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FONETICA
A. - Preliminari.
1. - Dal punto di vista del suo aspetto sonoro, la parola
e
e
i
a
6
6
ii
o
u
PARTE I. -
FONETICA
Tabella dei segni usati per scrivere o trascrivere le principali lingue le.
Indicazione dei
BUOni
Av.
Arm. Alb.
Mrl.
Got.
Lit. Ablg.
Vocali:
a,
a,
a,
a,
a.
a.
a.
a.
ai
e [a]
.
.
a
ei
a,
a,
7
8
- o
a,
v
a,li
o [o]
12
ii..
ii
ii
li
ii
13
ii
y [ii]
ii
14
- - -
15
16
17
lO
11
ii
- - a a e [e:] - - - - - - - - - - -
18
19
kh
kh
k'
20
21
gh
gh
Nasa,le
22
Ii
Spiro sorda
23
(x)
Consonantr.
- -
'ii
g,c
Ii
ch
ch
Velari (Gutturali)
Tenue
aspiro
Media,
aspiro
Valore
Scr.
Apers.
Av.
Arm. Alb.
h, Il"
Airl.
Got.
Il
hw
k'
g'
c[ez] c
dz[dz] di
Lit.
Ablg.
VelaTi (Gutturali):
Spir. sonora
24
Aspir. sorda.
25
26
27
Tenue
28
kU
Spiro sorda
29
x"
Tenue
30
k'
q [k']
31
g'
Media
gj [g']
32
33
eh
eh
34
35
gh
jh
sonora
Liquida.
Labiovelari:
Postpalatali:
Palatali:
Tenue
aspiro
Media
aspiro
sonora
Liquida.
zh [z]
lj [l']
[8]
38
39
l'
40
41
th
th
42
43
dh
dh
Sibilo sorda
ii
sh [8]
37
36
,
n
.si
Nasale
[c]
.
e
-
xh@
nj [n]
.-
li
nj
8 [sz]
Z[z]
l'
lj
Oerebrali:
Tenue
aspiro
Media
aspiro
Arm. Alb.
Mrl.
Cerebrali:
Nasale
44
45
Spiro sorda
[&r]y
Sibilante
46
47
aspiro 48
lh
lh
Liquida.
49
t
r
- - - - -
Dentali:
Tenue
aspiro
Media
aspiro
Nasale
50
th
th
51
d,t
52
dh
dh
53
---
54
55
56
sonora.
57
.Af1'ric. sorda.
58
ts
Spiro sorda.
sonora
&
&,
~, ~
th[&]
th
[~]
dh
dz
Liquida vibrante 61
intensa 62
rr
rr [f]
Sibilo sorda
aspiro
59 tsh
sonora
60
&
sonante 63
lunga
64
laterale
65
Il
sonante 66
r rr.
l l
l
.l
- - c c
- - - - x [dz] - - lz
c
- - - - ri,rii
- - -
--
--
li, Iii
- -
.,
SB(I'UB:
Valore Ber,
Apers. Av.
Arm.
Alb.
AirI.
Got.
Lit.
Ablg.
Labiodentali:
67
(f)
f (ph)
68
w?
69
P
p'
ph
P
ph
70
71
b,p
72
bh
bh
Nasale
73
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
Spiro sonora
74
75
76
-ui
w?
77
Spiro sorda
sonora.
Labiali:
Tenue
aspiro
Media
aspiro
Semivocale i
Segno di nasalit
[d
Note. - 2 e 12: Il goto ha degli ii, ii. che per nella grafica gotica (e spesso
in trascrizione) non si distinguono da a, 'U. - 3 e 9: Got. ai, au vanno di.
stinti dai dittonghi ai, au [di, au]: nella scrittura goto la differenza non
sognata. - 4 e lO: Scr. B, o sono sempre lunghi; per il pali e i pracriti i rispettivi segni vengono usati anche per B, o (da i, o avanti gruppi consonantici).
- 4: Per l'ablg. probabile che vi fosse anche una pronunzia ea. - 7: L'a
scr, un li (cos forse anche gli a apers. ed av.), viene per in Europa pronunziato generalmente come a. - 20, 51 e 71: L'ortografia airl, indica le
Medie con g b in prinoipio di parola e dopo consonante, oon o t p ovvero gg
dd bb dopo vocale. - 23 e 67: Scr. -~ (da -8 e -r finali) passa in certi test i
a x, f avanti k(h) e rispettivamente p(h). - 47 e 48: Scr. ! !h sono peculiari del vedico, ove stanno per if, dh, - 68 e 76: Non sempre ci si pu decidere per la pronunzia v o 3t: sul valore di w goto siamo in dubbio. L'armeno
ha due segni che il MEILuu trascrive con v, w; ma probabile che ambedue
avessero valore di v, almeno avanti vocale (avanti consonante essi valevano
u nell'ant, arm., secondo HUBSCHMA'IIN). - 77: L'ablg. 'l' va letto? (come
anche parecchi scrivono). In lit. il segno, ha solo valore etimologico, e le
vocali munite di e3SO vanno pronunziate lunghe (~ = li). - Fra parentesi
quadra poniamo alcune grafie meno comuni.
PARTE I. -
Occlusive:
{)
FONETICA
Tenui
Labiali
Dentali
Gutturali
Labiovelari
Medie
t
c
d
g
qu
gu
Spiranti:
Labiodentale
Sibilante
Aspirata:
f
s
h.
b) nei dittonghi ae ed oe vanno distinti ambedue gli elementi; la monottongazione rustica o posteriore ( 72 c);
lO
COMPARATIVA
6. - Oltre questi ausli grafici, di uso per saltuario, possiamo regolarci per conoscere la prosodia delle vocali latine:
I) sull'uso dei poeti (che non vale per nel caso di sillabe lunghe
per posizione: p. es. nulla possiamo ricavare dall'uso in questione per la prosodia di e in est' ' ed in est' mangia '); II) sulle
notizie dei grammatici; III) sulle trascrizioni di parole latine
PARTE I. - FONETICA.
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12
C. - Sonantismo.
10. - L'esame del vocalismo nel latino classico ci manifesta una serie di alternanze fra vocali (e dittonghi), che potremo
classificare in due gruppi principali: a. che hanno luogo tra
parole affini in cui le vocali in questione si trovano in sillabe
di ugual sede a cominciare dall'inizio della parola (prima, seconda, ecc. sillaba); b. che hanno luogo tra parole affini in
cui le vocali si trovano in sillabe di sede diversa (prima, o
diversa dalla prima).
11. "- a. Nel primo gruppo osserviamo che le diversit possono essere qualtative (di timbro) o quanttative (brevi alternantisi con lunghe o scomparenti); e che esse possono dipendere o da certe -eondizioni esteriori o dal valore funzionale della
sillaba in cui la vocale si trova. Dovute a condizioni esteriori sono
PARTE I. -
FONETICA
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13. - a. A l t e r n a n z e q u a l i t a t i v e.
Un e diventato i:
avanti n (in nc, nqu, ng e gn che doveva perci esser pronunziato imi cfr. 2 d): sinciput da *senc- ( 27) da *sm[i]caput, septingenti: septem, attingo da *-teng- per *ad-tango
( 44), dignus da "deo-nos cfr. dee-et, lignum se da *leg-nom: lego
(' legno raccolto '); talora avanti mb: simbella da *semb- ( 27)
per sm[i-li]bella (aplologia, 150), imber da *emb- da *mbhros
=;:.:
o
gr. chpp6c; ( 67);
inoltre talvolta avanti i di sillaba seguente, cfr. similis
ma antico semol, nihil da *ne-hilom 'non:'un filo '. Cfr. anche
milium: gr. fL<:(v'Y), tilia: 7t't'EiX.
T L NOTA. - Rustico i per e avanti vocale e avanti r + consonante in ium
12 2, 401, mium commircium Mircurius Vel. Long. p. 77 K., miis ibid. e
Ter. Heautontim. 699 (e cfr. l'inverso fileai a Preneste 12 2, 561): questo
fenomeno per la posizione antevocalica si diffonde nel volgare, cfr. 72e, e it.
mio Dio da meus Deus ecc.
T L 14. - Un e diventato o:
avanti antico v: novus da *ne- cfr. gr. voc; goto niujis,
novem da neuen (faliseo, da Ardea: Not. d. Sco 1900, p. 59)
cfr. gr. v-v(F)cx goto niun tbreoie leoie sono da *breg,!!:i- *leg,!!:i-;
seoru forse da *segY:-, 256);
avanti l velare, cio non geminato o non seguito dalle
vocali palatali i, e, nel quale caso e rimane: volO volui volt onde
vult ( 15): velim velle, oliva da cx(fiX (pertanto e qui passato
ad o prima che ai ad i, 45), cols da *quelo (cfr. gr. 7tE't'CXL
e 32.109) ma in-quilinus Ex-quiliae, hoiu da helus (PF.
p. 100), Siculus ma Sicilia da ~LXe:)..6C; ~LXE(CX. Herouls
(u da o) si spiega come recente anaptissi da Hercle- ( 41);
volbam coll'analogia di volo ecc. Similmente in gelu scetue
PARTE I. -
FONETICA
15
r:'k~as
avanti l
+ consonante
16
conserverebbero viceversa o secondo foveo), ma si tratta d'ipotes~ senza salde basi. A ogni modo, se oeuioue da *octov-os
(*oktau l'antica forma del cardinale, cfr. 391), il parallelo
mutamento di ov in ii ha avuto luogo in sillaba accentata.
Cfr. anche 58 per casi di a da antichi e.
T L 18. - Quanto alle altre vocali, si noti la grafia ei per i
( 21); i, u > e, o avanti r da s in sero da *si-so presente raddoppiato come bi-bii si-sto della radice se- in s-men. se-vi ea-tue,
e in foret da *fu-se-d cfr. osco fu s i d e fu-i ecc. (ma u resta
in nurus da *nusos = gr. vuo cfr. scr. snu~ti ecc.); o > u nei due
monosillabi fur = gr. tpwp e cur da quor nonch in *hum = gr.
X-9-wv scr. k~ti-s ecc. da *gzhom ghOm(115) di humiinus accanto a
humus homo, nubs da *nobh- = scr. niibh- (per altre alternanze
fra o ed u cfr. 23); inoltre l'incertezza fra i ed u nella grafia,
la quale accenna ad una pronunzia incerta per antico u in
vicinanza di l e labal, in lumpa limpa (da duo, cfr. OR('()
D i u m p a i s 'Nymphis', dssimlato dal gr. Nu[l.tp'Yj); ma forse
limpa oschismo e va con liquidus, lubet libet: scr. lubh- 'desiderare " clupeus clipeus: gr. XIXf..U7t-"t'W ecc. Infine -ri- passa ad
-er- in ter da *tris attraverso *ters (cfr. bis da du-is e terrunoius
da *ters-unc-): gr. "t'pf scr. tris, teetis per "terst- da "tri-st-i-e,
, che sta per terzo' cfr. osco trstus ' testes.' t r i s t a a m e n t u d
, testamento', certus cerno: gr. xp~-"t'o xptvw da *XpL-V-~W.
Cfr. 133; ma cfr. frico arista ecc.
Per i da ei cfr. 21; per u da oi, 20.
T L 19. - Per ae nei monumenti pi antichi appare ai; il mutamento comincia ad osservarsi nella scrittura a partire dalla
fine del secolo III: aide = aedem, Gnaivod = Gnaeo ecc. (in
aiio maiior abbiamo non un dittongo, ma a pi due i consonantici, 30; nei genitivi aulai pictai ecc. ai bisillabico,
cfr. 309.319). Per un certo tempo le due scritture ai ed ae
sono state usate promiscuamente, e a quanto pare vi stato
un tentativo di Lucilio (Mart. Cap. III 266) di sfruttare la
doppia grafia per distinguere nella prima declinazione il genitivo' con -ai, dal dativo, con ae.
PARTE I. -
FONETICA
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PARTE J. -
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FONETICA
43,
. 'l'~: l
'l
NOTA. Gli eu del latino classico sono secondari, in neu seu ceu sorti
per caduta di e finale"( 132) da ne-ve sei-ve (si da sei) *c6-ve e nel composto ne-utero Abbiamo inoltre eu in heus odi! = scr. g~6~a imperativo
di ghu~'~.: udire', conservato probabilmente secondo l'iiltcriezione ~eu,
iheu~f"
..
in
,~
20
26. -
~.
PARTE I. -
21
FONETICA
T 28. - Abbreviazione giambica. - Una sequela di due sillabe formante giambo, con accento sulla breve o sulla sillaba
immediatamente seguente alla lunga, passa a pirrichio (~_ > ~ v,
v _ ' > v v ') presso gli antichi scenici, anche se la seconda
sillaba lunga per posizione; per accanto alla nuova forma
usata promiscuamente l'antica, e presso gli autori pi recenti
l'effetto della . g. scompare, salvo in alcune forme irrigiditesi
nel nuovo aspetto (Mne mltle ma opHme, etto m6do, Mre da
22
II. Le semivocali.
PARTE I. - FONETICA
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24
14), nil da ni-hil per ne-( 13), copia da *co-opiii (cfr. in-opia);
miiZo ( 33) da *mag(i)s-y:e16 ( 92), dego da de+ ago,cogo da co+ ago,
como da co emo (ma cfr. 515), deinde da de inde, eoepicoeptus
da *co-ip- "co-ep- (secondo 42 da. co ap-; se coeptue non
secondo il presente, l'indeholimento di -apt- in -ept- sar posteutero
riore alla contrazione in corno da co + emo), meuter da ne
La contrazione non eseguita o l'antico stato di cose ristabilito in mihi accanto a mi, in composti come di-esse di-amiire ecc.
Da non confondere con la contrazione la s i n i z e s i o
s i n e r e si, cio la pronunzia come una sola di due sillabe,
di cui la prima terminante e la seconda iniziantesi per vocale;
naturalmente la sinizesi pu da noi essere riconosciuta solo
nella. poesia: cos dem (- -) in Lucrezio ecc.
PARTE I. -
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T L 41. - b. A n a p t i s si.
Fenomeno contrario alla sincope, ma dovuto anch'esso alla
debolezza delle sillabe dopo la prima, l'anaptissi o svarabhakti,
consistente nello sviluppo di una vocale (o, onde u, avanti l
velare; i avanti l palatale ed n) fra occlusiva ed l, n: pocolom
onde poculum da poclom, Herculs da Hercle da 'HpiXX~C;,
Aesoulapiu da Aesclapio da 'Aaxcxm6c; (epidaur. Ataxcxm6c;),
facilis da *facli- (cfr. facultas 39), voraginis da *voragnes
PARTE I. -
FONETICA
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42. - c. I n d e b o l i m e n t i.
28
PARTE I. -
tAxocr..Fo(
> Achivi,
ocf.fii
FONETICA
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30
r:n
'.1.
PARTE I. -
31
FONETICA
Grado O
allungato
con o
con e
con
con ii
"
s-unt
es-t
sed-.eo
solium (da
sed-es sol-ari
sod- 10S) sed-are ( 435)
teg-o
tog-a
teg-ula
ped-is
tri-pod-tire,
tri-pud-ium
pes
hones-tus
honr-em (r
da s, 113)
In alcuni casi la vocale del grado normale pu essere o od a,
senza alternarsi con Ci talora nel grado normale a s alterna
con o, o nell'allungato a con o: cfr.:
nept-em
nepot-em
ac-uo
ac-u-pedius
jod-io
fod-i
od-ium
od-i
ag-o
amb-ag-es
sag-ax
sag-ire
oe-ris
tic-er
oc-ior
ac-twm
53. - Se avanti o dopo la vocale del grado normale sta
un i od un u consonantico. la scomparsa di quella fa s che la
semivocale (anche come secondo elemento di dittongo) diventi
32
fid-o
(da feid- 21)
dic-tus
dic-are
magi-s
[oed-u
joideratei
dic-o,
deic-erent
maiieetns
maiius
(da *mag-i- 82) (da -os 130)
m,aiiorem
(da -6sem)
-him-us, in
hiem-s
bimu da bi-bi, di due inverni'
vic-tus
i-tio i-ter
~-ns
mis-er
maes-tus
due-tue, du
duc-o
us-tu
(*de~w-,
23)
PARTE I. -
33
FONETICA
patr-is
datr-ia:
cl-am
dator-em
occulo (da
-cel-o 42.14)
cel-are;
[or-da
, gravida'
(o grado OY)
proc-us
per-cui-sue
per-cel-lO
(-ld- 83)
ten-tus, in-ten-tio
ten-do
men-tis, men-tio,
com-men-tus
me-men-to
mon-eo
me-min-i (da
-men- o -mon- 42)
em-ptus ( 87)
cm-o
em-i
(Y 505)
Possiamo pertanto dire che accanto agli or ol (ul) en (in) em
rappresentanti organicamente l'unione di o e con liquide e
nasali, ve ne sono altri che fungono da grado O a dei gradi
normali costituiti da e, o con liquide e nasali, e corrispondono
funzionalmente pertanto agli i, u gradi O di gradi normali
costituiti di e, o con le semivocali i, u.
55. - NOTA I. - Si notino i seguenti casi in cui nel grado normale o
allungato la semivocale talora segue, talora precede la vocale:
bimU8 da bi-him-
hiem-s, hibernU8
da *heinl-r-ino( 39.88)
3 -
34
-div-o- in tri-duum
( 42)
inter-dius
( 356.422)
dies Dispiter
(per *djeu.s 62)
diu (da *djeu 356)
Dello stesso tipo l'alternanza di tre-mo e ter-res con diverso determinativo radicale da ter-ltre-,
T L NOTA II. - Cospicua in sanscrito, altrove presente in resti la cosiddetta v~'ddhi, il grado allungato cio di una sonante (i u 1,' l ecc.) o di un
dittongo, nella derivazione nominale, che pu o non accompagnarsi col
mutamento di suffisso: sor, Buddhds 'il Buddha' - bauddhas ' buddhista "
gr. ypcx 'dignit' ypwv 'vecchio' - y1jpcxl; 'vecchiaia' ecc.; in lt. abbiamo un tal fenomeno in naucum 'pellicola che nelle mele contiene il
seme, nelle fave e nelle noci circonda il frutto interno ': nux 'frutto',
raudus (e r6dus rudus 22) , qualche cosa di non formato, in pietra o metallo ': rudis; cfr. il mio scritto Glottica Parerga, 4. Latina minaTa, 3 nei
Rendiconti dell'Istituto Lombardo, voI. LXXVI.
s-i-mus
e-is-e
stra-tu
sterno stor-ia
(g)na-tus
qen-i-tor
nii-scor
e gi-gn-o
qen-iu
qen-u
stii-tu.'l
sta-tia
sia-re
stii-men
ra-tus
re-ri
sa-tus
e serii da
se-men
*si-s-o 18
no-ta
no-sco
da-tus
dO-'num
fac-io [oe-tus
te-e-i
con-dj,-tus (-dM- 42.96)
saoer-d-t-em
(-dho- )
PARTE I. -
FONETICA
35
42.43.44)
o (onde 'li, 15; e 16; a 17; indebolito in
i, 'U, e 42.43.44)
{j (onde ii, 18; ii 17)
a (indebolito in i, e, 'li, 42.44)
ii
(n)
m
(1) Per gli antichi dittonghi lunghi ciro 62.
36
PARTE I. -
FONETICA
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38
PARTE I. -
FONETICA
39
, costoro' ma bono: &<:w~ scr, tdsmai 'a quello', peperi: )....)...eYfLcx~ scr. tutud (I sg. pf. medio = t1ttudi) ma Minervae:
&eocL tdsyai 'a costei'. Il latino postula pertanto degli antichi
dittonghi lunghi (cio ad iniziale lunga) che in fin di parola
ci mostra anche il greco; nell'interno di parola troviamo dittonghi lunghi anche in sanscrto (certe variazioni di accento
ce li fanno postulare anche per le lingue baltiche e slave), laddove in greco e latino stanno dittonghi brevi: si pensa che,
come vocali lunghe si sono abbreviate avanti nasale o liquida
pi consonante in latino ( 27) e in greco, cos un abbreviamento simile abbia avuto luogo avanti i, u consonantici (come
secondo elemento di dittongo) pi consonante. Certo che
questi dittonghi lunghi gi in tempo ie. si sono spesso semplificati perdendo il loro secondo elemento avanti consonante e
in fine di parola, e riducendosi quindi alla sola vocale lunga,
come il caso p. es. del tema *dieu- (in lat. Iov-e = scr. locativo dydv-i 'in cielo ') che all'accusativo, con grado apofonico
allungato, d dim = gr. Z~v = scr. dyam; cfr. anche dis
Diepiter e il gr. Zlic; (Ferecide di Syro; Ci eleo per '/l, Kretschmer,
Gloua, XVII, p. 197), probabilmente dai rispettivi accusativi.
In particolare il sanscrito fonde al solito i vari dittonghi lunghi
in ai (da iii, per ei 6i iii) ed aU.(da iiu, per u 6u iiu); il greco,
dove li conserva (in fine assoluta di parola), ci offre -Ci~ (ion.
-1j~) -(~; il gt. li confonde coi rispettivi brevi.
40
PARTE I. -
41
FONETICA
Abbiamo dunque:
gt.
gr.
a) avanti consono 01'
voc. e i ar
b)
aur (daur) r
IX, IX
ul
IXp, plX
a)
b)
ol, ul
al
IX
a)
b)
en
IX
Il
IXV
a)
b)
em
IX
um
la, al
nii, an
ma, am
un
Il
come sopra
IX[.L
rn, ar
scr.
vii, IXVIX
ar, aur
al, ul
an,un
am,um
a
an
a
am
ir, ilr
a(n)
iim
ped-em
1tE3-cX 'dopo',
propr. 'sull'orma'
tri-pod-tire; ps
7t(S3-1X =
scr. pad-am scr. pad
T NOTA. - Nel grado O la vocale resta spesso, quando la scomparsa provocherebbe l'incontro impronunziabile di occlusive, p. es. nel ppp. scr.
pak-tds gr. lte:lt't"o lt. eoo-tus, di *peq". in scr, pac-ati = It, coqu-it (da.
*quo- < *que. < *pe- 14.112) gr. ltltwv maturo' ecc.
1twc.;
i,
scr. aj-ati=
ag-it, <xy-e~
cXy-wY-~
amb-ag-es
co-ag-ulum
~:
~-~7t-OV;
re-tic-tue
7t1J-T6~
oY-!LO' solco
= acro plu-tas
7te:,s-crowx~,
scr. a-1'aik-~-am
I sg. aor, sgmat.
7tw-'t"6
, galleggiante l
(6 da s
62)
7t(f)-w
scr. plav-ati
'nuota l lt,
per-ploo-ere
epp-w = fe1'o =
gt. baira = scr.
bharami
cp6po = scr.
bhii1'as 'far-
dello ';
gt. barn. 'figlio '
cpwp
= fu1'
( 18)
PARTE I. -
= scr. ta-tds =
lt. ten-tusi
scr. ta-tn- I sg. pf.
medio di tan- 'tendere';
-re:--rocv-6 'rigido'
-roc--r6
43
FONETICA
-rv-o, -rvw
'tendine 'i
ant, nord. penja 'tendere' i
scr. tan-tram
'corda',
gt. uf- pan-jan
, stendersi', scr.
ta-tn-a pf. III
sg.
-r6v-o
scr.
d-ta~
s-am I sg.
aor. sigm,
, filo '
T 70. - La s e r i e p e s a n t e o s e ~ offre alternanze identiche a quelle ora osservate, ma complicate dal fatto che la
sillaba soggetta all'apofonia seguita da un suono il quale
scompare avanti vocale e i. Questo suono (cfr. 58) appare
in sanscrito come i, in greco come oc od anche o od E, in latino
come a (o suoi riflessi in sillaba interna), in altre lingue pu
scomparire e in tal caso lascia dietro di s nelle lingue baltiche
e slave traccie nella qualit dell'accento; infine con vocali
precedenti si contrae nella rispettiva lunga (quindi a e 6 i il,
da a e o i u pi il suono in questione), e talora con dittonghi
in dittonghi lunghi (ei eu ecc., oltre che eia e'!!;a ecc.), con liquide e nasali sonanti forma dei complessi, continuati in latino
da ar rii al la an na am ma e nelle altre lingue dai riflessi di
questi gruppi, segnati nel 67. La natura fluida di questo suono
lo contrappone a tutte le altre sonanti e indica che si deve
trattare d'una vocale indistinta, simile all'e muto francese
p. es. nell'articolo lei noi lo segnamo pertanto con a (1). Si noti che
la stessa radice pu avere, anche avanti consonanti, forme con o
senza a. S'intende che, se la radice contiene nel grado normale e
(od a, 6), cio e (a, o) pi a, nel grado Oappare un semplice a. Cfr.:
~
senza a:
scr. da-dh-mds
'poniamo'
(I) I grammatici indiani hanno riconosciuto la qualit speciale del loro
i che continua un ~, e lo indicano col termine tecnico it; onde se] 'con it
ed anit ' senza it ' servono a designare le radici in cui esso si trova o meno:
questi due termini sono spesso adoperati dalla glottologia occidentale a.
indicare le serie pesante D e leggera dell'apofonia. Per ~ si adopera comunemente il nome 8va.
44
con
g:
scr. da-dha-mi =
&<-fL6 'monticel1o'
't'(-&'YJ-(J.~;
eacer-do-t-em.
PARTE I. -
45
FONETICA
a
a
o u
~ (i)
? (u)
46
D. - Consonantismo.
T
74. -
NOTA PRELIMINARE:
ph th eh.
Sino alla fine del II e al principio del I secolo i Romani hanno rprodotto le Tenui Aspirate greche colle loro Tenui: Pilotimi = <1>-, A.ntiocus =
X-, Corintus = -Il-, baccanal: BxxX''l ecc.: in parecchi imprestiti pi antichi
queste tenui sono rimaste, p. es. in ampulla (dim. di ampora da <:XfL<popeu),
calx (da X<X.L;), coclea (da XOXLQL), orca ' barile' (da ()PX1J), tomix 'corda'
(da .f}wfLLY~), Coll'accrescersi per dell'influsso greco, nei circoli colti si
imit pi esattamente la pronunzia ellenica, e oramai <p .f} X vennero pronunziati e scritti come tenui aspirate: ph th eh. La nuova pronunzia, rite-
PARTE I. -
FONETICA
47
nuta particolarmente distinta, ebbe per effetto che anche delle tenui di
parole latine cominciassero a venir articolate colla aspirazione; e questa
affettazione and molto oltre, come ci mostrano il carme LXXXIV di
Catullo e parecchie iscrizioni (cfr. anche 95). Un movimento puristico
ebbe per il sopravvento, e la nuova pronunzia (fuori beninteso degl'imprestiti greci) rimase limitata alla parola di origine straniera triumphu8 e
a qualche nome proprio: Gracchsss Pulcher Cethgu8, dove evidentemente
fu consolidata dalla scrittura; da Pulcher l'aspirazione si insinu anche
nell'aggettivo puloher, In imprestiti seriori <p greco, pronunziato oramai i,
fu riprodotto con f latino; inversamente per 8ulfur (forma oscoumbra accanto alla latina sulpur, cfr. 101) si scritto sulphur. Tarde grafie pseudodotte sono quelle di sepulchrum ecc. Cfr. Cic, Or. 160.
L Gruppi consonantici.
TL
75. - a. Geminate.
Una s e m p l i f i c a z i o n e d i g e m i n a t e
48
PARTE I. - FONETICA
49
T 83. - Assimilazioni totali della seconda alla prima consonante abbiamo nei gruppi ln ld (l)l'lf ls che dnno ll: tollo da
*tol-no pf. te-tul-i formato come si-no ccr-no ecc. (in alnus v11,ln11,s
ulna scomparsa per sincope una vocale fra l e n, nella prima
parola forse anche un s); Polluces da *Poidii- da gr. nOUaEUX1jC;,
perccllo da -celd- cfr. clad-es (*k!iJd-) e mollusous da *mold11,cfr. gr. &-!J.cxMvw scr. mrdus; in mollis abbiamo quindi *moll11,-is
come s11,avis da *s'lfad'lf-is, il che mostra che ll'lf ha dato ll,
cfr. anche sollo- , tutto' in sollemmis ecc. = scr. sdroae gr. a),oc;
ion. oo..oc; da *a.foc; (volvo da *:yel11,-o, solvo da *sc-l11,-o
485.491, calou da *kalc'lfos, olou da *aulo- 65); velle da
*velse formato come es-se ( 113), facillim11,s da *facil-simo- ecc.;
e in rs che d rr: torres da *tors- cfr. tostus da *torst-, asperrimu
da *asper-simo-.
T L 84. - NOTA. - Mars recenziore (da rcs ecc., 89) rimane; rss (con ss
da tt 85, o da ts 82) d rs o ss: pessum da *perssom di perdo, Plauto per.~'Um;
dossum e dorsum; versus, ma rursus e russus da re-vorsus, priirsu prosa da.
pro-v-, S'rsum e susum (Nevio) da subs-v- ecc. Cfr. 93.
4 -
V. PIS/\Nl.
Grammatica atna
.~IO,.im
(' conmarauva.
50
n,
3n
PARTE I. -
FONETICA
lil
89. - S e m p 1 i f i c a z i o n i .
condo mactus.
T 90. - II. Un gruppo di tre (o pi) consonanti, di cui la
prima o la seconda sia s, si semplifica in s + la terza conso-
52
P AItTE I. -
FONETICA
53
da *scand-sla, mntele da *manu-terg- .li, 1niivolU da *m(/y[i]8vol,i 460. Villa: oieu forse da * vito-la dimin. di *vil,! da
*''l'ik-sla. In principio di parola: locus, lis da stl-; stlatta stlop p u
etlembu sono forme dialettali, 88.
L 93. - NOTA. - La distinzione di un s e uno z spiega anche il diverso
trattawento di torreo e versus .( 83.84): nel primo caso -rs- aveva dato
-rz-, in *erssos *dorssom ecc. il doppio s aveva conservato la sordit;
cfr. uerrii da *l'erso ma perf. versi da *vers-s- 514. Nota anche la differenza fra perna e cena, di cui il primo si confronta col sanscrito pitrlf,,!i-s
tallone' (o gr. 1t't"tpv7j), il secondo da *cert.sna (rad. *kert- tagliare ')
o da *kers-sna (: ()ere8), cfr. osco k e r s s n a i s' ceni" ',lat. antico cesna.
