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JACQUES LACAN1

E IL PROBLEMA DELLA TECNICA IN


PSICOANALISI
DOMENICO COSENZA
CAP 1 2
IL DISPOSITIVO ANALITICO E LA FUNZIONE DEL TEMPO
LA RIVOLUZIONE COPERNICANA E IL DECENTRAMENTO DELL’IO

La scoperta di Freud della cardinalità del desiderio inconscio rivela il carattere (no originario)
derivato dell’io e della coscienza.
In ciò consiste il senso profondo della rivoluzione copernicana di Freud: l’aver rivelato che l’io,
lungi dall’essere il motore dell’attività psichica umana, ne è un derivato, un effetto secondario.

Per Lacan la pratica della psicoanalisi si situa agli antipodi della prospettiva della Psicologia dell’Io
che mira a un “rafforzamento dell’io”; al contrario nell’analisi occorre che l’io venga messo a
setaccio mostrando tutta la sua inconsistenza fino ai limiti della depersonalizzazione perché possa
manifestarsi ed essere riconosciuto il desiderio inconscio.

I TRE REGISTRI DELLA STRUTTURA DEL SOGGETTO

L’essere umano struttura la sua esistenza attorno a tre assi che non hanno tra loro una relazione di
successione ma di sincronia.

 IMMAGINARIO (I) :
- non va confuso con l’illusorio. è l’ordine della rappresentazione, ognuno costruisce la propria
personalità in rapporto all’immagine con cui il soggetto si identifica. Quindi l’io si costituisce sulle
rappresentazioni immaginarie che lo riguardano e queste rappresentazioni non si producono
casualmente ma nel rapporto a due che il soggetto intrattiene con le figure fondamentali della sua
vita, con i suoi “altri”.
- Lacan riscrive la scissione dell’io (di Freud) distinguendo tra io (je) cioè il soggetto
dell’enunciazione che ha uno statuto simbolico, e io (moi) che è il soggetto dell’enunciato che ha
uno statuto immaginario.
Il soggetto dell’enunciazione (je) si manifesta nei punti di contraddizione, vacillamento e di vuoto
nei discorsi del paziente in analisi.
- L’immaginario inoltre è il registro centrato attorno alla relazione speculare  nello stadio dello
specchio si situa l’esperienza del riconoscimento del bambino della propria immagine davanti allo
specchio.

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Per uno studio più attento si consiglia di invocare l’intercessione di San Giuseppe da Copertino, protettore degli
esaminandi. www.sperodiesserestatoutile.it  G.G.
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Il riassunto non è fatto da me.
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 SIMBOLICO (S)
- È l’ordine del linguaggio. Lacan sostiene la tesi dell’inconscio strutturato come linguaggio e della
psicoanalisi come pratica che si risolve in un’analisi del linguaggio volta a far riemergere dal
rimosso, attraverso la parola, l’inconscio.
- Il registro simbolico è costituito dal sistema significante per cui il simbolico non costituisce solo la
lingua parlante ma include anche qualunque sistema significante che produce l’effett di significato
che la parola veicola.
Il rapporto tra significante e significato esprime la relazione tra immaginario e simbolico:
l’immaginario è effetto dell’azione del simbolico.
- L’ordine simbolico è costituito dalla dimensione del Terzo che si interpone nella relazione duale.
Il terzo è il padre che separa e protegge il bambino dal desiderio materno permettendo la sua
soggettivazione. Il significante Nome-del Padre testimonia al bambino che nel suo desiderio non
esiste solo lui ma esiste anche un Altro che funzione come Terzo.
Il significante Nome del padre è definito da Lacan come “metafora paterna” = operazione che
consente al bambino di rimuovere il desiderio della madre e di costituirsi come soggetto desiderante
a cui manca qualcosa che ricercherà nel corso della propria esistenza.
- il registro simbolico è definito anche il campo dell’Altro maiuscolo, diverso dall’altro minuscolo
che coincide con il simile della relazione speculare.

