 riducono la viscosità
 aumentano il coefficiente di dilatazione termica (l’ossido di potassio ha un
effetto più pronunciato dell’ossido di sodio)
La presenza di questi ossidi migliora quindi la lavorabilità dei vetri, ma se la loro
concentrazione è troppo elevata, peggiora alcune caratteristiche importanti. In particolare:
 diminuisce la stabilità chimica
 diminuisce la resistenza all’acqua

4 Le porcellane feldspatiche dentali


4.1 Produzione
Le porcellane comuni, a causa della opacità impartita loro dalla mullite, non sono adatte
all'impiego in campo dentale. Eliminando il caolino e limitando le materie prime
fondamentali a silice e feldspati, per cottura si ottiene una porcellana feldspatica, costituita
da una matrice vetrosa, originata dalla fusione dei feldspati e da cristalli di silice in essa
inglobati. La porcellana feldspatica è traslucida e quindi molto più simile nell'aspetto al
dente naturale.
Nella preparazione delle porcellane feldspatiche possono essere aggiunti degli additivi,
con lo scopo principale di regolarne l'opacità e il colore. Come opacizzanti si usano
solitamente ossidi di titanio o zirconio, come coloranti ossidi dei metalli di transizione o
dei lantanidi. Questi ossidi sono inglobati nella matrice vetrosa in modo simile a quanto
avviene per i cristalli di silice.
Le polveri usate dagli odontotecnici per le ricostruzioni in porcellana con la tecnica della
stratificazione non sono una semplice miscela delle materie prime (come feldspati, silice,
fondenti, ecc.). Infatti, queste polveri hanno già subito una cottura, con le conseguenti
reazioni di trasformazione in porcellana.
Il produttore mischia le materie prime componenti, aggiunge gli ossidi metallici
addizionali, li cuoce ottenendo una massa vetrosa non completamente fusa, che poi
raffredda bruscamente in acqua, per ottenere la cosiddetta fritta. Quest'ultima, sminuzzata
e macinata finemente, è il costituente fondamentale del prodotto in polvere utilizzato dagli
odontotecnici.
Durante la cottura, per esempio, di una corona a giacca in porcellana realizzata per
stratificazione, non avviene più alcuna reazione chimica; ciò che avviene è che le singole
particelle si uniscono tra loro, mediante sinterizzazione, fino ad ottenere un solido
coerente.
L’industria produce anche porcellane feldspatiche in blocchetti, da lavorare per fresaggio
con tecnologia CAD/CAM. I manufatti ottenuti con questa tecnologia sono più resistenti,
perché i blocchetti di porcellana forniti dall’industria sono meno porosi del manufatto
ottenuto dall’odontotecnico per stratificazione e successiva sinterizzazione delle polveri.

4.2 Impieghi dentali


Le porcellane feldspatiche sono costituite da feldspato, quarzo e quantità variabili di
fondenti per regolare la temperatura di fusione.
In base a quest’ultima le porcellane dentali feldspatiche vengono classificate in

81
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 porcellane feldspatiche ad alta temperatura di cottura (1288 – 1371°C) – sono le


uniche a contenere piccole quantità di caolino, solitamente in percentuale non
superiore al 4%. Sono attualmente utilizzate per la produzione di denti finti per protesi
rimovibili parziali o totali.93
 porcellane feldspatiche a media (1050 – 1200°C) e bassa temperatura di cottura
(< 1050°C) – sono state impiegate in passato per la realizzazione di corone ed inlay,
con la tecniche della stratificazione a partire da polveri. A causa della loro scarsa
resistenza a trazione e flessione, per queste lavorazioni sono state soppiantate da
porcellane più resistenti o da materiali alternativi (compositi). Sono invece uno dei
materiali principali utilizzati per i rivestimenti estetici (masse opaco, dentina, smalto,
…) delle altre ceramiche e del metallo, con un opportuno dosaggio dei materiali
fondenti, per rendere compatibile il loro coefficiente di dilatazione termico con quello
del materiale sottostante.
Di recente, sono stati messi a disposizione dell’odontotecnico blocchetti di porcellana
feldspatica da lavorare con tecnologia CAD/CAM, con cui è possibile realizzare
corone singole anteriori e posteriori.
Riepilogo manufatti realizzabili con porcellane feldspatiche
Tipi Classificazione usi Tipi lavorazione
alta temperatura di fusione • denti preformati per
Porcellane dentiere
feldspatiche
tradizionali
media/bassa temperatura di • faccette • stratificazione
fusione • intarsi e corone • CAD/CAM)

Pregi e limiti delle porcellane feldspatiche - Le porcellane feldspatiche sono state le prime
porcellane dentali ad essere utilizzate per la ceramica integrale. I loro pregi sono:
• elevata biocompatibilità
• inalterabilità
• estetica
Mentre i difetti principali sono:
• una scarsa resistenza a trazione e a flessione94 (che ne limita o impedisce l’impiego per
protesi in ceramica integrale)
• una durezza maggiore dei denti naturali, che provoca una usura eccessiva degli
antagonisti.
La scarsa resistenza meccanica di queste ceramiche è dovuta alla presenza della matrice
vetrosa, originata dalla fusione dei feldspati, e alla porosità dovuta al fatto che esse sono
93
«Solitamente, la scelta del tipo di denti artificiali da utilizzare si basa sulle preferenze dell’odontoiatra e del
paziente, anche se in genere si tende a utilizzare i denti in resina nei casi in cui siano presenti modeste condizioni
di sostegno da parte delle creste edentule, oppure vi sia uno spazio limitato per la sistemazione dei denti e
quando i denti artificiali sono in antagonismo a denti naturali o a ricostruzioni estese in leghe nobili. I denti in
ceramica, invece, sono più indicati per pazienti con protesi totali superiori ed inferiori, quando vi è un buon
sostegno da parte delle creste edentule e quando lo spazio per la sistemazione dei denti risulta adeguato»
Infodent 12/2007 p. 23
94
Ricordiamo che i materiali fragili hanno una resistenza a compressione nettamente superiore a quella a
trazione. La differenza è dovuta al comportamento delle microcricche superficiali (fessure di Griffith), che nelle
prove a trazione innescano precoci processi di frattura. Nelle prove a compressione queste imperfezioni
superficiali non hanno alcun effetto sulle proprietà del materiale. Le fessure di Griffith – sottilissime fessure
superficiali lunghe da 0,2 a 10 mm si comportano come punti di concentrazione delle tensioni e quindi come
inviti a rottura (Simionato, II vol, p.729)
82
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

ottenute per sinterizzazione e non per fusione completa delle materie prime. La porosità
rende il materiale meno resistente e nella matrice vetrosa le fratture si propagano
rapidamente portando alla rottura del manufatto. La fase cristallina, invece, ne migliora le
caratteristiche: i cristalli infatti sono in grado di ostacolare la propagazione di queste
fratture.
Bisogna tuttavia tener presente che la matrice vetrosa, causa della scadenti caratteristiche
meccaniche, è la fase che impartisce al materiale la sua elevata caratteristica estetica.
Per superare i limiti di resistenza meccanica delle porcellane feldspatiche sono state
seguite tre vie principali:
• l’accoppiamento della ceramica ad un altro materiale in grado di resistere alle
sollecitazioni a trazione e flessione: è ciò che avviene nella metallo – ceramica.
• La creazione all’interno della matrice vetrosa di una fase cristallina fine e dispersa che
ostacoli la propagazione delle fratture: è ciò che avviene nelle vetroceramiche.
• L’eliminazione della fase vetrosa con la realizzazione di ceramiche dotate di sola
struttura policristallina: è ciò che avviene nelle ossido – ceramiche.

5 Classificazione delle moderne ceramiche dentali


Come abbiamo appena detto, la ricerca di materiali in grado di superare i limiti delle
porcellane feldspatiche si è indirizzata lungo le seguenti tre direttrici principali:
 vetroceramiche (ceramiche legabili con resina)
 ossido – ceramiche (sistemi con nucleo rinforzato)
 metallo – ceramiche
5.1 Le vetroceramiche (ceramiche legabili con resina)
Le vetroceramiche95 sono dei materiali che costituiscono il termine di passaggio dai vetri
ai prodotti ceramici. I vetri sono materiali inorganici ottenuti per fusione, che
raffreddandosi non cristallizzano a causa della elevata viscosità e della bassa velocità di
formazione e accrescimento dei germi cristallini. Le vetroceramiche, analogamente ai
vetri, sono ottenute per fusione e solidificano in una massa vetrosa. Esse però sono dei
vetri instabili, in quanto contengono come additivi degli agenti nucleanti (metalli come
oro, argento, rame o sostanze come il biossido di titanio TiO 2) che favoriscono la
formazione e l’ingrossamento di numerosissimi cristalli ad alta resistenza (ad es: leucite o
disilicato di litio) all’interno di un vetro, ricorrendo ad un adeguato ciclo termico (detto di
ceramizzazione96).
Di seguito si riporta il ciclo di produzione di una vetroceramica alla leucite.

95
Vedi Sersale, I materiali ceramici ordinari e speciali. Casa Editrice Ambrosiana, 1975 – p.112
96
Il ciclo termico di ceramizzazione è per molti versi simile al ciclo termico di invecchiamento per
precipitazione.
83
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

1800

1600

1400

1200
Temperatura °C

1000 Ottenimento vetro


Riscaldamento
800 Formazione germi
600 Riscaldamento
Accrescimento cristalli
400 Raffreddamento brusco
200

0
0 100 200 300 400 500 600
Tempo min

Nel primo stadio produttivo «la miscela delle masse viene fusa completamente tra 1300 e
1500°C e successivamente raffreddata in acqua fredda. In tal modo la struttura amorfa
della fusione viene congelata a temperatura ambiente.
Nel secondo stadio produttivo, viene iniziata la fase di trattamento termico a 1000°C, nota
con il nome di tempra, in cui si forma un precipitato di piccoli cristalli (leucite). Se la
temperatura ed il tempo sono esatti, si forma una grande quantità di piccoli cristalli di
leucite nel 50% della massa. Il processo viene concluso con un ulteriore raffreddamento.
Per la sua microstruttura, il composto così ottenuto viene chiamato vetro – ceramica»97,98
La differenza tra una vetroceramica e una ceramica tradizionale consiste essenzialmente
nel fatto che la prima non viene ottenuta per sinterizzazione di specie cristalline con
formazione di una matrice vetrosa, ma, al contrario, viene in un primo momento fusa
come vetro e solo successivamente viene fatta cristallizzare parzialmente con un ciclo
termico.
I manufatti in vetroceramica sono ultimati con un rivestimento estetico di porcellana
feldspatica compatibile, o con apposite vernicette colorate.
Le principali vetroceramiche per uso dentale sono la vetroceramica rinforzata con mica99
(la prima introdotta, ma ormai in disuso), la vetroceramica alla leucite e la vetroceramica
al disilicato di litio.

 Vetroceramiche rinforzate con leucite


Le vetroceramiche più utilizzate sono quelle rinforzate con leucite100. Esse possono essere
impiegate:

97
Carmen – Aspetti di una nuova metalloceramica, p.5 http://www.dentaurum.de/files/989-732-50.pdf
98
Il processo è analogo ai processi di invecchiamento, preceduti da tempra di solubilizzazione a cui vengono
sottoposte alcune leghe.
99
Vetroceramiche rinforzate con mica: fluoromica tetrasilicica (KMg2.5Si4O10F2) - resistente chimicamente,
con proprietà simili allo smalto dentario, trasparente ai raggi X, traslucida.
Con queste ceramiche si realizzano corone con il metodo della fusione a cera persa. Il manufatto è quindi
sottoposto ad un trattamento termico di ceramizzazione per provocare la formazione dei cristalli di mica
all’interno della matrice vetrosa (prodotto commerciale: Dicor)
84
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 con il metodo della stratificazione sul metallo (metallo – ceramica),


 con il metodo della stratificazione su moncone refrattario per la realizzazione
di corone in ceramica integrale,
 per la realizzazione di intarsi e corone con il metodo della iniezione a cera
persa (ceramica integrale),
 tecnologia CAD/CAM101.
Queste vetro-ceramiche sono pre – ceramizzate (i cristalli di leucite sono già presenti nel
lingotto commerciale di ceramica) e non è necessario sottoporre il manufatto a ciclo
termico a fine lavorazione. (Prodotto commerciale: Empress della Ivoclar).
 Vetroceramiche al disilicato di litio e all’apatite.
Le vetroceramiche rinforzate con disilicato di litio (Li 2Si2O5) hanno una resistenza a
trazione e flessione superiori a quelle rinforzate con leucite. Questo ne consente l’utilizzo,
non solo per intarsi e corone anteriori e posteriori, ma anche per la realizzazione di ponti
in ceramica integrale. Il loro utilizzo è per iniezione a cera persa (analogamente alle
vetroceramiche rinforzate con leucite) oppure per fresaggio CAD/CAM di appositi
blocchetti. – (Prodotto commerciale: Empress 2 della Ivoclar)
Poiché le vetroceramiche al disilicato di litio hanno un coefficiente di dilatazione termico
decisamente inferiore rispetto alle altre vetroceramiche, non è possibile utilizzare con esse
le porcellane feldspatiche per gli strati superficiali estetici. Sono state messe a punto
apposite masse compatibili a base di vetroceramiche con apatite, che danno risultati
estetici ancora superiori, perché le apatiti sono un costituente fondamentale dello smalto
dei denti naturali.
Pregi e difetti delle porcellane per fusione rispetto alle porcellane feldspatiche
pregi:
 maggiore resistenza meccanica (a causa della maggiore quantità e finezza della
fase cristallina);
 migliore estetica (riflessione, opalescenza, traslucenza)102;
 minore (assenza di) porosità (che migliora ulteriormente la resistenza e
l’estetica);
difetti:
 non sono adatte per protesi fisse di grandi dimensioni: le vetroceramiche alla
leucite si possono usare al massimo per corone singole e quelle al disilicato di
litio per ponti di soli tre elementi

Riepilogo manufatti realizzabili con vetroceramiche


Vetroceramiche leucite (Empress • corone singole • pressofusione
Ivoclar) • stratificazione
• CAD/CAM
100
La leucite (KAlSi2O6)ha un coefficiente di dilatazione termico superiore a quello della restante fase vetrosa; è
proprio la presenza dei cristalli di a rendere la dilatazione termica della porcellana compatibile con quella delle
leghe nel caso di eventuale impiego in metallo – ceramica.
101
Infodent 1-2/2006 – CAD CAM per laboratori.
102
La struttura micro – cristallina/amorfa della vetroceramica imita l’effetto che la luce naturale produce
nell’attraversare i vari strati di cui sono costituiti i denti veri (riflessione /opalsescenza/traslucenza), il che si
trasduce in una alta qualità estetica dei restauri in vetro – ceramica. [cfr Carmen, p.6]
85
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Vetroceramiche disilicato litio • corone singole • pressofusione


(Empress 2 Ivoclar) • ponti (3) • CAD/CAM

5.2 Ossido – ceramiche (sistemi con nucleo ceramico rinforzato)


La caratteristica fondamentale delle ossido – ceramiche è quella di avere una struttura poli –
cristallina, priva di fase vetrosa, che le rende molto più resistenti alla propagazione delle
fratture innescate da sollecitazioni a flessione e trazione. Per contro, l’assenza di questa fase
le rende meno estetiche rispetto sia alle vetroceramiche, sia rispetto alle porcellane
feldspatiche dentali. Le prime ossido – ceramiche ad essere state introdotte in campo dentale
sono state quelle infiltrate con vetro. Pur essendo ancora in commercio, hanno caratteristiche
inferiori e impieghi ridotti rispetto alle più recenti ossido – ceramiche da post –
sinterizzazione. Queste ultime, dal punto di vista chimico, possono essere di due tipologie
differenti: a base di allumina pura o a base di zirconia stabilizzata con ittrio. La lavorazione è
identica per i due materiali e sarà descritta soltanto per i manufatti in allumina.
 Sistemi con nucleo ceramico in allumina pura
L’allumina è chimicamente l’ossido dell’alluminio (triossido di bialluminio Al2O3), un
materiale bianco, di notevole durezza (secondo solo al diamante), utilizzato per questo motivo
nel rivestimento di utensili abrasivi e come polvere per sabbiature. Negli anni ’90 sono stati
messi a punto metodi di lavorazione che hanno consentito la realizzazione di nuclei (sotto-
strutture) in allumina pura a struttura compatta.
La prima fase si svolge nel tradizionale laboratorio odontotecnico. Essa consiste nello
sviluppo del modello a partire dall’impronta e nella preparazione dei monconi. Il manufatto
così ottenuto viene scannerizzato (con uno scanner fornito dalla stessa ditta che produce
l’ossidoceramica) e acquisito in forma digitale.
Successivamente con una tecnica CAD, si utilizza il modello digitalizzato per la creazione di
un modellato virtuale 3D (si usa il software come se si stesse usando la cera o un altro
materiale).
La seconda fase consiste nella realizzazione del manufatto mediante tecnica CAM (le frese
sono guidate dal computer e sagomano il blocchetto di ossidoceramica fino a ricavare una
forma identica a quella memorizzata nel file ottenuto nella fase CAD. L’ossido – ceramica del
blocchetto è solo parzialmente sinterizzata, in modo da essere facilmente lavorabile con le
frese.
A questo punto l’allumina, pura al 99,5% viene sinterizzata a 1600 – 1700°C, raggiungendo
un completo addensamento che le impartisce la massima resistenza e durezza.
Questa lavorazione può essere effettuata direttamente dall’odontotecnico, se nel suo
laboratorio è presente la (costosa) attrezzatura per il fresaggio CAM e il forno per la post –
sinterizzazione, oppure realizzato da un laboratorio specializzato a cui viene inviato il file
progettato nella fase CAD. Il manufatto viene quindi rispedito al laboratorio odontotecnico
per essere completato con un rivestimento estetico di porcellana feldspatica o altra ceramica
compatibile.
Durante la fase di progettazione (CAD) bisogna tener conto della riduzione di volume che
l’allumina subisce nella fase di post – sinterizzazione. Il manufatto deve essere della massima
precisione in quanto, una volta ultimato non è possibile ritoccarlo.

 Sistemi con nucleo ceramico in zirconia stabilizzata con ittrio

86
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Materiali analoghi (anzi ancor più resistenti) si ottengono sostituendo l’allumina (ossido di
alluminio Al2O3) con zirconia (ossido di zirconio ZrO2) stabilizzata con ittrio.
0,22

0,21

0,2
Volume specifico cm3/g

0,19
fase alfa
0,18 fase beta
fase gamma
0,17 liquido

0,16

0,15
0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500
Temperatura °C

Pregi e difetti delle ossido – ceramiche da post - sinterizzazione


pregi:
 sono i materiali ceramici più resistenti a disposizione dell’odontotecnico;
 hanno una eccellente estetica, inferiore solo alle vetroceramiche;

difetti:
 non si conosce a sufficienza la stabilità nel tempo del materiale (si teme che la
permanenza per anni a contatto con la saliva possa deteriorane la struttura e
comprometterne le caratteristiche meccaniche).

Riepilogo manufatti realizzabili con ossido-ceramiche da post - sinterizzazione


Nucleo allumina pura (InCeram AL; Procera) • ponti anteriori (3)
• ponti posteriori(3)
Nucleo zirconia (InCeram YZ103; Procera) • ponti anteriori (4)
• ponti posteriori(4)

5.3 Le ceramiche per metallo - ceramica


Le porcellane per metallo – ceramica devono avere una dilatazione termica compatibile
(leggermente inferiore) con la lega che funge da supporto.
 porcellane feldspatiche per metallo – ceramica a bassa temperatura di cottura.
Le porcellane feldspatiche per metallo – ceramica si ottengono per cottura di in una
miscela di feldspato potassico, feldspato sodico e quarzo (componenti anche delle
103
http://vident.com/products/cadcam/vita-in-ceram-yz/
87
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

porcellane feldspatiche tradizionali) addizionata di quantità appropriate di ossido di


potassio per incrementarne la dilatazione termica (la dilatazione termica della porcellana
aumenta all’aumentare della % di ossido di potassio presente)104.
La porcellana ottenuta sarà costituita da una matrice vetrosa, originata dalla fusione dei
feldspati, che ingloba cristalli di silice e cristalli di leucite. Questi ultimi si formano per
reazione degli ossidi di potassio con i feldspati. La leucite ha un elevato coefficiente di
dilatazione termica, caratteristica che viene impartita alla porcellana nel suo complesso.
Le masse di porcellana vengono ottenuto per polverizzazione di una fritta105 composta da
massa vetrosa non completamente fusa.106
I prodotti commerciali sono un insieme di molte “masse”, fino ad otto. Le principali
(sempre presenti) sono:
• opaco (per mascherare la struttura metallica o il moncone sottostanti)
• dentina
• smalto
A questi si aggiunge una ceramica vetrina (glaze) per la finitura superficiale.
 vetroceramiche rinforzate con leucite.
Le vetroceramiche rinforzate con leucite, grazie alla presenza di quest'ultima, hanno un
coefficiente di dilatazione termica compatibile con quella delle leghe e può essere
impiegata, sotto forma di polvere, per la realizzazione di manufatti in metallo – ceramica.