54
PARTE I. -
FONETH':A
55
T 98. - In principio di parola avanti liquida gh appare talvolta come q-, talaltra scompare. Cfr. gradior: gt. grids ' passo "
glaber (da *ghladhro- 104) aated. glatt (da *ghladho-) 'liscio l
(per questi due cfr. 148), griimen da *ghrasmen: gt. gras ' erba l,
forse ruo ma in composto in-gruo con-gruo, lUridus: XOEpOC;;
56
da 1"(IVUS 'grigio ':. aated, grao ' grigio' il derivato suona nella
tradizione plautna e nello stesso passo (Epidieus 620) una
volta gravastellus e una ravistellus 'veccbiotto '.
99. - Le T latine corrispondono generalmente a T del gr.,
scr., ou., e continuano con esse delle T ie. le quali in germanico
sono diventate spiranti sorde (h p f), ma queste alla lor volta.
sono passate a. (spiranti sonore, indi)" medie se si trovavano fra
sonanti e l'accento indeuropeo (ricavabile soprattutto dal sanscrito) non cadeva sulla sillaba immediatamente precedente:
cfr. pater: 7t1X't'ijp scr. pit&. gt. [ada ma gt. bropar con p ( 97)
concordemente all'accentazione bkr&.ta del scr.
P ARTE I. -
57
FONETICA
MA
I .
Sprant sonore
/"'"
Spiro sorde
iniziali
M
interne
TA
I
Spiranti sorde
Spiro sorde
iniziali
interne
58
Che in principio di parola la spirante sorda provenga da spirante sonora mostrano anche formica da *bormicii dissmlato da
*mormikii: gr. IlUPIl1J~ (cfr. le simili dissimilazioni in ~Up(lCX~ ecc.,
~6pllcx~, 0PIlLXO [cio fo-] (lUPIl1J~ SCI'. vamras 'formica' ecc.),
e formido similmente da *mormido: gr. (lop(lW 'spauracchio '.
T L 102. - Sulle assimilazioni a consonante seguente nel
modo di articolazione, cfr. 81; su z da s avanti sonora, 91.
Un assordimento di davanti r abbiamo in utris: UapLCX,
venter ventri- da *vendr- 'acqua' (lit. vanduo gr. uawp ecc.)
166, tri-stis: armo tr-tum id. da *dri- e taeter taetro-: taedet;
-dr- rimane in quadru- quadriigintii (ove le altre lingue hanno -tr- !
Cfr. tuttavia Zeitschr. der deutschen Morgenliindischen Gesellschaft, XCVII, p. 325 sgg.) e an-druiire 'recurrere' accanto a
redantruiire: SCI'. drav-ati 'corre '. Quanto a dr> rr in arripio ecc. ( 82), esso fenomeno recenziore e rientra nell'analogia di altre assimilazioni in composizione.
PARTE I. -
FONETICA
59
60
COMPARATIVA
PARTE I. -
61
FONETICA
gr. x
[gh]
lat. qu
X
r.
't'
(g)~
~ a y
[gh~]
c:p
(1)
X.
gt. h, g
k
g
hw, (g)w
q
(g)w
62
lt. c
scr.
SCI'.
lt. g
Iituano k
k, c
, ~, ~, k
avanti s
lit,
g, i
i, [7' scomparso avanti
ablg. k, c, (l)
ablg. g,
~(h)], ~
lt. [gh]
{ SCI'.
gh, h
h
lit.
ablg. g,
.,
Z
c, z
PARTE I. -
FONETICA
63
L
3) in parole la cui prima sillaba aveva p- e la seconda qu,
quel p- si assimilato al suono della sillaba seguente dando
anch'esso qu-: ooqu da *quo- per *que- ( 14) da *pequo, cfr. gr.
7taaw da *m:ltiw 7t7tWV scr. pacati ' cuoce' lit. pek ablg. pek~
, cuoccio' (popina = coquina parola osca, come anche il
nome d'un sacrificatore, popa propriamente' cuoco '); quinque
= gr. 7tv't'<: eolico 7t[J.1tE: scr. panca ecc. Questo fatto comune
al latino colle lingue celtiche (ant. irlandese cic 'cinque' da
*q~tonque, pi antico *que-, ecc.).
T L 113. - cc In multis verbis, in quo antiqui dicebant s, postea
dicunt r ll; queste parole di Varrone (L. L. VII 26) si riferiscono
a un fatto ben noto agli antichi, anche se non formulato con
esattezza, e cio al passaggio di s a r fra vocali: gli stessi ne
davano gli esempi Valesios F1tsios per Valerios Furios, arbosem
per arborem, robOscm per roborem, A useli per A ureli ece.; altri
esempi sono dir-imo: dis-tineo, er-o: es-t, lege-re: es-se, nejar-ius:
in frango fregi: P<xy1jV<XL p~yvijfl.L, conformemente a -br- da -srinterno ( 88, cui aggiungi consobrinus da *con-sJ!;esr-inos:
*s,!!:esor > soror).
Avanti sonore (medie, l, nasali e semivocal) 8 altrimenti
scomparso, 91 sg.
L 115. - L'antico s cos ricavable pel protolatno (assieme
agli s conservati) torna in greco come a (a volte T, .&) in combinazioni con mute, come spirito aspro in principio di parola
avanti vocale; altrove (avanti e fra sonanti, anche in ksn
psr ecc. che dnno Xp cpp ecc.) esso scomparso lasciando incerta
o . niuna traccia. In gotico esso trova la sua corrispondenza
in s, avanti media z (z anche fra sonanti, se l'accento ie, non
cadeva sulla sillaba immediatamente procedente); in sanscrito
troviamo 8 (~ dopo i, u, e, o, ai, au, r, r, k), laddove avanti M
e ;\fA :: scomparso con allungamento di breve precedente, ~
(dopo i, u, e, o, ai, au, 'l, r, k) passato a r avanti labiali, scomparso con allungamento di compenso avanti cerebrali (ilA,h,
da. d dh dopo ~). In alcune parole, dopo gutturale o labiale, il
greco ha T, .& di fronte all's di altre lingue. Esempi: sistit: taT1)aL
scr. (con diverso raddoppiamento) ti~~hati, stare: aT1jvIXL scr. infin.
PARTE I. -
FONETICA
65
sthtttum gt. staps 'luogo '; septem = 7t't'oc scr. sapta gt. sibun;
aurora (da *ausos-t'i): lesb. IXUWC; scr. u~as- (grado O della prima
sillaba); ursus = &px't'oc; ser. tk~as ( 89); texo: + 't'x't'wv scr.
tak~an-; nidus = scr. ni4tis (da *ni~4-) = aated. nest; generis =
yzve:o:; = scr. janasas ecc.
Una scomparsa preistorica dopo gutturale dell's cui corrisponde in gr. 't', -& abbiamo in humus homo gt. guma ' homo l
ablg. zemlja ' terra l gr. XIXfl.lXt, ma gr. X-&6lV = scr. k~a-s (forse lt.
imu da *en-gzhm-o.'? 92, cfr. infumus 106), ecc.
IV. Ulteriori gruppi consonantici.
116. - A quanto stato detto nei 81-94 circa combinazioni consonantiche, potremo ora aggiungere, basandoci' sulla
comparazione:
Nei gruppi bh']!: dh']!: la labale sorta dalle aspirate ha assorbito la semivocale in fio 'divento l da *bh']!:+io, formazione
derivata da *bhu- in fui ecc. e superbia da *super-bh']!:-ia di
uguale origine; foris da *dh']!:eri-: ablg. dviri gr. (con grado O)
MplX. Similmente p']!: ha dato p nel composto aperio da *ap(0)']!:erio (: gr. &7tO, rispettivamente scr, apa-vr-ttoti 'apre '); ma
in volgus p']!:- iniziale ha dato v-, se la parola uguale all'ant.
nordico folk, ags, fole ntr. ' esercito, popolo l da *pYt.lgos.
Per k']!: k']!: gh']!: cfr. 111.
'!.!:- scomparso avanti r, l in radix da *']!:r~d-: gt. waurt-s
, radice l e lana da *']!:l~n-: gt. wulla lit. vilnai ' lana '.
zg ie. ha dato rg in mergo: ser, majjati 'si tuffa " lit. mazgoti 'lavare '; pei sg riformatisi cfr. 91.
66
PARTE I. -
FONETICA
67
68
E. - La fine di parola.
I. Consonanti.
121. - a) Singole occlusive in uscita di parola appaiono sonorizzate in latino (come in oscoumbro, ecc.): [eeed sied con antico
-t di desinenza secondaria, ab sub: (h-o i)7t-o. In jecit sit abbiamo
la desinenza primaria -t da -ti ( 468), anche et da eti (in
una iscrizione falisca) = gr. 'tL.
T L 122. - -d rimane dopo breve (id quod aliud) ma scompare
presto dopo lunga, cos negli ablativi singolari (ancora in
antiche iscrizioni Gnaivod bovid sententiiid), nelle persone in -o
dell'imperativo futuro, ests ecc. (antiche iscrizioni datod licetod
suntOd), nelle torme monosillabiche di accusativo e ablativo
me te se per cui Pauto ha ancora spesso med tedi in una iscrizione si ha sed, ma essa del 125 a. C. e pertanto il -d un
arcaismo grafico, come spesso in altre iscrizioni che segnano
tale suono. H aud, come proclitca, ha sempre conservato il
suo -d che per avanti consonante poteva anche cadere, cfr. hau
pulcrum in una iscrizione e dati dei grammatici.
Sulla fine della repubblica la pronunzia dei nuovi -t e dei -d superstiti si e confusa, onde grafie come aput aliquod (= aliquot) ecc.
123. - b) Geminate in fine di parola vengono semplificate:
os oss-ie, miles da miless per -ts, custos da -d-s, jerens da -ent-s
(cfr. 82), jel ieu-is e simili. inoltre sacer iicer ecc. da -ers ( 133).
Nella poesia scenica antica si conserva ancora (in parte osservabile solo dalla metrica) la geminata: PI. ess = es, terr ( 18) =
ter, corr da "cord (scritto cor), hocc da *hod-c(e), miless (scritto
miles ma coll'ultima sillaba lunga) ecc.
PARTE I. -
FONETICA
69
temi non in -a-) ha dato -s con allungamento della vocale precedente (cfr. 50): lupos ovis reges artUs per -ons -ins -ens (questo
da -ffs, 67) -uns. Ma -ns da -nt ( 126) o da -nts ( 82) serba
la nasale, evidentemente per analogia dei casi obliqui, in [ern
neutro e maschile ecc., cos pure in trie(n)s trientis secondo cui
quinquie(n)s ecc., indi quotie(n)s.
L 126. - e) -nt antico diventato -ns (come in oscoumbro):
nom. sg. ntr. [eren da -fft = sanscrito bhdrat, quinquiens
quotins ecc. da *-i.lJ't = scr. -yat in kiyat 'quantum Y' iyat
'tantum '.
127. - t) -s finale passato qualche volta a -r, CIO nei
nominativi sg. maschili e femminili di temi polisillabi in -SO,
divenuto -r- fra vocali nei casi obliqui: quindi arbor labor vapor
maior per arb6s labos vapos maios secondo orborem ecc. e dietro
i modelli dator datoris ecc. con antico r. Ma i neutri genus maius
e i monosillabi flos mos ecc. non sono stati afferrati da questo
mutamento, il quale del resto applicato completamente solo
in epoca imperiale (honos arb6s vengono ancora impiegati da
poeti e prosatori augustei), pur essendosi iniziato gi nel
II sec. a. C.
70
PARTE I. -
FONETICA
71
II. Vocali.
T L 130. - h) In uscita assoluta -e ed -(1, restano immutati:
domine come XUpte: (ma fili da -ie, Valeri ecc.), genera come yve:oc;
-u preistorico appare come -u nel nom. sg. ntr. genu gr. y6vu
scr. janu (cio il puro tema senza desinenze); -o preistorico
T 131. - i) In sillaba finale chiusa (terminante cio in consonante) i u sono rimasti, mentre e diventa i avanti t ed s
(non da -ss I) restando altrimenti immutato; ii ed o dnno
rispettivamente e ed u; ma QJimaneJalmeno grafiCalll~Il,tEl,.se
precedeu v iequos coquos mortuos vivos nom. sing.), .sno alla
fine della Repubblica, Cfr. leoi-s manu-s (temi in -io, -u-) cali
augur ecc.; n6men decem. hiems haruepe (spec-i6) ma salut-is
(antico salUtes) dedit fecid fecit (antico [eoed; pel -t cfr. 121),
laddove praeeee ecc. con e conservato sono per -e8S da -ed-s ece.;
tibi-cen (cano) auri-je (facio) rmea: (ago) filius (ant. filios)
d6num (ant. d6nom) consentiunt (ant. cosentiont).
T 132. - k) Spesso per le vocali brevi scompaiono in sillaba breve, sia aperta (cosiddetta a p o c o p e) che chiusa:
lae (antico lame), vir puer voeatv per -re, dic duc (ant. dice
duce) [ao (ant. [ace; ma confice perfice), neu seu da neve sive
( 23), vin ecc. da vis ne, quin da qui ne, hoc (ant. hoce), dein
proin da deinde proinde, ac nec da atque neque, tot quot = scr. tdti
kdti, et = gr. ~'n (se -i non vi fosse stato, avremmo -d, 121),
calcar animal (temi in -io, cfr. calcari-a animali-a), mox =
72
scr. mak~u ' presto '; mors da *morti-s (tema in -io, cfr. gen. pl.
morti-um e scr. mrti-.'l ' morte '), d6s da *d6ti-s ecc., urbs (gen. pl.
urbi-um), compos impo (: poti-si ci mostra che la tendenza alla
scomparsa cresce proporzionalmente al numero delle sillabe),
nox 'di notte' pel genitivo noctis cfr. vux"t"6 id., 'Bamnts da
Samnitis ( 8).
L 133. - Questa scomparsa ha luogo normalmente per i ed o
fra liquide ed -s (-ris -ros): neer da acri-e, ager da *agro-s, sacer
ant. sakros, socer accanto a soceru (Pl.), vir puer ecc.; ma dopo
vocale lunga securis clar1ts avarus seoru maturus ecc.; nota
anche Tiberis [ebris erus. Per -lie -los > -l da -ll, -ls cfr. vigil
(ma facilis), vectigal (maso.) e -alis; famul abbreviazione di
Ennio per famulus.
L 134. - l) Vocali lunghe non sono generalmente soggette a
mutamenti qualitativi: solo in certe condizioni (avanti -s n
parrebbe talvolta -ja- esser passato a -je-, e ci in trin (-ije-)
rispetto a quadrans, nei temi della V declinazione come materies
da *1nateria + s ecc., e nell'*alies accanto ad alias (restituito
l'a secondo l'analogia della I declinazione) che presuppone
alien'lts da *alies-no-, formato come pr6nus da pr6, vicinus da
vici locativo di vicus, ecc. Cfr. anche l'alternanza faciam: [aei
faciet 540. Inoltre -um sta per -6m (come -um per -om 131)
nel genitivo plurale: R6man6rum socium, ant. R6manom,
cfr . .lt&WV ecc. (1).
T L - 135. - Viceversa esse sono state abbreviate in certi casi
nelle parole p o l i s i Il a b i c h e, e cio:
) avanti consonante eccetto -s e -m (cfr. 128.129, ma
per -m anche la nota a 134); questo abbreviamento si inizia
dopo Plauto che conserva sempre la lunga. Quindi amdt: amas,
(1) Ma forse qui ha prima avuto luogo una abbreviazione come avanti
altre consonanti ( 135), seguita poi dall'allungamento secondo 129:
cfr. Ennio Ann. 332: tum m'iliit m'ilitum octo, con m non eliso. Anche il
frane. rien. da rem accenna ad e col suo ie (cio a dire, il secondario allungamento non ha avuto effetto sulla qualit della vocale, cfr. 72 b).
PARTE I. -
FONETICA
73
cfr. 309.319.
74
F. - Sandhi.
L 140. - Sotto il nome di Sandhi intendiamo quei mutamenti
che hanno luogo per effetto dell'incontro di suoni finali e iniziali nell'interno della frase. Nel sandhi rientra a rigor di termini
il trattamento della fine di parola, di cui si detto nel precedente capitolo. Qlii ci limitiamo ad alcuni altri fenomeni.
T 141. - a) Nella poesia, vocale finale, seguita o non da -m
(cfr. 129), e vocale iniziale dnno luogo a s i n a l e f e, per
cui le due sillabe contano metricamente come una sola, la
quantit della quale quella della seconda: extremum hunc
'-'
..L _ ..L, credite amico ..L v v ..L _ , quare illud ..L _ ..L, nunquam ego
..L v v. Nella~prosa troviamo, in co'fi.ispondenza a ci, ta~to
forme come animadverto per animum adverto, veneo per vennm
eo, niUlus da ne ullus, non da ne oinom (non uno), quanto ne-uter,
PARTE 1. -
FONETICA
75
T 144. - d) N e l l a t i n o v o l g a l' e si sviluppa, in sillaba iniziale, una vocale protetica avanti s impuro dopo consonante finale: ischola espiritum isperabi Estephanusj conseguentemente dopo vocale perdono il loro inizio parole con exins- his- (pronunziati es- is-): splorator Spania spiratio strumentum.
G. - La sillaba.
T 145. - Quando due sillabe consecutive terminano e s'iniziano per vocale, il taglio sillabico sta fra le due vocali; se
queste sono separate da una sola consonante, la consonante
forma sillaba colla vocale seguente; se le consonanti sono pi
di una, l'ultima appartiene alla seconda, le altre alla prima sillaba, a meno che non si tratti di muta pi liquida. Quindi
e-amus (che pi tardi passa ad 1:.a- la-, cfr. ital. giamo e 72 e),
76
po-ter, op-to, as-per, iux-ta, emp-tum, Date le possibilit di consonantizzarai di un i, u avanti vocale, abbiamo sol-vo e sola-o,
ab-jete e abi-eie ecc. Ma solo a-qua ecc. e similmente lin-gue"
in quanto qu, gu costituivano una consonante (Iabovelare),
non' un gruppo consonantico.
Tale divisione si ricava dalla grafia di iscrizioni del buon
tempo e dalla prosoda, per cui sillabe interne terminanti in
consonante sono lunghe (quindi ab-jete ecc.) e pertanto accentate
se penultime ( 7), concn-tus ecc.
T 146. - Invece il gruppo di muta con liquida apparteneva
alla seconda sillaba, come mostra l'accento tipo .pdlpe-bra
cere-brum: e il trattamento di breve della sillaba terminante
in vocale breve e seguita dal gruppo in questione presso Plauto
e Terenzio: quindi vi-trum dex-tro ecc. Cfr. anche ital. pietra
come lieve ecc. con dittongazione di e o in sillaba aperta, contro
veste vespa bello ecc. in cui tale dittongazione non subentrata
in sillaba chiusa. Ma se il gruppo constava della finale d'una
preposizione e della iniziale di radice in un composto (p. es. abripio ecc.), ii sentimento etimologico attribuiva la finale della
preposizione alla prima sillaba, che pertanto conta come lunga
anche presso Plauto e Terenzio. A partire da Ennio, e favorita
certo da questa prosodia dei composti, si diffonde nella poesia
specie dattilica l'uso greco di considerare ancipite la quantit
d'una sillaba in vocale breve seguita da muta pi liquida o
nasale. Per anche nella poesia dattilica muta pi liquida iniziale di parola non fa posizione, laddove considerata lunga
come nei composti verbali, anche in Plauto, la sillaba finale
costituita di vocale breve pi muta se la parola seguente s'inizia
per liquida: dicite pro, ego plUribus, ma ab legiOne. notevole
che spesso s pi tenue iniziale pu non formare posizione:
ponUe spes Virg., fornice stantem Orazio.
147. - NOTA. - Per muta con liquida: 1. agisce come qualsiasi gruppo
consonantico nel trattamento di vocale breve in sillaba non iniziale, quindi
integri palpebra ecc. con e, non con i ( 42); II. sposta nellt. volgo l'accento
sulla penultima sillaba: colabra (frane, couleuvre) intgru (it. intiero) ecc.,
PARTE I. - FONETICA
77
H. - Fenomeni vari.
148. - Raccogliamo ora alcuni esempi sporadici, pi spesso
da monumenti volgari, di fenomeni in parte gi osservati in
serie (1);
A s s i m i l a z i o n e:
T
a) d i v o c a l i: oltre ai casi come similis ( 13; aggiungi
cinis da *cenis in apofonia con x6v~~) ed alacer ( 46), si noti
tugurium per *teg-, carcar per carcer, passar per passer, Saba8tianus per Seb-, ecc.;
78
149. - D i s s i m i l a z i o n e (e aplologia).
T 150. - Un fenomeno simile alla dissimilazione l'a p l 0l o g i a, ossia la soppressione di una di due sillabe uguali o
simili, generalmente susseguentisi, nell'interno della parola.
P. es. arcubii ' qui excubabant in arce ' da *arci-cubioi, honestas
per *honesti-tas, scripsti per scripsisti, semestris da *semi-me(n)siris, latr6cinium per *latr6nicinium ecc.
T
151. - M e t a t e si.
I. -
Vocali.
a
o
a,
ii,
Greco
a (c)
Osco
Ant.
Irland,
Gotico
Lituano
Ant. Bulgaro
NOTE
IX (E,
o (e)
a (a)
IX
a (ti)
o (e)
a (a), ii,
o (n)
a (ti)
o (n)
. U (=0)
o (n)
o (e)
a (a)
e (i)
je (i, c)
e (o, i)
e (i)
(ai)
ii.
ii.
ii,
ii.
o, no
'/j
e (a)
(ai)
ii,
a.
ii.
il
ii.
o)
Latino
Albanese
i
n
n (ari)
u (i)
i
u
/f
ei
ii
ii
ii
Y (i)
ii
ii
ii
j, O
}!
go, -g-,-v
r, O
f-, -0-
ai
ay
IXL
ai> ae
ai
ai, ae
ai
ai, ie
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il
OL
oi> oe, ii
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oi, oe
ai
ei
oi
ae, oi
ae, i
EL
ci> i
ei
ei
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ao, au
av
IXU
an
an
au
ou
ao, an
oy
OU
an
au
eu
810,
an
oy
EU
ou li
ou o-
uv
e, ia
o, ua
o, ua
o, ua
ai, ie
e, ie
in
an, iau
u, [u
l', l
l'
l', i:
l'
l'
l'
l'
l'
l'
l', l
l'
l, l
ara, al'
al'
IXp, plX
l'i, il'
or, al'
ur
l'i
aI'
il'
l
r, il'
ara, al'
al
IX, IX
Ji,il
01, ul, al
ul
li
ul
il
l, il
al'
l'a, al'
ar
l'a, al'
al', il'
l'a, ri
IXIX, cx, C
al
la, al
al
l, al
al, ul
al, il
la, li
D1
Semivocali .
Dittonghi
Liquide sonanti
Nasali consonanti
r !, il', ur
! !' il', ur
a,
re
r, r
al'
al'
!a
il', r
al'
al
n (n)
y,
ii
811',
aur
e,
e,
u
Nasali. sonanti
Occlusive: Labial
Dentali
~la.ri
l!a
a(n)
an
<XV<X, va.
lpa
an
a.
am
<X(.L<X, (.La.
,
,
p, f
h-,-v-, O
7t
ph
ph
p'
an
<X, <xv
lp
a, am
a, am
31m
<X, <X(.L
b, w
bh
bh
b, w
b, v
t (t)
t, &
th (th)
.s-
d (Q)
,k,~,
d,
in
~,
em
em
im, 31m
um
im
~,
n, an
Da, an
na
an, un
in
m, am
ma,am
am,um
im
P
f-, -p-
p
f ,
f, b
tr
P
f, b
P
b
P
b
kh, eh
g, i
gh, h
s, th
s, th
ho, -c-
z,dh,d
g, i
~,O,
x,
i, z
k', g,
g, y,l
g,y, l
r
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k,
g,
c
l,
h, s, O
~\\
I
I
I ,..
."
Gotico Lituano
Ant. Bulgaro
b.
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t" th
t, th
p, d
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<'-
k
h ,
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h, g
c, eh
h, g
s
s
k
h ,
c, ch
h, g
c, eh
h, g
8
8
c,
k, q
ho, -c-
g, gj
g, (d)i, (d)z
g, gj
g, (d)i, (d)z
7t, 't', X
k, s
qu, c
k, c, c
f-, -qu
hw
k, s
Il
f ,
c, eh
<p,&,X
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a,
g, z
v, -(g)u-
g, (d)i, (d)z
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g, (d)i, (d)z
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gj, sh, h
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g, y, l
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z, Z
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Labovelar .
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Latino
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Ant.
Irland,
Greco
dh dh (qh)
Palatali
Osco
s,
PARTE 8EOONDA
J\tIORFOLOGIA
A. - Preliminari.
153. - Come le altre lingue indeuropee antiche, il latino
di tipo prevalentemente sintetico; ossia, le sue parole hanno
in s non solo la determinazione del proprio valore semantico,
ma anche quella delle loro funzioni: di numero e caso nel nome,
di numero, persona e diatesi (attivit, passivit, medialit) nel
verbo. La determinazione delle funzioni ha luogo dunque nelle
lingue sintetiche a mezzo di desinenze, ove quelle analitiche
usano perifrasi varie: p. es. preposizioni o postposizioni in
luogo della declinazione nominale; i pronomi in luogo della
coniugazione verbale, come in inglese I, he, we, you, they looed
contro lat. amavi amavit ecc.; tempi composti come ital. avevo
amato per amaveram o sono amato per amor, ecc.
Premesso che in latino come nelle altre lingue ie. antiche
le parole possono dividersi in tre grandi categorie: dei n o m i
(sostantivi e aggettivi, pronomi, numerali), dei ve r b i e
degl' i n d e c l i n a b i l i (avverbi, preposizioni, congiunzioni,
interiezioni), l'analisi del grammatico riconosce nelle sue parole
tre elementi: la de s i n e n z a, indicativa come si visto della
funzione, nelle due prime categorie e, in quanto riconducibili
86
PARTE II. -
MORFOLOGIA
87
almeno fino a quando esse sono state rettamente intese nei loro
elementi da chi le adoperava. Non che il parlante comune faccia
costantemente l'analisi del materiale linguistico da lui adoperato: ma un 'attivit analitica dello spirito, pi o meno cosciente,
pi o meno spinta, vien presupposta dal continuo nostro formare
nuove parole secondo i modelli offertici da quelle gi note:
p. es. mangiavo da mangiare secondo amavo da amare (o viceversa), libraio da libro secondo lattaio da latte ecc., o anche
dicis secondo legis riportati a dico lego, o simili.
I t e m i sono formati dalle radici o da altri temi, nominali
o verbali, a mezzo di su f f i s s i: p. es. con -io- formato
gen-io- da gen-, con -iili- geniali- da genio-; con -men- germenda gen-, con -ii- germina- da germen-, con -ba- germinaba- e
con -to- germinato- da germina- ecc. Parliamo di derivazione,
e suffissi, primari quando la formazione ha luogo direttamente
dalla radice; secondari, quando essa ha luogo da altri temi.
Pu darsi il caso che la radice e il tema siano identici; cio che
un suffisso non intervenga nell'a formazione del tema; p. es. duc(dux) identico alla radice duc-, cos -dic- in iu-dic-is ecc.; anzi
anche la desinenza pu mancare e la parola essere uguale alla
radice o al tema, p. es. nell'imperativo es uguale alla radice
di es-t es-se ece.; nell'imperativo ama uguale al tema di ama-biim
ama-re ecc.: la forma qui si distingue ed ha una sua ben determinata fisionomia in quanto si oppone a quelle che con essa
costituiscono un sistema, p. es. es rispetto ad er-am es-se es-te ecc.,
ama ad amo ama-bam ama-te ama-vi e cos via: poich l'insieme
delle forme costituenti una lingua non altro che un sistema
d'opposizioni.
Il processo analogico, per modelli, della formazione di nuovi
temi e parole, vien mostrato dalle cosiddette r e t r o f o r m a z i o n i l parole quindi rappresentanti il processo inverso di
quello derivativo: da cena si fa cenare, da turba turbare ecc.;
ma da pugnare, che denominativo di pugnus e valeva quindi
in origine 'battersi a pugni', si fatto inversamente pugna,
secondo appunto il rapporto di cena turba ecc. con cenare
turbare. Oppure, secondo i femminili bona agna ecc. da bonus
88
B. - Nome.
I. Formazione dei temi nominali.
154. - T e m i
l'
a di cali .
PARTE II. -
MORFOLOGIA
89
prae-vides (gt. wadi 'caparra 'l, vas vasis, dies Dies-piter Ze:u
SCI'. Dydus cfr. la declinazione 356, biis bovis ~w ~o6 SCI'. gdus;
156. - o/a. Il suffisso -0- (ie. -0-, alternantesi con -e- 68:
domino- voc. domine come &v&p<7tO'; c1.v&p<7te:) forma derivazioni
90
PARTE II. -
MORFOLOGIA
91
f i '-" "
@
~
;;j
92
( *loisii) , aiuola', cupa XU7t1j"t'pwY1j, sura apers. cXvlX-1;uple:c; , calzoni lunghi', vespa aated. wafsa lit. vapsa 117, palma gr. 7tIXOCfJ:1J,
unda lit. vanduo 'acqua' gr. U6.lP, rota scr. rdthas 'carro'
lit. riita aated. rad 'ruota' (ntr.), Anche qui sono numerose
PARTE II. -
MORFOLOGIA
93
mrutvu) per *m'[to- (scr. m'[tas gr. ~po-r6; ece.) che si raccorda
a un piccolo gruppo di parole in -tuo- con fatuus mutuus, forse
da temi in -tu-, e perpetuus da perpes -t-is secondo i sinonimi
assiduus continuus.
