3 E ditoriale TRIMESTRALE
ANNO XXVII
6 Som m ari / A b stracts N. 1 - GENNAIO 2014
IO Indem oniati ed eso rcism i: a lcu n i chiarim enti dal
punto di v ista term inologico DIREZIONE E REDAZIONE
di Davide Salvatori S.E.R. Card. F. Coccopalmerio,
S.E.R. M ons. C. Redaelli, C. Azzimonti,
2 3 Il m inistro d ell’eso rcism o
P. Bianchi, E. Bolchi, G. Brugnotto,
di Fabio Franchetto M. Calvi, R. Coronelli, F. Franchetto,
5 6 La liturgia d ell’eso rcism o A. Giraudo, F. Grazian, G. M archetti,
di Fabio M arini F. Marini, A. Migliavacca,
M. M ingardi, E. Miragoli,
6 9 Commento a un canone
G.P Montini, M. Mosconi,
N e ssu n o pu ò e s s e r e obbligato a ricon oscere P. Pavanello, A. Perlasca, A. Rava,
la propria colpa: il can . 1 7 2 8 § 2 S. Recchi, M. Rivella, D. Salvatori,
di Marino Mosconi G. Sarzi Sartori, G. T revisan, B. Uggè,
Corso resid en zia le d i diritto can on ico applicato. T. Vanzetto, M. Visioli, A. Zambon,
C ause m atrim oniali: VII anno E. Zanetti
PROPRIETÀ
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Via G.B. Niccolini, 8 - 20154 Milano
AMMINISTRAZIONE
Ancora Editrice
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Ancora Arti Grafiche
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G. Zini
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(conv. in L. 27/02/2004 n. 46), art. 1,
com m a 1, DCB Milano
Periodico associato all’USPI
Imprim atur: Milano, 3-12-2013, Angelo Mascheroni, ordinario diocesano ISSN 1124-1179
QUADERNI
Di DIRITTO
ECCLESIALE
ANNO 2014
ANCORA
Quaderni
dì diritto ecclesiale
27 (2014) 3-5
Editoriale
ANNO x x v :i .
N. 1 - GENNAIO 2014
Sommari / Abstracts
The author studies thè meanings ofthe words exorcist, obsessed and exorcism,
drawing his conclusions from Consolidated authors o f thè canonistic tradition.
Through a comparison ofthe terminology used in thè Rituals o f Exorcism o fl6 1 4
and 2004, ofthe Codes o f Canon Law o fl9 1 7 and 1983, and ofthe Catechism o f
thè Catholic Church, thè author offers a complete perspective o fth e liturgical and
disciplinary norms so as to help and guide thè reader in a correct application ofthe
norms. Particular attention is given to thè liturgical-canonical qualification ofthe
exorcism ofLeo XIII.
The Code o f Canon Law dedicatesjust one canon to thè ministry ofexorcism, pre-
scribing thè requirement o f a licence given by thè locai ordinary so that it may be
exercised and limiting its concession only to thè priest, who has to be endowed by
piety, knowledge, pruderne and integrity oflife (con. 1172). This study takes into
consideration thè codicial prescription, which is then supplemented by liturgical
norms and by other dispositions on thè matter, to outline thè figure ofthe minister
ofexorcism, particularly as concerns his relationship with thè diocesan bishop. The
origin and historical development ofthe ecclesiastical norms aid thè comprehension
o f thè reasons underlying thè need fo r such a licence and its limitation solely to
thè priest, who, moreover, has to be adorned with particular qualities. The issue
revolves around disciplining a pastoral remit that is very delicate, that touches on
thè faith ofthe Church in one significant aspect ofit. The ministry ofthe exorcist
is a pastoral and ecclesial ministry: he acts in thè name ofC hrist and in thè name
ofthe Church.
The Vatican Council II Reform has requested that thè Ritual o f exorcism would
assume a celebrative and liturgical guise. It is therefore necessary that ecclesial law
reads this novelty, and conjugates it to thè tradition which underpins thè exorcism
at thè centre o fth e imperative formula. While remaining within thè parameters
indicated in can. 1172 and thè liturgical norms ofthe rite, thè contrast between thè
new D e Exorcism is et supplicationibus quibusdam and thè old Ritus exor
cizandos obsessos a daem onio offers a whole range o f celebrative possibilities.
8 Sommari / Abstracts
Indemoniati ed esorcismi:
alcuni chiarimenti dal punto di vista
terminologico
di Davide Salvatori
Non sono molti gli autori consultati, che dedicano un certo spa
zio alla trattazione degli esorcismi1; d’altro canto è oltremodo noto
che l’interesse della scienza canonica s’è maggiormente dedicata,
in questi anni, alla riflessione su altri temi. Di per sé, però, non può
essere misconosciuto che possedere in maniera chiara i termini fon
damentali di una questione, aiuterà non poco, chi la deve affrontare, a
impostare non solo in maniera corretta il giusto approccio, ma anche
a cercare le soluzioni più adatte. Avere pertanto chiari i termini e gli
elementi essenziali dei principali argomenti afferenti il presente te
ma, nonché i loro concatenamenti deontologico-giuridici, aiuterà non
poco gli operatori, che s’occupano di questo tipo di pastorale, a non
perdere il giusto orientamento quando si troveranno a dover trattare
con il padre dell’inganno e della menzogna.
1F.L. F erraris , Exorcizare, Exorcista, in I d., Bibliotheca canonica iuridica moralis theologica, III, Roma
1886, pp. 491-493; M. A ndré - A. C ondin - J. Wagner, Exorcisme, in D ictionnaire de D roit Canonique
et de sciences en connexion avec le droit canon, II, P aris 1894, pp. 176-178; F.X. W e rn Z , J u s decretalium,
Romae 1908, III, pp. 488-490; F.A. B lat, Com m entarium textus Codicisluris Canonici, Romae 1924, pp.
712-714; A. Vermeersch - J. C reusen , Epitom e Juris Canonici, II, Rom ae 1927, pp. 285-286; M. C onte
a C oronata , Institutiones Iuris Canonici. De Sacram entis, III, Rom ae 1946, pp. 1029-1041; F.M. C ap
pello , Tractatus canonico-moralis De Sacram entis, I, Rom ae 19536, pp. 82-84; C. B ouuaert , Exorcisme,
in D ictionnaire de D roit Canonique, a c u ra di R. Naz, V, P a ris 1953, col. 668-671; I d . Exorciste, ibid.,
col. 671-678; M. M aria del M ar , Can. 1172, in Comentario exegético al Código de Derecho Canònico, a
cu ra di A. M arzoa - J. M iras - R. R odriguez-O cana, III/2 , Pam plona 19972, pp. 1666-1669; J.M . H ules ,
Can. 1172, in New Com m entary on thè Code o f Canon Law, a c u ra di J.P. B eai-J.A . C oriden -T.J. G reen,
New York 2000, pp. 1405-1406; A. M ontan , Il m inistro: carism a o istituzione?, in «Rivista liturgica»
87 (2000) 955-965; G. O rlandi , Can. 1172, in Commento al Codice di D iritto Canonico, a c u ra di P.V.
Pinto, C ittà del Vaticano 2001z, p. 691; R. S erres L opez de G uerenu , E l nuevo R itual de exorcismos:
anotaciones canónicas, in «E studios E cclesiàsticos» 78 (2003) 743-764; B.F. PlGHIN, D iritto sacram en
tale, Venezia 2006, pp. 376-378; M. Calvi, Can. 1172, in Codice di D iritto Canonico commentato, a cura
della Redazione di Q uaderni di D iritto E cclesiale, M ilano 20093, pp. 941-942; R.E. J enkins , Exorcismo,
in Diccionario General de Derecho Canònico, a c u ra di J. O taduy - A. V iana - J. Sedano, III, Pam plona
2012, pp. 856-860.
Indem oniati ed esorcismi: alcuni chiarimenti dal punto di vista terminologico 11
2 Si ten g a p re sen te che il Rito degli esorcismi (PAOLO V, Rituale Rom anum . De exorcizandis obsessis a
daemonio, 17 giugno 1614) h a subito alcune re ce n ti m utazioni, nel 1925 e nel 1952. Q uando ci si riferi
sce, p ertan to , al Rito del 1614, s'in ten d e quello em endato secondo la prom ulgazione del 1952 - com e
com unem ente viene citato (p er esem pio C ongregatio prò D octrina F id ei , L ettera Inde ab aliquot
annis, 29 s e tte m b re 1985, in A A S 7 7 [1985] 1169) - seb b en e il 21 novem bre 1953 siano sta te a pportate
altre m odifiche, che però non concernono il Rito in parola (A. B ugnini, E ditio p rim a post typicam [a.
1953] R itualis R om ani, in «E phem erides L iturgicae» 68 [1954] 63-68). P e r u n 'introduzione a bbastan
za com pleta vedasi P. D ondelinger -M andy, L e R itu e ld e s exorcisme dans le R ituale R om anum de 1614,
in «La M aison-Dieu» n. 183-184 (1990) 99-121.
3A ll’in tern o dell’auspicata riform a litu rg ica del concilio V aticano II (Sacrosanctum Concilium, n. 79)
è stato p o rtato a term in e anche il rinnovam ento del p re ce d en te R itus exorcizandi obsessos a daemonio,
quando il 22 novem bre 1998 è sta to pubblicato il nuovo Rituale R om anum . De exorcismis et supplica
tionibus quibusdam (cf «Notitiae» 35 [1999] 137), su ccessivam ente em endato con la prom ulgazione
delYeditio typica del 2004. P e r u n ’introduzione g e n era le cf N. G iampietro , Il R innovam ento del Rito
degli esorcismi, ibid., pp. 164-176; G. F erraro , Il nuovo Rituale degli esorcismi: strum ento della signo
ria di Cristo, ibid., pp. 177-222; G. Cavagnoli, I «Praenotanda» del «De exorcism is», in Tra maleficio,
patologie e possessione dem oniaca, a c u ra di M. Sodi, Padova 2003, pp. 177-201.
* Cf C ongregatio prò D octrina F id ei , L ettera Inde ab aliquot annis, cit., p. 1169.
5La distinzione tra liturgia in form a ordinaria e stra o rd in a ria la m utuiam o da B enedetto XVI, L ettera
apostolica Sum m orum Pontificum , 7 luglio 2007, in AAS 99 (2007) 777-781; cf p u re B enedetto XVI,
Lettera a i Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica m otu proprio d ata Sum m o
ru m Pontificum , in «L’O sserv ato re Romano», 8 luglio 2007, pp. 1 e 5.
6 L’im postazione teologica del R ituale del 1614 si basava sul principio secondo il quale «tutto ciò che
non è stato esplicitam ente santificato è im plicitam ente possed u to dal diavolo» (P. D ondelinger -
M andy, Le R ituel des exorcisme dans le Rituale Rom anum de 1614, cit., p. 103).
7Di p e r sé nell’Ordo baptism i della litu rg ia in form a stra o rd in a ria si d istin g u e tra m inistro o rdinario (il
sacerdote) e m inistro stra o rd in a rio del B attesim o (il diacono). In tal senso anche il diacono è m inistro
12 D avide Salvatori
di questi esorcism i, m a con alcune restrizioni: il sacerdote può eso rcizzare il sale e il battezzando,
m en tre il diacono può solo e so rcizzare il battezzando.
8Si noti che la n o rm a canonica, nella su a sapienza, h a sem pre vietato l’uso d ell’esorcism o m aggiore in
form a diagnostica: «Nell’eso rcizzare gli energ u m en i è di capitale im p o rtan za sa p ere prim a di tu tto se
sia veram ente possed u to dal dem onio chi afferm a di e sse re tale; dove poi ciò sia constatato, sia scelto
un sacerd o te di se g n a la ta pietà, in te g rità di vita e p rudenza; questi, poi, p e r scacciare il dem onio non
si serva di una m ano dipinta o di legno o di altre inutili stupidaggini del genere, m a osserv i rig o ro
sam en te le regole p re sc ritte nel R ituale Romano» (B enedetto XIV, L ettera Sollicitudini, 1° ottobre
1745, in Codicis Iuris Canonici Fontes, a c u ra di P. G asparri - P. Seredi, 1, C ittà del Vaticano 1923, n. 362,
p. 938, § 43). La p rescrizione è e n tra ta nel C odice del 1917: « [L’esorcista] non p roceda agli esorcism i,
se non dopo aver a cc erta to con d iligente e p ru d en te investigazione che l’esorcizzando sia veram ente
posseduto dal dem onio» (can. 1151 § 2) ed e n tra ta nel d iritto liturgico: «L’e so rcista non proceda alla
celebrazione d ell’esorcism o se non c o n staterà , con c ertez z a m orale, che la p e rso n a da eso rcizzare è
v eram ente p o ssed u ta dal dem onio e, p e r quanto è possibile, consenziente» (De exorcismis etsupplica-
tionibus quibusdam, praenotanda, n. Ì6).
9Rituale R om anum , Tit. X II, De exorcizandis obsessis a daemonio, Cap. I, n. 3. P a re che la form ulazio
ne di questi c riteri sia isp irata all’insegnam ento di sa n Filippo N eri (cf P. D ondelinger -M andy, Le
R ituel des exorcisme dans le R ituale Rom anum de 1614, cit., p. 107; p e r altri approfondim enti cf ìbìd.,
pp. 107-112) e su ccessiv am en te com pletata alla luce di u n a N ota del S a n t’Uffizio del 1 aprile 1947 (cf
H. S chmidt , E ditio typica 1952 R itualis R om ani, in «Periodica de re m orali, canonica e t liturgica» 41
[1952] 174; «E phem erides L iturgicae» 66 [1952] 223).
10Di p e r sé il Rituale del 1614 non fu m ai form alm ente abrogato. Infatti la C ongregazione p e r il culto
divino e la disciplina dei sacram enti, fin dall’inizio, d ette il p e rm e sso di c ontinuare ad u sa re il R ituale
p re ce d en te in con tem p o ran ea col nuovo. Si legge, infatti, in una N ota del 27 gennaio 1999: «Poiché
al Vescovo diocesano, nella diocesi a lui affidata, com pete la m oderazione della S acra L iturgia e
l’esercizio del m unus p astorale, egli stesso , dopo aver ponderato in m aniera m atu ra la cosa, al fine
di sollevare con m iserico rd ia i fedeli nella lotta contro il p o tere del diavolo, p o trà ch ied ere alla Sede
A postolica che il sacerd o te, al q uale sa rà affidato l’incarico di e so rcista, p o ssa u tilizzare il rito fino ad
o ra in uso secondo il titolo XII del R ituale Rom ano (ed. 1952) » («Notitiae» 35 [1999] 156). N onostante
Indem oniati ed esorcismi: alcuni chiarim enti dal punto di vista terminologico 13
la prom ulgazione del m.p. Su m m o ru m Pontificum pare che la facoltà di celeb ra re la litu rg ia in form a
stra o rd in a ria non com prenda anche il R ituale degli esorcism i del 1614, p e r cui è ancora necessario
o tte n e re il p e rm e sso della S anta S ede p e r il suo u so legittim o (cf R.E. J enkins , Exorcismo, cit., p. 858).
" De exorcismis et supplicationibus quibusdam, praenotanda, n. 16. La traduzione italiana qui e altrove
è p re sa dall’edizione CEI del 2001 (C onferenza E piscopale Italiana , R ito degli esorcismi e preghiere
per circostanze particolari, C ittà del V aticano 2001), da noi riveduta, dove ne ce ssa rio , tenendo conto
delle em endazioni deW’editio typica latina del 2004.
12 M. C onte a C oronata, Institutiones Iuris Canonici. De Sacram entis, cit., p. 1030.
13 F.M. Cappello , Tractatus canonico-moralis De Sacram entis, cit., p. 83.
14 D avide Salvatori
«Si dice solenne quell’esorcismo che viene fatto in forma solenne, come
descritto nel Rituale romano sotto la rubrica Ritus exorcizandi obsessos a
daemonio e presuppone che si tratti di una persona veramente assediata,
invasa o posseduta dal demonio. L’esorcismo semplice è quello che si fa per
contenere o frenare il demonio affinché non nuoccia agli uomini, usando la
formula del medesimo Rituale romano descritta nella rubrica Exorcismus in
Satanam et angelos apostaticos [comunemente appellato come esorcismo di
Leone XIII]»14.
u M. C o n t e a C o r o n a t a , Institutiones Iuris Canonici. De Sacram entis, cit., pp. 1031-1032; cf p ure F.X.
W e r n z - P. V id a l , Ius Canonicum . De Rebus, IV /1, Rom ae 1934, p. 408.
15Cosi, infatti, viene denom inato nel De exorcismis et supplicationibus quibusdam, sia nei suoi praeno-
tanda che nelle ru b rich e e nell’eucologia.
16E anche denom inato «esorcism o solenne» o «grande esorcism o» (Catechismo della Chiesa Cattolica,
C ittà del Vaticano 199 92, n. 1673; Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio, C ittà del Vaticano
2005, n. 352).
17 Nella citata L ettera della C ongregazione p e r la d o ttrin a della fede del 29 se tte m b re 1985 si parla
in obliquo dell’esorcism o m aggiore, denom inato exorcismus proprie dictus, che si può tra d u rre con
l’e sp ressio n e «esorcism o p ropriam ente detto» o «esorcism o vero e proprio» (C o n g r e g a t io p r ò D o c -
TRINA F i d e i , L e tte ra Inde ab aliquot annis, cit., pp. 1169-1170).
