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PARTE PRIMA

FONETICA
A. - Preliminari.
1. - Dal punto di vista del suo aspetto sonoro, la parola

umana si articola in sillabe che ne costituiscono la pi piccola


unit autonoma: le sillabe constano di una s o n a n t e, e cio
un suono che pu pronunziarsi senza l'appoggio di altri suoni
e ne costituisce il fulcro; ed eventualmente di una o pi c o n s o n a n t i, suoni cio che necessitano di una sonante cui appoggiarsi. S o n a n t i sono non solo le vocali (a e i o u eee.),
ma anche liquide o nasali in funzione sonantca, come r nel
serbocroato Trst ' Trieste' o n nella seconda sillaba del tedesco
leben: esse vengono segnate, quando occorre, con un cerchietto
sottoscritto: r, ?!. Sonanti possono essere anche delle spiranti,
come s (p. es. in pss). Oome c o n s o n a n t i possono venire
adoperati anche suoni che normalmente hanno valore vocalco,
p. es. i in pi, u in buono; le si indica, se occorre, con un semicerchio sottoscritto: i, ~. Vi sono pertanto suoni partecipi delle
due serie, che chiamiamo s e m i s o n a n t i in funzione consonantica (r l n m i '!!? ecc.), s o n a n t i in funzione sonantiea
(r! ?! W' i u ecc.); di essi, r e l sono liquide, n e m nasali, gli altri
vocali e semivocali.
l - V . PISANI. (JWIIII/(lfiClI IlIfil/(/~fOri("(1 t: ("OII1I'lImlil'tl.

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

La v o c a l e fondamentale a, nella cui pronunzia la bocca


rimane aperta e non d ad essa alcuna colorazione particolare;
le colorazioni estreme sono quella p a l a t a l e di i e quella
l a b i a l e di u. Fra la indfferensiata ( ve l a re) a e le altre
due vocali estreme trovano posto delle vocali intermedie, palatali quelle orientate sull'i, labiali le orientate sull'u, secondo
il seguente schema (cosiddetto t r i a n g o lo v o c al i c o ),
in cui il segno sottoscritto indica pronunzia a p e r t a o
l a r g a, . pronunzia c h i usa o s t r e t t a : il segno soprascritto .. distingue i suoni m i s t i intermedi fra una vocale
palatale e la corrispondente labiale (p. es. u ed oeu francesi):

e
e
i

a
6

6
ii

o
u

Naturalmente i suoni intermedi possono essere infiniti.


Fra le vocali va annoverato (], la vocale di timbro indistinto
che abbiamo p. es. nell'articolo francese le.
Ci per il t i m b r o o c o lo r e delle vocali; di queste
che
distinguiamo inoltre la d u r a t a o q u a n t i t
relativa in quanto una vocale l u n g a (contraddistinta dal
segno - soprascritto) si pronunzia all'ingrosso nel doppio del
tempo impiegato per pronunziare una b r e v e (indicata con '"').
Infine la vocale pu venir pronunziata tenendo in comunicazione la bocca colle fosse nasali, come nella pronunzia di on,
en nel francese content: in tal caso parliamo di v o c a l i
n a s a l i indicate col segno sottoscritto (o e a).

Chiamiamo d i t t o n g h i i gruppi di due vocali diverse
consecutive appartenenti a una sola sillaba, p. es. nelle parole
italiane Cairo laico loioo chiaro piano pi lauro fuoco; a rigor di
termini la vocale qui sempre una, mentre l'i delle prime sei
parole, l'u delle due ultime sono delle semisonanti o (termine
usato quando la semisonante si alterna con vocale) s e ID i v o c a l i. Si parla di d i t t o n g h i d i s c e n d e n t i quando

PARTE I. -

FONETICA

la vocale precede (ai au ecc.), di d i t t o n g h i a s c e n d e n t i


quando essa segue (i u) la semivocale; ma generalmente il termine di d i t t o n g o per eccellenza viene riserbato ai dito
tonghi discendenti.
Quanto alle liquide, va osservato che r pu essere a l v e o l a re, i n v e r t i t o o v e l a r e (g u t t u r a l e) a seconda che venga pronunziato facendo vibrare la punta della
lingua contro gli alveoli degli incisivi superiori, o contro il
palato, o se le vibrazioni avvengano alla base della lingua;
l una l a t e r a l e, si pronunzia cio facendo uscir l'aria
dai lati della lingua.
Le altre consonanti (salvo le nasali, su cui vedi appresso)
si chiamano m u t e. Possono essere m o m e n t a n e e (o c c l usi ve, e s p l o s i v e) o d u r a t i ve (s p i r a n t i). Le
m O m e n t a n e e si articolano formando nell'apparato boecale una occlusione completa che viene bruscamente interrotta
dall'aria uscente dando luogo ad una esplosione (p. es. k t b;
si pu anche avere una implosione, in quanto l'aria viene immessa, e in tal caso si parla di i m p l o s i ve); le d u r a t i ve,
formando una stretta attraverso cui l'aria pu passare per un
tempo indefinito producendo un frusco (p. es. s i). Una combinazione intima di oeelusiva e spirante omorganea sono le
a f f r i c a t e (z, cio ts; vt, ecc.).
Le mute possono essere, dal punto di vista del m o d o
d'a r t i c o l a z i o n e, s o r d e (p. es. t 1) o s o n o r e
(p. es. d v), a s p i r a t e o meno: la sordit e la sonorit
vengon date dal fatto che la pronunzia della consonante non
sia, o sia accompagnata dalle vibrazioni delle corde vocali;
l'aspirazione segue all'elemento consonantico differenziato
(p. es. ph bh) e pu essere sorda o sonora. Le occlusive sorde
si chiamano con una sola parola t e n u i, quelle sonore
m e d i e; tenui e medie possono quindi essere aspirate.
Dal punto di vista del l u o g o d ' a r t i c o l a z i o n e
suddividiamo le mute in l a b i a l i, d e n t a l i, P a l a t a l i, ve l a r i ecc., a seconda del luogo in cui avviene la
occlusione o la stretta: labbra (p b, b dello spagnolo caballero),

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

alveoli degli incisivi (t d s), palato (c di cento, g di gelo, se di


scena), altezza del velo palatino (k, g di gallo, eh del tedesco
Dach) e cos via; c e r e b r a l i o i n v e r t i t e o c a c u m i n a l i chiamiamo dei t d n s r l pronunziati appoggiando alla
volta del palato la punta della lingua leggermente rivolta all'indietro (come nel sardo e siciliano beddu 'bello '). TI luogo
d'articolazione pu anche esser duplice, e cos parliamo di
l a b i o d e n t a l i a proposito di t, Vj di l a b i o v e l a r i
a proposito dei gruppi qu gu negli italiani quando guarda.
Le n a s a l i sono delle m e d i e pronunziate tenendo la
bocca in comunicazione colle fosse nasali: avremo quindi una
nasale gutturale (ti, come n nell'itaI. cinque o ng nel tedesco
singen), palatale (ii, come n nell'itaI. cencio, avanti vocale come
gn di segno), dentale (il nostro n in dente, nome), labiale (m) ecc.
Dalla nostra Glottologia I ndeuropea riproduciamo la tabella
dei segni usati per scrivere e trascrivere le principali lingue
indeuropee >lj ivi la colonna del valore >l d i segni pi generalmente usati dai glottologi per indicare, all'infuori della
notazione riferentesi a particolari lingue, i diversi suoni (vedi
p. 5-8). S'intende che questi valori sono approssimativi.

B. - I suoni e l'accento del latino classico.


T 2. - TI latino letterario e colto sulla fine della repubblica
e il principio dell'impero possedeva i seguenti B u o n i:
Vocali: a ii, e e i i o i5 u il, (inoltre, segnato con i od u, un
suono intermedio fra essi, cfr. 18.42, per cui Olaudo aveva
ideato un segno, ~)j
Dittonghi: ae oe au (inoltre oe ei eu come risultati di contrazioni, 35) j
Semivocali: i (= 1) v (= !!j i Romani scrivevano u; Olaudio
propose il segno .:I per distinguere la consonante dalla vocale;
il segno v moderno);
Liquide e nasali: r l m nj

Tabella dei segni usati per scrivere o trascrivere le principali lingue le.
Indicazione dei

BUOni

Valore Scr. Apers.

Av.

Arm. Alb.

Mrl.

Got.

Lit. Ablg.

Vocali:

a,

a,

a,

a,

a.

a.

a.

a.

ai

e [a]

.
.
a

ei

a,

a,

7
8

- o

a,
v

a,li

o [o]

12

ii..

ii

ii

li

ii

13

ii

y [ii]

ii

14

- - -

15

16

17

lO

11

ii

- - a a e [e:] - - - - - - - - - - -

18

19

kh

kh

k'

20

21

gh

gh

Nasa,le

22

Ii

Spiro sorda

23

(x)

Consonantr.

- -

'ii

g,c

Ii

ch

ch

Velari (Gutturali)

Tenue

aspiro

Media,

aspiro

Segue: Tabella dei segni, ecc.


I

Indicazione dei suoni

Valore

Scr.

Apers.

Av.

Arm. Alb.

h, Il"

Airl.

Got.

Il

hw

k'

g'

c[ez] c

dz[dz] di

Lit.

Ablg.

VelaTi (Gutturali):

Spir. sonora

24

Aspir. sorda.

25

26

27

Tenue

28

kU

Spiro sorda

29

x"

Tenue

30

k'

q [k']

31

g'

Media

gj [g']

32

33

eh

eh

34

35

gh

jh

sonora

Liquida.

Labiovelari:

Postpalatali:

Palatali:

Tenue

aspiro

Media

aspiro

sonora

Liquida.

zh [z]

lj [l']

[8]

38

39

l'

40

41

th

th

42

43

dh

dh

Sibilo sorda

ii

sh [8]

37

36

,
n

.si

Nasale

[c]

.
e
-

xh@

nj [n]

.-

li

nj

8 [sz]

Z[z]

l'

lj

Oerebrali:

Tenue

aspiro

Media

aspiro

Segue: Tabella del segni, ecco

Indicazione dei Buoni Valore Scr. Apers. Av.

Arm. Alb.

Mrl.

Got. Lit. Ablg.

Cerebrali:

Nasale

44

45

Spiro sorda

[&r]y

Sibilante

46

47

aspiro 48

lh

lh

Liquida.

49

t
r

- - - - -

Dentali:

Tenue

aspiro

Media

aspiro

Nasale

50

th

th

51

d,t

52

dh

dh

53

---

54

55

56

sonora.

57

.Af1'ric. sorda.

58

ts

Spiro sorda.

sonora

&

&,

~, ~

th[&]

th

[~]

dh

dz

Liquida vibrante 61

intensa 62

rr

rr [f]

Sibilo sorda

aspiro

59 tsh

sonora

60

&

sonante 63

lunga

64

laterale

65

Il

sonante 66

r rr.
l l
l
.l

- - c c
- - - - x [dz] - - lz
c

- - - - ri,rii
- - -

--

--

li, Iii

- -

.,

Tabella del segni, ecc.

SB(I'UB:

Indicazione dei suoni

Valore Ber,

Apers. Av.

Arm.

Alb.

AirI.

Got.

Lit.

Ablg.

Labiodentali:

67

(f)

f (ph)

68

w?

69

P
p'

ph

P
ph

70

71

b,p

72

bh

bh

Nasale

73

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

Spiro sonora

74

75

76

-ui

w?

77

Spiro sorda

sonora.

Labiali:
Tenue

aspiro

Media

aspiro

Semivocale i

Segno di nasalit

[d

Note. - 2 e 12: Il goto ha degli ii, ii. che per nella grafica gotica (e spesso
in trascrizione) non si distinguono da a, 'U. - 3 e 9: Got. ai, au vanno di.
stinti dai dittonghi ai, au [di, au]: nella scrittura goto la differenza non
sognata. - 4 e lO: Scr. B, o sono sempre lunghi; per il pali e i pracriti i rispettivi segni vengono usati anche per B, o (da i, o avanti gruppi consonantici).
- 4: Per l'ablg. probabile che vi fosse anche una pronunzia ea. - 7: L'a
scr, un li (cos forse anche gli a apers. ed av.), viene per in Europa pronunziato generalmente come a. - 20, 51 e 71: L'ortografia airl, indica le
Medie con g b in prinoipio di parola e dopo consonante, oon o t p ovvero gg
dd bb dopo vocale. - 23 e 67: Scr. -~ (da -8 e -r finali) passa in certi test i
a x, f avanti k(h) e rispettivamente p(h). - 47 e 48: Scr. ! !h sono peculiari del vedico, ove stanno per if, dh, - 68 e 76: Non sempre ci si pu decidere per la pronunzia v o 3t: sul valore di w goto siamo in dubbio. L'armeno
ha due segni che il MEILuu trascrive con v, w; ma probabile che ambedue
avessero valore di v, almeno avanti vocale (avanti consonante essi valevano
u nell'ant, arm., secondo HUBSCHMA'IIN). - 77: L'ablg. 'l' va letto? (come
anche parecchi scrivono). In lit. il segno, ha solo valore etimologico, e le
vocali munite di e3SO vanno pronunziate lunghe (~ = li). - Fra parentesi
quadra poniamo alcune grafie meno comuni.

PARTE I. -

Occlusive:

{)

FONETICA

Tenui
Labiali
Dentali
Gutturali
Labiovelari

Medie

t
c

d
g

qu

gu

Spiranti:
Labiodentale
Sibilante
Aspirata:

f
s
h.

In parole mutuate dal greco e in talune altre appaiono inoltre


le tenui aspirate ph th ch (cfr. 74), y (= ii) e la sibilante sonora
z; infine rh per p greco. Per la pronunzia si noti:
a) le vocali brevi erano pi aperte delle rispettive lunghe,
cfr. 72 b;

b) nei dittonghi ae ed oe vanno distinti ambedue gli elementi; la monottongazione rustica o posteriore ( 72 c);

c)v comincia a spirantizzarsi nel I sec. d. C.;


d) c g sono gutturali anche avanti e i: cfr. scritture come

Markellinus (iscriz.), le trascrizioni greche x~vO'OC; re:(J.[VLOC; di


census Geminius e quelle latine Oimon di K[(J.<v ecc., gl'imprestiti germanici antichi goto aurkeis da urceus, ted. Kaiser
'imperatore' da Oaesar, Keller ' cantina' da celliirium, Kicher
da cicer, il permanere della pronunzia gutturale in sardo (logudorese) kentu da centum ecc.; il gruppo gn era pronunziato nn,
cfr. 13. La pronunzia palatale appare verso il V sec. d. C.
in grafie come dissessit = discessit, intcitamento, septuazinta;
e) ti avanti vocale non assibilato e forma sillaba: cfr. K&.(J.7toC;

= Oampus Martius ecc. L'assibilazione comincia, anche


per ci avanti vocale, nel II sec. d. C., cfr. la confusione di ci
e ti antevocalici (convicium e convitium), scritture come Constantzo, Bincentce = Vincentiae ecc.
La pronunzia del latino in uso nelle scuole italiane e nella
prassi ecclesiastica rispecchia all'ingrosso la pronuncia colta
del V secolo d. C.
M&.p't'Loc;

lO

GRAMMATICA LATINA STORICA

COMPARATIVA

T 3. - NOTA 1. - Nell'alfabeto pi antico esistevano per la gutturale


tenue i segni K C Q adoperati, secondo l'uso etrusco, il primo avanti a,
il secondo avanti e ed i, il terzo avanti o ed u; presto per le venne eliminato,
rimanendo in un paio di parole (Kalendae, Kaeso), q ristretto alla posizione
avanti u consonantico: un tentativo, pare di Accio, per reintrodurre k
avanti a non ebbe seguito. Per la gutturale sonora si scriveva anticamente C
(cfr. ancora le abbreviazioni O. e On. per Gaius e Gnaeus), anche qui
per tradizione etrusca: la differenziazione in G pare dovuta al censore
Appio Claudio che inser la nuova lettera nell'alfabeto in luogo dello Z
usato anticamente ma da lui abolito come inutile; Z, insieme con Y,
fu reintrodotto sulla fine dell'epoca repubblicana per trascrivere le parole
greche: all'alfabeto di 23 lettere cos ottenuto Claudio aggiunse t indicante
il suono intermedio fra i ed u ( 42),::1 per ~ (v) consonantico, e :> per bs e ps:
ma queste riforme non sopravvissero all'imperatore gramma.t.ico.
T L 4. - NOTA II. - Le consonanti doppie, o geminate, vengono segnate
come tali a partire da Ennio che dietro l'esempio dei Greci introdusse
l'uso di ripetere la consonante nella scrittura. Quest'uso si per lentamente affermato, e specialmente l'ortografia ufficiale ha continuato per
un pezzo, ancora nella seconda met del secondo secolo a. C., a scrivere
una sola consonante anche nel caso di geminazione. Talora la geminazione
viene indicata sulla consonante a mezzo delsicilicus, una specie di apostrofo:
O SA = ossa.
T L 5. - NOTA III. - Per indicare le vocali lunghe ii e o ii Accio propose,
seguendo un uso osco ed umbro, di scriverle doppie: aa ecc., ma tale grafia,
che ebbe una certa diffusione tra la fine del II e il principio del I secolo,
sparsamente anche in seguito, non pot stabilirsi, forse anche per le critiche mossele da Lueilio, Questi caldeggi invece la scrittura ei per l'i
lungo t pngue s, riservando i per l'i tenue ( 21), una distinzione conservatasi fino all'epoca di Augusto, ma non sempre applicata conseguentemente. Oltre ad ei in uso nelle iscrizioni, a partire dall'epoca sillana,
la I longa, uscente cio fuori e sopra la riga, a indicare la lunga di i:
FELIcI (ed anche H, p. es. ztlvs, cfr. 30). Per le altre vocali (per i solo a
partire dal II secolo d. C.) la lunghezza indicata talora nelle iscrizioni a
mezzo dell'apex, generalmente colla forma di un accento (').

6. - Oltre questi ausli grafici, di uso per saltuario, possiamo regolarci per conoscere la prosodia delle vocali latine:
I) sull'uso dei poeti (che non vale per nel caso di sillabe lunghe
per posizione: p. es. nulla possiamo ricavare dall'uso in questione per la prosodia di e in est' ' ed in est' mangia '); II) sulle
notizie dei grammatici; III) sulle trascrizioni di parole latine

PARTE I. - FONETICA.

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in greco, specialmente per e ed o riprodotti con e: ed "1), o od Cl)


census; questo mezzo va per usato con molta precauzione); IV) sulle continuazioni nel lat. volgare e nelle lingue
romanze, salvo per (i, cfr. 71 segg.; V) sulla etimologia, sia
interna (p. es. iiimenta ha l'ii lungo, cfr. il pi antico iouxmenta) che comparativa (venum ha l'e lungo perch il scr.
va.<mam ' prezzo' ci mostra che fra e e n caduto un s, cfr. 24);
VI) per ii ci serve ancora la grafia arcaizzante ou ( 23), per e
la occasionale scrittura ei ( 21), ecc.
(x'ljvao =

T 7. - Accento. - L'accento del latino si muove nell'ambito


delle sillabe penultima e terzultima; e precisamente esso cade
sulla terzultima, ove la penultima non sta lunga. Questa sistemazione meccanica fa supporre che esso fosse di natura prevalentemente espiratoria, almeno quando la sistemazione in parola ebbe dapprima luogo: ad accento espiratorio accennano
gli sviluppi romanzi. I grammatici invece parlano di accento
musicale: probabile che essi, cui i loro maestri greci avevano
soltanto insegnato a distinguere un accento musicale (accentus
traduzione di 7tpOaCl)l~)[iX), abbiano solo posto mente all'elemento musicale che non manca del tutto nemmeno nelle lingue
con accento prevalentemente espiratorio; n impossibile che,
sotto l'influsso greco, le persone colte affettassero una elevazione
di voce nella sillaba accentata. Del resto molti degli argomenti
tirati in campo per ritrovare nei grammatici testimonianze di
una accentazione musicale sono caduchi (cfr. Archivio Glottologico Ital., XXXIV, p. 90 segg. ora in Pisani, Linguistica generale e indeuropea, Milano 1947, p. 131 segg. e, oltre i manuali, Debrunner, Indogerm. Forschungen, XLVI, p. 92 seg.;
Drexler, Plautinische Akzentstudien, Breslavia 1932-3).
I

8. - NoTA. L - Addic add'iic nostrits Arpinits illtc ist'iic isttnc tant6n


audit conservano l'accento delle forme piene addice 1tOstrittis illtce tantiJne
audivit ecc. ( 132.524).

NOTA. II. - Nelle parole d'origine greca si pu o applicare le norme la.


tine o conservare l'accento greoo. Secondo Quintiliano I, V, 24 il primo
uso (A'tr6us) avrebbe ceduto al secondo (Atrus) nel Iseo. d. C.

12

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

9. - NOTA III. - P l' o c l i t i c h e (appoggiantisi cio per l'accento


sulla parola seguente) sono le preposizioni avanti al nome da esse retto
(non se usate avverbialmente o dopo il nome, salvo che ad esse non segua
un genitivo retto da questo): cfr. il simile uso greco, laddove si noti che il
grave in 7tp auv &'7t ecc. avanti al nome indica semplicemente mancanza
di accento come in K, v ecc., mentre nella cosiddetta anastrofe la preposizione conserva il suo accento originario (ti7tO ecc.),
E n c l i t i c h e (appoggiantisi cio per l'accento alla parola precedente)
sono le congiunzioni e particelle -que -ve -ne -ce, e sovente at iam igitur ecc.,
spesso i pronomi e aggettivi pronominali relativi e indefiniti e altri, cfr. specialmente stquis, praetrea, intrea, Iuppiter t dtque perdasu cum dopo i
pronomi personali, ecum. n6btscum; spesso la copula (cfr. 142); oceasionalmente altre parole il cui valore funzionale e semantico in parte indebolito, p. es. in qu6modo priusquam qutlibet e nelle antiche composizioni
nsci6 nque6 (nequit da neque it) ecc. In tali casi, l'insieme formato dalla
parola precedente e dall'enclitica riceve l'accento secondo la solita norma,
e cio sulla penultima sillaba se lunga, sulla terzultima se la penultima
breve: virumque v6btscum praetrea. Ma se l'enclitica monosillabica, l'accento cade sulla sillaba precedente anche se breve, quindi armilque (ma
undique utique dove -que ha valore indefinitizzante e le univerbizzazioni
sono di data assai antica).

Per uno spostamento d'accento volgare come in fili6lus in


luogo di -iolus ecc., cfr. 72(1..

C. - Sonantismo.
10. - L'esame del vocalismo nel latino classico ci manifesta una serie di alternanze fra vocali (e dittonghi), che potremo
classificare in due gruppi principali: a. che hanno luogo tra
parole affini in cui le vocali in questione si trovano in sillabe
di ugual sede a cominciare dall'inizio della parola (prima, seconda, ecc. sillaba); b. che hanno luogo tra parole affini in
cui le vocali si trovano in sillabe di sede diversa (prima, o
diversa dalla prima).
11. "- a. Nel primo gruppo osserviamo che le diversit possono essere qualtative (di timbro) o quanttative (brevi alternantisi con lunghe o scomparenti); e che esse possono dipendere o da certe -eondizioni esteriori o dal valore funzionale della
sillaba in cui la vocale si trova. Dovute a condizioni esteriori sono

PARTE I. -

FONETICA

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le alternanze qualitative e/i di septem: septingenti, decet: dignus


(ove i provocato dal il, seguente); c/o, e/u di oelle velim: volo,
sepelio: sepultus (ove o, u son dovuti alla velarit della liquida
che segue); o/e di noster: vesti}t (ma antico voster: mutameato.
dovutoial v-pre';-edente, ~fr. 16}7 oe/u di moenia: munire,
Poeni: punicus ( 20); au/o di plaudo: explodo, plauetra: plostra
( 22); i/u di Silla: Bulla, optimu,~~oJ1t~'f!I'-U_S; u/o di riiiu: robus
( 23); ae/e di scaena: scena, e le quantitative di con-do: conficio, e: sedecim, 1,s: idem ( 24), di ago: iictus ( 25), di fie-re:
fieo flentem, primu: princep (da *prim(o)-cap-s) ecc. Al valore
funzionale (cfr. 51 sgg.) risalgono le variazioni qualitative
e quanttative p. es. di tego: toga: tegula, es-t: s-uni, sed-eo:
sol-ium (da *sod-): sed-es: sido (da *si-sd-o), nepot-em: nept-is,
fec-i: fac-io, do-num: da-tus.
12. - b. Nel secondo gruppo le alternanze (qualitatve)
hanno luogo a seconda che una certa sillaba si trovi in principio o nell'interno di parola: il caso di fac-io fac-tus: confic-io con-tee-tu, par-io: pc-per-i (peparai su un'antica iscrizione falsca), parco: peperei, tango: con-tingo, caedo: in-cido,
claudo: con-clUdo e simili. A tali casi possiamo aggiungere,
perch dovute allo stesso fattore, le scomparse di vocali (sincopi) in caldus accanto a calidus, officina ad opifex ecc. Queste
alternanze e sincopi non hanno luogo per vocali lunghe: hanno
luogo bensl le prime per dittonghi.
Mentre le variazioni connesse col valore funzionale risalgono
a periodo antichissimo, le altre si sono verificate nel corso
della storia del latino o per lo meno la loro ratio rieavable
dal latino stesso. Cominciamo pertanto eoll'occuparci di queste
ultime per risalire al vocalismo preistorico latino o protolatino:
una volta stabilito questo, potremo ricostruire a mezzo della
comparazione il vocalsmo dei dialetti ie. cui il latino fa capo.
Ci occupiamo delle sillabe non finali, riservando l'esame delle
finali all'apposito capitolo (E); e trattiamo anzitutto i casi di
alternanza in sillabe di ugual sede e poi quelli di alternanze in
sillabe di sede diversa; intrammezzando anche notizie sulle

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

semvocal e sulle liquide e nasali, in modo da dare completo


il quadro del sonantsmo latino prima di passare alla conside-

razione di quello indeuropeo cui esso risale.


I. Alternanze condizionate in sillabe di ugual sede.
T

13. - a. A l t e r n a n z e q u a l i t a t i v e.
Un e diventato i:

avanti n (in nc, nqu, ng e gn che doveva perci esser pronunziato imi cfr. 2 d): sinciput da *senc- ( 27) da *sm[i]caput, septingenti: septem, attingo da *-teng- per *ad-tango
( 44), dignus da "deo-nos cfr. dee-et, lignum se da *leg-nom: lego
(' legno raccolto '); talora avanti mb: simbella da *semb- ( 27)
per sm[i-li]bella (aplologia, 150), imber da *emb- da *mbhros
=;:.:
o
gr. chpp6c; ( 67);
inoltre talvolta avanti i di sillaba seguente, cfr. similis
ma antico semol, nihil da *ne-hilom 'non:'un filo '. Cfr. anche
milium: gr. fL<:(v'Y), tilia: 7t't'EiX.
T L NOTA. - Rustico i per e avanti vocale e avanti r + consonante in ium
12 2, 401, mium commircium Mircurius Vel. Long. p. 77 K., miis ibid. e
Ter. Heautontim. 699 (e cfr. l'inverso fileai a Preneste 12 2, 561): questo
fenomeno per la posizione antevocalica si diffonde nel volgare, cfr. 72e, e it.
mio Dio da meus Deus ecc.

T L 14. - Un e diventato o:
avanti antico v: novus da *ne- cfr. gr. voc; goto niujis,
novem da neuen (faliseo, da Ardea: Not. d. Sco 1900, p. 59)
cfr. gr. v-v(F)cx goto niun tbreoie leoie sono da *breg,!!:i- *leg,!!:i-;
seoru forse da *segY:-, 256);
avanti l velare, cio non geminato o non seguito dalle
vocali palatali i, e, nel quale caso e rimane: volO volui volt onde
vult ( 15): velim velle, oliva da cx(fiX (pertanto e qui passato
ad o prima che ai ad i, 45), cols da *quelo (cfr. gr. 7tE't'CXL
e 32.109) ma in-quilinus Ex-quiliae, hoiu da helus (PF.
p. 100), Siculus ma Sicilia da ~LXe:)..6C; ~LXE(CX. Herouls
(u da o) si spiega come recente anaptissi da Hercle- ( 41);
volbam coll'analogia di volo ecc. Similmente in gelu scetue

PARTE I. -

FONETICA

15

eelsue l'evoluzione sar stata impedita dall'analogia di gelidus


sceleris cello piuttosto che dalla gutturale precedente;

nel gruppo iniziale originario *s~e- anteconsonantico, che


passa a so- (cfr. 32): soror goto swistar scr. svasar- 'sorella',
socer (cfr. suecerioni, forse con su-, III 5974) = gr. xup6c;; e
in alcuni altri casi dopo 14: o in vicinanza di m, cfr. bonus da
duono- ( 88; duonoro gen. pl. 12 2, 9) da duenos (12 2, 4; ma
nell'avverbio, avanti C, bene da *duened), coquo da *quo- per
*que- da *pequo ( 112) = ablg. pekac ' cuoccio ' cfr. gr. 7tcrcrw
da *m;xiw, homo da hemo, vomo: gr. (f)EfLELV, modus: umbro
m e r s 'ius' da *medos.
T 15. - Un o diventato u:
talora avanti il, (cfr. 13) e m: nuncupiil'e per *nonc- ( 27)
da *nom(en)-cap-, uncus = gr. llyxoC; ecc.' (ma, longus tonge1'e) ,
umerus da *omesos: umbro onse 'in umero ' gr. (;)fLOC; da *fLcroC; ecc.,
Numidae da NOfLOCaEC; ecc. (ma domus);
talora avanti r + consonante: u1'sus da *orcsus = scr.
gr. &px't"oc; (cfr. 115), furnus accanto a fornax dove
potrebbe avere infiuito la qualit della vocale nella sillaba
seguente (ma formus cornu porcus ecc.);

r:'k~as

avanti l

+ consonante

(non ll): culmen: columen, puls:

polenta, pulvis: pollen, stultus: stolidus.


Se precede v, o rimane, almeno nella grafia, sino all'uscita
dell'epoca repubblicana: volgus oolsu ecc.

T L 16. - vo- iniziale passa a ve- avanti r, e tautosillabc e


avanti t, nel corso del II secolo (al tempo di Scipione Africano
minore secondo Quintiliano I 7, 25): vorsus > oersus, oorrii ;
verro, ooster

> eeter, voto> veto.

L 17. - In un certo numero di casi ov- passa ad av-: avillus


ed aububulcus da *avi-: oois, favere accanto a fovere, favissa:
fovea, lavare: o(f)w, eaore: xo(f)w: si pensa che il mutamento
sia avvenuto in sillabe non recanti l'accento storico (quindi
lavo ecc. avrebbero a secondo lavare lavabam ecc., fovere fovebam

16

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

conserverebbero viceversa o secondo foveo), ma si tratta d'ipotes~ senza salde basi. A ogni modo, se oeuioue da *octov-os
(*oktau l'antica forma del cardinale, cfr. 391), il parallelo
mutamento di ov in ii ha avuto luogo in sillaba accentata.
Cfr. anche 58 per casi di a da antichi e.
T L 18. - Quanto alle altre vocali, si noti la grafia ei per i
( 21); i, u > e, o avanti r da s in sero da *si-so presente raddoppiato come bi-bii si-sto della radice se- in s-men. se-vi ea-tue,
e in foret da *fu-se-d cfr. osco fu s i d e fu-i ecc. (ma u resta
in nurus da *nusos = gr. vuo cfr. scr. snu~ti ecc.); o > u nei due
monosillabi fur = gr. tpwp e cur da quor nonch in *hum = gr.
X-9-wv scr. k~ti-s ecc. da *gzhom ghOm(115) di humiinus accanto a
humus homo, nubs da *nobh- = scr. niibh- (per altre alternanze
fra o ed u cfr. 23); inoltre l'incertezza fra i ed u nella grafia,
la quale accenna ad una pronunzia incerta per antico u in
vicinanza di l e labal, in lumpa limpa (da duo, cfr. OR('()
D i u m p a i s 'Nymphis', dssimlato dal gr. Nu[l.tp'Yj); ma forse
limpa oschismo e va con liquidus, lubet libet: scr. lubh- 'desiderare " clupeus clipeus: gr. XIXf..U7t-"t'W ecc. Infine -ri- passa ad
-er- in ter da *tris attraverso *ters (cfr. bis da du-is e terrunoius
da *ters-unc-): gr. "t'pf scr. tris, teetis per "terst- da "tri-st-i-e,
, che sta per terzo' cfr. osco trstus ' testes.' t r i s t a a m e n t u d
, testamento', certus cerno: gr. xp~-"t'o xptvw da *XpL-V-~W.
Cfr. 133; ma cfr. frico arista ecc.
Per i da ei cfr. 21; per u da oi, 20.
T L 19. - Per ae nei monumenti pi antichi appare ai; il mutamento comincia ad osservarsi nella scrittura a partire dalla
fine del secolo III: aide = aedem, Gnaivod = Gnaeo ecc. (in
aiio maiior abbiamo non un dittongo, ma a pi due i consonantici, 30; nei genitivi aulai pictai ecc. ai bisillabico,
cfr. 309.319). Per un certo tempo le due scritture ai ed ae
sono state usate promiscuamente, e a quanto pare vi stato
un tentativo di Lucilio (Mart. Cap. III 266) di sfruttare la
doppia grafia per distinguere nella prima declinazione il genitivo' con -ai, dal dativo, con ae.

PARTE I. -

FONETICA

17

La pronunzia f per ae, che poi doveva divenire comune


( 72 c), si prodotta per tempo nel latino rustico, gi all'epoca

di Lucilio (Varro L. L. VII 96 seg.): edus -'- haedus, ecc.;


probabilmente questa pronunzia con f di ci che era scritto
ae ha provocato le grafie scaena scaeptrum accanto a scena
sceptrum da gr. C1K'f)vfJ C1X~1t't'pov.
T L 20. - Il dittongo oe (un caso a parte costituito da coeptus
per co-ept- trisillabco, cfr. 35) si alterna talora con u (1):
tale il caso di Poeni accanto a Punicus da cI>o[vLxec;, puniceus da <poLv(xeLOC; che, insieme con coetus da co-itos, indicano
l'origine di tali oe, u da pi antichi oi; altri esempi sono
oino = unum, comoine = communem, coeraverunt = curii-vifrunt,
moenia accanto a munire e murus antico moiros moeros, oboedio
da *ob-boedio (*o-boedio T) radice *bheidh- di fido gl'. 1td&OfL(xL
(cfr. 76.96 seg.). Ma oi ha dato ei onde i ( 21) dopo v- in
vis ' vuoi' da uois 122, 4, vicus = fOLXOC; (veci iscriz., cfr. francese voisin da *vecinus e 21), vidi: gr. fOLO(X, inoltre dopo l
in clivus = goto hlaiw 'sepolcro' (' tumulo 'l, l'iqui: gr. ().)OL1t(X. In quoiius abbiamo o pi due i consonantici, 30. Talora oe scritto per e (come in poena, V. nota) per confusione
dovuta alla monottongazione di oe ( 72 c) o per falsa etimologia, come in coena per cena ( 93) secondo xOLV6c;.

T L 21. - Lucilio (358 segg. 1294 sg.) distingueva tra un i


pngue , p. es. in mille milia pilum 'giavellotto' e nelle
desinenze del nom. plur. II declino pueri ecc. e del dato sg.
III decl. furi, ed uno tenue p. es. in miles pilnm 'pestello'
e nelle desinenze del gen. sg. II decl. pueri o del dato sg.
dei pronomi illi ecc.; per il primo egli prescriveva la grafia ei,
pel secondo i. Ci - senza pregiudizio di errori che nei singoli casi Lucilio possa aver commessi nella distinzione dei
due i - giustificato dal fatto che nell't del lat. classico
(l) Ma poena pare scritto, in seguito a falso raecostamento a 7tOLV'", per
pena da *pend.snii (pendere poenas); in tal caso puni6 sar denominativo
di p-uni- (im-pUni-s) da *pond-sni-s, cfr. pondus.
2 -

V. PISANI, Grammatica tatina .\"/orica (' comnamtiva

18

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

sono venuti a confondersi un antico i e il dittongo ei, il quale


(originario o da oi ai, 20.137) passato attraverso una pronunzia ~ al principio del II sec. per raggiungere quella i alla
fine del medesimo: cfr. ceiuis > civis, deicerent > dicerent ece.;
risultato di ci nell'ortografia la confusione tra i segni ei, i,
e per designare i da i e da ei, nonch e: neiquis e nequis (ambedue S. C. de Bacchanalibus) = niJquis, audeire = audire (antico i, lex repetundarum) (1). Lo stadio iJ si conservato nel lat.
rustico tspca = epica, viJlla = villa) con riflessi nelle lingue
romanze ('Coisin da *vecinus 20) e nelle parole le/lis ' liscio':
gr. e:~o da *e:Lfo, lvi perf. di li-no da *lf'i-, decrevi onde
decreturn con e (s 522), scena = sacno: airl. scian; inoltre, in
oleum deus l'e si abbreviato avanti vocale ( 26) quando v
scompariva avanti o della desinenza ( 32) negli antichi *olevom
*M/JOS -m ecc. da "olei- da ~a.Lfov, antico deiuo-; invece, dove v
rimaneva (avanti altra vocale), l'evoluzione ha raggiunto lo
stadio i, e pertanto abbiamo oliva per "olei- da a.[fiX, divi ecc.
(onde divus, come dei secondo deus). Che la pronunzia *olevum
sia rimasta nel lat. rustico, accenna l'imprestito gotico alew.
T L 22. - Per au appare talvolta O, ad es. in lotus = lautus,
colis (Catone) = caulis, 6ricula (Cicerone) = auricula, pletra =
plaustra (cfr. Suet. Vespas. 22); si tratta di una monottongazione, forse di origine umbra. estesasi al lat. rustico e di qui
penetrata per alcune parole anche nel lat. urbano, provocando
talora reazioni iperpuristiche, come nel caso di plaudo per
plodo (quindi composti complodo ecc., non *-pludo come ci si
aspetterebbe da *plau-, 45), in cauda per coda.
T L 23. - u del latino classico appare in vari casi scritto u
anche nei pi antichi monumenti, ma talora (oltre ad oi, 20)
questi hanno in sua vece ou: iouxmenta (P 2, 1) ....:. iumenta,
loueos = lcu, mostrando che nell'u classico venuto a confluire (verso la fine del III sec.: cfr. Lucius Laoiom. nelle iscri(1) Cfr. l'iscrizione J2 2, 1430 IuniYn Seispitei Mtri dove la desinenza
di dativo appare segnata colle tre grafie.

PARTE J. -

19

FONETICA

zioni degli f?cipioni


12 2, 7.9) anche un a~tico
dittongo ou;
,
.l l J '
grazie a ci vi stato un periodo in cui la grafa ou si impieoi (p. es. couragata. a scrivere anche ~li antichi u o quelli
verunt = pi antico coiravcrunt). La fase intermedia fra ou
ed.a, e cio o, con;~rvta nel lat. rustico: Locina e Louci;;'l
(Norb~), J;os1~a = lUna (Preneste,
~:?);
essa penetrata
nellat:
t',
"
urbano ina robus rubigo a.ccanto
a
1ufw;
( 97) e negli isolati
,.;;
,
',;
n6trix = nutl'i:c (Quintiliano), fijnus = fun1ts (Mario Vittnrino).
Qnanto" 'ad ou, la forma Leucesi[a]e nel Carmen Saliare:
LUcetius, e lou8e:ux'1jc; fonte di Polouces = Pollux (Cfr. P. XV,
p. 241 s.) ci mostrano che esso presuppone inliarte anche un
.",
antico eu: onde possiamo concludere che nell'u classico sono eollfluiti: u, oi, ou e, attraverso questo, eu. Per I'epoea del passaggio
di eu ad ou notevole, oltre a Leuoesie, anche briimo. da
*bre[g]u[i]ma ( 38.205) da cui si vede che detto passaggio
avvenuto dopo la scomparsa di 9 nel gruppo -gu- interno e dopo
l ~(
". " le sincopi.
.
'~

43,

. 'l'~: l

'l

NOTA. Gli eu del latino classico sono secondari, in neu seu ceu sorti
per caduta di e finale"( 132) da ne-ve sei-ve (si da sei) *c6-ve e nel composto ne-utero Abbiamo inoltre eu in heus odi! = scr. g~6~a imperativo
di ghu~'~.: udire', conservato probabilmente secondo l'iiltcriezione ~eu,
iheu~f"
..

T ~. ~4. - b. A l t e l' n a n z e q u a n t i t a t i ve.


~
v'
~. Allungamenti di vocali brevi.
Avanti ns nf una vocale si allunga, come attesta Cicerone
Or. 48, 159: quindi insanus infi~ix consuevit confecit contro
indoctus inhumanus composuit c~ncrepuit. Si tratta propriamente di un allungamento
di compenso per la riduzione o
,
scomparsa della nsale ( 50); e un tale genere di allungamento
abbiamo anche
vari casi come di-ligo da dis-lego, scala da
*scand-sla ecc. ( 91.92), dove in gioco la scomparsa di s.
Inoltre una vocale si allunga avanti nc + muta, ove il c tende
a scomparire: quintus (e Quinctius): quinque, sanctus: sancio.
unctus: unguo; qui abbiamo da scorgere probabilmente influsso
osco-umbro (o. s a a h li li m
sanctum, u. sahatam = sanctam,
con aa aha indicanti a).
-n

in

,~

20

GRAMJl.IATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T 25. - Vocali mediane di radici terminanti in media si


allungano nel ppp. con -to- -so- e forme derivate o affini (cosiddetta legge di Lachmann); l'allungamento pi antico dell'indebolimento di brevi atone ( 36), e pertanto in questi casi
conservata la vocale originaria: facio: factus: coniectue, ma
ago: actu: redactus; patior: passus: perpessus, ma cado: ciisu:
occaeu (con un solo s secondo 79, cos pure eS~tS di edo ece.;
di questo verbo anche es est 556). Il motivo dell'allungamento
va scorto in una ricomposizione preistorica della parola con
reintroduzioue della, media finale di radice (quindi *agtos
*cadsos ecc.), che esigeva un distacco fra la prima e la seconda
sillaba; questo distacco stato convertito in allungamento
della vocale, quando la consonante di nuovo si assimilava alla
iniziale del suffisso ( 81). L'allungamento non ha luogo se la
M proviene da MA. indeuropea (iussus gressus fossus vectus,
cfr. 97); ci significa che al tempo della ricomposizione le due
serie di consonanti erano ancora tenute distinte (come per vehO
ancora nel lat. classico; del resto il passaggio di -dh- a -b- in
iubeo rendeva difficile l'influsso del presente su iussus).
NOTA. Le eccezioni -sessus tissus scissus si spiegano, come vide il
Pedersen, col fatto che da ppp. alle rispettive radici fungevano un tempo
aggettivi in -no- (scr. sanna bhinna- chinna-) e che le tre forme sono quindi
recenti e posteriori alla ricomposizione; quella strictus dovuta a!l'analogia
di pictus [ietu (presenti stringo fingo), di cui pictus ha antico k (pingo
fatto per analogia di fingo in luogo di antico *pinco; la radice quella di
7tOLK-(O ecc.), e fingo ha un antico gh (: scr. dih da *dhigh. 'impastare,
formare '),

26. -

~.

Abbreviazioni di vocali lunghe.

Vocalis ante vocalem corripitur : fieo: fietus fiere, finto:


fini-re, gruis: gru-s, balmuan. platea da gr. ~OCOCVLOV 7t>.OC"t'LOC,
deus 21. Se precede un'altra vocale, la lunga conservata:
diei materiei, ma rei: nomino dies res ecc. In poesia l'abbrevia-

zione pu aver luogo fra un monosillabo in vocale lunga e


vocale breve iniziale seguente (&.n qu?' am&.nt Verg. Bue. VIII
108). Presso i poeti arcaici si trovano ancora forme come fuit
institUi rei ecc., accanto a quelle abbreviate. Nel verbo fieri

PARTE I. -

21

FONETICA

l'abbreviazione subentrata solo avanti -er-: altrimenti fio


fiebam ecc. Illiu istius unius conservano i evidentemente in
quanto dopo esso veniva pronunziato ii come in quoiius eiiuA
( 30); a. partire da Lucilio si trova per anche illtus ( 373).
Il nome della dea Diana pu avere l'i sia lungo che breve; nel
primo caso si tratta di misura tradizionale nella lingua sacrale.
Naturalmente nelle parole greche, che i poeti hanno tolte di
peso e trasferite nei loro versi, viene di norma conservata la
originale prosodia.
T L 27. - Vocali lunghe si abbreviano avanti nasale o liquida
pi consonante (non ns nf, 24): amantem fientem: ama-re fie-re,
undecim (frane. onze) da unum-decem (ma Mars Marcus conservano la lunga tradizionale); avanti u
consono in gaudium
da *gau(i)diom, cfr. ga'visus (cfr. 37). Il fenomeno noto come
Legge di Osthoff n. Naturalmente le abbreviazioni di undecim,
princeps ( 11) ecc. sono pi recenti delle altre e posteriori
alle sincopi che hanno provocato i gruppi naso cons., e talora
la lunga restituita analogicamente.
Troviamo inoltre l'abbreviazione di vocali lunghe accentate
avanti una occlusiva o liquida, contemporanea all'allungamento (geminazione) della consonante: Iuppiter: Iupiter, liuera:
iitera, bacca, baca, Varro: varus ecc., cfr. 75.
Un'abbreviazione avanti enclitica viene scorta in alcune
forme come quas~ da *qua(m)-sei (per l'-~ cfr. 28); s~quidem
tuquidem accanto a si-q- tu-q- (o qui l'enclitica ha conservato
antichi doppioni colla breve Y), quando-quidem accanto a
quando-q.

T 28. - Abbreviazione giambica. - Una sequela di due sillabe formante giambo, con accento sulla breve o sulla sillaba
immediatamente seguente alla lunga, passa a pirrichio (~_ > ~ v,
v _ ' > v v ') presso gli antichi scenici, anche se la seconda
sillaba lunga per posizione; per accanto alla nuova forma
usata promiscuamente l'antica, e presso gli autori pi recenti
l'effetto della . g. scompare, salvo in alcune forme irrigiditesi
nel nuovo aspetto (Mne mltle ma opHme, etto m6do, Mre da

22

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

-i 130 per heri, puta 'putacaso' ma puta impt. 'credi ').


Cos &md accanto ad ama e da esso (ma solo lauda) , vereMmini
(accanto a verebamini), Clutaemstra, sjnex, iuvenU1te ecc. Nella
poesia pu valere, come accento condizionante l'abbreviazione,
anche l'ictus metrico.
Talora troviamo un'abbreviazione avanti l'accento storico
(trisillabico): Camlna, antico Casmena contro il 24; molstus:
moles; cultna da *coxlina (Y) contro il 92; vehemnt-is ecc. da
*vehes-m- 245.
Per l'abbreviazione in it ecc. cfr. 135.

II. Le semivocali.

T 29. - i ed u consonantici, il secondo indicato con v nella


nostra ortografia attuale, con u dagli antichi, si trovano in principio di parola (iugum, ve1'bum) o anche nell'interno di essa: spesso
questi siioni si producevano fra '"i, il sillabci e vocale seguente,
senza che venissero segnati, o venendo segnati solo sporadicamente, nella scrittura (p. es. fvimus, Ennio). Pel principio
di parola si noti che i- pu anche provenire da di- (Diouem >
Iovem), cfr. 82 mi- > m- in miiniire 436, moore 447.
T 30. - i interno fra vocali propriamente un ii, come
scriveva Cicerone (aiio, Maiia; in iscrizioni maiiorem; cuiius ecc.);
pertanto la sillaba precedente lunga in aio ecc., e non si
forma il dittongo ae ( 19). Avanti i questo ii viene di norma
semplificato, e la sillaba precedente vale quindi per breve (ais;
ma Oocoe; Orai ecc. = -eiii -aiii). Sulla sua origine cfr. il 82.
T L 31. - In eo eunt accanto ad is imus ecc. da *ei-s *ei-mos
(cfr. eitur in iscriz.) abbiamo evidentemente la scomparsa
dell'i in un pi antico *ei-o; tale scomparsa avvenuta in
epoca preistorica, come ci mostra la comparazione, 'cfr. 63.
Etiam da et iam, nunciam da nunc jam ci mostrano che un i.
dopo consonante si vocalizzato: anche ci confermato dalla
comparazione, 64. Ma cfr. anche 82. D'altra parte i voealico
postconsonantico viene a volte consonantizzato presso i poeti
(iibjete per abUte ecc., cfr. 145), e questa pronunzia generalizzata nel latino volgare, 72 e.

PARTE I. - FONETICA

23

T 32. - 'U consonantico (~, V; anche come secondo elemento


di qu, su cui cfr. 145) scomparso avanti 6 (ed J, 109), salvo
che esso iniziasse la parola. Quindi volgus voro, ma de-orsum
da de-vorsom (> versum 16; cfr. 26), Gnaeue da Gnaivo(Gnaivod J2 2, 7), deus oleum ( 21; dunque la scomparsa
avvenuta al tempo della pronunzia ~), paswm da parvom (parvus
parvum secondo parvi ecc.; cos pure divus sec. divi), secundus
(da -con- 15): sequor, cotudie da "quotitei die (quot secondo
quis ecc.), colO da *quoZO per *quelO ( 14, cfr. inquilinus); dopo
avvenuto il mutamento, abbiamo, insieme a scritture tradizionali come quolundam = co-, scritture inverse come oquoltod =
occulto, anche quom - scrittura storicamente giustificata di cum
congiunzione - per cum preposizione. La scomparsa di ~
avvenuta dopo che duonus ha dato bonus ( 88).
T L 33. - In curia da *co-,!!:irit'i (volsco couehrio; ma Quirinus
Quirttes da *co,!!:irt-, il che parrebbe accennare a uno stadio di
transizione *cuir-), prudens da pro-vidsne troviamo u da o~i;
in motus da *mo'!.!;e-tos (movere) e in altri casi (nonus da *no~en-os
391), o da o~e; u > u ( 27) da o~e in nuntium da noventiom
(forse per *no~o-,!!:entiom 150), nundinae da *nouen-dinai
(cfr. scr. dinam ' giorno '), inoltre in iustus da iouestod pu esser
sorto attraverso la sincope dell'e, cfr. 37, comc del resto l'u da
o~i con sincope dell'i; invece o~e avr dato o attraverso o'!!;o.
Inoltre a da a'!!;e in malo da miivolo 32.554 ecc.
T L 34. - ~ generalmente scomparso fra vocali di timbro
uguale: latrina labrum da laoa-, oblitus: oblioieoor, ditis accanto
a divitis, ste = si vis, audtsti audtsses per -ivisti -soiest, delrasn. ecc. per deleveram (secondo cui la scomparsa di v nel
perfetto anche fra vocali diverse: amiiram ecc.), Il v conservato in aviirus per analogia di avidus, divinus (per analogia di
divus; ma deina, dinai J2 2, 366), senru ecc.; in seoru pu
anche aver agito la necessit di evitare confusione con sru
, tardivo '.
Per l'alternarsi di u e v dopo consonanti cfr. 145.

24

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.

III. Contrazioni di vocali.


T 35. - Contrazioni di vocali hanno luogo in seguito all'incontro
di esse vocali nella composizione o per la scomparsa di una
consonante che le divideva (i '!!; 31.33.34; h 95): esse non
avvengono fra vocale breve e lunga susseguente di timbro
diverso (co-e-gi co-nctus anu contro MS; coept da co-ep; (Pl.)
secondo il presente arcaico coepio e il ppp. coeptus, cfr. appresso). Se le vocali sono uguali, il resultato la lunga corrispondente; altrimenti:
o

a, ii + e, O? ii; e + a > e; o, o + a, e > o; e, e + i > ei;


+ i > oe; e + u > e1i: latrina ( 34), nemo da. ne-hemo (= homo

14), nil da ni-hil per ne-( 13), copia da *co-opiii (cfr. in-opia);
miiZo ( 33) da *mag(i)s-y:e16 ( 92), dego da de+ ago,cogo da co+ ago,
como da co emo (ma cfr. 515), deinde da de inde, eoepicoeptus
da *co-ip- "co-ep- (secondo 42 da. co ap-; se coeptue non
secondo il presente, l'indeholimento di -apt- in -ept- sar posteutero
riore alla contrazione in corno da co + emo), meuter da ne
La contrazione non eseguita o l'antico stato di cose ristabilito in mihi accanto a mi, in composti come di-esse di-amiire ecc.
Da non confondere con la contrazione la s i n i z e s i o
s i n e r e si, cio la pronunzia come una sola di due sillabe,
di cui la prima terminante e la seconda iniziantesi per vocale;
naturalmente la sinizesi pu da noi essere riconosciuta solo
nella. poesia: cos dem (- -) in Lucrezio ecc.

IV. Alternanze vocaliche condizionate in sillabe di sede


diversa.
T L 36. - Passiamo ora a considerare le variazioni dipendenti
dal fatto che una sillaba si trovi in principio o nell'interno di
parola, tipo facio: conficio; esse, e le sincopi come in quindecim
da quinque + deeem od in concutio: quatio recano a postulare un
accento di intensit che in epoca preistorica colpiva la prima sillaba della parola producendo l'indebolimento delle altre sillabe
e quindi delle loro vocali (non delle vocali lunghe: cfr. feci:
confeci ecc., anche iictus coiictus 25, col voealsmo conservato);

PARTE I. -

FONETICA

25

precisamente come, in francese, l'accento d'intensit latino ha


condotto a sincopi o indebolimenti vocalic, p. es. in comie da
eomitem; lire da lgere, ornement da rnamntum, chanterai da
cntare-hdbeo. L'epoca in cui sincopi e indebolimenti hanno
avuto luogo va posta fra i monumenti antichissimi quali il
Cippus e l'iscrizione di Dueno (VI sec.) e il III sec.; cfr. iouestod
Cippo = iii,sto, iouesat Du. = iurat, falisco peparai = peperi.
T L 37 - a. S i n c o p i .

Le sincopi hanno luogo sporadicamente, e vanno sempre pi


diffondendosi col passare del tempo; esse hanno anzi avuto
una nuova ripresa nel volgare, questa volta .sulla base del!'accento storico latino ( 72): cos troviamo testimoniati tanto
calidus che caldus (preferito da Augusto: Quint. I 6, 19), tanto
liiridum che lardum ( 27), ove le forme sincopate sono quelle
rimaste nelle lingue romanze; a volte in certe forme si stabilito il doppione sincopato e in altre quello non sincopato,
come il caso di valde nel senso di 'molto' contro valide avverbio di validus: di solito la tendenza alla sincope accresciuta dal maggior numero delle sillabe seguenti, come in officina: opifex, postridie: posterus, iunior per *iuv(e)nior: iuvenis ecc.
Altri esempi di sincope abbiamo in corolla da *coron(o)lii, praeceps da *prae-capot-s (gen. praecipitis; propr. ' a testa innanzi '),
suprii: superus, pergo surgo da per sub + rego (cfr. perrex; surrexi; ma corrigo erigo col solo indebolimento), auceps da *avicap-e, faustus da *faves-to-s (cfr. favor ed honestus: honor) ,
sestertius da *semis-tertius (' di cui il terzo asse mezzo',
2 ~ assi), pono da po-sino (po-situs), quernu da *querqu-inus
(come fiig-inus), rettuli reccids reppuli repperi da re + tetul;
( 509) cecidi pepuli peperi, forse reddo da *re-dido ( 486).
T 38. - Se avanti la vocale colpita dalla sincope stava una
semivocale, questa si vocalizza: ab-icio (ed iibicio, cio ab-iicio,
per reintroduzione dell'i- iniziale di iacio secondo confido:
facio ecc.): iacio, concutio: quatio, costituendo dittongo o contraendosi con vocale eventualmente precedente: briima da

26

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

*brouma per *breuma ( 23) da "breoi-mii propriam, 'il giorno pi


breve dell'anno', bigae da *d'Y:i-i(u)gai ecc., e aggiungi iiinior 37.

T L 39. - Se avanti la vocale colpita da sincope stava una


liquida o nasale preceduta a sua volta da consonante, la liquida
o nasale, probabilmente attraverso uno stadio di sonante ( 1),
ha sviluppato avanti a s una vocale (e od i): sacerdos da *sacrodo-t-e, agellus da *agro-lo- (come *porco-lo- onde porculus),
nigerrimus da *nigro-simo- 206, pocilium. da *poclo-lo- (poclom >
poculum), facultas (da *facoltas per *faceltas 15.14) da *faclitat- e facillimus da *facli-simo- (facilis da *facli-, 41), tigillum da *tigno-lo- (tignum), scabellum da *scabno-lo- (scamnum,
86), auxilla da *auxlola diminutivo di *auxla onde aula e il
nuovo diminutivo aulla olla.
40. - NOTA. - Che vi sia uno stadio intermedio costituito dalla sonante,
vien reso molto J"erisimile da un caso analogo. Illt. ha centum. = gr. -Y.CXTOV
scr. atdm da *k'fft6m, ma viginti !!igint con 9 ed in inesplicati rispetto al
gr. fLJ<CXTL- scr. vi"!,,dti ecc. con -k"ft-. La differenza pu risiedere in ci,
che mentre la sillaba iniziale di centum, nella sua qualit di tonica, rimasta
immutata dopo il passaggio di r!' a en ( 67), *vicent- *tricent- hanno subito
la sincope della seconda sillaba, atona, dando *vicfft- *tric'{}t-. in cui c si
sonorizzata come avanti n consonantico ( 86), e secondariamente questo ~
da sincope ha dato in (come in pugillus: pugnus da *puginw-, tigillum ecc.).
Similmente si spiega il 9 di quingenti septingenti niingenti (secondo cui
quadrinqenii oc/ingenti), laddove in trecenti sescenti abbiamo ricomposizione.
La sonorizzazione non ha per avuto luogo in patella: patina da gr. 1tCXTtXV'I)
(*patnolii) dove t sar restituito o conservato secondo il positivo. Che vatillum vada con vannus (questo in tal caso da *y,atno-), oltremodo dubbio,
e forse questo termine sar da *vatin-w-, cfr. vatin-ius 'un tipo di vaso'.

T L 41. - b. A n a p t i s si.
Fenomeno contrario alla sincope, ma dovuto anch'esso alla
debolezza delle sillabe dopo la prima, l'anaptissi o svarabhakti,
consistente nello sviluppo di una vocale (o, onde u, avanti l
velare; i avanti l palatale ed n) fra occlusiva ed l, n: pocolom
onde poculum da poclom, Herculs da Hercle da 'HpiXX~C;,
Aesoulapiu da Aesclapio da 'Aaxcxm6c; (epidaur. Ataxcxm6c;),
facilis da *facli- (cfr. facultas 39), voraginis da *voragnes

PARTE I. -

FONETICA

27

da "''Vorac-n- (g si spiega dalla sua posizione avanti n): corti ecc.


Nel latino arcaico troviamo anaptssi anche in imprestiti
con altri gruppi consonantici: techina drachuma Alcumena
da r:x.vYj 0PlXXfLl) 'AXfLl)vYj. Il fenomeno probabilmente di
origine osca.
T L

42. - c. I n d e b o l i m e n t i.

Ove non abbia luogo la sincope, le vocali di sillabe mediane


vanno soggette ai seguenti mutamenti (per la sillaba finale
cfr. 130 sgg.):
IN SILLABA APERTA (avanti una consonante seguita da vocale) qualsiasi vocale breve passa ad u avanti 'V (che scompare,
almeno nella scrittura: cfr. 29): abluo da ab-loo, domui da
*doma-vi, habui da *habevi, triduum da *tri-divom, denuo da
de novod; ad e avanti T: cineris: cinis, efferus: [erus, reddere:
dare, peperi: pario (Ialisco peparai); in corporis temporis decoris
imitato il vocalismo degli antichi nominativi *corpos *tempos
*decos (> -us 131), ma cfr. l'avverbio temperi' a tempo opportuno ' 335. l!'atta astrazione da ci, i di norma rimane (ma
cfr. appresso 43; e cos anche generalmente u cheper spesso
tende a passare ad i, p. es. in mani-bus mani-jestus dal tema
manu-, inclitus dalla radice ctu- di clueo accanto ad inclutus ed
inclytus, quindi col suono intermedio di cui si parla qui appresso.
Delle altre vocali, a ed e hanno dato dapprima un e che
poi diventato i (avanti le Iabiali p b j m il suono intermedio
!rai ed uLscritto talora i e talora u, a volte anche y e per cui
Claudio aveva creato il segno ~); per l'e intermediario passato ad o avanti l velare secondo il 14 ed ha condiviso quindi
le sorti di o; o passato ad i (u), ma diventato 1t avanti l
velare, a meno che non precedessero e, i, nel quale caso esso
rimasto immutato. Esempi sono:

cado cecidi occiduus, jateor confiteor, teneo contineo, lego


colligo, jacio artificis, amicus inimicus, MlXaacx[cx > Massilia,
habeo adhibeo, taberna contubernium, capio man-cipis e mancupis, ~LXe:[CX:> Sicilia; ~LXe:6~ > Siculus (e aggiungi familia:

28

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

fam1tlus, exilium: exulum ecc. onde exulis ecc., Catilina: catulus,


similis: simulO); loous stloeue illico (da *en-stl.ocod), novi.tiis da
*novo-tat-s, apioa 'pecora dal ventre glabro' da gr. &-noxo,
aurifex ed auruie da auro- ecc.; porculus da porco-lo- ma filiolus, herbula da *herbola ma lineola.
T 43. - L'i sorto in tal modo da a e o, o continuante direttamente l'antico i, passa ad e per dissimilazione dopo i, purch

uno dei due non recasse l'accento trisillabico storico. Quindi


pietatis varietatis (secondo cui pietas varietas) contro dignitatis.
da *pio- *vario- *digno-tat-; hietare (secondo cui hietat) contro
clamitare; ma tibicen contratto da tibiicen tibiicinis da tibiocan-, fatigo da fatiigo da fati-ago; abietis parietis hiemis sono
fatti secondo i nominativi abies paries (cfr. il tipo' teqes
tegetis) hiems (in cui e rimane avanti due consonanti). Cfr. Indogerm. Eorseh, LIV, p. 209 segg.; Zeitschr. fur vergl. Sprachforschung LXVII, p. 27 segg.
N ota ancora tri-podare tri-pudium (con -pod- variante apofonica di ped-, 68).
T

44. - IN SILLABA CHIUSA (avanti due o pi consonanti)

le vocali rimangono immutate, salvo che a diventa e, o di solito


u; gli e da a o continuanti direttamente l'antico e sono poi
andati soggetti ai soliti mutamenti avanti il, ( 13) e l velare
( 14). Cfr.:
carpo discerpo, factus co'nfectus (ma actus coctu 25),
fallo fe/elli, arma inermis, annus biennium, barba imberbis,
't'<xOC\l't'O\l > talentum, T<xpoc\l't"oc (acc.) > Tarentum; tango (*contengo contingo, frango infringo; salsus (*inselsus insulsu,s,
calco conculoi; montem promunturium, antico onos onustus,
antico endostruos > classico industrius, amp(h)ora ampulla da
*ampor( o)la. In praefiscini (-ne) 'con rispetto parlando, salvognuno ': fascinus, -i- forse risultato di assimilazione alle
sillabe seguenti.

T 45. - I dittonghi ai (>ae) ed ei (>i) dnno, in


sillaba interna, sempre i (il primo attraverso ei, 21.44):

PARTE I. -

tAxocr..Fo(

> Achivi,

ocf.fii

FONETICA

29

> oliva (mostra che ai> ei poste-

riore ad el> ol 14), caedo inceidertis incido cecidi, deicerent


dico ecc.
Il dittongo au d u (attraverso eu> ou 23 '): claudo concludo. Da comoinem abbiamo communem conformemente alle
sorti di oi protosillabico ( 20); invece oboedia da *ob-bhoidhio
conserva. l'oe come Poeni ecc. ( 20).
Grazie alla diversit di trattamento in sillaba aperta o chiusa,
abbiamo variazioni come confido confectus, obsideo obsessus ecc.
T 46. - A ricomposizione o tarda formazione del composto
sono dovute le evasioni all'indebolimento in parole come dmando, calfacio, comparo, ddecus, pertaesus (ma la forma
pertisu ci tramandata da Lucilio come una stranezza, nel
fr. 963 M., cfr. Cic. Or. XLVIII 159).
Ad attrazione esercitata dalla vocale nella prima sillaba son
dovute le evasioni in anatem (ma ital. anitra e. gi volgare
anitem), alaoer alaorie (ma ital, allegro da *alecrum) e simili;
integer ha -te- secondo il gen. integri, ecc.
V. Le liquide e le nasali.
47. - Circa le l i q u i d e latine da osservare:

I. r sta a volte nel lt. arcaico o volgare per d (arfurunt,


meridiee ecc. 108); una reazione a questo fatto (e forse anche
un raccostamento a caducus') stata la causa che caduceum
sia la forma assunta in lt. dal gr. xiip~xe:wv.
48. - II. Plinio il vecchio insegnava a distinguere tre sorta
di l, exilis nella geminata, plnus in fin di parola e avanti o
dopo consonante, medius negli altri casi. Probabilmente queste
categorie corrispondono all'ingrosso a quelle di l palatale (nella
geminata e avanti e, i) e velare (negli altri casi) che determinano la qualit della vocale precedente, cfr. 14.
49. - Pi che le altre consonanti, le liquide sono esposte a
dissimilazioni ( 149): importante fra queste, perch assurta

30

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

r:n

a dignit di norma costante, quella di l in suffissi, che diventa r


se nella parola vi gi un l: niiviilis mortiilis ma militiiris co'nsuliiris; animal ma pulvinar; spec(u)lum vinc(u)lum ( 41) ~a
fulcrum scalprum 216. S~ un r si interpone fra i due l, q~esti
_I;
ri:rangono ambedue, cfr. floriilis, liberiiUs ecc.
'
,

'.1.

T L 50. - Quanto alle n a s a l i, da osservare che n avanti


gutturale era' una nasale gutturale (n adulterinum dei grammatici), e che una nasale gutturale era anche g in gn, come si
ricava dagli effetti prodotti su e precedente. cfr. 13. Avanti
dentale sta sempre n, avanti labale sempre m (cfr. 87). Avanti
li
s, f la nasale n si attenua o s?ompare, con l'allungamento di
breve precedente ( 24): Cicerone pronunziava Megalesia horteia; secondo Varrone (L. L. V 4) pos (semplice di impos)
videtur significare potius 'pontem ' quam 'potentem ' , suonava quindi come pim: e la questione dei casi in cui si avesse
da scrivere ns' o 8 era molto agitata dai grammatici, segno che
la pronunzia della nasale era debole e incostante. Nella lingua
colta per l'n stato di solito ristabilito, dove considerazioni
etimologiche o grammaticali lo consigliavano, nella ortografia, e
probabilmente, sia pure molto affievolito, anche nella pronunzia.
'.'

VI. Alternanze vocaliche di natura funzionale.


51. - A p o f o n i a chiamiamo variazioni del sonantsmo,

indipendenti dalle cause meccaniche contemplate sinora e legate


invece alla funzione della sillaba (radicale, suffssale o desinenziale) nella parola. Il fenomeno (che risale ad epoca ie.) pi
vitale e diffuso in lingue quali il sanscrto, il greco, le lingue germaniche; ma anche il latino ne serba tracce. Riservando al
capitolo IX l'inserzione dei fenomeni nel sistema apofonico
indeuropeo, segnamo ora quanto il latino stesso ci d modo di
osservare.
52. - Notiamo anzitutto casi in cui la vocale e fra mute,
o iniziale avanti muta, si alterna con o o scompare o viene
allungata; chiamando grado normale quello con 'e od o, grado O

PARTE I. -

31

FONETICA

(zero) quello della scomparsa e grado allungato quello in cui


appare l'allungamento, abbiamo:
normale

Grado O

allungato
con o

con e

con

con ii

"

s-unt

es-t

sido (da *si-sd-o,


24.91)

sed-.eo

solium (da
sed-es sol-ari
sod- 10S) sed-are ( 435)

teg-o

tog-a

teg-ula

ped-is

tri-pod-tire,
tri-pud-ium

pes

hones-tus

honr-em (r

da s, 113)
In alcuni casi la vocale del grado normale pu essere o od a,
senza alternarsi con Ci talora nel grado normale a s alterna
con o, o nell'allungato a con o: cfr.:
nept-em

nepot-em

ac-uo
ac-u-pedius

jod-io

fod-i

od-ium

od-i

ag-o

amb-ag-es

sag-ax

sag-ire

oe-ris

tic-er

oc-ior

ac-twm
53. - Se avanti o dopo la vocale del grado normale sta
un i od un u consonantico. la scomparsa di quella fa s che la
semivocale (anche come secondo elemento di dittongo) diventi

32

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

vocale e sostenga la sillaba (cfr. un caso analogo in abt'cio


concutio 38):
fid-s

fid-o
(da feid- 21)

dic-tus
dic-are
magi-s

[oed-u

joideratei

dic-o,
deic-erent
maiieetns
maiius
(da *mag-i- 82) (da -os 130)

m,aiiorem
(da -6sem)

-him-us, in
hiem-s
bimu da bi-bi, di due inverni'
vic-tus

i-tio i-ter
~-ns

t'ici (da *voic 20)


co e1lntis
i8 (da *ei- e 31.21)

-tor oi-tier 20,


propr, l andare con
(?)

mis-er

maes-tus

inde ' accendi '


(da *i-n-d-dhi
= sanser. inddhi)

aed-s ' tempio',


propr. 'ara'

due-tue, du

duc-o

us-tu

ur-o us-si (*eus 23.113).

(*de~w-,

23)

54. - Il grado O, come appare da alcuni esempi dati,


norma nel ppp. e nel sostantivo verbale in -ti- (-ti-on-), inoltre
nei presenti primari in -io-, -sco-, con infisso nasale ecc.;
interessante ora vedere come appaia il grado O di radici o
suffissi che, accanto alla vocale soggetta ad apofonia, hanno
una liquida o nasale. Naturalmente, se segue immediatamente
una vocale, la scomparsa di quella della 'sillaba soggetta ad

PARTE I. -

33

FONETICA

apofonia non reca di solito mutamenti nel suono in questione,


cfr.:
pater (da
-er, 135)

patr-is
datr-ia:
cl-am

dator-em
occulo (da
-cel-o 42.14)

cel-are;

se invece segue immediatamente consonante, nel grado O


appaiono or, ol : ul ( 15), en (in 13), em, cfr.:

[or-e (tema in -ti-) [er-o

[or-da
, gravida'
(o grado OY)

posco (da *porc-sco) prec-or

proc-us

per-cui-sue

per-cel-lO
(-ld- 83)

ten-tus, in-ten-tio

ten-do

men-tis, men-tio,
com-men-tus

me-men-to
mon-eo
me-min-i (da
-men- o -mon- 42)

em-ptus ( 87)

cm-o

em-i

(Y 505)
Possiamo pertanto dire che accanto agli or ol (ul) en (in) em
rappresentanti organicamente l'unione di o e con liquide e
nasali, ve ne sono altri che fungono da grado O a dei gradi
normali costituiti da e, o con liquide e nasali, e corrispondono
funzionalmente pertanto agli i, u gradi O di gradi normali
costituiti di e, o con le semivocali i, u.
55. - NOTA I. - Si notino i seguenti casi in cui nel grado normale o
allungato la semivocale talora segue, talora precede la vocale:

bimU8 da bi-him-

hiem-s, hibernU8
da *heinl-r-ino( 39.88)

3 -

V. PIS..\NI, Grammatica 101;1/0 .\'IOIi('O (' comnarattva.

34

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

-div-o- in tri-duum
( 42)

inter-dius
( 356.422)

Diou-em, MuS, divus


Iovem
(deiv.o- 32.21)
(da *djey,'11j)

dies Dispiter
(per *djeu.s 62)
diu (da *djeu 356)

Dello stesso tipo l'alternanza di tre-mo e ter-res con diverso determinativo radicale da ter-ltre-,
T L NOTA II. - Cospicua in sanscrito, altrove presente in resti la cosiddetta v~'ddhi, il grado allungato cio di una sonante (i u 1,' l ecc.) o di un
dittongo, nella derivazione nominale, che pu o non accompagnarsi col
mutamento di suffisso: sor, Buddhds 'il Buddha' - bauddhas ' buddhista "
gr. ypcx 'dignit' ypwv 'vecchio' - y1jpcxl; 'vecchiaia' ecc.; in lt. abbiamo un tal fenomeno in naucum 'pellicola che nelle mele contiene il
seme, nelle fave e nelle noci circonda il frutto interno ': nux 'frutto',
raudus (e r6dus rudus 22) , qualche cosa di non formato, in pietra o metallo ': rudis; cfr. il mio scritto Glottica Parerga, 4. Latina minaTa, 3 nei
Rendiconti dell'Istituto Lombardo, voI. LXXVI.

T 56. - Altre alternanze, della cosiddetta serie pesante, appaiono sporadicamente:

s-i-mus

e-is-e

stra-tu

sterno stor-ia

(g)na-tus

qen-i-tor

nii-scor

e gi-gn-o

qen-iu

qen-u
stii-tu.'l
sta-tia

sia-re
stii-men

ra-tus

re-ri

sa-tus
e serii da

se-men

*si-s-o 18

no-ta

no-sco

da-tus

dO-'num

fac-io [oe-tus
te-e-i
con-dj,-tus (-dM- 42.96)

saoer-d-t-em
(-dho- )

PARTE I. -

FONETICA

35

Qui dunque abbiamo i rispondente a i; ro, no' ad er en-i;


ii ad ii 6: una migliore sistemazione dei fatti potremo ottenere
nell'esame del sistema apofonico ie, di cui, specialmente in
questa serie, il latino non serba che frammenti.

VII. Il sonantismo protolatino.


57. - Riassumendo, possiamo risalire per il sonantismo
latino a un sistema cos formato:
Vocali:

e (onde i 13; o 14; indebolito in i, e, 'li,

42.43.44)
o (onde 'li, 15; e 16; a 17; indebolito in

i, 'U, e 42.43.44)
{j (onde ii, 18; ii 17)
a (indebolito in i, e, 'li, 42.44)
ii

i (in ri > er 18; indebolito in 'li, avanti v 42)


li
'li, (indebolito in i 42)
ii,

ei (onde i 21; indebolito in i 45)


oi (onde oe, il, i 20; indebolito in ii, 45)
ai (onde ae 19; indebolito in i 45)
e'li, (onde ii, 23)
ou (onde ii, 23)
au (onde 6 22; indebolito in il 45) (1)
Semivocali: i (scomparso fra vocali ecc. 31)
'!!: (scomparso avanti o, fra vocali uguali ecc.
32.33.34)
Liquide:
r
l (dissmlato in r 49; velare o palatale 48)
Nasali:
n

(n)
m
(1) Per gli antichi dittonghi lunghi ciro 62.

36

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Gruppi di vocali con liquide o nasali, rappresentanti il grado O


nell'apofonia:
or (ed ur), ol (ul), en em (anche in im 13):
54, inoltre ar al an am 67;
ra la na ma: 56,
inoltre ar al an am 67.
NOTA. Oltre che agli accidenti segnati fra parentesi per ognuna di
esse, le vocali protolatine sono andate soggette ai fenomeni di allungamento, abbreviazione, contrazione e sincope di cui ai 24 sego 26 segg.
35.37 segg.

VIII. Origine delle sonanti protolatine.


58. - a ritorna nelle altre lingue ie. generalmente come a:
ager: cXyp6 scr. ajras gt. akrs, acidus acus: &xpo scr. dri 'spi
golo' ecc.; evidente che risaliamo qui ad un a di epoca ie.
In alcuni casi. a del latino e delle altre lingue corrisponde ad
un i ario: status: 0"'t"CIt't"6c; gt. sta] 'luogo ': scr. sthitas; pater:
7tCltTIjp gt. [adar: scr. pitdr-, ecc. Si tratta di un suono speciale
(~), del quale diremo pi sotto ( 70).
In alcune parole troviamo a contro e di altre lingue o del
latino stesso: quattuor: 't"O"O"Cltpec; scr. catvaras (c avanti a da
antico e), pate6: 7te't"!Xvvu{lL, magnus: {lYClt, lapis: 7tCltC; ecc.
Si voluto vedere in questo a una speciale vocale ridotta,
qualcosa di mezzo fra grado O e grado normale (cfr. 68 segg.),
di et ie., cos p. es. Hirt, Indogermanische Grammatik, II,
p. 80 seg., 106; a influssi analogici da parte di altre parole
(p. es. aper = aated. ebur secondo caper) aveva pensato il
Brugmann, Indogerm. Forschungen, XXXVIII, p. 370, le cui
idee sono riprese ora da Petersen in Language, XIV, p. 39 segg.
(cfr. Glotta, XXIX, p. 165); a dipendenza dall'accento ie. il
Pedersen, seguendo i precedenti di Collitz e Wharton, nella
Zeitschr. tur vergl. Sprachtorschung, XXXVIII, p. 416 seg.,
ove si nota che a ogni modo in gioco la vicinanza di labiali,
gutturali o liquide. Forse lecito riconnettere questa variazione latina di e con a con quella dei due suoni caratteristica
per l'etrusco e per altre lingue mediterranee.

