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3
4 INDICE
D Gammologia 157
Introduzione
la ricerca della soluzione risulta troppo complicata qualora il sistema in esame sia par-
ticolarmente complesso. La soluzione per latomo di idrogeno, in cui lunico grado di
libert rappresentato dallelettrone orbitante attorno al nucleo, risulta semplice, ma non
appena aumenta il numero di elettroni la cosa si complica notevolmente;
Il motivo storico dellintroduzione delle teorie di campo proprio quello di estendere la descri-
zione di sistemi quantistici nel contesto relativistico.
2. introduzione e studio della teoria lagrangiana di campo a livello classico, studio delle
equazioni di Eulero - Lagrange e teorema di Noether;
5
6 INDICE
h = c = 1(= 0 = kB ) adimensionali
Questa scelta ovviamente si ripercuote sulle unit di misura delle altre grandezze fisiche:
[M][L]2
[s] = [E][T ] = [M] = [L]1 = [T ]1
[T ]
[E] = [M]
Qualora necessario, per ritornare al sistema di unit di misura internazionale (SI) basterebbe
reintrodurre opportune potenze di c, h , ch riaggiustando le unit di misura. Questa operazione
verr spesso effettuata alla fine dei conti, una volta ottenuto il risultato cercato.
1 Non a caso lequazione E = mc2 viene interpretata come quella che afferma lequivalenza tra massa ed energia
Capitolo 1
7
8 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
d
||(~x,t)||2 + ~ ~j = 0 (1.4)
dt
iv. nel caso libero lequazione di Schrdinger facilmente risolvibile. Lhamiltoniana libera
~2
H = 2M e, supponendo di ricercare soluzioni a variabili separabili
(~x,t) = (~x)(t)
1 ~2
i(~x) (t) = (~x)(t)
t 2M
i 1 ~2
(t) = (~x)
(t) t 2M(~x)
Essendo il primo membro indipendente dallo spazio, allora anche il secondo membro
deve esserlo, e viceversa per ci che riguarda la dipendenza dal tempo. Insomma, ambo i
membri devono essere uguali ad una costante E, perci
(t) = iE(t) = (t) = (0)eiEt
t
(il segno allesponente di fatto arbitrario, essendovi unintegrazione su tutti i ~k) dove
~k) la trasformata di Fourier tridimensionale di (~x)1
(
1 Convenzioni:
1.2. NOTAZIONE RELATIVISTICA 9
ossia un quadrivettore con indice di Lorenz in alto. I quadrivettori che utilizzeremo molto spes-
so saranno x x e il quadrimomento p p .
La metrica di cui il nostro spazio dotato la metrica di MinkowsKi "mostly-negative", rappre-
sentata dal tensore metrico
1 0 0 0
1
0 1 0 0
= = 0 0 1 0 = diag(1, 1, 1, 1) (1.10)
0 0 0 1
A = A (1.11)
~k)||2
||(~x)||2 = ||(
la trasformata di Fourier della delta di Dirac nello spazio di Minkowski definita come
1
Z
0
4 (k k0 ) = ei(kk )x d 4 x (1.8)
(2)4
10 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
s2 = s s = ct 2 (x2 + y2 + z2 ) (1.14)
pu essere:
> 0, timelike;
= 0, lightlike;
< 0, spacelike.
Il prodotto scalare suddetto lasciato invariante da tutte le trasformazioni del gruppo di Lorenz,
ad ognuna delle quali associata una matrice di determinante 1 tale che:
: M4 M4
(1.15)
x 7 x0 = x
T =
x0 y0 = xT T y = xT y = x y
(, a) : M4 M4
(1.16)
x 7 x0 = x + a
Secondo il principio di relativit ristretta tutte le leggi della fisica sono invarianti in forma
nei sistemi di riferimento inerziali, cio quelli legati da una trasformazione di Poincar. Di
conseguenza, esse dovranno necessariamente essere relazioni tra grandezze invarianti sotto
trasformazioni del gruppo di Lorenz, ossia devono essere covarianti, cio del tipo F = G .
= ( 0 , ~)
essa presenta una quantit differente di derivate rispetto alle coordinate spaziali e rispetto
al tempo. Presentando derivate rispetto a tempo e spazio, per essere estesa relativamente
affinch sia covariante essa deve necessariamente essere riscritta in termini di , ma ci
non possibile per la differenza numerica tra derivate temporali e spaziali.
Allora, per trovare unequazione donda relativistica partiamo da una teoria classica relativistica
e tentiamo di quantizzarla.
In relativit ristretta, vale la legge covariante
p p = E 2 |~p|2 = M 2 (1.17)
dove M la massa invariante del mio sistema (cio la massa della particella). Questo implica
dunque q
E = |~p|2 + M 2 p (1.18)
Come possiamo vedere, lequazione 1.17 prevede una duplice soluzione: una con E > 0 ed una
con E < 0, di cui per ora non siamo in grado di dare alcun significato4 .
Per raggiungere il nostro scopo proseguiamo dunque in questo modo:
1. Come primo tentativo, vediamo cosa succede "dimenticandoci" della soluzione E < 0,
mantenendo cio solamente la relazione lineare
q
E = |~p|2 + M 2
2 4
i = M 1 +...
t 2M 8M
se ci fermiamo al termine quadratico si riottiene loperatore non relativistico;
se si tronca lo sviluppo ad un qualsiasi ordine si perde la covarianza dellequa-
zione;
se lo sviluppo non viene troncato si ha a che fare con un operatore non locale6 .
2
2
(~x,t) 2 (~x,t) = M 2 (~x,t)
t
(~x,t) = M 2 (~x,t)
4 Le "particelle" di energia negativa verranno dette antiparticelle.
5 Propriamente non relativistico.
6 Con un numero infinito di derivate.
12 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
(1.19)
( + M 2 )(x) = 0 (1.20)
dove x x .
Essendo M uno scalare di Lorenz e invariante per costruzione, quindi anchesso scalare
di Lorenz, a sua volta la funzione donda deve essere scalare7 , cio
0 (x0 ) = (x)
cio
0 = (x) 02 2 (x) (x) 02 2 (x) =
0 (x) + ~ ~j J = 0 (1.23)
7 Come vedremo, la natura scalare di implica che essa descriva particelle scalari, ossia di spin nullo.
1.3. EQUAZIONE DI KLEIN-GORDON (LIBERA) 13
1
Z
ikx 4
(x) = (k)e d k
(2)2
Dato che:
k x = k x scalare;
d 4 k d 4 k0 = | det |d 4 k = d 4 k;
allora, affinch (x) sia scalare, lo deve essere anche la sua traformata di Fourier, cio
0 (k0 ) = (k)
1
Z
2 ikx 4
( + M )(x) = (k2 + M 2 )(k)e
d k=0
(2)2
14 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
Questo integrale nullo se (k) si annulla per tutti i valori di k, al pi non per k2 = M 2 . Dunque,
possiamo dire che
(k) = (k2 M 2 ) f(k)
con f(k) una generica funzione di k k . Ora, dato che8
(k0 k ) + (k0 + k )
(k2 M 2 ) = ((k0 )2 (k )2 ) =
2k
q
con k |~k|2 + M 2 , allora
1 d 4 k ikx
Z
(x) = e (k0 k ) f(k) + eikx (k0 + k ) f(k)
(2)2 2k
E opportuno osservare che seppur i conti portino ad una forma di (x) non covariante a vista,
ci non contraddice il fatto che (x) sia invariante: per come stata definita, infatti, essa una
funzione scalare.
Definendo ora
f (~k) f(k ,~k)
allora
1 d 3 k ik x0 +i~k~x ~
Z
~
(x) = e f+ (k) + eik x0 +ik~x f (~k)
(2)2 2k
Mandando ora nel secondo addendo dellintegrando ~k ~k allora
1 d 3 k ikx ~
Z
(x) = e f+ (k) + e f (~k)
ikx
(2)2 2k k0 =k
Notiamo come lintegrando sia costituito da due addendi, ognuno dei quali costituito da un
esponenziale il cui esponente ha componente 0 opposta rispetto allaltro: come vedremo tra
poco, questi due addendi corrispondono alle due soluzioni dellequazione di Klein-Gordon, una
relativa al caso E > 0, laltra relativa al caso E < 0.
Effettuando ora una rinormalizzazione di f 9
f+ (~k) f (~k)
a(~k) b (~k)
2 2k 2 2k
la soluzione generale dellequazione di Klein-Gordon pu essere scritta cos:
1 d 3 k h ~ ikx i
Z
~ ikx
(x) = a(k)e + b (k)e (1.26)
(2)3/2 2k 0
k =k
Ni=1 (x xi )
( f (k)) =
| f 0 (xi )|
xi , i = 1, . . . , N| f (xi ) = 0
9 Il significato di a(~k) e b(~k) lo vedremo quando tratteremo le teorie di campo.
1.3. EQUAZIONE DI KLEIN-GORDON (LIBERA) 15
dove
d 3 k ~ ikx
1
Z
+ (x) = a(k)e
(2)3/2 2k 0
k =k
d 3 k ~ ikx
1
Z
(x) = b (k)e
(2)3/2 2k k0 =k
Si verifica facilmente che
i0 + (x) = k + (x)
i0 (x) = k (x)
ed essendo i0 il corrispondente operatore quantistico dellenergia, ci implica che + (x) la
soluzione di energia positiva, mentre la soluzione di energia negativa.
Si noti infine che la soluzione 1.26 in generale una funzione complessa. Volendo restringersi
al caso di soluzioni reali, ossia tali che (x) = (x), allora le soluzioni 1.26 assumono la forma
seguente:
1 d 3 k h ~ ikx i
Z
~ ikx
(x) = a(k)e + a (k)e (1.27)
(2)3/2 2k 0
k =k
1 d3k h i
Z
~ ikx ~ ikx
i0 (x) = k a(k)e k a (k)e
(2)3/2 2k 0
k =k
1 d3k h i
Z
ikx
i0 (x)+ p (x) = ( p + k )a(~k)e + ( p k )a (~k)eikx
(2)3/2 2k 0
k =k
dove q
k = |~k|2 + M 2
q
p = |~p|2 + M 2
Ora, moltiplichiamo per eipx e integriamo in d 3 x:
Z
d 3 x (i0 (x) + p (x)) eipx p = =
0 p
1
Z 3
d k
Z Z
~ i(kp)x 3 ~ i(k+p)x 3
= ( p + k )a( k) e d x + ( p k )a (k) e d x
(2)3/2 2k 0
k =k
e analogamente Z
0 +p0 )x0
d 3 xei(k+p)x = ei(k (2)3 3 (~k ~p)
16 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
allora
" #
2 p 0
Z
d 3 x (i0 (x) + p (x)) eipx p = (2)3/2 e2ip0 x0
a(~p) + p
0 = p
p
2 p 2 p
D := + iqA (1.31)
10 Laccoppiamento minimale si pu scrivere anche cos:
p p qA
1 2
H= ~p q~A + qA0
2M
riscrivibile come 2
1
H qA0 = ~p q~A
2M
p 2
ottenibile dallhamiltoniana di Schrdinger libera H = 2M con il suddetto accoppiamento minimale.
11 ATTENZIONE: vedi anche la nota relativa alla derivata covariante con segno invertito nel caso di teorie con
+ 2iqA q2 A2 + M 2 (x) = 0
(1.35)
cio h i
2 iMt 0 iMt ~
2
( iqA) 0 (~x,t)
~ 2
(0 + iqA0 ) + M e (~x,t) = e
ossia
iMt
(M 2 0 2iM0 0 + 02 0 + 2qMA0 0 + 2iqA0 0 0 q2 A20 0 + M 2 0 ) =
e
h i
= eiMt (~ iq~A)2 0
cio
h i
2iM0 + 0 + 2qMA0 + 2iqA0 0 q A0 = ( iqA) 0
0 2 0 0 0 2 2 0 ~ ~ 2
Cos facendo, i termini proporzionali alla massa prevalgono, dunque, trascurando tutti gli altri,
otteniamo
0 1 ~
i0 = ( iqA) + qA0 0
~ 2
2M
che non altro che lequazione di Schrdinger14 . Si verifichi per esercizio che lequazione di
continuit per lequazione 1.32
J = 0 J = (, ~j)
dove
= i
h i
2 0 qA0
(1.36)
~j = i
2 q~A
dove per comodit lasse z individua la direzione del moto della particella.
13 Si noti infatti che 0 non altro che un termine proporzionale a qualcosa del tipo eik t , che derivato nel tempo
ik 0 .
14 Si ricordi infatti che loperatore corrispondente ad H i .
0
1.5. PARADOSSO DI KLEIN 19
Come visto nei precedenti corsi di meccanica quantistica , la funzione donda associata al
sistema in questione
+ = eit (z)
con (
1 (z) = eikz z + reikz z (regione 1)
(z) = 0
ikz z
2 (z) = e (regione 2)
dove r il rapporto tra lampiezza dellonda riflessa nella regione 1 e lampiezza dellonda
incidente, e il rapporto tra lampiezza dellonda trasmessa nella regione 2 e lampiezza
dellonda incidente. Chiamando 1,2 = eit 1,2 allora:
( + M 2 )1 = [(02 ~2 ) + M 2 ]1 = 0
kz0
con in generale complesso.
Valutiamo ora tre casi distinti:
1. V +M, ossia il caso equivalente alla situazione in cui, per lequazione di Schrdinger,
si ha la particella con energia maggiore del potenziale. In questo caso le equazioni 1.37
e 1.38 ci dicono che kz , kz0 R, essendo in ambo i casi i radicandi numeri reali. Allora,
dalle equazioni 1.39 e 1.40 deriva che
( (
1 = |1 | 2 2 = ( V )||2
j1 = kz (1 |r|2 ) j2 = kz0 ||2
si noti che, essendo ( V ) = M > 0 e kz0 > 0 poich londa trasmessa va verso il semiasse
z positivo, allora 1,2 0 e j1,2 0. Definendo il coefficiente di riflessione R e il
coefficiente di trasmissione T
jIN j1
R= (1.41)
jIN
j2
T = (1.42)
jIN
in questo caso si ottiene
R +T = 1
Come nel caso non relativistico, essi possono essere interpretati rispettivamente come la
probabilit che londa incidente venga riflessa dal gradino di potenziale e la probabilit
che londa incidente venga trasmessa nella zona in cui il gradino di potenziale presente;
kz0 kz0
vg = = = >0 = kz0 < 0
kz0
q
02
kz + M 2 V
essendo ( V ) < 0. Tutto questo implica che j2 < 0. Inoltre, scrivendo 0 > kz0 = |kz0 |:
kz kz0 2 kz + |kz0 | 2
R = |r| =
2 = >1
kz + kz0 kz |kz0 |
i = i~ ~ + M = H (1.43)
t
dove nel membro di sinistra compare una sola derivata temporale e nel membro di destra una
sola derivata spaziale. Ora, si tratta di capire che tipo di oggetti sono 1 , 2 , 3 , , sulla base di
alcuni requisiti che diano un senso fisico alla nostra equazione. Imponendo queste condizioni,
lequazione donda risultante dovr:
i. loperatore hamiltoniano
H = i~ ~ + M
deve essere hermitiano, in modo tale che sia autoaggiunto, cio unosservabile. Questo
implica (verificare per esercizio) che i = i e = , cio che i , R;
2
h ~ + M = i i~ ~ + M =
i h i
= i i = i i ~
t 2 t t t t
h ih i
= i~ ~ + M i~ ~ + M =
= i j i j + i (i + i ) M i 2 M 2
2 ~ 2 2
= M
t 2
e questo implica che 1 , 2 , 3 , devono soddisfare le seguenti propriet:
i , j = i j + j i = 2i j (1.44)
{i , } = i + i = 0 (1.45)
2 = 1 (1.46)
Tuttavia queste propriet non possono essere soddisfatte da semplici numeri, quindi 1 , 2 , 3 ,
devono essere degli oggetti pi complicati. Dirac propose che 1 , 2 , 3 , fossero dun-
que delle matrici N N, ossia loggetto pi semplice in grado di soddisfare le propriet
16 Deriva direttamente dalla 1.20.
1.6. EQUAZIONE DI DIRAC 23
La seconda di queste propriet ci dice, in particolare, che gli autovalori delle quattro
matrici sono solamente 1. Inoltre:
Tr[i ] = 0 i = 1, 2, 3
ma visto che la matrice identit commuta con tutte le matrici, cio {1, j } 6= 0,
necessariamente m0 = 0, ma allora M non altro che una combinazione lineare
delle matrici di Pauli. Quindi per N = 2 non riusciamo a trovare quattro matrici
indipendenti che soddisfino tutte le propriet di cui abbiamo bisogno.
N=4 In questo caso possibile trovare le matrici 1 , 2 , 3 e : si tratta delle matrici
4 4 diagonali a blocchi
1 0
0 i
i = = (1.49)
i 0 0 1
dette matrici di Dirac (verificare per esercizio che le matrici 1.49 soddisfano le
propriet volute).
Questo significa che la dimensione minima dello spazio spinoriale, ossia lo spazio
vettoriale su cui agiscono le matrici di Dirac, N=4. Si noti che nel caso di particella
non massiva (M = 0) la dimensione minima dello spazio spinoriale 2 (il termine
M nellhamiltoniana nullo, quindi sono sufficienti le matrici i , i = 1, 2, 3).
Poco dopo lo stesso Dirac propose una diversa scrittura delle proprie matrici: egli intro-
dusse la quantit
= ( 0 , i ) i = 1, 2, 3
dove
12 02 02
0 i i
= = = i = (1.50)
02 12 i 02
Questa la rappresentazione di Dirac delle matrici di Dirac (detta anche non relativi-
stica, in quanto utile per studiare il limite non relativistico). In tale rappresentazione si
definisce anche loperatore di chiralit
i
= i 0 1 2 3
5 = (1.51)
4!
che nella rappresentazione di Dirac delle matrici di Dirac
02 12
5
= (1.52)
12 02
Unaltra importante rappresentazione delle matrici di Dirac la rappresentazione di
Weyl
02 12 02 i 12 02
0 i 5
= = i = = (1.53)
12 02 i 02 02 12
utile per studiare il limite ultrarelativistico.
Le matrici 1.50 e loperatore di chiralit 1.52 soddisfano le seguenti propriet19 :
0 = ( 0 )+ , 5 = ( 5 )+ hermitiane ; i = ( i )+ antihermitiana (1.54)
19 ATTENZIONE: nonostante valga la propriet 1.56, la quale definisce la cosiddetta algebra di Clifford, lo
spazio spinoriale di dimensione 4 uno spazio diverso dallo spazio di MinkowsKi!
1.6. EQUAZIONE DI DIRAC 25
( 0 )2 = ( 5 )2 = 14 ( i )2 = 14 (1.55)
{ , } = 2 , = 0, 1, 2, 3 (1.56)
{ 5 , } = 04 , = 0, 1, 2, 3 (1.57)
Inoltre, le matrici soddisfano la propriet
0 ( )+ 0 = , = 0, 1, 2, 3 (1.58)
= C C1
soddisfanno la condizione 1.56. Affinch siano soddisfatte anche le propriet 1.54 e 1.55, la
matrice C deve essere anche unitaria.
Dunque, moltiplicando a sinistra ambo i membri dellequazione
~
i = i~ + M = H
t
per = 0 si ottiene
i 0 0 + i i i M = 0
da cui lequazione di Dirac20
(i M) = (i/ M) = 0 (1.59)
Lequazione di Dirac unequazione vettoriale, cio consiste nelle quattro equazioni scalari
i M = 0 , = 0, 1, 2, 3 (1.60)
0 = // + iM / iM / + M 2 = + M 2 =
1
{ , } + M = + M 2 =
2
=
2
= + M2
14 + M 2 14 = 0
evidenziando il fatto che e resta uno spinore 22 . Dunque, lequazione di Dirac consistente
con quella di Klein-Gordon nella misura in cui ciascuna delle quattro componenti dello spinore
soddisfa lequazione 1.20:
+ M 2 = 0,
= 0, 1, 2, 3
Lequazione di Dirac unequazione lineare nelle derivate, proprio come richiesto allinizio.
Essa per deve essere compatibile con il principio di relativit ristretta, cio deve essere une-
quazione covariante. In questo caso, il problema riguarda lo spinore .
Supponiamo che lo spinore sotto trasformazioni di Lorenz trasformi come
dove S() la rappresentazione spinoriale del gruppo di Lorenz 23 . Applicando una trasfor-
mazione di Lorenz al primo membro dellequazione 1.59 otteniamo 24
i M S()(x) = S() i S()1 S() M (x)
S()1 S() =
cio
S()1 S() =
(1.62)
Questo significa che le matrici S() sotto cui devono trasformare gli spinori devono essere tali
da far trasformare come un quadrivettore, cosa non scontata a priori, non essendo di
un indice di Lorenz (tra poco vedremo meglio cosa significa).
22Di fatto la matrice identit 4 4 si omette sempre.