 IL REALE (R)
- Non è la realtà oggettiva ma è la dimensione di realtà psichica che contraddistingue il suo modo di
funzionamento e di soddisfacimento indipendentemente dalla realtà esterna.
- il reale è l’impossibile, ciò da cui non si può uscire, è l’essere stesso del soggetto, la sua matrice.
Mentre l’immaginario e il simbolico sono aperti alla dimensione del possibile.
- il reale è fuori senso, cioè fuori dalla presa dell’immagine e del simbolo
- il reale è il reale del corpo pulsionale cioè il motore del soddisfacimento del soggetto.
- il reale di Lacan è anche il nocciolo della pulsione di morte di Freud, cioè il principio di
soddisfacimento autodistruttivo, spinta libidica verso qualcosa che arreca al soggetto una sofferenza
che lo fa godere (droga per il tossicomane, cibo per la bulimica, malattia dell’isterica). Quindi: il
reale è godimento!!!
- il reale è il reale del sesso: nell’esperienza di perdita di soddisfacimento, il reale pone il partner
sessuale nella posizione di sostituto dell’oggetto perduto, che tuttavia non completa mai l’Altro
perché non i ritroverà mai l’oggetto perduto nella prima esperienza di soddisfacimento.

CRITICA DEL FORMALISMO TECNICO IN PSICOANALISI

È raro trovare nell’insegnamento di Lacan dei riferimenti all’ambito della tecnica. È una presa di
posizione contro la tendenza a presentare la psicoanalisi come una pratica già codificata in un
sistema di regole da seguire leggibile in un manuale.
La tecnica non può essere determinata a priori ma si fonda sulla logica dell’analisi che va ridotta
nell’essenziale.

L’ANALISTA E I DUE IMPERATIVI ESSENZIALI DELL’ANALISI: “VIENI” E “PARLA”

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Perché vi sia seduta analitica occorre che vi sia qualcuno della posizione di analista e che qualcuno
lo raggiunga periodicamente sotto la spinta di due imperativi: “vieni” che regge l’andare
regolarmente alla seduta e “parla” che soggiace a quella che Freud chiama la regola fondamentale
dell’associazione libera.

TRASFORMAZIONI DEL PAZIENTE IN ANALIZZANTE

Senza analista non può esserci analisi ma questo non significa che non ci possa essere relazione
terapeutica, poiché il paziente che ha una sofferenza psichica esiste a prescindere dall’incontro con
l’analista, e può iniziare un incontro di cura con un medico/psicologi/ psicoterapeuta.
L’analista non risponde alla parola che il paziente gli rivolge ma fa semplicemente ritornare
all’emittente la propria parola. Di conseguenza il soggetto passa da una posizione passiva a una
posizione di analizzante.

IL LUOGO DELL’ANALISI

La letteratura al riguardo abbonda di una serie di preoccupazioni relative all’arredamento dello


studio e all’abbigliamento dell’analista.
Per Lacan invece l’unica condizione essenziale è che l’analisi avvenga in assenza di ascoltatori
esterni e che non vi siano interferenze esterne tali da poter compromettere il discorso analitico in
atto. Miller definisce questo un processo di neutralizzazione degli stimoli esterni.

IL DENARO E IL PROBLEMA DEL PAGAMENTO DELLA SEDUTA

Il principio è che l’analizzante paga un prezzo all’analista per poter portare avanti il proprio lavoro
in analisi. Ciò è essenziale affinchè l’analizzante non scambi l’analista per qualcuno che lo accolga
perché spinto da sentimenti di amore, amicizia,caritatevoli.
A tal proposito in “Funzione e campo” Lacan fa una nota critica agli effetti clinicamente deleteri del
vitalizio dato all’uomo dei lupi dall’Associazione Psicoanalitica Internazionale” su iniziativa dello
stesso Freud, per il contributo offerto dalla sua analisi alla scienza; ciò per Lacan significa spingerlo
dell’alienazione della sua verità.
Attraverso il pagamento regolare della seduta l’analizzante accetta di perdere un po’ di quello che
gli permette di godere.
Il denaro assume ha valore simbolico (cioè di scambio) ed è oggetto di godimento che l’analizzante
perde per poter realizzare un lavoro di trasformazione soggettiva.
Tuttavia è volutamente assente ogni forma di standardizzazione relativa alla quantificazione del
prezzo.
Anche in analisi con i bambini è necessario che i piccoli paghino un prezzo di qualcosa a loro caro
(sassolini o caramelle).

