D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.

46)
Giugno 2008
Poste Italiane Spa - Sped. in A. P.

art. 1, comma 1 - DCB Milano 41

http://www.ordineingegneri.milano.it
E-mail: info@ordineingegneri.milano.it

GLI INGEGNERI E LM&A

IL FEDERALISMO FISCALE:
DALLANALISI ALLE PROPOSTE

EDIFICABILIT IN PROSSIMIT
DI LINEE ELETTRICHE AEREE

IL PASSANTE DI MESTRE: UNA STRUTTURA

CHIAVE PER LO SVILUPPO DEL PAESE

UN APPROCCIO PROBABILISTICO
ALLA DEFINIZIONE DEI MARGINI DI SICUREZZA
DEGLI IMPIANTI NUCLEARI

BREVE EXCURSUS NORMATIVO SULLE

MODIFICHE APPORTATE DAL DLGS 152/06
 S O M M A R I O

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)

Giugno 2008
41
Poste Italiane Spa - Sped. in A. P.

art. 1, comma 1 - DCB Milano

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E-mail: info@ordineingegneri.milano.it EDITORIALE
La scelta di Milano per lExpo 2015
GLI INGEGNERI E LM&A
Gianfranco Agnoletto p. 5
IL FEDERALISMO FISCALE:
DALLANALISI ALLE PROPOSTE

EDIFICABILIT IN PROSSIMIT ARGOMENTI

Gli ingegneri e lM&A (Mergers and Acquisitions)
DI LINEE ELETTRICHE AEREE

IL PASSANTE DI MESTRE: UNA STRUTTURA

CHIAVE PER LO SVILUPPO DEL PAESE
Federico Poccobelli p. 6
UN APPROCCIO PROBABILISTICO

Il federalismo fiscale: dallanalisi alle proposte

ALLA DEFINIZIONE DEI MARGINI DI SICUREZZA
DEGLI IMPIANTI NUCLEARI

BREVE EXCURSUS NORMATIVO SULLE

MODIFICHE APPORTATE DAL DLGS 152/06
Achille Colombo Clerici p. 9

Ricordo di Alessandro Riva

R I V I S TA D E L L O R D I N E Mario Ghezzi p. 10
DEGLI INGEGNERI DELLA
PROVINCIA DI MILANO Edificabilit in prossimit di linee elettriche aeree
Alessandro Merlino, Stefano Moiraghi p. 11
ANNO XII
N. 41 - Giugno 2008 Intervista impossibile al prof. Carlo Somigliana
Direttore Responsabile Cesare Somigliana p. 13

Accesso Remoto ai Sistemi

Gianfranco Agnoletto
Direttore Editoriale Andrea Guido Sommaruga p. 14
Giuseppe Susani
Il passante di Mestre: una struttura chiave
per lo sviluppo del Paese
Comitato di Redazione
Elena Baj, Chiara Battistoni,
Luciano Bertolini,Alberto Caleca, Adele Lalli p. 16
Aldo Franchi, Carlo Gaifami,
Enrico Pio Mariani, La Colonnetta e i vicoli scomparsi
Maria Cristina Motta,Riccardo Pellegatta, Pier Antonio Casellato p. 18
Daniele Russo,Matilde Schiavoni,
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La battaglia di Marignano detta anche
Amministrazione la battaglia dei Giganti
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Fax 02 76004789 dei margini di sicurezza degli impianti nucleari
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Breve excursus normativo sulle modifiche

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apportate dal Dlgs 152/06

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Almenno S. Bartolomeo (Bg)
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n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Milano Sport invernali in Val DAyas
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del Tribunale di Milano n. 517 Stupite: c il calcio virtuale e il calcio giocato
del 15/9/1997 Achille Alziati p. 37

La buona tavola. Il cacao: dalla cabossa al cioccolato

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Gli articoli e le note firmate esprimono
lopinione dellautore e non impegnano
RUBRICHE
Recensioni A cura di Chiara Battistoni
lOrdine degli Ingegneri di Milano n la Reda-
zione della Rivista. p. 15
Leggi e Decreti A cura di Maria Grazia Sonzogno
Gli articoli e/o i documenti inviati alla Rivi-
sta, anche se non pubblicati, non saranno re- p. 21
stituiti. La parola agli iscritti A cura di Alberto Caleca p. 36
In breve
La Redazione non in alcun modo impegna-
ta a pubblicare gli articoli e/o i documenti ri- p. 39
cevuti.
Le Commissioni dellOrdine p. 42

INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008 PAGINA 3

 E D I T
La scelta di Milano
per lExpo 2015
icorder, prima di tutto, sinteticamente, che cos
R lExpo: si pu definire, in senso generale, che una
Esposizione Mondiale che si svolge, mediamente, ogni
cinque anni ed gestita da unOrganizzazione Interna-
zionale denominata Bureau International des Esposi-
tions, sinteticamente B.I.E., sorta da una Convenzione
internazionale siglata a Parigi nel 1928 e che attualmen-
te comprende 152 Stati.
Lultima esposizione si svolta ad Aichi (Giappone) nel
2005. La prossima sar a Shangai nel 2010 e quindi a Mi-
lano nel 2015 e sar intitolata:Nutrire il Pianeta, Energia
per la Vita.
Lesperienza milanese si svolger nella zona della nuo-
va area fieristica Rho-Pero, su una superficie di circa 1,1
milioni di m2. Lultima Esposizione a Milano si tenne nel
1906.
LEsposizione sar dedicata, come gi detto, allalimenta-
zione; daltra parte larea milanese esporta cibo italiano
per oltre il 20% del totale.
Le previsioni, abbastanza concordi in funzione delle pre-
cedenti Expo, sono di 180 Paesi interessati e una trenti-
na di milioni di visitatori, oltre un quarto dei quali prove-
nienti, probabilmente, dallestero.
Gli investimenti previsti sono dellordine di 4 miliardi di
euro di cui circa 900 milioni per le visite e per
lorganizzazione dellEsposizione, 1800 milioni per
lammodernamento dei trasporti e collegamenti vari e
oltre 1300 milioni per costruzioni nuove, ristrutturazio-
ni e nuova ricettivit
Il processo per l'assegnazione dell'Expo 2015 iniziato
il 4 maggio 2006 con la presentazione al B.I.E., da parte
della Turchia, del dossier di candidatura per la citt di
Smirne, con il tema New routes to a better world/
Health for all (Nuovi itinerari verso un mondo miglio-
re/Salute per tutti). Nel termine dei sei mesi dalla conse-
gna del primo dossier, il solo governo italiano ha presen-
tato una candidatura alternativa a Smirne con il tema
Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita; entrambi i pro-
getti sono stati presentati per la prima volta a Parigi nel
dicembre 2006.
La visita di controllo a Milano da parte dei commissari
del Bureau, guidati dal Segretario Generale Vicente Gon-
zalez Loscertales, si tenuta nellottobre 2007 e la deci-
sione finale stata presa dal B.I.E. a Parigi durante
l'Assemblea Generale del 31 marzo 2008. Dopo una pri-
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
O R I A L E
ma votazione, annullata per problemi tecnici, Milano si
aggiudicata l'organizzazione della Expo 2015 per 86 voti
a 65. I delegati sono 151 su 154 Paesi votanti: 33 euro-
pei, 31 americani e caraibici, 40 africani, 4 dell'Oceania
e 46 asiatici.
La scelta di Milano rispetto a Smirne per lExpo 2015 io,
personalmente, la davo, forse per eccessivo ottimismo,
non scontata, ma certo molto probabile. Convinzione
che si accentuata dopo la conclusione della missione
di tre giorni in Italia dei rappresentanti del B.I.E.; infatti
il Presidente del Comitato esecutivo, Carmen Sylvain, si
era cos espressa: "A Milano abbiamo visto il dossier tec-
nico, verificato l'ampio sostegno a livello locale e il gran-
dissimo lavoro in corso, mentre a Roma abbiamo riscon-
trato un alto consenso politico da parte di tutti i partiti'';
analogo consenso gli ispettori hanno potuto verificare,
ha proseguito il Presidente, anche nellambito del mon-
do industriale, rappresentato oggi dal Presidente di Con-
findustria Luca Cordero di Montezemolo, e sindacale, ol-
tre che dal mondo accademico e culturale.
Un altro aspetto importante del progetto - ha detto an-
cora Carmen Sylvain - il valore umano del tema.
Milano, con la sua Provincia, ha caratteristiche e qualit
che la ponevano, a mio avviso, tra i primi posti nellarea
non solo europea ma mondiale. Infatti larea milanese,
cio la Citt-Regione Milano, con i suoi oltre 9 milioni
di abitanti, certamente paragonabile alle, sempre citate
come esempio, aree metropolitane di Parigi e Londra.
La candidatura di Milano, quindi, risultata vincente, co-
me gi detto, con largo margine e il merito di questo
successo va attribuito a molti, ma, soprattutto, ritengo, al-
limpegno del Sindaco Moratti che si prodigato, in Ita-
lia e allEstero, con grande ed encomiabile volont e de-
terminazione.
Concludo con le parole del Sindaco quando ancora non
si conosceva il risultato:La candidatura di Milano una
grande occasione per partecipare ai progetti e contri-
buire fattivamente alle grandi sfide e ai grandi problemi
che attendono il futuro non solo della nostra Regione,
ma dell'Italia e del Mondo.
Voglio infine ricordare che, nel messaggio di vive con-
gratulazioni al Sindaco Moratti, il Consiglio del nostro
Ordine ha riaffermato la completa disponibilit dellOr-
dine di Milano a collaborare in questi sette anni che ci
attendono.
Gianfranco Agnoletto
PAGINA 5
A R G O M E N T
Gli ingegneri e lM&A
(Mergers and Acquisitions)
Lintento di questo articolo quello di approfondire puntualmente
alcune delle tematiche legate alle attivit del settore dellM&A,
cercando di chiarire alcuni dei suoi elementi peculiari per meglio valutare
le sue diverse sfaccettature e per comprendere quanto gli ingegneri possano oggi
giocare un ruolo attivo e di primo piano allinterno di questo ambito.
ggi molti ingegneri guardano con
O sempre pi attenzione al settore
della finanza dimpresa, forse proprio
perch lapproccio pragmatico che
contraddistingue la mentalit dellin-
gegnere lo porta a domandarsi incu-
riosito quali siano le complesse logi-
che che governano questo settore.
Corporate Finance e Investment
Banking sono alcuni tra i termini di
provenienza anglosassone che defini-
scono la finanza dimpresa, allinterno
della quale una serie di attivit molto
specializzate tra cui lM&A, negli ulti-
mi anni, ha visto coinvolti sempre pi
ingegneri.
Lintento di questo articolo quello di
approfondire puntualmente alcune
delle tematiche legate alle attivit del
settore dellM&A, cercando di chiarire
alcuni dei suoi elementi peculiari per
meglio valutare le sue diverse sfaccet-
tature e per comprendere quanto gli
ingegneri possano oggi giocare un
ruolo attivo e di primo piano allinter-
no di questo ambito.
Come vedremo le attivit legate a set-
tore della finanza dimpresa molto
hanno in comune con la pratica pro-
fessionale e di consulenza comune-
mente attribuita allingegnere, sia esso
proveniente dallambito gestionale, sia
esso invece pi legato ad attivit di ti-
po progettuale.
THE ENGINEERS AND THE M&A
The aim of this article is to deepen some
of the themes linked to the activity
of the M&A sector. It tries to clarify some
of its peculiar elements to evaluate
better its different aspects and to
understand
the importance and the leading position
of the role the engineers can
play inside this environment.
PAGINA 6
I
GESTIONE
UN BREVE CENNO STORICO
SULLM&A
Il commercio ha sempre fatto parte
della storia dellumanit, partendo dal
baratto, fino ad arrivare, passando at-
traverso lintroduzione del conio di
monete, alla creazione di mercati sem-
pre pi complessi per lacquisto e la
vendita di ogni genere di merci e ser-
vizi. Tra queste anche le stesse societ
di produzione o di consulenza sono a
mano a mano divenute oggetto di
scambio in ogni epoca, anche se in
maniera diversa e a seconda delle ne-
cessit e a seguito delle evoluzioni dei
mercati stessi.
Lorigine dellattivit di M&A probabil- 1989) dettata principalmente da ope-
mente pu essere gi collocata nel
cinquecento, epoca dei primi grandi
finanziamenti legati alle esplorazioni e
alle scoperte di nuovi continenti al di
fuori dellEuropa. Tra il settecento e
lottocento questa attivit subisce una
significativa evoluzione legata soprat-
tutto allindustrializzazione delle varie
nazioni europee e alle loro guerre di
espansione, che videro le grandi dina-
stie di banchieri finanziare imperatori
e re.
Negli Stati Uniti, verso la fine del seco-
lo diciannovesimo (1897-1904), co-
minciano ad essere presenti le prime
grandi aziende manifatturiere, embrio-
ni delle odierne multinazionali, inte-
ressate ad espandere sempre di pi i
propri interessi. In questo periodo ini-
zia la prima vera ondata di fusioni e
acquisizioni tra societ che comincia-
no ad aggregarsi tra loro dando vita ai
primi conglomerati monopolistici co-
me ad esempio la Standard Oil.
Dopo la crisi del 1904, che mette ter-
mine a questa prima ondata, si deve at-
tendere la fine della Prima Guerra
Mondiale per vedere una seconda on-
data di fusioni e acquisizioni (1916-
1929) che dar vita a dei veri e propri
oligopoli, figli dellintegrazione verti-
cale lungo la filiera produttiva e che
per si concluder bruscamente con
la crisi del 1929.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale,
grazie al boom economico nei paesi
occidentali e soprattutto negli Stati
Uniti, tra la fine degli anni 50 e linizio
dei 60 avviene una terza ondata di fu-
sioni e acquisizioni (1965-1969), in oc-
casione della quale nascono i grandi
conglomerati multi prodotto e multi
servizio e quindi le prime multinazio-
nali in grado di dominare i propri mer-
cati di riferimento.
Negli anni 80 si realizza una quarta
ondata di fusioni e acquisizioni (1981-
razioni di grande dimensione (Mega
mergers) e dalla realizzazione dei pri-
mi Leverage Buy Out (LBO)1 realizza-
ti dai primi fondi di Private Equity, nati
in quegli anni. Il pi famoso LBO dei
quel periodo rimane lacquisizione,
nel 1988, di RJR Nabisco da parte del
fondo di Private Equity KKR&Co (dai
nomi dei fondatori Kholberg, Kravis e
Roberts).
La quinta ed ultima ondata di fusioni e
acquisizioni, partita dai primi anni no-
vanta, ormai storia dei giorni nostri.
In questo periodo sono state realizza-
te soprattutto operazioni che hanno
coinvolto societ di grandi dimensio-
ni. Queste operazioni si sono contrad-
distinte per un forte indirizzo strategi-
co dettato dalla ricerca della migliore
efficienza di costo e della maggior pe-
netrazione commerciale a livello loca-
le ed internazionale.
Per poter supportare questa politica
di espansione delle societ che ha ca-
ratterizzato tutto il ventesimo secolo,
le grandi banche hanno dovuto evol-
(1)
Il Leverage Buy Out unoperazione di acquisizione
realizzata da un socio finanziario che di solito un
fondo di Private Equity, il quale acquisisce le societ
obiettivo attraverso lausilio di uningente quantit di
debito finanziario contratto con le banche.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
versi, trasformandosi in strutture orga-
nizzative sempre pi complesse e spe-
cializzate. Anche se soltanto con la ter-
za ondata di fusioni e acquisizioni, av-
venuta dopo la met del ventesimo
secolo, nel mondo anglosassone avvie-
ne la consacrazione definitiva delle
banche daffari quali realt preposte
ad occuparsi prevalentemente di fi-
nanza strutturata e di M&A.
Negli ultimi ventanni lM&A diven-
tato parte integrante della nostra quo-
tidianit: infatti sufficiente leggere
sui principali quotidiani nazionali o in-
ternazionali di informazione e di eco-
nomia per trovare ogni giorno una no-
tizia riguardante una fusione tra due
societ o unacquisizione da parte di
una multinazionale in un settore piut-
tosto che in un altro.
LM&A IN ESTREMA SINTESI
La sigla M&A condensa le due parole
inglesi Mergers & Acquisitions (Fusio-
ni e Acquisizioni) che indicano con
precisione le due tipologie di opera-
zioni che solitamente caratterizzano
questa attivit finanziaria. Le Acquisi-
zioni sono le operazioni in cui una da-
ta societ acquista unaltra societ,
mentre le Fusioni individuano le ope-
razioni in cui due o pi societ si fon-
dono tra loro.
Le aziende, per poter sopravvivere al-
linterno di quellarena sempre pi
competitiva quale oggi il mercato
globale, devono cercare di individuare
in maniera chiara e precisa quali stra-
tegie perseguire per realizzare la pro-
pria missione aziendale (Mission), sia
essa quella di massimizzare i profitti o
di incrementare il proprio fatturato o
quella di consolidare la propria leader-
ship settoriale.
Tra le possibili opzioni strategiche che
si prospettano ve ne sono due partico-
larmente significative: una legata alla
produzione interna di beni o servizi
(Make), laltra legata allacquisizione
di beni o servizi prodotti allesterno
da altri (Buy). Ed proprio questa se-
conda opzione che oggi sempre pi
spesso implica lacquisizione di so-
ciet complementari o concorrenti .
Le operazioni di M&A spesso vengono
gestite da Advisor2 che si occupano
di fornire consulenza ed assistenza
agli imprenditori, ai manager o agli
azionisti di una data societ in merito
(2)
Termine che significa consigliere, consulente. Que-
sti consulenti solitamente lavorano per banche
daffari o boutique finanziarie. La differenza principale
tra le due che le banche daffari sono strutture ten-
denzialmente transnazionali e particolarmente arti-
colate in termini di prodotti e servizi mentre le bou-
tique finanziarie si dedicano per la maggior parte ad
attivit di M&A.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
alla gestione del progetto di compra-
vendita, alla valutazione dellazienda e
alla negoziazione dei principali aspetti
economici riguardanti le transazioni
stesse.
Gli Advisors vengono solitamente im-
piegati a tutela degli interessi delle
parti coinvolte (il venditore o lacqui-
rente) per permettere ad entrambi di
raggiungere i propri obiettivi prestabi-
liti ed il soddisfacimento di tutta una
serie di esigenze che possono essere
qui di seguito riassunte e schematizza-
te:
Esigenze ed obiettivi
della parte venditrice
monetizzare, totalmente o parzial-
mente, le quote della propria attivit
superando e gestendo i problemi le-
gati alla successione generazionale
e/o conflitti di natura familiare;
semplificare e razionalizzare la com-
pagine sociale;
incassare del denaro dalla cessione
di un ramo dellazienda di grandi di-
mensioni e con molti ambiti di atti-
vit in modo da potersi concentrare
sulle attivit di business principali o
di riequilibrare finanziariamente il
gruppo principale.
Esigenze ed obiettivi
della parte acquirente
ampliare il proprio portafoglio di
business attraverso la diversificazio-
ne;
integrarsi a monte o a valle lungo la
propria filiera produttiva, per acqui-
sire fornitori/clienti strategici e/o
per appropriarsi di maggiori margini
e quindi aumentare i guadagni della
societ;
acquisire quote di mercato/fatturato
nel proprio paese o in altri contesti
geografici, per appropriarsi di margi-
ni in paesi ad alto potenziale o sem-
plicemente per consolidare la pro-
pria leadership di mercato o per ac-
quisire un concorrente per eliminar-
lo dallarena competitiva;
creare opportunit di Cross Selling
(vendita incrociata di merci/servizi
su canali distributivi differenti) attra-
verso i canali o le reti vendita acqui-
site per la distribuzione di pi pro-
dotti o di nuovi prodotti;
creare sinergie di costo attraverso
unefficienza maggiore in termini di
potere dacquisto verso i fornitori ;
creare economie di scala e di ap-
prendimento attraverso lincremen-
to di capacit produttiva o di miglio-
ramento della tecnologia.
Le diverse banche daffari o boutique
finanziarie assistono i propri clienti
GLOSSARIO CON I PRINCIPALI
TERMINI TECNICI NELLM&A
Mandato. Il Mandato il contratto, o la
lettera di incarico, attraverso la quale un Ad-
visor viene incaricato di agire in nome e per
conto di una societ o di azionisti, singoli o
in gruppo, per studiare un possibile proget-
to di compra-vendita di una societ o di un
singolo Asset4. Allinterno del mandato ven-
gono solitamente concordati in dettaglio i
termini economici, temporali e di responsa-
bilit delle parti. I termini economici preve-
dono solitamente una remunerazione corren-
te, di modesta entit, ed una remunerazione
di successo, variabile in funzione del risultato
ottenuto ma che compensa largamente
lattivit svolta e che costituisce una delle
molle principali a svolgere lincarico.
Information Memorandum. Il documen-
to informativo o Information Memorandum
il documento attraverso il quale si racconta
in maniera sintetica la storia della societ in
vendita, la sua redditivit passata e prevista
per il futuro attraverso un piano economico-
finanziario (Business Plan). In esso si chiari-
scono i principali ambiti di attivit e le risor-
se (personale, impianti, macchine, prodotti)
che la caratterizzano nella sua unicit.
Lettera di Riservatezza. La lettera di ri-
servatezza o Non Disclosure Agreement
(NDA) o anche Confidentiality Letter (CA)
di solito il documento attraverso cui en-
trambe le parti interessate alloperazione si
impegnano a mantenere la segretezza fino ad
una eventuale conclusione positiva della
stessa.
Valore. Il valore la base fondamentale di
ogni transazione. Per la valutazione di una
societ si utilizzano oggi alcune metodolo-
gie provenienti dal mondo anglosassone
che fanno riferimento a parametri aziendali
come il Margine operativo lordo o EBITDA5, il
Margine operativo netto o EBIT6, lutile netto
e ai flussi di cassa futuri generati dalla so-
ciet7. Il valore, che solitamente non coinci-
de con il prezzo pagato per la transazione,
viene aggiustato al rialzo o al ribasso in fun-
zione delle performance della societ, della
sua valenza strategica, della Due Diligence o
anche, ma questo accadeva soprattutto in
passato, al suo valore affettivo.
Due Diligence. La Due Diligence unana-
lisi approfondita ed accurata della societ
oggetto di acquisizione dal punto di vista
contabile, amministrativo, dei sistemi infor-
mativi, del business, degli aspetti legali e fi-
scali e dal punto di vista ambientale (in par-
ticolar modo per le realt manifatturiere)
effettuata dalla parte acquirente tramite il
proprio personale interno o tramite consu-
lenti esterni. Questa analisi ha lo scopo di
verificare che la societ oggetto di acquisi-
zione/cessione abbia effettivamente le ca-
ratteristiche corrispondenti a quanto pre-
cedentemente rappresentato nella trattati-
va e sia in regola con la normativa vigente
nel paese di riferimento.
(4)
Dallinglese immobilizzazione o cespite. Spesso
nelle operazioni di M&A si acquistano anche soltan-
to marchi, brevetti o semplicemente impianti.
(5)
EBITDA Earning Before Interest Taxes Deprecia-
tion and Amortization.
(6)
EBIT Earning Before Interest and Taxes.
(7)
Per lanalisi dei flussi di cassa si utilizza il Discoun-
ted Cash Flow method o metodo DCF.
PAGINA 7
A R G O M E N T
nei pi svariati settori industriali o di
servizio in funzione anche delle di-
mensioni della transazione o del fattu-
rato della societ. Le realt aziendali in
Italia (allestero la dimensione azien-
dale pu cambiare sensibilmente)
possono essere catalogate in tre ma-
crocategorie:
1. le societ con fatturati stabili fino
ai 40 milioni di euro, le cosiddette
micro e small cap3;
2. le societ con fatturati stabili intor-
no ai 40-400 milioni di euro, le co-
siddette mid cap;
3. le societ con fatturati superiori ai
400 milioni di euro, le cosiddette
large corporate.
LE ATTIVIT PRINCIPALI
CHE CARATTERIZZANO
LM&A
Lattivit di Advisory nellM&A pu
essere schematizzata in quattro fasi
principali fortemente correlate tra di
loro:
1. loriginazione delloperazione (in
inglese Origination);
2. lanalisi di fattibilit del progetto
(in inglese Analysis);
3. la gestione del progetto fino al ter-
mine di chiusura dello stesso (in in-
glese Execution);
4. la chiusura con esito positivo del-
loperazione (in inglese Closing).
Lattivit di Origination una delle
parti pi delicate dellintero processo
perch implica lesistenza di una rete
di contatti diretti o indiretti, da parte
degli Advisors, di societ che possono
essere interessate ad includere allin-
terno delle proprie strategie operative
aziendali espansioni, acquisizioni o
vendite. Questo avviene attraverso una
continua attivit di marketing nei set-
tori di business di maggiore interesse.
Lattivit di Analysis risulta fondamen-
tale per una comprensione approfon-
dita dellazienda in vendita o in acqui-
sto e delle dinamiche di business al-
linterno del settore di riferimento.
Lobiettivo di questa fase prevede la
valutazione del valore dellazienda e
lindividuazione dei migliori compra-
tori/venditori.
Lattivit di Execution lattivit pi
critica allinterno dellintero processo
perch implica la gestione sia del
team di consulenti M&A, sia del team
di consulenti terzi (quali Avvocati
daffa-ri, Revisori contabili e fiscali,
Consulenti di business, etc.) che ven-
(3)
Questa definizione deriva dal linguaggio di borsa
ed implica la relativa capitalizzazione.
PAGINA 8
I
gono coinvolti di volta in volta nelle
varie fasi del progetto. Lobiettivo di
questa fase la negoziazione, per con-
to del proprio cliente, del prezzo e
delle principali condizioni commer-
ciali per lacquisizione o la cessione
della societ.
Il Closing, che latto conclusivo di un
progetto di M&A, avviene con la firma
dei contratti definitivi di cessione o ac-
quisto presso uno studio notarile.
IL RUOLO DEGLI INGEGNERI
NELLM&A
Spesso ci si domanda perch unatti-
vit prettamente finanziaria e quindi
pi idonea a laureati in economia pos-
sa essere cos particolarmente adatta
agli ingegneri.
Forse una risposta si pu trovare nella
forma mentis delle persone che intra-
prendono gli studi di ingegneria e nel-
la metodologia acquisita attraverso il
loro intenso e approfondito iter stu-
diorum.
Ingegneria forse rimasta ancora una
tra le poche facolt scientifiche a pro-
porre un percorso di studi di tipo poli-
tecnico. Esso in grado di trasmettere
agli studenti non solo le conoscenze
specifiche legate ai singoli indirizzi di
studio, ma anche di far acquisire una
vera e propria metodologia di approc-
cio alle dinamiche del lavoro che per-
metter agli studenti di poter affronta-
re in modo sistematico ogni tipo di at-
tivit professionale essi vogliano intra-
prendere una volta laureati.
Tra questi si sviluppano principalmen-
te le capacit legate allinquadramen-
to puntuale dei problemi (Problem
Setting), alle capacit di trovarne una
risposta adeguata (Problem Solving) e
alle capacit di gestirli (Project Mana-
gement) in termine di risorse umane
ed economiche.
La capacit di Problem Setting per-
mette agli ingegneri di schematizzare i
modelli di business per meglio com-
prendere le diverse dinamiche dei set-
tori allinterno dei quali si sviluppano
i progetti di M&A, il Problem Solving
permette di individuare quali siano le
migliori metodologie di vendita o di
aggregazione tra societ che sul mer-
cato in quel momento con ogni pro- dr. ing. Luigi Rainero
babilit tenderanno a ricorrere ad
unacquisizione o una fusione, mentre
il Project Management, permette agli
ingegneri di gestire la complessit in
maniera efficace ed efficiente e di gui-
dare i clienti e i consulenti coinvolti
nel processo di compravendita attra-
verso lo sviluppo di tutte le sue fasi.
Federico Poccobelli
ORDINE
DEGLI INGEGNERI
DELLA PROVINCIA
DI MILANO
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Membri del Consiglio
Gianfranco Agnoletto (Presidente)
Alberto Caleca (Vice Presidente)
Aldo Franchi (Segretario)
Domenico Perrone (Tesoriere)
Alberto Avanzini, Chiara Battistoni, Stefa-
no Calzolari, Amalia Ercoli Finzi, Guido
Garrone, Massimo Giuliani, Tomaso Lam-
perti, Maria Cristina Motta, Enrico Mem-
mo, Riccardo Pellegatta, Luigi Rainero
Orari di apertura della Segreteria:
Da luned a venerd 9-12, 15-18,
escluso il venerd p.m.
Servizi di assistenza dellOrdine
Assistenza legale: avv. Giancarlo Conci
Riceve il mercoled a settimane alterne
dalle 17.00 alle 19.00 su appuntamento
presso la Segreteria dellOrdine
Assistenza Fiscale:
dr. Maurizio Riva
Riceve il marted a settimane alterne dal-
le 17.00 alle 18.30 su appuntamento
presso la Segreteria dellOrdine
Problematiche del lavoro:
Avv. Nadia Restivo
Riceve il primo luned del mese dalle
17.30 alle 19.30 su appuntamento pres-
so la Segreteria dellOrdine
Assistenza tariffaria:
dr. ing. Erberto Botti
Riceve ogni gioved dalle 17 alle 19 su
appuntamento presso la Segreteria del-
lOrdine
Assistenza informatica:
dr. ing.Andrea Sommaruga
Riceve ogni primo marted del mese non
festivo su appuntamento presso la Segre-
teria dellOrdine
Recapito E-mail: sommaa@stcom.com
Sportello Giovani:
Riceve ogni luned dalle 17.30 alle 19.00
su appuntamento presso la Segreteria
dellOrdine
Cassa Nazionale Ingegneri ed Archi-
tetti e temi collegati:
dr. ing.Angelo Selis
Riceve luned e marted dalle 16.00 alle
19.00 a settimane alterne su appunta-
mento presso la Segreteria dellOrdine
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
 Il federalismo fiscale:
dallanalisi alle proposte
Esistono delle anomalie di fondo del sistema Italia rispetto agli altri Paesi europei.
redo si debba preliminarmente deli-
C neare lo scenario di fondo nel quale
va inquadrato il discorso del federalismo
fiscale: termine di carattere politico e di
comodo, non presente nella nostra Co-
stituzione, che parla, viceversa, di auto-
nomia fiscale. bene dunque ricordare
alcuni dati emersi dalle ricerche com-
piute dal Centro Studi cittadino-fisco di
Assoedilizia e pubblicati nel corso dello
scorso anno in varie riprese sul Sole
24Ore. Dai dati emergono alcune ano-
malie di fondo del sistema Italia rispetto
alla generalit degli altri Paesi europei.
1) Anzitutto il nostro Paese presenta un
rapporto particolarmente squilibrato
tra il prelievo fiscale locale e quello era-
riale. Il 95% dell'intero gettito fiscale
assorbito dallo Stato, mentre solo il 5%
(la met di quanto si riscontra negli
omologhi Paesi europei) prelevato di-
rettamente dagli enti locali in virt di
una autonomia impositiva ufficialmente
riconosciuta.
Il nostro dunque un sistema di finanza
locale derivata, decisamente basato sul
meccanismo dei trasferimenti, degli in-
vestimenti diretti, dei finanziamenti ero-
gati dallo Stato centrale, e della compar-
tecipazione alle imposte erariali.
2) Altra anomalia del sistema fiscale ita-
liano rispetto a quelli del resto dell'Euro-
pa il rapporto invertito tra il gettito
delle imposte dirette e quello delle im-
poste indirette.Ad esempio, il primo su-
pera l'altro del 20%, mentre in Francia
l'opposto: il secondo supera il primo di
THE FISCAL FEDERALISM:
FROM THE ANALYSIS
TO THE PROPOSALS
Our fiscal system shows evident
anomalies: a wide unbalance between
local taxes (5%) and the state ones (95%);
this ratio is inverted, in respect to the
other European countries, between the
indirect and direct taxes and between the
fiscal yield per head starting from 3292
Euros in Lombardy and the negative
balance in the Southern regions. Fiscal
Federalism means also equal distribution
in the use of the services supplied by the
government.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
POLITICA & SOCIET
circa il 30%;in Germania di quasi il 50%;
in Spagna del 15%; in Portogallo del
100%. Semplificando, le imposte dirette
colpiscono non la capacit di spendere,
ma quella di guadagnare. Con la conse-
guenza che, se i redditi non vengono di-
chiarati o lo sono in modo irregolare, si
d luogo all'evasione fiscale. Fenomeno
che in Italia viene stimato dalla Banca
Mondiale nell'ordine del 24% del PIL;
contro il 16% della Germania, il 14% del-
la Francia,il 12% della Gran Bretagna.So-
lo il Portogallo ci supera con il 30%.Con
le imposte indirette,viceversa, pi faci-
le bypassare i fenomeni di evasione o di
elusione, in quanto esse incidono in se-
de di spesa, di trasferimenti o di investi-
menti economici.
3) Altro dato interessante quello del
residuo fiscale pro capite (equivalente a
quanto, per abitante, rimane allo Stato
centrale del prelievo erariale nelle singo-
le aree regionali,dedotto quanto lo Stato
"spende" nelle regioni stesse): in Lom-
bardia di 3.292 euro per abitante, in
Emilia Romagna di 2.643, in Veneto di
2.513, in Piemonte di 316, in Toscana di
180. Nel resto del Paese il saldo negati-
vo. Lo Stato quindi paga di pi per ogni
abitante di quanto percepisca in tasse,
per via della combinazione di due fatto-
ri: minor reddito e maggiore evasione. I
dati statistici dicono inoltre che il reddi-
to delle regioni settentrionali media-
mente superiore del 35-40% rispetto a
quello delle regioni meridionali.Ma so-
prattutto l'evasione fiscale,maggiormen-
te presente nelle regioni del Sud, a far la
differenza. Una recente ricerca del cen-
tro Studi Cittadino e Fisco di Assoedilizia
evidenzia come, a fronte di un certo alli-
neamento tra Nord e Sud del Paese
quanto a spesa delle famiglie e gettito
IVA pro capite (corrispondente a quan-
to viene speso per abitante) c' vicever-
sa un gran divario quanto a gettito IR-
PEF, sempre pro capite.
La forbice infatti nel primo rapporto
rispettivamente del 60 e dell'80%; men-
tre nell'ultimo rapporto del 180%; che
significa quasi tre volte.
Da ci si pu legittimamente dedurre
che nelle regioni del Sud si guadagna e
si spende pi o meno come al Nord
(con uno scarto naturale dipendente
dal minor livello di reddito) ma non si
dichiarano, in misura maggiore che al
Nord, i redditi percepiti.
E' questa la prima difficolt sul percorso
del federalismo fiscale, in quanto chia-
ro che non si pu consentire alle regioni
pi ricche di "tenersi tutto": ci cause-
rebbe una sperequazione evidente, con-
traria ai principi di solidariet e di sussi-
diariet, inammissibile in uno Stato mo-
derno e progredito. N la via pu esser
quella di chiudere un occhio sulla eva-
sione fiscale, per realizzare una sorta di
redistribuzione implicita di ricchezza.
Perequazione, dunque. Che significa
per non far diventare pi ricche le re-
gioni pi povere, ma equiparare sul pia-
no della fruizione dei servizi i cittadini
delle seconde rispetto a quelli delle pri-
me. E' questa la luce pi corretta nella
quale cominciare a parlare di federali-
smo fiscale, inquadrando il ruolo della
sussidiariet. Sussidiariet non solo ver-
ticale, dal pubblico al privato, dallo Sta-
to al cittadino ma orizzontale, tra enti
ed istituzioni. Il principio di sussidia-
riet e di adeguatezza che, in materia
amministrativa deve improntare i rap-
porti tra i vari enti locali comporta che
ad operare debba essere l'ente pi adat-
to, nel senso di pi efficace, secondo il
criterio della maggior vicinanza al biso-
gno su cui intervenire. La sussidiariet
suppone a sua volta una maggiore auto-
nomia degli enti locali nel differenziare
le politiche in relazione ai diversi biso-
gni locali, e la parallela maggiore re-
sponsabilizzazione degli stessi nella ge-
stione delle risorse fiscali, (che implica
una responsabilit, sia nella provvista
delle risorse finanziarie sia nella destina-
zione delle stesse ai diversi bisogni).
Questo passaggio si ottiene attraverso
un riequilibrio del rapporto tra prelievo
fiscale centrale e prelievo locale, al qua-
le dovrebbe essere, alla fine, affidato il
compito di finanziare la spesa pubblica
locale.
Il principio quello secondo il quale per
ogni euro pagato in pi dai contribuenti
a Comuni,Province,Regioni,e a qualsiasi
PAGINA 9
A R G O M E N T
altro ente locale (comunit montane,
consorzi di bonifica e quant'altro), se ne
deve pagare uno in meno allo Stato.
Solo in questo modo si potr pensare al-
la possibilit di quell'ampliamento della
autonomia impositiva degli enti locali,
che condizione ineludibile perch gli
stessi possano assolvere pienamente al
proprio ruolo.
Ma l'attuale sistema della finanza locale
non pu neppure prestarsi, cos com',
ad una operazione di questo genere. Si
avrebbero infatti degli effetti fortemente
sperequati, perch l'unica imposta in
cui si configurano la capacit e la auto-
nomia dell'ente locale lICI, appannag-
gio dei Comuni. Una dilatazione di que-
sta imposta a seguito della varata rifor-
ma del sistema catastale avrebbe come
conseguenza quella di far pagare il costo
dello stesso ad una sola categoria econo-
mica: quella dei proprietari immobiliari,
in quanto possessori del bene-cespite
(non gi percettori del reddito, dato il
suo carattere di patrimonialit).Aumen-
tare quindi la capacit impositiva degli
enti locali, ma realizzare nel contempo
un maggior equilibrio tra capacit fisca-
le locale e prelievo locale attraverso due
livelli di intervento. A livello regionale,
occorre dare attuazione e potenziare la
compartecipazione dell'ente regione al-
le imposte indirette erariali (anche per
riequilibrare il rapporto sbilanciato che
esiste fra le imposte statali).
Per quanto riguarda viceversa il livello
comunale lo strumento della comparte-
cipazione non adatto a risolvere il
problema del concorso dei city users
nel finanziamento (in rapporto ai servi-
zi goduti) del bilancio del Comune nel
cui territorio gli stessi esercitano
l'attivit lavorativa.
E' chiaro infatti che la compartecipazio-
ne funziona a favore del Comune di resi-
denza e non di quello in cui i cosiddetti
pendolari producono il reddito lavorati-
vo; consumandovi, nel contempo, cin-
que o sei giorni su sette,i relativi servizi.
Occorre dunque (ma bisogna uscire dal-
la logica semplicistica della dilatazione
dell'ICI perch, in questo caso, il federa-
lismo si farebbe - giova ripeterlo - a cari-
co di una sola categoria di contribuenti)
istituire una imposta comunale. Imposta
che abbia la pi larga base imponibile
possibile, in termini di categorie e di
contribuenti assoggettati. E quindi si ri-
ferisca a tutti i redditi lavorativi, prodotti
nel territorio comunale, da residenti e
da pendolari: imposta detraibile da quel-
le erariali, ovviamente, onde realizzare al
tempo stesso il non aggravio del contri-
buente ed il trasferimento della risorsa
fiscale dallo Stato al Comune.
Achille Colombo Clerici
Presidente Assoedilizia
PAGINA 10
I
LUTTO
RICORDO DI ALESSANDRO RIVA
Anche se Alessandro se ne andato
senza salutarci, di lui ci rimane un ricor-
do struggente. Ragazzo di 83 anni, sta-
to un buon esempio di comportamento
giovanile. Sempre pronto a rimettersi in
gioco, ad inventare qualcosa di nuovo.
Ricordo quando mi raccontava, per
esempio, come faceva da ragazzo duran-
te la guerra a procurarsi le sigarette.
Sfollato a Ponte Tresa, nuotava a lungo
nel Lago di Lugano per raggiungere la
Svizzera. Al ritorno era costretto nuo-
tando a tenere il pacchetto di sigarette
in bocca! Sandro fu poi un camminatore
abituale, che prediligeva raggiungere le
sue mete a piedi anche su percorsi ripe-
tuti. Io lo conobbi appunto per strada,
incontrandolo molte volte il mattino
quando dalla casa di piazza San Marco
raggiungeva lufficio di Porta Romana. Il
sorriso era il suo saluto, un segno di
buona coscienza e di grande speranza,
prima che la depressione si prendesse gioco di lui. Egli era molto lineare nel compi-
mento del dovere, da farsi presto e bene. Innanzitutto fu un ottimo ingegnere. La sua
specialit fu il progetto e la costruzione di nuovi stabilimenti. Li costru non solo in
Italia ma anche allestero, ad esempio in Per. Quando dovette abbandonare lo stu-
dio, si industri a lavorare in casa. Allora si diede a scrivere manuali, dove inserire il
fior fiore della sua esperienza di ingegnere e di uomo. La sua maggiore passione era il
controllo di gestione applicato al costo di costruzione degli edifici. Ci lavorava a pi
non posso e sognava di pubblicare una sua bibbia in argomento. Chiedeva collabora-
zione agli amici. Io lo aiutai allinizio correggendogli le bozze, ma solo per maggiore
chiarezza di esposizione. Pi tardi lo aiutarono molto sia Andrea Sommaruga, molto
esperto sia in software che in hardware, che Pierluigi Brivio. Nella nostra commissio-
ne dellOrdine, ove partecipava regolarmente ai lavori da anni, a lungo propose un
modello di tipo Excel, riuscendo finalmente a farlo adottare, per la programmazione
del lavoro e per la valutazione dei risultati. Unaltra sua passione fu il lavoro di com-
missario al Politecnico agli esami di stato, in rappresentanza dellOrdine. Forse fu il
pi diligente fra tutti in questo compito, che per lui era un piacere. Fra laltro era un
ottimo pittore e aveva la casa colma di suoi dipinti, cartoni di grandi dimensioni per
lo pi fortemente colorati in acrilico. Ed aveva dal ballatoio, ingentilito dai fiori di gli-
cine, una splendida vista sul cortile interno del liceo Parini.
La sua vita ultimamente non fu facile. Alla sua et era senza pensione. Lo aiutavano
suo figlio, con cui aveva in precedenza collaborato nella costruzione di biciclette spe-
ciali, e la moglie dalla quale si era separato molti anni prima. Che gli imprestava, in ca-
so di bisogno, la sua 500. Qualche anno fa fu colpito da depressione. Riusc a trovare
una eccellente psichiatra al Fatebenefratelli, che lo tir presto fuori dal male e rest
poi sua buona amica. Purtroppo ella venne a mancare, ancora giovane, tre anni fa per
un tumore. Ritengo che qui inizi il suo distacco dalla vita. Purtroppo lo seppe dissi-
mulare tanto bene che non ce ne accorgemmo. Aveva anche impostato la stesura di
un libro di fiabe, che voleva essere un saluto ed un ringraziamento alla sua psichiatra.
Ma gli mancarono le forze per finirlo, finch lo vinse la ricerca di un porto sicuro.
Infine due considerazioni, una filosofica e laltra religiosa. La prima dedotta dal re-
cente libroSe questo un Dio di Raniero La Valle, che scrive:Il tempo ci fa invec-
chiare e sfiorire, ma ci mette in una storia che ci fornisce unorigine ed una meta. L
sta la nostra dignit, come la dignit di un treno non sta nellessere fermo sui binari,
ma nellandare da una stazione allaltra. E quanto alla morte, sembra definitiva per chi
muore solo. Ma se uno muore e se qualcuno che lo amava vorrebbe vederlo ancora
vivo, non muore ma risorge in coloro che lo amano(a voler ben guardare, La Valle ci
rimanda ai Sepolcri del Foscolo). La seconda, religiosa e senza confronti, fu scritta
probabilmente dello stesso SantAmbrogio:Ti sei chinato sulle nostre ferite e ci hai
guarito, donandoci una medicina pi forte delle nostre piaghe, una misericordia pi
grande della nostra colpa. Cos anche il peccato, in virt del tuo invincibile amore,
servito ad elevarci alla vita divina.
Ciao Sandro, arrivederci in cielo!
Mario Ghezzi
31.3.2008
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
 Edificabilit in prossimit
INGEGNERIA CIVILE