23Questo significa che S la rappresentazione del gruppo di Lorenz avente come sede lo spazio spinoriale. Noi
conosciamo altre due rappresentazioni del gruppo di Lorenz:
1. la rappresentazione banale 0 (x0 ) = (x), cio quella che mappa tutti gli elementi del gruppo di Lorenz
nellidentit ( 7 1);
2. la rappresentazione vettoriale, vista per esempio con il quadripotenziale A
0
A (x0 ) = A (x)
in cui cio i quadrivettori trasformano come le coordinate. In questo caso, la sede della rappresentazione
lo spazio di MinkowsKi.
24 Si sfrutta il fatto che commuta con S() , in quanto agenti su spazi differenti, e che S()S(1 ) = 1.
1.6. EQUAZIONE DI DIRAC 27
A questo punto non ci resta che trovare le matrici S(). Consideriamo trasformazioni infi-
nitesime del gruppo di Lorenz. Nella rappresentazione vettoriale si tratta di considerare le
trasformazioni
= +
dove le sono matrici 4 4 antisimmetriche che rappresentano trasformazioni infinitesime in
un intorno dellidentit nello spazio di MinkowsKi. Nella rappresentazione spinoriale, invece,
si tratta di considerare le trasformazioni
i
S() = 1
2
dove sono matrici 4 4 antisimmetriche che rappresentano trasformazioni infinitesime in un
intorno dellidentit nello spazio spinoriale (dette generatori del gruppo di Lorenz nello spazio
spinoriale). Analogamente
i
S()1 = 1 +
2
Inserendo il tutto nella relazione 1.62 si ottiene
i i
1 +
1
= +
2 2
da cui
i
[ , ] + O( 2 ) = +
2
perci, sfruttando lantisimmetria di :
i 1
[ , ] = = ( )
2 2
da cui infine
[ , ] = i ( ) (1.63)
Si verifichi per esercizio che vale la relazione 25
i 1 i
= [ , ] con [ , ] (1.64)
4 2 2
visto che la matrice 5 definita nella 1.50 anticommuta con tutte le (propriet 1.58) allora si
verifica che
[ 5 , ] = 0 (1.65)
Questo risultato ci dice che la rappresentazione spinoriale del gruppo di Lorenz non una
rappresentazione irriducibile, in quanto esiste un elemento della rappresentazione stessa che
commuta con i suoi generatori26 . Scritte in forma non infinitesima, le matrici S() sono dunque
i
S() = exp (1.66)
2
1 i
S() = exp (1.67)
2
valide comunque in un intorno dellidentit.
Definiamo ora alcuni oggetti:
25 NOTA BENE: importante sottolineare che ai fini del calcolo nello spazio spinoriale il tensore metrico
proporzionale allidentit 14 , ossia commuta con tutti gli operatori spinoriali. Esso infatti agisce sullo spazio di
Minkowski, che non coincide con lo spazio spinoriale.
26 Nel modulo A del corso di Fisica Teorica si vedr che la rappresentazione del gruppo di Lorenz ha dim = 2.
28 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
1
i. definiamo loperatore di spin 2
1
i = i jk jk , i = 1, 2, 3 (1.68)
2
E facile verificare che 27
1 i 0
i =
2 0 i
scrivendo quindi i in funzione delle matrici di Pauli, associate a rappresentazioni del
gruppo SO(2) isomorfo al gruppo di spin 12 .
Si verifica facilmente che spin e momento angolare presi separatamente non si conserva-
no (cio non commutano con lhamiltoniano), bens si conserva la loro somma, ossia il
momento angolare totale. Dati gli operatori
1 3 0
H = ~ ~p + M L3 = x1 p2 x2 p1 3 =
2 0 3
allora 28
[H, L3 ] = [i pi + M, L3 ] = [i pi , L3 ] + [ M, L3 ]
= i [pi , L3 ] = i [pi , x1 p2 x2 p1 ] = i [pi , x1 p2 ] i [pi , x2 p1 ] =
= 1 (p1 x1 p2 x1 p2 p1 ) 2 (p2 x2 p1 x2 p1 p2 ) =
= 1 (p1 x1 p2 x1 p1 p2 ) 2 (p2 x2 p1 x2 p2 p1 ) =
= 1 ([p1 , x1 ]p2 ) 2 ([p2 , x2 ]p1 ) =
= ih(1 p2 2 p1 ) = ihi jk i p j
[H, 3 ] = ih(1 p2 2 p1 ) = ii jk i p j
Dato che il momento totale J3 = L3 + 3 , allora dai due risultati precedenti immediato
verificare che
[H, J3 ] = 0
dove il simbolo significa che la derivata agisce sulla funzione che sta alla sua
sinistra, cio . Sfruttando le propriet 1.58 e 1.54 lequazione precedente diventa
0 = + i 0 0 + M 0 0 = + 0 i + M 0
|{z}
1
lequazione di Dirac 1.59 e la sua aggiunta possiamo scriverle rispettivamente nel modo
seguente:
i / M (x) = 0
/
(x) i + M = 0
Ricordando ora la 1.61 otteniamo
0
0 (x0 ) = + (x0 ) 0 = + (x)S+ () 0 = + (x) 0 0 S+ () 0
Questo implica che (x)(x) sia uno scalare matriciale, sia uno scalare di Lorenz.
A questo punto, possiamo vedere il significato dellindice delloggetto definito in
1.50. Infatti, sotto trasformazioni di Lorenz la quantit trasforma cos (si ricordi la
relazione 1.62):
7 S1 S =
J = J = 0 (1.72)
Scritta in componenti:
(
= J 0 = 0 = + 0 0 = +
J i = i = + 0 i = + i
Purtroppo, anche in questo caso, come vedremo, Q non definita positiva, impedendo linter-
pretazione probabilistica della funzione donda.
dove u(k) e v(k) sono rispettivamente lo spinore a energia positiva e lo spinore a energia negativa
nello spazio dei momenti. Dunque, lequazione di Dirac nello spazio dei momenti assume la
seguente forma:
(i/ M)+ (x) = eikx (/k M)u(k) = 0 = (/k M)u(k) = 0 (E > 0) (1.73)
dove u(M) e v(M) sono gli spinori calcolati nel sistema di quiete della particella. Questo implica
dunque che
! !
0 2 0 2 x
=0
0 21
02
2 2 y x
= u(M) = v(M) =
02
! !
212 02 x y
= 0
0 0
y
2 2
dove x e y sono oggetti a 2 componenti. Questo implica che lequazione di Dirac prevede
quattro soluzioni indipendenti, con in particolare due soluzioni degeneri per ciascuno dei due
casi energetici. Scegliendo la propriet di normalizzazione
riscrivibili come
( ! !
r 02
ur (M) = 2M vr (M) = 2M
02 r
dove
1 0
1 = 2 =
0 1
La degenerazione in energia delle soluzioni u1 , u2 e v1 , v2 dovuta al fatto che in realt questi
non sono altro che autostati delloperatore di spin 1.68. Infatti
1 3 02
1 1 3 1 1 1 1
3 u1 (M) = = = = u1 (M)
2 02 3 0 2 2 02 2 20 2
1 3 0 2 02
1 3 2 1 2 1
3 u2 (M) = = = = u2 (M)
2 02 3 2 2 02 2 02 2
1 3 02 02 1 02 1 02
1
3 v1 (M) = = = = v1 (M)
2 02 3 1 2 3 1 2 1 2
1 3 0 2 02 1 02 1 02
1
3 v2 (M) = = = = v2 (M)
2 02 3 2 2 3 2 2 2 2
Questo significa che nel sistema di riferimento di quiete della particella esistono quattro solu-
zioni indipendenti:
32 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
Esse sono delle buone soluzioni, poich per k0 = k lequazione di Dirac per questi spinori
ur (k) = /k+M
ur (M) (E > 0)
2M(M+k )
(1.76)
vr (k) = /k+M vr (M) (E < 0)
2M(M+k )
Le soluzioni dellequazione di Dirac in un generico sistema di riferimento nello spazio dei mo-
menti assumono una forma diversa in base alla rappresentazione delle matrici di Dirac utilizzata.
In particolare, scegliendo la rappresentazione di Dirac 1.50 allora
!
M + k r
ur (k) =
~
~ k r
M+k
~
!
~ k r
M+k
vr (k) =
M + k r
30Si noti che la scelta delle soluzioni 1.75 ovviamente non lunica possibile, ma se ne possono scegliere altre.
Questa particolare scelta permette di scrivere una base di autostati di 3 dello spazio spinoriale.
1.6. EQUAZIONE DI DIRAC 33
ur (k) = M + k T , T ~ ~k
r r M+k
vr (k) = T ~
~
k T
r M+ , M + k r k
Giunti a questo punto, possiamo scrivere la soluzione generale dellequazione di Dirac per una
particella di spin 1/2 31
1 d3k 2
Z
(x) = cr (k)ur (k)eikx + dr (k)vr (k)eikx (1.78)
(2) 3/2
2k r=1
k0 =k
Vediamo ora come possiamo costruire i proiettori relativi agli spinori nello spazio dei momenti
nel sistema di quiete della particella (1.75). Le matrici 4 4
/k + M
(k) = (1.79)
2M
sono i proiettori sugli spinori nello spazio dei momenti di energia positiva e negativa. Infatti
/k + M
+ (k)u(k) = c (/k + M)u(M) = c(/k + M)u(M) = u(k)
2M
dove al secondo passaggio abbiamo utilizzato la propriet
/k 2 = M 2 = /k = M
Oltre a dei proiettori sugli autostati dellhamiltoniana vogliamo anche dei proiettori sugli auto-
stati delloperatore di spin 1/2. Nel sistema di quiete della particella loperatore 3 commuta
con lhamiltoniana, cio si conserva nel tempo, ma ci non accade in un sistema di riferimento
generico, essendo loperatore di momento angolare totale a conservarsi. Tuttavia, in un sistema
di riferimento generico si conserva lelicit, ossia la componente dello spin lungo la direzione
31 La sommatoria ri=1 fatta su tutti i possibili stati di spin (r) (in questo caso r = 2).
34 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
1
W = P
2
cio il vettore di Pauli-Lubansky pu essere espresso in funzione dei generatori della rappresen-
tazione spinoriale del gruppo di Lorenz . Il vettore 1.80 nel sistema di quiete della particella
M
WR0 = 00 = 0
2
M
WRi = i jk0 jk = Mi
2
Dunque il casimir individuato da W , calcolato nel rest frame,
W 2 W W
= = i i = |~|2
M2 M2
Il segno meno deriva dal fatto che abbiamo un indice spaziale in alto e uno in basso, quindi c
un segno meno relativo tra i due. Ora, loperatore di spin al quadrato ha autovalore s(s + 1); si
pu dimostrare che
W2 3
2
= |~|2 = 21 22 23 = 14 s(s + 1)
M 4
Questo implica che la rappresentazione che noi stiamo considerando del gruppo di Poincar
si riferisce a particelle con spin 1/2, proprio come ci aspettavamo. In definitiva, possiamo
affermare che uno spinore di Dirac descrive un fermione di spin 1/2.
Definiamo ora un generico quadrivettore di tipo spazio ortogonale alloperatore momento:
(
n n = 1
n (n0 ,~n) :
n P = 0
W n 1 1
= P n = P n
M 2M 4M
32 Il vettore di Pauli-Lubansky individua, insieme alloperatore momento, i casimir del gruppo di Poincar,
che sono P2 = M e W 2 , associato allo spin. Questo implica che identificando massa e spin di una particella
automaticamente di individua una rappresentazione del gruppo di Poincar.
1.6. EQUAZIONE DI DIRAC 35
W n 1 5 1 5 1
n0 0 + ni i p0 0 + p j j = ni i p0 0 = 5 ni i 0
=
M 2M 2M 2
ossia 34
W n 1 ~ ~n 02
= = ~ ~n
M 2 02 ~ ~n
Quindi contrarre W con il quadrivettore n significa proiettare loperatore di spin 1/2 lungo la
direzione del versore ~n. Definendo allora il quadrivettore
(
|~
p| p ~
p n p n p = 1
np , :
M M |~p| n p P = 0
W n p 1 5 ~ ~p
= /n p /p = = p
M 2M |~p|
i quali rispettivamente proiettano su autostati di elicit +1/2 e -1/2. Tali operatori agiscono in
questo modo sugli spinori nello spazio dei momenti:
+ u1 = u1 + v1 = 0
u1 = 0 v1 = v1
+ u2 = 0 + v2 = v2
u2 = u2 v2 = 0
Dunque, gli spinori nello spazio dei momenti u(k) e v(k) oltre ad essere autostati delloperatore
di spin 1/2, come gi visto, sono anche autostati delloperatore elicit. In particolare:
PL + PR = 14 (1.84)
PL PR = PR PL = 04 (1.85)
In questo modo possiamo scrivere lo spinore (x) come composizione delle sue componenti
chirali. Sfruttando la propriet 1.84 infatti:
= (PL + PR ) L + R
con
L = PL R = PR (1.86)
dette componenti chirali dello spinore di Dirac. Esse infatti sono autostati delloperatore
chirale 1.51 di autovalori 1 e +1 rispettivamente. Infatti:
5 14
5
5
L = = PL = L
2
5 14 +
5
5
R = = PR = R
2
Lequazione di Dirac pu essere dunque riscritta in termini delle due equazioni per le compo-
nenti chirali, ossia in termini di rappresentazioni irriducibile del gruppo di Lorenz di dimensione
2.
A questo punto possiamo definire le componenti chirali coniugate35
L = L+ 0 = + PL+ 0
1 5
(n p )v(p) ' u(p) = PL,R v(p)
2 2
ossia nel limite ultra-relativistico loperatore di chiralit e di elicit coincidono.
Ricapitolando, in generale:
u1 autostato delloperatore di spin 1/2 relativo allautovalore s = 1/2, autostato del-
loperatore elicit relativo allautovalore 1/2 ed autostato delloperatore chiralit di
autovalore 1;
u2 autostato delloperatore di spin 1/2 relativo allautovalore s = 1/2, autostato
delloperatore elicit relativo allautovalore -1/2 ed autostato delloperatore chiralit di
autovalore -1;
v1 autostato delloperatore di spin 1/2 relativo allautovalore s = 1/2, autostato del-
loperatore elicit relativo allautovalore -1/2 ed autostato delloperatore chiralit di
autovalore -1;
v2 autostato delloperatore di spin 1/2 relativo allautovalore s = 1/2, autostato
delloperatore elicit relativo allautovalore 1/2 ed autostato delloperatore chiralit di
autovalore 1.
Tabella 1.1: Spinori e autovalori relativi agli operatori di spin, elicit e chiralit.
da cui h i
i0 0 = i~ ~ iq~A + ( 14 ) M + qA0 0
Definiamo a questo punto gli spinori bidimensionali 0 e 0 tali che
0
0
0
Lequazione di Dirac in accoppiamento minimale diventa allora
i0 0 = qA0 0 i~ ~ iq~A 0
i0 0 = (qA0 2M) 0 i~ ~ iq~A 0
cio si scinde in due equazioni vettoriali in due dimensioni. Giunti a questo punto applichiamo
le condizioni di approssimazione non relativistica, ossia, analogamente a quanto fatto nel caso
di Klein-Gordon:
0
1. 00 M cio la massa molto pi grande dellenergia cinetica della particella, cio
del momento36 ;
2. |qA0 | M cio siamo in approssimazione di potenziale debole.
In questo caso, la seconda equazione diventa
i
0 = ~ ~ iq~A 0
2M
la quale, non presentando pi una derivata temporale, perde il ruolo di equazione dinamica,
acquisendo invece il ruolo di semplice vincolo: essa infatti "congela" due componenti dello
spinore 0 , dimezzando dunque i gradi di libert del nostro sistema. La prima equazione del
sistema diventa dunque
1 ~ 2
i0 0 = qA0 0 ~ iq~ ~A 0
2M
Ora, sfruttando il fatto che
1 1
i j = [i , j ] + {i , j }
2 2
e che
1
{i , j } = ii j
2
allora
2
~ ~ iq~ ~A 0 = (i + iqAi ) j + iqA j i j 0 =
1 1
[i , j ] + {i , j } i j q2 Ai A j + iqAi j + iqA j i + iq i A j =
=
2 2
= q A 2iA q B 0 =
~ 2 2~ 2 ~ ~ ~ ~
2
= iqA 12 q~ B 0
~ ~ ~
36 Si noti che ha senso imporre tale condizione solo su 0 perch solo la sua equazione presenta la massa.
1.6. EQUAZIONE DI DIRAC 39
Si noti che alla terza riga si sfrutta sia il fatto che la contrazione tra tensori simmetrici i , j = 2i jk k
e antisimmettrici (Ai A j e i j ) nulla, sia la definizione di campo magnetico come rotore del
potenziale vettore: Bl = i jk j Ak . Questo significa che lequazione ottenuta
2
0 1 ~ q
i = ~
iqA + qA0 ~ B 0
~ (1.89)
t 2M 2M
dove ge detto rapporto giromagnetico dellelettrone, il quale, in base alla 1.89, pari a 2 38 ,
mentre ~(2) = 21 ~ loperatore di spin 1/2 bidimensionale.
una densit che definisce una carica conservata che per non definita positiva, quindi
non interpretabile in termini probabilistici;
nel limite non relativistico permette di dare una stima di ge molto vicina al suo valore reale, senza giustificare
(come spesso viene fatto) il fatto che ge ' 2.
40 CAPITOLO 1. ESTENSIONE DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
Capitolo 2
(q(t), q(t))
= ((q1 , . . . , qN ) , (q1 , . . . , qN ))
con detto spazio delle fasi. Il formalismo lagrangiano prevede lesistenza di una funzio-
ne, detta lagrangiana, di posizione, velocit ed eventualmente tempo (in modo esplicito)1
L (q(t), q(t),t).
La lagrangiana permette di trovare le equazioni del moto del sistema in ma-
niera unica. Com possibile questo?
In generale, infatti, fissati due punti q(ti ) e q(t f ) esistono infinite traiettorie che li uniscono. Si
definisce allora lazione
Z tf
S[q(t), (ti ,t f )] = L (q(t), q(t),t)
dt (2.1)
ti
la quale un funzionale della sola traiettoria q(t) scelta: lazione dunque assume valori nei
vari diversi istanti a seconda della traiettoria q(t). Ora, per trovare la traiettoria effettivamente
seguita dal sistema si utilizza il principio di minima azione, secondo il quale la traiettoria
fisica tra i punti q(ti ) e q(t f ) quella che minimizza lazione 2.1. Questo significa che la
traiettoria del sistema deve fare in modo che la variazione funzionale dellazione sia nulla2
1 N
L(q(t), q(t)) = mi q2i V (q2 )
2 i=1
con V (q2 ) potenziale dipendente solo dal modulo delle distanze tra le particelle.
2 Condizione necessaria ma non sufficiente: essa infatti implica che si tratti di un estremale, non neces-
sariamente di un minimo. Nonostante ci, non verifichiamo esplicitamente che si tratta effettivamente di un
minimo.
41
42 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
dove
q(t) q0 (t) = q(t) + 0 q(t) (2.3)
la variazione funzionale della traiettoria q(t), ossia la traiettoria q che viene leggermente
modificata allistante t FISSATO 3 . Dato che le traiettorie che stiamo considerando hanno in
comune il fatto di partire tutte da q(ti ) e di finire in q(t f ) allora si pongono le condizioni al
contorno (
0 q(ti ) = 0
(2.4)
0 q(t f ) = 0
Detto questo, calcoliamo la variazione dellazione:
Z tf Z tf Z tf
L L
0 S = 0 L (q(t), q(t))
dt = 0 L (q(t), q(t))
dt = 0 q + 0 q dt
ti ti ti q q
dove al secondo passaggio abbiamo sfruttato il fatto che la variazione, essendo definita a tempo
fissato, pu entrare nellintegrale. Dato che, per lo stesso motivo, la variazione commuta con la
derivata temporale, allora
Z tf Z t f
L L d L d L d L
0 S = 0 q + 0 q dt = 0 q + 0 q dt
ti q q dt ti q dt q dt q
allora se la variazione dellazione deve essere nulla 0 , cio per ogni variazione, allora neces-
sariamente lintegrando deve essere nullo.
Lequazione del moto del nostro sistema lagrangiano allora lequazione di Eulero-Lagrange
L d L
=0 (2.5)
q dt q
E facile dimostrare che lequazione del moto derivante da una lagrangiana L pu derivare da
una qualsiasi altra lagrangiana
df
L0 = L +
dt
con f = f (q,t).