6 Fornitura commerciale dei materiali ceramici


I materiali ceramici per protesi dentarie sono commerciate nelle seguenti forniture:
• polveri (per stratificazione e successiva cottura di sinterizzazione)
• lingotti (per colata/iniezione a cera persa)
• blocchetti (per molatura a freddo con pantografi o tecnologia CAD/CAM)

Bibliografia
 F.Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin 1996
 G. Pappalardo, Manuale di materiali dentari, Piccin 1997, pp. 239 e segg.

 V.G. Sukumaran and Narasimha Bharadwaj, Ceramics in Dental Applications


 http://www.cicweb.it/05-fad-2013-aggiornamento-sulle-ceramiche-metal-free

 http://www.intechopen.com/download/pdf/29784

104
«Grazie all’impiego di rilevanti quantità di carbonato di sodio e di carbonato di potassio come fondenti,
queste ceramiche contengono quantità alquanto elevate di ossido di potassio e di ossido di sodio, che fungono da
modificatori del reticolo vetroso e abbassano la loro temperatura di cottura. Inoltre, soprattutto grazie al
contenuto alquanto elevato di ossido di potassio, queste ceramiche presentano un coefficiente di dilatazione
termica relativamente elevato, e tale da risultare compatibile con quello delle leghe appositamente prodotte per
essere ricoperte con ceramica. Ciò è dovuto al fatto che in questi materiali ceramici sono presenti piccolissimi
cristalli di leucite aventi dimensioni di 2 – 3 mm, disseminati in una matrice vetrosa. […] la leucite è metasilicato
di alluminio e potassio ed essa presenta un coefficiente di dilatazione termica alquanto elevato.»
[F.Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin 1996, p. 795.]
105
Sulle fritte, vedi il paragrafo Fabbricazione delle vernici, alla voce Ceramiche in Enciclopedia della Chimica,
USES, p. 237
106
Opuscolo Carmen, p. 5
88
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 http://wwwo.nobelbiocare.com/it/resource-library/brochures/
dHlwZT1PUkcmcmVjb3JkSWQ9UFJPRE1UUkxfMDAwNzIzNV8xJmxhbmd1YWdlPWl0.gmt

 Ceramics for Dental Applications: A Review (www.mdpi.com/1996-1944/3/1/351/pdf)


 http://online.scuola.zanichelli.it/smd/files/2013/02/Cad-Cam.pdf
<

89
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le leghe per metallo - ceramica

1 Le leghe per metallo - ceramica


La metallo – ceramica è una delle tecniche messe a punto per superare i limiti delle
porcellane feldspatiche dentali e consentire la realizzazioni di protesi estese, come i ponti.
Il punto più debole e quindi la causa più probabile di fallimento di un restauro in metallo –
ceramica, per quanto riguarda la resistenza dei materiali, è costituito dalla possibile rottura
del legame tra il metallo e la ceramica. Su questo aspetto incidono, sia la differenza di
coefficiente di dilatazione termica dei due materiali, sia il legame (chimico) tra gli stessi.
Non tutte le leghe sono adatte alla metallo – ceramica. Ad esempio, non lo sono le leghe
auree tradizionali, tipo 3 e tipo 4, con cui si realizzano protesi fisse in metallo integrale e
metallo – resina, in quanto
 hanno un intervallo di fusione troppo basso, inferiore alla temperatura di cottura della
maggior parte delle ceramiche usate per il rivestimento estetico;
 hanno un coefficiente di dilatazione termico incompatibile, molto maggiore delle
ceramiche;
 non sono in grado stabilire un legame chimico con la ceramica.
Quindi le leghe, per poter essere impiegate in metallo – ceramica, devono avere dei
particolari requisiti, i principali sono:
 Coefficiente di dilatazione termica – il coefficiente di dilatazione termica della lega
deve essere compatibile con quella della porcellana. La soluzione migliore è quella di
avere una lega con coefficiente di dilatazione termica leggermente superiore a quella
della porcellana. A cottura ultimata questo provocherà una compressione sulla
porcellana, rendendola più resistente agli sforzi a flessione e trazione. La lega risulterà
invece soggetta ad una sollecitazione a trazione (tipo di sollecitazione ben sopportata
dai metalli).
 Formazione di uno strato sottile e coerente di ossido solubile nella porcellana. – le
leghe devono contenere metalli, anche in piccola percentuale (affinanti), che
provochino la formazione di questo ossido. Lo strato ossido consente la formazione di
un legame chimico tra gli atomi del metallo della lega e quelli del silicio della
porcellana. Questo legame è il legame principale che tiene unito il metallo alla
porcellana; ad esso si aggiunge il legame fisico di adesione, favorito da irregolarità
della superficie metallica, ottenuta con la sabbiatura.
 Intervallo di fusione – la temperatura di fusione della lega deve essere superiore alla
temperatura di cottura della porcellana a cui dovrà essere accoppiata. Questo per
evitare deformazioni della struttura metallica dovuta a possibile fusione della stessa.
 Resistenza allo scorrimento viscoso – la lega deve essere sottoposta a più cotture
insieme agli strati successivi di porcellana. Le temperature elevate esaltano il
fenomeno dello scorrimento viscoso e, qualora la lega non sia sufficientemente
resistente a questo tipo di sollecitazione, si può avere una deformazione della struttura
metallica, fino a comprometterne la funzionalità. La presenza di tensioni residue di
fusione accentua la possibilità del fenomeno, di conseguenza è quasi sempre indicato
un trattamento termico di distensione, prima della pulitura meccanica e dalla
applicazione della porcellana.64

90
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 Elevata rigidità – un elevato valore del modulo di elasticità fa sì che le deformazioni


dovute a sollecitazioni nel campo elastico siano di entità trascurabile. In caso
contrario, la lega non potrà essere usata per ponti di grande estensione.
 Biocompatibilità
 Resistenza alla corrosione
2 Principali componenti delle leghe nobili per metallo - ceramica
 Oro. – l’oro è uno dei metalli più utilizzati in odontotecnica per la sua notevole
inerzia, in particolare la sua elevata resistenza alla corrosione in bocca. Tra i suoi pregi
ricordiamo anche: la lavorabilità (duttilità (ductility) e malleabilità), la colabilità, la
biocompatibilità. Tra i difetti c’è la scarsa resistenza meccanica, la scarsa durezza, la
densità elevata e il suo costo notevole. Per migliorarne le caratteristiche lo si lega con
altri metalli, i principali dei quali sono riportati di seguito.
 Platino – pregi: migliora la resistenza meccanica della lega senza comprometterne la
resistenza alla corrosione. Aumenta l'intervallo di fusione e abbassa il coefficiente di
dilatazione termico, (e sono questi i motivi per i quali è presente come allegante
principale delle prime leghe impiegate in metallo – ceramica). Difetti: è molto
costoso, molto denso, poco resistente allo scorrimento viscoso alle alte temperature.
 Palladio,107 è il meno nobile, ma anche il meno costoso, dei metalli del gruppo del
platino. – pregi: migliora la resistenza meccanica della lega senza comprometterne la
resistenza alla corrosione; contrasta la formazione di solfuri neri sull'argento; è il più
economico dei metalli nobili (noble metals). Abbassa il coefficiente di dilatazione
termico ed innalza l'intervallo di fusione (ed è questo che è stato introdotto come
allegante principale, in sostituzione parziale o totale del platino, o come metallo base
nelle leghe per metallo – ceramica). Difetti: può dar luogo a rugosità e porosità dovuti
a liberazione di idrogeno gassoso, molto solubile nel palladio liquido, durante il
processo di solidificazione. Nonostante sia un metallo nobile, contrariamente a quanto
pensabile in un primo momento, pare sia in grado di dare allergie anche gravi,
paragonabili se non superiori a quelle da nichel, in una piccola percentuale di pazienti.
L’estensione dell’allergia non è nota, in quanto per questo metallo non si procede ai
test di sensibilizzazione analoghi a quelli effettuati per il nichel. In ogni caso è
sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota l'allergia per il
nichel.
 Argento – pregi: migliora la resistenza meccanica della lega (aumentano la durezza, la
rigidità e la resistenza a trazione). Ne migliora la colabilità abbassando l’intervallo di
fusione, neutralizza il colore rossiccio dovuto alla presenza di rame nella lega. Difetti:
è abbastanza reattivo, in particolare in bocca reagisce con lo zolfo presente in molti
cibi, con formazione di solfuro d’argento nero (questa reazione è impedita dalla
presenza di concentrazioni anche piccole di palladio); abbassa la resistenza a
corrosione; può dar luogo a rugosità e porosità dovuti a liberazione di ossigeno
gassoso, molto solubile nell’argento liquido, durante il processo di solidificazione.
 Stagno, Indio, Gallio, e simili – sono metalli non nobili aggiunti in concentrazioni
adatte a formare uno strato sottile e controllato di ossido, avente lo scopo di legare
chimicamente la ceramica.
 Iridio e Rutenio – sono metalli nobili (noble metals) alto – fondenti, poco solubili
negli altri metalli nobili. Sono utilizzati come agenti nucleanti (grain refiners) nelle

107
Paolo Battaini Comportamento in colaggio a cera persa delle leghe orafe a base di palladio http://www.8853.it/StoreImgs/
battaini.pdf
91
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

leghe nobili. Il rutenio è usato anche come allegante delle leghe non – nobili a base di
cobalto, per migliorarne la lavorabilità.
3 Le leghe di maggior impiego per metallo - ceramica
 Le leghe nobili per metallo - ceramica
a) Leghe Oro – Platino – (Palladio) – Sono le leghe impiegate da maggior tempo e
per questo motivo, loro caratteristiche sono solitamente prese come riferimento
per discutere quelle delle altre leghe nobili e non nobili, per metallo – ceramica.
L’allegante principale è il platino che, insieme alle eventuali piccole percentuali di
palladio, aumenta la temperatura di fusione e diminuisce il coefficiente di
dilatazione termica, rendendoli compatibili con quelli delle porcellane. Sono
presenti metalli non nobili, quali indio, gallio, ferro, … con la funzione di creare
uno strato sottile e controllato di ossido, in grado di legare chimicamente la
ceramica. Sono sempre inoltre presenti piccole quantità (inferiori all’1%) di iridio
e o rutenio come agenti nucleanti, per favorire la formazione di una grana
cristallina fine, che consente una maggiore precisione della fusione e una
maggiore resistenza alle temperature (basse) di impiego della protesi.
Pregi:
• elevata biocompatibilità;
• elevata resistenza alla corrosione;
• ottimo legame con la ceramica
• buona fusibilità
• buone caratteristiche meccaniche. Tuttavia la rigidità (modulo di Young) non è
molto elevata e non consente la realizzazione di ponti estesi (superiori a 3 – 4
elementi);
• buona saldabilità

Difetti:
• scarsa resistenza allo scorrimento viscoso (rischio di deformazioni durante il
riscaldamento per la cottura della porcellana);
• non adatta per ponti estesi (bassa rigidità)
• costo elevato;
• densità elevata

I difetti elencati sono dovuti principalmente alla presenza del platino. Per questo
motivo sono state successivamente introdotte leghe non contenenti, o contenenti in
minima quantità, questo metallo.

b) Leghe Oro – Palladio – Argento

Queste leghe sono state messe a punto per eliminare i principali difetti dovuti alla
presenza del platino, in particolare il costo molto elevato.
Si utilizza il palladio come allegante principale: esso, infatti, analogamente al
platino, aumenta l'intervallo di fusione al di sopra della temperatura di cottura delle
ceramiche e abbassa il coefficiente di dilatazione termico, rendendolo compatibile
con le ceramiche del rivestimento estetico.
92
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

L'argento ha la funzione di migliorare la colabilità e di contribuire alla regolazione


del coefficiente di dilatazione termico.
Anche in queste leghe sono presenti metalli non nobili in grado di formare lo strato
di ossido per legare la ceramica e agenti nucleanti (iridio e rutenio).
Le leghe oro – palladio – argento, rispetto alle leghe oro – platino, presentano i
seguenti pregi e difetti

Pregi:
• minore densità;
• minore costo;
• maggiore rigidità (E), sono quindi più idonee per ponti estesi;
• migliori proprietà meccaniche (limite elastico, resistenza a trazione, durezza);
• migliore resistenza allo scorrimento viscoso;

Difetti:
• possibile colorazione verdastra ai margini di chiusura (dovuta alla colorazione
impartita dall’argento alla ceramica;
• possibile formazione di porosità – rugosità, dovuto alla elevata solubilità di gas
allo stato liquido in palladio (gas idrogeno) e in argento (gas ossigeno),
rilasciati in fase di solidificazione108;
• possibile assorbimento di carbonio dal crogiolo in grafite con formazione di
carburi duri e fragili di palladio (per questo motivo, in genere si ricorre ai
crogioli in porcellana)
• sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota l'allergia
per il nichel

c) Leghe Palladio – Argento – Sono leghe completamente prive di oro, sostituito dal
palladio. Questo ne fa le leghe più economiche, con le seguenti caratteristiche
principali.
Anche in queste leghe sono presenti metalli non nobili in grado di formare lo
strato di ossido per legare la ceramica e agenti nucleanti (iridio e rutenio).

Pregi:
• densità bassa (la più bassa tra le leghe nobili);
• costo minore (sono le più economiche tra le leghe nobili);
• buone caratteristiche meccaniche, mediamente non inferiori a quelle delle altre
leghe nobili. Il modulo di elasticità è il più elevato, quindi sono le più indicate
tra quelle nobili per ponti estesi;

Difetti (presentano in massimo grado i difetti caratteristici di palladio e argento):


• possibile colorazione verdastra ai margini di chiusura (dovuta alla colorazione
impartita dall’argento alla ceramica;

108
Per ovviare a questo inconveniente si utilizzano fonditrici elettroniche sottovuoto.
93
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

• possibile formazione di porosità – rugosità, dovuto alla elevata solubilità di gas


allo stato liquido in palladio (gas idrogeno) e in argento (gas ossigeno),
rilasciati in fase di solidificazione109;
• possibile assorbimento di carbonio dal crogiolo in grafite con formazione di
carburi duri e fragili di palladio (per questo motivo, in genere si ricorre ai
crogioli in porcellana)
• sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota l'allergia
per il nichel

d) Leghe Oro – Palladio – Sono state introdotte successivamente alle leghe palladio
– argento, nonostante il costo maggiore, per eliminare i problemi dovuti alla
presenza dell'argento. Sono probabilmente le migliori leghe nobili per metallo –
ceramica attualmente disponibili. Le caratteristiche generali sono superiori a
quelle delle leghe Oro – Platino. Inoltre non presentano gli inconvenienti dovuti
alla presenza dell’argento. Rispetto alle leghe precedenti hanno
Pregi:
• sono probabilmente le migliori leghe disponibili per metallo – ceramica;
• densità non eccessiva;
• rigidità (E) elevata, quindi idonee per ponti estesi;
• buone proprietà meccaniche (limite elastico, resistenza a trazione, durezza);
• buona resistenza allo scorrimento viscoso;

Difetti :
• costo elevato, ma inferiore alle Oro - Platino;
• possibile formazione di porosità – rugosità, dovuto alla elevata solubilità di gas
allo stato liquido in palladio (gas idrogeno), rilasciati in fase di
solidificazione110;
• possibile assorbimento di carbonio dal crogiolo in grafite con formazione di
carburi duri e fragili di palladio (per questo motivo, in genere si ricorre ai
crogioli in porcellana)
• sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota l'allergia
per il nichel

4 Le leghe non nobili per metallo - ceramica


Le leghe non nobili per protesi fissa,
Principali leghe non nobili per metallo - ceramica
Leghe nichel – cromo con berillio111
senza carbonio senza berillio
Leghe cobalto – cromo
109
senza carbonio
Per ovviare a questo inconveniente si utilizzano fonditrici elettroniche sottovuoto.
110
Per ovviare a questo inconveniente si utilizzano fonditrici elettroniche sottovuoto.
111
Il berillio abbassa l'intervallo di fusione della lega, migliorando la colabilità; riduce l'ossidazione, garantendo
un sottofondo più chiaro per la ceramica e migliorando il legame tra metallo e ceramica. Tuttavia esso è tossico
(cancerogeno riconosciuto) e richiede precauzioni e attenzioni per evitane l'inalazione sotto forma di fumi o di
polveri nelle varie fasi di lavorazione (fusione/rifinitura); in particolare sono indispensabili impianti di
aspirazione e metodi di protezione individuale (maschere).
94
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

i cui costituenti sono stati discussi nel capitolo sulle leghe non nobili da colata,
possono essere utilizzate per la metallo – ceramica.
Esse infatti:
• presentano un intervallo di fusione elevato, di gran lunga superiore alla temperatura di
cottura della ceramica estetica;
• hanno un coefficiente di dilatazione termica compatibile con la ceramica;
• formano uno stato di ossido, dovuto al cromo e agli altri componenti aggiunti allo
scopo di passivare la lega;
• hanno una rigidità molto elevata, quindi sono adatte per ponti estesi;
• hanno una elevata resistenza allo scorrimento viscoso.
In origine, le leghe non nobili maggiormente utilizzate furono le leghe nichel – cromo,
grazie alla loro migliore lavorabilità. Tuttavia, il diffondersi dell'allergia al nichel nella
popolazione ha portato alla loro progressiva sostituzione con le leghe cobalto – cromo,
prive di nichel, per diminuire i rischi di incompatibilità legati alla presenza di questo
metallo.
Le leghe al nichel – cromo, rispetto alle analoghe leghe al cobalto cromo:
o sono più facili da colare (hanno un intervallo di fusione più basso);
o sono più facili da rifinire (sono meno dure)
o hanno una biocompatibilità inferiore, dovuta alla presenza del nichel;
o sono equivalenti per tutte le altre caratteristiche.

Rispetto alle leghe nobili per metallo – ceramica, le leghe non nobili (sia quelle a base
di nichel, sia quelle a base di cobalto) presentano le seguenti caratteristiche.
Pregi:
• minore densità;
• costo minore;
• migliori caratteristiche meccaniche: le resistenze a trazione, flessione e
compressione sono all’incirca doppie;
• maggiore rigidità: il modulo di elasticità è circa doppio, sono quindi
particolarmente indicate per ponti estesi;
• sono molto resistenti allo scorrimento viscoso (sono delle superleghe,
realizzate originariamente negli anni sessanta per resistere alle alte
temperature, alle quali diventa rilevante lo scorrimento viscoso)
Difetti
• sono meno biocompatibili (in particolare quelle contenenti nichel);
• hanno una aderenza chimica più scarsa con la porcellana, a causa dello
spessore eccessivo dello stato di ossido superficiale;
• sono più difficili da colare, per l’elevato intervallo di fusione;
• non si possono usare con crogioli contenenti grafite (formazione di carburi di
cromo fragili), al pari di quelle nobili contenenti palladio;

Il berillio può provocare sia una intossicazione acuta (polmonite chimica), sia una intossicazione cronica
(berilliosi: reazione infiammatoria delle vie respiratorie, stanchezza, difficoltà respiratoria; cancro al polmone)
95
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

• estetica inferiore.

5 Passi di lavorazione delle protesi in metallo – ceramica


5.1 Costruzione della sotto-struttura metallica:
• impronta in elastomero con doppio formulato
• realizzazione del modello in gesso tipo IV
• realizzazione del modellato in cera da intarsi (o resina acrilica per modellazione)
• messa in rivestimento del modellato con rivestimento a legante fosfatico (regolazione
dell’espansione intermedia per leghe nobili, massima per leghe non nobili)
• fusione e colata della lega
• recupero della fusione e trattamento termico di distensione
• rifinitura della fusione
• eventuale ciclo termico di ossidazione (per le leghe non nobili potrebbe essere non
richiesta)
5.2 Realizzazione del rivestimento estetico in ceramica:
• applicazione della ceramica stratificazione delle diverse masse (opaco,dentina,
smalto), con cottura di sinterizzazione
• rifinitura, con eventuale applicazione di vetrina (glaze)

Caratteristiche delle strutture in metallo – ceramica


La metallo – ceramica nel suo complesso presenta le seguenti caratteristiche.
Pregi:
• elevata resistenza meccanica (superiore a quella delle ceramiche integrali).
• Affidabilità – è la più collaudata ed affidabile per durata
• possibilità di realizzazione di ponti estesi: fino a poco tempo fa, prima
dell'introduzione dell'ultima generazione di ossido – ceramiche a base di
zirconia stabilizzata con ittrio, era l'unica a consentire la realizzazione di ponti
con più di quattro elementi.
Difetti:
• estetica buona ma non eccellente, inferiore alla ceramica integrale – la presenza
della struttura di supporto metallica all'interno della protesi ne limita l'estetica,
in quanto la luce non è in grado di attraversarla, a differenza di quanto avviene
nel dente naturale;
• possibile allergia ai componenti della lega (biocompatibilità inferiore alla
ceramica integrale)
<

96
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Compositi e metallo – resina


1. Ricopertura estetica in resina (composito) di un ponte metallico
I polimeri, grazie alle loro proprietà ottiche, che consentono di imitare in modo eccellente
l'aspetto del dente naturale e grazie al basso costo, hanno rappresentato l'alternativa
economica alle ceramiche per il rivestimento estetico delle protesi fisse con struttura
metallica.
Le prime resine impiegate a questo scopo furono le resine acriliche. Tuttavia esse
mostrarono presto i loro limiti, che consistono in:
• decolorazione
• insufficiente resistenza all'abrasione
• rigonfiamento per assorbimento di acqua
• formazione di fessure all'interfaccia metallo – resina, dovuta al legame esclusivamente
meccanico realizzato con apposite ritenzioni.
Furono cercate alternative, per semplificare la lavorazione ed ottenere risultati più
soddisfacenti.
Miglioramenti modesti furono ottenuti passando alle resine acriliche modificate, ma solo
con la messa a punto delle resine composite di Bowen, la situazione migliorò
notevolmente.
Nella tabella seguente sono riportate le caratteristiche dei tipi di resina impiegati per il
rivestimento estetico di corone e ponti metallici. I diversi materiali, come appena detto,
sono disposti di ordine progressivo di messa a punto e utilizzazione in campo
odontotecnico.
Tipo Lavorazione Polimerizzazione Adesione Resistenza Estetica Costo
resina usura
acrilica compressione - termica meccanica scarsa sufficiente basso
muffola
acrilica modellazione diretta termica meccanica/ sufficiente soddisfacente basso
modificata (stratificazione) luminosa chimica
composito/ modellazione diretta luminosa chimica buona buona basso
Bowen

Tabella 6: Resine estetiche per corone e ponti

2. I compositi
Le resine composite sono un tipo particolare di materiale composito 112, ottenuto
accoppiando un materiale plastico ad un materiale ceramico, introdotto in campo
odontotecnico con lo scopo principale di sostituire le resine acriliche come materiali di
ricopertura estetica.
Le resine composite sono costituite da tre componenti fondamentali:
• matrice organica (polimero)

112
Abbiamo visto che esistono tre categorie fondamentali di materiali: plastici, ceramici e metallici. I compositi sono
materiali ibridi, ottenuti accoppiando materiali appartenenti a categorie fondamentali diverse.
97
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

• agente legante, composto bifunzionale in grado di legare chimicamente polimero e


ceramica
• riempitivo inorganico (materiale ceramico)

2.1. La matrice organica


La matrice organica è costituita dal polimero. Il monomero più utilizzato è il monomero di
Bowen, ottenuto per reazione tra il bisfenolo A ed un derivato del metacrilato.
Contrariamente alle resine acriliche come il PMMA, il monomero di Bowen
polimerizzando dà origine ad una struttura tridimensionale (reticolata). Il monomero di
Bowen e gli altri impiegabili nelle resine composite, sono foto – indurenti o, più
raramente, auto – indurenti.