18 M. C o n t e a C o r o n a t a , Institutiones Iuris Canonici. D/e Sacram entis, cit., p. 1030; F.M. C a p p e l l o ,
Tractatus canonico-moralis De Sacram entis, cit., p. 83. Di p e r sé nei libri liturgici della liturgia in form a
strao rd in aria questi tipi di esorcism o sono denom inati exorcismi, senza altre qualificazioni. N ella litu r
gia, invece, in form a o rd in aria questi tipi di esorcism i vengono denom inati esorcismi in form a semplice
o esorcismi m inori {De exorcismis et supplicationibus quibusdam , praenotanda, n. 8), oppure esorcismi
in fo rm a semplice (Catechismo della Chiesa Cattolica, cit., n. 1673) o esorcismi in fo rm a ordinaria (Ca
techismo della Chiesa Cattolica Compendio, cit., n. 352) o sem plicem ente esorcismo o esorcismo minore
(Rituale R om anum . Ordo Initiationis Christianae A dultorum , n. 101 e n. 113).
18F.M. C a p p e l l o , Tractatus canonico-moralis De Sacram entis, I, cit., p. 84.
Indem oniati ed esorcismi: alcuni chiarimenti dal punto di vista terminologico 15
ghiere della Chiesa, poiché non è fatto a nome di Essa, ma perché gli
effetti sono ottenuti solo in virtù del nome di Dio e di Gesù Cristo»20.
\
20L. cit.
21De exorcismis et supplicationibus quibusdam , praenotanda, n. 15.
22 C onferenza E piscopale Italiana , Rito degli esorcismi e preghiere per circostanze particolari, cit.,
praenotanda, n. 12.
16 D avide Salvatori
«Il “Rito degli esorcismi” propone nell’Appendice I (nn. 1-12) una serie di
celebrazioni e preghiere, diverse da quelle dell’esorcismo vero e proprio,
che possono essere usate dai fedeli, sia personalmente sia comunitariamen
te sotto la guida di un sacerdote. E doveroso che i fratelli sofferenti siano
accompagnati dall’aiuto orante della comunità cristiana, ma in tali incontri
di preghiera deve essere accuratamente evitato ogni abuso e ambiguità. Per
questo è importante fare riferimento alle direttive della Congregazione per
la Dottrina della Fede neli’Istruzione circa le preghiere per ottenere da Dio la
guarigione»™.
a Ibid., n. 15.
2t C o n g re g a tio PRO D o c tr in a Fidei, L ettera Inde ab aliquot annis, cit., p. 1169.
Indem oniati ed esorcismi: alcuni chiarim enti dal punto di vista terminologico 17
28 «M ulierem exorcizans, se m p e r secu m h a b e a t h o n e stas p erso n as, quae o b sessam ten ean t, dum
e x ag itatu r a daem onio» (ibid., cap. I, n. 19).
29Nella orazione dopo il prim o esorcism o: «Tres c ru ce s se q u e n te s fiant in p e cto re daem oniaci» (ibid.,
cap. II, n. 4).
30 Cf De exorcismis et supplicationibus quibusdam , praenotanda, n. 13.
31 «Tra questi aiuti si d istin g u e l’esorcism o solenne, che è una celebrazione liturgica, d etto anche
“g ra n d e e so rcism o ”» (ibid., n. 11).
Indem oniati ed esorcismi: alcuni chiarimenti dal punto di vista terminologico 19
32 «R iguardo a coloro che sono battezzati e che, a causa di un vizio o di un peccato, vengono in seguito
posseduti dal dem onio, la tu a sollecitudine ti po rta a ch ied ere se possano o debbano e sse re segnati
dal presb itero o dal diacono. R iguardo a ciò non è lecito procedere, a m eno che non l’abbia ordinato
il vescovo. Infatti non si deve im p o rre la m ano su costoro a m eno che il vescovo non abbia conferito
loro l’autorità di farlo. A ffinché poi ciò avvenga, è prerogativa del vescovo o rd in are che il p resbitero
o gli altri chierici im pongano la m ano su di loro» ( I n n o c e n z o I, Epistula XXV, in PL XX, col. 558).
33 C f B e n e d e t t o XIV, L e tte ra Sollicitudini, cit., p. 938, § 43; Id., L e tte ra enciclica Magno cum anim i,
2 giugno 1751, in Codicis Iuris Canonici Fontes, cit., II, n. 413, p. 331, § 34; S a c r a C o n g r e g a t io d e
P r o p a g a n d a F id e , Istru z io n e ad Episcopum Scodren., 11 se tte m b re 1779, ibid., V II, n. 4581, p. 121.
34 C f M. C o n t e a C o r o n a t a , Institutiones Iuris Canonici. De Sacram entis, cit., p. 1030.
20 D avide Salvatori
35«N essuno, provvisto della p o te stà di e sorcizzare, può p roferire legittim am en te e sorcism i sui p o sse
duti, se non abbia ottenuto dall’O rdinario p ecu liare ed e sp re ssa licenza».
56 Cf AAS 64 (1972) 529-534.
31 P e r un inquadram ento globale vedasi M. R i v e l l a , Rapporto fra Codice di diritto canonico e diritto
liturgico, in QDE 8 (1995) 193-200.
J* Catechismo della Chiesa Cattolica, cit., p. 468, n. 1673.
Indem oniati ed esorcismi: alcuni chiarimenti dal punto di vista terminologico 21
A mo’ di conclusione
Come s’è visto dall’analisi condotta, esiste un’uniformità di ter
minologia e d’interpretazione riguardo alla figura dell’esorcista e alla
persona dell’indemoniato, diversamente dall’accezione di esorcismo,
il cui significato può essere considerato anche in senso oltremodo
lato, comprendendo l’esorcismo pubblico-solenne, pubblico-semplice
e privato. Il nuovo Rito degli esorcismi, come abbiamo visto, ha per
messo d’avere una comprensione migliore e più sistematica di tutti
gli esorcismi, anche quello di Leone XIII. Anzi il nuovo Rituale, inse
rendo apertamente l’esorcismo maggiore e minore nel contesto della
preghiera liturgica, ne ha direttamente ed esplicitamente sottolineato
11 carattere pubblico, esprimendo, quindi, meglio la sua natura di
sacramentale, in cui agisce l’ex opere operantis Ecclesiae, come inse
gnato nell’enciclica Mediator Dei41e ribadito dal concilio Vaticano II42.
Questione diversa è quella che concerne l’esorcismo privato,
che non può essere considerato un’azione liturgica in senso stretto.
Pur essendo esso un sacramentale in cui agisce l’ex opere operantis
Ecclesiae, il ministro, però, non agisce nomine Ecclesiae.
RITUALE DEL 1614 Tit. XII, Cap. II: Rito Tit. XII, Cap. Ili:
(edizione del 1952) per esorcizzare i pos Esorcismo contro
seduti dal demonio satana e gli angeli
apostati
RITUALE DEL 2004 Cap. I: Rito dell’e Appendice I: Pre Appendice II: Pre
sorcismo maggiore ghiere ed esorcismi ghiere ad uso priva
Cap. II: Testi a scelta per circostanze par to dei fedeli
ticolari
D a v id e S alv a to r i
Piazzale G. Bacchetti, 4
40136 Bologna
di diritto ecclesiale
27 (2014) 23-55
Il ministro deiresorcismo
di Fabio Franchetto
1Rituale Rom anum . De exorcismis et supplicationibus quibusdam. E ditio typica em endata 2004, C ittà
del Vaticano 2013. C iterem o i Praenotanda del DESQ n ella versione italiana (C onferenza E piscopale
Italiana , Rito degli esorcismi e preghiere per circostanze particolari, C ittà del Vaticano 2001).
24 Fabio Franchetto
tentazioni, non si può non osservare come nel tempo che vede Gesù
di Nazareth annunciare il regno di Dio, una sua tipica attività sia pro
prio quella dell’esorcista, per cui la gente grida ammirata: «Comanda
persino agli spiriti immondi e gli obbediscono» (Me 1, 27)2.
Pietro sintetizza il ministero di Gesù con queste parole: «Passò
beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del
diavolo» (At 10, 38).
Gesù stesso presenta la cacciata di Satana dalla vita dell’uomo e
la sua sconfitta come uno dei segni della presenza del Regno di Dio:
«Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto
fra voi il Regno di Dio» (Mt 12, 28; cf CCC 550).
In tal senso, paiono ormai superate quelle riserve di origine
bultmanniana che vedevano negli episodi evangelici, in cui compare
Satana, l’espressione di categorie della cultura antica, che attribuiva
a cause soprannaturali fenomeni che oggi possono essere tranquilla
mente spiegati con le categorie scientifiche:
«Benché all’interno di una visione equilibrata e matura della fede la demono
logia non occupi certo il primo posto, è comunque sensato chiedersi se una
radicale demitizzazione (in senso bultamanniano) della figura del Demonio
non rischi di compromettere l’effettiva portata del messaggio evangelico e
dell’azione salvifica di Cristo»3.
2Cf G io v a n n i P a o l o II, U dienza g en erale, 3 giugno 1998, in Insegnam enti di G iovanni Paolo II, X X I/1,
C ittà del Vaticano 2000, p. 1273, n. 3.
3M a liberaci dal Maligno. E ditoriale, in «La Scuola Cattolica» 135 (2007) 205.
Il ministro dell’esorcismo 25
potenze del male questo annuncio è allo stesso tempo una lotta contro queste
potenze. I messaggeri di Gesù mirano, al suo seguito, ad una esorcizzazione
del mondo, alla fondazione di una nuova forma di vita nello Spirito Santo, che
liberi dall’ossessione diabolica»4.
*J. RATZINGER, Gesù di N azaret, C ittà del Vaticano - M ilano 2007, pp. 207-208.
5 G io v a n n i P a o l o II, U dienza generale, 20 agosto 1986, in Insegnam enti di G iovanni Paolo II, IX /2,
C ittà del Vaticano 1987, p. 397, n. 2.
6 Così scrive il biblista M aggioni circa gli e sorcism i da p a rte di G esù nel Vangelo di M arco: «G esù -
con la sua obbedienza e la su a cro ce - h a vinto S atana alla radice e definitivam ente, tu ttav ia Satana
continua ad e sse re il ten ta to re , che toglie la Parola al cuore dell’uom o (4,15) e im pedisce al discepolo
di c o m p ren d ere (8,33). Vale p e r l’intero Nuovo T estam ento: in tu tti i p assi in cui si p arla della caduta
di S atana al “g ià ” si colloca un “non an co ra”. Nulla è ancora definitivam ente so ttra tto alla m inaccia di
S atana: né il cuore dell’uom o (5,15), né il m ondo pagano divenuto cam po della m issione c ristian a e
testim o n e delle m eraviglie di Dio (5,17), né gli ste ssi discepoli (8,33). S atana continua a ra llen ta re il
cam m ino della P arola che lo sconfigge [...]. In u n a parola, il dem onio c erc a di o tte n e re dal discepolo
ciò che non è riuscito ad o tte n e re da G esù. [...] C om unque, nel tem po della C h iesa la possibilità della
vittoria su S atana re sta possibile: G esù invia i suoi discepoli ad an n u n ciare il R egno e a lib erare gli
uom ini dagli spiriti m aligni (3,15; 6,7.13; 16,17)» (B. M a g g io n i , Era veram ente uomo, M ilano 2001,
pp. 139-140).
26 Fabio Franchetto
Non c’è dubbio, quindi, che sia stata la memoria dei gesti di Ge
sù, come pure la prassi apostolica, ad ispirare la prassi della Chiesa
antica per quanto riguarda gli esorcismi7.
Il ministro dell’esorcismo
L’attuale normativa canonica - come pure quella risalente al
Codice del 1917 - colloca gli esorcismi all’interno del Libro IV, nel
titolo che riguarda i sacramentali8. Si tratta quindi di un segno sacro
attraverso il quale «la Chiesa adempie la funzione di santificare» (can.
843 § 1) ed esercita la funzione sacerdotale di Gesù Cristo (cf can.
834 §1).
Attraverso la celebrazione dei sacramentali - e quindi anche
dell’esorcismo - «vengono significati e ottenuti per l’impetrazione
della Chiesa effetti soprattutto spirituali» (can. 1166) per la santifica
zione degli uomini (cf can. 834 § 1).
L’esorcismo e il ministero dell’esorcista trovano esplicita trat
tazione nel Codice solo al can. 1172, in riferimento agli esorcismi
sugli ossessi; anzi, il contenuto del canone ha la preoccupazione di
definire - in negativo e in positivo - chi sia il ministro dell’esorcismo
e ad esso si limita, senza affrontare l’argomento della natura di questo
sacramentale. Alla normativa contenuta nel can. 1172, però, si devono
aggiungere le norme liturgiche contenute nei Praenotanda del DESQ,
secondo quanto previsto dal can. 2.
La norma codiciale come pure quelle liturgiche sono chiare nel
riservare tale sacramentale al ministro ordinato, munito di debita li
cenza. Diversa invece è la terminologia adottata; il can. 1172 parla di
«presbitero», mentre suona chiaro quanto viene scritto nei Praenotan
da'. «In questo libro, il termine “esorcista” significa sempre “sacerdote
esorcista”» (Praenotanda DESQ n. 13).
La formulazione del primo paragrafo del can. 1172 con la pro
posizione «Nemo exorcismos in obsessos proferre legitime potest», po
trebbe lasciare intendere che chiunque - sacerdote, diacono o laico
- possa proferire esorcismi9; unico requisito richiesto è la licenza
Sacerdos
I testi più antichi si limitano a menzionare la presenza e l’ese
zio del ministero dell’esorcismo esercitato dalla Chiesa, in continuità
con l’operato di Gesù e la prassi apostolica; lasciano poi intendere
come esso potesse essere esercitato anche da laici10. Resta comunque
aperta la questione sulla natura di tali atti11.
La presenza di esorcisti come funzione ministeriale parrebbe
attestata nella Chiesa di Roma già nel 250, anche se appare prematuro
parlare di un ordine12.
In ogni caso, un po’ alla volta, si arrivò a istituzionalizzare tale
funzione, fino a stabilire l’ordine dell’esorcistato (IV sec.). L’istituzio
nalizzazione dell’ordine degli esorcisti non impedì comunque, in un
primo tempo, che altri - chierici o laici - continuassero a praticare
esorcismi13. L’esorcistato, poi, arrivò a configurarsi ben presto come
un passaggio e una preparazione a ricevere gli ordini maggiori e solo
in casi molto rari l’esercizio di tale funzione era demandato ai chierici
che avevano ricevuto solo tale ordine minore14.
In effetti, già nella lettera di Innocenzo I a Decenzio di Gubbio
(410) si suppone che l’esorcismo sia operato per lo più da presbiteri
o da diaconi, ma non si escludono altri ministri; in tale lettera, inol
tre, emerge come i medesimi abbisognino deH’autorizzazione del
vescovo15.
scopus praeceperit, non licet. Nam eis m anus im ponenda om nino non est, nisi episcopus auctoritatem
d e d erit id efficiendi. U t autem fiat, episcopi e st im perare, ut m anus eis vel a p resb y tero vel a c aeteris
clericis im ponatur» ( I n n o c e n z o I, Epistula 25, Si in stitu ta ecclesiastica, cap. V I, in PLX X , col. 558).
16P a o l o V, R ituale R om anum . De exorcizandis obsessis a daemonio (17 giugno 1614), V enetiis 1749. Tali
espressioni rim angono invariate nelle successive riedizioni operate da B enedetto XIV, com e p u re in
quelle di L eone X III e Pio XII.
17A. S a n t o r i , R ituale sacram entorum rom anum , p. 677, citato in P. D o n d e n l in g e r -M a n d y , Le rituel des
exorcismes dans le R ituale R om anum de 1614, in «La M aison Dieu» n. 183-185 (1990) 103.
18H. BARRUFALDO, A d R ituale R om anum Comm entaria, Venetiis 1763, p. 226, nn. 8-9.
19«In casu vero, quod C lericus exorcista m unus istud exerceret, se ab ilio a b stin ere deb eret, si a d esset
p ra ese n s aliquis in suprem o O rdine constitutus, qui solus, hac n o stra aetate, officium pellendi Dae-
m ones praestaret» (ibid., p. 226, n. 12).
20 «Prim um dubium est: an qui non su n t hoc exorcistatus ordine initiati, p o ssu n t en erg u m en o s exor-
cizare? N egat P h ilib e rtu s [...] a sse ren s, n ecp u b lice, nec secreto, nec in dom ibus, aut E cclesia posse
Il ministro dell’esorcismo 29
non ex o rcistas exorcism is a co rp o rib is hu m an is daem ones p ellere [...]. A ffirm ant S uarez [...] et
S anchez [...] d icentes, quod si exorcism i sin t ab E cclesia probati p o ssu n t a quolibet fideli exerceri:
om nes enim fideles p o testa tem h a b e n t a C hristo pellendi daem ones, iu x ta eius prom issionem [...].
U tram que opinionem re fe ru n t S alm aticenses [...] e t v id etu r a d h ere re affirm ative, dum m odo non ex
professo, aut pubblice, e t p assim non ordinati id faciant; se d in aliquo p a rticu la ri casu, ex Dei in te
riori instinctu, u t in vitis S a nctorum , de servis Dei Laicis, aut S anctis m ulieribus legitur: siquidem
solem niter, e t ex officio hoc m in isteriu m ad E xorcistas o rdinatos tan tu m spectat» (J. C l e r ic a t u s , De
Ordine Sacram ento Decisiones, V enetiis 1738, dee. XIX, n. 41, pp. 157-158).
21 «Ob dignitatem adeo em inentem , p e r quam su p er A ngelos, e t D aem ones evehuntur. Ratio notissim a
est, quia, cum p ra e te r exorcism os, perfici quoque d e b ea n t m ultae b e nedictiones, cum haec om nia
explere n eq u eat sim plex exorcista, convenientius fiunt p e r Sacerdotem » (H. B a r r u f a l d o , A d R ituale
R om anum C om m entario, cit., p. 226, nn. 9-10).
22 «Nemo, p o testa te exorcizandi p raed itu s, exorcism os in ob se sso s pro ferre legitim e potest, nisi ab
O rdinario pecu liarem e t e x p ressam licentiam obtinuerit» (can. 1151 § 1 CIC /17).
