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Introduzione 3
Cenni biografici 4
Capitolo 2: il desiderio 23
Conclusione 34
Bibliografia 35
Ringraziamenti 37
2
Introduzione
La teorizzazione lacaniana rappresenta una sintesi tra le due anime che hanno composto,
Lacan opera dei testi di Socrate in seno ai suoi seminari; parimenti la mediazione di
Lacan introduce e definisce i registri del simbolico, dell’immaginario e del reale, ovvero il
3
Cenni biografici
Lacan. La rigida devozione cattolica della famiglia, esponente della media borghesia
parigina, permea l’ambiente educativo della sua infanzia e della prima adolescenza.
Frequenta il prestigioso collegio Stanislas dove riceve una formazione classica, che lo porta
specializza in psichiatria, sotto l’egida di Gaetan Gatian de Clèrambault, uno dei suoi
docenti di riferimento. Nel 1930, nell‘ambito di uno stage, incontra e frequenta Carl
Gustav Jung, e nel 1931 pubblica i suoi primi lavori psicoanalitici: Strutture delle psicosi
paranoiche e Scritti: Schizografia. Sono, questi, gli anni in cui il suo contributo alla
Nel 1932 la pubblicazione della sua tesi Della psicosi paranoica nei suoi rapporti con la
i surrealisti, in particolare, mostrano interesse alle sue idee che ricevono anche l’elogio di
Salvador Dalì. Tra il 1933 e il 1937, Lacan frequenta assiduamente le lezioni di Alexandre
Kojève sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel; tra i suoi “compagni” di lezione figurano
anche altre importanti personalità intellettuali come Sartre, Bataille, Levinàs che ne
Nel 1949, in occasione del XVI congresso internazionale di psicoanalisi di Zurigo, presenta
una relazione intitolata Lo stadio dello specchio come formatore e funzione dell’io, una delle
opere che segnano l’incipit della sua teoria più famosa: «Lo stadio dello specchio».
mesi dopo, il 16 giugno 1953, è costretto a dimettersi poiché è ritenuto responsabile di aver
sostenuto, e anzi fomentato, le dure critiche rivolte da un gruppo di "allievi" indicati come
4
colpevoli del tentativo di riduzione della psicanalisi "nell'ambito delle scienze mediche e
psychanalyse (SFP), che rivendica una profonda diversità "di ordine morale ma non
teorico" nei confronti della SPP e identifica il proprio obiettivo nella costituzione di un
Istituto e di una Società Psicanalitici basati sul rispetto e sulla collaborazione reciproca.
conflitto con i principali ambienti psicoanalitici degli Stati Uniti, tacciati di essere fautori di
della centralità delle funzioni della parola e del campo del linguaggio. Questo tipo di
considerato "inaccettabile come didatta". Lacan è così costretto a dimettersi dal direttivo
della SFP, al cui interno si delineano le condizioni per una nuova scissione.
Nel 1964 proseguono i seminari del mercoledì, tenuti da Lacan, fin dal 1953, presso la clinica
Saint-Anne e poi l'École pratique des hautes études. Fonda l'École française de
Nel 1965 pubblica gli Scritti (Écrits) e nel 1968 esce il primo numero della rivista Scilicet,
A partire dal 1972 inizia la pubblicazione dei Seminaires, tra le opere più importanti della
della soggettività, che è fatta risalire a Cartesio, la vera rivoluzione del pensiero freudiano.
Lacan è universalmente considerato una figura di primo piano della cultura e del
5
CAPITOLO 1
è in assenza di senso.
Che cosa è il soggetto dell’inconscio? Per rispondere a tale quesito occorre operare una
dell’enunciato (le moi) dal soggetto dell’enunciazione (le je); il soggetto della psicoanalisi (le
je) si riferisce all’inconscio e la trama dell’inconscio si configura come un discorso che abita
mettere a credere che l’io non sia che un errore dell’io (je), un punto di vista parziale, una semplice
presa di coscienza di cui basterebbe allargare la prospettiva, abbastanza per scoprire la realtà da
raggiungere nell’esperienza analitica[...] l’io non è l’io (je), non è un errore, nel senso in cui la
dottrina classica ne fa una verità parziale.L’io letteralmente un oggetto che adempie a una certa
Analizzando il saggio di Freud L’Io e L’Es, si capisce come Freud mantenga le distinzioni
tra le varie sfere della psiche: inconscio, percezione e conoscenza. Si evince altresì come
egli introduca una tripartizione volta a definire la funzione psichica dell’Es, dell’Io e del
Super-io. «Un individuo è per noi un Es psichico, ignoto e inconscio, sul quale poggia nello strato
superiore l'Io, sviluppatosi dal sistema P come da un nucleo […] L'Io non è nettamente separato
dall'Es, ma sconfina verso il basso fino a confluire con esso»3. Questa distinzione muove dalla
consapevolezza, tipicamente freudiana appunto, che l’Io si manifesti solo in parte nella
coscienza. Ponendo L’Io anche in relazione alla sfera nell’inconscio, Freud disgrega la
convinzione che l’Io sia esclusivamente un agente cosciente, sostiene che sia la parte più
pulsionali propri dell’Es e gli impulsi del mondo esterno. Il concetto di chiarificazione
coscienza. Non si tratta un abisso, o di una sacca di contenimento di ciò che è stato
nome, una temporanea lacuna lessicale, il lapsus. Ma in che modo l’inconscio manifesta la
sua presenza nella coscienza? Secondo Freud l’inconscio è regolato secondo due grandi
2J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 53.
