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Giuseppe Sciolla
21/06/2018 11.00.59 a.m.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La materia e i materiali.............................................................................................................. 3
Le caratteristiche dei materiali...................................................................................................5
Le cere......................................................................................................................................12
I materiali da impronta.............................................................................................................16
I materiali per lo sviluppo dell’impronta................................................................................. 23
I metalli.................................................................................................................................... 28
Le leghe....................................................................................................................................30
I materiali refrattari da rivestimento........................................................................................ 39
Le leghe nobili da colata.......................................................................................................... 43
Le leghe non nobili da colata................................................................................................... 46
Il titanio....................................................................................................................................50
Le prove sui materiali.............................................................................................................. 53
La corrosione............................................................................................................................64
I polimeri..................................................................................................................................69
Le ceramiche dentali................................................................................................................ 79
Le leghe per metallo - ceramica...............................................................................................90
Compositi e metallo – resina....................................................................................................98
Schede di esercizi 3a...............................................................................................................104
Schede di esercizi 4a...............................................................................................................118
Schede di esercizi 5a...............................................................................................................132
Testi seconde prove esame Scienza Materiali Dentali........................................................... 146
Appendice 1 La conoscenza e la sua rappresentazione..........................................................150
Appendice 2 Le tecnologie della conoscenza scientifica.......................................................154
Appendice 3 Approfondimenti leghe dentali......................................................................... 157
Appendice 4 Prerequisiti di matematica: le potenze e la notazione scientifica......................161
2
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La materia e i materiali
Percorso base
La materia
L’universo che ci circonda è costituito da oggetti e da eventi (cose che accadono agli
oggetti). Gli oggetti sono porzioni di materia, ma che cos'è la materia?
La materia è tutto ciò che possiede una massa e che occupa un volume.
La massa di un oggetto è la quantità di materia che lo costituisce. L'unità di misura
della massa nel Sistema internazionale è il chilogrammo (kg). Esso viene definito nel
seguente modo: il chilogrammo è una massa uguale a quella del chilogrammo
campione.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Altri sistemi (come ad esempio l'acqua contenuta in una bottiglietta), presentano invece
caratteristiche identiche in ogni loro punto: questi sistemi sono chiamati sistemi
omogenei.
Sistema omogeneo – un sistema è detto omogeneo se ha caratteristiche chimiche e fisiche
identiche in ogni suo punto.
Molto utile nella discussione e classificazione dei sistemi è il concetto di fase.
Fase è una porzione di materia con caratteristiche chimiche e fisiche identiche in
ogni suo punto.
Pertanto, i sistemi omogenei ed eterogenei possono essere definiti anche nel seguente
modo:
• un sistema omogeneo è un sistema costituito da una sola fase;
• un sistema eterogeneo è un sistema costituito da due o più fasi.
I materiali.
Abbiamo visto che non tutte le porzioni di materia sono identiche: esistono tipi di materia
diversi che possono essere distinti tra loro in base alle grandezze intensive. Questi tipi
diversi di materia li chiameremo materiali.
<
4
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Abbiamo visto che esistono diversi tipi di materia, che abbiamo indicato con il nome di
materiali, differenziabili in base alle loro caratteristiche intensive (che non dipendono cioè
dalla quantità di materia).
Vediamo di seguito una mappa sulle principali di queste caratteristiche, quindi una loro
discussione, riguardante in particolare la loro importanza in campo dentale.
1. Caratteristiche chimiche
Reattività
Le caratteristiche chimiche di una sostanze si manifestano durante le reazioni che,
ricordiamo, sono fenomeni in cui le sostanze si trasformano: da una o più sostanze
iniziali che si consumano (reagenti), si formano una o più sostanze finali diverse
(prodotti).
La reattività è la tendenza di una sostanza o di un materiale a trasformarsi
chimicamente, reagendo con le sostanze dell’ambiente in cui si trova.
Le sostanze poco reattive sono dette inerti o, in alcuni casi, nobili.
Esempi di sostanze inerti sono i metalli nobili (oro, platino, palladio, iridio, rutenio,
osmio e rodio).
Un materiale dentale impiegato nella realizzazione di protesi deve essere poco reattivo,
per mantenersi inalterato nel tempo e per non provocare effetti indesiderati con la
trasformazione in altre sostanze.
I materiali dotati di maggiore reattività sono i materiali metallici (metalli e leghe),
mentre i materiali plastici e, soprattutto, quelli ceramici, sono abbastanza inerti.
2. Caratteristiche biologiche
Rischio chimico dei materiali:
o Tossicità acuta e a lungo termine. – La tossicità
acuta è la caratteristica di un materiale di provocare danni
gravi fino alla morte, anche per piccole esposizioni in una
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
o sapore (odore e sapore non devono essere presenti o quantomeno non essere
sgradevoli)
L’odore e il sapore devono essere assenti se il materiale è impiegato per la realizzazione
di una protesi dentale. In caso contrario essa altererebbe il gusto dei cibi e delle bevande.
Invece, i materiali impiegati per il rilevamento delle impronte devono possibilmente avere
un sapore, odore e aspetto gradevoli, per limitare al massimo il disagio del paziente
durante questa fastidiosa operazione.
3. Caratteristiche fisiche
2
Quindi l’intervallo di fusione è l’intervallo di temperatura, compreso tra le temperature di inizio e di fine
fusione, in cui il miscuglio cristallino passa progressivamente dallo stato solido a quello liquido.
3
Quindi l’intervallo di rammollimento è l’intervallo approssimativo di temperature in cui un solido amorfo
rammollisce gradualmente diventando sempre più fluido fino a passare completamente allo stato liquido.
7
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Densità – è il rapporto costante tra massa e volume di uno stesso materiale. (in
m
formule d= )– La densità è una caratteristica importante per i materiali dentali,
V
infatti a parità di altre caratteristiche, sono preferibili materiali meno densi. Se il
materiale è meno denso ne occorre una minor quantità in massa per realizzare la protesi,
il che comporta i seguenti vantaggi:
o un minor costo, perché occorre una massa minore di materiale,
o una migliore ritenzione delle protesi relative al mascellare superiore, soprattutto se
particolarmente ampie. Un materiale di densità minore risulta più adatto perché la
protesi sarà più leggera, migliore sarà la sua ritenzione e quindi più facilmente essa
si manterrà in posizione;
o migliore tollerabilità da parte del paziente. Un materiale di densità inferiore
consente la realizzazione di protesi più leggere. Maggiore è la leggerezza della
protesi, migliore la tollerabilità da parte del paziente.
Dilatazione termica. – Abbiamo parlato della dilatazione termica come proprietà
termometrica. La dilatazione termica lineare, può essere utilizzata in luogo di quella
volumica, per valutare la compatibilità di diversi materiali, qualora essi debbano essere
accoppiati in un manufatto protesico (ad esempio protesi in metallo – ceramica). Questa
compatibilità è di particolare importanza quando la lavorazione richieda l’impiego di alte
temperature, con conseguente dilatazione termica di entità elevata dei materiali.
Il coefficiente di dilatazione termica lineare () è la variazione subita dall’unità di
lunghezza del materiale, per ogni variazione di 1 °C della sua temperatura.
L f − Li
λ=
Li⋅ΔT
4. Caratteristiche meccaniche
8
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Nella tabella seguente sono riportate e confrontate le caratteristiche fondamentali dei tre
tipi di materiali.
4
http://dionisio.centropiaggio.unipi.it/arti/Shared%20Documents/PERFUSIONISTI/Biomateriali.pdf
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Il pregio principale dei polimeri è il basso costo, il loro impiego è però limitato dal fatto
di essere i materiali meno resistenti, non impiegabili per la realizzazione di protesi fisse;
I materiali ceramici sono i migliori per biocompatibilità ed estetica, ma la maggior parte
di essi è poco resistente a trazione e flessione e il loro impiego è limitato a protesi fisse
che devono sopportare carichi modesti.
I materiali metallici sono i migliori per resistenza meccanica e affidabilità: costituiscono la
scelta obbligata per la realizzazione di protesi che devono sopportare carichi elevati, anche
se, per le altre caratteristiche, sono nel complesso inferiori alle altre due classi di materiali.
Non sempre questi tre tipi fondamentali di materiali hanno i requisiti soddisfacenti per
alcuni tipi di impiego. Quando possibile, si cerca di ovviare a questi limiti, utilizzando
materiali compositi, ottenuti mescolando due o più tipi di materiali appartenenti a
categorie diversi.
Tra i tipi di materiali compositi utilizzati in odontotecnica, possiamo ricordare la metallo
– ceramica e le resine composite.
<
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Le cere
Percorso base
5
Chimicamente le cere sono definite come esteri solidi ad alto peso molecolare con alcoli monofunzionali ad
alto peso molecolare. Tuttavia sia le cere naturali, sia le cere sintetiche, hanno solitamente una composizione
chimica più complessa o addirittura diversa. (Cere, in Enciclopedia della chimica USES)
6
A questo riguardo bisogna ricordare che esistono due tipi fondamentali di deformazioni:
Deformazione elastica – Una deformazione elastica è una deformazione reversibile: il materiale riassume
le dimensioni originarie riportando il carico a zero.
Deformazione plastica – Una deformazione plastica è una deformazione irreversibile: essa persiste anche
dopo che si è riportato il carico a zero.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La quantità di cere presenti varia però molto da pianta a pianta e solo alcune si
prestano per la loro estrazione. Le cere vegetali più importanti sono:
o Cera carnauba – viene estratta dalle foglie di una palma che cresce
prevalentemente in Brasile7. Le foglie tagliate sono essiccate: in questo modo la
cera indurisce e diventa fragile e può essere staccata facilmente per via meccanica.
Viene purificata mediante fusione in acqua bollente.
È una cera più dura e fragile rispetto alla cera d’api: ha un intervallo di fusione
compreso tra 83 – 91°C. Si impiega per aumentare l’intervallo di fusione e la
durezza delle altre cere.
o Cera candelilla – si estrae da una pianta erbacea della famiglia delle euforbiacee 8,
mediante trattamento della pianta con acqua bollente. Ha un intervallo di fusione
compreso tra 65 – 69°C. Ha caratteristiche simili alla cera carnauba, me è meno
dura e meno costosa e può essere usata in sua sostituzione. Si miscela solitamente
alla paraffina per aumentarne la durezza e l’intervallo di fusione.
2.3. Cere minerali – Queste cere non sono materiali di origine minerale in senso stretto:
sono infatti materiali fossili di origine vegetale o animale.
o Paraffina – si ottiene per raffinazione del residuo della distillazione frazionata del
petrolio (olio combustibile denso). È costituita da paraffine. Ha un intervallo di
fusione di 40 – 70°C. Per aumentarne durezza e intervallo di fusione possono
esserle addizionate altre cere minerali, come la ceresina e la montana.
o Ceresina (Ozokerite raffinata) – È una cera minerale fossile a base idrocarburica.
Viene estratta da appositi giacimenti, in prevalenza nell’est europeo, si separa dalle
impurezze mediante trattamento con acqua bollente. È simile di aspetto e
composizione alla paraffina, ma ha un intervallo di fusione compreso tra 60 – 70°C
ed è caratterizzata da una struttura microcristallina che ne determina un ottimo
potere legante.
o Montana – è costituita prevalentemente da esteri. Si estrae mediante solvente
organico da ligniti precedentemente essiccate. È dura e fragile con intervallo di
fusione di circa 80 – 90°C.
2.4. Cere sintetiche – sono presenti in percentuali piuttosto limitate nelle cere per uso
dentale, sono formate da composti organici complessi di varia composizione. Grazie
alla loro origine sintetica sono caratterizzate da proprietà controllate e da elevato
grado di purezza.
3. Caratteristiche delle cere dentali (dental waxes)
o Struttura allo stato solido – La maggior parte delle cere sono solidi amorfi,
hanno cioè una struttura microscopica disordinata, tipica dello stato liquido. Per
questo motivo sono considerati liquidi ad elevata viscosità.
o Intervallo di rammollimento e intervallo di fusione – I materiali amorfi, come le
porcellane dentali, le cere, i vetri, ecc., non hanno una temperatura e nemmeno un
intervallo ben definito di fusione. Rammolliscono progressivamente all’aumentare
della temperatura, fino a diventare completamente liquidi. Solo alcune cere dotate
di una struttura microcristallina hanno un intervallo di fusione. Riassumendo: le
sostanze pure hanno una struttura cristallina e una temperatura di fusione costante;
le soluzioni o i miscugli con struttura cristallina hanno un intervallo di fusione che
dipende dalla composizione oltre che dai componenti; i solidi amorfi hanno un
7
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/96279/carnauba-wax#ref135288
8
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/92383/candelilla-wax#ref261177
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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Ad esempio le cere adesive, utilizzate «per unire fra loro parti in cera, per posizionare spine e canali di fusione
e per adattare elementi preformati» [Infodent, 10/2005 p.37]
Un altro uso di queste cere è per unire provvisoriamente parti metalliche da saldare.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I materiali da impronta
Percorso base
In base alle loro caratteristiche chimiche e fisiche i materiali da impronta sono solitamente
classificati in elastici e non-elastici.
non elastici– gessi da impronta, pasta all’ossido di zinco – eugenolo; paste
termoplastiche, cere per impronta;
elastici – idro-colloidi (agar – agar, alginati), elastomeri (polisolfuri, polieteri e vinil-
polisilossani).
La differenza sostanziale tra le due categorie di materiali e che quelli elastici possono
essere deformati temporaneamente durante l’estrazione dell’impronta dalla bocca del
paziente, riacquistando successivamente la forma originaria (recupero elastico).
Questa caratteristica è fondamentale nelle impronte in cui sono presenti dei sotto –
squadri: in tal caso i materiali non elastici, durante l’estrazione o si rompono o si
deformano in modo permanente.
Un’altra importante classificazione dei materiali da impronta si basa reversibilità o meno
del processo di indurimento (passaggio dallo stato pastoso allo stato rigido o elastico):
materiali da impronta reversibili (ad esempio: agar – agar, cere da impronta) – questi
materiali, una volta induriti possono essere riportati allo stato pastoso;
materiali da impronta irreversibili (ad esempio: gessi, alginati, elastomeri) – questi
materiali, una volta induriti non possono più tornare allo stato pastoso.
Inoltre, in base allo scorrimento viscoso e al loro comportamento quando sono a contatto
con le strutture molli del cavo orale, si distinguono in:
materiali da impronta mucostatici – ad elevato scorrimento viscoso (fluidi), che
durante la presa dell’impronta non provocano la compressione delle mucose. Questa
caratteristica è importante nel caso in cui sia necessario riprodurre con precisione i
dettagli dei tessuti molli, come nel caso di impronte per protesi rimovibili totali.
materiali da impronta mucocompressivi – a basso scorrimento viscoso (viscosi) che
durante la presa dell’impronta, provocano la compressione delle strutture molli del
cavo orale.
4. Materiali da impronta di maggior impiego
I materiali da impronta utilizzati attualmente appartengono tutti alla categoria dei
materiali da impronta elastici. Tra essi, i più usati in assoluto sono gli alginati, idonei per
quasi tutti i tipi di impronta (la precisione dipende anche dalla perizia dell’operatore).
Nei casi in cui è richiesta una maggiore precisione, come nelle impronte per protesi
parziali fisse, in particolare in corrispondenza dei monconi, si utilizzano gli elastomeri
(polisolfuri, polieteri, siliconi).
5. Gli idro-colloidi
I materiali da impronta utilizzati attualmente appartengono tutti alla categoria dei
materiali da impronta elastici. Tra essi, i più usati in assoluto sono gli alginati, idonei per
quasi tutti i tipi di impronta (la precisione dipende anche dalla perizia dell’operatore).
5.1. Gli agar - agar
Gli agar, analogamente agli alginati, sono dei polisaccaridi estratti da particolari tipi di
alghe, che in acqua danno origine ad un idro – colloide. Il passaggio dallo stato di sol a
quello di gel si ottiene per raffreddamento ed il processo è reversibile. Sono materiali
molto precisi, in grado di rilevare impronte adatte per la realizzazione di protesi fisse.
Durante la presa dell’impronta non comprimono i tessuti molli: sono cioè mucostatici.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Pregi:
precisi (più degli alginati)
economici
riutilizzabili
Difetti:
sono difficili da usare. Sono confezionati sotto forma di gel che deve essere
trasformato in sol, in opportune vasche termostatate, prima dell’impiego. Il
passaggio da sol a gel è provocato da un abbassamento di temperatura e il loro
impiego per impronte richiede un porta-impronte speciale, con raffreddamento ad
acqua;
analogamente agli alginati, hanno scarsa stabilità dimensionale. Tendono a perdere
facilmente acqua e a contrarsi. È necessario pertanto sviluppare rapidamente
l’impronta.
Impieghi attuali: sono impiegati per la duplicazione delle impronte. Nonostante siano stati
quasi completamente soppiantati dagli elastomeri, alcuni operatori li impiegano ancora per
impronte finalizzate alla realizzazione di protesi fisse, grazie alla loro elevata precisione.
Gli alginati sono venduti sotto forma di polvere da miscelare con acqua distillata 14. La
polvere è costituita da:
13
L’acido alginico è un polisaccaride (polimero naturale) ottenibile per policondensazione dell’acido
mannuronico
14
In base alle norme ISO, gli alginati si suddividono in:
Tipo I (fast) – a indurimento rapido, tempo di indurimento massimo di tre minuti a 32°C
Tipo II (regular) – a indurimento normale; tempo di indurimento fra tre e cinque minuti a 32°C
18
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
%
15 – 20 Alginato solubile ( di sodio o di potassio)
10 -16 Sale di calcio solubile in acqua (solitamente solfato di calcio biidrato) in
grado di reagire con l’alginato solubile per formare un alginato insolubile.
2–5 Ritardante di presa (fosfato trisodico o carbonato di sodio)
60 – 70 Riempitivo (terra di diatomee) conferisce forza alla miscela
accelerante per la presa del gesso (utilizzato come materiale per lo sviluppo
dell’impronta), solitamente solfato di potassio.
Indicatori, aromatizzanti, ecc.
15
La reazione di polimerizzazione è una reazione in cui un numero anche molto elevato di molecole di
monomero, si uniscono a formare una macromolecola di polimero.
«Polimerizzazione Processo di sintesi di un polimero a partire dai monomeri costituenti. Esistono essenzialmente
due tipi di polimerizzazione, diversi a seconda della struttura chimica dei monomeri di partenza: la poliaddizione
e la policondensazione. La prima è una reazione a catena molto rapida; comporta l’unione di specie chimiche
contenenti doppi o tripli legami e avviene senza l’eliminazione di prodotti secondari. La seconda è una reazione
chimica più lenta, che invece avviene con eliminazione di prodotti secondari, principalmente acqua. Esempi di
polimeri ottenuti per poliaddizione sono polietilene e polipropilene; i poliesteri, le poliammidi e i poliuretani
sono esempi di polimeri ottenuti per policondensazione.»
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Gli elastomeri per condensazione danno maggiori problemi, in quanto dotati di minor
stabilità di volume e per la possibilità di formazione di bolle all’interno della massa,
causati dalla liberazione di sostanze durante la polimerizzazione stessa.
Gli elastomeri, in base al loro grado di fluidità (viscosità), ottenuto dosando i riempitivi,
sono classificati in quattro categorie:
Tipo 0 – viscosità molto alta (putty)
Tipo 1 - alta viscosità (heavy)
Tipo 2 - media viscosità (regular)
Tipo 3 bassa viscosità (light body)
Gli elastomeri da impronta sono destinati a specifici impieghi in base alla viscosità che essi
presentano dopo la miscelazione dei componenti.