PARTE I. -

FONETICA

37

Similmente a i i 1t U protolatini trovano corrispondenza


esatta altrove (si noti che in greco presto u u assumono la
pronunzia di ii, ii) e continuano, senza mutamenti, uguali
suoni di epoca ie. Cfr. mtuer: doro IlOCTYJP (> ion. atto Il~TYJP)
ant, sassone moder (gli antichi ii han dato o nelle lingue germaniche) SCI'. matar-; frater: cppoc't"Y)p gt. bropar SCI'. bhrittar-;
sta-re sta-bam doro e-cmi gt. stop 'stetti' SCI'. a-stha-t aor, =
eC1't"OC- video: tIlV gt. uiitum. ' sappiamo' (1) SCI'. vidmas id.
- vivus SCI'. jivas; suinu~ gt. swein (ei grafia, per i) , maiale'
- iugum: ~uyov SCI'. yugam gt. juk (2) - fumus: gr. .IHJIlO
SCI'. dhumas 'fumo '; mii: Ilu~ SCI'. m-as, ecc.
59. - e protolatino riappare come in greco, i (1) in gotico, a in sanscrito (e altrove); similmente e riappare come Y)
in greco, e in gotico, a in sanserto (e altrove). Per in questi
casi una gutturale sanscrita si palatalzza avanti a, ii, mostrando
che tali s.uoni in periodo pi antico erano delle vocali palatali
e, e ( 109 seg.). Cos anche qui il latino conserva il vecchio vocalismo indeuropeo: cfr. fero: cppw gt. baira SCI'. bhdrami; *quelo
(onde quolo, eolo 14.32): 7tL SCI'. earati 'si muove' (significato pi antico 'girarsi, aggirarsi '~; sedimus = gt. setum;
pl-nsu: gr. 7t~-pY) SCI'. prti-uis 'pieno'.
60. - o ritorna come o in greco, o (talora a) in armeno,
a in gotico e nelle altre lingue germaniche, a in sanscrito. ~er
nelle lingue germaniche vi sono indizi che distinguono a corrispondente ad o del greco, latino ecc. dall'a corrispondente
ad a di queste lingue e lo caratterizzano come un antico o;
e in sanscrito talvoltl,L invece di a appare a in corrispondenza
di o greco e latino in sillaba aperta e con valore morfologico
speciale, segno che un tempo anche in una fase anteriore di
questa lingua a ed o erano differenziati. Possiamo quindi concludere che alla base dell'o latino stava in epoca ie, un o rcom-

(I) Da i in gt. ai (pron. e) avanti h, '/".


(2) Da 'U in gt. au (pron. o) avanti h, r,

38

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

parente negli altri dialetti. Quanto ad o, esso ritorna in greco


come o, in armeno come u, in gt. come o, in scr. come "ii. Anche
qui dovremo porre pel periodo ie. un o comune a tutti i vari
dialetti (1). Esempi: oois: lhc; ser, avis; orbus: pcpocv6c; armo orb
, orfano l gt. arbi 'eredit '; (g)no-sco: gr. yvw-ao!J.ocL scr. jiia8yati 'conoscer', ecc.
61. - Anche i dittonghi protolatn sono la fedele continuazione di dittonghi ie.; essi ritornano tal quali in greco
(dove per ou presto diventato monottongo, pronunziato 9
od 1(;); in gotico, conseguentemente alla confusione di a ed o,
ai ed oi appaiono come ai, au ed ou come au, inoltre ei da ei
un semplice i, ed eu ha dato i1t; in sanscrito la fusione in un
sol suono di a e o ha fatto s che tutti i dittonghi con i appaiano
come e (da ai), quelli con u come o (da au). P. es. deico dico:
adX-VU[l-L gt. qa-tciho, 'io annunzio l scr. dek-~yati 'mostrer ';
oino oenos 1(;nus: OLV'~ , l'l sui dadi l gt. ains 'uno '; aide aedem
aestus: oc(&w aated. eit (da *aid) 'pira' scr. dhas 'combustibile ';
dl(;CO da *deuc- = gt. tiuha; lucet <la *louc- = scr. 1"Ocayti 'illumina '; augeo: gr. ocu1;wgt. auka ' cresco l scr. 6jas ' vigore', ecc.

T L 62. - Nei monumenti latini 'arcaici osserviamo talora in


fin di parola dei dittonghi apparentemente uguali, che sortiscono in periodi pi recenti esiti diversi. Cos il nominativo
plurale pilumnoe poploe (Festo), cio -oi -oi (oe grafia posteriore) passa al classico pilumni populi, ma il dativo sing.
Romanoi duenoi passa a Romano bono; la I singolare perfetto
falisco peparai continuata nel latino classico da peperi, ma
il dativo sing. arcaico JIenervai da Minervae. Dobbiamo pertanto attribuire al protolatino due diversi -oi e due diversi -ai.
Il confronto del greco e del sanscrito ci mostra che si ha da
distinguere fra -oi ed -i, -ai ed -iii, cfr. pop1tli: .&e:OL scr. t
(l) In conclusione, a ed o sono ricaduti in un solo suono nelle lingue germaniche (a), slave (o), baltiche (al; ii ed 6 nelle germaniche (6), slave (a),
baltiche (lit. ~o od 6, lettone uo od a; 'UO soltanto da 6). Nelle lingue arie
e a o sono fusi in a (a talora da o), e ii 6 in a.

PARTE I. -

FONETICA

39

, costoro' ma bono: &<:w~ scr, tdsmai 'a quello', peperi: )....)...eYfLcx~ scr. tutud (I sg. pf. medio = t1ttudi) ma Minervae:
&eocL tdsyai 'a costei'. Il latino postula pertanto degli antichi
dittonghi lunghi (cio ad iniziale lunga) che in fin di parola
ci mostra anche il greco; nell'interno di parola troviamo dittonghi lunghi anche in sanscrto (certe variazioni di accento
ce li fanno postulare anche per le lingue baltiche e slave), laddove in greco e latino stanno dittonghi brevi: si pensa che,
come vocali lunghe si sono abbreviate avanti nasale o liquida
pi consonante in latino ( 27) e in greco, cos un abbreviamento simile abbia avuto luogo avanti i, u consonantici (come
secondo elemento di dittongo) pi consonante. Certo che
questi dittonghi lunghi gi in tempo ie. si sono spesso semplificati perdendo il loro secondo elemento avanti consonante e
in fine di parola, e riducendosi quindi alla sola vocale lunga,
come il caso p. es. del tema *dieu- (in lat. Iov-e = scr. locativo dydv-i 'in cielo ') che all'accusativo, con grado apofonico
allungato, d dim = gr. Z~v = scr. dyam; cfr. anche dis
Diepiter e il gr. Zlic; (Ferecide di Syro; Ci eleo per '/l, Kretschmer,
Gloua, XVII, p. 197), probabilmente dai rispettivi accusativi.
In particolare il sanscrito fonde al solito i vari dittonghi lunghi
in ai (da iii, per ei 6i iii) ed aU.(da iiu, per u 6u iiu); il greco,
dove li conserva (in fine assoluta di parola), ci offre -Ci~ (ion.
-1j~) -(~; il gt. li confonde coi rispettivi brevi.

63. - :I:. e ~ iniziali presuppongono suoni ie. identici, come


mostra il loro tornare in sanscrito (y, v) e gotico (j, w)j il greco
mostra per :1:.- talora e a volte ~-, per ~- in tempi pi antichi
il f che andato man mano scomparendo nei vari dialetti.
Cfr. iuvenis iuoenous: gt. juggs (gg pron. ng) 'giovane' scr.
yuvan- yuvads; iugum ( 58); veh6: rcx~li-foXoc; gt. ga-wiga
, rimuovo' scr. vdhati 'vehit', ecc.
Per la scomparsa di :I:. fra vocali in lt, ( 31), che ha luogo
anche in greco, cfr. tree da *t'reies gr. 't'peLC; da (gortinio) 't'p.ec;
scr. trdyas; st6 da *stii-i6 = umbro stahu, formato come cap-i6 ecc.
( 498).

40

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

64. - Il confronto di medius (trisillabo) col scr. madhyas


gt. midjis gr. (.L&O'oc; da *(.L&3-1oc; ci mostra che un tempo l'i di
questa parola era probabilmente consonantico: sar da concludere che un antico i dopo consonante si in latino vocalizzato, come ci mostrano del resto etiam e nuneiam 31. A volte
invece i rimasto e in tal caso ha formato con d 9 s precedente
la geminata li di aiio ecc., cfr. 82.
65. - Una incostanza preistorica nella pOSIzIOne di 'Y in
vicinanza di liquide vien mostrata dalle equazioni alvos: iX6,
parvos: 7tiXUP0C; cfr. pau-cus, nervos: VEUPOV e viceversa taurus
't'iXUPOC;: gallico tarvos irlandese tarb; l'etimologia e il confronto
delle altre lingue (lit. alas ' gamba di stivale' I avesto snavarJ
scr. snavan- 'corda' ecc.) mostrano che i gruppi -lv- -rv- del
latino sono innovazioni.
66. - Le liquide e nasali latine continuano liquide e nasali
ie., come mostra la comllarazion~ colle altre lingue che hanno
gli stessi suoni del latino nelle stesse parole; solo il scr. palesa
una tendenza a confondere fra loro r ed l. Cfr. ruber gr. pu3-p6
gt. raup-s' rosso' scr. rudhiras id.; linquoliqui gr. EL7tW gt.leihwa
'd a prestito' scr. rincanti = linquunt; memini mns (.L&(.LOVlX
gt. munan 'pensare' scr. mdnsuue 'pensa '; nomen OVO(.LlX
gt. namo scr. nama ecc. Le liquide sono esposte pi di altri
suoni a dissimilazioni varie; in h. sono diventate norma quasi
costante le diasimilazioni per cui i suffissi -ali- e -cZo- (-culum
41) diventano -ari- e -ero- se nella parola abbiamo gi un l:
vitalis navalis ecc. ma eonsularis militaris lUnaris; poclom.
poculum ecc. ma lucrum simulacrum fulerum. Eccezioni sono
fluvialis glacialis Latialis (e Latiaris) ltals pluvialis e clUnaculum subligaculum. Ma se un r si trova fra i due l, la dissimilazione non ha avuto luogo: floralis liberalis.

T L 67. - Quanto ai gruppi di vocali con liquide o nasali


rappresentanti il grado O nell'apofonia, diamo per ora le corrispondenze nelle altre lingue ie., rimandando la loro valutazione al capitolo seguente.

PARTE I. -

41

FONETICA

Abbiamo dunque:

gt.

gr.
a) avanti consono 01'
voc. e i ar
b)

aur (daur) r

ir, ur (il, ul)

IX, IX

ul

IXp, plX

a)
b)

ol, ul
al

IX

a)
b)

en

IX

Il

IXV

a)
b)

em

IX

um

la, al
nii, an
ma, am

un

Il

IXp, pw, IXplX, pii


IX, W, IXIX, ),ii
IXV,

come sopra

IX[.L

rn, ar

scr.

vii, IXVIX

IX[.L, [.Lii, IX[.LIX

ar, aur
al, ul
an,un
am,um

a
an
a
am
ir, ilr

a(n)
iim

IX. L'apofonia indeuropea.


68. - Per la s e r i e l e g g e r a o come anche si dice
i t- (cfr. 70), il sistema apofonico che ricostruiamo per Pie.
sostanzialmente lo stesso gi constatato per il latino, e consiste nell'avvicendarsi fra un grado normale (vocale e alternantesi con o; od a che pu anche alternarsi con o; od o), un
grado O (scomparsa della vocale) e uno allungato, con eventuale vocalizzazione di i., ~ (anche secondi elementi di dittongo)
nel grado O.
Quindi, p. es.:
g, n

scr. upa-bd-as 'calpestio'


gr. 1t(-~3-OCL 'il giorno
dopo la festa' (bd da pd)

ped-em
1tE3-cX 'dopo',
propr. 'sull'orma'

tri-pod-tire; ps
7t(S3-1X =
scr. pad-am scr. pad

T NOTA. - Nel grado O la vocale resta spesso, quando la scomparsa provocherebbe l'incontro impronunziabile di occlusive, p. es. nel ppp. scr.
pak-tds gr. lte:lt't"o lt. eoo-tus, di *peq". in scr, pac-ati = It, coqu-it (da.
*quo- < *que. < *pe- 14.112) gr. ltltwv maturo' ecc.

1twc.;

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Un esempio con a/o nel grado normale ci offre la radice *ag-:


scr. pari-j-md,n- 'che
va attorno l
Con

i,

scr. aj-ati=
ag-it, <xy-e~

cXy-wY-~

amb-ag-es
co-ag-ulum

~:

~-~7t-OV;

scr. rec-ayati 'fa


lasciare l l ca us.;
-OL7t-IX = scr. 1'i-

scr. rik-ta 'lasciato l

re-tic-tue

7t1J-T6~

oY-!LO' solco

= acro plu-tas

'natante '; lt.pluv-ia

7te:,s-crowx~,

scr. a-1'aik-~-am
I sg. aor, sgmat.

rec-a; liqui da.


*loiqu-ai
7tM(f)-o

7tw-'t"6

, galleggiante l
(6 da s
62)

7t(f)-w
scr. plav-ati

'nuota l lt,
per-ploo-ere

L 69. - Nel grado O di radici con liquida o nnsale appaiono


nelle varie lingue le corrispondenze dei gruppi latini or ol en
em ecc. ( 67); si tratta dunque della contnuaztone di suoni
che rispetto ad er (re) el (le) en (ne) em (me) del grado normale
avevano la stessa funzione di i, u rispetto ad ei (ie), eu (~e),
ossia di sonanti che costituivano la sillaba in seguito alla scomparsa della vocale. Se si trattasse in tutti i dialetti di una vera
sonante (come il scr, r corrispondente ai latini or ol) o talora
di liquide o nasali consonanti precedute o seguite da vocali
ridotte (ir 1'i , r 1'U eec.), inutile qui discutere: a ogni modo
segnamo i suoni in questione con r I ti' 1J~' Ecco un paio d'esempi
dei rapporti apofonici in questione:
scr. bhrtis 'il portare l
= lt. fors fortis = gt.
ga-bau1'ps 'nascita ';
CPIXP''t"PIX; OL-CPP-O 'la
parte del carro che
portava i due, guerriero
e auriga' (1' consonante
avanti vocale l)

epp-w = fe1'o =
gt. baira = scr.
bharami

cp6po = scr.
bhii1'as 'far-

dello ';
gt. barn. 'figlio '

scr. a-bhii1'~-am I sg.


aor. sigm.;
gt. br-usjos 'genitori'

cpwp
= fu1'

( 18)

PARTE I. -

= scr. ta-tds =
lt. ten-tusi
scr. ta-tn- I sg. pf.
medio di tan- 'tendere';
-re:--rocv-6 'rigido'

-roc--r6

ten -d6, ten -or

43

FONETICA

-rv-o, -rvw

'tendine 'i
ant, nord. penja 'tendere' i
scr. tan-tram

'corda',
gt. uf- pan-jan
, stendersi', scr.
ta-tn-a pf. III
sg.

-r6v-o

scr.

d-ta~

s-am I sg.

aor. sigm,

, filo '

T 70. - La s e r i e p e s a n t e o s e ~ offre alternanze identiche a quelle ora osservate, ma complicate dal fatto che la
sillaba soggetta all'apofonia seguita da un suono il quale
scompare avanti vocale e i. Questo suono (cfr. 58) appare
in sanscrito come i, in greco come oc od anche o od E, in latino
come a (o suoi riflessi in sillaba interna), in altre lingue pu
scomparire e in tal caso lascia dietro di s nelle lingue baltiche
e slave traccie nella qualit dell'accento; infine con vocali
precedenti si contrae nella rispettiva lunga (quindi a e 6 i il,
da a e o i u pi il suono in questione), e talora con dittonghi
in dittonghi lunghi (ei eu ecc., oltre che eia e'!!;a ecc.), con liquide e nasali sonanti forma dei complessi, continuati in latino
da ar rii al la an na am ma e nelle altre lingue dai riflessi di
questi gruppi, segnati nel 67. La natura fluida di questo suono
lo contrappone a tutte le altre sonanti e indica che si deve
trattare d'una vocale indistinta, simile all'e muto francese
p. es. nell'articolo lei noi lo segnamo pertanto con a (1). Si noti che
la stessa radice pu avere, anche avanti consonanti, forme con o
senza a. S'intende che, se la radice contiene nel grado normale e
(od a, 6), cio e (a, o) pi a, nel grado Oappare un semplice a. Cfr.:
~

senza a:
scr. da-dh-mds
'poniamo'
(I) I grammatici indiani hanno riconosciuto la qualit speciale del loro
i che continua un ~, e lo indicano col termine tecnico it; onde se] 'con it
ed anit ' senza it ' servono a designare le radici in cui esso si trova o meno:
questi due termini sono spesso adoperati dalla glottologia occidentale a.
indicare le serie pesante D e leggera dell'apofonia. Per ~ si adopera comunemente il nome 8va.

44

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

con

g:

scr. hi-ui ' posto '=


&E-'t'O = (con )di-tus;
fa-e-io

scr. da-dha-mi =

&<-fL6 'monticel1o'

't'(-&'YJ-(J.~;

eacer-do-t-em.

fe-e-i, gr. &1j-x-'YJ

Dello stesso tipo sono le alternanze stiitus: stare, diitus:


donum ecc.; il lt. si-mus: eie-e (= gr. d-fLEV: d'YJ-) pertanto
da i: f:.eper i
g: f:.e
g; strat1tS (gr. a'tp<'t'oc; scr. stir-'!I'as):
ster-no (anip) scr. star+man- 'dispersione' da g : er, erg;
(g)na-tus (gr. yv~-a~o a~o-yv'YJ-'t'o da yvii-, scr. ja-tas 'nato '):
gen-i-tus gen-i-tor (gr. YEV-E-~p scr. jan-i-tar-) da t"g: eng, accanto a cui, avanti vocale, gi-gn-o (y(-yv-o(J.oc~ VEQ-yv-6) gen-ius
gen-us (yv-o) ecc.

X. Il vocalismo nel " latino volgare".


71. - Abbiamo gi avuto occasione di notare punti in cui il
latino rustico offre deviazioni dal vocalismo del latino urbano e
letterario; in parte per questi germi, in parte per influssi delle
lingue sostituite dal latino o venute in contatto con esso, in
parte finalmente per ulteriore sviluppo dei suoni indigeni, il
vocalismo delle iscrizioni volgari posteriori all'inizio dell'era
cristiana, di testi parimenti volgari, o descritto da grammatici
tardi o presupposto da quello delle lingue romanze andato
seguendo una evoluzione la quale, pur diversa da regione a
regione, presenta caratteri fondamentali comuni che qui brevemente accenniamo:

T L 72. - a) Spostamenti di accento: la penultima sillaba


accentata se alla vocale segue muta + liquida, INTGl'IrU ecc.,
cfr. 147; i avanti vocale breve cedono a questa l'accento:
PUTEOLIS it. Pozzuoli, FILIOLUM it. figliolo, MULIREM it. mogliera; nei verbi composti ha luogo una ricomposizione per cui
l'accento e assai spesso il vocalismo sono modellati sul semplice:
DlSPLACET per displicet, it. dispiooe; IMPLCAT per implicat,
it. impiega; REcIPIT per re-, it. riceoe (COLLIGO it. colgo ecc. restano perch la composizione non pi sentita): o viceversa il

PARTE I. -

45

FONETICA

semplice riceve il voealismo dei composti, cfr. CLUDO it. chiudo


per claudo secondo concludo ecc. Si forma un forte accento
secondario a due sillabe di distanza dal principale, con debolezza conseguente della sillaba intermedia: BNITATEM it, bonui,
COMNITIARE it. cominciare, CLLOCARE franco colchier > ooucher,
T L
b) La vecchia quantit va perdendosi, ma essa si riflette
sulla qualit delle vocali accentate ad eccezione di a, a, nel
senso che le vocali brevi tendono alla pronunzia aperta, quelle
lunghe a pronunzia chiusa: restano cos immutati i ed u, ed
e o diventano (o restano) degli f, ?, laddove i ed C, u ed o si
confondono generalmente in ~ e rispettivamente ?, od i e rispettivamente u. Solo il sardo, rispecchiando per la qualit
lo stato di cose pi antico, fonde c ed e in e, i ed i in i, o ed o
in o, u ed u in u; e il rumeno fa lo stesso per '6 ed ,ff. Graficamente, ad eccezione di rumeno e sardo, avremo:

a
a

o u

~ (i)

? (u)

Cfr. in antiche iscrizioni la confusione di e ed i in crudilitatem


dulcido ficit e viceversa elud minester sebe; di o ed u inagnusco
cognusco amure e viceversa tonica tomulus.
T c) I dittonghi ae ed oe, divenuti f (in principio anche ~)
nella lingua rustica (edus = haedus 19), si sviluppano in
latino volgare come l'antico e. Cfr. la confusione grafica in
presta questus con ae, ceperini Pkebu con oe, foemina con c,
coecus con ae ecc. Il dittongo au generalmente rimasto (ma
agustus> ag?sto ecc.); sul rustico o per au in foccs ecc. cfr. 22.
Nuovi dittonghi sono sorti in seguito a soppressione di suoni:
AUCA it. oca da aucella per avicella, PARAULA it. parola da
paravola parabola, AMAI it. amai da amavi, Al'IIAUT it. am da
amavit.
T
d) Le vocali brevi atone mediane sono frequentemente
soggette a sincope, continuando una tendenza gi del latino
preistorico ( 37): VffiDIS it, verde, OCLUS it, occhio da viridis

46

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

oouius. Altrimenti vi confusione tra i ed e, u ed o: anemis


meretis con t, insola ambolare con u.

T e) e, i, u fra consonante e vocale (cosiddetta posizione in


iato) diventano i, 1f verso il I sec. d. C. (occaaonalmente gi
prima, cfr. 145): capri6hts per caprolus (cfr. a), abia per
habea, ECCU(M) RIC it. qui; J! cade avanti o, u: cocus anticus
distingunt, it. batto da battuo ecc.
T 73. - I l vo c a l i s m o d e g l i i m p re s t i t i g r e c i
preistorici o comunque molto antichi trattato alla stregua
del voealismo nelle parole latine, soggetto perci a sincopi,
indebolimenti ecc. Altrimenti, nel lat. volgare, ot resta di norma
immutato; E appare come f' od ~; 'Yj viene generalmente riprodotto con ~ (&7tolt~x'Yj it. bott~ga), in alcune parole dotte con f,
in prestiti tardi con i: monastirium mistirium, franco tapis da
't"ot7t~'nov; Li: passa ad i, anche ~ in boltus da ~wt't"'Yj, it. cr~
sima da Xpi:cr!Lot; w o appaiono come !J, 9 ed u: ywcrcrot it. chiosa,
x6qnvo it. cf}tano, 't"pwx't"'Yj treta; u in prestiti pi antichi come u:
~U?crot bursa it. borea, XpU7tTI) criipta it. qrotta, &YXUpot ancora
(cfr. 18), in prestiti pi recenti, dopo che u fu passato ad ii,
come i (y presso i dotti): !LUcr~pLov misteriis, yupo it. giro,
xU!LOC it. cima (ed f in it. gf'sso da yu\jJo). I dittonghi OCL ed ocu
si fondono con lat. ae, au; EL preso come i, avanti vocale e
(7tot't"e:i:oc platea).

D. - Consonantismo.
T

74. -

NOTA PRELIMINARE:

ph th eh.

Sino alla fine del II e al principio del I secolo i Romani hanno rprodotto le Tenui Aspirate greche colle loro Tenui: Pilotimi = <1>-, A.ntiocus =
X-, Corintus = -Il-, baccanal: BxxX''l ecc.: in parecchi imprestiti pi antichi
queste tenui sono rimaste, p. es. in ampulla (dim. di ampora da <:XfL<popeu),
calx (da X<X.L;), coclea (da XOXLQL), orca ' barile' (da ()PX1J), tomix 'corda'
(da .f}wfLLY~), Coll'accrescersi per dell'influsso greco, nei circoli colti si
imit pi esattamente la pronunzia ellenica, e oramai <p .f} X vennero pronunziati e scritti come tenui aspirate: ph th eh. La nuova pronunzia, rite-

PARTE I. -

FONETICA

47

nuta particolarmente distinta, ebbe per effetto che anche delle tenui di
parole latine cominciassero a venir articolate colla aspirazione; e questa
affettazione and molto oltre, come ci mostrano il carme LXXXIV di
Catullo e parecchie iscrizioni (cfr. anche 95). Un movimento puristico
ebbe per il sopravvento, e la nuova pronunzia (fuori beninteso degl'imprestiti greci) rimase limitata alla parola di origine straniera triumphu8 e
a qualche nome proprio: Gracchsss Pulcher Cethgu8, dove evidentemente
fu consolidata dalla scrittura; da Pulcher l'aspirazione si insinu anche
nell'aggettivo puloher, In imprestiti seriori <p greco, pronunziato oramai i,
fu riprodotto con f latino; inversamente per 8ulfur (forma oscoumbra accanto alla latina sulpur, cfr. 101) si scritto sulphur. Tarde grafie pseudodotte sono quelle di sepulchrum ecc. Cfr. Cic, Or. 160.

L Gruppi consonantici.

TL

75. - a. Geminate.

Abbiamo gi rilevato ( 27) il fenomeno per CUI In talune


parole una vocale lunga pi consonante si alterna con vocale
breve pi geminata (consonante lunga): Iiipiter luppiter, luera
littera, litus littus, baca bacca ecc. Per in casi come crocodillus
carnellus loquella querella accanto a crocodilus camiu loquela
querela, che sono le forme pi antiche, abbiamo il rimodellamento secondo le serie di parole in -illus -ellus -ella.
T L 76.
abbiamo:

Una s e m p l i f i c a z i o n e d i g e m i n a t e

dopo vocale breve avanti vocale accentata di sillaba


lunga (cosiddetta legge mamilla): canna ca,nalis, currus curulis,
farris farina" SMCUS sacellus, ofta ofella, obmitui omrnitto
( 82) omitto, *obboedio oboedio ( 20); ma gallina conserva il
suo II secondo gallus, innoxius il suo nn perch sentito composto di in e noxius, ecc.;
a)

77. - b) avanti muta: per-r[e]go (cfr. per-rexi) > pergo,


adspiro (assp- 82) > aspiro, dis-scindo > discindo ecc. (scritture come disspicio ecc. sono etimologiche);
78. - c) dopo consonante: con-c(e)cidi > eoncidi, cord-clo(-ee- 82) > eoreulwm, ard-si (-S8- 82) > arsi ecc.;

48

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T 79. - d) dopo vocale lunga e dittongo, ss vien semplificato


(per le occlusve non ho esempi sicuri) nei primi tempi dell'impero (Cicerone e Virgilio scrivevano ciissus caussa ecc.):
quindi casus causa eec.; ma negli infiniti contratti tipo amasse
da amavisse la geminata di solito rimasta (per il grammatico
Niso, I sec., proponeva la grafia oonsueee; l'imperfetto congiuntivo italiano del tipo amassi volessi mostra che la pronunzia
con la geminata ba in questo caso trionfato);
80. - e) talora dopo dittongo troviamo l e ll: aula ed
aulla, Paulus e Paullue; qui la forma con l potrebbe essere la
pi antica (da *auxla *pa1lxlo-, cfr. 92) e quella con la geminata una forma diminutiva (*aulola *paulolo-) o affettiva.

T 81. - b. Gru p p i d i c o n s o n a n t i d i v e r se.


Una ocelusiva assume il modo d'articolazione della consonante seguente (quindi avanti T, i, s stanno Tj avanti M
stanno M). Questa norma viva in tutte le lingue ie., e quindi
risalir anche pel latino a epoca ie.; cfr. tuttavia la ricomposizione contemplata dalla legge di Lachmann ( 25), che dimostra una pronunzia di M avanti T, s nei casi di ppp. formati
da radici terminanti in M. Esempi: unguo unxi (x = es) unctus
(la lunga pel 24), tego tectus, scribo scripsi scriptum, cette
, date' da ce-d(a)te ( 456). Scritture come obtineo plebs subtilis
o scribtUra sono etimologiche e non conformi alla pronunzia
normale. probabile che s avanti M apparisse come z prima
di scomparire ( 92) o di dare r in mergo (da *mezgo = scr. mdjjami 'mi tuffo '), come nelle altre lingue ie, e perci fin da
epoca unitaria.
Per vehi5 vexi vectus ecc. v. appresso, 96.
c avanti m passa a g: segmentum: seco, Pel trattamento di
oeclusiva avanti n cfr. 86.40.
T L 82. - A s s i m i l a z i o n i t o t a l i della prima alla seconda consonante (per forme come adcedo adsideo ecc. bisogna
tener presente la tendenza a ricostruzioni analogiche e alla
grafia etimologica):

PARTE I. - FONETICA

49

gi di si passano a ii (i- iniziale di parola), a meno che l'i


non si sia vocalzzato (caso medius, cfr. 64): maiior: mag-nus,
aiio: ad-ag-ium ind-ig-itare (da -ag- 43), caiia 'bastone' da
*caid-ja: caedo, Iovcm da (prenestino) Diovem, maiius: maesius
(= mai-) lingua Osca menss maius . - tn, dn > nn: penna
da *pet-na: peto nell'antico significato di ' volare " mercennarius
da merced-, - pm, bm > mm: summus: sup-ra swperus. nm nl nr > mm II rr: immortalis illuvies (: lavo) da in-, corolla
da coron( 0- )la 37, irritus da in-raius. - rl > ll: agellus 39,
polluceo da por-,ampulla da *amporola: amp(h)ora, satullus:
saturo - dl : ll: sella da *sed-la, gmllae 'trampoli ': gradior,
alioquor da ad-o - dr> rr: arripio da ad-mpio (ma cfr. 102).
- pf (bf) sf> ff: officina: opifex, offero da op- per ob- ( 81),
diffcilis da dis-facilis, differo da die-, - tp (dp) > pp: appello
da ado, q11,ippc da q11,id
pc. - tc (dc) > cc: accedo da ado,
siecus da *sit(i)-co-. - ts (ds) > ss: assideo da ado, conc11,ssi:
concut-io, misi (da missi 79): mitto, nox da noct-s.

T 83. - Assimilazioni totali della seconda alla prima consonante abbiamo nei gruppi ln ld (l)l'lf ls che dnno ll: tollo da
*tol-no pf. te-tul-i formato come si-no ccr-no ecc. (in alnus v11,ln11,s
ulna scomparsa per sincope una vocale fra l e n, nella prima
parola forse anche un s); Polluces da *Poidii- da gr. nOUaEUX1jC;,
perccllo da -celd- cfr. clad-es (*k!iJd-) e mollusous da *mold11,cfr. gr. &-!J.cxMvw scr. mrdus; in mollis abbiamo quindi *moll11,-is
come s11,avis da *s'lfad'lf-is, il che mostra che ll'lf ha dato ll,
cfr. anche sollo- , tutto' in sollemmis ecc. = scr. sdroae gr. a),oc;
ion. oo..oc; da *a.foc; (volvo da *:yel11,-o, solvo da *sc-l11,-o
485.491, calou da *kalc'lfos, olou da *aulo- 65); velle da
*velse formato come es-se ( 113), facillim11,s da *facil-simo- ecc.;
e in rs che d rr: torres da *tors- cfr. tostus da *torst-, asperrimu
da *asper-simo-.
T L 84. - NOTA. - Mars recenziore (da rcs ecc., 89) rimane; rss (con ss
da tt 85, o da ts 82) d rs o ss: pessum da *perssom di perdo, Plauto per.~'Um;
dossum e dorsum; versus, ma rursus e russus da re-vorsus, priirsu prosa da.
pro-v-, S'rsum e susum (Nevio) da subs-v- ecc. Cfr. 93.
4 -

V. PIS/\Nl.

Grammatica atna

.~IO,.im

(' conmarauva.

50

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T L 85. - Dentale pi t ha dato ss:messus da *met-to- (meto),


sessus da *sed-to-. Per avanti r l'esito st: rtistrwm. da *rad-tro-:
rado, claustrum da *claud-tro-, palUstris da *palud-tri-, forse
attraverso ssr 88.
TL 86. - Assimilazi o ni parziali.

Occlusive avanti n si nasalizzano conservando il proprio


luogo di articolazione (avanti nasali omorganiche ha luogo
naturalmente la assimilazione totale: pm bm > mm, tn dn > n'fl"
82): som-nus da *s?!:ep-no- cfr. sop-or, scamnum da *scab-nocfr. scabellum da "soalmo-lo- 39, Samnium da *Sabnio- cfr. Sabelli, dignus da *dec-no- cfr. dee-et ( 13), ilignus: ilex, culigna
da xu),Lx.v1), ligrl-um: lego; in gn, g rappresenta la nasale gutturale
cfr. &0. Per stadi intermedi g-n d-n vengono indicati
da forme come voraginis ecc. 41 e fi,mitudinis ecc. 199.200.
In principio di parola gn- passa a n- verso la fine del II sec.:
gnatus > natus, gnoscier> nosci ecc.

n,

L 87. - Le nasali assumono il luogo d'articolazione della


consonante seguente, quindi eum ma eundem, princeps da
*prim(o)-c- (
iwprobus immanis imbecillus da in-; avanti
s ed t scritto n, che indica per una nasale ridotta con allungamento della vocale precedente ( 24), cos ansa da am- cfr. am-p-la,
cnseroue da com-o Se m analogicamente ritenuto o restituito
avanti t, s, si introduce fra esso e la dentale un p: cm-p-tue
~um-p-si di em-ti sum-o, hiemps (e hiems, pronunziato probauna pronunzia popolare non penetrata nella
bilmente hies):
,
lingua letteraria ma rappresentata frequentemente in testi
volgari quella dampnum autumpnus ecc.

3n

T L 88. - Assimilazione parziale anche quella di -mi- in -n'f-:


quoniam. (i, vocalizzato, 31) da quom iam; di dJl- iniziale in b(fine del IV e prima met del III sec.): duonum > bonum,
duellum > bellum, duis > bis; ma -d,!!:- interno d -v-: suavis
da *s'!.f:adJl-i-s cfr. suad-eo (e gr. ~u; sanscr. svadus), e cos
pure -S'jJ-, con allungamento di vocale precedente in pruina per
pru- da prusuinii: scr. prul!vii 'brina', o altrimenti -b- in

PARTE I. -

FONETICA

lil

sibilu da *si-sJ!..i-lo: russo svist' , fischio' ecc. (Homenaje Tonar,


p. 390 s.) e cfr. 530. u- iniziale si assimila in lo: latum da ua-,
cfr. tul-i. tol-lo, e quindi naturalmente anche stl- attraverso slha dato l- in locue da stlocus e ue con accanto la formula arcaica
stlUibw;iudicandis (forse dialettali sono stlembu stlatta stloppus
col gruppo conservato); ma -tl- interno ha dato -cl- onde con
anaptissi -culo, cfr. baculum da *bat-lom: battuo (come caia:
caedo 82).
mr- ml- iniziali paiono aver dato [r- fi- in [racs ' feccia dell'olio ': mare-es, flacous: mol-lie (e gr. ~OC, (J.<X<xx6 ecc.); ma
forse 'br- da mr- abbiamo in brevis: gr. ~P<xx.u, se da confrontare coll'avestico mm~zu- 'breve' da *m(ghu-. All'interno di
parola troviamo -br- in hibemu da *heim-r-inos, cfr. hiem( 55 per ei/ie) e il gr. Xe:L(J.e:PLV6, e -mpl- in exemplum: eaiimii,
ampla da *arn-la cfr. ansa 87. Similmente -sr- interno ha
dato -br- in funebris da *funes-ri-: funes-tus (per sr- iniziale
cfr. 114); per i -sr- riformatisi (in composiz.) cfr. 91. Ma
-tr- troviamo dove s rimaneva sordo, cio nel gruppo ssr divenuto str (claustrum da *clau8srorn per *claud-tro- 85); e
dove sr secondario, in atrox 'sanguinolento' da *as(e)r-ox
asyr sangue) ed expultrix femminile ad expulsor ( 223).
T

89. - S e m p 1 i f i c a z i o n i .

I. Una occlusiva scompare fra liquida o nasale e consonante:


quernus da *querc-no-: quercus, tormenturn torsi: torque, Marcus
da * Mart(i)cos, posc da *porsco da *porc-sco (v. 90, *p,!,cdi prec-or col suffisso -sco-; uguale al scr. p,!,ccMmi ' chiedo 'l,
sarmentum: sarp-ti, tU1'ma: turb-a, ornare da ord(i)nare; fulrnen
fulsi: fulg-eo (e fulsi: fulc-io), ultus da *ulc-tos: ulciscor, pulmenturn: pulp-a; lanterna da <X(J.7t't1]p (ma -m/pt- di ernptus ecc.
secondario, 87, e rimane); quintus quindecim quingenti da
*quinc- (per i cfr. 24; siinctu secondo sancio ecc.), quini da
*quinc-noi. Fortis non da forctis, bens questo da quello se-

condo mactus.
T 90. - II. Un gruppo di tre (o pi) consonanti, di cui la
prima o la seconda sia s, si semplifica in s + la terza conso-

52

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

nante, purch questa sia un'ocelusiva sorda: Maspiter da


Mars-pater 42, tostus da *tors-to-: torres da *tors- 83, testis da
*terst- 18, Tusci: TupO'-'Y)voE, asto da ad-sto, sustuli da subs-t-,
illustris da *inlUc-stris cfr. lUce6, esca da *ed-sca: edO, poscii
da *porc-sco 89, Oscus da *opsc-: 'OmxoE. Per inquam vnqui!
da in-squ-, cfr. in-seque 'd 'i normale monstrum ( 87) con n
restituito di su moneo, ma cfr. il derivato Mostellaria titolo
della nota commedia plautina. In sextus ecc. l'antico gruppo
stato conservato o reintegrato per l'analogia di se e cos via.
T 91. - III. s scompare avanti medie, liquide, nasali e semivocali con allungamento di breve precedente: idem da is-dem,
iudicis da *ious-dic-, tredecim da trs-decem, egenus da *eges-no-:
eqes-ta, diduco digero dilanio dirumpo dimitto dinosco da dis-,
dumus antico dusmo, comis ant. cosmis, aenus da aes
-no-,
ab~n viden da abis-me vides-ne (con abbreviamento giambico, 28),
primus da *prismo-: pris-cus (e cfr. peligno prismu 'pri.ma '),
canus: cas-cus 'antico' (e cfr. peligno casnar 'vecchio '),
pono da po-s(i)-no: pf. posui da *po-si-vi cfr. 42, div.ido 484,
diiungo da dis-. Invece iste ietu egestas distuli discedo (e disfero onde differo) ecc. ove s stava avanti sorde: evidentemente s
passato a z avanti sonora ( 81) e si poi dileguato. Cfr.
114.116.88 per trattamenti pi antichi.

T L 92. - IV. In conseguenza di III, nei gruppi di tre (o pi)


consonanti di cui la prima o la seconda sia s e l'ultima una
media o liquida o nasale o semvocale, I's, che in un primo
tempo era rimasto per quanto detto in II, si sonorizzato ed
scomparso allungando breve precedente: sedecim da sex-d-,
seni da *sex-noi, lUna prenestino losna da *louc-sna: lUceo,
pena (scritto poena 20) da *pendsna 186 (cfr. pendere poenas!), pone da posi-ne, panis da *pastn-i-s dimin. pastillus,
amoveo da abs-m-; emergo da ex-m- (di qui a-, e- anche avanti
altre consonanti), sumo da *sups-(e)mo, iumentum antico iouxmenta, tstae da *tonsla- dimin. tonsillae, ala da *axla dimin.
axilla, velum da *vexlo- dimin. vexillum, tela da *texla: texo,
pilum ' pestello' da *pistlom (*pinstlom Y) dimin. pistillum, scala
da *scand-sla, mantele da *manu-terg-sli, mavolO da *mag[i]s-

P AItTE I. -

FONETICA

53

da *scand-sla, mntele da *manu-terg- .li, 1niivolU da *m(/y[i]8vol,i 460. Villa: oieu forse da * vito-la dimin. di *vil,! da
*''l'ik-sla. In principio di parola: locus, lis da stl-; stlatta stlop p u
etlembu sono forme dialettali, 88.
L 93. - NOTA. - La distinzione di un s e uno z spiega anche il diverso
trattawento di torreo e versus .( 83.84): nel primo caso -rs- aveva dato
-rz-, in *erssos *dorssom ecc. il doppio s aveva conservato la sordit;
cfr. uerrii da *l'erso ma perf. versi da *vers-s- 514. Nota anche la differenza fra perna e cena, di cui il primo si confronta col sanscrito pitrlf,,!i-s
tallone' (o gr. 1t't"tpv7j), il secondo da *cert.sna (rad. *kert- tagliare ')
o da *kers-sna (: ()ere8), cfr. osco k e r s s n a i s' ceni" ',lat. antico cesna.

T 94. - V. Ku, gu avanti consonante appaiono come e:


coqu6 coxt, tingua tinctns ecc. Il suffisso verbale e nominale
-io- era in origine -ju- (cfr, 31) e quindi anche avanti esso
appare c per qu in colliciae (i. e. tegulae) 'grondaia ': liquor
(e lixa) , deliciae laci6: laqueus, silicia 'fieno greco' = siliqua
(o siliqlta adoperato in luogo di eilicia per confusione dei
due termnit), licium: ob-Iiquos.
Per altre combinazioni, giudicabili solo dal punto di vista
comparativo, cfr. 116.118.

II. Il modo d'articolazione.


T L 95. - h, che i grammatici romani chiamavano ( nota aspi".
rations l) distinguendolo dalle altre litterae , era una lieve
aspirazione, poco udibile in principio e ancor meno nel mezzo
di parola; esso non costituisce posizione nel verso, non impedisce le contrazioni (bimus 55, nem6 35, nil mi da nihil mihi),
scritto in ahenus solo per impedire la pronunzia come dittongo delle due prime sillabe, e in alcune parole viene talora
indicato talora no, in altre non lo mai bench l'etimologia ci
mostri che apparteneva loro in origine (anser gr. X:1jv6; da
*XlXva6c; ant, alto tedesco gans). Parallelo all'apparire di TA
per T ( 74) il vezzo d'aspirare vocali iniziali, di cui si burla
Catullo nel carme LXXXIV:
ehommoda dicebat si quando commoda vellet
dicere, et insidias Arrius hinsidias.

54

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Sull'alternanza tra h- e t- in alcune parole, cfr. 105.


T L 96. - Nell'interno di parola h antevocalico si alterna con c
avanti muta: vehii vexi vectus eec., come c, g ( 81); avanti altri
suoni troviamo g in tragula ' genus teli, dieta quod scuto infixa
trahatur ' (P F.) e 'draga'; inoltre accanto ad heus che un
antico imperativo' ascolta!' ( 23 Nota) sta augurium da *avigusio- 'ascoltazione degli uccelli'. Fenomeni in parte simili
troviamo per f che, generalmente iniziale, si alterna con -binterno di parola in pro-brum pro-ber 'riprovevole': (pro)fe1'o
(cfr. 7tpotppC 'rimprovero, rinfaccio '), fvlcio: bu-buleu; con
-d- in facio: saoer-do-t- 'qui sacra facit' ed ab-do con-do che
non sono composti di dare (quali addo reddo), ma della radice
contenuta in fa-aio e indicante 'porre, fare'. Inoltre, alcune
volte osserviamo l'avvicendarsi di -b- e -f- in coppie quali
rufus: robus, ruber; il numero di simili avvicendamenti si accresce, ove si confrontino doppioni volgari o romanzi, cfr. bubulcus: it. bifolco, tabiinus: it. tafano, sibilare e sifilare (onde
franco siffler) , tuber: it. tartufo (*terrae tufer) franco truffe.
Poich questi e simili casi di f interno, molto scarsi nel latino
urbano (scrofa, vafer), sono facilmente individuabili come parole
lil'ovenienti da dialetti oscoumbr, dovremo concludere che il
latino opponeva a f- iniziale un -b- o -d- interno: re-fero con-fido
te-felli e simili si spiegano come ricomposizioni o nuove composizioni e formazioni analogiche secondo j.ero facio fallo ecc.
T L 97. - Tali fenomeni indicano: per h, che questo suono
doveva anticamente avere una articolazione gutturale piena;
per t, che esso la continuazione di un suono labiale e di uno
dentale (bu-buwus e ab-do, ambedue in alternanza con f-); per
i b, d, g interni, che queste medie debbono provenire da suoni
diversi, a seconda che ad esse corrispondano f- h- in principio
di parola (od h, f interni), ovvero che essi siano costanti sia
nell'interno che al principio di parola, come il caso ad es. di
beni-gnus bi-gnae ' bis uno die natae' PF.: genus. Qu~sti risultati vengono confermati dalla comparazione, che ci insegna
a distinguere delle medie, onde le medie latine costanti, e delle

PARTE I. -

FONETH':A

55

medie aspi rate che in lati no dnno spiranti sorde (h,/-) in


principio, medie (la gutturale fra vocali anche h) interne di
T'a rola: cfr. anche la diversit di applicazione della legge di
Lachmann, 25 (vectus ma rctus ecc.), Mentre le M ie. sono
rituuste inalterate in greco e sanserto e passate a T in gotico,
le M A dnno in greco TA (X .& CF), restano MA o passano alla
aspirata sonora h in sanserito (gh !lh dh bh h): coll'avvertenza
che greco e sanscrto deaspirano la prima di due aspirate in
sillabe consecutive (p. es. nel raddoppiamento 't"L-.&7j-fLL per *'&L-,
scr. da-dM-mi 'pongo' per *dha-). In oscoumbro le MA appaiono come spiranti sorde (1, h) sia iniziali che interne di parola,
in gotico come M. Cfr. friiter: cppa..7"IJP scr. bhratii umbro frater
gt. bropar, nebula: vEcp7j aated. nebul 'nebbia' scr. nabhal;- id.,
albus: Iicp6c; 'sfogo bianco della 1'1'11(" umbro alfu 'alba'
aated. elbig 'cigno " feliire [mina :207: -l}r,-cr~'t"o 'succhi'
umbro feliuf ace. pl. 'lactantes' scr, dhayati 'succhia.' gt.
daddjan 'allattare', medius: !LcroC; (da --&ic.-) scr, mddhyas gt.
midjis osco m e f i a i 'in media' ecc.
Per -gh- gli esempi pi notevoli sono: vehu: scr. vdhati ' vehit "
traM: anglosassone dragan 'tirare' (con iniziale diversa), mihi
umbro mehe scr. mahy-am, e (oltre auguriun~ 96) ruga: -puX~,
seges: xw 225, fastigium da *fasti-steigiom: cr,dxw, effgies
figura fil/,go ligulus: scr. radice dih- da. *dhih- ' plasmare' dehas
, corpo' deht ' agger' gr. 't"E~XOC; da *&ELX0C; osco f e i h li s s 'mfiros'
gt. deigan 'impastare', neg- in negiire negotium: scr. no' hi
, OX( " ne-gligo: y(X0!L<XL, Viigio: ~X~ f~Xa.. ecc.; forse anche ego
scr. aiuim. osco i i v cio iehu (oppure col 9 di gr. yw gt. ikY).
Ma in vicinanza di consonante sta sempre g, cfr. figulus da
*figlos e fingo gi menzionati, ango angor angustus: lXyxw scr.
a"fl'has- 'oppressione', longus = gt. laggs ecc.

T 98. - In principio di parola avanti liquida gh appare talvolta come q-, talaltra scompare. Cfr. gradior: gt. grids ' passo "
glaber (da *ghladhro- 104) aated. glatt (da *ghladho-) 'liscio l
(per questi due cfr. 148), griimen da *ghrasmen: gt. gras ' erba l,
forse ruo ma in composto in-gruo con-gruo, lUridus: XOEpOC;;

56

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

da 1"(IVUS 'grigio ':. aated, grao ' grigio' il derivato suona nella
tradizione plautna e nello stesso passo (Epidieus 620) una
volta gravastellus e una ravistellus 'veccbiotto '.
99. - Le T latine corrispondono generalmente a T del gr.,
scr., ou., e continuano con esse delle T ie. le quali in germanico
sono diventate spiranti sorde (h p f), ma queste alla lor volta.
sono passate a. (spiranti sonore, indi)" medie se si trovavano fra
sonanti e l'accento indeuropeo (ricavabile soprattutto dal sanscrito) non cadeva sulla sillaba immediatamente precedente:
cfr. pater: 7t1X't'ijp scr. pit&. gt. [ada ma gt. bropar con p ( 97)
concordemente all'accentazione bkr&.ta del scr.

L 100. - Oltre a T, M eMAil sanserito ha anche delle 'l'A


(kh, th eec.), cui il gr. risponde talora con T (specie se precede
v), talora con TA (vttha = oLa-3-1X ecc.). Poich alle TA scr.
anche l'armeno oppone suoni speciali (TA, scritti t' p', o la
spirante sorda x pronunziata come eh tedesco), evidente che
almeno alcuni dialetti ie, possedevano questi suoni, distinti
da. T, M e MA (nelle lingue celtiche, germaniche, baltiche TA
e T non si distinguono pi; lo slavo distingue ancora la TA
gutturale, passata a eh). Come si comporta al riguardo il latino t Nei pochi casi osservabili esso ci d: spiranti sorde all'iniziale, tenui in mezzo di parola, ma medie in questa posizione se precede nasale (laddove T ie. dopo nasale resta invariata):
l'ou. ha spiranti sorde anche in mezzo di parola. Cfr.: hamus:
gr. XIX{l,sV' XIX{l7tUOV aated. homo ' amo '; habe6: gt. haban. ' avere'
(11,- gt. non pu essere da k-, che avrebbe dato lt. e-); lU}/lIn:
gt. klaifs hlaib-is 'pane' ablg. ehlebu id.; fallo: a;?ocowx.; ser .
.'tkMlate ' inciampa, erra' ehalam , inganno' (>1/ [s]q"hal-); fistula:
anglosass. hwistle ' canna' (. kh]!..ist-); faenum: ablg, seno ' fieno'
(*khainom) con f- per 11,- 105; ereper crepus-culum: z.vp;;
lateo: ~IX-3-ov; rota: scr. rathas 'carro '; mutuus (moi-): S(".
mthati 'scambia' mUhu- 'vicndevole '; vitium: scr. v,'lathati
, vacilla' (apofonia i: ie); eatintts: scr. kathinam 'pentola ';
puteo: 7tD&O{lIXL; item: scr. ittMm 428; cachinnus (eh secondario
per c): XIXX&~C ablg. chochotati ' ridere '; scindo: aXL~C scr. chind-

P ARTE I. -

57

FONETICA

mas 'tagliamo '; sperno asper (da "obepero- 'che respinge'


gr. a(jlup6v 'tallone' e a7t(x.(?C; aprilis apricus: armo arp'-k'
, stella', arp'i 'cielo, etere' (Pedersen, Zeitschr. f. vergl.
Sprachforschung XXXIX, p. 352 sg.); vidisti colla desinenza
contenente lo -stha di o!a&ot = scr. vttha; agna 'spiga'
= &Xv'Yj 'loppa' gt. ahana d., da *acna secondo 86. Dopo
nasali, congius: gr. xoyxoC; scr. ankhas 'conchiglia', *mandarpresupposto da forme romanze come il provenzale mandre
'asta della bilancia' frane. mandrin 'un: pezzo del banco
di tornitore ': osco mamphur (cio manfur; cfr. tal, manfano ecc.) 'un pezzo del banco di tornitore' ser. manthan'frullino' gr. (.Lo&oupex 'manico del remo '; landica 'clitoride ':
it. la fica 'pudenda muliebre' da un oscoumbro *lanfica col
lanth- di gr. otvMvC (cfr. xucr&oc;, cunnus: xe:u&C). In pons pontis
abbiamo la stessa deaspirazione che in gr. 7tov't'oc; e 7tlhoc;
(ex da tL) di fronte al scr. panthan- , strada, sentiero '.
L 101. - Gl'imprestiti con f interno dall'oscoumbro sono
rimasti, come vedemmo, immutati (rufus ecc., 96); per in
due paroie di sicura origine ou. noi vediamo comparire -bo -p- rispetto a -f-, e cio nel lanuvino nebrundines: nefrendes,
prenestino (con -f- ou. conservato) nefrones 'testicoli' (cfr. anche
Tibur: Tifernum e simili), e sulpur: sulfur 'zolfo'. Evidentemente ci troviamo qui di fronte a imprestiti assai antichi, i
quali mostrano che antiche spiranti sonore e sorde sono passate
a M, rispettivamente T in un certo momento della evoluzione
del latino; e che al tempo dell'imprestito l'oscoumbro distingueva ancora spiranti sonore e spiranti sorde, da esso fuse poi
in spiranti sorde. Lo sviluppo latino di MA e TA ie, sar, stato
dunque, in perfetto parallelismo:

MA

I .
Sprant sonore

/"'"

Spiro sorde
iniziali

M
interne

TA
I
Spiranti sorde

/"""T (ma M dopo nasale)

Spiro sorde
iniziali

interne

58

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Che in principio di parola la spirante sorda provenga da spirante sonora mostrano anche formica da *bormicii dissmlato da
*mormikii: gr. IlUPIl1J~ (cfr. le simili dissimilazioni in ~Up(lCX~ ecc.,
~6pllcx~, 0PIlLXO [cio fo-] (lUPIl1J~ SCI'. vamras 'formica' ecc.),
e formido similmente da *mormido: gr. (lop(lW 'spauracchio '.
T L 102. - Sulle assimilazioni a consonante seguente nel
modo di articolazione, cfr. 81; su z da s avanti sonora, 91.
Un assordimento di davanti r abbiamo in utris: UapLCX,
venter ventri- da *vendr- 'acqua' (lit. vanduo gr. uawp ecc.)
166, tri-stis: armo tr-tum id. da *dri- e taeter taetro-: taedet;
-dr- rimane in quadru- quadriigintii (ove le altre lingue hanno -tr- !
Cfr. tuttavia Zeitschr. der deutschen Morgenliindischen Gesellschaft, XCVII, p. 325 sgg.) e an-druiire 'recurrere' accanto a
redantruiire: SCI'. drav-ati 'corre '. Quanto a dr> rr in arripio ecc. ( 82), esso fenomeno recenziore e rientra nell'analogia di altre assimilazioni in composizione.

III. Il luogo d'articolazione.


103. - Nella maggioranza dei casi il luogo d'articolazione delle
occlusive latine , come mostra la comparazione, prosecuzione
diretta e immutata di quello ie, Casi come pater: 7tcxTIjp SCI'. pita
gt. fadar, bibit = SCI'. pibati, fero = cp:pw ecc. 59, duo = auw
SCI'. dva gt. tva (ntr.), medius = gr. (l:cro ecc. 97, cruor xp:cx
SCI'. kravis 'carne sanguinolenta' aated. hro 'crudo', iugum
~uy6v ecc. 58, hostis gt. gasts 'ospite' ablg. gosti id., sono
i pi comuni. Hanno per avuto luogo spostamenti nel luogo
d'articolazione, riconoscibili alcuni nella tradizione latina, altri
solo attraverso la comparazione.

T L 104. - f-, oltre che da bh- ( 103: fero), anche da dh-,


come ci ha mostrato l'alternanza [acio: ab-do ecc. e la comparazione ( 96). A f- iniziale corrisponde in mezzo di parola -bse l'origine -bh- (nebula ecc. 97), -d- se essa -dh- (medius
97 ecc.); in iubeo: iussu impariamo per a conoscere un'altra
fonte del b interno, poich se in questa parola b fosse un'antica
labale il participio suonerebbe *iupsus, laddove iussus mostra

PARTE I. -

FONETICA

59

lo stesso trattamento di sessum da sedei); si tratta invero di


un antico -dh-, che diventa b dopo u e in vicinanza di u, r, l,
cfr. iubei): scr. yodhdyami 'faccio combattere, comando',
verbum: gt. waurd (*,!!!erdho-: ,!!!'[dho-), ruber -bri = -pu'&po,
suffisso -bulo- da -blo- ( 41) = gr. -.&o- scr. -dhra-, ubi col
suffisso di gr. 7tO-.&L (di qui -bi in ibi), ecc.
T L 105. - In una serie di casi f- iniziale si alterna con ho:
cfr. le forme rustiche o arcaiche fasena (sabino) Eoratia Eercles
(prenest.) f(a)edus fircus fordeum fariolus folus fostis e haba
(falisco) horda hebris horciu Haunii 'di agrestes' con harena
Horatia Hercules haedus hircus hordeum. hariolu holus hostis,

rispettivamente faba [orda [ebrie torctus (e fortis) Faunus.


Nella maggioranza dei casi, la forma urbana e classica corrispoude all'etimologia (ha cio h- da gh-, f- da bh- o dh-): cfr. "Hp",Xj gt. gaits 'capretto' osco irpus 'capro' aated. gersta
, orzo' haru-spe ablg, zelije 'verdura' (da *ghel-) goto gasts
ablg. gosa ' ospte ' e slavo bobt: ' fava' fero (forda ' quae fert ')
fervei) (febris da un raddoppiato *bhe-bhr-i-); Faunus da
*aunos, forma primitiva dell'illirico Dtumu. Si tratta di un'incertezza tra f- e h- proveniente da Falerii (oltre haba, cfr. ivi
stesso foied = hodi) e qui probabilmente- provocata da influssi
etruschi.
I

T L 106. - Per in fundi): Xe:uC xu-cn scr. hu- 'versare'


gt. giutan (da *gheud-) id. troviamo fu- per hu- anche nel latino
urbano; se la glossa fuma' terra' di buona tradizione, avremmo
in fuma un simile doppione di humus e in tal caso infumus (e
infimus 42) sarebbe un suo derivato col senso originario' che
sta in terra, sotto terra' da cui sarebbero sorti inferior (indi
inferus) infernus infra secondo intimus: interior intermtS intra,
e si spiegherebbe l'-f- interno, altrimenti giustificabile con
difficolt nella tradizionale comparazione col scr. adhamds
ddharas 'infimo, inferiore' (a- da t"-). Infine t- deriva da yh,!!:( 111) in fera: .&.~p ablg. zver~, e da guh- ( 109) in formus =
scr. gharmds ' ardore' cfr . .&e:PfJ.O, da khyc in fistula 100, da
ghr- in frendi): anglos, grindan ' stritolare'.

60

GRAMMATICA LATINA STORICA E

COMPARATIVA

T L 107. - Il gruppo -tl- ha dato -cl- (-cul-) oltre che in baculusn


( 88) nel suffisso -culo- da -ilo-, p. es. poculum = scr. patram
rad. po- , bere' in p-sca ecc. ( 227.229).

T L 108. - Per ad appare al' in ar-biter (: baetere 'andare '),


arcesso (desiderativo di -cedo), negli arcaici arfuise arvorsw1n;
sempre r per d troviamo nell'arcaico a/pu a/por e in meridies
per (prenestino) medidies. In questo passaggio (che nel lat. volgo
si estende maggiormente: perse = pede ecc.) abbiamo da scorgere l'imitazione d'un fenomeno regolare in umbro. Altro
accidente di d il suo passaggio a l (sabnsmo t) in alcune
parole: ant. dingua (cfr. goto tuggo) >lingua, dacruma (dal
gr. Mx.PUfLa.) > lacrima, dautia > lautia, cfr. inoltre olre solium
accanto a odor sedeo, inoltre miilus da *miidos per *mazdos =
aated. mast' albero della nave ',levir (con tardo e per ae 72 c) =
gr. a.L(f)~p scr. dera 'cognato' con -vir per analogia di vir
(lvir quasi laevus vir l'etimologia che d Nonio), miles
formato come pedes eques da un *milo- per *mido- = gr. fLLCl'&6c;
scr. mitJhdm da *mizdhom 'mercede', quindi propriamente
'mercenario, soldato'.
T L 109. - Nel campo delle gutturali osserviamo, accanto a
una serie di gutturali immutabili (p. es. decem decimus, dico
dicie dixi dictus, ago egi iictum ecc.), un'altra in cui gutturali
semplici si alternano con qu gu (sul cui valore cfr. 145) o v:
cfr. coqu: coxi coctus, inquilinus Exquiliae: colo, sequor: secta
sectiirier secundus, unguo: unxi unctus, gurges: ooriire (apofonia or : or), ninguit: nivit (Pacuvio) ni'Ois: nix ninxit. Le alter-.
nanze si spiegano: a) colla scomparsa del secondo elemento
di qu gu avanti consonante ( 94); b) con quella di J! (v) avanti
o, u, cfr. 32 e aggiungi, per la posizione avanti :a, lootu
secutus di loquor sequor, relicuus (reliquus dopo il principio deil'era volgare) di relinquo, quercu: querquetum; c) col fatto che
un antico gu (da g", g"h) diventato v fra vocali e in principio
di parola, rimasto dopo consonante (in principio di parola g"hha dato f-, 106). Dobbiamo pertanto distinguere fra ve l a r i

PARTE I. -

61

FONETICA

(gutturali) e I a b i o ve l a r i, queste ultime semplificate in


velari nei casi anzidetti. La distinzione di velari e Iabiovlari
torna fra l'altro in gotico e in greco (nelle cosiddette lingue
centum) colle corrispondenze seguenti:
lat. c

gr. x

[gh]
lat. qu

X
r.

't'

(g)~

~ a y

[gh~]

c:p

(1)

X.

gt. h, g
k
g
hw, (g)w
q
(g)w

Cfr. deoem axoc taihun, dico ae:LX-VUfLL ga-teiha 'annunzio',


cruor ( 103), genus yvo kuni ' stirpe " ago &yw ant. nordico
aka 'trasportare', augeo aiJ;w auka 'accresco', veho oxo
ga-wiga 'muovo', pre-hendo hed-era xavMvw bi-gita 'ottengo';
ma
linquo liqui e:L1tW leihwa 'd a prestito', colo da *quelo
'vivente', gurges voro
~op&. aated, querdar 'esca', inguen &a~v (t"-), nix ecc. Ve:Lc:p~L
v(cpa snaiws ' neve '.
Poniamo pertanto per l'ie. una serie di I a b i o v e I a r i
(segnate ql' ql'h gl' gl'h), le quali nelle cosiddette lingue satem
(lingue arie; armeno con frigio e trace; albanese; baltoslavo)
appaiono come gutturali (k ecc.) o suoni da esse sorti (in particolare, in sanscrito, avanti i, y ed a da antico c, e da antico ei,
o da antico eu, cfr. 59, stanno c ch j h).

1tofLaL, se.quor !7tOfLaL, vivus ~(o qius

L 110. - In compenso, le gutturali delle lingue centum (oltre


greco, latino e lingue germaniche, anche oscoumbro celtico
tocarico e ittito) tornano in quelle satem talvolta come gutturali o suoni da esse sorti (in modo identico alle labiovelari,

(l) Le labiali avanti consonante, 0, a e alcuni i; le dentali avanti e e


alcuni i, le gutturali avanti o dopo u. Nei dialetti eolici appaiono spesso
labiali in luogo di dentali da labiovelari.

62

GRAMMATICA I.ATINA STORICA E COMPARATIVA

109), talaltra come sibilanti o spiranti dentali, in sanscrito in


vari altri modi i e cio:

lt. c

scr.

SCI'.

lt. g

Iituano k

k, c

, ~, ~, k
avanti s
lit,
g, i
i, [7' scomparso avanti

ablg. k, c, (l)

ablg. g,

~(h)], ~

lt. [gh]

{ SCI'.

gh, h
h

lit.

ablg. g,

.,
Z

Cfr.: a) cruor SCI'. kraoie 'carne sanguinolenta ' lit. krauias


ablg. krovl 'sangue 'i augeo SCI'. ugras 'forte' 6ias 'forza'
lit. augu ' cresco 'i hostie ablg, gosH, , ospite 'i
b) linquunt = SCI'. rincanti rekus ' vano' lt. liek ' lascio' i
'lJivus = SCI'. iivas lit. gyvas ablg. zivUi gurges SCI'. girati 'ingoia' lit. geri 'bevo' ablg. zirlf 'divoro 'i nix lit. sniegas
ablg, snegu ' neve 'i
c} decem SCI'. dda lit. de8imt ablg. deseH,i
clueo gr. x:(f)o
c
rdoa 'gloria' ablg. slovo 'parola' i co-gnosco gr. ~-yvCJ)v
SCI'. ifuttum 'conoscere' ablg. znati id. i vehi5 vxi vectus SCI'.
vahati 'vehit' avak~it 'vexit' u~hds (per uh
ta- attraverso
*u7~has) , vectus ' Iit. vez ablg, vezlf ' veho '.
SCI'.

L 111. - Fra le gutturali del tipo a) e quelle del tipo c} si


serbata una distinzione anche in latino e in greco avanti J!!,
come ci mostrato dalla comparazione: mentre infatti le gutturali del tipo c) sono in questo caso trattate alla stregua di
labovelari, quelle del tipo a) hanno esiti diversi: cfr. fora

c, z

(l) In scr. e ablg. c, i, e h, da antiche velari e labiovelari compaiono


di norma in luogo di k, g, scr, gh ove seguivano le vocali palatali e (in scr. diventata poi a) i e la semivocale ~. Si noti che baltico e slavo hanno M di
fronte a M e MA ie,

PARTE I. -

FONETICA

63

(eolico <I>~p): lit. zvers ablg. zver'i; equos gr. r7t7tOi; =


scr, oeas lit. esva 'cavalla', ma oapor gr. x,oc7tv6 lit. kvapas
, vapor' ecc.
Giungiamo pertanto a stabilire pei dialetti ie. primitivi
'
tre serie di gutturali: p a l a t a l i (k kh g gh, tipo decem),
ve l a ri (k kh g gh, tipo cruor) e l a b i o ve l a r i (Il" quh
gu guh, tipo linquo). La distinzione fra tutte e tre le serie
visibile ancora in certe palatalizzazioni albanesi e armene.
gl'. &~p

112. - Circa le labiovelari, va ancora osservato:

1) nel pronome interrogativo-relativo, qu (di quis, qui,


qua ecc.) sparisce avanti u: u-bi (ma ali-cubi) uter da *quu-,
cfr. scr. kuha 'dove? ' ecc.;
2) in alcune parole esse sono continuate da labali; si
tratta di influssi dell'oscoumbro, dove il trattamento labiale
la norma. Quindi bse = gr. ~w scr. gaus (favorito dalla spinta
a dissimilare nei casi obliqui ove si avrebbe *vovis ecc.), lupus =
gr. MltOi; scr. vr;'kas (un'alternanza fra lu- e J!!- non estranea
all'antico ie.), eec.;

L
3) in parole la cui prima sillaba aveva p- e la seconda qu,
quel p- si assimilato al suono della sillaba seguente dando
anch'esso qu-: ooqu da *quo- per *que- ( 14) da *pequo, cfr. gr.
7taaw da *m:ltiw 7t7tWV scr. pacati ' cuoce' lit. pek ablg. pek~
, cuoccio' (popina = coquina parola osca, come anche il
nome d'un sacrificatore, popa propriamente' cuoco '); quinque
= gr. 7tv't'<: eolico 7t[J.1tE: scr. panca ecc. Questo fatto comune
al latino colle lingue celtiche (ant. irlandese cic 'cinque' da
*q~tonque, pi antico *que-, ecc.).
T L 113. - cc In multis verbis, in quo antiqui dicebant s, postea
dicunt r ll; queste parole di Varrone (L. L. VII 26) si riferiscono
a un fatto ben noto agli antichi, anche se non formulato con
esattezza, e cio al passaggio di s a r fra vocali: gli stessi ne
davano gli esempi Valesios F1tsios per Valerios Furios, arbosem
per arborem, robOscm per roborem, A useli per A ureli ece.; altri
esempi sono dir-imo: dis-tineo, er-o: es-t, lege-re: es-se, nejar-ius:

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

nefas, ger-o: ges-tus, her-i: hes-ternus ecc. Il mutamento


avvenuto circa la met del sec. IV, come mostra il fatto che
primo abbia scritto il suo nome Papirius invece del tradizionale Papisius il L. Papirio Crasso dittatore nel 339; col che
concorda la notizia di Pomponio (digesto I 2, 2, 36) secondo
cui Appius Olaudius (censore 312, console 307 e 296) r litteram
invenit, ut pro Valesiis Valerii essent et pro Fusiis Furii ,
Un simile rotacismo (ma esteso anche agli s finali) ha luogo in
umbro.
Non sono andati soggetti al rotacsmo: s- iniziali in composti
(de-sino ni-si foeni-sex); imprestiti recenziori (basis pausa, anche
asinus); s in parole che avevano gi un r (eaesaries, miser). In
parole come cousa casu ecc. abbiamo a che fare con ss semplificati posteriormente ( 79).
114. - sr- iniziale passato a fr- in frigus = piyoc" forse

in frango fregi: P<xy1jV<XL p~yvijfl.L, conformemente a -br- da -srinterno ( 88, cui aggiungi consobrinus da *con-sJ!;esr-inos:
*s,!!:esor > soror).
Avanti sonore (medie, l, nasali e semivocal) 8 altrimenti
scomparso, 91 sg.
L 115. - L'antico s cos ricavable pel protolatno (assieme
agli s conservati) torna in greco come a (a volte T, .&) in combinazioni con mute, come spirito aspro in principio di parola
avanti vocale; altrove (avanti e fra sonanti, anche in ksn
psr ecc. che dnno Xp cpp ecc.) esso scomparso lasciando incerta
o . niuna traccia. In gotico esso trova la sua corrispondenza
in s, avanti media z (z anche fra sonanti, se l'accento ie, non
cadeva sulla sillaba immediatamente procedente); in sanscrito
troviamo 8 (~ dopo i, u, e, o, ai, au, r, r, k), laddove avanti M
e ;\fA :: scomparso con allungamento di breve precedente, ~
(dopo i, u, e, o, ai, au, 'l, r, k) passato a r avanti labiali, scomparso con allungamento di compenso avanti cerebrali (ilA,h,
da. d dh dopo ~). In alcune parole, dopo gutturale o labiale, il
greco ha T, .& di fronte all's di altre lingue. Esempi: sistit: taT1)aL
scr. (con diverso raddoppiamento) ti~~hati, stare: aT1jvIXL scr. infin.

PARTE I. -

FONETICA

65

sthtttum gt. staps 'luogo '; septem = 7t't'oc scr. sapta gt. sibun;
aurora (da *ausos-t'i): lesb. IXUWC; scr. u~as- (grado O della prima
sillaba); ursus = &px't'oc; ser. tk~as ( 89); texo: + 't'x't'wv scr.
tak~an-; nidus = scr. ni4tis (da *ni~4-) = aated. nest; generis =
yzve:o:; = scr. janasas ecc.
Una scomparsa preistorica dopo gutturale dell's cui corrisponde in gr. 't', -& abbiamo in humus homo gt. guma ' homo l
ablg. zemlja ' terra l gr. XIXfl.lXt, ma gr. X-&6lV = scr. k~a-s (forse lt.
imu da *en-gzhm-o.'? 92, cfr. infumus 106), ecc.
IV. Ulteriori gruppi consonantici.
116. - A quanto stato detto nei 81-94 circa combinazioni consonantiche, potremo ora aggiungere, basandoci' sulla
comparazione:
Nei gruppi bh']!: dh']!: la labale sorta dalle aspirate ha assorbito la semivocale in fio 'divento l da *bh']!:+io, formazione
derivata da *bhu- in fui ecc. e superbia da *super-bh']!:-ia di
uguale origine; foris da *dh']!:eri-: ablg. dviri gr. (con grado O)
MplX. Similmente p']!: ha dato p nel composto aperio da *ap(0)']!:erio (: gr. &7tO, rispettivamente scr, apa-vr-ttoti 'apre '); ma
in volgus p']!:- iniziale ha dato v-, se la parola uguale all'ant.
nordico folk, ags, fole ntr. ' esercito, popolo l da *pYt.lgos.
Per k']!: k']!: gh']!: cfr. 111.
'!.!:- scomparso avanti r, l in radix da *']!:r~d-: gt. waurt-s
, radice l e lana da *']!:l~n-: gt. wulla lit. vilnai ' lana '.
zg ie. ha dato rg in mergo: ser, majjati 'si tuffa " lit. mazgoti 'lavare '; pei sg riformatisi cfr. 91.

T 117. - ks- e ps- iniziali appaiono semplificati in s- nelle


parole sentis: ~IX(VW, situs 'posto': gr. x't'(cnc; ser. k~itis 'abitazione ',situs' muffa ': gr. cp-&taLC; ser. k~itis 'dissolvimento " eee.:
cfr. t- da pt- in tisana (Varrone) da 7t't'Laocv'Y). Interni di parola,
i gruppi in questione rimangono di norma immutati, ma talora
osserviamo metatesi: cfr. vespa = lit. vaps (radice *'!.!:ebh, tessere' Y), cuspis 246, viscus = t~6c;, ascia: .~(V'Y), musca:
scr. mak~ika 219, forse luscus: o~6c;.
5 - V. PISANI. Grammatica latino storica e comparativa.

66

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

118. - Restano ora da osservare gli esiti dell'incontro di un


dh finale di radice con un suffisso dentale. I casi pi sicuri sono:
a) aeetus: aeds gr. exX&w scr. idh- 'ardere', quindi *aidhquindi *kudh- +
-tod-; pestis 236;

+ -tuo; CUst08: xeu&w xucr&o gt. huzd ' tesoro "

b) iussus gressus fre(n)sus di *iudh- ( 104) *ghradh- (gressus


ha e da composti come in-, con-qressus 44) scr. gfdhyati ' incede'
*guhrendh- ( 106).

Il trattamento b) quello dell'incontro di dentale finale (t, d)


di radice con dentale iniziale di suffisso ( 85); quello a) se ne
differenzia per, ed notevole soprattutto perch si trova in
parole di formazione certo assai antica. Nelle lingue arie, ma
in tracce anche altrove, vige la norma per cui nel gruppo costituito di una MA pi una muta qualsiasi l'aspirazione va in fondo
e l'intero gruppo si sonorizza: p. es. scr. buddhds ppp. di budh, destare' col suffisso -ta- (1). Quindi ci avremmo da aspettare
per le parole latine in questione degli originari -ddh- da -dh- + -t-,
Ora, un grupp~ ddh sta alla base di un'altra parola latina, e
cio credo da *kred-dhO propriamente' pongo il cuore " cfr. scr.
rad- + dM- , credere '.
Osservando i vari esempi si ricava che credo parola antichissima e assolutamente isolata, non passibile quindi di analisi;
che in aesiu e custos di a) i suffissi sono facilmente individuabili,
seppure le radici non esistano pi o siano irriconoscibili in
latino; che nei casi del gruppo b) si tratta di formazioni chiare,
le quali per gressus e fre(n)sus potevano sorgere anche nel latino
storico secondo i modelli, ad es., di sessum: sedeo e preh(n)sus:
prehendo, e lo stesso pu dirsi per iussus facilmente costruibile
da iussi secondo risi: risum, suasi: suasum, clausi: clausum,
cessi: cessum, misi: missus ecc. Cosicch il gruppo b) appare
evidentemente il risultato di recenti creazioni o rifacimenti.

(l) Ci anche per MA


8 che d 11{
eh; Un gruppo 11{ + zk stava nel
*gzkillo- 'grillo' onde scr. kl}illika npr. f., pracrito jkillika jkilli 'grillo ';
qui zk pare divenuto r in latino, cfr. grillu8 che non certo dal gr. ypu).).o<;
, porcellino '.

PARTE I. -

FONETICA

67

Oredo con la sua e lunga di fronte a *kred-dh6 ricostruibile


di sul sanscrito risale senza dubbio a *crezdo: cio a dire, qui
il gruppo ddh ha dato anzitutto zdh. da supporre che ci sia
avvenuto un tempo anche per aeetue cust6s che avranno quindi
suonato *aezdhus *kuzdh6d- (o *kuzdho-dh6t- 'addetto al tesoro'
composto come sacerdot- 225, con ulteriore aplologia e trasporto
della sonora al suffisso: ci non importa qui); ma che in latino,
come in greco e altrove, in luogo delle forme con -dh- si siano
ristabiliti i suffissi con -t-, prima della scomparsa di z che quindi
avanti la sorda rdventava s.

V. Le consonanti nel" latino volgare".

T L 119. - Nel lat. volgo scompare h, gi debole nel latino


antico; le medie intervocaliche tendono a spirantiszars, e ci
avviene pi specialmente per b che diventa v (e cade avanti u),
con reazione da parte di v che spesso diventa b, in principio
di parola e dopo liquida: cfr. devere iuvente (con b) e le scritture
inverse iubenis vibi habe = ave; TAULA it. tla,
, FAULA it. fola
,
da tabula fabula; in principio di parola, vene almea (con b)
e biginti bixit (con v); dopo liquida, N erba salbum serbu berbe.
Nel tardo latino volgare si va diffondendo un passaggio a sonore
di T ntervocaliche: frigare migat (con c) extricado (con t)
negat per necat eec.; anche per f troviamo v, p. es. alevanti =
elephanti.
Negli imprestiti greci in lat. volgo non infrequente lo scambio
di sorde e sonore: buaiida da 7tU;(~-IX, gamba da XIXfl.7t~ (fl.1t > fl.~
in greco tardo); per le TA i pi antichi imprestiti hanno T:
7tOPCPUPIX purpura, XOIXCPO col(a)pus, nei pi recenti troviamo f
da cp: xcplXo it. cfalo ecc.
T 120. - Per quanto riguarda il luogo d'articolazione, importante la palataliazazione di c, g avanti e, i, i; la sprantizzazione di i (da i, di, gD; l'assibilazione di t avanti i; il passaggio di tl, anche nel gruppo stl da sl, a cl: cfr. Orescentsian(us)
140 d. C., Bincentce, intcitamento V sec., MlXpO'~lXvo = Marcianus
225 d. C., eonsiensia VI sec., aqeba; per aiebat IV sec., oze =

68

GRAMMATICA LATINA STORICA E COllIPARATIVA

hodie, ZOUe:LiX = bilia, ampitzatru = amphiteatr?~m, VincentCus


IV sec. circa, oectu per vet(u )lus, etc.
Negl'imprestiti greci ~ diventato pi anticamente ss, massa
da fliX~iX; in epoca pi recente esso si confonde con gli esiti di
di, j: cfr. baptidiare da ~iX7t't(~e:LV e le grafie zakulus zaconus
(con dia-), zeraai = LpiX~.