Ora, dal formalismo lagrangiano possiamo agilmente passare a quello hamiltoniano. Definiamo
il momento coniugato
L
p (2.6)
q
Possiamo allora definire anche lhamiltoniana tramite la trasformata di Legendre4
la quale permette di trovare il campo fisico che descrive il sistema. Infatti, secondo il principio
di minima azione, fissate le condizioni al contorno D4 il campo fisico quello che minimizza
lazione (o meglio che la rende stazionaria), ossia che soddisfa
Cos come nel contesto finito dimensionale le traiettorie ricercate sono quelle con i punti iniziale
e finale fissati (condizione 2.4), in questo caso noi cerchiamo i campi con la variazione sincrona
nulla allinfinito:
0 ( D4 ) = 0 (2.18)
Applichiamo il principio di minima azione, sfruttando il fatto che 0 per definizione non inter-
ferisce con il punto spaziale x e di conseguenza commuta con :
L L
Z Z
0 S[] = 0 L (x) = + d 4 x =
L L L
Z
= + + 0 d4x
L
ma visto che 0 la quadridivergenza di una quantit J che si annulla al bordo,
allora tale quantit, integrata in d 4 x, d contributo nullo 7 . Dunque,dovendo essere lintegrale
nullo per una qualsiasi variazione, questo implica che lintegrando stesso deve essere sempre
nullo. Dunque, il campo fisico soddisfa lequazione di Eulero-Lagrange per i campi
L L
=0 (2.19)
5
Da ora in avanti i termini lagrangiana e densit lagrangiana diverranno interscambiabili: in ogni caso, si
parler sempre della densit lagrangiana 2.14 propriamente detta.
6 Nel caso relativistico D = M (spazio di Minkowski), mentre nel caso non relativistico D = R R3 .
4 4 4
7 Infatti
Z Z
J d 4 x = ni J i d 3 = 0
D4 D4
perch Ji ( D4 ) = 0.
2.1. TEORIE LAGRANGIANE E HAMILTONIANE 45
L 0 (, ) = L (, ) + k () (2.20)
si ha che Z Z
0 4
0 S = 0
(L + k )d x = 0 S + 0 k d 4 x
Ma visto che
k
Z Z Z
4 4
0 k d x =
(0 k ) d x = 0 d 4 x = 0
visto che al bordo 0 = 0, allora
0 S 0 = 0 S
quindi L 0 e L forniscono le stesse equazioni di Eulero-Lagrange. Per questo motivo, le lagran-
giane 2.20 e la lagrangiana L (, ) si dicono equivalenti. Quindi, modificare la lagrangiana
aggiungendo una quadridivergenza non modifica le equazioni del moto.
Per passare al formalismo hamiltoniano definiamo prima di tutto il momento coniugato
L
(x) (2.21)
0
con cui possiamo definire la densit hamiltoniana
H (, ) (0 ) L (, ) (2.22)
Si noti che introducendo lintegrazione nelle coordinate spaziali perdiamo la covarianza: non a
caso lenergia infatti non uno scalare di Lorenz, ma di fatto una componente del quadrimo-
mento.
Ricaviamo le equazioni di Hamilton per una densit hamiltoniana conservativa (cio non dipen-
dente dal tempo in maniera esplicita) :
H H
dH = d + d
Considerando ora una densit lagrangiana del tipo 2.14, ossia indipendente dalle derivate spa-
ziali del campo , allora sfruttando lequazione di Eulero-Lagrange 2.19 e la definizione 2.21
otteniamo
L
dH = d 0 d
d = d
0 L
46 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
1.
H L L
L (, ) = +
= =
|{z}
0
L 0 L i L i
= + =
0 | {z } i i
| {z }
allora
L i L
Z
(y) x 3 3
i
=
i x i (x y)d y = 0
x x
| {zi }
0
avendo riscritto solo la varphi a numeratore del secondo fattore. In questo modo, si
conclude che
H
=
come voluto;
2.
H
L (, ) =
=
L L
= +
|{z} |{z}
0 1
L i L (y) x 3 L
Z
= i (x y)d 3 y = i
i x i i
| {z }
1
allora
H
=
come voluto.
S = 0
10 Vedi appendice.
11 ATTENZIONE: questo non significa che anche L = 0. Vale solo limplicazione L = 0 = S = 0.
Infatti considerando una lagrangiana equivalente del tipo 2.20 tale che L 0 = k si ottiene sempre S = 0, cio
le stesse equazioni del moto fornite da L . In generale, quindi, una simmetria pu modificare la lagrangiana.
48 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
interne, agenti cio sui soli campi (es/ conservazione numero leptonico/numero
adronico/sapore);
spazio-temporali, agenti cio sulle coordinate (es/ trasformazioni del gruppo di
Lorenz/Poincar);
2. simmetrie locali, legate quindi a parametri i (x) dipendenti dal punto spazio-temporale
scelto. Anchesse si suddividono in simmetrie interne (es/ invarianza di gauge) e spazio-
temporali (es/ gravit).
Il teorema di Nether afferma che ad ogni simmetria continua e globale dellazione associata
una corrente conservata J(a) e, di conseguenza, una carica conservata Q(a) :
Z
0 3
J(a) =0 = Q(a) = J(a) d x (2.29)
Data infatti la corrente conservata J(a) allora
Z Z t2 Z
J(a) d 4 x 0 i
0= = dt 0 J(a) + i J(a) = Q(a) (t2 ) Q(a) (t1 )
t1 R3
dove:
X(a) (), con a = 1, . . . , n, sono gli n generatori del gruppo di simmetria considerato nella
rappresentazione con sede lo spazio in cui vive il campo. Essi dunque saranno diversi a
seconda del tipo di campo considerato (scalare, spinoriale, vettoriale).
12 Solo cos sono funzioni integrabili in R 3 .
13 Detta anche variazione in forma.
2.2. SIMMETRIE GLOBALI E CONSERVAZIONI - IL TEOREMA DI NTHER 49
Troviamo lespressione esplicita di J(a) :
L L L
Z Z
4
0 = 0 S = 0 d x + 0 d 4 x
L
A differenza di quanto quanto fino ad ora, noi non stiamo facendo alcuna ipotesi sulle variazioni,
quindi, in particolare, non stiamo imponendo le condizioni 2.18, quindi il secondo integrale non
si annulla. Invece, noi in questo caso stiamo valutando una simmetria agente su campi fisici,
cio campi che sono soluzioni dellequazione di Eulero-Lagrange 2.19: questo implica che il
primo integrale si annulli, quindi
L
Z
(a)
0 = 0 S = X d4x
(a)
L
J(a) = X , a = 1, . . . , n (2.31)
(a)
L
Z
Q(a) = X d 3 x, a = 1, . . . , n (2.32)
0 (a)
1. ora la variazione non pi sincrona, quindi non pu entrare liberamente negli inte-
grali perch variano anche le coordinate, cio lelemento di volume. Considerando lo
jacobiano della trasformazione, arrestandoci al primo ordine perturbativo otteniamo
d 4 x0 = d 4 x(1 + x )
cio
d 4 x = x d 4 x
50 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
utilizzando la relazione 2.35 (in quel caso particolare scritta per i campi) direttamente sulla
densit lagrangiana. Ora, riscrivendo il primo e terzo addendo in termini di una derivata totale
e sfruttando lespressione di L ottenuta nelle sezioni precedenti, si ottiene
L L L
Z
0 = S =
(L x ) + 0 + 0 d4x
Visto che la simmetria considerata agisce su campi fisici, che c+sono quindi soluzioni delle-
quazione di Eulero-Lagrange 2.19, allora, utilizzando la relazione 2.35 ed esplicitando poi le
variazioni secondo la relazione 2.33, si ottiene
L L
Z
L d4x =
0 = S = x +
L L
Z
(a)
L X(a) d 4 x
= (a) +
Dunque, la corrente conservata associata ad una simmetria interna spazio-temporale
L L
J(a) = L + (a) X , a = 1, . . . , n (2.36)
(a)
da cui la carica conservata nel tempo
L L
Z
0
d 3 x,
Q(a) = L + (a) X a = 1, . . . , n (2.37)
0 0 (a)
Sfruttando il fatto che lazione, per ipotesi, invariante sotto traslazioni spazio-temporali,
calcoliamo le correnti di Nther e le cariche associate. Dalla relazione 2.36 otteniamo
allora
L
( ) L
J() =
Definendo il tensore energia impulso canonico 14
L
( ) L
T (2.39)
allora J() = T .
Le quattro cariche conservate associate sono
Z Z Z
0
Q() = J() d3x = 0 3
T() d x p d 3 x = P
p T0 (2.40)
Questo significa che le quattro cariche conservate Q() non sono altro che le quattro
componenti del quadrimomento:
L
Z Z Z
3 0 3
Q(0) = p0 d x = J(0) d x = 0 L d 3 x =
Z Z
= (0 L )d x = 3
H d 3 x = H = P0
e Z
Q(i) = = (i )d 3 x
la quale vedremo pi avanti essere proprio Pi . Questi conti dunque ci dicono che:
0 L
S S = = (2.43)
0
Non a caso, infatti, la quantit I pu essere interpretata come un momento angolare orbi-
tale e quindi la II come un momento angolare di spin. In definitiva, le correnti di Nther
in questione sono le componenti del momento angolare totale:
Q( ) M = L + S
Dunque, questo significa che la conservazione del momento angolare totale conseguen-
za dellinvarianza dellazione sotto trasformazioni del gruppo di Lorenz (rotazioni).
richiedendo che lazione sia una quantit misurabile, allora questa deve essere una quan-
tit reale. Di conseguenza, anche la densit di lagrangiana L deve essere reale16 ;
15Infatti M una matrice 3 3 antisimmetrica, quindi ha 6 gradi di libert.
16 Quanto passeremo alla quantizzazione della teoria di campo richiedere che lazione e la lagrangiana siano
misurabili implicher che siano entrambe operatori hermitiani.
2.3. TEORIA LAGRANGIANA (CLASSICA) PER UN CAMPO SCALARE (RELATIVISTICO)53
volendo trattare una teoria relativistica, lazione deve essere uno scalare sotto trasforma-
zioni del gruppo di Poincar. Di conseguenza, anche la densit di lagrangiana L deve
essere uno scalare.
Lazione deve fornire tramite il principio di minima azione delle buone equazioni del
moto. Dato che per ipotesi il campo un campo scalare, allora le equazioni di Eulero-
Lagrange devono coincidere, nel caso libero, con lequazione di Klein-Gordon, soddi-
sfatta, appunto, dai campi scalari. Allora, la densit di lagrangiana L (, ) deve
essere:
quadratica nei campi (cio dovr contenere termini del tipo ()2 );
quadratica nelle derivate dei campi (cio dovr contenere termini del tipo ( )2 ).
Una volta sviluppata la teoria lagrangiana possiamo ricavare anche quella hamiltoniana. Nel
17 Il caso n = 2 il termine di massa
54 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
caso della teria di campo libera considerata il momento coniugato , secondo la definizione
2.21
(x) = 0
si ottiene la densit hamiltoniana
2
1
H0 = 0 L0 = + ~ + m
2 2 2
(2.47)
2
Si noti che la densit hamiltoniana somma di termini positivi, dunque lhamiltoniana H =
H d 3 x, e quindi lenergia, definita positiva.
R
Si pu verificare (esercizio) che valgono le equazioni di Hamilton scritte in termini delle paren-
tesi di Poisson 2.26.
J() = ( )( ) L T
J() = 0
questo implica dunque che una teoria di campo scalare descrive sistemi a spin 0.
ESERCIZIO: scrivere le componenti del quadrimomento nello spazio dei momenti, consideran-
do lespressione esplicita delle soluzioni reali dellequazione di Klein-Gordon 1.27, verificando
che (dato che in questo caso a(~k) e a (~k) commutano)
Z
0
P =H = k a(~k)a (~k)d 3 x
ossia lenergia totale del sistema la somma delle energie del sistema in ogni singolo stato, e
Z
i
P = ki a(~k)a (~k)d 3 x
2.3. TEORIA LAGRANGIANA (CLASSICA) PER UN CAMPO SCALARE (RELATIVISTICO)55
dove:
( ) detto termine cinetico, il quale associato al quadrimomento;
Rispetto al caso con il campo reale, ora considerare un campo complesso significa di fatto
considerare due campi che possono essere scelti luno in maniera indipendente dallaltro. Un
campo complesso si pu infatti scrivere in termini di due campi reali
= 1 + i2
= 1 i2
Le equazioni del moto dei due campi diventano, nel caso di una teoria libera (V = 0), le
equazioni di Kleing-Gordon 1.20
+ m2 = 0
+ m2 = 0
Per passare alla teoria hamiltoniana dobbiamo ora definire i momenti coniugati. Allora:
L
= 0
0
L
= 0
0
Ora, per scrivere lhamiltoniana bisogna tenere conto del fatto che in presenza di N campi
1 , . . . , N la densit hamiltoniana
N
H = i (0 i ) L (2.50)
i=1
H = (0 ) + (0 ) L
la quale considerando le definizioni dei momenti coniugati e lespressione 2.48 della lagrangia-
na diventa
H = + L = + (0 ) (0 ) + ~ ~ + m2 +V ( )
| {z }
la H della relazione 2.51 sono della forma 2.26, dove le parentesi di Poisson per N campi
1 , . . . , N sono
N Z
A B A B
{A, B}t = d3x (2.52)
i=1 i i i i
S = S[1 + 1 , . . . , N + N ] S[1 , . . . , N ]
dove 1 , . . . . N sono le variazioni dei campi 1 , . . . , N , porta, in base alla 2.36, alle correnti
di Nther
!
N
L
N
L
J(a) = L + i (a) Xi(a) , a = 1, . . . , n (2.53)
i=1 i i=1 i
La teoria di campo che abbiamo costruito invariante sotto trasformazioni del gruppo di Poin-
car. Nel caso particolare di un campo complesso, tuttavia, essa prevede una simmetria interna
aggiuntiva rispetto al gruppo U(1). Se infatti definiamo i campi
0 (x) = ei (x)
0
(x) = ei (x)
con parametro globale (indipendente dal punto x), la lagrangiana 2.48 resta invariata. Infatti:
0 0
L = 0 0 m2 0 V ( 0 ) =
= ei ei ( ) m2 V |ei{z ei} = L
Trattandosi di una simmetria interna (sui soli campi), allora la relazione 2.31, opportunamente
riadattata al caso con N campi 1 , . . . , N
N
L
J(a) = Xi(a) , a = 1, . . . , n (2.54)
i=1 i
fornisce delle correnti conservate. Nel caso di due campi indipendenti e bisogna de-
finire per esntambi le variazioni e i generatori delle rappresentazioni. Considerando dunque
trasformazioni infinitesime si ha:
0
x = x
x = 0
= 0
0 (x) = (1 + i)(x) 0 (x) = i() X = i
0
(x) = (1 i)(x) 0 (x) = i() X = i
In virt di ci, in base alla 2.54, si trova che la corrente di Nther associata alla simmetria
interna rispetto U(1)
JU(1) = i i = i
(2.55)
Si noti che tali correnti di Nether non sono altro che le quantit conservate 1.21 e 1.22 trovate
"a mano" associate allequazione di Klein-Gordon, a partire dalla sua equazione di continuit.
In quel contesto, il fatto che tali correnti e le relative cariche associate non fossero definite po-
sitive creava dei grossi problemi, in quanto cadeva lipotesi iniziale di poter trattare le funzioni
58 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
donda in termini relativistici. Nel contesto delle teorie di campo, invece, le JU(1) non hanno
nulla a che fare con alcuna densit di probabilit.
ESERCIZIO: derivare il quadrimomento P e la carica QU(1) nello spazio dei momenti, cio in
funzione di a(~k),a (~k),b(~k) e b (~k).
il cui coniugato
= 1 2
i i
LD = [ ] m
( ) ( ) = / m
(2.56)
2 2
dove:
i
2 [ ( ) ( ) ]
il termine cinetico;
m
il termine di massa.
A questo punto, le relazioni 2.19 rispetto a forniscono le equazioni del moto per e viceversa.
Calcolando esplicitamente le derivate della lagrangiana rispetto si ottiene
i i
/ m + / = 0 (i/ m) = 0
2 2
che proprio lequazione di dirac 1.59. Facendo i conti analoghi derivando per si ottiene
lequazione di dirac aggiunta. Insomma, le equazione del moto sono
i / M (x) = 0 (x) i / + M = 0
i
LD = (i
/ m) J
2
2.3. TEORIA LAGRANGIANA (CLASSICA) PER UN CAMPO SCALARE (RELATIVISTICO)59
L 0 = (i
/ m) (2.57)
Studiamo ora le cariche conservate associate allinvarianza dellazione sotto trasformazioni del
gruppo di Poincar. Studiamo separatamente linvarianza sotto traslazioni spazio-temporali e
sotto trasformazioni del gruppo di Lorenz.
La corrente di Nther associata allinvarianza dellazione sotto traslazioni il tensore
energia impulso canonico
L L
T = + L
che di fatto corrisponde al tensore 2.39 dove per si tiene conto del contributo di ambo i
campi e .
Considerando in particolare la lagrangiana 2.57 si noti che poich le correnti conservate
si ottengono imponendo che i campi fisici soddisfino le equazioni del moto, cio le equa-
zioni di Dirac, questo implica che la lagrangiana 2.57 per i campi fisici nulla. Questo
iplica che il termine L nullo e calcolando esplicitamente le derivate si ottiene il
tensore energia impulso canonico
i
T = [
( )
]
2
il quale non simmetrico. E sempre possibile simmetrizzare il tensore energia impulso
definendo il tensore energia-impulso metrico
T + T
= (2.58)
2
Si verifica che (
T = 0
= 0
T = 0
cio il tensore energia impulso metrico anchesso corrente conservata.
A tale corrente associato come carica il quadrimomento P :
i
Z Z
d 3 xT 0 = d 3 x + ( ) ( + )
P =
2
In particolare
i
Z Z
d 3 x + ( 0 ) ( 0 + )
d 3 xH =
H=
2
pu essere scritto equivalentemente (verificare)
Z
H =i d 3 x + (0 )
18 Questo implica che nel fare i conti lutilizzo di una o dellaltra lagrangiana assolutamente arbitrario.
60 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
dove il termine tra parentesi la densit di momento angolare che avevamo anche nel
caso di campo scalare. La corrente conservata associata dunque
Z Z
3 0
d 3 x (x p x p ) + + = L + S
J = d xJ( ) =
dove in particolare S loperatore di spin tipico per il campo spinoriale: essendo questo
derivante dalloperatore di spin 1/2 1.68 allora a campi spinoriali sono associate parti-
celle di spin 1/2.
Anche in questo caso il sistema gode di una simmetria globale interna (non tocca le coordinate)
di tipo U(1)19 :
( ( (
0 (x) = ei (x) (x) = i X = i
0 i
(x) = e (x)
(x) = i X = i
Per passare alla visuale hamiltoniana definiamo dapprima i momenti coniugati ai campi e
Utilizzando la lagrangiana 2.56 si ottiene
.
i i
= + = 0
2 2
Come si pu notare le due coppie di campi coniugati di fatto si riducono ad una coppia indipen-
dente. Non a caso, infatti, usando la lagrangiana equivalente 2.57 si ottiene
= i + + = 0
19 In generale, dunque, ogni volta che consideriamo campi "complessi" , + esiste una simmetria globale
interna che implica la conservazione della carica elettrica.
2.3. TEORIA LAGRANGIANA (CLASSICA) PER UN CAMPO SCALARE (RELATIVISTICO)61
dove la seconda espressione di fatto un semplice vincolo, che non produce una nuova coppia
indipendente di campi coniugati.
Le equazioni di Hamilton in questo caso sono della forma
{ (x), (y)} = 3 (x y)
Questultima parentesi di Poisson concide con
{ (x), + (y)} = i 3 (x y)
il quale trasforma come un quadrivettore sotto trasformazioni del gruppo di Lorenz. Visto
dal punto di vista delle rotazioni tridimensionali spaziali, il quadrivettore A possiede 4 gradi
di libert: 1 derivante dallo scalare A0 , 3 derivanti dal vettore ~A. Un campo quadrivettoriale
tuttavia dovr descrivere particelle bosoniche di spin 1. In particolare:
nel caso massivo (m 6= 0) la particella avr 3 gradi di libert, uno per ogni valore di spin
che pu assumere: 1, 0, +1;
nel caso massless (m = 0), come per esempio quello del fotone, la particella avr solo 2
gradi di libert, poich gli unici valori possibili dello spin sono 1.
Caso massivo (m 6= 0)
Partiamo dal caso massivo libero. Denotiamo con V il campo che dovr descrivere il nostro
bosone massivo. Per prima cosa, dobbiamo cercare una densit lagrangiana che sia:
reale;
funzione di V e V ;
1 1
L = ( V )( V ) + m2V V (2.59)
2 2
Definendo loggetto antisimmetrico
V V V
una seconda possibilit per la densit lagrangiana che sia del tipo
1 1
L = V V + m2V V (2.60)
4 2
Si noti che questa lagrangiana ha i segni invertiti rispetto a quella della teoria di campo scalare:
questo si riveler cruciale in seguito.