di linee elettriche aeree

Nella progettazione di nuovi edifici cos come nel recupero di quelli esistenti, al fine di
ottenere le necessarie autorizzazioni, necessaria una valutazione preventiva
del livello di induzione magnetica che certifichi il rispetto dei 3 T.
Limpatto magnetico generato dalle linee elettriche aeree determinato da pi fattori:
la corrente circolante nei conduttori, la disposizione delle fasi, la configurazione
geometrica dei tralicci, il profilo altimetrico dei conduttori.
Le distanze per il rispetto dei limiti devono essere determinate caso per caso.
l DPCM dell8 luglio 2003, entrato LIVELLO DI PROGETTAZIONE, una corrente limite e che pu quindi
I in vigore nel mese di settembre
2003, stabilisce nuovi criteri di valuta-
QUALE CORRENTE
SCEGLIERE
essere ragionevolmente adottata
per una valutazione conservativa
zione per la costruzione e il recupero COME RIFERIMENTO della conformit di un progetto
di edifici in prossimit di linee elettri- Com noto, il campo magnetico edilizio con lobiettivo di qualit.
che ad alta tensione. In particolare, generato da una linea elettrica Nel caso della progettazione di nuovi
viene fissato lobiettivo di qualit di 3 direttamente proporzionale alla elettrodotti, lindicazione che la verifi-
T (microtesla) ovvero il valore di in- corrente che si assume circolante ca sia da compiersi adottando una
duzione magnetica che non deve esse- nella linea. Per questo motivo ne- qualsiasi mediana pu essere interpre-
re superato nei luoghi definiti a per- cessario eleggere un valore, che sia tata come unimprecisione del legisla-
manenza prolungata di persone. ben rappresentativo dellesercizio del- tore, dal momento che se il nuovo
Nella progettazione di nuovi edifici la linea, con il quale compiere le valu- elettrodotto ancora non esiste non
cos come nel recupero di quelli esi- tazioni. sar mai possibile calcolarne alcuna
stenti, al fine di ottenere le necessarie Il Decreto, allart. 4 (Obiettivi di qua- mediana di valori di corrente.
autorizzazioni, pertanto necessaria lit), sancisce che nella progettazione Il Ministero dellAmbiente, con una
una valutazione preventiva del livello di nuovi elettrodotti in corrisponden- nota del 18/3/2004 (prot. DSA/2004/
di induzione magnetica che certifichi za di luoghi adibiti a permanenze non 06816) in merito ad alcuni quesiti po-
il rispetto dei 3 T. inferiori a quattro ore e nella progetta- sti dalla Regione Lombardia, risponde
Limpatto magnetico generato dalle li- zione dei nuovi insediamenti e delle che nel caso di progettazione di nuovi
nee elettriche aeree determinato da nuove aree di cui sopra in prossimit insediamenti "adibiti a permanenze
pi fattori: la corrente circolante nei di linee ed installazioni elettriche gi non inferiori a quattro ore" in prossi-
conduttori, la disposizione delle fasi, la presenti nel territorio, la valutazione mit di linee elettriche esistenti, deb-
configurazione geometrica dei tralic- di conformit con lobiettivo di 3 T bano essere adottati i criteri pi caute-
ci, il profilo altimetrico dei condutto- sia da compiersi rispetto alla media- lativi ovvero "qualora non dovesse ri-
ri. na dei valori calcolata nellarco di scontrarsi uniformit tra i valori da as-
Le distanze per il rispetto dei limiti de- 24 ore nelle normali condizioni di sumere come base di calcolo, cos co-
vono essere determinate caso per ca- esercizio. me determinabili secondo le diverse
so. Pu per risultare in qualche modo li- indicazioni di cui agli stessi articoli 4 e
mitato fare riferimento a un dato stori- 6 del DPCM 8/7/2003, il valore della
co per verificare la conformit di nuo- corrente di riferimento dovr es-
vi progetti (di elettrodotti o di edifici), sere il superiore tra i due". Questo
(I)
Criteri sino a quel momento esistenti si basavano mentre pi completo sarebbe fare rife- criterio impone pertanto di conoscere
sul rispetto di determinate distanze minime (criteri rimento a dati di progetto dellimpian- sia i valori di mediana che di pcsn per
fissati dal DPCM 23/4/92, ora abrogato). to, ancor meglio se considerato nel- poterli confrontare.
la condizione cautelativa di massi- Tuttavia qualora la massima mediana
mo esercizio.Adottando questo pun- sulle 24 ore risultasse superiore alla
SUITABILITY FOR BUILDING NOT to di vista potrebbe essere scelta co- portata in corrente in servizio norma-
FAR FROM THE AIRWAY LINES
me corrente di riferimento la portata le (norma CEI 11-60), la linea elettrica
The recent regulations state at 3 in corrente in servizio normale non sarebbe nelle normali condizioni
microtesla the maximum value acceptable che definisce la corrente che pu es- di esercizio (come specificato nellart.
for magnetic induction in places where sere sopportata da un conduttore per 4 del DPCM) bens in "servizio tem-
people stay for a prolonged stay. Different il 100% del tempo, con limiti accetta- poraneo" o in "servizio di emer-
opinions about the values to be adopted bili del rischio di scarica sugli oggetti genza".
for the current that generates the
magnetic field and the definition of the mobili e sulle opere attraversate e del Limpiego della portata in corrente in
areas of limited access. rischio di invecchiamento del condut- servizio normale infine una scelta
tore stesso. Questa evidentemente che risponde in modo accettabile alla

INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008 PAGINA 11

A R G O M E N T
necessit di compiere una verifica
cautelativa del rispetto del limite
di legge, diversamente dalla mediana
che, essendo un dato storico, risulta
pi consono alla valutazione delle-
sposizione mediana reale e pregressa
(per quanto gli scriventi trovino pi
corretto impiegare la media per que-
stultimo scopo). Inoltre, la scelta della
portata in corrente in servizio norma-
le permette anche di armonizzare le
richieste di cui allart. 4 (Obiettivi
di qualit) con quelle dellart. 6
(Parametri per la determinazione
delle fasce di rispetto per gli elet-
trodotti).
Sulla scorta delle considerazioni di cui
sopra, le ARPA con le quali ci siamo
confrontati negli ultimi anni, hanno
convenuto di eseguire la valutazione
di conformit dei progetti edilizi con
lobiettivo di qualit di campo magne-
tico in ipotesi di corrente circolante
nelle linee pari alla portata in corrente
in servizio normale.
FASCE DI RISPETTO
Come sopra illustrato, lattuale riferi-
mento normativo, il DPCM 8/7/2003
(GU 200/03), allart. 4 (Obiettivi di
qualit), definisce che nella proget-
tazione dei luoghi di vita in prossi-
mit di linee ed installazioni elettri-
che gi presenti nel territorio, fissa-
to lobiettivo di qualit di 3 microte-
sla per il valore dellinduzione ma-
gnetica. Allart. 6 (Parametri per la
determinazione delle fasce di ri-
spetto per gli elettrodotti) de-
manda allAPAT, sentite le ARPA, di
definire la metodologia di calcolo
per la determinazione delle fasce
di rispetto definite dalla L. 36/01.
Questultima, Legge quadro sulla
protezione dalle esposizioni a campi
elettrici, magnetici ed elettromagneti-
ci, allart. 4 (Funzioni dello stato),
nellindicare che lo Stato esercita le
funzioni relative alla determinazione
dei parametri per la previsione di fa-
sce di rispetto per gli elettrodotti,
precisa che allinterno di tali fasce
di rispetto non consentita alcu-
na destinazione di edifici ad uso
residenziale, scolastico, sanitario
ovvero ad uso che comporti una
permanenza non inferiore a
quattro ore.
La metodologia di calcolo per la de-
terminazione delle fasce di rispetto, al
momento in cui scriviamo non an-
cora stata definita da APAT. Tutta-
via il Ministero dellAmbiente, con let-
tera del 15/11/2004, prot. DSA/2004/
25291, indica che tale determinazione
pu compiersi proiettando al suolo,
verticalmente, le superfici isocampo
PAGINA 12
I
Valori minimi
Altezza sul terreno e su specchi dacqua
non navigabili [m]
Altezza sul terreno in aree adibite
ad attivit ricreative, impianti sportivi,
luoghi dincontro, piazzali di deposito
e simili [m]
Distanza dai fabbricati [m]
Altezza su terrazzi e tetti piani [m]
di induzione magnetica definite a 3
microtesla.
La metodica indicata dal Ministero, in
taluni casi pu risultare inefficace e
foriera di ambiguit dal momento che
un progetto edilizio conforme
con le prescrizioni di cui allart. 4
del DPCM 8/7/03, in merito al conte-
nimento dellesposizione al di sotto
dellobiettivo di qualit di 3 miscrote-
sla, potrebbe risultare contempo-
raneamente difforme dalle pre-
scrizioni di cui allart. 6 del DPCM
8/7/03 e allart. 4 della L. 36/01, in me-
rito al divieto di edificazione di luoghi
di vita allinterno delle fasce di rispet-
to degli elettrodotti.
Tale ambiguit dovuta al fatto che se
la isosuperficie a 3 microtesla si chiu-
de senza intersecare il terreno, il volu-
me che si sviluppa sopra la sua proie-
zione al suolo, comprender sicura-
mente punti in cui linduzione magne-
tica inferiore allobiettivo di qualit
di 3 microtesla, come si pu osservare
nellillustrazione allegata.
Si osservi comunque che le indicazio-
ni del Ministero non sono cogenti ma
indicate solo come possibili e che ri-
sulta pertanto ragionevole ignorarle
nel momento in cui i risultati conflig-
gono con le valutazioni di conformit
15 kV 132 kV 220 kV 380 kV
6.00 6.29 6.82 7.78
6.00 6.29 6.82 11.34
3.15 4.32 5.20 6.80
4.00 4.00 4.00 11.34
di cui allart. 4 del DPCM. In secondo
luogo si consideri che la linea che le
diverse ARPA stanno sostenendo per
la definizione dei criteri da parte di
APAT, quella di definire quale fa-
scia di rispetto non una superficie
piana, qual un corridoio al suolo,
ma un volume e precisamente
quello circostante una o pi linee
elettriche e contenente tutti i
punti caratterizzati da unindu-
z i o n e m a g n e t i c a d i in t en si t
uguale o superiore allobiettivo
di qualit. La fascia definita da que-
stultimo criterio non altro che il
volume contenuto dalla stessa super-
ficie cui si riferisce il Ministero nella
sua nota, ovvero la isosuperficie a 3
microtesla: abbandonare quindi
lidea di proiettare questo volu-
me al suolo risulta un criterio di
indubbia ragionevolezza da un
punto di vista tecnico-scientifico
e consente di eliminare la poten-
ziale ambiguit illustrata poco so-
pra, facendo s che un progetto
edilizio conforme con il vincolo
imposto da una fascia di rispetto
cos individuata risulti necessa-
riamente conforme con il vinco-
lo imposto dallobiettivo di qua-
lit.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008