funzione regolatrice del preconscio e del conscio. Il residuo marginale verbale dell’idea tra
conscio e inconscio rappresenta la modalità con cui i processi inconsci pervengono alla
coscienza tramite la possibilità del linguaggio. In tal modo si opera una connessione tra
conscio e inconscio. Lo stesso meccanismo è condiviso dall’Io, nel rapporto tra percezione
di immagini, nonché la strutturazione dei pensieri, sono essenziali per l’articolazione del
«Ci siamo fatti l’idea che esista nella persona un nucleo organizzato e coerente di processi psichici
che chiamiamo l’Io di quella persona. A tale Io era legata la coscienza; esso domina le vie d’accesso
alla motilità, ossia alla scarica degli eccitamenti nel mondo esterno; l’Io è quell’istanza psichica che
esercita un controllo su tutti i processi parziali, è l’istanza psichica che di notte va a dormire e che
L’analisi di Freud evolve nella teorizzazione che il soggetto non agisca totalmente
nell’ambito del conscio. In alcuni pazienti analizzati da Freud si manifestano atti definiti
resistenze, ovvero un sistema di rimozione del conscio che porta il paziente a sviluppare la
percezione di una “mancanza” interiore. La non totale coerenza del sistema tra l’Io e la
con L’Io. L’Io non è la sintesi dei pensieri e delle percezioni, ma attiene alle realtà esterne e
alle pulsioni interne, ponendosi come una istanza tutt’altro che unitaria e sintetica.
Lacan afferma che l’inconscio sia strutturato come un linguaggio. Nella concezione
lacaniana non si fa riferimento a quella concezione, tipica della psicoanalisi classica, che
regolarne la sua libertà; l’inconscio di Lacan si basa su una funzionalità autonoma e sulla
rigorosa obbedienza ad una logica stringente e strutturata. Attraverso i lapsus, gli atti
Questo elemento impersonale dell’inconscio esprime una logica che si manifesta con
procedimenti analoghi a quelli linguistici. Il “limite” che segna la differenza tra Freud e
disciplina metodologica. Come dice Lacan stesso: «è solo che lui non poteva conoscere la
linguistica». L'intuizione freudiana secondo cui alla base delle formazioni del
approfondita da Lacan con l'ausilio degli strumenti offerti dalla linguistica ad egli
operano nel lavoro onirico, equivalgono in Lacan alla «metafora» e alla «metonimia». Il
processo psichico proprio del sogno, e quindi dell'inconscio, diviene pertanto leggibile
sistema linguistico e se il sistema strutturalista per sua natura ci trascende, poiché vi siamo
immersi dalla nascita «a bagno nel linguaggio», prosegue Lacan, si può sostenere che non è il
propriamente in preda al linguaggio, e come tale è in preda all'inconscio. L'Io stesso per
Lacan è in un certo senso un sintomo, una produzione inconscia e conscia. Questa tesi
integrasse con un'altra definizione capitale del mondo lacaniano: «l'inconscio è il discorso
dell'Altro». Il termine Altro (con l'iniziale maiuscola) viene introdotto per indicare il luogo
di dispiegamento della parola cioè il campo proprio in cui si esercita il potere del
linguaggio/inconscio sul soggetto. Questo Altro non è il nostro simile o un altro soggetto,
5Per un analisi dettagliata del rapporto storico-teorico tra Lacan e Freud, cfr. P. Bruno, Il padre e i suoi nomi,
ediz. MIMESIS, 2015.
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rappresentano per noi stessi. Linguaggio e inconscio ci vincolano costantemente alla
nostra dipendenza da leggi di cui non siamo padroni, ad una struttura che ci determina
sin dalla nascita e che Lacan chiama ordine Simbolico. Il bambino, prima ancora che dalla
propria madre, nasce nel regno dell'Altro e da questo dipende. Viene alla luce già immerso
nelle leggi del Simbolico, e dai suoi primi giorni di vita l’infans è alla dipendenze dell’altro,
il suo grido deve essere interpretato, le sue intenzioni incontrano la voce dell’Altro, quella
dei genitori, diventando le loro parole. È attraverso l’interpretazione del grido come una
Si noti che in questo caso Lacan non parla di soggetto, di essere parlante, di bambino,
bensì di uomo, e afferma che «l’uomo nasce in un bagno di linguaggio», quasi a sottolineare
che l’umanità stessa dell’uomo si strutturi a partire dalla preesistenza del discorso, da una
sonorità significante intesa non come strumento di espressione o in quanto medium della
comunicazione, ma come discorso dell’Altro, trama simbolica entro cui si viene al mondo.
alcune tappe fondamentali che implicano un rapporto spesso drammatico con l'alterità che
oscura del rapporto che lega il soggetto al linguaggio, dimensione in cui il soggetto risulta
Lacan pone un accento critico sulla nozione di soggetto e sulla dimensione del rapporto
tra uomo e linguaggio. Ma si può definire davvero rapporto ciò che lega la dimensione
della parola a quella della soggettività, se entrambe possono essere isolate come due
componenti autonome, estranee l’una all’altra, e sussistere, anche solo idealmente, l’una
escludendo l’altra? Tale è il quesito che, a questo punto, una spontanea riflessione
deduttiva potrebbe azzardarsi a porre nei confronti del pensiero lacaniano sinora
esplicitato.