Utilizziamo dunque la seconda lagrangiana per costruire la nostra teoria. Poich
L V V
= m2V = m2V = m2V = m2V
V V V
e, sfruttando lantisimmetria di V
L 1 V V
= V = V = V = V
V 2 V V
m2V + V = 0
( V ) + m2 ( V ) ( V ) = 0 m2 ( V ) = 0
V = 0
In virt di questo vincolo sul campo V ne consegue che lequazione di Proca si possa riscrivere
come
( + m2 )V = 0 con V = 0 (2.62)
cio lequazione di Klein-Gordon per ciascuna delle 4 componenti di V con il vincolo V =
0.
In virt di ci, le soluzioni dellequazione di Proca avranno la forma delle soluzioni dellequa-
zione di Klein-Gordon. Limitandoci al caso reale, allora
d4k
Z
ikx ikx
V = f (k)e + f (k)e
(2)4
2.3. TEORIA LAGRANGIANA (CLASSICA) PER UN CAMPO SCALARE (RELATIVISTICO)63
dove il quadrivettore ( ) detto vettore di polarizzazione e descrive proprio i gradi di libert
di f (k), dove un indice che indica lo stato di polarizzazione. Allora, la soluzione generale
dellequazione di Proca 20
1 d3k
Z
ikx ikx
V (x) = (k)a
( ) ( )
(k)e + ( )
(k)a ( ) (k)e (2.63)
(2)3/2 2k k0 =k
con ~k e1,2 = 0, ossia scegliendo la direzione del moto, cio ~k, lungo il versore e3 . Una dif-
ferenza fondamentale tra le particelle vettoriali massive e massless sar legata a tali vettori di
polarizzazione: le particelle massless avranno solamente le componenti trasversali, mentre le
particelle massive prevedono unulteriore componente longitudinale.
In definitiva, i vettori di polarizzazione 2.65 descrivono i 3 gradi di libert della particella
massiva vettoriale. essi soddisfano le seguenti propriet:
( 0 )
( )
= 0 ortogonalit (2.66)
3
k k
( ) ( )
(k) (k) = m2 (quasi) completezza (2.67)
=1
Formuliamo ora la teoria hamiltoniana. Il momento coniugato del campo quadrivettoriale V
il quadrivettore
L
= = V 0 (2.68)
0V
20 Si ricordi che per linvarianza della misura
d3k
Z Z
d 4 k (k2 m2 ) '
2k
64 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
ESERCIZIO: dimostrare che la densit hamiltoniana che si ricava dalla densit lagrangiana
2.59 non definita positiva e che la densit lagrangiana 2.59 porta ad avere come equazioni del
moto le equazioni di Klei-Gordon 1.20.
ESERCIZIO: dimostrare che la corrente di Nther associata allinvarianza per traslazioni spazio-
temporali
1 1
T = V V + V V m2 V V
4 2
e che Z
H = d 3 xT 00
Caso massless (m = 0)
Passiamo ora al caso massless (m = 0). La teoria di campo che vogliamo costruire dovr pre-
sentare come equazioni del moto le equazioni di Maxwell: si tratta della teoria di campo dell
elettromagnetismo. Le equazioni di Maxwell in forma covariante necessitano della definizione
di tre oggetti:
1. il tensore elettromagnetico 22
(
F 0i = E i
F = (2.70)
F i j = i jk Bk
il quale antisimmetrico;
1
F = F (2.71)
2
3. la quadricorrente
J = (, ~j)
F = J F = 0 (2.72)
F = A A (2.73)
allora la seconda equazione immediatamente verificata, fornendo lidentit per gli stessi
argomenti di contrazione tra tensori. In questo caso la prima equazione di Maxwell diventa
A ( A ) = J
Limitandosi al caso della teoria libera (J = 0), in assenza cio di cariche nello spazio, le
equazioni di Maxwell si riducono a
A ( A ) = 0 (2.74)
Sviluppiamo dunque una teoria lagrangiana elettromagnetica libera, le cui equazioi di Eulero-
Lagrange siano insomma le 2.74. La cosa pi facile da fare definire la lagrangiana dellelet-
tromagnetismo come quella di una teoria di campo vettoriale massivo imponendo per m = 0.
In questo modo:
1
LEM = F F (2.75)
4
22 NB: il tensore elettromagnetico che avevamo visto a suo tempo definito con un segno - rispetto alla
definizione 2.70, ripercuptendosi anche sulle equazioni di Maxwell (la quadricorrente ha un segno -).
66 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
Questo implica linvarianza della lagrangiana, dunque delle equazioni di Maxwell libere, sotto
trasformazioni di gauge. Si noti che nel caso massivo la teoria non invariante sotto trasforma-
zioni di gauge, non essendolo il termine 21 m2V m uV della lagrangiana 2.59.
La scelta della gauge dunque non fisica, in quanto loperazione di gauge fixing non modifica
la fisica descritta dalla teoria. La gauge pi semplice da scegliere la gauge di Coulomb
~ ~A = 0
Si tratta di una condizione di gauge fixing esplicitamente non relativistica. Nel caso di una teoria
libera, essa implica la possibilit di porre A0 = 0. In definitiva, nel caso di nostro interesse, la
gauge di Coulomb corrisponde ad imporre
~ ~A = 0, A0 = 0 (2.77)
Nella gauge di Coulomb le equazioni del moto per una teoria di campo massless 2.74 si riducono
alle equazioni di Klein-Gordon
A = 0
A0 + ~
in quanto ( A ) = (0 |{z} ~A) = 0. Le soluzioni di questa equazione le conosciamo
|{z}
0 0
e sono della forma
1 d3k 3
Z
ikx ikx
A (x) = (k) a (k)e + a (k)e k0=|~k|
(2)3/2 2k =0 ( )
avendo supposto che i vettori di polarizzazione ( ) siano reali24 . Le condizioni di gauge di
Coulomb implicano che:
23 ATTENZIONE: vedi anche la nota relativa alla trasformazione di gauge con segno invertito nel caso di teorie
con interazione (vedi 3.14).
24 Si ricordi che lindice indica le possibili polarizzazioni del quadripotenziale che, in generale, sono 4.
2.3. TEORIA LAGRANGIANA (CLASSICA) PER UN CAMPO SCALARE (RELATIVISTICO)67
A0 = 0 implica
0
( ) = 0, = 0, 1, 2, 3
ossia tutti i vettori di polarizzazione hanno componente temporale nulla;
~ ~A = 0 implica
~k ~( ) = 0, = 0, 1, 2, 3
cio il vettore ~( ) ortogonale alla direzione del moto della particella descritta dal campo
A (x) .
Fissando in particolare che la direzione del moto del fotone sia lungo lasse z allora gli unici
vettori di polarizzazione non nulli sono
(
1 = (0, 1, 0, 0)
con k = (k0 , 0, 0, |~k|) (2.78)
2 = (0, 0, 1, 0)
Questo significa che il fotone pu possedere solo polarizzazione trasversale e non longitudinale,
come precedentemente anticipato: i vettori di polarizzazione di cui sopra sono dunque i due
gradi di libert richiesti per descrivere il fotone ed essi, nel caso della teoria di campo vettoriale
massless, emergono dallinvarianza sotto traformazioni di gauge.
Normalmente nel caso relativistico si usa imporre la gauge di Lorenz
A = 0 (2.79)
1. partendo da un generico A (x) sempre possibile ricavare una quadripotenziale che sod-
disfi la gauge di Lorenz attraverso unopportuna trasformazione di gauge, ossia sceglien-
do opportunamente la funzione (x). Se infatti A (x) in generale non soddisfa la gauge
0
di Lorenz, il quadrivettore A (x) = A (x) + (x) soddisfa la gauge di Lorenz se la
funzione (x) soddisfa la condizione = A . Infatti:
0
0 = A = A + = A
2. loperazione di gauge fixing in questo caso prevede la presenza di una gauge residua:
infatti, se oltre alla traformazione di gauge 2.76 effettuiamo una seconda trasformazione
di gauge
00 0
A = A +
che debba ancora soddisfare la gauge di Lorenz, allora
00 0
0 = A = A +
0
la quale implica = 0, visto che A = 0 in quanto soddisfacente per ipotesi la
condizione 1.34. Questultima condizione non fissa completamente la funzione (x), la
quale dunque costituisce un grado di libert del nostro sistema. In questo modo, la teoria
di campo in esame non descrive 2 gradi di libert, bens 3.
Anche nel caso della gauge di Lorenz le equazioni del moto della teoria sono le equazioni di
Klein-Gordon
A = 0
68 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
In questo caso, per, le soluzioni A (x) devono descrivere 3 gradi di libert, dunque avranno la
stessa forma delle soluzioni della teoria del caso massivo. In tal caso, tuttavia, uno dei 3 vettori
di polarizzazione non avr significato fisico.
Passando alla costruzione della teoria hamiltoniana, mantenendo valida la gauge di Lorenz, ci si
rende immediatamente conto della necessit di dover modificare qualcosa. I momenti coniugati
LEM
= = F 0
0 A
sono, per lantisimmetria del tensore elettromagnetico, tali che
0 = F 00 = 0
quindi loperazione di gauge fixing di Lorenz sottrae a A0 il ruolo di variabile dinamica. Que-
sto implica una differenziazione tra i vincoli da imporre sulla componente temporale e quelli
da imporre sulle componenti spaziali del quadrivettore A (x), con conseguente perdita della
covarianza della teoria. In questo caso varrebbe allora la pena di operare direttamente con la
condizione di gauge fixing di Coulomb, la quale per non covariante.
A = 0
1 d3k 3
Z
ikx ikx
A (x) = (k) a (k)e + a (k)e
(2)3/2 2k =0 ( )
k0 =|~k|
con i vettori di polarizzazione ( ) (k) supposti reali. Definiamo poi
1 d3k 3
Z
( ) (k)a (k)eikx
A+
(2)3/2 2k =0
1 d3k 3
Z
(k)a (k)eikx
A
(2)3/2 2k =0 ( )
Essi descrivono 4 gradi di libert e soddisfano le condizioni seguenti:
( ) (k)( 0 ) = 0 (ortogonalit) (2.82)
3
( )(k)( ) = (completezza) (2.83)
=0
Definendo un quadrivettore di tipo tempo di modulo unitario n tale che
k n 6= 0
k (nk)n
3 (k) = (2.85)
nk
detto vettore di polarizzazione longitudinale;
70 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
(1,2)
(k) tali che (
(1,2) (1,2)
k = n
(2.86)
~ (1,2) ~ (1,2) = 1
detti vettori di polarizzazione trasversale (ovviamente ortogonali a k ), della forma
2.78.
ESERCIZIO: verificare le propriet di ortogonalit e completezza.
A (x) = A (x), H t
(x) = (x), H t
ii. le parentesi di Poisson a tempo fissato vengono sostituite dal commutatore a tempo fissato
tra gli operatori:
i
{, }t [, ]t (2.89)
h
Da tutto ci segue che:
dX i dP i
= [X, H]t = [P, H]t (2.90)
dt h dt h
Queste sono le equazioni che definiscono levoluzione temporale degli operatori X e P,
cio le equazioni del moto in visuale di Heisenberg (stati fissi, osservabili variabili nel
tempo);
):
i. i campi classici (, ) si sostituiscono con due operatori (,
(, ) (,
)
(2.92)
ii. le parentesi di Poisson a tempo fissato tra i campi classici vengono sostituite dal commu-
tatore a tempo fissato tra gli operatori:
{, }t i[, ]t (h = 1) (2.93)
d d
H t H t
= i , = i , (h = 1) (2.94)
dt dt
dove H loperatore hamiltoniano. Queste sono le equazioni che definiscono levoluzione
temporale degli operatori e , cio le equazioni del moto in visuale di Heisenberg (stati
fissi, osservabili variabili nel tempo);
72 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
1 d 3 k h ~ ikx i
Z
(x) = k)e
a( + ~
+ a (k)e ikx
(2)3/2 2k 0
k =k
i d3k i
Z h
ikx
(x) = ~k)e
k a( a (~k)e
+ ikx
(2)3/2 2k 0
k =k
con
d3x
1
Z
ipx
p) =
a(~ + i(x)]
[ p (x) e
(2)3/2 2k p0 = p
1 d3x
Z
a+ (~p) = i (x)
[ p (x) ]eipx
(2)3/2 2k |{z} |{z}
+ (x) + (x) 0
p = p
27
Questo ci permette di trovare (esercizio) le condizioni di quantizzazione nello spazio dei mo-
menti (
[a(~p), a(~k)]t = 0 = [a+ (~p), a+ (~k)]t
(2.97)
[a(~p), a+ (~k)]t = 3 (~p ~k)
dalle quali si ricavano le 2.96, e viceversa.
Le condizioni di quantizzazione 2.97 generalizzano le equazioni di un oscillatore armonico
per un sistema con infiniti gradi di libert. Invece di prendere degli operatori continui a(p)
prendiamo degli operatori discreti a p le relazioni 2.97 diventano
(
+
[a p , ak ]t = 0 = [a+
p , ak )]t
[a p , a+
k ]t = pk
27
Da questo momento in avanti si ometter il "cappuccio" visto che le quantit in considerazione sono
inequivocabilmente operatori quantistici.
2.4. QUANTIZZAZIONE CANONICA DI UNA TEORIA DI CAMPO RELATIVISTICA 73
creazione.
Definiamo loperatore densit numero
integrando su uninfinit di stati. Questo termine, tuttavia, del tutto eliminabile29 . Infatti,
considerando la quantit equivalente nel caso finito abbiamo
N
i = C
i=1
28 ATTENZIONE: noi qui stiamo ragionando sin dallinizio in termini quantistici, ossia consideriamo a e il suo
coniugato gi in versione operatoriale quantistica (perci il coniugato di a diventa a+ , cio laggiunto), quindi
gli operatori a e a+ non commutano. Questo, come si vede immediatamente, porta ad una anomalia, seppur
eliminabile, relativa allenergia dello stato fondamentale. Se invece noi avessimo ragionato in termini classici sino
alla fine del conto, considerando cio a e il suo coniugato come delle funzioni, che quindi commutano, avremmo
ottenuto H = k a+ (k)a(k)d 3 k = k N (k)d 3 k, per poi passare solo ora in ambito quantistico considerando H
R R
come loperatore hamiltoniano. Noi faremo la stessa cosa restando sin dallinizio in ambito quantistico, ma solo
dopo aver "buttato via" il termine aggiuntivo che ci resta, oppure, analogamente, definendo il prodotto ordinato
normale.
29 Qualora si riuscisse a quantizzare la gravit ci non sarebbe pi possibile, visto che a tale energia infinita
con C costante arbitraria. Questo termine quindi definibile come il livello energetico dello
stato forndamentale, il quale pu arbitrariamente essere messo a 0: cos come si fa nella trat-
tazione delloscillatore armonico quantistico, la quantit di interesse infatti la differenza di
energia rispetto allo stato fondamentale.
In maniera del tutto analoga, loperatore momento
1
Z Z
(i ) d 3 x = ki a+ (k)a(k) + a(k)a+ (k) d 3 k
Pi =
2
cio
1
Z Z
Pi = ki N (k)d k + ki [a(k), a+ (k)]d 3 k
3
2
con il secondo termine, interpretabile come il trimomento dello stato fondamentale, viene "but-
tato via" con le stesse argomentazioni di prima. In definitiva, per un campo scalare reale gli
operatori hamiltoniano e trimomento sono
Z
H= k N (k)d 3 k (2.104)
Z
Pi = ki N (k)d 3 k (2.105)
ossia il quadrimomento Z
P = k N (k)d 3 k (2.106)
Dunque, lenergia del sistema in sostanza la somma dei prodotti delle energie relative ai sin-
goli stati moltiplicate per il rispettivo numero di occupazione dello stato stesso e, analogamente,
il trimomento del sistema la somma dei prodotti dei trimomenti relativi ai singoli stati molti-
plicati per il rispettivo numero di occupazione dello stato stesso.
Come abbiamo detto, il termine di energia/trimomento dello stato fondamentale emerge a causa
del fatto che gli operatori di creazione e distruzione non commutano, ma soddisfano la propriet
2.97. Per eliminare formalmente questo termine di ambiguit, definiamo il prodotto ordinato
normale: dato un generico operatore nello spazio dei momenti A , ossia scritto in funzione
degli operatori di creazione a+ e distruzione a mettiamo a sinistra tutti i termini di creazione e
a destra i termini di distruzione, formalmente
: A : (a+ +
k1 . . . akN )(ak1 . . . akN ) (2.107)
Agli effetti pratici, questo significa sostituire dei termini del tipo aa+ con a+ a. In particolare,
nel caso dellhamiltoniano:
1
Z
k a+ (k)a(k) + a(k)a+ (k) d 3 k :=
: H : =:
2Z
1
k a+ (k)a(k) + a+ (k)a(k) d 3 k
=
Z2 Z
= k a (k)a(k) d k = k N (k)d 3 k
+
3
che esattamente 2.104. In definitiva, il prodotto normale tutti gli operatori nello spazio dei
momenti commutano. Nonostante questo, lalgebra che stiamo considerando non viene modifi-
cata, cio invariante per prodotto ordinato normale.
2.4. QUANTIZZAZIONE CANONICA DI UNA TEORIA DI CAMPO RELATIVISTICA 75
sino ad ora non abbiamo specificato nulla sullo spazio di Hilbert dei momenti su cui gli opera-
tori di distruzione e creazione agiscono. Lo spazio di Hilbert in questione il cosiddetto spazio
di Fock, la cui definizione operativa la seguente:
N (k)|0i = 0 k (2.108)
ossia lo stato che viene annichilato dalloperatore densit numero. |0i chiamato stato di
vuoto perch:
|n1 n2 . . . nl i = C(a+ (k1 ))n1 (a+ (k2 ))n2 . . . (a+ (kl ))nl (2.109)
consideriamo lo stato
|1(p)i = Ca+ (p)|0i (2.110)
Vediamo qual il suo numero di occupazione:
Z
N|1(p)i = C N a+ (p)|0id 3 k
Dunque, lo stato |1(k)i ha numero di occupazione pari a 1. In maniera del tutto analoga
sono
H|1(k)i = p |1(k)i Pi |1(k)i = pi |1(k)i
cio ha energia e trimomento rispettivamente pari a p e pi .
Da un punto di vista fisico, interpretiamo lo stato 2.110 come lo stato rappresentante una
particella di energia p e trimomento pi , i = 1, 2, 3;
30 ...cio lautovalore delloperatore numero
31 Vedremo tra poco in che modo si definisce.
76 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
lo stato
|n(k)i = C(a+ (p))n |0i (2.111)
fisicamente interpretabile dunque come lo stato rappresentante n particelle identiche di
energia p e trimomento pi , i = 1, 2, 3. Infatti si vede facilmente che
Si tratta di particelle identich poich possiedono la stessa massa, poich avendo stessa
energia e momento automaticamente hanno la stessa massa, in base alla relazione p =
p
M 2 + |~p|2 . tutto questo significa necessariamente che la nostra trattazione riguarda
esclusivamente bosoni e lesistenza di particelle identiche deriva dalle particolari regole
di commutazione tra a e a+ . Nel caso fermionico, infatti, il principio di esclusione di
Pauli escluderebbe lesistenza di particelle identiche;
lo stato
|n1(p1 )n2 (p2 )i = C(a+ (p1 ))n1 (a+ (p2 ))n2 |0i (2.112)
fisicamente interpretabile dunque come lo stato rappresentante n1 particelle identiche
di energia p1 e trimomento pi1 , i = 1, 2, 3 pi n2 particelle identiche di energia p2 e
trimomento pi2 , i = 1, 2, 3. Infatti:
Ora, qual il significato del campo ? Dato che la teoria di campo studiata quella per un
campo scalare reale libero, allora corrisponde alla soluzione reale delle equazioni di Klein-
Gordon 1.27, la quale si pu scrivere come
= 1 + 2
con
d 3 k ~ ikx
1
Z
+ (x) = a(k)e
(2)3/2 2k 0
k =k
d 3 k + ~ ikx
1
Z
(x) = a (k)e
(2)3/2 2k k0 =k
Notiamo ora che
h0|1(p)i = h0|(a+ (p)|0i) = (h0|a( p))|0i = 0
Tuttavia:
1 d3k
Z
h0|+ (x)|1(p)i = 3/2
h0|a(k)eikx a+ (p)|0i =
(2) 2k
1 d3k 3 ~ 1 eikx
Z
ikx
= (k ~
p)e = p
(2)3/2 2k (2)3/2 2 p
il che implica che + (x)|1(p)i |0i, cio + distrugge una particella nel punto x. Analoga-
mente, si mostra che (x)|0i |1(p)i, cio crea una particella nel punto x. In definitiva,
+ e sono rispettivamente le trasformate di Fourier di a e a+ .