E. - La fine di parola.
I. Consonanti.
121. - a) Singole occlusive in uscita di parola appaiono sonorizzate in latino (come in oscoumbro, ecc.): [eeed sied con antico
-t di desinenza secondaria, ab sub: (h-o i)7t-o. In jecit sit abbiamo
la desinenza primaria -t da -ti ( 468), anche et da eti (in
una iscrizione falisca) = gr. 'tL.
T L 122. - -d rimane dopo breve (id quod aliud) ma scompare
presto dopo lunga, cos negli ablativi singolari (ancora in
antiche iscrizioni Gnaivod bovid sententiiid), nelle persone in -o
dell'imperativo futuro, ests ecc. (antiche iscrizioni datod licetod
suntOd), nelle torme monosillabiche di accusativo e ablativo
me te se per cui Pauto ha ancora spesso med tedi in una iscrizione si ha sed, ma essa del 125 a. C. e pertanto il -d un
arcaismo grafico, come spesso in altre iscrizioni che segnano
tale suono. H aud, come proclitca, ha sempre conservato il
suo -d che per avanti consonante poteva anche cadere, cfr. hau
pulcrum in una iscrizione e dati dei grammatici.
Sulla fine della repubblica la pronunzia dei nuovi -t e dei -d superstiti si e confusa, onde grafie come aput aliquod (= aliquot) ecc.
123. - b) Geminate in fine di parola vengono semplificate:
os oss-ie, miles da miless per -ts, custos da -d-s, jerens da -ent-s
(cfr. 82), jel ieu-is e simili. inoltre sacer iicer ecc. da -ers ( 133).

Nella poesia scenica antica si conserva ancora (in parte osservabile solo dalla metrica) la geminata: PI. ess = es, terr ( 18) =
ter, corr da "cord (scritto cor), hocc da *hod-c(e), miless (scritto
miles ma coll'ultima sillaba lunga) ecc.

PARTE I. -

FONETICA

69

124. - e) -et : -c in lac gen. lact-ie; Varrone voleva qui


reintrodurre la pronunzia Iact, trovando opposizione in Cesare.
125. - d) -ns antico (e cio negli accusativi plurali dei

temi non in -a-) ha dato -s con allungamento della vocale precedente (cfr. 50): lupos ovis reges artUs per -ons -ins -ens (questo
da -ffs, 67) -uns. Ma -ns da -nt ( 126) o da -nts ( 82) serba
la nasale, evidentemente per analogia dei casi obliqui, in [ern
neutro e maschile ecc., cos pure in trie(n)s trientis secondo cui
quinquie(n)s ecc., indi quotie(n)s.
L 126. - e) -nt antico diventato -ns (come in oscoumbro):
nom. sg. ntr. [eren da -fft = sanscrito bhdrat, quinquiens
quotins ecc. da *-i.lJ't = scr. -yat in kiyat 'quantum Y' iyat
'tantum '.
127. - t) -s finale passato qualche volta a -r, CIO nei
nominativi sg. maschili e femminili di temi polisillabi in -SO,
divenuto -r- fra vocali nei casi obliqui: quindi arbor labor vapor
maior per arb6s labos vapos maios secondo orborem ecc. e dietro
i modelli dator datoris ecc. con antico r. Ma i neutri genus maius
e i monosillabi flos mos ecc. non sono stati afferrati da questo
mutamento, il quale del resto applicato completamente solo
in epoca imperiale (honos arb6s vengono ancora impiegati da
poeti e prosatori augustei), pur essendosi iniziato gi nel
II sec. a. C.

T L 128. - D'altra parte -s finale stato per un pezzo un


suono debole nella pronuncia; presso i poeti pi antichi esso
pu non formare posizione innanzi a consonante iniziale di
parola seguente (p. es. corpus mMlm Ennio Ann. 38), e quest'uso
durato sino ai tempi di Cicerone, il quale (Or. 161) informa
che la scansione optim1tS prinop, ottenuta in quanto in optimus
postremam litteram detrahebant nisi vocalis insequebatur ll,
veniva ora fuggita dai poetae novi (1): e le iscrizioni del III e
(1) Ancora Catullo CXVI, 8: dabi(s) supplicium; cfr. Acme XXIII,
180 sg. L'elisione non ha luogo per -s (= -ss!) nel norn. sg. di temi in
dentale, cfr. 338.

70

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

II sec. ci offrono copiosi esempi di omissione grafica dell'-s


finale (rege corpore militare = -is, Cornelio = -os, cfr. h). A
cominciare dal II sec. ha luogo per una reintegrazione puristica dell'-s nella scrittura e anche nella pronunzia, la quale ha
recato alla conservazione del suono nelle lingue romanze eccetto
l'italiano e il rumeno: il che si spiega col fatto che la reintegrazione fenomeno partito dalle scuole ed applicato perci pi
intensamente nelle provincie dove il latino veniva introdotto
dall'alto, che non in Italia ove esso era lingua del popolo;
quanto al rumeno, il latino stato importato nella Balcania
settentrionale da una massa di appartenenti alle classi inferiori della popolazione, in un tempo in cui l'efficacia delle
scuole ecc. era ormai decaduta. La presenza di doppioni come
magis e mage (cfr. h per l'-e), potis e pote si spiega con queste
vicende di -si quindi anche possum, potes da pote sum, es per
potis.
T L 129. - g) In Ennio e forse in Plauto -m finale antevoca-

lico sporadicamente trattato ancora come una consonante


qualsiasi; ma gi presso questi scrittori comunemente adottata
la normale prassi ( 141) per cui una vocale seguita da -m si
elide avanti vocale come una vocale semplice: cfr. anche veneo
460 ecc. Ci va messo in relazione colla omissione frequente
di -m finali nelle iscrizioni arcaiche e coi passi di grammatici
che accennano ad una imperfetta o appena percepibile pronunzia del suono, per cui alcuni di essi usavano segni speciali
(la met di un M, o un M coricato sul lato, ~ (1)) a indicarne
la diversit dal comune m; e tutto mostra che in realt vocale
finale pi m si mutata in una vocale nasale lunga: la lunghezza
risulta dalla misurazione (per natura quindi, non per posizione)
avanti consonante, ove cio l'elisione non poteva aver luogo
(quindi Italiam fato). N elle lingue romanze -m scomparso del
tutto, salvo in alcuni monosillabi: franco rien ton son spagn. quien
da rem tuum suum quem,
(l) A quanto pare va cosi interpretata la notizia (presso Quintiliano
IX 4, 39) che Catone scrivesse diee per diem.

PARTE I. -

FONETICA

71

II. Vocali.
T L 130. - h) In uscita assoluta -e ed -(1, restano immutati:
domine come XUpte: (ma fili da -ie, Valeri ecc.), genera come yve:oc;
-u preistorico appare come -u nel nom. sg. ntr. genu gr. y6vu
scr. janu (cio il puro tema senza desinenze); -o preistorico

continuato da -e nella desinenza -re di II sing. mediopassiva


sequere = gr. ~1te:o da *-so, e in ip-se olle (per cui pi tardi ille)
da *ol-se con -se = gr. o scr. so, gt. sa da *so. -i passa ad -e,
sia esso originario, sia capitato in fin di parola conseguentemente alla perdita di -8 ( 128): mare nom. sg. ntr. di tema in -iin mari-a ecc., leve id.: leoi-e cfr. gr. (apt: (apt-, ante ma anti-stes
cfr. gr. <xv'rL, rege iscriz. per regis ecc.; per la scomparsa di -i,
cfr. 132. La caduta di -s e -m ( 128.129) anteriore al passaggio di -os -om ad -ue -um ( 131), e quindi in tal caso abbiamo -o (oino 'unum " Octaoio ' -us ' ece.).

T 131. - i) In sillaba finale chiusa (terminante cio in consonante) i u sono rimasti, mentre e diventa i avanti t ed s
(non da -ss I) restando altrimenti immutato; ii ed o dnno
rispettivamente e ed u; ma QJimaneJalmeno grafiCalll~Il,tEl,.se
precedeu v iequos coquos mortuos vivos nom. sing.), .sno alla
fine della Repubblica, Cfr. leoi-s manu-s (temi in -io, -u-) cali
augur ecc.; n6men decem. hiems haruepe (spec-i6) ma salut-is
(antico salUtes) dedit fecid fecit (antico [eoed; pel -t cfr. 121),
laddove praeeee ecc. con e conservato sono per -e8S da -ed-s ece.;
tibi-cen (cano) auri-je (facio) rmea: (ago) filius (ant. filios)
d6num (ant. d6nom) consentiunt (ant. cosentiont).

T 132. - k) Spesso per le vocali brevi scompaiono in sillaba breve, sia aperta (cosiddetta a p o c o p e) che chiusa:
lae (antico lame), vir puer voeatv per -re, dic duc (ant. dice
duce) [ao (ant. [ace; ma confice perfice), neu seu da neve sive
( 23), vin ecc. da vis ne, quin da qui ne, hoc (ant. hoce), dein
proin da deinde proinde, ac nec da atque neque, tot quot = scr. tdti
kdti, et = gr. ~'n (se -i non vi fosse stato, avremmo -d, 121),
calcar animal (temi in -io, cfr. calcari-a animali-a), mox =

72

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

scr. mak~u ' presto '; mors da *morti-s (tema in -io, cfr. gen. pl.
morti-um e scr. mrti-.'l ' morte '), d6s da *d6ti-s ecc., urbs (gen. pl.
urbi-um), compos impo (: poti-si ci mostra che la tendenza alla
scomparsa cresce proporzionalmente al numero delle sillabe),
nox 'di notte' pel genitivo noctis cfr. vux"t"6 id., 'Bamnts da
Samnitis ( 8).
L 133. - Questa scomparsa ha luogo normalmente per i ed o
fra liquide ed -s (-ris -ros): neer da acri-e, ager da *agro-s, sacer
ant. sakros, socer accanto a soceru (Pl.), vir puer ecc.; ma dopo
vocale lunga securis clar1ts avarus seoru maturus ecc.; nota
anche Tiberis [ebris erus. Per -lie -los > -l da -ll, -ls cfr. vigil
(ma facilis), vectigal (maso.) e -alis; famul abbreviazione di
Ennio per famulus.
L 134. - l) Vocali lunghe non sono generalmente soggette a
mutamenti qualitativi: solo in certe condizioni (avanti -s n
parrebbe talvolta -ja- esser passato a -je-, e ci in trin (-ije-)
rispetto a quadrans, nei temi della V declinazione come materies
da *1nateria + s ecc., e nell'*alies accanto ad alias (restituito
l'a secondo l'analogia della I declinazione) che presuppone
alien'lts da *alies-no-, formato come pr6nus da pr6, vicinus da
vici locativo di vicus, ecc. Cfr. anche l'alternanza faciam: [aei
faciet 540. Inoltre -um sta per -6m (come -um per -om 131)
nel genitivo plurale: R6man6rum socium, ant. R6manom,
cfr . .lt&WV ecc. (1).
T L - 135. - Viceversa esse sono state abbreviate in certi casi
nelle parole p o l i s i Il a b i c h e, e cio:
) avanti consonante eccetto -s e -m (cfr. 128.129, ma
per -m anche la nota a 134); questo abbreviamento si inizia
dopo Plauto che conserva sempre la lunga. Quindi amdt: amas,
(1) Ma forse qui ha prima avuto luogo una abbreviazione come avanti
altre consonanti ( 135), seguita poi dall'allungamento secondo 129:
cfr. Ennio Ann. 332: tum m'iliit m'ilitum octo, con m non eliso. Anche il
frane. rien. da rem accenna ad e col suo ie (cio a dire, il secondario allungamento non ha avuto effetto sulla qualit della vocale, cfr. 72 b).

PARTE I. -

FONETICA

73

amiimus, habet: habes habemus, calcar animal: -iiris -aue, nihil


da ne hilum, maior -orie, moror ma PI. moror. Se per la parola
recava l'accento sull'ultima sillaba (illtc ill'uc 8), la lunga
conservata. Oeltiber in Catullo XXXIX 17 (-ber Marziale X
20, 1) secondo Iberus; habiJt id. CXV 1 secondo hab, ecc.
Nei m o n o s i Il a b i questa abbreviazione ha luogo solo
avanti -t: flet: fles, ma sol fur sic ecc.
136. - ~) in seguito all'abbreviazione giambica ( 28),
gi all'epoca di Plauto. Abbiamo visto (loc. cit.) che in qualche
parola (bene male cito bere ecc.; sibi quasi, anche -e cfr. 130)
la breve si definitivamente stabilita; nelle I sing. verbali
in -o l'abbreviazione, sino alla fine della Repubblica, ha luogo
soltanto nei casi di conformazione giambica, ma in epoca augustea essa comincia a diffondersi agli altri casi (findo tollo ecc.),
salvo i monosillabi (sto, do) che mantengono la lunga. Similmente ego, che presso PI. ancora a volte misurato ego.

T L 137. - m) I dittonghi con i appaiono come ei, indi i


(cfr. 21); Lucilio distingue anche qui con ei la finale del dativo
furei e del nom. plur. puerei illei, con i quella del genitivo
pupilli pueri Lucili Furi (il quale pertanto di origine diversa),
e col suo precetto concordano le iscrizioni. Abbiamo cos peperi
da (faliseo) peparai,. sibi abis da sibei (osco s if e i) ab-eis, viri
nomino plur. da -ei (foideriitei ploirumei; per la scrittura cfr. 21)
da -oi (pilumnoe poploe), viris dat.-abl. plur. da -eis (castreis
Oavaturineis) da -ois (ab oloes 'ab illis ').
Pei dittonghi con u appare u: fructus gen. sg. da -ous cfr. gt.
sunaus scr. sunos 'filii' (tema in -u-).
T

138. - Quanto ai dittonghi lunghi, abbiamo:


-u -ae: rosee dato cfr. xwp<i~ ecc. (ed -ii: Miitutii dato ecc.);
-oi > -o: lupo dato = UX(IH ecc. (ant.anche -oi: populoi
duenoi);
-eu (> -ouY) > -u: noctU: scr. aktau (tt-) 'di notte '.
Cfr. 62; per -ai : ae da -iii nel gen. sing. dei temi in -ii-,

cfr. 309.319.

74

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

III. La fine di parola in "latino volgaJe".


T 139. - Delle c o n s o n a n t i, cade ovunque -r in epoca
imperiale: mate, frate ecc.; tale caduta gi antica nei dialetti,
p. es. in falisco ove abbiamo mate, uao, -t cade generalmente
(Pompei: ama peria valia = amat pereat valeat), ma si conserva
nella Gallia settentrionale e in Sardegna, similmente il -t della
desinenza -nt (quiescun, fecerun; nella penisola balcanica si
perde anche l'-n, cfr. [ceru, che del resto fenomeno pure italiano nei proparosstoni), come gi anticamente fuori di Roma,
cfr. dedro (Pesaro) dedero (Preneste, lago d'Albano) accanto a
dedrot (Pesaro) e dedron (Roma l). -m e -n finali sono scomparsi
eccetto in qualche monosillabo, cfr. 129 e aggiungi non (in
italiano, n accentato e non proclitico); -s si dileguato in Italia
e nella penisola balcanica, cfr. 128.
Nelle v o c a l i , la tendenza di confondere u con o, ~ con
e, cfr. mihe tibe omnes (nom. sng.) regis (nom. pl.) monumento
(ace. sing.) bonus (ace. pl.); pi resistenti sono a ed i che conservano il loro timbro.

F. - Sandhi.
L 140. - Sotto il nome di Sandhi intendiamo quei mutamenti
che hanno luogo per effetto dell'incontro di suoni finali e iniziali nell'interno della frase. Nel sandhi rientra a rigor di termini
il trattamento della fine di parola, di cui si detto nel precedente capitolo. Qlii ci limitiamo ad alcuni altri fenomeni.
T 141. - a) Nella poesia, vocale finale, seguita o non da -m
(cfr. 129), e vocale iniziale dnno luogo a s i n a l e f e, per
cui le due sillabe contano metricamente come una sola, la
quantit della quale quella della seconda: extremum hunc
'-'
..L _ ..L, credite amico ..L v v ..L _ , quare illud ..L _ ..L, nunquam ego
..L v v. Nella~prosa troviamo, in co'fi.ispondenza a ci, ta~to
forme come animadverto per animum adverto, veneo per vennm
eo, niUlus da ne ullus, non da ne oinom (non uno), quanto ne-uter,

PARTE 1. -

FONETICA

75

d-inde, nihil, circuitu e circumeo; probabilmente tanto l'uno


che l'altro caso, scomparsa della vocale cio dinnanzi, a quella
successiva e pronunzia di ambedue col valore prosodico della
seconda, erano correnti; cfr. ancora l'uso italiano che permette
tanto una pronunzia Dole' e chiar' la nott' e senza vento quanto
Dolce e chiara la notte e senza vento, a seconda anche dei bisogni
di ch't1,rezza, della concttaztone maggiore o minore, ecc.

T L 142. - b) In poesia e in prosa abbiamo a f e r e s i della


iniziale di est, es: ove va notato che, mentre nei mss. s'incontra
-umst per -um est, la grafia delle iscrizioni -ust, concordemente
al valore di -m finale ( 129) e alla scomparsa di nasale avanti s:
situst, molestust X 5371 ma multumst Verg. Georg. II 272; improbus's Plauto, ecc.
143. - c) Assimilazioni, in grafie isolate: im baineum (cfr. 87), im flammam (Aen. XII 214, ms. M di Virgilio) ecc.;
gru P P i d i c o n s o n a n t i: a accanto ad abs, e ad ex,
cfr. 91.92 (abs, propriamente aps, = gr. &I\J, laddove ab
= &1t[o]).

T 144. - d) N e l l a t i n o v o l g a l' e si sviluppa, in sillaba iniziale, una vocale protetica avanti s impuro dopo consonante finale: ischola espiritum isperabi Estephanusj conseguentemente dopo vocale perdono il loro inizio parole con exins- his- (pronunziati es- is-): splorator Spania spiratio strumentum.

G. - La sillaba.
T 145. - Quando due sillabe consecutive terminano e s'iniziano per vocale, il taglio sillabico sta fra le due vocali; se
queste sono separate da una sola consonante, la consonante
forma sillaba colla vocale seguente; se le consonanti sono pi
di una, l'ultima appartiene alla seconda, le altre alla prima sillaba, a meno che non si tratti di muta pi liquida. Quindi
e-amus (che pi tardi passa ad 1:.a- la-, cfr. ital. giamo e 72 e),

76

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

po-ter, op-to, as-per, iux-ta, emp-tum, Date le possibilit di consonantizzarai di un i, u avanti vocale, abbiamo sol-vo e sola-o,
ab-jete e abi-eie ecc. Ma solo a-qua ecc. e similmente lin-gue"
in quanto qu, gu costituivano una consonante (Iabovelare),
non' un gruppo consonantico.
Tale divisione si ricava dalla grafia di iscrizioni del buon
tempo e dalla prosoda, per cui sillabe interne terminanti in
consonante sono lunghe (quindi ab-jete ecc.) e pertanto accentate
se penultime ( 7), concn-tus ecc.
T 146. - Invece il gruppo di muta con liquida apparteneva
alla seconda sillaba, come mostra l'accento tipo .pdlpe-bra
cere-brum: e il trattamento di breve della sillaba terminante
in vocale breve e seguita dal gruppo in questione presso Plauto
e Terenzio: quindi vi-trum dex-tro ecc. Cfr. anche ital. pietra
come lieve ecc. con dittongazione di e o in sillaba aperta, contro
veste vespa bello ecc. in cui tale dittongazione non subentrata
in sillaba chiusa. Ma se il gruppo constava della finale d'una
preposizione e della iniziale di radice in un composto (p. es. abripio ecc.), ii sentimento etimologico attribuiva la finale della
preposizione alla prima sillaba, che pertanto conta come lunga
anche presso Plauto e Terenzio. A partire da Ennio, e favorita
certo da questa prosodia dei composti, si diffonde nella poesia
specie dattilica l'uso greco di considerare ancipite la quantit
d'una sillaba in vocale breve seguita da muta pi liquida o
nasale. Per anche nella poesia dattilica muta pi liquida iniziale di parola non fa posizione, laddove considerata lunga
come nei composti verbali, anche in Plauto, la sillaba finale
costituita di vocale breve pi muta se la parola seguente s'inizia
per liquida: dicite pro, ego plUribus, ma ab legiOne. notevole
che spesso s pi tenue iniziale pu non formare posizione:
ponUe spes Virg., fornice stantem Orazio.
147. - NOTA. - Per muta con liquida: 1. agisce come qualsiasi gruppo
consonantico nel trattamento di vocale breve in sillaba non iniziale, quindi
integri palpebra ecc. con e, non con i ( 42); II. sposta nellt. volgo l'accento
sulla penultima sillaba: colabra (frane, couleuvre) intgru (it. intiero) ecc.,

PARTE I. - FONETICA

77

72 a. Il primo fenomeno assai antico, anteriore al III secolo; d'altro


lato, come abbiam visto pel caso pietra, muta pi liquida non formava
posizione pel latino volgare. Sembra doversi inferire che l'accentazione
colubra intgro sia anch'essa molto antica, e che quando si stabilito l'accento trisillabico esisteva un doppio valore dei gruppi di muta pi liquida,
come tautosillabici nella lingua delle classi elevate, come eterosillabici nelle
classi popolari e nel latino rustico.

H. - Fenomeni vari.
148. - Raccogliamo ora alcuni esempi sporadici, pi spesso
da monumenti volgari, di fenomeni in parte gi osservati in
serie (1);

A s s i m i l a z i o n e:
T
a) d i v o c a l i: oltre ai casi come similis ( 13; aggiungi
cinis da *cenis in apofonia con x6v~~) ed alacer ( 46), si noti
tugurium per *teg-, carcar per carcer, passar per passer, Saba8tianus per Seb-, ecc.;

b) d i c o n s o n a n t i: oltre al caso di quinque ecc.


( 112) vanno notati quelli come Memelavos per Mene-, lolarius
per l6ra-, Erorus per Fl6~, cereberrimus per cele-; particolarmente da rilevare sono le assimilazioni nel modo d'articolazione, quali crocotillum per -dio, clucidiitum per gluci-, ababalsamum per opo-, forse gingiva da *cing-; ad una assimilazione
del genere va ricondotto il b- per f- in barba da *bhardhii:
ant, nord. bard e forse in biber accanto a fiber da *bhibh-: anche
il g- di gradior glaber, per cui cfr. 98, potrebbe esser sorto da
gh- a questo modo, cio per passaggio a media della spirante
sonora (da media aspirata) iniziale, quando tale passaggio aveva
luogo nell'interno delle stesse parole. Un'assimilazione che sta
al confine colla metatesi ( 151) quella di vesterarius per vestiarius, lininosus per lien6sus, Octrobres per Oct6bres, Perpertua
da Perpetua.
(1) Cfr. SCHOPF, Die konsonantischen Fernwirkungen etc., 1919 (recensione di M. LEUMANN in Indogerm. Forschungen Anzeiger, XL, p. 16 segg),

78

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.

149. - D i s s i m i l a z i o n e (e aplologia).

Un caso di dissimilazione vocalica quello di pietas ecc. 43.


Per le consonanti si notino i seguenti casi:
T
a) scomparsa di uno dei due suoni: protervus da proptervos
(Plauto), praestigia da praestrigia (: praestring6), cereati da.
*cereralis, cavilla: calvor, crebesco da crebresc6, lae da *glactcfr. YcXocx't"-;
T
b) differenziazione di uno dei due suoni uguali o simili
(specialmente se liquide o nasali): cinque da quinque, Galymedes
da Ganymedes, Celemanni per Cenomani, pelegrinus da peregrinus, Barcelona da Barcin6na, cuntellum da cultellum, marculus da *martlo- (onde martellus) per *maltlo- ( 39.88) cfr. malleus; cfr. anche 49.66.

T 150. - Un fenomeno simile alla dissimilazione l'a p l 0l o g i a, ossia la soppressione di una di due sillabe uguali o
simili, generalmente susseguentisi, nell'interno della parola.
P. es. arcubii ' qui excubabant in arce ' da *arci-cubioi, honestas
per *honesti-tas, scripsti per scripsisti, semestris da *semi-me(n)siris, latr6cinium per *latr6nicinium ecc.
T

151. - M e t a t e si.

Metatesi, ossia spostamento di suoni, pu aver luogo:


T a) in posizione di contatto come per vespa ecc. ( 117)
cui si pu aggiungere tarpezita = tra- (Pl.), il tardo Spyche =
Psyche, forse fundus se uguale al scr. budhnds id.;
T b) a distanza, e questa si distingue in reciproca e unilaterale. Abbiamo la prima in colur-nus: corulus, lerigio = religi6,
leriquum = reliquum, padul- = palud-, [orpic = forcipes, panaricium da 7tOCPOVUXwv, lapidicina = lapi(di)cidina (influsso
di lapidem l), nux da *dnuk- = anglosass. hnutu, ant. irland.
cnu da *knud-; la seconda in Prancatius da Pancratius, coacla
per cloaca, interpetrationem per interpretati6nem.

I. -

TABELLA DELLE CORRISPONDENZE DEI SUONI


NELLE VARIE LINGUE INDEUROPEE

L 152. - Tabella delle corrispondenze d


INDEUROPEO

Vocali.

Sanscrito Avestico Armeno

a
o

a,

ii,

Greco

a (c)

Osco

Ant.
Irland,

Gotico

Lituano

Ant. Bulgaro

NOTE

Le continuazioni segnate fra


parentesi subentrano in condi:
zioni solitamente ben determinate
(p. es. got. ai ad peri, u avanti
h e r; ablg, e a i i per o '4 y dopo
consonante palatale).

IX (E,

o (e)

a (a)

IX

a (ti)

o (e)

a (a), ii,

o (n)

a (ti)

o (n)

. U (=0)

o (n)

o (e)

a (a)

e (i)

je (i, c)

e (o, i)

e (i)

(ai)

ii.

ii.

ii,

ii.

o, no

'/j

e (a)

(ai)

ii,

a.

ii.

il

ii.

o)

Latino

Albanese

nelle varie lingue lndeuropee,

i
n

n (ari)

u (i)

i
u

/f

ei

ii

ii

ii

Y (i)

ii

ii

ii

j, O

'-, ~-, -0-

}!

go, -g-,-v

r, O

f-, -0-

ai

ay

IXL

ai> ae

ai

ai, ae

ai

ai, ie

oi

il

OL

oi> oe, ii

lii

oi, oe

ai

ei

oi
ae, oi
ae, i

EL

ci> i

ei

ei

au

ao, au

av

IXU

an

an

au

ou

ao, an

oy

OU

an

au

eu

810,

an

oy

EU

ou li
ou o-

uv

e, ia
o, ua
o, ua
o, ua

ai, ie
e, ie

in

an, iau

u, [u

Liquide consonanti l'

l', l

l'

l', i:

l'

l'

l'

l'

l'

l'

l', l

l'

l, l

ara, al'

al'

IXp, plX

l'i, il'

or, al'

ur

l'i

aI'

il'

l
r, il'

ara, al'

al

IX, IX

Ji,il

01, ul, al

ul

li

ul

il

l, il

IXplX, PIX, P(,)

al'

l'a, al'

ar

l'a, al'

al', il'

l'a, ri

IXIX, cx, C

al

la, al

al

l, al

al, ul

al, il

la, li

D1

Semivocali .

Dittonghi

Liquide sonanti

Nasali consonanti

r !, il', ur
! !' il', ur

a,

re

r, r

al'

al'

!a

il', r

al'

al

n (n)

y,

ii

j,gi,z(' io,,-0-, -i-

cio, -io, -0-

811',

aur

6 - V. PISANI. GrtlmmQfJro lotlno slflrlfQ t' ',(Jn,partll/l'll,

e,
e,
u

Il segno O indica che il suono


scomparso.
Pel vocalismo delle sillabe atone
in armeno, latino e antico irlandese, va:60no norme speciali (pel
lat. cfr. :36-46).

Segue: Tabella delle corrispondenze deil.noni nelle varie lingue indeuropee.


INDEUROPEO

Nasali. sonanti

Occlusive: Labial

Dentali

~la.ri

l!a

a(n)

an

<XV<X, va.

lpa

an

a.

am

<X(.L<X, (.La.

,
,

p, f

h-,-v-, O

7t

ph

ph

p'

an

<X, <xv

lp

a, am

a, am

31m

<X, <X(.L

b, w

bh

bh

b, w

b, v

t (t)

t, &

th (th)

.s-

d (Q)
,k,~,

d,

in

~,

em

em

im, 31m

um

im

~,

n, an

Da, an

na

an, un

in

m, am

ma,am

am,um

im

P
f-, -p-

p
f ,

f, b

tr
P

f, b

P
b

P
b

kh, eh

g, i
gh, h

f-, -bo, -d-

s, th

s, th

ho, -c-

z,dh,d

z,dh,d ho, _go, -h-

g, i
~,O,

x,

i, z

k', g,

g, y,l
g,y, l
r

h,s,~,z,z

k,
g,

c
l,

h, s, O

~\\

I
I

I ,..

."

Gotico Lituano

Ant. Bulgaro

b.
f

t" th

t, th

p, d
p, d

<'-

k
h ,

c, eh

h, g

c, eh

h, g

s
s

k
h ,

c, ch

h, g

c, eh

h, g

Nelle serie gutturali la alternazione fra palatale (scr. e eh i h;


avest. f 8; armo s 1z;ablg.
e (d)! (cl)z) e gutturale.(k, g'ecc.)
dovuta alla presenza (anche
preistorica) o meno di .una vocale palatale (e, i) seguente.

In greco le labiovelari sono continuate di norma con labiali (7r


~ Ip)s seguono consonante, ~, 6;
con dentai (T 8 &) se segue l; 'con
guttrali (x y x) in vicinanza di
1[; avanti i si alternano labiali e
dentali.

8
8

c,

k, q

ho, -c-

g, gj

g, (d)i, (d)z

g, gj

ho, _go, -h-

g, (d)i, (d)z

7t, 't', X

k, s

qu, c

k, c, c

f-, -qu

hw

k, s

Il
f ,

c, eh

<p,&,X

hw I

a,

g, z

v, -(g)u-

g, (d)i, (d)z

<p,&,x

g, z

f-, -v-, -(g)u-

(g)w

g, (d)i, (d)z

" a, O
('t', &)

gj, sh, h

s, r

s, z

s, O
(t, d)

~,

s,

8, Z

k,

ch,

eh,

8,

eh,

:NOTE

Per il greco e il sanserto si


noti in particolare' la legge per
cui di due aspirate in sillabe consecutive si deaspra la prima, 97.

in
m

x,

l,

k, q

k
g,

g, y,

gh, h

f-, -t-

&

k,x,c,~

x,

g, y, l

k, c

(z, zh) s,

x,

't'

t
d

k,x, c,~ k', g

k, c

gh
qu

&,

f-, -b-

z,

z, Z

P
b

i, Q, O

gu

un

a
a

quh kh, ch

Spirante

s,

an ,

't'

t'

ch

guh

d,

7t

~
<p

t',d,y,v

gh

Labovelar .

<p,

khk

in, an

e ,

a, an

tht

en, an

Latino

a, an

en, in

Albanese

l!

khk

Ant.
Irland,

Greco

dh dh (qh)
Palatali

Osco

8anserito Avestico Armeno

s,

In greco e ant. irland. in alcune


parole si trova una dentale dopo
una gutturale (velare o labiovelare) dove le altre lingue hanno
la continuazione di B (cfr. 115).

PARTE 8EOONDA

J\tIORFOLOGIA
A. - Preliminari.
153. - Come le altre lingue indeuropee antiche, il latino
di tipo prevalentemente sintetico; ossia, le sue parole hanno
in s non solo la determinazione del proprio valore semantico,
ma anche quella delle loro funzioni: di numero e caso nel nome,
di numero, persona e diatesi (attivit, passivit, medialit) nel
verbo. La determinazione delle funzioni ha luogo dunque nelle
lingue sintetiche a mezzo di desinenze, ove quelle analitiche
usano perifrasi varie: p. es. preposizioni o postposizioni in
luogo della declinazione nominale; i pronomi in luogo della
coniugazione verbale, come in inglese I, he, we, you, they looed
contro lat. amavi amavit ecc.; tempi composti come ital. avevo
amato per amaveram o sono amato per amor, ecc.
Premesso che in latino come nelle altre lingue ie. antiche
le parole possono dividersi in tre grandi categorie: dei n o m i
(sostantivi e aggettivi, pronomi, numerali), dei ve r b i e
degl' i n d e c l i n a b i l i (avverbi, preposizioni, congiunzioni,
interiezioni), l'analisi del grammatico riconosce nelle sue parole
tre elementi: la de s i n e n z a, indicativa come si visto della
funzione, nelle due prime categorie e, in quanto riconducibili

86

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

a queste, negli indeclinabili; il t e m a, che nel nome costituisce


la parte semantica, designante cio un concetto o un attributo,
e nel verbo racchiude le indicazioni di azione (in lat. anche di
tempo) e di modo; e la r a d i c e che nel verbo ha valore
semantico fondamentale, mentre nel nome essa indica (e spesso
non indica pi, o solo in modo assai vago) un certo significato
generico di cui il tema nominale rappresenta una ben determinata specificazione. P. es. la radice gen- 'nascere, generare' si
trova tanto nei temi verbali gi-gn-o- gen-u- (perfetto) gi-gn--bii(g)na-sco- quanto nei nominali gen-ito- (g)na-to- gen-itor- gen-iogen-ia-li- qen-er- (nom. genus) gen-ti- ermen- (dissimlato da
*gen-men-); ma mentre nelle forme verbali il significato' generare' e quello passivo 'nascere' si ricava da ogni parola,
nelle nominali sovente esso finisce per scomparire dietro a
quello specifico assunto da esse. Figuratamente si potrebbero
paragonare le forme verbali alle varie parti di una pianta, le
nominali a piante figlie di questa ma viventi di una vita
propria.
Spesso dunque nel sistema linguistico presente a un dato
momento nello spirit di un gruppo di parlanti secondo una
certa tradizione, parole che in fasi anteriori erano sentite come
connesse fra loro e contenenti la stessa radice restano rispettivamente isolate: a volte ci dovuto a motivi semantici (p. es.
gen'ius), a volte anche a motivi fonetici, come il caso di germen
di cui la dissimilazione che ha provocato il sorgere di r per n
ha finito anche per oscurare del tutto il rapporto con genus
gigno ecc. Altre volte pu invece essere accaduto che parole in
origine diverse siano poi apparse ai parlanti connesse fra loro:
p. es. amicus, che derivato dalla preposizione am- 'intorno'
( 222), stato certo sentito, da chi usava il latino, come corradicale di amare amor, contenenti una radice verbale am- la
quale con quella preposizione nulla aveva in comune.
Comunque, noi vogliamo qui analizzare le parole latine non
dal punto di vista sincronico, bens da quello diacronico o
storico, esaminando pertanto la costituzione di esse singolarmente prese nel momento del loro primo venire alla luce o

PARTE II. -

MORFOLOGIA

87

almeno fino a quando esse sono state rettamente intese nei loro
elementi da chi le adoperava. Non che il parlante comune faccia
costantemente l'analisi del materiale linguistico da lui adoperato: ma un 'attivit analitica dello spirito, pi o meno cosciente,
pi o meno spinta, vien presupposta dal continuo nostro formare
nuove parole secondo i modelli offertici da quelle gi note:
p. es. mangiavo da mangiare secondo amavo da amare (o viceversa), libraio da libro secondo lattaio da latte ecc., o anche
dicis secondo legis riportati a dico lego, o simili.
I t e m i sono formati dalle radici o da altri temi, nominali
o verbali, a mezzo di su f f i s s i: p. es. con -io- formato
gen-io- da gen-, con -iili- geniali- da genio-; con -men- germenda gen-, con -ii- germina- da germen-, con -ba- germinaba- e
con -to- germinato- da germina- ecc. Parliamo di derivazione,
e suffissi, primari quando la formazione ha luogo direttamente
dalla radice; secondari, quando essa ha luogo da altri temi.
Pu darsi il caso che la radice e il tema siano identici; cio che
un suffisso non intervenga nell'a formazione del tema; p. es. duc(dux) identico alla radice duc-, cos -dic- in iu-dic-is ecc.; anzi
anche la desinenza pu mancare e la parola essere uguale alla
radice o al tema, p. es. nell'imperativo es uguale alla radice
di es-t es-se ece.; nell'imperativo ama uguale al tema di ama-biim
ama-re ecc.: la forma qui si distingue ed ha una sua ben determinata fisionomia in quanto si oppone a quelle che con essa
costituiscono un sistema, p. es. es rispetto ad er-am es-se es-te ecc.,
ama ad amo ama-bam ama-te ama-vi e cos via: poich l'insieme
delle forme costituenti una lingua non altro che un sistema
d'opposizioni.
Il processo analogico, per modelli, della formazione di nuovi
temi e parole, vien mostrato dalle cosiddette r e t r o f o r m a z i o n i l parole quindi rappresentanti il processo inverso di
quello derivativo: da cena si fa cenare, da turba turbare ecc.;
ma da pugnare, che denominativo di pugnus e valeva quindi
in origine 'battersi a pugni', si fatto inversamente pugna,
secondo appunto il rapporto di cena turba ecc. con cenare
turbare. Oppure, secondo i femminili bona agna ecc. da bonus

88

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

agnus e cos via, si fatto un maschile eptmeu da sponsa, detto

in origine della donna.


Vari accidenti della formazione di temi e parole avremo agio
di notare nei capitoli seguenti, in cui ci proponiamo di esaminare i mezzi di tale formazione pei nomi e pei verhi, aggiungendo poi un breve capitolo sugli indeelinabili non soggetti ad
analisi come derivazioni da temi nominali o pronomnal.

B. - Nome.
I. Formazione dei temi nominali.
154. - T e m i

l'

a di cali .

Raduniamo sotto questa rubrica temi nominali generalmente


monosillabici, i quali o constano di una radice altrimenti nota,
senza suffisso alcuno, o sono inaccessibili all'analisi, almeno in
relazione con altre parole latine, e non lasciano riconoscere in
s un elemento suffssale: questi ultimi spesso appartengono .alla
parte pi caratteristica del lessico ie., talora per non trovano
corrispondenza fuori del latino.
Nella seconda categoria rientrano ad es. pix (7ttuuoc da *7tb'-ioc),
ic-is (aated, weh-sal 'cambiamento'), stips (: stipo'), stirps,
strix (a't'pty1;), crux (gt. hrugga 'bastone '), daps 'sacrificio>
banchetto sacrifcale ' (anord. tafu 'vittima sacrfcale '), miis
!-tue; SCI'. mits, ps pedis 7tWe; 7to06e; SCI'. pat padds, mae, ius 'brodetto' SCI'. yits (per ius 'diritto' cfr. 251), r6s (ablg. rosa
, rugiada '), nas-turtium (nar-es 166, nassus) lit. nei, (h)er
gr. X~p 'x~voe;. sus aue; oe;, sal (per *sald) salis &e;, kiems
(hibernus 88 xe~!-toc e bimus 55), li"in armo liard ( 196), lac(t)
(yiXocx't'- 149), 6s SCI'. as, os(s) (a't'ov SCI'. dsthi), sem-per
sim-plex de; < *set:n-s, ver anord, var (ie. *,!!:er da *,!!:esr: gr. ~ocp
da *,!!:es!), grus (lit. grve), faex, lanx (: xoe;), lau (airl, luaidim
, celebro '), lenslendis (dissml. da *gnend, cfr.lit. glnda' xov(e; '),
lens lentis (M&-upoc;'
merx, par (da par-s) paris (avestico
pairyete 'comparantur '), fraus (&pocuw), grex gregis (raddoppiamento spezzato 272: ger- in ,ye(pw), vas vadis e praes plur.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

89

prae-vides (gt. wadi 'caparra 'l, vas vasis, dies Dies-piter Ze:u
SCI'. Dydus cfr. la declinazione 356, biis bovis ~w ~o6 SCI'. gdus;

non pochi temi simili sono stati ampliati e passati ad altra


categoria, p. es. navis menss nares 166, anser 214, inoltre
hum-u-s: X&wv da *gzhom (cfr. 340, 4) ecc. Su ferox cfr. 223.
155. - Temi radicali contenenti radici altrimenti note in
latino sono fra l'altro nex (neco), pii (pango), r (rego), u (lego),
frux (fruor), dux e produx (duca), prex (p,'ccor), in-ile iii-dea: dic-is
causa (dico), laai le illex -icis (lacio), obiex obicis (iacio), d-se
-s1,dis praeses consul (sod- 108: sedeo), praesul (salio), m'x (arceo),
incus subSC1"i,S (cudo), lux, nix (ninguit 109), rmeo: (ago), [oreipee
(antico [ormu-cap-es PF.) municeps (capi6), paupcr (: paucu ecc.
paro; secondo pauperes, procers da procus 'primario 'l,
haruspex(specio), libripens (pendo), osceti tibicen (cano), confluges
(contaminazione difluo e) confrages (frango), interpres (: pretium),
nefrens 'che non pu mordere' (frendO) , aurifex (facio) , trux
(trunco), vox (voco), fur cpwp (fero), coniux (iungo, iugum), simplex
(pleco), supplex (plac-: placo), praecoe (coquo), tribu (-bhu- difui).
Dativi di temi radicali sono ritenuti gl'infiniti medio-passivi
della III coniugazione come leg-i sequ-i; ma cfr. 568.
Fides pressoch un tema radicale: propriamente esso in
parte corrisponde al gr. 7tL&'YJ- (*bhidh-) di 7te:7tL&~cr< ecc. 355.

156. - o/a. Il suffisso -0- (ie. -0-, alternantesi con -e- 68:
domino- voc. domine come &v&p<7tO'; c1.v&p<7te:) forma derivazioni

sostantivali e aggettivali sia primarie che secondarie, di genere


maschile e neutro e, limitatamente ai sostantivi, anche femminile. D'impiego simile il suffisso -a- (ie. -a-) formante temi
sia femminili che, limitatamente ai sostantivi, maschili: per
questi ultimi si pu anche pensare che si tratti in origine di
un suffisso _go, secondariamente ricaduto con -a-: cfr. nominativi greci come L7t7t6"t'i ve:cpe:'YJye:phi, che sono stati anche interpretati come vocativi usati in funzione di nominativi; ma
cfr. LeO, p. 364 s. Nella declinazione aggetti,.vale i temi in -0riservati al maschile e al neutro formano sistema con quelli
in -a- specifici del femminile (tipo bonus bona bonum).

90

GRAMMATICA LATINA STORICA li: COMPARATIVA

T 157.-Primari con -0-. Sostantivi:msc.cer-u-s


, creatore' (: cr-to), eoquos (cfr. cXP't'o-xorco dissimilato per
*-rcorco da *-q"opos per *poquos rado *pequ-), lucus (propriam,
'radura ': lUceo lux) scr. lokd ' spazio " colus (: colO nell'antico
valore di 'girarsi', formalmente uguale a 7I:o).o; della stessa
radice an-culus = gr. cXIlCPt-7I:Oo), modus (medeor), proous
(prec01'), promu; ntr. iugum (: iungo, = ~uyov ecc.). A g g e t t i v i: fidus parcus siigus. Molte formazioni non sono pi analizzabili in latino; parte di esse tornano direttamente o contengono radici tornanti in altre lingue ie.: deus divus scr. decds
(in lt. cfr. Iov-em ant. Diov-, dies anticam. 'cielo' ecc.), vicus
gr. o!xo scr. eae ' casa' (scr. i- , villaggio' vi-d-ti 'entra '),
nidus scr. ni~ds (da *ni-zd-o-s colla rado sed- di sedeo ece.),
nodus (da *gnod(h): germ. *knut/d- in ted. Knoten. 'nodo' eec.),
collus -um gt. hals id., agnus gr. cXIlVO, equos scr. doas gr. LrcrcO,
ursus scr. (k;yas gr. &px't'o, vir scr. vtras, erue ittito e!i!!:as, socer
gr. :xupo scr. oaura, forum ablg, dvoru 'cortile', argentum
scr. rajatdm, libum gt. hlaifs 'pane, pagnotta' (*khloibho-),
virus ntr. to:;, verbum Iit, '1,'ardas gt. waurd (radice di gr. fpot't'pa.
fEpW; 104), novus vo ser. ndvas. F e m m i n i l i, oltre i nomi
di piante (fiigus gr. CP'Y)yo 'quercia' ecc.): domus (passato in
parte alla IV declinazione, 352) gr. 3OIlo m. (: 8IlW), alvus =
gr. otM m., vannus. Molti altri temi in -0- non sono analizzabili n hanno corrispondenze ie. note.
Si aggiungono temi in -0- giunti per imprestito dal greco o
da altre lingue: bulbus da (3o(3o:;, f1'iigu1n dalla stessa parola
mediterranea onde pot~ pa.yo:;, 1'ufus dall'oscoumbro 96, ecc.
_~...

,158. - Mentre la formazione di semplici primari a mezzo


di :-0- . quasi completamente preistorica, il suffisso rimasto
produttivo nella fotmazione di secondi membri di composti,
quali si trovano ad ogni periodo della lingua: fun-ambulus,
prod-igus (ago), multi-bibus, pisci-capus, causi-dic.us, lup-ercus
(arceo), damni-ficus (facio), flucti-fragus (frango), ind-igus (egeo),
sorti-legus, blandi-loquus, opi-parus, cordi-pugus (pungo), nescius, aedi-tuus, nemori-vagus, nugi-vendus, pro-vidus, igni-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

91

'Domus; con significato passivo bi-fidus (findo) , pr1,m1,-genus.


Specialmente notevoli i composti con -fer-, -qer-: furci-fer igni-fer,
corni-ger mori-gerus. Antiche formazioni di gen- (gigno) sono
beni-gn-us apru-gn-us privi-gn-us 'che ha nascita a parte;
figliastro '; di pl- (impleo) mani-p(u)lus propr. 'che riempie
una mano' e, risalenti ad epoca ie., du-plus sim-plus (= &:1t.6:;);
di fer- (fero) prober col ntr. probrum 96; di fu- (fui) pro-bus
superbus (da *-bh,!!-o-); inoltre asper con aplologia da *apo. sparo- = scr. apa-sphura-s 'che respinge via' (rad, *spher-).
T 159. - S e c o n dar i c o n -0-: creper (da un *creposin crepus-culum), sceler-ue; nuper-us super-usj dal nom. sg. msc,
di temi in -os- ( 342) decor-u sonor-us sapor-us canor-us;
fluent-um (fluns), cfr. ventus da un *,!!nt- in gt. winds partic.
preso di *,!!- 'soffiare' in gr. &-1j-P.L ecc.; septim-us decim-u
(gi ie., cfr. scr. eaptam-d daam-as) e nonus da *no~en-o
(cfr. lit. devyn- '9 '); ferus da [era sostant., anticamente jercfr. [er-o e gr . .&~p. Composto bimus da bi-himus (scr. atdhimas ' che ha cento inverni': hiem-s 55).
160. - R e t r o f o r m a z i o n i c o n -0-: sponsus da
sponsa, iugerum da iugera nom. pl. di tema in -es- (= gr. ~EUYEot
di ~EUYO:;); administer adulter abundus aocomodue jestinus da
administrare ecc.
Nella declinazione in -0- sono passati alcuni antichi temi in
-u-: mergus scr. mad, dnsus ~otcru:; (*d~tsu-), gurdus ~potou:;
(*g"rdu.-). Invece nurus della IV declinazione era in origine un
tema in -0-, cfr. vu-armeno nu gen. nuo-y 1~8.

T 161. - P ri m a r i c o n -n-, So s t a n t i v i: femminili,,, .~'w ..


mola p.o1j (molo), toga (tego), culpa (clepoY), fuga cpuY~ (fugi6),
praeda (prae-hendo), gula (in-gl-uvis); maschili (come slavo
sluga ' servo' ecc.) scriba incola; ag g e t t i v i solo come corresponsioni femminili di quelli con -0-.
Formazioni con paralleli ie., o la cui analisi facilitata dalle
altre lingue ie.: barba aated, bari (ms.) ablg. brada (*bhardhii
148), lira aated, wagan-leisa 'traccia del carro' ablg. lecha ~\t ~i.:"l"'

f i '-" "
@
~
;;j

92

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

( *loisii) , aiuola', cupa XU7t1j"t'pwY1j, sura apers. cXvlX-1;uple:c; , calzoni lunghi', vespa aated. wafsa lit. vapsa 117, palma gr. 7tIXOCfJ:1J,
unda lit. vanduo 'acqua' gr. U6.lP, rota scr. rdthas 'carro'
lit. riita aated. rad 'ruota' (ntr.), Anche qui sono numerose

le forme d'origine ignota o giunte per imprestito, specialmente


nomi greci della I declinazione.
162. - In composizioni: bucf,na (cano), specialmente maschili: hosti-capa-s (capio), homi-cida (caedo), agri-cola, transfuga, heredi-peta, auriga (per *auri-rega 150 da auria aurea
, freno '), foeni-seca, alieni-gena indi-gena; ibridi, dal tipo greco
7t1X~O"t'pL~"1JC;, ulmitriba dentharpaga ("t'pL~6.l, &p7tOC~6.l). Il tipo
antico, cfr. oltre il greco ((1.1j"t'L-e:"t'1X ecc.) lo slavo: voje-voda
'conduttore d'esercito' ecc.

T 163. - S e c o n dar i: Flor-a (flos), Aurora (* Ausos-a =


gr. Au6.lc; ion. 'Hwc;), ianua noctua da temi in -u-; oper-a (opus);
lix-a ' acqua' dalla forma a grado O del tema *liques- onde il
msc. liquor 251; or-a (os). Opera forse un antico collettivo,
cos come in lat. volgo nuovi femminili in -a sorgono da neutri
plurali:
, *-jolia it. foglia, *gaudia franco joie onde it. gioia;
similmente arcera ' carro coperto' plur. del tema in -es- che
torna nel gr. &pxoc; e significava' copertura, riparo '. Per Pomona
Orbima e, simili cfr. 177.
R e t r o f o r m a z i o n i c o n -a-: pugna (pugnare denomino di pugnus), statua (statuere denomino di status -us), auca
(> it. oca) da au(i)cella (dimin. di avis).
164. - Parecchi suffissi terminanti in -o-I-a- (-eo- -io- -uo-lo- -ro- -tro- -mo- -no- -to- -co- -so-) sono probabilmente, almeno
in parte, sorti da combinazioni di finali tematiche diverse con
-0-; in generale queste combinazioni risalgono per a epoche
antichissime. A volte il giudizio incerto: vivus (scr. jivds
ablg. zivu ecc.) retroformazione di vivo (scr. jtvati ablg. zivetu
, vive '), o invece vivo denominativo di vivus, e questo con
suffisso -!!o- dalla radice ie. *guei-a- Y A ogni modo, secondo
*gtli!!o- stato fatto, gi in epoca ie., *mrt!!O- (mortuus ablg.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

93

mrutvu) per *m'[to- (scr. m'[tas gr. ~po-r6; ece.) che si raccorda
a un piccolo gruppo di parole in -tuo- con fatuus mutuus, forse
da temi in -tu-, e perpetuus da perpes -t-is secondo i sinonimi
assiduus continuus.
165. - i. Le formazioni con -i- (in apofonia con *-ej-:
vatis pI. vates da -tej-es 330) P r i m a r i e sono tutte preistoriche, in buona parte gi ie. Cfr. anas scr. nue (*~(I-), anguis
gr. OqL; scr. ahis (iniziale diversa) lit. angs, clunis scr. ro,!"is,
ensis scr. asis (*~s-), hosti gt. gasts ablg. gosti ' ospite', ignis
scr. agnis, ovis o~ scr. avis, potis 7to(n scr. patis; neutro mare
gallico mori- airI. muir; aggettivi soer: gr. dtxpo e siicrem.
sacres: sacer sacri, iugis (iungo) ecc.

T 166. - Lo stesso va detto delle formazioni


distinguibili in:

s e c o n dar i e

1. secondi membri di composti: de-bilis (: scr. bdlam 'forza',


o: albo dobe ' debole' da deb(h)-~), eai-torrie (in apofonia con
terra), per-duellis (: duellum onde bellum), e-normis (norma),
in-ermis (arma), im-punis (pondsn- cfr. pondus: pendsna >
pena 20), in-columis (calam-itas), sublimis (limus~);

II. prolungamenti di altri temi. Gli aggettivi ie. in -usono stati di norma prolungati con -i-, cfr. breois ~pIXXU, Ieoie
scr.
laghus, mollis ser. mrdus,
pinguis 7tIXXU (*pnghu-),
suavis

o
o
a:M; scr. svadus ' dolce' ecc.; inoltre mensis fL~v, nares scr. nde(e lt. nas-turtium 154), navis VIXU scr. naus, nox (gen. pI.
nocti-um) vu;; metaplasmo di temi in -0- abbiamo in imber
(hppo ser. abhrtim. 'nuvola', humilis X&lXfLIXM, similis ofLlX6
(attraverso il composto dis-similis ~), agilis scr. ajiras, gli aggettivi in -bili-s accanto a -bulu-m 230; di tema in -i-, neptis
scr. naptt-s. Con -i- formato venter ventris da *,!!:endor ' acqua'
(cfr. nomi del' ventre' come aqualiculus): lit, vanduo 'acqua
102, ecc.
167. - Alcuni temi in -i- hanno un nominativo sng. in -e:
tali canes (accanto a canis) vulpes sedes aedes labes ecc. Abbiamo
qui nella maggior parte dei casi temi in -es- con nominativo in

94

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

-es passati alla declinazione in -i- dietro l'esempio di nubcs


(cfr. vq>o) che aveva accanto a s nubs (SCI'. niibh-), tema consonantico passato alla stessa declinazione; ma vulpe.s s"ar
stato un antico tema con nominativo in -c, cfr. 4X.W1t"f}-t" e
cancs dev'essere stato formato secondo vulps; forse tema originariamente in -- era faces lit. zviike accanto a fax; talora si
tratta di nominativi plurali rideterminati come singolari (fides
, corda' cotcs) e inseriti nel tipo nubcs nubi-um, aedes aedi-um,
Per fides cfr. 155; vedi inoltre 345.

T 168. - u. Poche sono le formazioni con -u-, e tutte antiche,


in buona parte non analizzabili in latino: msc. algus (algeo),
areus &pxu, currus gallico carru-ca, gradus (gradior), lacus ags.
lagu gr. cX.xxo da -xf-o-, metus, impetus (peto); femm. acu
(aceo acer), manus (ags, mund 'mano '), tribus propriamente
nome radicale, 155; ntr. genu yovu, pec SCI'. pau, specu
(anche msc.: 07toc; ~) ecc. Gli antichi aggettivi sono stati prolungati di -io, cfr. 166; restano in composti acu-pediu cfr. 6>XU,
angi-portus per *angu- cfr. yyuC;, in derivazione argu-o cfr. &pyupo; SCI'. arju-nas ' splendente 'i densus ecc. ( 160) sono passati
ai temi in -0-.
Alla declinazione in -u- sono passati nurus (antico tema in -0-:
gr. vuo armo nu gen. nuo-y) e forse anus secondo socrus, alla
sua volta un antico tema in -u-: SCI'. varu-s ablg. svekry,
laddove i monosillabi in -il,- hanno conservato la loro antica
forma: grus Mis. Per domus cfr. 352.
169. - io. -io- (msc. e ntr.), -iii- (fem.) forma derivati p l' im a l' i scarsi pel maschile e femminile, numerosissimi e appartenenti a ogni periodo della lingua pel neutro: S o s t a n t i v i:
msc. genius, socius SCI'. sakhi- 'amico '; fem. adoria (ad-ara:
, trumphat '), ad8entiae ' adsentationes " deliciae col- (: liquor),
eaiuoiae (ex-uo), furia, in-edia, insidiae (in-sideo.), sup-petiae
(petO' correre ') , aiuto " storia' stuoia' (ster-no), ciconio, (forse
raddoppiato e con grado allungato da can- di cano, cfr. praeco
196), pro-siipia (siip-: sopio ' penis ' SCI'. siipayant- 'futuens '),
friae ant. fsiae (js-tus) , antiae 'ricci sulla fronte' (&V't1X

PARTE II. -

MORFOLOGIA

95

, in frontem '); ntr. gaudium, corium (*ker- di xe;(?C ecc.), labium


(: labra; ie. *lab- 'pendere '), odium, cremia' legna da ardere'
(cremo), colloquiwm, compendium, adagium(aiio), concilium
(calare), concubium, divortium (verto), convicium (*~eiq"- per
*~euq"- come in fe'i:1tov raddopp. di *~eq"- in voco vox), oblivium
(lino lvi), remedium (medeor), folium cpu)J..ov ecc. A g g e t t i v i
pochi: arierius (affero, 108), eximius, propitius (peto), pluvius
(sostantivato in pluvia, sciI. aqua), spurius (sperno). Il valore
speciale di indicare uno fra molti ha. -io- in alius: alter, medius
cfr. avest. madama- gt. miduma col suffisso Il superlativo
-mo-, e in tert-ius (cfr. scr. tretyas gt. pridjis ' terzo ').
170. - Usitatissimo fin da tempo ie. -io-/-ia- per derivazioni s e c o n d a l' i e: tali gli a g g e t t i v i noxius, seriu (da
*sevrios: seorue 34), sublicius (sublica 'palo '), meretricius,
patrius, lovius, Martius, volturius, dteriae 'macilente' (: aeter-ior l); i so s t a n t i v i msc. modius (modus), congius (da
un corrispondente di x6yx.oc; ), simius; fem. fratria 'moglie del
fratello " colOnia, acia (acus), familia (famulu'l) , fascia (fascis);
ntr. praedium. (propriamente' il terreno dato in garanzia allo
Stato dal praes '), apium ' erba delle api " peculium (da peciui 108), senium, somniwm. (insomnium calco di VU1tVLOV ~),
sa1iium (suavis ~). Soprattutto abbiamo questo suffisso nella
formazione di astratti: femminili, come audacia, iniuria (ius),
custodia, militia, adulescentia potentia praesentia prdentia
scientia (-enta- -antia- diventa in seguito suffisso indipendente,
onde ital, -enza -anza ecc.), angustia, [actiae, infamia; neutri,
come collgium, ministerium, comitium (comes), exilium (exul),
herdium, praesidium, aucupium (auceps), mancipium (manceps),
silentium, officium (opifex), iudicium, auspicium (auspex), dominium; secondo il rapporto degli ultimi tre e di altri simili
coi rispettivi verbi in -iire, possono farsi altri derivati in -ium
da verbi in -iire, cos aedificium adulterium delirium (cfr. anche
crucius da cruoinre di crux), mentre da forme in -ium vengon
tratti denominativi in -iire (non -iare) come obsonare da obsonium
imprestito di ~WVLOV.

96

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

171. - -io era suffisso composzionale gi da epoca ie.:


tale funzione esso ha in forme quali e-gregiu8 (gl'ex), acu-pediux
'pi veloce', aequi-crii/rius, bene(me)morius (per questa e le
altre aplologie cfr. 150), lati-clavius, erti-cordia, fulci-pedia,
quidquid-cadiae, malluviae (manu-lav- ), intemperiae (tempus),
curia (*co-viria); aqu-ag-ium, denti-fricium, sti(pi)-pendium,
stilli-cidium (cado), cor(di)-dolium, pleni-lnium, ius-stitium
(stati- di statim prolungato in statio 236) e s6l-stitium; con
primo termine numerale, bi-ennium (annus), bi-vium (questo
pu considerarsi anche formato con -0-), bi-saccium, antico
dubius se da *du-bh'!!!.-j.o- 'di doppia essenza'.
172. - Oomposizionale dev'essere -io- in galli-cinium vaticinium (: cano), mentre tubicin-ium tibicinium cornicinium sono
da tubicen tibicen cornicen (con accanto tubicino,ri ecc.); da
questa seconda serie si sciolto un -cinium ,in latro(ni)-cinium
tiro(ni)cinium leno(ni)cinium, indicanti mestiere, occupazione;
da vo,ticinium invece determinato ratiocinium.
173. - -io- usato nella formazione di gentilizi: Alfius
Claudius Flavius Fulvius Loiu Manius (mo,nis ') Apicius
(apica pecora col ventre glabro, da lX1tOXO) Aemilius (aemulus)
Caecilius (caeculus) eec.: e di etnici, come Aegyptius Lemnius
Rhodius ecc.: questo secondo impiego di origine verisimilmente greca, come anche -ia- in nomi di regioni derivati da
quelli dei popoli: EtTuria Gallia Germania Italia Sicilia (~~
xO:[~) ecc.
174. - Formazioni con -io- da diversi temi hanno dato
origine a nuovi suffissi. Tali sono:
a) -itia- (-itie- 181) ed -itio-, astratti: milit-ia ha fornito
il modello per amicitia inimicitia che secondo il loro rapporto
con amicus provocano avar-itia blanditia duritia immunditia;
da altri temi che in
mollitia nequitia (nequam); vastities
pu essere da vastus, o da vastito,s con sostituzione di -tee ad
-tu. D'altro lato satellit-ium (satelles) d vita a famul-itium
serv-itium; Cicerone usa calvitium accanto a calvitia.

-0-,

PARTE II. -

MORFOLOGIA

97

175. - b) -torio- (-sorio-), -a- in aggettivi e sostantivi, partito da temi in -tor- 226: agitatorius amatorius censiirius: ma
deversoriu1n fatto direttamente da doertere, eond#orium da
condere, unetorium da unguere ecc.; cos pure vietoria (i. e. pug'lta)
pu essere da vietor, ma barbatoria da barba, ecc.
Promontorium antico composto con ora 'spiaggia', forse
da un *mont-orium ' spiaggia montuosa': secondo esso dev'esser
fatto territriwm. da terra. (Vas) p6torium da potor forse in
origine rifacimento di 7tO't"~pLOV; messo in relazione con potus
o potare ha fornito il modello per ciborium (diverso da ciborium
nome di pianta che il gr. XL~6JpLOV).
L "176. - c) -tirio-, Non chiara l'origine di questo conglomerato, nel quale sono forse confluite formazioni da sostantivi
e aggettivi in -ari- (-ali-) ed altre da *-as-io- (cfr. osco s a k r a s i a s p u r a s i a i ecc.), inoltre adattamenti di un suffisso mediterraneo: argentarius oneriiriu aerarius oaiceolariu
earbonarius operriue; neutri armarium granarium mortsrium.
(da un *morto- ppp. di *mer- 'frantumare', scr. mur-'!/,(is 'frantumato '), cibaria ecc. Dal suffisso -uu- abbiamo la forma aplologica ( 150) -uirio-: voluntarius hereditarius. Come suffisso
composizionale -nrio- appare in strufertarius ' un sacrificatore "
da strues 'focacce sacrificali ' e fertum 'offerta sacrificale '.
177, - d) -monio-, -n-, Un suffisso -onia-, formante nomi di
divinit femminili, sorto gi in epoca ie.: cfr. Fluonia (Fluvionia, -na) Mellonia Pellonia Vallonia Smonia (accanto a
forme in -ima come Adeona Abena Orbtm Eeeeono: Bubtma
Epona Bellona 203) con scr. Indrii/r;//f, Varuv,nt ecc. ipostasifemminili degli di i ndra-s Varu'l}as ecc., Ara'l}yant 'la dea della
selva' (ara'l}yam) ecc. Similmente accanto ad Alemona dea
del nutrimento, propriamente per *Alemen-ona dall' "olemenche troviamo prolungato in alimentum ( 201), si trova Alimonia,
il quale ha assunto valore di astratto per il passaggio solito
di nomi di divinit, personificanti un fatto o una serie di oggetti,
ad astratto; una volta avvenuto il passaggio, si sviluppa il
7 ~ v.

PISANI,

Grammatica latina storica e comparativa.

98

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

neutro alimonium per la nota tendenza ad alternare astratti


in -ia ed -ium. Secondo il rapporto di alimonia j-ium con aiere,
anche aegrimonia (aegreo), querimonia (Pl.), gaudimonium (Petr.);
il rapporto di aegrimonia con aeger produceva a sua volta
acrimonia (Oato), castimonia (Oic.), [alsimonia (Pl.) ecc. D'altro
lato secondo *alimen: alimonium si formava da flamen flam[in]onium: la vicinanza di flamonium ai temi in -monium -monia
dava l'impressione che questo suffisso potesse formare astratti
da sostantivi, indicando l'esercizio d'una certa attivit: onde
testimonium vadimonium e poi, con ampliamento di valore
dovuto ai derivati del primo tipo, matrimonium patrimonium
moechimonium ecc., nel qual processo anche le forme in -onioda temi in -on- come cauponius praecowiu lenonius ecc. avevano il loro influsso.

T 178. - e) Prolungamento di antiche forme in -ico- pare


essere il suffisso -icio-, in origine da temi in -i-, aedili-cius
venali-cius sodalicius e -ium, indi da altri: armenticius tribunicius; a ogni modo pare indubbio l'influsso di carnufc-ius
pontifc-ius sacrifc-ium (carnufex ecc.). Forse antica forma in
-ic-ius sauci~s da *savi-c-, cfr. umbro savi-tu 'colpisca, ferisca '. L'origine invece di -ieio- pu scorgersi nella afformazione
di parole come empticius adoptaticius commenticius suppositiciu proiecticius subditicius (emptus ecc.) a meretric-i,!"s nutric-iue obstett;ic-ius (id est filius, puer); di qui caesicius emissicius ecc., sempre da ppp., salvo novicius per *novicius forse
secondo empticius e il tardo prodicius (Tert.): il terminare
similmente in -to- (quindi caementum sentito alla stregua di
emptum ecc.) ha fatto s che si formassero anche caementicius
sarmenticius stramenticius, onde -icio- stato usato anche come
suffisso indicante la materia di cui qualche cosa consta: cannicius ecc.
179. - 1) In un paio di forme troviamo una terminazione
-sius -sium -sia: amasiu potrebbe esser derivato dal nominativo ama(n)s ( 50) e, se fosse latino, eamisia da un nomino

99

PARTE II. - MORFOLOGIA

*camiss ( 75) di tema in -t- *camit-: aated. hemidi ' camicia ';
indusium piuttosto forma dialettale da *indut-ium riportata
per etimologia popolare ad intUs (o viceversa *intus-ium da
intus 'vestimento intimo' > indusium secondo indu6~). Similmente equisius (onde equisi6 secondo muli6) dal nomin, eques.

180. - g) In alcuni gentilizi come Pompeiius Tarpeiius, di


origine oscoumbra, abbiamo -eiio- da -aiio- ( 44), cfr. osco
p li m p a i i an s; ma plbeiiu da -es-io- 82 (per plebes
antico tema in -es- e la sua declinazione plbi plebium cfr. 167).
Forse ambedue i tipi hanno determinato ulteriori formazioni
come leguleiitlS (legula), secutuleiius (secondo il precedente),
sterteiius: di origine oscura il nome di pianta soiureia.
181. - i. Tutt'uno con -iii- (ed -itia-) dev'essere il suffisso -ie- (-itie-) che con esso si alterna, spesso nelle formazioni
da eguali basi: cfr. 134. Esempi sono cari (: xe:p-O(t~w ecc.),
effgies (fingo), facies,illuvies (lavo), specie, eonqerie, ingluvies
(gl'uttio, gula), glacies (gel-u; contaminazione con aci ~), sani
(san-gu-is ~) e, specialmente in relazione con temi in -1'0-, macis:
macer, scobiee: seaber, aciee: clxp6, rabi: )..ci~po, per-nicie:
ve:xp6; denominativi sono caesaris, pauperies, materies (-ia)
probabilmente da mnter, iniemperi (tempus) e le forme in
-ities ( 174): planities ecc.
182. - eo da -eio- (cfr. xpucre:o scr, hira'Yfyayas 'aureo'
da hira'Yfyam ' oro ') forma aggettivi, spesso sostantivati: aureus,
bi-eorporeus, igneus, purpureus; vinea, linea (' filo di lino',
indi' filo del piombino' ece.), caprea, trabea; spnrteus da spartum,
secondo cui linteus da linum; secondo ligneus aureus, per ilignus
ahenus si anche fatto iligneus aheneus, secondo questi querneus
da quernue, fagineus da faginus; farragin-eus di fan'ago riportato a far ha richiamato oleagineus, *fabiigineus onde la retroformazione fabaginus, ecc. Da aggettivi in -tmo- ( 191) sono
stati tratti con -eo- formazioni quali circumjoriineu (cfr. urbiinus;
assiforana munera), ext1'aneus (extra), sponiiineus ; di qui -aneus
apparentemente primario in succedaneus (Pl.), supervaganea

100

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

avis (PF.), supervacaneus (da vacuus o vacare) ecc. Da ideo,


secondo eetrameu: ext1'a, id6neus, che ha servito come modello
di ultr6ncus da ultr6 'ad Apuleio.
183. - Con -eo- od -io- sono formati aggettivi denominativi in -nceo- -iicio-: tali gallinaceus hederiioeu tesuiceus da
gallina hedera testa che forse sono il punto di partenza e mostrano trattarsi di -ii-co- o -k- ( 222)
-eo- (-io-): di qui
pav6naccus, porriioeus, hordaceus e poi testuacium 'focaccia
cotta in un tegame di coccio " pulleiiaceu (da *pullciius, formazione di pullus secondo 180: Suet. Oct. 87). il suffisso
onde sorto il nostro -accio,

T L 184. - uo, vo I-a- vecchio suffisso ie., poco produttivo


in latino, p. es. in ser-vus avest. haurva- , guardiano' (rad. sernell'umbro seritu 'observato '), cliou gt. hlaiw 'tumulo funerario '
(eli-n6), scacvus crxiXlf6 (: ob-scae-nus); per-spic-uus (spedo), irriguus, ptise-wus, in-noo-uus, caed-uus possono in parte anche avere
-e,!!:o- od -u,!!:o-, come sicuramente vidua scr. vidhdva gt. widuwo
(viduus retroformazione latina); cater-va si confronta coll'umbro kateramu 'catervamini'. Secondari: annuus menstruus (cfr. -mestri- 213) secondo perpetuus (peto),
cernuus (ser. ir~t!- di ir~dn- 'testa '), strenuus (strena strnu:
crTprjvOC;). Ma nervus ve:upov, alvus, noctua, ianua sono formazioni con -o-I-a-, 156; similmente aevum -s: scr. ayu-s ' vita "
patruus cfr. gr. 7tIXTpwf-oc; scr, pit{v-yas 'zio paterno '. Per
vivus mortuus cfr. 164.
T 185. - Contiene -vo- il suffisso -i'vo- che ritorna in islavo
(chodi-vu ' che va ' di chodi-ti 'andare', ljubivu 'amoroso' di
ljubiti ' amare', izborivu ' che ha libera scelta': izboru ' scelta a),
ed in latino abbastanza vitale: p r i m a r i o in vocivus
vacivus secivus internecivus cadiou ece.; s e c o n dar i o
(forse partito da confronti come quello di internecivus con nex)
in festivus, furtivus, primitivus (primitus), aestivus, tempestivus
caritativus ecc., soprattutto in derivazioni da ppp.: captivus, nO;-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

101

tiou, coctivu8 (secondo cui crudivus) e da nomi in -tion-: compariitivus. Poco chiari saliva (: russo sli-na id. Y), gingiva (assimilato da *cingiva ~), Griidivus (da *gravi-deivos ~ ~).
T L 186. - no I-ii- serve, come gi in epoca ie., per formazioni
primarie e secondarie. P l'i m a l' i e in ple-rus (com-ple-tu
e SCI'. pur-'I!as), pliinus lit. pl6nas, agnus &fLvO;, ulna wv1) ,
venum <:)VOI; (*1fosn-) SCI'. oasndm, liina SCI'. i/,r'l!ii lit. vlna,
donum SCI'. danam; magnus (mag-is), pugnus (pungo), dignus
(dee-et, 13.86), signum (seco), tignum (tego), spina, (spi-ca),
penna (peto nel senso antico di 'volare '), hab-su: (habeo);
regnum ciinus possono anche esser formati con -0- da temi in
-no, cfr. SCI'. 1'&jan- raj1- 're',' germ. *hasan- 'lepre' (cio
'il bianco, grigio '). Un ampliamento -sno-l-ii- partito da temi
in -es- abbiamo in lUna cena pena (poena) da *louc- *cert- *pend 92, frenum (frendo) , viinus (vac-mls). S e c o Il dar i e:
ahenus da -es-, venenum: Venus *-es-is, egenus: eqes-tae, serenus
(sere-sco' siccor '), sacna (dal "saoes- che nel grado O ha dato
sax-um; o sec. scena 21 ~), forse secondo questi catena ece.; ma
alienus forse da *alies per alias 134, secondo esso terrenus
(lanienus dev'essere dall'etrusco laniena). Inoltre opportunus
(portus), lacuna, tribunus, fortuna (cfr. fortu-itus) da temi in -U-.
187. - Secondo hiberwu = ZE:q).(E)pw6:; (*gheim1'-ino-) ernus hr-wue (*ho-iol'o- 'quest'anno': gt. jer 'anno ') vesper-na
hester-nue (gt. qisira- , di ieri ') noctur-nu (vux:I'Wp) si sono formati hodie-rnus, diu-rnu, dut-urnus (diut-inus), somn-urnae
imiignes(e da questo taciturnus), aeoit-ernus oet- (aevitas
aet-) e di qui semp-iternu aequ-iternue. Ma supernus da superne secondo pro-nus ecc.; il rapporto suprii: supernus ha
servito da modello per infernus externue ecc. da inf1'ii extrii ecc.

T L 188. - Da preposizioni e avverbi, inoltre: pro-nus vici-nus


(da un locativo *vici = OLXOL di vicus; o con -inus 192, come
probabilmente supinus 76 dal sinonimo suppus Y). Infine
bini da *d']!is-noi, terni da *tris-noi (e trini secondo bini), quini
seni ecc.

102

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

L 189. - Il gr. ..a(J.7t't""~p passato attraverso l'etrusco e provvisto v del suffisso -na giunto a Roma come lanterna; agguagliato alle parole con -ernus di cui si detto, esso ha dato
lucerna, indi taberna (dissimil. per *trab- di trabs), nassiterna,
oisterna, caverna, lacerna. Di origine forse alloglotta sono i
nomi propri Aternum Cliternum Tifernum Salernum Avernus
(o questo secondo infernus da au- = scr. dva 'gi da' in aufero ecc. '), i comuni labumum viburnum. Gutturn-ium 'grondaia'
da guttur con influsso semantico di gutta.
L 190. - Accanto a -no- sta -ino- che pu essere in parte da
*-ino-, in parte da *-eno- o anche da *-ttO-: cfr. pag'ina (pango),
sarcina, angina (ango), i secondari fiscina (fscus), fascina (od
Mina '), fuscina (secondo i precedenti: cfr. fus-tis), scobina, luscinus (luscus), lividintts, e da nomi di piante funginus, faginus,
ornus (*osino- = slavo jaseni), fraxinus (-a-' scr. bhurjas
, betulla ' *bhr~g-). Di origine non ie. sembrano acinus pampinus
(cfr. &(J.7tE:..oc;); patina da 7ta"rlXV1), dominus con -0- da un
tema *domen-, biicina composto con -can- di cano 162.

T 191. - Aggettivi secondari in -no- formanti nomi di popolo


sono Lati-nus Sabinus Veliternus Romanus Africanus: qui in
parte l'origine deve essere anche anaria, etruscoide, e ci specialmente per -anus che si raffronta agli .etnc greci .in -1)VOC;
-Civo:; come 'AV"rLOX1)VO:;. -anus quindi uscito dal dominio
degli etnici formando anzitutto urbiinus vicanus, quindi humanus
(per il cui u ofr. 18), tertianus 'della III legione o coorte "
viritanus (virit-im), publicanus, iecunanum ' victimarium ' (iecur
iecin- ), dubiinum ' dubium ' e nei cognomina: Aemilianus secondo
Africanus eec.; dal tipo tertianus si formano Caesariani, Vite lliani ecc., e soprattutto con nomi in -on- Milonianus Neronianus: su questo modello i tardi soteric-ianus (Tert. < Cl"("r1JpLXOC;), indi castr-icianus urbiin-icianus.
L'etnico in -timoanche osco: N li v l a n li s 'NoHini ';
il nom. sg. doveva suonare -ans pronunziato a Roma -as ( 50;
cfr. Luca(s) bOs ' elefante' da Lucanus). L'opposizione di queste
forme d'origine osca con nominativo -n ma genitivo -tim-ei

PARTE II. -

MORFOLOGIA

103

ha fatto s che gli etnici q'origine greca ma giunti a Roma attraverso mediazione osca, come *N eiipolitiis NEii7toh'YJe; -Tii<;, siano
stati analogamente declinati; onde il tipo N eiipolitiinus, da cui
-itiinus si poi distaccato dando origine al nostro -itano. Di
origine ignota tabiinus.
T L 192. - Di data ie. l'ampliamento -i-no- (da -io, -ei-),
cfr. farina gt. barizeins 'di orzo' (far), riipina lit. ropien,
suinus gt. swein 'porco', haedinus gt. gaiteins; forse vicinus
come lit. kaim-flnas 'paesano' (ma cfr. 188)~ Quindi aquilinus femininus anguinus genuinus omnino libertinus; sostantivi pulvinus (Iettone spilva ' erba palustre " spilvens ' cuscino '),
salinum; femm. disciplina piscina medicina officina < opificina lapicidinae pistrina (pistor) ecc.; urina: scr. vari' acqua ';
carina 'guscio di noce ': xocpuov (imprestito ~), pruina: scr.
pru~va' brina', crumina da gr. ypufLCX forse attraverso l'etrusco.
Da ineola nel pi antico aspetto *enquelii forse inquilinus, da
popa popina (volgare coquina: coquos), da rues Tuina, da concubium concubina; sagina antico, forse da confrontare coll'armeno y-agim ' sator ' da *en-sagh-. Per consobrinu cfr. 398.
Secondo miitut-inus (cfr. MiitUta) fatto vesper-tinus; paupertinus da *paupertiit-ino-; intestinum (opus 'incassato ')
da intex~um, ma reinterpretato secondo inter stato usato delle
interiora; . secondo esso (o secondo Praeneet-inu ') fatto
clandestinus (da un *clam-de). Agnina vit1llina (caro) corrispondono a lit. jaut-iena ' carne di bue (jautis) , ecc. Per Piiiina ecc.
cfr. 203.
193. - tino. Aggettivi temporali vengono formati da avverbi col suffisso -tino-, di data ie. (*-tt"no-, -tno-): cfr. scr. nutnas
e nutanas 'di ora' da n'ii 'ora', lit. dabartnas id. da dabar.
In latino, criistinus cfr. il sinonimo scr. vastanas, diutinus,
pristinus, serOtinus ecc.