I materiali a bassa viscosità vengono impiegati mediante siringa iniettandoli attorno ai denti
preparati, o generalmente come materiali correttivi sfruttando il supporto offertogli da un’impronta
con un materiale a viscosità più elevata (impronta singola con formulato doppio16 oppure
impronta doppia con formulato doppio17).
I materiali a media e ad alta viscosità possono essere impiegati da soli per rilevare impronte
complete tramite appositi portaimpronta individuali (impronta singola con formulato singolo), o
come si è detto in combinazione con materiali a bassa viscosità (impronta singola con formulato
doppio).
I materiali a viscosità molto alta vengono impiegati per rilevare impronte preliminari, che
fungeranno quindi da portaimpronta individuali per rilevare le impronte finali con materiali a
viscosità più bassa (impronta doppia con formulato doppio).
Gli elastomeri da impronta possono essere considerati dei materiali da impronta di tipo universale,
in grado cioè di rilevare svariati tipi di impronte nel cavo orale dei pazienti. In genere, la
principale limitazione al loro impiego risiede nel loro costo elevato, e pertanto non vengono
generalmente impiegati in quei casi nei quali siano richieste elevate quantità di materiale e sia
possibile utilizzare materiali aventi un costo più contenuto e in grado di fornire ugualmente dei
risultati soddisfacenti Essi, pertanto, vengono principalmente ed estesamente impiegati per il
rilevamento di impronte per la costruzione di protesi fisse, mentre per gli altri tipi di impronta si
preferiscono i più economici alginati.
Attualmente sono tre i tipi di elastomeri maggiormente utilizzati:
polisolfuri (polimeri per condensazione): tre gradi (bassa/media/alta viscosità)
polieteri (polimeri per addizione): due gradi (bassa/media)
polivinilsilossani o siliconi per addizione (polimeri per addizione): quattro gradi
(bassa/media/alta/molto alta).
6.1. Polisolfuri
Sono ottenuti per polimerizzazione per condensazione, di formano cioè prodotti secondari
(tra i quali l'acqua), con conseguente ritiro dell'impronta, che si protrae per parecchie ore
dopo la sua estrazione dalla bocca del paziente.
16
Nell'impronta singola con formulato doppio, il materiale a bassa viscosità viene applicato direttamente sui
denti, dove è richiesta una maggiore precisione, mediante siringa. Nel porta-impronte viene inserito il materiale a
viscosità più alta. Durante la presa dell'impronta i due materiali si saldano.
17
Nell'impronta doppia con formulato doppio, viene dapprima eseguita un'impronta preliminare con un materiale
a viscosità molto alta. L'impronta ottenuta viene utilizzata come porta-impronte individuale per una seconda
impronta in cui si utilizza un materiale a viscosità bassa, in particolare nelle zone dove è richiesta la massima
precisione.
20
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
6.2. Polieteri
Sono un materiale da impronta idrofilo che polimerizza per addizione. Superiore ai
materiali precedenti (idro-colloidi, polisolfuri) sia per le proprietà meccaniche sia per
l’assenza quasi totale di contrazione.
Pregi:
precisione nella riproduzione dei dettagli grazie alla idrofilia e alla stabilità
dimensionale.
ottima rigidità.
Difetti:
effetto ventosa che rende difficile il distacco
biocompatibilità non eccellente (cito-tossicità per alcuni dei suoi componenti)
6.3. Polivinilsilossani (siliconi per addizione)
Sono polimeri per addizione (agli inizi degli anni cinquanta erano stati introdotti dei
siliconi per condensazione: siliconi tipo C).
Pregi:
stabilità dimensionale
ottima biocompatibilità
buona rigidità.
Difetti:
idrofobo, ma ne esistono addizionati di tensioattivi per migliorarne la bagnabilità
sono costosi
7. I migliori materiali da impronta disponibili
Fra i tanti materiali disponibili gli unici due che possiedono un alto numero delle
caratteristiche ideali specificamente richieste per gli impianti sono i siliconi per addizione
o polivinilsilossani e i polieteri.
Nei primi la polimerizzazione avviene per unione diretta delle macromolecole siliconiche,
che formano un reticolo tridimensionale, senza liberazione di sostanze secondarie, la quale
avviene invece nei siliconi per condensazione (per cui è possibile la formazione di bolle o
l'incompletezza della reazione di presa).
8. La disinfezione delle impronte
21
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
F.Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin 1996. pp. 861 - 926
22
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Percorso base
1. I materiali per lo sviluppo dell’impronta sono i materiali con cui si realizza il modello, a
partire dall’impronta.
I principali materiali per lo sviluppo dell’impronta sono:
gessi
materiali metallici
resine18
refrattari19,20
2. I gessi
Il gesso è di gran lunga il materiale più utilizzato per lo sviluppo dell’impronta e per la
realizzazione del modello.
tipo formula chimica densità (g/cm3) Solubilità (g/100g di soluzione)
Gesso naturale CaSO4·2H2O 2,31 0,21
18
Le resine impiegabili per la realizzazione di modelli sono resine epossidiche. Il loro impiego a questo scopo è
abbastanza raro.
19
Per corone a giacca in ceramica integrale. Dopo la cottura della porcellana il moncone in refrattario viene
eliminato con sabbiatura.
20
Anche i modelli per gli scheletrati sono realizzati in refrattario: essi vanno inseriti insieme al modellato in cera
all'interno dell'apposito cilindro e inglobato nel materiale da rivestimento. Il modellato dello scheletrato è troppo
grande e si deformerebbe se fosse staccato dal modello per il posizionamento all'interno del cilindro.
23
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
t =120° autoclave
CaSO 4 ∘2 H 2 O → α CaSO 4 ∘1 /
2 H 2O
La cottura in recipiente chiuso (autoclave), ma in presenza di una soluzione al 30%
di cloruro di calcio, consente di ottenere un solfato di calcio semi-idrato alfa molto
più denso e compatto, detto modificato Per cotture a temperature superiori si
ottengono gessi idraulici di impiego non dentale21.
2.2. Presa e indurimento del gesso
Il gesso semi-idrato nelle forme , e modificato è un materiale idraulico. Esso
cioè, macinato e impastato con acqua fa presa e indurisce22. Durante la presa e
l’indurimento esso si ritrasforma in solfato di calcio biidrato (cioè lo stesso composto
che costituisce la pietra da gesso).
21
La cottura a temperature superiori a 180°C porta ad ulteriore perdita di acqua di cristallizzazione, con
formazione di solfato di calcio anidro (anidrite III). L’anidrite ha proprietà idrauliche, ma il suo tempo di presa è
notevolmente più lento rispetto al solfato di calcio semi-idrato. L’anidrite III è solitamente usato per i gessi da
intonaco.
t ⩾180°
CaSO 4 ∘2 H 2 O → CaSO 4 (
Anidrite III )
La temperatura non deve superare i 300°C; in caso contrario si forma una anidrite di diversa struttura cristallina
(anidrite II), più compatta, che non è più in grado di far presa con l’acqua (gesso bruciato)
Il gesso semi-idrato, sia nella forma sia nella forma , è molto più solubile del solfato di calcio bi-idrato
22
(vedi tabella).
Quando lo si impasta con acqua si forma una soluzione satura rispetto al CaSO 4·1/2H2O, ma soprasatura rispetto
al CaSO4·2H2O. Di conseguenza, precipita il solfato di calcio bi-idrato, sotto forma di cristalli aghiformi
intrecciati che danno consistenza e resistenza al manufatto.
La soluzione è mantenuta satura dal solfato di calcio semi-idrato che continua a sciogliersi.
23
Questa è la quantità stechiometrica, cioè la quantità minima indispensabile per la reazione di idratazione da
semi-idrato a bi-idrato.
24
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I gessi impiegati come materiali dentali sono stati classificati dalla ADA (e dalla ISO,
norma n° 6873) in quattro categorie24,25
Tipo 1 – gesso tenero per impronte – Questi gessi sono utilizzati per eseguire
impronte nel cavo orale del paziente. Sono gessi che richiedono la maggiore
quantità di acqua per la loro miscelazione e pertanto dopo la presa sono i meno
resistenti.
Tipo 2 – gesso tenero per modelli – Questi gessi sono impiegati principalmente
per la costruzione di modelli di studio. Essi sono impiegati anche per il
montaggio dei modelli in articolatore, e mescolati con gesso duro, per la
preparazione delle forme nelle muffole per la formatura delle resine per protesi
totali e per protesi parziali rimovibili; per questi scopi, comunque, sono
disponibili anche gessi appositi. Richiedono una quantità di acqua minore dei
precedenti e, pertanto, dopo la presa sono più resistenti.
Tipo 3 – gesso duro – Questi gessi sono impiegati principalmente per la
costruzione di modelli utilizzati per realizzare protesi totali e protesi parziali
rimovibili in resina, apparecchi ortodontici, placche-base ecc. Richiedono una
quantità di acqua notevolmente minore dei precedenti e dopo la presa sono
pertanto più resistenti.
Tipo 4 – gesso extra – duro – Questi gessi sono impiegati principalmente per la
costruzione di modelli utilizzati per la realizzazione di protesi fisse, di protesi
combinate, e di protesi parziali rimovibili. Sono i gessi che richiedono la minore
quantità di acqua di tutti e risultano pertanto i più resistenti dopo la presa.
24
Infodent 11/2007 p.38 (miscelatori_gesso.pdf )
25
L’opuscolo Gessi dentali (file: gessi.pdf) dell’industria Zingardi, facendo riferimento alla normativa
ISO/FDIS(E) 6873: 1997, riporta anche un:
Tipo 5 – gesso extra – duro con elevata espansione – per monconi, ma con una espansione più elevata.
25
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
26
«La presenza di una certa quantità di bi-idrato, (che può essere aggiunta o può essere già presenta a causa di
cottura incompleta) produce una notevole azione di accelerazione. Il bi-idrato già presente si comporta infatti da
germi di cristallizzazione, rendendo più veloce il processo di nucleazione»
[gesso, in Enciclopedia delle Chimica, USES, p.114]
26
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Resistenza a
Tipo di gesso compressione (N/mm2)
a umido a secco
tenero CaSO4·1/2H2O 14,4 23,1
duro CaSO4·1/2H2O 25 63,1
extra duro CaSO4·1/2H2O modificato 44,5 88,1
Bibliografia
Gesso, in Enciclopedia della chimica, USES, pp. 112 – 114
Infodent 11/2007 – Una miscelazione perfetta. Miscelatori per gesso a confronto
ZETA Industria Zingardi, Gessi dentali (file gessi.pdf) http://www.zingardi.com/catalogo/index.htm
<
27
http://www.zingardi.com/catalogo/gessi/prodotti/resingyps.htm
27
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I metalli
Percorso base
1. Le caratteristiche metalliche
I metalli sono elementi distinguibili dagli altri per le seguenti caratteristiche
(caratteristiche metalliche ):
o Duttilità (ductility) (facilità di riduzione in fili)28;
o Malleabilità (facilità di riduzione in lamine);
o Lucentezza metallica;
o Sonorità metallica;
o Elevata conducibilità termica (high thermal conductivity);
o Elevata conducibilità elettrica (high electrical conductivity).
2. Classificazione dei metalli in base alla loro reattività
In base alla loro reattività, i metalli possono essere classificati in nobili e non nobili:
o i metalli nobili (noble metals) sono scarsamente reattivi, in particolare non
reagiscono con l'ossigeno, con le sostanze normalmente presenti nei cibi e con i
tessuti e i liquidi fisiologici della bocca. A causa della loro scarsa reattività è
possibile trovarli come tali in natura. I metalli nobili di maggior impiego in campo
odontotecnico sono oro (Au), platino (Pt), palladio (Pd) e, come microalleganti 29,
iridio (Ir) e rutenio (Ru);
o i metalli non - nobili (detti anche comuni o vili) sono metalli che reagiscono con
l’ossigeno, con alcune sostanze presenti nei cibi e nei tessuti e liquidi fisiologici
della bocca. A causa della loro reattività, non esistono come tali in natura, ma
devono essere estratti dai loro minerali con un processo metallurgico. I metalli non
nobili di maggior impiego in campo odontotecnico sono cobalto (Co), nichel (Ni),
cromo (Cr), titanio (Ti), argento (Ag) e rame (Cu). I metalli non nobili, in base alle
caratteristiche dell'ossido che si forma sulla loro superficie, possono essere
suddivisi in:
o metalli che si passivano, come il cromo, l'alluminio, il titanio, ...
o metalli che non si passivano, come il cobalto, il nichel, il rame, il ferro, ...
La passivazione consiste nella formazione di uno strato superficiale sottile e coerente
(compatto) di ossido che protegge il metallo (o la lega) sottostante dalla ulteriore
ossidazione.
Questo strato di ossido è più resistente del metallo stesso all'attacco di altre sostanze.
L'effetto della passivazione è quindi quello di rendere il metallo più inerte.
28
La duttilità e la malleabilità, aspetti della plasticità, sono importanti perché consentono la realizzazione di
manufatti mediante deformazione plastica del metallo. I lingotti di metallo (o della lega), ottenuti dal minerale
mediante il processo metallurgico, possono essere deformati plasticamente, a caldo o a freddo, per produrre
semilavorati: lamiere o fili. Le lamiere e i fili possono essere poi lavorati ulteriormente, per deformazione
plastica, per ottenere i manufatti finiti (per esempio: ganci e fili ortodontici, in campo dentale).
29
I microalleganti sono detti anche affinatori di grano o agenti nucleanti.
28
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
Wikipedia - Metallo
<
30
Il legame metallico è un tipo particolare di legame chimico. Il legame chimico: il legame chimico è una forza
attrattiva di natura elettrica che tiene uniti gli atomi o gli ioni, in una molecola o in un cristallo
31
Metalli: strutture compatte di ioni metallici sono avvolte a una nuvola di elettroni delocalizzati che li tiene
legati insieme. [Cotton, Wilkinson – p.49]
29
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Le leghe
Percorso base
1. Le leghe (alloys)
Le leghe32 sono miscugli solidi con caratteristiche metalliche. Il componente più
importante è un metallo (metallo base), gli altri componenti (alleganti) possono essere sia
metalli sia non metalli. Il carbonio negli acciai è un esempio di non metallo utilizzato
come allegante.
2. Materiali metallici e loro caratteristiche fondamentali
I metalli e le leghe nel loro complesso costituiscono i materiali metallici: essi sono,
insieme ai materiali plastici (polimeri) e ai materiali ceramici, una delle tre categorie
fondamentali di materiali. Le loro caratteristiche principali sono le seguenti:
• densità (2,50 – 22,00 g/cm 3) – la densità è alta, superiore a quella degli altri tipi di
materiali. Ciò costituisce un difetto, perché le protesi sono pesanti e possono creare
fastidi al paziente e problemi di stabilità se inserite nell’arcata superiore;
• conducibilità termica – elevata: ciò costituisce un difetto, perché espone i tessuti
sottostanti a sbalzi termici in caso di assunzione di cibi e bevande molto freddi o
molto caldi, con sensazioni di fastidio o dolore;
• conducibilità elettrica – alta; quindi questi materiali sono soggetti a corrosione
elettrochimica, in caso di presenza di materiali di tipo o concentrazione diversa;
• proprietà ottiche – i materiali metallici sono lucenti, caratteristica che non può essere
modificata. Ciò non consente di adeguare l’aspetto a quello del tessuto naturale
sostituito, quindi le proprietà estetiche sono molto ridotte o nulle;
• proprietà chimiche – i materiali metallici possono essere poco reattivi (nobili) o
reattivi (non nobili); questi ultimi a loro volta, possono essere classificati in passivabili
o non passivabili. Solo i materiali metallici nobili o quelli passivabili, per la loro
ridotta reattività, possono essere impiegati come materiali per protesi. In ogni caso i
materiali metallici sono la categoria di materiali più reattiva: questo costituisce un
difetto per le possibili alterazioni e per la cessione di ioni metallici che sono alla base
di problemi riguardanti la biocompatibilità.
• costo – i materiali metallici, in particolare quelli con elevato contenuto di metalli
nobili, sono abbastanza costosi;
• proprietà meccaniche – la resistenza a trazione, flessione e compressione e la durezza
sono elevate. Sono i materiali obbligati quando devono essere realizzate protesi che
debbano sopportare elevate tensioni durante il loro impiego.
32
alloy
[al′oi]
Etymology: Fr, aloyer, to combine metals
a mixture of two or more metals or of substances with metallic properties. Most alloys are formed by mixing molten metals
that dissolve in each other. A number of alloys have medical applications, such as those used for prostheses and in dental
amalgams.
( http://medical-dictionary.thefreedictionary.com/alloy )
30
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
33
Simionato, Scienza dei materiali dentali, vol I, p. 89
34
Un esempio di questa lavorazione è riportato nell'opuscolo
http://www.nobilmetal.it/english/pages/Depliant_Sinergia/SINERGIA_dentist_patient_ita.pdf
31
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Illustrazione 2: Illustrazione 3:
Struttura di una Struttura di
lega monofasica una lega
bifasica
Leghe costituite da una sola fase
In base alla loro struttura microscopica, le leghe costituite da una sola fase possono essere
classificate in soluzioni solide di sostituzione e soluzioni solide interstiziali: il tipo di
struttura dipende essenzialmente dalle dimensioni relative delle particelle del solvente e
del soluto.
In queste soluzioni gli atomi o gli ioni del soluto occupano i nodi del reticolo cristallino al
posto di altrettanti atomi o ioni del solvente. È molto importante per la formazione di
queste soluzioni solide che le strutture cristalline di soluto e solvente siano
sufficientemente vicine e che il raggio degli atomi o degli ioni dei componenti non
differisca di molto35. In queste condizioni la sostituzione non porta a tensioni eccessive del
reticolo cristallino e possono aversi soluzioni solide stabili di qualsiasi composizione.
Questo significa che i componenti di una miscela binaria possono essere completamente
35
I dati relativi alle strutture cristalline dei metalli di maggior impiego in odontotecnica sono riportati
nell’appendice, alla fine del presente capitolo.
32
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
miscibili, e che si possono ottenere una serie continua di soluzioni solide dallo 0% al
100% di ciascuno dei componenti.
liquido
Tf
solido
33
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
liquido
Intervallo di fusione
solido
34
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Illustrazione 4: Diffusione allo stato solido: l'agitazione termica, grazie alla presenza
di difetti reticolari, consente lo spostamento delle particelle nel cristallo
35
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La dimensione dei cristalli è importante, perché influisce sulle caratteristiche delle leghe.
Ad essa sono legati la resistenza meccanica e la precisione di colata: le leghe a grana fine
36
La maggiore precisione è dovuta al fatto che la formazione di cristalli di piccole dimensioni consente di
riprodurre più fedelmente la forma dello stampo in cui viene colata la lega.
37
Le temperature di fusione di iridio, rutenio e molibdeno sono rispettivamente 2453°C, 2462°C e 2623°C.
36
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
mantenimento dello stesso in tale ambiente ad una temperatura definita per un tempo
prefissato;
raffreddamento con velocità opportuna, per lo più fino a temperatura ambiente.
Nell’intervallo di temperatura in cui viene effettuato il ciclo, il materiale metallico subisce
trasformazioni allo stato solido (trasformazioni di fase o variazione di solubilità) che è
possibile controllare agendo sulla velocità di raffreddamento. Pertanto, un trattamento
termico ha lo scopo di conferire al materiale metallico la struttura alle quali corrispondono
le migliori caratteristiche meccaniche, fisiche, ecc.; tale struttura, in generale non
corrisponde a quella di equilibrio termodinamico, cioè alla struttura che si ottiene con un
raffreddamento molto lento.38
38
Metalli – trattamenti termici, in Enciclopedia della Chimica, USES, pag. 417
39
Sono solitamente sottoposte a questo trattamento termico le sottostrutture metalliche da ricoprire esteticamente
con la ceramica. Il ciclo termico di distensione viene eseguito prima della pulitura meccanica e della
applicazione della ceramica, solitamente alla stessa temperatura di ossidazione della lega. Essa può quindi spesso
corrispondere ad un ciclo simulato di ossidazione della lega (Simionato, vol II, pp. 833-834)
«Le parti più sottili del getto tendono a solidificare e a raffreddare più rapidamente di quelle più grosse. Inoltre la
contrazione del materiale metallico allo stato solido avviene in genere in maniera diversa da quella della forma.