2.4. QUANTIZZAZIONE CANONICA DI UNA TEORIA DI CAMPO RELATIVISTICA 77
Vediamo ora come fissare le costanti di normalizzazione presenti nelle definizioni degli stati
nello spazio di Fock. Lassunzione preliminare che lo stato di vuoto sia normalizzato:
h0|0i = 1
Sulla base di ci, considerando lo stato di 1 particella 2.110 allora, per le relazioni di commu-
tazione 2.97
h1(k)|1(p)i = C2 h0|a(k)a+ (p)|0i = 3 (~k ~p)C2
Ma la delta tridimensionale non un oggetto invariante sotto trasformazioni del gruppo di Lo-
renz, quindi la costante C deve essere scelta nella maniera opportuna. La costante di normaliz-
zazione fissata per lo stato 2.110 dunque
C = (2)3/2 2 p
p
(2.113)
In questo modo32
Sino ad ora ci siamo semplicemente preoccupati di quantizzare la nostra teoria, senza preoc-
cuparci di verificare se quanto detto fosse compatibile con il principio di relativit ristretta.
Vediamo ora che, in realt, quanto fatto sino ad ora coerente con il principio di relativit ri-
stretta, ossia che la teoria costruita con i commutatori a tempo fissato covariante.
Consideriamo il commutatore covariante
33 Questa affermazione sar una diretta conseguenza di un risultato che vedremo tra poco.
34 Tali commutatori sono definiti per intervalli di tipo spazio: essendo infatti il campo valutato nellistante t
in due punti spaziali differenti ~x e ~y allora
Questi due commutatori sono covarianti, perch tali sono gli esponenziali e perch tale la
misura. Considerata infatti una generica funzione scalare f (k), allora vale la relazione
Z 3 Z 3
d k d k 4 2
(k m2 ) (k0 ) f (k)
f (k)
=
2k k0 =k 2 k | {z }
k0 =k
Questa quantit e invariante sotto trasformazioni del sottogruppo proprio di Lorenz. Infatti:
d 4 k0 = | det 4 4
| {z} |d k = d k;
1
i eik(xy) 4
I
D (x y) = [ (x), + (y)] = d k (2.118)
(2)4 2
C k m
2
2.4. QUANTIZZAZIONE CANONICA DI UNA TEORIA DI CAMPO RELATIVISTICA 79
Covarianza e microcausalit
Abbiamo dimostrato che per un intervallo di tipo spazio vale il commutatore 2.96
[(~x,t), (~y,t)] = 0
e la sua estensione quadridimensionale covariante 2.114
D(x y) = [(x), (y)]
per consistenza deve essere, per ogni intervallo (x y)2 < 0 (tipo spazio)
D(x y) = [(x), (y)] = 0
Questo significa che il campo nel punto x totalmente scorrelato al campo nel punto y, essen-
do commutativi. Questa propriet detta microcausalit: consistentemente con il principio
di relativit ristretta, due punti nello spazio-tempo di Minkowski sono connessi causalmente
solamente se possono scambiarsi tra loro un segnale luminoso, ossia se essi costituiscono un
intervallo di tipo luce (x y)2 = 0 o di tipo tempo (x y)2 > 0.
Inserendo e nelle precedenti regole di commutazione risulta che tutti i commutatori con le
varie combinazioni di a, b + sono nulli, eccezion fatta per i seguenti casi:
a+ , b,
[a(k), a+ (p)]t = [b(k), b+ (p)]t = 3 (k p)
Queste regole di commutazione nello spazio dei momenti individuano due famiglie distinte di
infiniti oscillatori armonici, quindi due operatori di costruzione (a+ , b+ ) e di distruzione (a, b),
cio due famiglie distinte di particelle, le quali tuttavia, soddisfacendo entrambe alla stessa
equazione di Klein-Gordon, possiedono la stessa massa.
A questo punto possiamo scrivere le varie quantit nello spazio dei momenti "sdoppiando"
quelle trovate nel caso reale.
Definiamo gli operatori densit numero e numero
Z
Na (k) = a (k)a(k) Na =
+
d 3 kNa
Z
Nb (k) = b (k)b(k) Nb =
+
d 3 kNb
i quali soddisfano entrambi le propriet di commutazione 2.100 e 2.103.
80 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
Data la forma 2.51 e sostituendovi le forme esplicite dei vari campi, loperatore hamilto-
niano Z
H = d 3 kk (Na (k) + Nb (k)) + INF
analogamente a quanto visto nel caso reale. In virt della relazione 2.107, possiamo
definire loperatore hamiltoniano normalmente ordinato
Z
: H := d 3 kk (Na (k) + Nb (k))
A questo punto possiamo costruire lo spazio di Fock a partire dallo stato di vuoto |0i tale
da annichilare entrambi gli operatori di densit numero:
(
Na (k)|0i = 0
(2.119)
Nb (k)|0i = 0
che definito come operatore normalmente ordinato, sostituendo lespressione esplicita dei
campi, Z
: Q := q d 3 k(Na (k) Nb (k))
evidentemente non definita positiva. Ora, applicando questo operatore allo stato di Fock
di particella singola |1(p)i di tipo a e di particella singola |1(p)i di tipo b si ottiene, grazie
alle relazioni di commutazione 2.100 e 2.103
Z Z
+
Q|1(p)i = q 3
d kNa (k)a (p)|0i d 3 kNb (k)a+ (p)|0i =
Z
+
d 3 k a+ (p)Na (k) |0i =
= qa (p)|0i + q
= q|1(p)i + qa+ (p)Na |0i = q|1(p)i + qa+ (p)0|0i = q|1(p)i
e analogamente
Q|1(p)i
= q|1(p)i
2.4. QUANTIZZAZIONE CANONICA DI UNA TEORIA DI CAMPO RELATIVISTICA 81
Come possiamo notare, dunque, le particelle di tipo a sono autostati delloperatore carica
relativi ad un autovalore opposto rispetto a quello delle particelle di tipo b. Questo implica
dunque che le particelle a e b costituiscono un sistema particella-antiparticella35 .
che con considerazioni del tutto analoghe a quelle fatte nel caso reale si dimostra essere
covariante, da cui dunque vale anche la microcausalit.
1 d3k 2
Z
ikx
+ (x) = d
r r (k)v+
(k)e + c+
r (k)u+
r (k)eikx
(2)3/2 2k r=1 k0 =k
1 d3x +
Z
cr (k) = ur (k)(x)eikx
(2)3/2 2k
1 d3x +
Z
dr (k) = (k)vr (x)eikx
(2)3/2 2k
Sostituendo le espressioni dei campi nelle regole di commutazione nello spazio ordinario si
ottengono le regole di commutazione nello spazio dei momenti
Quanto visto sino ad ora del tutto analogo al caso di una teoria di campo scalare complesso:
esistono infatti due famiglie indipendenti di particelle che rispettano lalgebra degli oscillatori
armonici. Possiamo dunque definire due operatori densit numero differenti che soddisfano
entrambi le propriet di commutazione 2.100:
( (r)
(r) [Nc (k), cs (p)]t = cs (p) 3 (k p)rs
Nc (k) = c+
r (k)cr (k) (r)
[Nc (k), c+ + 3
s (p)]t = cs (p) (k p)rs
( (r)
(r) [Nd (k), ds (p)]t = ds (p) 3 (k p)rs
Nd (k) = dr+ (k)dr (k) (r)
[Nd (k), ds+ (p)]t = ds+ (p) 3 (k p)rs
A questo punto per sorgono due problemi:
il quale secondo lordinamento normale del prodotto e le regole di commutazione tra gli
operatori di creazione e distruzione diventa
Z 2
(r) (r)
: H := d 3 kk Nc (k) Nd (k)
r=1
Esso in generale non definito positivo e questo inconsistente con il fatto che un sistema
libero possiede energia non negativa. La carica, invece, (carica di Nther della simmetria
globale interna di tipo U(1))
Z 2
d k c+
3 +
Q=q r (k)cr (k) + dr (k)dr (k)
r=1
che secondo lordinamento normale del prodotto e le regole di commutazione tra gli
operatori di creazione e distruzione diventa
Z 2
(r) (r)
: Q := q d k Nc (k) + Nd (k)
3
r=1
Essa invece risulta definita positiva, inconsistentemente con il fatto che la carica possa
essere sia positiva che negativa;
2. la costruzione usuale dello spazio di Fock inconsistente con la natura fermionica delle
particelle descritte da una teoria di campo spinoriale. Nella relazione 2.111 avevamo
definito lo stato di n particelle identiche applicando n volte loperatore di creazione sullo
stato di vuoto. Come abbiamo notato, per, questo va bene solo se il sistema descritto
costituito da particelle bosoniche. Nel caso di particelle fermioniche, infatti, il principio di
esclusione di Pauli esclude la possibilit di avere particelle con gli stessi numeri quantici,
ossia particelle identiche, e la teoria di Dirac descrive proprio particelle fermioniche (spin
1/2).
2.4. QUANTIZZAZIONE CANONICA DI UNA TEORIA DI CAMPO RELATIVISTICA 83
Nello spazio dei momenti vengono dunque imposte le seguenti regole di anticommutazione 36
(
{cr (p), cs (k)}t = {dr (p), ds (k)}t = = 0
(2.123)
{cr (p), c+ + 3
s (k)}t = {dr (p), ds (k)}t = (k p)rs
2. definito lo stato di vuoto |oi il quale viene annichilato da ciascun operatore densit
numero (come nelle 2.108) allora possiamo costruire:
lo stato di due particelle di tipo c lo costruiamo allora applicando due volte sullo
stato di vuoto loperatore c+
r , cio
c+ + + +
r cr + cr cr {c+ +
r , cr }
|2r (p)i c+ +
r cr |0i = |0i = |0i = 0
2 2
dove lannullamento dellanticommutatore dovuto alle regole 2.122. Questo signi-
fica che lo stato formato da due (o pi) particelle identiche ha numero di occupazione
nullo, quindi lo spazio di Fock costituito in maniera naturale da soli stati di singole
particelle diverse.
In virt di questi risultati possiamo affermare dunque che le prescrizioni di quantizzazione cano-
nica in termini di commutatori valgono per un sistema RELATIVISTICO che segue la statistica
di Bose-Einstein, mentre le prescrizioni di quantizzazione canonica in termini di anticommuta-
tori valgono per un sistema RELATIVISTICO che segue la statistica di Fermi-Dirac 37 .
Ancora una volta abbiamo quantizzato la teoria a tempo fissato. Tuttavia, questo non inficia
la covarianza della teoria stessa. Considerando ora gli anticommutatori quadridimensionali tra
i campi gli unici non banali sono (le matrici)
Le sommatorie 2r=1 ur (k)ur (k) e 2r=1 vr (k)vr (k) sono legate ai proiettori sugli spinori a energia
positiva u e ad energia negativa v (vedi relazione 1.79). Dunque, possiamo scrivere
2m d3k
Z
S(x y) = + (k)eik(xy) (k)eik(xy) 0
(2)3 2k k =k
La seconda relazione fornisce le stesse regole di commutazione che avevamo nel caso di un
campo scalare, relative ad un sistema di oscillatori armonici, mentre la prima equazione eviden-
zia un comportamento scomodo delle componenti temporali, le quali non soddisfano la stessa
algebra di quelle spaziali, a causa della presenza di un segno - aggiuntivo. Ancora una volta,
come nel caso della mancata positiva definitezza della densit hamiltoniana, i problemi sorgono
da termini di tipo temporale.
Inserendo lespressione
1 d3k 3
Z
ikx ikx
A (x) = (k) a (k)e + a (k)e k0=|~k|
(2)3/2 2k =0 ( )
38 Si L
ricordi che = 0 A = 0 A .
86 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
e quella di (x) nelle relazioni precedenti si ottengono le regole di commutazione nello spazio
dei momenti (
[a (k), a 0 (k0 ))]t = [a+ + 0
(k), a 0 (k ))]t = 0 (2.125)
[a (k), a+
0 (k 0 )] = 0 3 (x y)
t
N (k) = a+
(k)a (k)
che soddisfa le consuete regole di commutazione con gli operatori di creazione e distru-
zione;
N0 (k) = a+
0 (k)a0 (k) (2.126)
Solo in questo modo, infatti, si tratta di un operatore densit numero, soddisfacente cio
le condizioni (
[N0 (k), a+ + 3
0 (p)]t = a0 (k) (k p)
[N0 (k), a0 (p)]t = a0 (k) 3 (k p)
A questo punto sembra sorgere una contraddizione: di norma loperatore densit numero un
operatore definito positivo, quindi lhamiltoniano, somma di operatori numero, dovrebbe an-
chesso essere definito positivo, mentre come abbiamo visto non lo (vedi 2.87). In realt,
come vedremo immediatamente, loperatore densit numero 2.126 non definito positivo. Per
mostrarlo costruiamo dapprima lo spazio di Fock della teoria.
Definiamo come al solito lo stato di vuoto |0i tale da essere annichilato dalloperatore di
distruzione o, equivalentemente, lo stato con numero di occupazione nullo:
a (k)|0i = 0 N (k)|0i = 0 = 0, 1, 2, 3
A questo punto:
nel caso in cui = 1, 2, 3 si ha la stessa situazione che si presenta nel caso di una teoria
di campo scalare, ossia lo stato di n particelle di tipo i
Esso presenta un aspetto critico. Calcolando infatti la norma al quadrato di tale stato
risulta
la quale evidentemente negativa: in questo modo essa non si concilia con il ruolo fisico
di probabilit di trovare tale stato.
In questo caso si verifica un secondo aspetto critico, legato al valor medio delloperatore
densit numero. Esso infatti risulta negativo (verificare):
e, di conseguenza:
h10 (k)|H(p)|10 (k)i = k
Questo significa che loperatore densit numero non definito positivo, e cos lhamilto-
niano. Tuttavia, la cosa piuttosto critica perch lultima espressione implicherebbe un
numero di occupazione medio negativo, cosa che non ha significato fisico.
Il motivo per cui sorgono queste inconsistenze il seguente: ricordiamo che noi non stiamo
quantizzando la teoria elettromagnetica, ma una teoria di campo la cui hamiltoniana la som-
ma di quella elettromagnetica pi quella di gauge fixing, le cui equazioni del moto sono quelle
di Klein-Gordon e non quelle di Maxwell. Quello che dobbiamo fare imporre delle opportune
condizioni in modo tale da ricondurci alla teoria elettromagnetica, mantenendo allo stesso tem-
po la covarianza.
Quello che vogliamo fare, insomma, passare da una teoria che soddisfa lequazione del moto
A = 0 a una teoria che soddisfa la stessa equazione del moto ma con il vincolo della gauge
di Lorenz A = 0. Per fare questo, proviamo con le seguenti opzioni:
1. imponiamo la relazione di gauge fixing voluta in termini operatoriali, ossia imponiamo
che valga, appunto, A = 0. Come abbiamo visto, per, cos facendo imponiamo una
condizione troppo forte, la quale provoca la mancata covarianza della teoria nel momento
in cui si decide di quantizzarla;
2. una seconda possibilit considerare tra tutti gli stati dello spazio di Fock solamente
alcuni stati, che chiamiamo stati fisici, che soddisfano la propriet
A |PHY S i = 0
ossia gli stati fisici sono quelli tali per cui vale la condizione di gauge fixing di Lorenz
che, in generale, non vale per tutti gli stati. Questa idea suggestiva ma presenta un
problema con lo stato di vuoto: infatti
A |0i = A+ |0i + A |0i 6= 0
in quanto se A+ |0i = 0 non si pu dire altrettanto per A |0i39 ;
39 A infatti proporzionale alloperatore di distruzione che, contratto col vuoto, d 0, ma A proporzionale
+
alloperatore di creazione che contratto col vuoto non d 0.
88 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
3. la soluzione al nostro problema la seguente: definiamo come stati fisici gli stati |PHY S i
dello spazio di Fock che soddisfano la condizione
hPHY S | A |PHY S i = 0 (2.127)
che pu essere scritta in maniera analoga in questi termini (nello spazio delle coordinate):
hPHY S | A+ = 0 A |PHY S i = 0 (2.128)
Le due scritture precedenti, del tutto analoghe, sono la cosiddetta condizione di Gupta-
Bleuer, la quale ci permette di distinguere gli stati fisici dagli stati dello spazio di Fock
che invece non lo sono. Definendo loperatore di Gupta-Bleuer
3
( )
L(k) k a (k) (2.129)
=0
dato che
i d3k 3
Z
k ( )(k)a (k)eikx
A+ =
(2)3/2 2k =0
la condizione di Gupta-Bleuer si pu riscrivere in questo terzo modo (nello spazio dei
momenti):
hPHY S |L+ (k) = 0 L(k)|PHY S i = 0 (2.130)
La relazione 2.130 ci dice che gli stati fisici sono quelli annichilati dalloperatore di Gupta-
Bleuer. Questo significa che tale operatore e il suo aggiunto possiamo interpretarli come degli
operatori di distruzione e costruzione rispettivamente: chiamiamo allora L(k) e L+ (k) operatori
di pseudofotoni ( o non fisici). Interpretiamo insomma L(k) e L+ (k) in termini di operatori di
distruzione e creazione degli stati non fisici. Essi tuttavia non soddisfano le consuete regole di
commutazione, ma commutano (verificare):
[L(k), L+ (p)] = 0
A questo punto, scegliendo come base per i vettori di polarizzazione quella costituita dai vettori
2.84, 2.85 e 2.86, allora
k
L(k) = k n a0 (k) + n a3 (k)
kn
e sfruttando la condizione k k = m2 = 0 (la teoria considerata massless) allora
L(k) = k n (a0 (k) a3 (k)) c(a0 (k) a3 (k)) (2.131)
Come possiamo notare loperatore di Gupta-Bleuer non presenta termini relativi ai vettori di
polarizzazione trasversali, i quali sono gli unici vettori di polarizzazione fisici (il fotone ha solo
polarizzazione trasversa). Questo risultato coerente con il fatto che tale operatore relativo
agli stati non fisici.
Vediamo ora alcune propriet.
1. Vale il seguente risultato:
hPHY S |N0 + N3 |PHY S i = 0
Infatti, la condizione 2.130 e la relazione 2.131 ci dicono che a0 |PHY S i = a3 |PHY S i,
quindi
hPHY S |N0 + N3 |PHY S i = hPHY S |(a+ +
0 a3 )a0 |PHY S i = h
+
PHY S |L a0 |PHY S i = 0
| {z }
0
2.4. QUANTIZZAZIONE CANONICA DI UNA TEORIA DI CAMPO RELATIVISTICA 89
3. Ogni stato del tipo L+ |PHY S i non fisico, in quanto soddisfa le seguenti propriet:
h1(k)|H|
1(k)i = ...verificare... = 0
4. Consideriamo lo stato
0
|PHY S i |PHY S i + |i
con |i stato non fisico. Lo stato appena definito fisico: si dimostra facilmente che
esso ha la stessa norma e la stessa energia dello stato |PHY S i. Da un punto di vista
0
fisico, questo significa che gli stati |PHY S i e |PHY S i sono indistinguibili: laggiunta di
uno stato non fisico ad uno stato fisico di fatto porta il sistema ad uno stato fisicamente
equivalente. Possiamo quindi definire la classe di equivalenza
i cui rappresentativi sono, come detto, stati fisici equivalenti. La classe di equivalenza
2.132 degli stati fisici associata allinvarianza di gauge della nostra teoria: questo dun-
que implica che la teoria costruita in questo modo definita a meno di una trasformazione
di gauge, descrivendo dunque a tutti gli effetti la teoria dellelettromagnetismo.
Dimostriamo quanto appena detto. Consideriamo il campo classico
Acl (x) h0|A (x)|PHY S i
ed esprimiamo Z
|i d 3 k f (k)L+ (k)|0i
0
con f (k) una generica funzione. Considerando il rappresentativo |PHY S i allora
0
0
Acl (x) h0|A (x)|PHY Si =
= h0|A (x)|PHY S i + h0|A (x)|i = Acl (x) + h0|A (x)|i
90 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
Ora:
Z
h0|A (x)|i d 3 k f (k)h0|A L+ (k)|0i
Z Z 3
d 3 k f (k)h0| d3q ( )(q)a (q)eiqx L+(k)|0i
=0
Z Z 3 3
0
3
d3q ( ) (q)a (q)eiqx k (k)a+
h0|A (x)|i d k f (k)h0| 0 (k)|0i
=0 0
=0
Z Z
0
d 3 k f (k) d 3 qeiqx (q) (k)k h0| [a (q), a+ +
= q (k)] + a 0 a |0i
0
Z
0
d 3 k f (k)eikx k
= 0 (q) (k) 0
| {z }
Questo significa dunque che aver cambiato rappresentativo della classe di equivalenza
2.132 significa aver effettuato la trasformazione di gauge
0
Acl = Acl +
D = [A (x), A (y)]
i 1 ~ ~
( (t ) (t ))
L (, t , i , , t , i ) = ( ) () V (|~x|)
2 2m
(2.133)
Le equazioni del moto soddisfatte dai campi fisici si trovano minimizzando lazione con la
condizione che le variazioni dei campi al bordo del dominio di integrazione vadano a zero
( ( ) = 0):
L L L L
Z Z
3 3
S = d x + l = d x l = 0
l l
dove lindice l assume i "valori" t (temporale) e i (spaziale)40 . Quindi le equazioni del moto per
una teoria di campo non relativistica sono
L L
l =0 (2.134)
l
Nel nostro caso i campi indipendenti sono due, cio e , quindi derivando rispetto alluno
si trovano le equazioni del moto dellaltro. In particolare, derivando rispetto a la lagrangiana
2.133 si ottiene
i i 1
(t ) V (|~x|) + (t ) + i i = 0
2 2 2m
da cui immediatamente si ottiene la 1:
1 2
i(t ) = +V (|~x|)
2m
Si verifica che la seguente densit lagrangiana
1 ~ ~
L 0 = i (t ) ( ) () V (|~x|) (2.135)
2m
equivalente alla precedente.