2.2. L’agente legante


L’agente legante è costituito da un silano, un composto organico del silicio, il cui scopo è
quello di far aderire perfettamente il polimero della matrice organica al materiale
riempitivo inorganico. In caso contrario il composito si deteriorerebbe rapidamente e
consentirebbe infiltrazioni di acqua nelle microfessure tra matrice e riempitivo. Il silano è
in grado di legarsi al materiale inorganico, attraverso gli atomi di silicio e ossigeno e al
materiale organico attraverso catene organiche contenti doppi legami che consentono il
legame con la matrice organica nella fase di polimerizzazione.

2.3. Il riempitivo inorganico (filler)


Il riempitivo è costituito da materiale inorganico, solitamente quarzo, materiale ceramico,
altri tipi di vetri, silice colloidale, ecc.
L'aggiunta del riempitivo modifica le caratteristiche della resina, in particolare:
• aumenta la resistenza meccanica
• aumenta la rigidità (modulo di Young)
• migliora la resistenza all'usura
• riduce il coefficiente di dilatazione termico
• riduce la contrazione da polimerizzazione
• migliora l'aspetto estetico.
Il miglioramento delle caratteristiche dipendono principalmente dalla percentuale di filler
aggiunto alla resina e dalla finezza (granulometria) delle sue particelle.
Infatti, maggiore è la percentuale di filler, migliori sono la resistenza meccanica, la
resistenza all'usura, l'aumento di rigidità e la riduzione della contrazione da
polimerizzazione.
Nel seguente grafico si nota che la durezza del composito, in cui è presente l’agente
legante, aumenta all’aumentare della percentuale del filler ma non in modo lineare, infatti
dal 20% al 30% tende ad aumentare notevolmente, l’accrescimento è minimo dal 30% al
50% e riprende in maniera accentuata dal 50% in poi.
Invece, per quanto riguarda il materiale privo di agente legante, l’aumento della durezza è
molto inferiore.

98
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

100

90

80

70
Durezza Vickers HV

60

50
HV
40

30

20

10

0
20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70
Percentuale filler V%

La finezza delle particelle influenza invece l'estetica: i compositi con filler di a


granulometria molto fine sono, infatti, più facili da lucidare.
I compositi attualmente impiegati sono di due tipi, che differiscono per le dimensioni del
filler:
• microibridi - con particelle di differenti dimensioni (granulometria mista), ma
sempre al disotto di 1 μmm
• nanoriempiti - con particelle di dimensioni ancora più piccole (nanometriche), a
granulometria mista, in parte raccolte in complessi prepolimerizzati e reintrodotti
nella massa.

2.4. Usi principali dei compositi


Il vasto impiego delle resine sintetiche è dovuto principalmente alle seguenti
caratteristiche:
• facilità di lavorazione
• ottimo aspetto estetico
• stabilità chimica
• caratteristiche meccaniche non elevate, ma soddisfacenti per numerosi impieghi.
I principali campi di impiego dei compositi sono:
 metallo – resina: rivestimento parziale/completo di:
o ponti
o corone
 composito integrale per
o intarsi

99
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

o onlays
o faccette
o corone (anteriori e posteriori)
 rivestimento di protesi combinate rimovibili
 sovrastrutture di protesi su impianti

3. Passi di lavorazione di una struttura in metallo – resina (adesione chimica diretta)


Sono stati messi a punto dalle case produttrici di materiali dentali diverse tecniche di
applicazione del composito alla struttura metallica, che hanno come scopo la formazione
di un forte legame chimico tra lega e rivestimento estetico.
Ne discuteremo solo uno, quello a legame chimico diretto tra composito e metallo, che si
sta affermando per la sua semplicità di esecuzione.
I suoi passi di lavorazione sono i seguenti:
Realizzazione e finitura della struttura in lega metallica
• Impronta in elastomero con formulato doppio;
• realizzazione del modello in gesso tipo 4;
• modellazione con cera da intarsi (o resina acrilica da modellazione);
• messa in rivestimento con materiale a legante fosfatico (o gessoso);
• fusione;
• recupero della fusione e finitura;
• sabbiatura (con polvere di allumina) della superficie da ricoprire con la resina;
Applicazione del composito
• applicazione del link, che ha lo scopo di creare un legame chimico diretto con la
superficie metallica;
• applicazione dell'opaco e sua fotopolimerizzazione: durante questa fase si lega
chimicamente alla parte organica della molecola del link polimerizzando insieme ad esso;
• applicazione della dentina e sua fotopolimerizzazione;
• caratterizzazione con l'impiego di opportune masse colorate;
• applicazione dello smalto e fotopolimerizzazione;
• lucidatura.

4. Confronto tra metallo – resina e metallo - ceramica


• La lavorazione è simile: entrambe i materiali si applicano sulla struttura metallica per
stratificazione (modellazione diretta) di diverse masse (principalmente opaco, dentina
e smalto) al fine di simulare meglio l’aspetto del dente naturale. Tuttavia, mentre ogni
strato di composito viene polimerizzato in una apposita fotopolimerizzatrice, ogni
strato di ceramica viene sinterizzato per cottura in un apposito forno (forno per
ceramica). L’apparecchiatura richiesta per il composito è notevolmente più economica
e la sua lavorazione ha il pregio di non scaldare la struttura metallica, rendendo inutile
100
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

la sua ricottura di distensione, senza correre alcun rischio di deformazione per effetto
delle eventuali tensioni interne.
• L’adesione è chimica in entrambe i casi e non ci sono differenze di rilievo nei risultati
ottenuti.
• La resistenza all’usura della ceramica è maggiore, quindi può essere usata per
rivestire integralmente la struttura metallica. I composito si deteriora più rapidamente
per sfregamento, ha una durata inferiore e per questo motivo spesso si preferisce
impiegarlo per il solo rivestimento della faccia vestibolare. Tuttavia, il rivestimento in
composito, proprio per la sua minore durezza, viene talvolta preferito in presenza di
antagonisti naturali, in quanto ne provoca una minore usura.
• L’estetica è buona in entrambe i casi, ma la ceramica garantisce risultati più
soddisfacenti e, soprattutto, più duraturi nel tempo, grazie alla sua maggiore
inalterabilità e resistenza all’usura. Bisogna comunque ricordare che l’estetica
assicurata da entrambe i materiali non è mai paragonabile a quella della ceramica
integrale, a causa della presenza della struttura metallica, che impedisce di simulare
appieno l’aspetto traslucente del dente naturale.
• Il costo di applicazione del composito è inferiore. Esso, inoltre, è solitamente abbinato
ad una lega non nobile cobalto – cromo.
• Eventuali riparazioni. La riparazione per ripristinare lo strato estetico eventualmente
danneggiato è molto problematica nel caso della ceramica. La ricottura in forno può
portare al distacco per esplosione del vecchio strato di materiale. Invece, la riparazione
dello strato di composito non presenta particolari problemi.
• Giudizio conclusivo: la metallo – resina presenta, rispetto alla metallo – ceramica, i
seguenti tre vantaggi:
• facilità di lavorazione
• economicità
• facilità di lavori di restauro.
Approfondimento
Classificazione e caratteristiche dei compositi in base alle dimensioni del filler
I compositi sono solitamente classificati113 in base alla dimensione delle particelle e, di
conseguenza, alla percentuale di riempitivo presente, in:

113
http://www.heraeus-venus.com/media/downloads/it/Venus_StepbyStepGuide_4_Fotopolimerizzazione.pdf
101
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Nome Dimensione particelle Caratteristiche


Macroriempiti olte 1 μmm sono difficili da lucidare, esteticamente poveri, con
valori di resistenza meccanica molto elevati
Microriempiti 0,02 – 0,07 μmm sono facili da lucidare, esteticamente molto validi,
ma privi di valori di resistenza meccanica
Ibridi con micro e macro particelle raccoglievano una parte delle caratteristiche delle
due categorie precedenti, ma diventano difficili da
lavorare (molto appiccicosi)
Microibridi con particelle di differenti dimensioni, ma da più di 10 anni considerati il miglior
sempre al disotto di 1 μmm compromesso, offrono oggi un’estetica ottimale in
ogni punto del cavo orale grazie anche ai buoni
valori di resistenza meccanica
Nanoriempiti con particelle di dimensioni promettono una miglior maneggevolezza,
nanometriche in parte raccolte in un’ottima estetica, ottime caratteristiche fisiche,
complessi prepolimerizzati e reintrodotti una riduzione di contrazione da polimerizzazione
nella massa.

Oltre alla percentuale di riempitivo, il cui aumento come abbiamo visto migliora le
proprietà meccaniche, le caratteristiche del composito dipendono dalle dimensioni di
granuli del materiale inorganico. Una maggiore finezza è desiderabile in quanto si
ottengono prodotti esteticamente migliori, in quanto facilmente lucidabili. Tuttavia, con
prodotti molto fini non è possibile ottenere elevate percentuali di riempitivo nel composito
(a parità di massa, un materiale più finemente suddiviso, dà luogo ad una maggior
percentuale di vuoto, che nel composito è occupato dalla matrice).
Bibliografia
 Infodent 11/2006, Compositi da laboratorio
 Infodent 1-2/2008, Compositi da studio
 http://www.iss.it/binary/publ/cont/1123-3117_2000_I_00_4.1181110273.pdf
 http://www.iss.it/binary/publ/publi/0133.1125667558.pdf
 http://www.iss.it/binary/publ/cont/06-2.1143710212.pdf
 http://www.iss.it/binary/publ/cont/1123-3117_2000_I_00_26.1162892082.pdf
 http://it.wikipedia.org/wiki/Odontoiatria_conservativa
 http://www.tesionline.com/__PDF/11793/11793p.pdf
 http://ww.unina2.it/odontoinformatica/Studenti/aa%20doctorchris/Doctor%28cure%20composito%29.htm
 http://www.odontotecnicasnc.it/lavori/diamond_crown.pdf
<

102
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Schede di esercizi 3a

3_Scheda_2.1 – La materia e i materiali


3_Scheda_2.2 – Le proprietà dei materiali
3_Scheda_2.3 – Le proprietà dei materiali – Conducibilità elettrica e corrosione
3_Scheda_3.1 – I miscugli e le sostanze
3_Scheda_4.1 – Le cere
3_Scheda_4.2 – Elaborato sulle cere dentali
3_Scheda_5.1 – I materiali da impronta
3_Scheda_5.2 – I materiali da impronta 2
3_Scheda_5.3 – Elaborato sui materiali da impronta
3_Scheda_6.1 – I materiali per lo sviluppo dell'impronta
3_Scheda_7.1 – I metalli e le leghe
3_Scheda_8.1 – Scheda riepilogo questionari

103
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 2_1

La materia e i materiali

1. Che cosa si intende per materia?


2. Che cosa sono gli oggetti?
3. Che cosa si intende per massa?
4. Qual è l’unità di misura fondamentale della massa? Qual è il suo strumento di misura?
5. Che cosa si intende per volume?
6. Qual è l’unità di misura fondamentale del volume?
7. In che modo può essere misurato il volume di un solido regolare?
8. In che modo può essere misurato il volume di un solido irregolare?
9. In che modo può essere misurato il volume di un liquido?
10. In che modo può essere misurato il volume di un solido?
11. Che differenza esiste tra strumenti di misura tarati e strumenti di misura graduati?
12. Che cosa sono la sensibilità e la portata di uno strumento di misura?
13. Che cosa si intende per sistema?
14. Che cosa sono le grandezze intensive?
15. Qual è l’importanza delle grandezze intensive nello studio dei sistemi?
16. Che cosa si intende per fase?
17. Scrivi una definizione di sistema eterogeneo.
18. Scrivi una definizione di sistema omogeneo.
19. Che cos’è un materiale?
20. Quali sono le proprietà utilizzabili per caratterizzare e distinguere i diversi materiali?
21. Quali sono gli stati di aggregazione della materia?
22. Come si chiamano i passaggi tra i diversi stati di aggregazione della materia?

<

104
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3a Odo- SCHEDA ESERCIZI N° 2_2

Proprietàdei materiali

1. Quali sono le caratteristiche fondamentali della materia?


2. Scrivi le definizioni di: sistema, fase, sistema eterogeneo e sistema omogeneo.
3. Che cosa sono le caratteristiche intensive? Elenca tre grandezze fisiche intensive.
4. Che cosa sono la sensibilità e la portata di uno strumento di misura?
5. Discuti le possibili cause di errore nella misura delle dimensioni di un cilindretto
metallico, mediante l’uso del calibro.
6. Scrivi la definizione a parole e in formule di densità (density) e discuti l’importanza di
questa caratteristica per i materiali dentali.
7. Quali materiali presentano una temperatura di fusione (melting point) costante? Quali un
intervallo di fusione? Quali un intervallo di rammollimento?
8. Che cosa si intende per intervallo di fusione? E per intervallo di rammollimento?
9. Spiega l’importanza in campo dentale delle seguenti caratteristiche: conducibilità termica,
conducibilità elettrica, proprietà ottiche, duttilità e malleabilità.
10. Che cosa si intende per reattività di una sostanza o di un materiale?
11. Quali sono le caratteristiche organolettiche? Qual è la loro importanza in campo dentale?
12. Che cosa si intende per tossicità acuta e per tossicità a lungo termine di un materiale?
13. Che cosa si intende per nocività di un materiale? Qual è il simbolo di pericolo che indica
la nocività?
14. Scrivi la definizione di biocompatibilità.
15. Scrivi la definizione di durezza.
16. In che modo viene determinata la durezza Vickers di un materiale?
17. Che cosa si intende per coefficiente di dilatazione termico lineare?
18. Che cosa si intende per deformazione elastica (elastic strain)?
19. Che cosa si intende per deformazione plastica (plastic strain)?
20. Scrivi la definizione di elasticità.
21. Scrivi la definizione di rigidità.
22. Scrivi la definizione di plasticità (plasticity). Qual è la sua relazione con la duttilità e la
malleabilità?
23. Scrivi la definizione di fragilità.
24. Scrivi la definizione di resilienza (resilience).
25. Quali sono le tre categorie principali in cui possono essere suddivisi i materiali? Quali
sono le principali caratteristiche di ognuna di esse? <

105
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 2_3

Proprietàdei materiali –Conducibilitàelettricaecorrosione

1. Che cos’è una corrente elettrica?


2. Che cos’è un buon conduttore di elettricità?
3. Quali caratteristiche deve avere un materiale, per essere un buon conduttore elettrico?
4. Quali sono i conduttori di prima specie?
5. Qual è la struttura microscopica dei conduttori di prima specie? Quali sono le particelle
responsabili della elevata conducibilità elettrica?
6. Quali sono i conduttori di seconda specie? Qual è la loro struttura microscopica?
7. Perché il sale da cucina solido (NaCl), pur essendo formato da particelle cariche (ioni Na +
e Cl- ) non è un conduttore elettrico?
8. Che cosa succede, al livello microscopico, quando un sale come NaCl viene sciolto in
acqua?
9. A che cosa è dovuta la conducibilità elettrica delle acque da tavola? Hanno tutte la stessa
conducibilità? Perché?
10. In che cosa consiste, al livello microscopico, l’ossidazione di un metallo?
11. Come si chiama il processo opposto alla ossidazione? In che cosa consiste?
12. Che cosa indica il potenziale di riduzione di un metallo?
13. Tra due metalli di diverso potenziale di riduzione, quale ha maggiore tendenza a
corrodersi?
14. Che cosa succede se si immerge una lamina di rame in una soluzione contenete un sale di
argento (ad esempio: AgNO3)?
15. Che cosa succede se si immerge una lamina di zinco in una soluzione di un sale di rame
(ad esempio: CuSO4)?
16. Che cosa succede se si immerge una lamina di argento in una soluzione di un sale di
rame? (Rispondete dopo aver consultato la tabelle dei potenziali standard di riduzione).
<

106
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 3_1

Miscugli e sostanze

1. Prepara a casa alcuni miscugli, mescolando di volta in volta acqua con: zucchero, sale, caffè in
polvere, vino, sabbia, olio. Prepara miscugli analoghi sostituendo l’acqua con olio. È possibile
separare nuovamente i miscugli ottenuti? Se si, come?
2. Classifica i miscugli ottenuti nel punto precedente in due gruppi in base alla caratteristica che
ritieni più importante.
3. Che cos’è un miscuglio? Quali sono i due concetti principali in base a cui può essere definito?
4. Elenca almeno 5 caratteristiche fisiche o chimiche, importanti per la caratterizzazione dei
campioni e la loro classificazione in omogenei ed eterogenei.
5. Scrivi la definizione di campione omogeneo e di campione eterogeneo.
6. Individua in casa tua 5 campioni eterogenei e 5 campioni omogenei. Motiva la tua classificazione.
7. Scrivi la definizione di soluzione e quella di sostanza.
8. Spiega brevemente l’importanza per la chimica del concetto di sostanza.
9. Individua in casa tua 5 soluzioni e 5 sostanze pure. Motiva la tua classificazione.
10. Esiste un solo tipo di vino bianco o vari tipi, diversi per sapore, odore, colore,…? In base a questa
considerazione, il vino bianco è una sostanza o una soluzione?
11. Che cosa sono le leghe? E le caratteristiche metalliche?
12. Quale, tra le seguenti operazioni, è la più indicata per eliminare il deposito (feccia) che si forma
nel vino?
a) Distillazione
b) Centrifugazione
c) Filtrazione
d) Uso dell'imbuto separatore
13. Quale, tra le seguenti operazioni, è la più indicata per separare la panna dal latte?
a) Distillazione
b) Centrifugazione
c) Filtrazione
d) Uso dell'imbuto separatore
14. In che modo si ottengono l’ossigeno e l’azoto puri?
15. Che cosa succede se si fa bollire a lungo una soluzione di acqua salata? Durante l'ebollizione le
caratteristiche (temperatura di ebollizione, sapore, …) della soluzione rimanente cambiano o
restano le stesse?
16. Conosci altre tecniche di purificazione, oltre alla distillazione?
17. Sulla diversità di quale grandezza fisica delle sostanze, si basa la separazione per distillazione?
18. Quali regolarità, riscontrate negli eventi e/o negli oggetti, hanno portato, rispettivamente. alla
formazione dei concetti di miscuglio eterogeneo, miscuglio omogeneo e sostanza?
19. Costruisci una mappa concettuale su Miscugli e sostanze
<