DISTANZE DI SICUREZZA
Allo scopo di scongiurare il rischio di
scarica esistono delle distanze minime
di sicurezza da mantenere tra condut-
tori ed edifici e conduttori e suolo.
I riferimenti normativi sono:
L. n. 339 del 28 giugno 1986,
DM n. 449 del 21 marzo 1988,
DM 16 gennaio 1991.
Le linee sono ripartite nelle seguenti
quattro classi:
Classe 0
Linee telefoniche, telegrafiche, di se-
gnalazione o comando a distanza.
Classe I
Linee di trasporto o distribuzione di
energia elettrica la cui tensione no-
minale inferiore o uguale a 1000 V.
Classe II
Linee di trasporto o distribuzione di
energia elettrica la cui tensione no-
minale superiore a 1000 V ma infe-
riore o uguale a 30 kV.
Classe III
Linee di trasporto o distribuzione di
energia elettrica la cui tensione no-
minale superiore a 30 kV.
Le distanze minime sono da determi-
narsi in funzione della tensione nomi-
nale della linea e, per le linee di classe
II e III, assumono i valori illustrati nel-
la tabella a fianco.
NORME TECNICHE
DI RIFERIMENTO
CEI 211-6
Guida per la misura e per la valuta-
zione dei campi elettrici e magnetici
nellintervallo di frequenza 0 Hz 10
kHz, con riferimento allesposizione
umana.
CEI 211-4
Guida ai metodi di calcolo dei cam-
pi elettrici e magnetici generati da li-
nee elettriche
CEI 106-11
Guida per la determinazione delle
fasce di rispetto per gli elettrodotti
secondo le disposizioni del DPCM 8
luglio 2003 (art. 6). Parte 1: linee
elettriche aeree e in cavo
Dr. Alessandro Merlino,
Ing. Stefano Moiraghi
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
L E I N T E R V I S T E
INTERVISTA AL PROF. CARLO SOMIGLIANA
Carissimo zio Carlo, sono passati gi pi
di 50 anni dal lontano 1955 in cui ci hai
lasciato; dopo la tua scomparsa
levoluzione della scienza e della tecnica
ha avuto unaccelerazione quasi incredi-
bile, e pensare che solo tuo bisnonno, il
grande Alessandro Volta, aveva aperto le
ricerche sullelettricit e ora comuni-
chiamo con video telefonate via satelliti
e internet !
Ma parlaci di te .
Caro nipote, sono nato a Como nel 1860,
mi sono laureato in Fisica Matematica alla
Scuola Normale di Pisa. A 32 anni ho inizia-
to e perseguito per 43 anni linsegnamento
universitario prima a Pavia poi a Torino. Gli
studi che ho sviluppato e che mi hanno por-
tato ad essere conosciuto nel campo scienti-
fico riguardano lelasticit dei corpi, il loro
equilibrio, le loro deformazioni con i fenome-
ni piezoelettrici e le relative equazioni delle-
lasticit e le relative teorie, le leggi sulla va-
riazione della gravit, la glaceologia, e tanti
altri studi ancora.
Ma zio non ti sei interessato anche alla
gravit terrestre? Me ne puoi parlare?
Cer tamente! Puoi trovare nel mio li-
broMemorie scelte molti studi in materia
da me pubblicati sia per lestensione del
teorema di Clairaut che per limportante
funzione della variazione della gravit nei
vari punti del nostro Pianeta dovuta alla ro-
tazione terrestre. Per non immaginavo cer-
to che la mia formula potesse avere un tale
seguito per la navigazione spaziale! E che
la NASA lutilizzasse per il calcolo delle orbi-
te. Pensa che ai miei tempi la navigazione
spaziale non era che oggetto di fantascien-
za! Purtroppo non ho visto volare Sputnik o
missili Apollo ed ancor meno navette Shut-
tle. E stazioni spaziali orbitanti!
La mia teoria generale del campo gravita-
zionale dellellissoide di rotazione del
1927, l ho associata sia al teorema di Clai-
raut, scienziato gi molto lontano da noi -
pensa che il suo teorema fu pubblicato a
Londra nel 1738! - sia a quello pi recente
di Pizzetti pubblicato nel 1894, ma pure il
mio amico prof. Cassinis se ne occup nel
1930. Molti anni sono ancora passati prima
di poter adattare le formule ai computer e
quindi poter calcolare le orbite per i viaggi
nello spazio! Pensa per, caro nipote, che
quando sono scomparso io al Politecnico di
Milano esisteva uno solo computer che, se
ricordo bene, con i suoi circuiti a valvole oc-
cupava alcune stanze ed utilizzava una bel-
la potenza elettrica per poter eseguire i pri-
mi semplici calcoli: credo che te ne ricorde-
rai bene anche tu che allepoca eri li come
studente ! Tutti ora conoscono questi mezzi
e possiamo dire che tutti li posseggono.
Si zio, me lo ricordo benissimo ma subi-
to dopo veniva inventato il transistor:
che apr lo sviluppo dellelettronica di
questo ultimo mezzo secolo! Lumanit
ha potuto cos arrivare sulla Luna, man-
dare i robot su Marte e tutto il resto.
I M P O S S I B I L I
Ma riferendoti ai tuoi studi e ricerche
che ne pensi dello sviluppo attuale?
Riguardo agli studi puramente teorici, sono
state formulate teorie nuove molto ardite
ma che si sono dimostrate esser anche vici-
nissime alla realt. Mi riferisco alla relativit
che allora non rientrava ancora nel pensiero
scientifico, ed era molto osteggiatata, ( an-
che da me) ed alle teorie delluniverso
che hanno potuto essere formulate grazie
anche allo sviluppo dei mezzi di osservazio-
ne e ricerca, telescopi spaziali, satelliti di ri-
levazione dati ecc. ecc. Mentre per quanto
riguarda il calcolo matematico, il maggior
sviluppo si manifestato con lavvento dei
computer, noi calcolavamo tutto a mano!
Per quanto riguarda la fisica lo sviluppo
stato enorme dai miei tempi ad oggi: bravi
tutti!
E riguardo ai tuoi studi sui ghiacciai cosa
mi dici?
Puoi vedere sempre sul mio libro di memo-
rie, ma voglio dirti come sono arrivato a
questi studi: in effetti fu a seguito della mia
grandissima passione per la montagna che
nel corso di escursioni sul Monte Rosa ho
fatto varie osservazioni ed ho potuto stabili-
re che il giaccio non segue le leggi dei solidi
ma bens quelle dei liquidi ad altissima den-
sit. Scambiando osservazioni con colleghi
ed allievi ho avviato gli studi sui ghiacciai
fondando lIstituto Glaceologico Italiano. Pur-
troppo ora assisti ad un progressivo arretra-
mento dei meravigliosi ghiacciai delle nostre
Alpi: quando si fermer? Ho scattato molte
belle fotografie. Cercale e conservale: sono
un ricordo di come erano ai miei tempi le
nostre montagne.
Caro zio, ricordando il curriculum della
tua lunga vita di professore e scienziato
membro delle varie accademie dei Lin-
cei, dItalia , Pontificia, dei XL, e altre, co-
noscendo bene il tuo carattere forte,
raccontami almeno un aneddoto della
tua vita scientifica !
Beh, ce ne sono tanti ma forse potr far sor-
ridere raccontare come negli anni 30, du-
rante il regime fascista, in una riunione del-
lAccademia dItalia ebbi una forte discussio-
ne con Mussolini, presente alla seduta, che
voleva imporre le sue opinioni, e per chiude-
re la discussione ho girato la sedia voltando-
gli le spalle per tutta la seduta! Tutti, soprat-
tutto in famiglia, temettero di possibili con-
seguenze, ma penso che abbia accettato la
mia opposizione e lincidente fin l!
Cesare Somigliana
N.d.R.: Pubblichiamo con piacere questa
intervista per due ragioni: perch fa se-
guito allIntervista impossibile ad Ales-
sandro Volta, pubblicata nel n. 38 di que-
sta Rivista, e poi perch ricorda, di prima
mano, uno scienziato lombardo. Anche
lui merita di non essere dimenticato. Sul
Prof. Carlo Somigliana in preparazione
un libro di cui vi daremo conto quando
verr pubblicato.
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A R G O M E N T
Accesso Remoto ai Sistemi
Una rete locale pu essere tranquillamente gestita da lontano; possibile infatti
connettersi dall'esterno ad una rete, accendere da remoto eventuali sistemi spenti
ed eseguire le necessarie attivit di manutenzione.
Ovviamente il requisito fondamentale, perch ci sia possibile, la disponibilit di
una connessione ad internet a banda larga, ovvero sufficientemente veloce.
on il temine "sistemi" si intendono
C tutte le strutture basate sulla tra-
smissione dati, siano essi i sistemi infor-
mativi di una azienda (rete locale),
l'infrastruttura telefonica (centralino te-
lefonico VOIP) oppure il controllo re-
moto di allarmi e dispositivi (controllo
accessi).
Oggi il progressivo diffondersi della tra-
smissione dati in "banda larga" rende
possibile il controllo remoto di strutture
sempre pi complesse.
Una rete locale pu essere tranquilla-
mente gestita da lontano; possibile in-
fatti connettersi dall'esterno ad una rete,
accendere da remoto eventuali sistemi
spenti ed eseguire le necessarie attivit
di manutenzione. Ovviamente il requisi-
to fondamentale, perch ci sia possibi-
le, la disponibilit di una connessione
ad internet a banda larga, ovvero suffi-
cientemente veloce.
Grazie alla trasmissione dati anche il
semplice centralino telefonico riuscito
ad evolversi ed a superare gli stretti con-
fini degli edifici aziendali. Si parla di te-
lefonia VOIP; la sigla indica Voice Over
IP ovvero la voce trasmessa su protocol-
li internet.In questo caso non si pi le-
gati ad un centralino tradizionale i cui
interni erano gestiti da una scheda ed
erano configurati in modo rigido. I nuo-
vi centralini VOIP sono a tutti gli effetti
dei calcolatori che instradano le chiama-
te verso i telefoni VOIP che vengono
identificati mediante un loro indirizzo
IP; come un qualsiasi calcolatore con-
nesso ad internet o in rete locale.
In questo caso i telefoni possono abban-
donare le mura dell'azienda; grazie al lo-
THE REMOTE CONNECTION
TO SYSTEMS
Nowadays, thanks to the Internet and to
the wide band, any "system", even if it
complex, (computer, telephone net,
measurement and control systems) can be
managed at distance. In parallel, the
possibilities of access to the system from
unauthorized and ill-intentioned people
increase. Only the competence and the
fairness of the staff that manages the nets
can guarantee its safety.
PAGINA 14
I
INFORMATICA
ro indirizzo IP sono raggiungibili ovun-
que sia disponibile una connessione ad
internet opportunamente configurata.E'
cos possibile raggiungere come interni
di centralino utenti anche molto distanti
dalla sede.
A livello software esistono svariati pro-
grammi per telefonare mediante calcola-
tore. A parte il notissimo "Skype", che
consente di telefonare da calcolatore,
ma utilizza un protocollo proprietario,
troviamo molte altre applicazioni che
utilizzano i protocolli standard SIP (vedi
"gitzmo") e che consentono quindi di te-
lefonare da un qualsiasi calcolatore in-
terfacciandolo ad un centralino telefoni-
co VOIP.
Grazie al VOIP il vostro numero di inter-
no del centralino telefonico vi pu se-
guire ovunque, anche raggiungendovi
sulla rete cellulare.
Tornando a parlare di reti di calcolatori,
come ho accennato in apertura,le possi-
bilit di controllo da remoto sono tantis-
sime.
I moderni calcolatori possono essere ac-
cesi a distanza mediante un particolare
pacchetto di dati, chiamato "Magic
packet" inviato all'indirizzo della scheda
di rete.
Un utente aziendale che si trovi fuori se-
de, a patto di avere disponibile una con-
nessione internet a banda larga, poten-
zialmente in grado di connettersi alla re-
te dell'ufficio mediante VPN (Virtual Pri-
vate Network), accendere a distanza il
suo calcolatore dell'ufficio (Wake On Li-
ne) e connettersi al suo calcolatore me-
diante Desktop Remoto (RDP).
Lo stesso discorso vale ad esempio per il
personale addetto all'assistenza che ha
la possibilit di lavorare sulle macchine
degli utenti a patto che questi non siano
attivi in quel momento.
Anche i calcolatori sono quindi riusciti a
varcare virtualmente il confine delle
aziende.
Come ultima cosa ci sono i sistemi di
controllo; gli impianti antifurto, di con-
trollo accessi e di controllo processi so-
no tutti remotizzabili ovvero gestibili e
controllabili a distanza. Il personale ad-
detto alla gestione e manutenzione di ta-
li impianti pu quindi controllare a di-
stanza via internet lo stato dell'impianto
di allarme, cambiare la programmazione
delle aperture delle porte mediante bad-
ge e cambiare gli orari e le temperature
per riscaldamento e condizionamento.
Anche queste funzioni sono quindi fug-
gite dal rigido perimetro aziendale.
Ovviamente la telematica consente tut-
te queste operazioni di controlli remoti
ma mette a disposizione anche tutta una
serie di dispositivi (software si intende)
per controllare queste attivit e proteg-
gerle dagli accessi non autorizzati.
Il campo comunque complesso e que-
ste protezioni non sono semplicissime
da implementare e soprattutto da gesti-
re.
In questo scenario la figura degli ammi-
nistratori di sistema assume un ruolo via
via sempre pi importante per la prote-
zione del patrimonio informativo dell'a-
zienda.
Configurazioni errate o volutamente
scorrette possono portare a fughe di no-
tizie e dati verso l'esterno. L'utilizzo del-
la telefonia VOIP potrebbe rendere pos-
sibile, da parte del personale che gesti-
sce il sistema, una qualche attivit di
spionaggio sulle linee telefoniche.
L'accesso remoto ai sistemi, nel caso di
reti configurate con protezioni insuffi-
cienti o volutamente lasciate aperte da
chi le gestisce, pu portare ad una fuga
di dati o posta elettronica ver so
l'esterno.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008

E quindi essenziale per le aziende com-
prendere l'importanza del personale ad-
detto alla manutenzione ed alla gestione
dei servizi informatici in genere; il cosid-
detto personale del CED. I responsabili
dei sistemi informativi, in funzione degli
strumenti che hanno in mano e che ge-
stiscono, sono difficilmente controllabi-
li da terzi. E' necessario che siano perso-
ne di assoluta fiducia perch per loro
difficilmente l'azienda ha delle porte
non apribili.
Non nemmeno molto facile pensare di
porre una seconda struttura sopra ai re-
sponsabili dei sistemi informativi che
controlli il loro operato; questo vorreb-
be semplicemente dire "spostare il pro-
blema". In questo caso il gioco passereb-
be tutto in mano ai controllori; sarebbe-
ro questi a non avere porte chiuse verso
il patrimonio informativo dell'azienda.
La tutela delle informazioni quindi to-
talmente delegata alla seriet delle per-
sone che amministrano la rete ed ovvia-
mente anche degli utenti che la utilizza-
no.
I rischi sono infatti di due tipi: fuga di
notizie in seguito a comportamenti ille-
citi del personale che amministra la re-
te, ma anche fuga di notizie dovuta a
comportamenti errati da parte delle per-
sone che utilizzano la rete.
Molte volte sono gli stessi utenti del si-
stema informativo che ne compromet-
tono l'integrit perch hanno ad esem-
pio installato un programma che con-
sente di aggirare le protezioni della rete
e raggiungere una macchina esterna, il
calcolatore di casa, non sufficientemen-
te protetto.
Un sistema informativo in qualche mo-
do rappresentabile come un complesso
sistema che raggiunge un suo punto di
equilibrio pi o meno stabile e che ha
sempre bisogno di cure.Il sistema tende
ad "ammalarsi" per effetto di virus, pro-
grammi malevoli o configurazioni che
nel tempo richiedono di essere riviste.
Al crescere delle dimensioni del sistema
cresce la sua complessit e quindi il
tempo necessario per mantenerlo in ef-
ficienza.
La prima cura comunque, anche nel ca-
so di sistemi informatici, resta sempre la
prevenzione.Eessenziale che tutti gli at-
tori, amministratori ed utenti del siste-
ma informativo, siano sempre ben infor-
mati sui rischi derivanti da utilizzi scor-
retti dei dispositivi a loro disposizione e
che siano sempre tutti "motivati" a pre-
stare la massima attenzione a quello che
stanno facendo.
Fiducia e seriet sono quindi due ingre-
dienti fondamentali per un corretto uti-
lizzo di un sistema complesso.
Andrea Guido Sommaruga
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
R E C E N S I O N I
a cura di
Chiara Battistoni
LA SINGOLARIT VICINA
di Ray Kurzweil
Apogeo, 2008
Questo un viaggio lungo seicento pa- solo nella configurazione di corpo e
gine, un viaggio alla scoperta delle sei cervello.
epoche evolutive della tecnologia per Significa cercare di migliorare questa
prendere coscienza della forza creatrice configurazione per ottimizzare la salute
dellintelligenza umana. ed estendere la portata della nostra
Ad accompagnarci Ray Kurzweil, inven- mente.,per arrivare a fonderci con la
tore e tecnologo, che al rigore delle tesi nostra tecnologia.
scientifiche affianca la ricchezza della Significa sapere che la conoscenza
propria cultura. preziosa in tutte le sue forme; che
Il risultato un libro appassionante, che linformazione non conoscenza e che
offre una lettura interdisciplinare della lintelligenza distrugge selettivamente
tecnologia, con costanti richiami allepi- informazione proprio per creare cono-
stemologia; si parla di tecnologia in scenza.
chiave filosofica e ci che ne risulta un Significa realizzare che la morte non
trattato di filosofia della tecnologia. una tragedia, che il fine della vita crea-
Che cos la singolarit di cui racconta re e godere di una conoscenza sempre
Kurzweil? pi grande.
La Singolarit (con la esse maiuscola, Significa capire che possiamo applicare
non un refuso) trascendenza, perch lenorme leva offerta dallaccelerazione
denota un evento che si verificher nel della tecnologia per plasmare il mondo
mondo materiale, il prossimo inevitabile in cui viviamo, proprio a partire dal no-
passo nel processo evolutivo che ini- stro corpo.
ziato con levoluzione biologica e si Perplessi? Avete ragione, ci sono passag-
esteso nellevoluzione tecnologica di- gi impegnativi su cui meditare; una cosa
retta degli esseri umani (pag. 386). per certa: potrete anche non essere
Il Singolaritariano cos qualcuno che daccordo con lautore ma le tesi soste-
capisce la Singolarit, che ha riflettuto nute, a partire da questa sorta di tra-
sul suo impatto nella propria vita. E co- scendenza laica della tecnologia, non vi
lui che sa interpretare le tendenze fon- lasceranno indifferenti.
damentali della tecnologia, colui che sa
rimettersi in gioco per ripensare la
realt.
Kurzweil delinea i principi, molto perso-
nali, tutti da discutere, di questa novit
filosofica; non proprone nuovi dogmi, si
limita a suggerire spunti di approfondi-
mento.
Essere Singolaritariano significa avere
la consapevolezza che la conoscenza di
cui si dispone oggi pu gi essere utiliz-
zata per rallentare drasticamente i
processi di invecchiamento; significa
saper riprogrammare la propria biochi-
mica, significa capire che il corpo
temporaneo, che la sua continuit sta
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A R G O M E N T I

Il passante di Mestre:
VIABILIT

una struttura chiave

per lo sviluppo del Paese
L esigenza di riordino e riprogrammazione del sistema viario risale agli anni 80
a cui fece seguito una proposta progettuale nel 1990, ma soltanto nel 1997 la Regione
Veneto ha presentato il primo progetto preliminare con linserimento dellopera
nellAccordo Quadro sulle grandi infrastrutture.

Ine lnominato
progetto del tratto autostradale de-
Passante di Mestre si po-
lo scopo principale di sviluppare il
sistema infrastrutturale dellItalia del-
lEst per permettere allentroterra ve-
neziana di svolgere un ruolo crescente
nelle relazioni commerciali, industriali
e turistiche con lEuropa, in particola-
re con i paesi recentemente accolti a
far parte dellUnione Europea.
Lintensificarsi delle relazioni, dovu-
te sia al decentramento produttivo
delle Imprese italiane sia allintegra-
zione nel mercato europeo delle
economie dei nuovi paesi, si traduce
in un sentito incremento di sposta-
mento di merci e persone nel corri-
doio ovest-est.
Attualmente il complesso viario esi-
stente nellarea metropolitana di Ve-
nezia (si pensi alla tangenziale di Me-
stre, che funge da asse di collega-
mento tra i due segmenti dellauto-
strada A4) registra livelli di insoppor-
tabile congestione, comportando pe- previsioni di incremento del 4 per breve percorrenza che transita sulla
santi conseguenze di natura econo- cento lanno. rete metropolitana.
mica ed ambientale, con una circola- Si assiste, infatti, ad una duplice pres- L esigenza di riordino e riprogramma-
zione di circa 150 mila autoveicoli sione di traffico: da una parte il transi- zione del sistema viario risale agli an-
/giorno, con punte di 170 mila e con to di carattere internazionale ed inter- ni 80 a cui fece seguito una proposta
regionale di persone e merci lungo il progettuale nel 1990, ma soltanto nel
MESTRE LINK ROAD: A KEY corridoio adriatico,dallaltra il transito 1997 la Regione Veneto ha presentato
STRUCTURE FOR OUR COUNTRY locale che fa riferimento alle dinami- il primo progetto preliminare con
DEVELOPMENT che industriali dellarea delimitata dal- linserimento dellopera nellAccordo
The tragic road situation of the
metropolitan area in Venice is well-known. le citt di Padova,Treviso e Venezia. Quadrosulle grandi infrastrutture.
Mestre ring is heavily interested by the Il Passante di Mestre non si pone co- A seguito di controversie circa la con-
interregional and international traffic of me semplice alternativa alla Tangen- cezione del tracciato fra chi sosteneva
people and goods., as well as by the local ziale, ma come occasione per il riordi- un by-pass in sotterranea e quanti in-
traffic among Padua,Treviso and Venice,
with daily peaks of about 170.000 vehicles. no del sistema viario di questa area, vece intendevano il Passante come
Mestre link road , which is being carrying prevedendo una diversificazione della momento di riorganizzazione del si-
out, is not only an alternative rete viaria con il fine di distinguere il stema viabilistico dellarea metropoli-
to the circular road but also a real
contribution to the traffic reorganization
flusso di traffico di media-lunga per- tana veneziana, nel 2002 stato ripro-
in this area. correnza, che si inserisce nella siste- posto un nuovo progetto a cura delle
ma autostradale, rispetto al flusso di Societ concessionarie delle autostra-

PAGINA 16 INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008


de competenti sui tronchi convergen-
ti sul nodo di Mestre.
Inoltre,sopraggiunta la necessit di ag-
giornare il progetto ai sensi della nor-
mativa entrata in vigore con particola-
re attenzione al D.Lgs.190/2002 ed al
D.M. 5/11/2001 e alla dichiarazione
nel 2003 da parte del Presidente del
Consiglio dei Ministri distato di emer-
genza determinatosi nel settore del
traffico e della mobilit di Mestre, nel
mese di ottobre dello stesso anno ven-
ne definitivamente emesso il progetto
preliminare in cui furono introdotte
variazioni oggetto di studio nelle fasi
successive di progettazione definitiva e
costruttiva.
Il progetto del Passante autostradale
di Mestre si inserisce a scala pi vasta
nellambito di interscambio dei corri-
doi plurimodali Lisbona-Kiev ed
Adriatico, attraversando un territorio
che si presenta eterogeneo nelle sue
peculiarit, costituito da aree indu-
striali, aree di particolare pregio agri-
colo ed architettonico con la presen-
za di residenze storiche ed archeolo-
giche (in particolare ilgraticolodella
centuriazione romana)
Il tracciato di progetto si sviluppa dal-
linnesto sullautostrada A4 ad Ovest
in prossimit del casello esistente
presso il Comune di Dolo fino allin-
nesto complementare sulla autostrada
A4 ad Est in prossimit del comune di
Quarto dAltino per una lunghezza
complessiva di 32,300 chilometri. Il
Passante attraversa la Provincia di Ve-
nezia e la Provincia di Treviso median-
te 8 tratti in galleria, 4 viadotti, 3 casel-
li intermedi (Spinea, Martellago e Ca-
sale/Preganziol), 3 nuove barriere
(Dolo, Mogliano e Quarto dAltino
prevedendo larretramento di quelle
esistenti) e 3 interconnessioni con
lattuale rete autostradale ovvero A4-
A2 e di nuovo A4.
La sezione tipo prevista conforme
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
alla categoria A Autostrade in ambito
extra urbano con larghezza minima
della piattaforma pari a m. 32,50, con
tre corsie per senso di marcia,in cui la
singola carreggiata di 14,95 m costi-
tuita da:
- larghezza corsia di marcia pari a
3.75 m;
- corsia di emergenza in destra di lar-
ghezza pari a 3.00 m;
- margine interno in sinistra di lar-
ghezza pari a 0,70 m;
- spartitraffico centrale di larghezza
minima di 2,60 m.
La velocit di progetto compresa tra
90 km/h e 140/km/h.
Elemento innovativo del progetto del
Passante di Mestre la configurazio-
ne dei caselli che sono concepiti in
linea con le carreggiate, unidea ispi-
rata dal mondo della Formula 1, che
si discosta sostanzialmente dai tradi-
zionali svincoli a trombetta che si
raccordano sul piazzale del casello.
Sono pertanto previsti 4 piazzali, uno
per ogni direttrice di accesso e di
uscita dallautostrada. Le estremit Pubblica Amministrazione ad avvaler-
dei piazzali sono collegate da un lato
direttamente con lautostrada me-
diante le rampe di immissione/uscita
e, dallaltro, con una rotatoria posizio-
nata a cavallo dellautostrada (livelli
sfalsati) e baricentrica rispetto ai
piazzali stessi.
Sulla rotatoria converge, oltre alle so-
praccitate piste,anche la viabilit ordi-
naria di attraversamento e accesso al-
lautostrada, risparmiando, in questo
modo, un manufatto di sovrappasso
dedicato ed un apposito collegamen-
to al casello.
Il vantaggio principale di questa
configurazione consiste in una occu-
pazione di territorio sensibilmente
inferiore, dovuta alleliminazione
delle aree intercluse tra le piste e
lautostrada, nonch nella conve-
nienza di collegare alla rotonda la
viabilit ordinaria.
I piazzali di esazione, essendo a transi-
to monodirezionale, sono di dimen-
sioni pi contenute rispetto ai tradi-
zionali. Complessivamente per il nu-
mero di porte superiore dato che
per ogni rampa di prevede una porta
per veicoli eccezionali ed una porta
di riserva.
Ulteriore motivo di innovazione e ca-
rattere distintivo del progetto il si-
stema di mitigazione ambientale, an-
cora in fase di studio nella sua fase
esecutiva, intesa non come sistema
per nascondere il tracciato, ma occa-
sione per dare forma e ricchezza per-
cettiva allinfrastruttura stessa, esaltan-
do le valenze paesistiche proprie del
territorio interessato. Pertanto
linfrastruttura del Passante vista co-
me opportunit per ripensare e rior-
ganizzare un territorio segnato da una
parte da una crescita insediativa disor-
dinata e dallaltra dalla cesura sul pae-
saggio provocata dalla realizzazione
della nuova viabilit.
A tale riguardo sta risultando essenzia-
le il contributo che perviene da alcu-
ne Associazioni di categoria nel cam-
po agricolo che hanno proposto, qua-
le elemento fondamentale nel ridise-
gno e manutenzione del nuovo pae-
saggio, il coinvolgimento della popo-
lazione residente ed in particolare de-
gli operatori agricoli da sempre cu-
stodi dellambiente e del territorio.
Viene incontro a questa iniziativa il
Decreto legislativo n.228/2001 che
sancisce il ruolo fondamentale rivesti-
to dal mondo agricolo incentivando la
si delle prestazioni degli imprenditori
agricoli attraverso la stipula di oppor-
tune convenzioni instaurando nuovi
rapporti di collaborazione effettiva
con le entit economiche e sociali
presenti nel territorio. Il particolare
valore di questa ideainnovativa ma
nel contempo sperimentale che pren-
de il nome di Passante Verde consiste
nella definizione di nuove prassi e
procedure che potranno essere pilo-
ta nellambito dellapplicazione dei
principi sanciti dalla Convenzione Eu-
ropea del Paesaggio di Firenze.
Arch. Adele Lalli
Responsabile Ambientale, referente
del Commissario Delegato per
lemergenza socio-economico-am-
bientale della viabilit di Mestre.
PAGINA 17
A R G O M E N T I

La Colonnetta
FRAMMENTI DI STORIA DI MILANO

e i vicoli ascomparsi
Dobbiamo ad una documentazione fotografica di un collega, ling.Albertini,
se possiamo rivedere le ultime immagini di questo antico quartiere.