L 194. - ni, nu. Poche formazioni con -ni- si trovano in


latino, ed esse sono assai antiche: amnis (ap- in scr. iip- , acqua'
cfr. 86), collis (: col-umen, cfr. lit. kalnas 'monte '), crinis

104

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

(: cris-ta), finis (*figsni-: figiH), funis (*bhondh-snis rado *bhe'ndhin gt. bindan ' legare' lt. of-fendimentum ' legaccio dell'apex '),
ignis scr. agnis, mns (Y), pnis (*past-ni-, dimin. pastillum) ,
pnis (*pend-sni-), omnie iop-s Y), lnis (l-vis) ecc. Scarsi e
dubbi i casi di -nu-: sinus albanese gji, pi-nus (pi-tuita ' resina'
7th'\)~), manus (o man-u-: aated. mun-t 'mano' Y), cornu (xp-~,
xp-w; o corn-i; scr. ~~n-gam Y).
195. - en, ono Il suffisso ie, -en-/-on- doveva apparire
come -(n) od -o(n) nel nom. sing. (7tO~fL~V cXXfLwv, scr. raja 're "
lt. pecten homo), -en- od -on- nei casi forti (7tO~fLv~ cXxfLov~,
rajanam da -on-), -~- o -n- nei deboli (cXpv-~, raja-bhis rajii-a
strum. plur. e sing., oarn-iei. Ancora in latino questa originaria apofonia si rispecchia nei vari aspetti assunti dal suffisso,
che pu fungere come primario o come secondario:
196. - P r i m a r i o: -en-, msc. pect-en cfr: X't'-d, ordo,
turbo e, con passaggio ai temi in -io, iuvenis (gen. pl. iuvenum)

scr. yuvan-, canis (canum): xuwv; femm. cardo (Y), grando ablg.
gradu, margo gt. marka 'confine'; ntr. pollen (pul-vis gr. 7t~~-7tIX-'Yj),
gluten (gl-ba, con ampliamento -ut- della radice), inguen c1.~V,
sanguen (da *sang u nomino di un tema eteroclitico oser-lson-,
cfr. 202; anche msc. sanguis). In unguentum polenta abbiamo
ampliamenti a mezzo di -to-, normali per temi in -meno; in
argentum = scr. rajatam (-~to-) l'ampliamento di data ie.
Con -en- od -on, grado allungato diffuso dal nominativo: lin
-enie armo leard ' fegato' (antico tema in rjn, cfr. 202); bibo
-onis, incubO, ~igo (LcryO\ da *~'Y-Gxo-), epu16, erro, latro:
~'t"pe:u, piso ecc.; di origine alloglotta caupo (cfr. XIX7t'YjO),
mirmillo, spado < G7tIXWV. Praec ha forse -con- tema radicale
di cano, cfr. ciconio, 169.

L 197. - S e c o n dar i o: homo gt. guma (: humus x&cilvecc.)


e nmo da ne-hem 35 (con o dal nominativo, hemiinem. Enn.),
commilito, tueo, lno (di su lna dal gr. 'YjV~L' ~cXXX~~) e formazioni da aggettivi come Gato (catus), manduco, cfr. gr. ~'t"pcX~wv
,ApLG't'WV e l'aggettivo debole germanico blindan- a lato di

PARTE II. -

MORFOLOGIA

105

blinda- , cieco '. Un -im- femminilizzante in luno: iuvenis (onde


anche iun-i-x); forse -en- ha lo stesso ufficio in virgo -ginis:
cfr. 203.

L 198. - -wn- (in parte -on- da temi in -i-) abbiamo nei


derivati pellio 'ciabattino', essurio, curio 'dimagrato dalle
cure', unio 'perla' e 'cipolla', ternio, qu,aternio, in pugio
(pungo pugil pugnus), e soprattutto in femminili astratti come
adagio excidio 1'ebellio legio communio (-i- + -on-) e nel conglomerato -tion- dei femminili ratio gt. raho (mtus) e nation- ecc.
prolungati da antichi temi in -ti- ( 235 sg.) come in armeno
(-t'iun) e in celtico. Nota superstitio da *-stu-, scr. stuti- 'lode'.
199. - Dai temi in -nc- sono formati femminili in -o -inis,
questo da -nis avanti cui c diventava g ( 86) passato poi al
nominativo: orn vorago -ginis da -gnis; ma il suffisso ha poi
assunto impiego pi esteso, cfr. imago (imitor), lumbago, sartago, cartilago forse da *cartila (indi oss-ilago vitiligo 'lebbra':
vitium) come cunilago similago da cunila simila ecc. - Similmente con -en-, da -ix fatto impetigo: impetix PF., e col -gen
cos sorto, da temi in .i-, fuli-go (scr. dhulis 'polvere '),
lenti-go ecc. onde rob-igo ecc.; da temi in -u- aeru-go (cfr.
aet'uca), vesperu-go ecc.

T 200. - In modo analogo da astratti femminili in -tia( 241; pei suoni 86) sorto -tMo -inis di fi1'mitUdo beatitud6 ecc.;
di qui ed anche da formazioni in -edo -inis, antiche perch
trovano il loro corrispondente in greco (cX.Y"Y)owv ece.), cupped6
(cuppes), frugedo, gravedo, formido (: !LOP!LW; da un aggetto
formidus in formidare), cupido, cfr. cupitum, secondo cui lubido,
oscedo (oscitare); pei nomi d'animali testudo (testU), hirudo
, sanguisuga', 7iirundo e alcedo (rifacimento di cX.XUWV), cfr. la
finale di xe~(~v. Poco chiaro harundo.
T 201. - meno Accanto ai temi in -en- ne stanno fin dal
tempo ie. altri con -men- (-s-men) cfr. seme ablg. sem~ gen,
emen-e, nomen OVO!LOC scr. nama gen. namn-as ablg, ime,
, stamen gr.
u't"f}!Lwv, crimen (*cri-s-: cerno 18), examen (*ag-s-m-), LUmen

106

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

(*leuksm-), columen (cello), specimen, momen (*move-men),tutti


neutri; spesso abbiamo il prolungamento con -to- (cfr. scr. romatam 'fama' aated. hliumunt id. accanto all'avest. sraoma id.), in
tormentum (torqueo), documentum (doceo), argumentum, lamentum
(la-trare, lit. lo-ti 'abbaiare '), fermentum (fer-veo); i plurali fulmenta (fulcio) offerumenta rumenta lamenta vengono usati come
femminili presso antichi autori. Da temi nominali abbiamo bitUmen (da un oscou. *bitu- '), cacumen (sanscr. kalebh e kakudh, cima', fatto secondo acumen di acuo), frumentum (frug-es).
Le forme in -menuom sono pi diffuse nel latino arcaico e volgare (ital, -mento), quelle in -men nella letteratura classica ed
elevata.
Temi maschili (in -mo -mon-ie colla solita diffusione del grado
allungato dal nominativo) sono ser-mii (sero serui series), temo
(*tenks-men-: ant, island, pisl- da *tenks-la), pulmo cfr. 7tEU!J.WV.
T L 202. - erlen, I temi neutri in -en- si alternavano parzialmente in epoca e, con temi in -er- (questi generalmente nel
nom.-acc. sg.): iecur iecinoris (per *iecin-is, secondo il nominativo; ma cfr. iecun-anum 'victimarium '): scr. yakr-t yakn-as
gr. ~mxp ~7tcx't'o (c.ome v6!J.cx-'t'o), femur feminis, iter itineris
(per *itinis); aser ' sangue' e sanguen (sanguis msc.) sono derivazioni di un paradigma analogo al scr. a.r;rg asn-as (ma in
lt. i l _gu stato esteso ai casi obliqui, onde sangu-en) ittito
essar gen. esn-as. Dal nominativo l'r ha soppiantato l'n dei
casi obliqui in uber beris: scr. udhar udhnas cfr. gr. oi'i&cxp
oU&cx't'o.

203. - onofona in alcune parole come coepulonus Pl.,


centurionus PF., cnasonlis ace. pl. PF. 'ago per grattarsi il
capo' sono prolungamenti con -0- di epulo centurio *xv&awv
(o cnason-as la trascrizione dell'ace. pl, greco '), e corona
dal gr. xopwv1); forse queste e simili forme hanno contribuito
al sorgere di patronus matrona co16nus.
Viceversa prolungamenti con -a- degli antichi femminili
in -im col valore di nomi di divinit (cfr. [uno 197) sono
Adeona Pomona Bellona e simili (cfr. Vallonia ecc. 177);

PARTE II. -

MORFOLOGIA

107

secondo essi da Aii:rw si fatto LatOna, da un etrusco rpersu


persona. Parallelamente dal gl'ado O di temi in -tion- (cfr. umbro
natin-e abl., corrispondente a natione in cui il grado allungato
del nomino stato diffuso all'intero paradigma), abbiamo
Potsn-a Statina Libitina (potio statio *libitio), da cui l' -ina di
Liic-ima Rusina Collatina ecc.
T L 204. - mo. L'antico suffisso ie. -mo-I-a- (SCI'. gharmds
gr ..lh:Pfl6 lt. formus; gr. Y-UaL-flo-: xuap6 ecc.) entra in un
certo numero di formazioni latine p l' i m a l' i e come armus
gt. arms (&'P-IXp-(crxw, ars), cul-mu (collis, cello), anirnus &vEflo;
femm. fama (fari), [orma (ferio Y), gemma. (geno), palma 7tiXcXfl"l),
turma (turb-o); ntr. arma (cfr. armus) , pomum; aggettivi firrnus
(SCI'. dluirma 'legge '; i 'rustico', 13 Nota, per e), simus
(: silus) e altri pi oscuri; con -s-m-, squama (: squat-us), glUma
(glUbo), dumus ant, duemwm, rmu (*ret-sm-: PE't"-fl6); e
s e c o n d a l'i e come opimus, sacrima ' mosto offerto a Bacco "
aeruma ' utensili sacri' (aes; dubbio), victima (*victo-: gt. weihan
, consacrare '), matrimus, patrimus.
A volte -mo- pare sorto da -mmo- ( 207), ci specialmente
quando fuori del latino corrisponde una forma con -no-, p. es.
in spuma SCI'. phena-s presumibilmente da *spoimno-I-a-.
T L 205. - Diverso da questo -mo- (-imo-) quello che forma
aggettivi con significato superlativo (esprimente cio il confronto con pi contrapposti): clarimus, purirna, bruma (da
*brevima 23, propriam, 'il giorno pi corto dell'anno '),
min-imus, quotumus, postumus, plurimi (plus; testimoniato
un antico plisima PF., ma Varrone registra plUsima) , summus
(*sup-m-), demum (de; secondo esso eetrmu postrmu supremus), primus (peligno prismu, cfr. prie-cue 391). Accanto ad
-imo-, -t-imo- allato a -t-erior in ci-timus extimus 'intimus ultirnus
dextimus sinistimus (F.), optimus di ops; col significato di 'il
pi vicino " concreto o astratto, fini-timus maritimus legitimus.
Cfr. SCI'. apa-mds 'il pi lontano' (dpa = !X7to), dn-tamas =
intirnus ecc.

108

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T L 206. - In latino, oscoumbro e nelle lingue celtiche al suffisso -imo- vien preposto un -s- originario forse dall's del
comparativo (plurimo- da, plus + -imo-, maximus da *mag[i]simo-), in proximus: prope (dissimilazione di *prop-s-), mediox-imus (medioc-ris), 6xime (ocior), pessimus (: peiior da *ped-i:os-):
cfr. osco n e s s i m a s 'proximae' ant, irland, nessam 'proximus' di *nedh- 'legare', gallico O;Lcr&{-L'YJ n. di citt, propriam, ' la pi alta '. Da comparativi in -is (tipo magis, grado O
di -ioe-, cfr. 53.255) pi -simo- si fatto il normale suffisso
-issimo- di carissimus ecc.: ma nigerrimus iicerrimue facillimus
sono da *nigro- *acri- *facli-simo 39; ueterrimus formazione
recente (posteriore al rotacismo di -s-) dai casi obliqui (veter-is ecc.) di vetus. Da *vicent- *trigent- o loro precursori,
infine, si ha vice(n)simus trigesimus ecc., 85.
T L 207. - mino, mno. Del suffisso ie. -meno-l-n- alternantesi con -mno-l-a-, usato precipuamente per la formazione di
participi medi (gr. u6[le:vo, scr. pacamanas '7te:crcr6{-Le:vo' ecc.),
esistono in latino alcuni avanzi: anzitutto nella II plur. indicativo del passivo e deponente, ove legimini (cio estis) uguale
a e:y6{-Le:VOL, sequimini ad 7t6{-Le:VOL ecc.; indi in [emina 'colei
che allatta' (: fe-lare), tormina 'colica' (: torque; ovvero antico nom. pl. ntr. di tormen in tormentum '), lam(i)na (da *la[u]o *ly:a-, cfr. scr. lu-na-ti 'taglia '); alumnus (alO), calumnia
(calvor 'inganno, contesto '), aerumna (aeruscare ' mendicare ');
Vertumnus (deformazione dell'etrusco Voltumna'), Pilumnus
(: pilum '), Picumnue (: pica') sono oscuri; columna pu essere
primario (colo nell'antico significato di 'girare ') o secondario
(columen + -a-).
T 208. - ro, Il suffisso ie. -ro-l-a- rimane in latino formando
sostantivi e aggettivi, sia primari che secondari. PRIMARI.
So s t a n t i v i: taurus "t'OI:UPO, vir scr. viras lit. vyras e con Jt
ant. irland. [er, labrum (: labia), scalprum, ager cXyp6, murus
tmoi-ros: moe-nia), lorum (*y:lo-: e:u'YJpOI: OI:u'YJpOI: 'redini '), st1tp"um
(stupor), fulcrum (fulcio), fibra (*guhis-ra: lilum 217); a g g e t-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

109

t i v i: piger, glaber (lit. glod-s 'liscio', quindi da *ghladhro-),


macer ILIXXp6, integer (tango l'ad. tag-), ruber pu&p6, clarus
(cla-mo), gnarus (*gt"~-: gno-sco), ecc. SECONDARI: cerebrum (da
*ceras-ro-: XplX), membrum (gt. mimz SCI'. marl}sam 'carne',
quindi *memsro-), tenebrae (con dissimilazione delle labiali per
*tem- SCI'. tamis-ret 'notte oscura ': tdmas- 'oscurit', ancora
nell'avverbio temere 420).
209. - Abbiamo -ero- in lacer -eri (: lancino con infisso
nasale, 436), gener (cfr. gr. YIXIL~p6 con IL forse secondo YIXILw ~),
gibber lettone gibbis, puer volgo pover (7tif-L), Iiber EU&EpO
(propr. 'appartenente al popolo', cfr. slavo ljudlf,je 'gente'
ted. Leute id.), hedera (: prae-hendo, praeda < -heda), miser
(: maestus); ma tener pare metatesi di sabino tereno- 'molle'
onde terentinae wucee Macrob, Sat. II 14 (tero), socer (secondo
gened) da *s,!!:ekuro- xup6 SCI'. vduras, uterus da *udr-o 102 (: u~wp ecc., cfr. anche 102 per venter), numerus da
-aso- (cfr. o. Niumsieis = Numerii) e umerus da -eso- (cfr. SCI'.
a"!,,sas ' spalla' ecc.), per asper cfr. 158; prosper contiene uno
*sparo- corresponsione di SCI'. sphiras ablg, spor'u 'ricco, abbondante', vipera da *vivi-para (pario); infine levir (lae-)
per *laever da *daiver ( 108) = gr. ~a~p SCI'. devar- lit. dievers (come pater ecc. 250).

T 210. - Da alcuni nomi in -tu- (-su-) si tratto un derivato


femminile con -ra-, formando -tUra- (-sura-): cultura cursiira
statura pictura, secondo questi "natura ecc. da temi in -to-; il
rapporto oultor: cultura, cursor: cursura ecc. ha determinato
indi l'uso di -tUra- per formare astratti a nomi in -tor-: praetiira
censura litteratura gladiatura. Cfr. anche figura (fingo, figtllus)
con un -iira l'icavato dal confronto di status con statUra ecc.
Similmente prolungato da un tema in -tuo, quello stesso che
d il supino ( 239), dev'esser -tro- dei participi futuri attivi,
datUrus ecc. Nota anche maturus (: MatU-ta).
211. - Alcune altre formazioni con -ro-: galeru8 m. (galea),
amarus aviirus, satur (: satis) e, prolungato di -iii-, luxuria;

110

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

ma pro-crus sin-cru (sin- 'uno' di simple ecc.) contengono


un *cer-o- corradcale di cresco ecc. Per sevirus cfr. 256.
L 212. - tero, Come (gi in epoca ie.) da super si fatto
superus ( 159), onde inferus secondo il rapporto summus: infimus
106, cos da inter un *intero- onde intra inter-ior e secondo questo exterior extra, citerior citra ecc. sorto cos un suffisso -teroche in lt. serve solo a indicare opposizioni relative, in greco
(~-'t"epo) e in scr. (ama-taras = 6.lfL6-'t"s:po) funge da suffisso
di comparativo. Esso entra in uter alter, nster vester, dextet
ae:m:p6 sinister, magister secondo cui min-ister, matertera
porcetra (cfr. scr. aoauno ' mulo' da doa-s ' cavallo ').
L 213. - Lo stesso suffisso, sincopato in -tro-, pare rientri
nel complesso -astro- di jiliaster, pairaster (cfr. matertera) ,
parasitaster, surdaster, oleasier, A ntoniaster, apiastrum, pullastra ecc., coi diminutivi peditastellus 'pedone', gravastellus
, vecchiotto ' propriam, 'grigio' (aated. grao ' grigio 'i o bisogner leggere col ms. A di Pl. Epid. 620 ravistellus, riioa- di
ravus Y). L'origine dell'-as- oscura: che contenga l's di magister ecc. Y A queste forme si riattaccano probabilmente quelle
con -tri- di semestris semenstris (da sex- e da semimens-),
equester palUster (-str- da -ttr- 85) i *nemes-tri- (nemus) in
N emestrimue 'dio dei boschi', secondo cui campester silvester
terrester e rrestri (di rus: Apuleio); da *agrestris dev'essere
dssmilato agrestis.

214. - ri, L'alternanza ora vista fra -tro- e -tri- rientra


nel quadro di quella fra -ro- e -ri- i quest'ultimo suffisso appare
in parole come ocris 'mons confragosus' (onde medi-ocris)
ClXpt , punta' scr. aris ' angolo, spigolo', puter (putere), imber
(antico tema in -0-, cfr. liepp6 scr. abhrtim. 'nuvola '), junebris
jenebris muliebris alebris da -es-ri- (funus, jenus, mulier da -es-,
*alos-), iicer lixp6, alacer (lix-E), secondo questi oolucer (volare)
che ha dato forse -eri- ad anser ie. *ghans- X~v X'Y)v6; < *xocvcr6.
Septem novem decem + -ri- han dato *septebris ecc. secondo
cui oct-bri-i l'analogia di ocui- ha fatto reintrodurre per intiero

PARTE II. -

MORFOLOGIA

111

il cardinale negli altri nomi, dando september nooember december


(piuttosto che da *septe-mems-,'i- >septe[me]mbri-: mensjs). Vome,'
tema in -is-, cfr. 254; carcer (accanto a cancri 'cancello' dissimilato da *carcro-) piuttosto con -i- da *kar- raddoppiato.

T 215. -

TU abbiamo in tonitrus, propriamente contaminazione di *tonitus scr. tanyatus con un *tonitro- persiano tundo
inglese thunder ecc.

216. - Paralleli ai suffissi contenenti r sono quelli con l,


i quali a volte non se ne distinguono nettamente per la facilit
con cui le due liquide vengono scambiate, specie in seguito a
dissimilazione: cos le formazioni labrum scalprum fulcrum da
noi segnate fra quelle con -ro- potrebbero avere in origine -10-,
con una dissimilazione analoga a quella che normale ( 49)
pel suffisso -li-o Abbiamo dunque:

T 217. - lo I-a- in pilus, stilus (: sti-mulus?), caelum (: caesius?), exemplum (eximo),' grallae 'trampoli' (grad-ior) , sella
(sed-eo), paulus (pau-cus), siiu (,qi-mus), amplUJJ (am- 'abbrac
care ' in ansa); con -slo-, palus (*pagsl- di pango, cfr. paxillus),
qu/ilu (dirnin. quasillus da -ss-: ablg. kos1, , cesto' da *quasio-),
ala (axilla) aated. ahsola; prelum (premo), filum ( *g"his- lit. gysla
, vena' e cfr. 208), mii1a (maxilla), aul(l)a (auxilla), scnlae
(seando), tel~tm (tendo); rnulus, come gr. !Lu:x.M:;, da un *mukslo-,
parola di origine anaria. Spesso fra radice e suffisso appare un -uche in parte pu essere vocale di anaptssi, in parte sviluppo
dell'<e-, -a- di -do-, -olo-: diseipulus (diseipio), figulus (fingo),
famulus (frigio ~e:fle:kv 'schiavo' SLS 142 ss.), catulus (e secondo
questo vetulus di vetus), aemulus (: imitor), arculus 'che tiene
lungi' (areea), patulus (p ateo; cfr. 7t't"otov), bibulus; copula (coapula: ap-iscor), pergula, radula 'pialla', aeseei, u )la; amiculum
(am-icio), vinculum, di-lUculum; secondari, angulus (ancus), caeruius (caelum); ergastulurn rifatto secondo questi esempi per
pyoto"'t"~pLOV. Su -(u)lo- nei diminutivi cfr. 258.
Con -ilo-: aquilus aquila ('), sterilu e -lis (o"'t"p~rpo:;), mutilus
(muticus), nubilus; per sibilu cfr. 88; pumilus, pi antico

112

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Pumilio, da nUYfllXLCV confuso con 1tuYfllXi:o. Da temi in --:


suade-la, candela (raddoppiato cicindela), adsidelus, luela (lues);
secondo questi, da altri temi verbali e nominali, fugela, querela,
custodela, corruptla, tutela, cautela, clientela; forme quali querella ecc. son dovute a confusione col suffisso diminutivo del
260. Nella categoria dei primari con -lo-j-a- rientra ficedula
(ficoedo) che ha dato il modello per i nomi di animali
acrdula nited111a, e querquedula adattamento popolare di XEPXL&IXL; monrula, forse da *monelula (: monile, per via del
distacco di colore nel collo, quasi una collana), poi monedula,
adattato ai precedenti anche come iperurbanismo rispetto al.
mutamento volgare di d in r ( 108).

T L 218. -liforma, oltre i so s t an t i vi pugil (pungo, pugnus),


mugil (mungo) e vigil (anche aggettivo, cfr. vigeo) e un antico
sostantivo *fuli- (: fft-mus) in fuligo 199, con -sli- toliJa (: tonsillae), ancile (: caedo), a g g e t t i v i vari: p r i m a r i, agilis,
docilis, bibilis (cfr. bibulus), facilis, fragilis, utilis, habilis, nubiiis (o i. due ultimi da habi[b~llis, nubi[bi]lis') e con -sli- incilis
(caedo), da radici numerali o pronominali sim-ilis (sem- 387;
secondo esso parilis di par), talis, qualis (cfr. "I)L-XO, 1t1)L-XO);
s e c n dar i, da temi verbali in -ti- (di sul rapporto di
animalis da anima con animare), auguralis (secondo cui fatalis,
cfr. augurium: fatum), manalis, ovalis ' corona di mirto insegna
dell'ovatio', ratiocinalis; da temi nominali, b1'uma-lis secondo cui
hiem-alis autumnalis nivalis glacialis annalis temporalis septentriOn-alis (onde meridi-onalis); curia-lis secondo cui reg-alis
greg-alis j vita-lis secondo cui mort-tilis (e mortualia) ecc.; e, con
-ri- dissimilato ( 49), vapularis singularis militaris ecc.; da temi
in -e-, fide-lis (secondo cui crud-elis: crudus), contumel-ia (tumeo
con influsso di contemno) , fameli-cus, quindi patru-elis carduelis
(carduus) onde alb-uelis (ma fidelia da *fides-li- con *fides- =
1tL&O l'ad. *bhidh-); in -io, vi-lis (: vieo, in origine probabilmente
, giunco' o simili, cosa di poco pregio), genti-lis (onde sero-ilis
virilis ecc.), aedilis, hostilis, orbile, monile (SCI'. ma1!'is ' collana 'j
cfr. monedula 217), ovile (onde boo-ile sennle equile joenilia

PARTE II. - MORFOLOGIA

113

caprilis su-ooe-taurilia, di qui cubile sedile da c1lbo ,edeo) ecc.;


in -u-, C1tr(r)ii-lis (secondo il cui rapporto con cU'f'ro, da edo
fatto ediilis), tribiilis. Secondari con -ili- sono herb-ilis par-ilis
supellectilis (: lectus 'letto'; accanto ad esso, direttamente dalla
radice, il nominativo supellex), da participi passati passivi altilis
fictilis plectilis pensilis fissiUs reptilis, da toUitim 'al trotto'
toliitilis 'trottatore '; di qui stato ricavato -tili- in saxatilis
umbratilis. Per -bili- cfr. 230.

T 219. - co,_ quo. I suffissi -co-/-a- e -quo-/-a- continuano


quelli il'. -ko- -ko- e rispettivamente -q'no-: la loro trattazione
promiscua consigliata dal fatto che sovente essi si confondono sia fuori ~el latino (p. es. in scr. -ko- e -qvo- dnno -ka-,
in gl'. -ko- e -ko- dnno -"-.2-), sia nel latino stesso, dove non
solo -co- continua -ko- e -ko-, ma anche -quo- passava a -coper il 32, e soltanto in parte -qu- si riestendeva _all'intero
paradigma dai casi in cui ad esso seguiva altro suono che -o-i
talora stabilendosi due paradigmi, uno in -co- l'altro in -quo-.
p l' i m a l' i: cas-cus (cfr. canus da *cas-no-, peligno casnar
, vecchio 'l, par-cus (o parc-o- 'l, pau-cus (pau-llus), tesqua
ntr. 'plur. (e tesca, -cum; da *t~es-: scr. tucohas 'vuoto' da
*tus-ko-), spica (: spina), esca (*ed-s-) secondo cui po-sca.
S e c o n d a l'i: pris-cue (: primus 205), iuoen-cu scr. yuva-ds
(-a- da -tL-), siccus (*siti-cos),-raucus (: ram's), ctoi-cus, classi-cus,
pani-cu1n, noverca (*nover- da nova secondo socer poter mater
frater); gli etnici Vols-ci, Tnuci (umbro tu l' S - k 0-: Tupcr-'Y)v6),
A urunci (A{jcrov-e:c;); reciprocus da "reco-proco- formazioni di re
e pro, forse ipostasi di re-que pro-que 'e indietro e avanti 'i
hiulcus (hio) petulous da temi, poi scomparsi, in -lo- come querulus. Viscum da *vixo- cfr. gr. t1;6c;; m1tSCa da *muxa o da
*mox(i)ca, cfr. scr. mdk~ika. Cfr. 117.
Verbae-cum col oerbas-l-ee- di verbera, contenuto anche in
verbena (lit. virbas 'verga' ecc.), ha forse provocato lo -scodi lenuecu (: lentus') hibiscum mariscue scutriscmn (: scutm
Cato; o qui abbiamo il suffisso diminutivo greco -iexo- 'l; ma
in parte almeno questo -sco- dev'essere di origine anaria (<< li8 -

v. PISANI.

Grammatica la/ilio statico e comparativa.

114

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

gure ), cos come l'-usca- in nomi di variet di viti, asinusca


cerousca atrusca labrusca (questo: *labar, *lapar nome iberico
del coniglio Y) e in mollusco (nux).
220. -ico-j-a- (da -iko-, forse anche -eko-, -oko-) si trova
in medicue comica e nei secondari vitr-icus (da un *vi-tero'pi lontano. '), bellicus, modicus, manica, pedica, flaminica,
Gallicus, antico poplicus (populus) che d il modello per piiblicus (pubes); iinicu gt~ ainaha ablg. inoku 'monaco '. Accanto a rus abbiamo re-ti-cus, forse da un sostantivo *rus[~ti}ti (da *-sta-ti-) 'lo stare in campagna', o 'che sta in c. ';
secondo esso (in parte anche secondo campester aqrestis 213),
dome-sticus; -ticus, astratto da venat-icus lymphat-icus, anche
in umora-ticu viaticus, indi fan-aticus eec.; ma dal greco vengono freneticus < rppe:vi:,t'Lx6, poeticus, exctiou *~<.tl-. Per patricius ecc. cfr. 178.183.
L

221. - k. Parzialmente queste forme in -co- possono essere


ampliate da pi antiche in -k- (-q"-): in un caso il lt. conserva
l'antica forma, nel nominativo sene (accanto ai derivati seneca,
senicus) di contro al scr. sanakas. Come senex, ma declinati per
intero, sono formati podex (: pdere, da *pozd-: pezd-), vertex,
ape (apio, detto della parte superiore d'un berretto a punta),
rupex (rumpo), secondari hirpex (sabino hirpus 'lupo'), dentex,
imbrex, rumex (dssimlato da *rucm-: runco) , piimeo: (: spuma),
[ame (: &WfLLY~ Y), lote ()\iX't"iX~), coli (XUL~) ed altri termini
men chiari. Cfr. Ernout, Philologica (1947), p. 140 segg.

T L 222. - Dopo vocale lunga troviamo la stessa alternanza


di -ko- (-quo-) e -k- (-q"-): con a, oorii- (vorare) ecc., onde aud-ax,
eap-n, rapax, siigax (: sagio), tena, contumax (: contem-no) ece.;
secondario lingua-x, onde mend-n (mendum) , mer-nai, fornax
e merncu, opiious, lingulaca, verbenaca, cloaca (cluere antiqui
purgare dicebant Plin. XV 119) ecc.; - con e, vero (per l'e,
Iuv. X 50: fiXp-~V Y), allec (da cXux6v Y); - con i, i femminili come
datr+x e iun+x ( 268), inoltre appendix, matrix, radix, cornix7
felix (: feza~e), perni (perna: 'che ha buone gambe'), e vesica

PARTE H. -

MORFOLOGIA

115

(*~ensi-:

scr. va,c?ti-s 'vescica urinaria '), mendicus (mendum), pudicus, 1tmbiliclts (: flcpocM), formica (scr. oaimika ' formicaio '),
lectica, lorica, landica (: hv&ocvC100),rubrica, urtic (urit-: uro'),
opri-cue (: apri-lis'), anticus, posticus (questi due anche -quos),
amicus (am- 'attorno', quindi' che sta attorno '); - con -ii,
oerr-ca (lit. virs-s ' cima '), oarrca (da carrus, forse sostituzione di un *cutruca da currus -us) e poi cad-iicus albucus
lactca ecc. Non escluso che sulle fortune di queste forma-

zioni abbiano influito analoghe formazioni mediterranee.


223. - Alcune di queste formazioni con -quo-, -k- preceduti da vocale lunga sono in origine composizioni col grado O
o normale di *oqU- 'aspetto': tali specialmente quelle in -ocdi iero (fera
*oqu_) 'avente aspetto di fiera', solo '~pLOV
1tOCXU' (solum, cfr. solidus), ve16x (vela), atrox 'sanguinolento'
(a.'l[c]t-ox di aser 'sangue' 88), rispondenti a gr. KuxC~,
oc!&o'~ ecc.

224. - Un suffisso *-enquo-f-rfquo- (scr. apii/iic- 'aversus'


di apa = cX7t<), pratyaiic- 'adversus ' di ptati = 7tpO, gr. 1to8-omo
cXo8-oc7to) si trova in propinquus longinquus e nel derivato
p'rovincia 'sfera di competenza del magistrato' (da un *pro'Venquos di provo- , ius ' = slavo pravo).

T L 225. - t. Un suffisso -t-, designante spesso l'agente, abbiamo in anti-stes -sti-t-is euperstee (sto), hebes (hebeo), trame
(*trans-m-t- : meo), teres (tero), teges, gurges (gurg-ulio, [g]vor-are),
stipes, tudee (tundo), ind-iges (ago), sacerdos (*sacro-dhO-t- 96),
forse custos ( 118), loeu-pe-t- man-sue-t- (nomin, -es), merqee
(cXflpyC), seges (*seghO gr. ~XC), ari-es cfr. ~r)L-cpo; composti con
-i-t- di ei- 'andare', comes comitis pedes ( 338) secondo cui
anzitutto equee miles (propriam. ' soldato', con *milo- da *mido 108: fl~(j&6 scr, mi!lhdm 'mercede '), arquites 'sagittarii',
satelles (* ksatrolo-: scr. k~atriyas 'guerriero' '), indi ales caeles
rtime palmes, -i-t anche in paries da *peri-it- 'che va attorno',
'che circonda' 43; con -m- fomes (cfr. fomentum); di origine
ignota o incerta limes (: limus ') poples (: pulpa' cfr. it. poi-

116

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

pacc-io) tarmes termes. Abies contiene la radice di c1.~L-'J IXnJV


e il suffisso -a,t- di M't""I); Cocles Coclitis dissimilato per *coclex
cocleees: Kuxt\jJ (*quequlo-oqu- ' che ha una ruota come occhio 'l.

T 226. - M,, tr, L'elemento + rientra nei nomina agentis


ie. in -ter-j-tor-, nom. sg. -tr -tor (gr. oo"t'1]p OW1"tp; cfr. anti-sti-te sta-tor-), di cui il latino ha esteso a tutto il paradgma la
forma allungata del nominativo. -tal' (> -tor 135); ma il femminile in -tr-iai ci serba il grado O (scr, datr-t ece.), cos pure i
derivati mole-tr-ina pist'rinum (molitor pistor). La forma della
radice analoga a quella del ppp. e del supino ( 231) e cos
pure secondo questi si regola la sostituzione di -tor- con -sor-:
dator (ma SCI'. datti; in origine il vocalismo della radice era il
normale), genitor SCI'. janitti gr. ye:ve:'t""~p, perculsor, Secondo
rapporti come quello di pugnator (pugnare) con pugna e simili,
-tor- diventato anche denominale: tiletitor, clavator, holitor,
iiinitor, portitor 'doganiere' ecc. Ciciitrix forse forma raddoppiata con grado allungato da *kii[u] ( 62) della radice di
xo:(t xo:uao:. Sul derivato -tor-io- cfr. 175 (1).
L 227. - tro cio bro bio. Dal suffisso -ter- stato tratto,
gi in epoca ie., un -tro- indicante soprattutto lo strumento;
grazie alla esistenza di un -tel- accanto a -ter- (slavo doteli =
oo"t'1]p ecc.), analoga a quella di -lo- accanto a -ro- ( 216), con
tro- 'si alternava -tlo- (cfr. gr. &pO-1"PO-V ma c1.V-1"o da *sam-:
sen-tina); infine, probabilmente in origine dall'unione di questo
suffisso con radici terminanti in media aspirata secondo 118,
stanno accanto a -tro- -tlo- dei suffissi -dhro- -dhlo-, con ugual
valore. Da questi suffissi sono sorti in latino -tro-; -c(u )lo( 88.41; ma ancora pilum da *pinsilom, diminutivo pistillum)
e, per dissimilazione con l nel resto della parola, -cro-; -bro-;
-b(u )lo- (ed -ii-). Abbiamo cos:
(l) -t-er appare in origine formato coll' .er.(o). di 209. come il derivtone tTO, tlo ( 227) ha funzioni simili a ro, Zo ( 208.217), p. es. in
aratrum [ulc-ruan. ecc.

PARTE II. -

lIfORFOLOGIA

117

228. - a) arii-trum; rostrum (rodo), culter (dissimilato da


cor- di cor-ium xdpw), riister (1'ado) , cast1'!!:m (in origine' luogo

trincerato " cfr. il dimin, castetium, da *kas- 'tagliare', cfr. il


derivato castrare e SCI'. ae-trtim. ' strumento da taglio '), p16strum
(: gallico plox-enum ' carro' ?), mulctra, fulgetrum 'lampo', soutra
(: crxeuo)j con -s-tro-, lustrum (luceo), monstrum (moneo), fenestra
(e antico fe[n]stra) assimilato da *fanestra (: cpottvW, cpotve-p6), e i denominali capistrum colamistrum. rapistrum canistrum (canna) j dal
greco provengono sistrum e ostrum, questo da ocr't'peov preso anche
come ostreum, Da un *la-tm- (ablg. la-jl! 'latro') derivato latrare.
T L 229. - b) pocZom > piiculwm. SCI'. patram, piaculum, cubiculum, oramllum, adminiculum (: c-mineo), terriculum (terreo),
subucula 'camicia' (: ind-uo). mareulus (da *ma1ilo-, diminutivo martellus onde rifatto martulus; *martlo- dissimilato da
*multlo- cfr. malleus, marcus retroformazione da marculus),
saeculum (gallese hoedl 'durata della vita '), e ambula-crwm
volUcra 'convolvolo '; molucrum dal gr. fLUotxpov con assimilazione di a all'u precedente, ma rifatto secondo 'molo.
c) cribrum. (cer-no cri-menj l'arl, criathar ha -tro-), flabrum,
dc-lUbrum ' santuario purificatorio' pollubrum 'catinella' (dc-,
por-luo da -lavo -ere), lavabrum, ventilabrum (secondo cui il
denominale candclabrum)j Mulciber e Mulcifer (con -f- oscoumbro), forse faber armo darb-in id. ablg. dobru 'abile' (*dhadi fa-c-io)j aggettivale questo suffisso in crber (Cl'C-SCO) e in
calabra (curia: calare). Derivati sono lUdibrium e manubrium.
Illecebra, salebra (salio), scatebra, terebra, vertebra, palpebra
(e palpetra; da un *palp- con raddoppiamento rotto 272:
1t!Xecr&otL 'trasalire', cfr. palpitare) parrebbero dovuti, per
l'-e-, a influsso di tenebra (da *temes-ra 208).
d) conciliabulum, exorabul1lm. sta-buium (pro-stibulum, naustibulum) , pabulum (pasco), patibulum, tribulum (tero tri-vi),
fibula (figo), fabula (fari).

L 230. - bili. Come accanto ai sostantivi in -1'0- -lo- gli


aggettivi in -ri- -li-, cos accanto ai sostantivi in -bulo- abbiamo

118

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.

aggettivi in -bili- (da -bli-): sta-bilis exoriibilis amiibilis flebilis


mobilis ( 33); con dissimilazione dell'l, aneliibris (aneliire),
alebria ' bene alentia '; -i-bili- si aggiunto a ppp. in flexibilis
plausibilis ecc. (cfr. fetilis pensilis ecc. 218); secondari sono
aerumniibilis exitiiibilis (: exitiiilis) e altri pochi.
T L 231. - io. Fin da epoca ie., -to- forma aggettivi verbali
e alcuni sostantivi ('t"ot-:6 scr. tatds lt. tentus) e aggettivi denominali (lit. barzd6tas ablg. bradatu lt. barbatus).

r.

a) P a r t i c i P i

P a s s a t i P a s s i v i, che nelle formazioni primarie antiche sono dalla radice in grado 0, ma spesso
hanno subito influssi, specie dal tema del presente, che attraversano questa norma: in-elutus xu't"6 rutds 'auditus, inclitus', diitus, ad-itus, liius, situs (e po-situs), dictus, ductus,
iietus ( 25), striitus 0"'t"pw-'t"6, niitus eogniitus scr. jiitds e gen-i-tus
(secondo genitor), vomitus scr. viintds (*~,!,,9-), satus ratus con 9:
se- re- 70, similmente eo-gnitus (ma no-tus) statu8 (stiirG); da
causativi in -eo, monitus da *mone- o *moni- ecc., secondo questi
alitus (ma antico altus, specializzatosi come aggettivo), taeitus,
ma, in doctus tostus da *torsitos (torreo da *torseio) la vo'<ie caduta per sincope come quella di eectus da *seeiitos
(seeui da *seea-uai), iiitus da *io'J&.ii-, lautus lOtus 22 da *lo'J&.ii-,
eautus da *ea~e-; fotus motus votus sono da *fo'Y;e- ecc. 33;
oblitus da -ivi- 34; da basi verbali in vocale lunga ( 434 sgg.),
auditus amiitus ecc. Per l'ii di iiinetus piinctu (con n dal pres.:
scr. yuktds, pf. pupug-i) cfr. 24; per pietus {ictus strictu cfr. 25
Nota; [ultu ultus sartus tortus sono da -lct- -rci- 89; per em-p-tus
sumptus cfr. 87.
Le radici in dentale formano -sso- da -tto- 85 (e cfr. 118):
morsus, sptmsus, piinsus e passus, pneu, versus, claueu ecc.,
iussu 104; secondo il rapporto elausi: elausus abbiamo fixus:
fixi ecc., mulsus: mulsi, mersus: mersi, pressus: pressi; secondo
pereulsus (-kld-to-) di pereello (-el-do) sono fatti pulsus a pello,
[alsu a fallo, indi eursus a eurro e vorsus a vorro, verro; secondo
pensus si avuto mensus (metior) per l'affinit semantiea, su

PARTE II. -

MORFOLOGIA

119

ambedue stato fatto eensus; il sostantivo eiisus -us ha provocato lapsus -us e questo il ppp. lapsus; per nixus, nisus cfr. 495.
Si notino inoltre: looiitu eeotu secondo argutus solUtus volUtus di arguo solvo volvo (questo con antico u, cfr. scr. varu-tdr, protettore', propriam. 'che avvolge', vdrutham 'difesa'
cfr. anche 452); gavisus di *gavideo (> gaudeo) secondo visus
( 25) di video; mixtus dal preso *mik-skeio (> m'iseeo) secondo
piistus: *piis-seo e per evitare l'omofonia con micius (ma gr.
(J.LXTO). Per mortuus cfr. 164.
Valore di aggettivo hanno assunto aUus, aptus, attentus,
eautus ecc.
232. - b) So s t a n t i v i: eubitus ~o dal gr. XU~LTOV?),
digitus (*deig- 'indicare' accanto a *deik- di dico ecc., come
in gt. taik-n-s 'segno '), hortus XOpTO (e bar-a 'stalla' scr.
hdr-ati 'prende '), lectus (x-TPOV X-o gt.. ligan 'giacere '),
paliitum (?), multa (mulco?), nupta, porta (7te:p-cXC, 7tOp-o), antae
scr. ittiis 'cornice della porta' (~iJ-).

T L 233. - II. D e n o m i n a l i: (ne)fiis-tus, is-tus, angustus


(angor), arbustus (arbos), [mestu (funus), tempestus, modestus
(*modos- onde moder-o) secondo cui moleetu (: moles 28),
ubertus; barba-tu ansiitus hastiitus ecc., quindi (u'gent-iitus cincinn-iitus alb-iitus priv-iitus cord-iitus; auri-tus pelli-tus mari-tus
(da un *mari- , sposa'), indi mell-itus av-itus; astU-tus corn-tus
trib-tu belU-tus (bellua) Niitu-ta al-ta (alu-men) 'cuoio ammorbidito coll'allume '; aegrotus isolato; planta 'pianta del piede'
parrebbe da pliinus; senec-ta iuven-ta carectum {ilic-tum frutec-tum
onde dum-ectum ecc., hum-eetus; --to- in combrtum ficetum oletum
(olea) asprta fimetum sabuletum sepulcretum cocetum 'pasticcino di miele e semi di papavero '; tuccetum ' carne in conserva'
(tucca ' salsa ') parola gallica. In ordinali e superlativi appare
-to-: quantus tantus quartus, *q'}totito- in cotti-die da *quotitei
die (locativo), iuxtii da un ablativo *iugis-tiid (!LYLa-To), ecc.
234. - ruentus, piuttosto che da un tema in n prolungato
di -to-, da *cru-vent- = avest. xr(u)vant- (cfr. 243); secondo

120

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

esso, da violo fatto violentus che, sentito come derivazione di


vis, ha dato origine a un suffisso -olento- in vinolentus (forse
sostituito a *vinovent- = gr. Otvozv't"-?), esculentus, tem~llentus
(temetum), macilentus (macies), truculentus (trux), gracil[ol]entus
Enn., an-cunulentae 'feminae menstruo tempore' (in-quinare).
T 235. - ti, tiim: Il suffisso -ti- forma sin da epoca ie. maschili nomina agentis e specialmente femminili nomina actionis;
in latino del primo impiego abbiamo solo alcuni resti; -ti- dei
femminili si serbato solo in antiche formazioni, ha invece
trovato una fortuna straordinaria nell'ampliamento a mezzo
di -un- che costituisce il complesso -tion- ( 198), ancora oggi
produttivo nelle sue continuazioni romanze. Abbiamo quindi:
a s c h i l i: hostis gt. gasts ' ospite' ablg. gosa id., fustis
da *fiirs-: &upa-o, futis 'vas aquarium' (fu-nd6), vectis (vexo);
ma testis postis sono composti di tris por con -st-i- di stare. Un
antico nominativo n e u t r o necsse propriamente 'il non
recedere' (*ced-ti-: cedo).
l\{

236. - F e m m i n i l i: ars arti-um (artus &p-cxp-LaxCil), cohors


(hor-tus), cos (: catus, o/a), cutis (xu't'o), dos, [ore scr. bhrtis
'il portare' (fero), mors scr. mrtis,
pars (pario), nox scr.
o
ndkti- lit. nakts, puls (pollen), pestis (*per-sti- da per
dh
ti
di perdo rado dM- 'porre' 118, cfr. scr. bhaga-tti 'dono di
felicit' di da- 'dare '), quies apers. siyati-m 'prosperitatem "
tussis (tundo), vitis (vieo), mens scr. matis (me-min-i), messis,
salUs (salv-ere), sitis scr. k~itis 'il venir meno '; parecchi di
questi temi sono conservati in casi irrigiditi col valore di avverbi, mentre il sostantivo esiste solo nell'ampliamento -tion-:
statim (statio), cursim (cursio), raptim ecc.
Come si vede dalla maggior parte di questi esempi, il grado
apofonico quello 0, gi da epoca ie.; in latino ha per avuto
luogo, specie per l'ampliamento -tion-, un adeguamento alle
sorti del ppp., cosicch si pu dire che dal ppp. si forma l'astratto
sostituendo -titm- (-sion-) al -to- (-so-) del ppp. stesso. Cfr. censo
edictio circumductio abitio mentio ratio potio ecc. Secondo casi

PARTE II. -

MORFOLOGIA

121

come cenatio di cenare ma riportato a cena troviamo -( a)tioncome suffisso secondario in arena-tio agricolatio ecc.
T L 237. - Un -ti- troviamo anche in smenti Cato (trasformazione di sernenta), inoltre in aggettivi indicanti la provenienza:
Arpinas, Samnts, Quirts, nostrs, cuitis ( 383).
T 238. - tu. Astratti maschili vengono formati a mezzo del
suffisso -tu- risalente ad epoca ie. i anch'esso si aggiunge alla
radice o al tema verbale quale appare nella formazione del
ppp., e assume negli stessi verbi che questo s per t. Esempi sono
cultus -iie, datus, ductus, iussus, aestus (= infin. scr, ddhum
, bruciare '), lUctus, plausus, USUS, victus, crepiius, spiritus,
habitus, arbitriitu, commetiius, magistratus, soriitus, arceseitus,
Dai rapporti arbitratus: arbiter, magistratus (magistrare PF.):
maqister, iudicatus: iUdex si prodotto un denominale -iitus
in consuliitus pontificiitus, indi principatus, condiscipuliitus,
coelibiitusi accanto a cui stanno collettivi come sentu (sens)
comitiitus equitatus (: equitare!) peditatus.
239. - Un impiego speciale hanno assunto gli astratti in

-tu-, in quanto le forme dell'accusativo e del dativo (cultu ecc.,


memoratui Pl.) sono state incorporate nel sistema del verbo
infinito colle funzioni di supino attivo e passivo: una cosa simile
osserviamo anche in sanscrito dove l'accuso sing. di tali temi
usato come infinito (kdr-tu-m 'fare 'i in vedico anche il dativo:
-tav-di 'andare', e il genitivo: e-to-s id.), nelle lingue baltiche
e nel paleoslavo dove l'accusativo funge da supino (cio da
infinito finale): lit. duotue 'datum', ablg. delatu 'factum '.

T L 240. - tiit, Probabilmente da antichi astratti in -ta-


sorto gi in epoca ie., coll'aggiunta di -t- o -ti-, il suffisso -tiit-tati- formante astratti femminili (scr. sarvdtat o sarvdtatis =
gr. o6't"'YJC;): in latino esso di largo impiego e appare nelle due
forme (gen. pl. civitat-um e -tati-um): iuventas (accanto a
iltventa), bonitas, som:etas ( 43), aevitas > aetas (aevum)i comi-tas,
nobili-tas, simili-tas (secondo cui differitas per -entia), onde
-itas dopo temi in consonante come auctor-itas hreditas i ma da

122

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

temi in r, s, uber-tas sec. cui vidu-ertiis (Cato), eqes-ta tempesuu maiesta (maius); con sincope, facultas (*facli-), simultas
(simili-), lioertn (libero-) cfr. 37.39. Aplologia in aest[it]as
(aestus), volunt[it]as (volent-j-ont-) ecc.
241. - tUf. Analogamente dagli astratti in -tu- si formato un -tut(i)- il quale compare, oltre che in latino, nelle
lingue germaniche e celtiche (airl. oen-tu 'unit', gt. mikildup-s 'grandezza '): iuventus senectii servitus vir[i]tiis. Su
-tudin- cfr. 86.200.
L 242. - nt forma sin da epoca ie, participi attivi dal tema
del presente: amans -antis, stans, dans, haben, legens (yov-r-),
capien, audiens. Mentre il scr. conserva nella declinazione la
variazione apofonica fra tema forte e tema debole (bhdrant-j
bhdrat- = ferent-), il greco ha generalizzato -ovr- nella coniugazione tematica, -V'I"- nell'atematica (cppov,: ibx\lu\I't'-), il
latino ha -eni- (amant- da -aient-; ma dant- potrebbe essere
da *da-nt-), che pu continuare -ent- o piuttosto l'antica forma
debole -'{ft- (= scr. -at-). Resti della forma forte con -0- abbiamo in euntem, in volunt-[it]as accanto a volentem, e in flexuntes ' equites ' seppure questa parola di formazione latina,
inoltre in sons 'reo', propriam. 'colui che (il colpevole) ,
contro ab-ssn prae-sens (ens stato formato da Cesare secondo
potns: potest e certo con influsso del gr. 5\1'1"-; su potn cfr. 519).
Dal tema di perfetto usato con valore di presente Plauto
(ap. Serv.) ha formato meminns.
Come sostantivi sono usati adulscns cluns parents e
rudns (~); come aggettivi frequns (: farc-io~), prudns (da
pro-v[i]dns) , repn (: rapio con e secondo recns) , potns,
recn (o questo da una radice ken- 'incominciare' in ablg.
po-inlf 'comincio' ecc. ~), uvns (uveo). Formazioni denominali,
generalmente tarde, sono p. es. stellans Lucrezio, gracilens Nevio; da temi verbali in a non testimoniati son tratti elegans
(: lego), petulans (: peto, cfr. petul-cus). In epoca imperiale secondo beneficentissimus ecc. si fatto il superlativo pientissimus
da cui stato poi tratto un positivo piens.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

123

Forme non participiali con -nt- sono jons jontis (scr. dhan, scorrere '), jrons jrontis (messapico brunda 'caput cervi' '),
mons (: e-mineo), dens a6v'r- scr. ddnt-jdat- (secondo l'analisi
corrente, participio preso di ed- 'mangiare' con grado O della
radice come s-oni- gr. i5v'r- di es- 'essere ').
243. - Il suffisso ie. -,!!:ent- indicante l'esser provvisto di qc.
(scr. -vant- p. es. in hira'f}-ya-vant- 'ricco d'oro' gr. o-rcv-evr-},
che abbiamo trovato in cru-enius 234, nascosto forse in
quadriins (secondo cui sextiins octiins) da *quadrii-vent- (cfr. quadrii-gintii) come gr. 'rE'rpXc; -Xv'roc; 'moneta valente 4 oboli 'j
per triens cfr. 134.

T 244. - oso. Secondo un'opinione abbastanza diffusa ma


poco credibile, il suffisso latino -oeo- sarebbe da *,!!:ent-to- (o
*'!!:r!t-to-)j un'altra ipotesi vuole che -iieo- fosse in origine *-ods-o-,
cio una derivazione con -0- dal grado O di *odos (= odor),
cosicch vinosus hircosus varrebbero 'che manda odore di
vino, di capro' e poi attraverso p. es. aquosu contrario di
vinosus ecc. -seo- avrebbe assunto il suo valore corrente. Si
potrebbe anche scorgere in -oso- da -oseo- ( 25.79) un ppp. di
od- (oa-w'oc ecc.), cosicch vinos(s)us sarebbe' odoroso di vino 'j
e infine sarebbe da vedere in quanto hanno influito simili suffissi mediterranei , Comunque, -oso- abbiamo in [ormosu
(scrittura tarda e volgare jormonsus), glori-osus onde labor-iosus,
luctu-osus onde mont-uosv, pericul-osus onde met-iculeue; da
temi in consonante abbiamo arI"Jbiti08US (forse secondo offici-osus),
"eligiosus, calamit[iit]osus, jragosus, cliimosus. Da aggettivi sono
derivati ebriosus (secondo vinosus), bellicosus (o questo da
bellicum 'suono di tromba che chiama alla guerra ').
T 245. - ment, nsi. Accanto a -vant- il scr. ha un -mantcon .ugual valore: mddhu-mant 'ricco di dolcezza " vdsu-mant'provvisto di ricchezze': si pu pensare che uguale origine
abbiano clmens -entis vehemens -entis, il primo con una base
in -e- di *tel- (in tuli ecc.; *tle-ment- dissimilato in k-i, all'incirca
come 'rtXf.lWV), il secondo possibilmente da *vehes-ment 28j
violens e pestilens sono ricavati secondo questi da -entus.

124

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Da -o-,!!:ent- + -ti- potrebbe forse derivare l'-ensi- di amnensis


, situato presso un fiume' atriensis camensis 'provvisto di museruola' oastrnsi circensis [ornsis ecc., anche da nomi di
luogo: R6man-ensis e, partendo da Bononi-ensis, R6man-iensis,
Corinthiensis ecc. Questo suffisso, poco comune nella latinit
pi antica, si andato sempre pi diffondendo col tempo ed
l'origine del nostro -ese.
246. - d. In alcune parole appare un elemento -do, non
sempre di ugual provenienza. Glans glandis equivale all'ablg,
zellfdt (senza d: gr. ~eX.IXVOC;, *guI9-); fr6ns frondis pare contenga
il *dhron- di homo -9-pOVIX 'fiori'; pecue pecud-ie formato da
pecu- come gr. &'xp(+ XE:fLeX.-S-; inoltre eapie (capi6), cassie
(*cat-ti-d: aated. huot 'cappello' da *kat-o- o *k6t-o-), cuepie
(forse da *kupsi- 117: scr. ka-kUbh- 'punta del monte '),
lapis E:1teX.c;; mercs (merx), palUs (scr. palv-alam 'stagno ');
cuppiJs (cupio). Ma hiJres da *herored- (hero-: gr. X~plX ecc.;
rd-: scr. radh- ' ordinare '), ouetos da -do-t- 118.225.
247. - do, bo. Il suffisso -i-do- contiene un antico -do-,
cfr. callidus umbro ace. pl. k a l e u f 'colla fronte bianca'
(con
da. d); -dii- in forda 'gravida' 54, cfr. illir. ~lXpS~V
, violentare' SLS 175; non -i-dho-, poich la glossa arfet che si
confrontava con ardet derivo di iiridus da leggere ar(e)jt, e
acerbus non da *akri-dho ( 104; ma cfr. sacerdo da *sakro-dhO-tcon d!), bens con un antico -bho-/-a- quale p. es. in albus occpoc;.
Solo in qualche sostantivo abbiamo realmente -b- da -dh-.
Segnamo dunque: aggettivi, fumidus, gelidus, vividus irland.
beode, frigidus, pallidus, jluidus, sapidus, avidus, qualche volta

in relazione con temi verbali, qualche altra con temi nominali


(roscidus accanto a r6ridus per influsso di sc-idu o musc-idus);
sostantivi, morbus (morior) , verbum lit. vardas gt. waurd, barba
ablg. brada ags. beard, plumbum (*plou(n)dho-: irl. luaide da
*ploudhio-), turba. 't'up~'YJ russo tereb-ju 'arruffo, scompiglio',
columba ablg. golabl
, gr. xoufL~oC; (-b-! cfr. XE:IXLVOC;) e palumbes
-ie con passaggio ai temi in -i- (come gol'fM; per la radice cfr.
1tE:LIX), gleba (osco *glifa testimoniato dalle lingue romanze;

PARTE H. -

MORFOLOGIA

125

lit. gleb-ti 'prendere fra le braccia '), herba ('Pp~( 'Pop~~; hrustico, 105), tuba (formazione da una onomatopea tu, tu-tu
come SCI'. dundu-bhis ' tamburo' da dundu-s id., anch'esso onomatopeco). Nudus potrebbe avere d per t assimilato alla sonora
della sillaba precedente, se da *nog"otos = gt. naqaps = airl,
nocht. 01'udus = SCI'. 1c'rurds, con dssmilaz. dei due 1'.
248. - L'elemento -do- entra in due complessi suffssali,
-bundo- e -cundo-, Il primo troviamo p. es. in nerberiibwndue

1'idibundus pudibundus juribundus da verbi, da nomi in arnorabundus eec.: possibile che 'l'origine vada scorta in moribundus,
questo contaminazione di morbidus e moriundus, a meno che in
-bundo- non debba vedersi un secondo tema di composto contenente gli stessi elementi che il presente slavo bad-a
'sar'
c
c
da *bhii-nd(h)- di *bheua- lt. fui. Quanto a -cundo-, esso potrebbe
esser sorto in i-eusuiu fe-cundus fatti dietro l'esempio di secundus ' favorevole 'i di qui poi il suffisso sarebbe passato a formazioni di sfera semantica diversa, come fiicundus, iracundus,
verecundus, rubicusuiu ecc., sempre da temi verbali.

T L 249, - endo, undo. I nominati secundus moriundus contengono invece il suffisso -undo- che in alternanza con -endoforma i cosiddetti gerundivi o participia necessitatis: legendus
legundus, audiendus audiundus ecc., formati dal tema del presente come il participio presente (che accanto ad -ent- da -enio -r!t- aveva una volta -oni- onde -unt- in euntem, 242). L'origine di questo suffisso poco chiara: forse esso sorto dal gerundio
legendi o legundi, audiendi o audiundi interpretato come genitivo e che ha dato quindi di s non solo gli altri casi del gerundio
(audiendo -um), ma anche il gerundivo. Quanto al gerundio
stesso, esso corrisponde esattamente all'infinito sanscrito (vedico) in -adhyai: pibadhyai = bibendi -dhiei: dal tema del
presente), bhdradhyai = ferendi, vdhadhyai = vehendi ecc. Il
gerundio e il gerundivo oscoumbri in -11,(11,)- da -nd- (non -ndh-):
u. pihaner ' piand " o. li p s a n n a m 'operandam, faciendam '
sarebbero pertanto imprestiti morfologici dal latino.

126

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

250. - ter, Un elemento -ter- appare all'uscita di nomi


indicanti parentela, appartenenti all'antico lessico ie.: pater
7t'1X't"~p scr. pita gt. fadar, miiier, frater; ianitrices 'mogli di
due fratelli' femminilizzato per *ianitres cfr. homo dVIX't"pe:
dato sg. vlX't'p~ in una iscrizione greca della Lidia, lit. nom. sg.
jnte frigio LVIX't'e:plX scr. yatti( *:f:.rp-). Senza il -t-, soror da *sy:esor
con estensione dell'o a tutto il paradigma, cfr. scr. st'dsa lit. I~esu;;
gen. sese;s ecc. (il grado debole in sobrisiu da *sy:esr-). Mauxor
antico femminile con r del maschile con n che appare in scr.
uk~dn- 'toro' armeno am-usin 'sposo " propriam. 'provvisto
di marito (moglie)'.
Niente con questo -ter- ha che vedere quello di accipiter,
antico composto di acu- 'veloce' e *pet-ro- 'ala' scr. pdtram
cfr. scr. au-patvan- gr. WXU-7t''t"E:po. Quanto a venter (vendri-),
cfr. 166.

T 251. - s. Molto diffuso nelle lingue ie. un suffisso -es-/-os(grado O, poco usato, -s-) formante sostantivi neutri che appaiono
anche come secondi membri di composti aggettivali, nel quale
caso il nom. sg. ha pel maschile e femminile l'allungamento della
vocale nel suffisso: pi raramente il semplice appare come msc. o
femm., generalmente con apofonia o e allungamento di questo
nel nom. sg.: cfr. scr. jdnas gen. jdnas-as yvo yve:o genus
generis e:ye:v~ ed Ataw -6[a]o ecc. In latino la formazione di
neutri si limita al periodo preistorico, e il suffisso diventa improduttivo; invece i maschili, in cui il grado allungato del nominativo passato a tutto il paradigma (quindi hon *honos-is >
honoris 113, poi honor con r anche nel nomino per analogia dei
casi obliqui), prendono sempre pi piede. Il grado apofonico
della radice , almeno in origine, il normale: nei maschili esso si
regola sul presente del rispettivo verbo, ove questo esista. Quindi
abbiamo foedus (fido), opue (ops) scr. tipas (a da o), hoius (antico
helos 14; cfr. helvus), latus ir. leth (tema in -es-), onus (onu.~tus)
scr. dnas- , carro da carico " pondus (pendo) ece.; con o dal nom.
sg. nei casi obliqui corpus -oris (scr. krp- 'forma '), dedecus
(decet; cfr. il msc. decor -oris), frigus pr.yo (sr-), pectus scr. pdksas-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

127

'parte, metf!" ala' airl. hucht (*poktu-) 'petto', tempus (ma


adv. temperci, tempes-ta ecc.: lit. temp-i 'tendo '), penus
(adv, penes locativo adesinenzale ' nell'interno " dal pi antico
significato di penus 'la parte interna della c~sa '); in aequor
l'r penetrato anche nel nominativo, forse per analogia di marmor
(antico tema in -r); il grado O del suffisso abbiamo in far farris
(da *fars-, cfr. gt. bariz-eins 'qi farro' = far[r]ina), arcaico
ioux-menta > iumenta (: iuger-a - ~EUYECX), aux-ilium (: augustus, a'ijgeo), anx-ius (: angus-tus; il lt. conserva il msc. angor),
ius 'diritto' SCI'. y6s 'benessere " pus 1tUO, rus avest. ravah'spazio libero '; cfr. anche lixa 163. In aes aeris (deriv,
ahemM *aies-no-) SCI'. ayas ayas-as l'e dei casi obliqui passato al

nominativo.
Maschili sono decor -ris (accanto a decus), error, amor, labor
(-os), terror, fragor (frango); femminile arbor (-os), pensato come
femmina, cfr. il genere dei nomi di piante. Il costituirsi di sistemi
come algor: alge(sce)re: algidus, cando,'.' oamdre: candidus ecc.
ha fatto s che putror pigror caldor si regolassero secondo i
rispettivi aggettivi; quindi le formazioni in -or- direttamente
dagli aggettivi, lUror (lurid~ls), amiiror, nigror, aegror ecc.
252. - Con -nos-: fac-i-nus, fenus (: [e-tue, cfr. "t"oxo: "t"Ex"t"<,
ital. ' frutti '), pignus (: pingo: segno fatto per ricordare l'impegno ~), volnus (* '!.!;elanos-: airl. fui l da *'!.!;oli- 'sangue', O~
da *fo-vii 'ferita, cicatrice '), funus (*dhou- in gt. dau-p-s
, morte '), mu-nus (mu-tare. moi-).

T L 253. - Venus -eris (derivato venenum da -es-n- , filtro amoroso ') l'antico ntr. = SCI'. vanas- 'desiderio', evidentemente
femminilizzato a designare la dea straniera, Afrodite, entrata nel
Pantheon romano dove si aveva un genio non antropomorfo per
questo sentimento: cfr. la mascolinizzazione di Cupido ragguagliato a "Ep<. Vetus, in origine' anno' cfr. gr. (f)~TO, usato
apposizionalmente ha finito col diventare aggettivo. Un antico
femminile in -oe (onde -os- nei casi obliqui) stato ampliato
di -a, Aurora cfr. 163; altri derivati sono arbustus, suboer-

128

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

bustus (verber-a) e erbena; fiistus, iustus; tenebrae (dissimil. da


"temebrii-: l'antico tema in -es- e con m conservato nell'avverbio, antico locativo, temer-e, propriamente' al buio '), oerebrwm
mmbrum 208; vener-ii-ri iuriire (ius) ecc.
Da temi in -es- son fatti gli infiniti in -se -ere -re (loeativi, da
-es-i, -s-i): esse legere audire, cfr. 566. Dal grado O di temi in s
partito l's di complessi suffssali come -sno- (p. es. luna da
*louk-s-nii: scr. rcas- , splendore' 186), -slo- 217 ecc.

T 254. - Altre formazioni con s sono i maschili (i primi due


anche femminili) cimis x6vt, pulvis (: pollen) , 'I)()mis (e vomer
secondo i casi obliqui: da *'!!:.og"zhmis-, cfr. gr. Iltp-vt, con v per
dissimilazione colla labiale precedente Y); glis glir-is (scr. giri-s
, topo '), fl6s (gt. bio-ma ' fiore '), fiis (fii-?'i), erii (arm, sru-n-k'
, gambe '), glOs (Y&6.l slavo *zuluva: antico tema in -o[u]- Y);
etrusco forse Liir (antico pl. Las-es) 339, greco t (Mo l).
Temi anticamente in -9S- (come scr. kravis- , sangue' = xpoc,
lt. cruor- passato nell'analogia dei msc. in -os -6ris) sono sps,
nom. pl. antico sper-s gen. spr-um da *spejes- (cfr. scr. sphety-ate
, prospera ') che dal nom. sps (-- da -*jil-) ha rifatta la sua
declinazione e ha assunto genere femminile secondo il semanticamente affine fids, 354; e vis da *'!!:.i9S plur. vir-s vir-ium ecc.
forma debole rispetto a *'!!:.ej9s nel scr. vdyas- 'forza vitale,
ecc. " il cui singolare (solo nom. vis acc. vim abl. vi) rifatto
di sul nominativo interpretato come femminile e analizzato
in vi-s, cfr. 343.
T L 255. - Tema originariamente in .~ quello dei comparativi,
con suffisso *-ies-, nom. sg. msc. *-;,6s che in lt. ha dato la forma
del tema all'i.ntero paradigma (antichi melisem; meliiisibu e
maiosibus); rimangono -jos nel nom. sing. ntr. melius maius,
e avanzi dell'antica apofonia in derivazioni come maies-tns,
del grado O -is- in mag-is e nell'-is- che con -simo- forma il normale
suffisso -issimo- di superlativo 206 (nonch in iuxtii sincopato
da' *jeug-iHad). La forma ie. di questo suffisso, *-ies-j-ios-, si
aggiungeva in origine alla radice, cfr. scr. ndv-yas- di ndva-s
, nuovo', bdrh-i-yas-: brh-dnt- 'grande', gr. &.O'O'6.l da *IXX,-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

129

iocr-a.: a.x-u; in lt. ci si osserva ancora in maiior (*mag-ios-):


mag-nus, mel-ior, peiior (*ped-), propior: prop-inquus, senior: senex
senis, nequior: nequam; altrimenti -ior- si aggiunge al tema dell'aggettivo privato, se il caso, della vocale finale. JJ[ inor e min-ister
son fatti secondo maiior maqis-ter da minus, probabilmente in
origine tema in -u- onde minu-o, ma sentito simile a maiius e
conseguentemente trattato; primore dev'essere una contaminazione di primi e priorcs; plUs da *plo-is, di qui plUrimi antico
ploir-wm: ma pteores del Carmen Arvale, se vale plures, sar
da *ple-j,os-. Forse un antico femminile di comparativo (: mollis?)
mu lier da -ies (cfr. muliebris da -es-ri-); altrimenti msc. e femm.
hanno assunto la stessa forma (scr. navyas-, f. navyas-i), come in
greco. Come magis formato nimis (antico nimiu come mai1ls),
forse tratto dalla radice nem- parallela di em- 'prendere' (gt.
niman ecc.), col significato di 'capacius'; satis (: satur) pare
formato secondo nimis, ma potrebbe anche essere antico avverbio dello stesso tipo.

L 256. - Alla categoria dei temi in -s- apparteneva infine in


epoca ie. il participio perfetto attivo con -'!!:es-/-'!!:os- (scr. vidvas- = gr. da-w), grado O -us- (scr. vidu~- gr. tau[cr}'La.), alternantesi con -,!!:ot- (scr. strum. plur. vidvad-bhis gr. da6't"-o).
Resti di questo suffisso vanno scorti in cadii-oer (cado) e papii-ner (?), in memor (da *memus- 18 per *me-mn-us-, cfr.
204 -mo- per -mno-, = avestico ma-mn-us-; radice *men- di
memini), infine negli avverbi seeus (seco), tenus (teneo), apud (da
*ap-,!!:ot: apiscor), haud 581. Un prolungamento del nominativo
potrebbe essere seoru (per *sevcs-o-) da *segh-,!!:cs di *segh- gr.
~x( scr. sah-ati 'vince, sopporta, resiste' partic. pf. sahvas-;
cfr. per-seordre 'pazientare, esser costante ',
257. - D i m i n u t i v i.

Tra i vari suffissi diminutivi in uso ad epoca ie., sono continuati in latino -lo- (scr. vrsa-ki-
'ometto' di vr'san-,
gr. eXpo.
o
x.uo 'orsacchiotto ') e -ko- (scr. doa-ka-s 'cavalluccio',
gr. ~(;)fLa.~ 'altarino '); il secondo per, salvo in alcuni verbi
9 -

v. PISANI.

Grammatica latina storica (' comparativa.

130

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

denominativi (nigricare albiciire; di qui deverbativi come velli


care: cellere ecc.), adoperato solo in combinazione col primo.
Per quanto riguarda il valore dei diminutivi, si noti che di frequente essi assumono una sfumatura di vezzeggiativi (corculum,
ocellus, passerculus, Catullus: Cato o Catulus, Marcellus: Marcus,
Lucilla: Lucius) o dispregiativi (homunculus, plebecula, popellus:
populus). Abbiamo le seguenti formazioni:
258. - -lo-, -ulo-: are-ula, digit-ulus, fac-ula, meretric-ula,
capit-ulum, adulescent-ulus, cat-ulus (secondo cui vetulus di
vetus; un pi antico diminutivo vitulus con i simbolico ))),
calc-ulus, voc-ula, reg-ulus, merod-ula; cop-ula di capis, corb-ula
di corbis; agellus, austellus, rallus (rarus), integellus (secondo cui
miscellus 'l, misellus, scutella (scutra); ampulla (amp[h]ora) ,
pullus (purus), satullus; columella (columna), bellus (duenos>
bonus), asellu, [meila, gemellus (geminus), oailla (catena),
Hispallus, vallus (vannus), corolla, persolla, ullus (unus), villum
(vinum) 37.39; lapillus (lapid-); pugillus (pugnus), sigillum
(signum), tigillum (tignum), ligellum ' tugurium' Non. (lignum),
scabillum e -ellum (scamnum), pistillum (*pistlo- > pilum),
maxilla (mala), paxillus (palus) 39. Da aggettivi in -ino-:
bovillus suillus catillus (e catinulus) sabillurn. Senza sincope,
pulvinulus miserulus puerulus (ma puella) ecc.
259. - Il complesso -ko-lo- abbiamo in ensi-culus, aedi-cula,
anati-cula, arti-culus, meti-cul-su (metus), corpus-oulum (secondo
corpueculum: corpor-is Gellio ha barbascuius: barbar-us l), osculum; con sincope prioicloes (dat.-abI. pl., Fest. 205) di prious,
cfr. it. soletto; con i per i tematico, apicula Pl., clavicula Germ.,
canicula Iuv. ecc., ove l'allungamento (accanto alla normale
forma con i) dev'essere metri causa, ma esso pare stabile in
[ebrioulsu (febrl,cu.la) , pediculOsus; lab-eula, nubecula, vulpecula (secondo cui ovecula Tert., strigilecula Apul.). Da formazioni
di temi in -on- come homun-culus earbun-cutu si sciolto l' -uncuiu di fur-unculus Cic. ecc. Generalmente, come gi insegna
Prisciano, la forma con -Ul1l-S usata pei nomi di I e II declinazione, quella con -culus per i nomi delle declinazioni III, IV e V.

PARTE II. - MORFOLOGIA

131

260. - Abbiamo incontrato gi maxilla ecc. da temi antichi in -lo- (-la ); similmente troviamo fabella (falJula), maiella
(matula), popellus (populus), tabella (tabula), ancilla (anculus),
bacUlum (baculum), pocillum (poculum), cingillum (cingulum);
qui si tratta del risultato dell'aggiunta di -lo- diminutivo al
tema in -lo- (*fablo-la, *poplo-lo- ecc.) secondo 39. Analogamente, l'aggiunta di -lo- diminutivo a temi gi diminutivi
ha dato -ello- -illo- in agnellus (agnulus), vitellus (vitulus),
anellus (anulus), catellu (catulus), cistella (cistula), sitella (situla) , oulcella, digitellum, locells (locul1Ul) , nooellus, haedillus,
armilla, mamilla, tantill1tS, tonsilla 'ormeggio' (cfr. tonsa
, remo ') ecc. ecc., e blandiccllus (blandi-culus), mollicellus (mol
liculus), penicellus ecc. ecc.; onde suffissi diminutivi -ello-oello- usabli direttamente senza l'intermediario di un primo
diminutivo in -ulo-, -culo-, quali i nostri -ello- -eello, Mentre
qui il fatto che si tratti di diminutivi da diminutivi oscurato
dallo svolgimento fonetico, esso appar chiaro in ancillula, bellulus, p1tellula, ecc.
261. - Derivazioni da diminutivi sono aculeus, equuleus,
manuleus, nucleu (nucula, nux), matelliJ (matula), rubelli6
'un pesce' (ruber), ecc.

T 262. - In nomi propri femminili dell'epoca imperiale si


diffonde un nuovo suffisso diminutivo, -tua- (Atitta Bonitta
Garitta Frunitta eec.), origine dell'itaI. -euo,
263. - Oltreeh da sostantivi, i diminutivi possono foro
marsi da aggettivi (aliquantulus, auritulus detto dell'asino,
audaculus, frigidulu8, breoicuius, turpiculus), anche comparativi (plUsculum, meliusculus, minusculus); inoltre da alcuni
avverbi: saepiuscule PI., clanculum PI. Enn. (e clancule) , eminulus LuciI.: queste derivazioni hanno valore chiaramente
affettivo.

264. - D i s t i n z i o n e d e l g e n e re.

Il latino ha ereditato dall'ie. la distinzione dei tre generi


maschile, femminile e neutro, la quale solo in parte basata.