23 «Haec licentia ab O rdinario c o n ce d atu r tantum m odo sacerdoti pietate, prudentia ac vitae in tegritate
praedito; qui ad exorcism os ne p rocedat, nisi postquam diligenti p ru d e n tiq u e investigatione com pe-
re rit exorcizandum e sse rev era a d aem one obsessum » (can. 1151 § 2 C IC /17).
21 F.M. Cappello , Tractatus canonicus-m oralis De Sacram entis, I. D e S acram entis in g enere, de Bapti-
sm o, de C onfirm atione, de E ucharistia, Torino 19536, p. 83; così anche R. L esage: «L’ex o rcistat n ’est
n u llem ent depouillé d e s préro g ativ es que lui re co n n a it le pontificai. Le clerc qui en e st revetu obtient
rad icalem en t e t a u th e n tiq u e m e n t le pouvoir de c h a s se r les dém ons, en im posant les m ains aux éner-
g u m èn es, q u ’ils soient b a p tisé s ou sim ples catéchum énes. M ais, d a n s l’actuelle discipline, ce pouvoir
e s t lié. Le titu laire de l'ordre ne p e u t en u se r avant d ’avoir r e fu le sacerdoce» (R. L esage , Exorcistat,
in A a .Vv., Catholicisme, a c u ra di G. Jacquem et, IV, P aris 1956, p. 946). F orget parlava a d d irittu ra
di un im perium che e ra conferito al chierico con l’o rdine dell’eso rcistato a p a rtire dall’espressione
30 Fabio Franchetto
spiritualis im perator c h e il Pontificale Rom ano riferiva all’eso rcista , p e r l’au to rità che esercitav a
sugli spiriti infernali (cf J. F o r g e t , Exorciste, cit., p. 1783). Significativo anche l’am m onim ento fatto
in W ernz - Vidal: «Clerici m inorum ordinum p ra e te r iura clericorum ton su rato ru m p o testate ordinis
su n t in stru cti, quae verbis ritu s ordinationis sa tis exprim itur. P ra e sertim exorcistae cavere debent,
ne lim ites suae p o testa tis ex vigenti E cclesiae disciplina statu to s tran sg red ian tu r, cum exercitium
p o testa te exorcizandi sit re serv a tu m sacerdoti pecu liari e t e x p ressa licentia m unito» (F .X . W e r n z -
P. V id a l , Ius canonicum , II. D e P ersonis, Roma 1928, p. 81).
25 Cf P a o l o VI, m .p. M inisteria quaedam , 15 a g o sto 1972, in AAS 64 (1972) 529-534; EV 4, nn.
1749-1770.
26 II canone risultava p re sso c h é invariato: «Can. 368. § 1 Nem o, p o testate exorcizandi p raeditus,
exorcism os in o b sesso s pro ferre legitim e potest, nisi ab O rdinario peculiarem e t expressam licentiam
obtinuerit. § 2 H aec licentia ab O rdinario c o n ce d atu r tantum m odo sacerdoti pietate, p ru d e n tia ac
vitae in te g rita te praedito» ( P o n t i f i c i a C o m m is s io C o d ic i I u r i s C a n o n i c i r e c o g n o s c e n d o , C onventus
dd. 9-12 octobris 1978, A ppendix, T itu lu s V II D e Sacram entalibus, in «Com m unicationes» 13 [1981]
443); «Sacra C ongregatio prò S acram en tis e t C ultu Divino h a s fecit anim adversiones: [...] Can.
3 6 9 : La norm ativa qui rip o rta ta sugli esorcism i dovrebbe poggiare su un chiaro richiam o al senso
teologico dell’esorcism o stesso , in m odo che sia posto in risalto, accanto all’imprecatio diaboli, anche
Yinvocatio Spiritus Sancti. Si pensa, inoltre, di togliere potestate exorcizandi praeditus che se m b ra rife
rirsi al vecchio O rdine m inore dell’E sorcistato. N B . S em bra opportuno ag giungere un Can. 370 che
rip ren d a il Can. 1153, p erch é si tra tta di altro tipo di esorcism o» (ibid., n ota 1) ; «De can. 7. S uggestum
e s t u t e x p u n g an tu r ex § 1 h a ec verba “p o testa te exorcizandi p ra ed itu s”. S uggestio om nibus placet»
( C o e t u s s t u d i o r u m «De l o c i s e t d e t e m p o r i b u s s a c r i s d e q u e c u l t u d iv in o » , adunatio diei 2 februarii
1980, in «Com m unicationes» 12 [1980] 387).
Il ministro dell’esorcismo 31
27A rig o r di logica si p o treb b e cogliere u n residuato della possibilità in quel m em o» p re sen te nel can.
1172 § 1, e sp ressio n e che non fa alcuna d istinzione tra chi è sacerd o te e chi non lo è: «Il can. 1172 § 1
afferm a che p e r p roferire leg ittim am en te gli e sorcism i b isogna o tte n e re la e sp re s sa licenza dell’ordi
nario del luogo. M a p o treb b e o tte n e re tale licenza qualsiasi chierico in quanto il testo non distingue
e si p o treb b e a d d irittu ra p re su m ere che p o ssa o tte n e re la licenza anche u n laico» (G. B r u g n o t t o , Il
ministero del sacerdote esorcista..., cit., p. 90). Infine si può n o tare com e l’esorcism o, sia nel C odice sia
nel C atechism o della C hiesa cattolica, sia annoverato fra i sacram entali; il C atechism o così si e sp ri
m e sui sacram en tali in sen so generale: «Essi derivano dal sacerdozio battesim ale: ogni battezzato è
chiam ato ad e sse re u n a b enedizione e a b en ed ire. P e r questo anche i laici possono p resied ere alcune
benedizioni; più u n a b enedizione rig u a rd a la v ita ecclesiale e sacram en tale, più la sua p resid en za è
rise rv a ta al m inistro ordinato (vescovo, p resb iteri o diaconi)» (CCC 1669).
28 «L’esorcism o solenne, chiam ato “g ra n d e eso rcism o ”, può e sse re praticato solo da un presb itero e
con il p e rm e sso del Vescovo» (CCC 1673).
29 Cf P o n t if i c i a C o m m is s io C o d ic i I u r is C a n o n ic i r e c o g n o s c e n d o , Codex iuris canonici. S chem a
C odicis Iuris C anonici iuxta an im adversiones S.R.E. C ardinalium , E piscoporum C onferentiarum ,
D icasteriorum C uriae R om anae, U niversitatum Facultatum que ecclesiasticaru m necnon S uperiorum
in stitu to ru n vitae co n se cra ta e recognitum : P atrib u s C om m issionis re serv a tu m , C ittà del Vaticano
1980, p. 255.
30 Cf P o n t if i c i a C o m m is s io C o d ic i I u r is C a n o n ic i r e c o g n o s c e n d o , Codex iuris canonici. S chem a
novissim um p o st consultationem S.R.E. C ardinalium , E piscoporum C o nferentiarum , D icasteriorum
C uriae R om anae, U niversitatum F a cultatum que e cclesiasticaru m necnon S uperiorum in stitutorun
vitae co n se cra ta e reco g n itu m , iu x ta P a tru m C om m issionis deinde em en d atu m q u e atque Sum m o
Pontifici p raesen tatu m , C ittà del V aticano 1982, p. 207.
32 Fabio Franchetto
della fede37, dove - per quanto riguarda gli esorcismi - si rinvia alla
normativa del can. 1172 e alla succitata Lettera Inde ab aliquot annis.
La licenza
Necessità della licenza
La formulazione del can. 1172 è perentoria: «nemo [...] nisi ab
Ordinario loci peculiarem et expressam licentiam obtinuerit».
Già nella menzionata lettera a Decenzio di Gubbio del 410, il papa
Innocenzo I affermava che solo al vescovo era lecito imporre le mani
sugli ossessi; i presbiteri e i diaconi lo potevano fare solo se avevano
ricevuto l’autorità dal vescovo e ciò poteva accadere quando risultava
faticoso condurre l’ossesso dal vescovo38. E tuttavia la prassi doveva
essere alquanto disattesa, se l’autorità doveva intervenire contro gli
abusi.
Come abbiamo osservato, il rituale di Paolo V riservava la cele
brazione degli esorcismi al sacerdote o ad altro ministro legittimo.
Barrufaldo commenta l’espressione «alius legitimus Ecclesiae
minister» come riferentesi non tanto al sacerdote in senso generico,
quanto al chierico esorcista; egli può compiere esorcismi, qualora si
verificasse l’impossibilità di reperire un sacerdote esperto, purché
sia ben istruito e abbia ricevuto la potestà dall’ordinario39. E dunque
il chierico esorcista che avrebbe bisogno della licenza; e tuttavia do
vrebbe astenersi dall’esercitare la sua funzione se fosse presente un
sacerdote40.
Il Clericato, invece, afferma chiaramente che la licenza sia ne
cessaria per tutti coloro che hanno ricevuto l’esorcistato, senza di
stinguere tra chi ha ricevuto solo l’esorcistato e chi invece è già
sacerdote, tra chierici diocesani o religiosi; la necessità è motivata
per la delicatezza del ministero che richiede prudenza e santità di
37 C ongregatio PRO DoCTRINA FlDEI, In stru c tio de orationibus ad obtinendam a D eo sanationem Ar-
dens felicitatis, 14 se tte m b re 2000, in E V 19, n. 1291.
38 Cf supra nota 15.
39 «N eque p e r hoc quod ru b rica dicit: seu quilibet alius legitim us E cclesiae m inister, intelligi d e b et de
S acerdote in g e n ere loquendo, se d respective; nem pe si d a re tu r casus, in quo S acerdos p e ritu s non
a d esset, e t e converso, C lericus re p e rire tu r b e n e in stru ctu s, tunc clerici ex orcistae m unus e ss e t hoc
officium p ra esta re. Ubi nota, quod p e r legitim us, venit ille tan tu m qui po testatem h a b e t delegatam ,
seu facultativam ab O rdinario: c a e te ri p o ssu n t e sse M inistri, sed non legitim i, quia ab O rdinario non
approbati» (H. BARRUFALDO, A d R ituale R om anum Com m entaria, cit., p. 226, nn. 10-11).
40 «In casu vero, quod C lericus exorcista m unus istud ex erceret, se ab ilio ab stin e re d eb eret, si adesse
p ra ese n s aliquis in suprem o O rdine c o n stitu tu s, qui solus, hac n o stra e aetate, officium pellendi Dae-
m ones p ra esta ret» (ibid., p. 226, n. 12).
34 Fabio Franchetto
11 «Secundum dubium est: an o m nes initiati E xorcistatus ordine p o ssin t statim , absque alia Superioris
licentia ex ercere hoc m in isteriu m , e t e n erg u m en o s adiurare? R espondetur negative, quia ex Consti-
tutionibus Synodalibus fere om nium dioceseon, e t ex Conciliis Provincialibus uniu scu iu sq u e bene
directae provinciae, re q u ire n d a e st licentia in sc rip tis ab O rdinario [...]. Scio, P. C andidus Brognolum
O rdinis m inoris refo rm ato ru m , seu strictio ris O bservantiae S. F rancisci, exim ium non m inus exor-
cistam , quam theologum , conqueri de huiusm odi episcopalibus prohibitionibus [...]. Sed non iure,
quia cum in hoc m in isterio opus sit sa n ctitate, e t prudentia; ac ob defectum alteriu sq u e scandala
E xorcistae freq u e n ter excitaverint, s p e c ta t ad O rdinarios locorum ea im pedire, e t obligare exorcistas
u t prius episcopalem o b tin ean tlicen tiam » (J. C l e r ic a t u s , De Ordine Sacram ento Decisiones, cit., dee.
XIX, n. 42, p. 158).
42 C hiara e d e te rm in a ta a questo proposito è u n a lettera del Card. M a resco tti del S a n t’Uffizio agli
arcivescovi e a tu tti gli o rdinari dell’Italia, del 5 luglio 1710: «E ssendo stati ra p p re se n tati alla S antità
di N ostro Signore i gravi disordini, che seguono dalla m oltiplicità delli esorcism i, che quasi univer
salm ente s ’inventano e si p raticano dalle p erso n e destinate ad esorcizzare, e volendo la m edesim a
colla sua P astorale sollecitudine d a re a tali inconvenienti il n ece ssa rio provvedim ento, uditi prim a
li p a reri di questi m iei E m inentiss. C olleghi Signori C ardinali, G enerali, Inquisitori, h a stabilito che
p e r m ezzo di q u e sta S acra C ongreg. s’ordini a tu tti gli Arcivescovi, V escovi, ed altri O rdinari d ’Italia
e dell’Isole adiacenti, siccom e colla p re sen te s ’o rdina a V.S. che in avvenire non p e rm e tta , che alcuno
S acerdote tanto Secolare quanto regolare, sia am m esso all’esercizio di E sorcista, sen za che prim a
le consti della di lui pietà, in te g rità di vita e p ru d en za, e senza che abbia tu tte le qualità rice rca te p e r
tale am m inistrazione dal R ituale Rom ano. Vuole inoltre sua B eatitudine, che Ella in sista con tu tta la
sua attenzione e vigilanza, acciocché, le p ersone, che da lei sa ran n o stim ate capaci di tal m inistero, si
vagliano della direzione del sopradetto Rituale Rom ano, e che non p re te risca n le regole che in quello
si prescrivono. T anto S.V. dovrà e se g u ire p e r ubbidire e sa ttam e n te alli santi e suprem i ordini di sua
B eatitudine, e Dio la prosperi» (Lettera Circolare della Sacra Congregazione del S. Officio, circa l ’ob
bligo e la qualità dei Sacerdoti da am m ettersi all’esercizio dell’Esorcista, in F .L . F e r r a r is , Bibliotheca
Canonica Iuridica M oralis Theologica, II, Rom ae 1886, pp. 491-492).
43 «Nel ricorso a noi inoltrato, si fa anche m enzione di un altro inconveniente, che, cioè, i regolari
esorcizzano sen za il v ostro p erm esso . M a non si dice se da voi o nei v ostri sinodi o nei v ostri editti è
stato stabilito che n e ssu n sacerd o te, né secolare, né regolare, osi eso rcizzare sia nella propria diocesi
sia in quella di altri, sia d entro che fuori del convento, se prim a non sia stato da voi approvato e senza
aver prim a otten u to da voi il perm esso. Q uesto è quanto deve e sse re adem piuto e che dai vescovi
suole e sse re garan tito , com e si può v ed ere p resso il C lericato, De sacram ento Ordinis, dee. 19, num .
42, dove cita i sinodi episcopali. Se nondim eno, dopo che voi avrete preso opportuni provvedim enti,
p e r quanto dipende d a voi, su quella m ateria e su quella degli oratori privati, i vostri ordini saranno
violati e tra s c u ra te le pene da voi im poste e inflitte, senza dubbio Noi non m ancherem o al nostro uf
ficio, deponendo a vostro favore tu tta la N o stra autorità. P erché quello che più ci p rem e è che i diritti
dei vescovi, che sono n o stri fratelli, siano garan titi e tutelati» (B e n e d e t t o XIV, lett. enc. Magno cum
anim i, 2 giugno 1751, in CIC Fontes, a c u ra di P. G asparri, II, Rom ae 1935, p. 331, n. 34). La neces-
Il ministro dell’esorcismo 35
sità della licenza è afferm ata an ch e in una le tte ra della C ongregazione de Propaganda Fide (S.C. d e
P r o p a g a n d a F id e , istruz. [ad Ep. S codren.], 11 se tte m b re 1779, in CICFontes, cit., VII, p. 124, n. 1).
" Q uindi appare chiaro com e aver ricevuto l’o rdine m inore dell’e sorcistato non significa go d ere della
licenza di poter proferire e sorcism i (cosa che a volte viene afferm ata da taluni sacerdoti) : ciò non era
possibile nem m eno sotto la vigenza del CIC 1917. Cf anche R. S e r r e s L o p e z d e G u e r e n u , E l nuevo
ritual de exorcismos: anotaciones canónicas, in «E studios E cclesiasticos» 78 (2003) 755.
i5 C o n g r e g a t o p r ò D o c t r i n a F id e i, E pistula Inde ab aliquot annis, cit., pp. 1169-1170, n. 3.
46 D a a g giungere, poi, che la L e tte ra proibisce l’uso di p re g h ie re non previste dal Rituale: «Ai fedeli
non è nep p u re lecito u sa re la form ula dell’esorcism o contro satan a e gli angeli ribelli, e stra tta da quel
la pubblicata p e r ordine del Som m o Pontefice L eone XIII, e m olto m eno è lecito u sa re il testo integrale
di questo esorcism o» (ibid., p. 1169, n. 2). In q uesto caso, la proibizione va riferita sia ai sacerdoti che
ai laici (visto che si u sa il term in e «fedeli», christifideles).
a G . B r u g n o t t o , Il m inistero del sacerdote esorcista..., cit., p. 91. Non sem b ra possibile che il vescovo
diocesano dispensi dal p re sc ritto del can. 1172 a n o rm a dei cann. 86-87, e com unque - anche qualora
la disp en sa fosse teo ricam en te possibile - non è p ru d e n te che e ssa venga concessa.
*" A rt. 8 § 1 (C o n g r e g a t o pr ò D o c t r in a F i d e i , In stru c tio de orationibus ad obtinendam a D eo sana-
tìonem A rdens felìcitatìs, cit., in E V 19, n. 1291). «§ 2. Le p re g h ie re di e sorcism o, co ntenute nel Rituale
R om anum , devono re sta re distinte dalle celebrazioni di g uarigione, litu rg ich e e non liturgiche. § 3. E
assolutam ente vietato in se rire tali p re g h ie re di esorcism o nella celebrazione della S anta M essa, dei
Sacram enti e della L iturgia delle Ore» (/. cit.).