Pianta della zona di Corso di Porta Vittoria estratta dalla Pianta di Milano del geografo Pinchetti del 1808.

gli inizi del secolo XIX, lungo go di S. Pietro in Gessate), come si pu

FRAGMENTS OF THE HISTORY
OF MILAN: THE SMALL COLUMN
AND THE DISAPPEARED
ALLEYS
The article is about the story
of the urban development in a central area
in Milan.
Based on the map of the geographer
Pinchetti dated 1881, the author goes
around some sites in the Navigli circle,
such as the borough of S. Pietro
in Gessate, the land of St. Prassede
and the Small Column (Colonnetta).
A lattuale Corso di Porta Vittoria scor-
reva ancora il canale Borgognone che lo
divideva longitudinalmente in due parti.
Quella a nord del canale si chiamava
Strada della Costa; quella a sud, nel pri-
mo tratto a valle della Cerchia dei Navi-
gli si chiamava Contrada di Santa Prasse-
de (pi avanti, allaltezza dellattuale Pa-
lazzo di Giustizia, questa strada cambia-
va nome in Borgo di Porta Tosa).
Alcuni vicoli orientati sud-nord colle-
gavano la Strada della Costa con
lattuale Via Cesare Battisti (allora Bor-
osservare dalla Pianta del geografo
Pinchetti del 1808. La successione dei
vicoli nominati nella pianta, iniziando
da ovest, era la seguente: Vicolo dei
Bissati, Vicolo Colonnetta, Vicolo del
Bindellino,Vicolo Incarnadino. I primi
due vicoli erano uniti da una piccola
piazza, adiacente alla Strada della Co-
sta, che da documenti pi antichi sap-
piamo portava il nome di Piazza del
Mulino.
Esistono prove che nel tratto pi cen-
trale dellattuale Corso di Porta Vitto-

PAGINA 18 INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008


Vicoli dei Bissati e Colonnetta.
Pianta edizione Antonio Vallardi 1881.
ria esisteva un mulino. Funzionava in
un edificio isolato posto sul canale di
fronte allomonima piazzetta.
Sul disegno del Pinchetti si osserva
chiaramente ledificio ed il canale che
lo alimenta. Era certamente molto an-
tico: andando indietro nel tempo os-
serviamo che nominato e disegnato
anche nella Pianta di G. B. Riccardi del
1734 e che nella vista a volo duccel-
lo del 1573 di A. Lafrry e nelle analo-
ghe carte degli anni successivi, appare
sempre un edificio isolato sopra il ca-
nale. Tutto ci dimostra la presenza
del mulino per diversi secoli: si pu
ipotizzare che fu costruito dopo
limportante ristrutturazione della
Cerchia dei Navigli che li rese naviga-
bili: tra il 1497 e il 1564.
Sulla pianta del Pinchetti, come in altre
pi recenti, appaiono altri vicoli senza
nome. Forse questi passaggi senza im-
portanza erano nati da costruzioni
informali o provvisorie. Secondo V. De
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
Vicolo Bindellino.
Vicolo Incarnadino
Caro (Le strade di Milano- Newton &
Compton . 1998) sarebbe esistita anche
unaltra piazzetta dedicata al Sole, forse
in associazione ad una antica osteria di
cui non si conosce lubicazione.
La zona tra la Strada della Costa e il Bor-
go S. Pietro in Gessate era occupata da
numerose costruzioni, come risulta da
tutte le antiche carte qui citate. Nel
1800 questarea aveva la forma di un
triangolo il cui vertice pi orientale
giungeva circa allaltezza dellattuale pa-
lazzo della Provincia. Il Borgo S. Pietro
in Gessate era la strada da percorrere
per chi,venendo da est, cio dallattuale
Piazza Cinque Giornate, voleva raggiun-
gere il centro. Questa strada di collega-
mento era molto stretta e non era age-
vole il traffico simultaneo nei due sensi.
La Pianta di Milano disegnata dagli
astronomi di Brera nel 1844 mostra il
Borgo di Porta Tosa (che presto di-
verr Corso di Porta Vittoria in ricordo
delle cinque giornate) che inizia dal-
la Cerchia dei Navigli con la sede stra-
dale allargata (unificazione delle pre-
cedenti strade) poich stato tombi-
nato il canale Borgognone ed elimina-
to ledifico dellantico mulino. Questa
modifica non risolve ancora il proble-
ma del collegamento con il centro.
Nel 1881 (Pianta A. Vallardi) osservia-
mo che stato troncato il vertice
orientale del triangolo, liberando lo
spazio tra il Corso e la Chiesa di San
Pietro in Gessate.
Negli anni successivi viene formulato
un preciso progetto di allargare la via
verso il centro a spese di demolizioni
pi massicce dellantico quartiere.
Si giunge fino al 1915: si iniziato
lampliamento della Via Cesare Battisti
e si sta procedendo allabbattimento
degli antichi edifici del triangolo con i
relativi suggestivi vicoli.
E loccasione per la modernizzazione
di tutta la zona.
Dobbiamo ad una documentazione fo-
tografica di un collega, ling.Albertini,
se possiamo rivedere le ultime imma-
gini di questo antico quartiere. La pub-
blicazione del 1915 (Pro Familia - 31
ottobre 1915). Il commento lascia in-
tendere che non fu una decisione faci-
le anche se il quartiere era considera-
to un agglomerato di catapecchie abi-
tate soprattutto da povera gente e un
covo di chiss quali indesiderati.
Un triste episodio collegato forse con
il Vicolo Colonnetta giunto fino a
noi. La morte di una prostituta chiama-
ta Rosetta che secondo la nota canzo-
ne era di Piazza Vetra e battea la co-
lonnetta. Non chiara la vera storia
della povera Rosetta, salvo che fu as-
sassinata nel 1914.
In quanto alla colonnetta, o meglio le
due colonnette in pietra che erano in-
serite allestremit della strada, lo sco-
po era forse di dissuasione del traffico
pi che di elemento artistico. Pare che
nel 1932 esistessero ancora. Nellattua-
le Via della Colonnetta, unica testimo-
nianza dellantico quartiere totalmente
ricostruito, non se ne vede pi traccia.
E certo comunque che i vecchi archi
e le case caratteristiche del triangolo
erano testimoni di un passato secola-
re, mentre i muri sgretolati ed i bal-
concini, da cui pendevano fiori e pian-
te verdi, davano alla zona unatmosfe-
ra non priva di poesia.
Pochi anni dopo si coprivano i navigli
e successivamente il Corso di Porta
Vittoria diventava la via principale ver-
so il centro. Se questo angolo di Mila-
no, con le vie adiacenti che furono
maggiormente rispettate, fosse stato
conservato e restaurato, costituirebbe
oggi unattrattiva per molti turisti.
Pier Antonio Casellato
PAGINA 19
 Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Milano

PREMI 2008 PER TESI DI LAUREA

LOrdine degli Ingegneri della Provincia di Milano indice un
Concorso per lassegnazione di 3 (tre) Premi per Tesi di Lau-
rea di 3.000,00 (tremila) EURO ciascuno.

Il Concorso riservato agli ingegneri che hanno conseguito,

presso il Politecnico di Milano, la Laurea specialistica/magi-
strale, secondo il nuovo ordinamento, o la Laurea quinquen-
nale, secondo il vecchio ordinamento, nel periodo dal 1 Gen-
naio 2007 al 31 Agosto 2008.

La domanda di partecipazione a questo Concorso dovr esse-

re spedita per posta Raccomandata, entro il 30 settembre
2008, a:

Ordine degli Ingegneri di Milano

Corso Venezia,16 - 20121 Milano

Il bando disponibile sul sito dellOrdine Ingegneri della pro-

vincia di Milano: www.ordineingegneri.milano.it e presso la
Segreteria dellOrdine, Corso Venezia 16, Milano.
 Leggi e Decreti
Nuove Leggi o Decreti corredati di un breve
commento per una migliore individuazione
degli stessi.

A CURA DI MARIA GRAZIA SONZOGNO

L E G G I E D E
LEGGI E NORMATIVE
NAZIONALI E REGIONALI
AMBIENTE
Decreto Legislativo 16 gennaio
2008 n. 4 (Suppl. Ord. n. 24/L alla
G.U. n. 24 del 29 gennaio 2008)
Ulteriori disposizioni correttive ed integrative
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
recante norme in materia ambientale.
Decreto Legislativo 26 marzo 2008
n. 63 (G.U. n. 84 del 9 aprile 2008)
Ulteriori disposizioni correttive ed integrative
del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.
42, in relazione al paesaggio.
Decreto 25 ottobre 2007 Ministero
dei Trasporti (Suppl. Ord. n. 28 alla
G.U. n. 27 del 1 febbraio 2008)
Recepimento delle direttive 2005/78/CE 2
2006/51/CE, relative alle emissioni di inqui-
nanti gassosi.
SICUREZZA
D.P.C.M. 17 dicembre 2007 (G.U. n.
3 del 4 gennaio 2008)
Esecuzione dellaccordo del 1 agosto 2007
recante:Patto per la tutela della salute e la
prevenzione nei luoghi di lavoro.
Decreto Legislativo 19 novembre
2007 n. 257 (G.U. n. 9 del 11 gennaio
2008)
Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle
prescrizioni minime di sicurezza e di salute
relative allesposizione dei lavoratori ai rischi
derivanti dagli agenti fisici (campi elettroma-
gnetici).
In vigore dal 30 aprile 2008.
D.P.C.M. 21 dicembre 2007 (G.U. n.
31 del 6 febbraio 2008)
Coordinamento delle attivit di prevenzione
e vigilanza in materia di salute e sicurezza
sul lavoro.
Decreto 11 dicembre 2007 Ministe-
ro dello Sviluppo Economico (Sup-
pl. Straord. n. 32 del 7 febbraio
2008)
Quinto elenco riepilogativo di norme armo-
nizzate concernenti lattuazione della diret-
tiva n. 89/686/CEE relativa ai dispositivi di
protezione personale.
Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n.
81 (Suppl. Ord. n. 108 alla G.U. n.
101 del 30 aprile 2008)
Attuazione dellart. 1 della legge 3 agosto
2007, n. 123, in materia di tutela della salu-
te e sicurezza nei luoghi di lavoro.
In vigore dal 15 maggio 2008 la parte ge-
nerale.
Sono abrogati: D.P.R. 27 aprile 1955 n.
547, D.P.R. 7 gennaio1956 n. 164, D.P.R.
19 marzo 1956 n. 304, D.Lgs. 15 agosto
1991 n. 277, D.Lgs. 19 settembre 1994 n.
626, D.Lgs. 14 agosto 1996 n. 493, D.Lgs.
14 agosto 1996 n. 494, D.Lgs. 19 agosto
PAGINA 22
C R E T I
2005 n. 187.
Principali modifiche:
Unica condizione per la nomina del
coordinatore la presenza contempo-
ranea di pi imprese.
Nuove responsabilit per il progettista
e il direttore lavori.
D.U.R.C. sempre obbligatorio.
Ulteriori obblighi per il Committente e
il Responsabile dei Lavoratori.
Esame finale per i nuovi coordinatori.
Aggiornamento quinquennale per i
coordinatori con frequenza di un cor-
so di 40 ore.
Nuove sanzioni.
IMPIANTI
Decreto 21 dicembre 2007 Ministe-
ro dello Sviluppo Economico (Sup-
pl. Ord. n. 17 alla G.U. n. 16 del 19
gennaio 2008)
Approvazione delle procedure per la qualifi-
cazione di impianti a fonti rinnovabili e di
impianti a idrogeno, celle a combustibile e di
cogenerazione abbinata al teleriscaldamen-
to ai fini del rilascio dei certificati verdi.
Decreto 22 gennaio 2008 n. 37 Mini-
stero dello Sviluppo Economico
(G.U. n. 61 del 12 marzo 2008)
Regolamento concernente lattuazione del-
larticolo 11-quaterdecies, comma 13, lette-
ra a) della legge n. 248 del 2 dicembre
2005, recante riordino delle disposizioni in
materia di attivit di installazione degli im-
pianti allinterno degli edifici.
Nota del 26 marzo 2008 Ministero
dello Sviluppo economico
Chiarimenti in merito alle disposizioni del
D.M. n. 37 del 22 gennaio 2008 in materia
di impianti degli edifici.
Ulteriore nota del 28 marzo 2008
del Ministero dello Sviluppo econo-
mico
Nuovo parere interpretativo sulle disposizio-
ni del D.M. n. 37 del 22 gennaio 2008 in
materia di impianti degli edifici.
Decreto 16 aprile 2008 Ministero
dell'Interno (Supp. Ord. n. 115 alla
G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008)
Regola tecnica per la progettazione, costru-
zione, collaudo, esercizio e sorveglianza del-
le opere e dei sistemi di distribuzione e di li-
nee dirette del gas naturale con densit non
superiore a 0,8.
Decreto 17 aprile 2008 Ministero
dell'Interno (Supp. Ord. n. 115 alla
G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008)
Regola tecnica per la progettazione, costru-
zione, collaudo, esercizio e sorveglianza del-
le opere e degli impianti di trasporto di gas
naturale con densit non superiore a 0,8.
EDILIZIA
Decreto 28 marzo 2008 Ministero
dei Beni Culturali (Supp. Ord. n. 127
alla G.U. n. 114 del 16 maggio 2008)
Linee guida per il superamento delle barrie-
re architettoniche nei luoghi di interesse cul-
turale.
SISMICA
D.P.R. 12 ottobre 2007 (Suppl. Ord.
n. 25 alla G.U. n. 24 del 29 gennaio
2008)
Direttiva del Presidente del Consiglio dei Mini-
stri per la valutazione e riduzione del rischio
sismico del patrimonio culturale con riferi-
mento alle norme tecniche per le costruzioni.
Decreto 14 gennaio 2008 Ministero
delle Infrastrutture (Suppl. Ord. n.
30 alla G.U. n. 29 del 4 febbraio
2008)
Approvazione delle nuove norme tecniche
per le costruzioni.
AUTORIT PER LA VIGILANZA
SUI CONTRATTI PUBBLICI
Determinazione n. 1 del 10 gennaio
2008 (Suppl. Ord. n. 38 alla G.U. n.
42 del 19 febbraio 2008)
Casellario informatico degli operatori econo-
mici dei contratti pubblici relativi a lavori,
servizi e forniture.
Determinazione n. 2 del 10 gennaio
2008 (Suppl. Ord. n. 38 alla G.U. n.
42 del 19 febbraio 2008)
Indicazioni operative sugli appalti riservati
Articolo 52 del decreto legislativo 12 aprile
2006 n. 163 e successive modificazioni ed
integrazioni.
Determinazione n. 3 del 5 marzo
2008 (G.U. n. 64 del 15 marzo 2008)
Sicurezza nellesecuzione degli appalti rela-
tivi a servizi e forniture. Predisposizione del
documento unico di valutazione dei rischi
(DUVRI) e determinazione dei costi della si-
curezza.
Determinazione n. 4 del 2 aprile
2008 (G.U. n. 89 del 15 aprile 2008)
Realizzazione di opere pubbliche da parte
di privati nellambito di accordi convenziona-
li stipulati con le amministrazioni.
LAVORI PUBBLICI
Decreto 21 dicembre 2007 n. 272
Ministero delle Infrastrutture (G.U.
n. 35 del 11 febbraio 2008)
Regolamento recante norme per
lindividuazione dei criteri, modalit e proce-
dure per la verifica dei certificati dei lavori
pubblici e delle fatture utilizzati ai fini delle
attestazioni rilasciate dalle SOA dal 1 mar-
zo 2000 alla data di entrata in vigore del
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (1
luglio 2006).
Decreto 2 gennaio 2008 Ministero
delle Infrastrutture (G.U. n. 7 del 9
gennaio 2008)
Rilevazione dei prezzi medi 2005 e delle va-
riazioni percentuali annuali per lanno
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
2006, e dei prezzi medi e delle variazioni
percentuali ai fini della determinazione delle
compensazioni, relativi ai materiali da co-
struzione pi significativi, ai sensi degli arti-
coli 133, commi 4, 5, e 6 e 253 del decreto
legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e successi-
ve modifiche ed integrazioni.
CATASTO
Decreto 18 dicembre 2007 Agenzia
del Territorio (G.U. n. 296 del 21 di-
cembre 2007)
Accesso al servizio di consultazione telema-
tica della banca dati catastale ed ipotecaria
da parte di comuni, comunit montane ed
aggregazioni di comuni, in funzione del pro-
cesso di decentramento delle funzioni cata-
stali, ai sensi del decreto legislativo 31 mar-
zo 1998 n. 112.
Determinazione18 dicembre 2007
Agenzia del Territorio (G.U. n. 297
del 22 dicembre 2007)
Accertamento delloperativit del sistema di
circolazione e fruizione del dati catastali per
i comuni.
Provvedimento Agenzia Territorio
14 febbraio 2008
Estensione del servizio di trasmissione tele-
matico del modello unico informatico cata-
stale ad altre tipologie di aggiornamento
geometrico (Pregeo) di cui allart. 8 della leg-
ge 1 ottobre 1969 n. 679 ed agli articoli 5 e
7 del decreto del Presidente della Repubbli-
ca 26 ottobre n. 650.
PREVENZIONE INCENDI
Decreto 26 ottobre 2007 n.237 Mi-
nistero dellInterno (G.U. n. 294 del
19 dicembre 2007)
Regolamento recante norme per la sicurez-
za antincendio negli eliporti ed elisuperfici.
PRIVACY
Decreto 29 novembre 2007 Mini-
stero dellEconomia e delle Finanze
(Suppl. Ord. n. 4/L alla G.U. n. 7 del
9 gennaio 2008)
Regolamento di attuazione degli articoli 20,
21 e 181 del decreto legislativo 30 giugno
2003, n. 196, recante Codice in materia di
protezione dei dati personali.
VARIE
Decreto 20 novembre 2007 n. 239
Ministero per i beni e le attivit cul-
turali (G.U. n. 295 del 20 dicembre
2007)
Regolamento attuativo dellarticolo 71-bis
della legge 22 aprile, n. 633, in materia di di-
ritto dautore.
Legge 25 febbraio 2008 n. 34 (Sup-
pl. Ord. n. 54/L alla G.U. n. 56 del 6
marzo 2008)
Disposizioni per ladempimento di obblighi
derivanti dallappartenenza dellItalia alle
Comunit Europee (Legge comunitaria
2007).
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
D.P.R. 29 dicembre n. 275 (G.U. n.
42 del 19 febbraio 2008)
Regolamento recante disposizioni modificati-
ve del capo IV del Regio Decreto 18 maggio
1942, n. 1369, concernente approvazione
del regolamento per lesecuzione della 22
aprile 1941 n. 633, per la protezione del di-
ritto dautore e di altri diritti connessi al suo
esercizio.
Agenzia delle Entrate (Suppl. Ord.
n. 280 alla G.U. n. 296 del 21 dicem-
bre 2007)
Tabelle nazionali dei costi chilometrici di
esercizio di autovetture e motocicli elaborate
dallACI Articolo 3, comma 1, del decreto
legislativo 2 settembre 1997, n. 314.
Decreto 12 dicembre 2007 Ministe-
ro dellEconomia e delle Finanze
(G.U. n. 291 del 15 dicembre 2007)
Modifica del saggio di interesse legale.
Dal 1 gennaio 2008 il saggio di interesse
legale passato al 3%.
Legge 24 dicembre 2007 n. 244
(Suppl. Ord. n. 285 alla G.U. n. 300
del 28 dicembre 2007)
Disposizione per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato (Finanzia-
ria).
Risoluzione Agenzia delle Entrate
22 febbraio 2008 n. 61/E
Trattamento fiscale ai fini dellimposta sul
valore aggiunto e dellapplicazione della rite-
nuta dacconto della tariffa incentivante per
la produzione di energia fotovoltaica in cui
allart. 7, comma 2 del D.lgs. n. 387 del 29
dicembre 2003.
Legge 28 febbraio 2008 n. 31 (Sup-
pl. Ord. n. 47/L alla G.U. n. 52 del 29
febbraio 2008)
Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, re-
cante proroga di termini previsti da disposi-
zioni legislative e disposizioni urgenti in ma-
teria finanziaria.
Tra laltro:
art. 20: proroga al 30 giugno 2009 del
periodo transitorio nel quale sar pos-
sibile utilizzare ancora le precedenti
normative sismiche (D.M. 9 gennaio
1996 e D.M. 14 settembre 2005) ad ec-
cezione delle verifiche tecniche e le
nuove progettazioni degli interventi re-
lativi agli edifici di interesse strategico
e alle opere infrastrutturali la cui fun-
zionalit durante gli eventi sismici assu-
me rilievo fondamentale per le finalit
di protezione civile (caserme, autostra-
de, strade statali) ed edifici ed opere
strutturali la cui funzionalit durante gli
eventi sismici assume rilevanza in rela-
zione alle conseguenze di un eventuale
collasso (edifici pubblici, edifici suscet-
tibili di grande affollamento).
art. 3: proroga al 30 giugno 2008 delle
prescrizioni antincendio per le struttu-
re turistiche e ricettive.
art. 4: proroga al 31 dicembre 2008 eli-
minazione barriere architettoniche nei
locali aperti al pubblico.
art. 15: proroga al 1 luglio 2008 della-
bolizione dellistituto dellarbitrato ne-
gli appalti pubblici di lavori e forniture
come previsto dallart. 3, commi 19-25
della 244/2007 (Finanziaria).
art. 26-bis: accatastamento fabbricati
ex rurali e non accatastati.
D.M. 11 marzo 2008 Ministero dello
Sviluppo Economico (G.U. n. 66 del
18 marzo 2008)
Attuazione dellarticolo 1, comma 24, lettera
a), della legge 24 dicembre 2007 n. 244 per
la definizione dei valori limite di fabbisogno
di energia primaria annuo e di trasmittanza
termica ai fini dellapplicazione dei commi
344 e 345 dellarticolo 1 della legge 27 di-
cembre 296.
Adeguamento ISTAT tariffa urbani-
stica marzo 2008: 1564,9
REGIONE LOMBARDIA
Legge Regionale 3 ottobre 2007 n.
24 (Suppl. Ord. n. 1 al B.U. 4 ottobre
2007 n. 40)
Modifiche alla L.R. 11 marzo 2005 n. 12
(Legge per il governo del Territorio).
D.Dirig. 13 dicembre 2007 n. 15833
(Suppl. Straor. n. 3 al B.U. 25 gen-
naio 2008 n. 4)
Aggiornamento della procedura di calcolo
per predisporre lattestato di certificazione
energetica degli edifici, previsto con De-
lib.G.R. n. 5018/2007 e successive modifi-
che e integrazioni.
Delib. G.R. 5 dicembre 2007 n.
8/6033 (Suppl. Straor. n. 3 al B.U. 18
gennaio 2008 n. 3)
Determinazione in merito al controllo, alla
manutenzione e ispezione degli impianti ter-
mici. Modifiche e integrazioni alla Delib. G.R.
5117/2007 modificata dalla Delib. G.R.
6303 del 21 dicembre 2007.
Comunicato Regionale 28 marzo
2008 n. 67 (B.U. n. 15 del 7 aprile
2008)
Valori agricoli medi per lanno 2008 dei ter-
reni, considerati liberi da vincoli di contratti
agrari, secondo i tipi di coltura effettivamen-
te praticati, determinati nellambito delle sin-
gole regioni agrarie lombarde a norma del-
lart. 41, comma 4 del D.P.R. 8 giugno 2001
n. 327 e successive modifiche ed integrazio-
ni.
PAGINA 23