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1.2 La divisione tra soggetto e significante
all’esperienza elaborativa attuata da Lacan negli anni 50’, allorché il perno dell’attenzione
Abbiamo visto come il soggetto lacaniano sia diviso, nell’inconscio come nell’io. Nella
parte iniziale del suo insegnamento, Lacan mostra come la parola e la verbalizzazione
conseguenza riunire il soggetto a quello stadio che era stato inizialmente censurato
attraverso lo “schema del segno”, utilizza la forma dell’ellissi per conferire un preciso
come rapporto tra significato (s) e significante (S), viene da Lacan ristrutturata ed
articolata in 3 movimenti:
su significato;
11
2) scomponendo l’ellissi d’unità logico-linguistica del segno, l’evoluzione lacaniana
3) Identificato, nella barra, il nesso fondamentale che veicola la divisione strutturale tra
«Cos’è questa barra ? [...] E’ quella funzione che impedisce che vi sia un rapporto diretto di
Nel testo di Massimo Recalcati Il vuoto e il resto, da cui la citazione sopra è tratta, si elabora
Lacan. Si dimostra come in De Saussure l‘arbitrarietà del segno, che non intrattiene un
rapporto univoco tra la cosa e l’oggetto. Dato che nel pensiero lacaniano non vi è nulla che
tale solo dall’atto della significazione, ovvero dall’articolazione dei significanti concepita
termini propri del linguaggio inconscio possono “trasferire la loro energia” ad altri per
posto della causa, il contenuto quello del contenente, il tutto quello della parte. Come già
diventa significato, ma che, a livello latente, può costituire ancora un significante. Non si
tratta quindi di una sostituzione totale. Per esempio metafora è il significante “leone” per
secondo Lacan, allorché, tramite essa, il “senso” assume le apparenze del “non-senso”, ossia
quando il nuovo significante non richiama più al significato antico. A questo punto è
necessario scavare nell’inconscio per recuperare tale significato e per poter comprendere
Per concludere è evidente in Lacan il ritorno a Freud, soprattutto per quanto concerne il
corrispondono, appunto, alla metafora ed alla metonimia lacaniane. Sebbene Freud non
abbia mai esplicitato l'interesse per il rapporto tra psicoanalisi e linguaggio, Lacan
riconosce una matrice freudiana alla propria teoria del linguaggio dell’inconscio: tramite
l’utilizzo della rimozione originaria cerca di integrare la logica del significante, dal momento
13
processo dialettico costante e continuo. Il «witz» freudiano del moto di spirito viene da
«Il pas-de-sens è proprio ciò che si realizza nella metafora. E’ l’intenzione del soggetto [...]
Soggettività è la parola alla quale giungo adesso, poichè fino a ora, e ancora oggi, parlando con voi
dei cammini del significante, qualcosa continua a mancare - e a mancare non senza ragione, come
vedremo. Non per nulla, in mezzo a tutto questo, noi vediamo apparire solamente dei soggetti
pressochè assenti, sorta di semplici supporti che si rinviano la palla del significante. E tuttavia, che
cosa c’è di più essenziale al motto di spirito della soggettività? Quando dico soggettività, voglio dire
che fa nessuna parte si può afferrare l’oggetto del motto di spirito. E perfino ciò che esso designa al
di là di ciò che esprime, perfinoil suo carattere di allusione essenziale, di allusione interna, non fa
Seguendo l’ordine della strutturazione del soggetto, vediamo come Lacan, nella prima
elaborazione dello stadio dello specchio degli anni 30’, esprima così la teorizzazione
inaugurale di come si costituisca il rapporto del soggetto alienato con l’Altro; vi sono due
elaborazioni della tematica in questione, delle quali una incentrata sul concetto di
alienazione. Negli anni 30’ Lacan sviluppa la tesi secondo cui l’alienazione avviene
cui l’io si riconosce nella propria immagine dell’io ma che al tempo stesso si perde
«Tutto ruota attorno all’immagine speculare in cui il soggetto scorge e forgia il proprio Io. Il
l’io, è sostituito dal movimento dell’azione del significante, per cui l’elaborazione
«-il lavoro dell’analisi come una pratica di disalienazione- formulazione che diventerà
nella logica stessa che Lacan promuove, inaccettabile poiché non c’è possibilità alcuna per
Con riferimento le posizioni di Kojève sulla rilettura di Hegel, nello specifico sul concetto
dello spirito; Lacan chiarisce il modus operandi della funzionalità dello specchio.