Tali fenomeni tendono pertanto a generare tensioni interne nel getto, che possono essere anche di rilevante
intensità e che in genere permangono anche a temperatura ambiente.» Simionato, vol. 1, p.390
40
Gli intarsi, detti anche otturazioni, in inglese sono chiamati inlays. Le otturazioni più estese, che
comprendono anche le cuspidi si chiamano onlays.
37
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
o ponti e scheletrati
c) leghe per fili – per la realizzazione di
o ganci per protesi combinate
o apparecchi ortodontici
d) leghe per saldature – per la realizzazione di
o saldature di ponti
o saldature scheletrati (in caso di rottura)
Le saldature (o connettori rigidi), sono costituite da leghe metalliche che vengono
fuse tra i pezzi da unire (ad esempio le diverse parti di una protesi parziale fissa).
Durante la saldatura non ci deve essere fusione né modifica dei componenti da unire.
Le saldature utilizzate in odontotecnica devono essere caratterizzate da:
12.1. materiale dello stesso tipo di quello da saldare;
12.2. resistenza alla corrosione;
12.3. intervallo di fusione inferiore a quello delle superfici da saldare;
12.4. durezza equivalente a quella dei materiali metallici da unire.
Bibliografia
Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin, vol I
Enciclopedia della Chimica, USES.
http://www.nobilmetal.it/pages/prodotti/problemi_soluzioni.pdf
http://www.nobilmetal.it/index.html
Dental alloys
<
38
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Prerequisiti:
;
;
.
Obiettivi:
Conoscere la composizione chimica e le proprietà fisiche dei materiali da rivestimento;
saper controllare il comportamento dei rivestimenti durante le fasi di lavorazione;
saper scegliere il tipo di rivestimento più idoneo al processo lavorativo da eseguire e al tipo di lega
da impiegare.
Tempo medio di svolgimento:
ore
Percorso base
1. Introduzione
Gli impieghi principali dei materiali refrattari da rivestimento, in ambito odontotecnico,
sono i seguenti:
Con leghe
Per colata a cera persa
Realizzazione di forme Con ceramiche
39
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Deve avere una resistenza alla compressione abbastanza elevata, tale da resistere
senza fratturarsi all'impatto della lega liquida durante la colata, ma non eccessiva, in
quanto a fusione ultimata deve fratturarsi facilmente per poter recuperare il manufatto
metallico senza pericolo di danneggiamento.
Non deve decomporsi liberando gas, che si scioglierebbe nella lega liquida creando
porosità e rugosità durante la solidificazione.
Non deve reagire o liberare sostanze in grado di reagire con la lega, modificandone le
caratteristiche.
Deve essere poroso per consentire l'uscita dallo stampo dell'aria e di altri eventuali gas
durante la colata.
Deve avere una espansione sufficiente a compensare la contrazione41 della lega
(compensazione del ritiro).
3. Componenti dei refrattari da rivestimento
I materiali refrattari da rivestimento contengono sempre:
materiale refrattario – è un materiale capace di resistere alle alte temperature senza
reagire chimicamente con gli altri materiali con i quali si trova in contatto 42. Esso è
costituito solitamente da silice (biossido di silicio) sotto forma di cristalli di quarzo o
di cristobalite.
sostanze leganti – sono le sostanze che hanno lo scopo di inglobare e legare il
materiale refrattario. Devono presentare anche loro buone caratteristiche refrattarie.
Da loro prende il nome il tipo di materiale nel suo complesso. I leganti più usati sono:
o legante gessoso
o legante fosfatico
o legante siliceo
Additivi – sostanze aggiunte per migliorare le proprietà al fine di ottenere le
caratteristiche richieste per il materiale da rivestimento.
4. Espansione dei materiali da rivestimento
Abbiamo visto che una delle caratteristiche fondamentali dei materiali refrattari da
rivestimento è l'espansione.. Esistono due tipi fondamentali di espansione:
espansione di presa: è l'espansione che si verifica durante la presa e indurimento del
legante presente nel materiale;
espansione termica: è l'espansione che si verifica quando la forma viene posta nel
forno di preriscaldo, a causa dell'aumento di temperatura.
L'espansione complessiva (di presa + termica) deve essere regolata in modo tale da
compensare esattamente il ritiro della lega durante il raffreddamento.
La regolazione viene effettuata variando il rapporto liquido/polvere nella miscelazione del
materiale. Una percentuale minore di liquido provoca una espansione maggiore del
materiale. Come sarà precisato in seguito, nei rivestimenti a legante fosfatico, la
regolazione della presa si ottiene principalmente diluendo il liquido speciale (a base di
silice colloidale) fornito dal produttore.
41
La contrazione che la lega subisce passando dallo stato liquido a quello solido è compensata dall'ingresso nella
forma di nuova lega liquida. La contrazione che la lega solida subisce dalla temperatura di solidificazione a
quella ambiente deve essere compensata con una precedente espansione del rivestimento, che la compensi.
42
http://it.wikipedia.org/wiki/Materiale_refrattario
40
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
43
Secondo le norme ISO, il legante gessoso è classificato, in base al tipo di espansione, nei seguenti tre tipi:
Tipo I – a espansione termica – per colata di intarsi e corone (leghe auree tipo I e II)
Tipo II – a espansione igroscopica – per colata di intarsi e corone
Tipo III – a espansione termica – per colata di basi di protesi totali di scheletrati per protesi parziali
rimovibili.
44
Il ritiro delle leghe non nobili è di circa il 2 – 2,3%, quelle delle leghe nobili dell'1,5±0,2%
41
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
quelli a legante siliceo, sono più facili da lavorare e più precise nella riproduzione dei
particolari.
6.3. Legante siliceo
Questi materiali sono ancora più refrattari dei precedenti, sopportano temperature più
elevate e sono pertanto indicati per colare le leghe non nobili impiegate nella
realizzazione degli scheletrati (stelliti: leghe Co – Cr – Mo e leghe al Ni - Cr). I
rivestimenti a legante siliceo sono forniti sotto forma di polveri e di due o più liquidi
speciali, da dosare e miscelare in modo appropriato.
7. Rivestimenti speciali per titanio
La fusione del titanio è molto più problematica rispetto a quella di qualsiasi altra lega
dentale, in particolare perché è molto reattivo ad alta temperatura. Non possono pertanto
essere usati gli altri rivestimenti e si stanno mettendo a punto dei materiali appositi, ancora
in via di perfezionamento. I più usati attualmente sono a base d ossido di magnesio
(MgO)e di allumina (ossido di alluminio Al2O3)
Bibliografia
Simionato, Scienza dei materiali dentali, Vol. 1, Piccin, pp.319 - 350
Infodent 11/2004 – Refrattari sì, ma adatti allo scopo
Infodent 5/2008 - Un legame in forma
Industria Zingardi – Rivestimenti ad uso dentale
<
42
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Percorso base
1. Leghe nobili
I principali componenti45 delle leghe nobili da colata sono i seguenti:
Metallo Simbolo Densità (g/cm3) T. fusione (°C) Colore
Oro Au 19,32 1063 giallo
Argento Ag 10,49 961 grigio
Rame Cu 8,92 1085 rosso-arancio
Platino Pt 21,45 1769 grigio
Palladio Pd 12,02 1552 grigio
Iridio Ir 22,50 2454 grigio antracite
Rutenio Rh 12,20 2334 grigio antracite
zolfo presente in molti cibi, con formazione di solfuro d’argento nero; abbassa la
resistenza a corrosione; può dar luogo a rugosità e porosità dovuti a liberazione di
ossigeno gassoso, molto solubile nell’argento liquido, durante il processo di
solidificazione.
o Platino – pregi: migliora la resistenza meccanica della lega senza comprometterne
la resistenza alla corrosione. Abbassa il coefficiente di dilatazione termico (ed è
questo uno dei motivi per i quali è presente nelle leghe per metallo – ceramica).
Difetti: è molto costoso, molto denso, poco resistente allo scorrimento viscoso alle
alte temperature.
o Palladio,46 è il meno nobile, ma anche il meno costoso, dei metalli del gruppo del
platino. Esso è completamente miscibile con tutti gli altri metalli nobili, con
esclusione del rutenio e dell’osmio e ciò in base alla compatibilità tra forma
cristallina e raggio atomico (vedi tabella)– pregi: migliora la resistenza meccanica
della lega senza comprometterne la resistenza alla corrosione; contrasta la
tendenza dell’argento ad annerirsi neutralizza la colorazione rossiccia impartita dal
rame; è il più economico dei metalli nobili (noble metals). Abbassa il coefficiente
di dilatazione termico (ed è questo uno dei motivi per i quali è presente nelle leghe
per metallo – ceramica). Difetti: può dar luogo a rugosità e porosità dovuti a
liberazione di idrogeno gassoso, molto solubile nel palladio liquido, durante il
processo di solidificazione. Nonostante sia un metallo nobile, contrariamente a
quanto pensabile in un primo momento, pare sia in grado di dare allergie anche
gravi, paragonabili se non superiori a quelle da nichel, in una piccola percentuale
di pazienti. L’estensione dell’allergia non è nota, in quanto per questo metallo non
si procede ai test di sensibilizzazione analoghi a quelli effettuati per il nichel. In
ogni caso è sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota
l'allergia per il nichel.
o Iridio e Rutenio – sono metalli nobili (noble metals) alto – fondenti, poco solubili
negli altri metalli nobili. Sono utilizzati come agenti nucleanti (grain refiners)
nelle leghe nobili. Il rutenio è usato anche come allegante delle leghe non – nobili
a base di cobalto, per migliorarne la lavorabilità.
2. Leghe auree da colata
Le leghe auree per fusione (contenenti percentuali di metalli nobili maggiori o uguali al
75%) sono classificate in quattro tipi.
Andando dalla I alla IV, diminuisce progressivamente il tenore in oro e aumenta quello
degli alleganti. Questo provoca una diminuzione progressiva dell’intervallo di fusione.
Inoltre le caratteristiche meccaniche e la durezza aumentano progressivamente,
consentendone l’impiego per manufatti che richiedono appunto maggiore resistenza
meccanica. La resistenza delle leghe di tipo III e IV può essere incrementata con
trattamento termico di invecchiamento per transizione disordine/ordine. I principali usi
sono:
o Leghe auree tipo I – intarsi (inlays)
o Leghe auree tipo II – intarsi (onlays) e corone singole
o Leghe auree tipo III – corone e ponti fissi.
o Leghe auree tipo IV – protesi parziali rimovibili.
46
Paolo Battaini Comportamento in colaggio a cera persa delle leghe orafe a base di palladio
http://www.8853.it/StoreImgs/battaini.pdf
44
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin, vol I
Enciclopedia della Chimica, USES.
http://www.8853.it/default.asp
http://www.nobilmetal.it/index.html
Leghe preziose a confronto – INFODENT 3/2006 pp. 29-36
<
45
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Percorso base
47
Se la sua percentuale nella lega supera lo 0,01% deve essere dichiarato nella confezione e contenere inoltre un
avviso che la lega non deve essere impiegata su soggetti allergici.
46
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
f) Berillio - è impiegato in concentrazioni comprese tra lo 0,1% e l' 1,2% per aumentare
la durezza, la resistenza meccanica, ridurre la dimensione dei grani e abbassare
l'intervallo di fusione. E' un metallo molto tossico 48 e, in modo analogo al nichel,
bisogna predisporre l'ambiente di lavoro e adottare dispositivi di protezione
individuale per evitare l'inalazione di fumi e polveri che lo contengono. Le fasi di
lavorazione più rischiose sono costituite dalla fusione (sviluppo di fumi) e dalla
rifinitura (sviluppo di polveri). A causa della sua tossicità, la sua concentrazione nella
lega non deve superare il 2%.
2. Leghe non nobili da colata
Le leghe non nobili, in base agli impieghi e alla composizione chimica, possono essere
classificate nel modo seguente:
Leghe nichel – cromo (senza Con berillio
Leghe per protesi fisse carbonio) Senza berillio
(corone e ponti) Leghe cobalto – cromo
(senza carbonio)
Leghe per protesi parziali Leghe nichel – cromo (con
rimovibili (scheletrati) carbonio)
Leghe cobalto – cromo (con
carbonio
48
Il berillio può dare intossicazioni acute e croniche, note con il nome di berilliosi. L'intossicazione acuta
provoca una polmonite chimica. L'intossicazione cronica provoca la berilliosi cronica, reazione infiammatoria
delle vie respiratorie con stanchezza e difficoltà di respirazione. L'intossicazione cronica può portare allo
sviluppo di tumori al polmone.
49
In realtà sono state messe a punto anche leghe per scheletrati prive di carbonio, che semplifica notevolmente la
saldatura di questo tipo di lega. Vedi ad esempio la lega remanium® GM 900
“La prima lega per scheletrati in CoCrMoTa priva di C” della Dentaurum http://www.dentaurum.de/files/989-980-51.pdf
Queste leghe contengono piccole percentuali di azoto, che probabilmente assicura le stesse caratteristiche di durezza e rigidità
del carbonio.
50
Parte ripresa dalla voce Protesi dentarie, in Enciclopedia della medicina, USES, p.1487
47
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
3.2. Confronto tra leghe non nobili (Ni – Cr e Co – Cr) e leghe auree tipo III e IV
Le leghe non nobili, rispetto alle analoghe leghe auree
o hanno una maggiore resistenza meccanica (circa doppia);
o hanno una maggiore rigidità (circa doppia);
o hanno una minore densità (circa la metà);
o hanno una conducibilità termica inferiore;
o sono molto meno costose;
o sono più difficili da colare (hanno un intervallo di fusione più alto);
o sono più difficili da rifinire (sono più dure);
51
«Il Vitallium (Co: 64%, Cr: 30%, Mo: 5%) è impiegato nelle protesi dentarie e per la fabbricazione di pezzi
per osteosintesi. È infatti assolutamente inattaccabile dai liquidi del corpo umano e non provoca alcuna
irritazione dei tessuti.»
[Cobalto, in Enciclopedia della Chimica, USES, p.580]
52
Sono state introdotte leghe al cobalto contenenti percentuali di gallio comprese tra il 5 e il 10% con temperature
di fusione inferiori ai 1300°C.
48
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin, vol I
49
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Il titanio
Percorso base
1. Introduzione
Il titanio è un elemento molto abbondante in natura ma, essendo molto reattivo, si trova
esclusivamente combinato a formare composti nei minerali che lo contengono. Data la sua
reattività il processo di estrazione dal minerale e sua trasformazione chimica in metallo
puro è alquanto complesso e laborioso. Il processo metallurgico attualmente utilizzato è
stato messo a punto solo una cinquantina di anni fa.
Il titanio, per le sue numerose caratteristiche positive trova notevole impiego sia come
metallo puro, sia in leghe che possono contenerlo come metallo base o come allegante.
0,25
0,25
0,24
Volume specifico cm3/g
0,24
fase alfa
fase beta
liquido
0,23
0,23
0,22
0 500 1000 1500 2000 2500
Temperatura °C
ossido, inoltre, ha natura ceramica che resiste anche dall'attacco di sostanze più
aggressive.
d) Biocompatibilità ottima - il film di ossido di natura ceramica che lo avvolge
garantisce una ottima biocompatibilità: è esso infatti che entra in contatto con i tessuti
umani quando viene impiegato negli impianti endoossei.
e) Costo contenuto - nonostante le difficoltà del processo metallurgico, il suo costo è
solo un quinto delle leghe a base di platino, con cui è paragonabile per la resistenza
alla corrosione.
f) Molto difficile da lavorare tramite fusione a cera persa - il titanio è relativamente
inerte a bassa temperatura ma è molto reattivo alle alte, soprattutto a quelle raggiunte
durante il processo di fusione. Esso reagisce molto facilmente sia con i materiali del
rivestimento in cui viene colato, sia con i gas eventualmente presenti nel forno
(biazoto, biossigeno, biidrogeno), dando luogo a composti che ne peggiorano
notevolmente le caratteristiche.
g) Molto difficile da saldare - per gli stessi motivi visti per il processo di fusione.
Essendo molto reattivo, tende a combinarsi con i gas presenti nell'ambiente in cui
viene eseguita la lavorazione.
53
Più in generale, i metodi di lavorazione industriale del titanio sono:
a) Deformazione plastica
b) Asportazione del truciolo - essere eseguita con punte in carburo di tungsteno con raffreddamento
abbondante
c) Molatura (smerigliatura) - si effettua con mole di carburo di silicio o corindone, possibilmente
raffreddate.
d) Fusione - allo stato dell'arte il getto in titano è possibile solo in atmosfera controllata, per il
notevolissimo assorbimento di gas (azoto, ossigeno, idrogeno) da parte del metallo fuso. Con questi gas
forma soluzioni solide interstiziali che lo infragiliscono
e) Metallurgia delle polveri
Saldatura - il titanio è facile da saldarsi perché possiede una conducibilità termica molto bassa, ma resta sempre
il problema della protezione della zona di saldatura dai gas contaminanti (azoto, ossigeno, idrogeno).
51
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
spontaneamente per gravità nella forma, ma vi deve essere spinto con forza: il
metodo più usato al riguardo è la centrifugazione.
b) Tecnologia CAD/CAM con elettroerosione54 + fresaggio - per la realizzazione di
ponti e corone. Si parte da un blocco di titanio che esternamente viene modellato per
fresaggio, mentre la cavità interna viene ottenuta per elettroerosione. In questo
processo si fanno scoccare elettricamente delle scintille sul titanio che provocano
l'allontanamento (erosione) della parte superficiale del pezzo. Il processo è controllato
completamente mediante computer, secondo la tecnologia CAD/CAM.
4. Titanio con trattamento plasma spray per impianti
Gli impianti in titanio commercialmente puro (grado 2) sono anche disponibili con
trattamento TiP.S (Titanio Plasma Spray), ossia un trattamento superficiale caratterizzato
da titanio commercialmente puro depositato mediante la tecnica denominata Plasma
Spray, per ottenere uno strato ad alta rugosità, con spessore di circa 40 mm.
La tecnica Plasma Spray55 consiste nello spruzzare polveri di idruro di titanio attraverso
un plasma, ottenuto facendo scoccare un arco elettrico in un gas inerte o in una miscela di
biazoto e biidrogeno. I piccoli cristalli di idruro di titanio, con le alte temperature del
plasma fondono in superficie e, proiettate sulla superficie di titanio da trattare, vi
aderiscono. Le alte temperature modificano chimicamente l'idruro, decomponendolo in
titanio metallico e biidrogeno.
L'impianto in titanio con alta rugosità così ottenuto è caratterizzato da migliore e più
rapida integrazione con l'osso.
La tecnica plasma spray può essere utilizzata anche per rivestire superficialmente gli
impianti in titanio con idrossiapatite. Quest'ultimo è un materiale ceramico, presente come
maggior componente delle ossa e dello smalto. La sua formula è Ca 5(PO4)3(OH). La
presenza in superficie di idrossiapatite garantisce la formazione di legami chimici con il
tessuto osseo, assicurando quindi una continuità strutturale con il materiale biologico
circostante. Per questo motivo, in questo caso si preferisce parlare di biointegrazione
piuttosto che di semplice osteo-integrazione.