132

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

su una concezione naturalistica, in quanto distingue gli esseri


della vita animale e vegetale in maschi e femmine e attribuisce
le cose al genere neutro: ma, seppure si debba tener conto
di estensioni metaforiche delle tre categorie, per cui noi parliamo ancor oggi di chiave maschio e chiave femmina,
o Latini e Greci usavano il femminile per i nomi di piante,
concepite come madri del frutto, designato col neutro (come
'txvov), o appunto 'txvov come il ted. Kind ecc. sono neutri
perch il piccolo di uomini o di animali vien considerato una
cosa di cui il sesso non va necessariamente definito, come irrilevante; seppure il genere maschile o femminile degli astratti
vada spiegato col fatto che in origine si trattava dei nomi di
divinit personificanti una certa qualit o attivit o simili;
seppure si debba tener conto di ci e d'altro, certo che molte
volte, in latino e altrove, non si pu dare spiegazione plausibile del genere grammaticale di molti sostantivi, se non quella
che in origine non esisteva una forma tematca speciale a designare il maschile in contrapposto al femminile; e che, sorta
la mozione degli aggettivi per cui certi suffissi (p. es. -a-)
o desinenze erano peculiari di un genere, altri di un altro, i
sostantivi si sono parzialmente regolati per l'attribuzione del genere secondo le loro particolarit tematiche. Lo stato di cose pi
antico continuato ancora in latino da quelle coppie antitetiche
di maschili e femminili in cui la distinzione dei generi non
vien data da variazioni suffssali, ma per un genere e l'altro
si adoperano vocaboli affatto diversi, come il caso di poter
e miiter, frater e soror (gr. ut6 e &uytX'!1jp), taurus e vacca, aper
e scrofa, hircus e capra, servus e ancilla, mas e femina, vir e
uxor, vir e mulier, sene e anu.~, maritus e sponsa ecc. D'altra
parte abbiamo parole indifferenti al genere (epicoena) quali
merula anas turdus bos sus, anticamente puer (Fortunae Iovis
puero primigeniae); talvolta ad un epicoenum si oppone la
designazione speciale del maschio generante, come in aries,
verres rispetto ad ovis, sus per s indifferenti; del resto da
osservare che in epoca arcaica, anche di quegli epicoena i quali
coll'andar del tempo si sono scissi a mezzo di distinzione suf-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

133

fissale (lupus lupa, puer puella), il genere viene di preferenza


indicato con una determinazione aggiunta, attributo o apposizione, come in lupus temina, haee agnus, mea puer.
T 265. - NOTA. - Confusioni di generi, conseguenti in ispecie alla tendenza di eliminare il neutro, e accentuantisi in latino volgare, hanno luogo:
I. in quanto i nominativi plurali neutri in -a vengono considerati
come nomino sing. femminili e introdotti nella I declinazione: mendum e
menda -ae, riipwm. e rapa -ae (cfr. ital. la frutta per le frutta), con vittoria
generalmente del tipo femminile;

T II. in quanto presso i temi in -0- i neutri tendono a diventare maschili


(cfr. pel lat. volgo 301): questa oscillazione fra i due generi si trova gi
nei pi antichi monumenti (dorsus Pl. per -um, ecc.), ed dovuta in parte
alla presenza di forme di plurale in -a da temi maschili in -0- come ioca
di iocus, loca di locus ecc. (oltre ioci loci), un fatto gi ie. come mostrano
casi greci del tipo ".\J'x-OC/v..UKrx: le forme in -a avevano originariamente
funzione di collettivi, cfr. anche 314. Ma soprattutto, sia in I. che in II.,
I'inutlit di un neutro, che oramai non aveva pi una parte significativa,
a provocare la progressiva eliminazione di questo genere.
Pei nominativi neutri di III declinazione come audax cfr. 346. Per la
mascolinizzazione volgare di temi femminili in -0- cfr. 301.

266. - La distinzione mortologica dei generi avviene in


latino:

Presso gli aggettivi in -0-, colla sostituzione pel femminile


del suffisso -ii- ad -0-: bonus bona, piger pigra ecc.; gli altri
aggettivi hanno di norma una unica forma,. salvo quelli in
-ri- (acer ncris tJ:cre) nel nominativo, dove tanto *-ris del msc. e
femm. quanto *-ri del ntr. avrebbero dovuto dare -eri ma
nel ntr. si ristabilito -re secondo gli altri aggettivi di III declinazione, e accanto ad iicer ecc. anche acris sempre secondo
gli altri aggettivi (agilis: agile), restando acer e acris usati
promiscuamente per maschile e femminile: in epoca classica
ncer andato restringendosi al msc. per influsso degli aggettivi
di II declinazione coma piger, e pertanto aerie restava riservato al femminile: alcune forme isolate quali paupera sublima
gracila sterila non hanno bisogno di spiegazione. Il neutro
condivide, fin da epoca ie., la forma tematica del msc., da cui
si distingue nel nom. ace, voc. per le desinenze (cfr. 303).

]34

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

267. - Per i sostantivi possiamo distinguere:


a) La contrapposizione di derivazioni non aventi valore

specifico femminilizzante a maschili altrimenti formati: socer


socrus, flamen flaminica, haedus haedilia, porcus porcilia; specialmente usato a quest'uopo il diminutivo, in puer puella,
anculus ancilla, caper eapella.
T 268. - b) L'uso di suffissi femminilizzanti o di mozione ,
Il pi comune di tali suffissi -ti-, contrapponentesi fin da
epoca ie., secondo l'esempio degli aggettivi, a maschili con -0(&ve:ljJt6 &ve:ljJtli, scr. doa 'cavallo' dva): dea domina era
serva coqua magistra socia marita equa agna capra lupa puera
(Liv. Andr.), perfino vira e taura (Fest.); da temi altri che in
-0-, Sospita clienia hospita fidicina Praestita coniuga; lea fatto
da leo secondo il rapporto di lena e leno per cui cfr. 197; da
sostantivi gi femminili, socrua nurua e socra nura, ecc.
Accanto a questo, in epoca ie. esisteva un suffisso -ia- con
nominativo -i o -ja, che ritroviamo in avia fratria ' uxor fratris '
Maiia = scr. maht 'la grande; la Terra', in neptis per -t-s
( 166; forse il nom. sg. femm. ferens pu essere da un analogo
*ferentis sincopato come nox nomino per *nokti-s ecc., e poi
secondo il nominativo si sarebbe adeguato l'intero paradigma
a quello del maschile), e, ampliato di un suffisso gutturale,
in victri-x nutri-x ecc. ( 222): in gallina regina pare doversi
scorgere la contaminazione di un tale nominativo in -i con un
femminilizzante in -on- ampliato con -a- quale abbiamo trovato
in alcuni nomi di divinit, 177 (quindi regina = *regi
*regona).
Nel tardo latino penetra dal greco il suffisso -isea: abbatissa
fratrissa ecc., onde il nostro -eesa.

269. - Naturalmente tali suffissi femminilizzanti si usano


anche dove non vi sia un maschile cui contrapporre la formazione, come il caso di pronuba, puerpera, vipera vivipara
150.162); del resto, -a- impiegato anche come un qualsiasi
formante ( 161 sgg.), solo che le parole con esso formateten-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

135

dono ad assumere il genere femminile, cos nocti-luc-a; sanguisug-a, bii-cin-a ecc. (per agricola ecriba ecc. restano maschili).
270. - Va qui accennato al fenomeno inverso, della formazione di maschili da femminili colla sostituzione di -0- ad
-a-: viduus da vidua (scr. vidhdva gt. widuwo airl, fedb ecc.),
sponsus da sponsa, concubinus da concubina; dall'epicoenon
columba si ha similmente columbus. Si notino anche le derivazioni maschili da femminili come capreolus da caprea, galliniioeus da gallina.
Un caso simile avvenuto coi plurali ellittici ll, in cui il
plurale di un tema indica tanto l'essere maschile quanto il
femminile di una coppia designati con temi diversi: patres =
pater et mater; avi = avus et avia. Da un tal plurale, genitores
= genitor et mater, sorto genitrix (antico: cfr. anche gr. yev't"wp 'Yevhe~plX).

271. - F o r m e c o n r a d d o P P i a m e n t o .

Come in quella del verbo, cos nella formazione del nome


ie. ha funzione importante il raddoppiamento, anche quando
esso non sia del tema verbale da cui il nome tratto, come
a vviene in bibulus da bibi), consistorium (epoca. di Diocleziano)
da consisto e nei presenti bibn sisten seren gignens. Astra.endo
dalla ripetizione di parole intiere (quisquis, quidquid, quotquot,
quantus quantus, quamquam, utut), possiamo distinguere due
tipi:
T L 272. - I. La radice, spesso una onomatopea, ripetuta
per intero (raddoppiamento intensivo): Marmar (= Mars),
murmur querquer turtur cincinnus career farfarus furfur marmor
(: fLlXpfLIXLpW); con dissimilazione delle liquide ,cancer curculio
gurgulio; da radici in vocale, cuciilu, tutulus (o l appartiene
alla radice '), *baba (fonte dell'ital. bava) in bab-ulus soprannome presso Apuleio baburrus 'stolto'; da radici a iniziale
voealica, ul-ula, up-upa ~7toljJ. Una sezione speciale di questo
tipo costituita dal cosiddetto raddoppiamento spezzato, per
cui, mentre la sillaba reduplcativa conserva intera la radice,

136

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

la radice stessa ridotta al suo primo suono: bai-b-us (cfr. ~&p


~ocp-o, scr. bal-bal-ii-karoti 'balbetta '), grex gregis (*ger- in
&ydpw), bom-b-us, gur-g-es, pu-p-us, palpebra 229. Di questo
tipo sono formazioni verbali come gingrire, pipiare, 'tintinnare
(e tinnio), bii-b-ire ecc.
273. - II. Della radice raddoppiata solo la prima consonante, spesso la vocale (che pu esser sostituita da altra);
cosiddetto raddoppiamento sillabico: [e-br-le (scr. bhur-ati
'si agita' rado *bher- Y), ti-ber (*bher- di lit. br-ae 'bruno '),
cu-curbita, cucumis, cuoullu, populus (: pello o pl-eo Y cfr. plb
T.'j&o), pa-pilio, cicaro, cicatrix, cicer, cicirrus (cfr. chicchirichi), cicindela (: candela), cioonia (: cano), cicuma 'civetta',
qui-squiliae (cfr. xo-axufL!X't"Loc), ni-mbus (: neb-ula) susurrus. In
formazioni verbali, cfr. cucubare (detto della civetta), cucurriare
(del gallo: cicirrus), cacabare (della pernice; dal greco Ycfr. xeoex!X~oc 1tpa~1;, xocxxoc~(~w), titillare, tetrinnire (dell'anitra), titubare.
Per memor cfr. 256.

274. - Retroformazione

e i p ost a si ,

Abbiamo spesso incontrato delle r e t r o far m a z i o n i, ossia


parole sorte per un processo inverso a quello onde si fanno normalmente dei derivati. P. es. da nomi in -ii- si traggono di solito
verbi in -are; viceversa da pugnare, che denominativo di
pugnus, stato tratto pugna, da luctari Ausonio trae lucia
secondo il rapporto di cenare con cena ece.; similmente da
administrare composto da ministrare che derivato di minister
si fatto administer; da adulterare, composto di alterare col
significato di corrumpere matronas ( 44), adulteri da ab-undare
(di unda) abundus, cos pure aocomodus deproperus festinus
opinus insignis praesignis transformis efierue (: fera) spo (che
non ha nulla a vedere con piir paris) congrex dai rispettivi verbi.
Un caso interessante quello di trunou aggettivo, che tratto
da trwnciire, denominativo del sostantivo truncus. Analogamente avviene nella creazione di nomi da nomi: secondo il
rapporto di textus col suo derivato textilis, Aviano ha fatto

PARTE II. -

MORFOLOGIA

137

fertu8 da fertilis; dai diminutivi scutella (di 8cutra) aucella (di


avi-cula) si sono tratti i nuovi positivi scutula ed auca (> it.
oca); da irreligiosus, negazione di religiosus da religio, venuto
irreligio; da composti sono stati derivati semplici come nocentia
da innocentia astratto di innooens, vagus da nemorivagus multivagus ecc.
275. - Un fenomeno simile abbiamo ove da un femminile stato ricavato un maschile (viduus, epiineu 270); e
in generale nelle cosiddette i p o s t a si, quando da una
forma di caso, o da un avverbio, o da un complesso sntatteo
si ottiene un tema nominale: Iuppiter nominativo dall'antico
vocativo ( 344), fiuentum it"igemm dai nominativi plur. fluenta
iugera di fluns e *iugos = gl'. ~e:uyo, epu16nus dal gen. p1. epwlwum. inteso come accuso sing. se usato coll'accuso di un nome
proprio; pLUsculi da plusculum, penitu adi. da penitus adv.,
supernus da super-me; s'vir da s (per se 92) viri, triumvir
dal gen. pl. trium virum, eeptentri da sepiem. trions (' sette
buoi', cio le sette stelle dell'Orsa), meridis dal locativo
*mediei di ( 108), intercus (i. e. aqua) da inter cutem, proportio da pro portione, proconsul da pro cneule, sedulus scurus
da s (= sine) dolo cura, perno da per noctem: similmente,
con l'aggiunta di suffissi, suburbiinus da sub urbe (secondo
urbiinus), psmoeriwm. da post moeriis (= muros).
276. - La formazione dei nomi in latino volgare.

Nel corso del tempo parecchi dei suffissi fin qui trattati han
cessato di essere produttivi, alcuni hanno acquistato speciale
diffusione, qualche altro se ne aggiunto. Diamo qui un rapido
sguardo ai suffissi produttivi in latino volgare, trascurando quelli
oramai non pi vitali seppure rimasti in parole di antica formazione e tuttora usate. Si noti che u finale di tema si confuso
con o ( 139).
277. - -o-I-a- rimasto specialmente per ricavare dai verbi
dei postoerbaiia (retroformazioni, 274), secondo p. es. cantu8

138

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

(tema in u) da canere ma raccostato a cantare: DOLU it. duolo


da dolet, ACCUSA da accusare, ital, doglia (doglio < doleo), voglia
voglio) ecc. Dalle antiche formazioni con -qn-o- ( 158) abbiamo ancora l'-igno di ital. caprigno rossigno ecc. Una nuova
categoria di nomi in -a data dal suffisso greco -(01.- (astrologia
philosophia), onde tal, allegria cortesia libreria (da librarius) ecc.
278. - -io-/-ia- si fonde con -eo- ( 169 sgg.; 182) dando

anzitutto nuovi aggettivi come MITIUS it. mezzo 'troppo maturo' (mitis), ILICEus it. leccio, FAGEUS it. faggio, CORTICEA
it. corteccia, LINTEA it. lenza ecc.; -ia forma astratti da aggettivi come ANGUSTIA it. angoscia, MINACIA it. minaccia, VERECUNDIA it. vergogna, FORTIA t, forza (COMPANIA it. compagna
p. es. Inf, XXVI 101 da COMPANIO) e nomi di regioni e citt,
come gi Britannia Bononia (it. Bretagna Bologna) cos it. Lamagna (ALEMANNIA) Borgogna da Alemanni, Burgundi.
T 279. - Alcuni nuovi conglomerati con -eo- sono -ceo(pannuceus), -oceo- (gi mancante in lat.), -sneo-, -onia- onde
le forme italiane con -uceio (cavalluccio), -occio (belloccio),
-ogno (verdogno-lo) , lat. vlg. in -onia (EBRIONIA it. sbornia, ecc.);
di vecchi conglomerati restano in vita -nneo- (INTERANEA
it. entragna, CAMPANEA, MONTANEA), -iiceo- (GALLINACEUS it. gallinaccio, FOCACEA, PLUMACIUM, SETACEUM e in tal. i peggiorativi con -accio); con -io-/-ia- i conglomerati antichi in -itia(astratti aggettivali: DULCITIA it. dolcezza ecc.); in -torio-/-soriopoco vitali come aggettivi salvoeh in rumeno) ma al ntr. e
al femm. produttivi di sostantivi diversi (cfr. ital, annaffiatoio
asciugatoio frantoio rasoio e strettoia tettoia); in -nrio- formante
sostantivi msc. (It, gi argentarius, cfr. ital. ferraio calzolaio ecc.),
neutri specie in tardo latino (aerarium, armarium it. armadio,
it. acquaio) e femminili (lt. arenaria 'cava d'arena', it. ealcaia caldaia ecc.); in -ieio- ed -toio- (it. campereccio ecc.; a
questi si aggiunto LATRONICIUM > ladroneccio per latrocinium;
e PELLICEA i. e. vestimenta > pelliccia, it. fatticcio, arsiccio ecc.),

PARTE II. -

MORFOLOGIA

139

280. - Abbastanza diffuso -ivo- ( 185) che in ital, d


-ioo ed -io, p. es. in tardivo corrivo e restio, bacio (oPAclvus)
secondo cui solouo,
281. - Ben vivace rimane -ano- ( 191) che uscendo dai
suoi limiti dar VILLANUS LONGITANUS (it. lontano) oltre agli
etnici italiano ecc., napoletano; inoltre, da PAGENSIS it. paese
(di pagus) paesano, da planities it. pianigiano che il modello
di valligiano ecc., indi cortigiano artigiano; secondo decanus
si fanno pievano, cappellano; infine caldano e simili.

T 282. - -ino- ( 192) continua a produrre aggettivi (it. canino, fiorentino) che vengono anche sostantivati (MOLINUM ecc.,
MANsuETINus frane. ant. mastin onde it. mastino), inoltre si
specializza per la formazione di diminutivi (it, -ino), di nomina
agenUs (it. imbianchino) e .di nomi di strumento (it. frullino,
tostino); ai femminili in -ina- gi in uso in latino (coquina, farina)
altri se ne aggiungono come it. calcina fascina.
T 283. - -on- nella forma dei casi obliqui (dal nominativo
abbiamo vecchie parole come it. uomo, ladro) continua a servire come individualizzante (it. nasone, teetones, spesso con
valore dispregiativo (it. chiacchierone, impiccione); cfr. inoltre
it. stallone e, con -ion-, PIPIONEM it. piccione, PINNIONEM it. pignone. Si noti COMPANIO (it. compagno, frane. compagnon dai
casi obliqui) 'calco di un germ. gahlaiban- (ga- 'cum' hlaiba'pane ').
284. - -aqun- -ug'tn- ( 199) sono ancora produttivi in

alcune formazioni quali it. lungaggine; similmente -tUdin- di


aptitUdo gratitUdo, tutte parole dotte o semidotte.
285. - L'antico suffisso -men- ( 201) ha una certa vita-

lit nei conglomerati -iimen -i'men- -:ameno, cfr. it. bestiame


concime salume eec.; molto pi' fortunato l'ampliato -mentoche vive tuttora come continuazione del nominativo sing.
neutro (it. cambiamento) e del nom. plur. (it. ferramenta).

140

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

286. - Di grande impiego stato naturalmente, ed


ancora (seppure l'-i- ital, da -i- riveli influsso dotto), il suffisso

di superlativo -issimo-,
287. - Il suffisso -tuta- (-sura-) rimasto in piena efficienza come formante astratti verbali, quindi COCTURA ARSURA
cINCTURA PASTURA, ital. tessitura ecc.; il processo per cui si ha
nel latino antico figura ( 210) continu ad operare dando nascita
a formazioni quali le italiane altura pianura freddura.

288. - -astro- ( 213) ha continuato ad usars, acquistando


terreno nell'uso peggiorativo che troviamo negl'italiani giovinastro medi~astro e simili, otrech nel lat. volgo PULLASTRA ecc.
T 289. - Per -ali- ed -ari- ( 214.218) si perde col procedere
del tempo la norma di usare il primo o il secondo in dipendenza
dalla esistenza di una -l- nel tema da cui la derivazione fatta
(Quintiliano ha gi lgalis) , ed essi assumono funzioni diverse.
Ben pi vitale il primo, che serve gi a formare moltissime nuove
parole nella lingua della Chiesa ed tuttavia di largo impiego
nelle lingue romanze (ital. speciale mondiale padronale), anche
per aggettivi sostantivati (gi lat. bracchiale, crinale, focale
, cravatta' da faux 22; ital. ospedale, speziale, occhiale);
laddove -ari- resta all'uso sostantivato, lat. volgo COLLARE
COCHLEAR (e -ARIUM, it. cucchiaio), ital. calzare.
Ma -ali- ha avuto fortuna anche nella forma di neutro plurale, -nlia, divenuto suffisso di femminile singolare: ai latini
carnalia Lupercalia ecc. si aggiungono SPONSALIA, BATTUALIA
it. battaglia e poi it. canaglia anticaglia ecc. Poco diffuso
invece -ili- di it. signorile ecc.; meglio si conserva il neutro
sostantivato, per cui a ovile ecc. si aggiungono it. bovile, canile,
campanile. Infine il tardo latino pedulis sorto accanto a pedalis
il modello di alcune formazioni italiane in -le come gorgozzule, grembiule ecc. e ha contribuito forse alla metatesi PADULEM di palUdem.

290. - Di conglomerati con -co- ( 220 sgg.) ha qualche


fortuna -ico- (CUTICA it. odica, NATICA, MANICA; ma AVICA

PARTE II. -

MORFOLOGIA

141

AUCA retroformazione di aoicella, 274); -oo- si trova quasi


solo in vecchie formazioni continuate in romanzo come LACTUCA ecc., poich it. tartaruga franco tortue sono dal gr. "t"OCp"t"OCPOU)(OC;, it. fanf('J,luca da 7to[J.cp6uy-oc; notisi a ogni modo l'it. pagliuca fatto secondo festuca. - Un -nco- abbiamo in ita1. briaco
da ebrinou fatto secondo meriicu (per cui cfr. 222); ebricu
messo in rapporto con ebrisu ha prodotto in lat. herniacus da
herniosus. - Infine -tico- ( 220) ha poco' sguito negli aggettivi
(it. selvatico, fiumatico ecc.), ma nella formazione di sostantivi, se
ha scarso impiego in italiano (baliatico focatico maggiatico), lo ha
frequente in francese (-age> ital, -aggio), provenzale e catalano.

291. - In piena efficienza rimane -tor- (-sor-) suffisso di


nomina agentis ( 226): cfr. ital, pittore fattore (antiche formazioni hanno dato dal nom. sg. nomi italiani in -to come sarto,
cfr. catal. sartre spagn. sastre), accanto a cui vivacchiano i
femminili in -tric- (it. imperatrice), pi generalmente in -tora,
cfr. appresso 301.

T 292. - I suffssi -culo- da -ilo- per nomi di strumento ecc.


( 229) e -culo- da -ko-lo- per diminutivi ( 259) si son fusi
nell'unico -clo-, in cui ricadeva anche -tlo- da -tulo- in vetulus ecc.
120, non solo formalmente ma anche pel fatto che le formazioni diminutive di questo tipo non venivano pi intese come
tali: abbiamo cos con -iiclo- BATTUAC(U)LUM it. batacchio ecc.;
con -iclo- SOLICLU it. solecchio franco soleil, ARTICLUS provenz. artelh
> it. artiglio, APICLA it. pecchia, A1JRICLA it. orecchia, LENTICLA
(e -iCLA) it. lenticchia parmigiano lenieca, PARICLU it. parecchio 'simile' e PARICLI it. parecchi; con -uclo- GENUCLUM
it. ginocchio, FENUCULUM t. finocchio; con -iiclo- ACUCLA it.
agucchia.
T 293. - Il suffisso -to- (-so-) del ppp. ( 231) resta in tutta
la sua efficienza: solo da notare un diffondersi di forme in
-ito- e specialmente -uto- in luogo di quelle cosiddette forti,
in cui cio -to-si aggiunge a consonante od t L'omofono denominale ( 233) vivace nei tipi -ato- (barbato eec.), -ito- (it, sa-

142

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

perito e pochi altri aggettivi), -iito- che, raro in latino, si diffonde


a spese di -ato- (p. es. ita1. barbuto capelluto). Abbiamo inoltre
la forma femminile sostantivata in -ta- (-sii-) ed -tua-: PERDITA,
DEBITA frane. dette, FUGITA fr. fuite, VENDITA, ita1. andata
uscita veduta promessa e (denominale) ital. annata, coltellata eec.;
il sostantivo neutro abbiamo negli ita1. fossato costato e in
pochi altri. Da -tu- deriva invece il suffisso di HaI. belato, colorito, trmito, lscito, particolarmente produttivo in rumeno e
spagnolo; l'-atu- di senatus abbiamo in forme dotte quali
gl'ital. ducato decanato e simili.
Il suffisso -to- ( 233) si conserva e appare in derivati come
it. frutteto noceto arboreto e in nomi di luogo (Busseto: buaiu,
Samboseto: samMi,cus, Rogoredo: robur], Pochi nuovi derivati
forma -olenio- ( 234).

294. - Molto usato nella formazione di astratti verbali


femminili il suffisso -ti6n- (-si6n-) 236: CANTIO it. canzone,
LECTIO frane. leeson, MANSIO frane. maison, OCCASIO it. cagione,
PREHENSIO it. prigione, RATIO t. ragione (forme dotte son
quelle ita1. in -zione, frane. -tion). Accanto ad esso stanno
-uu- ( 240) che nel tardo latino forma molti astratti aggettivali ma il cui uso si va restringendo nelle lingue romanze
(it. bont, vilt ecc.), e -tut- ( 241) che resta quasi soltanto in
vecchie formazioni (it. schiavit secondo servit ecc.).
295. - Il vecchio participio presente ( 242) si andato
perdendo come tale, e la sua reviviscenza con impiego participiale nelle lingue romanze dotta e imitata dal latino; in
compenso -ant- -eni- hanno avuto impiego nella formazione
di sostantivi e aggettivi (it. cantante risplendente ecc.). Il loro
nominativo plur. neutro in -antia -entia ha dato origine a
suffissi per astratti femminili, verbali prima, poi nominali:
it. fidanza doglianza .e benevolenza, fratellanza pietanza ecc.
296. - Molto diffuso sempre -so- ( 244), ancora in
ita1.: amoroso ecc. Quanto ad -(n)si- ( 245), esso si diffonde
discretamente sia a formare etnici (ita1. milanse ecc.), onde

PARTE II. -

MORFOLOGIA

143

it. cortese, MARKENSIS, sia con valore


it. paese, it. maggese e cos via.

BURGENSIS, CURTENSIS

pi vasto in

PAGENSIS

297. - Il suffisso -ido- ( 247) ha perduto ogni vitalit


e resta solo nelle vecchie formazioni (CALDUS FRIGDUS ecc.);
qualche seguito ha invece -amdo- -endo- ( 249) nelle forme di
neutro plurale femminilizzate come it. serranda chiudenda (ma
l'it. locanda dal cartello est locanda domus ))), laddove
-undo- di giocondo vagabondo pare proprio solo di termini dotti.

298. - Degli antichi suffissi con -So, -or- ( 251) si diffonde


solo poco fuori delle numerose formazioni antiche conservate:
qualche nuovo tema tuttavia abbiamo in SENTOR LUCOR ecc.
Anche -ior- -or- del comparativo rimasto solo negli antichi MELIOR PEIOR MAIOR MINOR, e la forma neutrale nei rispettivi MELIUS PEIUS MAIUS MINUS usati avverbialmente (it. meglio, peggio,
ant. 1naggio, meno): tuttavia una certa vitalit ancora in lat.
volgo vien mostrata dalle forme francesi antiche e provenzal
come afro graindre (GRANDIOR) geindre (IUNIOR) noaudre (NUGALIOR) sordois (SORDIDIUS) ecc., inoltre PLUSIORES afro pluisor ecc.

299. - Un suffisso d'incerta origme -anco-, specialmente


diffuso nella penisola iberica, ma non del tutto ignoto all'Italia,
cfr. pollanca, provenz. laoamca ital. valanga. D'origine greca
sono -ismo- (-Ll1{LO), p. es. in it. cristian-simo, e -ista (da -Ll1TI]),
p. es. in it. dentista, ambedue di carattere semidotto. In -iscoche troviamo ad es. negli ital, fantesca, soidateeca, tedesco sono
confluiti il suffisso greco -Ll1Y.O- (fantesca sar in ultima analisi
un rifacimento di 7tIXLOLl1l<:fj) e quello germanico -iska- (p. es. piudiska- propram. 'volgare' detto della lingua del popolo, piuda,
onde tedesco).
300. - Per i d i m i n u t i v i, oltre -ino- di cui SI e
detto sopra ( 282), troviamo continuati i vecchi suffissi latini
( 257 segg.; ma cfr. 292): in via di liquidazione, e senza che
ormai venga inteso l'antico valore, -(u)-lo- p. es. in SPAT(U)LA

144

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

it. spalla di spatha, ROT(U)LUS it. rocchio e rotolo di rota, PICULA


it. pgol(l, di pix ecc.; parecchio diffuso nel lt. volgo ma poi irrigiditosi, -eolo- -iolo- di CAPREOLUS it. capriolo, AREOLA it. aiuola,
LINTEOLUM it. lenzuolo, FILIOLUS it. figliolo, anche qui con progressiva perdita del significato diminutivo (ma it. cagnolo ecc.);
-ello- -illo- le cui -formazioni assumono per in molti casi valore
positivo, cfr. AGNELLUS ANELLus CULTELLUS FRATELLUS CASTELLUM, ma anche it. furfantello ecc. e, con inserzione di r,
ital. e frane. -rello-, cfr. it. focherello fatterello; meglio di tutti
ha conservato l'antico valore -cello- di NAVICELLA IUVENCELLUS ecc. (e DOMINICELLUS provo donsel > it. donzello): secondo
questi suffissi, l'-ulla- di medulla stato inteso come diminutivo
e ha formato cepulla di eepo, e qualche altra parola; il nostro
fanciullo (di fante) sembrerebbe fatto sul modello di homullus
(-on-lo-). Per dai nomi tardo-latini in -itta ( 262) si anche
sviluppato un -itto- sempre pi usato ( il nostro -etto di ragazzetto ece.) che ha dato anche le varianti -auo- (it. cerbiatto,
scoiatto-lo' bigatto di [bom]byx), -otio- (aquilotto, passerotto) e
-utto-. Simile appare la storia di -ieco- che compare dapprima
in nomi propri di iscrizioni africane (Bodicca Bonica Karica)
e ha una certa diffusione in spagnolo e rumeno; accanto ad
esso si formano -acco- -ecco- -oceo- -aeoo-, p. es. in ital. baoiocco
(rifacimento di baoeolue 'stolto '), balocco (o retroformazione
da b'loccare f), marzocco (martius Y), fratocco, badalucco (da un
*BATALIS, provenz. badau > franco badaud).
T 301. - Per quanto riguarda il g e n e re, va notato che
il lat. volgo perde il neutro, e i vecchi sostantivi neutri passano di
norma al maschile (p. es. corpus> il corpo), cos pure i femminili
in -0- a eccezione di manus antico tema in u (it. il pero, il melo, il
portico, il duomo, l'ago); ma forme in -a maschili e neutre, se non
cambiano la desinenza con -o (it. pirato stradiotto eec.), tendono
ad assumere il genere femminile, p. es. ital. la CDmeta (o xOIL~'"lC;),
la calma (-r XIXUILIX), la cima (-r XUILIX), la cresima (-r Xpi:O'ILIX), la
ciurma (-r x&euO'ILIX), cos pure antichi neutri plurali (cfr. 265,
-entia 295, -alia 289). Quanto alle parole della III declnaz,

PARTE II. -

MORFOLOGIA

145

la cui desinenza (lat. volgo -e da -is e da -e) era indifferente al


genere, esse cambiano sovente genere per attrazione esercitata
da finali uguali (specialmente formanti rima) o da significati
affini, ecc., di altre parole.
I mezzi formali per distinguere il femminile consistono in
lat. volg., oltre alla differenza totale della parola (PATER - MATER,
AVUNCULUS - AMITA ecc.), in vari suffissi: -n-, che amplia, la
sua antica sfera, applicandosi, oltre che a temi in -0- (tipo
FILIUS - FILIA, SOCERU - SOCERA), ad altri della III declinazione
(p. es. it. stiratora, priora ecc.), cfr. anche it. suora da somr;
inoltre si diffonde -issa (ABBATISSA dal gr., indi it. dsichessa ecc.)
che talvolta assume valore esorbitante dall'originario (ital, braghesse, sonettessa); -ia- di avia si diffonde alquanto, p. es. in
CANIA it. cagna, CERVIA it. cerbia, -iiria in piemontese sartoira
di sartor; -tric- in regresso, sostituito come s' visto ( 291)
da -trti-, ma rimane in alcune forme quali it. nutrice, imperatrice; una sua contaminazione con -issa- d il -TRISSA del frane.
ant. trooeresse, modo deoineresse ecc.

II. La declinazione nominale.


T L 302. - La declinazione latina ha due n u m e r i: singolare
e plurale. Per resti di duale si sono salvati in duo duobus ambO
ambobus e forse anche nel Cestio e nel Pompz.io di due iscrizioni
arcaiche (122,61 e 30: Q. K. Cestio' Q. e Cesone Cestii', M. C. Pomplio) colla desinenza uguale a quelle del gr. ocv&pe.:mw, del scr.
Avina 'i due Avin' ecc.; duo-bus ambO-bus rispondono in
parte al scr. deva-bhyam strum.-dat.-abI. di deva- , dio'.
I c a s i del latino sono sei: Nominativo accusativo dativo
ablativo genitivo vocativo; ad essi il sanscrito risponde con un
sistema di otto casi, in quanto possiede in pi uno strumentale
e un locativo, lo slavo e illituano con uno di sette casi, in quanto
essi posseggono strum. e loc. laddove hanno fuso ablativo e genitivo (come il greco): ma il latino ha ancora cospicui resti di locativo nella I e II declinazione (Romae belli domi ecc., 319.327),
oltredich l'ablativo sing. di III decI. per i temi in consonante
(ped-e reg-e da -i) in origine formalmente un Iocativo, e resti
IO - V.

PlSA~[.

Grammatica latina stonca e comparativa.

146

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

formali di loeativo si conservano in avverbi ( 420), infiniti


( 566) ecc.; quanto allo strumentale, gi gli antichi ne distinguevano le funzioni nell'ablativo da quelle realmente ablativali, ma in seguito alla caduta di -d finale dopo vocale lunga i
due casi si sono fusi dopo che il latino ebbe creato ablativi in
vocale lunga
d di sulla II declinazione; onde non solo -o
da -o strumentale e da -od ablativo nella II declino (cfr. scr. yajna
e yajnad di yajnd- , sacrificio '), ma anche -n da -ii e -iid nella I
(cfr. lit. strum. rank 'colla mano' gr. xpu<pii 'nascostamente '),
e cos -i presso i temi in -i- (cfr. vedo mali' colla mente '), -u
IV decI. (avestico xratil ' coll'intenzione '), -e nella V (cfr. lit.
zem 'colla terra t I). Si aggiunga che la desinenza di ablativo plurale della II (e quindi della I) decI. in origine quella
dello strumentale, 315.
Quanto ai generi cfr. 264 sgg. e 301.

L 303. - Come nelle altre lingue ie., l a de s i n e n z a


indica tanto il caso che il numero: e cos fra -m dell'acc. sg. e
-s del plurale non vi alcuna comunanza circa la designazione
dell'accusativo, fra -um del gen. pI. e -bus del dat.vabl. non
ve n' alcuna circa la designazione del numero.
Alcune forme valgono per pi casi, e precisamente:
Il nominativo e l'accusativo neutro sono sempre identici,
come in tutte le lingue ie.
Il vocatvo sempre uguale al nominativo eccettoch nel
singolare maschile e femminile della II declinazione ove il
nominativo esca in -us (dominus: domine, ma puer per ambedue i casi): mentre questa uguaglianza si riscontra in tutte
le altre lingue ie. per quanto concerne il plurale (ma cfr. il
detto appresso riguardo all'accento), ci non ha luogo pel singolare in cui generalmente il vocativo uguale al puro tema in
grado normale, laddove il nominativo ha i suoi peculiari segnacasi; e presso i temi in -ii-, il cui nominativo esce di norma in -ii,
il vocativo a volte se ne differenzia a mezzo dell'abbreviazione
in -ii, (p. es. ablg. zena 'donna' voc. zeno, homo vU!J-<p,x; il ser. forma
kdnye da -ai rispetto al nom. kanyiJ, , puella '). Si pu- supporre

PARTE II. -

MORFOLOGIA

147

che in casi come pater soror Gamena il latino continui gli antichi
vocativi in -er -or -ii (cfr. mhe:p 3w't"op vU(J.cpoc) a differenza dagli
uguali nominativi derivanti da -r -or -ii, e che il ricadere in
un'unica forma di parole simili abbia almeno accelerato il
processo di sostituzione del nominativo al vocativo: ma si
tratta d'ipotesi incontrollabile. Si noti che in scr. presso i temi
in -a- (da -0-) anche il neutro differenzia vocativo (adesinenziale) e nominativo: yuga voc., yugam nom. Come mostra
quest'ultimo esempio (e resti isolati greci: 3e:(monj: 3cl"7to't"cx,
7tcxTIJp: 7t!X't"e:p) i vari dialetti ie. distinguevano il vocativo a
mezzo dell'accento (musicale) che colpiva sempre la prima
sillaba in questo caso.
Dativo e ablativo plurali sono identici, ci anche nelle altre
lingue ie. che posseggono i due casi.
Viceversa il latino ha differenziato ovunque genitivo e ablativo singolari, che nelle altre lingue ie. sono ovunque identici
salvo presso i temi in -0-, in quanto partendo dalla p 'declino
esso ha creato una forma speciale per I'abl. sing. presso tutti
i temi in vocale e analogamente ha adottato per l'ahI. sing.
dei temi in consonante l'antica forma del locativo.
L 304. - Le desinenze della declinazione nominale sono:

SINGOLARE. N o m i n a t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e: -s, ma nulla pei temi in -a-, liquida, -no, rB>, Ci ha luogo
anche nelle altre lingue ie., p. es. &v&pW7tO- scr. deva-s' dio "
7tOL- agni-s 'fuoco', utu- sunu-s 'figlio', cplji a!X7tLy~ (in scr. di
pi consonanti finali resta solo la prima, cosicch l'-s nei temi in
consonante sempre sparito; ma cfr. avestico VaX8 = vox,
scr, vak); ma X&pii kanyi ' puella " (Xv~P na ' vir', 7tOL[J.~V &x.(J.wv
ama, e:(J.e:~ sumanas; i rari temi in -l- hanno altrove -s,
p. es. &-, non cos il lt. di cui per sol e probabilmente sal
sono in origine neutri; con-sul composto ( 155) manca di -s
come tibi-cen ecc. col can- di cano, quest'ultimo forse secondo
flamen ecc. Come mostrano gli esempi greci e sanscriti,i temi
in -n- -r- -s- allungano nel nominativo la vocale precedente
questi suoni, e n r possono cadere: cfr. anche lit. a~muo gen,

148

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

akmens ' pietra ' dukt~ sesuo gen. dukters sesers ' .&uy&:t'1)p, soror "
menuo gen. menes-is 'luna '. Il latino ha abbreviato secondo
il 135 gli antichi -r -or (pater soror), e l'antico -en in finme
pecten (gr. x:n:t da *x:n:'II-), ma ha la caduta di -n in homo
natio ecc.; per l'allungamento presso i temi in rB: cfr. Ceres,
pubes puber-is, arb arbor-is, ed honos onde l'-o- passato
all'intero paradigma ( 251).

L 305. - A c c usa t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e:
-m dopo vocale (lupu-m puella-m ecc.), -em dopo consonante
(reg-em) accennano a un'antica alternanza -m/-"f' che ritroviamo di fatti in gr. &'II.&pW7tO-'II: (jl~-ot, scr. deva-m bharant-am
= [erent-em ecc.
L 306. - N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o n e u t r o: -m
presso i temi in -0- (iugu-m), altrimenti il puro tema (mare
cornii ecc.; per gli aggettivi a una terminazione come audax
cfr. 346): -questo avviene anche nelle altre lingue, p. es. gr.
~uy6-'II scr. yuga-m, ma yvo janat, (l.&u mddhu, O'llo(lot nma
(-mr: ).

T L 307. - D a t i v o: -o da -oi i temi in -0-, -ae (antico -ai,


-a) da -tu quelli in -0,-, -i generalmente (antico -ei) quelli di III,
IV e V declinazione: queste desinenze tornano in gr . .&e:n .&e:iL
scr. tdemai 'illi ' (il nome ha allungato la desinenza di un -a:
deVlly-a) femm. tasyai (nel nome, doppia desinenza partita dal
locativo: kanyiy-ai) ecc.; -i nel scr. -e del dato bhdrat-e 'ferenti' ,
rajn-e 'reg-i'. ecc., nel gr. -otL degl'infiniti come M(le:'II-otL ecc.
ed -e:L di Llr.F-d-~?LO 'caro a Zeus " nell'-ei di osco p a t e r - e i
, patri' ecc. Ad ie, -ei accenna recei 122,1. Le forme gi e.
-Oi -tu paiono risultate dalla contrazione di -0- -0,- del tema con
questo -ei -ai. Ofr. 62.
T L 308. - A b l a t i v o: -o(d) -a(d) -i(d) -u(d) -e(d) dai temi
in -0- -0,- -i- -u- -e-, laddove i temi in consonante hanno -e
(reg-e). Nelle altre lingue ie., come si detto, questo caso
distinto dal gen. sg, solo presso i temi in -0- che formano -od
(ser. vr'1cad' dal lupo ',gr. delfico fOLXW 'domo', ablg, gen.-abl.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

149

vluka ' dal, del lupo ' eec.); evidentemente su questa formazione
si modellata quella delle altre declinazioni latine, consistente
in allungare, ove essa non sia gi lunga, la vocale tematea e
aggiungerle od: che nelle finali -6 -a -i -ii, (-e Y) possano forse esser
confluiti anche gli antichi strumentali, stato gi rilevato ( 302).
Invece l'-e dei temi in consonante dalla desinenza di loeativo -i che ritroviamo nel scr. rajan-i 'in rege " gr. cpe:~-( ecc.
(cosiddetto dativo, riunente in s anche le funzioni dellocativo),
grazie al fatto che l'ablativo latino ha assunto anche la funzione di locativo.

T L 309. - G e n i t i v o: IJa terza declinazione ha -is da -es


(SaliUes, Vene1'es P 2,450 e 45]), accanto a cui -08 e, pi recente,
-us (Diov08 12 2,3(j0, nOmin1J8 se de Ba,ceh., 1'egu8 P 2,730;
cfr. anche la creaz. di quoiiei eiiei di su quoiius eiius secondo
regei: regu8 369): si tratta dell'antica desinenza dei temi in
consonante, cfr. gl'. epe:~-6 scr. rajii-as 'regis' ablg. mater-e
, matris '. in cui e ed o stanno fra loro in rapporto apofonico
( 156). I temi in -u- hanno -s, in fondo la stessa cosa che la
desinenza della III decl., cfr. 350; -8 appara anche in resti
nell'antica forma fam-ilias ecc. della I declinazione. Altrimenti
la desinenza di genitivo nella I de-cl. (-iii> -ai > ae), nella II
(-i) e nella V (-ii> -iH, -;i) -i, partita dai temi in -0-. Si
pensato che questo -i, il quale non mai scritto -ci nelle epigraf che distinguono fra antico -s ed -i da dittongo ( 137)
e quindi non pu essere un antico locativo (che ha originariamente -oi od -ei), fosse, insieme coll'-i del celtico e forse
del venetico, un'antica terminazione avverbiale quale ritroveremmo in certi composti del sanscrito, ove un tema in -amuta questa finale in -i- nella composizione con determinati
verbi come kr- 'fare', bhii,- 'essere, diventare', p. es. upahari-ka-ro~i 'fai un'offerta' (upahara-); ma, ad astrarre dalla
stranezza dell'ipotesi, tali forme sono nel scr. pi antico appena sul nascere (mancano nel Rigveda!) e si sviluppano solo
in seguito. Ad altro accenna il falisco, dialetto latino, che
in antiche iscrizioni serba ancora Kaisio-sio e [N Y]euoteno-sio,

150

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

due genitivi formati colla desinenza -sio propria dei temi in -0quale si ritrova in scr. dvasya ' equi', in gr. t7t1tO-LO, in armeno
mardo-y 'hominis " in gt. dagi-s ' diei' (da *-e-sio), e che nel
lat. stesso contenuta nel genitivo sng. dei pronomi: cuius
da *quosjo-.,; ( 369): forse anche i genitivi messapic come
Platorri-hi sono da -sip. In cuiius abbiamo la prova che il
-sio della desinenza dava in un primo tempo -jjo ( 82), il cui o
si conserva come u per effetto del s aggiunto sull'esempio di
nomin-us ecc.; ma da una forma come *luposio *lupoiio, in
cui la sillaba tematica non era mai soggetta all'accento iniziale preistorico ( 36) in quanto i temi nominali in -0- sono
almeno bisillabici, doveva sorgere *lupm:ie, indi, con assimilazione del primo e all'ii seguente e con -i da -ie come in fili ( 327),
*lupii e finalmente lupi; cfr. ai 'd' bisillabo da *a!ie, *agie
Naev, Com. 125. Da *lupii o simili, l'-i sentito come desinenza specifica di genitivo passato ai temi in -0,- ed -- (1).
L 310. - In quanto esso resta, il lo c a t i v o ha la desinenza -i che aggiunta ai temi in -o, -o, ha dato -oi (gi ie.) onde
-ei, -i ed -ai (gi ie.) onde -ai, -ae. Presso i temi in consonante
essa perpetuata nell'ablativo ( 308) che ha quindi funzioni
di locativo, p. es. in riire, Cfr. OtXOL scr. ve 'in casa " &e:CiL
scr. snay-am (-am particella aggiunta) 'nell'esercito', <p:POV't"-L = scr. bhdrat-i.

L 311. - Il v o c a t i v o, come si gi detto, uguale al


nominativo, eccetto nei temi maschili e femminili di II declino
che hanno -e, e cio il puro tema con apofonia e: domine come ser,
dva 'eque' gr. &v&pW7te: ablg. rabe ' serve' ecc.
L 312. - PLURALE. N o m i n a t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e: nelle prime due declinazioni la desinenza -i che
aggiunto al tema ha dato -iii ; -ai (tabelai SC de Bacch.) indi
-ae, e rispettivamente -oi (pilumnoe poploe Carm. Sal. ap. Fest.
(1) Cfr. l'analogo sviluppo nei monumenti falisch: I. KaiBio'Bio; II. Titoio; III. OaiBioi; IV. oi, ma -i nei temi in io: TUoi Mercui efilee ' Titi Mer
cuvi aediliB'; V. -i ovunque: Louci Teti u(x)or. E cfr. 326.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

151

205) onde -ei (foideratei SC de Bacch.) e finalmente -t, Nelle


altre declinazioni abbiamo le finali: III -e, IV -us, V -s; riservando alla trattazione delle varie declinazioni l'esame dei
particolari, potremo dire che qui si trova comune una desinenza costituita da -s preceduto da un suono che allungava
breve precedente. Forme quali scr. rajan-as 'reges' (tema in
consonante) agnay-as 'ignes' (tema in -i-) sunav-as 'filii'
(tema in -u-) ecc., gr. ~~-<: 7tOL-<: 7dj'X<:f-<: ecc. ci autorizzano a porre una antica desinenza comune -es. Questa desinenza formava il nom. pl. anche dei temi in -0-, -a- quale esso
appare in scr. (avas 'equi' kany'as 'puellae ') e nelle lingue
iraniche, in germanico (gt. wulfos 'lupi' gibOs 'dona '), in
armeno (get-k' , fiumi' am-k' , anni' da -os -as~), in oscoumbro
(o. N li v l a n li s 'N6Iani' scritta 'scriptae '); pei soli temi
in -a anche in lituano (rankos 'manus ') (1) e albanese (kiH6
, hae' da *tas). Inoltre l'ant. irlandese ha il vocativo plur,
firu. da *'!.!:iros, chiaro resto dell'antico nominativo sostituito
pi recentemente da *y:iroi > airl. fir. Sembra evidente che
in origine si doveva avere ovunque -os ed -as, e che l'innovazione -oi sorta dapprima presso i temi in -0- e abbastanza
diffusa (&V&pW7tOL ablg. rabi 'servi' lit. vy'rai 'viri' celt. fir)
si sia poi trasferita a quelli in -ii- dando -ai (gr. X-WpCXL). Ci
confermato dalla considerazione di questa desinenza in i, la
quale era propria del pronome maschile (scr. t gr. "t'OL lat. isti
gt. pai, lit.
ablg. ti), laddove il femminile aveva -as (scr. tas
gt. p6s lit. ts): laonde la differenza -oi/-as nei pronomi avr
provocato la introduzione di -oi presso i temi nominali in -0-,
a cospetto dei femminili con -aSi in greco e latino poi, secondo i
temi in -0- si sono regolati anche quelli in -a- dando -ai, sia nel
nome che nel pronome ("t'CXL istae): si noti che proprio il greco
e il latino conservano nomi femminili in -0- e maschili in -n-,

tie

T L 313. - A c c usa t i v o: I declinazione -as, II -6s, III -ee


i temi in consonante ed -is originariamente quelli in -i- (cfr. 331),
(l) Le lingue slave hanno. pei temi in -ii-, .y come nell'aecus., ma questo
-y presuppone anch'esso indirettamente un antico s.

152

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

IV -us, V -es fanno pensare ad una regola: vocale allungata


+ -s, salvo i temi in consonante che prendono -s, Le altre
lingue ie. mostrano -s dopo i temi in -0,- (scr. kanyi-s ' puellas '
gt. gib6s ' dona' ece.; gr. gortinio 't'LfL!Xv, onde 't'LfL& e simili,
rifatto secondo 't'6v ecc. dei temi in -0-), -ns dopo vocale
(scr. avan 'equos' agnin 'ignes' s'Un'an 'filios', gr. gortin.
't'6v > 't'ou, 7t6LV ecc., gt. dagans 'dies' gastins 'hospites'
sununs 'filios '), -~s dopo consonante (scr, rajii-as 'reges'
gr. qJ~-oc), tutte forme cui sono riconducibili quelle latine
(-ons -ine -uns > -os -is -us 24; -~s > -ens > -ee 67).
L 314. - N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o n e u t r o :
Dove il neutro esiste (II, III e IV declinazione), la desinenza
-a: iuga genera maria cornua. Il greco presenta un analogo
stato di cose: ~uY!X yVOC 't'pLOC Mxpuoc. Il sanscrito ci offre invece
(astraendo da formazioni che qui non c'interessano): -a per i
temi in -a- (da -0-); -i, -u per quelli in -io, -u-; -i per quelli in
consonante: yuga tri madhu nq,man-i bharant-i 'iuga, tria,
mella, nomina, ferentia " e uno stato di cose simile presupposto dalle altre lingue ie. Posto che -i scr. corrisponde ad -
greco, -a latino presso i temi in consonante (jana'f!l's-i y{;V-CI.
gener-a), provenendo da antico -;1, che la stessa desinenza la
quale presso i temi in -i- ed -u- pu o non contrarsi colla finale
tematica (tri 't'pLOC, tria e tri-ginta 389), concluderemo che
nella III e IV decI. latina noi abbiamo appunto le continuazioni di questi -;1; e che nella II declinazione, come del resto
in greco, -a da -;1 si analogicamente diffuso a spese dell'antico -ii (ancora, pare, in tri-ginta, e tornante in umbro k a s t r u v u castruo ' fundos 'Y con -o da -s, in gt. juka ' gioghi '
con -a da -a ecc.), Quanto a tale -ii, esso era in origine la stessa
cosa che la finale di un tema della I declinazione con valore di
collettivo, indipendentemente dal genere, cfr. casi come gr. xuxo: xuxoc e il 265. Il valore di collettivo proprio di questa e
altre formazioni ie. di neutro plurale spiega la costruzione greca
del plurale neutro col verbo al singolare.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

153

T L 315. - D a t i v o - a b l a t i v o: -ts (antico -eis) nella I


e II deelinaz., -bus nelle altre; ma resti come dea,bus tiliiibus
libertiibus gniitiibus (dovuti al desiderio di distinguere il femminile dal maschile) dextriibus mostrano che anche qui i temi
in -a- hanno riformato la loro desinenza secondo quelli in -0-.
E difatti le altre lingue ie., a eccezione del greco (1), ci offrono
sia nello strumentale che nel dat.-abl. delle desinenze inziantisi con -bh- o, nelle lingue germaniche e baltoslave, con -msostituto di -bh- in questi casi, ci ovunque salvoch nello
strumentale plurale dei temi in -0- che risale ad *-ois o *-oiis:
scr. strum. kany--bhis agni-bhis sunu-bhis raja-bhis marud-bhis
(marut- nome di certe divinit) ma v(kais 'lupis ' (tema in -0-),
dat.vabl. kany--bhyas ecc. e v(ke-bhyas; ablg. strum. zena-mt
PlfH-mt synu-mt ma vluky 'feminis, viis, filiis, lupis " dat.vabl.
zena-mu ecc. e vluko-mu, similmente il lituano: il latino
ha dunque conservato pel dat.-abl. dei temi in -0- l'antica
forma di strumentale, -ois > -ois > -eis, -ts, possibile che
in -tS sia confluita anche l'antica forma di Iocatvo (-oi-si od
-oi-su, cfr. t-UXOL-O"L scr. v(ke-~u ablg. vluce-chu), cos come un
resto di loeatvo con funzioni di dativo pare conservato in una
antica iscrizione (P 2,976), deuas corniscas sacrum 'deabus
cornicibus s. " in Anabestas (i. e. sacrum: VI 21), ed in aestimias
, aestimationibus ' PF (cfr. Norden, Aus altrom. Priesterbiidi.,
p. 80 n.), cfr. .132. O si tratta di oschismo con -as da -afs =
-iibus~ Secondo lupts anche in questo caso i temi in -ii- si son
regolati formando (come in gr., cfr. nota precedente, e in ou.,
p. es. osco k e r s s n a i s 'cenis ') -ais onde -eis, -is. - Quanto
(1) Il greco ha adottato ovunque la desinenza di locativo plurale "H
per il suo dativo (riempiente le funzioni di dat., strum. e locat.), salvo pei
nomi in -0-, i quali accanto a tmtOL-cn hanno gi anticamente t7t7tm<;, cio
la forma dell'antico strumentale: solo in seguito queste due forme si sono
fuse nell'unico t7t7tOL<;. I temi in ii hanno pi anticamente -iicrL '1)crL,
cio l'antica desinenza di locativo, la quale per secondo -cun dei temi
in -o- ha ammesso l' -Lo avanti -or dando -OtLcrL -7JLcrL; col trionfo poi dell'unico -OL<; presso i temi in -0-, anche quelli in -ii- hanno adottato l'unico
-OtL. Quest'ultimo fatto ha. luogo in Attica verso il 420 a. C.

154

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

a -bus, esso trova la sua esatta corrispondenza nell'esco l u i s a l' i - f s '*liralibus~' (il cui -fs si assimila in -ss, -s nell'o.
Anafriss 'Imbribus', u. avis 'avibus') emel gallico
Mot't'pe:~o NotfLotuaLxot~O, laddove in SCI'. ed iraneo vediamo
immesso un -y- (forse l'-i- dellostrumentalet -bhyas -byo secondo
-bhis -biH), mentre il -mu slavo, -ms lituano (da -mos) hanno
sostituito m a bh,
L 316. - G e n i t i v o: III e IV decl, -um, antico -om (pou2,569, Preneste; manu-om Pacuvio); nelle altre
declinazioni, -1'um avanti cui i temi in -0- allungano questa
vocale (lupo-rum). Per nella II decl. la pi antica desinenza
-om (cio-om), cfr. Romiinom II 1, verbum ecc. Pl., ancora
classico socium deum divom, e specialmente se vi un -r- nel
tema: liberum jabrum. Invece nella I de cl, -rum stabile fin
dai pi antichi monumenti (Aeneadum e simili, drachmum sono
grecismi; agricolum Troiugenum ecc. in poeti sono modellati
secondo simili composti di II decl, come magnanimum); nella
V si tratta solo di rerum dirum sorderum Pl., jacierum Cato,
altre forme s'incontrano solo tardi (cfr. Cic. Top. VII 30:
nolim enim, ne si latine quidem dici possit, specierum et speciebu dicere; il gen. pl. di spes non era usato, cfr. Quinti!.
I 6, 26 e Probo inst. art. p. 281 spes a genetivo casu numeri
pluralis abstinetur); su esse cfr. 354 sgg. evidente che -rum
ha la sua sede originaria nella I decl.; e difatti il gr. ha &e:wv
ma &e:&wv da *-ot-awv, l'esco N li v l a n TI. m ma e g m a - z u m
, rerum ': e nelle altre lingue ie., mentre -om desinenza tanto
dei temi in -io, -u- e consonante quanto di quelli in -0-, i temi
in -a- hanno spesso una inserzione fra la vocale tematica e la
desinenza, cfr. SCI'. kanyii-n-iim (1) aated. gebO-n-o 'donorum',
ovvero -iim per -om (got. gibo ' donorum ' da -iim contro wulje
, lupo rum ' da -oih): ci probabilmente per evitare che la fumilion-om P

(l) Onde niim anche nei temi in -a- da -0-: vr'kii-,!uim devct-nam, ma in
una antica formula ancora deviim = lt. divom "derum ',

PARTE II. -

155

MORFOLOGIA

sione di -a- coll'-o- della desinenza, dando -0-, oscurasse la


finale del tema. Il -som a cui, secondo la testimonianza del
greco e dell'osco, risale il -rum di dearum ecc. proviene dal
pronome: cfr. scr. ta-sam gr. "t"&<v gt. pi-zo ecc.; quanto ai temi
in -0- latini, essi hanno preso questa desinenza dalla I declinazione, ma in ci ha contribuito il fatto che -som era desinenza
pronominale anche per i maschili, cfr. scr. t-~am gt. pi-ze ablg.
te-chu (unico per msc.-ntr. e femm.) ant, prussiano eui-eo
(laddove il lituano ha trasferito ai pronomi la desinenza nominale: t1f msc. e femm. come vy'r1~ rank1f 'virorum, manuum ',
e il greco ha fatto ci pel msc.-ntr.: "t"wv).
L 317. - DUALE. Come si visto ( 302), duo (con abbreviazione giambica 28 da -o: oppure = gr. (%0 ~), ambo ecc. hanno
le desinenze di gr. t7t7t< eX(J.rp< scr. avina d'va ecc.; anche il femminile duae ambae par contenere l'antica desinenza pronominale -ai' di scr. t ' illae duae ' ablg. te lit. tie id. come scr. dv
ablg. duve lit. dv. Il ntr. in lt. uguale al msc., laddove in
scr. iranico e ablg. esso ha la forma del femminile. Quanto a
duorum duarum ecc., essi appaion fatti secondo il plurale dei
temi in -0-, -a-; duobus duabus ecc. corrispondono forse in
certo modo a scr. dvii-bhyiim (msc. fem. ntr.) ablg. duve-ma
con raccostamento al -bus del plurale.

I. Declinazione.

TL

318. - Temi in -ii- maschili e femminili.

Paradigma:
Sing. Nom. Voc. rosa
rosam
Ace.
Dat.
rosae
AbI.
rOSa
Gen.
rosae
Loc.
Romae

Plur. rosae
rosas
rosis
rosarum

Maschili: soriba ecc.

156

GRAMMATICA LATINA. STORICA E COMPARATIVA.

SINGOLARE:

N o m i n a t i v o: Le altre lingue ie. hanno -a conservando


la lunga del tema: gr. &d scr. kanya ablg. zena gt. giba (-a
da -a) ecc. Per i temi in -ia- (come-lt. avia) mostrano -ia od
-i (evidentemente -iii alternante con -i): scr. devi gr. &ci!Xl1l1!X
(-xioc) cX~&eL!X ecc. L'-a dellt. (-a in grecismi o per allungamento metrico in cesura, cfr. Ennio Ann. 147) pu essere
in parte dovuto alle forme in -ia, in parte a imitazione dei
neutri plurali di II declino quando essi presero -a per -a, 314.
L'arcaico nomino paricidas ha -das da *-datis = datio 235
e da esso ricavato il tema paricida-, cfr. P. XX, 190; secondo p.,
hosticapas. Pel v o c a t i v o cfr. 303 (Leonida Plauto e
simili sono grecismi).
A c c usa t i v o: Taurasia P 2,7 ecc. secondo 129. Per
la prosodia dell'-am finale cfr. 141.
D a t i v o: L'antico -ai in Fortunai P 2,397, Minervai 122,364,
fileai 122,561 ecc.; accanto ad esso, -n in Flaca 122,477, Louoinii
p 2,360, Matiita P 2,379 ecc., sorto da -n: come -s da -oi nella
II decl. ( 307). Fortune (12 2,48) e simili sono volgarismi e rusticsmi, cfr. 19. Se aquai in Lucr. I 454 va inteso come dativo,
avremo da scorgere in esso un falso arcaismo dovuto alla uguaglianza di dato e gen. aquae, ed alla nozione che antico aquai
corrispondeva ad aquae (del gen. l).
A b l a t i v o: Forme con -ad: sententiad P 2,581 r. 8 ecc.
T L 319. - G e n i t i v o: La forma in -as (gr. &eiic; gt. gibos
, doni' lit. stirnos ' frontis ' eec.), oltre che in familias, usata
talora in opere letterarie con valore arcaizzante: escas M onetas
Liv. Andr. (12.23), Terras Naev. (Beli. Poen. 20) ecc. - Troviamo -ai bisillabico in Plauto comoediai ecc., Ennio Albai
Longai (Ann. 33), e come arcaismo ancora presso Lucilio, Lucrezio, Virgilio (aulai, aquai). La scrittura -ai, incerto se con
valore bisillabico o di dittongo, in epigrafi: Duelonai P 2,581 ecc.
Sulla origine delle forme cfr. 309. La norma di Lucilio (Quintil.
I 7, 19) ripresa da Nigidio Figulo (Gramm, Rom. Fragm. 11),

PARTE II. -

MORFOLOGIA

157

di scrivere -ai nel gen. ed -ae nel dat., dovuta evidentemente


al necessario permanere di -ai bisillabico presso quei poeti che
l'avevano adoperato. Una estensione della grafia -ai anche al
dativo, intesa a distinguere l'-ae del singolare da quello del
plurale, ci testimoniata per alcuni innominati da Quintiliano
(I 7, 18). Quanto a divine (VI 226) ecc., si tratta della monottongazione rustica e volgare di cui al 19.
Talora, quasi esclusivamente in nomi propri, si trova, a
partire dalla fine del I sec. a. C., -aes o, colla monottongazione,
-es: Aquilliaes Valeriaes, dominaes, Benignes, Minerbes ecc., a
volte anche in nomi maschili come Aleaiaes, Midaes. L'aggiunta
di -s par dovuta a influsso greco ('t'~fLli), ma forse in parte
potrebbe anche pensarsi a influsso del sostrato oscoumbro; in
ou. il gen. sg. dei temi in -a- aveva continuato a terminare in -,asi
n escluso che abbia contribuito l'esempio della III declinazione.
L o c a t i v o: Esempi, oltre i nomi propri (Romae, iscriz, Romai P 2,561 e Rome), militiae, domi meae Pl., proximae viciniae, id.

320. -

PLURALE.

T L N o m i n a t i v o: -ai in tabelai datai (P 2,581) ecc.; -a per


-tu ( 128) si ha da scorgere nel matrona di iscrizioni psaurensi
(P 2,378.379): si tratta probabilmente di umbrismo, come un
oschismo sar il laetitias insperatas di Pomponio in una atellana (qui l'oschismo dev'essere stato probabilmente in bocca
a un personaggio osco: a ogni modo esso ci mostra la conoscenza delle forme osche nel latino del popolo nella Campania):
qualche tardo -as in iscrizioni (libertas, filias) mostra l'adozione di -s come segno del plurale che ritroviamo nelle lingue
romanze (frane, fille: filles, spagn. hija: hijas), cos pure l'isolato sportulaes di una iscrizione, in cui -s viene appeso alla
forma in -ae. V o c a t i v o Casmenas nel Carmen Priami.
L' A c c usa t i v o non offre materia ad osservazioni.
D a t i v o - A b l a t i v o. La scrittura -eis, -es ( 137) si
ha ancora in soveis aastutieis (P 2,364), seribeis, noneis (P 2,587);

158

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

da temi in -ia- sparsamente ianuaris, colonie (Monum. Anciranum, che ha per anche MANIBIIs), ooloneis (= -is) ecc. e

l'irrigidito gratis (Pl. sempre gratiis), dopo che ei fu diventato i,


21. Delle forme in -abus, che acquistano maggior diffusione
nel latino popolare tardo, notano espressamente i grammatici
che sono usate per distinguere il femminile (p. es. Prscian.
II 293: differentiae causa ... bus desinentia faciunt dativum
et ablativum pluralem ... natabus, filiabus, deabus, equnbu,
mulabus, libertabus, asinabus).
Pel G e n i t i v o nulla vi da aggiungere a quanto detto
nel 316.
T

321. -

NOMI GRECI.

N ella I decl. latina sono stati accolti i nomi greci con tema
in -a-, in un tempo pi antico l'assorbimento stato completo
(cos per appellativi femminili come machina, olea, maschili
come poeta, nauta, per nomi propri femminili come Alc(u)mena,
per gentilizi come Persa). Pi tardi per ha luogo un maggior
rispetto della forma greca, per cui vengono conservati a volte
l'-n dell'accuso sg. (Andromedan) e le desinenze del gen. pl.
(Danaidum Aenadsun o addirittura Antinoiton ecc.), quando
naturalmente non si trascriva direttamente l'originale (quindi
anche nom. sg. in -n. Tegea). Compromessi sono sorti specialmente presso temi con -'1)- e presso nomi propri: p. es. femm.
poetice physice Doma, accuso physicen, gen. Domae grammatices
(che acquista presso i poeti, da Ovidio in poi, il sopravvento
sul tipo grammaticae); msc. poetes agonothetes Pers (accanto
a Persa, Olympionica, propheta), accuso anagnosten choraulen
Oronten (nella I decl. gli accusativi in cui conservato -- hanno
di regola -n, salvo gli etnici in -us. Spartiatem ecc.; con -a-,
Persam prophetam), ablat. Perse sophiste (ed -a).
I nomi propri msc. in -tis conservano l'-s in latino: Aeneas,
hanno l'accuso pi spesso con -an (Aenean), talora -am (Anaxagoram); il voc, dei nomi msc. in -ae -es esce in vocale lunga
(Aenea, Anchise); il dativo dei nomi sia maschili che femmiha -: Anchise, Phoeb, cos pure l'ablativo: Perse,
nili in

--

PARTE H. -

159

MORFOLOGIA

comete, Alcmene. Come paradigma dei nomi propri si pu quindi


fissare il seguente:
Nom.
Voc.
Acc.
Dat.
AbI.

Gen.

Perss, Persa
Perse, Persa
Persn, Persasn
Perse, Persae
Perse, Persa
Persae

Aeneas
Aenea
Aenean (-am)
Aeneae
Aenea
Aeneae

Alcmene, -a
Alcmene, -a
Alcmenen, -am
Alcmene, -ae
Alcmene, -a
Alcmnae, -e

Di sul nominativo in -es si declinano nomi greci della I decl.


anche secondo la III latina (satrapes -is da Q"(x:rp&7t1)~ -ou), o
- come gi in greco - nomi greci della III decl. in -1)~ -ou
passano alla I latina: Socrates Socraten (-em) voc. Socrate.
T L 322. - Nella lingua popolare i nomi greci femminili con
nominativo in -e hanno ricevuto una nuova declinazione:
Nice Nicenis, l'yche Tychenis, dato Chresteni Glauceni Tycheni ecc.; con scrittura inversa Augaeni ecc., con i corrispondente alla tarda pronunzia greca di 1), Plooinis Chrestini;
cfr. anche mamani, taUini, tutti in iscrizioni. L'origine di
questa declinazione andr veduto nell'analogia di luno lunonis,
soprattutto dei nomi greci in -w declinati secondo questo, Calypsonem Itmem (di lo) Didonem Callistoni ecc.
Un'altra formazione popolare (in iscrizioni) di nomi in -e
da -1) troviamo in gen. irenetis (Jfjriacetis, dato Agriaceti ireneti (anche lsiati Sofiati) e simili; cfr. anche, da nomi greci
msc. in -iis, Niciati, Hylatis, Thomate, Damati ecc. Qui il punto
di partenza costituito dal tipo greco Herms Hermtis, Thale8
Thaletis, tanto pi facilmente in quanto il greco aveva la doppia
forma 0otli~ 0otou accanto alla declinazione in -1J~ -1J't"O~.
II. Declinazione.

323. - Temi in

-0-

maschili, neutri e femminili.

Paradgma:
Sing. Nom.
Acc.

lupus
lupum

PI.

lupi
lupos

Femminili (come
il msc.): nomi di

160

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Nom.-acc.-voc. ntr.
Dat.
AbI.
Gen.
Loc.
Voc.

donum
lupo
lupo
lupi
belli
lupe

dona
lupis

piante ed alous,
colus, humus, vannus ecc., domus.

luporum
Leontinis
l1l,pi

Neutri con nom.-acc. in -us sono pelagus dal gl'. nIXYoc;


(acc. pelagum Corno Sev. ap. Probum de nom. p. 208 e Tertull.,
oltre al normale pelagus)j virus = gr. ~6c;, forse per attrazione
di venenum e toxicum (cfr. anche scr. vi!idm ntr. 'veleno ')j
e vulgus che per usato anche come maschile (Varro etc.).
T L

324. -

SINGOLARE:

N o m i n a t i v o: Antico filios (12 2,9), Nonio Plasuios


(12 2,561); con caduta di -8 ( 128) Populicio (12 2,27), [Gorneli]o
(12 2,6). Dopo u (v) resta +QJ~ino alla, fna.xella.irepubblicar
mortuos accanto a gniitus (12 2,12) eec.; pi tardi ecus Se1'US
(= servus) oltre al solito equus servus ecc.
Come normalmente in oscoumbro, cos sporadicamente in
latino ha luogo sincope dell'o tematico: famul (Ennio, Lucrezio)
accanto a famulus (cfr. osco f a m e l), recenti e volgari mascel
vernacel figel in iscrizioni, cos pure Mercuris G16dis ecc. (1)
(cfr. o. P a k i s = Pacius ecc.), inoltre il termine giuridico
damnas = damniitus (cfr. O. h r z = lt. hortus). Questa sincope, che probabilmente dovuta ad influsso ou., si generalizzata pei temi in -ro-, i quali hanno -er da -ros, -eros ( 133:
aqer = U. ager, fab'er = peligno faber, puer) se all'r precedeva
consonante o, in parole di pi che due sillabe, vocale breve
(puer da *p1Uros ma ferus purus aviirus taurus): fanno eccezione
vir (secondo uxor pater mulier) Geltiber Cat. (-er Mart.) e -ros

(l) In Notizie degli Scavi 1902, p. 212 (Pompei) scritto Iiucretius ma.
bisogna leggere Lucretis: Leretis mc Fronto dignus honre bene est (pentametro; Bi not per che l'e di Lucretius generalmente lungo).

PARTE II. -

MORFOLOGIA

161

da -sos ( 113) in umerus scr. mso 'spalla' ecc., numerus


da *numesos, 209. La desinenza -us si trova anche in inferus
superus uterus accanto a cui sparsamente infer super Cato, uter
Caecil.; socerus accanto a socer ha PIanto; vi esitazione nei nomi
greci: generalmente Menander Alexander Meleager, 'Codru Petrus
Loorus, ma Evandrus (ristabilito secondo il gr. Eutlvopoc;) ed
Evander Verg., ecc.; in iscrizioni si trova Agathmer Euhmer:
similmente gli appellativi, arehiater ed arehiatros, hexameter e
-tros e cos via. Volgari e seriori sono barbar hilar (pel comune
-rus, gr. -po).
T L 32f). - A c c usa t i v o: antico Lciom ecc., con caduta
di -m ( 129) oino viro (P 2,9).

N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o - v o c a, t i v o n e u t r o:
antico piicolom; poeolo (P 2,439.2285.4-43) donorn dono
(12 2,27.2659); conservazione di -0- dopo -u- in perpetuom. aequom ecc. La desinenza caduta (originariamente per elisione
a vanti vocale? o per sincope t) in nihil da ne hilom, non da
*no(i)nom da *ne oinom ' non uno' accanto a, noenu(m).
D a t i v o: Antico duenoi (P 2,4) populoi Romanoi Mar.
Victor. VIII.
A b l a t i v o: antico Gnaivod (12 2,7) meritOd adv, ecc.; in
cito modo formati come merito l'o dovuto ad abbreviamento
giambico ( 28) fissatosi in quanto questi avverbi non venivano
pi sentiti come ablativi.
T L 326. - G e n i t i vo: nelle iscrizioni pi antiche -i rispetto
ad -ei pel nom. pl.: SC de Bacch. Latini urbani, ma nom. pl.
oinvorsei uirei, cfr. anche Lucilio 364 segg.; solo pi tardi,
perduta la distinzione fra i tenue Il ed i (l pingue , si scritto
anche ei, p. es. Lex Agraria P 2,585 r. 1 populi Romiinei. In conseguenza, i temi in -io- hanno pi anticamente -i (da *-'ti):
Aiseliipi (12 2,440) ecc.; ma al principio dell'impero si trova -ii
nelle iscrizioni, e poco prima nella letteratura, per influsso
analogico degli altri temi e per raccomandazione di grammaIl - V. PISANI,

Grammatico Ialina storica e comparativa.

162

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

tici analogist (Varr ap. Charis. I 78); ma Orazio e altri


preferiscono ancora. -i, che resta in uso a lungo. L'accento
rimaneva per, ciononostante e nonostante la norma del trisillabsmo, sulla penultima: Valri (ma vocativo Valeri: Nigidio Figulo ap. Geli. XIII 26). - Similmente per nomi come
Pompeiius troviamo Pompei (P 2,1365) e Pompeiii (Caes, ap,
Priscian. II 14).
Mettoeo Futetioeo (cio -oio) di Ennio grecismo o imitazione
di un arcaismo remoto, cio del presupposto -oiio ( 309)'
T L 327. - L o c a t i v o: oltre belli Corinthi domi ecc., sono
loeatvi le formule die quinte (per l'-e cfr. 21) e die quinti,
die quarte, noni, pristini, proximi; -ei si legge in die septumei
di Pl. Perso 260 (ms. Palat.; l'Ambros. ha septumi) e in Delei
(P 2,2500, che per essendo del 58 a. C. non ha importanza
alcuna). Che si tratti di antico -ei , mostrano Brundisii Enn. e
simili forme senza contrazione da temi in -io- (contrariamente
a quanto accade pel genitivo).
V o c a t i v o: i nomi in -ro- che al nomino formano -er, -r
perdono la finale anche al voc.: [aber, viri per puer, Plauto
(sempre) Cecilie Airanio hanno puere. I temi in -io- contraggono -ie ln -i: tili Publi Valeri (contro gen. Valrisecondo
Nig. Figulo ap, Geli. XIII 26; a tempo di Gellio anche il voc.
suonava-!alri); da nomi in -eiio- abbiamo Pompei (cio -eiii)
e Pompei. In Livio Andronico si legge tilie, Laertie, in Ennio
Saturnie, forse ricostruzioni analogiche come i Vergilie e M ercurie di cui ~arla Prisciano II 301; ma Bromie in Plauto pu
essere il gr. Bp6[J.Le:. Deus ha il vocativo uguale al nominativo;
ci si spiega col fatto che un vOC. sing. di questo nome usato
dapprima dai Cristiani (solo o bone deu Scribonio Largo; la
religione romana usava di nel plurale, ma nel singolare il nome
del dio invocato): del resto, dee si trova in Tertulliano.
T L

328. -

PLURALE:

No m i n a t i v o (e Vo c a t i v o): antichi pilumnoe poploe,


[escemnoe presso Festo (da leggere fasceninoe Y-oe grana moder-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

163

nizzata per -oi); pi recenti foideratei (12 2,581), leiberei (12 2,614),
ploirume (12 2,9) ecc.; Adelphoe (titolo della commedia dJ Terenzio)
e simili sono trascrizioni del greco. I nomi in -io- hanno pertanto -ii di norma, solo eccezionalmente o~, che compare dapprima in una iscrizione del 117 a. C. (flovi 12 2,584; cfr. Gabi
Prop. IV 1, 34 eec.).
Un compromesso fra i plurali oschi in -os e quelli latini in
-ei, -i, nel quale influisce anche l'esempio dei plurali con -$
delle declinazioni III IV e V, rappresentato dai plurali in
-eis -s -is di iscrizioni che vanno dalla fine del III sec. a. C. al
I d. C.: Vertuleieis leibereis (12 2,1531), magistreis (12 2,364),
violaries, ministris ecc.; Vituries Veituris filis da temi in -io-:
Deus ha al plur. di (da deivei 34) e il recenziore dei rifatto
da deus; la scrittura dii esprime in realt il monosillabo di,
come mostra la prosodia dei passi poetici che contengono la
parola.
L' A c c usa t i v o e il N o m i n . - a c c u s.
non offrono materia di osservazione.

neu t ro

D a t i v o - A b l a t i v o: antichi a b o l o e s p r i v i c l [i]o es' singulis' presso Festo, con oe modernizzato da oi; con
-eis, castreis (12 2,614) ecc.; con -ee, Cavaturines. Nei temi in -iola contrazione di -iis in -is sembra posteriore a Plauto e Terenzio,
e in generale rara; comunque mieis in 12 2,15 (seconda met del
II see.) che esprime graficamente il monosillabo mis si trova gi
in Pl. Menaechmi 202; deus ha dis (di cui diis espressione puramente grafica), e deis di su deus dapprima in Catullo (IV 22).
G e n i t i v o: antichi Romarwm P 1 e Romano ( 129),
socium 12 2,581; dopo u (v) resta o, sovom 12 2,727 ecc. (divum
Carm. Sal. sar grafia modernizzata); similmente con-um
verbum ecc. Pl., amicum Ter.; in Virgilio (famulum) ecc. tale
formazione ha ormai scopo arcaizzante. Per resta -um in
formule come socium (Liv.), deum (pro deum (idem; divom
Verg.), nummum e simili termini per misure e pesi, in nomi
propri come Drusum Gracchum (Rhet. ad Herenn.) e di popoli,
Achivum Henetum ecc., spesso ove preceda r: liberum, duum-

164

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

virum, praefectus fabrum; presso poeti in composti lunghi come


consanguineum magnanimum squamigerum (qui ha agito anche
I'r). Ma -orum appare fin dalla pi antica tradizione, cfr. duonoro 12 2,9 ecc.