Lacan muove dalla struttura Hegeliana, che distingue 3 momenti fondamentali nella
costituzione dell’autocoscienza :
unilaterale. Tanto per Lacan, quanto per Hegel il desiderio è il desiderio dell’Altro, nella
3) la dialettica del riconoscimento pone ciascuna delle due autocoscienze (servo e padrone)
soltanto una delle due si può riconoscere come l’autocoscienza del «padrone».
hegeliano della volontà, una radice realistica, è comunque fortemente presente in Kojève la
determinazione attiva a sottrarre al campo del non-conosciuto ciò che nel desiderio e nella
desiderio a compiere la strutturazione primitiva del mondo umano, e fornisce una sua
interpretazione sull’operato concettuale dei due autori. «Il desiderio non è cosa semplice!»
dice Lacan nel corso di una conferenza pronunciata il 9 marzo 1960 a Bruxelles, in cui
viene ripresa la trattazione freudiana sul desiderio. Il desiderio non è niente di nominabile;
il desiderio inconscio è quello che vuole colui o ciò che tiene il discorso inconscio; il
Per Lacan, risiede nel fatto che il soggetto, dall’origine e fino alla fine, avverta anche se
non completamente ciò che vuole. Tale astuzia di ragione si esprime quindi nel desiderio
pulsante della dialettica hegeliana. In Freud questo non potrebbe essere in alcun modo
possibile, perché si stratta di un sapere che non può essere riportato all’identico della
conoscenza. Esiste una conoscenza degli istinti che si qualifica come tale perchè non può
«Ciascuno porta scritto sulla propria nuca il destino che l'Altro ci ha assegnato senza poterlo
decifrare.» 10
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/01/10/siamo-tutti-edipo-leroe-
10
maledetto-della-conoscenza56.html
16
Con questa frase e con la rievocazione della leggenda antica dello schiavo messaggero
secondo cui lo schiavo, appunto, si fa veicolo di messaggi che non possono essere
“fisiologicamente” letti, Recalcati chiarisce come i messaggi che l’Altro incide sulla “nuca”
di ciascuno, frutto delle sentenze, delle maledizioni, degli auspici, delle speranze, dei
desideri, delle gioie espressi dalle nostre madri e dei nostri padri, non possano essere letti
quando si tratta del soggetto inconscio non si sa neanche bene chi parli. Lacan opera allora
una sovversione del soggetto, che prende di mira tanto il movimento del sapere Hegeliano
quanto la concezione cartesiana del soggetto. Cartesio ed Hegel sono in effetti coinvolti
come emblema della razionalità filosofica che conferisce sovranità al soggetto, razionalità
che può essere sconfessata dalla critica freudiana. Nel rapporto soggetto e desiderio,
dell’alienazione, secondo una modalità che non è riducibile alla dialettica dell’essere per la
quale reale e razionale siano risolti l’uno nell’altro senza resti o perdite assimilabili
nell’orizzonte del sapere. Il soggetto che non sa quel che vuole e neanche sa quel che dice,
cioè il soggetto dell’inconscio, non è certo il soggetto del sapere assoluto, ma è sottoposto
allo stesso “effetto di retroversione” per cui diviene, ad ogni tappa, ciò che è stato prima,
«e s’annuncia soltanto al futuro anteriore: sarà stato». Analizzando la figura hegeliana in tal
senso, Lacan sostiene che il soggetto si garantisce un’immagine anticipata che viene ad
esso incontro e che corrisponde all’immagine alienata che ha assunto di sé allo specchio,
come unità anticipata e alienata in un Altro. Ciò che gli viene incontro in quanto immagine
è una padronanza che il soggetto non potrebbe ascrivere a se stesso, in quanto il corpo
nella fase iniziale del processo speculare è frammentato e l’immagine riflessa non fa
ancora corpo con sé. Si tratta di una relazione immaginaria, quella nella quale il rapporto
speculare, che Lacan definisce come una servitù inaugurante le vie della libertà. Nella
formula del desiderio come desiderio dell’Altro, Hegel sostiene che sia l’altro a guardare il
17
soggetto riflesso nello specchio, su tale visione si innesca la conflittualità. Nel senso
hegeliano “il desiderio di desiderio” è desiderio che un desiderio risponda all’appello del
dipende: ciò a cui mira è che questo Altro lo riconosca. In questo piano del riconoscimento
non posso tuttavia coesistere «l’io o l’altro», o per essere più precisi «me o l’altro».
Se l’altro mi riconosce mi riconosce in quanto oggetto e questa è la ragione per cui non c’è
mediazione che non sia la violenza. Senza dilungarci oltre su questioni che richiederebbero
ereditata da Hegel-Kojève. Nella misura in cui nella dialettica del desiderio viene
alla struttura intenzionale della coscienza. In altri termini, se la stoffa del desiderio
analitica, questo è tanto lontano da una prescrizione normativa che assicuri una via
garantita al bene, quanto da una cura che ricomporrebbe un presunto rapporto armonico
non solo voluto far irrompere l’insegnamento di Freud nella tematica hegeliana del
conoscere che è un riconoscere, ma anche e soprattutto perché egli abbia lottato contro
qualsiasi riduzione della psicanalisi a scienza del sapere sessuale. Riguardo al desiderio e
alle sue verità, sembra dirci Lacan, non è possibile formulare alcun sapere, se non quel
singolare discorso senza parole, mediante il quale la psicanalisi si mette in ascolto del
disagio della civiltà e dei suoi sintomi tentando una codificazione del linguaggio
dell’inconscio, il luogo di origine della verità che è stata rimossa ed esiliata dal soggetto
stesso.