Bibliografia
http://www.lenntech.com/italiano/tavola-periodica-elementi/ti-it.htm
http://www.ing.unitn.it/~colombo/titaniobiomedico/Ricerca metallurgia dei metalli non ferrosi Federico
Sella 131048.htm
http://www.galloreale.com/pagine/titanio.htm
http://www.ing.unitn.it/~colombo/Ti in auto/Relazione per web_versione_02-07_file/Page447.htm
http://www.ing.unitn.it/~colombo/Titanio_in_ortodonzia/Relazione/Cap.3.htm
Rapporto Istituto superiore sanità http://www.iss.it/binary/publ/publi/0115.1109344622.pdf
<
54
http://www.lep.polito.it/sistemidiproduzione/Letture e strumenti/Processi di
produzione,l'asportazione/Asportazione chimico-fisica.pdf
55
http://www.ing.unitn.it/~colombo/Titanio_in_ortodonzia/Relazione/Cap.3.htm
52
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
56
In inglese: load
57
http://dimca25.units.it/dimca/Dispense/Sbaizero/provatrazione.pdf
53
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
40
35
30
Carico (kN)
25
20
15
10
5
0
0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00
Allungamento (mm)
350,00
300,00
250,00
200,00
150,00
100,00
50,00
0,00
0,0000 0,0200 0,0400 0,0600 0,0800 0,1000
54
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
stress
Tr
Tratto deformazioni plastiche
y
Tratto elastico non proporzionale
p
T = E×D
strain
58
Deformazione elastica – Una deformazione elastica è una deformazione reversibile: il materiale riassume le
dimensioni originarie riportando il carico a zero.
Una deformazione elastica è quindi una deformazione che si annulla allontanando il carico.
59
L'elasticità è la proprietà di un materiale di subire deformazioni elastiche
Elasticità –
quando è sottoposto a sollecitazioni.
60
Alcuni materiali, come gli elastomeri, non seguono la legge di Hooke. I metalli si deformano in modo elastico
proporzionale (seguendo quindi la legge di Hooke), per tensioni minori o uguali a P, poi per un breve tratto, per tensioni
comprese tra P e y, si deformano in modo elastico non proporzionale.
55
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Il modulo di elasticità (Young) può essere calcolato dal rapporto / nel tratto elastico
proporzionale della deformazione.
Il primo tratto del diagramma è un tratto di retta passante per l'origine, il valore della
tensione in corrispondenza del quale cessa questo andamento è chiamato P (tensione al
limite della proporzionalità).
La tensione di snervamento y è la tensione (carico unitario) al di sopra della quale il
materiale inizia a deformarsi plasticamente.
Tratto della deformazione plastica
Quindi in corrispondenza a y inizia il tratto del diagramma che corrisponde alla
deformazione plastica61, con incrudimento62, strizione del provino seguita da rapida
rottura.
Il valore massimo raggiunto dalla tensione durante la prova viene chiamato resistenza a
trazione del materiale.
Resistenza a trazione (carico unitario di rottura) r – è il valore massimo raggiunto
dalla tensione nel grafico stress/strain. Superato questo valore il provino presenta il
fenomeno della strizione seguita da rapida rottura. La resistenza a trazione è il carico
unitario massimo che il materiale è in grado di sopportare prima di rompersi, in una
prova a trazione.
Alcuni materiali, come i vetri, si rompono al termine del tratto elastico, senza subire
apprezzabili deformazioni plastiche.
61
Deformazione plastica – Una deformazione plastica è una deformazione irreversibile: essa persiste anche dopo che si
è riportato il carico a zero.
Una deformazione plastica è quindi una deformazione permanente, che non si annulla allontanando il carico.
62
Le deformazioni plastiche comportano variazioni a livello della struttura cristallina del materiale metallico. Si formano
delle imperfezioni nel reticolo che provocano un aumento della durezza e della resistenza alle sollecitazioni meccaniche.
Questo è il motivo per cui la curva / dopo lo snervamento continua a salire fino al carico unitario massimo (servono
cioè tensioni crescenti per proseguire con la deformazione del materiale).
Il termine definisce «la variazione di caratteristiche meccaniche e le alterazioni che si verificano in un materiale
metallico in seguito a deformazione plastica che avvenga a temperatura inferiore a quella di ricristallizzazione»
(definizione UNI). L’incrudimento consiste in una distorsione del reticolo cristallino e si verifica specialmente nella
forgiatura a freddo e nelle lavorazioni meccaniche che avvengono con strappo di truciolo. L’incrudimento è sempre
fattore dannoso; si rimuove riscaldando il pezzo incrudito fino alla temperatura di ricristallizzazione. Bertoni, Chimica
applicata ai materiali da costruzione. Zanichelli 1988, p. 203
63
Fragilità – La fragilità è la caratteristica di un materiale di rompersi senza subire apprezzabili deformazioni plastiche
(avvicinando i frammenti del pezzo rotto si riottiene la forma originaria).
56
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Altri materiali, invece, si allungano parecchio prima di rompersi: sono i materiali duttili.
La distinzione tra materiali duttili e fragili può essere realizzata in maniera quantitativa in
base ai dati della prova di trazione, facendo ricorso all'allungamento percentuale a rottura.
Allungamento percentuale a rottura (A%) – L’allungamento percentuale a rottura può
essere determinato a partire dalle misure della lunghezza iniziale (L 0) e della lunghezza a
frattura (Lf) del provino, mediante la formula:
L f − L0
%A= × 100
L0
Il suo valore aumenta all’aumentare della duttilità (ductility) del materiale. I materiali
sono considerati fragili se risulta A% < 5.
Tenacità – La tenacità è la capacità di un materiale di assorbire una elevata quantità di
energia prima di rompersi. Nel diagramma / la misura della tenacità è data dall'area
sottesa dalla curva. La tenacità è grande se sono grandi sia la resistenza a trazione sia
l'allungamento a frattura.
I materiali che sono normalmente sottoposti alle prove a trazione sono quelli metallici:
metalli e leghe.
5. Prova a compressione
Un corpo è soggetto ad una sollecitazione a compressione se le forze esterne applicate
tendono ad accorciarlo
Un materiale sottoposto a compressione subisce, come nel caso delle prove a trazione,
dapprima una deformazione elastica, seguita, se il materiale non è fragile, da snervamento
e deformazione plastica.
È una prova a cui vengono sottoposti solitamente i materiali fragili, come le ceramiche
(tra cui le porcellane dentali). Raramente sono sottoposti a questa prova i metalli e le
leghe (materiali plastici): in questi materiali infatti non sempre facile o possibile
determinare il carico di rottura (il materiale, a causa della sua malleabilità si appiattisce
sotto il carico).
I materiali fragili hanno una resistenza a compressione nettamente superiore a quella a
trazione. La differenza è dovuta al comportamento delle microcricche superficiali (fessure
di Griffith)64, che nelle prove a trazione innescano precoci processi di frattura. Nelle prove
a compressione queste imperfezioni superficiali non hanno alcun effetto sulle proprietà del
materiale.
Per un materiale fragile, la resistenza a compressione è il carico unitario massimo
che esso è in grado di sopportare prima di rompersi in una prova a compressione.
I materiali fragili passano direttamente dalla deformazione elastica alla rottura, non
presentano snervamento e deformazione plastica.
Le prove a compressione sovrastimano la resistenza a rottura dei materiali fragili: infatti
essi, in condizioni di utilizzo, saranno sempre soggetti, oltre alle prevalenti sollecitazioni a
compressione, a componenti diverse, tra cui quella a trazione, per le quali presentano
caratteristiche di resistenza nettamente inferiori.
Rottura duttile e rottura fragile – Si parla di rottura duttile quando un materiale si deforma plasticamente prima di
rompersi, si parla di rottura fragile quando un materiale si rompe senza subire apprezzabili deformazioni plastiche (la
rottura avviene al termine del tratto elastico).
Fessure di Griffith – sottilissime fessure superficiali lunghe da 0,2 a 10 mm che si comportano come punti di
64
concentrazione delle tensioni e quindi come inviti a rottura (Simionato, II vol, p.729)
57
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
6. Durezza
La durezza non è una grandezza fisica in senso stretto, in quanto per essa non esiste un
tipo unico di prova, applicabile a tutti i materiali, con cui misurarla e quindi neppure
un'unica scala di valori. Questo costituisce il limite principale delle prove di durezza.
Poiché i tipi di prove sono tre, è in base ad essi che viene definita la durezza stessa.
La durezza è la capacità di un materiale di resistere alla scalfittura 65, alla
penetrazione e alle ammaccature.
La durezza è pertanto la misura della resistenza offerta da un materiale alla
deformazione plastica.
Come si è detto, le misure di durezza non sono assolute, ma dipendono dal tipo di tecnica
utilizzata per la misura.
Pregi delle prove di durezza:
o sono semplici ed economiche;
o sono prove non distruttive;
o consentono di dedurre altre proprietà meccaniche del materiale, come la sua
resistenza a trazione e il carico unitario di snervamento (almeno per quanto
riguarda i materiali metallici).
Le diverse tecniche utilizzate dipendono dal tipo di materiale in esame.
Molti metodi hanno perso importanza nella determinazione della durezza dei materiali
dentali. Attualmente si usa solitamente la determinazione secondo Vickers, affiancata dalla
determinazione secondo Knoop per i materiali molto fragili.
La prova risulta più laboriosa della Brinell 67, infatti, proprio per il fatto di dover misurare
accuratamente piccole lunghezze, richiede che i provini abbiano una superfici lucidata e il
più possibile regolare.
I valori di durezza Vickers (HV) sono analoghi a quelli di durezza Brinell (HB) e
forniscono le stesse informazioni sul materiale.
Pregi e difetti della prova Vickers68
VANTAGGI DELLE PROVE VICKERS
1. Impiego di una sola scala che può andare dalle durezze piu' basse alle piu' elevate.
2. Si possono anche utilizzare carichi piccoli per fare misure di durezza ravvicinate.
3. Elevata Precisione della misurazione.
4. Eventuali deformazioni dell'impronta possono mettere in evidenza caratteristiche strutturali
del materiale controllato.
5. Come il procedimento Brinell, non risente di eventuali cedimenti del pezzo.
6. Il numero di durezza Vickers ha un significato evidente in quanto esso rappresenta un carico
specifico su di un'impronta di forma sempre uguale.
7. Non distruggono o alterano l'organo sottoposto alla prova .
LIMITAZIONI DELLE PROVE VICKERS
1. Notevole perdita di tempo nella lettura delle impronte che si può fare solo al microscopio.
2. Costo strumentazione (microscopio o proiettore).
3. La superficie su cui fare l'impronta deve essere preparata molto accuratamente e la
perpendicolarità con l'asse del penetratore diventa molto importante poiché una lieve
inclinazione provoca una irregolarità nell'impronta
67
Durezza Brinell (HB)
Nel metodo di Brinell il penetratore è costituito da una sfera durissima di acciaio o Widia.
La durezza si ottiene dividendo il carico applicato per la superficie dell’impronta prodotta sul materiale.
Esistono apparecchiature (baby Brinell) per eseguire prove su pezzi di piccole dimensioni.
Il valore della durezza Brinell (HB) è direttamente proporzionale al limite di proporzionalità elastica e alla resistenza a
trazione (la relazione dipende dal materiale, si usano appositi grafici per passare dalla durezza alle proprietà a trazione).
Quando applicabile questa prova è preferibile a quella a trazione perché è un metodo non distruttivo.
Il metodo Brinell non si può adoperare per materiali fragili e con elevato recupero elastico.
68
http://www.wtm.it/default.php?t=site&pgid=184
59
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
deformazioni per scorrimento viscoso. Tra le leghe per metallo – ceramica sono più
soggette a scorrimento viscoso le leghe contenenti platino, mentre sono più resistenti
quelle contenenti palladio.
8. Resistenza meccanica e finitura superficiale del materiale
Abbiamo visto che la rottura di un materiale sottoposto a sollecitazioni meccaniche, ha
origine spesso dall’estendersi di micro – cricche o altri difetti superficiali (intagli
superficiali). La finitura superficiale ha quindi notevole importanza per la resistenza del
materiale. Più in generale la lucidatura è importante in quanto una superficie rugosa:
o facilita la formazione della placca batterica
o favorisce la corrosione dei materiali metallici
o peggiora la resistenza meccanica
o peggiora le caratteristiche estetiche
Approfondimenti
9. Prova a flessione
Le prove a flessione sono prove meccaniche statiche. Un corpo è soggetto ad una sollecitazione esterna a flessione
quando la risultante delle forze esterne applicate di esso tendono a fletterlo (piegarlo).
60
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Il provino utilizzato per la prova a flessione è chiamato solitamente trave. Esistono diversi modi di eseguire la prova,
che si differenziano per il numero e la posizione dei punti di appoggio e per la posizione di applicazione del carico. La
modalità più diffusa è la flessione a tre punti, in cui si applica un carico crescente nel punto centrale della trave,
appoggiata alle due estremità.
L’entità della deformazione subita dalla trave è chiamata freccia.
La freccia è il massimo spostamento che l'asse della trave subisce rispetto alla sua posizione originale.
Gli strati superiori della trave subiscono una sollecitazione a compressione, mentre quelli inferiori subiscono una
trazione. Negli strati interni le sollecitazioni sono via via decrescenti, man mano che ci si avvicina allo strato centrale
(strato neutro), in cui le sollecitazioni sono nulle.
Poiché le sollecitazioni sono massime negli strati esterni, spesso le travi hanno una sezione di forma particolare (ad
esempio a doppia T) più robusta alle estremità e più sottile al centro
L’entità della deformazione prodotta e la resistenza alla flessione dipendono non solo dalla sezione, ma anche dalla sua
forma geometrica (la relazione matematica è troppo complessa da discutere e analizzare nel dettaglio e sarà omessa).
Possiamo semplificare dicendo che la deformazione (flessione):
a) aumenta proporzionalmente all'aumentare del carico;
b) aumenta proporzionalmente al cubo della lunghezza (distanza tra gli appoggi) 69;
c) diminuisce in modo proporzionale all’aumento di rigidità del materiale (modulo di elasticità) 70;
d) diminuisce proporzionalmente al cubo dello spessore (altezza) della trave 71;
e) diminuisce proporzionalmente all'aumentare della larghezza della trave.
69
Ad esempio: se la lunghezza della trave raddoppia, a parità di carico, la deformazione diventa otto volte (il
doppio al cubo) più grande, se la lunghezza triplica la deformazione diventa 27 volte (il triplo al cubo) più
grande, ecc.
70
Cioè se la rigidità è doppia, a parità di forma e di carico, la deformazione sarà la metà.
71
Se lo spessore raddoppia, a parità di carico la deformazione diventa un ottavo di quella precedente.
61
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
In modo analogo a quanto avviene con le prove a trazione e a compressione, anche nelle prove a flessione viene
determinato un carico unitario massimo, al di sopra del quale il materiale si rompe. Nelle prove a flessione questo carico
unitario prende il nome di resistenza a flessione.
Il carico unitario di rottura a flessione (R f) è il carico unitario massimo che il materiale è in grado di sopportare
prima di rompersi in una prova a flessione.
La resistenza a flessione può essere misurata per i materiali ma non per quelli che si piegano.
10. Prova di resilienza
La prova di resilienza (resilience test) è una prova meccanica dinamica, una sorta di prova a flessione dinamica.
Questa prova permette di stabilire la resistenza all’urto
di un materiale. Consiste nel rompere a flessione per
urto, con un pendolo di forma particolare, un provino
intagliato, appoggiato orizzontalmente su due sostegni.
La parte del pendolo che urta il provino è sagomato a
forma di coltello e urta il provino dalla parte non
intagliata in modo da indurre tensioni di trazione,
quindi più pericolose, sulla parte intagliata.
11. La fatica
Un corpo è sollecitato a fatica quando su di esso agisce una forza esterna ciclica.
In queste condizioni i materiali manifestano una resistenza nettamente inferiore a quella mostrata nelle prove a trazione.
Con cicli ripetuti si può avere rottura del materiale con carichi unitari inferiori al carico di rottura o addirittura inferiori
al limite elastico.
Il tipo di rottura è improvviso e di tipo fragile anche per materiali duttili, come la maggior parte dei metalli e delle leghe.
Il motivo è che al termine di un ciclo il materiale non è nelle stesse condizioni di partenza. Si può avere una estensione
di difetti strutturali o si può provocare una riduzione della sezione che si estende progressivamente durante i vari cicli
fino a provocare la rottura improvvisa del pezzo.
Per rottura a fatica di un materiale si intende quella rottura che interviene nel materiale in esame, quando questo è
sottoposto ad un carico ciclico.
Le prove a fatica si eseguono su un numero elevato di provini dello stesso materiale. I provini sono sottoposti ad un
carico unitario ciclico decrescente. Si determina per ognuno di essi il numero di cicli che determina la rottura e si
riportano i dati in un diagramma / N.
72
http://it.wikipedia.org/wiki/Pendolo_di_Charpy
62
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
G.Petrucci – Lezioni di costruzioni di macchine, Cap 15, Resistenza a fatica. Fondamenti (file fatica1.pdf)
Università Ancona – Dipartimento Meccanica, Dispense Calcolo a fatica. di componenti meccanici
<
73
Vedi ad es. Simionato, vol I, pag.182
63
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La corrosione
Percorso base
1. Definizione e introduzione
I primi metalli conosciuti dall’uomo, nonostante la loro rarità, furono i metalli nobili. Solo
essi infatti erano facilmente reperibili come tali, essendo abbastanza inerti da non reagire
con le sostanze presenti in natura, ossigeno e acqua in primo luogo.
I metalli non nobili, invece, reagiscono facilmente con l’ossigeno, l’anidride carbonica,
l’acqua e molte altre sostanze presenti nella crosta terrestre e si trasformano in composti
(ossidi, carbonati, solfati, solfuri, silicati, …) che costituiscono i loro minerali.
Per ottenere i metalli non nobili allo stato metallico bisogna trasformare chimicamente i
loro minerali con un processo noto come processo metallurgico.
Il processo metallurgico è una trasformazione chimica che trasforma il minerale nel
corrispondente metallo.
I metalli non nobili, tuttavia, a contatto con l'ossigeno e con le sostanze presenti
nell'ambiente in cui sono immersi, reagiscono, trasformandosi nuovamente nei composti
che costituiscono i loro minerali. Questo processo è alla base della corrosione.
La corrosione74 può essere definita come il deterioramento e la distruzione di un
materiale metallico a causa di una reazione chimica spontanea con l’ambiente che lo
circonda. Questo comporta la degradazione delle caratteristiche chimiche e fisiche,
con progressiva perdita di resistenza del pezzo metallico.
In base a quanto abbiamo detto, la corrosione può essere vista come il processo inverso
del processo metallurgico.
Il processo metallurgico trasforma il minerale in metallo, la corrosione trasforma il
metallo in minerale (o meglio, nei composti come ossidi, solfuri, carbonati, … che
costituiscono i suoi minerali).
74
«Corrosione: alterazione della superficie di un metallo per azione dell’aria, dell’acqua, degli agenti chimici
presenti nell’atmosfera o di un determinato prodotto in lavorazione o in deposito
Corrosione elettrochimica: processo di corrosione di un metallo dovuto alla formazione di una pila tra il
metallo e un’altra sostanza avente azione depolarizzante (accettore di elettroni), a contatto con una soluzione
salina anche neutra. Agiscono da depolarizzanti:
un metallo avente potenziale red-ox più altro di quello del metallo che si corrode (es: l’alluminio si
corrode in acqua marina se in contatto con il ferro; la latta, ferro stagnato, resiste agli agenti atmosferici
ma se scalfita il ferro si corrode rapidamente in ambiente umido, agendo lo stagno da depolarizzante);;
le impurezze del metallo (es: fosforo e zolfo negli acciai);
gli stesi prodotti della corrosione (es: un tratto di tubazione di acciaio arrugginito sostituito con uno
spezzone nuovo senza interposizione di flange isolanti.»