LA FREQUENZA DELLE SEDUTE

Il lavoro analitico richiede una regolarità costante nel tempo e per diversi anni. Ma a Lacan
interessa la regolarità della scansione logica piuttosto che la quantificazione numerica.

LA FUNZIONE DEL TEMPO


La più nota e contestata variazione operata da Lacan rispetto alla tecnica classica riguarda la
dottrina relativa alla durata della seduta.

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1) la temporalità dell’inconscio è diversa dal tempo fisico misurabile con l’orologio. Il tempo
dell’inconscio non è un tempo cronologico ma un tempo logico legato al processo di elaborazione
che il soggetto compie.

2) d’altro canto il tempo dell’inconscio non è neppure il tempo psicologico della durata, del flusso
di coscienza. Per Lacan occorre che la psicoanalisi assuma come principio di riferimento la
temporalità straniera, traumatica, imprevedibile, perturbante (alla Freud).

3) il tempo dell’inconscio come discontinuità: l’inconscio del soggetto si manifesta nei punti di
discontinuità, di vuoto, di vacillamenti del discorso; mostrandosi in forma cifrata ed enigmatica per
il soggetto stesso.

4) il tempo dell’inconscio come scansione:il tempo della seduta analitica deve valorizzare i tempi di
scansione dell’inconscio e quindi è caratterizzato dal taglio su un punto di enigma o di elaborazione.
La conclusione della seduta avviene, non in base a un criterio cronometrico, ma sulla base di una
“felice interpunzione” cioè su un punto denso di implicazioni per le questioni che fanno soffrire il
pz (manifestate da lapsus, sospiri di silenzio…) affinchè il soggetto elabori su quel punto e non si
rischi di superarlo per ritornare alla monotonia del lamento e della razionalizzazione.

CRITICA DEL TEMPO-STANDARD IN PSICOANALISI

- Non possiamo prevedere quale sarà il tempo per comprendere del soggetto.
- La scadenza di un termine implica che la scadenza della verità può essere prevista, ciò vuol
dire che la verità è già lì.
- Il tempo standard produce nel paziente ossessivo una procrastinazione infinita delle proprie
decisioni e ossessivizza l’analista stesso.

LA FUNZIONE DELLA SEDUTA BREVE

In “Funzione e campo” Lacan introduce accanto alla nozione di seduta variabile i concetto di seduta
breve. Questa modalità spinge l’analizzante a non girare troppo a vuoto nel suo discorso, ma ad
arrivare a stringere i nodi che causano la sua sofferenza.
Questo concetto non contraddice quello di seduta variabile ma lo integra nel senso che la seduta
lacaniana è una seduta variabile tendente alla brevità, alla concisione che fa precipitare il discorso
su un punto preciso. Questo è un discorso ben descritto in un suo passo:

“in una seduta breve siamo riusciti a far venire alla luce in un soggetto maschile fantasmi di
gravidanza anale con il sogno della sua risoluzione per taglio cesareo in un intervallo di tempo in
cui saremmo stati ancora lì ad ascoltare le sue speculazioni sull’arte di Dostoevskij”

Lo stesso Lacan parla della seduta breve come un processo che rende la “seduta più solida!!” tale
effetto di solidificazione e di risveglio al reale ostacola il sogno ad occhi aperto e sottrae l’analista
dal rischio di un’ipnosi a rovescio prodotta nell’ascolto del paziente che si protrae lungo tutto il
tempo della seduta standard.

LA CRITICA DI ETCHEGOYEN ALLA SEDUTA VARIABILE

Etchegoyen fa notare il rischio che nella seduta breve si operi una implicita e arbitraria
predeterminazione del tempo ricadendo così nello stesso vizio che Lacan stesso rimprovera.