18
1.4 Lo stadio dello specchio
La famosa teoria di Lacan, lo “stadio dello specchio”, è qui posta in ultima istanza poiché si è
deciso di collocarla nella fase conclusiva della trattazione che riguarda la costituzione
psichica del soggetto, trattazione che nelle prime fasi, a onor di una più organica ed
Nella teoria dello “stadio dello specchio” è radicata l’indagine lacaniana sulla paranoia,
inizialmente mutuata dal concetto freudiano della conflittualità tra l’Io e l’ideale dell’Io
(Super-io). Ricordiamo, infatti, che per Freud il narcisismo rinvia al rapporto del soggetto
con la propria immagine ideale (l’Io ideale) e alla funzione che l’immagine ideale svolge
nella formazione dell’Io. La nascita del soggetto avviene attraverso due oggetti
fondamentali: il corpo materno (il suo sguardo, le sue cure) e l’immagine del corpo
Freud, o forme d’amore: una forma anaclitica (dalla funzione di sostegno esercitata dalla
madre) e una scelta narcisistica nella quale l’oggetto è amato perché restituisce al soggetto
personalità, in concomitanza con la seconda fase narcisistica che vede l’Io (je) - già
costituito- rimodellato dal Super-io. Lacan quindi muove da quello che egli vede come un
limite della trattazione freudiana - il narcisismo primario e le lacune che permangono per
quanto concerne la spiegazione della formazione dell’Io - per proporre una soluzione
originale.
19
In Lacan l’identificazione con un’immagine di sè non è soltanto prerogativa dell’Io del
paranoico, ma attiene all’Io di ogni persona e quindi l’Io(je) in quanto tale si costituisce
«Ci atteremo per ora a questa metafora topica- il soggetto è decentrato rispetto all’individuo. E’
Tale teorizzazione prende dunque il nome di stadio dello specchio. Come scrive nel suo
lavoro del 1936 L’aggressività in psicoanalisi negli Scritti, Lacan delinea la specularità
psichico del bambino in un’età collocabile tra i 6 e 18 mesi, periodo in cui l’infans non
nell’immagine riflessa e da ciò trarre la formazione della sua autocoscienza, può ovvero
dinnanzi a questa immagine nascono dal fatto che il bambino, percependo se stesso come
un’operazione sintetico-unitaria della volontà dell’io come motore unificatore. L’io (je) si
identifica solo nel rapporto con l’Altro, nell’immagine dell’Altro; Hegel aveva già
una “discordanza” tra ciò che lo specchio rimanda - l’illusione della padronanza e
11J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 11.
20
condizione di dipendenza del piccolo dall’uomo. La funzione dello specchio è quella di
produrre uno sdoppiamento nel soggetto per cui egli può “oggettivarsi” nell’immagine
«Ciò che Lacan teorizza e intende far comprendere con lo stadio dello specchio è : «[…] quanto c’è
nell’uomo di slegato, di frammentato, di anarchico (che) si pone in rapporto con le sue percezioni sul
piano di una tensione assolutamente originale. E’ l’immagine del suo corpo a essere il principio di
ogni unità che percepisce gli oggetti. Ora, di questa stessa immagine egli percepisce l’unità solo al di
fuori e in modo anticipato. Per il fatto di avere questa relazione doppia con se stesso, è sempre
intorno all’ombra errante del suo proprio io che si struttureranno tutti gli oggetti del suo mondo.»
12.
soggetto.
Lacan sottolinea che nel momento in cui il soggetto (je) prende coscienza di sé,
riconoscendosi come un Io distinto dal mondo oggettuale, diventa cosciente che esiste una
realtà distinta da sè, dall’Io (moi). Alla nascita dell’Io, alla sua identificazione si associa la
nascita della coscienza e alla nascita della coscienza si associa a sua volta la nascita
coscienza, lo si può definire allora come inconscio, ovvero il lato invisibile della riflessione
speculare. L’Io (moi), sinonimo di coscienza, è l’immagine «imago» riflessa dallo specchio,
immagine in cui si materializza la coscienza stessa che è divisa dal corpo perché
incarnante l’immagine ideale del corpo stesso. Tale movimento dialettico tra il «corp
costante procedere sostitutivo che vede il soggetto Io (je) alienarsi, ovvero scambiare
12J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 191.
21
identificazione all’altra, secondo il ritmo della propria storia personale che è poi possibile
22
CAPITOLO 2
Il desiderio
(Aristotele)
Desiderio15 è una parola centrale della teoria lacaniana. La tematica del desiderio è
quella del desiderio inteso come base costituente del soggetto, a cui viene dedicato l’intero
capitolo.
Riprendendo in parte le analisi già impostate nel primo capitolo, si può affermare che
secondo Lacan, alla base di ogni possibile definizione di soggettività in psicoanalisi, vi sia
un punto fondamentale: la non coincidenza tra l’Io (je) e il soggetto. La nostra parte
13 Aristotele
15Per un’ulteriore chiarificazione del desiderio in Lacan crf. M. Recalcati, Introduzione alla psicoanalisi
contemporanea. i problemi del dopo freud, ediz Bruno Mondadori, 2003, p. 28.
23
razionale, sede del pensiero e delle relazioni con l’esterno, non “è” il soggetto del nostro
inconscio, ma è definibile come ciò che Lacan chiama una «formazione immaginaria»(moi).