107
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 4_1

Le cere

3. Che cosa sono le cere?


4. Scrivi le definizioni di deformazione elastica (elastic strain) e deformazione plastica
(plastic strain).
5. Scrivi la classificazione delle cere in base alla loro origine. Indica, per ogni tipo, le cere
più utilizzate.
6. Da che cosa sono costituite le cere dentali?
7. Che tipo di struttura possono avere le cere dentali?
8. Che cos’è la paraffina? Qual è il suo impiego in campo dentale?
9. Che cos’è la cera d’api? Qual è il suo impiego in campo dentale?
10. Che cos’è la cera carnauba? Qual è il suo impiego in campo dentale?
11. Che cos’è la cera candelilla? Qual è il suo impiego in campo dentale?
12. Che cos’è la ceresina? Qual è il suo impiego in campo dentale?
13. Che cos’è la cera montana? Qual è il suo impiego in campo dentale?
14. Scrivi la classificazione delle cere dentali in base al tipo di impiego.
15. Che cosa sono e a che categoria di impiego appartengono, le cere preformate da fusione?
16. Che cosa sono e a quale categoria di impiego appartengono le cere collanti?
17. Che differenza c’è tra cera per modellazione invernale e cera per modellazione estiva?
Qual è la caratteristica fondamentale che le differenzia?
18. Quale caratteristica fondamentale devono avere le cere per fusione?
19. Che cos’è il coefficiente di dilatazione termica lineare?
20. Che cosa si intende per resistenza allo scorrimento viscoso di un materiale?
21. Come si determina lo scorrimento viscoso di una cera?
22. Una cera dentale viene sottoposta a 50°C alla prova per la determinazione della resistenza
allo scorrimento viscoso. Il cilindretto, ha una altezza iniziale 6,00 mm che si riduce a
5,15 mm al termine della stessa. Di quanto si è accorciato il cilindretto (accorciamento)?
Di quale frazione si è accorciato? Qual è stato il suo accorciamento percentuale?
23. Quanti tipi di cera sono presenti nel laboratorio di odontotecnica? A quale categoria di
impiego appartiene ciascuna di esse?
24. Scrivi una mappa concettuale avente come argomento le Cere dentali.
<

108
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 4_2

Scrivi un elaborato sulle cere dentali

1. Definizione di cere. La termoplasticità. (1)__


2. Classificazione e discussione delle cere in base alla loro origine (3)__
3. Cere dentali: definizione. (1)__
4. Classificazione e discussione delle cere dentali in base al loro impiego. (3)__
5. Principali caratteristiche delle cere dentali: intervallo di rammollimento, residuo al
riscaldamento, resistenza allo scorrimento viscoso. (3)__
6. Valutazione di insieme. (2)__
Pt ___/13 Voto ___

Scrivi un elaborato sulle cere dentali

1. Definizione di cere. La termoplasticità. (1)__


2. Classificazione e discussione delle cere in base alla loro origine (3)__
3. Cere dentali: definizione. (1)__
4. Classificazione e discussione delle cere dentali in base al loro impiego. (3)__
5. Principali caratteristiche delle cere dentali: intervallo di rammollimento, residuo al
riscaldamento, resistenza allo scorrimento viscoso. (3)__
6. Valutazione di insieme. (2)__
Pt ___/13 Voto ___
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109
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 5_1

I materiali da impronta

1. Che cosa sono i materiali da impronta?


2. Che cosa si intende per modello? Come si ottiene?
3. Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un buon materiale da impronta?
(elencane 10)
4. In quante e quali categorie sono classificati i materiali da impronta?
5. A quale categoria appartengono i materiali da impronta maggiormente utilizzati?
6. Che cosa si intende per materiale da impronta reversibile? Quali sono i principali
materiali da impronta reversibili?
7. Che cosa si intende per materiale da impronta irreversibile? Quali sono i principali
materiali da impronta irreversibili?
8. Che cosa si intende per materiale da impronta mucostatico? Quali sono i principali
materiali da impronta mucostatici?
9. Che cosa si intende per materiale da impronta mucocompressivo? Quali sono i principali
materiali da impronta mucocompressivi?
10. Che cosa si intende per materiale da impronta rigido? Quali sono i principali materiali da
impronta rigidi?
11. Che cosa si intende per materiale da impronta plastico? Quali sono i principali materiali
da impronta plastici?
12. Che cosa si intende per materiale da impronta elastico? Quali sono i principali materiali
da impronta elastici?
13. Qual è la differenza principale di impiego tra materiali da impronta elastici e non elastici?
14. Quali sono i materiali da impronta attualmente più usati?
15. Quali sono i componenti presenti nei materiali da impronta a base di alginati? Quale è la
funzione di ognuno di essi?
16. Quale trasformazione è alla base del passaggio di un alginato dalla fase SOL a quella
GEL? Nel caso degli alginati, questa trasformazione è reversibile o irreversibile?
17. Per quali tipi di impronta si usano solitamente gli alginati? Per quali tipi si preferisce,
invece, l’impiego di materiali alternativi?
18. In che modo si ottiene il passaggio da SOL a GEL degli agar – agar?
19. Perché gli agar, pur essendo più precisi, sono meno usati degli alginati?
20. Qual è attualmente l'impiego principale degli agar?
21. Realizza una mappa concettuale sui materiali da impronta.
<

110
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 5_2

I materiali da impronta 2

7. Che cosa si intende per polimero?


8. Che cosa si intende per polimerizzazione?
9. Quanti tipi di polimerizzazione conosci? In che cosa si differenziano? Che influenza
hanno sulla stabilità in volume?
10. Quali sono i principali elastomeri utilizzati come materiali da impronta? Con quale
reazione di polimerizzazione si ottengono?
11. Che cosa si intende per deformazione elastica?
12. Che cosa si intende per recupero elastico di un materiale da impronta?
13. Che cosa si intende per resistenza allo scorrimento viscoso di un materiale?
14. Quali tra i formulati in cui sono suddivisi gli elastomeri è il più resistente allo scorrimento
viscoso?
15. Che relazione esiste tra i concetti di fluidità, viscosità e resistenza allo scorrimento
viscoso?
16. Che cosa si intende per idrofilia di un materiale da impronta? L’idrofilia è un pregio o un
difetto per un materiale da impronta? Quali sono i materiali da impronta idrofili e quali
non lo sono?
17. Quali sono i pregi e i difetti dei polisolfuri? In quanti e quali formulati sono disponibili?
18. Quali sono i principali pregi e difetti dei polieteri? In quanti e quali formulati sono
disponibili?
19. Quali sono i principali pregi e difetti dei polivinilsilossani? In quanti e quali formulati
sono disponibili?
20. In che cosa consiste la tecnica della singola impronta con formulato singolo? Quali
formulati sono più indicati per questa metodica?
21. In che cosa consiste la tecnica della singola impronta con formulato doppio? Quali
formulati sono più indicati per questa metodica?
22. In che cosa consiste la tecnica della doppia impronta con formulato doppio? Quali
formulati sono più indicati per questa metodica?
23. Per quali tipi di impronta gli elastomeri sono solitamente preferiti agli alginati? Perché?
24. Qual è lo scopo della disinfezione delle impronte?
25. Quali sono i materiali impiegati per la duplicazione delle impronte?
26. Che cosa si intende per impronta?
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111
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 5_3

Scrivi un elaborato sui materiali da impronta

1. Definizioni di impronta, modello e materiali da impronta. (1)__


2. Elenco e discussione delle caratteristiche ottimali dei materiali da impronta. (3)__
3. Caratteristiche di reversibilità/irreversibilità, mucostaticità/mucocompressività. (1)__
4. Classificazione e impieghi attuali dei materiali da impronta. (3)__
5. Gli idrocolloidi: generalità. (1)__
6. Caratteristiche e impieghi degli idrocolloidi da impronta (alginati, agar). (3)__
7. Elastomeri. Polimeri, tipi di polimerizzazione e stabilità in volume. (1)__
8. Formulati commerciali degli elastomeri loro impiego secondo le diverse tecniche di
impronta. (2)__
9. Caratteristiche e impieghi degli elastomeri da impronta (polisolfuri, siliconi da addizione,
polieteri). (3)__
10. Valutazione di insieme. (2)__
Pt ___/20 Voto ___

Scrivi un elaborato sui materiali da impronta

1. Definizioni di impronta, modello e materiali da impronta. (1)__


2. Elenco e discussione delle caratteristiche ottimali dei materiali da impronta. (3)__
3. Caratteristiche di reversibilità/irreversibilità, mucostaticità/mucocompressività. (1)__
4. Classificazione e impieghi attuali dei materiali da impronta. (3)__
5. Gli idrocolloidi: generalità. (1)__
6. Caratteristiche e impieghi degli idrocolloidi da impronta (alginati, agar). (3)__
7. Elastomeri. Polimeri, tipi di polimerizzazione e stabilità in volume. (1)__
8. Formulati commerciali degli elastomeri loro impiego secondo le diverse tecniche di
impronta. (2)__
9. Caratteristiche e impieghi degli elastomeri da impronta (polisolfuri, siliconi da addizione,
polieteri). (3)__
10. Valutazione di insieme. (2)__
Pt ___/20 Voto ___

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112
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 6_1

I materiali per lo sviluppo dell’impronta

1. Che cosa si intende per impronta?


2. Che cosa sono i materiali per lo sviluppo dell’impronta?
3. Scrivi la classificazione dei materiali per lo sviluppo dell’impronta.
4. Quali sono i materiali per lo sviluppo dell’impronta maggiormente utilizzati?
5. Quali sono i principali tipi di gesso che conosci? Quali di questi gessi hanno proprietà
idrauliche?
6. Quali sono i tipi di gesso utilizzati come materiali dentali? In che modo sono ottenuti
dall’industria?
7. Descrivi i processi di cottura attraverso cui si ottengono i principali tipi di gesso a partire
dalla pietra di gesso. Precisa per ogni tipo di gesso la sua composizione chimica.
8. Scrivi la classificazione ISO dei tipi di gesso dentali.
9. Scrivi l’utilizzo dei quattro tipi di gesso dentali.
10. Descrivi brevemente il processo di presa e di indurimento del gesso semi-idrato.
11. Che cosa si intende per tempo iniziale di presa?
12. Che cosa si intende per tempo finale di presa?
13. Qual è l’importanza del tempo di presa per i gessi da impronta e per i gessi per lo sviluppo
dell’impronta?
14. Quali sono i tempi di presa per i gessi da impronta e per lo sviluppo dell’impronta,
stabiliti dalle norme ISO?
15. Descrivi brevemente il metodo di Vicat per la determinazione del tempo di presa.
16. Che cosa si intende per resistenza alla compressione a umido di un gesso?
17. Che cosa si intende per resistenza alla compressione a secco di un gesso?
18. Quali vantaggi comporta la miscelazione meccanica sottovuoto del gesso, rispetto alla
miscelazione manuale?
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113
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^Odo-SCHEDA ESERCIZI N° 6_2

Scrivi un elaborato sui materiali per lo sviluppo dell’impronta

1. Definizioni di impronta, modello e materiali per lo sviluppo dell’impronta. (1)__


2. Classificazione dei materiali per lo sviluppo dell’impronta. (2)__
3. Produzione dei gessi dentali: materie prime e condizioni di ottenimento dei diversi tipi di
gesso semi-idrato. (3)__
4. Importanza dell’acqua di impasto sulla resistenza a compressione dei gessi. (1)__
5. Classificazione e impieghi dei gessi dentali. (2)__
6. Tempo di presa: importanza e misura. (1)__
7. Valutazione di insieme. (2)__
Pt ___/12 Voto ___

Scrivi un elaborato sui materiali da impronta

1. Definizioni di impronta, modello e materiali per lo sviluppo dell’impronta. (1)__


2. Classificazione dei materiali per lo sviluppo dell’impronta. (2)__
3. Produzione dei gessi dentali: materie prime e condizioni di ottenimento dei diversi tipi di
gesso semi-idrato. (3)__
4. Importanza dell’acqua di impasto sulla resistenza a compressione dei gessi. (1)__
5. Classificazione e impieghi dei gessi dentali. (2)__
6. Tempo di presa: importanza e misura. (1)__
7. Valutazione di insieme. (2)__
Pt ___/12 Voto ___

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114
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 7_1

I metalli e le leghe

1) Quali sono le principali caratteristiche metalliche? Elencale indicando per ognuna di esse
l'importanza in campo dentale.
2) Che cosa si intende per plasticità (plasticity)? Qual è la sua relazione con la duttilità
(ductility) e la malleabilità?
3) Discuti, in base alla sua struttura microscopica, il fenomeno della dilatazione termica di un
metallo.
4) Gli atomi di un metallo sono più grandi quando esso si trova allo stato solido, allo stato
liquido o allo stato gassoso?
5) Descrivi che cosa succede a livello di struttura microscopica durante i passaggi di stato di
un metallo.
6) Che cosa si intende per metallo nobile? Quali sono i principali metalli nobili (noble
metals)? Qual è il metallo nobile più utilizzato in odontotecnica?
7) Descrivi brevemente il fenomeno della passivazione dei metalli. Quali sono i principali
metalli in cui si verifica?
8) Qual è l’influenza della velocità di solidificazione sulla grana cristallina di un metallo?
9) Che cosa sono le leghe? Che cosa si intende per metallo base?
10) In che cosa possono differenziarsi le leghe dai rispettivi metalli base?
11) Che cosa si intende per lega binaria? E per lega bifasica? Quali leghe sono soluzioni
solide?
12) In che modo è possibile ottenere una lega?
13) Che cos’è la sinterizzazione?
14) Che cosa si intende per CAD? E per CAM?
15) Descrivi brevemente la realizzazione di un manufatto mediante laser-sinterizzazione.
16) Descrivete i principali impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico.
17) Quale importanza ha la temperatura di fusione di un metallo (o l’intervallo di fusione di
una lega) per l’impiego in campo odontotecnico?
18) Che cosa sono gli agenti nucleanti? Qual è la loro funzione nella lega?
19) Che cosa si intende per biocompatibilità di un materiale. Quali metalli possono essere
problematici per questo aspetto? Quale metallo dà invece attualmente le migliori
garanzie?
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115
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE3^ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 8_1

Riepilogo questionari

1) Quali sono le caratteristiche fondamentali della materia?


2) Quali materiali presentano una temperatura costante di fusione?
3) Spiega la differenza tra tossicità e nocività di un materiale e indica qual è il rispettivo simbolo che li
rappresenta.
4) Scrivi la definizione di fragilità.
5) Che cos'è la biocompatibilità?
6) Calcola la massa di 0,274 m 3 di palladio (metallo nobile usato in leghe per protesi dentali), sapendo che
la sua densità è 12000 kg/m3 .
7) Che cosa sono le caratteristiche intensive?
8) Che cosa si intende per sensibilità e per portata di uno strumento?
9) Che cos’è la malleabilità? E la duttilità?
10) Calcola il volume di 252 kg di cromo (metallo usato in leghe non nobili per protesi dentali), sapendo
che la sua densità è 7140 kg/m3 .
11) Scrivi le definizioni di sistema, fase, sistema omogeneo e sistema eterogeneo.
12) Che cosa si intende per sensibilità di uno strumento?
13) Che cosa si intende per intervallo di fusione?
14) Elenca le caratteristiche organolettiche e indica la loro importanza per un materiale dentale.
15) Che cosa si intende per deformazione plastica? E per deformazione elastica?
16) Scrivi la definizione di durezza.
17) Che cosa sono le cere?
18) Scrivi la classificazione delle cere dentali, in base al tipo di impiego.
19) Che cosa si intende per materiale da impronta irreversibile?
20) In che modo si ottiene il passaggio da SOL a GEL degli agar?
21) Quali caratteristiche deve avere un materiale, per essere un buon conduttore elettrico?
22) Tra due metalli di diverso potenziale di riduzione, quale ha maggiore tendenza a corrodersi?
23) Che cosa sono i materiali per lo sviluppo dell’impronta?
24) Scrivi la definizione di resilienza.
25) Che cosa sono le cere dentali?
26) Scrivi la classificazione delle cere in base alla loro origine. Indica, per ogni tipo, le cere principali.
27) Che cosa si intende per materiale da impronta mucocompressivo? E per materiale mucostatico?
28) Perché gli agar, pur essendo più precisi, sono meno usati degli alginati?
29) Che cosa è una corrente elettrica?
30) In che cosa consiste, al livello microscopico, l’ossidazione di un metallo? Come si chiama il processo
opposto?
31) Scrivi la classificazione dei materiali per lo sviluppo dell’impronta.
32) Spiega da quale materia prima e in che modo sono ottenuti, rispettivamente, il gesso
emidrato β, il gesso emidrato α e il gesso emidrato α modificato.
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116
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Schede di esercizi 4a

4_Scheda 1.1 – I metalli e le leghe


4_Scheda 1.2 – Leghe: struttura microscopica e trattamenti termici
4_Scheda 1.3 – Corrosione ferro
4_Scheda 1.4 – Elaborato leghe dentali
4-Scheda 1.5 – Pausa didattica: materiali metallici e materiali da rivestimento
4 Scheda 2.1 – I materiali da rivestimento
4_Scheda 2.2 – Elaborato sui materiali da rivestimento
4_Scheda 3.1 – Leghe nobili
4_Scheda 4.1 – Leghe non nobili

4_Scheda 4.2 – Elaborato sulle leghe nobili e non nobili da colata

4_Scheda 5.1 – Titanio


4_Scheda 6.1 – Riepilogo questionari

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117
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_1

I metalli e le leghe

1) Quali sono le principali caratteristiche metalliche? Elencale, indicando per ognuna di esse
l'importanza in campo dentale.
2) Che cosa si intende per plasticità (plasticity)? Qual è la sua relazione con la duttilità
(ductility) e la malleabilità?
3) Che cos’è il legame chimico? E il legame metallico?
4) Disegna schematicamente un cristallo di un metallo con due elettroni di valenza. (Es: Ca,
Zn, Cu)
5) Discuti, in base alla sua struttura microscopica, il fenomeno della dilatazione termica di un
metallo.
6) Gli atomi di un metallo sono più grandi quando esso si trova allo stato solido, allo stato
liquido o allo stato gassoso?
7) Descrivi che cosa succede a livello di struttura microscopica durante i passaggi di stato di
un metallo.
8) Che cosa si intende per metallo nobile? Quali sono i principali metalli nobili (noble
metals)? Qual è il metallo nobile più utilizzato in odontotecnica?
9) Descrivi brevemente il fenomeno della passivazione dei metalli. Quali sono i principali
metalli in cui si verifica?
10) Qual è l’influenza della velocità di solidificazione sulla grana cristallina di un metallo?
11) Che cosa sono le leghe? Che cosa si intende per metallo base?
12) In che cosa possono differenziarsi le leghe dai rispettivi metalli base?
13) Descrivete i principali impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico.
14) Quale importanza ha la temperatura di fusione di un metallo (o l’intervallo di fusione di
una lega) per l’impiego in campo odontotecnico?
15) Il Vitallium (composizione: Cobalto 64%, Cromo 30%, Molibdeno 5%) è una lega
appartenente alla classe delle stelliti.
a) Si tratta di una lega nobile o non nobile? Perché?
b) Quali caratteristiche sono impartite alla lega dalla presenza del 30% di cromo?
Perché?
c) Descrivete i possibili impieghi in campo dentale di queste leghe, specificandone
pregi e difetti, in particolare rispetto alle leghe a base di oro.
16) Che cosa si intende per biocompatibilità di un materiale. Quali metalli possono essere
problematici per questo aspetto? Quale metallo dà invece attualmente le migliori
garanzie?
17) Scrivi la classificazione delle leghe:
• in base al numero dei componenti;
• in base al numero delle fasi;
• in base alla struttura microscopica.

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118
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_2

Leghe: struttura microscopica e trattamenti termici

1) Disegna la struttura a grani


a) di una lega monofasica
b) di una lega bifasica.
2) Che cosa sono le soluzioni solide di sostituzione? Disegna la struttura a livello atomico di
una soluzione solida di sostituzione.
3) Che cosa sono le soluzioni solide interstiziali? Disegna la struttura a livello atomico di una
soluzione solida interstiziale.
4) Qual è l’importanza della grana cristallina sulle caratteristiche di una lega?
5) Che cosa sono gli agenti nucleanti (grain refiners)? Qual è il loro effetto sulla struttura e
sulle caratteristiche della lega?
6) Quali sono i principali agenti nucleanti (grain refiners) utilizzati per le leghe nobili? E per
le leghe non nobili?
7) Qual è l’effetto della presenza di iridio e rutenio nelle leghe auree da colata?
8) Che cosa si intende per segregazione?
9) Come si può eliminare o quantomeno ridurre la segregazione di una lega?
10) Scrivi le definizioni di trattamento termico e di ciclo termico.
11) In che cosa consiste e qual è lo scopo della ricottura di omogeneizzazione?
12) In che cosa consiste e qual è lo scopo della ricottura di distensione?
13) In che cosa consiste e qual è lo scopo della ricottura di ricristallizzazione?
14) Che cosa si intende per temperatura di ricristallizzazione di una lega?
15) Come può essere calcolata la quantità di lega da fondere per realizzare la parte metallica
di un modellato?
16) Alcune leghe tendono a solidificare in strutture porose e dalle superfici rugose: a che cosa
è dovuto questo fenomeno? Come può essere eliminato o ridotto?
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119
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_3

Discussione esperienza corrosione del ferro

1) Nella esperienza sulla corrosione del ferro, qual è la funzione svolta dell’agar?
2) Che cos’è la fenolftaleina? A quale scopo è impiegata nella esperienza in esame?
3) Qual è la funzione del ferrocianuro di potassio?
4) Che cosa indica l’eventuale sviluppo di una effervescenza?
5) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/magnesio?
6) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/zinco?
7) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/argento?
8) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/rame?
9) In quali casi il ferro risulta esente da corrosione? Qual è il motivo?
10) Sapreste prevedere che cosa succederebbe utilizzando un chiodo di ferro avvolto con un filo
d’oro? Perché?
11) Quale caratteristica dei metalli è misurata dal loro potenziale di riduzione?
12) In che cosa consistono, a livello microscopico, i processi di ossidazione e di riduzione?