Il teorema di Nther nel caso di una simmetria globale interna, ossia tale per cui
0 = l Xl
L
l J l = t Jt + i J i = 0 Jl = 0 (2.136)
l
L L L
Z
3
0 = 0 S = d x l 0 + l 0
l l
40 Pur non essendo in contesto relativistico manteniamo la convenzione di Einstein sugli indici contratti.
Ovviamente la posizione degli indici "in alto" e "in basso" ora del tutto arbitraria, essendo una teoria non
relativistica.
92 CAPITOLO 2. TEORIE DI CAMPO LIBERE
che per i campi fisici, cio quelli che soddisfano lequazione del moto 2.134, fornisce la corrente
2.136. Lequazione di continuit integrata nello spazio porta allannullamento dellintegrale
della tridivergenza (i campi si annullano infatti ai bordi), portando alla carica conservata
Z
Q= Jt d 3 x (2.137)
ESERCIZIO: verificare che L e L 0 ammettono una simmetria globale interna di tipo U(1)
cui associata la carica conservata
Z
QU(1) = d 3 x
ESERCIZIO: verificare che le cariche conservate relative allinvarianza dellazione sotto tra-
slazioni spaziali (x0 = x + x ) e temporali (t 0 = t + t ) sono
1 ~ ~
Z
3
Qt = d x ( ) () +V (x) H
2m
i
Z
Qx = d 3 x ( (i ) (i )) Pi
2
1 carica conservata derivante dalla simmetria globale interna di tipo U(1) (carica elettri-
ca).
Per quantizzare la nostra teoria dobbiamo dapprima passare alla visuale hamiltoniana. Definiti
i momenti coniugati utilizzando la lagrangiana 2.133
L i L i
= = = =
t 2 t 2
si ottiene che la densit hamiltoniana
1 ~ ~
H = (t ) + (t ) L = ( ) () +V (2.138)
2m
Utilizzando la lagrangiana equivalente 2.135 si ottiene
L L
= = i = =0
t t
2.5. TEORIA DI CAMPO DI SCHRDINGER 93
il che ci dice che non una variabile dinamica, bens una costante. La densit hamiltoniana
che si ottiene
H 0 = (t ) L 0 (2.139)
la quale equivalente alla 2.138 in quanto differente da essa solo per una tridivergenza, assolu-
tamente ininfluente quando si va a stimare lhamiltoniana H.
Si verifica che le parentesi di Poisson della teoria sono
(
{(~x,t), (~y,t)} = {(~x,t), (~y,t)} = 0
{(~x,t), (~y,t)} = 3 (~x ~y)
Come al solito occupiamoci della sola teoria libera (V = 0). La soluzione generale
dellequazione di Schrdinger libera
1
Z
3 ik t i~k~x
(~x,t) = d k a(k)e e k2
(2.140)
(2)3/2
k = 2m
Notiamo che in questo caso abbiamo solo una componente a energia positiva k : nel caso
ultrarelativistico vi era anche unaltra componente ad energia negativa, a causa del fatto
che lequazione quadratica nelle derivate temporali. Inserendo la 2.140 nelle condizioni
di quantizzazione si ottengono le regole di commutazione nello spazio dei momenti:
(
[a(k), a(p)]t = [a+ (k), a+ (p)]t = 0
[a(k), a(p)]t = 3 (~k ~p)
LINT = k 3 + 4 + 5 + . . .
Fissata una lagrangiana, per sviluppare la teoria di campo bisogna trovare le equazioni del mo-
to. Per farlo, bisogna minimizzare lazione, applicando cio il principio di minima azione. Per
fare questo, per, necessario che linterazione considerata possegga un punto di minimo.
Per capire che tipo di termine di interazione opportuno inserire nella teoria di campo valu-
tiamo gli oggetti presenti nella nostra teoria da un punto di vista dimensionale2 . Per definizione
lazione una quantit con le dimensioni di h , la quale per adimensionale. Ladimensionalit
dellazione implica dunque che sia di dimensione 4 in massa:
[L ] = M 4 (3.1)
Infatti Z
S= d 4 xL = M 0
e poich nel sistema di unit di misura naturali la lunghezza il reciproco di una massa, quindi
[d 4 x] = M 4,si conclude che [L ] = M 4 . Questo ci permette di capire quale sia la dimen-
sione del campo : considerando che la derivata ha le dimensioni di un momento che, per
ladimensionalit della velocit, ha le dimensioni di una massa:
[ ] = M (3.2)
1 Il termine di interazione si mette direttamente in LINT .
2 Si ricordi che stiamo ragionando in termini di unit naturali (h = c = 1).
95
96 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
Visto che unequazione consistente solo se ambo i suoi membri hanno la stessa dimensione,
allora vale [( )2 ] = M 4 , il che implica che il campo scalare ha dimensione 1 in massa:
[] = M (3.3)
In base a ci, possiamo determinare immediatamente le dimensioni delle costanti di interazione
nellespressione generica di LINT :
[k] = M, [ ] = M 0 (adimensionale), [] = M 1 , ...
Enunciamo ora la seguente 3
Definizione 3.1 (Teoria Rinormalizzabile). Una teoria di campo si dice rinormalizzabile se i
termini di accoppiamenti hanno dimensione M , con 0.
Una teoria di campo non rinormalizzabile (detta anche effettiva) valida solo entro una
certa scala di energia . Dunque, bene che una teoria di campo sia rinormalizzabile, in modo
tale da valere per un qualsiasi range di energia.
In base a questa definizione, la teoria di campo scalare reale rinormalizzabile solo se si
includono i primi due termini di interazione suggeriti, ossia se si considera la lagrangiana
1 1
L = ( )( ) m2 2 k 3 4 (3.4)
2 2
Termini di interazione successivi renderebbero non rinormalizzabile la teoria considerata.
Nel caso complesso, la lagrangiana complessiva sara la somma della lagrangiana 2.48 (con
V = 0) e una larangiana di interazione del tipo
LINT = ( )2 + ( )3 + . . .
Affinch la teoria sia rinormalizzabile necessario fermarsi al primo termine di interazione
(infatti [ ] = M), dunque
L = ( ) ( ) m2 ( )2 (3.5)
L = LFREE + LINT
dove:
la lagrangiana libera la somma delle lagrangiane libere del caso scalare reale e spino-
riale, cio
1 1
LFREE = ( )( ) m2 2 + (i / m)
2 2
la lagrangiana di interazione del tipo
LINT = ys 5 + 2
+ iy p +...
5 + 2
+ iy p
[ys + . . . ] = M4
da cui
[ys ] = [y p ] = M 0 (adimensionali) [] = M 1 ...
L = LFREE + LINT
dove:
la lagrangiana libera la somma delle lagrangiane libere del caso vettoriale e spinoriale,
cio
1
LFREE = V V + (i / m)
4
la lagrangiana di interazione un oggetto del tipo
LINT = gv
V + gA 5 V
5 V V
+ cv V V + icA
V + idA
+ dv 5 V + . . .
4 Infatti 5 trasforma come uno pseudoscalare.
98 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
[V ] = M (3.9)
LINT = gv
V + gA
5 V (3.10)
1.
LINT = gL
L V + gR
R V (3.11)
avendo definito
1 5 1 + 5
L = PL R = PR
2 2
dove PL e PR sono i proiettori di chiralit (vedi 1.82). In questo caso
gL gv gA gR gv + gA
2.
LINT = gL L LV + gR R RV (3.12)
avendo definito
L P
R L PL R P
L R PR
gL gv gA gR gv + gA
ii. il fotone una particella vettoriale, non pseudovettoriale, quindi laccoppiamento riguar-
da solo la parte vettoriale, cio, considerando la 3.10, si ha che gA = 0. Questo implica
che laccoppiamento sia invariante sotto parit ( un input sperimentale);
Questa una trasformazione di gauge che coinvolge entrambi i campi: sia quello vettoriale che
quello spinoriale.
Abbiamo gi dimostrato che F invariante sotto tale trasformazione. Per proseguire, vedia-
mo come trasforma la derivata covariante:
/ da cui
Per la notazione "slashed" di Dirac si ha che A = A,
/ m) + q
(i / iqA)
A = (i( / m) = (i
D / m)
Questo implica che la lagrangiana della Q.E.D. si possa scrivere nella forma
1
LEM = F F + (i
D / m) (3.17)
4
6 ATTENZIONE: in questo caso il termine di interazione lo inseriamo con il termine positivo. Questo implica
D = iqA (3.13)
D
((i / m))0 = i 0 (D )0 m 0 0 =
= i(eiq(x) )
(eiq(x) D ) m(eiq(x) )(e
iq(x) )
(D ) m
= i = (i D/ m)
iv. applicare le regole di quantizzazione canonica (con i commutatori nel caso dei bosoni
e con gli anticommutatori nel caso dei fermioni) trovando lalgebra nello spazio delle
coordinate;
v. ricavare le condizioni di quantizzazione nello spazio dei momenti usufruendo della solu-
zione dellequazione del moto della teoria;
Questo procedimento, tuttavia, non funziona. Per capirne il motivo studiamo rapidamente il
caso della teoria di campo scalare reale. La lagrangiana della forma 3.4, in particolare
1 1
L = ( )( ) m2 2 4
2 2 4!
Lequazione del moto non pi lequazione di Klein-Gordon libera, ma lequazione di Klein-
Gordon con un termine di interazione:
3
( + m2 ) =
3!
il momento coniugato non cambia rispetto al caso libero, ed = 0 , e risulta
H = (0 ) L = HFREE LINT
(x) = {(x), H}t
(x) = {(x), H}t
3.2. QUANTIZZAZIONE CANONICA DELLE TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE101
Procediamo a questo punto con la quantizzazione della teoria tramite i commutatori. Attraverso
le prescrizioni 2.92 e 2.93 si ottengono le regole di commutazione
(
[(x), (y)]t = [(x), (y)]t = 0
[(x), (y)]t = i 3 (x y)
A questo punto, normalmente si cercano le regole di commutazione nello spazio dei momenti
inserendo nelle precedenti relazioni la forma esplicita delle soluzioni dellequazione del moto.
Visto che per lequazione del moto di questa teoria possiede un termine di interazione aggiun-
tivo, le funzioni della forma 1.27 non soddisfano lequazione del moto della nostra teoria, ma
di quella libera. Dunque non conosciamo la forma esplicita delle soluzioni dellequazione del
moto e questo ci impedisce di proseguire con il solito ragionamento.
non scriviamo la dipendenza dellosservabile dal tempo, cio poniamo AS (t) = AS (t0 ) AS .
3.2. QUANTIZZAZIONE CANONICA DELLE TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE103
avendo sfruttato il fatto che [U0 , H0 ] = 0 in quanto entrambi funzioni di H0 che, tautologi-
camente, commuta con s stesso. In virt della definizione di visuale di interazione rispet-
to alla visuale di Schrdinger 3.20 si ottiene allora lequazione di evoluzione temporale
delle osservabili in visuale di interazione
d
i AI (t) = [AI (t), H0 ] (3.23)
dt
Come possiamo vedere, levoluzione temporale delle osservabili in visuale di interazione
coincide con quella della visuale di Heisenberg B.4, con limportante peculiarit che le-
voluzione temporale delle osservabili in visuale di interazione dovuta solamente allha-
miltoniana libera H0 . Questo implica che tutti i risultati validi per le osservabili di una
teoria di campo libera in visuale di Heisenberg sono validi anche per unosservabile di una
generica teoria di campo con interazione, a patto che di utilizzi la visuale di interazione
3.20. Ritornando per un momento al problema della teoria di campo scalare reale, le so-
luzioni in visuale di interazione dellequazione di Klein-Gordon con interazione possono
essere scritte nella forma delle soluzioni dellequazioni di Klein-Gordon libera, cio
I a(k)eikx + a+ (k)eikx
Secondo la definizione della visuale di interazione 3.20 e di quella di Schrdinger B.1 abbiamo
che
|(t)iI = U0+ (t, 0)|(t)iS
= U0+ (t, 0)U(t,t0 )|(t0 )iS
(
= U0+ (t, 0)U(t,t0 )U0 t0 , 0)|(t0 )iI
Questo permette di definire loperatore di evoluzione temporale in visuale di interazione
(
UI (t,t0 ) U0+ (t, 0)U(t,t0 )U0 t0 , 0) = eiH0t eiH(tt0 ) eiH0t0 (3.24)
10 Pi volte viene evidenziato il fatto che tutti i ragionamenti e i risultati sin qui trovati valgono solo in visuale
di interazione e la cosa pu apparire ridondante. Ciononostante mi sembra doveroso specificarlo per non cadere
altrimenti facilmente in inganno. Per questo penso di continuare a farlo.
104 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
Leventuale uguaglianza sarebbe valida solo se gli operatori H e H0 commutassero, cosa non
vera perch, come gi detto, in generale
[HINT , H0 ] 6= 0 [H, H0 ] 6= 0
Qualora non vi fosse dipendenza dal tempo, la situazione sarebbe facilmente risolvibile come
nel caso della visuale di Schrdinger, in cui loperatore di evoluzione temporale ha la forma
B.2.
(N)
Detto questo, valutando lequazione 3.26 per la nostra soluzione nota UI (t,t0 ) si ha
Z t
(N) (N)
UI (t,t0 ) = 1 i I
dHINT ()UI (,t0 )
t0
Z t
(N1)
= 1i I
dHINT ()UI (,t0 ) + O( N+1 )
t0
dove al secondo passaggio si nota che per avere al membro di destra una grandezza N , esat-
I () (la quale ) per
tamente come il membro di sinistra, sufficiente moltiplicare HINT
(N1)
UI (,t0 ) N1 . In questo modo possiamo cercare la soluzione aggiungendo ricorsiva-
mente un pezzo per volta.
Soluzione di ordine 0: si tratta del termine della teoria libera, privo di accoppiamento,
cio = 0. Banalmente risulta
(0)
UI (t,t0 ) = 1 (3.27)
In questo caso gli stati non evolvono: siamo nella visuale di Heisenberg.
con Z t Z n1
Un (t,t0 ) = (i)n d1 . . . I
dn HINT I
(1 ) . . . HINT (n ) (3.29)
t0 t0
106 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
Figura 3.1: Dominio di integrazione. Prima si fa variare 2 tra t0 e 1 (vedi doppia freccia nel
primo grafico) e poi 1 viene fatto variare tra t0 e t.
Si noti che, nel dominio di integrazione considerato, in ambo i casi si ha che 2 1 , quindi 2
indica un istante precedente rispetto a 1 .
Ci significa che possiamo scrivere
(i)2
Z t Z 1 Z t Z t
I I
U2 (t,t0 ) = d1 d2 + d2 d1 HINT (1 )HINT (2 )
2 t0 t0 t0 2
(i)2 t
Z Z 1
I I
= d1 d2 HINT (1 )HINT (2 )+
2 t0 t0
(i)2 t
Z Z t
I I
+ d1 d2 HINT (2 )HINT (1 )
2 t0 1
I ( ) e H I ( ), che
tenendo presente che al secondo passaggio non abbiamo commutato HINT 1 INT 2
come detto non commutano, ma semplicemente nel secondo integrale abbiamo invertito i nomi
1 2 . Si noti che ora:
nel primo integrale 2 1 ;
nel primo integrale 1 2 (a causa del cambio di nome).
Per uniformare gli intervalli di integrazione introduciamo una funzione di Heaviside:
(i)2
Z t Z t
I I
U2 (t,t0 ) = d1 d2 { (1 2 )HINT (1 )HINT (2 )+
2 t0 t0
I I
+ (2 1 )HINT (2 )HINT (1 )
In questo modo, il primo integrando non nullo per 1 2 mentre il secondo quanto 2 1
11 . Si noti che in ambo gli integrandi loperatore che agisce per primo, cio quello pi a destra,
Definizione 3.2 (Prodotto ordinato temporalmente,o T-prodotto). dati due operatori A(t) e B(t)
dipendenti dal tempo si definisce il prodotto ordinato temporalmente, o T-prodotto, la quan-
tit (
A(t1 )B(t2 ), per t1 > t2
T[A(t1 ), B(t2 )] = (3.30)
B(t2 )A(t1 ), per t1 < t2
(i)2
Z t Z t I I
U2 (t,t0 ) = d1 d2 T HINT (1 )HINT (2 )
2 t0 t0
(i)n
Z t I I
UI (t,t0 ) = d1 . . . dn T HINT (1 ) . . . HINT (n ) (3.31)
n=0 n! t0
Si noti che nel caso in cui lhamiltoniano di interazione in visuale di interazione fosse indi-
pendente dal tempo, ossia tale operatore calcolato in t commutasse con s stesso calcolato in
t 0 , allora loperatore di evoluzione temporale sarebbe B.2, cio quello esponenziale della vi-
suale di Schrdinger. Insomma, la dipendenza esplicita dal tempo delloperatore di interazio-
ne in visuale di interazione implica che loperatore 3.24 si debba scrivere in termini di un T-
I (t)) e non come semplice prodotto
prodotto di infiniti esponenziali (uno per ogni valore di HINT
di esponenziali.
12 Ilfattore n! a denominatore sintomatico del fatto che il dominio di integrazione pu essere visto in n! modi
diversi, tanti quanti le permutazioni tra gli n tempi in questione.
108 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
Questa matrice loggetto cruciale per lo studio dei processi di scattering e decadimento. In
particolare, la matrice di interazione si pu scrivere cos:
Z
I
S = T exp i dHINT ()
Z
4 I
= T exp i d xHINT (x) (3.34)
(i)n
Z Z
4
d 4 xn T HINT (x1 ) . . . HINT
I I
= d x1 . . . (xn )
n=0 n!
HINT
I I
= LINT I
= LINT (I )
S+ S = SS+ = 1
Supponiamo che il sistema evolva con lavvicinamento delle particelle sino ad una distanza
finita, tale per cui linterazione tra le due particelle non sia pi nulla. Per un istante < t < ,
allora, sulla base della relazione |(t)iI = U(t,t0 )|(t0 )iI si ha che
|(t)iI = UI (t, )|IN i
Aspettando un tempo infinito, lo stato del sistema evolver. Lo stato |(t = )iI , evoluto di
|IN i al tempo t = in visuale di interazione allora
|(t = )iI = UI (+, )|IN i = S|IN i
Quindi una volta fissato lo stato iniziale in visuale di interazione possibile conoscerne le-
voluto allistante t = nella stessa visuale tramite la matrice S: la matrice di interazione S
contiene
tutta linformazione sullinterazione tra le particelle a(~p) e b(~q). Nello stato finale saranno
presenti le due particelle a0 (~p0 ) e b0 (~q0 ) infinitamente distanti tra loro, cio
t = x =
Daltra parte, esso uno stato della teoria libera, in quanto le particelle a0 (~p0 ) e b0 (~q0 ), infinita-
mente distanti, non interagiscono tra loro, quindi pu essere scritto come
|FIN i = i | fi i
i
= + +
|{z} |{z}
a a+
ossia come la somma di due parti proporzionali una alloperatore di creazione e laltra a quello
di distruzione. Ricordando che, in particolare
a|0i = 0 h0|a+ = 0
il quale nullo per le suddette propriet a|0i = 0, h0|a+ = 0. Poich i commutatori sono fun-
zioni, dunque, ai fini dellalgebra dei commutatori, degli scalari in quanto multipli dellidentit,
e ricordando i commutatori covarianti 2.115 e 2.116 si ottiene
DF (x y) = (x0 y0 )h0|[+ (x), (y)]|0i (y0 x0 )h0|[ (x), + (y)]|0i
(3.37)
= (x0 y0 )D+ (x y) (y0 x0 )D (x y)
Si tratta della forma semplificata del teorema di Wick: tale relazione infatti tratta il T-prodotto
di soli due campi.
Per dimostrarla, riscriviamola nella forma equivalente
operatori che stanno "pi a sinistra" e "pi a destra" della sottolineatura. Se quindi per esempio scrivo 1 2 3 4
significa che il propagatore di Feynman tra 1 e 4 . Se invece scrivo 1 2 3 4 significa che un propagatore di
Feynman tra 1 e 4 e laltro tra 2 e 3 .
