Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
“Più invecchio più mi rendo conto che devo lavorare molto duramente per riprodurre ciò che
cerco: l’attimo istantaneo. L’influenza del clima sulle cose e la luce che le caratterizza“ Claude
Monet, 1891
La rappresentazione di uno stesso oggetto pittorico in diversi momenti con l’obiettivo di osservare i cambiamenti
causati dalla luce naturale non era nuova per Monet, che tra il 1890 e il 1891 aveva già creato una serie di 15
tele raffiguranti un gruppo di covoni di fieno nella periferia di Giverny. Questi covoni sono dipinti sotto il sole
estivo, al tramonto o al crepuscolo, alla fine dell’estate, in pieno inverno o all’inizio della primavera.
Questi lavori devono essere visti più come un interesse per la natura dinamica che per una teoria pittorica-
scientifica (Monet stesso ha dichiarato “ho sempre odiato quelle terribili teorie”).
La serie è stata elogiata dalla critica, risultando anche un grande successo commerciale. Wassily Kandinsky
aveva avuto l’opportunità di vedere uno di questi covoni di fieno, in una mostra a Mosca 1895, ed era rimasto
impressionato al punto di indicarlo come prima pittura astratta della storia dell’arte.
Con la serie della Cattedrale, Monet si spinge anche oltre: qui lo scopo non è quello di rappresentare un modello
concreto, come è accaduto per i pagliai in diverse condizioni climatiche e di luce.
Nella serie della Cattedrale di Rouen il protagonista autentico non è il modello architettonico, in un certo senso
“disprezzato” da Monet che utilizza un punto di vista molto vicino, in modo tale che l’architettura, a causa della
quasi totale assenza di prospettiva, perde la sua grandezza ed è addirittura sezionata nelle torri e pinnacoli.
Così l’edificio qui, non più che uno sfondo, una “scusa”, per mostrare l’autentico protagonista della
composizione: il potere della pittura di rappresentare la qualità dinamica di luce e
atmosfera, capace di dare vita a qualcosa di così pietrificato ed inanimato, come l’imponente facciata di una
cattedrale gotica. Ciò che Kandinsky è stato in grado di decifrare nei covoni, qui è più che evidente.
Naturalmente, Monet era impossibilitato a rappresentare in un quadro completo la fugacità di un momento unico,
per questo di solito lavorava contemporaneamente su alcune tele, concentrandosi su un particolare quando le
condizioni di luce e atmosfera erano quelli cercati.
Monet fu anche costretto a terminare alcune tele della serie sulla Cattedrale nel proprio laboratorio, affidando il
risultato alla sua meravigliosa memoria visiva. Ma due anni dopo, la missione è stata completata: il pittore aveva
finito trenta vedute della Cattedrale. Così, e per la prima volta nella storia della pittura, un artista era riuscito a
rappresentare la quarta dimensione, il tempo, un risultato rivendicato da numerose avanguardie pittoriche alcuni
decenni più tardi.
“Monet fa sì che anche le pietre prendano vita”, ha dichiarato lo scrittore Georges Clemenceau.
[Nel maggio 1895 Monet ha selezionato 20 tele da esporre nella galleria del suo amico, il mercante d’arte
Durand-Ruel. A dispetto del prezzo elevato di ognuna, tra 12,000 e 15,000 franchi, la vendita è stata un enorme
successo. Oltre un secolo più tardi, il successo è continuato: nel maggio del 2000, una di queste tele, all’asta
Sotheby’s (Le portail, soleil) è stata venduta per più di 24 milioni di dollari].
“Ho sempre osservato ciò che il mondo mi ha mostrato, solo per darne testimonianza
nei miei quadri”.
Clemenceau, in un saggio nel 1896, ha scritto, riferendosi alle cattedrali di Monet: “Di fronte alla ventina di viste
della costruzione di Monet, ci si accorge che l’arte, nella sua persistenza di esprimere con sempre maggior
esattezza la natura, ci insegna a guardare, a percepire, a sentire. La pietra si è trasformata in una sostanza
organica, e si può percepire come cambia nello stesso modo in cui un fugace momento della vita è seguito da
un altro. I venti capitoli di campioni di luce in evoluzione sono stati sapientemente scelti per creare un
orientamento ordinato di questa evoluzione. Il grande tempio è di per sé un testamento del sole unificante, e
manda la sua massa contro la luminosità del cielo “.
Anche se Monet, nella serie delle Ninfee, mostra il suo maggior livello di lirismo, raggiunge risultati che vanno
ben al di là del puro impressionismo, che definisce l’astrazione, la serie di vedute della facciata della cattedrale
di Rouen è il punto algido dell’impressionismo.