Discussione esperienza corrosione del ferro

1) Nella esperienza sulla corrosione del ferro, qual è la funzione svolta dell’agar?
2) Che cos’è la fenolftaleina? A quale scopo è impiegata nella esperienza in esame?
3) Qual è la funzione del ferrocianuro di potassio?
4) Che cosa indica l’eventuale sviluppo di una effervescenza?
5) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/magnesio?
6) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/zinco?
7) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/argento?
8) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/rame?
9) In quali casi il ferro risulta esente da corrosione? Qual è il motivo?
10) Sapreste prevedere che cosa succederebbe utilizzando un chiodo di ferro avvolto con un filo
d’oro? Perché?
11) Quale caratteristica dei metalli è misurata dal loro potenziale di riduzione?
12) In che cosa consistono, a livello microscopico, i processi di ossidazione e di riduzione?
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120
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_4

Scrivi un elaborato sulle leghe dentali

1) Metalli e caratteristiche metalliche. Importanza delle caratteristiche metalliche in campo


odontotecnico. (2)__
2) Reattività dei metalli: nobiltà e passivazione (2)__
3) Leghe (definizione) e metodi di ottenimento (2)__
4) Struttura microscopica delle leghe: grana cristallina, leghe interstiziali e di sostituzione.
(2)__
5) La diffusione allo stato solido. Trattamenti termici. (1)__
6) Ricottura di distensione, di omogeneizzazione e di ricristallizzazione. (2)__
7) Impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico. (2)__
8) Valutazione d'insieme (2)__
Pt ___/15
Voto ___/10

Scrivi un elaborato sulle leghe dentali

1) Metalli e caratteristiche metalliche. Importanza delle caratteristiche metalliche in campo


odontotecnico. (2)__
2) Reattività dei metalli: nobiltà e passivazione (2)__
3) Leghe (definizione) e metodi di ottenimento (2)__
4) Struttura microscopica delle leghe: grana cristallina, leghe interstiziali e di sostituzione.
(2)__
5) La diffusione allo stato solido. Trattamenti termici. (1)__
6) Ricottura di distensione, di omogeneizzazione e di ricristallizzazione. (2)__
7) Impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico. (2)__
8) Valutazione d'insieme (2)__
Pt ___/15
Voto ___/10

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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_5

Pausa didattica:

materiali metallici

1) Descrivete e discutete la classificazione dei metalli in base alla loro reattività.


Elencate, per ogni categoria, i principali metalli impiegati in campo dentale.
2) Discutete la struttura microscopica dei metalli, ricorrendo anche al legame
chimico.
3) Definite la biocompatibilità e discutetela brevemente in relazione ai materiali
metallici.
4) Dite che cosa sono le leghe e descrivete brevemente i principali metodi di
ottenimento.
5) Discutete la struttura microscopica delle leghe e i fattori che la possono
influenzare.
6) Definite i trattamenti termici e descrivete quelli principali a cui possono essere
sottoposte le leghe dentali.
7) Discutete gli impieghi dei materiali metallici in campo dentale.
8) Discutete le principali caratteristiche dei materiali metallici e scrivete un breve
giudizio riassuntivo di confronto con i materiali plastici e i materiali ceramici.

materiali da rivestimento

1) Elencate i componenti dei materiali da rivestimento. Per ognuno indicate qual è la


funzione e da quali sostanze è solitamente costituito.
2) Elencate i principali impieghi in campo dentale dei materiali da rivestimento.
Discutete, in particolare, l’impiego per la realizzazione degli stampi, come fase
della lavorazione a cera persa.
3) Indicate i tipi di espansione. Dite da quali componenti dipende principalmente.
Discutete la sua importanza per la precisione dei manufatti metallici, ottenuti con
la tecnica della fusione a cera persa.

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122
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 2_1

I materiali da rivestimento

1) Quali sono i principali impieghi in campo odontotecnico dei materiali da rivestimento?


2) Che cosa si intende per messa in rivestimento del modellato?
3) Quali sono i componenti dei materiali da rivestimento? Qual è la loro funzione?
4) Quali sostanze refrattarie sono normalmente presenti in un materiale da rivestimento?
5) Quali sono i tipi di leganti usati nei materiali da rivestimento?
6) Elencate e discutete le principali caratteristiche che deve possedere un buon materiale da
rivestimento (circa mezza pagina A4).
7) Quali leghe sono colate solitamente in forme realizzate con refrattari a legante gessoso?
8) Per quale motivo un rivestimento a legante gessoso non può essere preriscaldato a un
temperatura superiore ai 750°C?
9) Qual è il rivestimento usato solitamente per colare leghe per metallo – ceramica?
10) Qual è il rivestimento usato solitamente per colare leghe non nobili per scheletrati?
11) A quale temperatura massima può essere preriscaldato un rivestimento a legante fosfatico?
A quale temperatura si preriscalda solitamente per la colata di leghe non nobili?
12) Da che cosa è costituito il liquido usato per la miscelazione del rivestimento a legante
fosfatico?
13) A quale temperatura massima può essere preriscaldato un rivestimento a legante siliceo?
14) Che cosa si intende per espansione di un materiale refrattario? Quali sono i due tipi di
espansione presentata dai materiali da rivestimento?
15) Descrivete brevemente l’importanza della espansione del materiale da rivestimento nel
processo di colata di una lega.
16) Che cosa si intende per espansione di presa?
17) Che cosa si intende per espansione termica?
18) In che modo è possibile regolare l’entità dell’espansione di un materiale da rivestimento al
legante fosfatico?
19) Elencate, descrivete e discutete brevemente le fasi della messa in rivestimento di un
modellato mediante un materiale da rivestimento a legante fosfatico

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123
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 2_2

Scrivi un elaborato sui materiali da rivestimento

1. Impieghi in campo odontotecnico. (2)__

2. Componenti e loro funzione. (2)__

3. Elenco caratteristiche ideali con loro discussione. (3)__

4. Classificazione in base al tipo di legante presente: caratteristiche e impieghi. (2)__

5. Materiali da rivestimento speciali per titanio e sue leghe. (1)__

6. Importanza dell'espansione. Tipi di espansione. Metodi di regolazione della espansione (2)__

7. Valutazione di insieme (2)__

Scrivi un elaborato sui materiali da rivestimento

1) Impieghi in campo odontotecnico. (2)__

2) Componenti e loro funzione. (2)__

3) Elenco caratteristiche ideali con loro discussione. (3)__

4) Classificazione in base al tipo di legante presente: caratteristiche e impieghi. (2)__

5) Materiali da rivestimento speciali per titanio e sue leghe. (1)__

6) Importanza dell'espansione. Tipi di espansione. Metodi di regolazione della espansione (2)__

7) Valutazione di insieme (2)__


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124
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE4^ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 3_1

Le leghe nobili

1) Che cosa si intende per metallo nobile? Quali sono i principali metalli nobili (noble
metals)? Qual è il metallo nobile più utilizzato in odontotecnica?
2) Perché l'oro puro non viene utilizzato per la costruzioni di manufatti?
3) Quali sono i principali alleganti dell'oro?
4) Descrivi principali impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico.
5) Scrivi la classificazione delle leghe auree da colata e indica i principali impieghi di
ognuna di esse.
6) Come cambiano le principali caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche delle leghe
auree da colata al diminuire della concentrazione del metallo base?
7) Quali sono le principali caratteristiche impartite dall'argento come allegante delle leghe
auree da colata?
8) Quali sono le principali caratteristiche impartite dal rame come allegante delle leghe auree
da colata?
9) Quali sono le principali caratteristiche del palladio come metallo base e come allegante
delle leghe nobili da colata?
10) Quali impieghi trovano il rutenio e l'iridio nelle leghe auree da colata?
11) Quali sono i principali pregi e difetti delle leghe auree da colata rispetto alle
corrispondenti leghe non nobili, a base di Ni - Cr o di Co - Cr?
12) Che cosa si intende per biocompatibilità di un materiale. Quali metalli possono essere
problematici per questo aspetto? Quale metallo dà invece attualmente le migliori
garanzie?
13) Qual è la differenza, in quanto a composizione chimica, tra le leghe auree e le leghe da
colata con contenuto di metalli nobili compreso tra il 25% e il 50%? Qual è la funzione
principale del palladio in questo tipo di lega?
14) Quali sono gli impieghi attuali leghe da colata con contenuto di metalli nobili compreso
tra il 25% e il 50%?

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125
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

CLASSE4^ODO-Scheda Esercizi N° 4_1

Leghe non nobili

1 Descrivi i principali impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico.


2 Descrivi la classificazione e gli impieghi delle leghe auree da colata.
3 Come sono classificati i metalli in base alla loro reattività? Fai esempi di metalli
appartenenti a ciascuna categoria.
4 Rispetto alle leghe nobili di analogo impiego, come è il coefficiente di dilatazione
termico lineare delle leghe non nobili? Che accorgimenti rende necessari questa
differenza, nell'uso dei materiali da rivestimento?
5 Scrivi la classificazione delle leghe non nobili da colata in base agli usi e alla
composizione chimica.
6 Descrivi brevemente il fenomeno della passivazione dei metalli. Quali sono i principali
metalli in cui si verifica?
7 Che cosa sono le stelliti? Quali sono i suoi costituenti principali? Qual è il loro principale
uso dentale?
8 A che cosa è dovuta la buona resistenza delle leghe non nobili alla ossidazione?
9 Quali sono i pregi e i difetti delle non nobili rispetto alle leghe auree di analogo impiego?
10 Quali sono gli usi principali delle leghe al nichel – cromo? Quali sono i pregi e i difetti
rispetto alle leghe cobalto - cromo di impiego analogo?
11 Che cosa si intende per biocompatibilità di un materiale?
12 Quali tra i materiali di maggior impiego dentale sono più problematici dal punto di vista
della biocompatibilità?
13 Quali sono le principali caratteristiche del nichel come componente delle leghe non
nobili?
14 Quali sono le principali caratteristiche del cobalto come componente delle leghe non
nobili?
15 Quali caratteristiche sono impartite dal cromo alle leghe cui viene aggiunto come
allegante?
16 Che cosa sono i disossidanti? Qual è la loro funzione nella lega? Quali alleganti sono
impiegati a questo scopo?
17 In quali leghe e a quale scopo si impiegano piccole percentuali di carbonio come
allegante?
18 Quali sono gli usi del berillio nell'ambito delle leghe? Perché si tende ad evitare l'uso di
questo allegante? Che tipi di problemi comporta il suo impiego?
19 Una lega ha la seguente composizione: Cobalto 64%, Cromo 30%, Molibdeno 5% : che
tipo di lega è, a quale classe di leghe appartiene? Si tratta di una lega nobile o non nobile?
Perché?
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126
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 4_2

Scrivi un elaborato sulle leghe nobili e non nobili da colata

1. Reattività dei metalli: nobiltà e passivazione (2)__


2. Leghe nobili e non nobili da colata:
a. Pregi e difetti dei principali componenti delle leghe auree da colata. (2)__
b. Classificazione, caratteristiche e impieghi delle leghe auree da colata. (2)__
c. Pregi e difetti dei principali componenti delle leghe non nobili da colata (2)__
d. Tipi, caratteristiche e impieghi delle leghe non nobili da colata. (2)__
e. Confronto tra leghe nobili e non nobili da colata. (1)__
f. Caratteristiche, lavorazioni e impieghi del titanio in campo dentale (2)__
3. Valutazione d'insieme (2)__

Scrivi un elaborato sulle leghe nobili e non nobili da colata

1. Reattività dei metalli: nobiltà e passivazione (2)__


2. Leghe nobili e non nobili da colata:
a. Pregi e difetti dei principali componenti delle leghe auree da colata. (2)__
b. Classificazione, caratteristiche e impieghi delle leghe auree da colata. (2)__
c. Pregi e difetti dei principali componenti delle leghe non nobili da colata (2)__
d. Tipi, caratteristiche e impieghi delle leghe non nobili da colata. (2)__
e. Confronto tra leghe nobili e non nobili da colata. (1)__
f. Caratteristiche, lavorazioni e impieghi del titanio in campo dentale (2)__
3. Valutazione d'insieme (2)__
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDAN° 5_1

Titanio

1. Perché il titanio, nonostante la sua abbondanza sulla crosta terrestre, è uno dei materiali
di impiego più recente?
2. Quali sono le caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche, meccaniche ed economiche
che rendono il titanio un ottimo materiale dentale?
3. Elenca e discuti i motivi che rendono difficile la lavorazione del titanio con il metodo della
fusione a cera persa.
4. Quali sono i possibili impieghi del titanio in campo dentale?
5. Qual è la lega di titanio, utilizzabile in sostituzione del metallo di purezza commerciale?
Qual è il suo impiego usuale?
6. In che cosa consiste la lavorazione CAD/CAM per fresaggio ed elettroerosione? Elencate
e discutete i passi di lavorazione.
7. Che cos’è il titanio plasma spray? Per quali impieghi dentali viene eseguito questo
trattamento?
8. Quali vantaggi comporta il trattamento superficiale del titanio con la idrossiapatite?
9. A che cosa è dovuta l’elevata biocompatibilità del titanio?
10. Perché il titanio ha trovato, finora, scarso impiego in campo odontotecnico?
11. Quali sono le protesi realizzabili con il titanio o con le sue leghe?
12. Qual è l’uso principale del titanio in campo dentale?
13. Quali caratteristiche deve avere una fonditrice per titanio?
14. Quali sono i refrattari solitamente presenti nei rivestimenti speciali per titanio?
15. Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe non nobili
(cobalto – cromo e nichel – cromo).
16. Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe auree (tipo
3 e tipo 4) e alle leghe nobili per metallo - ceramica.
17.

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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4a ODO-SCHEDARIEPILOGOQUESTIONARI N° 6_1

Leghe. Trattamenti termici. Rivestimenti. Leghe nobili e non nobili. Prove sui materiali

1) Che cosa succede alla temperatura durante la solidificazione di un metallo puro?


2) Scrivi la definizione di legame chimico (in generale).
3) Disegna schematicamente un cristallo di un metallo (ad es. alluminio, gallio, indio) con tre
elettroni di valenza.
4) Che cosa sono le leghe?Quali leghe sono miscugli omogenei? Quali invece miscugli eterogenei?
5) Qual è l’influenza della grana cristallina sulle caratteristiche meccaniche della lega?
6) Che cosa si intende per segregazione di una lega?
7) Quali sono i principali metalli nobili usati in odontotecnica? Qual è la caratteristica chimica
fondamentale dei metalli nobili?
8) Che cosa si intende per lega ternaria?
9) Scrivi la definizione di legame metallico.
10) Che cosa succede alla temperatura durante la solidificazione di una lega?
11) Qual è l’influenza della velocità di raffreddamento sulla grana cristallina di una lega?
12) Che cosa sono gli agenti nucleanti?
13) In che cosa consiste la passivazione di un metallo? Quali sono i principali metalli passivabili, usati
in odontotecnica?
14) Che cosa sono le soluzioni solide interstiziali?
15) Che cosa si intende per messa in rivestimento del modellato?
16) Qual è il rivestimento usato solitamente per colare leghe nobili e non nobili per metallo-ceramica?
Poiché questi due tipi di leghe hanno una dilatazione termica diversa, in che modo occorre
regolare l'espansione del materiale da rivestimento?
17) Qual è l’effetto della presenza di Iridio e Rutenio nelle leghe auree da colata?
18) In che cosa consiste e qual è lo scopo di un trattamento termico di distensione?
19) Quali sono i materiali refrattari usati solitamente nei materiali da rivestimento?
20) Che cosa si intende per campione di un materiale? E per provino?
21) Qual è la differenza tra prove meccaniche statiche, dinamiche, cicliche e per scorrimento?
22) In che cosa consiste la prova a trazione?
23) Che cosa è la rigidità di un materiale? Come può essere misurata?
24) Che cos'è il modulo di Young (modulo di elasticità)? In che modo può essere misurato? Quale
caratteristica del materiale dipende da esso?
25) Scrivi le definizioni di deformazione elastica e deformazione plastica.
26) Che cosa si intende per tensione di snervamento di un materiale? Come può essere misurata?
27) Che cosa si intende per resistenza a trazione di un materiale? Come può essere misurata?
28) Scrivi la definizione di plasticità. Qual è la relazione tra la plasticità e la duttilità e malleabilità di
un materiale?
29) In che modo può essere misurata la duttilità di un materiale metallico? In base a tale misura, che
differenza c’è tra un materiale duttile e uno fragile?
30) Descrivi brevemente la prova Vickers di durezza.
31) Descrivi brevemente la prova Knoop di durezza. In quali casi si impiega?
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129
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

130
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Schede di esercizi 5a
5 Scheda 1_1 – I polimeri
5 Scheda 1_2 – Elaborato sui polimeri
5 Scheda 2_2 – Elaborato sui compositi
5 Scheda 3_1 – La corrosione
5 Scheda 4_1 – Le ceramiche dentali
5 Scheda 4_2 – Elaborato sulle ceramiche dentali
5 Scheda 5_1 – Leghe per metallo – ceramica
5 Scheda 5_2 – Elaborato sulla metallo – ceramica
5 Scheda 6_1 – Il titanio
5 Scheda 6_2 – Elaborato sul titanio
5 Scheda 7_1 – Pausa didattica 1
5 Scheda 7_2 – Riepilogo questionari 1

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131
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_1

I polimeri

1. I polimeri sono una delle tre classi fondamentali di materiali. Elenca e discuti le loro
caratteristiche principali e la loro importanza in campo dentale.
2. Che cosa si intende per polimero?
3. Scrivi la classificazione dei polimeri in base alla loro origine.
4. Che differenza c’è tra polimeri artificiali e polimeri sintetici?
5. Fai alcuni esempi di polimeri naturali utilizzati come materiali dentali.
6. Scrivi la classificazione dei polimeri in base alla loro struttura.
7. Che cos'è la temperatura di transizione vetrosa, per i polimeri a struttura amorfa?
8. Quale comportamento hanno i polimeri con temperatura di transizione vetrosa inferiore a quella
ambiente? Sono cioè duri e fragili o sono viscoelastici?
9. Che cosa si intende per polimero termoplastico? Da quali strutture sono caratterizzati i polimeri
termoplastici? Fai alcuni esempi di polimeri termoplastici di impiego dentale.
10. Che cosa si intende per polimero termoindurente? Da quali strutture sono caratterizzati i polimeri
termoindurenti? Fai qualche esempio di polimero termoindurente di impiego dentale.
11. Che cosa sono gli elastomeri? Da quali strutture sono caratterizzati?
12. Che cosa si intende per polimerizzazione?
13. Che cosa si intende per poliaddizione? Fai alcuni esempi di polimeri ottenuti per poliaddizione.
14. Che cosa si intende per policondensazione? Fai alcuni esempi di polimeri ottenuti per
policondensazione.
15. Che cosa sono i radicali?
16. Elenca e discuti le fasi della polimerizzazione radicalica.
17. Scrivi e discuti la classificazione delle resine, ottenute per polimerizzazione radicalica, in base al
processo di attivazione.
18. Che cosa sono gli iniziatori? Qual è il loro ruolo nel processo di polimerizzazione?
19. A che cosa servono gli inibitori? Che uso ne viene fatto nei formulati dei materiali da
polimerizzare?
20. Descrivi e discuti la polimerizzazione in blocco (polimerizzazione in massa).
21. Quali tipi di resine sono solitamente utilizzate per la realizzazione di denti artificiali?
22. Quali resine sono utilizzabili per la realizzazione di basi di protesi? In quali tipi commerciali sono
classificate?
23. Quali sono i metodi di formatura delle basi di protesi? Con quali tipi di resine sono utilizzabili?
24. Descrivi e discuti i principali pregi e difetti delle lavorazioni per compressione e per iniezione in
muffola.
25. Quali sono i componenti presenti nella polvere e nel liquido di una resina termopolimerizzabile?
Qual è la funzione di ognuno di essi?
26. Qual è l’effetto della temperatura sulla velocità di reazione?
27. Che cosa sono le reazioni esotermiche?
28. Descrivi brevemente il fenomeno della contrazione da polimerizzazione.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_2

Scrivi un elaborato sui polimeri

1. Proprietà generali dei materiali plastici e loro importanza in campo dentale (2)
2. Definizioni (polimero/polimerizzazione). (1)
3. Plastomeri ed elastomeri. Polimeri termoplastici e termoindurenti. (2)
4. Classificazione (con esempi) e descrizione in base a:
a. origine (1)
b. tipo di polimerizzazione (1)
c. tipo di struttura molecolare (1)
5. Polimerizzazione radicalica e tipi di attivazione e classificazione in base ai tipi di attivazione. (2)
6. Tecniche di preparazione dei polimeri: la polimerizzazione in blocco. (1)
7. Classificazione in base ai principali impieghi odontotecnici (2)
8. Classificazione, natura chimica delle resine per basi di protesi. Pregi e difetti dei diversi metodi di
formatura delle basi di protesi. (3)
9. Composizione di polvere e liquido di una resina termopolimerizzabile per basi di protesi. (2)
10. Giudizio di insieme. (2)

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 1_2

Scrivi un elaborato sui polimeri

1. Proprietà generali dei materiali plastici e loro importanza in campo dentale (2)
2. Definizioni (polimero/polimerizzazione). (1)
3. Plastomeri ed elastomeri. Polimeri termoplastici e termoindurenti. (2)
4. Classificazione (con esempi) e descrizione in base a:
a. origine (1)
b. tipo di polimerizzazione (1)
c. tipo di struttura molecolare (1)
5. Polimerizzazione radicalica e tipi di attivazione e classificazione in base ai tipi di attivazione (2)
6. Tecniche di preparazione dei polimeri: la polimerizzazione in blocco. (1)
7. Classificazione in base ai principali impieghi odontotecnici (2)
8. Classificazione, natura chimica delle resine per basi di protesi. Pregi e difetti dei diversi metodi di
formatura delle basi di protesi. (3)
9. Composizione di polvere e liquido di una resina termopolimerizzabile per basi di protesi. (2)
10. Giudizio di insieme. (2)
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133
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 2_2

Scrivi un elaborato sui compositi

1. Caratteristiche dei materiali plastici. (2) ___


2. Caratteristiche dei materiali ceramici (2) ___
3. Limiti delle resine acriliche estetiche (1) ___
4. Le resine composite (compositi): componenti e loro funzione (2) ___
5. Pregi dei compositi e loro impieghi in campo dentale. (2) ___
6. Passi di lavorazione di una protesi fissa in metallo – composito, con legame chimico diretto
metallo - composito. (2) ___
7. Confronto tra compositi e materiali ceramici per il rivestimento estetico di strutture metalliche.
(2) ___
8. Giudizio d'insieme. (2) ___

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 2_2

Scrivi un elaborato sui compositi

1. Caratteristiche dei materiali plastici. (2) ___


2. Caratteristiche dei materiali ceramici (2) ___
3. Limiti delle resine acriliche estetiche (1) ___
4. Le resine composite (compositi): componenti e loro funzione (2) ___
5. Pregi dei compositi e loro impieghi in campo dentale. (2) ___
6. Passi di lavorazione di una protesi fissa in metallo – composito, con legame chimico diretto
metallo - composito. (2) ___
7. Confronto tra compositi e materiali ceramici per il rivestimento estetico di strutture metalliche.
(2) ___
8. Giudizio d'insieme. (2) ___
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 3_1

La corrosione

1) Scrivete in 5 - 10 righe che cosa si intende per corrosione di un metallo.