165. - i. Le formazioni con -i- (in apofonia con *-ej-:
vatis pI. vates da -tej-es 330) P r i m a r i e sono tutte preistoriche, in buona parte gi ie. Cfr. anas scr. nue (*~(I-), anguis
gr. OqL; scr. ahis (iniziale diversa) lit. angs, clunis scr. ro,!"is,
ensis scr. asis (*~s-), hosti gt. gasts ablg. gosti ' ospite', ignis
scr. agnis, ovis o~ scr. avis, potis 7to(n scr. patis; neutro mare
gallico mori- airI. muir; aggettivi soer: gr. dtxpo e siicrem.
sacres: sacer sacri, iugis (iungo) ecc.
s e c o n dar i e
II. prolungamenti di altri temi. Gli aggettivi ie. in -usono stati di norma prolungati con -i-, cfr. breois ~pIXXU, Ieoie
scr.
laghus, mollis ser. mrdus,
pinguis 7tIXXU (*pnghu-),
suavis
o
o
a:M; scr. svadus ' dolce' ecc.; inoltre mensis fL~v, nares scr. nde(e lt. nas-turtium 154), navis VIXU scr. naus, nox (gen. pI.
nocti-um) vu;; metaplasmo di temi in -0- abbiamo in imber
(hppo ser. abhrtim. 'nuvola', humilis X&lXfLIXM, similis ofLlX6
(attraverso il composto dis-similis ~), agilis scr. ajiras, gli aggettivi in -bili-s accanto a -bulu-m 230; di tema in -i-, neptis
scr. naptt-s. Con -i- formato venter ventris da *,!!:endor ' acqua'
(cfr. nomi del' ventre' come aqualiculus): lit, vanduo 'acqua
102, ecc.
167. - Alcuni temi in -i- hanno un nominativo sng. in -e:
tali canes (accanto a canis) vulpes sedes aedes labes ecc. Abbiamo
qui nella maggior parte dei casi temi in -es- con nominativo in
94
PARTE II. -
MORFOLOGIA
95
96
-0-,
PARTE II. -
MORFOLOGIA
97
175. - b) -torio- (-sorio-), -a- in aggettivi e sostantivi, partito da temi in -tor- 226: agitatorius amatorius censiirius: ma
deversoriu1n fatto direttamente da doertere, eond#orium da
condere, unetorium da unguere ecc.; cos pure vietoria (i. e. pug'lta)
pu essere da vietor, ma barbatoria da barba, ecc.
Promontorium antico composto con ora 'spiaggia', forse
da un *mont-orium ' spiaggia montuosa': secondo esso dev'esser
fatto territriwm. da terra. (Vas) p6torium da potor forse in
origine rifacimento di 7tO't"~pLOV; messo in relazione con potus
o potare ha fornito il modello per ciborium (diverso da ciborium
nome di pianta che il gr. XL~6JpLOV).
L "176. - c) -tirio-, Non chiara l'origine di questo conglomerato, nel quale sono forse confluite formazioni da sostantivi
e aggettivi in -ari- (-ali-) ed altre da *-as-io- (cfr. osco s a k r a s i a s p u r a s i a i ecc.), inoltre adattamenti di un suffisso mediterraneo: argentarius oneriiriu aerarius oaiceolariu
earbonarius operriue; neutri armarium granarium mortsrium.
(da un *morto- ppp. di *mer- 'frantumare', scr. mur-'!/,(is 'frantumato '), cibaria ecc. Dal suffisso -uu- abbiamo la forma aplologica ( 150) -uirio-: voluntarius hereditarius. Come suffisso
composizionale -nrio- appare in strufertarius ' un sacrificatore "
da strues 'focacce sacrificali ' e fertum 'offerta sacrificale '.
177, - d) -monio-, -n-, Un suffisso -onia-, formante nomi di
divinit femminili, sorto gi in epoca ie.: cfr. Fluonia (Fluvionia, -na) Mellonia Pellonia Vallonia Smonia (accanto a
forme in -ima come Adeona Abena Orbtm Eeeeono: Bubtma
Epona Bellona 203) con scr. Indrii/r;//f, Varuv,nt ecc. ipostasifemminili degli di i ndra-s Varu'l}as ecc., Ara'l}yant 'la dea della
selva' (ara'l}yam) ecc. Similmente accanto ad Alemona dea
del nutrimento, propriamente per *Alemen-ona dall' "olemenche troviamo prolungato in alimentum ( 201), si trova Alimonia,
il quale ha assunto valore di astratto per il passaggio solito
di nomi di divinit, personificanti un fatto o una serie di oggetti,
ad astratto; una volta avvenuto il passaggio, si sviluppa il
7 ~ v.
PISANI,
98
99
*camiss ( 75) di tema in -t- *camit-: aated. hemidi ' camicia ';
indusium piuttosto forma dialettale da *indut-ium riportata
per etimologia popolare ad intUs (o viceversa *intus-ium da
intus 'vestimento intimo' > indusium secondo indu6~). Similmente equisius (onde equisi6 secondo muli6) dal nomin, eques.
100
PARTE II. -
MORFOLOGIA
101
tiou, coctivu8 (secondo cui crudivus) e da nomi in -tion-: compariitivus. Poco chiari saliva (: russo sli-na id. Y), gingiva (assimilato da *cingiva ~), Griidivus (da *gravi-deivos ~ ~).
T L 186. - no I-ii- serve, come gi in epoca ie., per formazioni
primarie e secondarie. P l'i m a l' i e in ple-rus (com-ple-tu
e SCI'. pur-'I!as), pliinus lit. pl6nas, agnus &fLvO;, ulna wv1) ,
venum <:)VOI; (*1fosn-) SCI'. oasndm, liina SCI'. i/,r'l!ii lit. vlna,
donum SCI'. danam; magnus (mag-is), pugnus (pungo), dignus
(dee-et, 13.86), signum (seco), tignum (tego), spina, (spi-ca),
penna (peto nel senso antico di 'volare '), hab-su: (habeo);
regnum ciinus possono anche esser formati con -0- da temi in
-no, cfr. SCI'. 1'&jan- raj1- 're',' germ. *hasan- 'lepre' (cio
'il bianco, grigio '). Un ampliamento -sno-l-ii- partito da temi
in -es- abbiamo in lUna cena pena (poena) da *louc- *cert- *pend 92, frenum (frendo) , viinus (vac-mls). S e c o Il dar i e:
ahenus da -es-, venenum: Venus *-es-is, egenus: eqes-tae, serenus
(sere-sco' siccor '), sacna (dal "saoes- che nel grado O ha dato
sax-um; o sec. scena 21 ~), forse secondo questi catena ece.; ma
alienus forse da *alies per alias 134, secondo esso terrenus
(lanienus dev'essere dall'etrusco laniena). Inoltre opportunus
(portus), lacuna, tribunus, fortuna (cfr. fortu-itus) da temi in -U-.
187. - Secondo hiberwu = ZE:q).(E)pw6:; (*gheim1'-ino-) ernus hr-wue (*ho-iol'o- 'quest'anno': gt. jer 'anno ') vesper-na
hester-nue (gt. qisira- , di ieri ') noctur-nu (vux:I'Wp) si sono formati hodie-rnus, diu-rnu, dut-urnus (diut-inus), somn-urnae
imiignes(e da questo taciturnus), aeoit-ernus oet- (aevitas
aet-) e di qui semp-iternu aequ-iternue. Ma supernus da superne secondo pro-nus ecc.; il rapporto suprii: supernus ha
servito da modello per infernus externue ecc. da inf1'ii extrii ecc.
102
L 189. - Il gr. ..a(J.7t't""~p passato attraverso l'etrusco e provvisto v del suffisso -na giunto a Roma come lanterna; agguagliato alle parole con -ernus di cui si detto, esso ha dato
lucerna, indi taberna (dissimil. per *trab- di trabs), nassiterna,
oisterna, caverna, lacerna. Di origine forse alloglotta sono i
nomi propri Aternum Cliternum Tifernum Salernum Avernus
(o questo secondo infernus da au- = scr. dva 'gi da' in aufero ecc. '), i comuni labumum viburnum. Gutturn-ium 'grondaia'
da guttur con influsso semantico di gutta.
L 190. - Accanto a -no- sta -ino- che pu essere in parte da
*-ino-, in parte da *-eno- o anche da *-ttO-: cfr. pag'ina (pango),
sarcina, angina (ango), i secondari fiscina (fscus), fascina (od
Mina '), fuscina (secondo i precedenti: cfr. fus-tis), scobina, luscinus (luscus), lividintts, e da nomi di piante funginus, faginus,
ornus (*osino- = slavo jaseni), fraxinus (-a-' scr. bhurjas
, betulla ' *bhr~g-). Di origine non ie. sembrano acinus pampinus
(cfr. &(J.7tE:..oc;); patina da 7ta"rlXV1), dominus con -0- da un
tema *domen-, biicina composto con -can- di cano 162.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
103
ha fatto s che gli etnici q'origine greca ma giunti a Roma attraverso mediazione osca, come *N eiipolitiis NEii7toh'YJe; -Tii<;, siano
stati analogamente declinati; onde il tipo N eiipolitiinus, da cui
-itiinus si poi distaccato dando origine al nostro -itano. Di
origine ignota tabiinus.
T L 192. - Di data ie. l'ampliamento -i-no- (da -io, -ei-),
cfr. farina gt. barizeins 'di orzo' (far), riipina lit. ropien,
suinus gt. swein 'porco', haedinus gt. gaiteins; forse vicinus
come lit. kaim-flnas 'paesano' (ma cfr. 188)~ Quindi aquilinus femininus anguinus genuinus omnino libertinus; sostantivi pulvinus (Iettone spilva ' erba palustre " spilvens ' cuscino '),
salinum; femm. disciplina piscina medicina officina < opificina lapicidinae pistrina (pistor) ecc.; urina: scr. vari' acqua ';
carina 'guscio di noce ': xocpuov (imprestito ~), pruina: scr.
pru~va' brina', crumina da gr. ypufLCX forse attraverso l'etrusco.
Da ineola nel pi antico aspetto *enquelii forse inquilinus, da
popa popina (volgare coquina: coquos), da rues Tuina, da concubium concubina; sagina antico, forse da confrontare coll'armeno y-agim ' sator ' da *en-sagh-. Per consobrinu cfr. 398.
Secondo miitut-inus (cfr. MiitUta) fatto vesper-tinus; paupertinus da *paupertiit-ino-; intestinum (opus 'incassato ')
da intex~um, ma reinterpretato secondo inter stato usato delle
interiora; . secondo esso (o secondo Praeneet-inu ') fatto
clandestinus (da un *clam-de). Agnina vit1llina (caro) corrispondono a lit. jaut-iena ' carne di bue (jautis) , ecc. Per Piiiina ecc.
cfr. 203.
193. - tino. Aggettivi temporali vengono formati da avverbi col suffisso -tino-, di data ie. (*-tt"no-, -tno-): cfr. scr. nutnas
e nutanas 'di ora' da n'ii 'ora', lit. dabartnas id. da dabar.
In latino, criistinus cfr. il sinonimo scr. vastanas, diutinus,
pristinus, serOtinus ecc.
104
(: cris-ta), finis (*figsni-: figiH), funis (*bhondh-snis rado *bhe'ndhin gt. bindan ' legare' lt. of-fendimentum ' legaccio dell'apex '),
ignis scr. agnis, mns (Y), pnis (*past-ni-, dimin. pastillum) ,
pnis (*pend-sni-), omnie iop-s Y), lnis (l-vis) ecc. Scarsi e
dubbi i casi di -nu-: sinus albanese gji, pi-nus (pi-tuita ' resina'
7th'\)~), manus (o man-u-: aated. mun-t 'mano' Y), cornu (xp-~,
xp-w; o corn-i; scr. ~~n-gam Y).
195. - en, ono Il suffisso ie, -en-/-on- doveva apparire
come -(n) od -o(n) nel nom. sing. (7tO~fL~V cXXfLwv, scr. raja 're "
lt. pecten homo), -en- od -on- nei casi forti (7tO~fLv~ cXxfLov~,
rajanam da -on-), -~- o -n- nei deboli (cXpv-~, raja-bhis rajii-a
strum. plur. e sing., oarn-iei. Ancora in latino questa originaria apofonia si rispecchia nei vari aspetti assunti dal suffisso,
che pu fungere come primario o come secondario:
196. - P r i m a r i o: -en-, msc. pect-en cfr: X't'-d, ordo,
turbo e, con passaggio ai temi in -io, iuvenis (gen. pl. iuvenum)
scr. yuvan-, canis (canum): xuwv; femm. cardo (Y), grando ablg.
gradu, margo gt. marka 'confine'; ntr. pollen (pul-vis gr. 7t~~-7tIX-'Yj),
gluten (gl-ba, con ampliamento -ut- della radice), inguen c1.~V,
sanguen (da *sang u nomino di un tema eteroclitico oser-lson-,
cfr. 202; anche msc. sanguis). In unguentum polenta abbiamo
ampliamenti a mezzo di -to-, normali per temi in -meno; in
argentum = scr. rajatam (-~to-) l'ampliamento di data ie.
Con -en- od -on, grado allungato diffuso dal nominativo: lin
-enie armo leard ' fegato' (antico tema in rjn, cfr. 202); bibo
-onis, incubO, ~igo (LcryO\ da *~'Y-Gxo-), epu16, erro, latro:
~'t"pe:u, piso ecc.; di origine alloglotta caupo (cfr. XIX7t'YjO),
mirmillo, spado < G7tIXWV. Praec ha forse -con- tema radicale
di cano, cfr. ciconio, 169.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
105
T 200. - In modo analogo da astratti femminili in -tia( 241; pei suoni 86) sorto -tMo -inis di fi1'mitUdo beatitud6 ecc.;
di qui ed anche da formazioni in -edo -inis, antiche perch
trovano il loro corrispondente in greco (cX.Y"Y)owv ece.), cupped6
(cuppes), frugedo, gravedo, formido (: !LOP!LW; da un aggetto
formidus in formidare), cupido, cfr. cupitum, secondo cui lubido,
oscedo (oscitare); pei nomi d'animali testudo (testU), hirudo
, sanguisuga', 7iirundo e alcedo (rifacimento di cX.XUWV), cfr. la
finale di xe~(~v. Poco chiaro harundo.
T 201. - meno Accanto ai temi in -en- ne stanno fin dal
tempo ie. altri con -men- (-s-men) cfr. seme ablg. sem~ gen,
emen-e, nomen OVO!LOC scr. nama gen. namn-as ablg, ime,
, stamen gr.
u't"f}!Lwv, crimen (*cri-s-: cerno 18), examen (*ag-s-m-), LUmen
106
PARTE II. -
MORFOLOGIA
107
108
T L 206. - In latino, oscoumbro e nelle lingue celtiche al suffisso -imo- vien preposto un -s- originario forse dall's del
comparativo (plurimo- da, plus + -imo-, maximus da *mag[i]simo-), in proximus: prope (dissimilazione di *prop-s-), mediox-imus (medioc-ris), 6xime (ocior), pessimus (: peiior da *ped-i:os-):
cfr. osco n e s s i m a s 'proximae' ant, irland, nessam 'proximus' di *nedh- 'legare', gallico O;Lcr&{-L'YJ n. di citt, propriam, ' la pi alta '. Da comparativi in -is (tipo magis, grado O
di -ioe-, cfr. 53.255) pi -simo- si fatto il normale suffisso
-issimo- di carissimus ecc.: ma nigerrimus iicerrimue facillimus
sono da *nigro- *acri- *facli-simo 39; ueterrimus formazione
recente (posteriore al rotacismo di -s-) dai casi obliqui (veter-is ecc.) di vetus. Da *vicent- *trigent- o loro precursori,
infine, si ha vice(n)simus trigesimus ecc., 85.
T L 207. - mino, mno. Del suffisso ie. -meno-l-n- alternantesi con -mno-l-a-, usato precipuamente per la formazione di
participi medi (gr. u6[le:vo, scr. pacamanas '7te:crcr6{-Le:vo' ecc.),
esistono in latino alcuni avanzi: anzitutto nella II plur. indicativo del passivo e deponente, ove legimini (cio estis) uguale
a e:y6{-Le:VOL, sequimini ad 7t6{-Le:VOL ecc.; indi in [emina 'colei
che allatta' (: fe-lare), tormina 'colica' (: torque; ovvero antico nom. pl. ntr. di tormen in tormentum '), lam(i)na (da *la[u]o *ly:a-, cfr. scr. lu-na-ti 'taglia '); alumnus (alO), calumnia
(calvor 'inganno, contesto '), aerumna (aeruscare ' mendicare ');
Vertumnus (deformazione dell'etrusco Voltumna'), Pilumnus
(: pilum '), Picumnue (: pica') sono oscuri; columna pu essere
primario (colo nell'antico significato di 'girare ') o secondario
(columen + -a-).
T 208. - ro, Il suffisso ie. -ro-l-a- rimane in latino formando
sostantivi e aggettivi, sia primari che secondari. PRIMARI.
So s t a n t i v i: taurus "t'OI:UPO, vir scr. viras lit. vyras e con Jt
ant. irland. [er, labrum (: labia), scalprum, ager cXyp6, murus
tmoi-ros: moe-nia), lorum (*y:lo-: e:u'YJpOI: OI:u'YJpOI: 'redini '), st1tp"um
(stupor), fulcrum (fulcio), fibra (*guhis-ra: lilum 217); a g g e t-
PARTE II. -
MORFOLOGIA
109
110
PARTE II. -
MORFOLOGIA
111
T 215. -
TU abbiamo in tonitrus, propriamente contaminazione di *tonitus scr. tanyatus con un *tonitro- persiano tundo
inglese thunder ecc.
T 217. - lo I-a- in pilus, stilus (: sti-mulus?), caelum (: caesius?), exemplum (eximo),' grallae 'trampoli' (grad-ior) , sella
(sed-eo), paulus (pau-cus), siiu (,qi-mus), amplUJJ (am- 'abbrac
care ' in ansa); con -slo-, palus (*pagsl- di pango, cfr. paxillus),
qu/ilu (dirnin. quasillus da -ss-: ablg. kos1, , cesto' da *quasio-),
ala (axilla) aated. ahsola; prelum (premo), filum ( *g"his- lit. gysla
, vena' e cfr. 208), mii1a (maxilla), aul(l)a (auxilla), scnlae
(seando), tel~tm (tendo); rnulus, come gr. !Lu:x.M:;, da un *mukslo-,
parola di origine anaria. Spesso fra radice e suffisso appare un -uche in parte pu essere vocale di anaptssi, in parte sviluppo
dell'<e-, -a- di -do-, -olo-: diseipulus (diseipio), figulus (fingo),
famulus (frigio ~e:fle:kv 'schiavo' SLS 142 ss.), catulus (e secondo
questo vetulus di vetus), aemulus (: imitor), arculus 'che tiene
lungi' (areea), patulus (p ateo; cfr. 7t't"otov), bibulus; copula (coapula: ap-iscor), pergula, radula 'pialla', aeseei, u )la; amiculum
(am-icio), vinculum, di-lUculum; secondari, angulus (ancus), caeruius (caelum); ergastulurn rifatto secondo questi esempi per
pyoto"'t"~pLOV. Su -(u)lo- nei diminutivi cfr. 258.
Con -ilo-: aquilus aquila ('), sterilu e -lis (o"'t"p~rpo:;), mutilus
(muticus), nubilus; per sibilu cfr. 88; pumilus, pi antico
112
113
v. PISANI.
114
PARTE H. -
MORFOLOGIA
115
(*~ensi-:
scr. va,c?ti-s 'vescica urinaria '), mendicus (mendum), pudicus, 1tmbiliclts (: flcpocM), formica (scr. oaimika ' formicaio '),
lectica, lorica, landica (: hv&ocvC100),rubrica, urtic (urit-: uro'),
opri-cue (: apri-lis'), anticus, posticus (questi due anche -quos),
amicus (am- 'attorno', quindi' che sta attorno '); - con -ii,
oerr-ca (lit. virs-s ' cima '), oarrca (da carrus, forse sostituzione di un *cutruca da currus -us) e poi cad-iicus albucus
lactca ecc. Non escluso che sulle fortune di queste forma-
T L 225. - t. Un suffisso -t-, designante spesso l'agente, abbiamo in anti-stes -sti-t-is euperstee (sto), hebes (hebeo), trame
(*trans-m-t- : meo), teres (tero), teges, gurges (gurg-ulio, [g]vor-are),
stipes, tudee (tundo), ind-iges (ago), sacerdos (*sacro-dhO-t- 96),
forse custos ( 118), loeu-pe-t- man-sue-t- (nomin, -es), merqee
(cXflpyC), seges (*seghO gr. ~XC), ari-es cfr. ~r)L-cpo; composti con
-i-t- di ei- 'andare', comes comitis pedes ( 338) secondo cui
anzitutto equee miles (propriam. ' soldato', con *milo- da *mido 108: fl~(j&6 scr, mi!lhdm 'mercede '), arquites 'sagittarii',
satelles (* ksatrolo-: scr. k~atriyas 'guerriero' '), indi ales caeles
rtime palmes, -i-t anche in paries da *peri-it- 'che va attorno',
'che circonda' 43; con -m- fomes (cfr. fomentum); di origine
ignota o incerta limes (: limus ') poples (: pulpa' cfr. it. poi-
116
PARTE II. -
lIfORFOLOGIA
117
118
r.
a) P a r t i c i P i
P a s s a t i P a s s i v i, che nelle formazioni primarie antiche sono dalla radice in grado 0, ma spesso
hanno subito influssi, specie dal tema del presente, che attraversano questa norma: in-elutus xu't"6 rutds 'auditus, inclitus', diitus, ad-itus, liius, situs (e po-situs), dictus, ductus,
iietus ( 25), striitus 0"'t"pw-'t"6, niitus eogniitus scr. jiitds e gen-i-tus
(secondo genitor), vomitus scr. viintds (*~,!,,9-), satus ratus con 9:
se- re- 70, similmente eo-gnitus (ma no-tus) statu8 (stiirG); da
causativi in -eo, monitus da *mone- o *moni- ecc., secondo questi
alitus (ma antico altus, specializzatosi come aggettivo), taeitus,
ma, in doctus tostus da *torsitos (torreo da *torseio) la vo'<ie caduta per sincope come quella di eectus da *seeiitos
(seeui da *seea-uai), iiitus da *io'J&.ii-, lautus lOtus 22 da *lo'J&.ii-,
eautus da *ea~e-; fotus motus votus sono da *fo'Y;e- ecc. 33;
oblitus da -ivi- 34; da basi verbali in vocale lunga ( 434 sgg.),
auditus amiitus ecc. Per l'ii di iiinetus piinctu (con n dal pres.:
scr. yuktds, pf. pupug-i) cfr. 24; per pietus {ictus strictu cfr. 25
Nota; [ultu ultus sartus tortus sono da -lct- -rci- 89; per em-p-tus
sumptus cfr. 87.
Le radici in dentale formano -sso- da -tto- 85 (e cfr. 118):
morsus, sptmsus, piinsus e passus, pneu, versus, claueu ecc.,
iussu 104; secondo il rapporto elausi: elausus abbiamo fixus:
fixi ecc., mulsus: mulsi, mersus: mersi, pressus: pressi; secondo
pereulsus (-kld-to-) di pereello (-el-do) sono fatti pulsus a pello,
[alsu a fallo, indi eursus a eurro e vorsus a vorro, verro; secondo
pensus si avuto mensus (metior) per l'affinit semantiea, su
PARTE II. -
MORFOLOGIA
119
ambedue stato fatto eensus; il sostantivo eiisus -us ha provocato lapsus -us e questo il ppp. lapsus; per nixus, nisus cfr. 495.
Si notino inoltre: looiitu eeotu secondo argutus solUtus volUtus di arguo solvo volvo (questo con antico u, cfr. scr. varu-tdr, protettore', propriam. 'che avvolge', vdrutham 'difesa'
cfr. anche 452); gavisus di *gavideo (> gaudeo) secondo visus
( 25) di video; mixtus dal preso *mik-skeio (> m'iseeo) secondo
piistus: *piis-seo e per evitare l'omofonia con micius (ma gr.
(J.LXTO). Per mortuus cfr. 164.
Valore di aggettivo hanno assunto aUus, aptus, attentus,
eautus ecc.
232. - b) So s t a n t i v i: eubitus ~o dal gr. XU~LTOV?),
digitus (*deig- 'indicare' accanto a *deik- di dico ecc., come
in gt. taik-n-s 'segno '), hortus XOpTO (e bar-a 'stalla' scr.
hdr-ati 'prende '), lectus (x-TPOV X-o gt.. ligan 'giacere '),
paliitum (?), multa (mulco?), nupta, porta (7te:p-cXC, 7tOp-o), antae
scr. ittiis 'cornice della porta' (~iJ-).
120
PARTE II. -
MORFOLOGIA
121
come cenatio di cenare ma riportato a cena troviamo -( a)tioncome suffisso secondario in arena-tio agricolatio ecc.
T L 237. - Un -ti- troviamo anche in smenti Cato (trasformazione di sernenta), inoltre in aggettivi indicanti la provenienza:
Arpinas, Samnts, Quirts, nostrs, cuitis ( 383).
T 238. - tu. Astratti maschili vengono formati a mezzo del
suffisso -tu- risalente ad epoca ie. i anch'esso si aggiunge alla
radice o al tema verbale quale appare nella formazione del
ppp., e assume negli stessi verbi che questo s per t. Esempi sono
cultus -iie, datus, ductus, iussus, aestus (= infin. scr, ddhum
, bruciare '), lUctus, plausus, USUS, victus, crepiius, spiritus,
habitus, arbitriitu, commetiius, magistratus, soriitus, arceseitus,
Dai rapporti arbitratus: arbiter, magistratus (magistrare PF.):
maqister, iudicatus: iUdex si prodotto un denominale -iitus
in consuliitus pontificiitus, indi principatus, condiscipuliitus,
coelibiitusi accanto a cui stanno collettivi come sentu (sens)
comitiitus equitatus (: equitare!) peditatus.
239. - Un impiego speciale hanno assunto gli astratti in
122
temi in r, s, uber-tas sec. cui vidu-ertiis (Cato), eqes-ta tempesuu maiesta (maius); con sincope, facultas (*facli-), simultas
(simili-), lioertn (libero-) cfr. 37.39. Aplologia in aest[it]as
(aestus), volunt[it]as (volent-j-ont-) ecc.
241. - tUf. Analogamente dagli astratti in -tu- si formato un -tut(i)- il quale compare, oltre che in latino, nelle
lingue germaniche e celtiche (airl. oen-tu 'unit', gt. mikildup-s 'grandezza '): iuventus senectii servitus vir[i]tiis. Su
-tudin- cfr. 86.200.
L 242. - nt forma sin da epoca ie, participi attivi dal tema
del presente: amans -antis, stans, dans, haben, legens (yov-r-),
capien, audiens. Mentre il scr. conserva nella declinazione la
variazione apofonica fra tema forte e tema debole (bhdrant-j
bhdrat- = ferent-), il greco ha generalizzato -ovr- nella coniugazione tematica, -V'I"- nell'atematica (cppov,: ibx\lu\I't'-), il
latino ha -eni- (amant- da -aient-; ma dant- potrebbe essere
da *da-nt-), che pu continuare -ent- o piuttosto l'antica forma
debole -'{ft- (= scr. -at-). Resti della forma forte con -0- abbiamo in euntem, in volunt-[it]as accanto a volentem, e in flexuntes ' equites ' seppure questa parola di formazione latina,
inoltre in sons 'reo', propriam. 'colui che (il colpevole) ,
contro ab-ssn prae-sens (ens stato formato da Cesare secondo
potns: potest e certo con influsso del gr. 5\1'1"-; su potn cfr. 519).
Dal tema di perfetto usato con valore di presente Plauto
(ap. Serv.) ha formato meminns.
Come sostantivi sono usati adulscns cluns parents e
rudns (~); come aggettivi frequns (: farc-io~), prudns (da
pro-v[i]dns) , repn (: rapio con e secondo recns) , potns,
recn (o questo da una radice ken- 'incominciare' in ablg.
po-inlf 'comincio' ecc. ~), uvns (uveo). Formazioni denominali,
generalmente tarde, sono p. es. stellans Lucrezio, gracilens Nevio; da temi verbali in a non testimoniati son tratti elegans
(: lego), petulans (: peto, cfr. petul-cus). In epoca imperiale secondo beneficentissimus ecc. si fatto il superlativo pientissimus
da cui stato poi tratto un positivo piens.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
123
Forme non participiali con -nt- sono jons jontis (scr. dhan, scorrere '), jrons jrontis (messapico brunda 'caput cervi' '),
mons (: e-mineo), dens a6v'r- scr. ddnt-jdat- (secondo l'analisi
corrente, participio preso di ed- 'mangiare' con grado O della
radice come s-oni- gr. i5v'r- di es- 'essere ').
243. - Il suffisso ie. -,!!:ent- indicante l'esser provvisto di qc.
(scr. -vant- p. es. in hira'f}-ya-vant- 'ricco d'oro' gr. o-rcv-evr-},
che abbiamo trovato in cru-enius 234, nascosto forse in
quadriins (secondo cui sextiins octiins) da *quadrii-vent- (cfr. quadrii-gintii) come gr. 'rE'rpXc; -Xv'roc; 'moneta valente 4 oboli 'j
per triens cfr. 134.
124
PARTE H. -
MORFOLOGIA
125
lit. gleb-ti 'prendere fra le braccia '), herba ('Pp~( 'Pop~~; hrustico, 105), tuba (formazione da una onomatopea tu, tu-tu
come SCI'. dundu-bhis ' tamburo' da dundu-s id., anch'esso onomatopeco). Nudus potrebbe avere d per t assimilato alla sonora
della sillaba precedente, se da *nog"otos = gt. naqaps = airl,
nocht. 01'udus = SCI'. 1c'rurds, con dssmilaz. dei due 1'.