36 Fabio Franchetto
49 Cf F.J. U rrutia , Les Norm es générales. C om m entaire des canons 1-203, P aris 1994, p. 135; G. B ru-
gnotto , Commento ai cann. 1-95, cit., p. 132. Si può fare u n ’osservazione circa la term inologia usata.
La norm a parla sem pre di «licenza» e non di «facoltà» di esorcizzare; si o sserv a anzitutto che il Codice
non usa sem pre u n a term inologia co eren te e tale da p o ter d istin g u e re ciò che rich ied e la licenza e
ciò che rich ied e la facoltà (cf F.J. U rrutia , Les Norm es générales, cit., p. 135; J. G onzalez Ayesta ,
Facultad, in Diccionario General de Derecho Canònico, a c u ra di J. O taduy - A. V iana - J. Sedano, III,
Pam plona 2012, p. 890). Una distinzione dei due term ini può e sse re o perata su q uesto piano: la licenza
è l’autorizzazione della co m petente autorità a e se rc ita re un potere, una facoltà o u n ’altra situazione
giuridica di cui l’in te ressa to è titolare, m a che non può ese rc ita rla (validam ente o lecitam ente) senza
l’intervento dell’au to rità p e r ragioni di o rdine pubblico; la facoltà invece è la possibilità giuridica di
o p e rare che non è fondata su di un diritto proprio, m a ricevuta dal su p erio re con u n a speciale con
cessione; e ssa dà al beneficiario il p o tere di fare; la licenza invece è un requisito esterno, sebbene
lo si p o ssa rich ied e re anche p e r la validità (cf J. M iras , Licencia, in Diccionario General de Derecho
Canònico, V, Pam plona 2012, p. 180).
50 G. B rugnotto , Il m inistero del sacerdote esorcista..., cit., p. 92.
Il ministro dell’esorcismo 37
51L. cit.
52L. cit.
53 «Capita spesso, a seconda delle regioni, che una D iocesi non abbia an co ra nom inato un sacerdote
esorcista. N ell’a tte sa che ciò venga fatto, alm eno ad actum il sacerd o te può con tin u are nella c u ra del
fedele vessato con p re g h ie re di in tercessio n e [...]. Di q u e sta evenienza, è n ece ssa rio che venga, però,
inform ato l’O rdinario del luogo (Vescovo diocesano)» (G. N a n n i , A spetti liturgici dell’esorcismo, in
Aa.Vv., Esorcismo e preghiera di liberazione, a c u ra dell’istitu to S acerdos dell’A teneo R egina Aposto-
lorum , Roma 2005, pp. 153-154).
54 Cf R. S e r r e s L o p e z d e G u e r e n u , E l nuevo ritual de exorcismos..., cit., p. 755.
38 Fabio Franchetto
57 «Se la c en su ra v ieta la celebrazione dei sacram en ti o dei sacram en tali o di p o rre atti di governo, il
divieto è sospeso ogniqualvolta ciò sia n ece ssa rio p e r provvedere a fedeli che si trovano in pericolo
di m orte; che se la c e n su ra latae sententiae non sia sta ta dichiarata, il divieto è inoltre sospeso tu tte
le volte che un fedele chieda u n sacram ento, un sa cram en tale o u n atto di governo; tale rich iesta poi
è lecita p e r una g iu sta cau sa qualsiasi».
58 E ventualm ente p o treb b e so rg e re il dubbio circa questo elem ento se si dovesse com piere un esorci
sm o su un fedele che ap p artie n e alla g iurisdizione d ell’ordinario del luogo che h a con cesso la licenza,
m a com piendolo fuori dal territo rio di g iurisdizione (cf can. 136); se si considera che la licenza del
vescovo diocesano va ric h ie sta anche p e r le celebrazioni litu rg ich e di g u a rig io n e (senza op erare
alcuna distinzione c irca l’ap p arten e n z a dei fedeli che vi partecip an o ), se m b ra p ru d e n te sostenere
che l’e so rcista non p o ssa ag ire al di fuori del territo rio di com petenza di colui che gli h a concesso la
licenza, anche se il fedele ap p artie n e alla sua giurisdizione. Ciò ci p a re in sintonia anche con la norm a
can o n ica che vuole v igilare sulla cu sto d ia dell’ordine pubblico ecclesiale.
53 Q u e sta eventualità e ra c ontem plata in diverse disposizioni della C ongregazione dei vescovi e dei
regolari, rip o rta te in F .L . F e r r a r is , Bibliotheca Canonica Iuridica M oralis Theologica, II, cit., p. 492.
Si richiedeva la licenza d ella C ongregazione p e r eso rcizzare u n a m onaca.
“ Q uesto caso e ra contem plato ep licitam ente nel can. 1152 CIC/17.
61 C f Praenotanda DESQ n. 18; can. 1152 CIC/17; S.C. d e P r o p a g a n d a F id e , Istru z. [ad Ep. Scodren.],
cit., pp. 121-123.
40 Fabio Franchetto
Il vescovo diocesano
Il reiterato richiamo avivere il ministero di esorcista sotto la
da del vescovo diocesano, a fare riferimento a lui nei casi particolari
come proferire esorcismi su non cattolici (cf Praenotanda DESQ n.
18), esprime la preferenza (non vincolante, come osservato) perché
sia il vescovo diocesano a concedere la licenza.
Non solo: implicitamente si afferma anche il dovere del vescovo
diocesano sia di regolare l’esercizio di tale ministero sia di vigilarvi.
L’esortazione apostolica Pastores gregis lo recensisce tra i compiti del
vescovo diocesano: «Giova, inoltre, ricordare che appartiene altresì al
Vescovo il compito di regolare, in modo conveniente e con un’oculata
scelta dei ministri adatti, la disciplina che presiede all’esercizio degli
67 Si può prevedere - se opportuno - anche in questo am bito una form a di collaborazione tra C hiese
p articolari della m edesim a provincia o regione ecclesiastica, con la creazione di un collegio di e so r
cisti il cui m inistero si e ste n d a nell’am bito provinciale o regionale; in ogni caso, è n ece ssa rio che la
licenza sia data dall’ordinario del luogo di cia sc u n a circoscrizione.
68 G. B rugnotto , II m inistero del sacerdote esorcista..., cit., p. 92.
Il m in istro d ell’esorcism o 43
09 C ongregatio PRO D octrina F id ei , In stru c tio de orationibus ad obtinendam a Deo sanationem Ar-
densfelicitatis, cit., in E V 19, n. 1287. Cf anche G. N a nn i , .Assetò liturgici dell’esorcismo, cit., p. 155. Lo
ste sso autore ritiene che «per analogia, con u n a g iu sta e p roporzionata causa, u n vescovo diocesano
potrebbe v ietare ad un altro vescovo di fare e sorcism i nel proprio territorio» (ibid.). L’istruzione, in
vece, non prevede che tale divieto p ossa e sse re rivolto ad un cardinale; da u n a p a rte , è d a evidenziare
com e tra le facoltà e privilegi concessi ai cardinali non sono re ce n site né la possibilità di proferire
esorcism i né che q u e sta p ossa e s s e re lim itata da un divieto e sp resso del vescovo diocesano (cf S egre
teria di Stato , Elenco di privilegi e facoltà in m ateria liturgica e canonica, in «C om m unicationes» 31
[1999] 11-13); m a poiché «i C ardinali che si trovano fuori dell’U rbe e fuori della p ropria diocesi sono
esenti dalla p o testà di governo del vescovo della diocesi in cui dim orano in tu tto ciò che rig u ard a la
loro persona» (can. 357 § 2), riteniam o che il card in ale necessiti della licenza, in quanto la facoltà in
parola non concerne la p erso n a del cardinale.
70 «In §2 addi debet: “...p ietate, scientia, p ru d e n tia ...” ita d e ce rn u n t om nes C onsultores» (C oetus
studiorum «De locis e t de temporibus sacris deque cultu divino », adunatio diei 2 feb ru arii 1980, in
«Com m unicationes» 12 [1980] 386).
71 Nei lavori di revisione non fu accolta la p ro p o sta di elim inare il riferim ento alle qualità: «Res arbi
trio e t p ru d en tiae O rdinarii loci relinquatur, nullis indicatis q u alitatibus req u isitis (quidam Pater).
R. Q u alitates c riteriu m utile p raeb en t, uti exp erien tia docet» («C om m unicationes» 15 [1983] 244).
44 F abio F ranchetto
La pietà
La pietà rientra nella virtù della giustizia e consiste nell’adempi
mento dei propri doveri verso Dio e verso il prossimo; potremo dire
che essa richiama la cura per la propria vita spirituale: «Cardo et fun-
damentum vitae spiritualis sunt exercitia pietatis»74. Essa è declinata
nel Codice con l’invito a condurre una vita santa, ad alimentare la vita
spirituale con la Parola e l’Eucaristia, la celebrazione della Liturgia
delle ore, la partecipazione agli esercizi spirituali e la meditazione
personale, la frequenza al sacramento della penitenza e la devozione
alla Vergine Maria (cf can. 276).
Ragion per cui lo stesso rituale, ricordando che «il demonio non
può essere cacciato se non per mezzo della preghiera e del digiuno»,
invita il ministro a «ricorrere a questi due mezzi per ottenere l’aiuto
di Dio, sia personalmente sia da parte di altri» (Praenotanda DESQ
n. 31).
72 Cf G iovanni Paolo II, es. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, in AAS 84 (1992) 657-804.
73 H. Barrufaldo , A d R ituale R om anum Com m entario, cit., p. 226, n. 13.
71 F.M. C appello , S u m m a Iuris Canonici, I, Rom a 1951, p. 201, n. 218.
Il m in istro d e ll’esorcism o 45
La prudenza
La prudenza «è la virtù che dispone la ragione pratica a discerne
re in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adegua
ti per compierlo» (CCC 1806)76; essa si concretizza in una attenzione e
cautela di giudizio per arrivare a «distinguere bene i casi di aggressio
ne diabolica da quelli derivanti da una certa credulità» (Praenotanda
DESQ n. 15) e valutare «con la dovuta attenzione se colui che si ritie
ne tormentato dal demonio lo sia realmente» (Praenotanda DESQ n.
14); la prudenza dell’esorcista pertanto verte su due fronti; il primo,
nell’attenzione a non “vedere e far vedere” il diavolo laddove non c’è:
«Non creda subito di trovarsi di fronte a una persona posseduta dal
demonio, perché potrebbe trattarsi di un caso di malattia soprattut
to di natura psichica. Allo stesso modo non creda subito di essere
in presenza di una possessione diabolica quando il soggetto dice
di essere in modo speciale tentato o depresso o anche tormentato,
potendosi trattare di frutto di immaginazione» (.Praenotanda DESQ
n. 14); il secondo fronte, invece, diventa attenzione a cogliere la pre
senza del maligno laddove si pensa che non ci sia: «Faccia attenzione
anche ai mezzi e all’astuzia che usa il diavolo per ingannare l’uomo,
persuadendo il fedele tormentato dal Maligno di non aver bisogno
dell’esorcismo e facendogli credere che la sua infermità è un fatto
naturale, curabile con la medicina. In ogni caso l’esorcista valuti con
75 « D ivinafretus v irtute: exorcista, non de sua, se de D om ini p ra esu m e re deb et v irtu te [...]. C hristus
enim , qui exorcism os instituit, atque adhibuit, v irtu te m illis trad id it su p e rn atu ra le m [...] nam satis
riduculum e s t pu tare, re s p o sse effingi na tu ra le s, quae n a tu ra liter operando D aem onen cogant, qui
factu s e st u t nihil tim eat» (H. B arrufaldo , A d R ituale R om anum Com m entaria, cit., p. 226, n. 14).
76 C ontinua il C atechism o : «La p ru d e n za è la “re tta norm a d ell’azione”, scrive san Tom m aso sulla scia
di A ristotele. E ssa non si confonde con la tim idezza o la paura, né con la doppiezza o la dissim ulazione.
E d e tta “auriga v irtu tu m ” - co cch iere delle virtù: e ssa dirige le altre v irtù indicando loro regola e
m isura. E la p ru d en za che g u id a im m ediatam ente il giudizio di coscienza. L’uom o p ru d e n te decide
e o rdina la p ropria con d o tta seg u en d o questo giudizio. G razie alla v irtù della p ru d en za applichiam o
i principi m orali ai casi p artico lari senza sbagliare e superiam o i dubbi sul bene da com piere e sul
m ale da evitare» (CCC 1806).
46 Fabio F ranchetto
L’integrità di vita
Secondo Schmalzgrueber, l’integrità di vita consiste essenzial
mente in tre aspetti, ossia nella custodia della castità77, della sobrietà78
e nel fuggire l’avarizia79. Nel suo commento, Barrufaldo insiste che
sia richiamato - nella concessione della licenza - il dovere di non mo
strare alcun interesse verso il denaro nell’esercizio di tale ministero.
Senza fare ulteriori specificazioni, è sufficiente richiamare co
me l’attuale norma canonica cerchi di declinare nella concretezza
l’esercizio di tali virtù nell’invito a custodire il celibato, a vivere una
vita semplice che non abbia il sapore della vanità, facendo attenzione
all’uso dei beni (cf cann. 277; 282; 285; 286)80.
77 « Q ueritur in quo co n sistat m orum , ac vitae in te g rita s ju x ta SS. C anones in clericis requisita? Resp.
H aec m axim e in trib u s consistit, 1. U tp ra e se rtim si in sacris constituti, non solum continenter, e t ca
ste vivant, sed etiam caute, u t e x tra om nem suspicionem incontinentiae, e t in te m p era n tis anim i sint»
(F. S c h m a lz g ru e b e r, J us Ecclesiasticum universum , III, p a rs I, Rom ae 1844, tit. I, n. 20, pp. 13-14).
78 «2. F ugienda e st clericis crapula, e t eb rie ta s, quae om nium vitiorum fom es, e t n u trix e st [...] et
m entis aciem h e b etat, eius exilium inducit, et libidinis e s t incentivum [...]. Ut a vero periculo se
inebriandi sin t rem otiores» (ibid,., n. 21, p. l4).
™«3. C lerici ab om ni avaritia m axim e alieni sint, oportet» (ibid., n. 20, pp. 13-14). Nel suo com m ento
al R ituale, B arrufaldo insiste che sia richiam ato - nella concessione della licenza - il dovere di non
m o strare alcun in te resse verso il d enaro nell’esercizio di tale m inistero: «C upiditate alienus. Ad hunc
locum sp e c ta n t quae d ixim us in titulo prim o generali: D e his quae in sa cram en to ru m adm inistratione
ge n era liter serv an d a sunt. [...] Et quam vis exorcism i non su n t sacram en ta, sed sacram en talia, atta-
m en h a ec quoque ab om ni avaritiae e t cupiditatis labe im m unia e sse debent, quia san cta sunt, e t san-
cte tractan d a, u t alibi dixim us. Q uapropter in form ula licentiae exorcizandi, hoc m axim e inculcatur,
u t hoc pacto arg u m e n tu m om nim odae avaritiae auferatur; e t ita ha ere tic i re d arg u e re n eq u ean t opus
tam pium , tam quam ad em ungendas p e cu n ias institutum » (H. Barrufaldo , A d Rituale R om anum
Comm entario, cit., pp. 226, nn. 15-16).
80La preoccupazione che gli esorcisti fossero m inistri m oralm ente in teg ri si collega nella storia anche
a quegli episodi di abuso che potevano so rg e re nel proferire esorcism i sulle donne. Il R ituale Rom ano
del 1614 (cf n. 19) prescriveva, in tal caso, la p re sen z a di p erso n e oneste, possibilm ente fam iliari e
invitava l’eso rcista a non com piere nulla che p e r sé o p e r gli altri fosse occasione di pravae cogitationes
(cf P. D ondenlinger -M andy, Le rituel des exorcismes..., cit., pp. 106-107; G. N a nn i , L’esorcismo. Fonti
e legislazioni del CIC 1983, can. 1172, Rom a 2003, pp. 156.190).
Il m in istro d e ll’esorcism o 47
La scienza
La scientia richiama la cura per la propria formazione intellet
tuale e culturale. Essa riguarda certamente l’ambito delle discipline
sacre (cf can. 279 §§ 1-2), ma anche la conoscenza delle discipline
umane81.
Già nel suo commento al Rituale Romanum, Barrufaldo scriveva
che, per non cadere in errori di giudizio, l’esorcista deve conoscere
bene la filosofia naturale e la teologia82.
Il can. 279 § 3 invita i chierici a coltivare lo studio di quelle
scienze che hanno un rapporto con le scienze sacre, soprattutto se
utili nell’esercizio del ministero pastorale. In tal senso, allora, può
rientrare nel contenuto di tale virtù anche la conoscenza di alcune
nozioni della scienza psichiatrica, perché ciò potrà essere di aiuto
all’esorcista nel compiere il dovuto discernimento della presenza o
meno del Maligno.
Ciò ha trovato esplicitazione nelle Premesse al Rituale laddove
si invita l’esorcista - nell’affrontare i casi che gli si presentano - a
valutare la possibilità che si tratti di un caso di malattia soprattutto di
natura psichica {ci Praenotanda DESQ n. 14).