2) Che relazione c’è tra il processo metallurgico e il processo di corrosione di un metallo?
3) Esiste una relazione tra la biocompatibilità di un materiale e la sua resistenza alla
corrosione?
4) Che cos’è una reazione di ossido – riduzione? In che cosa consiste un processo di
ossidazione? In che cosa consiste un processo di riduzione?
5) Un processo di ossidazione e uno di riduzione possono avvenire separatamente? Perché?
6) Qual è lo schema generale di una reazione di ossidoriduzione?
7) In una reazione di ossido – riduzione, quali delle coppie redox coinvolte si ridurrà? E
quale si ossiderà?
8) Quale caratteristica di una coppia redox è misurata dal suo potenziale standard di
riduzione?
9) Scrivete la reazione di ossidoriduzione spontanea, in condizioni standard, tra la coppia
Fe2+/Fe e la coppia Cu2+/Cu.
10) Utilizzando la tabella dei potenziali redox, indicate due metalli che subiscono la
corrosione ad opera dell’ossigeno e due che non la subiscono.
11) Utilizzando la tabella dei potenziali redox, indicate tre metalli attaccabili dagli acidi e tre
non attaccabili dagli acidi, in condizioni standard.
12) In che modo è possibile ricaricare una pila “ricaricabile”? Che reazione avviene?
13) In che modo è realizzabile una pila a concentrazione?
14) Che cosa si intende per segregazione o liquazione di una lega? Quali inconvenienti può
comportare il fenomeno della segregazione?
15) In che modo è possibile ridurre o eliminare il fenomeno della segregazione delle leghe?
16) In quali condizioni si può avere corrosione chimica delle leghe nobili contenenti palladio e
argento, con formazione di solfuri? Quali inconvenienti ne derivano?
17) Che cosa si intende per corrosione elettrochimica? Quali sono le principali cause della
corrosione elettrochimica dei materiali dentali?
18) In quali condizioni le parti metalliche di una protesi realizzata con leghe auree, possono
subire un “appannamento”?
19) Tra i materiali metallici maggiormente usati in odontotecnica (leghe nobili, stelliti, acciai
inox), quali sono le più resistenti alla corrosione chimica ed elettrochimica?
20) Quale tipo di corrosione può verificarsi in una lega di composizione non omogenea? A che
cosa può essere dovuta questa composizione non omogenea?
21) Da quale tipo di corrosione è protetto un metallo che si passiva?

135
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 4_1

Le ceramiche dentali

1) Quali sono le materie prime fondamentali per la produzione delle porcellane comuni?
2) Qual è la differenza riguardo alle materie prime e alla struttura tra le porcellane comuni e le
porcellane feldspatiche dentali?
3) Elenca i principali pregi e difetti delle porcellane feldspatiche dentali in generale.
4) Quanti tipi di porcellane feldspatiche conosci? In base a quale caratteristica sono suddivise? Quali
sono i principali impieghi di ognuno dei tipi?
5) Quali sono i principali additivi impiegati nella produzione delle ceramiche dentali?
6) In che modo è possibile regolare il coefficiente di dilatazione termico di una porcellana feldspatica
dentale? Per quali impieghi è importante un appropriato valore del coefficiente di dilatazione
termico?
7) Quali sono i principali difetti delle porcellane feldspatiche? In che modo si è cercato e si cerca di
ovviare ad essi?
8) Quali sono le porcellane per fusione (vetroceramiche)? In che cosa si differenziano dalle
porcellane feldspatiche? Quali sono i principali usi odontotecnici?
9) Discutete la differenza tra vetri, ceramiche e vetroceramiche. Come sono ottenuti? Qual è la loro
struttura?
10) Descrivete le fasi e lo scopo del ciclo termico di ceramizzazione.
11) Quali caratteristiche devono avere le leghe per protesi in metallo – ceramica?
12) Che effetto ha sulla resistenza della porcellana, l’accoppiamento con una lega avente coefficiente
di dilatazione termico leggermente superiore?
13) Nella tecnica della stratificazione della porcellana, quali sono le principali “masse” utilizzate?
14) Che cosa si utilizza per rendere opache le porcellane feldspatiche utilizzate come massa base?
15) Qual è lo scopo della glasatura della porcellana?
16) Quali porcellane sono utilizzate per protesi in porcellana integrale? Che tipi di protesi sono
realizzabili con questi materiali?
17) Discutete le caratteristiche e gli impieghi delle ossido-ceramiche da post-sinterizzazione.
18) A che cosa è dovuta la maggiore resistenza meccanica delle ossidoceramiche rispetto alle altre
ceramiche dentali? Perché le ossido-ceramiche alla zirconia stabilizzata con ittrio sono più
resistenti di quelle a base di allumina?
19) Quali sono le ceramiche dentali migliori dal punto di vista estetico? Quali quelle con la maggiore
resistenza meccanica?
20) Quali ceramiche dentali sono vendute in polvere? Con che tecnica di lavorazione si impiegano?
21) Quali ceramiche dentali sono vendute in lingottini? Con che tecnica di lavorazione si impiegano?
22) Quali ceramiche dentali sono vendute in blocchetti? Con che tecnica di lavorazione si impiegano?

136
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 4_2

Le ceramiche dentali – elaborato complessivo

Scrivi un elaborato sulle ceramiche dentali


1. Proprietà generali dei materiali ceramici e loro importanza in campo dentale. (2) ___

2. Materie prime e differenza tra porcellane comuni e porcellane feldspatiche dentali. (1) ___

3. Le porcellane feldspatiche dentali: classificazione, usi , forniture e lavorazioni, pregi e difetti (2) ___

4. Vetroceramiche: metodi di ottenimento, tipi, usi, forniture e lavorazioni,pregi e difetti (3) ___

5. Le ossido-ceramiche da post-sinterizzazione: composizione, usi, forniture e lavorazioni, pregi e difetti


(2) ___

6. Le porcellane per metallo – ceramica: caratteristiche essenziali, tipi (natura chimica) forniture e lavorazioni.
(1) ___

7. Descrizione dei principali metodi di lavorazione delle ceramiche dentali. (3) ___

8. Giudizio d'insieme. (2) ___

Scrivi un elaborato sulle ceramiche dentali


1. Proprietà generali dei materiali ceramici e loro importanza in campo dentale. (2) ___

2. Materie prime e differenza tra porcellane comuni e porcellane feldspatiche dentali. (1) ___

3. Le porcellane feldspatiche dentali: classificazione, usi , forniture e lavorazioni, pregi e difetti (2) ___

4. Vetroceramiche: metodi di ottenimento, tipi, usi, forniture e lavorazioni,pregi e difetti (3) ___

5. Le ossido-ceramiche da post-sinterizzazione: composizione, usi, forniture e lavorazioni, pregi e difetti


(2) ___

6. Le porcellane per metallo – ceramica: caratteristiche essenziali, tipi (natura chimica) forniture e lavorazioni.

(1) ___

7. Descrizione dei principali metodi di lavorazione delle ceramiche dentali. (3) ___

8. Giudizio d'insieme. (2) ___

137
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-Scheda Esercizi N° 5_1

Leghe per metallo – ceramica

Tabella 7 - Proprietà delle principali leghe per metallo - ceramica


Lega D A% E (N/mm2) E (N/mm2) R (N/mm2) HV T (°C)
(g/cm3) (duttilità) (rigidità) (resistenza trazione)

Au–Pt– (Pd) 17 - 19 3-15 87000-98000 300-600 400-700 150-250 1050-1200


Au-Pd-Ag 12-16 3-20 102000- 350-700 400-800 180-270 1190-1280
119000
Au-Pd 13.5-14 10-25 122000- 500-700 600-900 230-265 1190-1295
129000
Pd-Ag 10,6-11,1 10-20 125000- 400-600 500-740 180-280 1270-1310
135000

Ni-Cr
150000-
8-9 10-30 200-800 500-1100 200-350 1300-1450
250000
Co-Cr

1) Perché le leghe auree tradizionali di tipo 3 e 4 (per metallo integrale e metallo – resina) non sono
adatte per la metallo – ceramica?
2) Quali sono gli alleganti aggiunti all’oro per ottenere una lega idonea per l’impiego in metallo –
ceramica? Qual è la funzione di ogni singolo allegante?
3) Quali sono le caratteristiche indispensabili e quali le altre caratteristiche desiderabili per una lega
da impiegare in protesi di metallo – ceramica?
4) Discuti le caratteristiche impartite dal platino alle leghe che lo contengono come allegante
principale?
5) Discuti le caratteristiche impartite dal palladio alle leghe che lo contengono come allegante
principale o come metallo base.
6) In quali casi si consigliano le leghe Au – Pt per metallo – ceramica? Quali sono i principali pregi e
difetti di queste leghe?
7) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Au – Pd – Ag, rispetto alle leghe Au – Pt per metallo
ceramica.
8) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Au – Pd rispetto alle leghe Au – Pt e alle altre leghe
per per metallo ceramica.
9) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Pd – Ag rispetto alle leghe Au – Pt e alle altre leghe
per per metallo ceramica.
10) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe non nobili (Ni - Cr e Co – Cr) rispetto alle leghe
nobili per metallo ceramica.
11) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Ni - Cr rispetto alle leghe Co – Cr per metallo
ceramica.
12) Elenca e discuti i principali passi di lavorazione di una protesi fissa in metallo – ceramica.

138
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 5_2

Leghe e passi lavorazione metallo – ceramica. Elaborato complessivo

1. Motivi della non idoneità per metallo – ceramica delle leghe auree tipo III e IV (1)__
2. Caratteristiche delle leghe per metallo - ceramica. (3)__
3. Leghe nobili:
a) proprietà degli alleganti principali (Platino, palladio) (2)__
b) proprietà degli altri componenti (argento, metalli non nobili, agenti nucleanti) (2)__
4. Leghe nobili, pregi e difetti di:
a) leghe oro – platino (1)__
b) leghe oro – palladio - argento (1)__
c) leghe palladio – argento (1)__
d) Leghe oro – palladio (1)__
5. Leghe non nobili per metallo – ceramica:
a) proprietà dei metalli base (cobalto, nichel) (1)__
b) proprietà alleganti principali e secondari (1)__
c) confronto leghe Ni – Cr rispetto Co – Cr (1)__
d) confronto leghe non nobili rispetto alle leghe nobili (1)__
6. Elenco e discussione dei passi di lavorazione delle protesi fisse in metallo - ceramica (2)__
7. Pregi e difetti della metallo - ceramica. (1)__
8. Giudizio di insieme. (2)__

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 5_1

Leghe e passi lavorazione metallo – ceramica. Elaborato complessivo

1. Motivi della non idoneità per metallo – ceramica delle leghe auree tipo III e IV (1)__
2. Caratteristiche delle leghe per metallo - ceramica. (3)__
3. Leghe nobili:
a) proprietà degli alleganti principali (Platino, palladio) (2)__
b) proprietà degli altri componenti (argento, metalli non nobili, agenti nucleanti) (2)__
4. Leghe nobili, pregi e difetti di:
a) leghe oro – platino (1)__
b) leghe oro – palladio - argento (1)__
c) leghe palladio – argento (1)__
d) Leghe oro – palladio (1)__
5. Leghe non nobili per metallo – ceramica:
a) proprietà dei metalli base (cobalto, nichel) (1)__
b) proprietà alleganti principali e secondari (1)__
c) confronto leghe Ni – Cr rispetto Co – Cr (1)__
d) confronto leghe non nobili rispetto alle leghe nobili (1)__
6. Elenco e discussione dei passi di lavorazione delle protesi fisse in metallo - ceramica (2)__
7. Pregi e difetti della metallo - ceramica. (1)__
8. Giudizio di insieme. (2)__
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 6_1

Titanio

1) Perché il titanio, nonostante la sua abbondanza sulla crosta terrestre, è uno dei materiali
di impiego più recente?
2) Quali sono le caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche, meccaniche ed economiche
che rendono il titanio un ottimo materiale dentale?
3) Elenca e discuti i motivi che rendono difficile la lavorazione del titanio con il metodo della
fusione a cera persa.
4) Quali sono i possibili impieghi del titanio in campo dentale?
5) Qual è la lega di titanio, utilizzabile in sostituzione del metallo di purezza commerciale?
Qual è il suo impiego usuale?
6) In che cosa consiste la lavorazione CAD/CAM per fresaggio ed elettroerosione? Elencate
e discutete i passi di lavorazione.
7) Che cos’è il titanio plasma spray? Per quali impieghi dentali viene eseguito questo
trattamento?
8) Quali vantaggi comporta il trattamento superficiale del titanio con la idrossiapatite?
9) A che cosa è dovuta l’elevata biocompatibilità del titanio?
10) Perché il titanio ha trovato, finora, scarso impiego in campo odontotecnico?
11) Quali sono le protesi realizzabili con il titanio o con le sue leghe?
12) Qual è l’uso principale del titanio in campo dentale?
13) Quali caratteristiche deve avere una fonditrice per titanio?
14) Quali sono i refrattari solitamente presenti nei rivestimenti speciali per titanio?
15) Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe non nobili
(cobalto – cromo e nichel – cromo).
16) Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe auree (tipo
3 e tipo 4) e alle leghe nobili per metallo - ceramica.

140
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 6_2

Scrivi un elaborato sul titanio

1. Caratteristiche fisiche , chimiche, meccaniche e biologiche del titanio (3) ___


2. Impieghi dentali del titanio e delle sue leghe (1) ___
3. Lavorazioni del titanio in campo dentale. Problemi e difficoltà rispetto alle altre leghe. (3) ___
4. Titanio plasma spray per impianti (2) ___
5. Giudizio d'insieme. (2) ___

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 6_1

Scrivi un elaborato sul titanio

1. Caratteristiche fisiche , chimiche, meccaniche e biologiche del titanio (3) ___


2. Impieghi dentali del titanio e delle sue leghe (1) ___
3. Lavorazioni del titanio in campo dentale. Problemi e difficoltà rispetto alle altre leghe. (3) ___
4. Titanio plasma spray per impianti (2) ___
5. Giudizio d'insieme. (2) ___

141
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 7_1

PAUSADIDATTICA N° 1 -Polimeri. Ceramichedentali

1. Che cos'è un polimero?


2. Scrivi la classificazione dei polimeri in base alla loro struttura.
3. Descrivi la produzione dei polimeri mediante la polimerizzazione in blocco, elencandone
pregi e difetti.
4. Che cos'è la polimerizzazione?
5. Scrivi la classificazione dei polimeri in base alla loro origine.
6. Scrivi la classificazione dei polimeri in base alla natura chimica ed elenca, per ogni tipo, i
principali impieghi in campo dentale.
7. Scrivi la classificazione e discuti brevemente i tipi di formatura delle resine per basi di
protesi.
8. Elenca e discuti le possibile cause di porosità nella realizzazione di basi di protesi mobili.
9. Nella tecnica della stratificazione della porcellana, quali sono le principali “masse”
utilizzate?
10. Quali sono i tipi, le caratteristiche e gli impieghi delle ossido-ceramiche da post-
sinterizzazione?
11. A che cosa è dovuta, a livello di struttura, la maggiore resistenza meccanica delle ossido –
ceramiche, rispetto alle porcellane feldspatiche?
12. Quali sono i tipi, le caratteristiche e gli impieghi delle vetroceramiche in campo dentale?
13. A che cosa è dovuta, a livello di struttura, la maggiore resistenza meccanica delle vetro –
ceramiche, rispetto alle porcellane feldspatiche?
14. Che effetto ha sulla resistenza della porcellana, l’accoppiamento con una lega avente
coefficiente di dilatazione termico leggermente superiore?
15. Quali sono le materie prime fondamentali delle porcellane comuni? Qual è la differenza
con le porcellane feldspatiche dentali?
16. Qual è la differenza fondamentale tra ceramiche e vetroceramiche?
17. In che modo è possibile regolare il coefficiente di dilatazione termico di una porcellana
dentale?
18. Che relazione c'è tra la plasticità e la malleabilità?
19. Per quali impieghi delle porcellane dentali è importante un appropriato valore del
coefficiente di dilatazione termico?
20. Qual è lo scopo della glasatura della porcellana?

142
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

5a ODO-SCHEDA ESERCIZI N° 7_2

Scheda riepilogo questionari n°1

1. Che cosa si intende per polimerizzazione?


2. Scrivi e discuti la classificazione dei polimeri in base alla loro struttura.
3. Che cos’è la policondensazione (polimerizzazione per condensazione)?
4. Che cosa sono i polimeri termoindurenti? Qual è la loro struttura molecolare?
5. Che cosa si intende per reazione esotermica? A quale inconveniente può portare l’esotermicità
della reazione di polimerizzazione?
6. Scrivi la classificazione delle resine (ottenibili per poliaddizione radicalica), in base al tipo di
attivazione
7. Che cosa succede durante la fase di propagazione della poliaddizione radicalica?
8. Elenca e discuti brevemente le principali proprietà dei materiali plastici (polimeri), evidenziando
la loro importanza in campo dentale.
9. Che cosa si intende per polimero?
10. Scrivi e discuti la classificazione dei polimeri in base alla loro origine
11. Che cos’è la poliaddizione (polimerizzazione per addizione)?
12. Che cosa sono gli elastomeri? Qual è la loro struttura molecolare?
13. Che cosa si intende per contrazione di polimerizzazione? A quale inconveniente può portare la
contrazione di polimerizzazione?
14. Che cosa sono i radicali?
15. Che cosa succede durante la fase di arresto della poliaddizione radicalica?
16. Elencate e discutete le cause di porosità nella realizzazione di basi di protesi.
17. Quali sono gli impieghi dei materiali ceramici in campo dentale?
18. Per quale motivo le porcellane comuni non sono adatta per la realizzazione di protesi dentali?
19. Elencate i tipi di ossido-ceramica da post-sinterizzazione utilizzate in campo dentale, precisando
per ognuna di esse le protesi realizzabili
20. Descrivete la classificazione delle resine per basi di protesi, precisando la loro natura chimica e la
modalità di impiego.
21. Quali sono i componenti presenti nella polvere e nel liquido di una resina termopolimerizzabile?
Qual è la funzione di ognuno di essi?
22. Quali sono le materie prime impiegate nella produzione delle porcellane comuni? Qual è la loro
funzione?
23. Qual è il principale difetto delle porcellane feldspatiche, che ne limita fortemente l’impiego in
campo dentale?
24. Elencate i tipi di vetro-ceramica utilizzate in campo dentale, precisando per ognuna di esse le
protesi realizzabili.
25. Elenca e discuti le principali caratteristiche che deve avere una lega per metallo – ceramica
26. Discuti gli effetti impartiti dal platino e dal palladio alle leghe che li contengono.
27. Perché si cerca di evitare la presenza dell'argento nelle leghe per metallo – ceramica?
28. Discuti i tipi, i pregi e i difetti delle leghe non nobili per metallo – ceramica.
29. Elenca e discuti i passi di lavorazione di una protesi fissa in metallo – ceramica.
30. Elenca e discuti i principali pregi e difetti della metallo – ceramica.