248. - L'elemento -do- entra in due complessi suffssali,
-bundo- e -cundo-, Il primo troviamo p. es. in nerberiibwndue
1'idibundus pudibundus juribundus da verbi, da nomi in arnorabundus eec.: possibile che 'l'origine vada scorta in moribundus,
questo contaminazione di morbidus e moriundus, a meno che in
-bundo- non debba vedersi un secondo tema di composto contenente gli stessi elementi che il presente slavo bad-a
'sar'
c
c
da *bhii-nd(h)- di *bheua- lt. fui. Quanto a -cundo-, esso potrebbe
esser sorto in i-eusuiu fe-cundus fatti dietro l'esempio di secundus ' favorevole 'i di qui poi il suffisso sarebbe passato a formazioni di sfera semantica diversa, come fiicundus, iracundus,
verecundus, rubicusuiu ecc., sempre da temi verbali.
T L 249, - endo, undo. I nominati secundus moriundus contengono invece il suffisso -undo- che in alternanza con -endoforma i cosiddetti gerundivi o participia necessitatis: legendus
legundus, audiendus audiundus ecc., formati dal tema del presente come il participio presente (che accanto ad -ent- da -enio -r!t- aveva una volta -oni- onde -unt- in euntem, 242). L'origine di questo suffisso poco chiara: forse esso sorto dal gerundio
legendi o legundi, audiendi o audiundi interpretato come genitivo e che ha dato quindi di s non solo gli altri casi del gerundio
(audiendo -um), ma anche il gerundivo. Quanto al gerundio
stesso, esso corrisponde esattamente all'infinito sanscrito (vedico) in -adhyai: pibadhyai = bibendi -dhiei: dal tema del
presente), bhdradhyai = ferendi, vdhadhyai = vehendi ecc. Il
gerundio e il gerundivo oscoumbri in -11,(11,)- da -nd- (non -ndh-):
u. pihaner ' piand " o. li p s a n n a m 'operandam, faciendam '
sarebbero pertanto imprestiti morfologici dal latino.
126
T 251. - s. Molto diffuso nelle lingue ie. un suffisso -es-/-os(grado O, poco usato, -s-) formante sostantivi neutri che appaiono
anche come secondi membri di composti aggettivali, nel quale
caso il nom. sg. ha pel maschile e femminile l'allungamento della
vocale nel suffisso: pi raramente il semplice appare come msc. o
femm., generalmente con apofonia o e allungamento di questo
nel nom. sg.: cfr. scr. jdnas gen. jdnas-as yvo yve:o genus
generis e:ye:v~ ed Ataw -6[a]o ecc. In latino la formazione di
neutri si limita al periodo preistorico, e il suffisso diventa improduttivo; invece i maschili, in cui il grado allungato del nominativo passato a tutto il paradigma (quindi hon *honos-is >
honoris 113, poi honor con r anche nel nomino per analogia dei
casi obliqui), prendono sempre pi piede. Il grado apofonico
della radice , almeno in origine, il normale: nei maschili esso si
regola sul presente del rispettivo verbo, ove questo esista. Quindi
abbiamo foedus (fido), opue (ops) scr. tipas (a da o), hoius (antico
helos 14; cfr. helvus), latus ir. leth (tema in -es-), onus (onu.~tus)
scr. dnas- , carro da carico " pondus (pendo) ece.; con o dal nom.
sg. nei casi obliqui corpus -oris (scr. krp- 'forma '), dedecus
(decet; cfr. il msc. decor -oris), frigus pr.yo (sr-), pectus scr. pdksas-
PARTE II. -
MORFOLOGIA
127
nominativo.
Maschili sono decor -ris (accanto a decus), error, amor, labor
(-os), terror, fragor (frango); femminile arbor (-os), pensato come
femmina, cfr. il genere dei nomi di piante. Il costituirsi di sistemi
come algor: alge(sce)re: algidus, cando,'.' oamdre: candidus ecc.
ha fatto s che putror pigror caldor si regolassero secondo i
rispettivi aggettivi; quindi le formazioni in -or- direttamente
dagli aggettivi, lUror (lurid~ls), amiiror, nigror, aegror ecc.
252. - Con -nos-: fac-i-nus, fenus (: [e-tue, cfr. "t"oxo: "t"Ex"t"<,
ital. ' frutti '), pignus (: pingo: segno fatto per ricordare l'impegno ~), volnus (* '!.!;elanos-: airl. fui l da *'!.!;oli- 'sangue', O~
da *fo-vii 'ferita, cicatrice '), funus (*dhou- in gt. dau-p-s
, morte '), mu-nus (mu-tare. moi-).
T L 253. - Venus -eris (derivato venenum da -es-n- , filtro amoroso ') l'antico ntr. = SCI'. vanas- 'desiderio', evidentemente
femminilizzato a designare la dea straniera, Afrodite, entrata nel
Pantheon romano dove si aveva un genio non antropomorfo per
questo sentimento: cfr. la mascolinizzazione di Cupido ragguagliato a "Ep<. Vetus, in origine' anno' cfr. gr. (f)~TO, usato
apposizionalmente ha finito col diventare aggettivo. Un antico
femminile in -oe (onde -os- nei casi obliqui) stato ampliato
di -a, Aurora cfr. 163; altri derivati sono arbustus, suboer-
128
PARTE II. -
MORFOLOGIA
129
Tra i vari suffissi diminutivi in uso ad epoca ie., sono continuati in latino -lo- (scr. vrsa-ki-
'ometto' di vr'san-,
gr. eXpo.
o
x.uo 'orsacchiotto ') e -ko- (scr. doa-ka-s 'cavalluccio',
gr. ~(;)fLa.~ 'altarino '); il secondo per, salvo in alcuni verbi
9 -
v. PISANI.
130
131
260. - Abbiamo incontrato gi maxilla ecc. da temi antichi in -lo- (-la ); similmente troviamo fabella (falJula), maiella
(matula), popellus (populus), tabella (tabula), ancilla (anculus),
bacUlum (baculum), pocillum (poculum), cingillum (cingulum);
qui si tratta del risultato dell'aggiunta di -lo- diminutivo al
tema in -lo- (*fablo-la, *poplo-lo- ecc.) secondo 39. Analogamente, l'aggiunta di -lo- diminutivo a temi gi diminutivi
ha dato -ello- -illo- in agnellus (agnulus), vitellus (vitulus),
anellus (anulus), catellu (catulus), cistella (cistula), sitella (situla) , oulcella, digitellum, locells (locul1Ul) , nooellus, haedillus,
armilla, mamilla, tantill1tS, tonsilla 'ormeggio' (cfr. tonsa
, remo ') ecc. ecc., e blandiccllus (blandi-culus), mollicellus (mol
liculus), penicellus ecc. ecc.; onde suffissi diminutivi -ello-oello- usabli direttamente senza l'intermediario di un primo
diminutivo in -ulo-, -culo-, quali i nostri -ello- -eello, Mentre
qui il fatto che si tratti di diminutivi da diminutivi oscurato
dallo svolgimento fonetico, esso appar chiaro in ancillula, bellulus, p1tellula, ecc.
261. - Derivazioni da diminutivi sono aculeus, equuleus,
manuleus, nucleu (nucula, nux), matelliJ (matula), rubelli6
'un pesce' (ruber), ecc.
264. - D i s t i n z i o n e d e l g e n e re.
132
PARTE II. -
MORFOLOGIA
133
]34
PARTE II. -
MORFOLOGIA
135
dono ad assumere il genere femminile, cos nocti-luc-a; sanguisug-a, bii-cin-a ecc. (per agricola ecriba ecc. restano maschili).
270. - Va qui accennato al fenomeno inverso, della formazione di maschili da femminili colla sostituzione di -0- ad
-a-: viduus da vidua (scr. vidhdva gt. widuwo airl, fedb ecc.),
sponsus da sponsa, concubinus da concubina; dall'epicoenon
columba si ha similmente columbus. Si notino anche le derivazioni maschili da femminili come capreolus da caprea, galliniioeus da gallina.
Un caso simile avvenuto coi plurali ellittici ll, in cui il
plurale di un tema indica tanto l'essere maschile quanto il
femminile di una coppia designati con temi diversi: patres =
pater et mater; avi = avus et avia. Da un tal plurale, genitores
= genitor et mater, sorto genitrix (antico: cfr. anche gr. yev't"wp 'Yevhe~plX).
271. - F o r m e c o n r a d d o P P i a m e n t o .
136
274. - Retroformazione
e i p ost a si ,
PARTE II. -
MORFOLOGIA
137
Nel corso del tempo parecchi dei suffissi fin qui trattati han
cessato di essere produttivi, alcuni hanno acquistato speciale
diffusione, qualche altro se ne aggiunto. Diamo qui un rapido
sguardo ai suffissi produttivi in latino volgare, trascurando quelli
oramai non pi vitali seppure rimasti in parole di antica formazione e tuttora usate. Si noti che u finale di tema si confuso
con o ( 139).
277. - -o-I-a- rimasto specialmente per ricavare dai verbi
dei postoerbaiia (retroformazioni, 274), secondo p. es. cantu8
138
anzitutto nuovi aggettivi come MITIUS it. mezzo 'troppo maturo' (mitis), ILICEus it. leccio, FAGEUS it. faggio, CORTICEA
it. corteccia, LINTEA it. lenza ecc.; -ia forma astratti da aggettivi come ANGUSTIA it. angoscia, MINACIA it. minaccia, VERECUNDIA it. vergogna, FORTIA t, forza (COMPANIA it. compagna
p. es. Inf, XXVI 101 da COMPANIO) e nomi di regioni e citt,
come gi Britannia Bononia (it. Bretagna Bologna) cos it. Lamagna (ALEMANNIA) Borgogna da Alemanni, Burgundi.
T 279. - Alcuni nuovi conglomerati con -eo- sono -ceo(pannuceus), -oceo- (gi mancante in lat.), -sneo-, -onia- onde
le forme italiane con -uceio (cavalluccio), -occio (belloccio),
-ogno (verdogno-lo) , lat. vlg. in -onia (EBRIONIA it. sbornia, ecc.);
di vecchi conglomerati restano in vita -nneo- (INTERANEA
it. entragna, CAMPANEA, MONTANEA), -iiceo- (GALLINACEUS it. gallinaccio, FOCACEA, PLUMACIUM, SETACEUM e in tal. i peggiorativi con -accio); con -io-/-ia- i conglomerati antichi in -itia(astratti aggettivali: DULCITIA it. dolcezza ecc.); in -torio-/-soriopoco vitali come aggettivi salvoeh in rumeno) ma al ntr. e
al femm. produttivi di sostantivi diversi (cfr. ital, annaffiatoio
asciugatoio frantoio rasoio e strettoia tettoia); in -nrio- formante
sostantivi msc. (It, gi argentarius, cfr. ital. ferraio calzolaio ecc.),
neutri specie in tardo latino (aerarium, armarium it. armadio,
it. acquaio) e femminili (lt. arenaria 'cava d'arena', it. ealcaia caldaia ecc.); in -ieio- ed -toio- (it. campereccio ecc.; a
questi si aggiunto LATRONICIUM > ladroneccio per latrocinium;
e PELLICEA i. e. vestimenta > pelliccia, it. fatticcio, arsiccio ecc.),
PARTE II. -
MORFOLOGIA
139
T 282. - -ino- ( 192) continua a produrre aggettivi (it. canino, fiorentino) che vengono anche sostantivati (MOLINUM ecc.,
MANsuETINus frane. ant. mastin onde it. mastino), inoltre si
specializza per la formazione di diminutivi (it, -ino), di nomina
agenUs (it. imbianchino) e .di nomi di strumento (it. frullino,
tostino); ai femminili in -ina- gi in uso in latino (coquina, farina)
altri se ne aggiungono come it. calcina fascina.
T 283. - -on- nella forma dei casi obliqui (dal nominativo
abbiamo vecchie parole come it. uomo, ladro) continua a servire come individualizzante (it. nasone, teetones, spesso con
valore dispregiativo (it. chiacchierone, impiccione); cfr. inoltre
it. stallone e, con -ion-, PIPIONEM it. piccione, PINNIONEM it. pignone. Si noti COMPANIO (it. compagno, frane. compagnon dai
casi obliqui) 'calco di un germ. gahlaiban- (ga- 'cum' hlaiba'pane ').
284. - -aqun- -ug'tn- ( 199) sono ancora produttivi in
140
di superlativo -issimo-,
287. - Il suffisso -tuta- (-sura-) rimasto in piena efficienza come formante astratti verbali, quindi COCTURA ARSURA
cINCTURA PASTURA, ital. tessitura ecc.; il processo per cui si ha
nel latino antico figura ( 210) continu ad operare dando nascita
a formazioni quali le italiane altura pianura freddura.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
141
142
PARTE II. -
MORFOLOGIA
143
BURGENSIS, CURTENSIS
pi vasto in
PAGENSIS
144
PARTE II. -
MORFOLOGIA
145
PlSA~[.
146
PARTE II. -
MORFOLOGIA
147
che in casi come pater soror Gamena il latino continui gli antichi
vocativi in -er -or -ii (cfr. mhe:p 3w't"op vU(J.cpoc) a differenza dagli
uguali nominativi derivanti da -r -or -ii, e che il ricadere in
un'unica forma di parole simili abbia almeno accelerato il
processo di sostituzione del nominativo al vocativo: ma si
tratta d'ipotesi incontrollabile. Si noti che in scr. presso i temi
in -a- (da -0-) anche il neutro differenzia vocativo (adesinenziale) e nominativo: yuga voc., yugam nom. Come mostra
quest'ultimo esempio (e resti isolati greci: 3e:(monj: 3cl"7to't"cx,
7tcxTIJp: 7t!X't"e:p) i vari dialetti ie. distinguevano il vocativo a
mezzo dell'accento (musicale) che colpiva sempre la prima
sillaba in questo caso.
Dativo e ablativo plurali sono identici, ci anche nelle altre
lingue ie. che posseggono i due casi.
Viceversa il latino ha differenziato ovunque genitivo e ablativo singolari, che nelle altre lingue ie. sono ovunque identici
salvo presso i temi in -0-, in quanto partendo dalla p 'declino
esso ha creato una forma speciale per I'abl. sing. presso tutti
i temi in vocale e analogamente ha adottato per l'ahI. sing.
dei temi in consonante l'antica forma del locativo.
L 304. - Le desinenze della declinazione nominale sono:
SINGOLARE. N o m i n a t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e: -s, ma nulla pei temi in -a-, liquida, -no, rB>, Ci ha luogo
anche nelle altre lingue ie., p. es. &v&pW7tO- scr. deva-s' dio "
7tOL- agni-s 'fuoco', utu- sunu-s 'figlio', cplji a!X7tLy~ (in scr. di
pi consonanti finali resta solo la prima, cosicch l'-s nei temi in
consonante sempre sparito; ma cfr. avestico VaX8 = vox,
scr, vak); ma X&pii kanyi ' puella " (Xv~P na ' vir', 7tOL[J.~V &x.(J.wv
ama, e:(J.e:~ sumanas; i rari temi in -l- hanno altrove -s,
p. es. &-, non cos il lt. di cui per sol e probabilmente sal
sono in origine neutri; con-sul composto ( 155) manca di -s
come tibi-cen ecc. col can- di cano, quest'ultimo forse secondo
flamen ecc. Come mostrano gli esempi greci e sanscriti,i temi
in -n- -r- -s- allungano nel nominativo la vocale precedente
questi suoni, e n r possono cadere: cfr. anche lit. a~muo gen,
148
akmens ' pietra ' dukt~ sesuo gen. dukters sesers ' .&uy&:t'1)p, soror "
menuo gen. menes-is 'luna '. Il latino ha abbreviato secondo
il 135 gli antichi -r -or (pater soror), e l'antico -en in finme
pecten (gr. x:n:t da *x:n:'II-), ma ha la caduta di -n in homo
natio ecc.; per l'allungamento presso i temi in rB: cfr. Ceres,
pubes puber-is, arb arbor-is, ed honos onde l'-o- passato
all'intero paradigma ( 251).
L 305. - A c c usa t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e:
-m dopo vocale (lupu-m puella-m ecc.), -em dopo consonante
(reg-em) accennano a un'antica alternanza -m/-"f' che ritroviamo di fatti in gr. &'II.&pW7tO-'II: (jl~-ot, scr. deva-m bharant-am
= [erent-em ecc.
L 306. - N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o n e u t r o: -m
presso i temi in -0- (iugu-m), altrimenti il puro tema (mare
cornii ecc.; per gli aggettivi a una terminazione come audax
cfr. 346): -questo avviene anche nelle altre lingue, p. es. gr.
~uy6-'II scr. yuga-m, ma yvo janat, (l.&u mddhu, O'llo(lot nma
(-mr: ).
PARTE II. -
MORFOLOGIA
149
vluka ' dal, del lupo ' eec.); evidentemente su questa formazione
si modellata quella delle altre declinazioni latine, consistente
in allungare, ove essa non sia gi lunga, la vocale tematea e
aggiungerle od: che nelle finali -6 -a -i -ii, (-e Y) possano forse esser
confluiti anche gli antichi strumentali, stato gi rilevato ( 302).
Invece l'-e dei temi in consonante dalla desinenza di loeativo -i che ritroviamo nel scr. rajan-i 'in rege " gr. cpe:~-( ecc.
(cosiddetto dativo, riunente in s anche le funzioni dellocativo),
grazie al fatto che l'ablativo latino ha assunto anche la funzione di locativo.
150
due genitivi formati colla desinenza -sio propria dei temi in -0quale si ritrova in scr. dvasya ' equi', in gr. t7t1tO-LO, in armeno
mardo-y 'hominis " in gt. dagi-s ' diei' (da *-e-sio), e che nel
lat. stesso contenuta nel genitivo sng. dei pronomi: cuius
da *quosjo-.,; ( 369): forse anche i genitivi messapic come
Platorri-hi sono da -sip. In cuiius abbiamo la prova che il
-sio della desinenza dava in un primo tempo -jjo ( 82), il cui o
si conserva come u per effetto del s aggiunto sull'esempio di
nomin-us ecc.; ma da una forma come *luposio *lupoiio, in
cui la sillaba tematica non era mai soggetta all'accento iniziale preistorico ( 36) in quanto i temi nominali in -0- sono
almeno bisillabici, doveva sorgere *lupm:ie, indi, con assimilazione del primo e all'ii seguente e con -i da -ie come in fili ( 327),
*lupii e finalmente lupi; cfr. ai 'd' bisillabo da *a!ie, *agie
Naev, Com. 125. Da *lupii o simili, l'-i sentito come desinenza specifica di genitivo passato ai temi in -0,- ed -- (1).
L 310. - In quanto esso resta, il lo c a t i v o ha la desinenza -i che aggiunta ai temi in -o, -o, ha dato -oi (gi ie.) onde
-ei, -i ed -ai (gi ie.) onde -ai, -ae. Presso i temi in consonante
essa perpetuata nell'ablativo ( 308) che ha quindi funzioni
di locativo, p. es. in riire, Cfr. OtXOL scr. ve 'in casa " &e:CiL
scr. snay-am (-am particella aggiunta) 'nell'esercito', <p:POV't"-L = scr. bhdrat-i.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
151
tie
152
PARTE II. -
MORFOLOGIA
153
154
a -bus, esso trova la sua esatta corrispondenza nell'esco l u i s a l' i - f s '*liralibus~' (il cui -fs si assimila in -ss, -s nell'o.
Anafriss 'Imbribus', u. avis 'avibus') emel gallico
Mot't'pe:~o NotfLotuaLxot~O, laddove in SCI'. ed iraneo vediamo
immesso un -y- (forse l'-i- dellostrumentalet -bhyas -byo secondo
-bhis -biH), mentre il -mu slavo, -ms lituano (da -mos) hanno
sostituito m a bh,
L 316. - G e n i t i v o: III e IV decl, -um, antico -om (pou2,569, Preneste; manu-om Pacuvio); nelle altre
declinazioni, -1'um avanti cui i temi in -0- allungano questa
vocale (lupo-rum). Per nella II decl. la pi antica desinenza
-om (cio-om), cfr. Romiinom II 1, verbum ecc. Pl., ancora
classico socium deum divom, e specialmente se vi un -r- nel
tema: liberum jabrum. Invece nella I de cl, -rum stabile fin
dai pi antichi monumenti (Aeneadum e simili, drachmum sono
grecismi; agricolum Troiugenum ecc. in poeti sono modellati
secondo simili composti di II decl, come magnanimum); nella
V si tratta solo di rerum dirum sorderum Pl., jacierum Cato,
altre forme s'incontrano solo tardi (cfr. Cic. Top. VII 30:
nolim enim, ne si latine quidem dici possit, specierum et speciebu dicere; il gen. pl. di spes non era usato, cfr. Quinti!.
I 6, 26 e Probo inst. art. p. 281 spes a genetivo casu numeri
pluralis abstinetur); su esse cfr. 354 sgg. evidente che -rum
ha la sua sede originaria nella I decl.; e difatti il gr. ha &e:wv
ma &e:&wv da *-ot-awv, l'esco N li v l a n TI. m ma e g m a - z u m
, rerum ': e nelle altre lingue ie., mentre -om desinenza tanto
dei temi in -io, -u- e consonante quanto di quelli in -0-, i temi
in -a- hanno spesso una inserzione fra la vocale tematica e la
desinenza, cfr. SCI'. kanyii-n-iim (1) aated. gebO-n-o 'donorum',
ovvero -iim per -om (got. gibo ' donorum ' da -iim contro wulje
, lupo rum ' da -oih): ci probabilmente per evitare che la fumilion-om P
(l) Onde niim anche nei temi in -a- da -0-: vr'kii-,!uim devct-nam, ma in
una antica formula ancora deviim = lt. divom "derum ',
PARTE II. -
155
MORFOLOGIA
I. Declinazione.
TL
Paradigma:
Sing. Nom. Voc. rosa
rosam
Ace.
Dat.
rosae
AbI.
rOSa
Gen.
rosae
Loc.
Romae
Plur. rosae
rosas
rosis
rosarum
156
SINGOLARE:
PARTE II. -
MORFOLOGIA
157
320. -
PLURALE.
158
da temi in -ia- sparsamente ianuaris, colonie (Monum. Anciranum, che ha per anche MANIBIIs), ooloneis (= -is) ecc. e
321. -
NOMI GRECI.
N ella I decl. latina sono stati accolti i nomi greci con tema
in -a-, in un tempo pi antico l'assorbimento stato completo
(cos per appellativi femminili come machina, olea, maschili
come poeta, nauta, per nomi propri femminili come Alc(u)mena,
per gentilizi come Persa). Pi tardi per ha luogo un maggior
rispetto della forma greca, per cui vengono conservati a volte
l'-n dell'accuso sg. (Andromedan) e le desinenze del gen. pl.
(Danaidum Aenadsun o addirittura Antinoiton ecc.), quando
naturalmente non si trascriva direttamente l'originale (quindi
anche nom. sg. in -n. Tegea). Compromessi sono sorti specialmente presso temi con -'1)- e presso nomi propri: p. es. femm.
poetice physice Doma, accuso physicen, gen. Domae grammatices
(che acquista presso i poeti, da Ovidio in poi, il sopravvento
sul tipo grammaticae); msc. poetes agonothetes Pers (accanto
a Persa, Olympionica, propheta), accuso anagnosten choraulen
Oronten (nella I decl. gli accusativi in cui conservato -- hanno
di regola -n, salvo gli etnici in -us. Spartiatem ecc.; con -a-,
Persam prophetam), ablat. Perse sophiste (ed -a).
I nomi propri msc. in -tis conservano l'-s in latino: Aeneas,
hanno l'accuso pi spesso con -an (Aenean), talora -am (Anaxagoram); il voc, dei nomi msc. in -ae -es esce in vocale lunga
(Aenea, Anchise); il dativo dei nomi sia maschili che femmiha -: Anchise, Phoeb, cos pure l'ablativo: Perse,
nili in
--
PARTE H. -
159
MORFOLOGIA
Gen.
Perss, Persa
Perse, Persa
Persn, Persasn
Perse, Persae
Perse, Persa
Persae
Aeneas
Aenea
Aenean (-am)
Aeneae
Aenea
Aeneae
Alcmene, -a
Alcmene, -a
Alcmenen, -am
Alcmene, -ae
Alcmene, -a
Alcmnae, -e
323. - Temi in
-0-
Paradgma:
Sing. Nom.
Acc.
lupus
lupum
PI.
lupi
lupos
Femminili (come
il msc.): nomi di
160
Nom.-acc.-voc. ntr.
Dat.
AbI.
Gen.
Loc.
Voc.
donum
lupo
lupo
lupi
belli
lupe
dona
lupis
piante ed alous,
colus, humus, vannus ecc., domus.
luporum
Leontinis
l1l,pi
324. -
SINGOLARE:
(l) In Notizie degli Scavi 1902, p. 212 (Pompei) scritto Iiucretius ma.
bisogna leggere Lucretis: Leretis mc Fronto dignus honre bene est (pentametro; Bi not per che l'e di Lucretius generalmente lungo).
PARTE II. -
MORFOLOGIA
161
N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o - v o c a, t i v o n e u t r o:
antico piicolom; poeolo (P 2,439.2285.4-43) donorn dono
(12 2,27.2659); conservazione di -0- dopo -u- in perpetuom. aequom ecc. La desinenza caduta (originariamente per elisione
a vanti vocale? o per sincope t) in nihil da ne hilom, non da
*no(i)nom da *ne oinom ' non uno' accanto a, noenu(m).
D a t i v o: Antico duenoi (P 2,4) populoi Romanoi Mar.
Victor. VIII.
A b l a t i v o: antico Gnaivod (12 2,7) meritOd adv, ecc.; in
cito modo formati come merito l'o dovuto ad abbreviamento
giambico ( 28) fissatosi in quanto questi avverbi non venivano
pi sentiti come ablativi.
T L 326. - G e n i t i vo: nelle iscrizioni pi antiche -i rispetto
ad -ei pel nom. pl.: SC de Bacch. Latini urbani, ma nom. pl.
oinvorsei uirei, cfr. anche Lucilio 364 segg.; solo pi tardi,
perduta la distinzione fra i tenue Il ed i (l pingue , si scritto
anche ei, p. es. Lex Agraria P 2,585 r. 1 populi Romiinei. In conseguenza, i temi in -io- hanno pi anticamente -i (da *-'ti):
Aiseliipi (12 2,440) ecc.; ma al principio dell'impero si trova -ii
nelle iscrizioni, e poco prima nella letteratura, per influsso
analogico degli altri temi e per raccomandazione di grammaIl - V. PISANI,
162
328. -
PLURALE:
PARTE II. -
MORFOLOGIA
163
nizzata per -oi); pi recenti foideratei (12 2,581), leiberei (12 2,614),
ploirume (12 2,9) ecc.; Adelphoe (titolo della commedia dJ Terenzio)
e simili sono trascrizioni del greco. I nomi in -io- hanno pertanto -ii di norma, solo eccezionalmente o~, che compare dapprima in una iscrizione del 117 a. C. (flovi 12 2,584; cfr. Gabi
Prop. IV 1, 34 eec.).
Un compromesso fra i plurali oschi in -os e quelli latini in
-ei, -i, nel quale influisce anche l'esempio dei plurali con -$
delle declinazioni III IV e V, rappresentato dai plurali in
-eis -s -is di iscrizioni che vanno dalla fine del III sec. a. C. al
I d. C.: Vertuleieis leibereis (12 2,1531), magistreis (12 2,364),
violaries, ministris ecc.; Vituries Veituris filis da temi in -io-:
Deus ha al plur. di (da deivei 34) e il recenziore dei rifatto
da deus; la scrittura dii esprime in realt il monosillabo di,
come mostra la prosodia dei passi poetici che contengono la
parola.
L' A c c usa t i v o e il N o m i n . - a c c u s.
non offrono materia di osservazione.
neu t ro
D a t i v o - A b l a t i v o: antichi a b o l o e s p r i v i c l [i]o es' singulis' presso Festo, con oe modernizzato da oi; con
-eis, castreis (12 2,614) ecc.; con -ee, Cavaturines. Nei temi in -iola contrazione di -iis in -is sembra posteriore a Plauto e Terenzio,
e in generale rara; comunque mieis in 12 2,15 (seconda met del
II see.) che esprime graficamente il monosillabo mis si trova gi
in Pl. Menaechmi 202; deus ha dis (di cui diis espressione puramente grafica), e deis di su deus dapprima in Catullo (IV 22).
G e n i t i v o: antichi Romarwm P 1 e Romano ( 129),
socium 12 2,581; dopo u (v) resta o, sovom 12 2,727 ecc. (divum
Carm. Sal. sar grafia modernizzata); similmente con-um
verbum ecc. Pl., amicum Ter.; in Virgilio (famulum) ecc. tale
formazione ha ormai scopo arcaizzante. Per resta -um in
formule come socium (Liv.), deum (pro deum (idem; divom
Verg.), nummum e simili termini per misure e pesi, in nomi
propri come Drusum Gracchum (Rhet. ad Herenn.) e di popoli,
Achivum Henetum ecc., spesso ove preceda r: liberum, duum-
164
T 329. - I
NOMI GRECI in -0- passano alla II decI. e ne assumono le forme; ma spesso vengono conservati i nominativi
sg. in -os (Aegyptos Amorgos Epiros ecc.) accanto alle forme
con -us, e specialmente l'accuso sg. in -on adoperato dai poeti
per evitare l'elisione avanti vocale (Rhodon Samon ecc.); raramente si trova il genitivo in -u da -ou (Eudieru Liv. XLIV
3, 3 ecc.); spesso il nomino pI. in -oe da -or (Adelphoe Ter.,
Clerumenoe PI., comphoroe Cic.), a volte il genit. pl. in -on:
tetrastichOn, specialmente in titoli di libri come Bucolicon
Georgicon epodon astronomicon Argonauticon; infine nell'accuso
pI. si trova talora -iis da -ou in qualche manoscritto. Di nomi
contratti troviamo solo Panthus voc. Panthu (II&v.&ooe; -ou) in
Virgilio; di Androgeos della declinazione attica il genitivo
suona, oltrech Androgei, Androgeo (-e:w) in Verg. Aen. VI 20;
e cos via. Infine i nomi di donna in -Iov prendono generalmente la desinenza latina di neutro -ium: Philematium, dativo.