81 Cf F.M. Cappello , S u m m a Iuris Canonici, I, cit., pp. 204-205, n. 220. Giova rico rd a re quanto afferm a
il concilio V aticano II: «Nel sacro rito dell’ordinazione il Vescovo rico rd a ai p re sb ite ri che devono e s
se re “m atu ri nella sc ien za” e ch e la loro d o ttrin a dovrà risu lta re com e “u n a spirituale m edicina p e r il
popolo di D io”. O ra, b iso g n a che la scienza del m inistro sacro sia an ch ’e ssa sacra, in quanto derivata
da una fonte sa c ra e d ire tta a u n fine a ltrettan to sacro. E ssa va p e rta n to tra tta in prim o luogo dalla
le ttu ra e d alla m editazione della sa c ra S c rittu ra m a suo fru ttu o so alim ento è an ch e lo studio dei santi
P ad ri e d ottori e degli altri docum enti della tradizione. In secondo luogo, p e r p o ter d are una risposta
e sa u rie n te ai problem i sollevati dagli uom ini d ’oggi, è n e ce ssa rio che i p re sb ite ri conoscano a fondo
i docum enti del m ag istero - specie quelli dei Concili e dei Rom ani Pontefici - e che consultino le
opere dei m igliori teologi, la cui scienza è riconosciuta. M a ai no stri giorni la c u ltu ra u m an a e anche
le scienze sacre avanzano a un ritm o p rim a sconosciuto; è b ene q uindi che i p re sb ite ri si preoccupino
di perfezionare sem pre ad eg u a ta m en te la propria scienza teologica e la p ropria c u ltu ra, in m odo da
e sse re in condizione di so ste n e re con buoni risu lta ti il dialogo con gli uom ini del loro tem po» (PO 19).
82 «Ne exorcista in varios incidat e rro re s, atque ne in iudicando de m aleficiis c aecutiat, ac se ipsum , et
a eg ro s in foveam p raecip ere, p ra e te r m orales v irtu te s, quibus im butus e sse debet, n e ce sse e st quo
que, u t a rte m h anc e libris edificat, e t prae om nibus, philosophiam n aturalem , e t theologiam calleat,
u t re c te d ig n o sc at rem ed ia q uae in casib u s occu ren tib u s a d hibenda sint» (H. B arrufaldo , A d Rituale
R om anum C om m entaria, cit., p. 226, n. 22).
48 Fabio Franchetto
Altre qualità
Se le qualità recensite al can. 1172 § 2 costituiscono un criterio di
discernimento per l’ordinario del luogo per la scelta del presbitero, ci
sono altre qualità, o meglio atteggiamenti, che l’esorcista è chiamato
a vivere nell’esercizio del suo ministero.
Le Premesse al Rituale di Paolo V riportavano altre doti che
doveva avere l’esorcista: «Tarn pium opus ex charitate constanter, et
humiliter exequatur. Hunc praeterea maturae aetatis esse decet, et
non solum officio, sed etiam morum gravitate reverendum»85.
Le attuali premesse invece parlano di un servizio da compiere
con fiducia e umiltà (confidenter humiliterque).
Tali atteggiamenti richiamano virtù da vivere: la costanza, la
fiducia, l’umiltà.
Barrufaldo motivava la costanza richiamando come il diavolo
tentasse ogni astuzia per stancare l’esorcista, il quale non doveva
lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento86. L’umiltà è la virtù oppo
sta alla natura del diavolo, padre della superbia87. La fiducia, invece,
83 «Ut ig itu r suo m unere re c te fungatur, cum alia m ulta sibi utilia d o cum enta, quae brevitatis gratia
hoc loco p ra eterm ittu n tu r, ex p robatis auctoribus, e t ex u su n o scere studeat; tu m haec pauca m agis
n e ce ssa ria dilig en ter observabit» (P aolo V, R ituale R om anum . De exorcizandis obsessis a daemonio,
n. 2). Molto probabilm ente gli utilia docum enta sono le Vite dei Santi e i m anuali d ’esorcism o dell’e
poca (cf P. D ondenlinger -M andy, Le rituel des exorcismes..., cit., p. 107; G. N a nn i , L’E sorcismo, cit.,
p. 157).
“ Cf Paolo V, R ituale R om anum . De exorcizandis obsessis a daemonio, n. 11; G. N anni , L’Esorcismo,
cit., p. 157.
85 C. 1, n. 1. T ralasciam o altre considerazioni del com m entatore circa l’asp etto fisico e il m odo di porsi:
«C erte n e ce sse e st, ut etiam in e x te rio ri aspectu, exorcista v e nerabundus sit, nec nim is H om inum
fam iliaris, quo fit, u t ab a sp ectu eius quandoque d e te rre a n tu r D aem ones» (H. Barrufaldo, A d R ituale
R om anum Com m entario, cit., p. 226, nn. 20-21).
88«C onstanter e t hu m iliter exequatur. Cum m axim a versutia diabolus p ra ed itu s sit, o m nes vias ten ta t,
u t exorcista taedio afficiat, longa, e t d iu tu rn a pertin acia perm anendo in c orpore obsessi: q u a re qui
con stantis, e t intrepidi anim i v irtu te m h a b ere desperat, non vincit, sed v in citu r a Diabolo pertinaci»
(ibid., n. 17).
87 «H um ilitas porro e s t v irtu s ex d iam etro opposita Diabolo, qui P ater e st superbiae, e t p ro p tere a con-
tr a eundem m agnam v irtu te m habet, e t a S. B e rnardo v o catu r flagellum Diaboli: sicut in h u m ilitate
salus custoditur, e t eadem v in citu r superbia» (ibid., nn. 17-19).
Il m in istro d e ll’esorcism o 49
collegata con la pietà, gli ricorda che deve agire confidando nella
potenza divina88.
Il Rituale di Paolo V aggiungeva anche l’età, connessa alla matu
rità della persona e alla prudenza89.
I doveri specifici
Una lettura corsiva delle Premesse al Rituale ci permette di fare
un elenco sommario su alcuni doveri specifici cui è tenuto l’esorcista
(al di là di quelli richiamati come concretizzazione delle virtù che
deve avere). Li possiamo distinguere in tre tipi, ben sapendo che al
di là di ogni tentativo di classificazione vi è un richiamo reciproco: in
rapporto all’esorcismo, in rapporto al fedele, in rapporto al vescovo
diocesano.
a) In rapporto all’esorcismo
- Discernimento
Di fronte ad un probabile caso di possessione, l’esorcista è chia
mato ad usare «in primo luogo la necessaria e massima cautela e
prudenza» (Praenotanda DESQ n. 14). Egli deve guardarsi da due
estremi: credere subito che si tratti di una possessione diabolica (per
due volte vi è l’imperativo «non creda...»); oppure cadere nell’errore
che si tratti di una infermità naturale. Per questo il primo compito
dell’esorcista è «distinguere bene i casi di aggressione diabolica da
quelli derivanti da una certa credulità, che spinge alcuni, anche tra
i fedeli, a ritenersi oggetto di malefici, sortilegi o maledizioni fatte
ricadere da altri su di loro o sui loro parenti o sui loro beni» (Praeno
tanda DESQ n. 15).
- Certezza morale
«L’esorcista non proceda alla celebrazione dell’esorcismo nella
forma imperativa se non è moralmente certo che la persona da esor
8SAbbiam o g ià osservato che «exorcista, non de sua, se de D om ini p ra esu m e re deb et virtute» (ibid.,
n. 14).
89 «M aturae aetatis. A etas in sucipiendo ordine e x o rcistatu s sufficit, u t ad decim um tertiu m annum
ord in an d u s p erv en erit [...] sed cum hae aetas non sit praefixa a Concilio trid en tin a, atten d en d a est
quae a C anone p ra esc rib itu r [...]. Quo vero ad exercitium huius O rdin is p e r delegationem , m atura
aetas req u iritu r, quae an n o ru m num ero non c om m ensuratur, se d p ru d en tiae dono, e t gravitate, seu
m atu rita te m orum » (ibid., nn. 20-21).
50 Fabio F ranchetto
- Consultazione
L’esorcista è chiamato a vivere il suo ministero nella collabo-
razione e nella comunione con quanti svolgono lo stesso servizio, e
quindi ad «avvalersi del confronto con sacerdoti esorcisti di consoli
data esperienza»92.
In alcune situazioni potrà ricorrere anche alla consulenza di
«persone esperte di medicina e psichiatria che siano competenti an
che nelle realtà spirituali» e anche a «persone esperte in questioni di
vita spirituale» (Preanotanda DESQ n. 17).
Tale consultazione è un elemento che aiuta il discernimento e il
conseguimento della certezza morale.
- Riservatezza
L’esorcismo non è un fatto privato e l’esorcista deve ricordarsi
che agisce a nome della Chiesa; e tuttavia, proprio perché è azione
della Chiesa che esprime la cura di quest’ultima verso chi vive una
particolare sofferenza, si deve evitare che l’esorcismo «diventi uno
spettacolo per i presenti». Inoltre «durante lo svolgimento dell’esor
cismo non si ammettano mezzi di comunicazione sociale e, sia prima
90 Pio XII, A llocuzione alla R ota Rom ana, 1° otto b re 1942, in AAS 34 (1942) 339, n. 1.
91 Ibid., p. 340, n. 3.
92 C onferenza E piscopale Italiana , Presentazione, cit., n. 12.
Il m in istro d ell’esorcism o 51
che dopo la celebrazione del rito, tanto l’esorcista che i presenti eviti
no di divulgarne la notizia, mantenendo un giusto riserbo» (Praeno
tanda DESQ n. 19). E rispetto del fedele, del suo diritto alla buona
fama e a non essere leso nella sua intimità (cf can. 220).
Da ciò consegue anche la normativa sul luogo in cui svolgere la
celebrazione esoreistica: «L’esorcismo si compia, per quanto è possi
bile, in un oratorio o in altro luogo opportuno, evitando la presenza di
molte persone» (Praenotanda DESQ n. 33).
Collegato a tale prescrizione si può vedere anche l’invito con
tenuto nella Presentazione della CEI al Rituale, che esorta i pastori
d’anime a «mettere in guardia i fedeli nei confronti di libri, programmi
televisivi, informazioni dei mezzi di comunicazione che a scopo di
lucro sfruttano il diffuso interesse per fenomeni insoliti o malsani»93.
In tal senso, il sacerdote esorcista deve valutare con prudenza la
sua partecipazione a trasmissioni televisive che trattano tale materia,
come la pubblicazione di libri, e deve sempre ottenere l’approvazione
dell’ordinario (cf can 831 § l) 94.
Ibid., n. 8.
s< «E n ece ssa rio che i chierici e i m em bri di istituti religiosi che partecip an o a trasm issioni radiofo
niche o televisive che tra ttin o questioni attin en ti la d o ttrin a cattolica o la m orale dispongano della
licenza, alm eno p re su n ta, del proprio O rdinario. Si astengano, com unque, dall’intervenire in pro
gram m i di m ero in tra tte n im e n to e quando la loro p re sen z a può su scitare tu rb am en to o scandalo nei
fedeli. Chi in terviene ab itualm ente sulla stam p a o p artecip a in m an iera continuativa a trasm issioni
radiofoniche o televisive che illustrano la d o ttrin a c ristia n a rich ied a la licenza d ell’O rdinario proprio
o dell’O rdinario del luogo. Tali c riteri norm ativi si applicano p e r analogia a tu tti i m edia e alle nuove
form e di com unicazione. E, com unque, opportuno che quanti intervengono a ttrav e rso i m edia consul
tino p reviam ente, a seconda dell’am bito, l’ufficio p e r le com unicazioni sociali, nazionale o diocesano,
che in base alle situazioni p o trà offrire u lteriori elem enti p e r u n a valutazione pon d erata e saggia.
Sono, in ogni caso, da e v itare in terventi e pre sen z e che, p e r la loro collocazione e p e r le m odalità
espressive, p ossano e sse re tacciati di su perficialità o di futilità» (C onferenza E piscopale Italiana ,
Comunicazione e M issione. D irettorio sulle Com unicazioni sociali nella m issione della C hiesa, C ittà
del V aticano 2004, pp. 111-112, n. 151).
52 Fabio Franchetto
95 C ongregatio PRO D octrina FlDEI, E pistula Inde ab aliquot annis, cit., p. 1169, n. 2.
96 B enedetto XVI, m .p. Sum m orum P ontificum , 7 luglio 2007, in AAS 99 (2007) 777-781.
97 C ongregatio de C ulto D ivino et D isciplina S acramentorum , Notificatio de R itu exorcismi, in
«Notitiae» 35 (1999) 156.
Il m in istro d e ll’esorcism o 53
c) In rapporto al vescovo
Ogni ufficio ecclesiastico va vissuto in comunione con la Chiesa
(cf can. 149), in particolare il presbitero è chiamato a viverlo nell’obbe
dienza al proprio ordinario (cf can. 273). La prescrizione della licenza
per l’esercizio di tale ministero indica già implicitamente la necessità
che esso sia svolto nella comunione con il vescovo che l’ha concessa
e secondo le sue direttive pastorali.
Tale necessità viene ribadita invitando l’esorcista a compiere il
suo ministero «sub moderatione Ordinarli», espressione che nella
traduzione italiana delle Premesse è stata tradotta con «sotto la gui
da del Vescovo della diocesi» (Praenotanda DESQ n. 16); l’istruzione
“ O sserv a G. N anni che «il c o n sen so è fondam entale, m a non n ecessario : a volte non è possibile rim et
te rsi al consenso dell’esorcizzando, p e rch é lo stato di p o ssessio n e può c au sare u n a totale incapacità
ad esprim erlo (stato di tran c e) o u n a repulsione tale al sacro (Sacram enti, sa cram en tali ed anche
sacerdote) da re n d e re la p e rso n a non libera in te rio rm e n te al punto da non riu sc ire o volere chiedere
l’esorcism o» (G. N ann i , A spetti liturgici dell'esorcismo, cit., p. 135).
54 Fabio Franchetto
Conclusioni
La storia delle disposizioni date in materia di esorcismo ha visto
restringere sempre più i soggetti che potevano amministrare tale
sacramentale, arrivando a riservarlo dapprima solo al sacerdote e
poi - più chiaramente - solo al sacerdote munito di debita licenza, che
presenti in sé le qualità idonee. Contemporaneamente, abbiamo visto
come la normativa faccia rientrare in maniera speciale tale sacramen
tale all’interno della sollecitudine pastorale del vescovo diocesano: è
lui l’autorità che di norma concede la licenza, come pure è invitato ad
una continua vigilanza su tale ambito.
Si tratta infatti di disciplinare un ambito ministeriale assai deli
cato, che tocca la fede della Chiesa in un suo contenuto significativo,
e di preservare l’esercizio di tale ministero da abusi e la comunità dei
fedeli da eventuali scandali, nonché da deviazioni nelle manifestazioni
della retta fede101.
Per questo, il ministero dell’esorcista è un ministero pastorale
ed ecclesiale: egli agisce in nome di Cristo e in nome della Chiesa;
esprime la cura della Chiesa verso «uno di quei membri che la comu
nità deve amare di un amore preferenziale: quando è in potere del
Maligno, infatti, egli è il più povero dei poveri, bisognoso di aiuto, di
comprensione e di consolazione»102.
La liturgia deH’esorcismo
di Fabio Marini
Prem essa
Il concilio Vaticano II ha richiesto per i sacramentali (SC 79),
tra i quali il Codice colloca l’esorcismo, una revisione che tenesse in
considerazione l’attiva e cosciente partecipazione dei fedeli e, meglio
corrispondendo alle mutate esigenze pastorali, rispondesse alle nuo
ve necessità richieste dai tempi moderni. Pare che proprio questo
principio abbia orientato alla nuova formulazione del De Exorcismis et
supplicationibus quibusdam [= DESQ] del 1999-2004; tuttavia, l’opera
conciliare di revisione della Liturgia ha visto la Santa Sede e le Confe
renze episcopali alquanto attive nella riforma in generale e meno per
quanto riguarda il rituale degli esorcismi. Questo fatto ha senz’altro
tra le sue motivazioni la constatazione che l’uso di questo rituale non
richiede una significativa e tantomeno costante presenza assem
bleare di fedeli. Pare, tuttavia, che il motivo del tardivo impegno di
revisione del rito dell’esorcismo debba essere cercato principalmente
in ragioni teologiche e culturali che hanno a che fare col ricorso a
tale sacramentale. Ora il clima culturale è molto cambiato dai tempi
immediatamente successivi al Concilio che subivano l’influsso della
demitizzazione del demonio, eppure, anche oggi, tutto ciò che ha una
certa implicanza col maligno (come satanismo, magia, stregoneria,
divinazione o quant’altro) suscita reazioni alquanto diverse: da un lato
crea un certo timore, dall’altro, gode di un ampio pubblico1.
Non si è ancora giunti ad un punto fermo nella riforma del pre
sente rito che pare sia ancora da perfezionare; lo rileva la nota della
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti che il
1 II dom enicano F.-M. D erm in e p arla di dodici m ilioni di italiani che si rivolgono ogni anno ai m aghi
(F.-M. D e r m i n e , Presentazione, in G. N a n n i , Il Dito di Dio e il potere di Satana, C ittà del Vaticano
2004, p. 12).
L a litu rg ia d ell’esorcism o 57
2 Cf EV 18, n. 204. Q uanto si afferm a nella p resentazione di u n a re ce n te pubblicazione del rito previ
gen te non intende c o rre tta m e n te il sen so della n e ce ssa ria concessione, sostenendo: «La C ongrega
zione p e r il Culto divino e la disciplina dei sacram enti concede ai vescovi la possibilità di far u sa re
ai sacerdoti il vecchio rito» (D. K a r a s , M anuale di esorcismo. De exorcizandis obsessis a Daemonio,
Genova 2012, p. 11). Non solo il volum e in q uestione non h a alcuna form a di im p rim a tu r m a nem m eno
cita i d iritti editoriali della LEV sui testi liturgici. P u r senza d u bitare d ell’esa ttez z a del testo originale
latino, si deve rilevare la non se m p re fluida traduzione italiana, e si deve riconoscere la inopportunità
di un uso liturgico dello stesso.
3 Un atten to confronto tra le due edizioni si rin tra cc ia in M. B a rb a , «De exorcismis»: variazioni nel-
l ’«editio typica em endata», in «Rivista L iturgica» 91 (2004) 901-909.