143
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Testi seconde prove esame Scienza Materiali Dentali

1. A.S. 1999 - 2000


Il candidato tratti le proprietà di ceramiche e di resine, evidenziandone pregi e difetti
considerato il vasto impiego di questi materiali nella realizzazione di alcune protesi.
Successivamente descriva le tecniche di lavorazione per la realizzazione di una protesi
fissa o mobile, che comporti l’impiego di uno dei due materiali in esame.
2. A.S. 2001 - 2002
Il candidato dopo aver illustrato le materie plastiche di maggiore impiego, in
odontotecnica, ne descriva le proprietà chimico – fisiche meccaniche e tecnologiche,
evidenziandone l’influenza sulla lavorazione e sulle caratteristiche finali della protesi.
3. A.S. 2002 - 2003
Il candidato dopo aver descritto le fasi di lavoro di una protesi totale, precisando i requisiti
di ciascun elemento costitutivo della protesi stessa, illustri le proprietà tecnologiche dei
materiali da impiegare con riferimento alle più recenti leghe disponibili sul mercato.
4. A.S. 2007 - 2008
Per il rivestimento estetico della sottostruttura metallica di ponti e corone si possono
utilizzare resine o materiali ceramici. Il candidato confronti le caratteristiche generali dei
materiali precedentemente indicati e la loro diversa compatibilità con le leghe metalliche.
In seguito evidenzi le differenze fra le due tipologie di lavorazione ed eventualmente si
soffermi sulle resine e le ceramiche più idonee per la ricopertura della struttura metallica.
Esprima infine alcune considerazioni sui restauri eseguiti in metallo-resina e metallo-
ceramica, indicando gli aspetti che rendono preferibili orientarsi verso l’una o l’altra
tipologia.
5. A.S. 2009 - 2010
Le sostanze polimeriche trovano ampio impiego in campo dentale. Il candidato illustri le
caratteristiche generali di tali composti, quindi affini la propria descrizione riferendosi ad
una tipologia di materiale a scelta fra resine sintetiche ed elastomeri da impronta, entrambi
appartenenti alla famiglia dei polimeri.
6. A.S. 2011 - 2012
Fra le differenti tipologie di protesi fissa il candidato individui quella più opportuna per un
caso clinico da lui ipotizzato e, dopo averne brevemente discusso la realizzazione, si
soffermi sulle caratteristiche chimiche e fisiche dei materiali utilizzati per il restauro in
questione.
7. A.S. 2013 - 2014
Nell’ambito del restauro orale le ceramiche sono ampiamente utilizzate per la loro
proprietà di armonizzarsi con il naturale aspetto degli elementi dentali.
Dal momento che possono essere impiegate per la produzione sia di corone integrali sia di
corone in metallo – ceramica, il candidato evidenzi la differente composizione dei
materiali impiegati nei due casi e i motivi di tali differenze.
Relativamente alle corone integrali descriva le tecniche impiegate ed i relativi tipi di
ceramica.

144
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

8. A.S. 2014 - 2015


Il candidato svolga la prima parte della prova e risponda a due tra i quesiti proposti
nella seconda parte.
PRIMA PARTE
Ad un paziente totalmente edentulo nell'arcata superiore l'odontoiatra propone, come
soluzione, la realizzazione di una protesi totale mobile.
Il candidato illustri le operazioni necessarie per la costruzione della base protesica in
resina acrilica termopolimerizzabile, a partire dalla formatura per compressione del
miscuglio di liquido e polvere, e descriva le caratteristiche dei componenti di tale
miscuglio e i difetti protesici che possono derivare da una preparazione non corretta di
quest'ultimo.
SECONDA PARTE
1. Il candidato, con riferimento al caso descritto nella prima parte, dopo aver
individuate le possibili soluzioni alternative a quella proposta dall'odontoiatra,
descriva i vantaggi e gli svantaggi che le soluzioni alternative presentano.
2. Il candidato illustri i requisiti richiesti alle leghe e alle ceramiche quando vengono
accoppiate nella realizzazione di una protesi fissa in metallo – ceramica.
3. Il candidato, con riferimento al caso descritto nella prima parte, descriva come
dovrà procedere l'odontoiatra per rilevare l'impronta e indichi quali materiali
ritiene idonei, motivando la scelta, per la realizzazione della protesi.
4. Il candidato descriva le caratteristiche di una vetroceramica e indichi quali sono i
suoi campi di impiego.
9. A.S. 2015 - 2016
Il candidato svolga la prima parte della prova e risponda a due tra i quesiti proposti
nella seconda parte.
PRIMA PARTE
Su un paziente con pochi denti residui, nell’arcata superiore, viene valutata la possibilità
di realizzare un ponte circolare su impianti. Dalle indagini preliminari, l’intervento
implantare risulta possibile. Vista l’estensione del lavoro, l’odontoiatra decide di
procedere con una protesi in metallo-ceramica. Il candidato illustri i principali passaggi
operativi che lo coinvolgono in qualità di odontotecnico. Descriva inoltre le caratteristiche
dei materiali utilizzati, supponendo di ottenere la sottostruttura metallica per fusione a
cera persa di leghe non nobili ed il rivestimento estetico attraverso l’applicazione di una
ceramica compatibile.
SECONDA PARTE
1. Nella realizzazione del ponte circolare, per il caso clinico proposto nella prima
parte, sono utilizzate leghe metalliche non nobili. Tali materiali possono incorrere
nella corrosione; illustrate brevemente il fenomeno ed indicate le precauzioni
opportune.
2. In alternativa alla ceramica la sottostruttura metallica potrebbe essere rivestita con
una resina composita. Descrivere la composizione del materiale e le sue
caratteristiche.
3. Descrivere, in linea generale, i principali meccanismi di presa dei materiali da
impronta elastici.

145
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

4. Nella composizione di resine e ceramiche dentali rientrano alcuni additivi che


conferiscono al materiale le caratteristiche e le proprietà idonee all’uso.
Individuare tali sostanze e spiegarne la funzione.
10. A.S. 2016 - 2017
Il candidato svolga la prima parte della prova e risponda a due tra i quesiti proposti
nella seconda parte.
PRIMA PARTE
La scheda tecnica di una lega dentale XXX riporta le seguenti indicazioni:
“Lega metallica ad uso odontoiatrico a medio-basso contenuto di oro, esente da rame, da
fusione e/o per abbinamento a resine. (Fornita in piastrine di spessore 1mm […]
Allergie ai componenti della lega.
Nelle leghe dentali XXX sono non presenti gli elementi nichel, cadmio e berillio ai sensi
della Norma UNI EN ISO 22674, e sono anche non presenti gli elementi cromo e cobalto.
La letteratura scientifica indica chiaramente questi metalli come fonte primaria di
allergie ed evidenzia la possibilità che si verifichino allergie meno probaili nei confronti
di altri metalli. Vi preghiamo di prendere visione della composizione chimica della lega
che potete trovare sulla presente scheda o sulla tabella delle leghe XXX. In particolare,
per i pazienti allergici al nichel (nella maggioranza dei casi di sesso femminile),
consigliamo l’uso di leghe ad altro titolo aureo poiché in questi soggetti sono a volte
riscontrabili allergie nei confronti di altri metalli (come il palladio).
Interazioni negative con altre leghe
la corrosione galvanica in cavità orale è sempre possibile. Consigliamo di seguire le
indicazioni […] circa l’eventuale abbinamento di leghe diverse nella stessa cavità orale
[…] Può verificarsi il fenomeno di corrosione galvanica anche quando la lega appena
introdotta in cavità orale sia di maggiore nobiltà elettrochimica (maggiore resistenza alla
corrosione) rispetto ad altre leghe presenti, sulle quali la prima induce un aumento di
corrosione. Nel caso in cui si verifichino sensazioni sgradevoli come sapore metallico, o
annerimenti di leghe ed alterazioni di otturazioni in amalgama presenti, sarà
consigliabile al medico curante rimuovere il dispositivo e valutare le opportune azioni
correttive. Si rammenta l’importanza di una corretta informazione sull’igiene orale nei
confronti del paziente. Un’opportuna igiene orale può prevenire o ridurre fenomeni di
corrosione [...]”
Il candidato integrando le indicazioni della scheda tecnica con le proprie conoscenze,
illustri i principi teorici alla base della corrosione metallica nel cavo orale, indicando le
ulteriori cause e descrivendo gli accorgimenti necessari a prevenire il fenomeno.
SECONDA PARTE
1. La lega a cui fa riferimento la scheda tecnica potrebbe essere utilizzata per
realizzare una corona in metallo con rivestimento in resina composita oppure in
ceramica. Nei due casi, in che modo verrebbe garantita l’adesione fra la
sottostruttura metallica ed il rivestimento estetico?
2. I materiali metallici in ambito dentale possono essere utilizzati tramite la fusione a
cera persa o essere lavorati mediante il metodo CAD-CAM. Descrivere i passaggi
fondamentali di quest’ultimo metodo ed indicare i materiali idonei oltre a quelli
metallici.

146
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

3. La ceramica utilizzata in campo dentale viene sottoposta ad un ciclo termico di


cottura. In che condizioni viene realizzato tale riscaldamento e quali sono le sue
funzioni?
4. Indicare le criticità della lavorazione di una protesi totale mobile realizzata tramite
formatura per compressione utilizzando resine acriliche termopolimerizzabili a
base di polimetilmetacrilato.
11. A.S. 2017 - 2018
Il candidato svolga la prima parte della prova e risponda a due tra i quesiti proposti
nella seconda parte.
PRIMA PARTE
Al termine di ogni operazione, intermedia o conclusiva, è buona norma che
l’odontotecnico controlli il proprio lavoro per individuare eventuali difetti. Ogni
lavorazione ed ogni materiale presentano specifiche criticità. Il candidato evidenzi i
possibili errori operativi, i difetti ce ne conseguono e le soluzioni eventualmente
praticabili, immaginando di dover realizzare una corona in metallo ceramica stratificando
ceramica feldspatica su una sotto-struttura in lega vile ottenuta per fusione a cera persa.
Descriva inoltre le caratteristiche delle ceramiche feldspatiche utilizzate in ambito
odontotecnico per il rivestimento estetico di cappette in lega .
SECONDA PARTE
1. Illustrate le peculiarità del titanio ed il suo impiego in ambito dentale
2. Indicate pregi e difetti della zirconia e le sue conseguenti applicazioni in campo
dentale
3. Gli elastomeri impiegati come materiale da impronta a quali requisiti devono
rispondere e attraverso quali meccanismi fanno presa in cavo orale?
4. Ad una base in resina per una protesi totale mobile vengono adattati i denti
preformati. Quali sono le principali differenze fra quelli in resina e quelli in
ceramica?

<

147
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Appendice 1
La conoscenza e la sua rappresentazione
Prerequisiti:
 ;
 .
Obiettivi cognitivi:
 Acquisire i concetti di oggetto, evento, concetto, proposizione, conoscenza, principio, legge;
 Mettere in relazione le modalità di rappresentazione della conoscenza (epica, scrittura, stampa,
mappe concettuali, ecc.) con il medium utilizzato e riconoscerne pregi e difetti..
Obiettivi operativi:
 Costruire una mappa concettuale con carta e matita e con il sw CMapTools;
 .
Tempo medio di svolgimento:
 ore

Percorso base

1.1. L’universo
Tutto ciò che ci circonda è il nostro universo: esso è costituito da eventi ed oggetti114.
Gli oggetti115 sono porzioni di materia, come le piante, le rocce, le sedie o le penne.
Gli eventi sono delle cose che accadono, come crescere, mangiare, correre o come la
nascita e la morte degli esseri viventi. Tutto nell’universo può essere definito come un
evento o un oggetto e tutti gli eventi coinvolgono degli oggetti. Gli eventi consistono in
cambiamenti che riguardano uno o più oggetti
Sia gli oggetti, sia gli eventi possono essere naturali o artificiali. Gli eventi e gli oggetti
artificiali sono quelli prodotti dall’uomo. Sono esempi di oggetti artificiali: una penna, una
sedia, una protesi dentale. Sono eventi artificiali: una festa di compleanno, una guerra.

1.2. La conoscenza
Negli animali tutto ciò che serve alla loro sopravvivenza è contenuto e trasmesso nel
codice genetico: il comportamento degli animali è istintivo. Essi non hanno un sistema per
memorizzare e trasmettere agli altri le cose apprese dall'esperienza. Se l'ambiente esterno
si modifica, ad esempio per la comparsa di una nuova malattia, la loro capacità di
sopravvivenza dipende dalla selezione su base genetica di individui resistenti ad essa.
Questo processo è lento, perché devono passare più generazioni perché questo possa
(eventualmente) verificarsi.
114
«Secondo Keil vi sarebbero delle categorie fondamentali del pensiero, come la distinzione tra essere vivente e
oggetto inanimato, o quella tra oggetto fisico ed evento – che egli chiama categorie ontologiche – che
costituiscono una prima distinzione, per così dire obbligata, della realtà»
[B.Benelli, Lo sviluppo dei concetti nel bambino, p. 12]
Vedi, però, a questo riguardo, gli studi della Turkle sul concetto di essere vivente, sul modo in cui esso viene
influenzato dai nuovi media.
115
«Bisogna insegnare che le cose non sono solamente cose, ma anche sistemi costituenti un’unità che assimila
parti diverse; non più oggetti chiusi, ma entità legate inscindibilmente al proprio ambiente e che possono essere
veramente conosciute solo inserendole nel loro contesto. Per quanto riguarda gli esseri viventi, per esempio, essi
comunicano tra loro e con il loro ambiente e queste comunicazioni fanno parte della loro organizzazione e della
loro stessa natura.»
[E.Morin, La testa ben fatta, p. 79]
148
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Nell'uomo invece, l'adattamento all'ambiente ha cessato di essere di tipo “genetico”: esso


è diventato prevalentemente culturale.
Quando compare una nuova malattia, l'uomo non risponde con la lenta selezione genetica,
ma utilizza le proprie conoscenze per trovare dei rimedi (ad esempio un farmaco) in grado
di debellare la causa del nuovo male. Questo adattamento è molto più veloce e perciò
costituisce un vantaggio per l'uomo.
Gli uomini hanno la capacità di memorizzare e trasmettere ai propri simili le conoscenze
acquisite durante la loro esistenza. A cosa si deve tutto questo?
Gli esseri umani hanno una capacità innata che nessun’altra specie animale possiede: essi
possono riconoscere le caratteristiche che non cambiano negli oggetti e negli eventi e
hanno la capacità di usare parole e segni per indicarle.116,117.
Le parole e i segni rappresentano i concetti118. Il concetto è una regolarità, un insieme
di caratteristiche costanti, riscontrata negli eventi o negli oggetti e designata con un
nome o con un simbolo 119. Essere umani implica la capacità di distinguere le costanti
attraverso le sensazioni.
Le proposizioni sono le unità principali di costruzione del significato.
Una proposizione identifica un’unità semantica in cui due o più concetti sono legati
tra di loro da parole. È una relazione tra concetti. Essa ci dice come gli oggetti o gli
eventi funzionano o come sono strutturati.
Se noi conosciamo una parola, ma non riusciamo con essa a costruire nessuna
proposizione sensata, non conosciamo davvero il concetto designato da quella parola. Il
significato di un concetto è tanto più ricco, quante più frasi riusciamo a costruire con esso.
«Il significato di un determinato concetto è formato dall’insieme di proposizioni
conosciute che contengono quel concetto»120.
Tutta la conoscenza è formata da concetti e proposizioni.
Alcune proposizioni sono particolarmente importanti perché in esse è concentrata una
grande quantità di conoscenza: esse sono i principi o leggi e le teorie.
I principi sono delle proposizioni che descrivono come funzionano le cose o come esse
sembrano strutturate.
I principi esprimono le relazioni di significato tra due o più concetti che guidano la nostra
comprensione di ciò che accade negli eventi studiati. I principi derivano da asserzioni di

116
«È ovvio che tutte le espressioni e tutti i pensieri sono, entro certi limiti, formulaici, nel senso che ogni parola,
e ogni concetto ad essa legato, è una specie di formula, un modo fisso di trattare i dati dell’esperienza, che
determina l’organizzazione intellettuale dell’esperienza stessa e della riflessione, e che agisce da meccanismo
mnemonico. Trasferire l’esperienza nelle parole (il che significa trasformarla almeno un po’, anche se non
falsificarla) può facilitarne il ricordo. Le formule che caratterizzano l’oralità sono in genere più elaborate delle
singole parole»
[W.Ong, Oralità e scrittura, p. 64]
117
«Nella sua ultima opera, incompiuta, Alcuni problemi di filosofia, James riassume tutto questo [cioè che
l’esperienza pura non è né fisica, né psichica, perché precede logicamente tale distinzione] in una frase: “Tra
concetti e realtà esisterà sempre una discrepanza, perché i concetti sono statici, discontinui, mentre la realtà è
dinamica e fluida»
[R. Pirsig, Lila, p. 453]
118
«Il concetto può essere definito come la rappresentazione mentale di una categoria, rappresentazione che
consente al soggetto di distinguere tra esemplari che appartengono a quella categoria e d esemplari che non vi
appartengono»
[B.Benelli, Lo sviluppo dei concetti nel bambino, p. 7
119
Possono anche essere definiti come costanti percepite negli oggetti o negli eventi o in testimonianze
/simboli /rappresentazioni di eventi e oggetti, definite attraverso un’etichetta.
120
J.Novak, L’apprendimento significativo, p.55]
149
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

conoscenza prodotte dalle indagini che sono state fatte in precedenza e guidano
l’osservazione e l’analisi dei dati nelle indagini successive.
Le teorie sono delle idee che spiegano perché determinati fenomeni dell’universo
avvengono in un certo modo121.
I principi ci dicono il come dei fenomeni (come appaiono, come si evolvono), mentre le
teorie di dicono i perché.

1.3. La rappresentazione della conoscenza


Una mappa concettuale è una rappresentazione della conoscenza. Essa è uno strumento
utile per far emergere i significati insiti nei materiali da apprendere. Una mappa
concettuale è una rappresentazione della rete di informazioni riguardanti la struttura della
conoscenza122.
«Si apprende più facilmente quando si possono classificare i nuovi concetti o i nuovi
significati in concetti più ampi e quindi più inclusivi: le mappe concettuali dovrebbero
perciò assumere una configurazione gerarchica, cioè al vertice della mappa dovrebbero
trovarsi i concetti più generali e inclusivi e più in basso quelli via via più espliciti e
particolari […]
Le relazioni di sovra- e sotto-ordine tra concetti non rimangono le stesse per segmenti
diversi dell’apprendimento: ci sembra che l’analogia con un piano deformabile di gomma
renda bene questo aspetto delle mappe concettuali, per cui quasi ogni concetto può essere
“tirato su” fino a occupare una posizione sovra-ordinata, e tuttavia mantenere relazioni
proposizionali significative con gli altri concetti della mappa.»123
Altri modi di rappresentazione della conoscenza sono quelli tipici delle culture orali 124
(associazione di poesia musica e danza, proverbi), la scrittura, i manuali (stampa), le
simulazioni125.
121
«Andare al di là dei fenomeni per capirli e scoprirne le cause è il compito che nella scienza svolgono le teorie.
Una teoria scientifica è un insieme di concetti e di idee con il quale lo scienziato cerca di individuare quali sono
le entità, i meccanismi, i processi che stanno dietro ai fenomeni e che spiegano perché i fenomenti sono quelli
che sono, perché ci sono certe regolarità, perché succedono certe cose invece di altre. Sono le teorie che
permettono allo scienziato non soltanto di conoscere ma anche di capire la realtà.»
[D. Parisi, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il mulino 2001, p.17]
122
«La costruzione di mappe concettuali è uno dei tanti modi di tradurre in una rappresentazione comunicabile la
propria conoscenza, ma non è il solo […]
Ogni tipo di rappresentazione filtra la conoscenza attraverso le sue regole di riproduzione e stimola a ripensare
ciò ceh si conosce sotto angolature diverse, dà risalto a certe relazione piuttosto che ad altre. L’uso dei tanti modi
di schematizzare permette di capire il rapporteo tra realtà e sua rappresentazione e abitua ad usare correttamente i
modelle del reale presentati dalle figure dei libri, dalle mostre dei musei, dalle immagini cinematografiche.»
[S.Caravita, Introduzione all’edizione italiana di J. Novak, D. Gowin, Imparando a imparare, SEI 1989,
p.10]
123
J. Novak, D. Gowin, Imparando a imparare, SEI 1989. pp. 31-32
124
«… le società orali hanno di solito affidato le responsabilità del discorso conservato a una associazione di
poesia, musica e danza.» [E.Havelock, La musa impara a scrivere, p.92]
125
«Tutti questi diversi modi tradizionali di esprimere le teorie nella scienza hanno in comune il fatto che le
teorie sono espresse mediante simboli, si tratti di parole, formule, numeri o schemi grafici. Ora, se ci chiediamo
che cosa sono le simulazioni, la risposta è che le simulazioni sono un nuovo modo di esprimere le teorie che non
usa simboli. Una simulazione è una teoria scientifica espressa non con simboli ma come programma di
computer. I concetti, i meccanismi, i processi, i fattori postulati da una teoria non vengono descritti da parole o
simboli matematici, ma vengono incorporati in un programma di computer. Il programma gira nel computer e
riproduce i fenomeni che la teoria intende spiegare. È per questo che le teorie espresse in forma tradizionale, cioè
con le parole, i simboli della matematica, gli schemi grafici, si limitano a spiegare la realtà. Le teorie espresse
come simulazioni la riproducono. Le simulazioni ci fanno capire la realtà ricreando la realtà nel computer.[…]
Con le simulazioni non ci sono più simboli, siano essi parole, espressioni matematiche o schemi grafici, nel
senso di qualcosa che deve essere percepito da una persona ed evocare dei significati nella testa di quella
persona. Le teorie non debbono più produrre predizioni nella testa di qualche persona. Le predizioni sono
prodotte dal computer e sono i risultati che vengono fuori quando il programma gira nel computer. Quindi le
150
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

1.4. L’apprendimento significativo


“Per quasi un secolo, la formazione in campo educativo è avvenuta sotto il giogo della
psicologia comportamentista, che considerava l’apprendimento come sinonimo di
modificazione del comportamento.
Noi rifiutiamo questa visione e sosteniamo invece che l’apprendimento porta a
modificare il significato che l’uomo dà alla propria esperienza.”126
«L’apprendimento significativo si verifica quando chi apprende decide di mettere in
relazione delle nuove informazioni con le conoscenze che già possiede»
Un apprendimento è significativo se estende i nostri sensi e il nostro corpo, se usiamo la
nuova conoscenza per cogliere aspetti nuovi della realtà che ci circonda. Solo in questo
modo, infatti, l’apprendimento modifica il significato che diamo alla nostra esperienza.