Guilizzoli, Dizionario Cappelli della Chimica, p.117
64
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
66
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
77
«La composizione dei cristalli che si separano durante il processo di solidificazione di un lega, varia
continuamente a mano a mano che il processo di solidificazione procede. Le zone esterne di un getto (di un
lingotto ) a contatto con le pareti della lingottiera, che solidificano per prime, hanno una composizione diversa da
quella delle zone interne, che solidificano per ultime. Questo fenomeno prende il nome di segregazione.»
[Silano, Iarrobino – Scienza dei materiali dentali, vol. 2, p. 41]
78
«Per segregazione si intende in un metallo la distribuzione non uniforme delle impurezze o in una lega degli
elementi componenti. Con lo stesso significato si può usare la parola liquazione ed allora la lega viene detta lega
liquata. Si verifica nelle leghe non eutettiche.
Il fenomeno può presentarsi anche se prima di essere versata la lega è stata accuratamente rimescolata; a contatto
delle pareti fredde dello stampo usato per raccogliere il materiale fuso solidifica lentamente, prima una parte che
raccoglie a preferenza alcuni costituenti, mentre altri si concentrano nella parte ancora liquida.
È più comune nelle leghe che hanno un ampio intervallo termico di solidificazione. […]
Il fenomeno è favorito da una temperatura di colata alta. La notevole distanza tra le temperature di fusione del
platino da una parte e l’oro e l’argento dall’altra, spiegano la facile segregazione nelle leghe del platino con l’oro
o l’argento.
È anche tanto più facile quanto più è lento il riscaldamento o il raffreddamento; risulta perciò ostacolata dal
rimescolamento e dal rapido passaggio di stato.
In conseguenza del fenomeno descritto il titolo in una lega liquata varia da una parte all’altra […]
La parola segregazione significa isolare, scostare, separare. Nei metalli puri, dove gli atomi sono tutti eguali, non
può presentarsi il fenomeno. Negli altri casi è possibile che l’eterogeneità si manifesti nello spazio tra i grani
come accade all’oro impuro per la presenza di poco piombo. In questo caso si ha la fragilità perché il piombo,
ultimo a solidificare, viene segregato, scostato verso i confini intergranulari. L’esame al microscopio consente di
osservare bene il fenomeno »
Luigi Vitiello, Oreficeria moderna, (visualizzato con Google libri)
79
Per evitare la composizione non omogenea delle leghe bisogna seguire attentamente le indicazioni fornite dal
produttore durante le fasi di lavorazione (in particolare la colata). In alcuni casi può essere necessario un
processo termico di omogeneizzazione.
67
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
Corrosione, in Enciclopedia della Chimica, USET, pp. 60 – 79
Andrea Bagno – UniPd – Metallo3_corrosione_LT_IBM_07.pdf
<
68
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I polimeri
Percorso base
69
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Lo stato fisico dei polimeri amorfi e, quindi , diverse loro proprietà, dipendono in primo
luogo dalla temperatura.
A temperature basse tutti i polimeri sono in uno stato vetroso, in cui sono fragili e rigidi
(presentano un elevato modulo di elasticità, cioè la loro deformazione elastica è molto
ridotta anche con carichi elevati).
All’aumentare della temperatura, superata la temperatura di infragilimento (Tg)
(temperatura di transizione vetrosa), i polimeri detti plastomeri diventano deformabili
plasticamente (caratteristica che viene utilizzata per la loro lavorazione mediante
stampaggio a caldo). I polimeri detti elastomeri, invece, al di sopra della temperatura di
transizione vetrosa, diventano deformabili elasticamente, con deformazioni notevoli anche
sotto carichi di modesta entità (la loro rigidità diminuisce bruscamente nel passare dallo
stato rigido allo stato elastico.
Materiali termoplastici e termoindurenti
I plastomeri possono essere suddivisi in termoplastici e termoindurenti.
I polimeri termoplastici, dotati di una struttura molecolare lineare o ramificata, se
riscaldati rammolliscono gradualmente e possono essere lavorati per deformazione
plastica. Raffreddati riassumono nuovamente un comportamento rigido e mantengono la
forma loro impartita. Il passaggio dallo stato rigido a quello plastico è cioè reversibile e si
verifica ogni volta che il materiale viene sottoposto ad un ciclo di riscaldamento.
I polimeri termoindurenti hanno una struttura reticolata che impartisce loro la proprietà di
essere rigidi a qualsiasi temperatura (non presentano quindi temperatura di transizione
vetrosa). Poiché allo stato rigido non sono lavorabili, l'industria non li produce nella loro
struttura definitiva: la loro produzione avviene in due fasi. Nella prima fase, mediante
polimerizzazione parziale, vengono ottenuti con una struttura lineare, in cui hanno
caratteristiche analoghe ai termoplastici e possono passare dallo stato rigido a quello
plastico per riscaldamento per essere lavorati, ad esempio mediante stampaggio.
Terminata la formatura, il riscaldamento innesca la seconda fase di polimerizzazione, in
cui si formano i legami trasversali tra le molecole lineari, con ottenimento della struttura
reticolata definitiva.
5. La polimerizzazione (polymerization)
La polimerizzazione è la reazione di sintesi con cui si ottiene un polimero a partire dai
monomeri.
Due importanti fenomeni che accompagnano le reazioni di polimerizzazione sono
l’esotermicità e la riduzione di volume:
• Le reazioni di polimerizzazione sono reazioni esotermiche, avvengono cioè con
liberazione di energia sotto forma di calore, che provoca un aumento della
temperatura dell’ambiente di reazione;
• le reazioni di polimerizzazione avvengono con una riduzione di volume
(contrazione di polimerizzazione), cioè il polimero occupa un volume minore
rispetto alla quantità di monomero da cui si è formato. La riduzione è notevole: nel
caso del PMMA essa è superiore al 20%.
I polimeri più usati sono ottenuti per sintesi a partire da piccole molecole (monomeri). Le
reazioni di polimerizzazione più usate sono due:
polimerizzazione mediante reazioni di addizione (poliaddizione) – durante la quale
i monomeri si aggregano ad una catena in accrescimento, come vagoni ferroviari ad un
71
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
treno in formazione. Nella poliaddizione tutta la molecola del monomero entra a far
parte della molecola del polimero e non si formano prodotti secondari. Esempi di
polimeri ottenuti per poliaddizione sono:
o Il polimetilmetacrilato (PMMA)- (nome commerciale: plexiglass)
o I polieteri
o I polivinilsilossani
polimerizzazione mediante reazioni di condensazione (policondensazione)–
durante la quale si ha l’eliminazione di un prodotto secondario, in genere una piccola
molecola come acqua o alcol metilico, e la formazione di un legame tra le parti
restanti delle due molecole reagenti. Nella policondensazione, quindi, solo una parte
della molecola del monomero entra a far parte della molecola del polimero, la parte
restante “si stacca” prima del legame e va a formare un prodotto secondario. Sono
esempi di polimeri ottenuti per poliaddizione:
o Le proteine
o I polisolfuri
o Le resine epossidiche
I polimeri ottenuti a partire da un solo tipo di molecola (monomero) sono detti omo-
polimeri, quelli ottenuti a partire da due diversi monomeri sono detti co-polimeri.81, 82
6. La polimerizzazione per addizione
I monomeri utilizzati per la poliaddizione contengono solitamente un legame multiplo
carbonio - carbonio, che viene aperto con una reazione di attivazione, cui segue un
meccanismo di accrescimento a catena. Il metodo più diffuso (l'unico da noi preso in
considerazione) di attacco iniziale al doppio legame è quello radicalico. In esso un
radicale si lega ad uno degli atomi del doppio legame generando un nuovo radicale di
dimensioni maggiori che prosegue la reazione.
Nelle figure seguenti sono riportate le formule di alcuni monomeri e dei corrispondenti
polimeri che si ottengono per poliaddizione radicalica.
Come si vede, la maggior parte dei monomeri è un derivato dell'etilene.
81
Van Vlack, Teconologia dei materiali, EST Mondadori, pp. 231 - 232
82
Polimerizzazione, in Dizionario enciclopedico dei termini scientifici, Oxford University Press, BUR.
72
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
83
Un radicale libero è una specie chimica molto reattiva che possiede un elettrone spaiato.
73
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Nella sua versione originaria il metodo consiste nella polimerizzazione del monomero
puro direttamente nello stampo del manufatto da produrre.
Il pregio del metodo consiste nella elevata purezza del monomero e nella produzione
diretta dell’oggetto. Esiste però il problema notevole del forte riscaldamento a causa
del calore sviluppato dalla reazione con le conseguenze già discusse più sopra.
Il problema del riscaldamento può essere attenuato con una variante del metodo, che
consiste nel partire anziché dal solo monomero puro, da una miscela di sostanza già
polimerizzata e monomero. Il polimero in polvere viene disciolto nel monomero, fino
ad ottenere una pasta con viscosità appropriata con cui si riempie lo stampo. Si fa
quindi proseguire la polimerizzazione attivando la reazione con un modesto
riscaldamento. Questo metodo è ampiamente utilizzato nei laboratori odontotecnici.
Questa variante può essere utilizzata solo nel caso in cui il polimero sia solubile nel
monomero.
9. Gli additivi
Gli additivi vengono fatti incorporare nelle materie plastiche per modificarne le
caratteristiche. Essi possono esplicare semplicemente il ruolo di un riempitivo a basso
costo oppure, in altri casi, associano questo compito a quello di rinforzare il polimero,
rendendolo più resistente nei riguardi della deformazione meccanica.
a. I plastificanti
I plastificanti svolgono invece il ruolo di lubrificanti interni del polimero, rendendo più
facile il riassestamento delle molecole; per questa via si ottiene che polimeri molto rigidi a
temperatura ambiente, come il PVC, divengano flessibili. In termini semplici si può
ritenere che un plastificante sia composto da piccole molecole che si frappongono tra le
macromolecole.
b. Gli stabilizzanti
Gli stabilizzanti sono additivi che servono a ridurre la velocità di deterioramento di
prodotti organici. In genere lo scopo viene raggiunto mescolando al polimero additivi che
prevengono l’azione dell’ossigeno contro la molecola organica o riducono la possibilità di
assorbimento di energia radiante (essenzialmente UV).
c. Ai polimeri, poi, con intenti ovvi, vengono aggiunti coloranti
I coloranti sono solitamente ossidi o altri composti dei metalli di transizione. Ad esempio,
nelle resine per basi di protesi, il colore rosa delle mucose viene simulato con l’aggiunta
di ossido ferrico e di solfuro di mercurio.
10. Classificazione dei polimeri in base alla loro natura chimica e indicazione degli
impieghi principali
plastomeri termoplastici
o resine acriliche
ribasature;
corone e ponti provvisori;
rivestimento estetico di corone e ponti;
basi di protesi mobili;
denti artificiali;
75
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
modellazione85;
(porta-impronte individuali)
o resine vinil – acriliche
basi di protesi mobili;
o resine polistireniche
basi di protesi mobili;
o policarbonati
corone e ponti provvisori;
basi di protesi mobili;
plastomeri termoindurenti
o resine epossidiche
monconi e modelli
86
elastomeri (materiali da impronta)
o polisolfuri
o polieteri
o polivinilsilossani
11. Resine per basi di protesi e loro formatura
Le resine per basi di protesi, parziali o totali, sono tra le più importanti in campo
odontotecnico, per la vastità del loro impiego. Esse vengono divise in tre tipi merceologici
fondamentali;
Tipo I – resine termopolimerizzabili
Tipo II – resine autopolimerizzabili
Tipo III resine termoplastiche in blocchetti o polvere
Le resine di tipo I e tipo II chimicamente appartengono o alle resine acriliche o alle resine
vinil-acriliche.
Le resine tipo III possono essere resine acriliche oppure polistirene o policarbonato. Sono
però di impiego molto più limitato per la maggiore difficoltà di lavorazione.
La realizzazione delle basi di protesi (formatura) si svolge secondo due metodiche
principali:
formatura per compressione, con resine termopolimerizzabili (tipo I) o
autopolimerizzabili (tipo II). Questo tipo di formatura ha il pregio di richiedere
attrezzature poco costose. I suoi difetti consistono nel fatto che l’operatore viene a
contatto con il monomero liquido esponendolo a effetti nocivi per contatto e per
inalazione. Inoltre, se la procedura non è eseguita a regola d’arte, si può avere
facilmente la formazione di porosità nel manufatto. Le possibili cause di porosità
sono:
85
Le resine per modellazione disponibili da più tempo sono resine acriliche autopolimerizzabili. Di più recente
introduzione sono resine a base di uretan-dimetacrilato (UDMA) fotopolimerizzabili. (Simionato, vol2, pp. 701 -
703)
86
Elastomeri – son così chiamati i polimeri dotati di notevole allungamento in campo elastico.
La grande elasticità della gomma dipende dallo svolgersi delle catene macromolecolari che, in posizione di
riposo, assumono una configurazione a gomitolo (P. Bassi, Chimica applicata, p. 217, 231]
La gomma naturale ha una temperatura di transizione vetrosa di - 70°C
76
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Liquido:
• monomero (metil-metacrilato)
• inibitori (idrochinone), bloccano eventuali radicali liberi formatisi accidentalmente,
impedendo la polimerizzazione del liquido prima del suo impiego
• sostanze reticolanti (un altro monomero che contiene due doppi legami nella molecola
e che ha la possibilità di formare alcune catene trasversali). Provoca una parziale
reticolazione che rende il polimero più resistente.
77
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
Van Vlack, Tecnologia dei materiali, EST Mondadori.
http://it.wikipedia.org/wiki/Polimero
http://it.wikipedia.org/wiki/Polimerizzazione
http://www.dmfci.unict.it/siracusa/web1/materiale_didattico/b4.pdf
http://chifis.unipv.it/mustarelli/Biomateriali%20polimerici%20-%20cap%208.pdf
<
78
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Le ceramiche dentali
Percorso base
3 Le porcellane comuni
79
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Le porcellane comuni sono il materiale da cui si sono ricavate, con opportune modifiche,
le prime porcellane dentali. Le materie prime fondamentali delle porcellane comuni sono
tre:
feldspato – è il componente che abbassa la temperatura di fusione dell’intera massa,
esso dopo cottura si trasforma in una matrice vetrosa 87 che ingloba gli altri
componenti. I feldspati più usati sono silico-alluminati di sodio88 o di potassio89 che
durante la cottura liberano ossido di sodio o di potassio, che agiscono da fondenti90.
silice – agisce da smagrante, impedisce il collasso dell’oggetto durante la cottura. Nel
prodotto finito è presente sotto forma di cristalli dispersi nella matrice vetrosa e dà ad
essa resistenza.
caolino91 – è il costituente principale delle porcellane ordinarie. Esso fornisce
plasticità (plasticity) al materiale da lavorare prima della cottura. Durante la cottura il
caolino si trasforma chimicamente, dando origine a cristalli di mullite, che nel
prodotto finale risulteranno inglobati, insieme ai cristalli di silice, nella matrice vetrosa
originata dai feldspati. I cristalli di mullite impartiscono alla porcellana comune la sua
caratteristica opacità, pertanto nelle porcellane dentali il caolino deve essere presente
in quantità molto ridotta, inferiore al 4%.
componente porcellane comuni porcellane dentali
caolino (agglomerante) 50% 0 % (< 4%)
silice (smagrante) 20 – 25 % 25 %
feldspato (fondente) 25 – 30 % 65 %
riducono la viscosità
aumentano il coefficiente di dilatazione termica (l’ossido di potassio ha un
effetto più pronunciato dell’ossido di sodio)
La presenza di questi ossidi migliora quindi la lavorabilità dei vetri, ma se la loro
concentrazione è troppo elevata, peggiora alcune caratteristiche importanti. In particolare:
diminuisce la stabilità chimica
diminuisce la resistenza all’acqua
81
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Pregi e limiti delle porcellane feldspatiche - Le porcellane feldspatiche sono state le prime
porcellane dentali ad essere utilizzate per la ceramica integrale. I loro pregi sono:
• elevata biocompatibilità
• inalterabilità
• estetica
Mentre i difetti principali sono:
• una scarsa resistenza a trazione e a flessione94 (che ne limita o impedisce l’impiego per
protesi in ceramica integrale)
• una durezza maggiore dei denti naturali, che provoca una usura eccessiva degli
antagonisti.
La scarsa resistenza meccanica di queste ceramiche è dovuta alla presenza della matrice
vetrosa, originata dalla fusione dei feldspati, e alla porosità dovuta al fatto che esse sono
93
«Solitamente, la scelta del tipo di denti artificiali da utilizzare si basa sulle preferenze dell’odontoiatra e del
paziente, anche se in genere si tende a utilizzare i denti in resina nei casi in cui siano presenti modeste condizioni
di sostegno da parte delle creste edentule, oppure vi sia uno spazio limitato per la sistemazione dei denti e
quando i denti artificiali sono in antagonismo a denti naturali o a ricostruzioni estese in leghe nobili. I denti in
ceramica, invece, sono più indicati per pazienti con protesi totali superiori ed inferiori, quando vi è un buon
sostegno da parte delle creste edentule e quando lo spazio per la sistemazione dei denti risulta adeguato»
Infodent 12/2007 p. 23
94
Ricordiamo che i materiali fragili hanno una resistenza a compressione nettamente superiore a quella a
trazione. La differenza è dovuta al comportamento delle microcricche superficiali (fessure di Griffith), che nelle
prove a trazione innescano precoci processi di frattura. Nelle prove a compressione queste imperfezioni
superficiali non hanno alcun effetto sulle proprietà del materiale. Le fessure di Griffith – sottilissime fessure
superficiali lunghe da 0,2 a 10 mm si comportano come punti di concentrazione delle tensioni e quindi come
inviti a rottura (Simionato, II vol, p.729)
82
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
ottenute per sinterizzazione e non per fusione completa delle materie prime. La porosità
rende il materiale meno resistente e nella matrice vetrosa le fratture si propagano
rapidamente portando alla rottura del manufatto. La fase cristallina, invece, ne migliora le
caratteristiche: i cristalli infatti sono in grado di ostacolare la propagazione di queste
fratture.
Bisogna tuttavia tener presente che la matrice vetrosa, causa della scadenti caratteristiche
meccaniche, è la fase che impartisce al materiale la sua elevata caratteristica estetica.
Per superare i limiti di resistenza meccanica delle porcellane feldspatiche sono state
seguite tre vie principali:
• l’accoppiamento della ceramica ad un altro materiale in grado di resistere alle
sollecitazioni a trazione e flessione: è ciò che avviene nella metallo – ceramica.
• La creazione all’interno della matrice vetrosa di una fase cristallina fine e dispersa che
ostacoli la propagazione delle fratture: è ciò che avviene nelle vetroceramiche.
• L’eliminazione della fase vetrosa con la realizzazione di ceramiche dotate di sola
struttura policristallina: è ciò che avviene nelle ossido – ceramiche.
95
Vedi Sersale, I materiali ceramici ordinari e speciali. Casa Editrice Ambrosiana, 1975 – p.112
96
Il ciclo termico di ceramizzazione è per molti versi simile al ciclo termico di invecchiamento per
precipitazione.
83
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
1800
1600
1400
1200
Temperatura °C
0
0 100 200 300 400 500 600
Tempo min
Nel primo stadio produttivo «la miscela delle masse viene fusa completamente tra 1300 e
1500°C e successivamente raffreddata in acqua fredda. In tal modo la struttura amorfa
della fusione viene congelata a temperatura ambiente.