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Inoltre il taglio della seduta sostituisce l’interpretazione (compito dell’analista) e comporta il rischio
all’analista di esporsi al controtrasfert venendo meno l’oggettiva neutralità costituita dal tempo
standard della seduta.

CAP 2
L’INSEGNAMENTO DI LACAN SUL TRANSFERT E LA
CRITICA ALLA NOZIONE DI CONTROTRANSFERT
LA TEORIA DEL TRANSFERT IN LACAN

Nell'insegnamento di Lacan, in linea con la teoria di Freud, la nozione di transfert costituisce uno
dei concetti fondamentali della psicoanalisi. In essa, infatti, il transfert si rivela come una
condizione necessaria d'avvio del trattamento. Il compito dello psicoanalista, infatti, consiste nel
fare in modo che il transfert diventi il motore della cura e non un ostacolo. Nel 1960 Lacan tiene il
suo ottavo seminario, intitolato Le transfert, nel quale sviluppa in forma più organica la sua teoria
del transfert analitico. In questa prospettiva il transfert viene visto come fenomeno la cui struttura ci
riconduce al di là dell'intersoggettività. Non è più nel quadro della relazione interumana, “da
soggetto a soggetto” che viene inserita la struttura del transfert analitico. La tesi-chiave, che
attraversa il seminario Le transfert, per chiarire la natura del transfert analitico, consiste
nell'interrogare la natura dell'amore e l'enigma che contiene, poiché nell'essenziale il transfert è
amore. Inoltre, nella teoria lacaniana del transfert analitico, la dimensione dell'amore si annoda
strutturalmente alla dimensione del sapere. L'analista, infatti, è investito eroticamente nel transfert
analitico dell'analizzante, in quanto è supposto sapere qualcosa sulla verità della sofferenza
dell'analizzante, divenendo l'oggetto (a) che contiene l'enigma dell'analizzante, la causa del suo
desiderio. Il soggetto supposto sapere rappresenta il perno attorno a cui si articola tutto ciò che
riguarda il transfert. Per Lacan, prima di Freud, vi è un testo della tradizione del pensiero
occidentale, che illumina la logica dell'esperienza amorosa: il Simposio di Platone. Tutta la prima
parte di Le transfert, si presenta infatti con un commento minuzioso al Simposio di Platone e ai
discorsi pronunciati dai suoi personaggi sull'amore. In questa prospettiva, Lacan per farsi
comprendere, afferma che Il Simposio deve essere considerato come una sorta di resoconto di
sedute analitiche, dove l'irruzione di Alcibiade, attraverso il suo discorso di amore e gelosia per
Socrate, rappresenta il punto attorno a cui ruota tutto il contenuto del Simposio. La funzione di
Socrate nel dialogo platonico viene ricondotta da Lacan alla funzione dell'analista, che consiste nel
ricondurre il soggetto, nel transfert, all'incontro con la propria mancanza. Lacan mette in rilievo nel
Simposio, una teoria dell'amore come mancanza, secondo la quale, nell'essenziale “l'amore è dare
ciò che non si ha”: infatti, è proprio a livello di ciò che non si ha che l'amore si annoda al desiderio
ed elegge, nell'esperienza di un amante, un altro, l'amato, come colui a cui poter donare la propria
mancanza, facendo di lui l'oggetto che gli manca. L'amante, è l'oggetto del desiderio; l'amato,
invece è visto come colui che in questa coppia, è il solo ad avere qualcosa. Nel Simposio,
Alcibiade, incarna la figura dell'amante; mentre Socrate, incarna per lui la posizione dell'amato. Per
spiegare la natura dell'amore Lacan inventa la “metafora dell'amore”, definendo l'amore come una
metafora, cioè, una sostituzione: al posto dell'amato, deve sorgere l'amante. Tale passaggio, in cui
l'amante si trasforma in amato, si rivela essenziale nell'esperienza analitica secondo Lacan, in
quanto senza questa trasformazione non si produce il fenomeno dell'amore e neppure l'avvio del
transfert analitico. L'amore di transfert, dunque, non è amore per il terapeuta in quanto tale, bensì
per la funzione di detentore di una verità che il paziente gli suppone. Il terapeuta deve tenere
strettamente in pugno questo amore da transfert, vederlo come qualcosa di irreale che va riportata
alle sue origini inconsce.
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IL TRANSFERT COME SOGGETTO-SUPPOSTO-SAPERE
Nella teoria lacaniana del transfert analitico la dimensione dell’amore si annoda alla dimensione del
sapere. L’analista è per formazione qualcuno che ha un sapere sull’inconscio, ma che non sa nulla
sul desiderio di colui che gli rivolge la sua domanda. per questo il suo sapere è un sapere solo
supposto.
Non ci sarà un vero avvio di analisi senza che l’analizzante supponga che l’analista sappia qualcosa
sulla verità della sua sofferenza.