Bibliografia
 J. Novak, D. Gowin, Imparando a imparare, SEI 1989.
 J. Novak, L’apprendimento significativo, Erikson 2001
 D. Parisi, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il mulino 2001
<

simulazioni sono teorie “attive”»


[D. Parisi, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il mulino 2001, pp.32-33, 35]
126
[Gowin, Novak — Imparando a imparare — pag. 15]
151
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Appendice 2
Le tecnologie della conoscenza scientifica.
Prerequisiti:
 calcolare la superficie di figure piane;
 calcolare il volume di solidi regolari.
Obiettivi cognitivi:
 concettualizzare il ruolo assunto dai media (strumenti materiali e conoscenza) nella conoscenza, in
particolare scientifica, che il soggetto ha del mondo;
 riconoscere l’utilizzo dei numeri e delle operazioni su di essi, come media per rappresentare la
conoscenza delle caratteristiche quantitative degli oggetti e degli eventi;
 eseguire conversioni tra multipli e sottomultipli di unità fondamentali e derivate;
 distinguere l'attività di misura dall'attività di calcolo;
 scrivere una relazione di laboratorio in formato multimediale.
Obiettivi operativi: misurare il volume dei liquidi utilizzando gli strumenti di laboratorio (cilindri
graduati, pipette graduate e tarate, burette, matracci tarati, …);
 misurare la massa di sostanze liquide o solide con la bilancia tecnica;
Tempo medio di svolgimento:
 ore

Percorso base

Le estensioni materiali e immateriali dell'uomo


Per conoscere e interagire con l’universo che ci circonda noi utilizziamo i nostri sensi e,
più in generale, il nostro corpo e con delle estensioni (prolungamenti) materiali
(strumenti) e immateriali ( le conoscenze consolidate (media), cioè che già possediamo).127
Le protesi dentali sono da considerare uno strumento (prolungamento materiale) del
nostro corpo, che ci fa recuperare, almeno in parte, una funzionalità perduta.
Le estensioni materiali più importanti per la conoscenza scientifica del mondo sono
costituite dagli strumenti scientifici, mediante i quali cogliamo le caratteristiche misurabili
degli oggetti e degli eventi.128,129

Le caratteristiche misurabili e le caratteristiche immisurabili


Gli oggetti e gli eventi hanno innumerevoli “caratteristiche”. Alcune di queste
caratteristiche sono misurabili, mentre altre non lo sono. Quelle misurabili costituiscono le

127
«Quando uno scienziato si inventa una teoria, la sua teoria non nasce dal nulla. Nel formulare la teoria lo
scienziato è influenzato da quello che già sa o che pensa di sapere sulla realtà, dalle teorie precedenti, dai suoi
pregiudizi, dalla sua cultura, da come è fatto lui o lei personalmente. Ugualmente, quando lo scienziato osserva e
descrive i fenomeni della realtà, non si tratta mai di osservazioni e di descrizioni pure, senza filtri, ma si tratta di
osservazioni e descrizioni influenzate dalle idee e dai valori dello scienziato, dai suoi strumenti e tecniche di
osservazione, dal suo desiderio che la sua teoria si dimostri corretta, dalle “visioni del mondo” culturalmente
ereditate dallo scienziato che sono implicite nelle stesse parole che adopera per descrivere i fatti. Tutto questo
mostra che non è possibile separare troppo nettamente teoria e fatti e non è possibile concepire la scienza come
una impresa esente dai rischi e dalle possibilità di errore di tutte le attività umane.»
[D. Parisi, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il mulino 2001, pp.19-20]
128
Gli esperimenti sono degli eventi artificiali, creati dai ricercatori.
129
Gli strumenti scientifici estendono la vista a spese degli altri sensi. Si può generalizzare quando detto da
McLuhan a proposito degli orologi e del tempo. La nascita della scienza, con la costruzione degli strumenti e la
invenzione delle grandezze scientifiche (aspetti misurabili della realtà), presuppongono una posizione dominante
della vista a spese degli altri sensi.
152
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

grandezze fisiche. Quindi le grandezze fisiche sono le caratteristiche misurabili degli


oggetti e degli eventi. Esempi di caratteristiche misurabili sono la lunghezza, il tempo, la
velocità, la temperatura. Esempi di caratteristiche non misurabili sono la bontà, la felicità,
la crudeltà.

La conoscenza scientifica
Le scienze della natura prendono in considerazione principalmente le caratteristiche
misurabili130. Questa è la differenza principale rispetto alla conoscenza in generale, che noi
usiamo nella vita quotidiana. Tuttavia, questo non significa che le caratteristiche non
misurabili siano meno importanti. Anzi, esse sono spesso quelle che danno più senso alla
nostra esistenza.
Perché la chimica e la fisica ricorrono spesso alla matematica? La chimica e la fisica
sono conoscenze scientifiche e, quindi, come abbiamo visto, si occupano principalmente
degli aspetti quantitativi della realtà che ci circonda. Questi aspetti sono espressi mediante
numeri e mediante calcoli con i numeri. I calcoli sono dei ragionamenti automatici su
grandezze quantitative.

La misurazione
Per cogliere gli aspetti quantitativi di un oggetto o di un evento noi dobbiamo eseguire una
misurazione. La misurazione è un evento in cui si attribuisce un numero ad una
grandezza fisica, con l’ausilio di uno strumento e di una unità di misura. La misura di
una grandezza fisica, cioè il suo valore numerico, è data dal rapporto tra la caratteristica
da misurare ed un campione di quella grandezza scelto come unità di misura. La misura di
una grandezza fisica è rappresentata da un numero e dall’unità di misura adottata per
misurare la grandezza stessa.131.
I nostri sensi e il nostro corpo da soli non sono in grado di cogliere gli aspetti quantitativi
del mondo che ci circonda. Per far questo abbiamo bisogno di estensioni, prolungamenti
del nostro corpo. Uno strumento di misura è un prolungamento dei nostri sensi che ci
consente di cogliere alcuni aspetti quantitativi degli oggetti e degli eventi che ci
circondano.

Caratteristiche degli strumenti di misura


La sensibilità di uno strumento è definita come la minima differenza che lo strumento è in
grado di distinguere tra due misure della grandezza. Se la lettura della misure viene
effettuata sulla scala graduata dello strumento, la sensibilità dello strumento è pari alla
differenza tra due valori contigui della scala (alla divisione della scala).
L’accuratezza è la capacità dello strumento di dare una misura della grandezza quanto più
vicina possibile al valore reale. Essa viene controllata effettuando la misura di un
campione noto di quella grandezza (taratura dello strumento)
La precisione è la capacità dello strumento di dare valori quanto più possibile vicini tra
loro in una serie di misure effettuato sullo stesso campione della grandezza in esame.
Le cifre significative della misura sono in relazione, in primo luogo con la sensibilità dello
strumento adoperato per la misura stessa.

Le unità di misura

130
Considerazioni sulla differenza tra la Chimica e la Fisica come scienze. Chimica come scienza che opera
prevalentemente per concetti e non per leggi, contrariamente alla fisica (cfr. CnS)
131
Freni – Sacco, p.33-35
153
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Le unità di misura, ad esempio della lunghezza. Necessità di una definizione non


ambigua, eventualmente del ricorso ad un campione.
Le grandezze misurabili non sono importanti solo nella scienza, anche nella vita di tutti i
giorni, molte delle nostre attività richiedono una particolare attenzione agli aspetti
quantitativi. Possiamo rendercene conto riflettendo sui numerosi strumenti di misura,
anche se non sempre di precisione, che sono presenti nelle nostre abitazioni132.
La definizione di metro. Il metro è la distanza tra le due incisioni presenti sul metro
campione, alla temperatura di 0°C. La definizione di metro è stata più volte modificata,
prendendo di volta in volta “campioni” più precisi. Attualmente è definito in base alla
velocità della luce.
Altre unità di misura. Il sistema internazionale (S.I.). Multipli e sottomultipli del S.I. . Dal
nano al Tera. Conversioni tra diversi multipli e sottomultipli di una stessa unità. (Spostare
la virgola come prodotto per una potenza di 10; numero di posti come valore
dell’esponente di 10, verso sinistra come esponente negativo, verso destra come esponente
positivo).
La superficie. Unità di misura di superficie. Multipli e sottomultipli. 1m 2 visto come
(1m)2. Conversioni.
Differenze tra calcolo133 e misura134. Nei calcoli le unità di misura seguono le regole e le
proprietà del calcolo letterale.
Approfondimento 1

1. Errore assoluto ed errore relativo


2. Cifre significative, operazioni con numeri approssimati, regole di arrotondamento.
 Nelle addizioni e sottrazioni il numero delle cifre decimali del risultato non può essere
superiore a quello dell’addendo avente il minor numero di cifre decimali.
 Nelle moltiplicazioni, divisioni, potenze e radici il risultato deve avere un numero di cifre
significative pari a quello del fattore avente il minor numero di cifre significative. 135

Bibliografia
 M. Fontana, G. Ghiandoni – I sistemi di misura – Editori Riuniti – 1987.
<

Appendice 3
Approfondimenti leghe dentali

1. Approfondimento - Trasformazioni allo stato solido. I super reticoli.


132
Attività per casa. Individuare nella propria abitazione una decina di strumenti di misura, distinguendo quelli
graduati da quelli tarati.
133
«Nella vita comune calcolare è quello che gli esseri umani fanno con quei particolari simboli che indicano i
numeri i le operazioni aritmetiche sui numeri […]
Per calcolare che 512×6 fa 3072, ignoriamo tutto tranne la forma fisica dei simboli numerici e le regole per
operare su di essi tenendo conto soltanto della loro forma fisica. Il calcolo è utile proprio per questo, perché è
meccanico, cioè procede operando su simboli senza preoccuparsi del loro significato ma soltanto della loro
forma fisica. Per gli esserei umani i simboli numerici e quelli delle operazioni aritmetiche ovviamente hanno
certi significati ma essi ignorano tali significati quando calcolano. In un certo senso, quando un essere umano
calcola funziona come una macchina, in modo meccanico».
[D. Parisi, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il mulino 2001, pp.50-51]
134
L'incapacità degli alunni di distinguere tra calcolo e misura è dovuta probabilmente alla poca o nulla attività
pratica di misurazione eseguita a scuola.
135
Freni – Sacco, …, p.49
154
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

http://sites.google.com/site/mondoemotori/materiali-utilizzati-per-i-componenti-di-un-
motore/chimica-dei-materiali
Gli atomi e gli ioni presenti nel reticolo cristallino, sfruttando la presenza di cavità e altri
difetti reticolari, possono muoversi all'interno del cristallo anche a temperature inferiori a
quella di fusione (diffusione). Questo rende possibile il verificarsi di trasformazioni nella
lega, anche allo stato solido.
Una delle principali trasformazioni di questo tipo è quella che si può verificare in alcune
leghe e che va sotto il nome di trasformazioni ordine – disordine.
In queste leghe, a temperature immediatamente inferiori a quelle di solidificazione si
forma una lega solida monofasica, in cui gli atomi del soluto sono dispersi casualmente
nelle posizioni reticolari, in sostituzione di atomi del metallo base.
A temperature più basse diventa stabile una nuova struttura cristallina, sempre
monofasica, ma caratterizzata da ordine a livello microscopico. In queste nuove strutture
gli atomi del soluto occupano le posizioni del reticolo alternandosi in modo regolare con
quelli del metallo base.
Le transizioni tra queste due strutture solide sono chiamate trasformazioni disordine –
ordine.
Il principale sistema binario di interesse odontotecnico, in cui è possibile questo tipo di
trasformazioni, è il sistema oro – rame, di cui si riporta di seguito il relativo diagramma di
stato.

155
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

2. Approfondimento – Tempra e invecchiamento


Tempra. – la tempra è un ciclo termico che ha lo scopo di far assumere al materiale una
struttura cristallina caratteristica delle alte temperature, ma instabile alle basse
temperature, che viene pertanto persa durante un raffreddamento graduale. La tempra
consiste delle seguenti tre fasi:
 riscaldamento della lega ad una temperatura opportuna (a cui è stabile la fase
desiderata);
 mantenimento della lega alla temperatura raggiunta per il tempo necessario;
 raffreddamento rapido, per impedire che si formi di nuovo la fase stabile alle
basse temperature.
La tempra può avere come effetto sia l’aumento, sia la diminuzione della durezza e delle
caratteristiche meccaniche: ciò dipende dalle caratteristiche della fase stabile ad alta
temperatura (ottenuta con la tempra), rispetto a quella stabile alle basse.

156
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

In alcuni casi la tempra ha lo scopo di ottenere una struttura monofasica (tempra di


solubilizzazione).
Invecchiamento (aging)- L'invecchiamento è un trattamento termico che ha lo scopo di
ottenere un notevole aumento della resistenza meccanica e della durezza e una minore
deformabilità plastica della lega.
Possono essere sottoposte a invecchiamento leghe che presentano il fenomeno della
solubilità parziale allo stato solido di uno o più componenti, decrescente con la
temperatura (come le leghe argento/rame) oppure leghe con trasformazioni disordine –
ordine (come quelle oro/rame)136.
Nel caso di leghe che presentano il fenomeno della solubilità parziale allo stato solido il
trattamento di invecchiamento consiste nel riscaldare una lega, in genere precedentemente
sottoposta ad una tempra di solubilizzazione, ad una temperatura e per un tempo tali da
indurre l’inizio della precipitazione di una nuova fase, in forma estremamente fine e
dispersa. La lega viene quindi raffreddata bruscamente per bloccare tale precipitazione
nel suo stadio iniziale
Come si è detto, l’invecchiamento si può anche ottenere con leghe che presentino la
formazione di super reticoli.
Se una lega con struttura disordinata viene riscaldata ad una temperatura leggermente
inferiore all’intervallo di trasformazione e fatta permanere a tale temperatura per un
tempo adeguato, al suo interno avverrà parzialmente la trasformazione in soluzione solida
ordinata, con una conseguente notevole distorsione del reticolo cristallino. Un successivo
brusco raffreddamento conserva a temperatura ambiente questa struttura.

3. Approfondimento - Difetti nei getti


 distorsioni dovute a deformazioni del modellato in cera;
 distorsioni da tensioni interne dovute al raffreddamento rapido del getto;
 porosità
 metallo fragile
 fratture
 superfici rugose
 risucchi
 margini arrotondati
 fusioni incomplete
 “porosità a spillo” nella fusione
 “palline o bolle di metallo” sulla fusione
 “palline di rivestimento” inglobate nel metallo
 imprecisione della fusione
 ossidazione disomogenea

136
Le leghe auree tipo III e tipo IV contengono oro e rame in percentuali tali da rendere possibile la formazione di
strutture ordinate (vedi relativo diagramma di stato). Esse presentano quindi la transizione disordine – ordine e
possono essere sottoposte a trattamento termico di invecchiamento.
157
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

 corrosione e decolorazione della lega


 corrosione chimica

Sulle possibili cause e sui rimedi per questi inconvenienti, si veda l'opuscolo (riportato
anche in bibliografia), della nobilmetal.

<

158
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

Appendice 4
Prerequisiti di matematica: le potenze e la notazione scientifica
Prerequisiti:
 eseguire le quattro operazioni con numeri razionali relativi
 indicare il valore di posizione delle cifre nella notazione decimale
Obiettivi cognitivi:
 eseguire le operazioni tra potenze applicando le relative proprietà
 eseguire calcoli con i numeri in notazione scientifica/esponenziale, arrotondando i risultati al
corretto numero di cifre significative
Tempo medio di svolgimento:
 17 ore

Percorso base

1. Numeri opposti: Due numeri sono opposti se la loro somma è zero.


2. Numeri inversi: Due numeri sono inversi se il loro prodotto è uno.
3. Analogia moltiplicazione/potenza: la moltiplicazione consente la scrittura abbreviata di
una somma i cui addendi siano tutti uguali tra loro, la potenza consente la scrittura
abbreviata di una moltiplicazione i cui fattori siano tutti uguali tra loro. Definizione di
potenza e suo significato: La potenza ennesima di un numero a è uguale al prodotto di
n fattori tutti uguali ad a. Questa definizione di potenza ha significato solo per n intero e
maggiore di due (in caso contrario non è possibile il “prodotto di n fattori).
4. Traduzioni linguaggio simbolico  linguaggio verbale.
5. Le proprietà delle potenze: proprietà del prodotto, del quoziente e della potenza.
6. Il prodotto di due o più potenze della stessa base è uguale ad un’altra potenza, che ha
per base la stessa base e per esponente la somma degli esponenti: an × am × ap = an + m
+p

7. Il quoziente di due potenze della stessa base è uguale ad un’altra potenza, che ha per
base la stessa base e per esponente la differenza degli esponenti:
an : am = an - m
8. L’applicazione della proprietà del quoziente porta ad espressioni prive di senso, in base
alla definizione adottata di potenza. Queste espressioni sono: a1 , a0 , a-n .
9. La definizione di potenza viene “estesa”, per rendere sempre possibile l’applicazione della
proprietà del quoziente. La potenza ennesima di un numero a (diverso da zero) è
uguale:
 al prodotto di n fattori tutti uguali ad a, se n  2

159
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

160
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti

12. La potenza di un prodotto è uguale al prodotto delle potenze di ugual esponente dei
singoli fattori.
(a × b × c…)n = an × bn × cn …
13. La potenza di un quoziente è uguale al quoziente delle potenze di ugual esponente del
dividendo e del divisore:
(a : b)n = an : bn
14. Le potenze di dieci e il loro valore.
15. Il valore di una potenza di dieci con esponente non negativo si ottiene scrivendo
l’unità seguita da un numero di zeri uguale al valore dell’esponente.
16. Il valore di una potenza di dieci con esponente negativo si ottiene dall’unità
spostando la virgola verso sinistra di un numero di posti uguale al valore
dell’esponente.
17. Moltiplicazione e divisione di un numero per una potenza di dieci. Collegamento allo
spostare la virgola e aggiungere zeri.
18. La moltiplicazione di un numero per una potenza di dieci si esegue spostando la
virgola di un numero di posti pari al valore dell’esponente, verso destra se
l’esponente è positivo, verso sinistra se è negativo.
19. La divisione (operazione inversa della moltiplicazione) di un numero per una
potenza di dieci si esegue spostando la virgola di un numero di posti pari al valore
dell’esponente, verso sinistra se l’esponente è positivo, verso destra se è negativo.
20. La notazione decimale. Valore di posizione delle cifre. Nella notazione decimale le cifre
hanno un valore che dipende anche dalla posizione occupata. Ad esempio nel numero 325
il 5 occupa la posizione delle unità, il 2 la posizione delle decine, il 3 la posizione delle
centinaia. Infatti il numero 325 può essere scomposto nella seguente somma:
325 = 3 centinaia + 2 decine + 5 unità
Oppure, tenendo conto del fatto che le unità, le decine, le centinaia, corrispondono ad
altrettante potenze di dieci:
325 = 3×102 + 2×101 + 5×100
In modo analogo il numero 5632,21 può essere espresso come:
5632,21 = 5 migliaia + 6 centinaia + 3 decine + 2 unità+ 2 decimi+ 3 centesimi
Cioè:
5632,21 = 5×103 + 6×102 + 3×101 + 2×100+ 2×10-1+ 3×10-2
21. La notazione esponenziale e la notazione scientifica. Lo stesso numero può essere scritto
in notazione decimale, in molte possibili notazioni esponenziali, in notazione scientifica.
Prendiamo come esempio il numero 721. Esso possiamo scriverlo come:
721 = 721 unità = 72,1 decine = 7,21 centinaia = 0,721 migliaia = …
Oppure, ricorrendo alle corrispondenti potenze di dieci:
721 = 721×100 = 72,1×101 = 7,21×102 = 0,721×103 = …
Dopo l’usuale forma decimale sono riportate tante notazioni esponenziali dello stesso
numero: una sola di esse, quella evidenziata in grassetto, è la notazione scientifica. Un
numero è in notazione scientifica quando è espresso in funzione del valore di
posizione della sua cifra più significativa (cioè di quella cifra, diversa da zero, che

161

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