La battaglia di Marignano
detta anche
la battaglia dei Giganti
Si svolse tra il pomeriggio del giorno 13 a tutto il giorno 14 settembre 1515.
Il teatro di battaglia fu ampio perch comprendeva le campagne che andavano
da Marignano a S. Giuliano e a S. Donato, con epicentro a Zivido.
IL QUADRO POLITICO
Verso la fine del 1400, in occidente, le
monarchie costituite e potenti erano
lInghilterra, lAustria, la Francia e la
Spagna. Per:
LInghilterra era impegnata nel fati-
coso lavoro di risanamento dalle ro-
vine della Guerra dei Cento Anni.
LAustria doveva difendere la pro-
pria indipendenza, e forse la sua
stessa esistenza, dallattacco dei Tur-
chi, che minacciavano seriamente
gli stati cristiani e la loro civilt.
La Francia e la Spagna, invece, libere
da gravi problemi urgenti, miravano
allingrandimento della loro potenza
volgendosi al di fuori dei loro confi-
ni.
Le due nazioni, pur essendo affini di
razza, religione e lingua madre (la lati-
na), rivolsero gli sguardi e i desideri
ambiziosi verso e contro lItalia che
cos divent, per molti anni, il campo
aperto di battaglia dei loro rispettivi
eserciti e dei loro alleati.
I primi e i pi vivaci a muoversi furo-
no i Francesi che, con il pretesto poli-
tico o dinastico o perch chiamati da
principi italiani, scesero in Italia: Carlo
VIII nel 1494, Luigi XII nel 1498, Fran-
cesco I nel 1515.
MARIGNANO BATTLE, NAMED
THE BATTLE OF GIANTS
In 1515 at Marignano
(nowadays it is Melegnano) a very bloody
battle occurred.
Through this battle the dukedom of Milan,
owned by the Sforza family,
lost its autonomy and was ruled by
France.
The dead were 9,000 according to some
evaluations, 18,000 according to
some others.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
STORIA
Francesco I era nipote di Valentina Vi-
sconti, figlia del grande Gian Galeazzo
Visconti, che spos nel 1387 Luigi
DOrleans, fratello di Carlo VI, re di
Francia.(1)
Questo poteva accadere in quel perio-
do, e fino alla Rivoluzione Francese,
quando un territorio, ducato, principa-
to, regno, era appannaggio o pro-
priet privata dei signori e non del po-
polo (poi) sovrano.
PROLOGO
A Milano nel 1512 era duca Massimi-
liano Ercole Sforza, figlio di Ludovico
il Moro e di Beatrice DEste.
Beatrice aveva avuto due figli prima di
morire di parto allet di 22 anni: Mas-
similiano Ercole e Francesco II, ultimo
duca di Milano dal 1529 al 1535, ma
sotto la tutela degli Spagnoli di Carlo V.
Massimiliano, che allora aveva 22 anni,
prepar la difesa con i soldati merce-
nari svizzeri in una lega con la Spagna,
lImperatore e il Papa; nella battaglia
che seguir per le uniche forze in
campo saranno gli Svizzeri, guidati dal
cardinale Mathias Schiner, vescovo di
Sion, che dal 1512 era stato nominato
legato papale in Lombardia.
Gli Svizzeri, sapendo dellintenzione
dei Francesi di valicare le Alpi, occupa-
rono i passi pi probabili, cio il Mon-
cenisio e il Monginevro, ma rimasero
delusi perch lesercito francese su-
per il Passo della Maddalena aggiran-
doli e si rivers nella pianura dirigen-
dosi verso Milano.
Sul fronte interno svizzero vi erano
malcontenti perch da tempo non ar-
rivavano i soldi promessi e dovuti dai
tesorieri della Lega. Saputo questo,
Francesco I prese liniziativa di un
convegno con i capi svizzeri, fino a
(1)
Ecco quindi i diritti accampati da Luigi XII sul Du-
cato di Milano.
A R G O M E N T I
stendere il Trattato di Gallarate dell8
e 9 settembre 1515, in base al quale gli
Svizzeri avrebbero potuto rinunciare a
difendere Milano in cambio di una for-
te somma di denaro. I soldati dei can-
toni di Berna, Friburgo e Vallese accet-
tarono e ritornarono in patria, gli altri
rimasero.
Intanto approfittando delle incertez-
ze, della lentezza e delle contese degli
Svizzeri, i Francesi riuscirono ad impa-
dronirsi di molte piazzeforti impor-
tanti del Milanese, a mettersi in contat-
to coi Veneziani loro alleati, a togliere
le comunicazioni tra gli Svizzeri e i lo-
ro alleati. Gli Svizzeri avevano perduto
tempo e ora erano in condizione svan-
taggiosa.
PRONTI PER LA BATTAGLIA
Lesercito francese era guidato da fa-
mosi e valenti capitani tra cui primeg-
giavano:
Gian Giacomo Trivulzio, gran ma-
resciallo di Francia, ma appartenen-
te a una famiglia milanese.
Sacquist grande gloria militare e
ricchezza in numerose campagne.
La sua vita fu un continuo susseguir-
si di battaglie al servizio ora di que-
sto ora di quello; non si ferm mai:
dove cera da combattere lui era
presente, sia da giovane che da an-
ziano. Certo che per lui, pi che per
altri, calzava la dizione di mestiere
delle armi. In vista della sua fine, fe-
ce costruire dal Bramantino la cap-
pella dingresso alla chiesa di S. Naz-
zaro Maggiore in Milano (Corso di
Porta Romana) e sul sarcofago fece
scrivere QUI NUNQUAM QUIEVIT
QUIESCIT;TACE (Colui che mai eb-
be requie ora riposa; silenzio).
Odet di Foix, visconte di Lautrec,
maresciallo di Francia, che sar go-
vernatore del Milanese dopo la bat-
taglia.
PAGINA 25
A R G O M E N T
Giacomo II de Chabanne de la
Palisse, generale brillante, che mor
poi nella battaglia di Pavia del 1525
(tradizione vuole che il suo elogio
funebre contenesse la frase un
quarto dora prima di morire era an-
cora in vita . Di qui il termine lapa-
lissiano per indicare una verit del
tutto ovvia).
Pierre de Terrail, signore di
Bayard, detto il cavaliere senza
macchia e senza paura.
Infine alla testa delle truppe, sempre
presente nei momenti cruciali, te-
merario e coraggioso, vi era il ventu-
nenne re dei francesi Francesco I.
Tra le truppe francesi si trovavano Pic-
cardi, Guasconi, Normanni, Lanziche-
necchi, valenti artiglieri, abili cavalie-
ri: la pi poderosa e spettacolare ar-
mata mai vista prima.
Gli armati erano raggruppati in bande
marcianti sotto bandiere differenti.
Una banda era una piccola armata au-
tosufficiente: da qui lorigine della pri-
ma uniforme che fu indossata come
segno di riconoscimento per tutti gli
uomini della stessa banda.
PAGINA 26
I
La guardia del re portava i suoi colori
e le sue armi; le guardie mercenarie si
raccoglievano attorno alla bandiera
del loro capo, come, per esempio, le
Bande Nere a Marignano attorno alla
bandiera nera di Fleurange.
I Francesi disponevano di circa 40.000
uomini, di una cavalleria mobilissima
e di una potente artiglieria; attendeva-
no inoltre, di giorno in giorno, larrivo
degli alleati veneziani.
Gli Svizzeri erano 20.000 e non pote-
vano contare n sugli alleati spagnoli,
n sulle truppe di Firenze, n sul Pon-
tefice.
Altri 12.000 erano tornati in Svizzera
dopo il trattato di Gallarate.
LA BATTAGLIA
Si svolse tra il pomeriggio del giorno
13 a tutto il giorno 14 settembre
1515.
Il pomeriggio del 13 settembre gli
Svizzeri uscirono da Porta Romana di
Milano e marciarono verso le forze
francesi che si erano accampate a Ma-
rignano ( lattuale Melegnano). Anche
se mancavano poche ore al calar della
sera gli Svizzeri attaccarono il campo
francese catturando alcuni pezzi
dartiglieria e ferendo Francesco I.
Lassalto dur fino alle quattro di not-
te quando gli Svizzeri decisero di ac-
camparsi; il re francese approfitt del-
la tregua per riorganizzare lartiglieria
e per chiamare in aiuto le forze vene-
ziane attestate a Lodi, comandate dal
condottiero Bartolomeo DAlviano.
Alle prime luci dellalba Bartolomeo
DAlviano attacc gli Svizzeri alle spal-
le, volgendo lesito dello scontro a fa-
vore dei Francesi e dei Veneti.
Il teatro di battaglia fu ampio perch
comprendeva le campagne che anda-
vano da Marignano a S. Giuliano e a S.
Donato, con epicentro a Zivido.
Battaglia terribile, combattuta senza
esclusione di colpi, con ardore e fero-
cia inaudite, tra i campi, le marcite, i
boschi di questa bassa zona. Il mare-
sciallo Trivulzio disse poi che le diciot-
to battaglie cui aveva prima partecipa-
to gli sembravano giochi di fanciulli in
paragone a questa che gli era davanti,
non come battaglia di uomini, ma di
giganti.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
Lespressione del Trivulzio serv a qua-
lificare in estrema sintesi il fatto
darme di Marignano: La Battaglia dei
Giganti. E questa rimase.
Sul numero dei morti svizzeri vi as-
soluta incertezza: le fonti svizzere par-
lano di 5.0006.000, la storiografia ita-
liana di 8.0009.000, gli storici france-
si di 12.00013.000.
Ma anche in campo francese le perdi-
te furono gravi, se si parla di
4.0005.000 morti.
CONSEGUENZE
1. Massimiliano Sforza cedette il Duca-
to di Milano a Francesco I e accett
di ritirarsi in Francia con un vitali-
zio di 30.000 scudi. Mor nel 1530
allet di 37 anni.
Il Ducato rester ai Francesi per die-
ci anni, poi verr Carlo V con la bat-
taglia di Pavia a portarlo sotto la co-
rona Spagnola.
2. In campo militare, Marignano stabil
la superiorit dellartiglieria campa-
le francese, fabbricata in lega di
bronzo, e quello della cavalleria, sul-
la tattica a falange, fino ad ora invin-
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
cibile, della fanteria svizzera.
3. Marignano fu lultima grande batta-
glia di un popolo guerresco, mentre
si andava delineando il nuovo pe-
riodo della storia nazionale svizzera
come periodo di assestamento e di
neutralit.
ONORE AI CADUTI
Alla periferia di S. Giuliano Milanese
esiste ancora, sebbene cadente e quasi
del tutto invisibile, il monumento de-
nominato La Vittoria eretto da Fran-
cesco I dopo la battaglia. Era una sem-
plice costruzione elevata in cotto, ora
in pessime condizioni. E al margine
tra la via Emilia e la distesa dei campi.
A Mezzano venerato lossario che
raccoglie le ossa dei caduti ( solo alcu-
ni ) della battaglia, costruito dalla
piet popolare e dalle autorit eccle-
siastiche per riunire in un luogo de-
gno le ossa che riaffioravano alla su-
perficie quando si eseguivano i lavori
di aratura dei campi.
I morti vennero raccolti un po dap-
pertutto, specialmente nei numerosi
fontanili e nelle rogge, mentre per de-
cenni le ossa imbiancarono la pianura,
in quanto per molto tempi i campi
non furono pi lavorati a causa delle
devastazioni e della fuga dei contadi-
ni.
Lossario in realt una cappelletta
posta a ridosso della chiesetta di Mez-
zano, dedicata a S. Maria della Neve.
Per arrivarci si prende a S.Giuliano la
strada per Viboldone e, superata
labbazia che sulla destra, si prende
la prima strada a sinistra e si va avanti
per circa 1 km.
Nel 1965 fu inaugurato anche un mo-
numento in onore ai caduti.
Nel cortiletto della vecchia chiesa di
Zivido, in via Don Inganni, vi sono
cippi e iscrizioni che ricordano la bat-
taglia. Sulle pareti interne della stessa
chiesa sono murate le lapidi comme-
morative di alcuni dei caduti tra le fa-
miglie pi nobili di Francia.
A Zivido, sempre in via Don Inganni, si
pu vedere il castello Brivio-Sforza in
cui morirono, tra le fiamme, centinaia
di soldati svizzeri.
Giuliano Vitali
PAGINA 27
A R G O M E N T
DOTTORATO AL POLITECNICO DI MILANO IN SCIENZA ETECNOLOGIA DELLE RADIAZIONI:
ENERGIA E SICUREZZA
Un approccio probabilistico
alla definizione dei margini di sicurezza
degli impianti nucleari
" pi facile spezzare un atomo che un pregiudizio." Albert Einstein (1879-1955)
LINDUSTRIA NUCLEARE
NEL MONDO
Attualmente nel Mondo ci sono 32 na-
zioni nuclearizzate con 440 reattori
funzionanti per una potenza installata
di circa 350 GW, circa il 17% della pro-
duzione elettrica mondiale [1-2]. La
continua crescita delle preoccupazio-
ni nei riguardi delle problematiche
ambientali di riscaldamento globale e
piogge acide gioca a favore di un rin-
novato interesse nei confronti delle-
nergia nucleare. Permangono tuttavia
dubbi tra i cittadini e la classe politica
sulleffettiva economicit della produ-
zione di energia elettrica per via nu-
cleare, le possibili alternative per lo
smaltimento delle scorie prodotte co-
me scarto del processo di fissione, il
rischio di proliferazione di armamenti
nucleari e, non ultimo, la sicurezza de-
gli impianti [3-4]. In questultimo am-
bito si colloca largomento del mio
Dottorato di Ricerca presso di Politec-
nico di Milano, con particolare riferi-
mento agli aspetti probabilistici della
analisi di sicurezza.
LANALISI DI SICUREZZA
DEGLI IMPIANTI NUCLEARI
Il mio percorso di Dottorato iniziato
nel gennaio del 2007 con il supporto
di una borsa di studio dal titolo Sicu-
rezza ed Energia, che lOrdine degli
Ingegneri della Provincia di Milano co-
finanzia per il Corso di Dottorato in
Scienza e Tecnologia delle Radiazioni
del Politecnico di Milano. La tesi in via
di sviluppo concerne lo studio di una
A PROBABILIST APPROACH
TO THE DEFINITION OF THE
SAFETY LIMITS OF THE NUCLEAR
PLANTS
The perplexities of some politicians and
opinionists ,also received by the public
opinion, concerning the risks connected
with the production of electric energy
through the nuclear , are well known.
The article is about the methods used for
the safety analysis of the plants.
PAGINA 28
I
Figura 1 - Veduta aerea della Centrale
Nucleare di Gosgen (CH).
metodologia per la definizione dei
margini di sicurezza mediante un ap-
proccio probabilistico allanalisi degli
scenari incidentali [5-6].La ricerca vie-
ne svolta sotto la supervisione del
Prof. Zio presso il Laborator io
L.A.S.A.R. (Laboratorio di Analisi di Se-
gnale e Analisi di Rischio
http://lasar.cesnef.polimi.it ) del Di-
partimento di Ingegneria Nucleare, in
comunione di interessi con altri im-
portanti centri di ricerca internaziona-
li come UPV (Universitat Politecnica
de Valencia - Spagna) e GRS (Gesell-
schaft fr Anlagen-und Reaktorsi-
cherheit mbH - Germania).
Per completezza di seguito saranno il-
lustrati i concetti fondamentali della-
nalisi di rischio degli impianti nucleari
e successivamente le caratteristiche
innovative dellapproccio da noi pro-
posto.
Gli impianti nucleari presentano carat-
teristiche di sicurezza di grado molto
elevato [3]. La progettazione degli im-
pianti nucleari si basa sul cosiddetto
principio di Difesa in profondit (De- te una progettazione e una gestione
fense in depth), che consiste nella pre-
venzione degli incidenti, nella mitiga-
zione delle loro conseguenze e nella
protezione dei lavoratori e della popo-
lazione dal rischio di contaminazione
radioattiva attraverso luso di barriere
multiple e di numerosi sistemi di sicu-
rezza [7].
Lapproccio tradizionale allanalisi di
sicurezza degli impianti nucleari si
prefigge la verifica del soddisfacimen-
to di predefiniti criteri di sicurezza
per un limitato insieme di incidenti,
chiamati Incidenti Base di Progetto
(DBA Design Basis Accidents). Le Au-
torit di Controllo di ciascuno Stato
obbligano a verificare che per ciascu-
no di tali scenari incidentali sia garan-
tito un sufficiente margine di sicurez-
za [8], scelto in modo tale da preser-
vare lintegrit delle barriere (es. guai-
na del combustibile, vessel, struttura
di contenimento, ecc.) che sono state
progettate appositamente per evitare
la dispersione di contaminante in at-
mosfera. Intuitivamente il margine di
sicurezza relativo ad un parametro di
sicurezza (es. massima temperatura di
guaina) pu essere definito come di-
stanza dalla sua condizione limite (es.
per reattori PWR la massima tempera-
tura di guaina ammessa 700 C), che
imposta dalle Autorit di Controllo
(Figura 2). Per ciascuno scenario con-
siderato la valutazione del margine di
sicurezza tradizionale effettuata me-
diante simulazioni al calcolatore effet-
tuate con modelli conservativi. La veri-
fica dellesistenza di un margine di si-
curezza nelle ipotesi conservative dei
modelli utilizzati condizione suffi-
ciente a dimostrare lintegrit delle
barriere.
Recentemente sono nati studi relativi
ad un approccio alternativo a quello
conservativo, basati su unanalisi che
adotta modelli realistici, chiamati Best-
Estimate (BE), e ipotesi meno conser-
vative [8]. La riduzione del conservati-
vismo nellanalisi di sicurezza consen-
pi efficiente degli impianti. Daltra
parte, per, il rilassamento delle ipote-
si implica che oltre alla valutazione
dello scenario incidentale devono es-
sere condotte ulteriori analisi di incer-
tezza e sensitivit per quantificare
adeguatamente il margine di sicurezza
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008

Figura 2 - Definizione tradizionale di Margine di sicurezza.
Figura 3 - Definizione probabilistica di Margine di sicurezza.
e quantificarne lincertezza. Questo
comporta una revisione in termini
probabilistici del concetto di margine
di sicurezza [7-8] e la ripetizione dei
calcoli di modello per lanalisi di sen-
sitivit e la valutazione dellincertezza
associata (Figura 3). Questo comporta
anche un onere computazionale, dal
momento che i codici utilizzati per la
valutazione degli esiti di uno scenario
incidentale richiedono un notevole
tempo-macchina, anche solo per una
singola simulazione, essendo basati
sulla risoluzione numerica di sistemi
di equazioni differenziali non lineari
che simulano i comportamenti termo-
idraulici e neutronici del reattore nu-
cleare.
APPROCCIO
PROBABILISTICO
AI MARGINI DI SICUREZZA
La ricerca che stiamo conducendo mi-
ra alla definizione di una procedura di
analisi probabilistica pi adatta per la
valutazione dei margini di sicurezza.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
In particolare si utilizza la Statistica
dordine, nella sua formulazione non-
parametrica [9],per definire il numero
minimo di simulazioni necessario per
stimare il desiderato percentile della
distribuzione del parametro di sicu-
rezza di interesse con il desiderato li-
vello di confidenza. Il numero di simu-
lazioni pu essere tenuto basso per-
ch non necessario stimare lintera
distribuzione del parametro, ma solo
alcuni percentili. Inoltre, opportuna-
mente implementato, il metodo della
Statistica dordine pu essere utiliz-
zato anche per la valutazione degli in-
tervalli di confidenza relativi al deside-
rato percentile della distribuzione del
parametro di sicurezza [9].
Nonostante il ridotto numero di simu-
lazioni consentito dalluso della Stati-
stica dordine, lonere computaziona-
le rimane comunque troppo elevato.
Per questo si pensato di ricorrere a
veloci modelli empirici che sostitui-
scano nei calcoli i pesanti codici BE.
In particolare le Reti Neurali Artificiali
RIFERIMENTI
[1] Fornaciari, P., Latomo per la pace, Ed.
21mo secolo, 2004.
[2] OECD/IEA, World Energy Outlook,
2006.
[3] NUREG/CR-5501, 1998 H. M. Hashe-
mian, E.T. Riggsbee, D. W. Mitchell, M.
Hashemian, C. D. Sexton, D. D. Beverly,
G. W. Morton, Advanced Instrumenta-
tion and Maintenance Technologies for
Nuclear Power Plants, U.S. Nuclear
Regulatory Commission, 1998.
[4] AA.VV., The Future of Nuclear Power,
An interdisciplinary MIT study, MIT,
ISBN 0-615-12420-8, 2003.
[5] Martorell, S., Nebot, Y., Villanueva, J.F.,
Carlos, S., Serradell, V., Pelayo, F., Men-
dizbal, R., Safety Margins Estimation
Method Considering Uncertainties
within Risk-Informed Decision Making
Framework. In Proceedings of the
PHYSOR 2006 Conference, Vancou-
ver, Canada, September 10-14, 2006.
[6] Nutt, W.T, Wallis, G.B., Evaluation of
Nuclear Safety from the outputs of
Computer Codes in the Presence of
Uncertainties, Reliability Engineering
and System Safety, 83, 57-77, 2004.
[7] EUR 22842, The Sustainable Nuclear
Energy Technology Platform, ISBN
978-92-05591-1.
[8] Gavrilas, M.,Meyer, j. Youngblood, B.,
Prelewicz, D., Beaton, R.,A Generalized
Framework for Assessment of Safety
Margins in Nuclear Power Plants, Pro-
ceedings to BE 2004: International
Meeting on Updates in Best Estimate
Methods in Nuclear Installations Sa-
fety Analysis,Washington, DC, Novem-
ber 14-18, 2004.
[9] UNRSC, 1998, An Approach for using
probabilistic risk assessment in risk-
informed decisions on plant- specific
changes to the licensing basis, RG 1.174.
[10] M u l l e r B . , R e i n h a r d t J . , N e u r a l
Networks- An introduction, Springer-
Verlag, New York, 1991.
sono da noi utilizzate come modelli di
regressione. Le Reti Neurali Artificiali
sono in grado di modellare relazioni
input-output anche fortemente non li-
neari, previo addestramento dellalgo-
ritmo sulla base di esempi di relazione
input-output [10].
Con ladozione di questa procedura
per la valutazione del margine di sicu-
rezza, fondata sullutilizzo di veloci
modelli di regressione e della Statisti-
ca dordine, lanalista in grado di
presentare i risultati dellanalisi di si-
curezza con il desiderato livello di
confidenza richiesto dallAutorit di
Controllo contro le incertezze dei pa-
rametri del modello.
Francesco Di Maio
N.d.R. LIng. Francesco Di Maio sta
completando il suo Dottorato di Ri-
cerca presso il Politecnico di Milano
nella materia descritta in questo suo
articolo.
Detto Dottorato cofinanziato al
50% dal nostro Ordine.
PAGINA 29
A R G O M E N T I

Sulla longitudine
UN LIBRO DA CONSIGLIARE

Un lavoro particolare per il suo contenuto tra lo storico e il trasognato; in verit quanto mai
avvincente.Scorrendo le sue pagine prende vita una vivace e allo stesso tempo reverente
frequentazione dei pi celebri personaggi della cultura scientifica del sei-settecento: dal
grande Newton, a Galileo, ai fisico-matematici Huygens e Hooke, agli astronomi Halley e
Tycho Brahe, assieme ad una schiera di stravaganti inventori e di personaggi un po
sornioni, un po imbroglioni, tutti fattivi burocrati al servizio di Re e Regine del tempo.
ava Sobel una gentile signora
D americana, nata nel Bronx e oggi
residente a New York che, compiuti gli
studi superiori presso un locale college
ad indirizzo tecnico e dopo una breve
collaborazione con IBM, ha svolto atti-
vit giornalistica con taglio prevalente-
mente scientifico pubblicando su nu-
merose riviste di settore, in particolar
modo per la sezione scientifica di The
New York Time. Forse particolarmente
coinvolta dallatmosfera di un simposio
che ebbe luogo a Washington nel 1993,
sul tema appunto della Longitudine,
simposio al quale partecip professio-
nalmente, chiaramente attratta dallar-
gomento, decise di approfondirlo con-
sultando una ragguardevole bibliogra-
fia, incontrando i pi qualificati specia-
listi del ramo e visitandone i luoghi sa-
cri: losservatorio di Greenwich, i cele-
bri Maritime Museum inglesi e tanto al-
tro. Ne sortito nel 1995 un breve li-
bro a mio avviso particolare per il suo
contenuto tra lo storico e il trasognato;
in verit quanto mai avvincente. Scor-
rendo le sue pagine prende vita una vi-
vace e allo stesso tempo reverente fre-
quentazione dei pi celebri personaggi
della cultura scientifica del sei-sette-
cento: dal grande Newton, a Galileo, ai
fisico-matematici Huygens e Hooke,
agli astronomi Halley e Tycho Brahe, as-
sieme ad una schiera di stravaganti in-
ventori e di personaggi un po sornio-
ni, un po imbroglioni, tutti fattivi buro-
crati al servizio di Re e Regine del tem-
po. Un libro insomma (Dava Sebel, Lon-
gitudine, 150 pg. Ed.Rizzoli 1996) sicu-
ramente da consigliare.
Bene fa rivivere, lautrice, lo stato
danimo di quello che ai giorni nostri
sarebbe considerato come intollerabile
situazione di rischio e che invece era
allora il normale modo di andar per ma-
re: praticamente senza ben saper dove
ci si trovava! Perch mentre da tempo
immemore i geografi e quindi i marinai
avevano avuto agio di valutare sulla ter-
ra e in mare la loro latitudine, incredi-
bilmente, sino alla met del XVIII seco-
lo, sulla longitudine vigeva una totale
incapacit di definizione. Tolomeo, gi
nel 150 d.c., aveva tracciato rispettabi-
lissime carte nautico-terrestri con i luo-
ghi noti ingabbiati in ortogonali linee
di riferimento, ma le stesse, fisicamente
parlando, avevano un senso inafferrabi-
le. Se il verso sud-nord aveva avuto da
sempre un chiaro riferimento fisico (il
caldo crescente verso lequatore e il
freddo crescente verso nord), oltre ad
un chiaro riferimento astronomico (la
variata verticalit del sole, la durata del-
la luce del giorno etc.), il verso ovest-
est poteva avere solo ed unicamente
un richiamo di tipo politico scegliendo
per riferimento losservatorio di Lon-
dra piuttosto che quello di Parigi o di
Roma, ma senza alcun nesso fisico. Cer-
to si sapeva che navigando verso levan-
te si recupera in ore di sole. Dato che la
terra compiva un giro di 360 ogni 24
ore, si recupera esattamente unora di
luce ogni 15 di longitudine est pari, al-
lequatore, a 900 miglia marine: circa
1.675 km; ma come definire la propria
posizione lungo il proprio parallelo?
Come calcolare lapertura di quellan-
golo al centro della terra che avrebbe
potuto definire la posizione di una na-
ve in navigazione rispetto al porto di
partenza, se non si riusciva a trovare il
modo di fissare la propria posizione
sulla superficie terrestre? La nave parti-
va e periodicamente un mozzo buttava
a mare una barchetta, un piccolo
triangolino di legno che, ingegnosa-
mente legato, tipo paracadute ad una
sagola, la faceva srotolare pi o meno
rapidamente dal proprio gomitolo. Sul-
la sagola erano stati confezionati dei
nodi a distanza prestabilita e dal nume-
ro di questi nodi che scorrevano fuori
bordo, in un tempo determinato da una
clessidra, si valutava la velocit della na-
ve (da allora letta appunto in nodi, pari
a miglia marine/ora). Moltiplicando in-
tervalli di tempo prefissati per la velo-
cit media della nave cos valutata e
sommando le tratte parziali cos calco-
late si definiva, o meglio si supponeva,
la percorrenza compiuta dalla parten-
za. Quale poteva essere lapprossima-
zione di questi calcoli dopo mesi di na-
vigazione, mutati eventi, cambi di per-
corso dovuti ai capricci del mare e\o
del vento? Sicuramente anche dellordi-
ne delle centinaia di miglia. Ora chiun-
que abbia avuto la responsabilit di co-
mando di una barca per quanto picco-
la, ricorda quel vago senso di impoten-
te disagio che si provava allapprossi-
marsi a terra dopo una navigazione sti-
mata quando ancora non era diffuso
luso delle attuali formidabili apparec-
chiature GPS che ci forniscono la posi-
zione con lapprossimazione di pochi
metri. Loscurit della notte, forse la
nebbia, il mare formato, londa che sol-
leva la barca come un tappo di sughero
e la scodella dove? Ancora nel cavo del-
la stessa onda o forse su uno scoglietto
appena sommerso? Per questo le carte
nautiche contengono tante segnalazio-
ni di relitti lungo le coste, anche lungo
le pacifiche coste del nostro Mediterra-
neo. Pensare alle scoscese e frastagliate
coste degli impetuosi oceani, alle fatidi-
che nebbie, alle maree, senza ben sape-
re dove ci si trovava , con approssima-
zioni di miglia, veramente fa riflettere
sul grande ardimento di quei marinai!
Lassillo aumentava mano a mano che i
traffici marittimi coloniali si infittivano
e la navigazione assumeva conseguen-
temente tempi pi rigidi di tipo
commerciale. Se vero, come si rac-
conta, che ognuno dei grandi navigato-