-tio,
N orni greci in -e:ue; sono stati accolti nella II decI.: Premtheus gen. Promthei (ma vocativo -eu) j pi tardi (Virgilio ecc.)
essi vengono declinati alla greca specie nell'accuso in -ea.
Cfr. anche 348.349.
III. Declinazione.
T L 330. - La terza declinazione accoglie temi dei tre generi in
-io, -n,- oro, -mo, -lo, -io, -u-, dittongo, occlusiva, -$-. Come mostrano le altre lingue ie., la declinazione dei temi in -i- (alternantesi con -ei- ) si distingueva originariamente da quella pi propriamente consonantica, o ad essa assimilata, degli altri temi: ma
per un processo che appare anche fuori del latino (specialmente
nelle lingue baltiche e slave) i due tipi di declinazione sono
PARTE II. -
165
MORFOLOGI
-s (o O)
Ace.
agmn
viic-as
-'{fs (> lt. -es) -i-ns
(> lt. -ts)
NA. ntr. -~.,
-i~
bhdrant-i uci
(> lt. eia)
(> lt. -il)
Dat.-AbI. -bhos
-i-bhos
viig-bhyas agni-bhyas
(> lt. -ibus)
Gen.
-om
viic-am
gr. ~otcr(-wv
-i-om
(> lt. -um)
(> lt. -ium)
T L 331. - In latino sono stati adottati -es, -os (> -is, -us) dei
temi in consonante e rispettivamente -es dei temi in -i- come
uniche desinenze del gen. sg. e rispettivamente del nom. pI. che
restano cos chiaramente distinti, diversamente da quanto
accadeva in origine pei temi in consonante che avevano -ee
in ambedue i casi. Le difficolt fonetiche che potevano sorgere
nell'incontro di consonante finale del tema col b di -bue sono
state evitate adottando -ibus anche pei temi in consonante.
L'antica, anormale desinenza. di locativo dei temi in -io, e
166
rex
regem
caput
regi
rege
regis
reges
reges
capita
regibus
regum
hostis
hostem, puppim
mare
hoet;
hoste, puppi
hostis
hosue
hoeus, hosu
maria
hostibue
hostium
167
168
V o c a t i v o. L'antico tema adesinenziale ancora in I uppiter Tiipiter = Zeu 7t<hep, passato poi anche al nominativo,
344. Sulla possibilit che in pater miiter ecc. sia confluito il
vocativo in -er oltre al nomino in -r, cfr. 303.
T L 336. -
PLURALE:
N o m i n a t i v o e A c c usa t i v o msc. e fem.: la ripartizione originaria , come si visto, N. -es Ac. -ss pei temi in
consonante ecc., ~. -es Ac. -ts per quelli in -io; ma presto questi
ultimi estesero -e all'accus., e viceversa, ma meno frequentemente, -is penetr nel nominativo e poi dai temi in -i- anche in
quelli consonantici, in ambedue i casi. Un esempio di -e nel
PARTE II. -
MORFOLOGIA
169
170
CATEGORIE TEMA-
PARTE II. -
MORFOLOGIA
171
172
PARTE II. -
lIIORFOLOGIA
173
174
e ius 'brodetto " r, pus, eriis, os, aes, plUs in parte da antichi
bisillabi, e cio rus da *re'}!;os avest. raooh- 'spazio libero' ed
aes da *aies- cfr. scr. ayas- 'metallo '), abbiamo il tipo colla
lunga trasportata nei casi obliqui dal nominativo (hono~ honoris),
e quello colla breve con cui nel msc. e femm, si alterna la lunga
nel nom. sg., la quale di antichit ie., cfr. 304. Pel primo
tipo vi da osservare poco, tutt'al pi che, se il nom. sg. ha
preso anch'esso -r, l'o si abbreviato avanti ad r secondo il
135, quindi honorhonoris; ma l'antico -s si qui mantenuto
fino all'et imperiale per honos lepos, pi raramente in odos
(Pl.) vapos (Lucr.) lab6s (Oato, Sall.) ools (Liv.) ecc. Per i
comparativi hanno -r fin dai pi antichi monumenti (la consono
finale caduta nei prenestini maio mino come nomi propri
femminili): pei casi obliqui cfr. meliosem (Varr.) col ntr. meliu
e i derivati maiestiis ecc., 255. A s sta, con lunga in tutto il
paradigma, l'isolato tellus telluris.
Pel secondo tipo notiamo: con grado allungato nel nom. sg.
msc. fem. arbo arboris (ed arbori ant. arbosem, cfr. arbus-tum),
Ceres piibes (aggettivo; tardo pube1') -eris, Liir Laris (Lases
nom. pl. nel Carmen Arvale); altrimenti troviamo la breve
nei temi in -is-, cinis pulvis vomis (gen. -eris da -is-is 18;
vomer rifatto dai casi obliqui, cos pure il tardo pulver), in
Venus vetus (veter Ennio) antichi neutri 253, in lepus di origine
forse ligure, inoltre in bicorpor dedecor degener dai rispettivi
cus obliqui, in mulier che ha sempre r forse per attrazione di
vir, uxor, miiter.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
175
NOTA. vas viisis da antico vassis ( 79): con doppio s anche os ossis,
il cui ss forse da -sth-, cfr. scr. dsthi. Ma }'indeclinabile fas probabilmente
un antico tema in -ti., *fatis con sincope dell'i. Da un antico nominativo
di tema in 'S-, *ausos = gr. AUC, si fatto Auror-a 163; antico tema
in -s- anche vir-es 254; cfr. anche 167 su certi nominativi in -s, Su
far farris cfr. 251.
176
PARTE II. -
MORFOLOGIA
177
temi in -io, con -is nel nom. sg.msc. fem. ed -e nel nom.ace. sg. ntr. Se ad i precede r, i nominativi msc. e fem. sono
-er e -ris, che la norma grammaticale assegna, il primo al msc.
e il secondo al fem., senza per che la pratica segua tale norma,
cfr. 266.
T 347. - S u p p l e t i v i s m o. In alcuni paradigmi di
questa declinazione osserviamo l'alternarsi di .temi diversi. Tali
iecur (iocur) , iccin-oris (con -or- dal nom. sg., per *iecin-is),
analogico iecoris; femur feminis, analogico fernoris; iter itine1'is
per *itinis, cfr. ittito itar inn-as, coi conguagliamenti itiner
ed iteris: cfr. 202. Per Iuppiter Iovis V. 344; senex senis
(n. pI. senices PI.) ha forse i casi obliqui secondo iuvenis (Festo
parla anche di un nom. sg. senis), il tema del nom, si trova in
derivati come senec-a senee-tii ecc., quello degli obliqui nel
verbo sene, in seniitus ecc.; supellex supellectilis (secondo Festo
il nom. anche supellectilis) contaminazione di un sostantivo
supellecti- (da super + lecto-) e dell'aggettivo derivatone con -ili-o
Diverso il caso di confusione fra i vari tipi tematici dovuti
a ricostruzioni analogiche, come berem. Naev. per heredem
di sul nom. sg. heres; lapi Enn. per lapide di sul nom. sg. lapis;
praecipe id. per praecipite di su praeeeps,
12 -
v. PISANI,
178
PARTE II. -
179
MORFOLOGIA
Socrates
V.
crater
crater
Ac.
crntera, -em
D.
Ab.
crateri
cratere
G.
ortusros, -is
Socratem, -en
Socrati
Sorate
Socratis, -i
PI. N.-V.
Ac.
D.-A.
G.
Socroue, -e
Calypso
Calypso
Calypso, -un
Calypso
Calypso
Calypsiis
crateres
crateras
crateribus
craterum
IV. Declinazione.
Sg. Nom.-Voc.
Acc.
N.-V.-Ac. ntr.
Dat.
Abi.
Gen.
PI.
friictus
friictum
cornii
jriictui, -ii
friictii
friictiis, ntr. cornii(s)
friictiis
friictiis
cornua
friictibus,
specubus
friictuum
180
351.
-e-
PLURALE:
N o m i n a t i v o:
gr. 7tYjxef-e > 7t"~xeL.
A c c usa t i v o:
cretese ULUV.
scr.
sunav-as
PARTE II. -
181
MORFOLOGIA
V. Declinazione.
L
dies
diem
diei
die
diei
fides
fidem
fidei
fide
fidei
PI.
dies
diebus
dierum
Sg. Nom.
Ace.
*rei~-8
*rei.~-m
( 135)
182
Dat.
Loc.
Gen.
Pl. Nom.
Ace.
Dat.-AbI.
Gen.
> *rei
> *ree
> *reos
*rei-os
*rej-es
> *rees
*rei-ns
> *reens
- o
*rejfJ-bhos > *reabos
*rejom
> *reum
*rej-ei
*rel-i
> rei
> re
> reu8
> ree
> ree
> rebus
PARTE II. -
MORFOLOGIA
183
materiei
materiai
miiteri( d)
materia(d)
miiterii secondo
materiai ( 319);
184
SINGOLARE,
notiamo:
Aggettivo.
359. - Il latino ha due classi di aggettivi: una che si declina
secondo le due prime declinazioni (I femm., II msc. e ntr.), l'altra
che va secondo la III. Abbiamo dunque i tipi bonus -a -um, rispettivamente pulcer pulcra pulcrum, liber libera liberum; e
audax msc. fem. ntr. come ferens ( 346; nota anche vetus e
uber antichi sostantivi, il secondo = o&cxp SCI'. udhar, inoltre
par), fortis forte, iicer acri acre ( 346.266). Si visto ( 168)
come gli antichi aggettivi in -u- siano passati alla declinazione
in -i-o
PARTE II. -
MORFOLOGIA
185
dives
iuvenis
frugi
ditior
iunior
frugali or
nequam
nequior
ocior
(1) imus, cfr. osco i m a d-e n (imprestito dal lat. ') sar piuttosto da
*en.gzhm.o. con *-gzhm- grado O di *gzhem- 'terra' (cfr. XS-wv), quindi
, terrestris', 'subterraneus'; similmente intumus da in + tuma 'terra.'
(allotropo di humus) 106.
186
bonus
malus
multus
parvus
Doppia comparazione abbiamo anzitutto per antichi comparativi il cui valore non era pi perfettamente sentito: super-ior
di superus eec., anche deterrimus dterior di un *de-tero-; indi
anche in postremissimu minimissimus proximior e simili formazioni pi o meno del momento.
T 363. - Gli a v v e r b i derivati da aggettivi ( 422) hanno
per comparativo il comparativo neutro sing. dell'aggettivo, per
superlativo la solita formazione in -e dal superlativo:
alte
misere
jortiter
altius
miserius
jortiu's
altissime
miserrime
jortissim
PARTE II. -
1II0RFOLOGIA
tutius
melius
peiius
magis, mage
multum
plUs
minus
parum
Per magis, plus cfr. 255.
tUto
bene
male
187
tutissim
optime
pessime
maxime
minime
Nota inoltre:
citatim citatius -tatissime, pedetemptim -ptius, 1lltra ulterius
ultime, supra superius, citra citerius, infra inferius, intra interius (intimius) intime, saepe saepius saepiseim, ociter OCiU8
ocissime, temperi temperius, magnopere maiore opere maximopere
o summopere, valde valdius valdissime, paene paenissime, sat(is)
satius, secus sequius, sero serius serissi1ne; e, senza positivo,
potius potissimum e potissime, deterius; uberius uberrime fa sistema con iibertim,
Sero ha anche setius da un tema *se[i]tu che si ritrova nel
gt. seibu "tardo '; setius (e forse anche citius di cito) ha dato il
modello per diutius di diu. Da diutius (cfr. anone c'iti88m)
fatto il superlativo diutissime.
Nomi indeclinabili.
364. - Fatta astrazione da parole che hanno parzialmente
perduto il valore originario, come l'antico damnas per damnatus, il
quale non pi inteso per nomino sg. ha finito col rappresentare una
specie di formula (quindi damnas sunto ecc.), o fas nefas ( 342),
e da complessi locuzionali scaduti a giustapposizioni come ros
marinum olus at1'um declinati non solo roris marini oleris atri
ma anche rosmarini olusatri ecc., cfr. anche Marspitrem Miispitris dal nomino Marspitm', sono indeelinabili parole e nomi
propri stranieri quali cummi sinapi (anche cummis sinapis
declinati), git(h) una pianta, Abraham (anche gen. Abrahae) ecc.;
parole latine come nequam frugi nihili pondo, in origine un
avverbio e dei dativi e rispettivamente ablativi usati come
188
PARTE II. -
MORFOLOGIA
189
190
specie per la comparazione suppletivistca (accanto all'analitico: plfts bonue o magis bonus e melior); ma i superlativi
rimangono in buon numero, soprattutto nella lingua della
Chiesa.
III. I Pronomi.
368. - Dal punto di vista morfologico i pronomi vanno
distinti in due categorie: pronomi a distinzione di genere, e
pronomi, che tale distinzione non hanno o personali in senso
stretto (ego tU se nos vos). Mentre la flessione dei primi in
buona parte analoga a quella dei nomi, alla quale del resto
andata avvicinandosi sempre pi a causa di reciproci influssi,
i secondi si declinano in modo affatto diverso.
Fatta astrazione da nomi pronominali, nomi cio impiegati
in funzione di pronomi e perci assumenti alcune loro particolarit fessionali (totus, solus ecc.), i pronomi sono costituiti
P4-~TE
II. -
MORFOLOGU.
191
192
Sg. Nom.
Ace.
Dat.
AbI.
Gen.
id
ea
eam
id
ei
ea
eo
eo
eiius (eius)
is
eum
PI. i
eos
eae
eas
ea
ea
is
eorum
earum
eorum
PARTE Il. -
193
MORFOLOGIA
*ei-bhos cfr. ser. e-bhyas: questa. sar l'antica forma, eieie ecc.
quella dello strumentale, fatta secondo i nomi e gli altri pronomi ( 315). Similmente pel femminile Catone e Cassio Emina
hanno edbu, - G e n i t i v o: una forma eum tramandata
da PF.
Si notino le forme raddoppiate em-em 'eundem' PF. ed
im-eum "v rx\"ov CGL II 77, 23.
T L 371. - 2) idem: idem eadem idem, eiusdem. ecc. come 1)
con aggiunto -dem, Questo sorto dapprima in idem = scr. iddm,
cio l'antico nom.-acc. sg. ntr. id colla particella -em (cfr. em-em
PF.), ma diviso in i-dem secondo i-s ecc.; *is-dem nel msc. ha
dato idem secondo il 91 (isdem PI. c tardo sono ricostruzioni,
cos pure eis-dem -dim in iscrizioni, 370; similmente nom. pI.
eisdem isdem). Nel dato sg. si trova in iscrizioni eaedem come
eae. La finale -m di eum eorum eiirum passa a -n avanti d, 87:
eundem ecc.
TL
Sg. Nom.
A.cc.
Dat.
A.bI.
Gen.
hic
hune
haec
hoc(c)
hanc hoc(c)
h;]c
hiic
hOc
hoc
huiius (huius)
PI. hi
hos
hae
hiis
haec
haeo
his
horum
hiirum hOrum
Il tema ho-, probabilmente identico a quello nelle particelle scr. gha ha o scr. hi gr. -XL (gh o gh), cui in alcuni casi
appesa la particella ce di ec-ce ecc. che del resto usata anche
in forme quali huius-ce horum-c his-ce (ed hici-ne haeci-ne hocci-ne colla particella interrogativa): PI. e Ter. paiono avere
le forme con -c(e) avanti vocale, quelle senza avanti consonante, e pu essete che in origine l'aggiunta di -ce fosse obbligatoria nelle forme monosillabiche, e in seguito la particella,
apocopata, sia scomparsa dopo -8 (ace. e dat.-abI. pI.) avanti
consonante, onde hOs Ms Ms generalizzati anche avanti vocale;
resterebbe comunque inesplicato il nom, pl. M hae.
13 - V. PISANI, Grammatica latina storica t comparativa.
194
TL
Sg. Nom.
Ace.
Dat.
AbI.
Gen.
iste
istum
isto
ista
istud
istam istud
isti
istii
isto
istius
Pl. isti
istos
istae
istiis
ista
ista
istis
ist6ntm istiirum istorum
PARTE II. -
!IORFOLOGIA
195
196
= gr.
-/tTE
PARTE II. -
MORFOLOGIA
197
8) pse-met secondo eqomet Pl., indi ipsimet illemet, per cui cfr. 382;
L E) -ce, gi trovato da noi nella formazione di hic, in istic illic; esso
ricompare in ce-do' d qui' ee-tte (da *ce-date) , date qui' 456; cfr. gr. Ke:LVO
da *Ke:-EVO ecc.
TL377.
Sg. Nom.
Acc.
Dat.
AbI.
Gen.
quis, qui
quem
quo
PI. Nom.
Acc.
Dat.
AbI.
Gen.
198
tificazione di qui interrogativo con qui relativo, che ha provocato l'uso del relativo come aggettivo nel ntr. D a t .: quoiiei,
scritto quoiei quoei, > quoi > cui (scritto anche qui). .A. b l ,c
presso gli scrittori pi antichi, e ancora in epoca classica nella
forma quicum, si trova qui per tutti e tre i generi (Pl. anche
quiquam quique quiqui aliqui) , probabilmente antico strumentale del tema in -io. G e n.: antico quoius, recenziore cuius
scritto anche cuiius, quius; i grammatici parlano di un femm,
arcaico aliquae; in iscrizioni volgari si trova qu(a)eius. PLURALE.
N o m .: arcaico qu dal tema qui- per l'interrogo e indef. (p. es.
122, 581); ques anche .A. c c. secondo Carisio 162, 2. N o m . a c C. n t r. antico quai formato come hae-c ( 372) e il nom.
sg. fem. quae; indefinito qua come nel nom, sg. fem. Dal tema
qui-, quia (= -oa -'t"!oc in &(J(Joc &noc) usato solo pi come congiunzione. D a t . - .A. b l , : accanto a quibus si trova isolatamente, arcaico e classico, quis dal tema in -0-. G e n. quium
Cato, quoium Pl., evidenti rifacimenti di sul gen. sg.
L 378. - L'indefinito pu ricevere diverse sfumature di significato dall'aggiunta di particelle speciali:
oc) -que (la congiunzione) in quis-que 'ognuno '; cfr. scr.
kd-ca id., avest. cis-ca = quisque, gt. hwaz-uh;
-vis = vis ' vuoi " quindi in origine quem-vis ' chi vuoi ';
poi, una volta oscuratosi il significato primitivo dell'aggiunta,
quivis ecc.; caso di ipostasi, come quello di -libet in quilibet,
cuilibet, uguale a libet ' piace ',
~)
PARTE II. -
MORFOLOGIA
199
T L 380. - Aggettivi pronominali. - Si chiamano cos aggettivi i quali, grazie al significato che consente loro di fungere come pronomi, assumono la declinazione pronominale
(desinenze -ius -i) nel gen. e dato sg., pur conservando sporadicamente la flessione nominale. Tali sono: unus -a -um (dat.
femm. unae Cato, Cic. ap. Prisco II 197; msc. uno Varro f );
ullus da *oino-los, dimin. di unus (dat. ullae Tib.); nullus da
*ne oin6los (gen. nulli Ter., dato femm. nullae Coel. Antip.);
solus da *se'!!;e-los con *se'!!;e- tema del pron. riflessivo ' che sta
per s' (gen. soli Cato, dato solO iscriz., eolae Ter.); totus ' tutto
intiero', propriamente ppp. di *tou- 'riempire' in tomentum,
quindi da *to'!!;etos (dat. ti5tae Pl., toto Propert., Curtius); uter
e ne-uter formato come 1tO-'t'e:po scr, kdtara id. dalla forma
*q"u- del pronome interrogativo, l'indefinito suona uter-que
formato come quisque 378 (gen. utrique Pl. Ter., neutri
Varro ecc. nel significato di genere grammaticale, dato utr6que
Apul., gen. pl. utrumque Cie.; alteruter pu esser declinato
nella seconda o in ambedue le parti; aggiungi utervis uteriibet,
cfr. 378); alter 'l'altro dei due' coll'elemento ali- di alius
ali-quis ( 379), da *ali-teros (dat. femm. aiterae Pl., Corno Nep.;
aggiungi alter-uter, declinato in ambedue le parti o solo nella
seconda); alius 'un altro' (gen. ali Varro, generalm. si usa
alterius per evitare la confusione col nominativo; dato alio
Rhet. ad Her., aliae Pl.) ha declinazione pronominale anche
200
nel nom.-acc. sg. ntr. aliud: nella prima met del I sec. a. C.
compaiono alis alid per alius aliud, pi spesso quando il pronome ripetuto, alid ex alio ecc.; cfr. gr. &."M.oc; gt. aljis airl, aile
armo ayl di ugual significato.
381. - Pronomi personali. - Nei pronomi personali ie.
da notare, oltre alla declinazione in origine affatto diversa da
quella degli altri pronomi e dei nomi, il fatto che il numero e,
fuori del latino che limita questa particolarit al singolare,
anche la funzione come nominativo od obliquo (scr. vayam:
asma- 'noi', yuyam: yu~ma- 'voi', ece.) sono indicati nel
tema stesso (ego: me: nos, tU: vos), cosicch non vi ha bisogno
. di una tale indicazione nella desinenza. Questi caratteri vengono in parte smussati nelle singole lingue, grazie a riavvicinamenti alla flessione nominale.
Paradigmi:
Nom.
Ace.
Dat.
AbI.
ego
me
mihi
me
tu
te
tibi
te
se
sibi
se
Gen.
mei
tui
sui
nos
nos
nobis
nobis
nostri
nostrwm
vos
vos
vobis
vobis
vestri
vestrum
PARTE II. -
MORFOLOGIA
201
202
= gr.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
203
tivo.
Quiilis usato come pronome e aggettivo interrogativo: di
qui l'impiego come pronome relativo, con premesso l'articolo,
nelle lingue romanze.
Degli AGGETTIVI PRONOMINALI si noti *altrui dato di alter
secondo illui.
386. - PERSONALI. Ego diventa eo: le prime testimonianze
si trovano in mss. del VI sec. Mi per mihi chiama in vita ti si;
.mihi tiM provocano nobt. oobi,
204
388. - Dall'undici al diciassette troviamo composti dell'unit con decem, cfr. gr. !voe:xO( owoc:xO( SCI'. ka-daa dvii,da ecc.; -decim ha -e- secondo il semplice decem (contro 42),
-im poco chiaro (forse *-dicim con normale indebolimento della
prima e assimilazione a questa della seconda sillaba, indi
-decim
Quindi undecim (*oinom-d- con aplologia e abbreviazione di. uavanti nasale
consonante), duodecim, tredecim
PARTE II. -
MORFOLOGIA
205
206
T L 391. - I: primus, peligno pris-mu rifacimento di *priimoonde prandium (da *pr9-mo-, cfr. *pr-mo- in gr. eolico 7tP6fl.O,
lit. prmas gt. fruma con -mo- 205 e *pr9-'!!:o- in scr. purvas
gr. 7tp(7lTo da *7tpiiFo-'t"o-) con *priis grado O di *prijos comparatvale _'(come magis: *magjos = maius); sta a base un
*pri- grado O di prai- prae. Il comparativo prior si usa parlando
di due oggetti.
II: secundus da *sequondos di sequor, cfr. oriundus: orior.
Rispetto a primus (priol') od unus si dice anche alter, quando
parola di due oggetti: cfr. 380.
III: tertius da *tritjos ( 18)
PARTE II. -
MORFOLOGIA
207
kani~~has
~a~~hds
'minimus', come
' sextus '), che ritorna
SCI'. ~a~~hds
C. AvveJ'bi numerali.
T L 392. - 1: semel (con simul) formazione di *sem 'uno'
( 387), cfr. &-7tIX~ SCI'. sa-k(t 'una volta '; -mel: gt. mel 'tempo',
tedesco ein-mal 'una volta' ecc., quindi da *s1fl'-meli? (' secondo 135).
2: bis, ant. duis PF. = gr. ~( SCI'. dvis.
3: ter, Pl. terr da *tris = 't'p( SCI'. tris cfr. o. t l'i s t a a m e n t u d 'testamento' e 18.
208
D. Aggettivi moltiplicativi.
393. - Simplus, cfr. gr. &:7touc:;, con *sem- *s~- 387j du-plus
come du-eenti; tri-plus; quadru-plus con -d- come quadraginta e
inversione *tru- di *t!!r- cfr. gr. -rpU-rpOCLOt da *qutru- 'con quattro cimieri' avest. afJru-gaos- 'con quattro orecchie', e quater
da -trus 392; quineuplus (antico quinquiplus) con -u- secondo
quadru- o con sincope da quinqu(e)-p-, cfr. pereutio da quatio;
eescwplu septuplus secondo quineuplus. Tutti questi aggettivi
sono formati con -plo-, lo stesso elemento contenuto nel -7tM-oc:;
di gr. &:7touc:; ecc., e cio un derivato della radice *ple- di pleo ecc.
Accanto ad essi, con plec- di plieo gr. 7txC, sim-ple du-plex ecc.;
cfr. gr. aL7tOt (-p!-), propriamente' piegato in due' ecc.
E. Distributivi.
394. - 1. Singuli 'a uno a uno; uno per uno' col *semdi simplus ecc. 393 e *-glo- del goto aina-kla- , solitario '.
2 e segg. con un suffisso -no- che torna nei moltiplicativi
ant. nordici tvennr jJrennr ecc.: bini da *d1!:.is-noi 188; terni
da *tris-noi, e trini sec. bini; quaterni e quadrini (questo secondo
trini, col d di quadraginta eeo.); quini (*quine-noi), seni (*sex-noi),
septeni (secondo il precedente), oetoni, noveni (come septiJni),
deni (: dee-ies = seni: sexies), 'Ulndeni, duodeni ma temi diJni ecc.;
vieeni (: vicies), e cos trieeni quadriigeni centeni; ducerli treceni
quadringenteni ecc.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
209
210
PARTE II. -
211
MORFOLOGIA
TL
1) C o P u l a t i v i, o d v a n d va, o p o l i c e n t r i c ij
in latino, a prescindere da formazioni artificiose quali i due
(I) In modo speciale si notino le forme plautine, calcate su noti modelli
della commedia greca, quali collierepidae, cruricrepidae, plagipatida, virginesvendonides, tedigniloquides, quodsemelarripides, argumentumextenebronids ecc.
Ma quidquidcadiae Fest. p. 257 M., se non forma inventata per spiegare
quisquiliae, potrebbe essere antico composto parasintattieo come il nome
scr. yadbhavi~yas del pesce che diceva sempre yad bhavi~yati 'quel che sar
(sa.r) " Pane. I 14.
212
(1) Tardi calchi di gr. ex(yexypo o:uocypo I5vexypo ecc. sono equi/er ovifer
capri/er (Gloss.) 'cavallo selvaggio' ecc. In greco stesso questi aggettivi
paiono rideterminazioni semantiche di antichi nomi di cani o uomini composti con !ypex (' prendi-capre' ecc.) secondo !YPLO.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
213
~~-6~ClCI\I
214
PARTE II. -
MORFOLOGIA
215
t emi
T 406. - Il s e c o n d o m e m b r o subisce variazioni normalmente quando, il composto essendo exocentrico, esso membro
muta valore (da sostantivo ad aggettivo) e deve essere assoggettato alla mozione. Ci ha luogo in quanto il composto di
solito viene immesso in una delle due categorie aggettivali in
-us -a -um od -is -e, pi raramente a mezzo di suffissi (-io-,
talora -ali-, -aneo-): d a t e m i i n -Ii-, bi-jurcu birotus avius
delirus (: lira 'solco', propriam. 'che esce dal solco'; od
delirus retroformazione da de-lirare 'uscir dal solco' > ' fol-
216
I. Nel p r i m o m e m b r o pu stare:
a) un nome o pronome, cfr. i casi addotti sinora;
PARTE II. -
MORFOLOGIA
217
IX) solo usate in composizione: in-temperies illuvies insiinus ignobilis (gr. eX- scr. a- da *r!- grado O di *ne-); ne-fas
ne-fandus ne-scius nemo ine-hem, hemo forma pi antica di
homo 14) nihil (da *ne hilom) nullus non (ne-oinom' 1 ' *noinom,
218
tramandato noenu > non); ambages ambi-vium 'anceps ' ambiaxio 'catervatim' PF. (axis ') amb-urbium ambi-dens ambi-genus
an-ceps (*ambi-caput) am-plexus am-segetes 'che hanno mssi
ai due lati della via ' amb-arvalia; dis-crimen di-lfi,dium ' giorno
di riposo dei gladiatori' dif-ficilis dis-sulcus 'porcus dicitur
cum in cervice saetas dividit' PF. dis-li"quidus 'perspicuus'
Gl.; re-calous Pl. (verso il dietro) re-clinis Ov. recurvus Verg.
repandus; se-ciirus (= sine ciira) segrex Seno (da se-gregard)
sedulus (da sedulo per se dolod), siidus (da *se iidod'), e, con
s6- per s'i-, s6cors (si trova in glosse anche secQ1-dis), forse sobrius
(so-ebrius '); o-oors vesanU8 vegrandis osseu (ve-esca) verpu
(ve + verpa, con aplologia) Vioois. Portenium. polliibrum (con
poro) possono essere derivati direttamente da portendo pollu,
410. - ~) Usate anche fuori di composizione: ab-simili
ab-avus iioiu iimen, ad-wncus adverbium agnomen apprim i
acctioue affinis (1); anti-geni ' prius geniti ' antesignani antepi7N
'piede anteriore' Cic. antemeridiiinus; circa-moerium Liv.;
com-par confatalis coaetneus Apul. condignus 'degnissimo'
(cum intensivo, cfr. concido conficio) collibertus commarltus
conserva consobrinus concors contubernium (taberna); de-pilis
Varro devius dcolor debilis (: scr. bdlam 'forza ') dmn depontiini (senes; cfr. il detto sexagenarii de ponte) depHimis Plin.
drpropitius Tert.; ef-frenus ex-animus eepers (pars) egelidus
elinguis PF. enodis Verg. enormis enervis ex-ediiriitus exalbidus
, bianchiccio' ediirus ' piuttosto duro' Verg. expallidus (efferu8
Lucr. retroformazione di efferiire!) eiiincidus 'germogliato a
guisa di giunco' Varro exkeres Pl. exconsul (tardo, come le
simili formazioni); extrii-miiriinus Ambros.; in-fula ineula infumus ( 106); inter-capedo interpres (: pretium) inierr intervallum intercus; ob-niibilus Enn. obvius (questo e pervius da
(l) Atavus, piuttosto che con *at = scr. dti (forse da *eti!) *adavus
con t secondo stritavus tritavus, di cui il primo contiene un antico' *struti:
airI. sruith 'vecchio, onorando' ablg. stryji 'zio " il secondo modificato
da str- secondo TPLT07t<iTOOp.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
219
220
PARTE II. -
MORFOLOGIA
221
(ago) Lupercus (arceo) mero-bibue tati-canus (e -cin-) Ov. piscicapus causi-dicus magni-ficus prae-fica sorti-legus pro-nuba puerpera (pario) omni-pavus Cael. Aur. Viri-placa (Iuno) domi-seda
ferri-terus Pl, aedi-tuu e le formazioni con -jer -ger (igniter
armier; Pl. ecc. nel nomino anche morigerus ecc.), in senso
medopasavo bi- fidus (findo) con-tragus (frango); -io- (-ia- ),
aqu-agium galli-cinium Fordi-cidia (forda 'bestia gravida ')
stilli-cidium (cado) regi-tugium col-loquium pro-pudium 'pudendum' (ma repudium tripudium sono composti di pe, pel
vocalismo cfr. gr. 1t68-cx e 43) lecti-sternium con-vicium (vic- =
gr. f~1t- in d1tov da *'!!:.eiqu- dissimilato per il raddoppiato
*!!.e-uqu-, radice *~equ-) virgi-demia in-edia ax-ungia; -t- ( 225),
com-es sacer-dos locu-plee (plere) mam-suee (suesco; potrebbe partire anche dal nom, sg. sincopato mansus di mansuetus come
sanas di sanatus); -uo-, ambiguus (ago) exiguus praecipuus
ingenuus residuus conspicuus continuus (teneo; alcuni di questi
direttamente dal verbo composto t): altri, pellesuina ( 192) ecc.