In termini filosofici, la differenza tra l’Io, nucleo razionale (il Cogito di Cartesio) che Lacan
indica col termine francese Moi e il soggetto dell’inconscio (il Sum di Cartesio), che Lacan
indica col termine francese Je, potrebbe essere paragonata a quella esistente tra il man (il
“si” impersonale) e il Mann (l’uomo autentico) di Heidegger. Il cogito ergo sum cartesiano,
spiega Lacan, unisce due termini (il cogito e il sum) che per loro natura non sono
unificabili né sovrapponibili, in quanto tra pensiero ed essere c’è una scissione (Spaltung)
che determina una ineluttabile divisione interna, una fenditura all’interno della
Quanto sinora premesso consente di affermare che la sostanza del Moi, la maschera
fino all’età adulta; l’Io-Je, invece, è proprio il desiderio, che quindi si configura come vero
Il desiderio teorizzato Lacan, inoltre, può essere definito anche in un’altro modo: è il
rapporto con il proprio corpo, in particolare con quella condizione di mancanza originaria
che, in qualche modo, è segnata dalla percezione corporea, ma che poi si iscrive
simbolicamente nella vita psichica in senso lato. Esplicitando meglio questa seconda
accezione della definizione di desiderio, si può dire che la sua struttura filogenetica si
collochi in un sentimento che Lacan definisce bisogno (besoin). Il bisogno, a sua volta, è la
trascrizione organica (cioè corporea) della mancanza (manque), ossia una incompletezza
(l’alienazione) e una nostalgia della unità radicale e originaria che si costituisce, sul piano
interna del soggetto, nella prima forma di paranoia. Questa mancanza iniziale, che Lacan
definisce béance, è un sentimento preliminare alle pulsioni stesse e nasce molto prima
della venuta al mondo del soggetto. Lacan, a differenza di Freud, pone la pulsione, colta in
24
rappresentazione psichica. La béance, dunque, è mancanza a-essere, ovvero la causa del
desiderio.
«Il desiderio è un rapporto da essere a mancanza. Questa mancanza è mancanza di essere, nel senso
proprio della parola. Non è mancanza di questo o di quello, ma mancanza di essere grazie a cui
l’essere esiste» 16 .
originaria e radicale, béance, sia letteralmente una falla, una distanza incolmabile tra la
sentimento di sradicamento ancestrale dalla fusione primitiva col corpo della madre, è
anteriore al soggetto stesso e, come tale, non può trovare soddisfazione in una serie di
oggetti libidici compensatori – che Lacan chiama oggetti piccoli (a)17 – i quali, invece, sono
posteriori al soggetto, cioè sono inseriti davanti a sé e non “dietro”, come quell’oggetto
traduce il bisogno in desiderio, che a sua volta si esprime come il vettore emotivo rivolto a
del desiderio che possano ristabilire, simbolicamente, l’unità col ventre materno, è definita
16J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 61.
17 Oggetto piccolo (a) si riferisce all’espressione dello psichiatra e filosofo Jacques Lacan usata nella sua
riflessione sul godimento. Lenzi afferma in proposito: «è un sinonimo di desiderio di qualcosa che non è mai
raggiungibile fino in fondo.» Ed è proprio attraverso la costituzione dell’oggetto piccolo (a) che il soggetto si
stacca dall’Altro, perché l’oggetto piccolo (a) non appartiene al Significante, ma è un qualcosa di
assolutamente personale, di diverso tra soggetto e soggetto. Lacan chiama fantasma i diversi modi di
ognuno di articolare i propri rapporti di godimento con l’oggetto piccolo (a), ed è quindi il fantasma che
distingue un soggetto da un Altro.
25
da Lacan «domanda» e si manifesta come la ricerca continua, da parte del discorso
del desiderio umano sia, nella spiegazione di Lacan, una sorta di sublimazione della falla
non è consentito il raggiungimento della sua vera meta, che è, come scrive Lacan, «al di
qua» del punto di partenza da cui lo stesso desiderio prende le mosse, e che si struttura
attraverso una continua opera di trasformazione tesa, a livello inconscio, a ricostruire «il
fantasma» dell’unità primigenia con la madre, vero simbolo della dimora archetipica.
Dopo aver delineato, pur marginalmente, la concezione lacaniana del desiderio del
struttura al di fuori del suo specifico internalismo psichico. Si è visto, per quanto concerne
la matrice freudiana delle teorie di Lacan, come egli utilizzi lo stadio dello specchio per
esprimere la teoria della simultanea nascita dell’io e della sua immagine idealizzata; si è
altresì visto, sul medesimo selciato concettuale, come venga meno la distinzione tra un
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Nel 1938 Lacan pubblica il testo i complessi famigliari nella formazione dell’individuo 18, in cui
fenomeno delle psicosi, con riferimento a quelle maturate in seno all’apparato famigliare,
che il bambino opera ed esprime, durante le principali fasi evolutive dello sviluppo
psichico, nei confronti delle figure famigliari fondamentali. Lo sviluppo psichico si articola
intorno al confronto progressivo e costante con il padre, la madre e i fratelli, i tre elementi
che compongono la costellazione famigliare del bambino. L’insieme delle reazioni indotte
nel bambino dal confronto con queste tre figure, è definito -complesso-, e sono tre i
permea lo sviluppo affettivo fin dalla nascita e ancor prima dello svezzamento
comunemente inteso come tale; difatti per Lacan lo svezzamento non si riferisce solo al
distacco dal seno materno (esperienza che è di per sé traumatizzante e di cui vi è sempre
traccia nella psiche umana), ma al distacco dalla madre al momento della nascita,
esperienza che rappresenta una separazione traumatica, il trauma originario del soggetto
umano. É il complesso che caratterizza, nei primi sei mesi di vita, il rapporto simbiotico
allontanamento dalla figura materna, percependo come una minaccia gli eventi che in
questa fase riverberano il trauma del distaccamento originario. Lacan colloca nella non
piena o incompleta conclusione di questa fase fisiologica, l’origine di alcune criticità che
riguardano la vita psichica del soggetto, quali «l’istinto di morte» freudiano, da intendersi
19 per una chiarificazione ulteriore crf. Il soggetto vuoto, M. Recalcati,Edizioni Centro Studi Erickson.