PAGINA 30 INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008

ri dei tempi andati abbia pi volte di-
chiaratamente perso la conoscenza del-
la propria posizione in mare: da Vasco
de Gama a Magellano a Sir Francis
Drake a tanti altri, limpatto di alcuni
eventi tragicamente succedutisi nel pri-
mo decennio del 1700 con la perdita,
per incomprensione di posizione, di va-
rie navi delle pi celebrate marinerie e
con migliaia di marinai annegati, aveva-
no esasperato il problema anche agli
occhi dellopinione pubblica portando-
lo prepotentemente alla ribalta. Marinai
e mercanti chiedevano a gran voce una
soluzione al problema!
Ai tempi, due erano le correnti di pen-
siero forte finalizzate alla questione e
che naturalmente si facevano concor-
renza tra loro. Quella pi filosofica
che voleva riuscire a cogliere dal firma-
mento la posizione di una nave in alto
mare basandosi sulla lettura della mu-
tua distanza istantanea di alcune stelle
note e quella pi pragmatica che vole-
va dedurre la posizione ignota dalla dif-
ferenza di fuso orario rispetto ad un
meridiano di riferimento. Per la soluzio-
ne della questione legata alla prima
corrente di pensiero serviva una perfet-
ta conoscenza del moto dei principali
astri, uno strumento di collimazione
contemporanea di almeno due stelle, di
uso ragionevolmente pratico, oltrech
un algoritmo matematico che conce-
desse la soluzione del complesso pro-
blema geometrico tridimensionale me-
diante calcoli abbordabili. Sullargo-
mento si era fortemente cimentato Ga-
lileo con la sua scoperta delle Lune di
Giove (poi chiamati Satelliti Medicei)
che regolarmente, ad ore note, scompa-
rivano dietro il loro pianeta e successi-
vamente Giovanni Domenico Cassini,
celebre professore di Astronomia allU-
niversit di Bologna, con le sue elabora-
tissime effemeridi. Per la soluzione le-
gata alla corrente di pensiero del fuso
orario serviva invece uno strumento
che, conservando in modo pressoch
perfetto lora del luogo di partenza,
permettesse di confrontarla con quella
locale deducendo cos la differenza di
fuso o una sua quota parte. Per dare
idea delle tolleranze legate a questo se-
condo metodo, dalla indicazione prece-
dentemente riportata di corrisponden-
za tra 900 miglia marine, lette sulla cir-
conferenza dellequatore, e 15 di lon-
gitudine pari ad unora di differenza di
fuso, si deduce che lerrore di un minu-
to nel confronto tra ora di riferimento
ed ora locale corrisponde, sempre sulla
circonferenza dellequatore, a 15 miglia
marine ossia circa 28 km. Poich
lapprossimazione dei migliori orologi
del tempo era dellordine di qualche
minuto al giorno ben si comprende la
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
dimensione del problema dopo mesi di
navigazione.
Racconta lautrice che, ai tempi, svariati
ed assai curiosi erano per contro i me-
todi proposti e divulgati per valutare la
longitudine: da un vagheggiato sistema
di navi ormeggiate a trapunta lungo le
rotte principali che con colpi di canno-
ne e\o lampi di fuoco avrebbero segna-
lato ai naviganti in zona lora di riferi-
mento; al prendere in considerazione
un adeguato numero di meridiani vir-
tuali, disegnati nel cielo da migliaia di
stelle note preposte a scandire spicchi
di spazio convenzionati; a carte temati-
che che sulla base della differenza del
valore tra nord magnetico (bussola) e
nord geografico (stella polare), diffe-
renza notoriamente mutevole da zona
a zona della terra, fornissero indicazio-
ni sulla reale propria posizione. Non ul-
tima una fantasiosa teoria secondo la
quale una certa polverina pi o meno
miracolosa, chiamata polvere simpati-
ca, che sparsa sulle bende gi utilizzate
da un cane ferito ed ora imbarcato a
bordo, lo avrebbe fatto guaire in con-
temporanea ovunque lontano fosse.
Ma i citati eventi tragici occorsi appun-
to nei primi anni del secolo indussero
il Parlamento inglese, aderendo alle
pressanti richieste di molti, ad emettere
nel luglio del 1714, regnante la Regina
Anna, un Longitudinal Act la cui Com-
missione, costituita da scienziati, uffi-
ciali di marina ed alti funzionari dello
Stato, band un munifico premio in de-
naro per chi per primo proponesse un
fattivo sistema per risolvere lannosa
questione della longitudine. Il premio
ammontava a 20.000 sterline
(lequivalente grosso modo a 10 milio-
ni di euro attuali) per chi, al termine di
un viaggio alle Indie Occidentali, im-
barcato su una nave di Sua Maest, po-
tesse dichiarare in continuo il valore
della longitudine con lapprossimazio-
ne di mezzo grado; oppure 15.000 ster-
line per una approssimazione di 2\3 di
grado; 10.000 sterline per quella di un
grado. Essendo mezzo grado di longitu-
dine lequivalente di un errore di due
minuti primi, dopo circa un mese di na-
vigazione. Esattamente 30 miglia mari-
ne di tolleranza.
Fu un certo signor John Harrison nato
nel 1693 nello Yorkshire, falegname,
che dopo 16 anni dallemissione del
bando, per primo fece riunire la Com-
missione alla quale present una idea-
progetto di orologio marino a detta di
molti veramente rivoluzionario. Harri-
son aveva in s, evidentemente, il genio
del tempo! Senza alcuna scuola, n fre-
quentazione di artigiani del mestiere,
n esempi qualificanti a portata di ma-
no, costruiva per diletto pendole, total-
mente in legno, ingranaggi, scappamen-
ti e perni compresi, la cui precisione
differiva in larga misura dalla contem-
poraneit avendo di fatto ridotto al mi-
nimo gli attriti del moto. Incoraggiato
dalla buona accoglienza delle proprie
idee da parte della Commissione che
aveva apprezzato le sue intuizioni: che
per funzionare in mare il suo orologio
doveva abbandonare il moto a pendolo
per orientarsi sul trascinamento a mol-
la, che i grandi sbalzi di temperatura
dovevano essere adeguatamente com-
pensati ricorrendo a speciali coppie bi-
metalliche di sua invenzione, preso in
considerazione il traumatico ambiente
cui sarebbe stato sottoposto il suo oro-
logio marino ed introdotti gli opportu-
ni antidoti, il nostro falegname cinque
anni dopo, nel 1735, complet uno
strumento avveniristico, denominato
Harrison 1, brevemente H1, la cui pre-
cisione, almeno a terra, risultava abbon-
dantemente centrata su quanto richie-
sto dal bando. Lorologio, questa volta
costruito con vari tipi di metalli com-
pensativi, aveva il volume di un cubo
di 1,30 metri di lato e pesava 34 kg,
aveva quattro quadranti e assomigliava
in tutto ad un veliero con due alti albe-
ri e lunghi remi a formare i comandi;
scartava solo di qualche secondo al
giorno! Superando la Commissione
preposta al bando, lorologio fu presen-
tato direttamente alla Royal Society
della quale Sir Jsaac Newton aveva da
poco lasciato la presidenza a Sir Ed-
mond Halley (per lappunto lo scopri-
tore della cometa che porta il suo no-
me) che ne propose limmediato im-
barco per la dovuta prova in mare, cosa
che avvenne sul Centurion, veliero del-
la marina di Sua Maest diretto a Lisbo-
na. Era il maggio del 1736, la traversata
fu burrascosa, Harrison soffr orrenda-
mente di mal di mare, ma lorologio si
comport benissimo fornendo realisti-
che correzioni, dellordine di 60 miglia,
alla rotta calcolata dallo stesso coman-
dante sulla via del ritorno. Nella trionfa-
le riunione che ne segu, lunico a criti-
care lorologio fu lo stesso Harrison
che se ne dichiar insoddisfatto e solo
desideroso di costruirne uno nuovo:
pi piccolo, pi leggero, in altre parole
migliore. Non volle ritirare il premio,
ma solo un acconto di 500 sterline per
le spese di costruzione del nuovo og-
getto. LH2 fu pronto nel 1741, ma non
sal mai su una imbarcazione perch
nel frattempo Harrison aveva pensato
ad un terzo modello. LH3, di dimensio-
ni circa la met del precedente, fu
pronto ben diciassette anni dopo, era il
1758.Ancora la scena si ripete, ma que-
sta volta il nuovo ed ultimo modello H4
veramente diverso e perfetto: circo-
PAGINA 31
A R G O M E N T
lare, misura 12 cm di diametro, pesa
1,30 kg, insomma sta in una tasca ed
un vero gioiello; siamo nel 1760. Harri-
son ha ormai 67 anni ed il suo secon-
dogenito William a portare avanti i con-
tatti con la Commissione e seguire le
prove in mare.
Nel frattempo Sir Edmond Halley
mancato. Lo succedono nellambito in-
carico di primo astronomo del Re e
membro della Royal Society dapprima
Sir James Bradleye e dopo solo pochi
anni il reverendo Nevil Maskelyne. Il
personaggio di stampo assai diverso
dai predecessori. Eccessivamente coin-
volto negli studi astronomici, intima-
mente convinto che il solo modo serio
per risolvere la questione della longitu-
dine sia tramite la volta celeste che
scruta incessantemente con gli ormai
perfezionati telescopi del tempo, por-
tando per altro a buon fine fondamenta-
li studi sulla velocit della luce e sui mo-
ti degli astri che quantifica in raffinate
effemeridi da lui stesso pubblicate, rea-
lizzando per, in tal modo, un eclatante
conflitto di interessi. Culturalmente im-
merso nella sfera celeste,pur da giudice
del premio, non poteva fare a meno di
dichiarare altamente riduttivo affidare il
calcolo delle rotte delle navi di Sua Mae-
st ad un semplice seppur geniale oro-
logino. Deriva da questo clima il vero
successivo calvario del nostro Harrison
che, da questo momento, perse tutte le
precedenti entrature e un pooffuscati i
passati clamori, subisce una serie di an-
gherie veramente vergognose. Con la
scusa dei dovuti controlli gli vengono
sequestrati i suoi adorati quattro proto-
tipi che,smontati e rimontati a pi mani
per verificare nuove ed ennesime ri-
chieste di ripetitivit, perdono precisio-
ne, paternit e ... smalto. Rinviata di an-
no in anno lassegnazione della dovuta
quota finale del premio con cavilli sem-
pre meno limpidi, giunto agli anni della
vecchiaia Harrison si vede costretto,
proprio come nelle favole, a ricorrere
alla benevolenza del Re Giorgio III per
ottenere giustizia che, alla fine, gli viene
in parte riconosciuta, ma sotto forma di
elargizione del Parlamento anzich co-
me dovuto saldo dell ambito premio
originario. John Harrison muore nella
sua casa di Londra nel 1776, ad 83 anni,
amareggiato dalla palese ingiustizia de-
gli ultimi eventi.
Ho riassunto brevemente questi ultimi
passi che invece nella loro fine descri-
zione storica occupano lintera secon-
da parte del libro, sempre in forma
elegante e gustosa; inducendo sem-
mai, in conclusione, qualche amaro-
gnola considerazione sulla attualit
della storia.
Luciano Bertolini
PAGINA 32
I
Occhio ...
FISCO & TRIBUTI
allOsservatorio
ovvero il Punto di Vista dellAgenzia delle Entrate
nelle tasche degli italiani che acquistano casa.
l legislatore, dopo aver introdotto
I con la finanziaria del 2006 la dichia-
razione del prezzo-valore cio
lobbligo di dichiarare negli atti di tra-
sferimento di immobili residenziali il
prezzo reale della transazione consen-
tendo per di calcolare limposta an-
cora sul valore catastale, in uno delle
centinaia di commi in cui si articola la
finanziaria 2007(e precisamente il
comma 307 dellart. 1 della legge
296/2006!), ha introdotto le disposi-
zioni che consentono al fisco di accer-
tare il valore dellimmobile compra-
venduto sulla base del valore norma-
le cos come individuato dallOsserva-
torio del Mercato Immobiliare (OMI).
Come di solito capita in Italia, le mo-
dalit attuative di dette disposizioni
non sono state inserite nella legge
ma, con la solerzia istituzionale che ci
contraddistingue, sono state imme-
diatamente comunicate e rese esecu-
tive con la emissione del provvedi-
mento del Direttore dellAgenzia delle
Entrate n 2007/120811 del 27 luglio
2007 di cui, complici le ferie estive
(ma la data sar stata del tutto casua-
le?) i soliti tempi di pubblicazione e
pubblicizzazione sugli organi specia-
lizzati, si venuti di fatto a conoscen-
za solo ad autunno inoltrato.
Ma quali sono gli effetti delle disposi-
zioni emanate.
Sono piuttosto importanti!.
Innanzitutto lUfficio delle Entrate,
LOOK AT THE OBSERVATORY:
IN OTHER WORDS THE POINT OF
VIEW OF THE INCOME AGENCY
REFERRED TO THE POCKETS OF
ITALIANS THAT BUY A HOUSE
The 2006 Financial Act , with its
implementation modes, enables the
Income Agency to rectify the stated value
of the residential real estate
purchased, with reference to the list of the
Observatory of real estate market.
The article is a set of advice for the tax
payer who should face a cross-
a cross-examination with the Income
Agency.
che prima di tale data non poteva
procedere a rettifica del valore di-
chiarato in atto quando detto va-
lore era superiore a quello ottenu-
to moltiplicando per opportuni
coefficienti la rendita catastale,
pu accertare, rettificandolo, co-
me valore dellimmobile residen-
ziale compravenduto il valore de-
sunto dal listino dellOMI e ade-
guato con opportuni coefficienti.
Quindi chi avesse dichiarato come
corrispettivo di compravendita un va-
lore inferiore a quello come sopra ri-
cavato dallOMI, si vedr quasi sicura-
mente recapitare un avviso di accer-
tamento che lo vedrebbe solidalmen-
te coinvolto con il venditore che, a sua
volta, se la dovrebbe vedere non solo
per evasione di imposta di registro ma
anche di imposta sui redditi (se dovu-
ta) e/o di IVA.
Ma laspetto pi pesante di tali dispo-
sizioni che si invertito lonere della
prova!.
nfatti la nuova legge stabilisce che il
valore determinato sulla base dei dati
OMI presunzione legalea tutti gli
effetti cio dovr essere il cittadino a
dimostrare che il corrispettivo stato
inferiore a quanto accertato.
Purtroppo per il contribuente, se si ec-
cettua laccertamento per adesione, la
dimostrazione di un accertamento ec-
cessivo consister nellattivazione di
un contenzioso tributario che, con le
forme che ha assunto da alcuni anni,
molto oneroso e quindi non sar eco-
nomicamente conveniente, se non
per differenze eclatanti, anche perch
le commissioni tributarie, anche nelli-
potesi di soccombenza delle tesi del-
lUfficio, hanno il vezzo di compensa-
re le spese legali (che graverebbero
inesorabilmente sul contribuente)!
Queste disposizioni, emanate per con-
trastare comportamenti imprendito-
riali contrari alla ragionevolezza
economica (leggasi pagamenti in ne-
ro con conseguente evasione di IVA e
imposte sui redditi) si ritorceranno
anche sullacquirente.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
 appena il caso di sottolineare che
entrambi i soggetti (venditore ed ac-
quirente) in caso di rettifica del valore
dichiarato da parte dellUfficio, saran-
no di fatto costretti a fare ricorso per-
ch in caso contrario la commissione
tributaria potrebbe assumere come ul-
teriore prova a suo favore il non ricor-
so di una delle parti!
Analizziamo ora con maggiore detta-
glio, e con modalit tipo domanda-ri-
sposta, i vari aspetti della situazione
che si venuta a creare e con cui allo
stato delle cose ci si deve confrontare.
Qual lobbiettivo che lAgenzia
delle Entrate si prefissa
di raggiungere
Lesigenza dellAgenzia quella di de-
terminare nel modo pi uniforme pos-
sibile il valore di mercato degli immo-
bili in modo da adeguare a questo va-
lore (e non pi a quello desumibile
dalle rendite catastali opportunamen-
te maggiorate) la base imponibile nei
settori dellIVA, delle imposte sui red-
diti e delle imposte di registro.
Inoltre si prefissa di arrivare ad una
determinazione certificata, facilmen-
te determinabile a tavolino con for-
mule semplici e semiautomatiche e
che soprattutto non avesse necessit
di essere supportata da altri elementi
di prova.
Come ha pensato di conseguire
lobbiettivo
Calcolando un valore normale del-
limmobile utilizzando i dati delle in-
dagini di mercato in suo possesso,
cio le quotazioni dellOMI, opportu-
namente corrette (per dare un mini-
mo di elasticit ed adattabilit al mec-
canismo cos concepito) in modo da
far s che detto Valore normale ten-
da a coincidere con il valore di merca-
to dellimmobile
Cos il valore normale di un
fabbricato (*)
il prodotto fra la superficie dellim-
mobile (cos come risultante dalla vi-
sura catastale), il valore unitario dello
stesso (determinato sulla base delle
quotazioni dellOMI relative al suo sta-
to di conservazione) ed i coefficienti
di merito (classi di superficie, livello di
piano, categoria catastale).
Per gli immobili ultimati ristrutturati
da non pi di quattro anni si deve usa-
re la quotazione per stato conservati-
vo ottimo.
(*)
Per semplicit si esamina solo il caso pi comune e
si rimanda alla direttiva ed allallegato per la determi-
nazione del valore normale degli immobili non resi-
denziali e per i casi particolari relativi agli immobili
residenziali.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
Come lOMI ha determinato
il Valore Normale
Con la meccanizzazione totale del Ca-
tasto e della Conservatoria dei RR. II.,
lUfficio (OMI) ha la possibilit di esa-
minare gli atti transativi, di conoscer-
ne i valori dichiarati e di fare la corri-
spondenza fra le caratteristiche del-
limmobile ed il corrispettivo di vendi-
ta dichiarato.
In particolare ha tenuto conto:
- del valore del mutuo o del finanzia-
mento erogato nel caso sia superio-
re allimporto della compravendita;
- dei prezzi effettivamente praticati
che emergono dalle compravendite
fra privati, e dai compromessi regi-
strati;
- dei prezzi che emergono dalle offer-
te di compravendita (con ricognizio-
ne pi o meno in incognito nelle
agenzie immobiliari);
- dei prezzi che emergono da offerte
di vendita tramite i media;
- dalle ricostruzioni dei costi (di co-
struzione e delle aree fabbricabili) e
dei ricavi seguenti ad indagini finan-
ziarie;
- etc.
Come lufficio utilizza il valore
normale in fase di rettifica
di valore degli atti
- Il valore normale diventa fatto no-
to e dato certo.
- Valori dichiarati inferiori al valore
normale costituiscono presunzioni
di evasione.
- Il valore normale di per s diventa
presunzione legale capace di soste-
nere da sola laccertamento.
- Il valore normale non pu essere in-
feriore al mutuo od al finanziamento
erogato.
- Si inverte lonere della prova, cio non valere la pena di fare ricorso con
il contribuente che deve dimostrare
la veridicit di valori dichiarati infe-
riori a quelli calcolati come valore
normale.
Quali possono essere le prove
che pu fornire il contribuente
per giustificare differenze
(in negativo) rispetto
allaccertamento
Il contribuente pu ricorrere soste-
nendo le sue motivazioni, fra cui
quelle che si ritengono possano esse-
re le pi frequenti sono:
- ubicazione, esposizione, stato di
conservazione ed altre peculiarit
dellimmobile (in negativo rispetto
alla microzona o alla zona media di
collocazione) non riscontrabili attra-
verso i meccanismi automatici;
- rapporti di tipo economico (dona-
zioni, vendite fra parenti o famiglia-
ri, permute, pagamenti a fronte di
forniture etc.);
- necessit di tipo commerciale (esi-
genze di fare cassa, crollo delle quo-
tazioni nella zona, politica commer-
ciale per le prime compravendite
etc.);
- errori dellufficio nel calcolo del va-
lore normale.
Come arrivare
ad un contradditorio con lUfficio
Purtroppo, per quanto risulta allo scri-
vente, lunico modo sar quello di ri-
correre al contenzioso tributario co-
stituendosi a difesa con le forme stabi-
lite dalla legge.
Per assurdo, sempre per quanto risul-
ta allo scrivente, solo avvocati e com-
mercialisti possono costituirsi a difesa
nel caso di valutazioni immobiliari, in-
fatti il tecnico (ing., arch., geom.
etc.) pu costituirsi a difesa sono nel
caso delle stime delle rendite catastali.
Solo nel caso di grossolani errori da
parte dellUfficio potrebbe valere il
caso di presentare richiesta di provve-
dimento di autotutela con annulla-
mento dellaccertamento.
Quali sono i pericoli conseguenti
alla situazione che si venuta
a creare
La disponibilit delle banche a conce-
dere finanziamenti superiori al valore
dellimmobile sia per acquisto arredi
che per spese di ristrutturazione pu
determinare osservazioni dellOMI e
accertamenti superiori al mercato.
Qualora il costo del contenzioso tribu-
tario, sicuramente ormai non indiffe-
rente e valutabile nellordine delle mi-
gliaia di euro, superi lentit della
maggior tassazione richiesta, potrebbe
perpetrazione di ingiustizia che, accre-
ditando valori non reali, si ritorcereb-
be anche su tutti gli atti successivi.
Si potrebbe venire a creare un conten-
zioso cui numericamente non erava-
mo pi abituati con potenziali nuovi
pericoli di atti di corruzione-concus-
sione.
Cosa si potrebbe chiedere
allUfficio delle Entrate
Prima di procedere ad accertamenti
che si discostino di quantit modeste
rispetto al valore normale (per ipotesi
entro il 20%) sarebbe buona cosa che
il contribuente potesse essere convo-
cato per un contraddittorio, prelimina-
re al ricorso e/o allaccertamento, in
modo da non appesantire e lo stato e il
contribuente con un contenzioso che
per entrambi avrebbe oneri eccessivi.
Flavio Tresoldi
PAGINA 33
A R G O M E N T
IN TEMA DI BONIFICHE DI SITI CONTAMINATI
Breve excursus normativo sulle modifiche
apportate dal Dlgs 152/06
Iinldecreto
29 aprile 2006 entrato in vigore il
legislativo 152/06 Norme
materia ambientale, che, con
lintento iniziale di diventare un testo
unico di riferimento per tutte le disci-
pline che afferiscono al campo am-
bientale, ha apportato significative
modifiche in alcuni settori,come quel-
lo delle bonifiche dei siti contaminati.
Il fulcro del regime normativo previ-
gente era costituito dal Decreto Mini-
steriale 471/99,Regolamento recante
criteri, procedure e modalit per la
messa in sicurezza, la bonifica e il ri-
pristino ambientale dei siti inquina-
ti, ai sensi dell'articolo 17 del decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e
successive modificazioni e integra-
zioni, emanato in attuazione dellart
17 del Dlgs 22/97,il cosiddettodecre-
to Ronchi.
In estrema sintesi il DM 471/99 preve-
deva, come obiettivi di qualit di suolo e
sottosuolo, limiti tabellari, per i vari con-
taminanti, distinti a seconda della desti-
nazione duso:per i siti con destinazione
verde/residenziale; per i siti con destina-
zione commerciale/industriale); per le
acque sotterranee. I limiti erano indi-
pendenti dalla destinazione duso.
La procedura standard per liter di boni-
fica di un sito contaminato prevedeva 3
stadi progettuali:
- il piano di caratterizzazione,consisten-
te nella proposta di indagini da effet-
tuare per individuare la contaminazio-
ne e delinearne lestensione;
- il progetto preliminare di bonifica, in
cui, valutate le possibili tecnologie di
intervento alternative, veniva effettua-
ta la scelta di intervento e impostata la
fase progettuale;
A SHORT DIGRESSION ABOUT
THE MODIFICATIONS PROVIDED
BY THE DLGS 152/06
CONCERNING THE LAND
RECLAMATION WORKS OF THE
CONTAMINATED SITES
The DLGS (Regulations about the
environment) in force in 2006 foresees
remarkable modifications in some sectors
such as the land reclamation works of
contaminated sites.The article considers
the issues risen in the passage from the
previous regulations (DM 471/99) to the
current ones. Moreover, it considers
the difficulties that the operators have met
during the transient period.
PAGINA 34
I
- il progetto definitivo di bonifica, che
arrivava al massimo dettaglio proget-
tuale.
Liter si avviava nel momento in cui fos-
se stato riscontrato il superamento an-
che di uno solo dei limiti tabellari per la
destinazione duso del sito. Infatti lart 2
recitava cheai fini del presente decreto
inquinato il sito nel quale anche uno
solo dei valori di concentrazione delle
sostanze inquinanti nel suolo o nel
sottosuolo o nelle acque sotterranee o
nelle acque superficiali risulta superio-
re ai valori di concentrazione limite
accettabili stabiliti dal presente regola-
mento.
Era previsto il ricorso alla procedura di
analisi di rischio, come deroga al rag-
giungimento dei limiti tabellari, laddove
fosse dimostrato che nonostante
lapplicazione delle migliori tecnologie
disponibili a costi sopportabili non
fosse possibile la rimozione della conta-
minazione. Lanalisi di rischio, applicabi-
le in caso di bonifica con misure di sicu-
rezza, permetteva cio di lasciare in sito
una contaminazione residua (quantifica-
ta nelle cosiddette CRA, contaminazioni
residue accettabili), a patto che tale con-
taminazione non comportasse rischio
per i ricettori (fruitori dellarea, falda,
ecc).
Il Decreto legislativo 152/06 modifica
completamente la disciplina,sia dal pun-
to di vista procedurale e delle compe-
tenze, che dal punto di vista tecnico.
Sinteticamente, dal punto di vista della
procedura:
- la competenza a gestire listruttoria
del procedimento e ad autorizzare gli
interventi di bonifica passa dai Comu-
ni alle Regioni;
- liter dellistruttoria sempre scandito
in tre stadi, che per diventano:
- piano di caratterizzazione, che rispet-
to al piano di caratterizzazione ex DM
471/99 aggiunge la ricerca di parame-
tri sito-specifici da utilizzare nel calco-
lo dellanalisi di rischio;
- analisi di rischio, finalizzata al calcolo
degli obiettivi di qualit del sito;
- progetto operativo, che accorpa i due
livelli progettuali precedenti (seguito
eventualmente da piano di monitorag-
gio).
Le principali modifiche dal punto di vi-
sta tecnico:
- i limiti tabellari riferiti alla destinazio-
ne duso del sito permangono, ma di-
ventano valori soglia (CSC Concentra-
zioni Soglia di contaminazione), supe-
rati i quali il sito definito potenzial-
mente contaminato; il sito invece da
considerarsi contaminato,nel momen-
to in cui vengono superate le CSR,
Concentrazioni Soglia di Rischio, che
sono valori di contaminazione sito-
specifici,determinati attraverso Analisi
di rischio;
- cambiano le modalit di calcolo per le
concentrazioni di contaminazione nei
campioni di suolo e sottosuolo.
Non questa la sede per esprimere va-
lutazioni in merito ai cambiamenti ap-
portati, anche se opinione diffusa che
con il nuovo regime normativo sia dimi-
nuito il livello di protezione delle aree
interessate (basti pensare che gli stessi
valori di contaminazione che prima defi-
nivano un sito come contaminato, oggi
peraltro calcolati con modalit meno
cautelative, lo caratterizzano solo come
potenzialmente contaminato).
Vanno per sicuramente sottolineate le
difficolt che chi opera nel settore ha
dovuto affrontare nel periodo transito-
rio tra le due norme, sul quale perman-
gono incertezze. Gli unici articoli del
nuovo decreto cui si pu far riferimento
sono:
- lart 264 comma 1 punto i che sanci-
sce labrogazione del Dlgs 22/97 ma,
al fine di evitare soluzioni di conti-
nuit, afferma che continuano ad ap-
plicarsi i suoi provvedimenti attuativi,
fino allentrata in vigore dei corrispon-
denti provvedimenti attuativi previsti
dalla parte quarta del Dlgs 152/06;
- lart 265 comma 4 che contempla la
possibilit, per gli interventi gi auto-
rizzati in regime di DM 471/99, di ri-
chiedere la cosiddetta rimodulazio-
ne degli obiettivi di qualit:Fatti sal-
vi gli interventi realizzati alla data
di entrata un vigore della parte
quarta del presente decreto, entro
180 giorni da tale data pu essere
presentata allautorit competente
adeguata relazione tecnica al fine di
rimodulare gli obiettivi di bonifica
gi autorizzati sulla base dei criteri
definiti dalla parte quarta del pre-
sente decreto. Lautorit competente
esamina la documentazione e dispo-
ne le varianti al progetto necessa-
rie.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
 SPORT INVERNALI IN VAL D AYAS
Linterpretazione pi diffusa quella di
considerare che, in assenza di una preci- ANCHE QUESTANNO MILANO RISULTATA VINCITRICE
sa regolamentazione, si debba applicare NELLA CLASSIFICA PER ORDINI
il principio dello jus superveniens e che
quindi tutti i procedimenti in corso nel
momento in cui entrava il vigore il nuo- Si svolto questanno in Val D Ayas il tradizionale appuntamento degli ingegneri e
vo decreto debbano essere assoggettati degli architetti appassionati di sci alpino di discesa e fondo che si sono riuniti nella
alla nuova procedura.Tale interpretazio- valle aostana dal 12 al 16 marzo per il X Campionato Europeo Ingegneri ed Archi-
ne avvalorata dalla proposta di modifi- tetti, il XXII Campionato Italiano Architetti ed il XVI Campionato di sci Ingegneri.
ca contenuta nello schema di decreto le- Le bellissime cime ricoperte di ghiacci perenni dell alta Val D Ayas hanno fatto da
gislativo correttivo approvato in via pre- cornice alla gara di sci di fondo che si svolta in localit Brusson presso l attrez-
liminare dal consiglio dei Ministri nel- zatissimo Foyer du fonde e alla gara di slalom speciale in due manches del giorno
lottobre 2006, mai entrato in vigore, seguente svoltosi a Champoluc.
che specificava che i procedimenti av- La competizione ha raccolto, come sempre, la simpatica ed appassionata partecipa-
viati con la vecchia normativa dovessero zione di molti colleghi provenienti da tutte le regioni d Italia che , incuranti di pre-
visioni meteorologiche e chilometri da percorrere in auto ed in aereo, si sono riuni-
proseguire con la stessa.
ti e sfidati dando tutti il massimo.
Laltra interpretazione, minoritaria, Il sole non mancato durante le giornate della manifestazione; ha reso pesante il
quella che vede nellart 264 la conti- tracciato di fondo ma nulla ha potuto fare alla ghiacciatissima pista di slalom che ha
nuit procedurale degli interventi inizia- messo a dura prova le lamine e le gambe di tutti i partecipanti, soprattutto durante
ti con il DM 471/99(1). il tracciato della prima manches .
Al fine di gestire il difficile periodo tran- A sorpresa anche questanno Milano risultata vincitrice nella classifica per Ordini.
sitorio la regione Lombardia, sposando Il nostro squadrone, gi vincitore di molte passate edizioni, non si aspettava cer-
sostanzialmente la prima interpretazio- to di avere la meglio sui colleghi Valdostani padroni di casa.
ne, ha emanato nel giugno 2006 la DGR Al nostro palmares si aggiunto pertanto il trofeo messo in palio dagli Ordini degli
N.VIII/002838/2006, con la quale sono Ingegneri e degli Architetti di Aosta: una bellissima scultura in legno, opera di un ar-
stati regolamentati i passaggi dalla vec- tigiano locale che ha fatto bella mostra di s alla tradizionale festa di S. Orso in Ao-
chia alla nuova normativa,in relazione ai sta.
diversi passi procedurali. Per esempio E stata una vittoria di misura ottenuta con il contributo di tutti i componenti della
per il Piano di Caratterizzazione: squadra ed anche con l aiuto inaspettato di alcuni colleghi incontrati sulle piste e
- se presentato ai sensi del DM 471/99 che si sono iscritti all ultimo minuto contribuendo in tal modo alla classifica finale.
e non approvato deve essere ripresen- A loro, ai nostri campioni ed a tutti gli affezionatissimi concorrenti il ringraziamen-
tato ai sensi del Dlgs 152/06; to del Consiglio dell Ordine degli Ingeneri della Provincia di Milano e l invito a rin-
- se approvato ai sensi del DM 471/99 e novare la loro partecipazione il prossimo anno.
non eseguito resta valido fatta salva fa- Ecco i nostri migliori classificati:
colt della Parte di adeguamento ai
nuovi dettami, entro 180 gg dallentra- Fondo Ingeneri femminile: 1 classificato Battistoni Maria Chiara
ta in vigore della DGR;
Slalom Ingegneri cat. Dame + seniores 2 classificato Battistoni Maria Chiara
- se approvato ai sensi del DM 471/99 3 classificato Mietner Caterina
ed eseguito resta valido fatta salva fa-
colt della Parte di adeguamento en- Slalom Ingegneri cat. Seniores 3 classificato Capelli Paolo Arrigo
tro 180 gg.
Simile regolamentazione vale per gli al- Slaom Ingegneri cat.Veterani 3 classificato Tedeschi Federico
tri documenti previsti dalla norma. Inol-
tre con la L.R.30/2006 del dicembre Slaom Europeo femminile
2006 la Regione Lombardia (e non sta- (ingegneri ed architetti) 2 classificato Battistoni Maria Chiara
ta la sola) ha delegato le principali com-
petenze operative ed amministrative ai Maria Cristina Motta
comuni, consentendo di superare il mo-
mento di stallo che si era verificato nel
difficile periodo di passaggio tra le due
normative.
Si pu infine affermare che,dopo un dif-
ficile periodo transitorio, il nuovo mec-
canismo introdotto dal Dlgs 152/06 si
sia messo in moto. Qualche modifica
gi stata apportata dal secondo decreto
correttivo al Dlgs 152/06 (il Decreto le-
gislativo 4 del 18.02.2008 ) in relazione
ad alcuni aspetti dellanalisi di rischio e
soprattutto allart 186 che regolamenta
il difficile e complesso campo delleTer-
re e rocce da scavo. Qualche altra mo-
difica ancora auspicata da tante perso-
ne che operano nel settore.
Alba De Salvia
(1)
A Tal proposito, leggasi la recente sentenza n 90
del 28/01/2008 del TAR Friuli Venezia Giulia (Trieste).

INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008 PAGINA 35

L A P A R O L A A G
a cura di
AlbertoCaleca
Invitiamo gli iscritti a scrivere a
questa rubrica, indirizzando a:
La parola agli iscritti presso
Ordine degli Ingegneri della
Provincia di Milano, C.so Vene-
zia 16, 20121 Milano. Potete tra-
smettere le Vostre lettere anche
via fax al n 02/76004789 o per
E-mail: notiziario@ordineinge-
gneri.milano.it Le Vostre osser-
vazioni e suggerimenti sono di
grande interesse per la redazio-
ne di questa Rivista, che potr
cos assolvere meglio il suo
compito di collegamento e dia-
logo con gli iscritti allOrdine.
GIOVANI INGEGNERI:
APPREZZATI MA PAGATI POCO
Si legge che i giovani ingegneri laureati al
Politecnico di Milano sono apprezzati
per la loro preparazione e che trovano
lavoro abbastanza facilmente.
Eppure gli stipendi dei neolaureati inge-
gneri nel nostro paese sono dell'ordine
di 1.200 Euro al mese, mentre in Ger-
mania e in Francia, nelle stesse condizio-
ni, prendono quasi il doppio e cos pure
in Svizzera.
Quali sono le ragioni di questa differen-
za? Cosa fa l'Ordine degli ingegneri di
Milano per ovviare a questa situazione
che, fra l'altro, drena i migliori giovani in-
gegneri verso altri paesi europei ed ex-
traeuropei?
Paolo Chiastra
Quello che ci scrive Chiastra vero.
Labbiamo verificato nei nostri recenti in-
contri con i colleghi tedeschi del WIEMIL (
Wiesbaden - Milano ) e francesi del GRE-
MIL ( Grenoble - Milano).
Il paragone un posporcato dal cuneo fi- nali. I triennali godono del titolo dingegnere
scale, cio dagli oneri fiscali e previdenziali
vigenti nei tre paesi, Italia, Germania e Fran-
cia. Il cuneo fiscale italiano assai pi alto
che in Germania e simile a quello francese.
Il costo per lAzienda di un giovane ingegne-
re italiano il doppio di quello che il povero
ingegnere si mette in tasca ogni mese.
E una situazione insostenibile che deve es-
PAGINA 36
L I I S C R I T
sere risolta.
Ma non c solo questo. Spesso i giovani in-
gegneri italiani sono male utilizzati.
Salvo lodevoli eccezioni ai giovani ingegneri
sono affidate funzioni modeste e non conso-
ne al titolo di studio.
Quasi sempre manca una qualsiasi pro-
grammazione di compiti e di carriera.
Sono pi pagati gli ingegneri venditori e
commerciali che non i veri tecnici.
Non parliamo poi dello sfruttamento dei
giovani ingegneri che lavorano negli studi
professionali.
Tutto ci premesso, cosa pu fare lOrdine di
Milano? Nel breve pu fare poco. Tuttavia
nel medio - lungo periodo il nostro Ordine
pu e deve assumere una funzione essen-
ziale che cercher di riassumere per punti:
1) Insegnare lorgoglio di essere ingegneri;
2) Proteggere e valorizzare la nostra cate-
goria ricordandone sempre il valore e le
funzioni;
3) Rappresentare un punto di coagulo e di
diffusione dei principi condivisi che ren-
dono unica ed essenziale la nostra pro-
fessione;
4) Garantire laggiornamento continuo e la
preparazione dei nostri iscritti;
5) Spronare la nostra universit a mante-
nere il nostro titolo di studio ad un livello
di eccellenza;
6) Diffondere e sostenere la necessit per
il nostro Paese di dedicare maggiore at-
tenzione e risorse alla ricerca e alla in-
novazione tecnologica.
Ecco quello che il nostro Ordine deve fare. I
riconoscimenti economici verranno di conse-
guenza,come peraltro avviene nei sopra ci-
tati paesi europei.
Come vede l'Ordine degli Ingegneri la
formazione degli Ingegneri triennali ed il
loro effettivo utilizzo da parte delle Indu-
strie?
Quanti di loro si iscrivono all'Ordine?
Dopo sette anni dalla loro istituzione si
potrebbe fare un punto sugli ingegneri
triennali."
Giorgio Babanicas
Mi un po difficile rispondere allIng. Baba-
nicas. In realt non so come lOrdine veda
gli ingegneri triennali. Nel nostro ambito vi
sono idee contrastanti.Vi dir quindi come la
vedo io.
Lintroduzione dellingegnere triennale si rif
al cos detto processo di Bologna e, princi-
palmente al successivo D.P.R. 328 del 2001.
Decreto affrettato e mal fatto. Ad esempio
non sono indicate le competenze dei trien-
nonch di dottore.
Questo un modo efficace per confondere
le idee a chi utilizza gli ingegneri e per ab-
bassare la percezione del valore del titolo
dingegnere.
La nostra laurea, invece, dovrebbe essere si-
nonimo di eccellenza.
Questo il mio pensiero, condiviso peraltro
T I
dai colleghi francesi che si sono ben guarda-
ti di applicare gli accordi di Bologna e dai te-
deschi che stanno esperimentando solo ora
il corso triennale, con molti dubbi al riguar-
do. Anche gli spagnoli hanno molti dubbi sul-
lingegnere triennale e stanno pensando ad
un ingegnere junior dopo 4 anni di univer-
sit e ad un ingegnere dottore dopo 6 anni.
Gli inglesi non ammettono nelle loro Institu-
tions ingegneri con meno di 4 anni di corso
universitario.
Sento dire che, a suo tempo, lingegnere
triennale era stato voluto dalle industrie per
avere un tecnico pi giovane e meno in-
gombrante. A quanto mi risulta le industrie
hanno cambiato parere
e preferiscono ora i quinquennali.
Per quanto riguarda poi il numero di trien-
nali che si iscrivono agli Ordini degli Inge-
gneri, vi dar solo un dato: ad oggi il nostro
Ordine conta 11.400 iscritti di cui 130
triennali, cio assai pochi.
INFORMATICA
E RISCHI NASCOSTI:
PRECISAZIONI
PER IL COLLEGA DARETTI
Raccolgo molto volentieri l'invito dell'a-
mico Caleca a commentare la gradita
lettera dell'ing. Daretti, mio collega negli
anni ruggenti dei computer.
Son perfettamente d'accordo sulle sue
conclusioni, che sono perfettamente in
linea con quanto diceva il mio articolo.
Mi meraviglia solo che non abbia trovato
traccia dell'errore indicato: basta digitare
su Google: 850 77.1 per avere (oggi)
443000 risultati.
Vorrei inoltre fare una precisazione anche
sul fatto di tenere il software aggiornato:
indispensabile installare patch critici, te-
nere aggiornati gli antivirus ecc. Installare
nuove versioni di software invece rientra
nei rischi dell'informatica, tanto che ormai
diffusa l'abitudine di aspettare il service
pack 1.
Enrico P. Mariani
Preciso che la lettera del collega Daretti, a
cui ling. Mariani fa riferimento, stata pub-
blicata nel precedente numero 40 della Rivi-
sta.
Mi fa piacere questo dialogo a distanza fra
colleghi.Vuol dire che la nostra Rivista letta
con attenzione, cosa a cui teniamo molto.
Devo aggiungere che la lettera di Mariani
contiene, come allegato, la schermata Goo-
gle con lerrore segnalato nonch la dimo-
strazione che importanti ministeri degli Sta-
ti Uniti non si fidano di installare alcuni nuo-
vi software, peraltro molto diffusi nel mondo
dellinformatica.
Non possiamo pubblicare tale allegato per
motivi di spazio. Chi volesse queste o suc-
cessive informazioni si rivolga a Mariani,
eventualmente attraverso la nostra Segrete-
ria.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008