Nel secondo stadio produttivo, viene iniziata la fase di trattamento termico a 1000°C, nota
con il nome di tempra, in cui si forma un precipitato di piccoli cristalli (leucite). Se la
temperatura ed il tempo sono esatti, si forma una grande quantità di piccoli cristalli di
leucite nel 50% della massa. Il processo viene concluso con un ulteriore raffreddamento.
Per la sua microstruttura, il composto così ottenuto viene chiamato vetro – ceramica»97,98
La differenza tra una vetroceramica e una ceramica tradizionale consiste essenzialmente
nel fatto che la prima non viene ottenuta per sinterizzazione di specie cristalline con
formazione di una matrice vetrosa, ma, al contrario, viene in un primo momento fusa
come vetro e solo successivamente viene fatta cristallizzare parzialmente con un ciclo
termico.
I manufatti in vetroceramica sono ultimati con un rivestimento estetico di porcellana
feldspatica compatibile, o con apposite vernicette colorate.
Le principali vetroceramiche per uso dentale sono la vetroceramica rinforzata con mica99
(la prima introdotta, ma ormai in disuso), la vetroceramica alla leucite e la vetroceramica
al disilicato di litio.
97
Carmen – Aspetti di una nuova metalloceramica, p.5 http://www.dentaurum.de/files/989-732-50.pdf
98
Il processo è analogo ai processi di invecchiamento, preceduti da tempra di solubilizzazione a cui vengono
sottoposte alcune leghe.
99
Vetroceramiche rinforzate con mica: fluoromica tetrasilicica (KMg2.5Si4O10F2) - resistente chimicamente,
con proprietà simili allo smalto dentario, trasparente ai raggi X, traslucida.
Con queste ceramiche si realizzano corone con il metodo della fusione a cera persa. Il manufatto è quindi
sottoposto ad un trattamento termico di ceramizzazione per provocare la formazione dei cristalli di mica
all’interno della matrice vetrosa (prodotto commerciale: Dicor)
84
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
86
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Materiali analoghi (anzi ancor più resistenti) si ottengono sostituendo l’allumina (ossido di
alluminio Al2O3) con zirconia (ossido di zirconio ZrO2) stabilizzata con ittrio.
0,22
0,21
0,2
Volume specifico cm3/g
0,19
fase alfa
0,18 fase beta
fase gamma
0,17 liquido
0,16
0,15
0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500
Temperatura °C
difetti:
non si conosce a sufficienza la stabilità nel tempo del materiale (si teme che la
permanenza per anni a contatto con la saliva possa deteriorane la struttura e
comprometterne le caratteristiche meccaniche).
Bibliografia
F.Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin 1996
G. Pappalardo, Manuale di materiali dentari, Piccin 1997, pp. 239 e segg.
http://www.intechopen.com/download/pdf/29784
104
«Grazie all’impiego di rilevanti quantità di carbonato di sodio e di carbonato di potassio come fondenti,
queste ceramiche contengono quantità alquanto elevate di ossido di potassio e di ossido di sodio, che fungono da
modificatori del reticolo vetroso e abbassano la loro temperatura di cottura. Inoltre, soprattutto grazie al
contenuto alquanto elevato di ossido di potassio, queste ceramiche presentano un coefficiente di dilatazione
termica relativamente elevato, e tale da risultare compatibile con quello delle leghe appositamente prodotte per
essere ricoperte con ceramica. Ciò è dovuto al fatto che in questi materiali ceramici sono presenti piccolissimi
cristalli di leucite aventi dimensioni di 2 – 3 mm, disseminati in una matrice vetrosa. […] la leucite è metasilicato
di alluminio e potassio ed essa presenta un coefficiente di dilatazione termica alquanto elevato.»
[F.Simionato, Scienza dei materiali dentali, Piccin 1996, p. 795.]
105
Sulle fritte, vedi il paragrafo Fabbricazione delle vernici, alla voce Ceramiche in Enciclopedia della Chimica,
USES, p. 237
106
Opuscolo Carmen, p. 5
88
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
http://wwwo.nobelbiocare.com/it/resource-library/brochures/
dHlwZT1PUkcmcmVjb3JkSWQ9UFJPRE1UUkxfMDAwNzIzNV8xJmxhbmd1YWdlPWl0.gmt
89
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
90
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
107
Paolo Battaini Comportamento in colaggio a cera persa delle leghe orafe a base di palladio http://www.8853.it/StoreImgs/
battaini.pdf
91
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
leghe nobili. Il rutenio è usato anche come allegante delle leghe non – nobili a base di
cobalto, per migliorarne la lavorabilità.
3 Le leghe di maggior impiego per metallo - ceramica
Le leghe nobili per metallo - ceramica
a) Leghe Oro – Platino – (Palladio) – Sono le leghe impiegate da maggior tempo e
per questo motivo, loro caratteristiche sono solitamente prese come riferimento
per discutere quelle delle altre leghe nobili e non nobili, per metallo – ceramica.
L’allegante principale è il platino che, insieme alle eventuali piccole percentuali di
palladio, aumenta la temperatura di fusione e diminuisce il coefficiente di
dilatazione termica, rendendoli compatibili con quelli delle porcellane. Sono
presenti metalli non nobili, quali indio, gallio, ferro, … con la funzione di creare
uno strato sottile e controllato di ossido, in grado di legare chimicamente la
ceramica. Sono sempre inoltre presenti piccole quantità (inferiori all’1%) di iridio
e o rutenio come agenti nucleanti, per favorire la formazione di una grana
cristallina fine, che consente una maggiore precisione della fusione e una
maggiore resistenza alle temperature (basse) di impiego della protesi.
Pregi:
• elevata biocompatibilità;
• elevata resistenza alla corrosione;
• ottimo legame con la ceramica
• buona fusibilità
• buone caratteristiche meccaniche. Tuttavia la rigidità (modulo di Young) non è
molto elevata e non consente la realizzazione di ponti estesi (superiori a 3 – 4
elementi);
• buona saldabilità
Difetti:
• scarsa resistenza allo scorrimento viscoso (rischio di deformazioni durante il
riscaldamento per la cottura della porcellana);
• non adatta per ponti estesi (bassa rigidità)
• costo elevato;
• densità elevata
I difetti elencati sono dovuti principalmente alla presenza del platino. Per questo
motivo sono state successivamente introdotte leghe non contenenti, o contenenti in
minima quantità, questo metallo.
Queste leghe sono state messe a punto per eliminare i principali difetti dovuti alla
presenza del platino, in particolare il costo molto elevato.
Si utilizza il palladio come allegante principale: esso, infatti, analogamente al
platino, aumenta l'intervallo di fusione al di sopra della temperatura di cottura delle
ceramiche e abbassa il coefficiente di dilatazione termico, rendendolo compatibile
con le ceramiche del rivestimento estetico.
92
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Pregi:
• minore densità;
• minore costo;
• maggiore rigidità (E), sono quindi più idonee per ponti estesi;
• migliori proprietà meccaniche (limite elastico, resistenza a trazione, durezza);
• migliore resistenza allo scorrimento viscoso;
Difetti:
• possibile colorazione verdastra ai margini di chiusura (dovuta alla colorazione
impartita dall’argento alla ceramica;
• possibile formazione di porosità – rugosità, dovuto alla elevata solubilità di gas
allo stato liquido in palladio (gas idrogeno) e in argento (gas ossigeno),
rilasciati in fase di solidificazione108;
• possibile assorbimento di carbonio dal crogiolo in grafite con formazione di
carburi duri e fragili di palladio (per questo motivo, in genere si ricorre ai
crogioli in porcellana)
• sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota l'allergia
per il nichel
c) Leghe Palladio – Argento – Sono leghe completamente prive di oro, sostituito dal
palladio. Questo ne fa le leghe più economiche, con le seguenti caratteristiche
principali.
Anche in queste leghe sono presenti metalli non nobili in grado di formare lo
strato di ossido per legare la ceramica e agenti nucleanti (iridio e rutenio).
Pregi:
• densità bassa (la più bassa tra le leghe nobili);
• costo minore (sono le più economiche tra le leghe nobili);
• buone caratteristiche meccaniche, mediamente non inferiori a quelle delle altre
leghe nobili. Il modulo di elasticità è il più elevato, quindi sono le più indicate
tra quelle nobili per ponti estesi;
108
Per ovviare a questo inconveniente si utilizzano fonditrici elettroniche sottovuoto.
93
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
d) Leghe Oro – Palladio – Sono state introdotte successivamente alle leghe palladio
– argento, nonostante il costo maggiore, per eliminare i problemi dovuti alla
presenza dell'argento. Sono probabilmente le migliori leghe nobili per metallo –
ceramica attualmente disponibili. Le caratteristiche generali sono superiori a
quelle delle leghe Oro – Platino. Inoltre non presentano gli inconvenienti dovuti
alla presenza dell’argento. Rispetto alle leghe precedenti hanno
Pregi:
• sono probabilmente le migliori leghe disponibili per metallo – ceramica;
• densità non eccessiva;
• rigidità (E) elevata, quindi idonee per ponti estesi;
• buone proprietà meccaniche (limite elastico, resistenza a trazione, durezza);
• buona resistenza allo scorrimento viscoso;
Difetti :
• costo elevato, ma inferiore alle Oro - Platino;
• possibile formazione di porosità – rugosità, dovuto alla elevata solubilità di gas
allo stato liquido in palladio (gas idrogeno), rilasciati in fase di
solidificazione110;
• possibile assorbimento di carbonio dal crogiolo in grafite con formazione di
carburi duri e fragili di palladio (per questo motivo, in genere si ricorre ai
crogioli in porcellana)
• sconsigliato l'uso di leghe contenenti palladio in pazienti di cui è nota l'allergia
per il nichel
i cui costituenti sono stati discussi nel capitolo sulle leghe non nobili da colata,
possono essere utilizzate per la metallo – ceramica.
Esse infatti:
• presentano un intervallo di fusione elevato, di gran lunga superiore alla temperatura di
cottura della ceramica estetica;
• hanno un coefficiente di dilatazione termica compatibile con la ceramica;
• formano uno stato di ossido, dovuto al cromo e agli altri componenti aggiunti allo
scopo di passivare la lega;
• hanno una rigidità molto elevata, quindi sono adatte per ponti estesi;
• hanno una elevata resistenza allo scorrimento viscoso.
In origine, le leghe non nobili maggiormente utilizzate furono le leghe nichel – cromo,
grazie alla loro migliore lavorabilità. Tuttavia, il diffondersi dell'allergia al nichel nella
popolazione ha portato alla loro progressiva sostituzione con le leghe cobalto – cromo,
prive di nichel, per diminuire i rischi di incompatibilità legati alla presenza di questo
metallo.
Le leghe al nichel – cromo, rispetto alle analoghe leghe al cobalto cromo:
o sono più facili da colare (hanno un intervallo di fusione più basso);
o sono più facili da rifinire (sono meno dure)
o hanno una biocompatibilità inferiore, dovuta alla presenza del nichel;
o sono equivalenti per tutte le altre caratteristiche.
Rispetto alle leghe nobili per metallo – ceramica, le leghe non nobili (sia quelle a base
di nichel, sia quelle a base di cobalto) presentano le seguenti caratteristiche.
Pregi:
• minore densità;
• costo minore;
• migliori caratteristiche meccaniche: le resistenze a trazione, flessione e
compressione sono all’incirca doppie;
• maggiore rigidità: il modulo di elasticità è circa doppio, sono quindi
particolarmente indicate per ponti estesi;
• sono molto resistenti allo scorrimento viscoso (sono delle superleghe,
realizzate originariamente negli anni sessanta per resistere alle alte
temperature, alle quali diventa rilevante lo scorrimento viscoso)
Difetti
• sono meno biocompatibili (in particolare quelle contenenti nichel);
• hanno una aderenza chimica più scarsa con la porcellana, a causa dello
spessore eccessivo dello stato di ossido superficiale;
• sono più difficili da colare, per l’elevato intervallo di fusione;
• non si possono usare con crogioli contenenti grafite (formazione di carburi di
cromo fragili), al pari di quelle nobili contenenti palladio;
Il berillio può provocare sia una intossicazione acuta (polmonite chimica), sia una intossicazione cronica
(berilliosi: reazione infiammatoria delle vie respiratorie, stanchezza, difficoltà respiratoria; cancro al polmone)
95
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
• estetica inferiore.
96
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
2. I compositi
Le resine composite sono un tipo particolare di materiale composito 112, ottenuto
accoppiando un materiale plastico ad un materiale ceramico, introdotto in campo
odontotecnico con lo scopo principale di sostituire le resine acriliche come materiali di
ricopertura estetica.
Le resine composite sono costituite da tre componenti fondamentali:
• matrice organica (polimero)
112
Abbiamo visto che esistono tre categorie fondamentali di materiali: plastici, ceramici e metallici. I compositi sono
materiali ibridi, ottenuti accoppiando materiali appartenenti a categorie fondamentali diverse.
97
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
98
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
100
90
80
70
Durezza Vickers HV
60
50
HV
40
30
20
10
0
20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70
Percentuale filler V%
99
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
o onlays
o faccette
o corone (anteriori e posteriori)
rivestimento di protesi combinate rimovibili
sovrastrutture di protesi su impianti
la sua ricottura di distensione, senza correre alcun rischio di deformazione per effetto
delle eventuali tensioni interne.
• L’adesione è chimica in entrambe i casi e non ci sono differenze di rilievo nei risultati
ottenuti.
• La resistenza all’usura della ceramica è maggiore, quindi può essere usata per
rivestire integralmente la struttura metallica. I composito si deteriora più rapidamente
per sfregamento, ha una durata inferiore e per questo motivo spesso si preferisce
impiegarlo per il solo rivestimento della faccia vestibolare. Tuttavia, il rivestimento in
composito, proprio per la sua minore durezza, viene talvolta preferito in presenza di
antagonisti naturali, in quanto ne provoca una minore usura.
• L’estetica è buona in entrambe i casi, ma la ceramica garantisce risultati più
soddisfacenti e, soprattutto, più duraturi nel tempo, grazie alla sua maggiore
inalterabilità e resistenza all’usura. Bisogna comunque ricordare che l’estetica
assicurata da entrambe i materiali non è mai paragonabile a quella della ceramica
integrale, a causa della presenza della struttura metallica, che impedisce di simulare
appieno l’aspetto traslucente del dente naturale.
• Il costo di applicazione del composito è inferiore. Esso, inoltre, è solitamente abbinato
ad una lega non nobile cobalto – cromo.
• Eventuali riparazioni. La riparazione per ripristinare lo strato estetico eventualmente
danneggiato è molto problematica nel caso della ceramica. La ricottura in forno può
portare al distacco per esplosione del vecchio strato di materiale. Invece, la riparazione
dello strato di composito non presenta particolari problemi.
• Giudizio conclusivo: la metallo – resina presenta, rispetto alla metallo – ceramica, i
seguenti tre vantaggi:
• facilità di lavorazione
• economicità
• facilità di lavori di restauro.
Approfondimento
Classificazione e caratteristiche dei compositi in base alle dimensioni del filler
I compositi sono solitamente classificati113 in base alla dimensione delle particelle e, di
conseguenza, alla percentuale di riempitivo presente, in:
113
http://www.heraeus-venus.com/media/downloads/it/Venus_StepbyStepGuide_4_Fotopolimerizzazione.pdf
101
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Oltre alla percentuale di riempitivo, il cui aumento come abbiamo visto migliora le
proprietà meccaniche, le caratteristiche del composito dipendono dalle dimensioni di
granuli del materiale inorganico. Una maggiore finezza è desiderabile in quanto si
ottengono prodotti esteticamente migliori, in quanto facilmente lucidabili. Tuttavia, con
prodotti molto fini non è possibile ottenere elevate percentuali di riempitivo nel composito
(a parità di massa, un materiale più finemente suddiviso, dà luogo ad una maggior
percentuale di vuoto, che nel composito è occupato dalla matrice).
Bibliografia
Infodent 11/2006, Compositi da laboratorio
Infodent 1-2/2008, Compositi da studio
http://www.iss.it/binary/publ/cont/1123-3117_2000_I_00_4.1181110273.pdf
http://www.iss.it/binary/publ/publi/0133.1125667558.pdf
http://www.iss.it/binary/publ/cont/06-2.1143710212.pdf
http://www.iss.it/binary/publ/cont/1123-3117_2000_I_00_26.1162892082.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Odontoiatria_conservativa
http://www.tesionline.com/__PDF/11793/11793p.pdf
http://ww.unina2.it/odontoinformatica/Studenti/aa%20doctorchris/Doctor%28cure%20composito%29.htm
http://www.odontotecnicasnc.it/lavori/diamond_crown.pdf
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102
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Schede di esercizi 3a
103
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La materia e i materiali
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Proprietàdei materiali
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
106
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Miscugli e sostanze
1. Prepara a casa alcuni miscugli, mescolando di volta in volta acqua con: zucchero, sale, caffè in
polvere, vino, sabbia, olio. Prepara miscugli analoghi sostituendo l’acqua con olio. È possibile
separare nuovamente i miscugli ottenuti? Se si, come?
2. Classifica i miscugli ottenuti nel punto precedente in due gruppi in base alla caratteristica che
ritieni più importante.
3. Che cos’è un miscuglio? Quali sono i due concetti principali in base a cui può essere definito?
4. Elenca almeno 5 caratteristiche fisiche o chimiche, importanti per la caratterizzazione dei
campioni e la loro classificazione in omogenei ed eterogenei.
5. Scrivi la definizione di campione omogeneo e di campione eterogeneo.
6. Individua in casa tua 5 campioni eterogenei e 5 campioni omogenei. Motiva la tua classificazione.
7. Scrivi la definizione di soluzione e quella di sostanza.
8. Spiega brevemente l’importanza per la chimica del concetto di sostanza.
9. Individua in casa tua 5 soluzioni e 5 sostanze pure. Motiva la tua classificazione.
10. Esiste un solo tipo di vino bianco o vari tipi, diversi per sapore, odore, colore,…? In base a questa
considerazione, il vino bianco è una sostanza o una soluzione?
11. Che cosa sono le leghe? E le caratteristiche metalliche?
12. Quale, tra le seguenti operazioni, è la più indicata per eliminare il deposito (feccia) che si forma
nel vino?
a) Distillazione
b) Centrifugazione
c) Filtrazione
d) Uso dell'imbuto separatore
13. Quale, tra le seguenti operazioni, è la più indicata per separare la panna dal latte?
a) Distillazione
b) Centrifugazione
c) Filtrazione
d) Uso dell'imbuto separatore
14. In che modo si ottengono l’ossigeno e l’azoto puri?
15. Che cosa succede se si fa bollire a lungo una soluzione di acqua salata? Durante l'ebollizione le
caratteristiche (temperatura di ebollizione, sapore, …) della soluzione rimanente cambiano o
restano le stesse?
16. Conosci altre tecniche di purificazione, oltre alla distillazione?
17. Sulla diversità di quale grandezza fisica delle sostanze, si basa la separazione per distillazione?
18. Quali regolarità, riscontrate negli eventi e/o negli oggetti, hanno portato, rispettivamente. alla
formazione dei concetti di miscuglio eterogeneo, miscuglio omogeneo e sostanza?
19. Costruisci una mappa concettuale su Miscugli e sostanze
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Le cere
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I materiali da impronta
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I materiali da impronta 2
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I metalli e le leghe
1) Quali sono le principali caratteristiche metalliche? Elencale indicando per ognuna di esse
l'importanza in campo dentale.
2) Che cosa si intende per plasticità (plasticity)? Qual è la sua relazione con la duttilità
(ductility) e la malleabilità?
3) Discuti, in base alla sua struttura microscopica, il fenomeno della dilatazione termica di un
metallo.
4) Gli atomi di un metallo sono più grandi quando esso si trova allo stato solido, allo stato
liquido o allo stato gassoso?