27
come l’aspirazione a ritornare e perdersi nel corpo materno e a vivere in maniera
Il complesso d’intrusione verte sulla figura «imago» del fratello. La parola -intrusione -
evoca la comparsa, percepita come intrusiva, di un nuovo elemento all’interno del nucleo
famigliare con cui il bambino (il fratello maggiore) rivaleggia; l’imago di un fratello
(maggiore) si “introduce” nell’Io dell’altro (fratello minore). Viene rievocata la fase dello
rapporto armonico con la madre che a lui è negato. Vive in maniera sofferta la separazione
là dello specchio, tra un corpo in frammenti foriero d’angoscia e l’imago fraterna in cui si
fraterna, un «dramma della gelosia» che secondo Lacan caratterizza la natura paranoica delle
(non tutti i soggetti sviluppano psicosi paranoiche) mediante la soluzione offerta, allo
sviluppo, dal complesso d’Edipo che Lacan rielabora a partire dall’omonimo complesso
freudiano.
«Edipo, nella sua vita stessa, è totalmente questo mito. Lui stesso non è altro che il passaggio dal
mito all’esistenza. Poco importa che sia esistito o no, poiché in una forma più o meno riflessa egli
esiste in ognuno di noi, è dappertutto, ed esiste molto di più che se fosse realmente esistito.» 20.
In Lacan, la natura del complesso edipico è di matrice culturale (di una certa cultura
occidentale) e non sessuale istintuale ovvero: è presente nell’influenza della famiglia (una
20J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 263.
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precisa formazione sociale e quindi culturale) sulla psiche umana, ad orientare e
caratterizzare il desiderio del bambino. Desiderio che, a differenza della visione freudiana
che implica l’impulso sessuale verso la madre, compete sia al maschio sia alla femmina, e
mira alla riconquista dell’unità e dell’armonia perdute nel distaccamento dal corpo
materno. L’anelito di un ritorno alla madre, fomentato dall’angoscia del proprio corpo in
divieto paterno che impone culturalmente e socialmente di non desiderare il corpo della
madre. Invertendo l’approccio freudiano, Lacan esime la natura dalla responsabilità nel
scomposizione del corpo e dell’unità del proprio Io (moi). Si tratta dunque di un problema
che riguarda il narcisismo e non la sessualità. La via d’uscita dal complesso edipico
lacaniano è offerta dall’imago del padre: il bambino identifica nel padre il rivale per il
possesso del corpo materno e ne trae l’angoscia primordiale del corpo in frammenti.
«Il padre si afferma nella sua presenza privatrice in quanto è colui che supporta la legge e questo
non si fa più in modo velato ma in modo mediato dalla madre, che è quella che lo pone come colui
che fa la legge» 21
L’identificazione con il padre, suscitata dal padre stesso attraverso il “divieto all’incesto”
altresì una stabilità data dall’immagine idealizzata del proprio Io (moi) e corroborata dal
conforto “stabilizzante” di tutte le figure patriarcali della società. Ne deriva però che
l’identificazione con il padre porta il soggetto al confronto con il Super-io «Il padre – precisa
Lacan – non è un oggetto reale […] Ora, se non è un oggetto reale, che cos’è? […] Il padre è una
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metafora.» 22 (la cui nascita per Lacan è simultanea a quella dell’Io, dato che il super-io è la
figura del doppio speculare), ovvero con un ideale dell’Io paterno «simbolico» a cui ci si
può avvicinare (allontanandosi progressivamente dal corpo materno) senza mai coincidere
con esso. Si crea una “empasse” che vede l’Io oscillare tra l’avere e il non avere il corpo
materno, tra il dover essere come il padre ma il non poter essere come il padre. Con
quanto rappresentante della Legge, è più decisiva della sua funzione reale di genitore, per
consentire al bambino il passaggio dal registro del bisogno a quello del desiderio che trova
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2.3 L’amur come desiderio
Si è visto come la nascita del desiderio nel soggetto, si sviluppi e come si manifestai nel
ha una “spinta” nevrotica potenzialmente illimitata, come si evince dalla spiegazione che
Lacan riserva alle fasi del complesso e alla loro centralità nella crescita del soggetto e nella
che nasce innanzitutto da una sensazione di mancanza, scaturita dal distacco primordiale
con la madre.
narcisismo, Freud differenzia due tipi d’amore: l’amore narcisistico e quello anaclitico.