18 Ricordiamo infatti che i nostri campi ora sono osservabili, cio operatori quantistici.
19 Il simbolo N indica il solito prodotto ordinato normale 2.107, ivi indicato con ::.
3.3. IL TEOREMA DI WICK E I PROPAGATORI DI FEYNMAN 111
Ora:
T[(x)(y)] = (x0 y0 ) { (x) (y) + + (x)+ (y) + (x)+ (y) + + (x) (y)}
+ (y0 x0 ) { (y) (x) + + (y)+ (x) + (y)+ (x) + + (y) (x)}
stando attenti di mettere a destra prima gli operatori in y(x) qualora x0 > y0 (y0 > x0 ), come nel
primo (secondo) addendo, per mantenere il corretto ordine cronologico.
Il prodotto ordinato normale prevede invece che agiscano prima (cio stiano a destra) gli opera-
tori di distruzione e poi quelli di creazione, senza alcuna importanza riguardo lordine dei punti
x e y, differentemente dal termine precedente. Perci, dato che
(k) + (k) = 1 k
possiamo scrivere 20
N[(x)(y)] = (x0 y0 ) { (x) (y) + + (x)+ (y) + (x)+ (y) + (y)+ (x)}
(y0 x0 ) { (y) (x) + + (y)+ (x) + (x)+ (y) + (y)+ (x)}
tutti i prodotti ordinati normali possibili in cui ci sono due contrazioni tra 2 campi;
...;
tutti i prodotti ordinati normali possibili in cui ci sono tutte le possibili contrazioni tra 2
campi. In particolare:
se i campi sono pari in numero allora ognuno di essi coinvolto in una contrazione,
cio in un propagatore di Feynman;
se i campi sono dispari in numero allora ognuno di essi coinvolto in una contra-
zione, cio in un propagatore di Feynman, tranne uno che resta "libero".
20 si
noti che nel secondo termine della somma (quello per y0 > x0 ) scrivere (y) (x) + + (y)+ (x) oppure
(x) (y) + + (x)+ (y) la stessa cosa perch i campi coinvolti commutano.
112 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
dove la sigla NET sta per No contractions at Equal Time. Questa formula ci dice che se il T-
prodotto coinvolge un prodotto di operatori in cui si ripete 2 volte lo stesso identico operatore21
allora non si effettua la contrazione tra tale operatore e la sua "copia" identica.
Per verificarlo, osserviamo che, tautologicamente:
da cui
N[(x)(x)] = (x)(x) (x)(x)
Inserendo questa espressione nel primo membro della 3.40 otteniamo, ricordando che il propa-
gatore pu essere portato fuori dal T-prodotto in quanto proporzionale allidentit:
Ora, il significato del primo addendo quello di un normale T-prodotto del tipo 3.39, con la
possibilit di contrarre a formare un propagatore anche (x) con s stesso. Il secondo adden-
do invece "rimuove" questa possibilit: esso infatti esattamente il primo addendo, a meno di
rimuovere la possibilit di contrarre (x) con s stesso. In generale, dunque, la somma un
T-prodotto tra operatori calcolati in punti diversi, in particolare a tempi diversi. Ecco dunque
dimostrata la relazione 3.40.
Ai fini pratici, nel calcolo del T-prodotto non si considerano propagatori di Feynman tra operatori
calcolati nello stesso punto (tempo).
b+ ++ b + a+ + a
3.3. IL TEOREMA DI WICK E I PROPAGATORI DI FEYNMAN 113
e il teorema di Wick per campi scalare complessi lestensione naturale di quello per campi
scalari reali:
T[(x1 ) + (x2 ) . . . + (xn )] = N[(x1 ) + (x2 ) . . . + (xn )]
+ N[(x1 ) + (x2 ) . . . (xn )]
1 contr.
+ N[(x1 ) + (x2 ) . . . (xi ) . . . + (xn )] (3.43)
2 contr.
+...
+ N[(x1 ) + (x2 ) . . . (xi ) . . . + (xn )]
all contr.
Il corollario del teorema di Wick vale anche nel caso di campi scalari complessi.
Si presti attenzione al fatto che ora, per, esistono tre tipi differenti di contrazioni possibili:
Dunque, di fatto anche nel caso di campi scalari complessi esiste un solo propagatore di Feyn-
man non nullo.
anche in questo caso vale (verificare) lidentit
Il caso con campi vettoriali (reali) del tutto analogo a quello con campi scalari reali. Lunica
accortezza che bisogna tenere che ad ogni indice di Lorenz associato un punto 23 .
Nel caso particolare della gauge fixing residua di Feynman 2.81, cio per = 1, vale la propriet
DF (x y) = DF (x y)
23 Non si mischiano le cose: se per esempio abbiamo A (x)A (y) non si pu verificare qualcosa del tipo
A (x)A (y).
114 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
Come possiamo notare, per ordinare normalmente il prodotto compare un segno - nellultimo
addendo. Il passaggio, nel dettaglio, il seguente:
+ (x) (y) = (y)+ (x)
ATTENZIONE: in questo caso, per la definizione del T-prodotto 3.30 nel caso fermionico, il
propagatore di Feynman antisimmetrico, cio
Come nel caso scalare complesso, la contrazione 3.48 lunica non nulla: le contrazioni
Consideriamo ora il seguente esempio per visualizzare bene la "delicatezza" degli spinori di
Dirac: sia i (xi ), con i = 1, . . . , 8 e consideriamo il prodotto ordinato normale 26
N[1 2 3 4 5 6 7 8 ]
essendo poi i propagatori di Feynman degli scalari ai fini del conto con gli operatori, essi
possono essere portati fuori dal prodotto ordinato normale. Risulta:
+ c d + + d c+
25 ATTENZIONE: se nei casi bosonici (vedi es/ campo scalare reale) la commutazione dei campi calcolati in x e
in y non provoca alcun cambio di segno, ora invece s.
26 ATTENZIONE: quanto viene detto ora vale solo se stiamo considerando le componenti degli spinori,
e non gli spinori interi!!! Infatti, se consideriamo gli spinori in generale, ci che si spostano sono i soli
operatori di creazione e distruzione, mentre restano inalterati nelle posizioni gli spinori nello spazio dei
momenti u, u, v, v Spostare le componenti degli spinori coincide proprio con questa cosa appena detta.
116 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
Figura 3.2: La particella viene creata in y, si propaga fino a x e in questo punto viene distrutta.
Figura 3.3: La particella viene creata in x, si propaga fino a y e in questo punto viene distrutta.
Nessuna delle due condizioni x0 y0 covariante: cio che covariante invece la som-
ma dei due casi. Il propagatore di Feynman DF (x y) pu essere dunque schematizzato
cos:
Figura 3.4: La particella viene creata in y, si propaga fino a x e in questo punto viene distrutta.
118 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
Sino ad ora si parlato di particelle create e distrutte. A dire la verit non si sta parlando
di particelle fisiche, bens di particelle virtuali:
Definizione 3.4 (Particelle fisiche e particelle virtuali). Si definisce particella fisica (det-
ta ON-SHELL) una particelle tale che
p2 = m2 (3.52)
p2 6= m2 (3.53)
Mostriamo ora che possiamo scrivere il propagatore di Feynman anche nel seguente
modo:
d 4 k eik(xy)
I
DF (x y) = i 4 2 2
(3.54)
CF (2) k m
Consideriamo il seguente cammino CF nel piano complesso (Re(k0 ), Im(k0 )):
Dato che k0 k , allora il cammino scelto passa sotto il polo m e sopra il polo m della
ik(xy)
funzione integranda ek2 m2 . 28
0
Possiamo dunque scrivere 29
1 i eik0 (x0 y0 )
Z I
3 i~k(~x~y)
DF (x y) = d ke dk0
(2)3 2 CF k02 m2
A questo punto:
Figura 3.6: Chiusura del cammino CF nel semipiano complesso con parte immaginaria negativa
(Il circuito circolare lo chiamiamo C+ ).
31 ATTENZIONE: si aggiunge un segno (come in questo caso) qualora il circuito in questione sia in senso
orario.
120 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
1 i eik0 (x0 y0 )
Z I
3 i~k(~x~y)
d ke dk0 2
(2)3 2 CF k0 k2
si ottiene
1 i eik (x0 y0 )
Z
~
d 3 keik(~x~y) (2i) = D+ (x y)
(2)3 2 2k
Figura 3.7: Chiusura del cammino CF nel semipiano complesso con parte immaginaria positiva
(Il circuito circolare lo chiamiamo C+ ).
In definitiva, abbiamo dimostrato la validit della scrittura 3.54, in quanto abbiamo mo-
strato che
d 4 k eik(xy)
I
DF (x y) = (x0 y0 )D+ (x y) (y0 x0 )D (x y) = i
CF (2)4 k2 m2
Definendo il propagatore di Feynman nel caso di campi scalari reali nello spazio dei
momenti
i
D F (k) = 2 (3.56)
k m2
allora si pu scrivere
d 4 k ik(xy)
Z
DF (x y) = e DF (k) (3.57)
(2)4
Questultima equazione non altro che la riscrittura del propagatore di Feynman in
funzione della sua trasformata di Fourier D F (x y).
Figura 3.8: La particella di tipo a viene creata in y, si propaga fino a x e in questo punto viene
distrutta.
i. il termine (x)|0i ci dice che nel punto x viene creata una particella di tipo b;
+
ii. il termine h0|+ (y) ci dice che nel punto y viene distrutta una particella di tipo
b.
Al propagatore di Feynman suddetto possiamo dunque dare la seguente interpreta-
zione: esso ci dice che nel punto x viene creata una particella di tipo b, la quale si
propaga fino al punto y per poi essere distrutta in tale punto. Graficamente possiamo
interpretare cos la situazione:
Figura 3.9: La particella di tipo b viene creata in x, si propaga fino a y e in questo punto viene
distrutta.
come abbiamo potuto notare, il caso complesso presenta una differenza rispetto al caso
reale: ora abbiamo 2 specie particellari distinte, una di tipo a e una di tipo b. Come
abbiamo visto in precedenza, queste due specie particellari non sono altro che luna lan-
tiparticella dellaltra. Convenzionalmente, la specie particellare di tipo a si identifica con
la particella propriamente detta, mentre quella di tipo b con la sua antiparticella.
Il diagramma di Feynman relativo al propagatore di Feynman nel caso scalare complesso
Figura 3.10: La particella viene creata in y, si propaga fino a x e in questo punto viene distrutta
(1 diagramma) e viceversa (2 diagramma).
La differenza rispetto al caso reale la presenza di una freccia: questa indica il moto della
particella propriamente detta (cio della specie a). Se consideriamo il moto di unantipar-
ticella, allora bisogna tenere a mente che il verso della freccia sempre opposto a quello
del moto dellantiparticella.
Si noti che i diagrammi di Feynman relativi a particelle scalari sono contraddistinti da
linee tratteggiate.
Anche nel caso scalare complesso possiamo scrivere
d 4 k ik(xy)
Z
DF (x y) = e DF (k) (3.58)
(2)4
dove il propagatore nello spazio dei momenti
i
D F (k) = 2 (3.59)
k m2
3.4. DIAGRAMMI DI FEYNMAN 123
Figura 3.11: La particella viene creata in y, si propaga fino a x e in questo punto viene distrutta.
A differenza del caso scalare, per rappresentare una particella vettoriale si utilizza una
linea ondulata. Inoltre, in corrispondenza dei punti solitamente si specificano gli indici di
Lorenz ad essi associati.
Ricordando poi che, nella condizione = 1 vale
DF (x y) = DF (x y)
D F (k) = i 2 (3.61)
k m2
+ c d + + d c+
la situazione del tutto analoga a quella relativa al caso scalare complesso: anche in
questo caso esistono due specie particellari differenti, che sono luna lantiparticella
dellaltra. In particolare:
(a) se x0 > y0 : SF (x y) = h0|+
(x)
(y)|0i;
(b) se y0 > x0 : SF (x y) = h0| + (x)
(y)|0i.
Figura 3.12: La particella viene creata in y, si propaga fino a x e in questo punto viene distrutta
(1 diagramma) e viceversa (2 diagramma).
124 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO CON INTERAZIONE
d 4 k ik(xy)
Z
SF (x y) = e SF (k) = (i/ + m)DF (x y) (3.62)
(2)4
/k + m i
SF (k) = i 2 = (3.63)
/k m2 /k m
( + m2 )DF (x y) = i 4 (x y)
Nel caso di contrazione per formare propagatori di Feynman abbiamo gi visto come trattare la
cosa. Nel caso di campi non contratti, invece, si ragiona in maniera leggermente diversa, ma
sempre in linea con quanto precedentemente detto. In particolare:
Convenzionalmente, si dice che una linea inizia in un punto quando si sviluppa alla sua sinistra,
mentre vi finisce. 33
I risultati relativi ai vari casi sono riassunti per comodit in figura 3.13.
Applichiamo ora quanto imparato nel caso specifico della Q.E.D.. Da questo momento in avanti
tutte le quantit considerate sono in visuale di interazione: la cosa non verr pi ripetuta per
comodit. In particolare, non verranno ripetuti:
I H
n i simboli I sulle grandezze fisiche, dandoli per scontati (per esempio HINT INT );
n il simbolo N del prodotto ordinato normale. Tutti i prodotti tra campi che troveremo
sono normalmente ordinati.
la lagrangiana di interazione
LINT = N[qe
A ] (4.2)
127
128 CAPITOLO 4. QUANTUM ELECTRODYNAMICS (Q.E.D.)
dove
A = A
/
Occupiamoci ora dellespansione della matrice di interazione, assegnando a ciascun ordine per-
turbativo il corretto significato fisico. Ci basiamo sullo sviluppo della serie esponenziale (vedi
3.34).
Termini di ordine 0
Si tratta del caso con costante di accoppiamento nulla, cio in cui si pone q = 0: il fotone non
si accoppia con particelle elettricamente neutre. Ci significa che
S(0) = 1
Termini di ordine 1
In questo caso
Z
S(1) = iqe d 4 xT[N[( A)
/ x ]] =
Z
= iqe d 4 xN[( A)
/ x] =
Z
= iqe d 4 xN[( + + )x (A/+ + A/ )x (+ + )x ]
dove al secondo passaggio si utilizza il corollario del teorema di Wick1 . La matrice di intera-
zione al primo ordine perturbativo la somma di 8 termini. Sulla base delle regole grafiche
imparate, ad essi sono associati i diagrammi fi Feynman riportati in figura 4.1.
Facciamo un paio di osservazioni.
In Q.E.D. le frecce che indicano il flusso delle particelle fermioniche propriamente dette
devono essere un continuo: questa una conseguenza della conservazione della carica2 .
I diagrammi di Feynman riportati in figura 4.1 sono detti diagrammi di vertice: essi
descrivono le interazioni fondamentali di Q.E.D., ossia quelle con interazioni al primo
/
ordine (del tipo A). In seguito risulter chiaro come distinguere tra processi fisici e
non, ma per il momento lunico modo che abbiamo per verificarlo controllando che
tali fenomeni siano dinamicamente consistenti con la conservazione del quadrimomento.
Sulla base di ci, si pu dimostrare che i diagrammi di vertice della Q.E.D. descrivono
eventi non fisici, in quanto non si conserva il quadrimomento a causa del fatto che m = 0.
1I campi nel prodotto normale sono infatti tutti quanti calcolati allo stesso tempo, quindi non vi alcuna
contrazione nella formazione di propagatori di Feynman.
2 Non si possono presentare ad esempio situazioni con due frecce dirette verso lo stesso punto o fuoriuscenti
Termini di ordine 2
Consideriamo ora il termine di ordine 2 nella costante di accoppiamento qe della matrice di
interazione S, ossia
(iqe )2
Z
d 4 xd 4 yT N[( A)
S(2) = / x ]N[( A)
/ y]
2!
Come al solito, utilizziamo il teorema di Wick per scrivere esplicitamente il T-prodotto. In
particolare, ricordando il corollario del teorema, secondo cui
T[N()x N()y ] = T[()x ()y ]NET
allora le uniche contrazioni possibili sono tra campi calcolati in x e campi calcolati in y, senza
la possibilit di trovare propagatori di Feynman relativi a campi calcolati nello stesso punto. In
definitiva:
/ x ]N[( A)
T N[( A) / y ] = N[( A)
/ x ( A)
/ y]
| {z }
A
/ x ( A)
+ N[( A) / y ] + N[( A)
/ x ( A)
/ y]
| {z }
B1
/ x ( A)
+ N[( A) / y]
| {z }
B2
/ x ( A)
+ N[( A) / y]
| {z }
C1
/ x ( A)
+ N[( A) / x ( A)
/ y ] + N[( A) / y]
| {z }
C2
/ x ( A)
+ N[( A) / y]
| {z }
B2
130 CAPITOLO 4. QUANTUM ELECTRODYNAMICS (Q.E.D.)
A) Questo termine non prevede alcun tipo di propagatore di Feynman. Il termine di S(2) relativo
a questo caso
q2e
Z
A
S(2) = d 4 xd 4 yN[( A)
/ x ( A)
/ y]
2!
Non essendoci alcun propagatore che collega il punto x con il punto y, questo termine
corrisponde al prodotto di due diagrammi di vertice del tutto indipendenti tra di loro,
ossia diagrammi del tipo mostrato in figura 4.2.
Dato che i diagrammi di vertice non descrivono fenomeni fisici, e quindi non fisico
neppure il loro prodotto, questo termine non fornisce un contributo interessante, in quanto
non fisico.
q2
Z n o
B1
S(2) = e 4 4 / / / /
d xd y N[( A)x ( A)y ] + N[( A)x ( A)y ]
2!
Consideriamo per un momento il secondo addendo del T-prodotto. sulla base dellanti-
commutativit dei campi quantistici fermionici si ha che 3
Ora, essendo le variabili x e y mute, possiamo scambiarne il nome nel secondo addendo,
cio x y. Cos facendo, il secondo addendo diventa identico al primo, da cui si ottiene
Z
B1
S(2) = q2e d 4 xd 4 yN[( A) / y]
/ x ( A)
Nel caso della Q.E.D. avviene sempre questo tipo di semplificazione: i termini topolo-
gicamente equivalenti descrivono lo stesso processo fisico e rimuovono il fattore n! a
denominatore tramite una semplice cambio di nome delle variabili di integrazione e, in
generale, degli indici muti. In questo caso, i due termini di tipo B1 sono topologicamente
equivalenti e rimuovono il denominatore 2!.
B1
Prima di analizzare nel dettaglio ciascun prodotto ordinato normale che compare in S(2)
3 ATTENZIONE: anche in questo caso si deve operare spostando i soli operatori di creazione e
distruzione o, equivalentemente, le componenti degli spinori , con = 1, 2, 3, 4.
4.1. ESPANSIONE DELLA MATRICE DI INTERAZIONE NELLO SPAZIO DELLE COORDINATE131
valutiamone le caratteristiche generali. In questo caso il termine (x)(y) un propaga-
/ x e rispettiva-
tore fermionico che collega i punti x e y, nei quali, poi, gli operatori ( A)
/
mente (A)y creano/distruggono un fotone e un fermione. I diagrammi di Feynman sono
quindi del tipo mostrato in figura 4.3, caratterizzati da una linea fermionica e una fotonica
sia a destra che a sinistra e da un propagatore fermionico nel mezzo.
Riscrivendo i campi nelle componenti + e e portando il propagatore di Feynman fuori
dal prodotto ordinato normale si ha
Z
B1
S(2) = q2e d 4 xd 4 y(x)(y)N[(
x (A/+ + A/ )x (A/+ + A/ )y (+ + )y ]
+ + )
Questo prodotto ordinato normale produce 24 = 16 termini diversi, in cui vengono rap-
presentati tutti i casi possibili, da quello in cui ci sono 4 particelle nello stato iniziale e 0
nello stato finale (schematicamente 4 0) a quello in cui ci sono 0 particelle nello stato
iniziale e 4 nello stato finale (schematicamente 0 4), passando per tutti i casi intermedi.
Non tutti questi per sono dei processi fisici, poich:
in alcuni di essi non si conserva il quadrimpulso;
in alcuni di essi o il numero di vertici non corretto oppure in almeno un vertice c
un numero errato di linee. Infatti, in Q.E.D.:
il numero di vertici coincide con lesponente della costante di accoppiamento
relativo al termine perturbativo considerato della matrice di interazione (in
questo caso, poich consideriamo il termine perturbativo di S allordine 2 allora
ci devono essere 2 vertici);
ciascun vertice possiede 3 linee totali, somma tra quelle entranti e uscenti, dove
3 il numero di campi che interagiscono4 .
In generale, in Q.E.D., sono fisici solo i processi che prevedono un numero uguale di
particelle tra stato iniziale e finale. Dunque, nel caso particolare da noi considerato, sono
fisici solo i processi di tipo 2 2.
In definitiva, il prodotto ordinato normale relativo al termine di tipo B1 produce solo i
seguenti termini fisici 5
x (A/+ + A/ )x (A/+ + A/ )y (+ + )y ] = ( + A/ )x (A/ + )y + ( A/+ )x (A/+ )y
N[( + + )
+ ( + A/+ )x (A/ )y + ( + A/ )x (A/+ )y
+ ( A/+ )x (A/ + )y + ( A/ )x (A/+ + )y
4 La / e
lagrangiana di interazione della Q.E.D. data dalla relazione 4.2: essa coinvolge solo i 3 campi A
quindi ciascun vertice vuole solo 3 linee. Se una teoria di campo prevede un numero diverso di campi moltiplicati
normalmente tra loro nella lagrangiana di interazione allora il numero di linee per ciascun vertice pu cambiare.