T 414. - c) participii: p re s e n t e, omni-ciens Lucr. trugi[ern id. blandi-loquens Laber. suavi-loquens Enn. omni-parns
Lucr. vini-pollens Pl. aedi-tuens Lucr. alti-volans Enn., accanto
a -ier -loquus -pera -tuus -volus (velivolus Enn., velivolans antico
poeta ap, Oic, de div. I 67) che sono le forme pi antiche e
comuni; secondo questa alternanza, troviamo -ans, inteso come
particolarmente poetico e solenne, anche ove non esista il
verbo, unanimans (onde animans) Pl. per -us, quadrupedans
Pl. Verg. per -pes ecc. (in Pl. queste forme sono evidenti parodie
dello stile tragico); p a s s a t o p a s s i v o , ante-fixus bifissus post-geniti Flori-tertum (farcio) , cfr. le formazioni avverbiali pedegressim pedetemptim, ~ 417.
415. - d) secondo i precedenti, abbiamo formazioni in
-iiio- anche dove non esista il rispettivo verbo, ma con valore
identico a quello di ppp.: deacinatus Cato obaertues Liv. (aes)
expalliatus Pl. expapillatus id. expeculiatus id. suppernatus
Catullo praepilatus' terminante a forma di palla' (pila) Liv. ecc.,
222
PARTE II. -
MORFOLOGIA
223
condo questi avverbi si fatto inter-im (antico anche interatim PF.) per interea, iuxtim periuxta, utrimque; olim da un
tema *oli- forse da "ooelo- 33: ablg. ovu, avest. ava- , quello ';
demum da un *de-mus derivato da de come summus da svb.
224
, in verit " -e' realmente '), omni'nO (di un *omninus), ecc. (1).
Di questi avverbi, hanno breve l'-o (per la legge di abbreviamento giambico 28) cito modo (modO Pl. spesso) con quiimodo ecc.
(altrove l'abbreviazione tarda e sporadica: postremo Iuven.,
quanto German. Mart., ultro Prud., sro Seneca ece.). Cfr. anche
dextra sinistra intra extra supra iuxta contra ultra citra recta
directa (i. e. manu o parte; antico extrad P 2, 581 eoc.).
T
PARTE II. -
MORFOLOGIA
225
-asse cfr. 128 (da forte assis 'forse per un asse' '), sci-licet
vide-licet ' cio' i-licet (imperativi + Ucet), ni-mirum, dum-taxat
(t- antico congiuntivo aoristale o dal desiderativo di tango;
nella lex Bantina le due parti sono ancora scritte separate).
T L 422. - Vengono inoltre usati per la formazione di avverbi da nomi alcuni s u f f i s s i s p e c i a l i, che sono:
-e (-e per abbreviazione giambica in bene male 28) e -ter,
per lo pi il primo con aggettivi della I-II declinazione, il secondo con quelli della III: acute alte bene (*duened: duenos>
bonus 14) valde ' molto' (validus; senza sincope, valide' validamente '); e breviter feliciter, ove -i- si trova dopo consonante;
ma in audacter diffculter simulter abbiamo sincope dell'-i(accanto ad audiiciter diffciliter), e presso i temi in -nt- e sollers
l'aplologia di -titer in -ter: sapienter sollerter ecc. Avviene per
che da parecchi aggettivi della II decl. si trovino avverbi in
-ter, specie presso poeti arcaici e loro imitatori: duriter (e dure),
largiter (e large), humiiniter (e humiine) , firmiter aequiter ecc.;
violenter opulenter f!audulenter cruenter (Apul.) con aplologia.
Di queste due formazioni, la prima, in -e da -ed, , pi che
ablativo, uno strumentale con -d per analogia degli avverbi in
-o(d) 419; la seconda fu da alcuni vista come in origine sorta
in composizione con iter (cfr. gli avverbi romanzi in -mente), al
che potrebbe invitare anche obiter ( 421) contenente senza
dubbio questa parola, mentre altri (come il Ceci) vi scorgono
il nom. sg. di un tema comparativstico in -tero- ( 212), e altri
infine, forse pi rettamente, identificarono -ter col suffisso
-tra che in sanscrito forma avverbi locatvali (vana-tra 'nel
bosco', a-tra 'qui '), Sicuramente identico al -tas che forma
in scr. avverbi di moto da luogo (deva-tas ' da parte del dio "
td-ta ' di l ' ecc.), al --.oc; di gr. v't'oc; x't'oc;, il -tus di caeli-tus
funditus penitus (penus, penes) radimtus stirpitus antiquitus
divinitus humiinitus Cic. ecc., inoltre intus = v't'oc; e subtus.
Il suffisso -s, che ritroveremo nel 423, forma inter-diu-s
(cfr. 356): scr. purve-dyu-s 'alla vigilia '; di qui interdiu
secondo a 356.
15 -
v. PISANI,
226
PARTE II. -
MORFOLOGIA
227
228
O. - Il verbo.
L 432. - Nella coniugazione del verbo finito latino fondamentale l'opposizione di due s i s t e m i, del presente e del
perfetto o, per dirla cogli antichi grammatici, dell'infectum e
del perfectum. Dal punto di vista funzionale questi due sistemi
designano opponendole l'azione non compiuta e quella compiuta,
rispetto al tempo presente (presente e perfetto), al passato
(imperfetto e piuccheperfetto) o al futuro (futuro e futuro anteriore): onde una relativit temporale che nelle altre lingue e.
poco o null'affatto indicata. In compenso di tale conquista il
latino ha perduto la distinzione morfologica delle azioni (momentanea, durativa, iterativa) e degli aspetti (considerazione
dell'avvenimento nel suo complesso o nel suo decorso) che troviamo altrove, p. es. in greco (tema dell'aoristo opposto a quello
del presente), e che doveva costituire l'ossatura del verbo e.,
povero di determinazioni temporali (p. es. assai dubbio che
disponesse di un tema speciale per indicare il futuro). Si
spesso opinato che il latino indicasse l'azione e l'aspetto a mezzo
di prefissi (p. es. facio: confcio, perficio): ma non si tratta di un
mezzo morfologico ben determinato come nelle lingue slave,
dove un verbo imperfettivo diventa perfettivo (aoristale) automaticamente pel solo fatto di essere composto, ed esistono pertanto preposizioni che hanno soltanto l'ufficio di perfettivizzare il verbo senza mutarne il significato; bens del valore perfettivo inerente al significato che la preposizione conferisce al
composto: p. es. un compire o condurre a termine un'opera
(con{cio, per{cio) forzatamente momentaneo, non durativo.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
229
433. - Come nelle altre lingue ie., non vi rapporto necessario tra la forma del sistema di presente e quella del sistema
di perfetto: cfr. amas: amavi, ma eubiis: eubui, stae: steti; habs:
hobui, ma mords: momordi, sed: sedi, rid: risi; legis: lgi,
ma scribie: scripsi; molis: motus, petis: petivi; eapis: oepi; ma
rapis: rapui, aspieis: aspexi: audis: audivi, ma dormis: dormui,
[ulci: [ulei, venis: veni, reperie: repperi; quantunque sia dato
notare, nel latino rispetto all'ie, e nella evoluzione del latino
stesso, una tendenza a far corrispondere le formazioni dei due
sistemi, estendendo l'impiego della cosiddetta forma debole di
perfetto, in -vi. Poich in generale (all'infuori cio di certe formazioni radicali, 522) pu dirsi che mentre le forme forti
(raddoppiate, sigmatiche, radicali) del perfetto sono derivate
direttamente dalla radice, quelle in -vi (e, bench non pi visibilmente, quelle in -ui) lo sono da b a s i v e l' b a l i, come diremo,
meglio che temi verbali , in quanto riserviamo l'ultima denominazione ai temi temporali e modal; mentre d'altro lato il
sistema del presente (salvo alcuni casi sporadici che tratteremo
nei 552 segg.) si forma o a mezzo della vocale tematica -e-/-oche si aggiunge direttamente alla radice (leg-o) o fa parte di un
antico suffisso aggiungentesi anch'esso alla radice (sper-no eec.);
ovvero a mezzo del suffisso -ie-/-io-, solo in piccola misura primario, ma nella grande maggioranza dei casi secondario e
aggiungentesi ad una ba s e ve l' b a l e o ad un tema nominale, col quale forma una tale base ( il caso dei verbi in -ire)
o che innalza al rango di essa.
L 434. - Basi verbali possono darsi: in -a-/-ii- od -a(infinito -are); '-e-/-e- (infin. -ere); -1,- (infin. -ire); ed -u- (infn.
-uere).
,I. In -a-: la brevit originaria dell'a appare nel perfetto, che
termina nella I sg. in -ui da -a-,!!:ai (domui da *doma-,!!:ai eec.),
42, e nel ppp. o supino in -i-tus Hum da -a-t-, 42. L'-adell'infinito analogico secondo il presente, ove *dom,(-i.o
*doma-ies ecc. avevan dato domo domiis ecc. come curo C7iro's
da *eoisa-io *eoisa-ies con antico -a-, infinito C7irare. Qui l'-a-
230
un antico -:1- che appariva alla fine della radice, cfr. domare
gr. aex~-C scr. dami-td = domi-tor ecc., sonare scr. ppp. svani-tds,
tonare scr. stani-hi II sg. impt, (questi due sono entrati anche
nella classe colla pura vocale tematiea, cosiddetta III coniugazione, cfr. sonit tonit arcaici), iuvare ser. ya1t-ti (*iew- > *ieu-),
lavare gr. o(f)-C (e lavit di III conug.), arare scr. ari-tram
, aratro' gr. cXp6-C, calare gr. xex-C, hia-re lit. Zio-ti, inoltre
crepare micare plicare eeesse vetare. Oon perfetto in -avi (secondo
exulavi di exulo, denominativo di exul Y) amb-ulare colla stessa
radice al-a- di ala-cer gr. &cX-O-fJoex~ &cX-(jex~.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
231
III sg. str-tfil-ti, a-sper-nari SCI'. SP[-tf4-ti aated. spor-non ' spronare " prae-sti-nre (destinare, obstinare) gr. ta"t'cXvw paleosl.
stanf!, cfr. anche laricinare: lacer 209, ci offrono i resti di presente in -na- (debole -na-) come negli esempi sanscriti citati
o in gr. OcX[L-Vci-[LL (M[Lvli-[LE:v); spernere sternere ecc. ( 490) rappresentano lo stesso tipo, passato direttamente alla coniugazione
tematica coll'aggiunta di -e-I-o- (non di -je-I-jo-). Ma il tardo
farcinari denominativo di [areina (o da *farciminariY), cfr. appresso; carinnre 'probra obiectare' PF. (testimoniato per
Ennio) potrebbe esserlo, con anaptissi, di un *carna = gr. xcXpvrl'
~'Y)[L[~ cfr. slavo Icor-i-ti 'biasimare' ( fatto secondo questo
booinntu 'convinciatur' PF. da botire boantes Y); opinari
denominativo di un tema *op-jon-, debole opin- (come ancora
osco lein-um. 'legionem': leqion- ) da op- in praed-op-iont
, praeoptant' PF. (scritto -otiont); similmente festinare di
un *fest-ion- *festin-: con-teetim; e natinare di natina 'discordia': conseguentemente muginari 'nugari et quasi tarde
conari' PF. sar denominativo di un *mugina (muginari di
Lucilio addotto da Nonio col senso di 'murrilUrare', ma si
tratter di falsa interpretazione per l'accostamento etimologicopopolare a mugio) da l'iconnettere con muger ' qui talis male
ludit' PF. da *muguhro- cfr. (osco) mufrius 'imbroglione' in
Petronio SCI'. muh-yati ' stolto '.
437. - y) D e n o m i n a t i v i, formanti la massa dei
verbi in -tire, pi spesso con valore transitivo ma anche intransitivi: i significati possono essere: esercitare una certa attivit ll, philosophiiri furari famulari; portarsi, operare come
qc. , adolescentiare dominari; causativo e fattitivo, acervare
fumare nubilare murmurare quadra1'e e conciliare curare vel'are
'dir la verit' (Enn.) vindemiare auxiliari; fare uso di qc.,
provvedere di qc. ll, clipeare sagittar~ venenare mercari (e orare:
os, su cui deve aver influito un *ur- ritrovantesi nell'osco urust
, oraverit " alla sua volta grado O della radice di ver-bum
gr. pw); stare o metter su od in qc. ll, cruoinre popinari rurare;
soffrire di ll, carbunculare scabiare (febricitari forse giustap-
232
PARTE II. -
MORFOLOGIA
233
234
(quindi in senso transitivo albicare Varro ete.), i quali accrescono il senso che -icare serva a formare derivazioni d'ogni sorta,
quindi anche jodicare vellicare da jodio vello (vellicare forse
direttamente influenzato da morsicare,' cfr. vellicando morsicandoque PF. 68 M.).
441. - Secondo in-trare da un tra- il cui participio preso
abbiamo in trans (cfr. scr.tar-i-tum 'passare' tir-'!"as 'passato' ece.), ma riferito ad intus, anche penetrare da penitus;
secondo onero (da onus oner-is) fatto il suo opposto tolero
(da tol-lo); recuperare da *reco-parare ( 460) coll'aggetto reco, volto indietro' che abbiamo in reci-proeus ( 219.400), ma
stato raccostato a recipere; blaterare dissimilato per *blatelare (cfr. 442) e sta accanto a blatio; il lamberas di Plauto
Ps. 743 contaminazione di lambis e looerae (ma in Lucilio 585
lamberat piuccheperfetto). Si dissolve cos un apparente gruppo
di verbi in -(e)-rare non denominativi di nomi in -ero- o' di
neutri in -es-; latrare presuppone un *la-tro- derivato dal ladi la-mentwm, lit. lo-ti ' abbaiare' ecc., castrare un *castrom =
scr. astram 'coltello'.
L 442. - Generalmente da diminutivi e simili temi in -lo( 217.258) sono formati derivati in -ulare -illare: pandiculans
, stirantesi' gesticulari ventilare (ventulus) scintillare occilliire
(occa) stillare oscillare cavillari catillare murmurillare conscribilldre, e capulare 'tirar via' stipulari 'rompere un filo di
paglia in segno di promessa' violare sigillare jurcillare pullulare (' far molti piccini') missiculare. Postulare presuppone un
*posc(i)-tlom, cfr. osco p e s t l li m 'templum '; gratulari per
*grati-tuliiri fatto secondo opitulari 435 (e forse secondo
grates: gratulari dall'avverbio praesto abbiamo praestolari l-re);
petuliins pu esser fatto secondo postulans, cfr. a ogni modo il
*petulo- contenuto in petulcus. Un suffisso -lare troviamo spesso
in denominativi da onomatopee (quali baubiiri, coaxare,pipiare
e pipare, tintinnare e -niare): cuculare, ululare (questo, risultato
dal raddoppiamento ul-ul- potrebbe aver dato un modello),
PARTE II. -
MORFOLOGIA
235
biiliire, bubuliire, pipiliire (cfr. pipiiire), zinzuliire (forse dissimilato da zil-zul-), lulliire (anche questo e il precedente appartengono probabilmente ai modelli del tipo), eiuliire, bombilsre
(: bombire, bombus); si riavvcina a questi verbi sibiliire denominativo di sibilus, che forse modello di iubilare (cfr. to~w):
cfr: infine mugiliire accanto a mugire e blateriire per -lare accanto
a blatire ( 441), che possono avere il Ioro suffisso per l'accostamento a questi verbi indicanti un suono. Forse in questa. categoria rientra vapuliire 'esser bastonato', propriamente, come
indica la sua forma attiva, 'lamentarsi sotto le bastonate'
(cfr. il gr. otfJ,W~e:LV 'esser maltrattato' da pi antico 'lamentarsi '), con una radice Viip- accanto a *J!:iib- in gt. wop-jan
, gridare' aated, wuoffian 'lamentarsi'.
443. - Alcune altre formazioni notevoli: da superlativi,
con-summare 'fare il calcolo complessivo' Liv. Ov, Vitruv.
(propriamente da summa), presso Livio anche 'perficere ';
proxmiire Apul., intimare Apul, Tertull., ultimare Tertull.; da
comparativi, certiorare 'certiorem facere' Ulpius Marc.; da
altre parti del discorso che nomi, quinquare 'lustrare', negare
(neg- = SCI'. nd hi, cfr. gr. ox.q, iterie. Da parole greche troviamo denominativi in -iire gi presso Pl. e in seguito: harpagare Pl., poetari Enn., sycophantari Pl., morari Pl. (fJ,wp6),
imbulbiuire (~6~L't"O), (im)bubinare (~ou~wv), exenterare 'tirar
fuori le budella' (~v't"e:poc; latinizzato da Lucilio in exinteriire),
stomachiiri ecc.; -iire stato pure usato per riprodurre in latino
denominativi greci, guberniire xu~e:pviiv, dapiniire 'offrire, mettere in tavola' Soc7totviiv (influenzato nel significato da daps),
strangulare O"'t"potyyotouv, opsoniire \jlWVe:LV; cos pure auieiesiire
OC't"'t"LX(~e:LV, moechissiire per fJ,OLX.OC~e:LV ecc., quindi da parole
latine patrissiire vibrissiire, formazioni frequenti in epoca arcaica
e riprese ~all'-iziire che in epoca classica e imperiale usano,
latinizzando termini greci, autori tecnici (p. es. medici) e cristiani (baptizare) , dando l'-iziire di betiziire (Augusto) latiniziire
sollemniziire ecc.
236
T 444. - a) Denominativi di ppp. sono in origine i frequentatviin -tare -siire -iuire: iuire potare ad-ventare cantare pulsare
habitre; la formazione antica, e cos a volte il verbo col suo
ppp. che sta alla base di un denominativo scomparso o ha
assunto altra forma, cfr. gustare (conservato un degunere da
-gus-n-; cfr. gr. ye:uo[Loc~ scr. ppp. ju~-!as), putare (pu-tus ancora
aggettivo), in-vitare (: scr. v-ti 'desidera' vi-tas anche come
aggettivo 'grato'; su vis 'vuoi' che spesso considerato
come appartenente a questa radice, cfr. 554), macuire (mactus
adi.), optare (: praed-opiont scritto -tiont PF.), cnaor (scr.
ank-ate 'dubita, esita '), hortari (hor-itur Enn.), ob-lectare
(lacit), mussare (sum-mussi 'murmuratores' Naev.: muttio),
nictor (: coniveo da -kneig"h-), nutare (: -nuo), temptiire (da un
temp- accanto ateneo), sectari (: sequor; ma forse direttamente
da secta); reo, con-futare (: fundo fftsus da *gheud-, ma cfr. -Xe:uw),
momtiire (: maneo), meruire (: mergo), pultare ci conservano testimonianza delle antiche forme di ppp. in -to-, sostituito per
analogia da -so- ( .231). Con -ss- da otto, cessare (cedo), fossare,
grassari (gressus ha il suo -e- da composti come in-gressus),
pensare (pendo), cassare (cado), preeenre; eli qui, o da ppp. con
-so- analogico, dr. cursare, il -siire di axare (aiio 82), porrioxire
Apul. (: porrigo), minsare (: mingo). Da radici o basi in vocale,
citare dormitare sputare, futare 'saepius fuisse' Cato,
-itare ha la sua origine da ppp. in -itue, quindi habitare
placiuire 'piacer molto' vomitare ecc.; il rapporto habeo : habiuire oom : vomitare ha provocato la creazione di frequentativi in -itare da temi del presente, come pavitare (che d
nascita a fugitare), coquiuire, flttitare, agitare (cogitare da co-ag-),
noscitare ecc. di paveo coqu fluo ago nosco (tuditare denomino di
tudes -itis ' martello '): quindi anche da basi in -a- che in origine
non avevano, comecch di significato frequentativo esse stesse,
tali derivazioni (e pertanto non si trovano *clamatare ecc.):
anzitutto crepitare cubitare (supini crepitum cubitum), poi damitare, rogitare, dubitare (dubat PF.), rumitare 'rumigerare'
da un rum are (rumat Gl.). Allo stesso modo si son fatte derivazioni da verbi gi frequentativi, ma non pi sentiti come
PARTE Il. -
MORFOLOGIA
237
T L 446. - IX) I n t r a n s i t i v i, tratti dalla radice (generalmente in grado O) a mezzo di -s-, il tipo del gr. "t'plX7t-~-VIXL:
"t'p7t-w, cosiddetto aoristo passivo. Alcuni di questi vefbi hanno
accanto a s il transitivo, tratto dalla radice con -io-, -a-ioo colla vocale tematica: tali cand-re (ac-cend-o), iao-re (iac-io),
liquet (liquare, liquitur), pendere (pendo), placere (placare); altri,
238
PARTE II. -
MORFOLOGIA
239
in voveo), iubeo (ma ioubeatis P 2,581 = SCI'. yodhdyati 'fa combattere'; forse 11, da un'antica forma uguale al lit. jud 'mi
muovo tremando' jund 'mi agito").
Si noti che a volte il ppp. quello del verbo primario,
cfr. morsus sptmeu suasus tonsus iussus (u Y iousi P 2,2659),
tutti casi in cui la radice termina in dentale e unici sicuri per
avere -s- in luogo di -t-, ch per tostus tortus ecc. si pu sempre
pensare a sincope: a ogni modo l'o di sponsus tOnsus influenzato dal tema di causativo.
448. - y) D e n o m i n a t i v i: produttiva nel latino arcaico, questa formazione andata perdendo sempre pi terreno di fronte a quella in -are ( 437 segg.). Corrispondono al
tipo gr. qnw di CjLO (da -ejo). Tali aeqrere, ardere (: aridus),
calvere ~ esser calvo', {lavere, claudere 'zoppicare', pigrere,
salvere, miserre ecc., tutti da aggettivi in -0-; da tema in -io,
putrre; da participii, succensere e forse fateri (da un *fatos =
Cjcx:r6; fassus rifatto da fateor secondo pat-ior: passus eec.),
nitere (da un *ni-tos: re-nide6, ai l'l. niam 'splendore '); da
sostantivi, callere 'aver callosit " mucere, anere 'esser decrepito'; da temi in -e-, tabere; da temi in -i- con nominativo
--s pubere sordre ecc.; da temi in consonante, lactere (lactentes
e Iactasuee Varr), jrondere, senere e cos via. Verbi cos creati
che avevano accanto a s temi nominali in -or- o -ido- (squalre: squalor squalidus, nitre: nitor nitidus, anche rubere:
rubor ecc.) hanno provocato la formazione di verbi in -re da
siffatti temi: tumre vigere torpre stupre ecc.; a volte si pu
dubitare se il prius sia il nome o il verbo.
Notevole l'alternanza fra tipi in --re ed in --scere per cui
cfr. 494.
449. - IV. In -t-. Una parte dei verbi con infinito in -i-re,
ppp. in -ito- (e spesso perfetto in -ivi) costituita da formazioni primarie in -jo-, le quali per motivi ritmici prendevano
-is -u (> -it 135) -imus -itis ( 500) e venendo cos nel presente
a coincidere con i derivati che avevano ab antiquo + anche
240
fuori del presente, inoltre con i due verbi dalla radice in -iciii cis civ i citum cire e fio fis fitum fitur 560 (e, assimilato a
questi, scio sci scivi scitum scire), han finito con adattarsi alla
loro analogia. Tali derivati sono:
T 450. - cx) D e n o m i n a t i v i, abbondanti in periodo
preclassico e classico, facentisi rari in seguito: anzitutto da
temi in -io, cfr. gr. P:YjVLW 3'YJpLOfLCXL: fL:rjVL 3:rjPL, scr. kavi-ydti
, agisce come un kavi- (saggio, vate) " lit. daly-j ' distribuisco'
(dal-s 'parte '), ablg. gosti!' (da *gostj-i!') gosti-si 'ospito, -i'
(gosti 'ospite '), con tema in -i- avanti -to- ecc., &.3~p",-'t'O
daly-tas, infin. gosti-ti. In lt. finire, potiri (potis), cratire 'erpicare', mentiri (mens, cfr. com-mentum 'invenzione '), sitire,
[ebrtre, tussire, puni1'e (: -punis in impunis), lenire, grandire,
e-rudire, ecc.; di qui da temi in consonante custodire (secondo
cui servire), [erocire Gell.; in -io-I-ia- fastidire insanire ineptire
lascivire; infine in -0-, largiri, artire ' inzeppare ' (artus), hirquitallire, supino procitum (procus) Liv. Andr.; balbutire caeciitire
presuppongono *balbutus (scr. Balbuthds npr.) *caecutus. Secondo
priirire saranno fatti i verbi in -iirire od -urrire indicanti una
smania, un prurito fisico: ligurire (: ligula 'cucchiaio' inteso
come diminutivo), scatUrire (scatus 'impetigo, sicca scabies'
Gloss.; il significato pi antico vien mostrato dal deverbativo
scaturrio 'lepra' Gloss.), secondo cui, direttamente dal verbo
scalpere, scalpurio: in glosse si legge anche vagurrio ' vado vagabondando '. Nella serie di questi denominativi rientrano le
formazioni da onomatopee: bilbire bombire garrire gannire ecc.;
ma radici verbali (siano pure state onomatopee in epoca preindeuropea) abbiamo da scorgere in mugire (con g rispetto a
fLUX!XOfLCXL, cfr. anche fLU~W), vagire (&Xli, ~X~), e barrire denominativo di barrus 'elefante', hirquitallire 'mettere la voce di
adulto' lo di hirquitallus ' pubere " e cos via.
451. - ~) Formazioni in -turire -surire dal tema del supino,
cosiddetti ID e d i a t i v i o d e s i d e r a t i v i: cenaturire,
esurire, empturire, petiturire, canturire, caciiturire, habiturire
, voler avere', micturire, morturire, parturire; secondo questi,
PARTE II. -
MORFOLOGIA
241
-:a-:
T L 452. - V. In
si tratta di denominativi da temi in -u(identici al tipo greco 8iXXpUW), e cio acu-ere, arguere (il tema
in -u- nel gr. &pyu-poc;), gruere (gruere dicuntur grues PF.),
metuere, statuere, tribuere, inoltre gluere (gloss.) fatto dal nominativo glUs (gen. glUtis l), battuere e [utuere di origine discussa;
delibutus Pl. (onde delibuit e simili Tertull. ecc.) parrebbe
incrocio di delitus e imbutus. Anche qui l'u appare allungato
gi da tempo ie. avanti -to- del ppp. ecc., cfr. gr. &p't"u-'t"6c; di
&p..uw ecc., SCI'. preso atru-yatio e atru-yati ' nemico' (atru-s), ecc.
T 453. - B a s i v e l' b a l i i n l a t i n o voi g a l' e. Per
la formazione di nuovi temi verbali derivati, restano antichi
tipi come quelli in -iire e, meno usato, in -ire (oculiire pectiniire
carrioiire ignire); accanto ad essi, mentre alcuni vanno decadendo, ne sorgono dei nuovi. Diamo qui un breve sguardo ai
tipi pi comuni:
da participi e aggettivi: humiliiire, ACUTIARE it. aguzzare, ALTIARE it. alzare, EX-CURTIARE it.. scorciare, SUCTIARE
it. succiare; - ICARE: amiiricare, masticare, CABALLICARE it. cavalcare, ecc.: -ACEARE onde it. -azzare, -aociare; molto diffuso
-IDIARE da -(~ELV 443 (guerreggiare); -ITARE, p. es. VANITARE
it. vantare; da diminutivi, cfr. 442, -ACULARE onde it. -acchiare (sjoracchiare) , -ICULARE onde it. -icchiare -ecchiare (morsicchiare) , -UCULARE onde it. -uccbiare (sbaciucchiare), -ULARE
p. es. MIXTULARE it. mischiare, -ILLARE it. -ellare (cantarellare),
-ITTARE (cfr. -tto- 300) it. -ettare (macchiettare). Importanza
speciale hanno assunto le formazioni in -RNTARE (denominativi
di participi presenti), di cui nel latino letterario solo praesentnre stato accolto e che servito alla derivazione di fattitvi,
-IARE,
242
cfr. it, addormentare, ~gqllentare eec.; e in -TARE -SARE, originariamente usata per i frequentativi ( 444), che ha sostituito
in misura sempre maggiore gli antichi verbi radicali: cantare
adiutiire iactare ausare USARE prendono il pq~p di canere iuvare
iacere audere uti ecc.