T 329. - I

NOMI GRECI in -0- passano alla II decI. e ne assumono le forme; ma spesso vengono conservati i nominativi
sg. in -os (Aegyptos Amorgos Epiros ecc.) accanto alle forme
con -us, e specialmente l'accuso sg. in -on adoperato dai poeti
per evitare l'elisione avanti vocale (Rhodon Samon ecc.); raramente si trova il genitivo in -u da -ou (Eudieru Liv. XLIV
3, 3 ecc.); spesso il nomino pI. in -oe da -or (Adelphoe Ter.,
Clerumenoe PI., comphoroe Cic.), a volte il genit. pl. in -on:
tetrastichOn, specialmente in titoli di libri come Bucolicon
Georgicon epodon astronomicon Argonauticon; infine nell'accuso
pI. si trova talora -iis da -ou in qualche manoscritto. Di nomi
contratti troviamo solo Panthus voc. Panthu (II&v.&ooe; -ou) in
Virgilio; di Androgeos della declinazione attica il genitivo
suona, oltrech Androgei, Androgeo (-e:w) in Verg. Aen. VI 20;
e cos via. Infine i nomi di donna in -Iov prendono generalmente la desinenza latina di neutro -ium: Philematium, dativo.
-tio,
N orni greci in -e:ue; sono stati accolti nella II decI.: Premtheus gen. Promthei (ma vocativo -eu) j pi tardi (Virgilio ecc.)
essi vengono declinati alla greca specie nell'accuso in -ea.
Cfr. anche 348.349.

III. Declinazione.
T L 330. - La terza declinazione accoglie temi dei tre generi in
-io, -n,- oro, -mo, -lo, -io, -u-, dittongo, occlusiva, -$-. Come mostrano le altre lingue ie., la declinazione dei temi in -i- (alternantesi con -ei- ) si distingueva originariamente da quella pi propriamente consonantica, o ad essa assimilata, degli altri temi: ma
per un processo che appare anche fuori del latino (specialmente
nelle lingue baltiche e slave) i due tipi di declinazione sono

PARTE II. -

165

MORFOLOGI

andati raccostandosi, e nel dativo sing. essi si sono fusi a seguito


di mutamenti fonetici. In origine si doveva avere:
Sing. Nomin.

-s (o O)

-i-s, cfr. ser. (1) vdk (aveagni-s


stico viix-s)
vac-am
Ace.
agnim
-W' (> lt. -em) -i-m
NA. ntr. -O
-i (> lt. -e)
bhdrat
uci
Dat.
-ei (> lt. -ei)
viic-
agnay-e
-ei-ei (> lt.
-ei) (2)
AbI.-Gen. -es, -os (> lt.
-ei-s
viic-as
agn-s
-is, -us)
-i (> lt. -e)
agnau
-eu
viic-i
Loc.
-e
Plur. Nom.
vdc-as
agnay-as
-ei-es
(> lt. -es) (2)

Ace.
agmn
viic-as
-'{fs (> lt. -es) -i-ns
(> lt. -ts)
NA. ntr. -~.,
-i~
bhdrant-i uci
(> lt. eia)
(> lt. -il)
Dat.-AbI. -bhos
-i-bhos
viig-bhyas agni-bhyas
(> lt. -ibus)

Gen.
-om
viic-am
gr. ~otcr(-wv
-i-om
(> lt. -um)
(> lt. -ium)

T L 331. - In latino sono stati adottati -es, -os (> -is, -us) dei
temi in consonante e rispettivamente -es dei temi in -i- come
uniche desinenze del gen. sg. e rispettivamente del nom. pI. che
restano cos chiaramente distinti, diversamente da quanto
accadeva in origine pei temi in consonante che avevano -ee
in ambedue i casi. Le difficolt fonetiche che potevano sorgere
nell'incontro di consonante finale del tema col b di -bue sono
state evitate adottando -ibus anche pei temi in consonante.
L'antica, anormale desinenza. di locativo dei temi in -io, e

(I) Temi viik/c- vox', agni- ignis', bhdrant-/bhdrat- ferens', cuc,


purus '.
(2) In seguito alla scomparsa di -j- fra vocali.

166

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

cio -eu (forse ancora nell'avverbio noctu), .stata abolita


mentre -i (> -e) dei temi in consonante ha servito a distinguere
l'ablativo dal genitivo singolare, dato che il latino ha esteso a
tutti i temi questa distinzione, propria in origine solo di quelli
in -0- ( 308); e questa desinenza stata in parte adottata anche
dai temi in -io, presso i quali d'altro lato sorto pel processo
descritto sopra ( 308) -id (> -i), che talora assunto anche
da temi in consonante (coventionid P 2,581). Nel nominativo sg.
-i- andato soggetto a sincope, specie dove era preceduto da
due consonanti (mens = scr. maii-s, mors = scr. mrti s), facilitando la fusione dei due tipi tematici; nell'accusativo, -cm
dei temi consonantici andato diffondendosi a spese di -im,
e nell'accuso plur. l'adozione di -es (da -ei-cs) nel nominativo,
identico ormai ad -s (da -r!s) dell'accusativo presso i temi in
consonante, ha fatto s che si tendesse sempre pi ad adeguare
all'antico nominativo in -es anche l'accusativo dei temi in -io,
sostituendo -ee all'antico -ts, Alla fine del processo si stabiliscono i paradigmi:
Sing. Nom.
Ace.
N.-A. ntr,
Dat.
AbI.
Gen.
PIuro Nom.
Ace.
N.-A. ntr.
Dat.-AbI.
Gen.

rex
regem
caput
regi
rege
regis
reges
reges
capita
regibus
regum

hostis
hostem, puppim
mare
hoet;

hoste, puppi
hostis
hosue
hoeus, hosu
maria

hostibue
hostium

L 332. - Astraendo dai nominativi sing., la differenza si


limita al gen. plur. e al nom.-acc. plur. ntr. e inoltre, con certe
restrizioni, all'ace. e abl. sg., parzialmente all'ace. plur. ove
i temi in -i- hanno o possono avere forme speciali. D'altro lato,
nomi in consonante sono passati alla categoria in -io, p. es. no
gen. pI. noctium, dens dentium (gr. ..u; wx-r-oc; wv Ov-r-oc;,

PARTE II. - MORFOLOGIA

167

scr. ace. sg. ndkt-am ddnt-am), e in generale neppure nei due


casi (N.-A. pl. ntr., Gen. pl.) pi refrattari alla fusione la distinzione sempre netta.
T L 333. - Per quanto riguarda le desinenze dei vari casi
(salvo quel che sar rilevato in seguito a proposito dei diversi
tipi tematici), va qui notato:
SINGOLARE:

A c c usa t i v o: -im norma per amussim burim cucumim


ad fatim futim ravim (Pl.) rumim sitim Tiberim tussim vim (tutti
femminili eccetto Tiberim); si trovano tanto -im quanto -em per
clavis cratis cutis [ebrie navis (navim Pl., Ovid. ecc.) neptis pars
(partim Liv. Andr., Lucr., inseguito rimasto come avverbio)
pelvis puppis (puppem postelassieo) restie securis sementis
strigilis turris, anche questi femminili; del rnsc. piecis l'accusativo piscim si trova in una iscrizione di Preneste del III
sec. a. C. (P 2,560). Accusativi in -im sono avverbi come praesertim statim (: ~tati-o 236) ecc. ~ . .<la notare che in parte i
temi con accusativo in -im eranountich _t~!!1ijn .-I-~_J)ltre vim
-(Vis) cfi: neptis Ber; napffs,pelvis scr. palavi.
D a t i v o: Antico regei (P 2,1), Iouei Liinonei aeuuei (P 2,364),
[H]ercle Hercole (P 2,2659.61) e cfr. la formula iure dicundo;
in una iscriz. le tre grafie: lunone Seispitei Matri (P 2,1430).
TL 334.-Ablativo: anticoloucarid(P2,401)opid(P2,364,
tema in consonante!) ma aire (12 2,383); -ed fn dictatored navaled
della Colonna Rostrata (12 2,25) che per, come monumento per
lo meno rifatto, pu contenere in questo tratto (e contiene in
altri) un perarcasmo: ma -ed per tema in consono parrebbe
attestato dal [c]osoled di 12 2,19 del III sec., evidente analogia
di -id nei temi in -i-o Le scritture come omnei fontei sono dell'epoca in cui ei indicava oramai semplicemente i, di qualunque
provenienza esso fosse. In fame pube ecc. abbiamo forme rifatte
di sul nominativo in -es secondo la V decl.; ma pube mole ha
Verg., sede Cic. Circa la distribuzione delle due desinenze -i
ed -e, si pu notare la tendenza a diffondere, fuori della cerchia

168

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

originaria (temi in -i- per la prima, in consonante ecc. per la


seconda), -i presso gli aggettivi, -e presso i sostantivi. Pei
sostantivi i grammatici antichi dnno come norma che si usa
-i dove l'accuso suona -im, -i od -e dove nell'accuso si ha -im
od -em: ma -i appare pi o meno sporadicamente anche altrove,
mentre presso i neutri in -e -al -ar (temi -i- -ali- -ari-), che di
norma hanno -i, compare non di rado -e. Ignis forma igni ed
igne, ma sempre aqua et igni interdicere, ferro ignique. I comparativi hanno -iore fino nel periodo classico, da Lucano e
Giovenale s'inizia -iori; molto incostanti sono i participi presenti: altrimenti la norma per gli aggettivi -i.
G e n i t i v o: antico SalUtes (12 2,450), con -os Diouos
(P 2,360), nominus (12 2,581). Un antico genitivo con sincope
l'avverbio arcaico nox ' di notte' (XII tab., Enn.), cfr. vux,6
, di notte '. Con caduta di -s, rege 130; iure peritus, coneuitu.
335. - In Accherunti Garthiigini luci (primo luci P!.) ruri
temperi abbiamo dei lo c a t i v i, molto probabilmente formazioni secondo domi espert ecc. della II decl, ( 327): pi
difficile che si debba in essi vedere la continuazione di antichi
locativi in *-ii-i od *ei-i. Ma humi un antico dativo di tema
in consonante (*hom- = gr. X&ov-6 da *X&O[L-) e corrisponde
al gr. xoc[L-oc(.
L

V o c a t i v o. L'antico tema adesinenziale ancora in I uppiter Tiipiter = Zeu 7t<hep, passato poi anche al nominativo,
344. Sulla possibilit che in pater miiter ecc. sia confluito il
vocativo in -er oltre al nomino in -r, cfr. 303.
T L 336. -

PLURALE:

N o m i n a t i v o e A c c usa t i v o msc. e fem.: la ripartizione originaria , come si visto, N. -es Ac. -ss pei temi in
consonante ecc., ~. -es Ac. -ts per quelli in -io; ma presto questi
ultimi estesero -e all'accus., e viceversa, ma meno frequentemente, -is penetr nel nominativo e poi dai temi in -i- anche in
quelli consonantici, in ambedue i casi. Un esempio di -e nel

PARTE II. -

MORFOLOGIA

169

nomino avremmo ancora in Ennio Ann. 101: virgines; ma jores


pedes di Pl. sono dovuti all'abbreviazione giambica, grypes
Verg. e simili sono grecismi, e probabilmente anche l'isolato
esempio enniano rappresenter un grecismo, seppure non debba
intendersi altrimenti. I nominativi puppis restis sono attestati da Varrone, jinis ceiveis in iscrizioni; per l'accusativo
cfr. jinis omnis omneis turreis (ei = i) optantis ecc. in iscrizioni. Nei mss. l'uso di -s ed -is promiscuo.
N o m i n a t i v o - A c c usa t i v o n t r .: -ia dai temi in
-i- (quindi con nom. sg. in -e -ol -ar) si diffuso anche agli
aggettivi (compresi i participi) che hanno adottato -ium nel
gen. pl. Ma i comparativi hanno -iora (plUria compluria accanto
al pi comune ora, forse secondo omnia).
T L 337. - D a t i v o - A b l a t i v o: nota la scrittura Tempestatebos (P 2,9), navebos (Col. Rostrata P 2,25); senatorbus nel
SCo de Bacchan. (P 2,581) dev'essere errore materiale: nella
stessa iscriz. si legge seniit6ribus. Senza -i- le forme b-bu e
subus (su- Y), cfr. appresso 343.344.
G e n i t i v o: -ium dai temi in -i- si diffonde a quelli in
consonante, specialmente agli aggettivi e ai participi presenti
(ma parentum; civitiitium accanto a -tum pu anche contenere
un antico suffisso -tiiti- allotropo di -uu-, cfr. 240); i comparativi hanno -i6rum (ma plUrium complUrium come -ia nel
nom.-acc. ntr.). - Can-um iuvenum mnswm. (e mensium) sono
di antichi temi in consonante (scr. van- yuvan- miis-, gr. xUt'll
!J.~'II) che hanno preso -is nel nom. sg.; secondo questi anche
viitum apum ecc. da temi in -io.
Secondo iugerum di iugus -eris ntr. = ~e:uyoC; e usato anticamente di una coppia di buoi, si fatto bov-erum; il rapporto
Iovis Iovem = bovis bovem ecc. ha recato seco uno Ioverum,
secondo cui Gn. Gellio ha creato 1'egerum e quindi lapiderum,
Celio Antipatro nucerum, tutte forme che non hanno avuto
seguito, mentre iugerum stato reinterpretato come gen. plur.
di tema in -0-, onde il nom. sg. ntr. iugerum ' iugero ' (propriamente 'terra coltivata da una coppia di buoi '),

170

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T L 338. - Per quanto riguarda le varie


TICHE, si noti:

CATEGORIE TEMA-

1) T e m i i n o c c l usi va. N o m i n a t i v o: gutturale + -s d -x, labiale + -s d -ps (pleps, scritto di solito


plebs), dentale + -B d -ss onde -s: milcss PI., indi miles;
ma questo -s non si elide nella poesia arcaica (cfr. 128). Pi
tardi, nella lingua del volgo, -x si riduce a -s, onde scritture
come conius e inversamente milex. Per nix nivis (Lucr. ningucs
acc. pI. secondo ninguit, imitato da Apuleio nell'ablativo
ninguc) cfr. 109; similmente coniunx coll'n di coniungo pel
regolare coniuo: (gen. coniugis).
Il confronto di scr. pat padds gr. 7tWe; 7toMe; mostra che l'alternanza p pedis di origine ie.; in vox vocis rispetto avocare
l'o pu essersi diffuso dal nom, sg., ma ci probabilmente gi
in epoca ie., perch anche il scr. declina vak vacds (il gr. invece
()7t-~). L'alternanza fra lunga e breve si trova anche in pos
potis, vas vadis (gt. wadi ' pegno, arra 'i nei composti compos,
praes da *prai-vds); ma in abies arie pariee (gen. -etis) la
lunga artificiosamente prodotta nella poesia dattilica, perch
le parole potessero usarsi in tal metro.
L'alternanza in auspex artifex: -icie, praeses: -idis dovuta
alle diversit nell'indebolimento degli antichi c, a ( 42.44) ha
fatto s che anche a iudicis equitie ecc. con antico -i- si creassera nominativi con -co: iudcx eques in luogo di *-dix ecc. Similmente hospes non *hospus da *hosti-pot(i)s di sul gen. hospiti.
In auceps aucupis (: capio) i casi obliqui hanno -u- per -iin vicinanza di labiale, 42; ma prinoepe principis serba l'-isolito, forse per attrazione di i nella sillaba precedente. Queste
due forme han dato il modello per praeceps omoeps invece degli
antichi praecipes ancipes gen. praecipitis ancipitis (da prae-,
am- + caput da -ot)i i quali praecipes ancipes hanno -c- in
luogo di -u- per lo stesso motivo che hospes,
N o m . - a c c. n t r .: nota hallec (e femmin. hallex), caput,
cor da *cord, Iac (per cui Varrone voleva riporre lact) e lacte
(arcaico e tardo). - Presso i temi in -nt-, il nom.-acc. aveva

PARTE II. -

MORFOLOGIA

171

[ern da *bherrft (= scr. bMrat) 126; l'uguaglianza di questo


col msc. ferns da "bherent- (= scr. bMran) e C9l fem. ferns
da *bherrfti-s (o da *bherent-sY Cfr. P. VIII, 39 s.) ha fatto s
che anche gli altri aggettivi in occlusiva adottassero pel nom.ace. sg. ntr. la forma del maschile-femminile: audax flix ecc.
L 339. - 2) T e m i i n r: Nel n o m i n a t i v o troviamo
ancora la lunga in uxor soror imperator in Pl., ove forse essa
conservata per influsso dei casi obliqui. In monosillabo essa si
conserva in fur furisj lunga del nom. si alterna con breve dei
casi obliqui in par paris (l): per Liir cfr. appresso. Memor
probabilmente da *memus 256, quindi il suo -or sta per -U8
secondo i casi obliqui (cfr. 18). Quanto a .Marci-por nome
di schiavo da * Miirco-puer o -pover, difficile farne la storia
esatta: notevole il passaggio alla III decI. con partenza dal
nom. sg.
N o m . - a c c. n t r.: la vocale breve come nel resto del
paradigma: cadaver uber marmor ecc.; solo piir come nel masc.fem. Vr vris ha la lunga in tutto il paradigma ed da *,!!er ie.,
cfr. anord. var (forse da pi antico *,!!esr accanto a ,!!es[ onde
lXp). Infine fiir farris da *fars-is (umbro farsio 'farrea ') con
lunga nel nom. sg.
Nei c a s i o b l i q u i si noti l'apofonia patr-is matr-is
friitr-is ventr-is rispetto al nom. e voc. pater ecc. come in
7t1X't"p-6 rispetto a 7tIXTIJP 7tcX:t'e:pj invece i nomina agentis hanno
diffuso a tutto il paradigma la lunga propria in origine del solo
nominativo: dator (da -tor, 135) daiorie, ma gr. i)w't'wp i)w't'opo
scr. data diitaram (-a- nell'accuso da -0-) dato datr-. Di sul nominativo, dopo che era stato abbreviato ( 135), sono fatti
Maspiteris ecc. (Prisciano).
Nella categoria dei temi in -1'- sono entrati antichi temi in
-so, di cui questa consonante si rotaczzata fra vocali ( 115)
(I) Qui e in casi analoghi come siil l'allungamento del nominativo pu
esser dovuto alla tendenza ad evitare in tal modo l'eccessiva brevit del
monosillabo in parole di valore semantico pieno.

172

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

nei casi obliqui che hanno poi ceduto il loro r al nominativo:


mulier (ma muliebris da -es-ri- 88), dgener (d
genus) e
ddeeor (decus), Lar Laris (come par paris ~ o antico *Las
Lases ~ antico plur. Lases Carm. Arvale), arbor honor ecc.
cfr. 251; infine i comparativi 255. E cfr. il memor addotto
qui sopra.

340. - 3) T e m i i n l: vi appartengono sol solis (antico


neutro, da *say:el o *saul, cfr. zal nella iscrizione umbra sulla
statuetta di Osimo e Glotta XX, p. 94 segg.; gr. &(f)w),
sal siilis con alternanza quantitativa fra nominativo e casi
obliqui, consul forse da -sod- ecc. 155, i neutri fel fellis (da
*feln-es) e mel che secondo [el ha nei casi obliqui mellis (gr. fl~;
o da *meld-es secondo un nomino *melid cfr. gr. fL~'t"-O, gt,
milip ecc. ~).
4) T e m i i n m: solo hiem-s (e hiemps 87) hiem-ie, per
cui cfr. 154; antico tema in m era humus, cfr. ancora hum-i =
gr. xocfL-od, 335.

T 341. - 5) T e m i i n n: due gruppi principali, costituiti


il primo da homo homin-is con nmo = ne hem, cardo, maTgo,
ordo, turbo, virgo, inoltre dai tipi cupido vltletUdo e vorago -inis,
dai ntr. nomen nominis omen -inis ecc.; il secondo da latro
-imis, natio -onis. Ambedue presentano nel norn. sg. m. e f. -o =
SCI'. -a in raja ' re ' di rajan-, lit. akmuo e ablg. kamy , pietra' ecc.,
il primo anche -en in {lamen pecten da -en come in gr. 7tO~fL~V ecc.
( 135); dal nominativo riformato l'intero paradigma del
secondo tipo, con estensione della lunga. Il primo tipo conserva
invece l'antica apofonia: SCI'. ace. sg. rajan-am (-an- da -on-)
loc. rajan-i (-an- da -en-) gen. rajfi-as loc, pI. raja-su (-a- da -t"-),
gr. &.xfLov-o 7tO~fLv-o &.xfLo-aL 7toLfL-aL (con -0-, -e- secondo il
restante paradigma, per -oc- da -t"-; -ov-er -sv-ot avrebbero dato
-ou-m -er-er) mostrano che l'antica apofonia era: casi forti -on(ace. sg., nom. plur.) ed -en-, casi deboli -n- e -t"-. In homin-em
homin-s ecc. abbiamo -on- od -en-; il dat.-abI. plurale homin-ibus
pu sostituire un antico *homen-bus con -en- da -~-j n

PARTE II. -

lIIORFOLOGIA

173

7wmin-is ecc. (antico Apolen-ei) e nomin-is si pu avere anaptissi


di -e-, -i- ( 41) in un antico *homnes *nomnes (= scr. namn-as),
e questo certo il caso per voraginis valetudinis il cui 9 da c
ioorao-ie, .tUt-) sorto in un pi antico *vorac-n-es *valtut-n-es,
86. Il grado O sicuramente in carn-is nom. caro (e carnis, dai
casi obliqui secondo l'analogia dei temi in -io); anticamente
anche in *feln-is onde fellis cfr. 340. La lunga in tutto il
paradigma, forse dal nominativo, hanno lien e ren (anche rien
secondo lien): probabile che nel nomino lien (lien Pl. forse per
abbreviazione giambica 28) essa lunga sia mantenuta per
analogia del monosillabo rn. e dei, casi obliqui.
Nel nom. sg. m. f. -o ha subito qua e l l'abbreviamento
giambico, p. es. in hom6; solo in epoca augustea va diffondendosi l forma con -o che diventa poi normale pei tardi grammatici. Un nom. sigmatico sanguis (sanguin-is ecc.; da Virgilio
in poi sangu1.s) , probabilmente secondaria mascolinizzazione
del neutro sanguen in Ennio: similmente, accanto a pollen,
Carisio insegna un pollis,
Il nom.-acc. sg. ntr. ha -en (nomen glilten unguen) da -rh
cfr. ovofLlX scr. niima,
T NOTA. - La lunga del nom. stata trasportata nell'accus. homonem
Enn., hemonem PF. Un'apofonia o/e parrebbe doversi riconoscere nel sabino
Nerio Nerinem. (PI.; enem secondo Gellio), cfr. anche le variazioni nel nome
dell'Aniene, Ani!,f e Anien (e AnienU8 II declinaz.!) gen. Anionis e Anienis.
8010 apparentemente rientrano nella declinazione di temi con suffisso
in n i composti con un tema radicale di cano, tubicen os-cen -inis ecc.; se
alla loro categoria appart.iene praecii (che poi avrebbe diffuso 1',0 al resto del
paradigma: praeconis ecc.), potremmo ricostruire un antico patadigma
*ko: .kan.rp : k"J.es analogo a quello scr. -lui hanam gen . . ghn-as dat..abl.
plur. . ha.bhyas (da -'!l'o) di composti con -hom- nome radicale di han "uccidere '. Ma praeco pu anche avere avuto sempre un tema allungato -con
analogo a quello di ci-con-ia 196.

T L 342. - 6) T e m i i n s: l's diventato r fra vocali ( 113),


quindi si conservato solo nel n. sg., quando anche qui l'r non
penetrato analogicamente dai casi obliqui. Oltre ad alcuni
monosillabi con lunga invariata (m. flos, glis accanto a cui
glir secondo i grammatici, mas, mos, musi f. glOs; ntr. ius 'diritto'

174

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

e ius 'brodetto " r, pus, eriis, os, aes, plUs in parte da antichi
bisillabi, e cio rus da *re'}!;os avest. raooh- 'spazio libero' ed
aes da *aies- cfr. scr. ayas- 'metallo '), abbiamo il tipo colla
lunga trasportata nei casi obliqui dal nominativo (hono~ honoris),
e quello colla breve con cui nel msc. e femm, si alterna la lunga
nel nom. sg., la quale di antichit ie., cfr. 304. Pel primo
tipo vi da osservare poco, tutt'al pi che, se il nom. sg. ha
preso anch'esso -r, l'o si abbreviato avanti ad r secondo il
135, quindi honorhonoris; ma l'antico -s si qui mantenuto
fino all'et imperiale per honos lepos, pi raramente in odos
(Pl.) vapos (Lucr.) lab6s (Oato, Sall.) ools (Liv.) ecc. Per i
comparativi hanno -r fin dai pi antichi monumenti (la consono
finale caduta nei prenestini maio mino come nomi propri
femminili): pei casi obliqui cfr. meliosem (Varr.) col ntr. meliu
e i derivati maiestiis ecc., 255. A s sta, con lunga in tutto il
paradigma, l'isolato tellus telluris.
Pel secondo tipo notiamo: con grado allungato nel nom. sg.
msc. fem. arbo arboris (ed arbori ant. arbosem, cfr. arbus-tum),
Ceres piibes (aggettivo; tardo pube1') -eris, Liir Laris (Lases
nom. pl. nel Carmen Arvale); altrimenti troviamo la breve
nei temi in -is-, cinis pulvis vomis (gen. -eris da -is-is 18;
vomer rifatto dai casi obliqui, cos pure il tardo pulver), in
Venus vetus (veter Ennio) antichi neutri 253, in lepus di origine
forse ligure, inoltre in bicorpor dedecor degener dai rispettivi
cus obliqui, in mulier che ha sempre r forse per attrazione di
vir, uxor, miiter.

I neutri polsillabi hanno in parte l'alternanza -os: -es- come


gr. y:vo y:ve-o, cos genus onus foedus (antico [oedesum gen. pI.)
scelu -eris; in parte -0- penetrato nei casi obliqui, tempus
-oris (ma tempes-ta, adv. temper-i antico locatvo) e cos
corpus stercus ecc. Oscillazione abbiamo in pignus faenus,
gen. -eris e -oris (antico pignosa). In un paio di casi la r dei
casi obliqui passata al nominativo: robur riiburi ma robus-tu;
fulgur -uris, antico fulgus [ulqeris. Pel nom. sg. dei comparativi,
melius ecc., cfr. 255; i casi obliqui sono come sempre quelli
del msc.-fem., in cui penetrato l'o del nominativo singolare.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

175

NOTA. vas viisis da antico vassis ( 79): con doppio s anche os ossis,
il cui ss forse da -sth-, cfr. scr. dsthi. Ma }'indeclinabile fas probabilmente
un antico tema in -ti., *fatis con sincope dell'i. Da un antico nominativo
di tema in 'S-, *ausos = gr. AUC, si fatto Auror-a 163; antico tema
in -s- anche vir-es 254; cfr. anche 167 su certi nominativi in -s, Su
far farris cfr. 251.

T L 343. - 7) T e m i i n i, u: dopoch i polisillabi eocrus


neptis (cfr. anche 346 IX) furono passati alle rispettive declinazioni in vocale breve, sono rimasti a costituire questa sezione solo vis, sus e grus.
Di essi, sus suis grus (nom. gruis Phaedr. 18,7) gruis mostrano
l'abbreviazione di -u- che si sdoppia in -u:!!:- avanti vocale come
. in scr. bha-s bhuv-ambhuv-ds 'terra', ma resta avanti consonante
in scr. bhubhis str. pI.; illt. ha nel dat.-abl. pI. suibus gruibus col
solito -ibus, ma anche su-bus con u secondo gli altri casi per subus che incertamente attestato in Lucr. V 969, Varro Sat. Men.
127 (e potrebbe qui del resto esser rifatto secondo bubus 344).
Di vis sono antichi nel sg. solo anche l'ace. vim e l'abl, vi; gen.
e dato sono appena testimoniati in epoca imperiale, vis gen.
dapprima postulato da Varrone de~.I. VIII 7. Al plurale abbiamo
vires virium viribus, un tema in -so. Il confronto di scr. vdyasn. 'forza vitale, giovent' ci suggerisce di partire pel sg. da
un tema neutro *'!!:f:,fJS- > *:!!:is- che forma il plur. e che nel
nom. sg., *,!!:is, stato reinterpretato come femminile *,!!:i-s e
su di esso si fatto in lt. l'ace. vim e l'abl. vi, in greco R-cp~
mentre f~v- (tv6~ rViX rve:c;) pare un ampliamento da *:!!:is-n-:
cfr. 254 ed Ernout, Philologica II, p. 112 sgg.
L 344. - 8) T e m i i n d i t t o n g o capitati nella III decl,
sono bOs bov-is gr. ~(;ic; ~of-6e; scr. gdus (ace. glim = gr. ~(;iv),
dato pI. biibu cfr. scr. g6-bhyas e bO-bus con o secondo bo-e; e
Dis-piter ([D]iespater P, 2, 568) = Ze:te; 7tIXTIJP scr. Dydus pitli,
Iuppiter (Iupiter, cfr. 75) antico vocativo = Zs:u 7t(he:p adottato poi come nom., Iov-em Ioo-t ecc. (Diovem Diovos P 2,
558.360, dato Dio-e P 2, 20) cfr. scr. locat. dydv-i; l'antico
nominativo col secondo elemento del dittongo conservato
(come Ze:UC; Dydus) in Ve-di:J,s = Ve-iovis, Dius Fidius (-us per

176

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

abbreviazione giambica); una innovazione secondo i casi obliqui


il nom. Ioois Enn., Diooie Varro; dal nomino invece Diespitris
Varro, indi Arnob., iscriz., Iuppiteres Tertull. e il paradigma
Iuppitris ecc. costruito dal grammatico Pompeo. Cfr. 356.
T L 345. - 9) T e m i i n i. Il nom, sg. msc. femm. termina:
in -is, hostie ecc.; in -s, con sincope dell--, more mens d6s pars
sors (isolati sortis Pl. mentis Enn.; ma talora abbiamo -is stabile presso antichi temi in consonante come mensis iuoeni,
in dittongo come navis ece.; gli etnici in -ati- -iti- conservano
l'-i- pi anticamente, lo apocopano in seguito, cfr. Arpinatis
Cato ma Arpinds Cic.); in -er nel msc, di temi in -ri- ( 133), acer
alacer (ma antico ancora terrestris Pl. alacris Ter.; posteriormente illustris Oic. equestri Liv. salUbris Cic., cfr. 346); in -il
di temi in olio, vigil pugil (ma agg. facilis ecc.); finalmente in -ee.
Questi ultimi sono per buona parte nominativi di antichi temi in
-so: plebes (il -b- da -dh- secondo. pubes): 7t1j&oc:;, sedes: ~8oc:; scr.
sddas-, nubes: 'J<poc:; scr. nabhas-, sordss: gt. noartie 'inchiostro',
fides: f1'dus-tus P. F., m6les: molee-tue, ,pubes pubis cfr. pubes
-er-is, squales: squalor, aede: otr&oc:; scr. dhas- 'legna da ardere " vehes 'carico d'un carro': eXEa-<ptv, pr6les suboles indoles (alO): 'JEci~C:;; per essi il passaggio ai temi in -i- stato
provocato dalla vicinanza di nubs = scr, nabh- ( 18) e *nebes:
v<poc:; ecc. che ha preso l'u della prima parola e si declinato
come essa nei casi obliqui. Si cos costituita una declinazione
tipo plebes plebis che ha servito di modello anche per altri temi
(di cui alcuni altri forse con antico -so, altri ancora con -e-s tali vulpes canes feles-nel nominativo); e viceversa secondo nubs
anche antichi temi in -s- hanno fatto il nom. senza -e-, come plebs
(Oic. ecc.), che recenziore rispetto a plebes (Enn.), Cfr. 167.
Per vulpes neptis faces cfr. Baltistica IV, 15.
Nom.-acc. sg. ntr.: -e da -i in mare leve; l'-i spesso apocopato,
specie dopo liquide, quindi t,ibunal Bacchanal (-al ancora Pl.)
calcar ecc., ma conservato o restituito di norma nell'aggettivo
(facile; ma antico ancora facul difficul e cfr. simul 582, aeer
secondo il grammatico Probo).

PARTE II. -

MORFOLOGIA

177

346. - A g g e t t i v i. Da quanto si detto finora, si


spiegano le varie categorie aggettivali della III decI. (sempre
-i abI. sg., -ia nom.-acc. pI. ntr., -ium gen. pl., salvo i comparativi: cfr. 334.336.337):
!X) temi in occlusiva e -so, con nomino sg. unico pei tre

generi, per il che hanno servito da modello i temi in -nt-, in


quanto il nom, sg. ntr. [ern da *bherrft = scr. bhdrat ( 126)
divenuto identico a quello msc. [ern da *bherent-s e al
femm. [ern con sincope da *bherentis per -i-s (come neptis
343; ma cfr. 338): quindi audiiaJ felix, hebes hebet-is ecc.;
per vetus cfr. 253. Cos vanno anche gli aggettivi composti
come iners (ars), eepers (pars), consors, ferox ( 223); ma quadrup quadruped-um, inops inop-um si attengono alla declinazione del semplice, cfr. anche diJgener bicorpor ecc. 406;
~)

temi in -io, con -is nel nom. sg.msc. fem. ed -e nel nom.ace. sg. ntr. Se ad i precede r, i nominativi msc. e fem. sono
-er e -ris, che la norma grammaticale assegna, il primo al msc.
e il secondo al fem., senza per che la pratica segua tale norma,
cfr. 266.
T 347. - S u p p l e t i v i s m o. In alcuni paradigmi di
questa declinazione osserviamo l'alternarsi di .temi diversi. Tali
iecur (iocur) , iccin-oris (con -or- dal nom. sg., per *iecin-is),
analogico iecoris; femur feminis, analogico fernoris; iter itine1'is
per *itinis, cfr. ittito itar inn-as, coi conguagliamenti itiner
ed iteris: cfr. 202. Per Iuppiter Iovis V. 344; senex senis
(n. pI. senices PI.) ha forse i casi obliqui secondo iuvenis (Festo
parla anche di un nom. sg. senis), il tema del nom, si trova in
derivati come senec-a senee-tii ecc., quello degli obliqui nel
verbo sene, in seniitus ecc.; supellex supellectilis (secondo Festo
il nom. anche supellectilis) contaminazione di un sostantivo
supellecti- (da super + lecto-) e dell'aggettivo derivatone con -ili-o
Diverso il caso di confusione fra i vari tipi tematici dovuti
a ricostruzioni analogiche, come berem. Naev. per heredem
di sul nom. sg. heres; lapi Enn. per lapide di sul nom. sg. lapis;
praecipe id. per praecipite di su praeeeps,
12 -

v. PISANI,

Grammatica latina storica (' comparativa.

178

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T 348. - I NOMI DELLA III DECJ~. GRECA passati in latino


sono stati in buona parte, nel periodo pi antico, adattati
alla I o alla II declinazione: ~e;ep;;: delphinus (e delphin o
delphis) , fepoc: elephantus (ed elephiis), e cos Titiinus, abacus,
Agrigentum ('Ax'pocyoc -vro), Tarentum (Tarentus: Tocpoc:;), eec.;
pelagus dal ntr. 7tocyo, cetus da x'~TO -so; Peleus Pelei e
simili d~ nomi in -e;u, ma dai nominativi dialettali 'AXL~
OL~~:; pel comune -e;u:; Achilles Uliee -is III decl. Pei
nomi in -ee- con nominativo -1j passati alla I decl, (Achates
-ae eec.) cfr. 321. - Dalla III decl. greca molti nomi sono
passati alla I decl. latina, assumendo genere femminile, attraverso la forma dell'ace, sg. greco: pamthra (7tocv&~p), criitera
(creterra), orpida (x'p1j7tt), lampada, Ancona ('Ayx'wv), amp(h)ora
(cXWfoPe:u), cos pure dei neutri in -{lOC: schemii abl, Pl., diademam
Pompon., emblema ecc. (e assai antico dacruma > lacrima da
Mx'pu{loc).

T 349. - Ove ci non accaduto, specie nella lingua culta


dell'epoca di pi intimi contatti colla cultura ellenica, troviamo,
accanto alla pura e semplice trascrizione delle forme greche,
dei compromessi consistenti nell'introdurre i nomi greci nelle
categorie latine di III declinazione corrispondenti ad essi,
partendo in special modo dal nominativo singolare: Titiin -nis,
delphin -nis, Daphnis -idis, Pallas -adis, Adon Adoni, Calohas -antis voc. Calchan (e Calcha Calchae), Palamedes -edis,
Cht'emes -is e -tis, Thales -is e -ti, Herms -etis (ed Herma
-ae), Dido Calypso Ino -imis ed -USi secondo questi ultimi si
ha la formazione dei casi obliqui con -n- da nomi femminili, in
parte gi trattata nel 322: Niceros -onis (ed -iitem; gr. NLx'~
pw -WTO), Lampyris -ini ecc. Per reazione alla riduzione
Chremis per Chremetis dal nom. Chremes, si forma Eutyches
-etis ecc. dal nom. sing. con -es di temi greci in -a-o Si
notino in particolare alcune forme: Vocativi Alexi Memphi
Tiphy Pentheu Melampu (Me;&{l7tou l), Pallii Pallan e Palliis
(di Palliins), Chreme (di Chremes) , Perieu: Dido; Accusativi
Eteoclea Thesea Themistoclem Allecto Dido e soprattutto i falsi

PARTE II. -

179

MORFOLOGIA

grecismi (-n, ma il tema diverso da quello greco) Themistoclen


l'halen Sarapin tigrin ecc.; Nominativi plurali craUres, ntr.
cete (= x~TIj) ecc. In generale si possono dare per l'et imperiale i seguenti paradigmi:
Sg. N.

Socrates

V.

crater
crater

Ac.

crntera, -em

D.
Ab.

crateri
cratere

G.

ortusros, -is

Socratem, -en
Socrati
Sorate
Socratis, -i

PI. N.-V.

Ac.
D.-A.

G.

Socroue, -e

Calypso
Calypso
Calypso, -un
Calypso
Calypso
Calypsiis

crateres
crateras
crateribus
craterum

IV. Declinazione.

T L 350. - Temi in -u- maschili, femminili e neutri.


Paradgma:

Sg. Nom.-Voc.
Acc.
N.-V.-Ac. ntr.
Dat.
Abi.
Gen.

PI.
friictus
friictum
cornii
jriictui, -ii
friictii
friictiis, ntr. cornii(s)

friictiis
friictiis
cornua
friictibus,
specubus
friictuum

Dal tema manu- si formano aggettivi (longimanus anguimanus)


che si declinano come i sostantivi.
SINGOLARE:

N o m i n a t i v o: Nulla da notare. L'identit coll'-us (da


-os) della II decl. provoca contatti fra la IV e la II che terminano colla scomparsa della IV nel latino volgare, 276.
A c c usa t i v o: Nulla da notare: anche qui identit coll'-um (da -om) della II declinazione.

180

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

N . - A. n t r.: -u da antico -u (ser. madhu 'miele '): la


lunga testimoniata da Prisciano II 362, cfr. Verg. Aen. I 320.
D a. t i v o: -ui da *-eu-ei (scr. sunav-e 'filio ') od *-u-ei
(scr. vedo io-e 'puero '). La forma in -u che la grammatica
normativa attribuisce ai neutri, in realt usata in concorrenza con -ui per tutti e tre i generi, anzi Cesare raccomandava -u (forse perch analogo ad -o dei temi in -0-), ed -u
la forma normale nella poesia dattilica: essa continuazione
di -eu del locativo (scr. sunau), cfr. anche il dativo umbro
trifo = tribu.

A b l a t i v o: antico castud (P 2, 360), innovazione latina


( 308).

G e n i t i v o: us (nelle iscrizioni talora -uus) da -ous,


cfr. scr. sunos gt. sunaus ablg. synu lit. sunas. Talora si ha
fructuis Varro e simili, incerto se neoformazione latina o continuazione .di -y-es ie. (scr. madhv-as gr. p.-&u-o); con -os,
senntuos (P 2, 581): il gen. ntr. corn, gelu creazione dei grammatici in un tempo in cui la IV de cl. non era pi in uso.
L

351.

-e-

PLURALE:

N o m i n a t i v o:
gr. 7tYjxef-e > 7t"~xeL.

A c c usa t i v o:
cretese ULUV.

fructus da *-ey-es cfr.

scr.

sunav-as

-us da -uns cfr. scr. suniin gt. sununs

N . - A c. n t r.: genua come gr. youvoe da *y6vf-oe.


D a t i v o - A b l a t i v o: -ubus (arcubus, artubus) rappresenta la pi antica forma; l'oscillazione nella pronunzia di u
atono ( 42) ed -ibus della III decl. hanno prodotto la forma
-ibus.

G e n i t i v o: antico manuom ecc., anche passum Pl., currum


Verg. Aen. VI 653, exercitum Monum. Ancyranum ( 32.131):
-uom da -u-om od -eJ!;-om cfr. youvwv da *y6vf-wv, ooexpuwv e
Tt"fjXf-wv ablg. synov-u gt. suniw-e.

PARTE II. -

181

MORFOLOGIA

T 352. - Il tema domu- (attestato a partire da Lucrezio,


salvo un dubbio domu in PI.) pi recente di domo- conservato
soprattutto nelle formazioni domi domo domum, che hanno
assunto valore avverbiale, e nel pl. domos domrwm, Le altre
lingue ie. hanno *dom- dem- (scr. patir dan 'signore della
casa' avest. d~ng patois ecc.), "domo- (gr. a6fLOC; scr. damas cfr.
anche lit. namas), e *domu- solo in islavo (ablg. domov-i dato ece.;
l'armo tomu-tr ' signore della casa' pu essere da *tanoy- gen.
di tema in -0-), non in scr. il cui dam-unas- 'amico di casa'
ha -iinas-: uti- 'amicizia'. Il. gen. domui. in un~_iscI'iziQne
compromesso fra le due declinazioni. Il gen. domos adoperato
da Augusto (Suet. Oct. 87) pu essere, se con -os, un resto dell'antico tema domo, o da *dom~-os (come senatuos); se con -os,
monottongazione rustica di -ous ( 23): ad ogni modo si tratta
di forma rustica e dialettale.
La confusione fra temi in -u- ed in -0- si comincia a notare
soprattutto nel ,genitivo: senati (assai frequente), quaesti vieti
(tutti PI.).

V. Declinazione.
L

353. - Temi in -e- maschili e femminili.


Paradgma:
Sg. Nom. Voc.
Ace.
Dat.
Abi.
Gen.

dies
diem
diei
die
diei

fides
fidem
fidei
fide
fidei

PI.

dies
diebus
dierum

In questa declinazione sono riuniti temi di origine diversa:


l. res da antico *rei~- avanti consonante, *rej- avanti
vocale, cfr. scr. vedico rayi-s rayi-bhis strum. pl., e rtiy-as
nom. pl., 1'ay-as acc., ray- dato sg. ecc. L'origine delle forme
la seguente:

Sg. Nom.
Ace.

*rei~-8

*rei.~-m

> *reas > res


> *ream > rem

( 135)

182

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Dat.
Loc.
Gen.
Pl. Nom.
Ace.
Dat.-AbI.
Gen.

> *rei
> *ree
> *reos
*rei-os
*rej-es
> *rees
*rei-ns
> *reens
- o
*rejfJ-bhos > *reabos
*rejom
> *reum
*rej-ei

*rel-i

> rei
> re
> reu8
> ree
> ree
> rebus

Reus rimasto come il sostantivo reus, propriam. 'quello


del processo'; rei del gen. rifatto secondo materiei fidei; il
gen. pl. sostituito da rrum secondo sperum 354.
T 354. - 2. spesi lo sper-es di Ennio Ann, 128.429 e il derivato sper-are mostrano che ci troviamo di fronte a un tema
in -s- (cfr. vires 343), probabilmente uno *speifJs- che forse
in origine neutro ma femminilizzato per influsso dei simili appellativi indicanti qualit morali, soprattutto di fides, ha formato
il nom.-acc. sper-es e gen. spr-wm. (onde rerwm per *reum) e
spebus da *spejaz-bhos: in seguito, secondo re, il nom. pl.
stato rifatto in sps, e il gen. pI. stato evitato (cfr. Quint. I
6, :~6), cos pure il dato pl., che si trovano per rifatti in tardi
.iutori (sperum Eumen. Panegyr. Constantini, spebus Paulinus
NoI. ecc., accanto allo speribu8 di Varrone ap, Non., analogico
di su speres sperum). Nel singolare, spes nom, (da *spejfJs) suonava identico a ree, e secondo esso, cui era anche semantcamente vicino, ha fatto spem e poi spei spe.
355. - 3. fid probabilmente antico tema in -s- (cfr. fidus-tus); l'analogia semantica di sps lo ha attratto nella sua
orbita" n del resto impossibile che qui abbiamo anche un
tema in -e- corrispondente a quello che appare nel verbo ree-m.&Yj-aw ecc. Si noti che da fides si fatto anche un paradigma
di III decI., 345. Similmente di fames si trovano forme della
V (gen. famei Prisc., accanto a fami Cato, LuciI. e fame PI.;
abI. fame, pi comune di fami), cos pure da pubes labes (dat.
pube Pl. labei Cic. Sesto VIII 28 in due mss.), e Lucrezio ha gli
ablativi labe contage sorde; infine accanto a quies (da *quieti-s)

PARTE II. -

MORFOLOGIA

183

quiet-is si fatto (re)quiem (re)quie: che si tratti di antico tema


in -ti- mostra l'aut. persiano siyati-s da *q"J.eti- 'pace, prosperit '.
L 356. - 4. dis l'unico maschile di questa declinazione,
divenuto poi in parte anch'esso femminile per influsso di nox,
tempestae; ma il genere msc. conservato in meridis. Si tratta
di un antico tema in dittongo (-eu-) il cui nominativo suonava
*di.us o *dis, l'accusativo *dim (cfr. Ze:u Z~v, scr. dyaus
dyam, lt. Die-piter sopra 344): l'antica declinazione degli
altri casi del singolare abbiamo nel nome di Giove (Iov-is ecc.,
344), laddove nel significato' giorno' dal nom. ed acc. sg. si
fatta per analogia di rs e dei temi in -- la declinazione
segnata nel paradigma ( 353). L'antico nominativo *dius
si trova ancora nella formula nudiiis tertius, propriam. 'ora
(nu- cfr. nunc, gr. vu) il terzo giorno' (cfr. 344.416), l'antico genitivo *diy;os cfr. ~L6 scr. div-as in noctii diusque 'di
notte e di giorno', l'antico locativo *diu nell'avverbio diii
'a lungo', un loc. *di,!!:i = scr. divi in die quint 'al quinto
giorno' (o abbrev, giambica 28 per di?). Cfr. inoltre tTiduum 42, interdius 422.

T L 357. - 5. Luxuries miiteris mollitis segnitis ecc. spesso


accanto a luxuria ecc. con -iii- (cfr. 181). Abbiamo qui il
passaggio di -ia- a -i- di cui si parlato nel 134; diffusosi
tale passaggio a tutti i casi obliqui del sg., questi hanno formato
miiteriem
miiteriam.

materiei
materiai

miiteri( d)
materia(d)

miiterii secondo
materiai ( 319);

da essi il nuovo nomino miiteris secondo ree rem ecc.; d'altro


lato il gen. miUerii, rispettivamente - ecc. influiva sul sorgere del gen. rei spei (quantunque va osservato che il gen. materii, - ecc. non compare prima del I sec. a. C.; Lucrezio usa
miiteriiii, -ae). Forse la creazione di forme in -i- avvenuta
quando il gen. sg. suonava ancora miiteriiis ( 319); onde *miiteris mutato poi in materii quando in luogo di materias sorgeva -ai. Questi astratti non vengono quasi mai usati al plu-

184

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

rale: un [acirwm. si trova in Catone, ma Cicerone riprova


epeoibue e specirum. che sono poi usati da Apuleio ecc.

T 358. - Quanto ai singoli casi del

SINGOLARE,

notiamo:

D a t i v o: diei rei fidei hanno presso gli scenici desinenza


monosillabica; solo a partire dal I sec. a. C. il fatto che nel
gen. era sorta la desinenza monosillabica accanto alla bisillabica recava alla creazione di doppioni come rei rei diei fidei
spei: le forme bisillabiche sono considerate le normali dai grammatici. Accanto ad -ei si trova -e (die PI., fide Hor., pernicie
Liv. ecc.), probabilmente come Fortuna ecc. nella I decI. ( 318).
Secondo plb: plebi ( 167) Cornelio forma pernicii.

G e n i t i v o: antico rei diei fidei PI. ecc., presso Pl. anche


gi rei, ma diei; e in Pl. stesso comincia la contrazione r;i
di;i onde -i: fami plebi pemicii. La forma fide (Pl., Hor.) di
(Verg.) ocie (SalI.) raccomandata da Cesare (GelI. IX 14) potrebbe
esser sorta sul EIodello del dativo che, come abbiam visto,
l'alternava ad -ei. Il gen. dies in Ennio e, secondo lui, Cic. e
Verg., sar un arcaismo fatto per -ei secondo -ne arcaismo
accanto ad -ai nei temi in -ii-,

Aggettivo.
359. - Il latino ha due classi di aggettivi: una che si declina
secondo le due prime declinazioni (I femm., II msc. e ntr.), l'altra
che va secondo la III. Abbiamo dunque i tipi bonus -a -um, rispettivamente pulcer pulcra pulcrum, liber libera liberum; e
audax msc. fem. ntr. come ferens ( 346; nota anche vetus e
uber antichi sostantivi, il secondo = o&cxp SCI'. udhar, inoltre
par), fortis forte, iicer acri acre ( 346.266). Si visto ( 168)
come gli antichi aggettivi in -u- siano passati alla declinazione
in -i-o

360. - Come le altre lingue ie. il latino ha per l'aggettivo


due gradi di comparazione: comparativo e superlativo. Il
comparativo e superlativo di minoranza e il comp. di ugua-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

185

glianza non hanno forme proprie, e vengono indicati con avverbi


sintatticamente uniti agli aggettivi: minus, tam bonus quam;
minime bonus. Abbiamo invece comparativi e superlativi di
maggioranza indicati a mezzo di suffissi.
TI c o m p a r a t i v o si forma a mezzo del suffisso -torda -ioe-, -ius nel nom.-acc. sg. ntr., su cui cfr. 255; un nom.-sg.
ntr. in -ior (prior, posterior) fatto evidentemente secondo il
msc.-fem. (analogia di audax felix ecc. per tutti i generi)
citato da Prisciano come in uso presso scrittori arcaici. Su
-tero- cfr. 212.

Pel su p e r l a t i v o abbiamo -mo- in primus summus


(: superus supra) ecc. (1); -timo- in ultimus optimus ecc.; -simo(-sumo-) in maximus pessimus e pulcerrimus acerrimus, [acillimus, oeterrimus (ma classico vetustissimus come anche il
campar. vetustior da vetus-tus), celerrimus (accanto a cui celerissimus; classici sono solo nobilissimus utilissimus); -issimo- in
fortissimus ecc. Su tutti questi suffissi cfr. 205.206.
T

361. - Alcune forme notevoli:

dives
iuvenis
frugi

ditior
iunior
frugali or

nequam

nequior

ocior

ditissimus (da divi- 34);


(sincopato da *iuven-ios);
frugalissimus (f1'ugalis solo in epoca
imperiale parrebbe ricavato di qui; ma cfr. trugaliter Pl.) j
nequissimus (forse dall'adv, nequiter
secondo trugaliter: trugalior)j
ocissimus (cfr. acu-pedius 'pi veloce ' fS wxu).

(1) imus, cfr. osco i m a d-e n (imprestito dal lat. ') sar piuttosto da
*en.gzhm.o. con *-gzhm- grado O di *gzhem- 'terra' (cfr. XS-wv), quindi
, terrestris', 'subterraneus'; similmente intumus da in + tuma 'terra.'
(allotropo di humus) 106.

186

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Gli aggettivi in -dicus -ficus -volus (beneficus ecc.) formano


i gradi di comparazione in -entior -entissimus per contaminazione coi rispettivi sinonimi maledicens maleoolns (ma Catone
ha beneficissimue magnifcior munificior magnificissima). Per
analogia di benevolentissimus si fatto pientissimus, frequente
nelle iscrizioni.
Gli aggettivi in cui la vocale finale del tema era preceduta
da vocale (dunque in -eus, -ius, -uus) formano i gradi di comparazione perifrasticamente a mezzo di magis e maaiim: idoneus,
magis e maaims idoneus (presso scrittori arcaici s'incontrano
forme come arduius strenuius egregiissima inmotciiorem. strenuissimus perpetuius; in epoca imperiale compare piissimus). La
formazione perifrastica del resto usata anche fuori di questi
limiti; e per essa si trova plus, arcaico e volgare, accanto a
magis (plUs miser Ennio).
362. - Comparazione suppletiva abbiamo dove comparativo e superlativo vengon formati da radici diverse che il
positivo:

bonus
malus
multus
parvus

melior (: mul-ti) optumus (: op-s);


pessimus (*ped- in scr. pdd-yate
peiior
[' cade ');
plUrimus (: 7te:LCV ecc.);
plUs, plUres
minimus (: minuere ecc.).
minor

Doppia comparazione abbiamo anzitutto per antichi comparativi il cui valore non era pi perfettamente sentito: super-ior
di superus eec., anche deterrimus dterior di un *de-tero-; indi
anche in postremissimu minimissimus proximior e simili formazioni pi o meno del momento.
T 363. - Gli a v v e r b i derivati da aggettivi ( 422) hanno
per comparativo il comparativo neutro sing. dell'aggettivo, per
superlativo la solita formazione in -e dal superlativo:
alte
misere
jortiter

altius
miserius
jortiu's

altissime
miserrime
jortissim

PARTE II. -

1II0RFOLOGIA

tutius
melius
peiius
magis, mage
multum
plUs
minus
parum
Per magis, plus cfr. 255.
tUto
bene
male

187

tutissim
optime
pessime
maxime
minime

Nota inoltre:
citatim citatius -tatissime, pedetemptim -ptius, 1lltra ulterius
ultime, supra superius, citra citerius, infra inferius, intra interius (intimius) intime, saepe saepius saepiseim, ociter OCiU8
ocissime, temperi temperius, magnopere maiore opere maximopere
o summopere, valde valdius valdissime, paene paenissime, sat(is)
satius, secus sequius, sero serius serissi1ne; e, senza positivo,
potius potissimum e potissime, deterius; uberius uberrime fa sistema con iibertim,
Sero ha anche setius da un tema *se[i]tu che si ritrova nel
gt. seibu "tardo '; setius (e forse anche citius di cito) ha dato il
modello per diutius di diu. Da diutius (cfr. anone c'iti88m)
fatto il superlativo diutissime.
Nomi indeclinabili.
364. - Fatta astrazione da parole che hanno parzialmente
perduto il valore originario, come l'antico damnas per damnatus, il

quale non pi inteso per nomino sg. ha finito col rappresentare una
specie di formula (quindi damnas sunto ecc.), o fas nefas ( 342),
e da complessi locuzionali scaduti a giustapposizioni come ros
marinum olus at1'um declinati non solo roris marini oleris atri
ma anche rosmarini olusatri ecc., cfr. anche Marspitrem Miispitris dal nomino Marspitm', sono indeelinabili parole e nomi
propri stranieri quali cummi sinapi (anche cummis sinapis
declinati), git(h) una pianta, Abraham (anche gen. Abrahae) ecc.;
parole latine come nequam frugi nihili pondo, in origine un
avverbio e dei dativi e rispettivamente ablativi usati come

188

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

predicati e passati poi all'uso attributivo, ed altre dichiarate


indeclinabili dai grammatici forse perch di esse, oramai fuori
dell'uso, leggevano solo una forma in antichi testi, cos hir
ir 'il cavo della mano' (: x.dp).
Non questo il luogo di dilungarsi sui nomi difettivi (singuliiria tantum o pluriilia tantum o anche dficientia ciisibus):
in parte questa difettivit dipende dal significato della parola,
in parte anche essa dichiarata senza buoni motivi dai grammatici, e per ogni caso occorrerebbe una particolare discussione. Similmente si parla nella grammatica latina di nomina
abundantia, che seguono pi di una declinazione: i casi pi
importanti (p. es. risultati da confusione fra II e IV declinazione; fra II e III specie per neutri plurali, p. es. Siiturniilium
e -6rum; fra III e V come in plebes gen. plebis e plebei) sono
stati gi trattati a suo luogo.

La declinazione in latino volgare.


T 365. - Caratteristici del latino volgare sono i seguenti
fenomeni:
T 1) Riduzione delle declinazioni: la IV reca a termine l'evoluzione che partiva dall'uguaglianza di nom. e acc. sg., e scompare nella seconda; la V passa generalmente alla I pei nomi
in -is, sostituiti dalla forma in -ia: facia glacia scabia ecc., ma
nell'Italia meridionale e in Sardegna, talora nella Gallia meridionale i nomi in -iee passano alla III decl., cos pure in generale dies (accanto a cui anche dia) e res sp (anche spes spenem
onde it. spene).

T 2) Tendenza a ridurre il numero dei casi, che un po' alla


volta diventano due, il nominativo o caso retto, e un accusativo-ablativo o caso obliquo, il quale ultimo con l'aiuto di
preposizioni adempie le funzioni degli altri casi latini.
T 3) Confusione di declinazioni: comune quella che partendo dal nom. sg. in -us (e dalla tendenza del neutro a scomparire) recava nella II deel, i neutri della III: corpus corpi

PARTE II. -

MORFOLOGIA

189

(abl. corpo nella Peregrinatio Aetheriae) e capus *capum capi


per caputj d'altra parte, secondo i neutri della III in -us si
declinato fundus fundoris erous erooris, onde le formazioni di
plurale italiane antiche campora biadora ecc. Inoltre i monosillabi entrano nelle declinazioni in vocale: ossum vasum e vasus
*rosum per os vas rosj riprendendo un uso gi arcaico ( 348)
le parole greche della III decI. adottano l'accusativo in -o:
come nominativo e passano alla I decI.: lampada per IX!J.7tcXC;;
lampas ecc.
4) Va tenuta presente la scomparsa comune di -m finale
e quella di -s in certe parti del territorio (Italia e Dacia):
cfr. 139.
366. - Circa le varie declinazioni, si noti:

I d e c l i n a z i o n e: data la mancanza di segnacaso nel


nom, sg., nom, e ace. sono uguali nel sg. e determinano il conguaglio dei due casi anche nel plur. j i dialetti che conservano -s
assumono pertanto nel plur. la forma dell'accusativo in -iis,
in parte anche per influsso di quelle lingue (oscoumbro, gallico) che avevano -as nel nominativo, gli altri quella del nominativo in -e da -ae: quindi rosa - rosiis o rosa - rose. Sulla
declinazione tipo mamma mammanis cfr. 322. In Dacia si
conserva il dativo sg. in -e.
II d e c l i n a z i o n e: qui la differenza annus!annu, anni!
annos ha permesso la distinzione di nomino sigmatico e obliquo
asigmatico nel singolare, di nominativo asigmatico e obliquo
sigmatico nel plurale, ci naturalmente nei dialetti che conservano -s: gli altri oppongono solo singolare in -u a plurale in -i.
In certa misura si esteso l'impiego di -a, anticamente proprio
dei neutri (fusisi col msc.), nel plurale: digita fructa ecc., it. il
dito - le dita ecc. Per influsso germanico, nei nomi propri maschili si costituisce una declinazione -u(s) -one(m) come Hugus
Hugonem, che talora si estende agli appellativi: avo avone e
cfr. crso suceroni suocero' ecc., da distinguere da -one accrescitivo.

190

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T III d e c l i n a z i o n e: le tracce della distinzione fra temi


in -i- ed in consonante vanno sempre pi dileguandosi, come
pure i nominativi sg. in -s cedono il posto ad -is. Inoltre, dove
il numero delle sillabe variava dal nominativo sg. ai casi obliqui,
esiste la tendenza a parifcarlo, adattando il nomino agli altri
casi: dapprima dove l'accento era uguale, quindi nom. bovis
(Varrone), stirpis (Livio), carnis (Lvio), omerie (Catone), mentis
(Ennio), poi anche negli altri temi: nom. excellente (Petronio),
audace voluntate heredes ecc.; per negli appellativi indicanti
persone, generalmente ritenuto l'antico nominativo: homo,
soror, che si distingue pertanto dall'obliquo e dal plurale (per
parentis ecc. di nomi in -tins, -ens).
Nel plurale si fa strada la desinenza -1; della II deel., la quale
trionfa nelle lingue romanze ad eccezione dello spagnolo; nel
francese moderno -s proviene dall'obliquo.
I neutri tipo corpus e nirmen. tendono a formare il plurale
bisillabico secondo il nom. sg. (e cfr. 365, 3).
367. - Nella comparazione il sistema analitico prende
sempre pi il posto di quello sintetico, che resta sparsamente,

specie per la comparazione suppletivistca (accanto all'analitico: plfts bonue o magis bonus e melior); ma i superlativi
rimangono in buon numero, soprattutto nella lingua della
Chiesa.
III. I Pronomi.
368. - Dal punto di vista morfologico i pronomi vanno
distinti in due categorie: pronomi a distinzione di genere, e
pronomi, che tale distinzione non hanno o personali in senso
stretto (ego tU se nos vos). Mentre la flessione dei primi in
buona parte analoga a quella dei nomi, alla quale del resto
andata avvicinandosi sempre pi a causa di reciproci influssi,
i secondi si declinano in modo affatto diverso.
Fatta astrazione da nomi pronominali, nomi cio impiegati
in funzione di pronomi e perci assumenti alcune loro particolarit fessionali (totus, solus ecc.), i pronomi sono costituiti

P4-~TE

II. -

MORFOLOGU.

191

di radici diverse da quelle cosiddette verbali, che stanno eroe


a base di verbi e di nomi facenti con essi sist~m~, e comunque
da quelle contenute nei nomi.
L 369. - I pronomi a distinzione di g~nere si dividono
in: D i m o s t r a t i v i (hic iste ille is idem ipse so-Ito-), I nterrogativi (quis), Indefiniti (quis ece.), ReI a t i v i (qui). La loro declinazione all'ingrosso quella dei
temi nominali in -o:/-ii- (rispettivamente pel msc. e il femm.)
ed -i-o Per il n o m. s g. m s c. spesso adesinenziale
(ipse iste ille hi-c) ovvero ha un -i che pare la stessa particella
rafforzativa che troviamo in gr. o\.l"t"Ocr-f (qui da quoi, femm.
qUlfe da *quii-i), talora sigmatico (is, q'U:i~): cfr. scr. sa = o
gt. sa, scr. ay-dm (-am particella aggiunta, cfr. appresso )
di a-o Il n o m . - a c c. s g. n t r. ha generalmente -d (id ecc.;
ma ipsum), cfr. scr. tdd. = gr. T6[8] gt. pat-a; nel g e n i t i v o
troviamo una desinenza -iius (quoiius eiius), ~a quale contiene
lo stesso -sjo che sta a base del gen. sing. pei temi in -0- ( 309),
ma stato accresciuto di un -s genetivale (quello delle declinazioni III.IV e arcaico della I), il quale ha conservato il timbro
dell'-o finale (onde -us 131), impedendo l'ulteriore trasformazione avvenuta nei nomi. Secondo il rapporto gen. rqus: dato
regei ecc. nella III decl. , da quoiius eiius si fatto il d a t i v o
quoiiei eiiei passato a quoi onde cui, ei. Il n o m i n a t i v o
P l u r a l e m a s c Il i l e conserva l'antica desinenza pronominale -i (scr. te = gr. TOL gt.. pai) che in lt. passata ai nomi
della II decl., e su di esso si formato anche il f e m m i n i l e!
che ha sostituito in latino, come in greco (TotL), -i all'antico -s
(ser. tas gt. pi5s): quindi isti istae (di qui anche rosae come
gr. XWpotL; cfr. 312). Infine, mentre in ista illa ecc. il n o m i n a t i v o P l u r a l e n e u t r o corrisponde in certo modo
al scr. ta gt. po ma con l'abbreviazione che deriva dai nomi
della III decI. (cfr. 314; ma quia avr -a da -a), in hae-c quae
questa desinenza accresciuta dall'-i che abbiamo trovato nel
nom. sg. mse, e femminile.

192

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Passiamo ai vari pronomi:


TL

370. - 1) is. Paradigma:

Sg. Nom.
Ace.
Dat.
AbI.
Gen.

id
ea
eam
id
ei
ea
eo
eo
eiius (eius)

is
eum

PI. i
eos

eae
eas

ea
ea

is
eorum

earum

eorum

Nel paradigma si distinguono tre temi: io, e- (nel gen.


e dato sg.) ed eo-jea-. Il primo torna nel gt. i-s, nel scr,
i-m-dm 'eum' (con particella -am) ntr. gt. i-t-a scr. i-d-dm
, id' ecc. Il tema co- da *ejo- e propriamente rappresenta
l'ingresso nella declinazione tematica di ei-, forma a grado
normale corrispondente ad io, che si ritrova in ser, ay-a str. sg.
femm., ay-os gen.-Ioc. duale; dallo strum, sg. pu essere stato
astratto un tema femm. *eja-, di qui il msc. *ejo-. Il tema esi trova in eiius da *e-sjo ( 369) uguale, salvo l'-s aggiunta,
al scr. a-syd id., e indirettamente in ei formato da eiius ( 369);
inoltre in lt. ecce ecquie contenenti *ed, antico nom.vacc. sg. ntr.
SINGOLARE. N o m .: accanto ad i-s = gt. is si trova in
iscrizioni eis ed eis-dim: dal gen. sg., oppure l'antico nom. sg.
*e-i = scr. ay-dm 'is' (con particella -am) prolungato del
solito -s ~ - A c c u s .: antico i-m = scr, im-am, ed em, ambedue nelle XII Tab.; la forma ium (12 2, 401) avr i- rustico
per e- avanti vocale ( 13), cos forse anche iam' eam ' in
Varrone. - D a t .: antico eiei (iscriz.) cio eiiei (Lucr., arcaizzando, ei, come gi PI.), onde; (eei; un paio di volte iei); nel
femm. anticamente anche eae PI. ecc., secondo i nomi.
A b l a t. ant. eod ea!!:.; si trova anche in ant-ea iniereii. PLURALE. N o m .: i (ei) da eei, ei PI., da *eoi; la scrittura iei
indica probabilmente i; similmente pura grafia per i l'ii
dell'epoca imperiale. Con -s (come Vertuleieis ecc. nel nome,
328) eeis (P 2, 581), is Paeuvio ecc. - D a t . - a bI.: antico
eieis probabilmente per eeis; del resto oscillazioni grafiche
come nel nom pI. Gli antichi scenici usano talvolta ibus, da

PARTE Il. -

193

MORFOLOGIA

*ei-bhos cfr. ser. e-bhyas: questa. sar l'antica forma, eieie ecc.

quella dello strumentale, fatta secondo i nomi e gli altri pronomi ( 315). Similmente pel femminile Catone e Cassio Emina
hanno edbu, - G e n i t i v o: una forma eum tramandata
da PF.
Si notino le forme raddoppiate em-em 'eundem' PF. ed
im-eum "v rx\"ov CGL II 77, 23.
T L 371. - 2) idem: idem eadem idem, eiusdem. ecc. come 1)
con aggiunto -dem, Questo sorto dapprima in idem = scr. iddm,
cio l'antico nom.-acc. sg. ntr. id colla particella -em (cfr. em-em
PF.), ma diviso in i-dem secondo i-s ecc.; *is-dem nel msc. ha
dato idem secondo il 91 (isdem PI. c tardo sono ricostruzioni,
cos pure eis-dem -dim in iscrizioni, 370; similmente nom. pI.
eisdem isdem). Nel dato sg. si trova in iscrizioni eaedem come
eae. La finale -m di eum eorum eiirum passa a -n avanti d, 87:
eundem ecc.
TL

372. - 3) hic. Paradigma:

Sg. Nom.
A.cc.
Dat.
A.bI.
Gen.

hic
hune

haec

hoc(c)
hanc hoc(c)
h;]c
hiic
hOc
hoc
huiius (huius)

PI. hi
hos

hae
hiis

haec

haeo

his

horum

hiirum hOrum

Il tema ho-, probabilmente identico a quello nelle particelle scr. gha ha o scr. hi gr. -XL (gh o gh), cui in alcuni casi
appesa la particella ce di ec-ce ecc. che del resto usata anche
in forme quali huius-ce horum-c his-ce (ed hici-ne haeci-ne hocci-ne colla particella interrogativa): PI. e Ter. paiono avere
le forme con -c(e) avanti vocale, quelle senza avanti consonante, e pu essete che in origine l'aggiunta di -ce fosse obbligatoria nelle forme monosillabiche, e in seguito la particella,
apocopata, sia scomparsa dopo -8 (ace. e dat.-abI. pI.) avanti
consonante, onde hOs Ms Ms generalizzati anche avanti vocale;
resterebbe comunque inesplicato il nom, pl. M hae.
13 - V. PISANI, Grammatica latina storica t comparativa.

194

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

SINGOLARE. N o m.: Mc (heo) sempre breve nei poeti arcaici;


da Lucilio (forse Ennio) in poi subentra la misurazione come
lunga, partita dalla forma bice fatta a sua volta secondo il
ntr. hocc. Pertanto M-c adesinenziale, da un tema in -i(cfr. scr. hi = gr. -x.~ in o-x.L Y), o atono da *ho-ce. Il femm.
hae-c da *hii-i come guae ( 369). A c c . antico hone da *hom-ce,
f. home da *hiim-ce. N. - A c c. n t r. hoc da "hod-oe; la
forma hocc (cc < dc) provoca l'uso come lunga nella poesia
classica della forma, che breve nella poesia arcaica. D a t .
antico hoic(e) da *hoiiei-ce, come hoius-ee nel gen.; Pl. ha ancora
Mi/ic = *hoiiei-c, in seguito huic: huius huic hanno u da o avanti
due consonanti ( 44) in posizione atona: come si vede, questo
pronome era in origine pr.oclitico od enclitico. Pronunzia scolastica Mic di Stazio, Silv. I 1, 107; cfr. huhic VI 18773.
A b l . Mc hiic da *h6d-ce *hiid-ce. - PLURALE: N o m. m s c .
antico hei, anche heie come eis ( 370) ed heis-ce; gli scenici
hanno !ti, ed hisce avanti vocale. N. - A c c. n t r. antico
haice. D a t . - A b l . hibus Pl., forse secondo ibus 370.
~

TL

373. - 4) iste. Paradigma:

Sg. Nom.
Ace.
Dat.
AbI.
Gen.

iste
istum
isto

ista
istud
istam istud
isti
istii
isto
istius

Pl. isti
istos

istae
istiis

ista
ista

istis
ist6ntm istiirum istorum

Il tema sorto dall'unione di is con una particella te, da


*to: cfr. easte acc. pl. femm. in una antica formula augurale
(Varro L. L. VII 8; Norden, Aus altromieoher; Priesterbuohem,
p. 45). Dal nom. sg. msc. partita la formazione di un nuovo
paradigma in cui considerato come tema ist- (iste come nominativo adesinenziale), a somiglianza di quanto accade in ipse
ille (olle). In epoca pi antica parecchie forme di questo pronome prendono volentieri il -c(e) da noi trovato in hic: specialmente ietuc (PI. istucc) e)staec nel nom.-acc. ntr. sg. e pl., e
anche istunc istanc istaeo (n. pl. fem.) iste; ieti-o (da iste-e, in
Pl.) n. sg. msc., onde il sg. fem. ietaec secondo hic: haeo.

PARTE II. -

!IORFOLOGIA

195

N o m .: negli scenici anche ist' (ill') avanti


consonante, seppure non si debba scandire 1,stl Ule. Nel G e n .
istius, come in illius e ipsius, abbiamo un antico genitivo nominale (come lupi 326) cui si aggiunto -iius di quoiius eiius
huiius, con successiva scomparsa del ii e abbreviazione di i
avanti vocale, gi in Lucilio (ilHus uni1ts): i poeti classici usano
indifferentemente istius e istius ecc. In istius illius ecc. avanti
certe consonanti scomparsa presso i poeti arcaici la -s, e si
sono avute forme quali istimodi Pl. illimodi Oato ecc., e femm.
isti [ormae Ter. ti5ti familiae Afran. ecc. (cfr. similmente quoi
fidcs Pl. quoivis modi Pl. cuicuimodi Cic.), Il D a t. isti come
illi ipsi da -ei sembra essere l'antico locativo del tema in -0inteso come dativo per analogia di mihei tibei sibei ( 382) ed
esteso poi al femm. secondo quoiiei eiiei *hoiiei (anticamente il
femm. ha a volte ancora istae illae).
SINGOLARE.

T L 374. - 5) Tlle ed ipse si declinano come.este (ma ntr. ipsum).


Forma pi antica di ille olle, che si trova in Ennio ecc. (ma
gli scenici hanno gi solo ille), come arcaismo ancora in Virgilio
e in poeti seriori; il suo 0- stato mutato in i- per analogia di
iste. Olle ed ipse sono probabilmente formazioni, con una particella -se da *-80'equivalente al *-to di iste ( 373; solto la radice
pronorninale di cui si parla appresso 375), di ol- che troviamo
in ul-trii ul-s ul-timus, cfr. airl. t-all' l ' ablg. lani da *ol-ni
'l'anno scorso' (per -ls- > -ll- cfr. 83), e rispettivamente di
*i-p(e) cio il pronme i- pi la particella pe di quippe (quid-pe)
nem-pe quis-p-iam ecc., lituano kai-p 'come '. Ille pu prendere in epoca antica -ce,' come iste: illiusce illwnc illanc illaec
(n.-acc. pl. ntr.) ill6sce illasce; Gellio h~ il Nom. sg. msc. imc
a imitazione di Plauto, dato illic; il~uc ndm. acc. sg. ntr. appare
in una iscrizione di Pompei e si trova gi in Pl. e Ter. (illucc).
Per ille si noti ancora il dato femm. illae (Pl. ecc.), e il gen.
illae presso Carisio.
Antiche forme di ipse, da cui appare che in origine le due
particelle p(e) e *so si univano al pronome i- declinato (dunque
come is-te, cfr. eiis-te) sono ea-pse ed ea-psa, eum-pse ed eum-

196

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

pswm; eam-pse ed eam-psam, eo-pso ed eii-pse, eae-pse (tutti PI.),


il gen. pI. eum-psum -pse Cecil. Pacuv.: cfr. anche reiipse da
r eiipee, e sapsa sumpse 375. Si noti inoltre il nom. sg. ipsus
frequente in Pl. ma poi sempre meno adoperato nella letteratura fino a risorgere in tarda epoca (Ausonio), rimasto per
vivo nel latino popolare ( passato all'it. esso ecc. e ha dato il
modello per *illus onde quello ecc.); ipsus ha probabilmente
chiamato in vita ipswm. (non -ud) nel neutro. Si notino infine
il dato ipso in Apuleio (arcaismo '), il gen. ipsi in Afranio,
i dat.vabl. pl. ipsibus illibus antichi secondo Servio.

T L 375. - 6) del tema *so- che con *to- formava il paradigma


ie. di un pronome dimostrativo (o ~ ,,6 scr. sd sit tdd gt. sa so
pat-a) restano alcune formazioni in Ennio: ace. sg. msc. sum
femm. sam, ace. pl. msc. eos, inoltre eapsa (come ipsa, anzi
eapsa) sumpse (Pl., parodia tragica); infine gli avverbi so-c
, cos' (ablativo o strumentale + particella -ce), sei si 'se' eio
antico sei-c (locativo) e sirempse 'itidem' in unione con lee,
probabilmente ei-r-em-pse con -em come in idem (cfr. 371) e si-r
formazione (con l' come CU-1' quo-r) da *si gt. si 'ea'. Il tema
to-, oltre che nella particella onde costituito iste ( 373), anche
nell'arcaico tOPPe1' 'subito' (Liv. Andr. Od. 27) da *tod-per
(forse rifacimento di una corrispondenza al russo tepr' , ora '):
un dato femm. tesi ai forse nell'iscriz. di Dueno (Testi, .A 4).
L 376. - NOTA. - Alcuni di questi pronomi possono venir rafforzati da
elementi preposti o posposti. Tali sono:
L
(X) ecce, in eccillum eccistam eccille PI., tardo eccum ille ecc., onde i pronomi romanzi, franco ant. icil itaI. quello e cos via. Ecce parrebbe sorto
dall'unione del nom.vacc. ntr. *ed di e (cfr. 370) colla particella ce che
ritroveremo qui appresso, E; ma poich accanto ad ecce abbiamo gli arcaici
eccum ed ecca P1. (eccam Mart. Cap.), vien fatto di pensare che ecce sia stato
almeno inteso come nom, sg, alla stregua di ipse, dando le altre forme
(o eccum da ecce *hum ');
(3) em (= eme' prendi', cfr. ita1. to' da t.ogli, gr. !YPEL); viene scorto
nelle forme sceniche ellum ellam (da em illum, -am);
y) -pie in eiipte eo ips ' PF., forse
coi pronomi personali, cfr. 383, n. II;

= gr.

-/tTE

in dltTE; usato anche

PARTE II. -

MORFOLOGIA

197

8) pse-met secondo eqomet Pl., indi ipsimet illemet, per cui cfr. 382;
L E) -ce, gi trovato da noi nella formazione di hic, in istic illic; esso
ricompare in ce-do' d qui' ee-tte (da *ce-date) , date qui' 456; cfr. gr. Ke:LVO
da *Ke:-EVO ecc.

TL377.

Sg. Nom.
Acc.
Dat.
AbI.
Gen.