5) Descrivi che cosa succede a livello di struttura microscopica durante i passaggi di stato di
un metallo.
6) Che cosa si intende per metallo nobile? Quali sono i principali metalli nobili (noble
metals)? Qual è il metallo nobile più utilizzato in odontotecnica?
7) Descrivi brevemente il fenomeno della passivazione dei metalli. Quali sono i principali
metalli in cui si verifica?
8) Qual è l’influenza della velocità di solidificazione sulla grana cristallina di un metallo?
9) Che cosa sono le leghe? Che cosa si intende per metallo base?
10) In che cosa possono differenziarsi le leghe dai rispettivi metalli base?
11) Che cosa si intende per lega binaria? E per lega bifasica? Quali leghe sono soluzioni
solide?
12) In che modo è possibile ottenere una lega?
13) Che cos’è la sinterizzazione?
14) Che cosa si intende per CAD? E per CAM?
15) Descrivi brevemente la realizzazione di un manufatto mediante laser-sinterizzazione.
16) Descrivete i principali impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico.
17) Quale importanza ha la temperatura di fusione di un metallo (o l’intervallo di fusione di
una lega) per l’impiego in campo odontotecnico?
18) Che cosa sono gli agenti nucleanti? Qual è la loro funzione nella lega?
19) Che cosa si intende per biocompatibilità di un materiale. Quali metalli possono essere
problematici per questo aspetto? Quale metallo dà invece attualmente le migliori
garanzie?
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115
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Riepilogo questionari
116
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Schede di esercizi 4a
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I metalli e le leghe
1) Quali sono le principali caratteristiche metalliche? Elencale, indicando per ognuna di esse
l'importanza in campo dentale.
2) Che cosa si intende per plasticità (plasticity)? Qual è la sua relazione con la duttilità
(ductility) e la malleabilità?
3) Che cos’è il legame chimico? E il legame metallico?
4) Disegna schematicamente un cristallo di un metallo con due elettroni di valenza. (Es: Ca,
Zn, Cu)
5) Discuti, in base alla sua struttura microscopica, il fenomeno della dilatazione termica di un
metallo.
6) Gli atomi di un metallo sono più grandi quando esso si trova allo stato solido, allo stato
liquido o allo stato gassoso?
7) Descrivi che cosa succede a livello di struttura microscopica durante i passaggi di stato di
un metallo.
8) Che cosa si intende per metallo nobile? Quali sono i principali metalli nobili (noble
metals)? Qual è il metallo nobile più utilizzato in odontotecnica?
9) Descrivi brevemente il fenomeno della passivazione dei metalli. Quali sono i principali
metalli in cui si verifica?
10) Qual è l’influenza della velocità di solidificazione sulla grana cristallina di un metallo?
11) Che cosa sono le leghe? Che cosa si intende per metallo base?
12) In che cosa possono differenziarsi le leghe dai rispettivi metalli base?
13) Descrivete i principali impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico.
14) Quale importanza ha la temperatura di fusione di un metallo (o l’intervallo di fusione di
una lega) per l’impiego in campo odontotecnico?
15) Il Vitallium (composizione: Cobalto 64%, Cromo 30%, Molibdeno 5%) è una lega
appartenente alla classe delle stelliti.
a) Si tratta di una lega nobile o non nobile? Perché?
b) Quali caratteristiche sono impartite alla lega dalla presenza del 30% di cromo?
Perché?
c) Descrivete i possibili impieghi in campo dentale di queste leghe, specificandone
pregi e difetti, in particolare rispetto alle leghe a base di oro.
16) Che cosa si intende per biocompatibilità di un materiale. Quali metalli possono essere
problematici per questo aspetto? Quale metallo dà invece attualmente le migliori
garanzie?
17) Scrivi la classificazione delle leghe:
• in base al numero dei componenti;
• in base al numero delle fasi;
• in base alla struttura microscopica.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
119
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
1) Nella esperienza sulla corrosione del ferro, qual è la funzione svolta dell’agar?
2) Che cos’è la fenolftaleina? A quale scopo è impiegata nella esperienza in esame?
3) Qual è la funzione del ferrocianuro di potassio?
4) Che cosa indica l’eventuale sviluppo di una effervescenza?
5) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/magnesio?
6) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/zinco?
7) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/argento?
8) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/rame?
9) In quali casi il ferro risulta esente da corrosione? Qual è il motivo?
10) Sapreste prevedere che cosa succederebbe utilizzando un chiodo di ferro avvolto con un filo
d’oro? Perché?
11) Quale caratteristica dei metalli è misurata dal loro potenziale di riduzione?
12) In che cosa consistono, a livello microscopico, i processi di ossidazione e di riduzione?
1) Nella esperienza sulla corrosione del ferro, qual è la funzione svolta dell’agar?
2) Che cos’è la fenolftaleina? A quale scopo è impiegata nella esperienza in esame?
3) Qual è la funzione del ferrocianuro di potassio?
4) Che cosa indica l’eventuale sviluppo di una effervescenza?
5) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/magnesio?
6) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/zinco?
7) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/argento?
8) Che cosa si osserva nella prova relativa alla coppia ferro/rame?
9) In quali casi il ferro risulta esente da corrosione? Qual è il motivo?
10) Sapreste prevedere che cosa succederebbe utilizzando un chiodo di ferro avvolto con un filo
d’oro? Perché?
11) Quale caratteristica dei metalli è misurata dal loro potenziale di riduzione?
12) In che cosa consistono, a livello microscopico, i processi di ossidazione e di riduzione?
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Pausa didattica:
materiali metallici
materiali da rivestimento
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I materiali da rivestimento
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Le leghe nobili
1) Che cosa si intende per metallo nobile? Quali sono i principali metalli nobili (noble
metals)? Qual è il metallo nobile più utilizzato in odontotecnica?
2) Perché l'oro puro non viene utilizzato per la costruzioni di manufatti?
3) Quali sono i principali alleganti dell'oro?
4) Descrivi principali impieghi dei metalli e delle leghe in campo odontotecnico.
5) Scrivi la classificazione delle leghe auree da colata e indica i principali impieghi di
ognuna di esse.
6) Come cambiano le principali caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche delle leghe
auree da colata al diminuire della concentrazione del metallo base?
7) Quali sono le principali caratteristiche impartite dall'argento come allegante delle leghe
auree da colata?
8) Quali sono le principali caratteristiche impartite dal rame come allegante delle leghe auree
da colata?
9) Quali sono le principali caratteristiche del palladio come metallo base e come allegante
delle leghe nobili da colata?
10) Quali impieghi trovano il rutenio e l'iridio nelle leghe auree da colata?
11) Quali sono i principali pregi e difetti delle leghe auree da colata rispetto alle
corrispondenti leghe non nobili, a base di Ni - Cr o di Co - Cr?
12) Che cosa si intende per biocompatibilità di un materiale. Quali metalli possono essere
problematici per questo aspetto? Quale metallo dà invece attualmente le migliori
garanzie?
13) Qual è la differenza, in quanto a composizione chimica, tra le leghe auree e le leghe da
colata con contenuto di metalli nobili compreso tra il 25% e il 50%? Qual è la funzione
principale del palladio in questo tipo di lega?
14) Quali sono gli impieghi attuali leghe da colata con contenuto di metalli nobili compreso
tra il 25% e il 50%?
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125
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
127
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
4a ODO-SCHEDAN° 5_1
Titanio
1. Perché il titanio, nonostante la sua abbondanza sulla crosta terrestre, è uno dei materiali
di impiego più recente?
2. Quali sono le caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche, meccaniche ed economiche
che rendono il titanio un ottimo materiale dentale?
3. Elenca e discuti i motivi che rendono difficile la lavorazione del titanio con il metodo della
fusione a cera persa.
4. Quali sono i possibili impieghi del titanio in campo dentale?
5. Qual è la lega di titanio, utilizzabile in sostituzione del metallo di purezza commerciale?
Qual è il suo impiego usuale?
6. In che cosa consiste la lavorazione CAD/CAM per fresaggio ed elettroerosione? Elencate
e discutete i passi di lavorazione.
7. Che cos’è il titanio plasma spray? Per quali impieghi dentali viene eseguito questo
trattamento?
8. Quali vantaggi comporta il trattamento superficiale del titanio con la idrossiapatite?
9. A che cosa è dovuta l’elevata biocompatibilità del titanio?
10. Perché il titanio ha trovato, finora, scarso impiego in campo odontotecnico?
11. Quali sono le protesi realizzabili con il titanio o con le sue leghe?
12. Qual è l’uso principale del titanio in campo dentale?
13. Quali caratteristiche deve avere una fonditrice per titanio?
14. Quali sono i refrattari solitamente presenti nei rivestimenti speciali per titanio?
15. Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe non nobili
(cobalto – cromo e nichel – cromo).
16. Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe auree (tipo
3 e tipo 4) e alle leghe nobili per metallo - ceramica.
17.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
4a ODO-SCHEDARIEPILOGOQUESTIONARI N° 6_1
Leghe. Trattamenti termici. Rivestimenti. Leghe nobili e non nobili. Prove sui materiali
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
130
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Schede di esercizi 5a
5 Scheda 1_1 – I polimeri
5 Scheda 1_2 – Elaborato sui polimeri
5 Scheda 2_2 – Elaborato sui compositi
5 Scheda 3_1 – La corrosione
5 Scheda 4_1 – Le ceramiche dentali
5 Scheda 4_2 – Elaborato sulle ceramiche dentali
5 Scheda 5_1 – Leghe per metallo – ceramica
5 Scheda 5_2 – Elaborato sulla metallo – ceramica
5 Scheda 6_1 – Il titanio
5 Scheda 6_2 – Elaborato sul titanio
5 Scheda 7_1 – Pausa didattica 1
5 Scheda 7_2 – Riepilogo questionari 1
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
I polimeri
1. I polimeri sono una delle tre classi fondamentali di materiali. Elenca e discuti le loro
caratteristiche principali e la loro importanza in campo dentale.
2. Che cosa si intende per polimero?
3. Scrivi la classificazione dei polimeri in base alla loro origine.
4. Che differenza c’è tra polimeri artificiali e polimeri sintetici?
5. Fai alcuni esempi di polimeri naturali utilizzati come materiali dentali.
6. Scrivi la classificazione dei polimeri in base alla loro struttura.
7. Che cos'è la temperatura di transizione vetrosa, per i polimeri a struttura amorfa?
8. Quale comportamento hanno i polimeri con temperatura di transizione vetrosa inferiore a quella
ambiente? Sono cioè duri e fragili o sono viscoelastici?
9. Che cosa si intende per polimero termoplastico? Da quali strutture sono caratterizzati i polimeri
termoplastici? Fai alcuni esempi di polimeri termoplastici di impiego dentale.
10. Che cosa si intende per polimero termoindurente? Da quali strutture sono caratterizzati i polimeri
termoindurenti? Fai qualche esempio di polimero termoindurente di impiego dentale.
11. Che cosa sono gli elastomeri? Da quali strutture sono caratterizzati?
12. Che cosa si intende per polimerizzazione?
13. Che cosa si intende per poliaddizione? Fai alcuni esempi di polimeri ottenuti per poliaddizione.
14. Che cosa si intende per policondensazione? Fai alcuni esempi di polimeri ottenuti per
policondensazione.
15. Che cosa sono i radicali?
16. Elenca e discuti le fasi della polimerizzazione radicalica.
17. Scrivi e discuti la classificazione delle resine, ottenute per polimerizzazione radicalica, in base al
processo di attivazione.
18. Che cosa sono gli iniziatori? Qual è il loro ruolo nel processo di polimerizzazione?
19. A che cosa servono gli inibitori? Che uso ne viene fatto nei formulati dei materiali da
polimerizzare?
20. Descrivi e discuti la polimerizzazione in blocco (polimerizzazione in massa).
21. Quali tipi di resine sono solitamente utilizzate per la realizzazione di denti artificiali?
22. Quali resine sono utilizzabili per la realizzazione di basi di protesi? In quali tipi commerciali sono
classificate?
23. Quali sono i metodi di formatura delle basi di protesi? Con quali tipi di resine sono utilizzabili?
24. Descrivi e discuti i principali pregi e difetti delle lavorazioni per compressione e per iniezione in
muffola.
25. Quali sono i componenti presenti nella polvere e nel liquido di una resina termopolimerizzabile?
Qual è la funzione di ognuno di essi?
26. Qual è l’effetto della temperatura sulla velocità di reazione?
27. Che cosa sono le reazioni esotermiche?
28. Descrivi brevemente il fenomeno della contrazione da polimerizzazione.
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
1. Proprietà generali dei materiali plastici e loro importanza in campo dentale (2)
2. Definizioni (polimero/polimerizzazione). (1)
3. Plastomeri ed elastomeri. Polimeri termoplastici e termoindurenti. (2)
4. Classificazione (con esempi) e descrizione in base a:
a. origine (1)
b. tipo di polimerizzazione (1)
c. tipo di struttura molecolare (1)
5. Polimerizzazione radicalica e tipi di attivazione e classificazione in base ai tipi di attivazione. (2)
6. Tecniche di preparazione dei polimeri: la polimerizzazione in blocco. (1)
7. Classificazione in base ai principali impieghi odontotecnici (2)
8. Classificazione, natura chimica delle resine per basi di protesi. Pregi e difetti dei diversi metodi di
formatura delle basi di protesi. (3)
9. Composizione di polvere e liquido di una resina termopolimerizzabile per basi di protesi. (2)
10. Giudizio di insieme. (2)
1. Proprietà generali dei materiali plastici e loro importanza in campo dentale (2)
2. Definizioni (polimero/polimerizzazione). (1)
3. Plastomeri ed elastomeri. Polimeri termoplastici e termoindurenti. (2)
4. Classificazione (con esempi) e descrizione in base a:
a. origine (1)
b. tipo di polimerizzazione (1)
c. tipo di struttura molecolare (1)
5. Polimerizzazione radicalica e tipi di attivazione e classificazione in base ai tipi di attivazione (2)
6. Tecniche di preparazione dei polimeri: la polimerizzazione in blocco. (1)
7. Classificazione in base ai principali impieghi odontotecnici (2)
8. Classificazione, natura chimica delle resine per basi di protesi. Pregi e difetti dei diversi metodi di
formatura delle basi di protesi. (3)
9. Composizione di polvere e liquido di una resina termopolimerizzabile per basi di protesi. (2)
10. Giudizio di insieme. (2)
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La corrosione
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Le ceramiche dentali
1) Quali sono le materie prime fondamentali per la produzione delle porcellane comuni?
2) Qual è la differenza riguardo alle materie prime e alla struttura tra le porcellane comuni e le
porcellane feldspatiche dentali?
3) Elenca i principali pregi e difetti delle porcellane feldspatiche dentali in generale.
4) Quanti tipi di porcellane feldspatiche conosci? In base a quale caratteristica sono suddivise? Quali
sono i principali impieghi di ognuno dei tipi?
5) Quali sono i principali additivi impiegati nella produzione delle ceramiche dentali?
6) In che modo è possibile regolare il coefficiente di dilatazione termico di una porcellana feldspatica
dentale? Per quali impieghi è importante un appropriato valore del coefficiente di dilatazione
termico?
7) Quali sono i principali difetti delle porcellane feldspatiche? In che modo si è cercato e si cerca di
ovviare ad essi?
8) Quali sono le porcellane per fusione (vetroceramiche)? In che cosa si differenziano dalle
porcellane feldspatiche? Quali sono i principali usi odontotecnici?
9) Discutete la differenza tra vetri, ceramiche e vetroceramiche. Come sono ottenuti? Qual è la loro
struttura?
10) Descrivete le fasi e lo scopo del ciclo termico di ceramizzazione.
11) Quali caratteristiche devono avere le leghe per protesi in metallo – ceramica?
12) Che effetto ha sulla resistenza della porcellana, l’accoppiamento con una lega avente coefficiente
di dilatazione termico leggermente superiore?
13) Nella tecnica della stratificazione della porcellana, quali sono le principali “masse” utilizzate?
14) Che cosa si utilizza per rendere opache le porcellane feldspatiche utilizzate come massa base?
15) Qual è lo scopo della glasatura della porcellana?
16) Quali porcellane sono utilizzate per protesi in porcellana integrale? Che tipi di protesi sono
realizzabili con questi materiali?
17) Discutete le caratteristiche e gli impieghi delle ossido-ceramiche da post-sinterizzazione.
18) A che cosa è dovuta la maggiore resistenza meccanica delle ossidoceramiche rispetto alle altre
ceramiche dentali? Perché le ossido-ceramiche alla zirconia stabilizzata con ittrio sono più
resistenti di quelle a base di allumina?
19) Quali sono le ceramiche dentali migliori dal punto di vista estetico? Quali quelle con la maggiore
resistenza meccanica?
20) Quali ceramiche dentali sono vendute in polvere? Con che tecnica di lavorazione si impiegano?
21) Quali ceramiche dentali sono vendute in lingottini? Con che tecnica di lavorazione si impiegano?
22) Quali ceramiche dentali sono vendute in blocchetti? Con che tecnica di lavorazione si impiegano?
136
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
2. Materie prime e differenza tra porcellane comuni e porcellane feldspatiche dentali. (1) ___
3. Le porcellane feldspatiche dentali: classificazione, usi , forniture e lavorazioni, pregi e difetti (2) ___
4. Vetroceramiche: metodi di ottenimento, tipi, usi, forniture e lavorazioni,pregi e difetti (3) ___
6. Le porcellane per metallo – ceramica: caratteristiche essenziali, tipi (natura chimica) forniture e lavorazioni.
(1) ___
7. Descrizione dei principali metodi di lavorazione delle ceramiche dentali. (3) ___
2. Materie prime e differenza tra porcellane comuni e porcellane feldspatiche dentali. (1) ___
3. Le porcellane feldspatiche dentali: classificazione, usi , forniture e lavorazioni, pregi e difetti (2) ___
4. Vetroceramiche: metodi di ottenimento, tipi, usi, forniture e lavorazioni,pregi e difetti (3) ___
6. Le porcellane per metallo – ceramica: caratteristiche essenziali, tipi (natura chimica) forniture e lavorazioni.
(1) ___
7. Descrizione dei principali metodi di lavorazione delle ceramiche dentali. (3) ___
137
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Ni-Cr
150000-
8-9 10-30 200-800 500-1100 200-350 1300-1450
250000
Co-Cr
1) Perché le leghe auree tradizionali di tipo 3 e 4 (per metallo integrale e metallo – resina) non sono
adatte per la metallo – ceramica?
2) Quali sono gli alleganti aggiunti all’oro per ottenere una lega idonea per l’impiego in metallo –
ceramica? Qual è la funzione di ogni singolo allegante?
3) Quali sono le caratteristiche indispensabili e quali le altre caratteristiche desiderabili per una lega
da impiegare in protesi di metallo – ceramica?
4) Discuti le caratteristiche impartite dal platino alle leghe che lo contengono come allegante
principale?
5) Discuti le caratteristiche impartite dal palladio alle leghe che lo contengono come allegante
principale o come metallo base.
6) In quali casi si consigliano le leghe Au – Pt per metallo – ceramica? Quali sono i principali pregi e
difetti di queste leghe?
7) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Au – Pd – Ag, rispetto alle leghe Au – Pt per metallo
ceramica.
8) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Au – Pd rispetto alle leghe Au – Pt e alle altre leghe
per per metallo ceramica.
9) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Pd – Ag rispetto alle leghe Au – Pt e alle altre leghe
per per metallo ceramica.
10) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe non nobili (Ni - Cr e Co – Cr) rispetto alle leghe
nobili per metallo ceramica.
11) Discuti i principali pregi e difetti delle leghe Ni - Cr rispetto alle leghe Co – Cr per metallo
ceramica.