I Vgrbi greci in -i'l ~o;~ ecc. prendono le forme della I coniugo
Hh similmente i germanici in -an, -on: xu~e:pviiv gubernare,
~oca'BTl!Le:tv blasphernare, roubOn it. rubare ecc.; quelli germanici
in, ~iF}"i. (I sg. preso -ja, cfr. lt. audio ece.) passano alla IV coniH~"
hqti~n > hatire (Gloss.) 'odiare' franco ha~r ecc.
1" L
. . i , !
PARTE II. -
MORFOLOGIA
243
244
vare dei frutti '), exterminare, irretire, enervare e simili (cfr. anche
437), in realt formazioni parasintattiche.
T 460. ~ II. C o m p o s i z i o n e si ha anche c o n n o m i
e c o n a v v e r bi: il caso pi antico quello di credo da
*kred-dho 'pongo il cuore', per cui cfr. 118. In latino abbiamo ancora possum da pote (ntr. di potis, e anche potis con
perdita di -s, 128) sum (cfr. potis est Pl., pote juisset Ter.)
pot-es pot-eram ecc. 553; venire da venum ire ( 129) secondo
cui vendere per venumdare (forse sul modello reddere: rcdire);
animadvertere da animum adoertere; mea r-jer: (ablativo:
cfr. quae ad rem reierun; Pl.); forse os-ciuire; mamii-mittere,
usu-capere; multi-, magni-, parvi-jacere, lucrijacere Mart.; recuperare ( 441), aequipernre, vituperare (: viti-um come vitilitigare Cato e con aplologia vitiligat 'vituperat' Gl.). Con
avverbi, satago e satagito, satisjacio ecc., benedico maledico
valedico (valejacio Apul.), malo mavolo ( 554) mavis da *magsvolO per magis-, 92. Si tratta in tutti questi casi di antiche
giustapposizioni (cfr. 397).
461. - III. Un tipo non chiaro nelle sue origini quello
rappresentato da cande-jacio made-jacio cale-jacio are-jacio
jerv-jacio ode-jacio (PF.) e -fiO, con abbreviazione giambica
ciiU- oU- onde cai- ol- e paU- ecc., pi spesso accanto a verbi
in -re; solo poche di queste formazioni si affiancano a temi
con -ii- o colla vocale tematica, come dome-jactus Petr., experge
jacio, o sono da nomi, come cinejactus Lucr. (: cinis, secondo
tepejactus), in ogni modo secondari sviluppi del vecchio modello.
Tmesi in [eroe bene jacito Cato, perjeroe ita fiet Varro, consue
quoque jaciunt id., excane me jecerunt id., jacit are Lucr. possono rappresentare una imitazione di bene [acere accanto a
benejacere. La spiegazione pi plausibile ancora quella (di
F. Skutsch) che parte da cale-jU, foneticamente da caln jit
PARTE II. -
MORFOLOGIA
245
246
PARTE II. -
247
MORFOLOGIA
r.
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
IMPERATIVO
PARTICIPI
Presente
Imperfetto
Futuro
Presente
Imperfetto
Presente
Presente e
Presente
(solo attivo) GERUNDIO
Gerundivo
(Fut. passivo)
c Futuro.
248
CONGIUNTIVO
INFINITO
Perfetto
Piuccheperfetto
Futuro anteriore
Perfetto
Piuccheperfetto
Perfetto
Supini
PARTE II. -
MORFOLOGIA
249
nel II sec.; la differenza -t: -d corrisponde a quella fra -ti primario e -t secondario, gr. an doro aU~W't'L > -ot ma &e:ye:["t"],
scr. bhdra-ti dbhara-t, 121).
P l u r a l e. I. -mus (da *-mos in apofonia con *-mes di
gr. doro eppo{J.e:, cfr. scr. bhdra-mas). - II. -tis (da *-tes; scr. e
gr -. accennano a -the, -te, gr. ye:-"t"e: scr. bhdra-tha; l'-s latino
innovato secondo -mus, oppure -mue ha provocato la sostituzione colla desino di duale, cfr. scr. bhdra-tha 'voi due portate '). - III. -nti ancora in tremonti Carm. SaL, onde -nt
(da *-nti, gr. doro eppo-V"t"L scr. bhdra-nti; l'antica desinenza secondaria *-nt scomparsa, da essa ci attenderemmo -ns come in
osco p r li f a t t e n s 'probaverunt' ecc., cfr. 126). In luogo
di -nt appare -nunt in alcune forme arcaiche di presente: nequinunt (= nequeunt) Liv. Andr. prodinunt redinunt Enn. obinunt
Fest., solinunt (= solent Y) id., ferinunt (= feriunt Y) id., earplnunt PF., danunt Naev, PI. Ter.; secondo queste forme, il passivo inserinuntur Liv. Andr. Come si vede, l'elemento inserito
pare partito dai composti di eo, per cui.troviamo una rispondenza
nel presente ei-n 'vado' del Iituano, con cui il Pedersen ha
confrontato anche il tocarico B yane n 'vanno' (e partic. preso
med, y-ne-mane), l'ittito i-ja-an-na-i ' va '; secondo il rapporto
nequeo prodeo redeo obeo: nequinunt ecc., da soleo sarebbe fatto
soln1tnt: d'altro lato explenunt richiama l'armeno lnum 'riempio " III pI. lnun da *plnunti; di qui danunt ecc.
T L 469. - D'IMPERATIVO. S i n g o l a r e II. - (lege, come
gr. ye: scr. bhdra, cio il puro tema). - P l u r a l e II. -te
(legi-te gr. ye:-"t"e: scr, bhara-ta, propriamente l'antica desinenza secondaria). Inoltre II. III. sg. -tod > -t{) (legito, arcaico
datod lcetod violatod: gr. e:y-"t"w scr. bhdra-tad III sg., ma
vedico -ttid. anche per la II sg., duale e plur.), in origine una
particella, l'ablativo del pronome *to-, aggiunta al puro tema
che di per s poteva usarsi con qualunque persona, ma andatasi
limitando alla III sg. per l'apparente analogia del suo -t- con
quello della desinenza generale di tale persona; di su -to, secondo il rapporto lege: legite, si fatto a legito II sg. una II pl,
250
legitote; secondo quello legit: legunt, a legito III sg. una III pl.
legunto, arcaico suntod.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
251
DEPONENTE E PASSIVO
L 471. - Caratteristica generale delle desinenze di deponente e
passivo, salvo quelle di II sg. e pI., un elemento -r apparentemente aggiunto alle desinenze dell'attivo o sostituito alloro -s:
elemento che in origine lo stesso della III pI. perfetto, fondamentalmente un impersonale, e che 'ritroviamo in oscoumbro
(p. -es. u. [era-r 'feratur '), in celtico (airI. tiaga-r ' si vada '),
in varie desinenze arie, in ittito, in tocarico (yatra III sg. med.
preso di ya- 'fare ') ecc. Quindi: S i n g o l a re, I. primario
-n-r -or ( 135; la breve comune gi nel II sec. a. C.; cfr. airI.
do-moiniur ' penso' da -or), secondario -r che si sostituisce a -m
(scqueba-r ecc.). - III. -tur da *-to secondario (gr. ,~y--ro ecc.)
+ or, che torna in.frigio (ocRREDF:-rOP , portava ') e armeno (berer
da *bheretir 'portava '), ed quindi antica e ha fornito il
modello per le altre desinenze con or, anzitutto -ntur poi -muro
- P l u l' a l e, I. -mur con -r per -s di -mus (secondo -tur -ntur).
- III. -ntur da *-nto secondario (gr. ,),yo-v-ro ecc.), secondo -tur.
T L 472. - Invece nella II sg. abbiamo -re o -ris, questa seconda rara in PI., assente in Terenzio e sicuramente ampliata
dalla prima a mezzo dell'-i-s attivo di legis ecc., ma non nell'imperativo (che ha nell'attivo leqe l); Cicerone evita -ris altrove che
nel presente indicativo; nel futuro, -re per lui la desinenza
normale. In alcune iscrizioni semidialettali troviamo spatiiirus
iitiirus figiirus experirus da oro + -s, che ci dnno la spiegazione del -re, da *-ro ( 130) rotacizzato per *-so, cui si ritrova
fra l'altro nel gr. ,qipOj ~7tO = sequere; in parte per forse
anche da un *-ro che conserva l'armeno e di cui un avanzo
va scorto nel gr. adi-po 'vien qui' (plur. aU-n) da una radice
*gueu- 'correre, andare' (SCI'. jav-a-te 'corre ').
Nella II pl. troviamo -mini che ha probabilmente una doppia
origine; nell'indicativo, legimini sar un antico participio mediopassivo uguale a YOflVOL (i. e. estis); nell'imperativo esso oorrisponder invece all'infinito yflVOCL (cfr. it. aprire! salire
252
dalla piattaforma posteriore l): appunto l'uso di legimini imperativale, riservato alla seconda plurale perch il singolare aveva
gi il suo antichissimo leqere, ha provocato la destinazione dell'altro legimini proprio a questa persona.
L 473. - Il latino preclassico conosce forme di deponente e
passivo anche per l'imperativo futuro, con -tor per la II
e III sing., -ntor per la III plur. (loquitor, largitor ecc.); si trova
inoltre, arcaico e arcaizzante, -mino per la II e III sg. (fruimino, progredimino Pl. ecc.), fatto da -mini secondo legito:
legite nell'attivo. Un falso arcaismo l'uso di appellamino
come III pl. passivo da parte di Cicerone, Leg. III 8 (e a torto
i grammatici parlano di -mino per la III pI. attivo, di -minor
per la II pl. depon. e passivo).
474. - Paradigmi.
.ATTIVO
SISTEMA DI PRESENTE.
Presente indicativo.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
I
amo
amiis
amat
amamus
amatis
amant
II
moneo
mons
monet
monemus
monti
monent
III
lego
legis
legit
legimus
legitis
legunt
capio
capis
capit
capimus
capitis
capiunt
IV
audio
audis
audit
audimus
auditis
audiunt
PARTE II. -
253
MORFOLOGIA
Imperfetto indicativo.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
ambam
ambs
ambat
amiibmus
ambtis
amiibant
monebam
monbii
monbat
monebiimus
monebtis
monebant
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
amiibO
amiibis
ambit
amiibimus
ambitis
amiibunt
monebo
monebis
monbit
monebimus
monebitis
monebunt
leqbam.
legebs
leqbat
legebiimus
legebtis
legebant
capiebam
capiebiis
capibat
capiebmus
capiebiitis
capiebant
audiebam
onuiibii
audiebat
audiebiimus
audiebiitis
audiebant
capiam
capi
capiet
capimue
capiiie
capient
audiam
audies
audiet
audiemus
audiets
Qudient
Futuro indicativo.
legam
leqs
leget
leqmu
leqii
legent
Presente congiuntivo.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
amet
amemus
amti
ament
moneam
moneiis
moneat
moneiimus
moneatis
moneant
amarem
anuirs
monrem.
monr
amiiret
moneret
monrmus
monriis
monrent
amem
ame
legam
legiis
legat
legmus
legatis
legant
capiam
capiiis
capiat
capiiimus
capiti
capiant
audiam
audiiis
audiat
auduimu
audiatis
audiant
Imperfetto congiuntivo.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
amaremus
amaretis
amarent
legerem
leqers
legeret
leqermus
leqertis
legerent
caperem
capere
caperet
capermus
caperetis
caperent
audirem
audires
audiret
onuiirmu
audiretis
audirent
cape
capite
audi
audite
capito
capito
capitote
capiunto
audito
audito
auditote
audiuntii
Imperativo presente.
Sg. II ama
Pl. II amiite
mon
monete
lege
legite
Imperativo futuro.
Sg. II
III
Pl. II
III
amiito
amato
amatote
amanto
mone/o
monui
monetote
monento
legito
legito
legitote
legunto
254
Participio presente.
monens
amans
legens
capiens
audiens
capiendi
capiundi
audiendi
audiundi
capere
audire
Gerundio.
amandi
monendi
amare
monere
{ legendi
legundi
Infinito.
leqere
SISTEMA DI PERFETTO.
Indicativo perfetto.
Sg. I legi
II laist;
II I lqi:
Pl. I legimus
II legistis
III legerunt,
lgre
Indicativo piuccheperfetto.
legeram legeras
legero
lgerfs
lgerim lgerfs
legeratis
Iqeramt
lgerint
lgerat
lgeramus
Congiuntivo perfetto.
lqerit
legerfmus
legerUis
lgerint
lgissetis
lgissent
Congiuntivo piuccheperfetto.
legssem lgsses
lgisset
lgissemus
Infinito perfetto.
lgsse
TEMA DI SUPINO.
476.
DEPONENTE -
PASSIVO
SISTEMA DI PRESENTE.
Indicativo presente.
amor
Sg. I
II amaris
III amatur
moneor
monris
monetur
leqor
leqeris
legitur
capior
caperis
capitur
audio'"
audiris
auditur
PARTE II. -
Pl. I
amamur
II amamini
Iq ~mantur
1?I'/1nemur
monemini
monentur
255
MORFOLOGIA
legimur
legimini
legun~~r
capimur
cap i 1rl-ini
capiuntur
audimur
audimini
audiuntur
Indicativo imperfetto.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
amabar
amdbdri
amabatur
amabamur
amabamini
amabantur
monbar
monbaris
monbatur
monbamur
monbamini
monbantur
leqba
legbaris
legbiitur
legbamur
legbamini
legbantur
capibar
capibaris
caplbatur
capibamur
capibamini
capibantur
audibar
audibariB
audibatU'r
'-<--I
capiar
capiris
capitur
capimur
capimini
capientur
audiar
audiris
auditur
audimur
audimini
audientur
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
amuibiiur
amabimur
amabimini
amabuntur
Indicativo futuro.
monbor
legar
monberis
legrf,s
monebitur
legtur
monbimur legmur
monbimini legmini
monbuntur leqeniur
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
amer
amris
amtur
ammur
ammini
amentur
monear
monearis
moneiitur
moneamur
moneamini
moneantur
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III
amarer
amarris
amartur
amaremur
amarmini
amarentur
Congiuntivo imperfetto.
monrer
leqerer
caperer
monrris
legerris
caperris
leqertur
monrtur
capertur
monrmur leqermu
capermur
monrmini legermini capermini
monreniur
legerentur
caperentur
amdbor
amdberis
audib~!'1''lfr
audibamini
audibantur
Congiuntivo presente.
legar
leqiiri
legatur
legamur
legami~i
legantur
capiar
capiris
capiatur
capiamur
capiamini
capiantur
audiar
audiaris
audiatur
audiamur
audiamini
audiantur
audirer
audireris
audirtur
audirmur
audiremini
audirentur
Imperativo presente.
Sg. II amare
Pl. II amamini
monre
monmini
Sg. II amiitor
III anuitor
Pl. III amantor
montor
montor
monentor
legere
legimini
capere
capimini
audire
audimini
capitar
capitar
capiuntor
auditor
auditor
audiuntor
Imperativo futuro.
legitor
legitor
leguntor
256
amandu8
{ leqendu
monendu8
legundu8
eapiendu8
eapiundu8
audiendu8
audiundu8
capi
audi1'i
Infinito.
amari
monri
legi
SISTEMA DI PERFETTO.
Indicativo perfetto.
Sg. lctu -a um 8um, ee, est
Indicativo piuccheperfetto.
Congiuntivo perfetto.
lctus -a -um sim, sis, sit
Congiuntivo piuccheperfetto.
lctu
-(I.
legertur)
NOTA. - Il d e p o n e n t e ha participio presente, participio futuro,
infinito futuro, gerundio, supino in -tum con forma e significato attivo,
oltre che il gerundivo e il supino in -tu con significato passivo, ma non l'Infinito futuro passivo. Il participio passato ha di norma significato attivo, ma
talora ~i trovano tanto il valore attivo che il passivo, ad e. per comitiitus.
populiitus ecc.
PARTE II. -
MORFOLOGIA.
257
lita dai grammatici antichi sulla base della. vocale che appariva
avanti il -re dell'infinito presente attivo: I. in -iire, II. in -re,
III. in -re, IV. in -tre,
I. Coniugazione.
L
anche qui -eo -s ecc. sono risultati da *-i-io -i-iesi ecc., similmente nel congiuntivo preso -eam da *-i-ja-m; altrove (habe-bam
hao-rem. eec.) le forme sono derivate dalla base in -e-.
17 - V. PISANI,
258
-e-,
III. Coniugazione.
PARTE Il. -
MORFOLOGIA
259
260
(scr. vyadh- preso vidh-y ati 'trapa ssa '), frig-o ' cum sono sussilire " rid-o (da *,!!rizd-o: scr. vrirj,-ate 'si vergog na'); rud-o
(scr. rud-dt i ' piang e' e rod-i-t i), fur-o (: ablg. bur-ja ' tempe sta ');
fiv-o fig-o (il primo da *figu-j j, il secondo rifatto da fixi,
lit.
di/g-stu inf. di/goti 'spun tare' dyg-eti 'prova re un dolore pungente '), flig-o (rpt~-w da _gu_o, il preso latino come figo), f1'ig-o
(: rppuy-w: i per u umbris mo Y), ic-o, scrib-o (ax~p;;'.p-<XOfL~L
),
vi'v-o (scr. jtv-ati 'vive '); sug-o (*sugh-, ags. sugan 'succhiare '), fruor (da *frugu -o-r cfr. frug-es ecc., gt. bruk-ja n
'far uso di ').
T 485. - yy) Grado O o norma le possono avere i verbi uscent i
in -uo (che pu essere da -u-o, o da -u-o con -u- per antico dittongo) : imbuo (&rpuov't"e:c; &rpuaaw con *r,rtbh- cfr. imber e scr. dmbu
'acqua '), cluo 'ho fama' (= xMw, o rifacim ento di clueo
secondo xMwY), cluo 'pulis co' (da *cleu-o cfr. cZo-lica), fluo
(da *flu- o *fleu- o *flug!!;- Y cfr. fluxi confluges ecc. egr. cpMw,
rpM[f]-w e rpM~w), ingruo (da *-ghra'!.!:-iH cfr. gr. ~Xp~[f]ov
'assalii' e lt. griuv- 'ruino '), luo e so-lvo (Mw), polluo (p01'-,
cfr. lu-tum ), ab-nuo ecc. (ve:uw), pluit (arcaico plov-it 7t[f]w),
ruo (pUOfL~L), spuo (7tww), suo (gt. siu-ja) , struo (: strliv-i
gt.
strau-j an 'stend ere '), tuor (accan to a tueor; partiti forse
da
iii-tu ppp. di *teu-r)- in scr. tdv-i-ti ' forte', quindi in origine
'forte, imbatt ibile, intatto '), ind-uo ex-uo (ablg. ob-u-j,! 'mi
calzo' lt. av-i d.), - Alcune di queste forme sono fatte,
sicura mente o probab ilment e, con -io- e non colla sola vocale
temati ca: cfr. 499.
L 486. - 2) La radice raddop piata ed ha grado O: M-b-o
(scr. pibati airl. ibid 'beve ' da p-: rado bO-jpo(i)- di po-tum
7tL..lh ecc.; ma in lt. il raddop piame nto esteso alle altre
forme
verbal i e a numer osi deriva ti nominali), gi-gn-o (y(-YV-OfL~L;
anche gen-o), sero (da *si-s-o, rado se- in se-men se-voi), sido
(*si-sd -o 91), sisto (stli-re; gr. ta'"lfLL ha ancora la forma atema
tica, scr, ti:q~hati 'sta' passat o alla temati ca come il lt.);
forse reddO da *re-di- d-o, cfr. 37 e gr. ~(-aWfLL scr. dd-dlim i.
PARTE Il. -
MORFOLOGIA
261
batto 'l.
L 489. - ~~) fing-o (finxi fictus figulus 't'E:LX0C; scr. dgdhi
, impasta' III pI. dih-anti; secondo questo sembra da mictum
esser fatto il pf. minxi in luogo del mixi di Lucilio e Orazio,
e di qui il preso mingo per meiio 483 e infine minctum), fung-or
(sempre -no, scr. bhunk-t ' mangia' ma ppp. bhuk-tds), iung-o
(iunxi iunctum con-iunx ma coniug-is iugum iuger-a 275
~e:UY-VUfLL scr. yu-na-j-mi pf. yu-y6j-a), lamb-ii (lambi lambitum
ags. lapian 'leccare 'l, ling-o (linxi ma ligula liguri6 dx-w
scr. rh-mi 'lecco 'l, -mung-6 (munxi munctus, ma. mucus
IX7tO-fLUO"O"w da -xiw; il -g- per -c- secondo lingo o simili), ningu-it
(ninxit, ma nix nivis nivit Vdrp-e:L lit. sning-a 'nevica' sng-ti
, nevicare 'l, pand-6 (pandi, piinsus e paesus, pandus, cfr. pateo
7te:'t'cXWUfLL; -d- per -t- sar dovuto all'analogia di qualche altro
verbo, p. es. tendo), pang-6 (piinxi e pepigi da *pe-pag- piictus
piigina miyvufLL 7t1tocya.), ping-o (p';;nxi pictus scr. pink-t e pi-ati
262
gr. 7tOLX-(O:; tocar. B. pink- e paik- 'scrivere '; -g- per -csecondo fingo), pins-o (e, con grafia fonetica, 50, piso, pinsi
o pinsui pistus scr. pi-nd-~-mi ' pesto' pf. pi-p~-a ppp. pi~-!ds),
plang-o (pliinxi pliinctus ma pliiga 7t<X~<. da -YYi<. &7t<XY1jv 7tcXy1;<.
7tcXyx-&1jv 7tlXyx't'6c; e 7tayoc), pre-hend-o (prehendi prehnsus ma
praeda < *prai-hed-ii bed-ero XeLao{J.lXL da *Xe:va-ao- x-XOV~-lX),
pung-o (pepugi -punxi punctus pugio pugnus pugil), dis-stingu-o
(stinxi -stinctus ma in-stigiire ad~<. ady{J.lX con velare, non labiovelare; -guo secondo tinguo per cui cfr. 483), string-o (strinxi
strictus prae-st[r]igiae) , tundo (tutudi tunsus con-tsu - scrittura fonetica per -tuns- Y - scr. tundate 'battono' e tuddti
, batte '), - Cfr. anche nanciscor 493.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
263
264
PARTE II. -
MORFOLOGIA
265
of- de-fendo (&dvw da *&Ev-iw ql6v-o scr, Mn-ti 'uccide' armeno JnJ-em 'uccido' da *guhendh-io-); cfr. anche fundo con
nasale infissa ( 488) rispetto a fu-W ecc. Con -ll- da -ld- (cfr. i
ppp. con -tee- > -ls-), per-cello (clad-es, pf. percul-i),. sallo (sal
salis), fallo (tefelli rifatto dal pres.; da *quhal-, cfr. 6"ql!X0!Loc~
da *squhal-, scr. khalas 'briccone' chalam 'inganno '), peZZo
(pepul-i 7t!Xw), vello (gr. Y&oc~ [cio f&oc~]'1'Thoc~ Hes.).
T L NOTA. - In dido ddo reddO (su cui 486) per-dO pessum-dii tra-dO vndo
( 460) con-do crdo ( 460) abbiamo composti con do da ie. *do- 'dare'
o *dh- 'porre, fare'.
T 497. - 6) quaeso (quaesso iscr.) quaesumus e viso rappresentano forme di desiderativo (cfr. scr. vi-vit-sa-ti 'desidera
sapere', cui visit da *vivid-seti 34 potrebbe corrispondere
esattamente) di quaero (da *quais-o) e vid-eo: similmente sono
formati incesso e arcesso (colla forma metatetica acoersii sorta
quando ar- per ad-: 108 era oramai uscito d'uso) di cedo.
Incesso arcessii hanno servito da modello pei verbi di significato
affine petesso (petO) copesso (capio) lacesso, e di qui partita
la formazione di presenti in -eseii da altri verbi, come [ae-esso
incip-esso (Pl. inoipissis, Pacuv, capissam coll'-i- di capi-o),
tutti con significato desiderativo o ncoatvo. Un suffisso -sova forse scorto anche in curro da *kr-so.
TL 498. -~) Con -io- direttamente dalla radice
(cfr. anche y) abbiamo aiio (: ad-agium ecc. 82), capio (gt. haf-ja
'sollevo '), cupio (scr. kupyati 'si adira '), facio, iacio e porr-icio
(poriciiim PF.; -rr- per analogia di porro, ma la preposizione
poro, 454), al-licio (lacio), meiio (Y cfr. 483.489),rapio (cfr. lit,
ap-rp-iu 'tolgo a forza '), sapio d-sipio (asass. an-sebbian
, notare '), specio con-spicio (scr, pti-ya,ti 'guarda "), grad-ior
(lit. grd-yju 'vado '), patior (-7toc&-ov). Infisso nasale hanno
sanc-io (: sac-er) e forse vinc-io (: ablg. v~zati ' legare', gr. t!L\jJoc~
id.) della IV coniugo Come si vede dagli esempi addotti, la formazione corrente gi da tempo ie, (gr. qlOCLVW, ~OCLVW, oc!pw ecc.),
cfr. anche 500.
266
IV. Coniugazione.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
267
-i ).
L 501. - ~) cio cis eire, scso scis scire, suffio -is -ire, fio fis
ma fiere ( 449). In ciii abbiamo una formazione di *ki- in
gr. 6uov; scio sembra da *squ_jo della radice *sequ- 'vedere,
sapere' in gt. saihw-an 'vedere' ittito sak/g- , sapere '; sufiire
-io; fio da *bh'f!:-i-io, derivazione
da *dhu- (in fft-mus)
con -i- da *bheu-~- 'essere, divenire' (in fui eec.), cfr. airl. biu
, sono' aated. bi-m 'sono' ecc.
--
268
PARTE II. -
269
MORFOLOGIA
270
astrazioni di abscidi diffidi o simili), mentre a volte pel composto si formato un perfetto speciale (impegi 506 di impingo cfr. pepigi, occinui di oc-cino cfr. cecini; com-punxi di
compungo cfr. pupugi).
Nella sillaba di raddoppiamento appare la c o n s o n a n t e
iniziale della radice (sono ripetuti c t d P j), ma s pi occlusiva
appare per intiero nel raddoppiamento, mentre la radice
ridotta alla sola occlusva (sci-cid-i di scind-o, ste-t-i di sto ecc.);
quanto alla v o c a l e, essa di solito e, salvo per i, u ed o
che vengono ripetuti; per gli antichi memordi Pl. Enn. ecc.
spepondi Cic. Caes. peposci Val. Ant, (e memini?) ci mostrano
che ad o radicale doveva corrispondere e, ed oc-ceeurrit Ael,
Tuber. pepugi Oic, Caes. secondo Gellio VI 9, infine tetuli ci
mostrano che ci poteva accadere anche per u. In greco il
raddoppiamento di perfetto ha costantemente c, in scr. esso
ha a da e (cfr. ca-kr-a 'fecit ' con palataliszazione della gutturale, 110), ma ad i, u della radice in grado O corrisponde i,
u in tutte le forme (ei-oohed-a 'scidit' ci-cchid-ur 'sciderunt',
ju-j6~a ' gustavit ' ju-ju~-ur). Probabilmente in antico il vocalismo corrispondeva esattamente a quello radicale, quindi
aveva e nella forma forte (anche in corrispondenza di o, a),
i e rispettivamente u_in _quelle d~bo~ con tale vocalsmo della
radice (all'incirca *ke-skeid-: *ki-skid-): cfr. anche falisco
pe-par-ai 'peperi' ma fi-fiq-od 'finxerunt', osco d e - d e d
, dedit' ma f i - f i k u s. Nel consonantismo, il tipo latino
ste-t-i ricorda quello scr. ta-sthdu ' steti, stetit " laddove greco
ecc. ripetono Fs: ~-cr1"Y)-XiX (come si-sto del presente), il gotico
ripete l'intero gruppo: (af- )skai-skaid 'abscidit'.
Nel pf. latino con raddoppiamento sono confluiti antichi
perfetti e antichi aoristi raddoppiati.
T L 509. - Ecco le forme: cado ce-cid-i (concidi reccidi), caed6
cecidi (occidi), cano cecini (concinui!), fallo fefelli (chiaramente
fatto dal pres., nota il doppio ll), pango pepigi (rad, pago, pel
preso cfr. 489; per pegi cfr. 506, il raro panxi fatto secondo
iunxi ecc.), parco peperci (comperc6 -persi, secondo cui parsi,
PARTE II. -
MORFOLOGIA
271
272
il tema del pf. radicale era uguale a quello del presente ( 507):
spesso ha servito da incentivo il ppp. in -so- (quindi presso le
radici in dentale), come d'altra parte talora il pf. in -si ha provocato la formazione del ppp. con -so- anzich -to- ( 231).
Il grado apofonico della radice dovrebbe essere il normale,
e tale esso realmente nei casi pi antichi; spesso per il pf. si
adeguato nell'apofonia al presente (donde talora ha tratto
anche l'infisso nasale o il suffisso specifico), od al ppp. Rego
tego veh6 trah6 hanno e, rispettivamente a, venuto probabilmente
da rectus tectus ( 25) a rexi texi, di qui a vexi indi a traxi (1).