7) Interrogativi e indefiniti; relativi. Paradigma:

quis, qui
quem
quo

PI. Nom.
Acc.
Dat.
AbI.
Gen.

quae, ind. qua


quid, rel. quod
quam
quid, rel. quad
----.
quoi (cui)
qu6
qua
quoiius (cuius)
qui quae quae, ind. qua
quos quii quae, ind. qua
quibus
quibus
quorum quarum quorum

II tema qua- (qua-) in alternanza con qui-, cfr. scr. kde


, chi ,~ f. ka gr. 7t6-"t"e:po "t"L- "t"L ecc.; accanto a questi, u- in
u-ter u-bi u-nde (ali-cubi ali-cunde) unquam uspiam da q"uin scr. k-tra ' ubi ~ , ecc. In gr., come in lt., si conservato il
doppio uso interrogativo e indefinito, quest'ultimo in enclisi
("t"L, "t"~). A differenza dal gr., dal scr. ecc., ma d'accordo coll'oscoumbro, colle lingue slave e baltiche, coll'armeno, con
parte delle lingue germaniche (alcune di queste in epoca recente), il pronome interrogativo-indefinito usato in latino,
con qualche variazione nel nom. sg., come relativo.
SINGOLARE. N o m .: interrogativo e indefinito quis = "t"k,
osco p i s; accanto ad esso qui (specie come aggettivo: qui
locus ~), sorto in origine avanti consonanti che causavano la
scomparsa di -s con allungamento di compenso ( 91). Invece
qui relativo da qua-i, cfr. quai qoi (P 2, 1. 4) onde quei (P 2, 7),
que. Nel femm. guae come hae-o ( 372); indefin. qua senza la
particella rafforzativa -i ( 369). A c c.: quem da qui + m.
N o m . - a c c. n t r.: quid ="t"( osco p i d scr. cid ridotto
all'uso di particella (no' cid: gr. oih~); quad dal tema in -0come il relativo msc.; l'uso aggettivale di quod deriva dall'den-

198

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

tificazione di qui interrogativo con qui relativo, che ha provocato l'uso del relativo come aggettivo nel ntr. D a t .: quoiiei,
scritto quoiei quoei, > quoi > cui (scritto anche qui). .A. b l ,c
presso gli scrittori pi antichi, e ancora in epoca classica nella
forma quicum, si trova qui per tutti e tre i generi (Pl. anche
quiquam quique quiqui aliqui) , probabilmente antico strumentale del tema in -io. G e n.: antico quoius, recenziore cuius
scritto anche cuiius, quius; i grammatici parlano di un femm,
arcaico aliquae; in iscrizioni volgari si trova qu(a)eius. PLURALE.
N o m .: arcaico qu dal tema qui- per l'interrogo e indef. (p. es.
122, 581); ques anche .A. c c. secondo Carisio 162, 2. N o m . a c C. n t r. antico quai formato come hae-c ( 372) e il nom.
sg. fem. quae; indefinito qua come nel nom, sg. fem. Dal tema
qui-, quia (= -oa -'t"!oc in &(J(Joc &noc) usato solo pi come congiunzione. D a t . - .A. b l , : accanto a quibus si trova isolatamente, arcaico e classico, quis dal tema in -0-. G e n. quium
Cato, quoium Pl., evidenti rifacimenti di sul gen. sg.
L 378. - L'indefinito pu ricevere diverse sfumature di significato dall'aggiunta di particelle speciali:
oc) -que (la congiunzione) in quis-que 'ognuno '; cfr. scr.
kd-ca id., avest. cis-ca = quisque, gt. hwaz-uh;

L ~) -cunque, antico -quomque, in cui il -que aggiunto a


quom, cum 'quando', alla lettera' uno, quando che sia '; il
nominativo quicumque, cfr. gt. hwas-hun, in cui per -hun
accenna a *q"u-m;
y) -quam 'comunque' (acc. sg. dell'indefinito): quisquam;
a) -nam in quisnam ecc., formazione scomparsa nell'et
imperiale;

e:) -piam in quispiam, composto del -pe- di cui si visto


a proposito di ipse ( 374) e di iam;

-vis = vis ' vuoi " quindi in origine quem-vis ' chi vuoi ';
poi, una volta oscuratosi il significato primitivo dell'aggiunta,
quivis ecc.; caso di ipostasi, come quello di -libet in quilibet,
cuilibet, uguale a libet ' piace ',
~)

PARTE II. -

MORFOLOGIA

199

'1)) Infine si pu usare il raddoppiamento: quisquis, cfr. anche


quamquam e l'arcaico quirquir 'ovunque'.

L 379. - Particelle possono anche venire premesse, e precisamente:


oc) ali- in aliquis aliquantus aliquot alicubi, connesso con
alius;
~) con valore non indefinito, ma interrogativo, abbiamo
ecquis od ecqui, con ecquando ecc. = num quis? num aliquis?
Ec- dev'essere lo stesso ed- che troviamo in ecce 376; oppure
= et?

T L 380. - Aggettivi pronominali. - Si chiamano cos aggettivi i quali, grazie al significato che consente loro di fungere come pronomi, assumono la declinazione pronominale
(desinenze -ius -i) nel gen. e dato sg., pur conservando sporadicamente la flessione nominale. Tali sono: unus -a -um (dat.
femm. unae Cato, Cic. ap. Prisco II 197; msc. uno Varro f );
ullus da *oino-los, dimin. di unus (dat. ullae Tib.); nullus da
*ne oin6los (gen. nulli Ter., dato femm. nullae Coel. Antip.);
solus da *se'!!;e-los con *se'!!;e- tema del pron. riflessivo ' che sta
per s' (gen. soli Cato, dato solO iscriz., eolae Ter.); totus ' tutto
intiero', propriamente ppp. di *tou- 'riempire' in tomentum,
quindi da *to'!!;etos (dat. ti5tae Pl., toto Propert., Curtius); uter
e ne-uter formato come 1tO-'t'e:po scr, kdtara id. dalla forma
*q"u- del pronome interrogativo, l'indefinito suona uter-que
formato come quisque 378 (gen. utrique Pl. Ter., neutri
Varro ecc. nel significato di genere grammaticale, dato utr6que
Apul., gen. pl. utrumque Cie.; alteruter pu esser declinato
nella seconda o in ambedue le parti; aggiungi utervis uteriibet,
cfr. 378); alter 'l'altro dei due' coll'elemento ali- di alius
ali-quis ( 379), da *ali-teros (dat. femm. aiterae Pl., Corno Nep.;
aggiungi alter-uter, declinato in ambedue le parti o solo nella
seconda); alius 'un altro' (gen. ali Varro, generalm. si usa
alterius per evitare la confusione col nominativo; dato alio
Rhet. ad Her., aliae Pl.) ha declinazione pronominale anche

200

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

nel nom.-acc. sg. ntr. aliud: nella prima met del I sec. a. C.
compaiono alis alid per alius aliud, pi spesso quando il pronome ripetuto, alid ex alio ecc.; cfr. gr. &."M.oc; gt. aljis airl, aile
armo ayl di ugual significato.
381. - Pronomi personali. - Nei pronomi personali ie.
da notare, oltre alla declinazione in origine affatto diversa da
quella degli altri pronomi e dei nomi, il fatto che il numero e,
fuori del latino che limita questa particolarit al singolare,
anche la funzione come nominativo od obliquo (scr. vayam:
asma- 'noi', yuyam: yu~ma- 'voi', ece.) sono indicati nel
tema stesso (ego: me: nos, tU: vos), cosicch non vi ha bisogno
. di una tale indicazione nella desinenza. Questi caratteri vengono in parte smussati nelle singole lingue, grazie a riavvicinamenti alla flessione nominale.
Paradigmi:

Nom.
Ace.
Dat.
AbI.

ego
me
mihi
me

tu
te
tibi
te

se
sibi
se

Gen.

mei

tui

sui

nos
nos
nobis
nobis
nostri
nostrwm

vos
vos
vobis
vobis
vestri
vestrum

T L 382. - N o m i n a t i v o: ego (cos ancora a volte Pl.;


poi ego per abbreviazione giambica 28) = gr. yw (secondo
cui ritorna la scansione ego in poeti tardi); il ser, ha ahdm,
e ad -om accennano il gt. ik e lo slavo azu: forse *egom ancora
in egom-et che diviso falsamente ha dato la particella -met
in mmet nsmet ttemet (e tUtimet coll'indebolimento in sillaba
atona 42) vosmet ecc. - tu (ma tu-quidem) = ablg. ty ecc.,
am secondo aluim: - nos vos
cfr. gr. TU O'U, scr. tvam da *tu
(enos ace. pI. nel carm, Arvale; si tratta dell'e di scastor, che
forse del resto va riconnesso col seguente Lases) = avest. nli
vii accusativi, cfr. anche scr. nas vas forme enclitiche per acc.
dato gen. '~ c c us atTv'O':) me te corrispondono a scr. ma tva
(enclitici), gr.-colfaoreve"!lE O'E, salvo che in lt, troviamo il

PARTE II. -

MORFOLOGIA

201

tema senza -u- per la sec. persona, come nell'enclitico *toi


gr. TOL scr. dato gen. enclitico te; danotare per che nelle pi
~]crizio}appaionomei (P ~-3.~~dj122;4)~eAL[22,58i)~
presso Plauto med ted accanto a me te: influsso dell'ablativo,
iE- c~i_ il1l:ac~i~~-~-=~i~-t-i~~~ii- si-jlQim-ID'"-ID'~per C3,duta
di -d i:t!~er_t!3~nd~~~JJ.iJ me te s' Il mehe letto da Quintiliano
(I 5, 21) presso gli antichi tragici dev'essere una grafia per me
ispirata da mihi accanto a mi. - n6s vos come nel nominativo. D a t i v o: mihi da *mehi = scr. mdhy-am umbro
mehe, tibi scr. tubhy-am U. tefe, sibi pelgno sefei; finale -ei
(> -i; sibei P 2, 581) come in prussiano antico tebbei sebbei,
forse secondo il dativo sg. della declinazione nominale: -inella prima sillaba per assimilazione alla seconda. Per abbreviazione giambica, gi a tempo di Plauto si stabiliscono miM
tiM siM accanto alle antiche forme in lunga. Accanto a mihi
~t~ gi in Plauto u1fl,i.Lrisultato di contrazione:-ma il-~i i~ufili
mi da *moi, cfr. gr. Txvov f.l.0L. - nobis vobis hanno -ts da
-eis (vobeis P 2, 581); possibile che qui *nobei *vobei formati
come tibei sibei abbiano preso -s dalla declinazione dei pronomi a distinzione di genere (illeis ecc.), In PF. nominato
nis per nobis: fatto di su nos secondo illis: illos, oppure atono
per *nes = scr. nas enclitico acc.cgen.vdat. c~:!lati vj} antico
md ted sd, poi senza -di cfr., colla breve, scr. mdd tvdd. - '
.----nobis vobis come nel dativo. G e n i t i v o: mei tui sui nostri
vestri sono i gen. sg. dei rispettivi possessivi; nostrum vestrum
(ant. vostrum) gli antichi plurali ( 328); si noti che nostri vestri
sono ignoti a Plauto e compaiono dapprima in Terenzio. Accanto
a queste forme, in lt. arcaico mis (') tis, forse gli antichi dativi
e genitivi enclitici (con valore possessivo) *moi *toi gr. f.l.OL TOL
scr. me te (dat. gen.) aumentati del -s genetivae.
T L 383. - l possessivi sono aggettivi indicanti pertinenza
e derivati dai temi dei pronomi personali:
1 sg. meus da *meios cfr. ablg. moji da *moios, probabilmente dai dativi-genitivi enclitici *mei *moi, cfr. fili mi e
mis 382;

202

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

2 sg. tuus da *to,!!:os da *te,!!:os

= gr.

,'t"<:(f)6:;, cfr. il gen. scr,

tdoa 'tui ';

riflessivo suus, antico souos da *se,!!:os = gr. :(f)6:; Ce cfr.


*se,!!:e- in solus, 380);
1 pl. nostro-, 2 pl. oostro- onde estro- ( 16); qui alle forme
con breve del pronome (= scr. nas vas acc.-dat.-gen. enclitico)
stato aggiunto il suffisso -tero- di comparativo (come in
~fl-'t"e:PO; Ufl-'t"e:PO;) indicante la contrapposizione di due termini
(cfr. alter, uter, dexter: sinister) , qui di 'nostro' e 'vostro '.
Nel gen. pl. si trova, oltre nostrum e vestrum, anche meum
tuom euom (Pl.; sovom iacriz.) accanto alle forme normali.
L NOTA 1. - Due pronomi possessivi sono tratti dal genitivo del pronome interrogativo, cuiius cuiia cuiium, e cuiiis (come mostrii e Arpiniis
237). sia interrogativi che relativi.
NOTA II. Ai pronomi personali e agli aggettivi possessivi appare
spesso aggiunta, in funzione di particella rafforzativa. oltre al -met di cui
si detto al 382, la particella -pte (mpte mihipte v6pte suapte ecc.) sulla
quale cfr. 376.

384. - I pronomi in latino volgare.

ille, hic ed is (questi due poi scompaiono, ma


ecce hoc rimane pel neutro, it. ci), ipse vengono usati come
pronomi di terza persona quando l'impiego dei pronomi diventa
pi comune: pertanto ille ed iste generalizzano la composizione
coi prefissi ecce eccu(m) ( 376) che gi antica e che d origine
alle forme romanze come frane. cil, oel .it. questo quello. Nel
n o m i n a t i v o sg., qui d il modello per formare illi > it,
egli, e per ipse si fa ( 374) ipsus > it. esso; illum sostituisce il ntr.
illudi nel g e n i t i v o, secondo cuius sorge, invece di illius,
illuius; secondo questo, nel d a t i v o, illui (it. lui) e, dal femm.
illae che gi usava Catone, illaei (it. lei) che alla sua volta
produce un genitivo illaeius. Nel g e n i t. P l u r., illorum
si adopera anche pel femm., nonch per il dativo illis che resta
in uso solo sporadicamente (ma ancora it. gli nelplur. ' a loro '),
L'ab l a t i v o scompare, cedendo le sue funzioni al dativo
e all'accusativo. A partire dal IV sec. ille ed ipse assumono
DIl\WSTRATIVI:

PARTE II. -

MORFOLOGIA

203

l'impiego di articoli determinativi (proclitici, quindi indeboliti


nel vocalismo): it. il la lo gli, sardo su sa sos ecc. Pel genitivo
viene usato anche inde (it. ne), cfr. 431.
T 385. - INTERROGATIVI e RELATIVI: quis vien sostituito,
fin dal V sec., da qui che funge anche pel femm.; secondo
illaeius illaei ( 384) si trova anche queiu quei; pel genitivo
viene usato unde ( 431), d(e) unde. Anche qui scompare l'abla-

tivo.
Quiilis usato come pronome e aggettivo interrogativo: di
qui l'impiego come pronome relativo, con premesso l'articolo,
nelle lingue romanze.
Degli AGGETTIVI PRONOMINALI si noti *altrui dato di alter
secondo illui.
386. - PERSONALI. Ego diventa eo: le prime testimonianze
si trovano in mss. del VI sec. Mi per mihi chiama in vita ti si;
.mihi tiM provocano nobt. oobi,

POSSESSIVI: sostituzione di illorum a suus pel plurale di


III persona; sorgono forme brevi atone di cui sono attestati
mus tus so, che stanno a base dei franco mon ton son (-n quello
dell'accusativo), di it. jratl-mo madre-ma ecc.
IV. I Numerali.
A. Cardinali.

T L 387. - 1. unus, ant. oino (P 2,9; oinuorsei 12 2,581,19) =


otv~ 'l'uno sui dadi' gt. ains airl, 6en; in altre lingue ie. altri
temi, fra cui *sem (gr. dc; ecc.), che si ritrova in lt. singu.li
sem-el simplus simplex ecc. - Gen. Dat. unius uni ( 380).
2. duo, duo ancora PI. MiI. 1384; duo solo per abbreviazione
giambica, o in parte = gr. 060 armo erko-tasasi ' 12' accanto a
homo ouw (secondo cui duo in epoca tarda, poet.) armo erku
SCI'. d(1t)vti ecc.' Duo ntr. proviene dal msc. (isolato dua, duapondo o pondo dua) per *d,!!:ai SCI'. dv ablg. duve; il femm. duae
(Pl. anche duo) potrebbe continuare *d,!!:ai (uguale al ntr.,

204

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

testimoniato in SCI'. e ablg.) o semplicemente esser fatto secondo


il plur. dei nomi. Nell' a c c., duos duas dai nomi, ma pel msc. si
trova anche duo (Pl, Cic. Verg. Hor.) uguale al nomino come in
greco ecc. D a t . - a bi. duobus duabus mostra influsso da
parte di -bus del plurale sull'antica forma (cfr. SCI'. dvabhyam);
gen. duorum duarum (duom Pl. SalI. ecc.) come nei nomi e
pronomi.
Come duo si declina ambO (ambO dapprima Stazio; femm. ambO
in Pl.), accuso msc. ambos ed ambo = gr. &!L'PW, cfr. SCI'. u-bha
ablg. o-ba con diversa sillaba iniziale.
3. tres ace. tres e tris (da *trins) tria tribus trium un normale tema in -i- ( 345), cfr. nom. SCI'. trayas gr. cret. 't"pc:
(> 't"Pe:L) gt. preis ecc.
4. quattuor, indeclinabile in latino, ma in gr. SCI'. ecc. ancora
declinato: probabilmente in lt. si sono fuse l'antica forma
in -es del nom. msc. femm. e quella in -9 del ntr., ambedue apocopate dopo r (cfr. faber da *fabros ecc.); con *quattuorcs, -a
cfr. SCI'. msc. catvaras ntr. catvari gr. 't"aaO(pe: ecc. (per l'a
di qua- cfr. 58).
5-10 erano gi in origine indeclinabili:
5. quinque gr. 1tv't"E: SCI'. panca ecc., j 13.112.
6. se gr. !~ SCI'. ~a~ gt. saihs da *seks.
o _
7. septem gr. t1t't"<X SCI'. sapta (-m).
8. ooto (-o,) gr. x't"w SCI'. a~!a (-kt-).
9. novem da neuen conservato in una iscriz. falsca (Not. d. sco
1900, p. 59 e Rendic. 1st. Lomb. LXXVI, p. 259), cfr. ancora
nonus nonaginta, con -m secondo septem decem: cfr. SCI'. nava (-t1').
lO. decem gr. oxO( SCI'. dda (-m).
o

388. - Dall'undici al diciassette troviamo composti dell'unit con decem, cfr. gr. !voe:xO( owoc:xO( SCI'. ka-daa dvii,da ecc.; -decim ha -e- secondo il semplice decem (contro 42),
-im poco chiaro (forse *-dicim con normale indebolimento della
prima e assimilazione a questa della seconda sillaba, indi
-decim
Quindi undecim (*oinom-d- con aplologia e abbreviazione di. uavanti nasale
consonante), duodecim, tredecim

PARTE II. -

MORFOLOGIA

205

dal nom. tres (scr. trayo-daa), quattuordecim, quindecim da


*quincd- con sincope di e in *quinqued- (cfr. 24), sedecim da
*sex-d- ( 92), septendecim: per 18-19 abbiamo formule sottrattive, duodeviginti, un[um]deviginti; simili espressioni anche
in scr. (ekonavi1;natis ' 19 " propriam. ' 20 - 1 ') ecc. In epoca
postclassica decem trsque, decem et quinque, decem novem,
cfr. ita1. diciassette diciotto diciannove ecc.; ci secondo l'esempio
delle decine seguenti, dove troviamo triginta septem o septem
et triginta ecc. (per ' otto' e ' nove' generalmente col metodo
sottrattivo: duodequadraginta 1tndequadraginta).
389. - 20-90: viginti triginta quadraginta (d come in quadruplus 393) quinquaginta sexaginta septuaginta octoginta nonaginta; in viginti pare che l'i finale di gr. fLXot't'L scr. vi'J'!/,ati-s sia

allungato, forse secondo i della prima sillaba (o antica desino di


duale ~); nelle altre forme abbiamo composizione dell'unit con
un elemento che la comparazione ci mostra essere stato ie,
*-komt-, rispettivamente *-k"fl't- ('t'pL~-XOV't'ot scr. t1i"!1--2.at catvari'ftb-at panca:Jat) probabilmente derivato da *dek"fl' ' lO "
quindi per _*dk- con grado O della prima sillaba. In lt., *-kenta
forse da *-kmta
deve aver dato, con sincope, *-cnta
in cui la guto
o
turale si sonorizzata avanti la nasale sonante ( 40); -in- sarebbe la nuova vocalizzazione della nasale sonante stessa. Fra il
primo e il secondo elemento subentra -a-; in greco troviamo invece -e~ in 50-90, come anche nel gt. sibunt-e-hund ' 70 ' niunt-ehund ' 90 ': il lat. ha forse sostituito -ii- ad - - secondo quad1'aginta con -rii- da -!9-, cfr. 't'E't'PW-xov"t'ot. La desinenza di -ginta dev'essere quella antica dei neutri plurali di temi in -0-, cfr. 314;
o -a allungato da *-a secondo quadra- quinqua-~
Quanto ai primi elementi, vi- parrebbe un amico duale
significante '2 '; tri- l'allotropo di tria da *trw; septuaginta
forse secondo un *octuaginta = gr. yao(f)~xov't'ot sostituito poi
da octoginta in cui stata riammessa l'unit; ni5naginta da
*no'!!;en-a- come ni5nus rispetto a nove.m, cfr. 387.
-

390. - 100: centum = -xot't'6v scr. atam ecc. da *kmt6m,


o
antico nom.-acc. sg. ntr.

206

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

200-900: du-centi (cfr. du-plex), tre-centi (da tri- per assimila-

zione ?), quadringenti (secondo 500, 700, 900), quingenti (da


*quinque- con sincope come quindecim), sescenti (da *sexc-),
septingenti (per septem- 13), octingenti (secondo 500, 700),
nongenti (da *n0'Yen- 33), tutti aggettivi declinabili (talora
sostantivi neutri in misurazioni specifiche: argenti sescentum
et mille ecc.); -g- come in trigintii ecc., ma -e- per l'analogia di
centum che ha reintegrato c per g salvo dopo nasale.
1000: mille, indeclinabile (solo abl, sing. ntilli PI.), negli
scenici e spesso anche in seguito un sostantivo, pu essere per
usato come aggettivo, ci gi in PI. L'origine sconosciuta;
l'etimo dato dal Sommer (*smi gzhli 'un migliaio', grado O
di *ghezl- in lesbico XLO~ eee.) elegante ma incerto; piuttosto con ei > i (cfr. Lucilio, 21) da *heili, *hli col m- di
multi, cfr. Rheinisches Museum XCVI, p. 89 sgg.
2000 ecc.: duo milia e cos via con milia, plurale di mille,
regolarmente declinato come un sostantivo neutro in -i-o
B. Ordinali.

T L 391. - I: primus, peligno pris-mu rifacimento di *priimoonde prandium (da *pr9-mo-, cfr. *pr-mo- in gr. eolico 7tP6fl.O,
lit. prmas gt. fruma con -mo- 205 e *pr9-'!!:o- in scr. purvas
gr. 7tp(7lTo da *7tpiiFo-'t"o-) con *priis grado O di *prijos comparatvale _'(come magis: *magjos = maius); sta a base un
*pri- grado O di prai- prae. Il comparativo prior si usa parlando
di due oggetti.
II: secundus da *sequondos di sequor, cfr. oriundus: orior.
Rispetto a primus (priol') od unus si dice anche alter, quando
parola di due oggetti: cfr. 380.
III: tertius da *tritjos ( 18)

= avest. pritya-, cfr. scr. trt-tyas.

IV: quartus (l'a segnata lunga in un paio d'iscrizioni; il


prenestino ha quorta da -r-) = 't"'t'lXp't"O lit. ketv(itas (ir da
ablg. cetvrutu, quindi *quet'Yr-to-, in cui le consonanti della
seconda sillaba sono state dissimilate. Troviamo qui un suffisso -to- (-tho-) formante ordinali e identico in origine con quello

PARTE II. -

MORFOLOGIA

dei superlativi gr. X&.LO"t'O SCI'.


in gr. e SCI'. (catur-thds ' quartus '
nei due ordinali seguenti.

207

kani~~has
~a~~hds

'minimus', come
' sextus '), che ritorna

V:, qllintus (e, rifatto sul cardinale, quinctus) = 7tfJ.7t't'o


lit. penktas.

VI: sextus (rifatto da se, ma cfr. Sestius e 90) =


gt. saihsta gr. x't'o.

SCI'. ~a~~hds

VII-XII: sono formati coll'aggiunta di -0- al cardinale:


septim-us = SCI'. saptamas; octaoos, cfr. gr. oy~o[f]o, dalla
forma *okt6u (SCI'. a~~au '8 ') con mutamento di -av- in -iio 17; nanus da *noJ!en-o- 33; decimus undecimus duodecimus.
XIII-XVII: tertius deeimu, quartus decimus ecc.
XVIII-XIX: duodevicesimus undevicesimus come duodeviginti ecc.
Dal XX in poi subentra un suffisso superlativo -simo- che
potrebbe essere uguale al -simo- trattato nel 206; il confronto
di SCI'. tri'f!bat-tamas 'trigesimo ' ecc. (col *-temo- o *-t1fl'0- del
superlativo SCI'. papa-tamas 'pessimus' eec.) fa per pensare
che qui abbiamo non *-cent-s1fl'0- ma -cent-t1fl'0- con ss da tt
85. Quindi vicesimus, in iscriz. vicensumam, tricesimus, in
cui conservato l'antico c al contrario di quanto accade nel
cardinale ( 389); ma quadragesimus quinquagesimus ecc. con _go.
Di qui -eimo- sentito come suffisso ha formato cent-esimus
ducent-esimus (Prisciano II 413 vorrebbe ducesimus quingesimus) millesimus. Per le unit nelle decine valgono i tipi
unus et oicsimu e vicesimus primus, duodetricesimus.

C. AvveJ'bi numerali.
T L 392. - 1: semel (con simul) formazione di *sem 'uno'
( 387), cfr. &-7tIX~ SCI'. sa-k(t 'una volta '; -mel: gt. mel 'tempo',
tedesco ein-mal 'una volta' ecc., quindi da *s1fl'-meli? (' secondo 135).
2: bis, ant. duis PF. = gr. ~( SCI'. dvis.
3: ter, Pl. terr da *tris = 't'p( SCI'. tris cfr. o. t l'i s t a a m e n t u d 'testamento' e 18.

208

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

4: quaier, probabilmente da *-trus = avestico afJrus.


5 ecc.: quinquies seaii septies oeties nooi decise vieies trieies
quadragies quinquagies eenties ecc. col suffisso -iee da -in
uguale a *-irtt in scr. kiyat 'quanto Y' iyat 'tanto' neutri
degli aggettivi ki-yant- i-yant-.
Di origine oscoumbra, come mostra il -f- interno (e trio,
non ter-), debbono essere i bifii- trifa- = scr. dvidhii 'bis'
tridhii 'ter' da cui bifariam trifariam, fonti alla lor volta di
bio, t1ifariu8j forse la forma bifariam, trifariam (cio vieem)
partita da *bifas *trifas, in cui l'originario -fa- era ampliato
coll'-s di bis, *tri8, *quatru8, rotacizzato secondo 113.

D. Aggettivi moltiplicativi.
393. - Simplus, cfr. gr. &:7touc:;, con *sem- *s~- 387j du-plus
come du-eenti; tri-plus; quadru-plus con -d- come quadraginta e
inversione *tru- di *t!!r- cfr. gr. -rpU-rpOCLOt da *qutru- 'con quattro cimieri' avest. afJru-gaos- 'con quattro orecchie', e quater
da -trus 392; quineuplus (antico quinquiplus) con -u- secondo
quadru- o con sincope da quinqu(e)-p-, cfr. pereutio da quatio;
eescwplu septuplus secondo quineuplus. Tutti questi aggettivi
sono formati con -plo-, lo stesso elemento contenuto nel -7tM-oc:;
di gr. &:7touc:; ecc., e cio un derivato della radice *ple- di pleo ecc.
Accanto ad essi, con plec- di plieo gr. 7txC, sim-ple du-plex ecc.;
cfr. gr. aL7tOt (-p!-), propriamente' piegato in due' ecc.
E. Distributivi.

394. - 1. Singuli 'a uno a uno; uno per uno' col *semdi simplus ecc. 393 e *-glo- del goto aina-kla- , solitario '.
2 e segg. con un suffisso -no- che torna nei moltiplicativi
ant. nordici tvennr jJrennr ecc.: bini da *d1!:.is-noi 188; terni
da *tris-noi, e trini sec. bini; quaterni e quadrini (questo secondo
trini, col d di quadraginta eeo.); quini (*quine-noi), seni (*sex-noi),
septeni (secondo il precedente), oetoni, noveni (come septiJni),
deni (: dee-ies = seni: sexies), 'Ulndeni, duodeni ma temi diJni ecc.;
vieeni (: vicies), e cos trieeni quadriigeni centeni; ducerli treceni
quadringenteni ecc.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

209

395. - l numerali nel latino volgare.

unus viene impiegato anche come articolo indeterminato e


come pronome indefinito; duo sostituito da dui attestato
nel III sec., per analogia di bomi ecc.; per quattuor si trova
quattor e quatro, similmente *quattordece; quinque (i secondo
quintus) e quinquiigintii dissimilano in ci- la prima sillaba (ma
quindecim quintus rimangono); 17-19 diventano decem et septem
(Prisciano III 412) *dece et ocui, nove. Nelle decine 20-90 l'accento si sposta dal suffisso all'ultima sillaba dell'unit, triginta
(Consenzio 392), quindi (con g > i) vinti scritto ~e:Le:V't"L in un
documento ravennate del VI sec., trienta ecc., quarranta in una
iscrizione del V sec. Avverbi e distributivi cadono in disuso,
sostituiti da espressioni perifrastiche.
V. La composizione nominale.
396. - Per composizione intendiamo, almeno nelle lingue ie.,
l'unione di due temi nominali, ognuno dei quali pu essere a
sua volta un composto, a formare una unit morfologica e
semantica: caratteristica di questa unit la presenza di un
unico accento. Fanno deroga i composti copulativi o dvandva
( 400), i quali possono constare di un numero indefinito di
membri e conservare gli accenti di ognuno di questi: la conservazione dell'accento ha sporadicamente luogo in scr. anche per
altri tipi di composti (specialmente giustapposizioni).

T 397. - Il c o m p o s t o vero e proprio consta dell'unione


di temi sprovvisti di desinenze; i rapporti sintattici fra i due
membri restano pertanto inespressi. Ove in luogo del tema
troviamo nel primo membro una parola declinata, diciamo che
ci rientra nella categoria della g i u s t a p p o si z i o n e: il
raccostamento cio di due parole in una sequela fissa e normalmente con accento unico, e con un significato speciale ben determinato, trascendente quello delle parole singolarmente prese
(respublica, paterfa1niliiis, seniitUs consultum). Avviene per
spesso in una giustapposizione non solo che, dove il primo
14 - V. PISANI. Grammatica latino storica e comparativa.

210

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

membro non va. soggetto a. variazione perch dipendente dal


secondo o perch l'intero sintagma un indeclinabile, in pratica la giustapposizione non venga pi distinta. da un qualsiasi
altro composto, come avviene in senatusconsultum, aquaeductus, legislator, mentecaptus, in asecretis, abactis, aboouii
(> franco aveugle), negli avverbi extemp lO, imprimis, cumprimis,
propemodum, e mirimodi ( 411), huiuscemodi, nonnihil, non.nunquam; ma o non si sente pi il valore di caso del secondo
membro in dipendenza dal primo, e allora l'intero composto
vien declinato come proconsul promagister pronomen proportio
(da pro consule ecc.), injula (da *en jalo 'sul capo ') insula
(da *en salo), ovvero secondo i composti autentici la forma
declinata. del primo membro vien mantenuta in un certo caso
e non pi (come in reipublicae ecc.) variata, in conseguenza
del mutato impiego sintattico della parola, cosi in rosmarinum
rosmarini (per roris marini), duumvir dall'antico gen. pl. duum'Virm e cosi di seguito (cosiddetta i p o s t a. si, 275). Un
caso speciale di giustapposizione rappresentato dalle tarde
forme di nomi propri Deusdedit Habetdeum Speraindeum ecc.,
di probabile modello semitico.
T 398. - Agli inizi della tradizione, la composizione nominale
in latino poco vivace: si trovano quasi solo antichi composti
ormai fossilizzati e incapaci di provocarne dei nuovi col modello

da loro offerto, quali sinciput (semi + caput) anceps (ambi +


caput) Marcipor (-puer) selli-sternium tri-pudium (pod- come
in 7tOa-oc) ms-cipula (: capio) jriitri-cida rniini-ceps (rnunus
cap-) iu-dex (ius + dic-) [ero (fera + *oqu- composto di tipo
ie. 223) sollers (eolio- 'intero' + ars) ecc., di cui gi gl'inde-.
bolimenti e le sincopi vocaliche mostrano la grande antichit
semmai non cessata del tutto la composizione di nomi con
preposizioni e particelle, tipo ambi-egni (agnus: 'che hanno
due agnelli Mtorno), igno~ilis, e-cors, consobrinus t-sosr- di
soror 114), superstee e quella con numerali tipo du-plex quadru-pes ecc. Col diffondersi della cultura greca e il formarsi di
una letteratura modellata. su quella ellenica abbiamo una revi-

PARTE II. -

211

MORFOLOGIA

vscenza di composti, in parte esuberante e limitata agli antichi


autori, specie epici e tragici (1): ma cessata la prima furia, un
nucleo di nuovi composti si ~tabilisce e dalla poesia passa alla
prosa, costituendo i modelli di un processo abbastanza vitale,
specie all'epoca dell'impero, il quale riceve nuovo impulso, sia
pure in particolari direzioni, dai bisogni espressivi del cristianesimo. Molti composti sono sorti nel latino volgare, e parecchi
di essi stanno a base di parole romanze: di forme volgari citeremo a titolo d'esempio caldicerebrius, nes~pius, bieaccium;
piscicap~ e seribib; (da Pompei); {lorisapus frondicoma muni
dator ru:dimiiturus unicuba univira (questi da iscrizioni africane) j benemru (Petron.: mos), benememorius j iicer"arbo,r
(> frane. rable), alba-spina, bis-cocuom, in-odio (> frane. ennui),
medio-die (> it. mezzodi), medio~loco (> frane. milieu), malehabit'/J, (> it. malato per antico malatto), *mali-fiitius (: fiitum >
frane. mauvl!'is), e cos via. '
399. - Classificazione. - Comunque, si tratti di composizione ereditaria o ricalcata su modelli ellenici, troviamo in
latino -come nelle altre lingue ie. due tipi fondamentali di
composti: gli ESOCENTRICI, in cui il centro, cio il concetto
descritto e definito dal composto, si trova in questo stesso
(gr. 7tlX't'po-x't'6vo 'uccisore del padre' o .xp6-7tOL 'la citta
alta ')j e gli EXOCENTRICI (o mutati, o bahuvrihi), il cui centro
risiede fuori del composto, in quanto esso di sostantivo diventa
aggettivo (e:uxwe:vo 'colei che ha le braccia bianche ').

TL

400. - I. ESOCENTRICI sono i seguenti tipi:


I,

1) C o P u l a t i v i, o d v a n d va, o p o l i c e n t r i c ij
in latino, a prescindere da formazioni artificiose quali i due
(I) In modo speciale si notino le forme plautine, calcate su noti modelli
della commedia greca, quali collierepidae, cruricrepidae, plagipatida, virginesvendonides, tedigniloquides, quodsemelarripides, argumentumextenebronids ecc.
Ma quidquidcadiae Fest. p. 257 M., se non forma inventata per spiegare
quisquiliae, potrebbe essere antico composto parasintattieo come il nome
scr. yadbhavi~yas del pesce che diceva sempre yad bhavi~yati 'quel che sar
(sa.r) " Pane. I 14.

212

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

titoli di poemetti levian, Sirsnocirea 'La Sirena. e Circe' e


Protesiliiudamia 'Protesilao e Laodamia', li ritroviamo solo
in derivazioni aggettivali: su-ove-taur-ilia, stru-jert-arius 'un
sacerdote che sacrificava coi due generi di focacce chiamati
strues e jer(c)tum " palmipedalis ' lungo un palmo e un piede "
o come costituenti il primo termine di un composto in scytalosagitti-pelli-ger (Tertulliano); dvandva di aggettivi abbiamo in
reciprocus da *reco*proco- 'rivolto indietro e avanti'
( 219), laddove dulcacidus potrebbe anche collocarsi nella
categoria dei composti determinativi o karmadharaya (2 a).

2) D i d i P e n d e n z a, o t a t p u r u ~ a: qui uno dei


due membri, pi spesso il primo, serve a determinare il secondo,
con rapporto di coordinazione o subordinazione:
401. - a) Il primo caso abbiamo nei cosiddetti composti
attributivi o apposizionali o k a r m a d h r a y a ,
il cui membro determinante sintatticamente dovrebbe stare
nello stesso caso del determinato, al quale serve da attributo o
da apposizione: perennieeroue (Pl.) albogalerus angiportum (Pl.)
(angu- 'stretto' = scr. a"!,,,h'li-s) trisaeeliseneai (Laev.) e, con
-io- probabilmente non aggettivale n derivativo ma modellato
secondo altri composti, plenilUnium privilegium ecc.; inoltre
moechicinaedus tmoechus et ipse cinaedus, Pl.) tunicopallium (Pl.)
contortiplicatus; chiari calchi o imitazioni di modelli greci,
altisoniins (ul.\JL~pe[Lh1j) multipotens (1to\)Uv~[LO) ecc. Questo
tipo recente in greco, e cos anche in latino, dove angiportum
(da *angu-) univerbizzazione di due termini giustapposti nel
nesso sintattico (cfr. Frisk, Indog. Forsch. LU, p. 282 sg.;
Pisani, ibidem, LIV, p. 38) (l). A s stanno, qui come in II
( 403), i composti con un numerale: trinummus 'i 3 nummi'
(P!.), che possono continuare direttamente un vecchio tipo

(1) Tardi calchi di gr. ex(yexypo o:uocypo I5vexypo ecc. sono equi/er ovifer
capri/er (Gloss.) 'cavallo selvaggio' ecc. In greco stesso questi aggettivi
paiono rideterminazioni semantiche di antichi nomi di cani o uomini composti con !ypex (' prendi-capre' ecc.) secondo !YPLO.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

213

~~-6~ClCI\I

'due oboli '), cfr. specialmente i composti con as:


1}(7s ecc. 404, che nella forma conservano tratti di rilevante antichit, cos pure simbella da smi-libella e simili.
T 402. - b) Il secondo caso si ha nei t a t p u r u ~ a per
eccellenza, in cui uno dei due membri retto dall'altro, generalmente il primo dal secondo: regijugium poplijugia Marcipor
nemoricultrix (una scrofa selvatica) imbricitor (Enn.) salUtigerulus capriiieus armipotns; pi spesso qui il secondo membro
un cosiddetto 'nome verbale', ha cio valore di nomen
agentis o actionis: miis-cipula (: capio) 'trappola', fratricida
(: caedo), miiniceps manceps (: capio), blandidicus iiide (: dico),
sociofraudus, terripavium (pavire), tubilustrium, lumbijragium,
oim-dmia, ecc.; qualche volta il nome verbale ha valore passivo, cfr. caecigenus (Lucr.) 'nato cieco' ecc.
T 403. - II. Gli EXOCENTRICI o b a h uv r i h i sono anch'essi
a quanto pare di imitazione greca (cfr. Pisani, Studi it. di
flol. classica, Nuova Serie, XI, p. 121 sgg.), se si escludono
naturalmente gli aggettivi tratti da dvandva (I 1, 400) come
suovetaurilia strujertarius e alcune forme pietrificate quali
atrox [ero sollers che per il latino sono aggettivi semplici: tali
duracina uva (ax''Y)p6x'ox'x'o), jalsiparens 'che ha falsi genitori " incurvicervicus ' dalla cervice curva " qromdaeou, magnanimus ([J-EYIX.6.&U[J-O), tardigradus, armisonus, anguimanus, lOrip ecc. Anche qui stanno a s i composti con numerali che
in parte sembrano ereditarii, cos Septimontium, bigae da
*bi-iugai, nundinae da *noven-dino- (: scr. dinam 'giorno '),
quinquennium, quadrupes (umbro peturpursus scr. cdtu~"pad- ecc.)
- ma trirmi calco di 't"p~p'Y), bicorpor di a(aw[J-o a~aw[J-lX't"o ecc.;
cos pure quelli con particelle: impliimi inanimus inimicus
iners injamis inquies ambidens anceps (ambi-caput-).
T 404. - Per quanto riguarda la forma dei membri del
composto, va notato:
L'incontro di vocale finale del p r i m o con quella iniziale
del secondo m e m b r o d luogo all'elisione della finale (salvo

214

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

endo-itium = initium PF.), che spesso per riammessa per


ricomposizione: aquagium (aqua
ago), draoinu, sollers ieolloars), amb-urbiiUes (hostiae), ma multi-angulus, ante-urbiinus,
quindi bi-ennium tri-angulus ecc., secondo cui semi-animus,
smi-ermie Liv. (semermus Tac.), quadriennium (quadrangulus
Varro). Notare le formazioni con as assis: bes (cio bess da
*d?!:.ess da *du-ass) bessis, tressie (da tres asses) secondo cui
quinquessis oicessie tricessis; semis (semi-as) ssmissie, su cui
formato trmi tremissis (Lamprid.: 2 ~ assi); dussi (Prisc.)
come du-plex ecc., deoussie (: deou-plu ecc.), quadrussis (: quadru-pes ecc.) hanno fornito il modello di oetussi nonussis
centussis, Recenziore quadrassi (Prisc.).

T 405. - Avanti consonante iniziale del secondo membro,


l'-i- del primo che risultava (in polisillabi) dalla finale di temi
in -0- ( 42) ed -i- stato generalizzato come vocale composizionale ) (in prossimit di labiali alternantesi con u, 18: tubilustrium e tubulustri1tm), che sostituisce la finale di temi in
vocale e si aggiunge a quella di temi in consonante (e la sostituisce: hom-i-cida di homen-): vi sono per casi, specie in composti recenziori, in cui la vocale finale stata restituita. Diamo
qui esempi delle varie possibilit: t e m i i n a, tubi-lustrium
(-bu-) ecc., e blatto-srioue ecc. (tardi) secondo i temi in -0-;
t e m i i n -0-, vini-[er auri- fex (-ru-) e albo-galerus mero-bibus,
con aplologia vene-ficus per *veneni-ficus, con sincope in vecchi
composti princeps (primo-), vin-demia, sacer-dos, puer-pera (ma
sacri-ficus sacri-lequs agri-cola); liticen di lituus probabilmente fatto su tubicen; t e m i i n -io-, -in-, medi-terraneu
offici-perdu Cael-montana (porta), hosti-spices (hostia), ma
socio-fraud'us PI., tibi-cen (tibia), cfr. 43; t e m i i n -io,
ponti-te (-tu-), viri-potens (PI.: viri-um), con sincope au-gurium
96 au-spe (avi-; tardo avipes), nau-fragium (e navifragus),
o-pilo (u-, cfr. 33: ovis) ed au-buhulcu (con ov- > av- 17);
t e m i i n -u-, acu-pedius (: WXUI; 168) ed aci-penser (un
pesce: etimologia malsicura), corniger flucti-ger manu-festus
(-ni-) e con sincope malluvium (*manu-lav-) mam-ceps man-sues;

PARTE II. -

MORFOLOGIA

215

t emi

i n . -u- e dittongo, su-cerda t-cerda 'escremento')


su-bulou (su- dai casi obliqui come in subus 343; -bulcus =
gr. qlUcxx6), biicaeda (e bovi-cidium Solin.); t e m i i n c o n s o n a n t e, a) senza vocale composizionale, mus-cipulum
mus-cerda mus-(s)tela (se va col goto stilan 'rubare' ecc.), ntisturtium (: torqure, propriam. 'che fa torcere il naso '), iu[s]dex ius-(s)titium, nomen-clator (: cala1'e) sol-stitium: in alcuni
casi si pu essere incerti se la vocale composizonale sia sempre
mancata o ci troviamo dinnanzi ad aplologia, cos in arcubii
(arx
cubo: o areci]-cubiH), cordolium (o cor[di]-dolium ~),
stipendium (stips
pendo: o sti[piJ-pendium ?), trucidare (tru[ci]-cid-? qualcuno ha pensato che il significato originario fosse
, squartare', quindi tru- '4' come in gr. "PU-cplie:LCX 'che ha
quattro cimieri' da *qutru- 393); e cos sicuramente lapi[di]cla, cfr. con aplologia di sillaba diversa il- derivato lapidici[di]na PF.; b) con vocale composzionale, aeri-p es {lori-jer
iuri-dicus veneri-vagus ossi-jragus carni-te (-nu-) jratri-cida
imbri-jer arti-jex lgi-rupa; i temi in -en- sostituiscono questi
suoni con -io, homi-eida sangui-suga (e, con sincope, nuncupo
da *nomi-cap-) forse partendo da jratri-cida che ha dato il
modello per homi-cida, questo per gli altri; similmente opi-jex
da ops, ma ricondotto ad opus pu aver dato il modello per
foedi-fragus .( foedus), cini-flo (cinis). Per -i- compare -e- in
su-ove-taurilia (per -ovi- che si trova in Catone), pelle-suina
, ubi pellis suitur, calzoleria' Varro e ope-cimsioa (dies) Varro,
lume-mulia ' luma molita ' Acta fratr. Arvalum.

T 406. - Il s e c o n d o m e m b r o subisce variazioni normalmente quando, il composto essendo exocentrico, esso membro
muta valore (da sostantivo ad aggettivo) e deve essere assoggettato alla mozione. Ci ha luogo in quanto il composto di
solito viene immesso in una delle due categorie aggettivali in
-us -a -um od -is -e, pi raramente a mezzo di suffissi (-io-,
talora -ali-, -aneo-): d a t e m i i n -Ii-, bi-jurcu birotus avius
delirus (: lira 'solco', propriam. 'che esce dal solco'; od
delirus retroformazione da de-lirare 'uscir dal solco' > ' fol-

216

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

leggiare 'Y), sescento-pliigus ed ab-normis bi-libri d-pugis


(ibrido, d + 1tuyf), per gr. &-1tuy0<;; Hor.), illunis, imberbus e
-bis, bilinguus e -guis; d a t e m i i n -0-, grandaevus ambigenus, septu-ennis per-duellis (duellom > bellum), bi-iugus Ov. e
bi-iugis Verg., smi-somnus Pl. ed ex-somnis Verg., inermus Pl.
ed in-ermis; d a t e m i i n -u-, ex-snsus capri-cornus, bicornis (angui-manus in Lucr. resta tema in -u-); d a t e m i
i n --, levi-fidus Pl., ma eai-sp Accio (solo il nominativo);
d a t e m i i n -io, per-emnis (peremne un auspicio tratto da
magistrati nel passare un fiume, Fest.), Inter-amna; d a t e m i
i n c o n sona n t e, quadru-pedus, mili-peda 'millepiedi'
ssquipedis, tutti tardi (ma ssquips Pl., quadrups), in-hospitus
Verg. con-cordie Caecil. discordis Pompon. (ma usuali eoncors
discors), in-iUrus Pl. uni-colOrus Fronto (ma con-color), d-decoris
SalI. (: decus; indec6rus dall'aggettivo dec6rus); da genus si
fa dgener ecc., ma Lucrezio ha multigenu-s tema in -0-; da
corpus, bicorpor. - F o r m a z i o n i i n -io- sono liiti-cliivius
nefiirius (o da nefiis direttamente Y) e vriverbium Pl. in-fortunium Pl., specialmente in epoca postclassica liiti-fundium
Plin. domi-cnium Mart. posci-nummius Apul. torti-oordius
Augustin.; i n -ali-, bi-pedalis Caes. aequi-dialis scmi-corporalis
Firm. Mat.; i n -iineo-, tri-peddmeue Cato medi-terriineue (mediterreus Sisenna).
407. - Per quanto si riferisce al carattere delle parole
adoperate nella composizione, notiamo:

I. Nel p r i m o m e m b r o pu stare:
a) un nome o pronome, cfr. i casi addotti sinora;

b) un numerale, che assume talora forme speciali (cfr. 387.


393.404). Si osservi: 1. uno- e sem- (sim-plex, sin-cinium Isid.);

2. bi-ceps dui-dns biduum (da *d'!.!:is-di,!!:om scr. -diva- , giorno ')


du-pondius du-bius (da *-bh'!!:-io-: fu-i, scr. bhu- , essere', quindi
, di doppia natura '), tardi di-l6ris di-nummium con di- astratto
da parole di origine greca (come di-oboliiris Varro da L6~oov)
duo-pondium Gromatici duapondo Quintil. (secondo tria-);

PARTE II. -

MORFOLOGIA

217

3. tri-eeps ecc., ter-oeneficus; 4. quadru-pediins quadri-duum


(secondo tri-duum) quadri-fiiriam; 5. quinqui-plex quinque-vir
quincu-plex; 6. se-mestris tsea-m- 92) secondo cui se-pes Apul.,
cfr. anche seni-pes col distributivo in Sid. Apollin.; 7. Septimontium sept-ennis sept-un e septu-ennis Pl.; 8. octu-plu
oct-angulus octo-iuqi Liv.; 9. nun-dinae da *no,!!:en-dinai 33;
lO. deeem-ple decu-ple dec-ennium; 100. cenii-pie centi-manus
oeniwm-ple centum-pondium cente[ni]-nodius Marcell. Empir. ;
1000. mille-folium (calco di (.LupL6-epuov) e mili-peda Plin.

408. - c) un tema verbale, o come tale inteso: rarissimo


in epoca antica (Verti-cordia e il comico conterebr-omnia Pl.)
che l'ha probabilmente dal greco (tipo epep-oLxO), questo
tipo guadagna terreno in epoca imperiale (p. es. [ulei-pedia
(Petron.) ed ancor vivo in latino volgare (nome proprio
Vince-malus) e nelle lingue romanze (bevilacqua garderobe ecc.),
In questi e simili composti abbiamo degli imperativi usati come
rappresentanti del verbo; in flex-animus (Enn., Acc.) fiexi-pede
hederae ecc. abbiamo un calco, parzialmente anche morfologico (-si- = -(H-) di un xlX(.L\jJl-&u(.Lo y.1X(.L\jJl-7tou o simili. Formazioni ibride di su quei composti greci in cui un tema nominale
primo membro di composto stato rivalutato come verbo
(epLO-7tIXTWP come se *epLeL-7t) sono i rari philo-graecus Varro,
zeli-vira Tertulliano, thelo-dives Augustin, Altra natura
hanno composti come ari-ficus Cael. Aur., contemmificus Lucil.,
earperificu Apul., ricavati da iire-facio expergefacio ecc. con
sostituzione dell'i composizionale all'e: pu darsi che il punto
di partenza vada scorto in, algi-ficus o simili, da algor ma raccostato ad algere e quindi modello per iirifiou: iirre e insieme
per contemnificus: contemnere,
T

409. - d) particelle, che possono essere:

IX) solo usate in composizione: in-temperies illuvies insiinus ignobilis (gr. eX- scr. a- da *r!- grado O di *ne-); ne-fas
ne-fandus ne-scius nemo ine-hem, hemo forma pi antica di
homo 14) nihil (da *ne hilom) nullus non (ne-oinom' 1 ' *noinom,

218

GRAMMATICA LATINA STORICA E COlllPARATIVA

tramandato noenu > non); ambages ambi-vium 'anceps ' ambiaxio 'catervatim' PF. (axis ') amb-urbium ambi-dens ambi-genus
an-ceps (*ambi-caput) am-plexus am-segetes 'che hanno mssi
ai due lati della via ' amb-arvalia; dis-crimen di-lfi,dium ' giorno
di riposo dei gladiatori' dif-ficilis dis-sulcus 'porcus dicitur
cum in cervice saetas dividit' PF. dis-li"quidus 'perspicuus'
Gl.; re-calous Pl. (verso il dietro) re-clinis Ov. recurvus Verg.
repandus; se-ciirus (= sine ciira) segrex Seno (da se-gregard)
sedulus (da sedulo per se dolod), siidus (da *se iidod'), e, con
s6- per s'i-, s6cors (si trova in glosse anche secQ1-dis), forse sobrius
(so-ebrius '); o-oors vesanU8 vegrandis osseu (ve-esca) verpu
(ve + verpa, con aplologia) Vioois. Portenium. polliibrum (con
poro) possono essere derivati direttamente da portendo pollu,
410. - ~) Usate anche fuori di composizione: ab-simili
ab-avus iioiu iimen, ad-wncus adverbium agnomen apprim i
acctioue affinis (1); anti-geni ' prius geniti ' antesignani antepi7N
'piede anteriore' Cic. antemeridiiinus; circa-moerium Liv.;
com-par confatalis coaetneus Apul. condignus 'degnissimo'
(cum intensivo, cfr. concido conficio) collibertus commarltus
conserva consobrinus concors contubernium (taberna); de-pilis
Varro devius dcolor debilis (: scr. bdlam 'forza ') dmn depontiini (senes; cfr. il detto sexagenarii de ponte) depHimis Plin.
drpropitius Tert.; ef-frenus ex-animus eepers (pars) egelidus
elinguis PF. enodis Verg. enormis enervis ex-ediiriitus exalbidus
, bianchiccio' ediirus ' piuttosto duro' Verg. expallidus (efferu8
Lucr. retroformazione di efferiire!) eiiincidus 'germogliato a
guisa di giunco' Varro exkeres Pl. exconsul (tardo, come le
simili formazioni); extrii-miiriinus Ambros.; in-fula ineula infumus ( 106); inter-capedo interpres (: pretium) inierr intervallum intercus; ob-niibilus Enn. obvius (questo e pervius da
(l) Atavus, piuttosto che con *at = scr. dti (forse da *eti!) *adavus
con t secondo stritavus tritavus, di cui il primo contiene un antico' *struti:
airI. sruith 'vecchio, onorando' ablg. stryji 'zio " il secondo modificato
da str- secondo TPLT07t<iTOOp.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

219

obviam perviam?) oc-ciput oscen (*obs-can-); per-grandis Pl.


perpaucus perdius (*dieu- 344) pernox perduellis perennis
(annus) perfidus periurus; post-principia pomerium -moe- (post +
moiros > murus) postgeniti Hor.; prae-cliirue praecmus ' canuto
:precoce' praemature praepotns praeiudicium; pr-curous Verg.
propes 'gomena per legare in basso le vele' Turpil. proaous
proauctor 'fondatore' di una gens' Suet. profanus propriam.
, che Rta innanzi al tempio' pronomen procestria PF. e procostria
(castrum); sub-cavus Cato subeueto Pl. subrumus agnus 'poppante' Varro suggrundo suburbanus subrostrani e con valore
di 'quasi' subaquilus subniger Pl. ecc.; ewper-ficies (facies)
supersies (: stiire) swperbu *-bh'!!:.-o-: fui ecc.) supcr'ciliurn
(da un *celo- = slavo elo 'fronte '). Un ibrido greco-gallico
para-veredus ' bilancino, cavallo di rinforzo' (cod. Theodos.).
- Ai probabili casi di retroformazione gi rilevati si possono
aggiungere insignis (da insignire) reprobus transformis epa
resonus oblitterus = -riitus Laev. obvallus = -liitus Ace.
Come si vede, non mancano in questa categoria composti
sicuramente preistorici, in quanto contengono parole non pi
note al latino. Ad esse vanno aggiunte formazioni avverbiali
come perdudum praemodum Liv. Andr. propalam PI.
T 411. - e) parole complete di desinenza o avverbi; si tratta
propriamente di ipostasi da giustapposizioni: con numerali,
undecim ( 388) sexprimi duooir; duumviri (da duum-virum
gen. pl.) quattuorviriitus septemtrin (e -trio) tergeminus se[mi]squi-alter se[mi]s-tertius Sexulixes 'un Ulisse e mezzo' (per
Sesqu- con l'accostamento a sex) sesquitertius '1 % '; Iupiter
(dal voc., 344) onde iugliins, Dies-pite Mii(r)spiter; cottidie
(dal loc. *quotitei-die) meridie (da *mediei-d-) postridie (*posterei-d-) quot-annis; aquae-ductus plebisscitum seniitusconsultum
terraemotus iure-consultus sacrosiinctus (se da *sacro-s-) Lariscolus dulciorelocus (dulci-o're-loquos); rosmarinum -i e fenugraecum accanto a jenumgr. in cui i due membri possono o non
venire declinati ambedue, il che avviene comunemente ancora
di paterfamiliiis respublica, dove quindi la giustapposizione

220

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

chiaramente sentita; noctUvigilus Pl, miserevivium (una pianta)


e sem-perforium. Ap\11. benejacta Pl. malesanus primogenitalis
Tertull. sempervivus Apul. paeninsula pleeciu Petr.; avverbi,
admodum affatim denuo (de novo) ilico (*en stlocod > in loco)
profecto (pro facto) mirimodis e multimodis Pl. (per miris multis
con caduta di -s avanti m- 91 e abbreviazione dell'i secondo
i composizionale) drepente desubito dmaqi (ove il de ha assunto
valore rafforzativo); formazioni parasntattche, Sacravienss
'pertinenti alla Sacra via' sextadecumani Tac. nudiustertianus
e anche N oooeomnsis in cui -vo- per -vum di N ovum Comum
probabilmente per la pronunzia volgare che aveva lasciato
cadere la nasale finale ( 139), a meno che qui (e in Porocornsli
Forolivi) non abbia agito l'esempio di nomi galloromani tipo
Augusto-ritum (secondo gallo Uxello-dunum ecc.). Si noti infine
domnaedius dall'accuso domn(um) aedium (come cavaedium da
cavum aedium, veneo da venum eo) che d luogo a domnifunda
, domina fundi ' ecc., tutte formazioni di epoca tarda.
T 412. - II. A proposito del s e c o n d o m e m b r o va
rilevato in particolar modo il caso in cui questo costituito da
cosiddetti nomi verbali, agentis ed actionis, che possono essere:
a) temi radicali ( 155): arti-te corni-cen au-ceps iii-de
rm-e (ago) aure-a (oria = au- 22 'freno') amb-ags (: aiio
ad-agium) [ni-se au-spe re-dux d-prans Naev. (: prando)
Iibri-pn 'tesoriere militare' (pendo) perpes (peto) prae-ses
prae-sul (salio), in senso passivo multi-plex eon-iux ne-pus
'non purus' PF. (puto putare; o falso arcaismo per *ne-pur
con caduta di -os 324, malgrado la lunga di u?) agger (antico
arger Prisc., con ar per ad 108: gero).
T 413. - b) temi con vari suffissi: -a- msc., hosti-capa-s homi-cida agri-cola trans-fuga heredi-peta Petr. legi-rupa PI.
feni-seca b-sequa Apul. ad-vena con-viva (e gli ibridi flagri-,
ulmi-triba Pl.), in senso mediopassivo bii-caeda 'flagellato con
striscie di cuoio' indi-gena (indu-, endo) cot-Iqa (: lex); -0(-a- femm.), fun-ambulus prod-igus ab-igeus 'ladro di bestiame'

PARTE II. -

MORFOLOGIA

221

(ago) Lupercus (arceo) mero-bibue tati-canus (e -cin-) Ov. piscicapus causi-dicus magni-ficus prae-fica sorti-legus pro-nuba puerpera (pario) omni-pavus Cael. Aur. Viri-placa (Iuno) domi-seda
ferri-terus Pl, aedi-tuu e le formazioni con -jer -ger (igniter
armier; Pl. ecc. nel nomino anche morigerus ecc.), in senso
medopasavo bi- fidus (findo) con-tragus (frango); -io- (-ia- ),
aqu-agium galli-cinium Fordi-cidia (forda 'bestia gravida ')
stilli-cidium (cado) regi-tugium col-loquium pro-pudium 'pudendum' (ma repudium tripudium sono composti di pe, pel
vocalismo cfr. gr. 1t68-cx e 43) lecti-sternium con-vicium (vic- =
gr. f~1t- in d1tov da *'!!:.eiqu- dissimilato per il raddoppiato
*!!.e-uqu-, radice *~equ-) virgi-demia in-edia ax-ungia; -t- ( 225),
com-es sacer-dos locu-plee (plere) mam-suee (suesco; potrebbe partire anche dal nom, sg. sincopato mansus di mansuetus come
sanas di sanatus); -uo-, ambiguus (ago) exiguus praecipuus
ingenuus residuus conspicuus continuus (teneo; alcuni di questi
direttamente dal verbo composto t): altri, pellesuina ( 192) ecc.

T 414. - c) participii: p re s e n t e, omni-ciens Lucr. trugi[ern id. blandi-loquens Laber. suavi-loquens Enn. omni-parns
Lucr. vini-pollens Pl. aedi-tuens Lucr. alti-volans Enn., accanto
a -ier -loquus -pera -tuus -volus (velivolus Enn., velivolans antico
poeta ap, Oic, de div. I 67) che sono le forme pi antiche e
comuni; secondo questa alternanza, troviamo -ans, inteso come
particolarmente poetico e solenne, anche ove non esista il
verbo, unanimans (onde animans) Pl. per -us, quadrupedans
Pl. Verg. per -pes ecc. (in Pl. queste forme sono evidenti parodie
dello stile tragico); p a s s a t o p a s s i v o , ante-fixus bifissus post-geniti Flori-tertum (farcio) , cfr. le formazioni avverbiali pedegressim pedetemptim, ~ 417.
415. - d) secondo i precedenti, abbiamo formazioni in
-iiio- anche dove non esista il rispettivo verbo, ma con valore
identico a quello di ppp.: deacinatus Cato obaertues Liv. (aes)
expalliatus Pl. expapillatus id. expeculiatus id. suppernatus
Catullo praepilatus' terminante a forma di palla' (pila) Liv. ecc.,

222

GRAMMATICA LATINA STORICA E CO:l<IPARATIVA

tipo assai frequente specie in epoca postclassica: talora secondo


l'esempio di questo tipo troviamo l'ampliamento in -tuo- di
composti gi esistenti, p. es. albicerus - albiceratus Plin., biformis - biformatus, decemple - decemplicatus Varro.
VI. Avverbi da nomi e pronomi.
T L 416. -.A.. In latino, come nelle altre lingue e., gli avverbi
da nomi sono pi spesso antiche f o l' m e i l' l' i g i d i t e
d e Il a d e c l i n a z i o n e. Abbiamo quindi:

NOMINATIVI: oersus, adversus, [ore con [ore-osi e for(s)-sit(-an).


recns, liben, nudius tertius ( 356; Charis.: nudius tertius hoc
significat, nunc est dies tertius, item nudius quartus) , quot
dies '0cnJfLpa.L' Apul., comminus ed eminus di antichi aggettivi composti con manus, mordicus 'M1;' e viiricus di due
aggettivi di cui il primo scomparso, il secondo (Ov. Ars III
304 dall'avv.) fonte di varicare, satis e sat nom. sg. msc. e ntr.
*sati) di un aggettivo connesso con satius sature
T 417. - ACCUSATIVI: domum rii, bifariam trifiiram ( 392:
tardi multifarie ecc.), perperam (arcaico perperus 'perversus '),
alias (i. e. oice; anche ouern PF.) uiriisque, maximam partem,
fo..riis (: ioree, cfr. gr. &Upa.~e da *&Upa.vc;-e), promiscam 'promiscue " coram da un aggetto *r,orus 'faccia a faccia' (co
os),
inoltre gli avverbi in -im. antichi accuso sing. di temi in -ti(-si-), generalmente ampliati in -ti6n- (-sion-) 236, e altri imitati
da essi e formati dal supino o anche da un aggettivo in -too infine con -atim da un nome qualsiasi: statim partim raptim
carptim sensim cursim passm (pando) iunctim mixtim incisim
efflictim contemptim pressim confertim (sec. cui ubertim Cat.)
nominatim fortuniitim tumultuatim gravatim acervatim articulatim
centuriatim tributim virUim angulatim, perfino anseriitim paeseriitim suatim (sus) boatim caverniitim guttatim temporatim paulatim privatim singuliUim (-gilla-) meiitim tuaf'im (meus, tuus) ecc.;
inoltre ad-fatim (da un *fatis 'il fendersi' onde fatiscor). coxim > cossim (conquinisco conquexi, l'ad. quec- 'curvare') tolUtim 'al trotto' (: tollere pedem Y) vicissim e vicissatim. Se-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

223

condo questi avverbi si fatto inter-im (antico anche interatim PF.) per interea, iuxtim periuxta, utrimque; olim da un
tema *oli- forse da "ooelo- 33: ablg. ovu, avest. ava- , quello ';
demum da un *de-mus derivato da de come summus da svb.

T L 418. - HOM.-Acc. NEUTRI: dulce ridentem, lene sonantis


aquae, suave olentis, umbrae resoniirent triste et acutum, multum
tantum paulum parum (da parvom 32), iterum (neutro di un
comparativo della radice pronomnale i- in id ecc., cfr. al-ter
u-ter), plrwmque minimum summum nimium solum recns
(recenter tardo), saepe (di un *saepi8: eaepesi, anche simul
(di similis) [acui (e facile) con sincope dell'-i finale; un antico
plurale forse frustra e -tra (: fraus~).
Un DATIVO hum-i = gr. XIXfl.-IX(; inoltre oppido se si ha da
credere a PF. che lo deriva da quantum oppido sats esset ,
detto di granaglie; ma si tratter piuttosto di un ablativo da
confrontare col gr. fl.-m:aov ' saldamente, certo '.
T L 419. - Invero il caso da cui troviamo derivati avverbi
in maggior numero l'ABLATIVO (spesso nelle sue funzioni di
strumentale, cfr. " 302): gratiis e gratis ingratiis, tempore dilucu16,
quomodo multimodis. ( 411) mirimodis, [oris (: [orii 417),
protelo (protelum ' timone del carro " quindi' tutto di seguito '),
forte tjortasse -ste cfr. 421), impendio numero, antegerio ' molto'
(forse da un osco *antagero- con anaptissi = umbro a n t a k r e s
, integris '), vulgo, initio principio quotdieou quotannis quotkalendis Pl., sponie, magnopere maximopere quantopere tantopere
(opere magno, opere tanto ecc. Pl.), alterni.';J e alterna (vicibus,
vice) repente simitu (sim- 387 ed iiu di ire). Inoltre rientra
in questo capo la serie degli avverbi in -(d) da aggettivi: merito
perpetuo continuo adsiduo crebro raro (e rare) subito commodo
hiirno 'quest'anno' (. 187), verno crastino noctumo matUtino
(i. e. tempore o die), primo secundo ecc. (sulla differenza tra
quarto e quartum ecc. cfr. Varr ap. GelI. Xl), nubi16 sereno,
sortito (in )testiito necopiniito bipertito (in )consulto cito falso secreto
tuto fortuito certo vero (certo 'di certo', -e ' certamente'; vero

224

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

, in verit " -e' realmente '), omni'nO (di un *omninus), ecc. (1).
Di questi avverbi, hanno breve l'-o (per la legge di abbreviamento giambico 28) cito modo (modO Pl. spesso) con quiimodo ecc.
(altrove l'abbreviazione tarda e sporadica: postremo Iuven.,
quanto German. Mart., ultro Prud., sro Seneca ece.). Cfr. anche
dextra sinistra intra extra supra iuxta contra ultra citra recta
directa (i. e. manu o parte; antico extrad P 2, 581 eoc.).
T

42Q. - Un antico GENITIVO l'arcaico noa: 'di notte' =

vux't'o 132; inoltre dius-que 356.

LOCATIVI abbiamo in tem-port e temperi Pl. ruri ( 335), domi


postridie (* posterei di~-i; o l'-e lungo Y) perendie ' dopodomani'
(*peren- cfr. ant. persiano paranam ' per l'innanzi '; l'elemento
finale potrebbe anche essere da hodie = scr, adyu', con h- per
analogia di hic), diu ( 356) noctu scr, aktau id. (*t"-; 331),
diequinte o -s ( 356) cotidie ( 411) per-egre peregri (ager). Un
loeatvo adesinenziale di penus penee internamente; presso '.
Locativo di un tema non pi esistente in latino temere propriam.
, alla cieca' da *temes- 'oscurit' (in tenebrae 208). Antico 10cativo plur. potrebbe essere foris (*-oi-su; o ablativo t) accanto
a foras 417.
421. - Rientrano infne in questa serie le formazioni con
preposizione pi il nome da essa retto: invicem obviam oh-iter
ea:templii ilicii 411 imprimis cumprimis adprima prope-diem 'fra
giorni' (per prope dies, sottint.est) incassum (cassus ' vuoto ')
denuii 411 adamussim (Varro ecc., onde ea:amussim PF.), depraesentiarum e impraesentiarum -a harum, i. e. rerum), praefiscini
e -ne Pl. ecc. 'ollrispetto parlando' (propriam. 'evitando il malocchio ': fascinus, locat.); con postposizione, tantis-per parumper
semper (sem- 387) topper (da *tod-per 'subito', ma forse rifacimento di una corrispondenza al russo tepr' 'ora '), Aggiungiamo
qui alcuni avverbi ricavati da una frase: forsit(an) 416, jortassi

(l) Ultro spontaneamente' potrebbe essere da *voZtero- per *velt6ro.


formazione comparativistica di wl-le.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

225

-asse cfr. 128 (da forte assis 'forse per un asse' '), sci-licet
vide-licet ' cio' i-licet (imperativi + Ucet), ni-mirum, dum-taxat
(t- antico congiuntivo aoristale o dal desiderativo di tango;
nella lex Bantina le due parti sono ancora scritte separate).
T L 422. - Vengono inoltre usati per la formazione di avverbi da nomi alcuni s u f f i s s i s p e c i a l i, che sono:
-e (-e per abbreviazione giambica in bene male 28) e -ter,
per lo pi il primo con aggettivi della I-II declinazione, il secondo con quelli della III: acute alte bene (*duened: duenos>
bonus 14) valde ' molto' (validus; senza sincope, valide' validamente '); e breviter feliciter, ove -i- si trova dopo consonante;
ma in audacter diffculter simulter abbiamo sincope dell'-i(accanto ad audiiciter diffciliter), e presso i temi in -nt- e sollers
l'aplologia di -titer in -ter: sapienter sollerter ecc. Avviene per
che da parecchi aggettivi della II decl. si trovino avverbi in
-ter, specie presso poeti arcaici e loro imitatori: duriter (e dure),
largiter (e large), humiiniter (e humiine) , firmiter aequiter ecc.;
violenter opulenter f!audulenter cruenter (Apul.) con aplologia.
Di queste due formazioni, la prima, in -e da -ed, , pi che
ablativo, uno strumentale con -d per analogia degli avverbi in
-o(d) 419; la seconda fu da alcuni vista come in origine sorta
in composizione con iter (cfr. gli avverbi romanzi in -mente), al
che potrebbe invitare anche obiter ( 421) contenente senza
dubbio questa parola, mentre altri (come il Ceci) vi scorgono
il nom. sg. di un tema comparativstico in -tero- ( 212), e altri
infine, forse pi rettamente, identificarono -ter col suffisso
-tra che in sanscrito forma avverbi locatvali (vana-tra 'nel
bosco', a-tra 'qui '), Sicuramente identico al -tas che forma
in scr. avverbi di moto da luogo (deva-tas ' da parte del dio "
td-ta ' di l ' ecc.), al --.oc; di gr. v't'oc; x't'oc;, il -tus di caeli-tus
funditus penitus (penus, penes) radimtus stirpitus antiquitus
divinitus humiinitus Cic. ecc., inoltre intus = v't'oc; e subtus.
Il suffisso -s, che ritroveremo nel 423, forma inter-diu-s
(cfr. 356): scr. purve-dyu-s 'alla vigilia '; di qui interdiu
secondo a 356.
15 -

v. PISANI,

Grammatico Ialina storica e comparativa.

226

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T L 423. - B. Per vie analoghe si muovono le formazioni


avverbiali da pronomi, solo che qui i suffissi sono in parte
diversi. Raggruppiamo per significati:

a) S t a t o i n l u o go: loeativi illi isti ed illf-c ieti-c


M-c; con -i secondo questi, ibi ibidem postibi, ubi (ubicunque
ubique) alicubi aliubi utrubi, alibi, utrobique, derivati con *-dhe,
cfr. SCI'. i-M ku-lui 'li, dove?' gr. 7t6-&L l&e<:-ys:v~ (il -b- dapprima in ubi 104, di qui trasportato a ibi); con suffisso -s
(come in bi-s 392) ci-s (particella pronominale ci- di ci-tra ecc.
e -ce 376, gr. *x,s:-s:vo > x's:i:vo ecc.), ul-s (: olle 374, cfr. ul-tra),
us-quam (nus-quam) us-piam (indefinito, col solito u- da *quu 377, cfr. quis-piam 378).
T 424. - b) M o t o d a l u o go: illim illin-c istin-c utrimque
hin-c de-hinc, un -de che pare uguale al -&s:-v di gr. 7t6&s:v si
aggiunge in in-de (indi-dem) de-inde > dein (l) exinde > exin
(da *im) utrinde: si tratta di formazioni da temi in -io, accanto a
cui, dal tema interrogativo con u, un-de (undi-que come quis-que),
ali-cunde per cui aliunde rifatto secondo unde. Identificare
l'elemento -m in queste forme colla desinenza di accusativo ,
dato il significato, piuttosto azzardato. In composizione con
seeus, altrinsecus intrinsecus ecc.; con versus (cfr. appresso),
undiqueversus -um.
T 425. - c) M o t o a l u o go: illo illo-c isto eo eodem qlto
(quonam) ultro 'di l' P1. (2) citro intro (inte1') hiio ad-huc
huc-usque qua-ad ad-eo sono probabilmente forme dativali; composti con vorsus > vm'sus ( 16) ppp. di vertO (in adversus advorsus: cfr. anche deorsum sursum da subs-v- e s17,sum onde ital.
suso *deosum onde giuso, prorsus da pro-v-, introsus extrorsum
se-orsum) sono illorsum aliorsum ed alivorsum hOrsum quoquovorsum (-versum) quswm,
(l) Di qui deinceps, propriamente un aggettivo (: capio) ancora come
tale l' 2, 583 r. 79, indi usato come avverbio. cfr. 430.
(2) Forse diverso da questo, che torna solo [n Plauto, ultro "spentaneamente '. cfr. 419.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

227

426. - d) M o t o p e r l u o go, e m a n i e r a: ea(dem)


MC illo'c illa aliqua qua-lib,et ne-qua-quam haud-qua-quam, tutti
ablativi femminili, sottinteso via o simili; con aggiunto -tenus
(formazione di teneo, come secus, 424, di sequor), ea-tenus
, fino a tal punto " quatef/-US ecc.

T L 427. - e) T e m p o r a l i: aCCl.l~~Mf! msc. o femm. in


tum tun-c (radice pronominale *to- di ~r.. 't'o eco.), quom > cum
quon-dem ed un-quam (da *quu- come u-b; eec.) n-urtquam;
quan-do ali quando (-do una postpossone, anche nell'arcaico
endo = in; cfr. scr. -da negli avverbi temporali tadO, 'allora'
kado' 'quando', cfr. anche donec 581); tan-dem (-dem come
in idem); iam dal relativo ie. *:i:.o-, formalmente uguale al
gr. !Xv, ~v.
T L 428. - f) Al t ri a v v e rb i: accuso sg. tam quam quam-vis
(' quanto vuoi' > ' quantunque ') aliquam-diu; strumentale di
un tema qui-, qui' come' (e ne-quiquam; alioqui cteroqui con
alio ctero anch'essi strum. di temi in -0-); locativo si-c da
*sei-ce del pronome so- ( 375) da cui anche lo strumentale
arcaico so-c' cos' e porro da *por-so = gr. 7tOpO"Cil attico 7tOppCil;
un suffisso -ta(da *-t;}, scr. -ti) in i-ta = scr. iti ali-uta ed iti-dem
uti-que (-ti- pel 42); -tem da -them. in item: scr. itthdm (id +
tham) 'cos '. Con or, quor cr: gt. hwar 'dove Y' lit. kur
, perch" ser, kar-hi 'quando' '.
429. - g) F o r m a z i o n i d i P r e P o si z i o n i p l U
p r o n o m i sono ant-ea ante-hac antid-ea post-ea post-hac
postid-ea postilla interea praeteres praete1'hii,c proptere ed eiipropter quapropter (qua m propter duxi foras ancora Ter.)
quo-circa id-circo.
Per la comparazione degli avverbi cfr. 367.
430. - NOTA. - Qualche avverbio viene declinato e usato come ago
gettivo: ex penitis [aucibus, pectore penitissimo Pl.; in penitiorem partem
domus Apul. (di qui l'avverbio penite Catullo LXI 178); deincipiti die Apul.
(ma: deincipem antiqui dicebant proxime quemquam captum, ut principem
primum captum PF. ci conserva l'aggettivo da cui fatto l'avverbio dein.
ceps; cfr. pel nominativo deinceps 424, nota a pi di pagina); equi mordiei
Hygin. cfr. 416.

228

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

431. - O. Nel latino volgare rileviamo l'uso di ibi ubi


anche per gli avverbi di moto a luogo eo, quo; inde unde sono
impiegati anche a indicare la causa, la conseguenza ecc., infine
come genitivi, cfr. 384 sego Importante il sorgere di nuovi
avverbi da locuzioni consistenti dell'ablativo singolare femminile dell'aggettivo con mente, onde I'tal, lievemente riccamente ecc.