4 Q uanto a traduzioni in a ltre lingue, sono sta te rinvenute: quella fra n c e se approvata p e r Belgio, F ra n
cia e paesi del N ord A frica; quella p o rto g h ese p e r Portogallo, A ngola, Sào Tom é, M ozam bico, Capo
V erde e B issau; a ciò si ag g iu n g a u n a traduzione spagnola non autorizzata in sito web ; m en tre sono in
corso di realizzazione quelle ted e sc a e inglese.
5 « Il sacerd o te eso rcista p ro c ed e rà alla celebrazione dell’esorcism o nella form a im perativa solo dopo
aver rag g iu n to la certezza m orale sulla reale p ossessione diabolica del soggetto. Nel d iscernim ento
si se rv irà innanzitutto di c riteri tradizionalm ente seg u iti p e r individuare i casi di p ossessione diabo
lica (cf Premesse generali, n. 16) e p o trà avvalersi del confronto con sacerdoti eso rcisti di consolidata
esp e rie n za e, in alcuni casi, della consulenza di p erso n e e sp e rte di m edicina e di psichiatria» ( C o n f e
r e n z a E p i s c o p a l e I t a l i a n a , Presentazione, n. 12, in Id ., R ito degli esorcismi e preghiere per circostanze
particolari, C ittà del Vaticano 2001, pp. 12-13). Cf G. A m o r t h , Il segno dell’esorcista. Le m ie ultim e
battaglie, M ilano 2013, p. 132.
15«La validità sia dei sacram en ti che degli esorcism i strictu sensu, dipende dalla volontà della C hiesa
che ne d e te rm in a ogni m odalità esecutivo-celebrativa» (A .M . T r ia c c a , Esorcismo, in A a .Vv ., Liturgia,
Cinisello Balsam o 2001, p. 735).
58 F abio M a rin i
11 Non tu tti gli autori sono concordi nel valutare l’o p p o rtu n ità di q u e sta scelta. A lcuni litu rg isti la
difendono, rilevando, da u n a p a rte , lo stre tto legam e con il battesim o da cui l’esorcism o h a o rigine e,
dall’altra, si evidenzia com e lo ste sso vangelo attrib u isca all’opera dello Spirito Santo la liberazione dal
m aligno (cf A .M .T ria c c a , Esorcismo, cit., p. 719). Gli esorcisti, invece, rilevano com e anche nel van
gelo l’esorcism o indichi l’opera dello scongiurare o scacciare. Il DESQ non solo h a posto in subordine la
p re g h ie ra im perativa m a non se m b ra più p o rre attenzione, com e invece faceva il REOD, agli strum enti
evangelici p e r co n o scere le insidie diaboliche (in terrogatori) o p e r sn id a re le insinuazioni e falsità del
m aligno (inganni p e r l’e so rc is ta ). Il DESQ «sem bra più preoccupato di p o rre lim iti e divieti, p e r non
confondere m alattia e possessione» (G. N anni, A spetti liturgici dell’esorcismo, in Aa.Vv., Esorcismo
e preghiera di liberazione, cit., p. 128). A ltri litu rg isti rilevano le difficoltà di co esiste n za del doppio
rito; si pensi al solo fatto che il libenter con cui la C ongregazione p e r il culto divino h a fatto rivivere
11vecchio rito dà la n e tta im pressione di non rico n o scere la piena efficacia del D ESQ m en tre il prim o
m antiene un c a ra tte re «“agonico” tipico». P a re intenzione del legislatore lasciare all’esp e rie n za degli
ste ssi eso rcisti il d e te rm in a rn e la validità dell’uno o dell’altro rito (cf N. Va l l i , Il rito degli esorcismi,
in «La Scuola Cattolica» 135 [2007] 358, 380, 383).
12 Nel p re se n te lavoro là dove si cita solo il num ero tra p aren tesi si fa riferim ento al DESQ nell’editio
typica emendata del 2004. Cf P. SORCI, Gesti e atteggiam enti nel rito degli esorcismi, in Aa.Vv., Tra
maleficio, patologie e possessione dem oniaca..., cit., p. 272.
13 M. B a rb a , «De exorcismis», cit., pp. 901-902.
" Il REOD al n. 19 prevedeva solo la p re sen z a di a ltri fedeli, in specifico donne di o nesti costum i, solo
nel caso ci fosse u n a fem m ina d a esorcizzare. Tale no rm a p ru d e n te offre l’occasione p e r fare dell’eso r
cism o una celebrazione. D iverso caso è quello che rig u a rd a le donne in gravidanza; si raccom anda di
non fare esorcism i p e r non risc h ia re di provocare un aborto (cf H. B a r r u f a l d o , A d Rituale R om anum
com m entario, V enetiis 1763, p. 231).
60 Fabio M a rin i
Dove celebrare
Il rituale non prevede uno specifico luogo dove celebrare l’esor
cismo. Si dice semplicemente che «si compia, per quanto possibile, in
un oratorio o in altro luogo opportuno» (n. 33) mentre la norma prece
dente poneva come luogo privilegiato la chiesa (REOD n. 11). L’unica
necessità richiesta è che là dove si celebra il rito vi siano delle figura
zioni sacre tra cui la croce e un’immagine mariana. Il luogo, tuttavia,
non può essere con libero accesso dei fedeli poiché non ci deve essere
nessuna forma di spettacolarizzazione (n. 19). Si parla di riserbo', si è
dunque davanti ad un’azione pubblica ma guidata dal rispetto per la
persona, poiché se diventasse di dominio collettivo, lederebbe la sua
dignità personale. Risulta inoltre che il riserbo, espressamente ri
chiesto dal rituale, sia pure una condizione per scongiurare qualsiasi
forma di esibizionismo, quindi una feconda opportunità per la crescita
della fede in piena coerenza con il fine della vigente riforma. Da qui si
comprende perché la Chiesa non consenta la presenza di mass media
che darebbero una non opportuna divulgazione dell’atto di culto per
liberare il fedele (n. 19).
21 Cf A. G e m m a , Confidenze di un esorcista, Villa di S erio (B G ) 2009, pp. 30 e 41. A nche se m olti sa c er
doti usano esorcism i p e r sc o p rire se c’è possessione, da q u e sta posizione d isse n te p adre D erm ine
(cf F.-M. D e r m i n e , Il discernim ento degli spiriti, in Aa.Vv., Esorcismo e preghiera di liberazione, cit.,
pp. 91-92).
22 M. B arba, «De exorcismis», cit., p. 904.
L a litu rg ia d e ll’esorcism o 63
Come celebrare
Per la particolarità dell’esorcismo che, nella norma, deve essere
ripetuto più volte, si evince come il rituale offra al sacerdote esorci
sta un’ampia gamma di scelta della modalità celebrativa. Questi può
togliere o aggiungere preghiere pur mantenendo lo schema liturgico
del rito rinnovato. La prassi, come testimoniano gli esorcisti, è che la
liberazione - non avvenendo con un solo rito ma dopo una lotta lunga
estenuante e a volte anche senza apparente esito23 - comporta una
serie prolungata di celebrazioni.
L’esorcismo può essere fatto anche senza alcuna espressione
verbale visto che le forze soprannaturali percepiscono anche quanto
si formula solo nella mente in silenzio24; infatti sia il can. 1172 - usando
l’espressione proferre - sia il rituale - che per la formula esoreistica
preferisce pronuntiat a dicit - ci indicano come per la struttura ce
lebrativa del nuovo rito sempre sia necessaria la pronuncia verbale
anche con un particolare tenore e solennità pur se non si esclude
che previamente o anche contestualmente si possano fare esorcismi
privati senza proferire alcuna espressione verbale25.
Relativamente alla questione degli interrogatori da farsi all’inde
moniato non paiono di poco rilievo le parole di Gabriele Nanni:
«Il comando negli esorcismi ha avuto in passato una funzione importante
non solo per la sua caratterizzazione, ma anche per l’efficacia dello svolgi
mento dell’esorcismo stesso, ciò riguarda le notizie utili alla liberazione:
l’indagine delle cause della possessione, l’esistenza di malefici, o di oggetti
maleficiati, la certezza della liberazione definitiva. L’inizio del precedente
Rituale imponeva al demonio il comando di obbedire in tutto all’esorcista.
Questa sottomissione, comandata in nome di Cristo, metteva il sacerdote
in una posizione di potere e il demonio di soggezione. L’esorcista poteva in
ogni momento ricorrere a questo potere per impedire allo spirito malvagio
di scuotere o torcere la persona, di farla soffrire durante l’esorcismo, di par
lare per distogliere la concentrazione nella preghiera o per gettare sospetti
o discredito su persone presenti o assenti, oppure l’esorcista poteva imporre
di dire o fare cose sempre a vantaggio della liberazione.
Il DESQ, come abbiamo visto, non ha rinunciato al comando, ma ha preferito
tacere su queste norme e ha tolto il comando di obbedienza in tutto all’esor
23 Q uesto, com e am m esso dallo ste sso DESQ, è n e ce ssa rio p e rch é il dem onio, da e sp e rto falsario, fa
di tu tto p e r celare la su a p re se n z a non sm ettendo di in g an n are; cf G . A m o r t h , Il segno dell’esorcista,
cit., pp. 35,149 e 201 e A . G e m m a , Confidenze di un esorcista, cit., pp. 30 e 49.
21 Cf G. N a n n i , Il Dito di Dio, cit., p. 289 e nota 119.
25 «In privato ogni battezzato, com e detto, può im porre al D em onio di lasciare in p ace e se ste sso e un
fratello» m a un laico non può m ai p ro ferire ciò in pubblico, né com piere g esti tipicam ente sacerdotali
né u sa re form ule im perative. Si noti che lo ste sso autore testim onia che l’esorcism o può avvenire
anche p e r telefono» (A. G e m m a , Confidenze di un esorcista, cit., pp. 23, 63 e 183-185).
64 Fabio M a rin i
cista. Ci sembra che tutto sia stato reso implicito. Perciò il rimando è fatto
all’esperienza degli esorcisti, ma sarebbe bene che entrasse come materia
per un futuro Direttorio»26.
26 G. N a n n i , Il Dito di D io, cit., pp. 294-295. A nche p a d re A m orth conferm a che l’uso delle dom ande
aiuta a lib erare più celerm en te l’indem oniato nella certezza che il dem onio, quando si com anda in
nom e di Cristo, non può m en tire (cf G. A m o r t h , Il segno dell’esorcista, cit., pp. 89-90). In m erito alla
questione dei D iretto ri notiam o una vistosa lacuna da p a rte non solo delle C onferenze episcopali m a
anche dei singoli vescovi.
27 Cf G. N a n n i , Il Dito d i Dio, cit., p. 188.
28 P ad re F ran cesco B am onte, discepolo di p a d re G. A m orth, afferm a che in Roma si possono u sare
sia il DESQ che il REOD, m a egli p referisce q u e st’ultim o p e r il freq u en te uso di form ule im perative,
nonché p e r la lingua latina che - a suo d ire - favorisce m eglio il d iscernim ento (cf F. B am o n te, L a m ia
esperienza di esorcista, in Aa.Vv. Esorcismo e preghiera di liberazione, c it.,p . 227; A. Gemma, Confidenze
di un esorcista, cit., pp. 30 e 47).
L a litu rg ia d ell’esorcism o 65
29 E V 19, n. 1291.
30 EV 19, n. 1284.
31La pro p o sta di le ttu ra liturgica, se p e r un verso ren d e m eglio ragione d ell’azione della C hiesa e della
sua intercessione, com e si evince b ene dalla m odalità celebrativa del DESQ (nn. 11-12), dall’altro
m o stra com e le orazioni dello s te sso ritu ale siano più legate all’origine battesim ale d ell’esorcism o che
è invocazione dello Spirito Santo privilegiando la form ulazione invocativa; ciò trova ragione anche
nel fatto che in Le 11, 20 è lo S pirito Santo che scaccia il dem onio (cf A.M . T r ia c c a , Esorcismo, cit.,
p. 719). Di q u e sta linea non è c erto il Valli che an n o ta com e l’autore so p ra citato sm in u isca del tutto
la p resen za nella tradizione della form ula im perativa, che invece nel D ESQ p a ssa «in secondo piano»
(N . Va l l i , Il rito degli esorcismi, cit., p. 371); lo ste sso poi rileva com e la p recettiv ità dell’uso della
form ula d eprecatoria, m en tre quella im perativa rim a n e facoltativa, non h a precedenti m a «appare più
rispondere a legittim e ragioni di tipo pedagogico che rad icate nella tradizione» (ibid., p. 367). A ltro
giudizio è quello di G abriele N anni che rileva com e il «DESQ se m b ra p a g are il trib u to al De Benedic-
tionibus ed al Rito del battesim o degli adulti, nei quali gli e sorcism i sono scom parsi o rim angono solo
in form a d eprecatoria» (G. N a n n i , Il D ito di Dio, cit., p. 294).
32A. T riacca, Esorcismo, cit., p. 733.
66 Fabio M a rin i
36 P roprio in rilievo a d etto m .p. si potreb b e su p p o rre che la concessione che u n vescovo deve ch ied e
re p e r l’uso del REOD sia ora c o n ce ssa ad ogni ordinario, anzi ad ogni fedele, e p e rta n to la si debba
intendere com e non più in vigore (cf A .M o n t a n , L’istruzione U niversae E cclesiae nella prospettiva
del m otu proprio S um m orum Pontificum . Im plicazioni giuridiche, in D iritto e Liturgia, M ilano 2012,
p. 153 nota 2).
37 D e tta prim a appendice fa rito rn a re sia nel tenore espressivo che p e r la form ulazione dello stesso
al REOD, facendo quasi p e rce p ire ch e è m u tata l’azione sugli o ss e s si/p e rso n e m a non quella sulla
p re sen z a diabolica nella società (cf N . V a l l i , Il rito degli esorcismi, cit., p. 378).
68 Fabio M a rin i
Conclusione
>
E certo che il nuovo rito risente molto del mutato contesto so
ciale contemporaneo. La specificità dell’esorcismo dovrebbe anche
comportare una più attenta corrispondenza alle distinte culture che
presentano una diversa accoglienza e presenza dell’influsso diabolico.
Non tutte le Conferenze episcopali hanno tradotto il testo latino, men
tre sono in commercio traduzioni non riconosciute. Solo alcuni gruppi
linguistici hanno ottenuto il riconoscimento vaticano mentre manca
no le lingue più popolari o minori, forse più di ogni altra cultura legate
a situazioni ancestrali di vita e facilmente portate alla deriva magica.
La nostra società italiana va percependo sempre di più la presen
za del satanico ma, se alcuni la colgono come spettacolarizzazione
o fonte di guadagno, altri, forse la maggioranza, temono il demonio
e cercano, per difendersi, modalità che poco hanno a che fare con la
fede38.
Sarebbe davvero opportuno, anche secondo il rito che considera
la preghiera del Signore come il centro dell’esorcismo (n. 57), che
quell’espressione che conclude il Padre nostro non sia più il semplice
riferimento al male ma a colui che lo insinua: il maligno. Il recitare
«liberaci dal maligno» è conforme a quanto sia il CCC che il relativo
Compendio39 insegnano e meglio pone il parallelismo tra gli ultimi
due versi della preghiera del Signore visto che chi «induce in tentazio
ne» - o colui al quale chiediamo di «non essere abbandonati», secondo
la nuova traduzione CEI - è proprio satana.
Il rito dell’esorcismo e la possessione che ne richiede l’attuazio
ne, secondo la testimonianza di molti esorcisti, è stato occasione di
una sincera crescita di fede non solo dei singoli posseduti ma anche
dei vicini e della comunità: anche da qui il valore del rito rinnovato.
Auspico che un giorno potremo pregare insieme anche in assem
blea, «liberaci dal maligno»40.
F a b io M a r in i
Piazza don B. Melchiori, 6
25018 Novagli di Montichiari (BS)
1 P e r q u esta rico stru zio n e sto rica cf R. Naz , Serm ent judiciaire, in Dictionnaire de droit canonique,
VII, P arigi 1958, coll. 980-986.
N essuno può essere obbligato a riconoscere la pro p ria colpa: il can. 1728 § 2 71
2 P e r q u esta annotazione si vedano: D.M . P r u m m e r , M anuale iuris canonici, F rib u rg o 1927, p. 586 e
F.X. W e r n z , I u s canonicum , VI, Roma 1927, p. 38.
3II sinodo, o ltre alla provincia ecclesiastica di Roma, com prendeva quasi tu tte le diocesi del Sud Italia.
72 M arin o M osconi
4 Così stabilisce Quo Suprem us Pontifex\ «hisce p e rac tis diligentiis, re u s in iudicium adducitur, et
coram iudice cum in terv en tu ecclesiastici viri, qui n o tarii p a rte s ag at su p e r sin g u lis cuiusque denun-
ciationis e t exam inis adiunctis, iu ram ento dicendae v eritatis o b strictu s re sp o n d ere debet». T esto in
ASS 3 (1867) 503.
5T esto in AAS 2 (1910) 819.
6 La norm a del § 109, n. 1 delle Regulae servandae è indicata tra le fonti del can. 1744 CIC/17. Il can.
1743 § 1 CIC/17, non prevede invece tra le su e fonti (sono indicate le ste sse Regulae servandae al §
139) alcun riferim ento all’eccezione che il canone stabilisce p e r le cause penali. Cf Pio X, Codex iuris
canonici (praefatione, fo n tiu m annotatione et indice analytico-alphabetico ab E m inentissim o Petro
Card. Gasparri auctus), R om ae 1917, pp. 495-496.
7CfP. B e a l, The 1 9 6 2 Instruction C rim en sollicitationis: Caught Red-Handed or H anded a Red Herring,
in «Studia Canonica» 41 (2007) 218.
8 P o n t i f i c i a C o m m is s io C o d ic i I u r i s C a n o n i c i a u t h e n t i c e i n t e r p r e t a n d o , Codex Iuris Canonici.