5 Omettiamo il propagatore di Feynman (x)(y) che a fattor comune di tutti questi termini, in quanto
moltiplica il prodotto ordinato normale.
132 CAPITOLO 4. QUANTUM ELECTRODYNAMICS (Q.E.D.)
( + A/+ )x (A/ )y (+ + )
Dunque non tutti i diagrammi di Feynman descrivono processi diversi rispetto a quelli
descritti da altri diagrammi.
4.1. ESPANSIONE DELLA MATRICE DI INTERAZIONE NELLO SPAZIO DELLE COORDINATE133
q2
Z
B2
S(2) = e d 4 xd 4 yN[( A)
/ x ( A)
/ y]
2!
Anche in questo caso gli unici processi fisici sono quelli del tipo 2 2. Si lascia per
esercizio lo studio dettagliato di questi termini. Noi trattiamo in dettaglio solo un caso
particolare.
Gli operatori fermionici costituiscono il propagatore di Feynman 3.44, quindi sono a fattor
comune. In definitiva, lelemento di matrice S al secondo ordine che ci interessa questo:
q2e
Z
+ e+ e
Se(2)e d 4 xd 4 yDF (x y) N[( )x ( + + )y ]
=
2!
+ N[( + + )x ( )y ]
+ N[( + )x ( + )y ]
+ N[( + )x ( + )y ]
A questo punto, consideriamo il primo e il secondo addendo. Essi in realt sono uguali:
per mostrarlo e sufficiente effettuare un numero pari di permutazioni di campi spinoriali
e poi rinominare, in uno dei due addendi, gli indici e le variabili mute e x
y, sfruttando il fatto che il propagatore di Feynman vettoriale simmetrico, in quanto
proporzionale al tensore metrico, che simmetrico 6 . In questo modo, i due contributi si
sommano e "rimuovono" il fattore 2! a denominatore. La stessa identica cosa vale per il
terzo e il quarto addendo. Insomma:
Z
+ e+ e
e e
= q2e d 4 xd 4 yDF (x y){N[( )x ( + + )y ]
S(2)
| {z }
a
+ N[( + )x ( + )y ]}
| {z }
b
Figura 4.5: Diagrammi di Feynman di tipo B2 di S(2) . Si noti che, essendo il propagatore
fotonico, a ciascun punto assegnato un indice di Lorenz che viene (spesso) specificato.
q2e
Z
SC(2)
1
= d 4 xd 4 yN[( A)
/ x ( A)
/ y]
2!
q2e
Z
d 4 xd 4 yN[A (x)A (y)]( )x ( )y
=
2!
Ora, tenendo conto che i campi spinoriali quantistici anticommutano e ricordando che il
propagatore di Feynman fermionico della forma allora possiamo scrivere
q2e
Z
SC(2) d 4 xd 4 yN[A (x)A (y)]( )x ( )y
1
=
2!
q2
Z
= e d 4 xd 4 yN[A (x)A (y)](1)3 ( (y) (x)) ( (x) (y))
2!
2Z
3 qe
d 4 xd 4 yN[A (x)A (y)]SF (y x) SF (x y)
= (1)
2!
Aver esplicitato gli indici spinoriali permette di vedere come lespressione scritta non sia
altro che una traccia di matrici (il primo e lultimo indice, che formalmente sono quelli
della matrice risultante, sono uguali a : formalmente corrisponde ad avere una matrice
X = Tr[X]). Insomma:
2Z
3 qe
SC(2)
1
= (1) d 4 xd 4 yTr[SF (y x) SF (x y) ]N[A (x)A (y)]
2!
La comparsa della traccia suddetta giustificata dalle caratteristiche particolari dei dia-
grammi di Feynman in questione. come possiamo notare, tutte le componenti spinoriali
sono "inglobate" nei propagatori di Feynman, mentre i campi fotonici sono nel prodotto
ordinato normale. Questo significa che i diagramma di Feynman considerati, rappre-
sentati in figura 4.6, prevedono 2 propagatori fermionici e una linea fotonica nello stato
iniziale e una nello stato finale. I diagrammi di figura 4.6 sono detti diagrammi di loop
fermionico e soddisfano le seguenti propriet:
4.1. ESPANSIONE DELLA MATRICE DI INTERAZIONE NELLO SPAZIO DELLE COORDINATE135
tutte le linee fermioniche sono "chiuse", sintomo della traccia che compare nel
termine SC(2)
1
;
per riordinare correttamente i campi spinoriali per formare i propagatori di Feyn-
man sempre necessario un numero dispari di permutazioni, con la conseguente
comparsa di un fattore (1) aggiuntivo (nel nostro caso: (1)3 = 1).
q2e
Z
SC(2)
2
= d 4 xd 4 y{N[( A)
/ x ( A)
/ y ] + N[( A)
/ x ( A)
/ y ]}
2!
Senza entrare nel dettaglio del conto, in questo caso si pu riscrivere
Z
SC(2) = q2e d 4 xd 4 yDF (y x)SF (x y)N[(x)
2
(y)]
Anche in questo caso gli unici processi fisici sono quelli con egual numero di particelle
tra stato iniziale e finale. In particolare, sono processi fisici quelli del tipo 1 1, in
cui stato iniziale e stato finale sono costituiti da un fermione (il fotone svolge il ruolo di
propagatore). Anche in questo caso i diagrammi di Feynman associati, mostrati in figura
4.7, sono contraddistinti da due propagatori che si "chiudono" luno nellaltro, anche se
stavolta si tratta di propagatori di tipo diverso. In questo caso si parla di diagrammi di
loop7 .
q2
Z
SD
(2) = e d 4 xd 4 yN[( A)
/ x ( A)
/ y]
2!
7 Si parla di diagramma di loop tutte le volte che ci sono pi propagatori che si "chiudono" luno con laltro.
136 CAPITOLO 4. QUANTUM ELECTRODYNAMICS (Q.E.D.)
In questo caso, tutte e tre le particelle coinvolte svolgono il ruolo di propagatori, con
conseguente assenza di linee "libere". I diagrammi di Feynman associati, mostrati in
figura 4.8, sono detti diagrammi di vuoto. Essi infatti contribuiscono alla definizione
dellenergia del vuoto, quindi non fornisce alcun contributo ai processi fisici studiati8 .
ESERCIZIO: dare una descrizione sommaria dei processi del 3 ordine dello sviluppo
perturbativo della matrice S.
Lasciando evolvere il sistema, esso allistante + si trover ad un certo stato finale. Ora, lo
stato evoluto | f i di |ii allistante t = +, nel quale le particelle del sistema sono infinitamente
distanti tra loro, quindi non interagenti, anchesso uno stato della teoria libera, dunque
SFI = h f |S|ii
luogo consideriamo il caso in cui lo stato iniziale sia costituito da un elettrone libero si spin s e
momento p, cio 9
|ii = |e
s (p)i
Un generico termine fuoriuscente dal T-prodotto nello sviluppo perturbativo della matrice S
potrebbe avere il campo + (x) libero. Esso dunque si va a contrarre con lo stato |ii. Vediamo
qual il risultato di questa contrazione. Allora:
1 d3k
Z
+ (x)|e ur (k)cr (k)eikx (2)3/2 2 p c+
p
s (p)i = s (p)|0i
(2)3/2 2k r
s
2 p ikx
Z
= d3k e ur (k)cr (k)c+
s (p)|0i
2k r
+ (x)|e
s (p)i = us (p)e
ipx
|0i
(x)|e + (x)|e
s (p)i = (x)|e
s (p)i = s (p)i = 0
|ii = |e+
s (p)i
si dimostra in maniera del tutto analoga che lunica contrazione non nulla la seguente:
ipx
+ (x)|e+
s (p)i = vs (p)e |0i
|ii = | (p)i
Se per esempio studiassimo la Scalar QED, ossia linterazione tra un fotone e un campo scalare
reale s di momento p, allora risulterebbe che lunica contrazione non nulla
Facciamo ora la stessa identica cosa sugli stati finali del sistema, supponendo separatamente i
casi in cui tale stato finale sia costituito da un elettrone, un positrone, un fotone o un campo
scalare reale liberi 10 . Cos facendo, anche in questo caso emergono solo 4 contrazioni non
9 Ricordiamo che gli stati iniziale e finale sono tutti stati di particella libera.
10 Se il campo scalare complesso nella 4.6 lultima relazione
e 0
s0 (p ) contratto con (x);
e
s (p) contratto con + (x);
0 (k0 ) contratto con A/ (x).
iii. Termine di ordine 2. Anche in questo caso i processi fisici descritti sono pi di uno.
Studiamo nel dettaglio lo scattering Compton
e e
|ii = |e
s (p) (k)i | f i = |e 0 0
s0 (p ) 0 (k )i
S f i = (2)4 4 (p + k p0 k0 )M f i
e+ e+
e+ e e+ e
iv. Termine di ordine 2 con loop fermionico. Studiamo ancora una volta per semplicit un
caso particolare. Scegliamo il processo di self energy del fotone, cio
q2
Z
d 4 xd 4 y(1)Tr[SF (y x) SF (x y) ]N[(A+ + A )x (A+ + A )y ]
S(2) =
2!
contrarre A+ con | (p)i e A con h 0 (p0 )|. Le due situazioni sono del tutto identiche,
ossia topologicamente equivalenti: basta scambiare in una delle due i nomi delle variabili
mute x y e e sfruttare le regole del prodotto ordinato normale per campi fotonici,
oltre che lantisimmetria del propagatore fermionico. Questo provoca un fattore 2 che
elimina quello a denominatore. Insomma, ci si ritrova a studiare lelemento di matrice
Z
h f |S(2) |ii = q2 d 4 xd 4 yTr[SF (yx) SF (xy) ]h 0 (p0 )|(A+ + A )x (A+ + A )y | (p)i
14 Infattiin generale il quadrimomento si deve conservare solo tra stato finale e iniziale: solo in diagrammi di
canale S il propagatore trasporta il quadrimomento dello stato iniziale allo stato finale.
142 CAPITOLO 4. QUANTUM ELECTRODYNAMICS (Q.E.D.)
Sfruttando come al solito le relazioni 4.6 e 4.5, riscrivendo i propagatori fermionici nello
spazio dei momenti e riordinando opportunamente gli esponenziali si ottiene
d4q d 4 q0
Z Z
h f |S(2) |ii = q2 Tr[SF (q0 ) SF (q) ] (p0 ) (p)
(2)4 (2)4
Z Z
i(p0 qq0 )x 0
4
d xe d 4 yei(pqq )y
d4q d 4 q0
Z Z
=q 2
4 4
Tr[SF (q0 ) SF (q) ] (p0 ) (p)
(2) (2)
(2) (2) (p q q0 ) 4 (p q q0 )
4 4 4 0
d4q
Z
4 4
= (2) (p p)q 0 2
4
0 (p0 )SF (q)/
Tr[SF (q p)/ (p)]
(2)
Perci
h f |S(2) |ii = (2)4 4 (p0 p)M f i
d4q
Z
M f i = q2 0 (p0 )SF (q)/
Tr[SF (q p)/ (p)]
(2)4
Come possiamo vedere, il "mescolamento" delle delta di Dirac in virt dellintegrazione
in dq0 fa s che largomento della delta di Dirac restante non contenga la variabile di inte-
grazione rimanente. Questo implica che il momento q (da non confondere con la costante
di accoppiamento q qe ) non fissato, ma deve essere integrato su tutti i possibili valori.
Anche in questo caso valgono le regole di Feynman per poter scrivere lampiezza di Feyn-
man a partire dal diagramma. In particolare, con riferimento alla figura 4.6, nel percorrere
la linea fermionica si pu scegliere un qualsiasi punto. Scegliendo in particolare il vertice
di interazione sinistro (al quale assegnamo lindice , mentre a quello di destra lindice
), percorrendo la freccia al contrario si ottiene
In questo caso per questa quantit non corrisponde allampiezza di Feynman. Per scri-
vere questultima bisogna utiizzare delle accortezze aggiuntive:
visto che non ci sono linee spinoriali esterne nel diagramma, allora tutti i termini
spinoriali, relativi ai propagatori, vanno inclusi in una traccia, preceduta da un segno
che deriva dal corretto ordinamento degli spinori fatto in principio;
poich il momento q non fissato bisogna integrare rispetto a tale variabile (divi-
dendo per (2)4 ).
d4q
Z
Tr[SF (q p)(iq )SF (q)(iq )] 0 (p0 ) (p)
M f i = (1) 4
(2)
risultato equivalente a quello scritto prima.
In definitiva, in caso di loop fermionico bisogna effettuare le seguenti accortezze per
4.2. ESPANSIONE DELLA MATRICE DI INTERAZIONE NELLO SPAZIO DEI MOMENTI143
|ii = |e
s (p)i | f i = |e 0
s0 (p )i
risulta
d 4 q
Z
M f i = q2 DF (q)us0 (p) SF (p + q) us (p)
(2)4
Il diagramma di Feynman relativo al processo quello di figura 4.7.
I diagrammi di loop presentano una criticit legata alla loro divergenza. Di essi infatti
riusciamo a scriverne lampiezza di Feynman, ma non a calcolarla esplicitamente. In tal caso
lintegrale relativo al termine di matrice S presenta una divergenza quadratica,la quale deve
essere inclusa nei parametri della teoria stessa effettuando unopportuna rinormalizzazione.
dove la delta assicura che un processo fisico deve conservare il 4-momento tra stato inizia-
le e finale, altrimenti essa si annulla. Tutta linformazione fisica riguardante linterazione
risiede nellampiezza di Feynman M f i .
Si noti in particolare che nel caso del campo sclare la freccia va messa solo nel caso
in cui si tratti di un campo scalare complesso.
(b) Linee interne = PROPAGATORI. In figura si riportano i diagrammi di Feynman
relativi ai propagatori e le relative forme esplicite nello spazio dei momenti.
Tutto questo, grazie alle regole appena viste, viene in maniera piuttosto automatica. Nei se-
guenti casi bisogna per prestare particolare attenzione:
dei campi) e a destra tutti gli operatori di distruzione (componenti + dei campi). Nel fa-
re questo bisogna prestare attenzione alle permutazioni fermioniche, ognuna delle quali
provoca la comparsa di un fattore (1): ecco da dove pu comparire un segno relativo
tra i vari diagrammi.
Facciamo un esempio. Consideriamo il processo e e e e . Il termine della ma-
trice S che lo descrive quello dove compaiono gli operatori di creazione e distruzione
dellelettrone, cio
Z
Se(2)e e e = q2e d 4 xd 4 yDF (x y)N[ (x) + (x) (y) + (y)]
|ii = |e
s (p)er (q)i | f i = |e 0 0
s0 (p )er0 (k )i
e e e e
Quando si considera la contrazione hi|S(2) | f i si possono presentare 2 casi diffe-
renti:
he 0 0
s0 (p )er0 (k )|N[ (x) + (x) (y) + (y)]|es (p)er (q)i
= (1)he 0 0
s0 (p )er0 (k )| (x) (y)+ (x) + (y)|es (p)er (q)i
ATTENZIONE: ancora una volta gli scambi devono coinvolgere i soli operatori di
creazione e di distruzione: quanto scritto vale allora solo per le singole componenti
degli spinori, che non sono state erroneamente esplicitate.
Valutando correttamente il secondo caso, ci si accorge che per avere il corretto ordine bi-
sogna fare 2 permutazioni fermioniche, cio scambiare lordine prima tra (y) e + (x)
e poi tra (y) e (x) (perch noi vogliamo creare in y lelettrone p0 , s0 che si trova
nella prima posizione nella scrittura dello stato finale!). Questo provoca laggiunta di un
fattore (1)2 = 1 che quindi non modifica il segno. Dunque, nel primo caso emerge un
segno mentre nel secondo no: ecco come pu emergere un segno relativo.
Considerare correttamente eventuali segni relativi fondamentale per il corretto calco-
lo della probabilit di transizione: quando infatti si prende M f i il risultato diverso se,
per esempio, si tratta del modulo di una somma oppure di una differenza;
4.2. ESPANSIONE DELLA MATRICE DI INTERAZIONE NELLO SPAZIO DEI MOMENTI147
ii. una volta disegnato il diagramma bisogna scegliere una convenzione sui momenti. Per
esempio, la convenzione pi intuitiva quella che prevede come entranti nel vertice i mo-
menti dello stato iniziale e invece uscenti dal vertice quelli dello stato finale. La regola da
seguire la seguente: la somma dei momenti entranti in un vertice deve coincidere con la
somma dei momenti uscenti dallo stesso vertice, ossia il quadrimomento conservato su
ogni singolo vertice. In questo modo, si capisce qual il momento relativo al propagatore;
iii. in Q.E.D. il fattore di simmetria 1/n! si cancella sempre quando ci sono pi diagrammi
di Feynman topologicamente equivalenti che descrivono lo stesso processo fisico, ma ci
non vero per una generica teoria di campo. Questultima considerazione, comunque,
non interessa per quelli che sono i nostri scopi.
148 CAPITOLO 4. QUANTUM ELECTRODYNAMICS (Q.E.D.)
Appendice A
C R, C
f 7 F[ f ]
In fisica siamo interessati prevalentemente a funzionali su R, come per esempio lazione 2.15.
La lagrangiana e lhamiltoniana di una teoria di campo
Z Z
L(t) = L (~x,t)d x
3
H(t) = H (~x,t)d 3 x
possono essere considerate come dei funzionali qualora decidiamo di calcolarle in un istante t fissato:
in questo caso, t un semplice parametro e L e H diventano funzionali dei campi calcolati ad
un istante t fissato
L = L[t (x)] = L[(~x,t)]
H = H[t (x)] = H[(~x,t)]
dove i campi calcolati in un istante t fissato sono delle funzioni
R3 R
~x 7 t (~x)
Definendo la variazione di un funzionale come
F = F[g + g] F[g]
D R, C
x 7 g(x)
F
come la quantit g tale che
Z
F
F[] = g
D g
Essa, come suggerisce il nome, gode di tutte le propriet di cui godono le derivate di funzioni
continue, ossia:
149
150 APPENDICE A. FUNZIONALI E DERIVATA FUNZIONALE
1. un operatore lineare;
g(y)
= (x y)
g(x)
In particolare:
H H
Z Z
0 H[t , t ] = 0 H (t , t )d x =
3
0 t + 0 t d 3 x
t t
Ht H Ht H
= = (~
x,t) = x,t)
= (~
t (~x) t t (~x) t
1 NB: si noti ora che le variabili indipendenti ora sono solamente t e t , dunque eventuali termini del tipo
in generale non sono nulli. Si consiglia di calcolare esplicitamente le variazioni per trovare la corretta forma
delle derivate funzionali.
151
2 Faremo solo due delle cinque dimostrazioni richieste. Il resto lasciato per esercizio.
152 APPENDICE A. FUNZIONALI E DERIVATA FUNZIONALE
Appendice B
La visuale di Schrdinger della meccanica quantistica prevede che, dato un sistema fisico,
levoluzione temporale del sistema stesso coinvolga gli stati e non le osservabili:
(
|(t)iS = U(t,t0 )|(t0 )iS
(B.1)
AS (t) = AS (t0 )
dove U(t,t0 ) loperatore unitario di evoluzione temporale. Imponendo che gli stati soddisfino
lequazione di Schrdinger 1 si ricava che
d
i U(t,t0 ) = HU(t,t0 )
dt
da cui loperatore di evoluzione temporale
che soddisfa la propriet U(t0 ,t0 ) = 1. La visuale di Heisenberg della meccanica quantistica
prevede invece che, dato un sistema fisico, levoluzione temporale del sistema stesso coinvolga
le osservabili e non gli stati:
(
|(t)iH = |(t0 )iH
(B.3)
AH (t) = U + (t,t0 )AH (t0 )U(t,t0 )
dove U(t,t0 ) loperatore B.2. Derivando la seconda equazione delle B.3 si ottiene lequazione
di Heisenberg
d
i AH (t) = [AH (t), H] (B.4)
dt
Il passaggio da una visuale allaltra possibile attraverso le trasformazioni unitarie
(
|(t)iH = U + (t,t0 )|(t)iS
AH (t) = U + (t,t0 )AS (t)U(t,t0 )
Le due visuali sono del tutto equivalenti: possibile verificare che le variabili fisiche, ossia i
valori medi delle osservabili, non dipendono dalla visuale scelta, cio
153
154APPENDICE B. MECCANICA QUANTISTICA - VISUALI DI SCHRDINGER E DI HEISENBERG
Appendice C
Tensore di Levi-Civita
155
156 APPENDICE C. TENSORE DI LEVI-CIVITA
Appendice D
Gammologia
157