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“ESSERE”
INDICATIVO PRESENTE: - INDICATIV PREZENT
IO sono
TU sei
EGLI è
NOI siamo
VOI siete
LORO sono
Alberto arriverà domani (indicativo: non ci sono dubbi che Alberto sarà qui domani);
Credo che Alberto arrivi domani (congiuntivo: non è certo ma solo probabile che Alberto sarà qui
domani).
L’indicativo, che compare sia in proposizioni principali sia in proposizioni subordinate (come le
oggettive, le dichiarative, le soggettive, le consecutive, le causali e molte altre ancora) si articola
così in otto tempi:
1
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino (proverbio);
Voltaire sostiene che questo non è il migliore dei mondi possibili (citazione);
I cuccioli sono teneri (realtà considerata universale).
Il presente si può anche usare nelle narrazioni in sostituzione a un tempo passato, per dare
più immediatezza ai fatti a cui ci si sta riferendo; in tal caso si parla di presente storico. Ad
esempio:
Quando Cesare si accorge che anche Bruto faceva parte dei congiurati, esclama con
dolore: “Tu quoque, Brute, fili mi!”
Il presente, soprattutto nella lingua orale, può sostituire un tempo futuro; in questo caso, la
sfumatura temporale è data da altri elementi della frase, come avverbi o locuzioni
temporali. Ad esempio:
Domani vado al mare.
IO ero
TU eri
EGLI era
NOI eravamo
VOI eravate
LORO erano
• L'imperfetto si usa nel modo indicativo, per situazioni in corso di svolgimento (ieri cenavamo,
quando…), abituali (in quel periodo andavamo spesso a trovarli) o descrittive di sfondo (Paolo
viveva a Roma); nel modo congiuntivo, per stabilire un rapporto tra un verbo reggente al passato e
una completiva (speravo che te ne occupassi tu), riferito al presente, in frasi desiderative
indipendenti (smettesse di piovere!), in dipendenza da un condizionale (vorrei che fosse qui lui) o
nella protasi del periodo ipotetico (se potessi, lo farei)
L’imperfetto
L’imperfetto si usa quando ci si vuole riferire a un’azione che si è svolta nel passato e che ha
avuto una certa durata. L’imperfetto, che si usa molto spesso nelle descrizioni 1, si concentra
sull’aspetto dell’azione, per riferirsi a qualcosa che è avvenuto nel passato ma dai confini
temporale di inizio e fine non precisabili in senso assoluto. È il caso dell’imperfetto iterativo; ad
esempio:
Quando eravamo giovani, andavamo spesso al lago;
L’anno scorso Davide veniva sempre a cena da me.
l’imperfetto narrativo (detto anche “imperfetto storico”), diffuso nei romanzi e nelle opere di finzione
per raccontare un evento o un episodio. In questo caso, l’imperfetto non descrive un’azione
protrattasi nel tempo, ma un’azione avvenuta in un preciso momento.
l’imperfetto di modestia, diffuso in molte espressioni di cortesia al posto del condizionale:
“Volevo due etti di prosciutto crudo, grazie”.
l’imperfetto prospettico, che si usa, a volte a posto del condizionale passato, per esprimere nel
passato un’azione che avviene posteriormente ad un’altra. Ad esempio: “Disse che veniva a
trovarti” al posto di “Disse che sarebbe venuto a trovarti”.
l’imperfetto ludico, che si usa nei giochi dei bambini (“Facciamo che io ero il poliziotto …”) o per
raccontare i propri sogni (“Nel sogno che ho fatto stanotte, io volavo nel cielo
e c’erano mille arcobaleni colorati che …”).
2
INDICATIVO PASSATO REMOTO - MODUL INDICATIV LA TRECUT
IO fui
TU fosti
EGLI fu
NOI fummo
VOI foste
ESSI furono
Il passato remoto
Il passato remoto indicativo si usa per indicare un fatto avvenuto e concluso nel passato, senza
conseguenze o effetti sul presente. Ad esempio:
Lo zio Massimo visse a Napoli prima di trasferirsi definitivamente all’estero;
Maria si svegliò presto perché doveva andare in gita.
Il passato remoto, raro nell’italiano parlato, è invece molto diffuso nei testi narrativi, dove
costituisce, insieme con l’imperfetto, il tempo di riferimento. Un altro uso, assai caratteristico, del
passato remoto è quello gnomico, che si ritrova spesso in sentenze e modi di dire della cultura
popolare; qui il passato remoto non ha ovviamente valore temporale. Ad esempio:
Fare come i pifferi di montagna che andarono per suonare e tornarono suonati.
IO sarò
TU sarai
EGLI sarà
NOI saremo
VOI sarete
LORO saranno
Il futuro semplice
Il futuro semplice indicativo si utilizza per un’azione collocata nel futuro rispetto a chi parla o scrive.
Ad esempio:
La settimana prossima andrò al mare;
Marina sarà interrogata in storia domani.
Il futuro semplice, al pari del presente indicativo, può essere usato anche per dare determinate
sfumature del discorso, come:
un dubbio: “Sarà questo il motivo della sua brusca reazione?” (a volte, con valore esclamativo:
“Non penserai che Pietro abbia ragione?!?”)
un’approssimazione: “Sarà all’incirca mezzanotte”.
una concessione: “Luisa sarà anche bella, ma è antipatica”.
con valore dubitativo- esclamativo. un ordine (in questo caso, si parla di futuro iussivo): “È
deciso: partirete domani all’alba”.
In certi contesti, il futuro può indicare un’azione posteriore rispetto ad un tempo storico; in questi
casi, il futuro ha valore retrospettivo:
Più tardi, dopo quelle strabilianti vittorie, Alessandro Magno si spingerà sino ai confini del mondo
allora conosciuto.