F ontium annotatione et indice analytico-alphabetico auctus, Roma 1989, p. 470.
N essuno pu ò essere obbligato a riconoscere la pro p ria colpa: il can. 1 7 2 8 § 2 73
91 cann. 265 § 1,54 2 ,5 5 8 e 559 § 1 sono indicati tra le fonti del can. 1471 § 2 del C C E O (che corrisponde
al can. 1728 § 2 del CIC), u n itam en te al Sinodo N eo cesarien se (314-319), can. 9 e a S. Basilio M agno,
can. 70 (M igne, P G 31): cf P o n t if ic i u m C o n s il iu m d e l e g u m t e x t ib u s in t e r p r e t a n d is , Codex Cano-
num Ecclesiarum orientalium . F ontium annotatione auctus, Rom a 1995, p. 486.
10AAS 42 (1950) 60.
74 M arin o M osconi
gata respondere debet») e si appoggia sul fatto che, nel caso, la rispo
sta data risulterebbe essere nociva all’interessato in quanto comporta
il riconoscimento del delitto commesso (secondo il principio «expres
sa nocent, non expressa non nocent»). Si tratta del diritto a rimanere
in silenzio, che può essere esercitato anche in modo discontinuo:
decidendo di rispondere ad alcune domande e non alle successive o
a un interrogatorio e non ad altri. La valutazione del significato del
silenzio opposto dall’accusato alle domande poste spetterà al giudice,
come stabilisce il can. 1531 § 2, sebbene si debba tenere conto del
fatto che in questo caso non si tratta del rifiuto illegittimo a rispon
dere. Si noti tuttavia al tempo stesso che la situazione della parte che
legittimamente non risponde alle domande (in forza del can. 1534 la
parte può legittimamente non rispondere anche quando si verificano
le circostanze di cui al can. 1548 § 2) è resa nel diritto vigente meno
distante dalla situazione della parte che illegittimamente si rifiuta
di rispondere, per il fatto che la sanzione prevista dal can. 1743 § 3
CIC/17 («pars, quae respondere debet, si illegitime respondere recu-
saverit,... puniatur») è stata abolita per la ragione che, nella effettiva
prassi dei tribunali, tale comportamento non era comunque mai sog
getto a sanzioni effettive16.
La seconda situazione è quella che si oppone al dovere della par
te di dire la verità, che secondo la norma del can. 1531 § 1 deve essere
invece sempre integralmente esposta (la precisazione sul carattere
integrale della verità non era presente nel can. 1743 § 1 CIC/17) : «pars
legitime interrogata respondere debet et veritatem integre fateri».
Non si tratta propriamente del diritto di mentire, ma del non obbligo
di dire la verità, o di dire integralmente la verità, ovviamente limita
tamente al modo in cui l’accusato conosce la verità stessa (l’accusato
potrebbe voler celare un fatto volto a condannarlo, che è stato a lui
riferito e che in realtà non è vero: è vero tuttavia per l’accusato che
così lo reputa). Questa seconda situazione si differenzia dalla prece
dente, in cui è sufficiente non rispondere alle domande del giudice per
sottrarsi al riconoscimento del delitto, perché, per sottrarsi all’obbligo
di confessare il proprio delitto, l’accusato deve in questo caso rispon
dere, senza tuttavia essere integralmente veritiero.
17Nella sessione di lavoro d ella com m issione del 27 o ttobre 1967 m attina la previsione di u na sanzione
p e r il m endace e ra ancora stabilita, anzi un consultore propose (senza che la proposta venisse accolta)
di farne la sintesi dei p reced en ti § § 2 e 3 del can. 1743, secondo il testo: «pars, si m endax re p e rta fuit,
puniatur» (cf «C om m unicationes» 38 [2006] 144). F u nella già citata sessio n e del 25 novem bre 1978
che si decise la soppressione della sanzione p e r i m endaci, dando tu ttav ia com e sola m otivazione la
p ra ssi dei tribunali di non p u n ire quanti più sem plicem ente si rifiutano di rispondere (cf «C om m uni
cationes» 11 [1979] 101).
18P e r esem pio se, al fine di individuare chi p o ssa avere profanato le Sacre specie entran d o in c h iesa di
n otte e senza effrazione, l’accusato viene rich iesto di e lencare com piutam ente le chiavi in suo p o ss e s
so e offre un elenco, m a om ette di in d icare la chiave della c h iesa (che in re a ltà era invece p re sen te nel
m azzo affidatogli) è com e se a ffe rm asse e sp re ssa m e n te e falsam ente di non avere avuto d e tta chiave.
P er q ueste note si veda: M. Cozzo li, B ugia, in Nuovo dizionario di teologia morale, Cinisello B alsam o
1990, pp. 105-112.
N essuno pu ò essere obbligato a riconoscere la pro p ria colpa: il can. 1728 § 2 79
20Su q u e st’ultim a circo stan za si veda anche il C atechism o della C hiesa C attolica al n. 2489: «nessuno
è tenuto a p alesare la verità a chi non h a il d iritto di conoscerla».
80 M arin o M osconi
21 S acra C ongregazione per la dottrina della fed e , Washington Case, 26 aprile 1971, II, 4.
N essuno pu ò essere obbligato a riconoscere la pro p ria colpa: il can. 1728 § 2 81
22C tE pistula circularis, litteris Cardinalis Villeimi Levada annexa, quae continet suggestiones ad lineas
directorias ad Episcoporum conferentiarum apparandas in pertractandis casibus abusus sexualis in mi-
nores ab ecclesiasticis commissi, in «C om m unicationes» 43 (2011) 84 al n. I le tte ra d): «siano edotti i
sacerdoti sul d anno re ca to da u n chierico alla v ittim a di abuso se ssu ale e sulla propria responsabilità
di fronte alla norm ativa canonica e civile».
23 Cf G uida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la dottrina della fede ri
guardo alle accuse di abusi sessuali, le tte ra B 3, in «L’O sserv ato re Rom ano» 12-13 aprile 2010, p. 8: «in
quei casi in cui il sacerd o te accusato abbia am m esso i propri crim ini e abbia accettato di vivere una
vita di p re g h ie ra e di p enitenza, la C ongregazione p e r la d o ttrin a della fede autorizza il vescovo locale
a e m e tte re u n d e cre to che proibisce o lim ita il m inistero pubblico di tale sacerdote».
24 II C odice di p ro c ed u ra penale italiano all’a rt. 497, com m a 2 prevede u n sem plice im pegno da pro
p o rre al teste, con la se g u e n te form ulazione: «consapevole della resp o n sab ilità m orale e giuridica che
assum o con la m ia deposizione, m i im pegno a d ire tu tta la v erità e a non n a sco n d ere nulla di quanto
è a m ia conoscenza».
25 P e r u n approfondim ento di q u esto asp etto cf G. B r u g n o t t o , Il giuram ento (can. 1199), in Q D E 25
(2012) 67.
82 M a rin o M osconi
26 N ella riunione della com m issione codificatrice del 25 novem bre del 1978 si e ra p roposto di soppri
m ere la rich iesta di giu ram en to , sostituendola con la rich iesta di d ire la verità, p e r non u rg e re tale
adem pim ento in contesti che possono risu lta re non adeguati, m a si decise di m an ten ere il disposto
evidenziando che è da c o n sid era rsi c om unque ovviabile in p re sen z a di u n a grave cau sa (cf «Com m u
nicationes» 11 [1979] 101-102).
27 P e r le circo stan ze in cui il g iu ram en to è da rite n e rsi non vincolante, cf cann. 1200-1202 e B. O j e t t i ,
Synopsis rerum m oralium et iuris pontifica, Roma 1899, pp. 284-286. Com e evidenziato nel p erco rso
storico, prim a dell’introduzione della clausola che esclude il g iu ram en to nei p rocedim enti penali
erano com unque m olte le m otivazioni addotte p e r considerarsi e se n ta ti dall’obbligo di dire la verità
quando si tra tta di co n fessare il proprio crim ine.
N essuno pu ò essere obbligato a riconoscere la p ro p ria colpa: il can. 1 7 2 8 § 2 83
29 P e r q u esta interp retazio n e cf A. B l a t , C om m entarium textus Codicis lu ris Canonici, Rom a 1927, p.
263.
29 P e r q u e sta osservazione cf anche R. N a z , S erm ent des parties, in D ictionnaire de droit canonique,
VII, col. 990.
30 C f L. C h i a p p e t t a , Il Codice di diritto canonico. Com m ento giuridico-pastorale, III, B ologna 20113,
p. 286.
84 M arin o M osconi
31 L’ordinam ento giuridico italiano prevede la possibilità di fare dichiarazioni calunniose se non e so r
bitanti dall’econom ia difensiva, ovverosia se si tratti dell’unico e n ecessario m ezzo p e r la confutazione
d ell’im putazione; si veda la S en ten za della C orte di C assazione 5789/1995 che sc rim in a in q u esta
fattispecie il reato di calunnia (cf G. B a r b u to - S. L u e r ti - V. P i l l a - R. Spina, Compendio di diritto
processuale penale, S an tarcan g elo di Rom agna 2011, p. 80).
Nessuno può essere obbligato a riconoscere la propria colpa: il can. 1728 § 2 85
35 Su questo si vedano an ch e le Indicazioni per il procedimento ex can. 1720 date dalla C ongregazione
p e r la d o ttrin a della fede p e r i p ro ced im en ti c ontro i delieta graviora, dove al n. 10 si prevede che: «se
non è stato fatto d u ra n te Yinvestigatio praevia, ovvero lo si rite n g a nuovam ente o pportuno, l’im putato
sia chiam ato a d e p o rre p e r gli o p p o rtu n i risc o n tri di fatti e circostanze. Nel c o n te stare gli addebiti
si chieda p e r ciascuno di e ssi la d ichiarazione di in nocenza ovvero di colpevolezza. Non può e sse re
rich iesta l’am m issione di colpevolezza, né im posto il g iu ram en to (cf. can. 1728, § 2)». Si aggiunge
inoltre al n. 12: «sia rich iesto il g iu ram en to di d ire la verità e di aver d etto la verità a tutti, escluso
l’im putato».
36 P e r q u esta opinione cf A .G . MlziròSKI, L’indagine previa (cc. 1717-1719), in A a .Vv., Il processo penale
canonico, Rom a 2003, pp. 193-194.
Nessuno può essere obbligato a riconoscere la propria colpa: il can. 1728 § 2 87
37 Si pensi al su p erio re o al d ire tto re sp iritu ale che profitti della p ropria autorità sulla coscienza del
fedele, non solo p e r appellare leg ittim am en te al sincero riconoscim ento dei p ropri e rro ri, m a p e r co
strin g e re il colpevole a c o n fessare il delitto, prevaricando sulla sua p erso n a. O vviam ente l’ordinario
o il g iudice p o tranno v alu tare u n a confessione e sto rta in tal m odo com e illegittim a, m a si tra tte re b b e
com unque di una valutazione discrezionale.
38P e r esem pio in u n a causa m atrim oniale u n a p a rte riferisce di avere gettato, al m om ento della com u
nione, l’ostia co n sa cra ta d u ra n te la m e ssa nuziale.
88 M arino Mosconi
«Sono state in tese situ a zio n i per sé riconducibili a u n fatto puntuale (che
potrebbero q uin di forse co n cettu a lm en te ascriversi al co n cetto di "cir
costanza" p iu ttosto ch e a quello di "qualità"), m a che tuttavia segn an o
profondam ente, da u n lato, la p ersona m ed esim a dal p u n to di vista della
sua im m agine sociale; e, dall'altro, dim ostran o di avere u n sicuro rifles
so su llo sp ecifico co n so rzio di vita m atrim oniale: co sì l'essere gravida o
l'essere già stata m adre da u n altro; ovvero il m illantato esercizio di una
professione ad alto apprezzam ento sociale e che scolpisce per così dire la
personalità globale del soggetto, quale quella del m edico o del fu nzionario
delle forze dell'ordine»1.
La «qualitas»
La giurisprudenza rotale - neH'affrontare il dolo - n on si sofferm a
m olto sulla trattazione specifica del concetto di qualità, né si trova svi
luppata la questione di com e alcuni fatti gravi inerenti l'altra parte o da
essa com m essi, p ossan o arrivare a qualificare l'altro contraente. Si trova
solo qualche afferm azione in qualche sentenza, ma senza particolari ap
profondim enti. C osì scriveva Stankiew icz in una sua sentenza nel 1994:
«La qualità, ossia l'oggetto del dolo, che deve essere presente al m om en to
del m atrim onio, per sua stessa natura deve essere in grado di turbare gra
vem ente l'u nione coniu gale, an che se con cretam en te dopo il m atrim onio
n o n si verifica il perturbam ento. La legge n on stabilisce u n elen co tassa
tivo, m a sen za dubbio si tratta di tu tte le qualità la cu i assenza im pedisce
o può im pedire il p acifico e p roficuo sviluppo del m atrim onio, dato che
riguardano sia l'essen za sia le proprietà o l'ordinazione naturale dello
stesso istituto m atrim on iale (cf can n. 1055-1056). Per stabilire la gravità
del perturbam ento, si deve valutare n o n so lo la gravità in sen so oggettivo,
che sen za dubbio è prevalente, m a anch e quella soggettiva, cioè il peso
che la parte ingannata diede alla qualità. Infatti, una qualità, che per l'u
n o può essere di n essu n a o poca im portanza, per l'altro, considerando la
m entalità, la cultura e i c o stu m i in cu i vive, pu ò avere grande valore»12.
«A nche se il dolo per sua natura turba m olto più pesantem ente l'unione
coniugale ch e n o n il sem plice errore, tuttavia la legge richiede che oggetto
della decezion e dolosa sia soltan to quella qualità che per sua natura sia
capace di turbare gravem ente il con so rzio m atrim oniale. Perciò, le paro
le della norm a risu ltan o preferire il criterio oggettivo nella valutazione
dell'attitudine naturale della qualità a perturbare gravem ente l'unione c o
niugale, risp etto ad u n criterio di valutazione m eram ente soggettivo, c o n
siderato soprattutto che l'unico esem p io riportato dalla legge di una qua
lità di tal genere, che è dato dalla sterilità (can. 1084, § 3) è radicato nella
stessa sostan za del patto coniugale (cf. can. 1055, § 1). Perciò "riguardo
alla qualità, è n ecessario che essa, seco n d o il criterio oggettivo (che non
può essere altro ch e la co m u n e stim a, conferm ata dalla giurisprudenza),
sia in se stessa significativa e capace, se si attua u n dolo su di essa, di tur
bare gravem ente la vita coniugale: ad esem pio, un a m alattia m olto conta
giosa, la gravidanza causata da un'altra persona, la propria con d izion e di
m em bro della C hiesa C attolica” (coram Burke, 25 ottobre 1990 [in RRDec.
L X X X II, p. 725, n. 12; N .d.R .]. Infatti, "affinché il turbam ento abbia rilie
vo a norm a del can. 1098, b isogna ch e riguardi sostan zialm en te l'unione
m atrim oniale, in riferim ento alla sua essen za, proprietà e fin i” (ibid., 726,
n. 16). Anche se, al tempo della codificazione del diritto matrimoniale non furono
escluse "le qualità di minore importanza", ossia "quelle che soggettivamente sono
considerate di grande peso" (Communicationes 9 [1977] 3 7 2), ora si può dire che
c'è una prevalenza del criterio oggettivo su quello soggettivo. Tuttavia l'im portan
za stessa che la parte ingannata attribuisce soggettivam ente alla qualità,
tenuto con to della sua m entalità, dei co stu m i della società in cui si trova,
n on può essere separata dall'indole della qualità che per sua natura ha in
sé la forza di turbare gravem ente l'u nion e coniugale»13.
richiede che «oltre la serietà oggettiva della qualità deve essere presa
in considerazione anche la valutazione soggettiva del coniuge tratto in
errore»16. Ragion per cui bisogna valutare personalità, indole, carattere,
educazione, abitudini dell'errante e altre circostanze.
U n lim ite però al criterio soggettivo viene posto dalla sentenza coram
Erlebach, 31 gennaio 2002, nella quale si invita a n on confondere l'im
portanza della qualità con la reazione soggettiva del nubente, invitando
così ad una attenta valutazione dello stesso criterium reactionis, che di s o
lito attesta indirettam ente il p eso che il contraente dava alla qualità. La
reazione infatti può attestare più che l'im portanza della qualità, anche la
delusione per una fiducia tradita. I due aspetti n on vanno confusi.
Evidenziam o, infine, alcune sottolineature che em ergono dalla let
tura della giurisprudenza rotale in materia di dolo. La prima è il richiam o
a n on confondere la delusione di attese verso la com parte con la qualità
prevista dalla norm a canonica; deve trattarsi di una qualità reale, pre
sente o m eno al m om ento delle nozze, e n on frutto di attese o desideri,
che caratterizzano ogn i rapporto coniugale17.
La seconda ricorda la differenza tra la fattispecie dolosa e quella
prevista dal can. 1097 § 2: «Il dolo deve riguardare una qualità della per
sona che si intende sposare, ma n o n si richiede che la qualità sia diret
tam ente e principalm ente intesa, com e si prescrive nel can. 1097, § 2»18.
U na terza sottolineatura riguarda la gravità: essa non va confusa
con le com uni, anche se gravi, difficoltà della vita coniugale, che non
provengono dal dolo, ma p osson o essere originate da m otivi di carattere
econom ico, sociale o culturale19.
Le singole fattispecie
Elenchi
Per quanto riguarda l'individuazione delle possibili qualità in con
creto, alcune sentenze forniscono una elencazione esemplificativa: la ste
rilità, la gravidanza da u n altro, gravi m alattie, soprattutto se contagiose e
insanabili, gravi disordini che im pediscono il bene spirituale, psichico e
sociale delle parti, gravi precedenti penali, una vita dissoluta e im m orale,
l'appartenenza o m en o alla C hiesa cattolica, prostituzioni, condann e in
carcere per gravi crim in i22.