Stupite: c il calcio virtuale
e il calcio giocato
Oggi una scuola di calcio di indirizzo tecnico-tattico esiste, ma calcio virtuale.
i deve dare atto che esiste, in con-
S trasto con il pragmatismo che si fa
in campo, una scuola per l'insegna-
mento teorico del calcio. Tale insegna-
mento, in prima superficiale analisi,
ha la struttura didattica di un corso
per geometri o per periti turistici. De-
stinatari dovrebbero essere i futuri al-
lenatori o i futuri opinionisti. fioren-
te intorno alla scuola una larga messe
di letteratura tecnica libresca e/o digi-
tale. Si tengono convegni, seminari e
simili. Entrando tuttavia nella sostanza
dell'insegnamento si vede che questo
meramente teorico ossia non si pre-
figge, al contrario di quanto si propo-
ne una qualsiasi scuola, lapplicazione
nel reale. Avviene per esempio che,
elaborando al computer mediante
adeguati software filmini di giocate, si
possono inventare azioni virtuali di at-
tacco o di difesa che sembrano vere.
Per sono virtuali. Un osservatore
esterno non capisce, a prima vista, se
venga auspicata applicazione sul cam-
po o se tutto debba rimanere nel lim-
bo della letteratura tecnica.
L'insegnamento comunque condot-
to con piglio cattedratico e con lin-
guaggio proprio di iniziati in materia.
Voglio immaginare un esempio di di-
dattica che si fa in un convegno. Met-
tiamoci nei panni di uno che l ad
apprendere. Questo pu essere, per
esempio, un giovanotto che vuole fa-
re il direttore tecnico della squadra
del suo paese.
L'argomento trattato una manovra di
attacco. Il docente spiega che inizial-
mente la palla ce l'ha il centrocampista
di fascia, quello che una volta era chia-
mato ala. Questo giocatore d la palla al
DO BE AMAZED: THERE IS THE
VIRTUAL FOOTBALL AND THE
PLAYED FOOTBALL
As for other sports, theoretical courses
for football are generally held. The
teaching methods vary from the virtual
football to the played football. For the fans
of this subject the article allows to deepen
the strategies of the football game also
with historical references.
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
SPORT
compagno pi vicino e cos via per una
ventina di volte, con tanto di illustrazio-
ne mediante sette o otto schizzi proiet-
tati e relativi commenti esplicativi. Fi-
nalmente ar r iva il tiro in por ta.
L'orazione del docente dura almeno
una decina di minuti.Alla fine lo studen-
te apprendista si gratta la pera ma pen-
sa: non ho capito un gran che ma que-
sta la tecnica. Facciamo l'esem-pio al-
ternativo, esempio irreale per il fatto
che non si fa. L'ala d la palla al compa-
gno vicino. Questo la rispedisce di pri-
ma in avanti in zona vuota. L'ala che se
lo aspettava ( una manovra classica) si
butta in profondit. Scaturisce o il cross
dalla bandierina a rientrare (pericoloso
per i difensori) o direttamente il tiro in
porta. Uno schizzo proiettato basta. Il
docente parla per un paio di minuti. Lo
studente questa volta ha capito tutto
ma un po' deluso.Infatti pensa:queste
cose le so fare anch'io. Il primo esem-
pio calcio virtuale. Il secondo esem-
pio calcio giocato. Ricordo che in una
delle prime tavole rotonde di argomen-
to sportivo alla televisione Tognazzi
prendeva in giro Gianni Brera perch
costui commentava il calcio con lin-
guaggio fuori del normale.Infatti nel vo-
cabolario di Brera c'era per esempio il
passaggio "prestibetatorio". Ma, aggiun-
geva il grande attore comico, il Gianni
era apprezzato dai tifosi proprio perch
non lo capivano. In questo aneddoto
messa a fuoco una situazione reale di
cui deve tenere conto un addetto ai la-
vori che si muove nel mondo del calcio.
Il tifoso, ricordiamoci che il presidente
ama definirsi il primo tifoso, non un
fuori di testa. Per esempio pu essere
un meticoloso impiegato del catasto
che manda indietro una pratica perch
il codice fiscale non corretto. Ma
quando si ricorda di essere tifoso di cal-
cio diventa poeta, amante e sognatore.
Il sognatore si intende anche di tecnica.
Questa per devoluta all'allenatore il
quale, quando la squadra vince, consi-
derato depositario,nell'immaginario del
tifoso appunto, oltre che di carisma e
autorit, di raffinate conoscenze tecni-
che. Questa cultura tecnica attribuita al-
A R G O M E N T I
l'allenatore dal tifoso si riferisce appun-
to a quello che si definito calcio vir-
tuale. E' una cultura tecnica che
l'allenatore nell'intimo disprezza ma gli
conviene far credere di esserne cono-
scitore competente.Torniamo alla scuo-
la di calcio virtuale. d'obbligo una se-
conda critica: l'offerta di tattica, pur vir-
tuale, non unica. Basta dare una oc-
chiata a qualche seminario svoltosi:
18/06/2005 Reggio Emilia
"La didattica del modulo 4 4 2"
15/11/2004 Torino
"La didattica dei moduli 4 4 2 e 4 2 3 1"
11/10/2004 Coverciano
"La didattica dei moduli 4 3 3 e 4 3 2 1"
I moduli tattici, variazioni del gioco "a
zona", che si sottopongono alla scelta
dell'allenatore sono pertanto per
quanto si legge sopra almeno quattro.
Ma quale il modulo migliore, cio
quello che porta a vincere? I docenti su
questo punto non si pronunciano. Se si
insegna ai ragazzini come si lavora al
computer non si dice loro: "Ci sono
cinque metodi, tre sono sbagliati, uno
va cos cos, uno quello giusto". Si in-
segna il metodo giusto senza confonde-
re le idee. Un vulgata calcistica che, a
seconda dei fuori classe a disposizione,
viene adattato il gioco di squadra. Ci
non vero: proprio in virt della
maggiore classe posseduta che il gioca-
tore di grande valore si adatta pi facil-
mente degli altri al gioco predisegnato
che deve fare la squadra.
Il primo obbiettivo di una scuola di in-
dirizzo tecnico-tattico dovrebbe inve-
ce essere questo: indicare quale , sul
campo, il gioco vincente. Ma gi, qui si
tratta di tattiche virtuali cio senza ri-
scontro sul campo. A fronte di queste
raffinatezze tattiche c' il pragmati-
smo degli allenatori che in quanto a
moduli tattici si limitano a fare cos:
adottare il modulo che fanno anche
gli altri. Tuttavia, a buona sorte del cal-
cio, ci sono anche allenatori che idee
tattiche ce ne hanno, ma su questo ri-
torner. lecito porsi la domanda: co-
me mai gli addetti ai lavori accettano
senza alcun cenno di scetticismo que-
sta scuola superiore di tattica virtuale
PAGINA 37
A R G O M E N T I
che non ha riscontro sul campo? A
pensare male una risposta si pu dare.
Per esempio, un procuratore che offre
a un allenatore un milione di euro pu
ben dire: oltre all'esperienza vincente
e al carisma c' anche a monte una
cultura tecnico-tattico mica da poco. E
perch mai l'interessato e presunto
acculturato dovrebbe smentire ci ?
ASPETTI TECNICO-TATTICI
DEL CALCIO DEL PASSATO
Chi scrive si proprio occupato di
questo argomento studiando la storia
del calcio.
Dalle notizie che ho raccolto posso di-
re che il gioco del calcio nato come
gioco manovrato. Pu sembrare strano
che un calcio agli inizi mettesse in atto
tattiche evolute basate appunto su ma-
novre di palla - giocatori. Sta di fatto
che questo gioco nato nelle scuole
militari inglesi a fine ottocento. per-
tanto comprensibile che nel gioco fos-
sero trasferite, con l'aiuto della fanta-
sia, le manovre che gli eserciti faceva-
no in battaglia. Cos come le manovre
militari si facevano per vincere la bat-
taglia, avversario permettendo, le ma-
novre nel calcio erano inventate per
segnare i gol, avversario permettendo.
Le ali, per esempio, erano imitazione
della cavalleria che manovrava sulle fa-
sce e il loro operato era quanto mai
pratico: fare il cross dalla bandierina
per quelli davanti oppure puntare a re-
te approfittando della sorpresa di par-
tire dalle fasce. Quando ero ragazzino
andavo a curiosare agli allenamenti
della mia squadra del cuore e posso
confermare, perch ho visto con i miei
occhi, che ai tempi manovre di attacco
secondo schemi prestudiati erano pro-
vati in allenamento. L'allenatore che
vedevo in campo era stato un grande
attaccante ai tempi, forse il pi grande,
ed era poi passato a fare l'allenatore
come succede. Questo mister come si
dice oggi insegnava sia manovre vere e
proprie come le triangolazioni sia mo-
vimenti di tecnica individuale. Da nota-
re che non esisteva al tempo una scuo-
la formale tecnico-tattica nel cui ambi-
to gli schemi di gioco fossero insegnati
come l'ab-becedario. Succedeva che i
giocatori anziani, divenuti allenatori ,
trasmettevano le loro esperienze ai
giovani con l'insegnamento sul cam-
po. Da ragazzino ho memorizzato
qualche schema di attacco che vedevo
fare in campo. La qual cosa mi succe-
deva inconsciamente perch da tifoso
avevo capito che cos facendo la mia
squadra vinceva. Poi da grande ho me-
morizzato diversi schemi che vedevo
praticare in campo, stando io sugli
spalti. In un libretto che ho pubblicato
PAGINA 38
nel 1999 ho illustrato diversi schemi
d'attacco da me memorizzati, schemi
che si potrebbero fare anche oggi e
chiss perch non si fanno.A posterio-
ri devo riconoscere tuttavia che il tito-
lo del libretto Come si vince nel cal-
cio ovvero la tattica vista da un inge-
gnere " sbagliato in quanto non fa ca-
pire lo spirito dell'approccio che in-
tendevo dare allo scritto. Intendevo di-
re cio che, come nel campo ingegne-
ristico la sperimentazione alla base
della teoria, nel calcio il calcio gioca-
to che determina anche formalmente
l'inse-gnamento che non deve essere
teorico ma basato su quanto si vede fa-
re in campo.
UNA SCUOLA DI CALCIO
GIOCATO SI PU FARE
Per prima cosa bisogna considerare
l'assetto di squadra cio il modulo di
gioco. Non il caso di fare la storia del
"metodo", del "sistema", del "gioco all'i-
taliana" e della "zona. Stando ai risul-
tati si deve osservare che il modulo
migliore il "gioco all'italiana", modu-
lo che ci ha portato alla vittoria ai
Mondiali del 1982. Ma questo modulo
del tutto simile a quello adottato da-
gli Azzurri in occasione del Mondiale
vinto nel 2006, modulo inizialmente
battezzato con sufficienza dagli esper-
ti "a una sola punta". Su questo tema
bene spendere qualche parola.
Fino a ieri il conformismo tattico degli
allenatori ha portato all'accettazione,
senza se e senza ma, del gioco "a zo-
na". Finalmente qualcosa comincia a
cambiare.
La vittoria dell'Italia nel Campionato
del Mondo 2006 addita un modulo tat-
tico di calcio vincente. Quando Lippi
annunciava che avrebbe giocato con
"una sola punta" i soloni della cronaca
storcevano il naso. Parlavano di gioco
difensivo, paura, rinuncia. Poi i risultati
si sono visti. proprio grazie a un cen-
travanti che sembra isolato davanti che
si creano occasioni da gol: ci sono spa-
zi vuoti in cui i compagni che vengono
da dietro si infilano. E si rafforza anche
il gioco difensivo perch il centro-cam-
po ha un centrocampista in pi. da
notare la stretta parentela tra il "gioco
all'italiana" del 1982 e il modulo "a una
sola punta" del 2006: i due terzini d'ala
erano come i due difensori di fascia,
stopper e libero erano come i due cen-
trali, il centravanti corrispondeva alla
"sola punta", le due ali erano come i
due centrocampisti di fascia, i rima-
nenti al centro-campo una volta si
chiamavano mezze ali o mediani ma fa-
cevano lo stesso gioco degli attuali.
Dopo i Mondiali 2006 si comincia a
vedere che qualche allenatore adotta
il modulo "a una sola punta. Veramen-
te c' un allenatore che il modulo " a
una sola punta " lo adotta da un pezzo
e con quali risultati! E' Spalletti della
Roma. Questo modulo anche indica-
to come 433. Per gli addetti alla cro-
naca non hanno ben capito il ruolo di
quei due attaccanti che stanno sulla
fascia cio le ali. Questi due possono
anche essere vere e proprie punte ma
interagiscono in modo diverso rispet-
to a quella centrale: partono dalla fa-
scia per portarsi in area a concludere.
E ci riesce pi facilmente rispetto al
centravanti stabilmente in area. Le fa-
sce infatti sono sempre meno affollate
perch i difensori stanno piuttosto al
centro area. La controprova di quanto
si afferma che le ali del passato vin-
cevano la classifica dei cannonieri. Ba-
sta fare un nome: Gigi Riva. La punta
centrale deve essere abile a destreg-
giarsi tra i difensori che le stanno vici-
ni, a impostare e naturalmente a rifini-
re. Il migliore in questo ruolo e in que-
sto momento sarebbe Kaka. Per fare i
nomi di due nazionali che potrebbero
invece giocare di punta sulle ali cito
Luca Toni e Iaquinta. Se il modulo di
squadra quello giusto, chiamiamolo
pure 433, e, se i centrocampisti sono
di grande valore, sono gli stessi gioca-
tori che con spirito di squadra inven-
tano manovre che portano a segnare il
gol. L'allenatore deve prendere atto e
fare ripetere in allenamento.
Se il presidente di una squadra provin-
ciale non ha i mezzi per comprare i
fuori classe e vuole migliorare la clas-
sifica pu venire buona una scuola co-
me quella che abbiamo intenzione di
mettere insieme, una scuola che inse-
gna come si fanno manovre vincenti.
Questa scuola di calcio giocato e vin-
cente deve essere impostata in modo
ben diverso dal modello teorico del
calcio virtuale. Abbiamo formato un
gruppetto (c' anche un allenatore del
Settore Giovanile) e proponiamo di
metterci alla prova. La nostra forza
che il gioco manovrato da insegnare
sul campo basato su schemi "copia-
ti" da schemi vincenti visti fare sul
campo appunto. L'importante co-
minciare. Abbiamo pensato a una
squadretta di allievi. Ci comporta
problemi. Per un allenatore, di qualsia-
si livello esso sia, va benissimo l'appro-
fondimento di un calcio non giocato,
ma l'introduzione didattica nel pro-
prio orticello fa arricciare il naso. E'
comprensibile. Comunque stiamo va-
gliando delle possibilit. Una volta co-
minciato sar una strada in discesa: ci
che insegniamo "copiato" da un cal-
cio vincente ma vincente sul campo.
Achille Alziati
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
I N B R E V E
LA FUSIONE NUCLEARE -
DOVE SONO GLI INGEGNERI?
Nel febbraio 2008 presso lUniversit di
Milano - Bicocca stato organizzato un
interessante incontro sul tema: La fu-
sione nucleare, energia delle stelle per le
generazioni future.
Lincontro avveniva in concomitanza con
la celebrazione del decennale dellUni-
versit di Milano Bicocca.
Siamo stati cortesemente invitati ed ab-
biamo seguito con grande interesse i nu-
merosi relatori.
I relatori erano eminenti docenti univer-
sitari, fisici, matematici, assessori comu-
nali, esponenti della U.E. , del CNR, del-
lENEA e dellEURATOM. Ebbene tra lo-
ro non cera neppure un ingegnere.
Eppure mi sembra che la fusione nuclea-
re sia un tema molto importante sia dal
punto di vista della futura politica ener-
getica che dal punto di vista tecnologico,
dovrebbe quindi interessare anche gli in-
gegneri.
In realt io conosco la ragione di questa
assenza. Siccome la fusione nucleare
materia che nella pratica realizzativa si
svilupper fra qualche decennio, gli inge-
gneri oggi la snobbano un po.
In altre parole a volte noi ingegneri ab-
biamo la vista corta.
g.c.
LE NUOVE STAZIONI
FERROVIARIE -
DOVE SONO GLI INGEGNERI?
NellAprile 2008 le Ferrovie dello Stato
hanno organizzato a Milano un impor-
tante convegno, durato unintera giorna-
ta. Il tema del convegno erano le nuove
stazioni ferroviarie, anche in relazione
alle stazioni per lAlta Velocit, le relati-
ve riqualificazioni urbanistiche soprat-
tutto a Milano, grande vetrina dellExpo
2015.
Siamo stati cortesemente invitati ed ab-
biamo seguito con grande interesse i nu-
merosi relatori.
I relatori erano i massimi dirigenti delle
Ferrovie dello Stato, assessori regionali,
sindaci, giornalisti, economisti, sociologi,
molti importanti architetti italiani ed eu-
ropei. Ebbene tra loro non cera neppu-
re un ingegnere italiano. Sottolineo ita-
liano perch in realt un relatore inge-
gnere cera, un bravissimo francese.
Eppure mi sembra che lAlta Velocit, le
stazioni ferroviarie e i relativi aspetti ur-
banistici, le aree dismesse, il sistema fer-
roviario milanese, i trasporti in generale
e quantaltro connesso a questa impor-
tante tematica, dovrebbe interessare
molto agli ingegneri milanesi.
In realt io credo di conoscere la ragio-
ne di questa assenza. Siccome quando si
parla di nuove stazioni da noi prevale
laspetto architettonico, siccome quando
si parla di urbanistica da noi prevale
laspetto estetico, gli ingegneri italiani
tendono a tenersi lontani da questi temi,
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
diciamo un po poco tecnici. Errore gra-
vissimo, perch la nostra educazione,
pi razionale e pi pratica, potrebbe da- suo Rettore per questa iniziativa. Cre-
re un contributo importante a scelte
che sono invece lasciate agli architetti, se
non ai politici.
g.c.
GREMIL - WIEMIL
NellAprile 2008 abbiamo incontrato a
Grenoble i colleghi francesi della Regio-
ne Rhone-Alpes assieme ai colleghi te-
deschi dellAssia / Renania Palatinato.
Eravamo due tedeschi, tre italiani e dieci
francesi prevalentemente di Grenoble e
di Lione.
I temi trattati sono stati numerosi, ampi,
quasi ambiziosi. Ve li riassumo per capi-
toli:
1) Mancanza dingegneri, soprattutto in
Germania e in Francia;
2) Responsabilit civile e penale dellin-
gegnere;
3) Attualizzazione del precedente volu-
me, datato 2002, sulla Formazione degli
ingegneri in Francia, Italia e Svizzera. Si
cercher di aggiornarlo al 2008 inclu-
dendovi anche la Germania;
4) Coordinamento delle tre Associazioni
Professionali locali degli ingegneri di Mi-
lano, dellAssia /Renania Palatinato e di
Rhone Alpes, per parlare con una sola
voce in difesa degli interessi degli inge-
gneri, anche a livello europeo;
5) Considerazioni sul Processo di Bolo-
gna e della relativa istituzione del cos
detto 3+2.
Come vedete si tratta di temi importan-
ti per la professione dellingegnere. Que-
sti incontri ci danno molti spunti per mi-
gliorare la nostra azione in favore degli
iscritti allOrdine.
Abbiamo chiesto ai colleghi francesi e
tedeschi di preparare due articoli per
questa Rivista, spiegando i loro rispettivi
sistemi universitari. Contiamo di pubbli-
carli nei prossimi numeri.
Noi faremo altrettanto per le loro pub-
blicazioni, relativamente al nostro siste-
ma formativo.
Ancora una volta abbiamo notato come
le problematiche degli ingegneri siano si-
mili nelle nazioni europee. Il che ci spin-
ge a continuare la nostra azione di coor-
dinamento con i colleghi di Rhone Alpes
e dellAssia, avendo in mente di prende-
re contatto anche con gli ingegneri della
Catalogna.
g.c.
CAREER DAY
AL POLITECNICO DI MILANO
Il Politecnico di Milano nel Maggio scor-
so ha organizzato, nel Campus della Bo-
visa, un evento per avvicinare i giovani
laureati e gli studenti in ingegneria alle
Aziende che operano nellarea milanese.
Erano presenti oltre 100 Aziende.
Ceravamo anche noi, con un nostro
stand.
Il tutto era ben organizzato e molto fre-
quentato. Plaudiamo al Politecnico ed al
diamo infatti che lavvicinamento dei
giovani ingegneri al mondo del lavoro e
dellindustria sia un fattore essenziale
per la promozione e la valorizzazione
della nostra categoria.
Anche i docenti possono e devono
prendere atto dellimportanza del colle-
gamento fra il Politecnico e la realt in-
dustriale del nostro Paese.
Cos pure dobbiamo fare noi avvicinan-
do il nostro Ordine alla realt industria-
le e produttiva che ci circonda.
g.c.
TRATTAMENTI
DELLE ACQUE REFLUE
Del Prof. Luca Bonomo, ordinario di In-
gegneria Sanitaria-Ambientale presso il
Politecnico di Milano, ove titolare dei
corsi di trattamento delle acque reflue,
segnaliamo il volume Trattamenti delle
acque reflue edito da McGraw-Hill.
Il testo raccoglie la lunga esperienza del-
lAutore in materia di depurazione delle
acque e fornisce le basi teoriche e le co-
noscenze tecniche relative ai cicli di
trattamento in uso per il controllo del-
linquinamento idrico, soprattutto con
riferimento agli impianti centralizzati.
Accanto agli schemi tradizionali, preva-
lentemente basati su processi a fanghi
attivi, sono ampiamente considerate
possibilit alternative o integrative, in
grado di far fronte ad accresciute esi-
genze sul livello di depurazione richiesto
per la protezione dei corpi idrici e il riu-
so delle acque e sullinseribilit ambien-
tale delle opere.
Sono soprattutto curati gli aspetti di ba-
se dei diversi processi, utili per chi inizi a
occuparsi dellargomento e per chi co-
munque senta lesigenza di meglio orga-
nizzare le conoscenze acquisite tramite
la propria esperienza lavorativa.
PAGINA 39
A R G O M E N T
Il cacao:
dalla cabossa al cioccolato
Secondo i botanici, la pianta del cacao tra le pi antiche del mondo,
in quanto avrebbe pi di 7000 anni. Pu crescere solo ai tropici ad unaltitudine
di 600-700 metri e ad una temperatura tra i 16 e i 30. Lalbero pu raggiungere
i 10 metri di altezza e fruttifica solo dopo 3-4 anni. I fiori, piccoli e di colore giallo,
possono essere impollinati solo da una particolare specie di moscerini.
a cabossa, il frutto dellalbero del
L cacao (Theobroma cacao), ha la
forma di un grosso baccello e nasce
dal fiore, che spunta direttamente sul
tronco e sui rami principali dellalbero
di cacao. Va sottolineato che solo un
fiore, su due o trecento, diventa frutto.
La cabossa contiene fino a 40 semi
dette fave di cacao, che sono la mate-
ria prima per la produzione del cioc-
colato.
Secondo i botanici, la pianta del cacao
tra le pi antiche del mondo, in
quanto avrebbe pi di 7000 anni. Pu
crescere solo ai tropici ad unaltitudi-
ne di 600-700 metri e ad una tempera-
tura tra i 16 e i 30. Lalbero pu rag-
giungere i 10 metri di altezza e fruttifi-
ca solo dopo 3-4 anni. I fiori, piccoli e
di colore giallo, possono essere impol-
linati solo da una particolare specie di
moscerini.
Quando il fiore diventa bacca (cabos-
sa o cabosso) al suo interno, dopo cir-
ca 4 mesi, si formano 30-40 semi, a for-
ma di mandorla (fave), circondati da
una mucillagine protettiva.
Quasi certamente luomo ha scoperto
le fave di cacao, grazie alle scimmie
che spaccavano i cabossi per mangia-
re la mucillagine dolciastra e lasciare i
semi, perch troppo amari.
Una leggenda azteca racconta che il
dio Quetzalcoatl, fondatore della stir-
pe pre-colombiana, prima di scompa-
rire dalla terra, don ai mortali il seme
del cacao, con il quale si poteva prepa-
rare una bevanda amara, ma molto
energetica. Cos, in suo onore, il pre-
zioso seme fu chiamato cahuatl e
successivamente chocolatl, nome ri-
masto pressoch invariato in quasi tut-
te le lingue.
LA STORIA
La storia del cacao ha inizio intorno al
1000 a.C., quando gli Olmechi scopri-
rono che macinando i semi di cacao e
aggiungendo farina di mais, spezie e
PAGINA 40
I
LA BUONA TAVOLA
acqua calda, si otteneva una bevanda
molto energetica e defatigante. Le pri-
me piantagioni dellalbero del cacao si
devono ai Maya che, gi nel 600 a.C.,
le coltivavano nella regione dello Yu-
catan (tra Messico e Guatemala). Alla
civilt Maya subentr quella Azteca
che per utilizzava, in prevalenza, i se-
mi come moneta di scambio,come di-
mostrato dai molti reperti archeologi-
ci. La data ufficiale della scoperta del
Il frutto. cacao il 1503, quando Cristoforo
Colombo, al suo 4 viaggio verso le In-
die, ignorando di aver scoperto il
Nuovo Mondo, tocc le coste del Ni-
caragua e dellHonduras dove gli furo-
no offerti semi di cacao e la bevanda
(chocolatl) che, da questi, si otteneva.
Ma il sapore intenso e amaro non fu
gradito, tanto che Colombo non gli
diede molta importanza. La vera sco-
perta si ebbe diversi anni dopo, quan-
do, nel 1519, arriv nello Yucatan
Hernan Corts, dopo la conquista di
Cuba.
Limperatore Montezuma si sottomise
amichevolmente a Corts, identifican-
dolo col mitico Quetzalcoatl, ma el
conquistador spagnolo non ricambi
la cortese accoglienza e in breve tem-
po annient quellantico popolo
(Montezuma fu ucciso durante la san-
guinosa rivolta anti-spagnola detta no-
che triste) impossessandosi di tutti i
loro segreti compreso quello del ca-
Interno di una cabossa di cacao. cao. Corts scrisse al re Carlo V: una
tazza di questa bevanda consente ad
un uomo di sopportare unintera gior-
nata di marcia senza prendere altri ci-
bi. Nel 1528 Corts port i semi e gli
attrezzi per preparare la bevanda in
Europa.
Successivamente i missionari che rag-
giunsero il nuovo mondo, introdusse-
ro nella miscela di acqua e cacao, lo
zucchero. Questa fu una svolta rivolu-
zionaria nellevoluzione di questo ali-
mento, in quanto il cacao cessa di es-
I semi del cacao allinterno del frutto. sere la base di preparazione di una be-
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
vanda piuttosto sgradevole (acqua
amara) utile solo perch energetica,
ma diventa una bevanda deliziosa: il
cioccolato.
Il celebre naturalista svedese del sei-
cento Carl von Linn (Linneo) chiam
il cacao THEOBROMA cio cibo de-
gli Dei, per leccezionale ricchezza
aromatica e gustativa che sprigionava.
Il cioccolato si diffuse, ovviamente,
prima in Spagna e successivamente,
intorno al seicento, in Italia. Ma fu in
Toscana che si cominci ad aggiunge-
re particolari ingredienti (come scor-
ze fresche di cedro e di arancia) e aro-
mi (come cannella e vaniglia) dando
una svolta decisa alla gradevolezza e
quindi alla diffusione della cioccolata.
Famosissima divenne la cioccolata al
gelsomino del Granduca COSIMO III
dei Medici, inventata dal medico-natu-
ralista aretino Antonio CARLETTI.
Si pu quindi sostenere che il ciocco-
lato come lo conosciamo oggi, fu
uninvenzione europea, ma soprattut-
to italiana.
Da allora molti personaggi hanno con-
tribuito alla diffusione del cioccolato:
il primo cioccolatino si fa risalire al
1671, quando il duca Plessin-Praslin
diede il nome di praline allimpasto,
a base di spuma di cacao, zucchero e
mandorle inventato dal suo cuoco.
In Italia, gi nel 1720, i caff di Firenze
e Venezia offrivano ai clienti una be-
vanda al cioccolato.
Nel 1728, la famiglia FRY apr a Bristol
la prima industria commerciale di
cioccolato e nel 1828 lolandese Con-
rad van HOUTEN invent una macchi-
na per estrarre dal cacao il burro di
cacao: fu la svolta che consentir nel
1849, allinglese Joseph Frey di pro-
durre la prima tavoletta di cioccolata,
aggiungendo burro di cacao al cacao
macinato.
Nel 1826 Pierre Paul CAFFAREL inizi
la produzione di cioccolato in grandi
quantit grazie ad una nuova macchi-
na capace di produrre oltre 300 kg di
cioccolato al giorno.
Nel 1832, Eduard SACHER, cuoco per-
sonale di Francesco dAsburgo, sbagli
la ricetta della sua torta di cioccolata,
dando origine alla Sacher torte di
Vienna.
Nel 1875, lo svizzero Rodolph LINDT
svilupp un nuovo metodo per raffi-
nare il cioccolato: il concaggio con
cui si toglie lumidit residua e si ridu-
ce lacidit; il risultato fu la tavoletta di
cioccolato fondente.
Nel 1879, gli svizzeri Daniel, Peter e
Henry NESTL crearono, aggiungendo
il latte, la prima tavoletta di cioccola-
to al latte (altre fonti attribuiscono,
nello stesso periodo, linvenzione allo
INGEGNERI MILANO GIUGNO 2008
svizzero TOBLER).
Il primo cioccolatino incartato si
deve a Pierre Paul CAFFAREL di Tori-
no, che nel 1805 a causa del blocco
continentale deciso da Napoleone Bo-
naparte contro gli inglesi, per rispar-
miare sul raro e costoso cacao, pens
di unire al cacao una pasta di nocciole
(molto diffuse nella zona) ottenendo
un cioccolatino di circa 12 grammi, a
forma del cappello della maschera car-
nevalesca torinese Gianduia che
chiam gianduiotto. Chiudiamo ri-
cordando che nel 1946, Pietro FERRE-
RO, invent ad Alba, la crema di cioc-
colato e nocciole che chiam pasta
gianduia che diverr famosa come
NUTELLA.
LA TRASFORMAZIONE
Approfondiamo ora le varie fasi che
vanno dalla raccolta della cabossa, fi-
no alla trasformazione in dessert:
1. Raccolta delle cabosse. La raccolta
avviene in prevalenza da marzo a
maggio e da ottobre a novembre. I
baccelli di cacao (cabosse) vengo-
no staccati dallalbero e linvolu-
cro legnoso viene spaccato per
prelevare i semi o fave; queste ven-
gono accuratamente disposte al
suolo o adagiate su foglie di bana-
no per il processo della fermenta-
zione naturale (prima della fermen-
tazione le fave non hanno nessun
gusto, se non quello di amaro-
astringente).
2. Fermentazione delle fave. un
processo che dura da 4 a 6 giorni,
durante i quali si riduce lamaro e
lastringenza e si sviluppa la ba-
sedei futuri aromi del cacao. In
questa fase la temperatura interna
aumenta fino a 50 C cos la mucil-
lagine che avvolge le fave si scio-
glie e iniziano delle reazioni chimi-
che (alcoliche e acetiche) allinter-
no delle fave stesse.
3. Essiccazione. Le fave fresche sono
fatte essiccare sul terreno, se la sta-
gione favorevole o in locali areati,
in caso di pioggia. Durante
lessiccazione naturale indispen-
sabile rivoltare pi volte le fave
(danza del cacao), per evitare lo
sviluppo di muffe. Con
lessiccazione lumidit allinterno
delle fave si riduce al 7%. Da 10-15
cabosse raccolte si ricava solo 1 Kg
di fave fresche che diventeranno
circa 400 g dopo lessiccazione.
Una volta pulite e lucidate le fave
vengono insacchettate e inviate alle
fabbriche di cioccolato, dove subi-
scono ulteriori, accurati controlli.
4. Torrefazione e mondatura. Questa
loperazione pi delicata perch
occorre individuare il punto ideale
della tostatura che avviene in un
impianto con temperatura costante
tra 120 e 140 C a giudizio delle-
sperto ed essenziale per
lelaborazione del gusto (come av-
viene per il caff). Le fave vengono
raffreddate e gettate nella macchi-
na rompisemi che separa la buccia
legnosa dalla granella interna di ca-
cao, detta gru.
5. Macinazione. In questa fase la gra-
nella di cacao viene macinata e si
trasforma in una pasta liquida detta
liquore di cacao (o massa), com-
posta da burro di cacao e dalla par-
te secca della fava (cacao).
6. Assemblaggio. Dallunione di vari
gru si ottengono le diverse variet
di cioccolato. I gru dosati, mesco-
lati e ulteriormente macinati for-
mano una pasta, chiamata pasta di
cacao.
7. Miscelazione. Una volta decisa la
formula e le caratteristiche che si
vogliono dare al cioccolato, si me-
scola la pasta di cacao con vari in-
gredienti: solo zucchero per il cioc-
colato FONDENTE, oppure zucche-
ro e latte per il cioccolato AL LAT-
TE. Questa miscela viene raffinata,
fino ad una finezza di 15 micron,
indispensabile per ottenere una
consistenza vellutata e liscia al pa-
lato.
8. Concaggio. La pasta di cacao viene
versata in vasche dette CONCHE:
un miscelatore a temperatura co-
stante, scelta tra 50 e 80 gradi, per
72 ore (ma anche fino a 120 ore). Si
eliminano cos i residui di umidit,
aromi indesiderati, eccessi di ama-
rezza e di acidit e si amalgamano
tutti gli ingredienti per fare assu-
mere al cioccolato il gusto pieno e
caratteristico desiderato.
9. Temperaggio e modellatura. Con
questo procedimento, che consiste
in un ciclo di temperatura da 40 a
28 C, per poi tornare a 31C, inizia
il processo di cristallizzazione e so-
lidificazione del cioccolato. Questa
operazione influenza la duttilit, la
brillantezza, la consistenza e la con-
servabilit del cioccolato. Il ciocco-
lato liquido viene quindi versato in
STAMPI di varie forme, per ottene-
re CIOCCOLATINI, TAVOLETTE E
SOGGETTI VARI.
Nicola Barbera
Accademico della Cucina
PAGINA 41
 COMPOSIZIONE DELLE COMMISSIONI
Commissione
per lEtica Professionale
Presidente: Domenico Perrone
Membri: Ermenegildo Bardelli, Chiara Bat-
tistoni, Andrea Bazzani, Paolo Bran, Ales-
sandro Buccellati, Carlo Candiani, Gianni
Cap, Antonio De Marco, Gabriella Parlan-
te, Gabriele Perucci, Matilde Schiavoni.
Comitato di esperti per la Revisione
delle Parcelle Professionali
Presidente: Luigi Rainero
Segretario: Gianni Cap
Membri: Luigi Ernesto Amman, Giovanni
Bosisio, Erberto Botti, Michele Coffano,
Giovanni Contini, Carlo Guaineri, Mauro
Langfelder, Giampiero Montalti, Giovanni
Papetti, Gabriella Parlante, Gabriele Peruc-
ci.
Commissione per lElenco dei Periti
Presidente: Aldo Franchi
Vice Presidente sezione civile:
Alessandro Buccellati
Vice Presidente sezione industriale:
Alberto Caleca
Vice Presidente dellInformazione:
Mauro Langfelder
Membri: Alberto Avanzini, Elena Baj, Gio-
vanni Bosisio, Renato Fabris, P. Luigi Luso-
na, Silvestre Mistretta, M.Cristina Motta,
Mario Orsi, Aldo Paraboni, Roberto Toma-
succi.
Commissione Ordinamento
Professionale
Presidente: Ambrogio Girotti
Membri: Giacomo Andriola, Enrica Arcesi,
Mario Balzaretti,, Chiara Battistoni, Angelo
Lucchini, Giacomo Mori, Luigi Rainero,
Edoardo Rovida, Francesco Sannino, Giu-
seppe Susani, Luca Strada, Pietro Vasco To-
la, Cesare Turkheimer.
Commissione Industria - Enti Pubblici
Presidente: Alberto Caleca
Vice Presidente: Alberto Avanzini
Segretario: Paolo Chiastra
Membri: Giorgio Babanicas, Nicola Barbe-
ra, Maurizio Brown, Paolo Arrigo Capelli,
Giuseppe Cavallo, Marco Cecchini, Paolo
Colombo. Gianfranco Conca, Domenico
DAgostino, Lorenzo Del Felice, Dino Dini,
Carlo Gaifami, Romolo Gallo, Maurizio
Gandolfo,Ambrogio Girotti, Domenico Go-
la, Stefano Grassi, Davide Lavazza, Maria
Cristina Motta, Marco Petta, Matilde Schia-
voni, Dante Segrini, Giulio Solero.
Commissione LL.PP.
Presidente: Alberto Avanzini
Membri: Ermenegildo Bardelli, Roberto Ca-
pra, Valeria Dolcetta Capuzzo, Piero Giorgi,
Marcello Oneta, Simone Pessina, Roberto
Petrali, Mario Pisani, Marco Sala.
Commissione per lAggiornamento
Professionale e Formazione
Presidente: Claudio Cardosi
Vice Presidente: Giorgio Proietti Silvestri
Segretario: Alberto Ricci
Membri: Elena Baj, Chiara Battistoni, Pier-
luigi Brivio, Vittorio Carnemolla, Paolo Ca-
solo, Mario Garassino, Guido Garrone, Ma-
rio Ghezzi, Maria Pina Limongelli, Claudio
Magistroni, Antonio Mancini, Guido Marti-
nelli, Marcello Miani, Mario Pisani, Luciano
Re Cecconi, Michele Rossi, Dante Segrini,
Andrea Sommaruga, Dario Vanetti, Marco
Trani, Giancarlo Volpi.
Commissione Impianti
Presidente: Gianangelo Bonfigli
Membri: Maurizio Bechelli, Giuseppe Bel-
monte, Alberto Caleca, Alberto Cantoni,
Sergio Damiani, Antonio De Marco, Marco
De Santis, Marco Formica, Rudy Handschin,
Claudio Mosca, Demetrio Nava, Alfredo
Previ, Alfio Puglisi, Giuseppe Quaranta,
Maurizio Rossetti Conti, Carlo Zoppi.
Commissione Giovani
Presidente: Luigi Rainero
Membri: Maurizio Guido Abrate, Giacomo
Giovanni Andriola, Marco Arioli, Ambrogio
Baseggio, Andrea Boldrini, Alberto Caleca,
Andrea Cataldo, P. Giuseppe Dal Farra,Alba
De Salvia, Antonio Gallea,Tomaso Lamper-
ti, Davide Luraschi, Marcello Oneta,Attilio
Pessina, Simone Pessina, Daniele Russo, Ro-
berto Tomassucci.
Commissione per lIngegneria
dellInformazione
Presidente: Enrico Pio Mariani
Membri: Pierangelo Aloisi, Gabriela Bona-
voglia, Alfio Bongiovanni, Isabella Caramat-
ti, Francesco Crescentini, Francesco Gio-
vannini, Luigi Marchei, Giorgio Parrella,
Marco Re, Gianluca Sironi, Andrea Somma-
ruga, Lorenzo Vigan, Stefano Zanero.
Commissione Donne Ingegneri
Presidente: Matilde Schiavoni
Membri: Enrica Arcesi, Elena Baj, Chiara
Battistoni, Alberto Caleca, Valeria Dolcetta
Capuzzo,Amalia Ercoli Finzi, Carlo Gaifami,
Maria Cristina Motta.
Commissione Urbanistica
Presidente: Riccardo Pellegatta
Membri: Franco Caputo, Vittorio Carne-
molla, Vittore Ceretti, Salvatore Crapanza-
no, Luigi Decio, Ezio Facchin,Angelo Ferra-
resi, Massimo Giuliani, Angelo Lorenzi,
Mauro Mereghetti, Mario Rossetti, Gianlui-
gi Sartorio, Alessandro Toccolini, Dario Va-
netti.
Commissione Qualit
Presidente: Luigi Gaggeri
Membri: Stefano Calzolari, Giuseppe De
Marte, Stefano Farn, Enrico Memmo, Fabio
Pasello, Elena Roacchi, Bruno Zanini.
Commissione Prevenzione Incendi
Presidente: Silvestre Mistretta
Membri: Pietro Antonacci, Giuseppe Boga-
ni, Lorenzo Brignole, Pasquale Capuano,
Ambrogio Carenzi, Oreste Ceravola, Nicola
Clemeno, Fabio Collamati, Giovanni Conti-
ni, Alessandro Griffini, Paolo Lombardi,
Franco Luraschi, Sergio Mammi, Luca Mar-
zola, Anna Reggiori, Attilio Scalise, Enrico
Schiatti, Marco Tomo.
Commissione Catasto
Presidente: Flavio Tresoldi
Membri: Giampiero Alliori, Giangiacomo
Barrile, Francesco Citterio, Pietro Fontana,
Paolo Lorenzetti, Emilio Pessina, Marco
Scaioni,Alessandro Vigan.
Commissione Telecomunicazioni
Presidente: Gianni Confalonieri
Vice Presidente: Marco Mussini
Segretario: Costantino De Santis
Membri: Franco Boffelli, Marco Manlio
Brambilla,Alberto Caleca, Edoardo Cottino,
Francesco Crescentini, Michele DAmico,
Claudio Invernizzi, Claudio Magistroni, Giu-
seppina Moretti, Aldo Paraboni, Giordano
Picchi, Enrico Giovanni Pietralunga, Fran-
cesco Romeo, Guido Tartara, Lorenzo Vi-
gan.
Commissione Referenti
Presidente: Alberto Caleca
Vice Presidente: Paolo Jurkic
Segretario: Massimo Chindemi
Membri: Marco Agretti, Alberto Avanzini,
Angelo Bargigia, Silvio Bosetti,Andrea Bren-
ta, Giovanni Cappellari, Claudio Cardosi,
Marco Cecchini, Gianni Chianetta, Michela
Chiorboli, Marco Felli, Manlio Ferrari, Giu-
seppe Grassi, Antonio Mancini, Maurizio
Mafessoni, Federico Mancosu, Marco Mus-
sini, Emiliano Panaro, Riccardo Pellegatta,
Dante Pellicano, Alberto Pianta, Federico
Poccobelli, Costanzo Riva, Daniele Roderi,
Marco Scarioni.
Commissione Sicurezza
e Igiene sul Lavoro
Presidente: Maria Cristina Motta
Membri: Adriano Bacchetta, Mauro Baga-
giolo, Franco Baretich, Raffaello Basile, En-
rico Brigoli, Paolo Maria Crivelli, Francesco
De Bartolomeis, Pietro Freschi, Giovanni
Gambino, Antonio Lago, Chiara Lecis, Otta-
vio Lecis, Marcello Miani, Demetrio Nava,
Giuseppe Pantano, Fabio Pasello, Stefano
Pelucchini, Enrico Persico, Gianni Peruzzo,
Giorgio Pomesano, Giuseppe Quaranta.
Commissione Bioingegneria
Presidente: Sergio Cerutti
Membri: Alessandro Bagno, Elena Baj,Anna
Bianchi, Alberto Caleca, Fulvio Falcone,
Ugo Garbarini, Paolo Lago, Giuseppe Lalli,
Carlo Mambretti, Paolo Pessina, Monica Si-
vo, Vincenzo Ventimiglia.
Commissione Innovazione
Presidente: Amalia Ercoli Finzi
Membri: Franco Baretich, Giuseppe Bel-
monte, Anna Maria Bianchi, Claudio Cardo-
si, Domenico DAgostino, Luigi Gaggeri,
Davide Luraschi, Marco Molina, Torquato
Mussini, Roberto Pazzi, Alberto Ricci, Giu-
seppe Sala, Gianluca Sironi, Paolo Vercesi.
Commissione Ambiente e Territorio
Presidente: Mario Amadasi
Membri: Enos Borrini, Paolo Centola, Gian-
ni Chianetta, Lorenzo Del Felice, Alba De
Salvia, Tomaso Gerosa, Gianluca Gurrieri,
Artemide Isimbaldi, Paolo Pileri, Franco Si-
roni, Maurizio Vannucchi.
Commissione Strutture
Presidente: Alberto Castellani
Membri: Bruno Adami, Luigi Biolzi, Miche-
le Cap, Claudio Chesi, Giancarlo Giuliani,
Cristian Stefanoni.
Commissione Nanotecnologie
Presidente: Alberto Caleca
Vice Presidente: Alberto Cigada
Segretario: Mario Biserni
Membri: Silvio Abati, Marco Bianchessi,
Carlo Bottani, Corrado Carretti, Paolo
Jurkic,Giuseppe Giovanni Lalli, Roberto
Millini, Biagio Principe,Alberto Redaelli.
Commissione Energia
Presidente: Enrico Cerrai
Membri: Nicola Barbera, Franco Baretich,
Paolo Capelli, Antonio Casellato, Paolo
Chiastra, Gianfranco Conca, Giulio Solero.