IL TRANSFERT NON è RIPETIZIONE


Il transfert non si riduce alla mera ripetizione del passato, al contrario per Freud il transfert è la
semplice ripetizione che è già stato.

TRANSFERT COME MESSA IN ATTO DELLA REALTà SESSUALE DELL’INCONSCIO(?)

L’ALGORITMO DEL TRANSFERT (fare algoritmo a mano)

Nella parte superiore dell’algoritmo c’è la batteria del significante: S = SIGNIFICANTE DEL
TRANSFERT, che rappresenta in modo enigmatico il soggetto (s) per un Sq = SIGNIFICANTE
QUALUNQUE, scelto tra altri significanti.
Nella parte inferiore abbiamo i diversi effetti di significazione attraverso i quali la sequenza
significante del discorso dell’analizzante rappresenta il soggetto.
L’algoritmo permette a Lacan di formalizzare l’avvio e la conclusione dell’analisi.
Per quanto riguarda l’inizio si istituisce la connessione tra significante enigmatico del transfert (S)
e la domanda all’analista (Sq) per interrogarlo sulla sua sofferenza.
Per quanto riguarda la conclusione si verifica la caduta del soggetto supposto sapere, in quanto il
soggetto diventa responsabile di ciò che dice e sa quello che vuole.

CRITICA DI LACAN ALL’IMPIEGO DEL CONTROTRANSFERT NELLA CURA

Lacan intende per contro-transfert la conseguenza necessaria del fenomeno del transfert.
Nel Seminario Le Transfert emerge la preoccupazione di Lacan rispetto all’impiego del
controtransfert.
Nella propettiva controtransferale l’analista può occupare il suo posto nella cura non mettendo in
gioco ciò che prova lui come soggetto ma rendendo accessibile all’analizzante il proprio sapere
inconscio cioè il luogo dell’Altro. In questa prospettiva di Lacan l’analista deve desoggettivizzare
la sua posizione, questo non significa che egli deve essere anaffettivo, a significa che in seduta egli
è mosso da un desiderio più forte degli altri: il desiderio dell’analista. L’analista lacaniano è la sede
di una risposta significante al paziente, che lo rinvia al suo lavoro di elaborazione simbolica attorno
a quei significati che lo fanno soffrire.

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CAP 3
LA POSIZIONE E L’INTERVENTO DELL’ANALISTA NELLA
TEORIA DI LACAN

INTERPRETAZIONE

È un’opinione ampiamente diffusa il riconoscere nell’interpretazione il lavoro dello psicanalista,


questa concezione pone l’analista nella posizione e nella funzione di decifratore di lapsus, sintomi,
cioè manifestazioni dell’inconscio.

Nell’insegnamento di Lacan la nozione di interpretazione non ha mai costituito uno dei concetti
fondamentali della psicoanalisi.
Lacan critica le teorie dell’interpretazione analitica centrate sul fare dell’analista, secondo lui è
l’inconscio che interpreta!
Se chi interpreta è l’inconscio occorre lasciare a lui la parola, ascoltandola in silenzio. Per questa
ragione l’analista lacaniano è in posizione di ascolto silenzioso.
L’interpretazione lacaniana quindi è molto diversa da quella postfreudiana: non punta al significato
ma al significante.