Si parla anche della possibilità di u n com plesso di qualità che desi
gna la condizione sociale o m orale della persona23.
Le singole qualità
D iam o uno sguardo alla valutazione delle sin gole qualità che tro
viam o espresse nelle sentenze esam inate.
U na prima osservazione riguarda l'inin fluenza dell'assenza di quel
le qualità generiche e com u n i che tutti vorrebbero presenti nella loro vita
m atrim oniale24. U na sentenza coram Burke del 25 ottobre 1990 scriveva:
«Q ualità di carattere ordinario e universali, com e la vanità o l'egoism o,
n on ch é im perfezioni lievi e relative, com e la pigrizia o la m ancanza di
sen so deH'umorismo, in base al canone, n o n p o sso n o prestarsi per un
fondam ento della nullità»25.
La sentenza coram Bruno, 19 novem bre 1993, riferisce le qualità
desiderate da u n contraente:
24 D a t e n e r e p r e s e n te - s u q u e s to a s p e tto - c h e d iv e rs e s e n te n z e , t r a t t a n d o m a tr im o n i
c o n tr a tti p r im a d e lla p r o m u la g a z io n e d e l C IC 1983, t r a t t a n o la fa ttis p e c ie d o lo sa c e rc a n d o
d i in q u a d r a r la n e ll’error redundans, ric o n d u c ib ile p o i a ll'e rr o r e d e lla q u a lità d ir e tta m e n te e
p r in c ip a lm e n te in te sa .
25 « P ro in d e q u a lita te s o rd in a r ia e ac u n iv e rs a le s , u ti v a n ita s vel e g o is m u s , n e c n o n im p e rfe c -
tio n e s leves ac re la tiv a e , s ic u t p ig ritia vel d e fe c tu s s e n s u s io c a tio n is (" s e n s e o f h u m o u r " ) ,
f u n d a m e n tu m p rò n u llita te , a d n o r m a m c a n o n is , p ra e b e re n o n v a le n t» (coram B u r k e , 25
o tto b r e 1990, in RRDec. L X X X II, p. 7 2 6 , n. 14).
26 « C irc a f u tu r a e c o n s o r tis q u a lita te s d e c e p tu m fu is s e a d m a tr im o n ia le m c o n s e n s u m e x to r-
q u e n d u m a f firm a t a c to r. Q u a lita te s ab e o re q u is ita e e ra n t: a m o r, h o n e s ta s e t sin c e rita s ; h a s,
p e r d u r a n t e to to te m p o r e lo n g a e re la tio n is sp o n s a lic ia e , ta m f ir m ite r sib i p e r s u a s u m h a b u it
a d e s s e in c o n v e n ta m , u t e a m u x o r e m id e a le m p u ta r e t. A it n e m p e : " re q u is iti e ss e n z ia li d i u n a
f u t u r a m o g lie e r a n o p e r m e: la sin c e rità , la le a ltà e l'a m o re " . " C o n o s c e n d o la e fre q u e n ta n d o la ,
io m i feci la c o n v in z io n e c h e S ilv a n a fo sse u n a p e r s o n a b u o n a , g e n e ro s a e d isp o n ib ile " ; "ave
va t u t t i i re q u is iti c h e io c erc a v o in u n a f u t u r a m o g lie ; e ra , q u in d i, p e r m e la d o n n a ideale".
P o s t m a tr im o n iu m v e ro m u lie r o m n in o d iv e rs a m se m a n if e s ta v is s e t, sc ilic e t m e n d a c e m ,
102 Fabio Franchetto
«Da quanto detto finora, appare chiaro che le qualità richieste dall'uom o
fossero assai generiche, e, consid eran do gli atti nel loro com p lesso, non
è provato ch e e sse m an cassero nella convenuta prim a delle nozze. E non
pare che l'uom o abbia voluto o rich iesto u n a particolare qualità nella fi
danzata. Q u elle ch e ora riferisce, so n o qualità co m u n i che o g n i nubente
desidera trovare nella futura m oglie, e ch e per natura loro n o n p o sson o
turbare l'un ion e coniu gale, perché si p o sso n o facilm ente affrontare con
u n po' di b u ona volontà, pazienza e gli op p o rtu n i aiuti»27.
«L'om osessualità vien e trattata, com e p ossib ile capo di nullità m atrim o
niale, quasi esclusivam en te nell'am bito del can. 1095. N o n si deve tra
lasciare di esam in are la sua p ossib ile rilevanza anche so tto il can. 1098.
Sugli elem enti che com p on gon o la prova, nel suo studio, R. W itzel
individua sia u n o schem a di tripartizione: «1) chi contrae m atrim onio sia
ingannato da dolo co m m esso al fin e di ottenere il suo con senso; 2) l'in
ganno verta su una qualità dell'altra parte contraente, 3) tale qualità deve
per sua propria natura poter perturbare il consorzio di vita coniugale»42;
sia di quadripartizione: «1) che talun o contragga m atrim onio ingannato
con dolo; 2) che il dolo sia volto ad ottenere il co n sen so m atrim oniale; 3)
che oggetto del dolo sia una qualità della comparte; 4) che la m ancanza
di qualità nell'altro contraente valga per sua stessa natura a gravem ente
perturbare il consorzio di vita o, m eglio, la com u n ion e di tutta la vita
coniugale»43.
A l di là degli sch em i usati, ciò che conta è l'individuazione degli
elem enti da accertare per svolgere una com pleta indagine processuale.
Per cui:
«Q ualunque sia la ripartizione esp o sta in iure, sta di fatto che, per ritenere
integrata la fattisp ecie prevista dal can. 1098, i T urni verificano che nel
caso con creto ricorrano tu tti i requisiti della norm a: la deceptio (vale a dire
l'inganno o l'errore in cu i è caduto il n ubente), il dolus (da parte di persona
diversa del n u ben te ingan n ato), il n esso causale tra il dolus e l'errore, il fine
dell'autore del dolo (ad obtinendum consensum), le co n seg u en ze della deceptio
(l'em issione del co n se n so ; altrim enti n o n prestato), l'oggetto del dolo e
del corrispon dente errore (alterius partis qualitatem) e la co n sisten za di tale
qualità (suapte natura consortium vitae coniugalis graviter perturbare potest) »44.
La tesi attorea, però, viene ritenuta priva di fondam ento per una
serie di circostanze, n o n esclusa la genericità delle qualità in q u estio
n e53. Paradossalm ente, poi, le accuse che l'uom o e i suoi testi rivolgono
alla donna circa alcuni piccoli episodi prenuziali, fanno em ergere com e
l'uom o fosse a con oscen za dei "difetti" della donna, in u n fidanzam ento
durato quattro an n i54. Ciò quindi rende poco probabile l'errore da parte
dell'uom o.
Inoltre, dagli atti n on consta che la donna volesse ingannare l'uom o
per estorcergli il co n sen so m atrim oniale. A nzitutto fu l'uom o a proporre
le nozze, anticipatam ente, a causa della m alattia del padre, n onostante la
donn a preferisse attendere55.
Per ragioni fiscali alla donn a era stata intestata una quota della
società della fam iglia dell'attore. Il fatto poi che la donna abbia restituito
tale quota della società e altri beni, è una circostanza post-m atrim oniale
che n on depone a favore dell'intenzione dolosa56.
Si osserva poi che il cam biam ento di atteggiam ento della donna
avviene dopo diverso tem po rispetto al m atrim onio - dato che inizial
m ente la vita coniugale era serena e allietata dalla nascita di u n figlio - ed
è dovuto a incom prensioni con i fam iliari dell'uom o, che poi son o state
am plificate per sostenere la tesi attorea57. Il naufragio delle nozze fu d o
vuto a questioni patrim oniali nella fam iglia dell'attore e a interferenze da
parte della fam iglia nella vita m atrim oniale dei due58.
fatto che lei non aveva nulla da rimproverarsi69. Q uesta è una circostanza
che fa capire com e la donna n on si sentisse oggetto di u n inganno.
C ontrariam ente a quanto afferma il patrono, la personalità della
donn a n on appare così sprovveduta, tale da n on accorgersi di alcuni
aspetti della personalità dell'uom o.
Inoltre sem brerebbe che da parte dell'uom o n on ci fosse alcuna
intenzione dolosa riconducibile ad uno sforzo per nascondere la sua vera
personalità70.
N o n appaiono altri m otivi per cui l'uom o cedette alle nozze. Il fat
to che poi abbia saputo che non c'era più la gravidanza (due settim ane
prima) n on toglie nulla all'inganno perpetrato né al fatto che lui aveva
accettato le nozze solo per la gravidanza73.
V i è poi il criterio di reazione per la rottura im m ediata dopo aver
appreso della gravidanza sim ulata74.
84 C f ibid., p. 2 6 0 , n. 28.
85 C f ibid., p. 2 62, n . 30.
86 C f ibid., p. 2 65, n. 33.
87 Coram P o m p e d d a , 14 m a g g io 1999, in RRDec. X C I, p. 379, n. 18.
88 L. cit.
89 « R eb u s sic s ta n tib u s , c u m n e m p e ex a c tis e t p ro b a tis e x c lu d e n d u m e sse v id e a tu r, v iru m
s ilu is s e a d o b tin e n d u m m a tr im o n iu m , c u m q u e , d e c e te ro , a g a tu r d e in d o le e t p e r s o n a lita te
v iri, n o n d e ip siu s m o rb is , d iff ic u lte r q u is a d m itte r e p o s s e t re m n o n p o tu is s e c o n sp ic i e t
120 Fabio Franchetto
tenevano particolarm ente a non lasciarla sola in questa scelta, essend oci
tra loro e la figlia u n bu on rapporto;
c) non sarebbe logico che la donna sappia di u n m atrim onio civile
durato solo due anni, con u n figlio che l'uom o lascia, senza che essa si
interroghi in proposito; le circostanze attestano che la donn a accettò
tranquillam ente il m atrim onio senza dubbi, senza volerlo procrastinare
per conoscere m eglio l'uom o;
d) non è logico che la donna n on abbia voluto sapere cosa fosse
successo nella precedente unione. Inoltre - afferma la donna - «non m i
trovavo all'ultima spiaggia, costretta ad accettare il suo corteggiam ento.
... G iuseppe, n on era certam ente né il primo né l'unico uom o che m i ave
va corteggiata, e nella m ia situazione non avevo b isogno di acconsentire
ad o gn i costo alle sue proposte»91.
Infine, il fatto che il convenuto abbia voluto celebrare il m atrim onio
entro un anno, questo rivela che aveva paura di perderla; anche perché
a lui conveniva avere una m oglie per il suo lavoro e per nascondere il
precedente divorzio.
Ci sono poi altri m otivi che fanno propendere a negare la credibilità
all'uom o: il fatto che il suo m atrim onio civile n on sia stato trascritto in
Italia, perché la sua prima m oglie era stata sposata con u n italiano92.
Inoltre alla dom anda del parroco sul suo stato libero aveva risposto
di n on essere m ai stato legato da alcun vincolo civile in precedenza; la
sua giustificazione è che lui aveva inteso dare la risposta sullo stato libero
al m om ento delle nozze con l'attrice. Pare strano però che l'uom o non
abbia inteso la dom anda, visto che c'è una lettera del parroco che attesta
i dubbi sullo stato libero.
Circa il criterio di reazione, è da tenere presente che la donna ha
saputo la verità u n po' alla volta; poi - siam o negli anni 1950-60 - l'am
biente tradizionale e il rispetto verso i genitori la bloccarono dal lasciare
subito l'uom o. L'uom o poi aveva in sistito per restare assiem e perché
tem eva u n o scandalo nel suo am biente di lavoro.
In ogn i caso, la donna, dopo aver saputo la verità, si sottrasse ai
rapporti sessuali col marito, e ciò attesta che lei n on lo sentiva più c o
m e marito. La richiesta di separazione fu sem pre negata dal marito. La
91 L. cit.
92 « C o n v e n tu s , e te n im , n o v e ra t q u o d civile m a tr im o n iu m in Ita lia c e le b ra ri n e q u ib a t, e o q u o d
d .n a G . lig a ta ia m f u e r a t c u m L .; q u a m o b re m , U S A p e tie ra t u t illic fo rte , c e le b ra re t civile
m a tr im o n iu m , in f r a u d e n s sive legis ita la e sive a m e ric a n a e . E x in d e , g ra v e m a n e t d u b iu m de
e x s is te n tia vel m in u s m a tr im o n ii c u m d .n a G ., in U S A , o b c a r e n tia m d o c u m e n to r u m a u t
p ro b a tio n u m in rem » (ibid., p. 694, n . 17).
122 Fabio Franchetto
93 « M a trim o n iu m in ir e se se v o lu is se c u m m u lie re s a n a f a te tu r e t C o n v e n ta m in c o m m o d a m
v a le tu d in e m ei r e tic u is s e c o n te n d it; ip se v e ro m o r b u m sa t a m b ig u is lo c u tio n ib u s e t d u b iis
v e rb is d e sc rib it: "lo p e n s o , c h e E d v ig e a b b ia d e lib e ra ta m e n te ta c iu to d a v a n ti a m e il s u o s ta to
d i sa lu te . T u tto s e m b ra c o sì, c o m e se lei a v esse c elato il s u o s ta to d i sa lu te , p e r c h é a ltr im e n ti
n o n a v re b b e a v u to s p e ra n z a d i m a rita rs i" . E t a d h u c : “P e n s o c h e lei sia s ta ta ta lm e n te m a la ta
d a n o n d o v e r c o n tr a r r e il m a trim o n io " . A c to r d e "ovaie ra ffre d d a te " e t d e " in fia m m a z io n e
d elle o vaie" q u o q u e d e te g it, q u in m e d ic u m te s tim o n iu m , ex q u o a liq u a c e rta d e p ro m i p o s -
sin t, e x h ib e a t; n u m q u a m v e ro A c to r q u a lita te m a m u lie re d o lo se re tic ita m p la u s ib ilib u s
v e rb is o s te n d it. A c to r s a n e d e d if fic u lta tib u s lo q u itu r» (coram. C i v i l i , 8 n o v e m b re 2 0 0 0 , in
RRDec. X C I I , p. 6 0 6 , n . 10).
94 C i ibid., p. 6 08, n. 14.
95 « A n th im u s , v id u u s a p r im a u x o re a n n o 1987, n o v u m m a tr im o n iu m in ire c u p ie b a t. I n e u n te
m e n s e n o v e m b ri a n n i 1989 v ir in a liq u a e p h e m e rid e leg it n u n t iu m s c r ip tu m ab A n d re illa , vel
p ro b a b iliu s ab e iu s c o g n a to : "B e lla p r e s e n z a b r u n a 4 4 e n n e c o n o s c e re b b e 4 4 - 5 5 e n n e se rio
la b o rio s o e sc lu s o d iv o rz ia to sc o p o fid a n z a m e n to e v e n tu a le m a trim o n io " . D ie 2 n o v e m b ris
Fatti circostanziati e qualità personali in relazione all'errore doloso: riscontri giurisprudenziali 123
Essa ci teneva particolarm ente che il marito fosse idoneo ai lavori agrico
li: cosa che lo stato di salute dell'uom o avrebbe im pedito98.
Sullo stato di salute dell'uom o n on vi è alcun dubbio; il problema,
piuttosto, riguarda la relazione tra lo stato di salute dell'uom o e la sua
possibilità di effettuare lavori agricoli99. Il certificato m edico scoperto
dalla donna riportava che l'uom o n on poteva svolgere lavori pesanti.
Tale qualità (m ancanza di vigore fisico per il lavoro agricolo) viene
definita soggettivam ente grave. Altri elem enti che attestano la valuta
zion e che la donn a aveva di tale qualità son o desunti sia dalla reazione
im m ediata dato che essa afferm ò fin dalla scoperta del certificato - pri
ma ancora di contattare il patrono - di essersi sentita ingannata e perciò
attuò la separazione100; e poi dalla sua appartenenza al m ondo rurale; sia
dal fatto che il m atrim onio era stato organizzato attraverso u n interm e
diario proprio per cercare la persona adatta101.
L'uomo nega la gravità della malattia; afferma che i problem i che
hann o portato alla rottura erano di altro genere; tuttavia cade in con
traddizione quando afferma che, prima della scoperta del certificato, si
era parlato di prole, lasciando così intravedere che in realtà n on vi erano
seri problem i102.
Circa l'intenzione dolosa, essa sembra venir m eno quando l'uom o
afferma che n o n riteneva im portante il suo difetto fisico. Tuttavia il fatto
che - ben sapendo che la donna cercava un uom o capace di sostenere i
lavori pesanti dei cam pi - lui abbia com unque taciuto, vien ritenuto un
indizio sufficiente per provare la sua volontà ingannevole103.
pare che l'uom o abbia dato a tale questione u n peso decisivo105. Infatti,
dopo aver scoperto la verità, rim ase ancora tre anni con la donna; la
separazione avvenne per altre questioni e si tentò pure la riconciliazio
ne. Inoltre, l'uom o con tin u ò a voler bene al figlio. Il m atrim onio n on fu
dovuto alla gravidanza, m a perché i due si volevano bene106.
Conclusioni
Dalla rassegna delle sen tenze rotali si rileva anzitutto la necessità
che sussistano tutti gli elem enti che com p ongono la figura del dolo a
norm a del can. 1098: com e già osservato, l'assenza di u n solo elem ento,
im pedisce la dichiarazione di nullità. Ciò significa che n on è sufficiente
l'esistenza del dolo, m a ci deve essere anche l'errore110; non, però, un
qualsiasi tipo di errore, n on errore concom itante ("anche se l'avessi sa
puto, m i sarei sposato lo stesso"), ma u n errore m otivo (causam dans) ("se
l'avessi saputo n o n m i sarei sposato")111.
F a b io F ra n ch etto