511. - Abbiamo dunque:
cx.) Da radici in gutturale: algeo alsi (lcs rcs
> ls rs 89),
ango anxi, cingo cinxi, clango clanxi, coniveo conixi (cfr. 109;
anche cOnivi), dico dixi (-o<:L/;cx.), duco duxi, farcio farsi, figo fiv6
( 484) fixi, fUgo flixi, fluo fluxi ( 485), frigeo frixi (e frigui), fulcio
fu~si (fulxi gramm.), fulgo fulgeo fulsi (2), indulgeo indulsi (forse
indulgeo denominativo di *dh!ggho- 'lungo' cfr. SCI'. dirghds
gr. .&rXcx.aacx. propr. 'la lunga' ablg. dlugu 'lungo', quindi
, sono longanime '; in tal caso il pf. secondario e fatto sul
presente), intellego diligo ecc. -lexi (eY gr. E;cx.), illicio illexi
(da *laxi, di laeio 44), lUceo lUxi, meiio mixi (e minxi 489) ,
mcrgo merst, mulceo mulsi (SCI'. a-mark-~-i-t l'ad. mr-), mulgeo
mulsi (mulxi gramm., gr. eX.Il;cx.L), negligo -lego neglexi (per
*-gli-, se il verbo va col gr. YLX,OIlcx.L, cfr. 454, secondo intellego -ligo intellexi), parco parsi (Oato ecc., accanto a peperci),
rego rexi (llpE;cx.), sarcio sorsi, spargo sparsi, specio spexi (iI
SCI'. antico non ha aoristo di questa radice preso pa-ya-t-i =
specit - e lo sostituisce con adaram = ~OEpXOV e adrak~it; cfr. per
il metatetico gr. O"xEljJ<Xll'Ylv), sugo suxi, tego texi (-O"'t"E;cx.), tergo
tergeo tersi (probabilmente la radice quella di torreo da *tors-,
cfr. gr. 't"PO"E't"cx.L; il preso *terro da *terso trasformato in tergo
secondo l'opposto mergo perf. mersi: si noti che de-tersit vale
(I) Astasent statuerunt PF forse da *ad-sta-s.~t: gr. &O"TlXO"CXV; cfr. STOLZ,
Zur uu, Verbal.-Pl., p. 24 sgg.
(2) -uls qui e altrove pu essere per -olos- da -elcs. con grado normale, 14.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
273
'asciug' in Liv. Andr. Od. 19), torqueo torsi, urgeo ursi (urgrado O di *,!!:reg- in gt. wrikan 'perseguitare '), ueho vexi
(scr. d-vak-~-i-t, congiunto aor. vak~at), traM triixi. Con infisso
nasale proveniente dal presente, fingo finxi, iungo iunxi, Ungo
linxi, emungo emunxi, ninguit ninxit, pango panxi (e pepigi
509), pingo pinxi, plango planxi, ex-pungo -punxi (il semplice ha pupugi), sancio sanxi (ant. anche sancivi), ex-stinguo
-stinxi (cfr. 489), stringo strinxi, unguo unxi. X da -c-s- o da
-c-t-s- ( 82) hanno flecto flexi, necto nexi e nexui (per combinazione col pf. IV), pecti5 pexi (gr. -7te1;<X(.L'Y)V), plecto 'intreccio'
plexi (gr. ~-7tE1;~).
NOTA. - In Cic. de or. 259: Itaque nos raucos saepe attentissime audiri
video ... at Aesopum, si paullum irrauserit, explodi, irrauserit non appartiene
a raucit ~p(Xyxe:Lif (gloss.) ma a ravio (Pl.),
v. PISANI,
274
T 517. - N elle forme in cui si trova -sie- (II sg. e pl. dell'indicativo, congiunto piuchpf. e infinito pf.) si pu avere per aplologia la riduzione a -s-: dixti discesti dixe Pl., promissem soripsti
Enn., consumpse Lucr., abstersti Oatull., triia Verg., evasti
divisse repsemu Hor. ecc.; queste forme ridotte sono evitate
dalla prosa classica.
Pel tipo taxo taxim ecc. cfr. 541.
T 518. - IV.
PERFETTO IN
-vi, -ui.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
275
~i-,!!:-ai
-u-'!!:-ai doveva venire -ui secondo il 42: tali casi noi troviamo
presso radici in vocale breve, cio anche quei verbi che hanno
bens all'infinito -iire -re ma nel supino -i-tum (talora sincopato), cfr. 434. Cfr. cubare cubitum cubui (cubui serve anche
come perfetto pei composti con -cumbO), e cos crepare crepui,
domare domui, secare sectum secui, sonare ~onui (e sonavi secondo amare: amavi), vetare vetui (e ve,avi), docere doct~!m
docui, habere habitum habu~, monere monitum monui e, con
formazione diversa del ppp. o supino, torre torrui, senza supino
noceo nocui. Inoltre, da basi aventi -i- da -9- con presente di
terza coniugazione, genui: genitum (gignere), molui: molitum
(molere), vomui: vomitum (vomere)j~econdQ questi, posui di s.u
]Jo-situs ( 490) per l'antico p<?Sivi. Come monere andavano
anticamente fovere moure ooore; ma come nel ppp. *fove-tos
*move-tos *vove-tos han dato fotus motus votus, cos nel pf. da
*fovevai ecc. abbiamo fovi movi vovi: cfr. 33. Secondo i rapporti [oueii: fovi ecc. si anche formato cavi favi pavi fervi (e
fervui, scritto seriormente ferbui) per *cavevai *favevai "ecc. di
cavea faveo paveo ferveo, e infine lavi (ed elavi, di elu6) per
*lavevai di lavo, come cavi ecc. secondo il rapporto lautus:
cautusj secondo votus eec.: iiitus e lavo: lavi, anche iuvo iiitus
ha fatto iiivi, probabilmente per *iuvi aoristo radicale, ancora
forse nell'adiue1'o (cio adiuvero) di Ennio e Ter., iuverint di
Catullo e Properzio ; cos pure pluit Varro, plfterat Pl. per pluit
di pluo (la radice ha in ambedue i casi euju).
276
521. -
~)
-vi si trova:
PARTE II. -
MORFOLOGIA
277
278
PF.
ot) IL PF. CONTRATTO sorto dapprima quando -v- si trovava fra vocali uguali ( 34): quindi insueram decrro sisti
obdormissemus audisses tutti Pl., ecc.; inoltre in -ooe- -ovi(trattati come -ove- 33), cfr. noram Pl. ecc.; quanto ad -iive-iioi-, incerto se qui la scomparsa sia dovuta alla scomparsa
di -v- od alla analogia, p. es., di sueveram - sueram recante
seco la riduzione di amiiveram ad amiiram e simili. In ogni modo,
da questi inizi si spiega l'intero fenomeno che si pu definire
colla seguente regola: dinnanzi alle desinenze che cominciano
per s (st, ss) o r cade la sillaba ve, vi nei perfetti in -iivi -evi
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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280
PARTE II. -
MORFOLOGIA
281
dalla radice es- ( 552), indi pchpf. dix-er-a-m dix-er-a-s amav-er-a-e mowu-er-ti-s tetiq-er-ii- tratto dal tema di pf. ampliato
dell'elemento -es- ( 528); negli imperfetti all'infuori di eram
troviamo avanti questo -ii- un -b- (ama-b-a-m mon-b-a-m.
i-boa-m, antico e volgare audi-b-a-m), che nella III e, quando
la formazione non in -iba-, nella IV coniugazione a sua volta
preceduto da --: leg-e-b-am audi-c-b-am.
Astrazion fatta da questo -bo, noi abbiamo dunque -a- e,
dopo consonante (compreso D, -e-n- come suffissi di preterto.
Ora noi troviamo:
in lituano -0- (da -a-) ed -e- come formanti preteriti, ad es.
gav-au III gav-o di gdu-nu ' ricevo', buv-au buv-o di bu-ti 'essere',
nes-ia?7- nes-e di nes- 'porto'; dopo basi in vocale lunga si
aggiunge pure -0-, questa volta coll'intermediario di -j- (che
appare secondariamente immesso ad evitare lo iato: si tratta
del suono di passaggio sviluppato in forme con -i- come dalyj-au di daly-ti 'dividere '): p. es. myle-j-au myle-j-o di myl-i
infin. myle-ti 'amare';
-c-
282
legga ecc. e gli analog hi imperf etti francese, spagnolo, portoghese, sardo contin uino, attrave rso il volgar e latino, le forme
in -ea- ecc. da noi presup poste, stato sosten uto dal Grobe r
(Archi v fur lat. Lexiko graphi e I, p. 228 segg.). Comun que, resta
da vedere come -b- si potuto introd urre nelle sequele -ali-ea- -ia- forma nti in antico l'impf. latino.
T L 530. - Preme sso che nulla prova l'impf. osco fufans , non
come si ritene va da fu- 'esser e' ma da fuf- di *bheudh- =
germ. *biud-, p. es. in goto ana-bi udan 'ordin are', coll'-a- di
529, dar da pensar e con M. Leuma nn, Indog. Forsch ungen
XLII, p. 60 segg. che secondo il rappor to eram: ero sia penetr ato
in *-ea- il -b- del futuro (quind i ad es. amaba m secondo amaM ,
su cui cfr. 538), che ritorna in ant. irlande se, risale quindi
a un antich issimo periodo della storia del latino.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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-e-.
284
--
PARTE II. -
MORFOLOGIA
285
286
con a ltro suffisso, il *-si..o- di SCI'. dha-sya-mi lit. d-siu ' porr'
ecc., e il -so- di gr. &~-crw.
Il futuro con -bO si restringe alle coniugazioni I e II, arcaico
e volgare anche alla IV (audibo; sempre ibo), dove cio la radice
o la base terminava in vocale lunga, non in consonante.
Cfr. Homenaje a Antonio Tonar, 1972, pp. 383-393.
539. - y) Secondo l'analogia di aandbii : amabam, di sul
pchpf. in -eram stato fatto il futuro anteriore in -ero: amavero
-is -it -imus -itis -unt (Pl. dvitaverunt 'avranno evitato ');
presto per (in generale gi Pl.) ha avuto luogo l'estensione
di -i- alla III pl. (amaverint) e poi la confusione col pf. congo
in seguito alla quale l'-i- tematico pu anche esser lungo ( 536):
quindi amavero -is -it -imus -itis -int, e monuerii lgero fcero
audivero ecc. Nella I sg. rimane per l'antico -o..
540. - II. Nelle coniugazioni III e IV abbiamo i futuri
legam leges leget legemus legetis legent, audiam audies ecc. Qui
dunque un congiuntivo con -a-, ristretto alla I sg., parrebbe
essersi unito con un congiuntivo in
per formare il paradigma:
strano il comportamento della I sg. rispetto a quanto ha luogo
in altre formazioni con -e-, e cio [acerem [acere, essem esee,
[uissem. fu.isscs e, se di origine congiuntivale, amem am.
Comunque, le I persone dicc facic usate da Catone hanno l'aria
di formazioni analogiche. Forse l'aporia potrebbe condurre a
ritenere che in origine il futuro fosse identico al congo pres.,
che si dicesse pertanto legam leae, [aciam facias, audiam
audiiis ecc., che poi per effetto del passaggio di -ia- a -i- in
ultima sillaba avanti certe consonanti, specialmente -s ( 134),
si sia differenziato faciam audiam: [acie audics *faciet *audiiJt
e inseguito da queste due ultime persone, secondo [aeers
*faceret [acermus ecc.; ess *esset essmu ecc., l'-e- si sia diffuso
all'intero paradigma, evitando (salvo l'estrema conseguenza
di Catone, e di alcune altre forme: recipie ostende attinge Fest.
e P.F.) la prima persona sg. Da faciam/facies audiam/audis ecc.
iI nuovo tipo di alternanza sarebbe poi stato adottato per
leqomfteee ecc. in luogo di legamflegiis.
--
PARTE II. -
MORFOLOGIA
287
",-----
(l) Che copsi possa essere in parte compositum ex cape si vis (> sis 34),
va forse concesso a Cicerone (ap, Quint. I 5, 66).
288
--
PARTE Il. -
289
MORFOLOGU.
-a -e
-i di II sg.
'
2!l0
PERFE'I'TO INDICATIVO. III sg. volgare con sincope triumphaut edukaut ecc., onde it. trionf, educ: s'hanno da metter
sullo stesso piano forme plautine con -avit monosillabico Y III pl. -run: non si trova in Pl. col perfetto sgmatco, ed
usato dagli scenici solo alla fine di verso o di kolon: -re
ed -rwn: appaiono in epoca antica usati indifferentemente: ma
dalla seconda met del II sec. a. C. usato nei monumenti
pi importanti solo -runt, che pi frequente delle altre due
forme gi in Pl.
T L 552. - I.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
291
santi, gr. El [.L L (eol. ~f.L(.LL) et (rrt cr(.Lv :crT Elcrl (dor. EVT().
II paradigma greco ha nella I e II pl. il vocalsmo normale
della radice, secondo il sg. e secondo la III pl. V"t't da *~v-"t't =
gt. sind o. s e n t ecc. (l'abolizione dello spirito aspro per analogia delle altre persone, specie a"t't); il SCI'. conserva perfettamente l'antico stato di cose. Il lt. sunt da *sonti (come tremonti 468, gr. .yovn ecc.) uguale all'ablg. satU e proba
bilmente antico; secondo esso si . rifatto *smos (= SCI'. smas)
in *somos > sumu ( 15) che ha recato seco il rifacimento di
*e.~mi in sum (cfr. la contrapposizione yw :yofLe:v :YOV"t'L con
-()- a, sye:Lt; :ye:L :ye:"t'e: con -e-); estis per *stis secondo es:
quest'ultima forma suona in Plauto anche ess, cfr. l'omerico
:Gd rifacimento di d = SCI'. asi ie. *esi. Un esum costruito'
da Varrone ; l'('.~.n:s tramandato per Accio sta forse per eseis,
dr. appn-sso: simu per SI(,1n1(.~, forse dall'osco dove abbiamo
s i m = ,~U11/. si trova fin dal I sec. (era adoperato da Augusto e
ritorna nelle lingue romanze). Un futuro col suffisso -sco( 4!J~) abbiamo nell'arcaico escit ' erit ' (XII Tab.), euperesc,
cfr. armo congo i~c ' sit' da *es-ske-ti.
.
I m p e r f e t t o eram da *es-a-m 529; f u t u r o e1'O (esed
~, l; III pl. talora erint secondo il fut. anteriore 539) da
*l'S-U 537; c o n g. p l' es. sim (antico siem. sie.~ siet simus ecc.
accanto a sim si sit, Pl. sit; III pl. arcaica sient da *sl-ent
come SCI'. sy-ur, rifatta, in sint come il resto del paradigma)
536; c o n g. i m p f. essem da *es-se-m e jorem da *fu-se-m
534; i m p e r a t i v o es este, esto est6te sunto (antico est6d
sunt6d; sunt6te in una glossa); p a r t i c i p i o prae-sen ecc.,
e s6ns usato come sostantivo 'il reo'.
F
P e l' f e t t o fui ecc. (o fui fuvi 29) dalla 'l'ad. fff,- che d
pure, col suffisso -a-, l'arcaico congiuntivo fu-am, [orem (v. sopra),
inoltre il partic. fut. fuUus e l'infinito [ore da *fu-se ( .566).
Composti: dewm. des dest eram (scritto anche deeram, e
cos via); j!l'usum prad-es pl'u-flli prad-esse; ecc.
l'
comparativa.
292
PARTE II. -
MORFOLOGIA
298
Enn.) imus itis eunt (int gloss.), passivo itur. Eo da *ej-o per
*ei-mi = ELfLL scr. emi con sostituzione di -o a -mi come in
volo; is it atematici , d eL(jL scr. ~i ti da ei-, secondo questi
i-mus t-tis per io, cfr. ~fLev he scr. imds ithd; anche eunt col
grado normale della radice (da eo) per *ionti cfr. scr. y-dnti.
I m p f. i-bam ( 530; tardo exiba: rediebat come a1tdiebat
cfr. is: audis ecc.), fu t .ibo (redies Apul, triinsiet Tibull.,
Itala, Tertull. come audies audiet), p re s. c o n g. eam da
*ei-iim (ambiiimus Cic. come audiiimus), i m p f. c o n g .
irem da *ei-.~e-m, i m p t. i da *ei come es 552 (gr. ~1t-eL,
homo d I)' ~ye) ito, p a r t i c. in = scr. yrtnt- euntem = gr.
t6v't'-(x 242, con e- secondo eunt, i n f. ire; R-~!} e t t o ii
525 (ed ivi; in-it Lucr., abit Lucil., adisti Verg. ecc. 524) e
cos via (adieset -ent adiese P 2, 581 con e scritto per ei = i
21): p p p. ad-itus Pl. ecc., ma amb-itu Ov. come audittts,
su P i n o itum: i composti, come si vede, tendono a regolarsi
sulla IV coniugo - Come si visto ( 454) nequeo composto
di eo, e queo ne stato ricavato secondariamente: perci la
coniugazione di questi due verbi coincide con quella di eo
(ppp. quitus Ter.).
L 556. - V. BDO. Come in sum e volo, troviamo in questo
verbo l'ingresso nella coniugazione tematica delle prime persone sing. e pl. secondo la III pl., poich nella coniugazione
tematica queste tre persone avevano o come uscita del tema,
contro e delle altre, laddove le seconde persone e la III sg.
rimangono atematiche: edo es est (passivo estur Pl.) edimus
estis edunt (cfr. lit. d-mi scr. dd-mi ecc.), i ID P t. es este
estO, c o n g. i m p f. essem i n f. esse: la lunga in rifatti
*ed-si ecc. per la legge di Lachmann 25. I m p f. i n d .
edebam (tardo). O o n g. p re s. edim edis ( 536); solo dopo
l'inizio dell'era volgare sorge edam ediis, cos pure il preso edo
edis regolare di III coniugo P e r f e t t o edi ecc. (tardo
e volgo edidi secondo edidi di e-do). S u p i n o esum ecc.
294
L 558. - VII. Do diis dat damus datis dant. L'antica coniugazione doveva essere *do-mi *do-si *do-ti *da-mos ecc. con variazione o/a (cfr. gr. (WIl-L: (00ll-ev, SCI'. dddiimi dddiisi dddiiti
dadmds ecc.); la I sg. al solito passata alla coniugazione
tematica, questa volta eliminando il -mi desnenziale, la II
e III sg. hanno cambiato il loro o coll'a del plurale, ma in seauito secondo sts : suu (da stiit 135) si fatto das: dat (mai
*diit, nemmeno in Plauto), similmente l'antico imperativo
*dii date (ancora in cedo con abbrev. giambica 28, cette,
456) passato a da (cfr. sta) date. Del resto, come nella I
coniug., ma sempre con ti: diibam dabO darem dare, congo preso
dcm des cfr. OL-tjV O('IJ~ < *da-je- e 533.536. Il presente radicale ritorna in armo (ta-m ' d' ta-mk' 'diamo' con generalizzazione dell'a) e forse in lit. duo-mi ablg. dami 'd'
(duosti dastu 'd' ecc. sono rifacimenti secondo sti jasti/,
'mangia ': imi jami 'mangio' rado *ed-); invece gl'. e SCI'. hanno
il preso raddoppiato, O(WIl-L dddiimi, cfr. peligno dida 'det'.
T L 559. - I composti del tipo antico (red-do pro-do) sono entrati
completamente nell'analogia della III coniugazione (grazie all'indebolimento in -1,- dell-- radicale: pro-ditis da pro-datis ecc.)
e si coniugano come lego; l'antica coniugazione si serba ancora
nel futuro plautino reddibO da *red-dabO, cfr. 42. - Ma cireumdare posteriore agli effetti della intensit iniziale. - Una
PARTE II. -
MORFOLOGIA
295
296
(che quello antico del pf.), sono usati memini (che ha anche un
imperativo memento mementote), coept (pi antico co-ep; di
ap-io) e odi (cfr. od-ium).
565. - XIII. Nota infine le forme di saluto avi (hav'i; in
esso debbono essersi fusi un antico ave e un havo punico), salve
(probabilmente in origine l'avverbio di salvus) e al, che hanno
sviluppato dei plurali avete salvete valete, e alcune altre forme:
salvebis albi avere salvere valere, cura ut oaleas. Aveas aorem
avbo s'incontrano solo in epoca tarda.
Il verbo infinito.
L 566. - 1) L'infinito presente attivo si forma a mezzo
di -se (-re dopo vocale) aggiunto al tema del presente: es-se,
cel-le (nolle malle; -ll- da -ls- 83), es-se di ed-o, [erre (-rr- da
-rs- 83), i-re, da-re, sta-re, impl-re, ama-re, mon-re, lee-re,
cape-re (da -i-se 18), audi-re; [ore da *fu-se 18; poese (ant.
potesse). Si tratta dell'antico locativo di un astratto verbale
iT'II- come scr. pr-s-i = plre da *ple-s-i; cfr. dasi che in PF.
interpretato dari ma molto probabilmente sar un infin. attivo, uguale quindi al posteriore dare. Desinenza dativale ha
invece il scr. jiv-as-e uguale in tutto, salvo appunto nella desinenza (che di dativo), al lt. viv-er-e *g,!!i,!!-es-i).
N ota, con sincope mediana o finale, gli arcaici o volgari
suependre (IV 1864), oedre (12 2, 366), tanger (12 2, 501), biber
dare (Cato) ecc., e i volgari haber [ecer eec.; volgare e tardo
esse-re, inoltre potere di su pot1~i secondo monre : monui. Di
fio si adopera fieri concordemente all'impiego di questo verbo
come passivo di facio, ma fiere testimoniato per Ennio e
Levio.
T 567.
forma:
PARTE II. -
MORFOLOGIA
297
(legi capi) che appare scritto anche -ei (solvei mittei darei legei),
ma in epoca in cui la distinzione fra gli antichi -i ed -ei non
era pi sentita, per cui la grafia non ha alcun valore probativo
circa la forma originaria della desinenza;
~)
298
PARTE II. -
MORFOLOGIA
299
T 574. - Astraendo dalla tendenza a creare forme perifrastiche pel futuro (habere o velle coll'infinito, e di qui una nuova
forma sintetica del tipo ital, amero da *amare hao cio habeo)
e pel perfetto ihobere, negli intransitivi esse col ppp.), e di
sostituire in tal modo il morente passivo (esse, nell'Italia settentrionale fieri col ppp.), osserviamo nel verbo latino volgare:
a) La tendenza ad ampliare le coniugazioni I e, in minor
misura, IV a scapito delle altre due che vengono in parte confuse fra loro, cfr. lugere misere tondre respondre (e, ricavabili
dalle lingue romanze, ARDERE MORDF..RE RIDERE, TORCERE per
tm'quere) e d'altro lato CADERE SAPERE e simili; forse la pronunzia di -!lo come -io ( 72 e) nella I sg. preso ha facilitato il
passaggio di verbi dalla II alla IV coniug., p. es. fiorire lucire
lugire ed IMPLIRE PUTRIRE; in conseguenza si ha -tsoere per
-eeoere, ad es. lucisco e FLORISCO ecc.; similmente alla IV sono
passati i verbi in -io- della III, gi in antico tempo come moriri
PI., fodiri Cato, cupire Lucr., e poi fugire Aug. CAPIRE (accanto
a capere) eec.; altri verbi della III passati alla IV sono gemire
FALLIRE SEQUIRE e cos via.
575. - b) Alcune speciali formazioni sono: I c o n i u g .,
per i verbi monosillabi, DAO STAO ADNAO DAUNT STAUNT, se-
300
condo cui anche HAO ed HO, HAS HAT HAUNT ed HANT; III c 0n i u g., potere (di su potui) con poteo e posso potbam. potbo e,
secondo questo, il semanticamente affine nelle passa a volere
con preso VOLEO volimus e volemus; facio acquista forme pi
brevi per analogia di dare, quindi FAO FAS FAUNT FANT ecc.;
cadere completa il suo paradgma con ANDARE, ALLARE, ire;
a dicere si affianca DiRE (secondo FARE e il rapporto dic : fac).
576. - c) Futuro primo e generalmente anche anteriore,
conguntivo impf. e generalmente anche perfetto, imperativo
futuro sono scomparsi (salvo sopravvivenze isolate), cos pure
l'infinito perfetto e futuro, i supini, il participio futuro e il
gerundivo. Scompare l'intero passivo, sostituito dalla formazione perifrastica ( 574), e i deponenti prendono la forma attiva.
Di quanto rimane, il perfetto ind. si conserva col valore di
aoristo, mentre nel valore di perfetto sostituito dalla forma
perifrastica (il passato prossimo italiano); il piuccheperfetto
indico col valore di passato semplice, talora di condizionale:
il piuccheperfetto congiunto col valore dello scomparso imperfetto (cantassem > ital, cantassi). Si costituisce un nuovo paradigma, il condizionale, modellato sul futuro perifrastico sostituendo al presente di habeo l'imperfetto o il perfetto: CANTARE
HABEBAM od HABUI, ital. canteria e canterei.
577. - d) Nel presente indie, troviamo talora che i verbi
in -io ed -eo passano a verbi in -o: AUDO DORMO VIDO; struo
trah6 veh6 secondo i loro perfetti e ppp. struxi structus ecc. e il
rapporto rego rexi rctus ecc. dnno STRUGERE TRAGERE VEGERE; la IV coniugazione introduce in Italia, Gallia, Rezia,
Dacia la coniugazione degli incoativi con -isco in luogo delle
antiche persone del singolare e della III pl. (ital. finisco finisci
finite finiscono, cfr. FLORISCERE 574); essere (il vecchio infinito
prolungato del solito -re, come la forma usuale sostituisce gli
antichi celle e posse) diffonde l'iniziale s- di sum ecc. a tutto
il presente (SES SEST SETES), e nel congiuntivo forma, accanto
a sim, SIAM per incrocio con fiam.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
301
e) Nell'imperf. indic., -ibam della IV coniugo finisce coll'imporsi esclusivamente a spese di -ibom, cfr. 545.
T 578. - 1.) Il perfetto conserva all'ingrosso le antiche formazioni, ma non senza importanti spostamenti e modificazioni:
premesso che i perfetti deboli con -vi assumono il carattere di
formazioni regolari, osserviamo:
Ot) La tendenza ad usare nel perfetto debole le forme
contratte in -asti -astis -arunt -isti -istis -irunt, cui si affiancano nella I sg. -ai -ii per -avi -ivi -ii, nella III sg. -aut -s
-lit -llT -tt per -avit -ivit, nella I pl. -iimu -imus per -tivimus
-ivimus. Analogamente sorge un tipo con -El -ESTI -lh -El\I(M)us
-ESTIS -erunt dall'incrocio di queste desinenze con forme in
-dedi da *-didi in credidi perdidi vendidi ~ 509, accanto e da
cui s'erano fatti prandidi scendidi respondidi ascendiderat incendederit prendiderunt videderunt ecc.
T
Il
302
D. - Gli indcclinabili.
T 580. - Nel capitolo degli indeclinabili rientrano tutte le
forme, non nomi n pronomi n verbi, che non vanno soggette
a mutamenti di flessione in seguito al loro impiego sntattico.
Si tratta quindi di a v v e r b i (compresi quelli costituiti da
casi irrigiditi di nomi e pronomi o comunque derivati da nomi
pronomi e numerali, dei quali abbiamo gi detto nei 416.431.
392), la cui funzione di determinare una proposizione, un
verbo, un aggettivo o un altro avverbio; di p r e p o si z i o n i,
antichi avverbi che dal determinare una proposizione sono sta~i
attratti a specificare la funzione di un suo complemento, definendo meglio la relazione sntattca indicata dal caso, ovvero
a modificare il significato della radice verbale con cui si trovano
in composizione (composizione verbale, 454 segg.); di c o ng i u n z i o n i, parole che valgono a indicare i rapporti fra
parole coordinate o fra proposizioni coordinate o subordinate;
infine di i n t e r i e z i o n i, propriamente puri gesti vocali
d'indole esclusivamente affettiva, ed estranei a rigor di termine
al linguaggio in quanto esso comunicazione di una intuizione
dialetticamente organata.
T L 581. - Avverbi primitivi sono:
I negativi ne- (scr. sui, gr. v~vefLo da *ve-cxvefLo ecc.) in
ne-vis ne-volt ne-fas ne-scio ne-que (onde neque6 454), nemo
da ne-hem, nihil(um) da ne hilom ' non un filo' ( 13.105.217)
e non da ne oinom 'non uno' (anche noenu noenum presso
Lucil. e Varr.), cfr. anche 409; ne (osco ni) in orig. non subordnatvo, nec (da non confondere con nee sincopato da neque)
, non' in monumenti arcaici, infine ni da ne + i; inoltre haud
hau da *ghJ-y:'ot di *ghe-' lasciare' come apud da *ap-y:'ot 256.sus-que d-que, il primo da sub-s coll'elemento -s di abs ecc.,
conservano il valore avverbiale antico delle preposizioni 8ub
e de. - heri od here per abbreviamento giambico da heri, probabilmente forma Ioeativale (come tempori 420) di hes- in
hes-ternus, cfr. gr. X&i scr. hyds 'ieri '. - criis, di origine
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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304
(&v"t"t;
volgare ab ante>
~cr"t"e:.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
305
et, gr. ~"L goto ifi 'ma '; -que gr. Te: scr. ca (enclitica); atque onde, con assimilazione e sincope della finale, ac,
dall'avversativa at (v. appresso) pi quei etiam da et iam 31;
quoque, generalmente interpretato da *quo + que 'e con ci',
con abbreviazione avanti enclitica 27; neque onde nec, col
ne di 581; et non, se la negazione si riferisce a una sola parola.
COPULATIVE:
cx,,-ocp;
LIMITATIVE:
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PARTE II. -
307
MORFOLOGIA
c) Particelle interrogative:
con ell~tm ellam (Pl. eec.) 'eccolo', 'eccola' per incrocio con
illum illam; ecce e derivati 376 fra cui eccere per ecce remi
age' suvvia ' come gr. rJ..ye; ne ' veramente' gr. v~ (nae rifacimento secondo VIX(); le interiezioni con nomi divini, come
hercule hercle mehercule(s) mehercle (per Herculs, o me H. iuvet),
medius fidius (per: me dius 'Giove' 344 fidius 'della fedeit' iuvet); casior con -, edepol con c- che sono da rieonnettere coll'e- di equidem 584,' cfr. anche mcastor (come
mehercules) ed eiuni5 equirine, edi medi (abbreviaz. di edius
medius, cio fidius): iI de di edepol (la cui ultima parte mutilazione di Pollux) sar forse una riduzione di deue o del voc.
deioe.