PREMESSE SULL’INTERPRETAZIONE IN LACAN

- non esiste una teoria unitaria ma ci sono una serie avanzamenti e riaggiusta menti derivati
dai suoi scritti e seminari.
- Il punto centrale rimane sempre l’ancoramento dell’interpretazione al registro simbolico
della struttura significante. Ancoramento che varierà la sua direzione puntando dall’effetto
di simbolizzazione dell’immaginario fino all’effetto di godimento.
- Non esiste uno standard dell’interpretazione lacaniana ma ci sono due forme di
interpretazione che i lacaniani evitano: l’interpretazione di transfert e l’interpretazione
semantica. L’interpretazione di transfert è quell’interpretazione in cui il senso del discorso
viene ricondotta al rapporto trasferale con l’analista. L’interpretazione semantica è una
modalità attraverso cui l’analista espone il significato inconscio degli enunciati del pz.
Queste due forme di interpretazione sono controindicate perché: 1) viene meno il principio
per cui è l’analizzante a dover interpretare. 2) l’effetto di interpretazione semantica ostacola
il processo di elaborazione dell’analizzante su un falso punto suggestivo perché sorretto
dall’autorità dell’analista.

LA SEMANTICA PSICOANALITICA TRA L’ALTRO E IL GODIMENTO

La semantica psicoanalitica è una semantica prodotta dall’analizzante, il compito dell’analista è


sostenerlo nel suo lavoro, quindi non aggiungere nulla al suo discorso.
È una semantica che si struttura tra l’altro e il godimento.

INTERPRETAZIONE TRA RICONOSCIMENTO E INTERPUNZIONE

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È infatti la nozione di desiderio e di mancanza di desiderio a essere al centro di questa semantica
La semantica psicoanalitica in “Funzione e campo” ruota attorno alla nozione hegeliana di
riconoscimento nella duplice formulazione di desiderio di riconoscimento e riconoscimento di
desiderio:
con la nozione di desiderio di riconoscimento Lacan intende esprimere la posizione del soggetto
nevrotico, il suo sentirsi diviso, lontano dalla verità; egli non sa cosa vuole e ricerca fuori di sé, nel
suo rapporto con l’altro la risposta alla propria mancanza. Il soggetto quindi è nella posizione di
attendere che sia l’altro a dirgli in cosa consiste la sua verità. Tuttavia questa posizione condanna il
soggetto alla frustrazione perpetua, non essendoci un altro capace di riconoscere la sua verità.
È soltanto quando il soggetto abbandona la pretesa di poter trovare nell’altro la sua verità che egli
potrà avviare il percorso di soggettivazione (= la psicoanalisi), cioè potrà riconciliarsi con la storia
da cui proviene.
Il riconoscimento del desiderio consiste proprio in questo processo di riconciliazione in cui il
soggetto ritrova la sua verità!!!

La via attraverso la quale questo riconoscimento prende atto è data dall’interpretazione come
interpunzione: l’analista interviene in un secondo momento a mettere in rilievo l’interpretazione
dell’inconscio spingendo il soggetto a prendere atto della verità contenuta nelle sue stesse parole;
l’analista sa meglio di chiunque altro quale parte del discorso è più significativa.

INTERPRETAZIONE METONIMICO-ALLUSIVA

Lacan traduce le nozioni di condensazione e spostamento di Freud, nei concetti di metafora e


metonimia ed eleva questi concetti a leggi fondamentali del funzionamento dell’inconscio
strutturato come un linguaggio.
Il sintomo si caratterizza come una metafora, mentre il desiderio come metonimia.
Condensazione  metafora, che è la condensazione in una singola parola
Spostamento  metonimia, sostituzione di un’idea con altre associate.

Il desiderio non è più il senso inconscio della verità del soggetto ma è la metonimia della mancanza
a essere. Se il desiderio è metonimia e il desiderio è l’interpretazione allora la struttura stessa
dell’interpretazione analitica è metonimica!! ???