12) Elenca e discuti i principali passi di lavorazione di una protesi fissa in metallo – ceramica.
≤
138
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
1. Motivi della non idoneità per metallo – ceramica delle leghe auree tipo III e IV (1)__
2. Caratteristiche delle leghe per metallo - ceramica. (3)__
3. Leghe nobili:
a) proprietà degli alleganti principali (Platino, palladio) (2)__
b) proprietà degli altri componenti (argento, metalli non nobili, agenti nucleanti) (2)__
4. Leghe nobili, pregi e difetti di:
a) leghe oro – platino (1)__
b) leghe oro – palladio - argento (1)__
c) leghe palladio – argento (1)__
d) Leghe oro – palladio (1)__
5. Leghe non nobili per metallo – ceramica:
a) proprietà dei metalli base (cobalto, nichel) (1)__
b) proprietà alleganti principali e secondari (1)__
c) confronto leghe Ni – Cr rispetto Co – Cr (1)__
d) confronto leghe non nobili rispetto alle leghe nobili (1)__
6. Elenco e discussione dei passi di lavorazione delle protesi fisse in metallo - ceramica (2)__
7. Pregi e difetti della metallo - ceramica. (1)__
8. Giudizio di insieme. (2)__
1. Motivi della non idoneità per metallo – ceramica delle leghe auree tipo III e IV (1)__
2. Caratteristiche delle leghe per metallo - ceramica. (3)__
3. Leghe nobili:
a) proprietà degli alleganti principali (Platino, palladio) (2)__
b) proprietà degli altri componenti (argento, metalli non nobili, agenti nucleanti) (2)__
4. Leghe nobili, pregi e difetti di:
a) leghe oro – platino (1)__
b) leghe oro – palladio - argento (1)__
c) leghe palladio – argento (1)__
d) Leghe oro – palladio (1)__
5. Leghe non nobili per metallo – ceramica:
a) proprietà dei metalli base (cobalto, nichel) (1)__
b) proprietà alleganti principali e secondari (1)__
c) confronto leghe Ni – Cr rispetto Co – Cr (1)__
d) confronto leghe non nobili rispetto alle leghe nobili (1)__
6. Elenco e discussione dei passi di lavorazione delle protesi fisse in metallo - ceramica (2)__
7. Pregi e difetti della metallo - ceramica. (1)__
8. Giudizio di insieme. (2)__
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Titanio
1) Perché il titanio, nonostante la sua abbondanza sulla crosta terrestre, è uno dei materiali
di impiego più recente?
2) Quali sono le caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche, meccaniche ed economiche
che rendono il titanio un ottimo materiale dentale?
3) Elenca e discuti i motivi che rendono difficile la lavorazione del titanio con il metodo della
fusione a cera persa.
4) Quali sono i possibili impieghi del titanio in campo dentale?
5) Qual è la lega di titanio, utilizzabile in sostituzione del metallo di purezza commerciale?
Qual è il suo impiego usuale?
6) In che cosa consiste la lavorazione CAD/CAM per fresaggio ed elettroerosione? Elencate
e discutete i passi di lavorazione.
7) Che cos’è il titanio plasma spray? Per quali impieghi dentali viene eseguito questo
trattamento?
8) Quali vantaggi comporta il trattamento superficiale del titanio con la idrossiapatite?
9) A che cosa è dovuta l’elevata biocompatibilità del titanio?
10) Perché il titanio ha trovato, finora, scarso impiego in campo odontotecnico?
11) Quali sono le protesi realizzabili con il titanio o con le sue leghe?
12) Qual è l’uso principale del titanio in campo dentale?
13) Quali caratteristiche deve avere una fonditrice per titanio?
14) Quali sono i refrattari solitamente presenti nei rivestimenti speciali per titanio?
15) Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe non nobili
(cobalto – cromo e nichel – cromo).
16) Discuti le caratteristiche come materiale dentale del titanio, rispetto alle leghe auree (tipo
3 e tipo 4) e alle leghe nobili per metallo - ceramica.
140
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
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147
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Appendice 1
La conoscenza e la sua rappresentazione
Prerequisiti:
;
.
Obiettivi cognitivi:
Acquisire i concetti di oggetto, evento, concetto, proposizione, conoscenza, principio, legge;
Mettere in relazione le modalità di rappresentazione della conoscenza (epica, scrittura, stampa,
mappe concettuali, ecc.) con il medium utilizzato e riconoscerne pregi e difetti..
Obiettivi operativi:
Costruire una mappa concettuale con carta e matita e con il sw CMapTools;
.
Tempo medio di svolgimento:
ore
Percorso base
1.1. L’universo
Tutto ciò che ci circonda è il nostro universo: esso è costituito da eventi ed oggetti114.
Gli oggetti115 sono porzioni di materia, come le piante, le rocce, le sedie o le penne.
Gli eventi sono delle cose che accadono, come crescere, mangiare, correre o come la
nascita e la morte degli esseri viventi. Tutto nell’universo può essere definito come un
evento o un oggetto e tutti gli eventi coinvolgono degli oggetti. Gli eventi consistono in
cambiamenti che riguardano uno o più oggetti
Sia gli oggetti, sia gli eventi possono essere naturali o artificiali. Gli eventi e gli oggetti
artificiali sono quelli prodotti dall’uomo. Sono esempi di oggetti artificiali: una penna, una
sedia, una protesi dentale. Sono eventi artificiali: una festa di compleanno, una guerra.
1.2. La conoscenza
Negli animali tutto ciò che serve alla loro sopravvivenza è contenuto e trasmesso nel
codice genetico: il comportamento degli animali è istintivo. Essi non hanno un sistema per
memorizzare e trasmettere agli altri le cose apprese dall'esperienza. Se l'ambiente esterno
si modifica, ad esempio per la comparsa di una nuova malattia, la loro capacità di
sopravvivenza dipende dalla selezione su base genetica di individui resistenti ad essa.
Questo processo è lento, perché devono passare più generazioni perché questo possa
(eventualmente) verificarsi.
114
«Secondo Keil vi sarebbero delle categorie fondamentali del pensiero, come la distinzione tra essere vivente e
oggetto inanimato, o quella tra oggetto fisico ed evento – che egli chiama categorie ontologiche – che
costituiscono una prima distinzione, per così dire obbligata, della realtà»
[B.Benelli, Lo sviluppo dei concetti nel bambino, p. 12]
Vedi, però, a questo riguardo, gli studi della Turkle sul concetto di essere vivente, sul modo in cui esso viene
influenzato dai nuovi media.
115
«Bisogna insegnare che le cose non sono solamente cose, ma anche sistemi costituenti un’unità che assimila
parti diverse; non più oggetti chiusi, ma entità legate inscindibilmente al proprio ambiente e che possono essere
veramente conosciute solo inserendole nel loro contesto. Per quanto riguarda gli esseri viventi, per esempio, essi
comunicano tra loro e con il loro ambiente e queste comunicazioni fanno parte della loro organizzazione e della
loro stessa natura.»
[E.Morin, La testa ben fatta, p. 79]
148
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
116
«È ovvio che tutte le espressioni e tutti i pensieri sono, entro certi limiti, formulaici, nel senso che ogni parola,
e ogni concetto ad essa legato, è una specie di formula, un modo fisso di trattare i dati dell’esperienza, che
determina l’organizzazione intellettuale dell’esperienza stessa e della riflessione, e che agisce da meccanismo
mnemonico. Trasferire l’esperienza nelle parole (il che significa trasformarla almeno un po’, anche se non
falsificarla) può facilitarne il ricordo. Le formule che caratterizzano l’oralità sono in genere più elaborate delle
singole parole»
[W.Ong, Oralità e scrittura, p. 64]
117
«Nella sua ultima opera, incompiuta, Alcuni problemi di filosofia, James riassume tutto questo [cioè che
l’esperienza pura non è né fisica, né psichica, perché precede logicamente tale distinzione] in una frase: “Tra
concetti e realtà esisterà sempre una discrepanza, perché i concetti sono statici, discontinui, mentre la realtà è
dinamica e fluida»
[R. Pirsig, Lila, p. 453]
118
«Il concetto può essere definito come la rappresentazione mentale di una categoria, rappresentazione che
consente al soggetto di distinguere tra esemplari che appartengono a quella categoria e d esemplari che non vi
appartengono»
[B.Benelli, Lo sviluppo dei concetti nel bambino, p. 7
119
Possono anche essere definiti come costanti percepite negli oggetti o negli eventi o in testimonianze
/simboli /rappresentazioni di eventi e oggetti, definite attraverso un’etichetta.
120
J.Novak, L’apprendimento significativo, p.55]
149
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
conoscenza prodotte dalle indagini che sono state fatte in precedenza e guidano
l’osservazione e l’analisi dei dati nelle indagini successive.
Le teorie sono delle idee che spiegano perché determinati fenomeni dell’universo
avvengono in un certo modo121.
I principi ci dicono il come dei fenomeni (come appaiono, come si evolvono), mentre le
teorie di dicono i perché.
Bibliografia
J. Novak, D. Gowin, Imparando a imparare, SEI 1989.
J. Novak, L’apprendimento significativo, Erikson 2001
D. Parisi, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il mulino 2001
<
Appendice 2
Le tecnologie della conoscenza scientifica.
Prerequisiti:
calcolare la superficie di figure piane;
calcolare il volume di solidi regolari.
Obiettivi cognitivi:
concettualizzare il ruolo assunto dai media (strumenti materiali e conoscenza) nella conoscenza, in
particolare scientifica, che il soggetto ha del mondo;
riconoscere l’utilizzo dei numeri e delle operazioni su di essi, come media per rappresentare la
conoscenza delle caratteristiche quantitative degli oggetti e degli eventi;
eseguire conversioni tra multipli e sottomultipli di unità fondamentali e derivate;
distinguere l'attività di misura dall'attività di calcolo;
scrivere una relazione di laboratorio in formato multimediale.
Obiettivi operativi: misurare il volume dei liquidi utilizzando gli strumenti di laboratorio (cilindri
graduati, pipette graduate e tarate, burette, matracci tarati, …);
misurare la massa di sostanze liquide o solide con la bilancia tecnica;
Tempo medio di svolgimento:
ore
Percorso base
127
«Quando uno scienziato si inventa una teoria, la sua teoria non nasce dal nulla. Nel formulare la teoria lo
scienziato è influenzato da quello che già sa o che pensa di sapere sulla realtà, dalle teorie precedenti, dai suoi
pregiudizi, dalla sua cultura, da come è fatto lui o lei personalmente. Ugualmente, quando lo scienziato osserva e
descrive i fenomeni della realtà, non si tratta mai di osservazioni e di descrizioni pure, senza filtri, ma si tratta di
osservazioni e descrizioni influenzate dalle idee e dai valori dello scienziato, dai suoi strumenti e tecniche di
osservazione, dal suo desiderio che la sua teoria si dimostri corretta, dalle “visioni del mondo” culturalmente
ereditate dallo scienziato che sono implicite nelle stesse parole che adopera per descrivere i fatti. Tutto questo
mostra che non è possibile separare troppo nettamente teoria e fatti e non è possibile concepire la scienza come
una impresa esente dai rischi e dalle possibilità di errore di tutte le attività umane.»
[D. Parisi, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il mulino 2001, pp.19-20]
128
Gli esperimenti sono degli eventi artificiali, creati dai ricercatori.
129
Gli strumenti scientifici estendono la vista a spese degli altri sensi. Si può generalizzare quando detto da
McLuhan a proposito degli orologi e del tempo. La nascita della scienza, con la costruzione degli strumenti e la
invenzione delle grandezze scientifiche (aspetti misurabili della realtà), presuppongono una posizione dominante
della vista a spese degli altri sensi.
152
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
La conoscenza scientifica
Le scienze della natura prendono in considerazione principalmente le caratteristiche
misurabili130. Questa è la differenza principale rispetto alla conoscenza in generale, che noi
usiamo nella vita quotidiana. Tuttavia, questo non significa che le caratteristiche non
misurabili siano meno importanti. Anzi, esse sono spesso quelle che danno più senso alla
nostra esistenza.
Perché la chimica e la fisica ricorrono spesso alla matematica? La chimica e la fisica
sono conoscenze scientifiche e, quindi, come abbiamo visto, si occupano principalmente
degli aspetti quantitativi della realtà che ci circonda. Questi aspetti sono espressi mediante
numeri e mediante calcoli con i numeri. I calcoli sono dei ragionamenti automatici su
grandezze quantitative.
La misurazione
Per cogliere gli aspetti quantitativi di un oggetto o di un evento noi dobbiamo eseguire una
misurazione. La misurazione è un evento in cui si attribuisce un numero ad una
grandezza fisica, con l’ausilio di uno strumento e di una unità di misura. La misura di
una grandezza fisica, cioè il suo valore numerico, è data dal rapporto tra la caratteristica
da misurare ed un campione di quella grandezza scelto come unità di misura. La misura di
una grandezza fisica è rappresentata da un numero e dall’unità di misura adottata per
misurare la grandezza stessa.131.
I nostri sensi e il nostro corpo da soli non sono in grado di cogliere gli aspetti quantitativi
del mondo che ci circonda. Per far questo abbiamo bisogno di estensioni, prolungamenti
del nostro corpo. Uno strumento di misura è un prolungamento dei nostri sensi che ci
consente di cogliere alcuni aspetti quantitativi degli oggetti e degli eventi che ci
circondano.
Le unità di misura
130
Considerazioni sulla differenza tra la Chimica e la Fisica come scienze. Chimica come scienza che opera
prevalentemente per concetti e non per leggi, contrariamente alla fisica (cfr. CnS)
131
Freni – Sacco, p.33-35
153
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Bibliografia
M. Fontana, G. Ghiandoni – I sistemi di misura – Editori Riuniti – 1987.
<
Appendice 3
Approfondimenti leghe dentali
http://sites.google.com/site/mondoemotori/materiali-utilizzati-per-i-componenti-di-un-
motore/chimica-dei-materiali
Gli atomi e gli ioni presenti nel reticolo cristallino, sfruttando la presenza di cavità e altri
difetti reticolari, possono muoversi all'interno del cristallo anche a temperature inferiori a
quella di fusione (diffusione). Questo rende possibile il verificarsi di trasformazioni nella
lega, anche allo stato solido.
Una delle principali trasformazioni di questo tipo è quella che si può verificare in alcune
leghe e che va sotto il nome di trasformazioni ordine – disordine.
In queste leghe, a temperature immediatamente inferiori a quelle di solidificazione si
forma una lega solida monofasica, in cui gli atomi del soluto sono dispersi casualmente
nelle posizioni reticolari, in sostituzione di atomi del metallo base.
A temperature più basse diventa stabile una nuova struttura cristallina, sempre
monofasica, ma caratterizzata da ordine a livello microscopico. In queste nuove strutture
gli atomi del soluto occupano le posizioni del reticolo alternandosi in modo regolare con
quelli del metallo base.
Le transizioni tra queste due strutture solide sono chiamate trasformazioni disordine –
ordine.
Il principale sistema binario di interesse odontotecnico, in cui è possibile questo tipo di
trasformazioni, è il sistema oro – rame, di cui si riporta di seguito il relativo diagramma di
stato.
155
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
156
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
136
Le leghe auree tipo III e tipo IV contengono oro e rame in percentuali tali da rendere possibile la formazione di
strutture ordinate (vedi relativo diagramma di stato). Esse presentano quindi la transizione disordine – ordine e
possono essere sottoposte a trattamento termico di invecchiamento.
157
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Sulle possibili cause e sui rimedi per questi inconvenienti, si veda l'opuscolo (riportato
anche in bibliografia), della nobilmetal.
<
158
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
Appendice 4
Prerequisiti di matematica: le potenze e la notazione scientifica
Prerequisiti:
eseguire le quattro operazioni con numeri razionali relativi
indicare il valore di posizione delle cifre nella notazione decimale
Obiettivi cognitivi:
eseguire le operazioni tra potenze applicando le relative proprietà
eseguire calcoli con i numeri in notazione scientifica/esponenziale, arrotondando i risultati al
corretto numero di cifre significative
Tempo medio di svolgimento:
17 ore
Percorso base
7. Il quoziente di due potenze della stessa base è uguale ad un’altra potenza, che ha per
base la stessa base e per esponente la differenza degli esponenti:
an : am = an - m
8. L’applicazione della proprietà del quoziente porta ad espressioni prive di senso, in base
alla definizione adottata di potenza. Queste espressioni sono: a1 , a0 , a-n .
9. La definizione di potenza viene “estesa”, per rendere sempre possibile l’applicazione della
proprietà del quoziente. La potenza ennesima di un numero a (diverso da zero) è
uguale:
al prodotto di n fattori tutti uguali ad a, se n 2
159
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
160
G. Sciolla – Scienza dei materiali dentali. Appunti
12. La potenza di un prodotto è uguale al prodotto delle potenze di ugual esponente dei
singoli fattori.
(a × b × c…)n = an × bn × cn …
13. La potenza di un quoziente è uguale al quoziente delle potenze di ugual esponente del
dividendo e del divisore:
(a : b)n = an : bn
14. Le potenze di dieci e il loro valore.
15. Il valore di una potenza di dieci con esponente non negativo si ottiene scrivendo
l’unità seguita da un numero di zeri uguale al valore dell’esponente.
16. Il valore di una potenza di dieci con esponente negativo si ottiene dall’unità
spostando la virgola verso sinistra di un numero di posti uguale al valore
dell’esponente.
17. Moltiplicazione e divisione di un numero per una potenza di dieci. Collegamento allo
spostare la virgola e aggiungere zeri.
18. La moltiplicazione di un numero per una potenza di dieci si esegue spostando la
virgola di un numero di posti pari al valore dell’esponente, verso destra se
l’esponente è positivo, verso sinistra se è negativo.
19. La divisione (operazione inversa della moltiplicazione) di un numero per una
potenza di dieci si esegue spostando la virgola di un numero di posti pari al valore
dell’esponente, verso sinistra se l’esponente è positivo, verso destra se è negativo.
20. La notazione decimale. Valore di posizione delle cifre. Nella notazione decimale le cifre
hanno un valore che dipende anche dalla posizione occupata. Ad esempio nel numero 325
il 5 occupa la posizione delle unità, il 2 la posizione delle decine, il 3 la posizione delle
centinaia. Infatti il numero 325 può essere scomposto nella seguente somma:
325 = 3 centinaia + 2 decine + 5 unità
Oppure, tenendo conto del fatto che le unità, le decine, le centinaia, corrispondono ad
altrettante potenze di dieci:
325 = 3×102 + 2×101 + 5×100
In modo analogo il numero 5632,21 può essere espresso come:
5632,21 = 5 migliaia + 6 centinaia + 3 decine + 2 unità+ 2 decimi+ 3 centesimi
Cioè:
5632,21 = 5×103 + 6×102 + 3×101 + 2×100+ 2×10-1+ 3×10-2
21. La notazione esponenziale e la notazione scientifica. Lo stesso numero può essere scritto
in notazione decimale, in molte possibili notazioni esponenziali, in notazione scientifica.
Prendiamo come esempio il numero 721. Esso possiamo scriverlo come:
721 = 721 unità = 72,1 decine = 7,21 centinaia = 0,721 migliaia = …
Oppure, ricorrendo alle corrispondenti potenze di dieci:
721 = 721×100 = 72,1×101 = 7,21×102 = 0,721×103 = …
Dopo l’usuale forma decimale sono riportate tante notazioni esponenziali dello stesso
numero: una sola di esse, quella evidenziata in grassetto, è la notazione scientifica. Un
numero è in notazione scientifica quando è espresso in funzione del valore di
posizione della sua cifra più significativa (cioè di quella cifra, diversa da zero, che
161