Nell’amore narcisistico l’io ama, nell’altro, ciò che è, ciò che è stato, ciò che vorrebbe essere
oppure, più semplicemente, una parte di sé; nell’amore anaclitico, l’io ama nell’altro, la
«L'amore parentale, così commovente e in fondo così infantile, non è altro che il narcisismo dei
genitori tornato a nuova vita; tramutato in amore oggettuale, esso rivela senza infingimenti la sua
Si evince facilmente come queste due forme freudiane dell’amore siano state riprese e
amore simbolico, quest’ultimo inteso come il più diretto corrispondente alla concezione
un’unione capace di colmare, e superare la distanza che separa il soggetto dal proprio
«oggetto perduto». Eppure l’essere umano non riuscirà mai a riappropriarsi di una pienezza
ritrovamento dell’oggetto perduto. Sul piano della relazione sessuale, non può avvenire la
ricongiunzione del soggetto con quell’oggetto che darebbe la sensazione di fare tutt’Uno
con l’Altro. «Non esiste rapporto sessuale» vuol dire dunque che gli esseri umani, sul piano
non può essere un’esperienza edificante, dal punto di vista della strutturazione del
soggetto, l’incontro sessuale tra due soggetti, poiché uno dei due rimane precluso,
inaccessibile. È pur vero che il nostro corpo ci apre alla relazione con l’Altro, ma nessun
L’incontro con il partner avviene allora sullo sfondo di un esilio, dell’impossibilità che il
rapporto si possa realizzare sul piano sessuale. L’amore emerge come l’unica immagine
poiché l’unità idealizzata dell’amore «è innanzitutto della stessa natura di quel miraggio di
Uno che si crede di essere» 24 . Nella frase «l’atto d‟amore è la perversione polimorfa del maschio,
nell’essere parlante» 25 Lacan sostiene che il “maschio” indichi il versante maschile della
l’oggetto. Però non è mai lo stesso oggetto che il soggetto incontra. In altri termini, non cessa di
dell’Uno rimane di fatto impossibile: nonostante l’amore rappresenti una tensione verso
l’Uno, costituisce altresì un ponte sul vuoto che separa irrimediabilmente l’esperienza di
godimento dei due amanti. La connessione creata dall’amore restituisce ai due partner la
corpi in relazione, elevando la presenza del partner a causa del desiderio del soggetto.
La molla dell’amore non è infatti da collocare sul piano del godimento, ma sul piano del
l’alterità radicale dell’Altro e non più ridotti alla ricerca di una pienezza chiusa su se
due soggetti di essere Uno: se sul piano del godimento non esiste un rapporto duale, sul
piano del desiderio è possibile vivere la presenza del partner come possibilità di apertura
all’Altro. È in tal senso che si può comprendere l’affermazione lacaniana «solo l’amore
Per concludere, la direzione del pensiero lacaniano volge nuovamente a Freud, poiché
giunge a sancire la cattura del soggetto da parte di un'istanza a lui superiore, da parte,
26J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 187.
27 J. Lacan (1962-1963), Il seminario, Libro X, L’angoscia, ed. it. a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2007,
p. 193.
33
Conclusione
Il contributo di Lacan alla cultura contemporanea, l’insegnamento di colui che è stato più
sapere accademico e clinico che ha travalicato i confini delle discipline specifiche e che si
pone come fondante e imprescindibile per quanto concerne lo studio della psiche umana.
La trattazione che qui si conclude ha inteso delineare alcuni aspetti basilari della
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BIBLIOGRAFIA
J.Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991.
M. Recalcati, Il vuoto e il resto, ediz. MIMESIS, 2013.
2J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 53.
5Per un analisi dettagliata del rapporto storico-teorico tra Lacan e Freud, cfr. P. Bruno, Il padre e i suoi nomi,
ediz. MIMESIS, 2015.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/01/10/siamo-tutti-edipo-leroe-
10
maledetto-della-conoscenza56.html
11J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 11.
12J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 191.
13Aristotele
M. Recalcati, Introduzione alla psicoanalisi contemporanea. i problemi del dopo freud, ediz Bruno
15
Mondadori, 2003, p. 28
16J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 61.
35
20 J.
Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 263
26J. Lacan, Il seminario, Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino
1991, p. 257.
27 J. Lacan (1962-1963), Il seminario, Libro X, L’angoscia, ed. it. a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2007,
p. 193.
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Ringraziamenti
L’ultima pagina per ricordare le persone che hanno contribuito a questo traguardo della
mia carriera accademica.
il professor dott. Simone Regazzoni nell’avermi per primo mostrato la straordinarietà del
pensiero lacaniano;
Matteo Picco, fondamentale amico che con la sua estrema pazienza, dedizione alla forma e
al linguaggio ha tradotto i miei pensieri più oscuri in una forma comprensibile anche per
altri;
dott. Matteo Persico un amico e compagno che mi ha sostenuto con il suo temperamento
nietzschiano;
dott. Riccardo Belleggia, dott. Matteo Negri, dott. Claudio Gallo - amici, compagni che in
modi diversi hanno contribuito a loro modo a tutto questo;
i miei genitori che hanno sostenuto ogni mia scelta, idea e spronato ad un obbiettivo
sempre più alto;
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Grazie.
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