DALLA SEMANTICA DEL FANTASMA ALLA SEMANTICA MISTA


Nel corso degli anni ’60 si sviluppa nell’insegnamento lacaniano una semantica mista.
Da un lato la semantica del fantasma e della libido è considerata come una semantica che si
struttura a partire dall’altro, in particolare dall’altro del desiderio, e che ruota intorno alla nozione di
fantasma come centro della significazione inconscia.
Dall’altro lato la semantica del fantasma e della libido apre alcune contraddizioni teoriche che lo
condurranno a una svolta: la rimessa al centro della sua elaborazione del registro del reale e l’avvio
delle formule miste in cui Lacan integra il reale del godimento e dell’oggetto nella struttura
significante entro cui il soggetto si costituisce. ??

INTERPRETAZIONE VS ATTO
Negli anni ’70 fino alla mortesi strutturerà una semantica a partire dal godimento. In questo quandro
la parola del soggetto in analisi non è rivolta all’Altro ma supporto di godimento ??

L’ATTO ANALITICO

Lacan affronta il problema dell’essere dell’analista oltre che, dal lato del suo desiderio, dal lato del
suo atto.
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Inizialmente Lacan non distingue tra atto e azione (come farà in seguito). Successivamente li
distingue, infatti sostiene che non solo l’atto e l’azione non sono la stessa cosa ma l’atto costituisce
il cuore dell’azione e senza atto non ci potrebbe essere un inzio. Lacan fa un esempio dell’atto con
la decisione di Cesare di varcare il Rubicone.
Le dimensioni dell’atto:
1) la dimensione mutativo-trasformativa dell’atto sul soggetto che lo compie: una volta compiuto
l’atto il soggetto non è più quello di prima, in quanto l’atto ha introdotto un passaggio irreversibile,
un oltrepassa mento di un limite simbolicoo.
2) la dimensione istantaneo-discontinua dell’atto: esso introduce un taglio tra il prima e il poi.
3) dimensione trasgressiva: ogni atto vero è un atto che comporta un superamento di un codice, di
una legge.
4) dimensione non garantita dell’atto: esso non è autorizzato dall’altro ma è un atto di scelta e
nessuna garanzia esterna può sostituirsi al soggetto chiamato a decidere.

L’atto analitico entra in gioco all’inizio di ogni analisi, e l’atto accade dal dire ma soprattutto l’atto
si produce a livello del godimento.

Poiché la clinica psicoanalitica è una clinica sotto transfert l’atto non è reperibile fuori dalle
coordinate transferali ed è un supporto del transfert.

Attraverso l’atto analitico l’analista autorizza l’avvio dell’analisi e l’instaurarsi del soggetto
supposto sapere, fingendo di non sapere a che cosa l’analista verrà ridotto al termine dell’analisi.
L’atto analitico all’inizio funziona con il soggetto supposto sapere falsato.

Il destino dell’analista e del suo atto è quello di decadere alla sua pura funzione di oggetto-rifiuto.
In questo senso l’atto analitico nel suo esito è paragonato all’atto tragico: il destino è quello di
essere scartato.

IL DESIDERIO DELL’ANALISTA
Non ha a che fare con la soggettività della persona dell’analista cioè con i sentimenti dell’analista,
ma è una funzione che pertiene all’essere dell’analista nella sua posizione simbolica all’interno
della relazione analitica.
Il desiderio dell’analista è il perno della cura analitica in quanto si configura come una funzione
operativa vuota di un suo contenuto che spinge l’analizzante a riempire del suo contenuto.

IL DESIDERIO DI FREUD

Per diversi anni Lacan ha sostenuto un’equivalenza tra i desiderio dell’analista e il desiderio di
Freud. Per desiderio di Freud si intende il senso oggettivo dell’espressione, cioè al concetto
concepito da Freud.

IL DESIDERIO DELL’ANALISTA
Oltre a essere ciò che è operativo nella cura è anche il fattore determinante nella formazione
dell’analista. Non è un desiderio innato ma un desiderio inedito che l’analisi produce in quei
soggetti che vi si sottopongono e che giungono a compiere il passaggio dalla posizione analizzante
a quella di analista.

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