O. - Il verbo.

L 432. - Nella coniugazione del verbo finito latino fondamentale l'opposizione di due s i s t e m i, del presente e del
perfetto o, per dirla cogli antichi grammatici, dell'infectum e
del perfectum. Dal punto di vista funzionale questi due sistemi
designano opponendole l'azione non compiuta e quella compiuta,
rispetto al tempo presente (presente e perfetto), al passato
(imperfetto e piuccheperfetto) o al futuro (futuro e futuro anteriore): onde una relativit temporale che nelle altre lingue e.
poco o null'affatto indicata. In compenso di tale conquista il
latino ha perduto la distinzione morfologica delle azioni (momentanea, durativa, iterativa) e degli aspetti (considerazione
dell'avvenimento nel suo complesso o nel suo decorso) che troviamo altrove, p. es. in greco (tema dell'aoristo opposto a quello
del presente), e che doveva costituire l'ossatura del verbo e.,
povero di determinazioni temporali (p. es. assai dubbio che
disponesse di un tema speciale per indicare il futuro). Si
spesso opinato che il latino indicasse l'azione e l'aspetto a mezzo
di prefissi (p. es. facio: confcio, perficio): ma non si tratta di un
mezzo morfologico ben determinato come nelle lingue slave,
dove un verbo imperfettivo diventa perfettivo (aoristale) automaticamente pel solo fatto di essere composto, ed esistono pertanto preposizioni che hanno soltanto l'ufficio di perfettivizzare il verbo senza mutarne il significato; bens del valore perfettivo inerente al significato che la preposizione conferisce al
composto: p. es. un compire o condurre a termine un'opera
(con{cio, per{cio) forzatamente momentaneo, non durativo.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

229

433. - Come nelle altre lingue ie., non vi rapporto necessario tra la forma del sistema di presente e quella del sistema
di perfetto: cfr. amas: amavi, ma eubiis: eubui, stae: steti; habs:
hobui, ma mords: momordi, sed: sedi, rid: risi; legis: lgi,
ma scribie: scripsi; molis: motus, petis: petivi; eapis: oepi; ma
rapis: rapui, aspieis: aspexi: audis: audivi, ma dormis: dormui,
[ulci: [ulei, venis: veni, reperie: repperi; quantunque sia dato
notare, nel latino rispetto all'ie, e nella evoluzione del latino
stesso, una tendenza a far corrispondere le formazioni dei due
sistemi, estendendo l'impiego della cosiddetta forma debole di
perfetto, in -vi. Poich in generale (all'infuori cio di certe formazioni radicali, 522) pu dirsi che mentre le forme forti
(raddoppiate, sigmatiche, radicali) del perfetto sono derivate
direttamente dalla radice, quelle in -vi (e, bench non pi visibilmente, quelle in -ui) lo sono da b a s i v e l' b a l i, come diremo,
meglio che temi verbali , in quanto riserviamo l'ultima denominazione ai temi temporali e modal; mentre d'altro lato il
sistema del presente (salvo alcuni casi sporadici che tratteremo
nei 552 segg.) si forma o a mezzo della vocale tematica -e-/-oche si aggiunge direttamente alla radice (leg-o) o fa parte di un
antico suffisso aggiungentesi anch'esso alla radice (sper-no eec.);
ovvero a mezzo del suffisso -ie-/-io-, solo in piccola misura primario, ma nella grande maggioranza dei casi secondario e
aggiungentesi ad una ba s e ve l' b a l e o ad un tema nominale, col quale forma una tale base ( il caso dei verbi in -ire)
o che innalza al rango di essa.

L 434. - Basi verbali possono darsi: in -a-/-ii- od -a(infinito -are); '-e-/-e- (infin. -ere); -1,- (infin. -ire); ed -u- (infn.
-uere).
,I. In -a-: la brevit originaria dell'a appare nel perfetto, che
termina nella I sg. in -ui da -a-,!!:ai (domui da *doma-,!!:ai eec.),
42, e nel ppp. o supino in -i-tus Hum da -a-t-, 42. L'-adell'infinito analogico secondo il presente, ove *dom,(-i.o
*doma-ies ecc. avevan dato domo domiis ecc. come curo C7iro's
da *eoisa-io *eoisa-ies con antico -a-, infinito C7irare. Qui l'-a-

230

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

un antico -:1- che appariva alla fine della radice, cfr. domare
gr. aex~-C scr. dami-td = domi-tor ecc., sonare scr. ppp. svani-tds,
tonare scr. stani-hi II sg. impt, (questi due sono entrati anche
nella classe colla pura vocale tematiea, cosiddetta III coniugazione, cfr. sonit tonit arcaici), iuvare ser. ya1t-ti (*iew- > *ieu-),
lavare gr. o(f)-C (e lavit di III conug.), arare scr. ari-tram
, aratro' gr. cXp6-C, calare gr. xex-C, hia-re lit. Zio-ti, inoltre
crepare micare plicare eeesse vetare. Oon perfetto in -avi (secondo
exulavi di exulo, denominativo di exul Y) amb-ulare colla stessa
radice al-a- di ala-cer gr. &cX-O-fJoex~ &cX-(jex~.

T L 435. - II. In -a-:


ex) Alcuni verbi in -are usati specie in composizione, senza
che per essi sia probabile l'esistenza di un antico +, appaiono
formati a mezzo di un -a- e si alternano con presenti formati
a mezzo della vocale tematica: tali sono dicare: dicere, e-ducare:
ducere, fugare: fugere, oc-cupare: capere, usu-rpare: rapere,
cubare: eumbere, pro-fligare: fligere, procas (: preeor, anch'esso
passato alla I eonug.), celare: oo-oulere (-cel-), sedare: sidere
(e sedere), legare: legere, de-sivare: de-sinere, levare: linere ecc.
Salvo alcune formazioni come il citato profligare o come fodare:
fodere ece., il grado apofonico della radice diverso da quello
del verbo colla vocale tematica, e corrisponde alla apofonia,
ancora latina o prelatna, del perfetto duale-plurale: cfr. diciire
-duoiire: aated, I pl. zig-um, zug-um, prociire: scr. III pl. pf. papracchur, sedare (e, con -0-, solari da *sod- 108): sedi gt. I
pl. set-um, de-sivare: de-sivi, levare: levi, e anche opitulare (se
non denominativo di opitulus, ma questo retroformazione di
quello): tuli. Si dovrebbe partire qui da nomi in -ii che insieme
con altri (in or) hanno costituito il paradigma, forse non interamente stabilito in epoca ie., del perfetto. La costituzione di
una base in -a- sarebbe avvenuta come per I ( 434).

T L 436. -~) In -na-re: cli-nare: cli-v'Ils gr. Xf-vC_(da *XE-vlC)


aated. hli-no-n ' appoggiare' (-i- per -i- forse secondo ac-clinis'),
ma-nare (da *mi'j-na-: meare da *mei-a-), con-ster-nare ser.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

231

III sg. str-tfil-ti, a-sper-nari SCI'. SP[-tf4-ti aated. spor-non ' spronare " prae-sti-nre (destinare, obstinare) gr. ta"t'cXvw paleosl.
stanf!, cfr. anche laricinare: lacer 209, ci offrono i resti di presente in -na- (debole -na-) come negli esempi sanscriti citati
o in gr. OcX[L-Vci-[LL (M[Lvli-[LE:v); spernere sternere ecc. ( 490) rappresentano lo stesso tipo, passato direttamente alla coniugazione
tematica coll'aggiunta di -e-I-o- (non di -je-I-jo-). Ma il tardo
farcinari denominativo di [areina (o da *farciminariY), cfr. appresso; carinnre 'probra obiectare' PF. (testimoniato per
Ennio) potrebbe esserlo, con anaptissi, di un *carna = gr. xcXpvrl'
~'Y)[L[~ cfr. slavo Icor-i-ti 'biasimare' ( fatto secondo questo
booinntu 'convinciatur' PF. da botire boantes Y); opinari
denominativo di un tema *op-jon-, debole opin- (come ancora
osco lein-um. 'legionem': leqion- ) da op- in praed-op-iont
, praeoptant' PF. (scritto -otiont); similmente festinare di
un *fest-ion- *festin-: con-teetim; e natinare di natina 'discordia': conseguentemente muginari 'nugari et quasi tarde
conari' PF. sar denominativo di un *mugina (muginari di
Lucilio addotto da Nonio col senso di 'murrilUrare', ma si
tratter di falsa interpretazione per l'accostamento etimologicopopolare a mugio) da l'iconnettere con muger ' qui talis male
ludit' PF. da *muguhro- cfr. (osco) mufrius 'imbroglione' in
Petronio SCI'. muh-yati ' stolto '.
437. - y) D e n o m i n a t i v i, formanti la massa dei
verbi in -tire, pi spesso con valore transitivo ma anche intransitivi: i significati possono essere: esercitare una certa attivit ll, philosophiiri furari famulari; portarsi, operare come
qc. , adolescentiare dominari; causativo e fattitivo, acervare
fumare nubilare murmurare quadra1'e e conciliare curare vel'are
'dir la verit' (Enn.) vindemiare auxiliari; fare uso di qc.,
provvedere di qc. ll, clipeare sagittar~ venenare mercari (e orare:
os, su cui deve aver influito un *ur- ritrovantesi nell'osco urust
, oraverit " alla sua volta grado O della radice di ver-bum
gr. pw); stare o metter su od in qc. ll, cruoinre popinari rurare;
soffrire di ll, carbunculare scabiare (febricitari forse giustap-

232

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

posizione dell'ablativo di febris con citari); altri casi, siderlZri


parenuire altercari. Spesso le derivazioni sono da nomi con
preposizioni ( 459), collutulentare concipilare (capulum) conqraecare considerare, delibrare 'scortecciare' delirare (: lira
, uscir dal solco ') depontare ' gettare dal ponte' (cfr. depontani
410), dilatare (dis-), eliminare eviscerare, incomitiare 'ingiuriare pubblicamente, propr. nel comizio' inveterare, obliuerare
, cancellare' (cfr. oblinere id.). Doppio valore troviamo in
albicre 'imbiancare - esser bianco' quadrare ' render quadro
- adattarsi esattamente '.
438. - Tali denominativi si fanno anzitutto da temi in
-a-: cenare ciirare fiammare multare ecc. (nota aginare 'agitarsi'
da aqina 'l'ago della bilancia '), che costituiscono la massa
iniziale e talora possono essere ricavati da aggettivi in -iiius
233 sentiti come ppp.: attraverso i derivati di aggettivi, che
potevano riferirsi tanto al tema in -0- msc. e ntr. che a quello
in -a-, e casi come animare: anima ed animus, la formazione
si trasferita a temi in -0-; di qui, grazie a doppioni come infamus
I-mis, inermus I-mis, inoltre a casi come asperiire: asper, operari: opera ed opus, si estesa infine a temi in -i- (con nominativo in -er od -is), a temi in consonante (vulnus: vulnerare)
e cos via. Abbiamo in tal modo, da temi in -0-, armare donare
ministrare (magistrare PF.) alterare (ad-ulterare, onde adulter)
regnare cruenuire lUcubrare (lUcubrum testimoniato da Isidoro)
palari e dispalare da *palos < *pand-slos (: pando); in -io-, consiliari radiare; da temi in -io, piscar; testari levare (ma anche
brevi-are Quint., tardi alleviare humiliare subtiliare); da temi
in -ie-I-ia-, glaciare materiare 'fare di legno' meridiare exsaniare (ma satiare da satis, come breoinre, non dal tardo saties;
*satius non tramandato), indi -iare di cruciare alludiare ' vezzeggiare '; da temi in -u-, sinuare aestuare arcuaretumultuari ecc.,
forse anche per influsso di februare mutuare vacuare da temi
in -uo-; da temi in consonante, exulare vigilare robornre frigm'are
venerari (Venus) moderari (modes-tus) auciorare iurare (Us;
antico iouesat P 2, 4) sperare ( 354) CIMtpOnari seminare hien~are

PARTE II. -

MORFOLOGIA

233

auspicari niitricare/-ri calcare (calx) equitare iiidicare aucupare


(eques iiidex auceps) emancipare (manceps; o da mancipium!);
da temi in -n- abbiamo anche caligare (Cic.; tardo caliginare)
formidare Pl. helluari Catuli. lurchiiri Lucil. retaliare Geli.
(talio), fatti probabilmente di sui nominativi sg. caligo ecc.
439. - Secondo remigare di rme (fonte di navigare) e
litigare iiir(i)gare (lis, iiis + ag- di agere) riportati a remus
titi- iiis sono fatti pur(i)gare (purus) levigare mitigare (levis
mitis) ecc.; essi, confrontati con rmiqium litigium iurgium,
hanno provocato la formazione di fastigare vestigare da fastigium vestigium, e fastigare opposto a fastus ha servito da modello
per castigare da castus -us, fatigare da fatis, fustigare da fustis.
D'altro lato, fastigare vestigare remigare ecc. riportati ai rispettivi nomi in -igium provocavano la formazione di verbi in -tire,
non -itire, da nomi in -ium, quindi aedificare da aedificium, ecc.
(dove pu essere stato attivo anche l'influsso di beneficare:
beneficu e beneficium; sacrificare: *sacrificue in sacrificuiu e
sacrificium); indi latrocinari patrocinari ecc. da nomi in -cinium
( 172), ove si noti che tubicinare pu esser sorto direttamente
da tubicen e come tale, messo in rapporto diretto con tubicinium,
aver fornito anch'esso un modello: secondo vaticinari son
fatti gl'ibridi aliicinari dal gr. !XG<. 'sono fuori di me' e
mantiscinari Pl. (o questo da mantissa! cfr. Don. ad Ter.
Eun.258).
440. - Duplicare da duplex, riferito a duplus, ha chiamato
in vita alter[i]care da alter e commiinicare da commiinis (cfr. per
questo anche l'aggettivo osco m li i n i k u); varicare ipraeob-) di varicus ma riferito a varus ha dato vita a claudicare
(claudus; claudicus appare dapprima nella Mulomedicina Chironis ed retroformazione dal verbo) che prende il posto di
l'la1Idere; da mordicu adv. fatto mordiciire (fonte di morsicare
damol'sus), da medicus medicare riportati a 1/wnleo medeor: i
rapporti fra verbi in -icsre e tali in -re producono albiciire candicre splendicare ecc., accanto e da albere comdre splendere

234

GRAMMATICA LATINA STORICA li: COMPARATIVA

(quindi in senso transitivo albicare Varro ete.), i quali accrescono il senso che -icare serva a formare derivazioni d'ogni sorta,
quindi anche jodicare vellicare da jodio vello (vellicare forse
direttamente influenzato da morsicare,' cfr. vellicando morsicandoque PF. 68 M.).
441. - Secondo in-trare da un tra- il cui participio preso

abbiamo in trans (cfr. scr.tar-i-tum 'passare' tir-'!"as 'passato' ece.), ma riferito ad intus, anche penetrare da penitus;
secondo onero (da onus oner-is) fatto il suo opposto tolero
(da tol-lo); recuperare da *reco-parare ( 460) coll'aggetto reco, volto indietro' che abbiamo in reci-proeus ( 219.400), ma
stato raccostato a recipere; blaterare dissimilato per *blatelare (cfr. 442) e sta accanto a blatio; il lamberas di Plauto
Ps. 743 contaminazione di lambis e looerae (ma in Lucilio 585
lamberat piuccheperfetto). Si dissolve cos un apparente gruppo
di verbi in -(e)-rare non denominativi di nomi in -ero- o' di
neutri in -es-; latrare presuppone un *la-tro- derivato dal ladi la-mentwm, lit. lo-ti ' abbaiare' ecc., castrare un *castrom =
scr. astram 'coltello'.
L 442. - Generalmente da diminutivi e simili temi in -lo( 217.258) sono formati derivati in -ulare -illare: pandiculans
, stirantesi' gesticulari ventilare (ventulus) scintillare occilliire
(occa) stillare oscillare cavillari catillare murmurillare conscribilldre, e capulare 'tirar via' stipulari 'rompere un filo di
paglia in segno di promessa' violare sigillare jurcillare pullulare (' far molti piccini') missiculare. Postulare presuppone un
*posc(i)-tlom, cfr. osco p e s t l li m 'templum '; gratulari per
*grati-tuliiri fatto secondo opitulari 435 (e forse secondo
grates: gratulari dall'avverbio praesto abbiamo praestolari l-re);
petuliins pu esser fatto secondo postulans, cfr. a ogni modo il
*petulo- contenuto in petulcus. Un suffisso -lare troviamo spesso
in denominativi da onomatopee (quali baubiiri, coaxare,pipiare
e pipare, tintinnare e -niare): cuculare, ululare (questo, risultato
dal raddoppiamento ul-ul- potrebbe aver dato un modello),

PARTE II. -

MORFOLOGIA

235

biiliire, bubuliire, pipiliire (cfr. pipiiire), zinzuliire (forse dissimilato da zil-zul-), lulliire (anche questo e il precedente appartengono probabilmente ai modelli del tipo), eiuliire, bombilsre
(: bombire, bombus); si riavvcina a questi verbi sibiliire denominativo di sibilus, che forse modello di iubilare (cfr. to~w):
cfr: infine mugiliire accanto a mugire e blateriire per -lare accanto
a blatire ( 441), che possono avere il Ioro suffisso per l'accostamento a questi verbi indicanti un suono. Forse in questa. categoria rientra vapuliire 'esser bastonato', propriamente, come
indica la sua forma attiva, 'lamentarsi sotto le bastonate'
(cfr. il gr. otfJ,W~e:LV 'esser maltrattato' da pi antico 'lamentarsi '), con una radice Viip- accanto a *J!:iib- in gt. wop-jan
, gridare' aated, wuoffian 'lamentarsi'.
443. - Alcune altre formazioni notevoli: da superlativi,
con-summare 'fare il calcolo complessivo' Liv. Ov, Vitruv.
(propriamente da summa), presso Livio anche 'perficere ';
proxmiire Apul., intimare Apul, Tertull., ultimare Tertull.; da
comparativi, certiorare 'certiorem facere' Ulpius Marc.; da
altre parti del discorso che nomi, quinquare 'lustrare', negare
(neg- = SCI'. nd hi, cfr. gr. ox.q, iterie. Da parole greche troviamo denominativi in -iire gi presso Pl. e in seguito: harpagare Pl., poetari Enn., sycophantari Pl., morari Pl. (fJ,wp6),
imbulbiuire (~6~L't"O), (im)bubinare (~ou~wv), exenterare 'tirar
fuori le budella' (~v't"e:poc; latinizzato da Lucilio in exinteriire),
stomachiiri ecc.; -iire stato pure usato per riprodurre in latino
denominativi greci, guberniire xu~e:pviiv, dapiniire 'offrire, mettere in tavola' Soc7totviiv (influenzato nel significato da daps),
strangulare O"'t"potyyotouv, opsoniire \jlWVe:LV; cos pure auieiesiire
OC't"'t"LX(~e:LV, moechissiire per fJ,OLX.OC~e:LV ecc., quindi da parole
latine patrissiire vibrissiire, formazioni frequenti in epoca arcaica
e riprese ~all'-iziire che in epoca classica e imperiale usano,
latinizzando termini greci, autori tecnici (p. es. medici) e cristiani (baptizare) , dando l'-iziire di betiziire (Augusto) latiniziire
sollemniziire ecc.

236

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T 444. - a) Denominativi di ppp. sono in origine i frequentatviin -tare -siire -iuire: iuire potare ad-ventare cantare pulsare
habitre; la formazione antica, e cos a volte il verbo col suo
ppp. che sta alla base di un denominativo scomparso o ha
assunto altra forma, cfr. gustare (conservato un degunere da
-gus-n-; cfr. gr. ye:uo[Loc~ scr. ppp. ju~-!as), putare (pu-tus ancora
aggettivo), in-vitare (: scr. v-ti 'desidera' vi-tas anche come
aggettivo 'grato'; su vis 'vuoi' che spesso considerato
come appartenente a questa radice, cfr. 554), macuire (mactus
adi.), optare (: praed-opiont scritto -tiont PF.), cnaor (scr.
ank-ate 'dubita, esita '), hortari (hor-itur Enn.), ob-lectare
(lacit), mussare (sum-mussi 'murmuratores' Naev.: muttio),
nictor (: coniveo da -kneig"h-), nutare (: -nuo), temptiire (da un
temp- accanto ateneo), sectari (: sequor; ma forse direttamente
da secta); reo, con-futare (: fundo fftsus da *gheud-, ma cfr. -Xe:uw),
momtiire (: maneo), meruire (: mergo), pultare ci conservano testimonianza delle antiche forme di ppp. in -to-, sostituito per
analogia da -so- ( .231). Con -ss- da otto, cessare (cedo), fossare,
grassari (gressus ha il suo -e- da composti come in-gressus),
pensare (pendo), cassare (cado), preeenre; eli qui, o da ppp. con
-so- analogico, dr. cursare, il -siire di axare (aiio 82), porrioxire
Apul. (: porrigo), minsare (: mingo). Da radici o basi in vocale,
citare dormitare sputare, futare 'saepius fuisse' Cato,
-itare ha la sua origine da ppp. in -itue, quindi habitare
placiuire 'piacer molto' vomitare ecc.; il rapporto habeo : habiuire oom : vomitare ha provocato la creazione di frequentativi in -itare da temi del presente, come pavitare (che d
nascita a fugitare), coquiuire, flttitare, agitare (cogitare da co-ag-),
noscitare ecc. di paveo coqu fluo ago nosco (tuditare denomino di
tudes -itis ' martello '): quindi anche da basi in -a- che in origine
non avevano, comecch di significato frequentativo esse stesse,
tali derivazioni (e pertanto non si trovano *clamatare ecc.):
anzitutto crepitare cubitare (supini crepitum cubitum), poi damitare, rogitare, dubitare (dubat PF.), rumitare 'rumigerare'
da un rum are (rumat Gl.). Allo stesso modo si son fatte derivazioni da verbi gi frequentativi, ma non pi sentiti come

PARTE Il. -

MORFOLOGIA

237

tali: coctitare cantitare iactitare ventitare pensitare ecc.; ma


secondo coctus: coctiuire e simi.li, anche unctitare victitare essittire haesiuire ecc., e da nomi nobilitare debilitare bubulcitare Pl.
vinitare 'imbandire vino' periclitari (accanto a periculari)
puellita1'i (anche con influsso di militare denomino di miles ?);
funditare pu essere da funda o da fund6.
Alcune forme notevoli: imitor, di un verbo scomparso corradcale di im-ago ed aem-uius; luctari, -re (da *luquos 'lupo',
sostituito dal sabino lupus, come gr. uaaocv: MxoY); auscultare
da *aus-culum diminutivo di auris *aus- 'orecchio' (cfr. it.
origliare da *auriculare); flagitare da *flago = gt. flokan ' lamentare " ags. flocan 'battere'.
NOTA. I frequentativi sono assai usati nel lt. arcaico e in quello tardo
dove sostituiscono spesso il loro primitivo; invece i classici - ma non l'arcaizzante Sallustio - li evitano possibilmente.

445. - III. In -e-I-e-: avanti -re dell'infinito, -biim e -bo


dell'impf. indico e del fut., -rem dell'impf. congiuntivo e nell'imperativo appare sempre -e-; la originaria prosodia nella
vocale del presente indicativo e congiuntivo non pu essere
riconosciuta in latino, perch avanti -o -unt -a- deve comunque
apparire -e- pel 26, ed -eie- ha dato -e- per contrazione, qualunque fosse la prosodia del primo e (-et passa quindi ad -et
pel 135). Quanto al ppp. e supino, troviamo -i- (ove non siano
formazioni dirette dalla radice), che pu presupporre tanto e
quanto ij -ui del perfetto (habui ecc.) va ricondotto ad -e-,!!:-ai
( 42). Vediamo quindi come si sia costituito un tipo uniforme
da diverse categorie che solo la comparazione ci permette di
tener distinte. Si tratta delle seguenti classi:

T L 446. - IX) I n t r a n s i t i v i, tratti dalla radice (generalmente in grado O) a mezzo di -s-, il tipo del gr. "t'plX7t-~-VIXL:
"t'p7t-w, cosiddetto aoristo passivo. Alcuni di questi vefbi hanno
accanto a s il transitivo, tratto dalla radice con -io-, -a-ioo colla vocale tematica: tali cand-re (ac-cend-o), iao-re (iac-io),
liquet (liquare, liquitur), pendere (pendo), placere (placare); altri,

238

GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA

senza questa corrisp ondenz a, sono iirre carre (oseo k a s i t


, decet '), cluere -ri (inclutus 231), fervere, 1:atere (..ot1l&tX1IC ot&0'/), pati're (7te:-:tX1I'/Ufl.L), putere (7tu&C), rubre (paleo slavo rudeti)
, slre (gt. MH1Nilai[J' t ace'; i verbi deboli in -e- hanno preso in gt. -ai-),
solere, tacere (aated . daget 'tace '), tepre timre ecc., inoltre
gl'imp ersona li decet (cfr. doceo pi sotto 447), julget (e julgit,
cui in origine spetta va solo il valore antivo di 'rischi arare '),
piget (: piger), pudet (: a7te:u~C Y), taedet, lubet li- (scr. lubh-yati
, deside ra'), licet, oportet (* op-gort-: verti5Y), paenitet (paene +
*itet ' arriva a mala pena' j il significato fondam entale ' non
basta' , la forma intran sitiva con -- corrisp onde ad itiire).
Infine alcuni verbi hanno assunt o un valore transit ivo accant o
a quello intrans itivo: habre 'abita re' e 'avere ' (questo come
aated. haben ecc.), mamre 'riman ere' e 'aspet tare', tenere
, dirige rsi' e 'tener e' ' raggiu ngere 'j cfr. ten-d-o), vegere
(: ocy1:;C rado *a'}!(eg-s-) accant o ad augere (rad. *aug-)
j attivo
ab-oleo (: alO).
T L 447. - ~) C a usa t i v i e i n t e n s i v i, genera lmente
con apofon ia o della radice, cfr. gr. epopC: eppC, ser. rav-dya-ti
'fa udire' : rttoti 'ode' (rad. ru-), suffisso ie. -eio-: da un
punto di vista ie. incerto se si tratti di -e-io- o di -ei- +
-0-, inoltre se il ppp. uscisse in -i-to- (scr. rav-i-tds!) od -e-to-,
Tali sono auge.re (: ot{);C), caore (da -ov- 17, cfr. xoC), docere
(: decet), [onere (scr. ddh-ati da *dheglAh-eti 'arde ', causo daghdyati = jovet), lUcere (avest, rao-ayeiti), monre (: re-min-ieeors,
mordere (ser. mardati 'frantu ma '), moosre (*mieu- ser. mtv-ati
, sposta '), nocre (: nec-are), spondere (a7t1I~C, a7to1l~cx(), suadere
(: suavis, ~~0fl.CXL), tondre ('t"1I~C), tonqere (gt. pagkjan 'pensare', cfr. osco tanginud 'sente ntia '), torqusre ('t"p7tC Y), torrre (scr. tar-~dyati = torret, tr~~ds = tostus da *trs-to-s), vovere
(*,!!:oglAh-: gr. e:{)X0fl.otL e:X~ da *euglAh- con metate si del sonant ismo
radical e).. Non hanno il vocalis mo abitua le terreo (come terror,
per evitare l'omof onia con torreo; cfr. gr. 't"e:pae:1I' ep6~'Yjae:1I,
umbro tursitu 'terret o '), sorbeo (se con or da r per rispett o
al gr. poepCj ma potrem mo avere una forma metate tica come

PARTE II. -

MORFOLOGIA

239

in voveo), iubeo (ma ioubeatis P 2,581 = SCI'. yodhdyati 'fa combattere'; forse 11, da un'antica forma uguale al lit. jud 'mi
muovo tremando' jund 'mi agito").
Si noti che a volte il ppp. quello del verbo primario,
cfr. morsus sptmeu suasus tonsus iussus (u Y iousi P 2,2659),
tutti casi in cui la radice termina in dentale e unici sicuri per
avere -s- in luogo di -t-, ch per tostus tortus ecc. si pu sempre
pensare a sincope: a ogni modo l'o di sponsus tOnsus influenzato dal tema di causativo.

448. - y) D e n o m i n a t i v i: produttiva nel latino arcaico, questa formazione andata perdendo sempre pi terreno di fronte a quella in -are ( 437 segg.). Corrispondono al
tipo gr. qnw di CjLO (da -ejo). Tali aeqrere, ardere (: aridus),
calvere ~ esser calvo', {lavere, claudere 'zoppicare', pigrere,
salvere, miserre ecc., tutti da aggettivi in -0-; da tema in -io,
putrre; da participii, succensere e forse fateri (da un *fatos =
Cjcx:r6; fassus rifatto da fateor secondo pat-ior: passus eec.),
nitere (da un *ni-tos: re-nide6, ai l'l. niam 'splendore '); da
sostantivi, callere 'aver callosit " mucere, anere 'esser decrepito'; da temi in -e-, tabere; da temi in -i- con nominativo
--s pubere sordre ecc.; da temi in consonante, lactere (lactentes
e Iactasuee Varr), jrondere, senere e cos via. Verbi cos creati
che avevano accanto a s temi nominali in -or- o -ido- (squalre: squalor squalidus, nitre: nitor nitidus, anche rubere:
rubor ecc.) hanno provocato la formazione di verbi in -re da
siffatti temi: tumre vigere torpre stupre ecc.; a volte si pu
dubitare se il prius sia il nome o il verbo.
Notevole l'alternanza fra tipi in --re ed in --scere per cui
cfr. 494.
449. - IV. In -t-. Una parte dei verbi con infinito in -i-re,
ppp. in -ito- (e spesso perfetto in -ivi) costituita da formazioni primarie in -jo-, le quali per motivi ritmici prendevano
-is -u (> -it 135) -imus -itis ( 500) e venendo cos nel presente
a coincidere con i derivati che avevano ab antiquo + anche

240

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

fuori del presente, inoltre con i due verbi dalla radice in -iciii cis civ i citum cire e fio fis fitum fitur 560 (e, assimilato a
questi, scio sci scivi scitum scire), han finito con adattarsi alla
loro analogia. Tali derivati sono:
T 450. - cx) D e n o m i n a t i v i, abbondanti in periodo
preclassico e classico, facentisi rari in seguito: anzitutto da
temi in -io, cfr. gr. P:YjVLW 3'YJpLOfLCXL: fL:rjVL 3:rjPL, scr. kavi-ydti
, agisce come un kavi- (saggio, vate) " lit. daly-j ' distribuisco'
(dal-s 'parte '), ablg. gosti!' (da *gostj-i!') gosti-si 'ospito, -i'
(gosti 'ospite '), con tema in -i- avanti -to- ecc., &.3~p",-'t'O
daly-tas, infin. gosti-ti. In lt. finire, potiri (potis), cratire 'erpicare', mentiri (mens, cfr. com-mentum 'invenzione '), sitire,
[ebrtre, tussire, puni1'e (: -punis in impunis), lenire, grandire,
e-rudire, ecc.; di qui da temi in consonante custodire (secondo
cui servire), [erocire Gell.; in -io-I-ia- fastidire insanire ineptire
lascivire; infine in -0-, largiri, artire ' inzeppare ' (artus), hirquitallire, supino procitum (procus) Liv. Andr.; balbutire caeciitire
presuppongono *balbutus (scr. Balbuthds npr.) *caecutus. Secondo
priirire saranno fatti i verbi in -iirire od -urrire indicanti una
smania, un prurito fisico: ligurire (: ligula 'cucchiaio' inteso
come diminutivo), scatUrire (scatus 'impetigo, sicca scabies'
Gloss.; il significato pi antico vien mostrato dal deverbativo
scaturrio 'lepra' Gloss.), secondo cui, direttamente dal verbo
scalpere, scalpurio: in glosse si legge anche vagurrio ' vado vagabondando '. Nella serie di questi denominativi rientrano le
formazioni da onomatopee: bilbire bombire garrire gannire ecc.;
ma radici verbali (siano pure state onomatopee in epoca preindeuropea) abbiamo da scorgere in mugire (con g rispetto a
fLUX!XOfLCXL, cfr. anche fLU~W), vagire (&Xli, ~X~), e barrire denominativo di barrus 'elefante', hirquitallire 'mettere la voce di
adulto' lo di hirquitallus ' pubere " e cos via.
451. - ~) Formazioni in -turire -surire dal tema del supino,
cosiddetti ID e d i a t i v i o d e s i d e r a t i v i: cenaturire,
esurire, empturire, petiturire, canturire, caciiturire, habiturire
, voler avere', micturire, morturire, parturire; secondo questi,

PARTE II. -

MORFOLOGIA

241

81lllaturire Cic. (Sulla), adulescenturire. L'origine incerta:


forse aplologicamente da *cantu-turire 'aver da cantare' ecc.
col tema del supino (come in SCI'. rotu-kiimas 'desiderio di
udire ') e *turire = lit. turi, 'ho' inf. turti 'avere, avere da,
dovere ,~ Cfr. anche Risch, Indogerm. Forsch. LXI, 187 sgg.

-:a-:

T L 452. - V. In
si tratta di denominativi da temi in -u(identici al tipo greco 8iXXpUW), e cio acu-ere, arguere (il tema
in -u- nel gr. &pyu-poc;), gruere (gruere dicuntur grues PF.),
metuere, statuere, tribuere, inoltre gluere (gloss.) fatto dal nominativo glUs (gen. glUtis l), battuere e [utuere di origine discussa;
delibutus Pl. (onde delibuit e simili Tertull. ecc.) parrebbe
incrocio di delitus e imbutus. Anche qui l'u appare allungato
gi da tempo ie. avanti -to- del ppp. ecc., cfr. gr. &p't"u-'t"6c; di
&p..uw ecc., SCI'. preso atru-yatio e atru-yati ' nemico' (atru-s), ecc.
T 453. - B a s i v e l' b a l i i n l a t i n o voi g a l' e. Per
la formazione di nuovi temi verbali derivati, restano antichi
tipi come quelli in -iire e, meno usato, in -ire (oculiire pectiniire
carrioiire ignire); accanto ad essi, mentre alcuni vanno decadendo, ne sorgono dei nuovi. Diamo qui un breve sguardo ai
tipi pi comuni:

da participi e aggettivi: humiliiire, ACUTIARE it. aguzzare, ALTIARE it. alzare, EX-CURTIARE it.. scorciare, SUCTIARE
it. succiare; - ICARE: amiiricare, masticare, CABALLICARE it. cavalcare, ecc.: -ACEARE onde it. -azzare, -aociare; molto diffuso
-IDIARE da -(~ELV 443 (guerreggiare); -ITARE, p. es. VANITARE
it. vantare; da diminutivi, cfr. 442, -ACULARE onde it. -acchiare (sjoracchiare) , -ICULARE onde it. -icchiare -ecchiare (morsicchiare) , -UCULARE onde it. -uccbiare (sbaciucchiare), -ULARE
p. es. MIXTULARE it. mischiare, -ILLARE it. -ellare (cantarellare),
-ITTARE (cfr. -tto- 300) it. -ettare (macchiettare). Importanza
speciale hanno assunto le formazioni in -RNTARE (denominativi
di participi presenti), di cui nel latino letterario solo praesentnre stato accolto e che servito alla derivazione di fattitvi,
-IARE,

16 - V. PISANI. Grammatica latina storico e comparativo.

242

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

cfr. it, addormentare, ~gqllentare eec.; e in -TARE -SARE, originariamente usata per i frequentativi ( 444), che ha sostituito
in misura sempre maggiore gli antichi verbi radicali: cantare
adiutiire iactare ausare USARE prendono il pq~p di canere iuvare
iacere audere uti ecc.
I Vgrbi greci in -i'l ~o;~ ecc. prendono le forme della I coniugo
Hh similmente i germanici in -an, -on: xu~e:pviiv gubernare,
~oca'BTl!Le:tv blasphernare, roubOn it. rubare ecc.; quelli germanici
in, ~iF}"i. (I sg. preso -ja, cfr. lt. audio ece.) passano alla IV coniH~"
hqti~n > hatire (Gloss.) 'odiare' franco ha~r ecc.

1" L

454. - Composizione verb"'e.

I. C o m p o s i ~ ! o n ~ verbale ~n senso corrente quella


di un verbo c o n ~ n a p r e p o si?! i p n e o p r e v e r b i o
che ne modifica il significato; alcune di queste preposizioni o
preverbi non compaiono pi come parole indipendenti, altre
vengong p.~~Fe anche fuori di composti. Le prime si hanno
ad es. in arr"q~!r~ (am-plector am-ipio 457 an-quiro, f4~: IXwpL),
au-fero au-f'lfHi~ (oc-x,cX't"'t"e:LV, scr. 4va), dis-tinguo (dir:imo diffndo di-gredipr e dis-pudet, cfr. or.cX da *oLaoc), ne-scio (nolo da
ne-volo, cfr. nemo da ne-p,emo ecc.), nequeo da negJ1-it = neque it
(indi astratto queo) (1),' ind-igeo (egeo) ind-uo (arcaico ancora
endo indu), pono da *po-sino, por-tendo por.-rigo tpol-lioeor
cfr. 1tOCp:cX), pos-sideo (pot- = 1to:L; ovvero come pot- di possum,
V. appresso Y), re-cedo red-eo red-oleo (reddo da red + do o da
re + *ido: O(OW!LL Y), se-cedo se-paro. Improbq ~ denominativo
di improbus, ig~~ro partito dal ppp. igp,etus; ma ignosco
deve essere da 1I'enu-gno- = scr. anu-jna- 'permettere' con
41~U ' appresso " cfr. anche im-sequor in-venio in-video.
,

. . i , !

455. - Preposizioni usate anche fuori di composto (e per


cui cfr. 582 sg.) sono quelle di ab-eo (abs-cedo a-moveo 92),
(1) Negligo neglego dev'essere da *ne + gligo: gr: :y[X0!L(XL; la forma
neglego con -B per raccostamento a lego, cos pure la grafia neolego (secondo
diligo, poi, neglexi negteotum).

PARTE II. -

MORFOLOGIA

243

ad-eo (ac-cedo af-fero a-spicio), oom-ed/i (con-tendo cor-rumpo,


co-nitor da con-gn- 24, co-es, cogo co-egi da co-ago), de-ligo
(lego; debeo da de-habeo; dego d. de-ago), ex-eo (ef-fero e-dico
92), in-cumbo (im-mitto il-labor ir-rumpo) , ob-es (op-pugno
oo-cido of-fero o[b]s-tendo), per-es (pel-licio), prae-currt; (praebeo
dall'arcaico prae-hibeo), prod-eo (pro-cumb6; pro-ficiscor), eub-e
(suc-curro suf-fero su[b]s-cito sus-tuli); ante-cedo, circum-do,
inter-cedo (intel-lego), intro-duco, super-sum, trans-eo (tra-duco
traiicio e trans-duco ecc.). Inoltre subter-fugo, contra-dico,
supra-scando, praeter-lnbor, circum-eo ecc. Doppio prefisso, evitato dagli scrittori dell'et classica, in d-re-linquere, re-colligere ecc.
T L 456. - NOTA. - Si raccostano a questo tipo le composizioni colla
particella pronominale ce- (di ec-ce huiusce ecc. 376): cedo 'd qui'
pl. celte (da cedate) 37, cfr. 558, e cedo da *cezdo rado sed- ' muoversi'
di gr. b1l6 slavo choditi 'andare' silU da *sedlo-s 'andato ',

457. - Per i mutamenti provocati dalla composizione nel


voealismo radicale, cfr. i 37 sg. 42.44 sgg.; nota casi come
pergo surgo (da per, sub + rego, pf. perrexi surrexi), pono
(da *po-sino, supino po-situm), sumo (da *subs-emo), inoltre
per-cutio (quatio), am-icio (iacio, ricomposizione in amicio =
am-ii- ).
T L 458. - In epoca arcaica la saldatura di preposizione e verbo
non era costante, come mostrano le tmesi i prae puere Pl.,
ob vos sacro e sub vos placo PF. (= obsecr supplico), endoque
plorato XII 'I'ab, (= implorato), disque tulissent Pl. (= distulissent), imitato da Lucrezio in sque gregari (= segregari):
arcaismo stilistico Corno Alc. 8, 1 nihil erat super, imitato
da Tac. hist. I 20,3 decumae super portiones erant. Abbiamo
qui la continuazione di un uso ie. ben testimoniato nei monumenti pi antichi del sanscrito (Veda) e del greco (Omero).
459. - Non rientrano fra i composti verbali veri e propri i
denominativi derivati da preposizione + nome come eaamurcre, deargentare, decollare (collum), defrugare (fruges: 'pri-

244

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

vare dei frutti '), exterminare, irretire, enervare e simili (cfr. anche
437), in realt formazioni parasintattiche.
T 460. ~ II. C o m p o s i z i o n e si ha anche c o n n o m i
e c o n a v v e r bi: il caso pi antico quello di credo da
*kred-dho 'pongo il cuore', per cui cfr. 118. In latino abbiamo ancora possum da pote (ntr. di potis, e anche potis con
perdita di -s, 128) sum (cfr. potis est Pl., pote juisset Ter.)
pot-es pot-eram ecc. 553; venire da venum ire ( 129) secondo
cui vendere per venumdare (forse sul modello reddere: rcdire);
animadvertere da animum adoertere; mea r-jer: (ablativo:
cfr. quae ad rem reierun; Pl.); forse os-ciuire; mamii-mittere,
usu-capere; multi-, magni-, parvi-jacere, lucrijacere Mart.; recuperare ( 441), aequipernre, vituperare (: viti-um come vitilitigare Cato e con aplologia vitiligat 'vituperat' Gl.). Con
avverbi, satago e satagito, satisjacio ecc., benedico maledico
valedico (valejacio Apul.), malo mavolo ( 554) mavis da *magsvolO per magis-, 92. Si tratta in tutti questi casi di antiche
giustapposizioni (cfr. 397).
461. - III. Un tipo non chiaro nelle sue origini quello
rappresentato da cande-jacio made-jacio cale-jacio are-jacio
jerv-jacio ode-jacio (PF.) e -fiO, con abbreviazione giambica
ciiU- oU- onde cai- ol- e paU- ecc., pi spesso accanto a verbi
in -re; solo poche di queste formazioni si affiancano a temi
con -ii- o colla vocale tematica, come dome-jactus Petr., experge
jacio, o sono da nomi, come cinejactus Lucr. (: cinis, secondo
tepejactus), in ogni modo secondari sviluppi del vecchio modello.
Tmesi in [eroe bene jacito Cato, perjeroe ita fiet Varro, consue
quoque jaciunt id., excane me jecerunt id., jacit are Lucr. possono rappresentare una imitazione di bene [acere accanto a
benejacere. La spiegazione pi plausibile ancora quella (di
F. Skutsch) che parte da cale-jU, foneticamente da caln jit

e simili; le forme cos sorte, raccostate a calre ecc., avrebbero


provocato l'attivo calejacio e servito da modello per ulteriori
creazioni.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

245

T 462. - In l a t i n o v o l g a r e cessano di venir adoperati


per nuove formazioni abs (non ex!) ob prae pro retro, e sorgono
in compenso nuovi preverbi: extra, torte, infra, minus, subtus,
supra; molti composti prendono il posto dei rispettivi semplici,
e viene esteso l'uso della doppia prefissazione (adimplre,
DEEXCITARE > it. destare); infine ha luogo la ricomposizione
col reintegramento della vocale del semplice nella sillaba radicale (commando per commendo secondo mando ecc., 72), salvo
dove la composizione non era pi sentita (colligo > it. colgo ecc.),
T

463. - Consistenza del verbo latino.

Il verbo latino ha tre voci n: attiva, deponente e passiva.


L'attivo e il deponente continuano la partizione ie. (che si
ritrova in scr., in iranico, in greco, in celtico, in gotico ecc.)
di attivo e medio (1), in origine distinguente l'azione transitiva
da quella intransitiva: in latino per, come nelle altre lingue,
la differenza si andata perdendo, e la distinzione, puramente
morfologica e tradizionale, stata sempre pi trascurata,
cosicch l'uso di una forma o dell'altra gi oscillante per
parecchi verbi nella tradizione pi antica e, dopo la fissazione
pi o meno rigorosa del periodo classico, la voce deponente
finisce col cadere in desuetudine od adoperata a sproposito
da alcuni scrittori come un arcaismo di cui non s'intende pi
il valore. I cosiddetti semideponenti (audeo gaudeo eoles fido)
sono degli intransitivi, i quali nel perfetto adoperano la coniugazione perifrastica col participio in -to-/-so- (ausus, gavisus,
solitus, fisus sum), naturalmente di natura indifferente riguardo
alla partizione in attivo e passivo come i noti iuratus priineus
cnatus potus; quanto a reoerti dverti perfetti di reoerior severtor (2), si tratta di un uso noto ad altre lingue ie. (scr., gr.)
e dovuto al fatto che il pf. era in origine un intransitivo, e la
(l) La corrispondenza di deponente lt. e medio ie. si ha ancora in singoli
verbi, p. es. sequitur gr. ~1tE ..a.L = ser. sacate, re-vertitur scr. vartate. Un resto
assai notevole del valore dell'antico medio si ha nell'impersonale tipo itur.
(2) Ser. preso vdrtate: pf. (formalmente attivo) vavarta.

246

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

sua coniugazione morfologicamente attiva rientrava, quanto


alla funzione, nel verbo medale,
464. - Il medio ie, continuato anche nel passivo latino:
i passivi delle varie lingue ie., ove non rispecchino il medio e.,
sono creazioni monoglottiche ottenute generalmente specializzando antiche formazioni mediali o intransitive. In effetti,
il medio nel suo uso originario indica, abbiam detto, un avvenimento intransitivo, esaurientesi cio nel soggetto: il complemento di agente o di causa esprime il motivo per cui tale
avvenimento ha luogo: necatur in origine val quanto necatus
moritur (cfr. anche il passivo perifrastico delle lingue romanze:
egli ucciso significa almeno in origine 'si trova nello stato
di un uomo ucciso '). In conseguenza, passivo e deponente
hanno in latino le stesse forme, come p. es. in greco nel preso e
nel perfetto il medio e il passivo si equivalgono morfologicamente: ~OOO{-t()(L come ~YO{-t()(L. Il valore del passivo latino si
scorge pi perspicuamente nel sistema del perfetto, che
formato perifrasticamente, come pel deponente, dal ppp. col
verbo esse (mortuus sum e necatus sum) e indica quindi uno
,< .i.LO del soggetto. Lo specifico valore passivo sorge dalla
contrapposizione coll'attivo, in quanto necatur, di fronte a
necat, viene inteso come il reciproco dell'azione transitiva.
465. -r- D tutte e tre le voci >l, attiva deponente e passiva,
possono venir derivate forme dell'infectum e del perfectum;
solo che la seconda e la terza hanno nel perfectum una coniugazione perifrastica. Abbiamo pertanto un tema del presente
comune alle tre voci; o meglio, uno comune ad attivo e passivo
nel verbo transitivo; uno riservato a una sola voce pei verbi
intransitivi e deponenti, i quali ultimi, se transitivi, trovano
il passivo in locuzioni diverse o nel passivo di altri verbi:
admirari 'ammirare', admirati6ni esse 'essere ammirato';
hortari ' esortare', monr; ' essere esortato 'j e cos ilti: adhibri,
aggredi: peti ecc. Sulla base dei temi del presente e dei rispettivi infiniti si distinguono quattro coniugazioni, laddove, come

PARTE II. -

247

MORFOLOGIA

si gi accennato, il tema del perfetto spesso indipendente da


quello del presente.
466. - Ognuno dei due temi di presente e di perfetto forma
vari t e m p i (dell' i n d i c a t i v o: p l' e s e n t e, i m p e l' f e t t o e f u t u l' o p l' i m o, l'uno; p e l' f e t t o, P i u c cheperfetto e futuro secondo o anteriore,
l'altro), dei quali ognuno esprime rispetto al suo corrispondente
nell'altro ordine il rapporto di infectum o di perfectum: cos il
perfetto indica un avvenimento compiuto riguardo al presente;
il piuccheperfetto un'azione considerata come compiuta rispetto a un determinato momento del passato, laddove l'imperfetto un avvenimento passato, contemporaneo nel suo svolgimento ad un altro; il futuro secondo, un avvenimento che
avr luogo, ma sar compiuto prima di un altro, designato col
futuro primo. Inoltre per ognuno dei due temi vi sono formazioni di c o n g i u n t i v o (presente e imperfetto, perfetto e
piuccheperfetto), laddove l' i m p e l' a t i v o si forma solo pel
tema del presente (salvo mementi5 che per ha valore di presente). Infine dai due temi formano i n f i n i t i, da quello
del presente un p a l' t i ci P i o attivo (ristretto beninteso
all'attivo e al deponente), il g e ru n d i v o (o p a l' t i c i p i o
f u t u l' o p a s s i v o) e il g e l' u n d i o. Invece direttamente
dalla radice o dalla base verbale derivano il p a l' t i c i P i o
passato passivo, il supino, il participio
fu t u l' o a t t i v o e l'i n f i n i t o fu t u l' o a t t i v o (1).

r.

T 467. - Tempi e modi vengono designati a mezzo di vari


temi, distinti dai suffissi; invece la diatesi o voce viene indicata
(1) Dunque:
Tema del presente.
INFINITO

INDICATIVO

CONGIUNTIVO

IMPERATIVO

PARTICIPI

Presente
Imperfetto
Futuro

Presente
Imperfetto

Presente

Presente e
Presente
(solo attivo) GERUNDIO
Gerundivo
(Fut. passivo)

c Futuro.

248

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

dalle d e s i n e n z e , che del resto sono in parte diverse anche


a seconda del tempo e del modo, e che indicano inoltre le persone, prima seconda e terza, singolare e plurale: del duale il
verbo latino non serba tracce. Invero il latino, oltre a distinguere desinenze personali dell'attivo e del deponente-passivo,
distingue ancora almeno nella I persona (e, in epoca arcaica,
nella III) fra desinenze primarie e secondarie, proprie quelle
del presente e dei futuri indicativi, queste di imperfetto e
piuccheperfetto indicativo e dell'intero congiuntivo (ma i futuri
sono in origine congiuntivi, cfr. 537); inoltre desinenze speciali
hanno il perfetto indicativo e l'imperativo.
T L 468. - Le desinenze personali sono:
ATTIVO
COMUNI. S i n g o l a re. I. Primarie: -o (da -o: gr. cpp-CI),
scr. -ii ancora nel congiuntivo brav-a ' dicam ' altrimenti bhar-ii-mi. 'fero' col -mi di cui vedi appresso, gt. bair-a 'fero ';
in lt. l'-o resta lungo, salvo casi di abbreviazione giambica,
fino all'epoca imperiale, quando .(J comincia a diffondersi
eccetto che nei monosillabi); -m (solo in su-m 552; da -mi,
in gr. d-fLL scr. as-m.i della coniugaz. atematica, in lt. quasi
completamente eliminata salvo i resti per cui 552 segg.);
secondaria: -m (gr. ~eyo-v scr. abhara-m 'ferebam '). - II. -s
(gr. primario O"-O"L secondo eye-, scr. bhdra-si dbhara-si. III. -t (arcaico secondario od: jeced ecc., soppiantato da -t gi

Tema del perfetto.


INDICATIVO

CONGIUNTIVO

INFINITO

Perfetto
Piuccheperfetto
Futuro anteriore

Perfetto
Piuccheperfetto

Perfetto

Tema del supino (radice o base verbale).

Partic, pass, passivo


Partic, fut. attivo

Infin. fut. attivo

Supini

PARTE II. -

MORFOLOGIA

249

nel II sec.; la differenza -t: -d corrisponde a quella fra -ti primario e -t secondario, gr. an doro aU~W't'L > -ot ma &e:ye:["t"],
scr. bhdra-ti dbhara-t, 121).
P l u r a l e. I. -mus (da *-mos in apofonia con *-mes di
gr. doro eppo{J.e:, cfr. scr. bhdra-mas). - II. -tis (da *-tes; scr. e
gr -. accennano a -the, -te, gr. ye:-"t"e: scr. bhdra-tha; l'-s latino
innovato secondo -mus, oppure -mue ha provocato la sostituzione colla desino di duale, cfr. scr. bhdra-tha 'voi due portate '). - III. -nti ancora in tremonti Carm. SaL, onde -nt
(da *-nti, gr. doro eppo-V"t"L scr. bhdra-nti; l'antica desinenza secondaria *-nt scomparsa, da essa ci attenderemmo -ns come in
osco p r li f a t t e n s 'probaverunt' ecc., cfr. 126). In luogo
di -nt appare -nunt in alcune forme arcaiche di presente: nequinunt (= nequeunt) Liv. Andr. prodinunt redinunt Enn. obinunt
Fest., solinunt (= solent Y) id., ferinunt (= feriunt Y) id., earplnunt PF., danunt Naev, PI. Ter.; secondo queste forme, il passivo inserinuntur Liv. Andr. Come si vede, l'elemento inserito
pare partito dai composti di eo, per cui.troviamo una rispondenza
nel presente ei-n 'vado' del Iituano, con cui il Pedersen ha
confrontato anche il tocarico B yane n 'vanno' (e partic. preso
med, y-ne-mane), l'ittito i-ja-an-na-i ' va '; secondo il rapporto
nequeo prodeo redeo obeo: nequinunt ecc., da soleo sarebbe fatto
soln1tnt: d'altro lato explenunt richiama l'armeno lnum 'riempio " III pI. lnun da *plnunti; di qui danunt ecc.
T L 469. - D'IMPERATIVO. S i n g o l a r e II. - (lege, come
gr. ye: scr. bhdra, cio il puro tema). - P l u r a l e II. -te
(legi-te gr. ye:-"t"e: scr, bhara-ta, propriamente l'antica desinenza secondaria). Inoltre II. III. sg. -tod > -t{) (legito, arcaico
datod lcetod violatod: gr. e:y-"t"w scr. bhdra-tad III sg., ma
vedico -ttid. anche per la II sg., duale e plur.), in origine una
particella, l'ablativo del pronome *to-, aggiunta al puro tema
che di per s poteva usarsi con qualunque persona, ma andatasi
limitando alla III sg. per l'apparente analogia del suo -t- con
quello della desinenza generale di tale persona; di su -to, secondo il rapporto lege: legite, si fatto a legito II sg. una II pl,

250

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

legitote; secondo quello legit: legunt, a legito III sg. una III pl.
legunto, arcaico suntod.

T L 470; - Di PERFETTO (in cui sono confluite forme d'aoristo


e di perfetto, 503). S i n g o l are. I. -i, antico -ei da -ai
(pepuli, lecei poseivei ecc., falisco peparai 'peperi', da *-ai
di scr. bu-budh- I sg. med. di budh- , destare " ablg. vede' so '
= vidi, cfr. per la radice foi:~<x). - II. -ieu, antico ges-istei ecc.
(compromesso della II sg. di aoristo tematico in -e-s cfr. gr.
~L7t-e:-<;, lt. all'incirca *tul-e-s, con *-tha di scr. vttha = gr. oT.O"&<x
e finale -ai > -i secondo la prima persona; forse quando fra
*-a di gr. foi:~<x scr. vda ed *-ai fu scelta la seconda finale,
anche *-tha venne modificato in *-thai; -e- di *-estei assimilato alla sillaba finale, cfr. ad es. nisi da ne-sei). - III. -it, antico -ed (feced 468; di qui dede, fecid) l'antica terminazione
di aoristo tematico (gr. ~L7t-e:[-'l'] scr. tisic-a-t 'vers '); antico
anche -eit (redieit eec.), coll'-ei- della I sg., o anche da un'antica desinenza *-ai uguale alla I sg. come scr. bubudh III sg.
uguale alla I (quindi -it per -id e per -it secondo 135).
P l u r a l e . I. -i-mus col solito -musi -i- pu in parte essere
l'-f}- di radici come sUi-, do- (ste-ti-mu de-di-mus), in parte
1'-0- di aoristi tematici (L7t-O-fLe:v). - II. -istis ( compromesso
di -isti II sg. e del solito -tie che qui proviene dall'aoristo tematico o sigmatico). - III. Fin dai tempi pi antichi si alternano
-re -erunt -erunt; in epoca classica prende il sopravvento la
seconda, favorita (cfr. Cic. Or. ]57) dall'analogia delle altre
III pI. con -unt, ma nel volgare vince l'ultima (it, [ecero dissero).
Di esse, -re antichissima, cfr. aveste ~nhiiire (da *eserai
coll'-ai mediale) 'fuere', toearco Bweniire 'dixere', ittito
eter 'edere '; -erunt (arcaico-volgare dedrot dedro 122, 378.379,
con sincope) potrebbe contenere lo stesso elemento -r- (che
ritroveremo nelle desinenze di deponente e passivo), ma con
vocale breve precedente e prolungato del solito -unt, ma anche
contenere -er- da -es- del piuccheperfetto ecc. ( 528): runt
anch'esso prolungamento di -re con -unt, forse come compromesso di -ere ed -erunt.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

251

DEPONENTE E PASSIVO
L 471. - Caratteristica generale delle desinenze di deponente e
passivo, salvo quelle di II sg. e pI., un elemento -r apparentemente aggiunto alle desinenze dell'attivo o sostituito alloro -s:
elemento che in origine lo stesso della III pI. perfetto, fondamentalmente un impersonale, e che 'ritroviamo in oscoumbro
(p. -es. u. [era-r 'feratur '), in celtico (airI. tiaga-r ' si vada '),
in varie desinenze arie, in ittito, in tocarico (yatra III sg. med.
preso di ya- 'fare ') ecc. Quindi: S i n g o l a re, I. primario
-n-r -or ( 135; la breve comune gi nel II sec. a. C.; cfr. airI.
do-moiniur ' penso' da -or), secondario -r che si sostituisce a -m
(scqueba-r ecc.). - III. -tur da *-to secondario (gr. ,~y--ro ecc.)
+ or, che torna in.frigio (ocRREDF:-rOP , portava ') e armeno (berer
da *bheretir 'portava '), ed quindi antica e ha fornito il
modello per le altre desinenze con or, anzitutto -ntur poi -muro
- P l u l' a l e, I. -mur con -r per -s di -mus (secondo -tur -ntur).
- III. -ntur da *-nto secondario (gr. ,),yo-v-ro ecc.), secondo -tur.
T L 472. - Invece nella II sg. abbiamo -re o -ris, questa seconda rara in PI., assente in Terenzio e sicuramente ampliata
dalla prima a mezzo dell'-i-s attivo di legis ecc., ma non nell'imperativo (che ha nell'attivo leqe l); Cicerone evita -ris altrove che
nel presente indicativo; nel futuro, -re per lui la desinenza
normale. In alcune iscrizioni semidialettali troviamo spatiiirus
iitiirus figiirus experirus da oro + -s, che ci dnno la spiegazione del -re, da *-ro ( 130) rotacizzato per *-so, cui si ritrova
fra l'altro nel gr. ,qipOj ~7tO = sequere; in parte per forse
anche da un *-ro che conserva l'armeno e di cui un avanzo
va scorto nel gr. adi-po 'vien qui' (plur. aU-n) da una radice
*gueu- 'correre, andare' (SCI'. jav-a-te 'corre ').
Nella II pl. troviamo -mini che ha probabilmente una doppia
origine; nell'indicativo, legimini sar un antico participio mediopassivo uguale a YOflVOL (i. e. estis); nell'imperativo esso oorrisponder invece all'infinito yflVOCL (cfr. it. aprire! salire

252

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

dalla piattaforma posteriore l): appunto l'uso di legimini imperativale, riservato alla seconda plurale perch il singolare aveva
gi il suo antichissimo leqere, ha provocato la destinazione dell'altro legimini proprio a questa persona.
L 473. - Il latino preclassico conosce forme di deponente e
passivo anche per l'imperativo futuro, con -tor per la II
e III sing., -ntor per la III plur. (loquitor, largitor ecc.); si trova
inoltre, arcaico e arcaizzante, -mino per la II e III sg. (fruimino, progredimino Pl. ecc.), fatto da -mini secondo legito:
legite nell'attivo. Un falso arcaismo l'uso di appellamino
come III pl. passivo da parte di Cicerone, Leg. III 8 (e a torto
i grammatici parlano di -mino per la III pI. attivo, di -minor
per la II pl. depon. e passivo).

474. - Paradigmi.

Le desinenze ora studiate, aggiunte ai vari temi temporali e


modali, dnno le diverse forme del verbo. Segnamo qui i paradigmi, del sistema di presente per ognuna delle quattro coniugazioni; del sistema del perfetto per un sol tipo, dato che in esso
la conformazione del tema (sempre terminato in consonante)
non influisce sull'aspetto della finale, laddove l tale aspetto
muta a seconda della vocale con cui il tema, si chiude. Per
amor di completezza aggiungiamo le forme di verbo infinito
ricollegantisi ai vari temi.
475.

.ATTIVO
SISTEMA DI PRESENTE.

Presente indicativo.

Sg. I
II

III
Pl. I
II
III

I
amo
amiis
amat
amamus
amatis
amant

II
moneo
mons
monet
monemus
monti
monent

III
lego
legis
legit
legimus
legitis
legunt

capio
capis
capit
capimus
capitis
capiunt

IV
audio
audis
audit
audimus
auditis
audiunt

PARTE II. -

253

MORFOLOGIA

Imperfetto indicativo.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

ambam
ambs
ambat
amiibmus
ambtis
amiibant

monebam
monbii
monbat
monebiimus
monebtis
monebant

Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

amiibO
amiibis
ambit
amiibimus
ambitis
amiibunt

monebo
monebis
monbit
monebimus
monebitis
monebunt

leqbam.
legebs
leqbat
legebiimus
legebtis
legebant

capiebam
capiebiis
capibat
capiebmus
capiebiitis
capiebant

audiebam
onuiibii
audiebat
audiebiimus
audiebiitis
audiebant

capiam
capi
capiet
capimue
capiiie
capient

audiam
audies
audiet
audiemus
audiets
Qudient

Futuro indicativo.
legam
leqs
leget
leqmu
leqii
legent

Presente congiuntivo.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

amet
amemus
amti
ament

moneam
moneiis
moneat
moneiimus
moneatis
moneant

amarem
anuirs

monrem.
monr

amiiret

moneret
monrmus
monriis
monrent

amem
ame

legam
legiis
legat
legmus
legatis
legant

capiam
capiiis
capiat
capiiimus
capiti
capiant

audiam
audiiis
audiat
auduimu
audiatis
audiant

Imperfetto congiuntivo.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

amaremus
amaretis
amarent

legerem
leqers
legeret
leqermus
leqertis
legerent

caperem
capere
caperet
capermus
caperetis
caperent

audirem
audires
audiret
onuiirmu
audiretis
audirent

cape
capite

audi
audite

capito
capito
capitote
capiunto

audito
audito
auditote
audiuntii

Imperativo presente.
Sg. II ama
Pl. II amiite

mon
monete

lege
legite

Imperativo futuro.
Sg. II
III
Pl. II
III

amiito
amato
amatote
amanto

mone/o
monui
monetote
monento

legito
legito
legitote
legunto

254

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Participio presente.
monens

amans

legens

capiens

audiens

capiendi
capiundi

audiendi
audiundi

capere

audire

Gerundio.
amandi

monendi

amare

monere

{ legendi
legundi
Infinito.

leqere

SISTEMA DI PERFETTO.

Indicativo perfetto.
Sg. I legi

II laist;

II I lqi:

Pl. I legimus

II legistis

III legerunt,
lgre

Indicativo piuccheperfetto.
legeram legeras

legero

lgerfs

lgerim lgerfs

legeratis

Iqeramt

Indicativo futuro anteriore.


lgerf.mus
lgerUis
lgerit

lgerint

lgerat

lgeramus

Congiuntivo perfetto.
lqerit
legerfmus

legerUis

lgerint

lgissetis

lgissent

Congiuntivo piuccheperfetto.
legssem lgsses

lgisset

lgissemus

Infinito perfetto.
lgsse
TEMA DI SUPINO.

Participio futuro: lcUiT'u's


Supino: lctum
Infinito futuro: lctiirum, e lcturum -am -um esse /os as -a 1181>6
Nomen agen tis: lctor

476.

DEPONENTE -

PASSIVO

SISTEMA DI PRESENTE.

Indicativo presente.
amor
Sg. I
II amaris
III amatur

moneor
monris
monetur

leqor
leqeris
legitur

capior
caperis
capitur

audio'"
audiris
auditur

PARTE II. -

Pl. I

amamur
II amamini
Iq ~mantur

1?I'/1nemur
monemini
monentur

255

MORFOLOGIA

legimur
legimini
legun~~r

capimur
cap i 1rl-ini
capiuntur

audimur
audimini
audiuntur

Indicativo imperfetto.
Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

amabar
amdbdri
amabatur
amabamur
amabamini
amabantur

monbar
monbaris
monbatur
monbamur
monbamini
monbantur

leqba

legbaris
legbiitur
legbamur
legbamini
legbantur

capibar
capibaris
caplbatur
capibamur
capibamini
capibantur

audibar
audibariB
audibatU'r
'-<--I

capiar
capiris
capitur
capimur
capimini
capientur

audiar
audiris
auditur
audimur
audimini
audientur

Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

amuibiiur
amabimur
amabimini
amabuntur

Indicativo futuro.
monbor
legar
monberis
legrf,s
monebitur
legtur
monbimur legmur
monbimini legmini
monbuntur leqeniur

Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

amer
amris
amtur
ammur
ammini
amentur

monear
monearis
moneiitur
moneamur
moneamini
moneantur

Sg. I
II
III
Pl. I
II
III

amarer
amarris
amartur
amaremur
amarmini
amarentur

Congiuntivo imperfetto.
monrer
leqerer
caperer
monrris
legerris
caperris
leqertur
monrtur
capertur
monrmur leqermu
capermur
monrmini legermini capermini
monreniur
legerentur
caperentur

amdbor
amdberis

audib~!'1''lfr

audibamini
audibantur

Congiuntivo presente.
legar
leqiiri
legatur
legamur
legami~i

legantur

capiar
capiris
capiatur
capiamur
capiamini
capiantur

audiar
audiaris
audiatur
audiamur
audiamini
audiantur

audirer
audireris
audirtur
audirmur
audiremini
audirentur

Imperativo presente.
Sg. II amare

Pl. II amamini

monre
monmini

Sg. II amiitor
III anuitor
Pl. III amantor

montor
montor
monentor

legere
legimini

capere
capimini

audire
audimini

capitar
capitar
capiuntor

auditor
auditor
audiuntor

Imperativo futuro.
legitor
legitor
leguntor

256

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA


Gerundivo.

amandu8

{ leqendu

monendu8

legundu8

eapiendu8
eapiundu8

audiendu8
audiundu8

capi

audi1'i

Infinito.

amari

monri

legi

SISTEMA DI PERFETTO.
Indicativo perfetto.
Sg. lctu -a um 8um, ee, est

Pl. leti -ee -a 8umU8, eslis, sunt

Indicativo piuccheperfetto.

lctu -a -um eram, eriis, erat

leti -ee a eramus, eratis, erant

Indicativo futuro anteriore.

letus a -um ero, eris, erit

lct-/' -ae -a erimus, eritis, erun:

Congiuntivo perfetto.
lctus -a -um sim, sis, sit

lcti -ae -a simus, sitis, sint

Congiuntivo piuccheperfetto.
lctu

-(I.

-'/lm essem. esee, esset

lcti -ae a essmus, esstis, essen:

Infinito perfetto: lectum esse


TEMA DI SUPINO.
Participio passato passivo: lctas
Supino: lctii,
Infinito futuro: lctum iri (raro: sostituito spesso da [ore ut legiitur, [ore ut

legertur)
NOTA. - Il d e p o n e n t e ha participio presente, participio futuro,
infinito futuro, gerundio, supino in -tum con forma e significato attivo,
oltre che il gerundivo e il supino in -tu con significato passivo, ma non l'Infinito futuro passivo. Il participio passato ha di norma significato attivo, ma
talora ~i trovano tanto il valore attivo che il passivo, ad e. per comitiitus.
populiitus ecc.

477. - Il tema del presente. Le quattro coniugazioni.

Ci volgiamo ora a considerare la formazione del tema di


presente seguendo la partizione in quattro coniugazioni stabi-

PARTE II. -

MORFOLOGIA.

257

lita dai grammatici antichi sulla base della. vocale che appariva
avanti il -re dell'infinito presente attivo: I. in -iire, II. in -re,
III. in -re, IV. in -tre,
I. Coniugazione.
L

478. - Nella I.coniugazione (-are) rientrano:

ex) La grande massa dei verbi derivati in -a-io-, -a-io- di


cui si parlato nei 434-444. Nell'indicativo presente -o -as ecc.
sono contrazioni di -aio -ai.es1: ecc. (cfr. umbro subocauu da
-caio = lt. sub-ooco; non escluso che in -ae -al ecc. siano
direttamente confluite anche forme atematiche, quindi -ii-
-a-t ece.). Nelle altre forme del sistema di presente invece i
suffissi temporali e modali (pel congiuntivo preso cfr. per
533) o le desinenze vengono uniti direttamente 8111':0,- che,
come si detto nel 434, diventato finale della base verbale
anche dove essa era in origine breve (risalendo quindi ad +).

L 479. - ~) Radici in -a-: fln-re, na-re scr. snti-ti 'bagna, si


bagna " fari gr. <p&!Lt, sta-re gr. o..t'i-vex~. Forme di quest'ultimo
verbo con prolungamento in -io- sono note da altre lingue ie.:
umbro stahu ' sto' stahitu ' stato' staheren ' stabunt " irl. -tau
, sono', ablg. sta-ja, II sta-je-si; dubbio se gli altri verbi hanno
avuto nel preso l'aggiunta di -io-I-ie- o abbiano costituito il
presente a contrazione avvenuta, cos che p. es. na-s sia identico al scr. sna-si e no fatto da esso secondo sto: stii. Del resto,
non detto che anche sto stas non sia sorto in tal modo direttamente per *sta-mi sta-s secondo p. es. 'Voco: ooca:
Pcr dare cfr. 558.
II. Coniugazione.

480. - Nella II coniugazione (-ere) rientrano:


ex) I verbi derivati in -e-io- -e-io- di cui parola nei 445-48;

anche qui -eo -s ecc. sono risultati da *-i-io -i-iesi ecc., similmente nel congiuntivo preso -eam da *-i-ja-m; altrove (habe-bam
hao-rem. eec.) le forme sono derivate dalla base in -e-.
17 - V. PISANI,

GrammaticaIalina storicoe comparativa.

258

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

L 481. - f3) Radici In

-e-,

fire ablg, ble-j,! 'belo', ne-re gr.

v1j-(.LOC ecc. vw scr. sna-yati aated, najan 'cucire', pie-re gr.


7t1j-"C'o scr. pra-si ' riempi', r-ri: pei primi due verbi abbiamo
indizi che il prolungamento con -io- possa essere stato gi ie.,

a ogni modo da pl-s atematico ecc., secondo p. es. mons da


*mone-ie-s(i), pu essersi fatto anche pleo pleam come moneo
moneam (cfr. il detto per la I coniugo 479). Quanto a dleo,
esso fatto dal perfetto de-le-vi di de-li-no secondo pleo: plevi,
fieo: fioi; neo: nevi.
NOTA. Di sul ppp, ratu di reri si fatto in epoca tarda rabar ecc. se.
condo datus: dabar ecc.

III. Coniugazione.

T L 482. - La III coniugazione (-ere) comprende temi formati


colla vocale tematica -e-I-o-; inoltre alcune formazioni primarie
(come cap-io) e secondarie (basiverbali in -fi-, 452) con -io-.
oc) Nelle f o r m a z i o n i c o Il a v o c a l e t e m a t i c a
sono confluiti antichi presenti ie, che tale vocale aggiungevano
direttamente alla radice (anche raddoppiata o con infisso
nasale), inoltre presenti con suffissi costituiti di una o pi
consonanti seguite dalla vocale tematica (talora questa consonante passata a far parte della radice e ricompare quindi
fuori del tema di presente). Abbiamo pertanto i seguenti tipi:

483. - A. Vocale tematica alla radice.

1) La vocale tematea si aggiunge direttamente alla radice,


la quale pu apparire nel suo aspetto semplice e con vocalismo:
ococ) Normale (gr. .y-w 7t[f]-w scr. bhdr-a-ti. 'porta'
pldv-a-ti ' galleggia '): leg-o, pet-o (7th-O-(.LOCL scr. pdt-a-ti ' cade 'l,
sequ-or (~7t"-e-"C'ocL = scr. sdc-a-te), ser-o 'metto in fila' (etpw
da *~p-iw), serp-o (~p7t"-W scr. sdrp-a-ti 'striscia '), trem-o ("C'p(.L-w),
veh-o (scr. vdh-a-ti ablg. oez-e-t 'porta '), ert- (ser. med,
vdrt-a-te 'si volge '); ger-o da *ges-o cfr. ges-tus, quer-or da
*gues- cfr. ques-tu e scr. vds-a-ti 'sospira', verro da vers-

PARTE Il. -

MORFOLOGIA

259

cfr. ant. russo virchu 'batto il grano' (o da vorro 16 per


*'!!:rs-o, a cui rimonta anche la forma slava '); pdo da *pezd-o
(sloveno infin. pezdeti); cols (da *quel-o gr. 1t-OfLIXL), coquo
(da *quequo per *pequ-o scr. pdc-ati ' cuoce 'l, molO (da *melo'
irl, melim ma gt. mala), sono (da *s,!!:en-o scr. svdn-ati ' suona 'l,
cfr. 14.32, inoltre oe-ouu: da -cel-ii: clare 42; dic-o (ant.
deicerent 112 2, 581 osco d e i k u m 'dire' cfr. 3dx.-vUfLL),
fid-o (ant. di[f]eidns P 2, 1531 gr. 1td&-OfLIXL), niv-it (Pacuvio
gr. Ve:Ltp-e:L), coniv-o Prisco nit-or (gnitor PF., ppp. nixus; ambedue i verbi risalgono a *knei-guh- *knei-t- cfr. gt. hneiw-an
'inchinarsi 'l, mitto forse per *meit-o 75; meiio (da *meigh-o
scr. mh-ati 'orina', o da *meigh-io 498 'l; duco (abdoucit
p 2, 7, da *deuc-o gt. tiuh-a 'traggo 'l, -rug-o (pe:UYO-fLIXL),
uro (*eus-o gr. e:uw cfr. us-tus), nub-o (: pro-nuba); ag-o (ocy-w
scr. dj-ati 'trae 'l, al-o (airl. alim 'nutrisco 'l, cad-o, tmh-o
(anord, draga 'trarre 'l, scalp-o (composti -sculpo 44, onde
anche un semplice sculpo); eaed-o, quaerii (da *quaes-o cfr. quaestus), plaud-o (con antico au, o iperurbanismo di plodo Y
cfr. 22), ang-o (ocn-w), ac-cend-o (: cand-eo), clang-o (cfr. MlXyy-L),
mand-o 'mastico' (cfr. m. gallese mant 'mascella 'l, scand-o
(scr. skdnd-ati 'salta 'l, cing-o, tingu-o (secondo unguo per
*tingo = "t"yyw; ex-tinguo falsamente diviso ha dato origine a
re-stinguo), ungu-o (scr. anj-dnti 'unguunt 'l, olo (arcaico per
oleo da *od-o 108 cfr. o~w armo hot-im 'sento un odore 'l,
lav-o (da *lo- 17 gr. ow), sorb-o (accanto a eorbe, cfr. 447)
e vom-o ton-o (questi due anticamente formazioni atematiche
con -9-, cfr. scr, vdm-i-ti stdn-i-ti, ma del resto scr. anche
vdm-a-ti stdn-a-ti); ludo (da *loid-o cfr. loidos = lUdus), iitor
(ant. oetier ' uti ' oitile P 2, 586); rp-o (lit. repli6ti 'strisciare"
il grado' O in lejtone rapties id.); car-o, ldb-or (: liib-are), vad-o;
rad-o in apofonia forse con rod-o (o qui abbiamo grado allungato' cfr. scr. rdd-ati ' scava 'l.
T L 484. - ~~) Zero (gr. yMtp-C ser. tud-dti 'batte 'l: cdo da
*ce-zd-o (rad, sed- 456); curro (da *krs-o, cfr. anord. hros
da *k[so- , l'avallo', ma cfr. 497), fulg-o H-: tpy-w); di-vid-o

260

GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA

(scr. vyadh- preso vidh-y ati 'trapa ssa '), frig-o ' cum sono sussilire " rid-o (da *,!!rizd-o: scr. vrirj,-ate 'si vergog na'); rud-o
(scr. rud-dt i ' piang e' e rod-i-t i), fur-o (: ablg. bur-ja ' tempe sta ');
fiv-o fig-o (il primo da *figu-j j, il secondo rifatto da fixi,
lit.
di/g-stu inf. di/goti 'spun tare' dyg-eti 'prova re un dolore pungente '), flig-o (rpt~-w da _gu_o, il preso latino come figo), f1'ig-o
(: rppuy-w: i per u umbris mo Y), ic-o, scrib-o (ax~p;;'.p-<XOfL~L
),
vi'v-o (scr. jtv-ati 'vive '); sug-o (*sugh-, ags. sugan 'succhiare '), fruor (da *frugu -o-r cfr. frug-es ecc., gt. bruk-ja n
'far uso di ').
T 485. - yy) Grado O o norma le possono avere i verbi uscent i
in -uo (che pu essere da -u-o, o da -u-o con -u- per antico dittongo) : imbuo (&rpuov't"e:c; &rpuaaw con *r,rtbh- cfr. imber e scr. dmbu
'acqua '), cluo 'ho fama' (= xMw, o rifacim ento di clueo
secondo xMwY), cluo 'pulis co' (da *cleu-o cfr. cZo-lica), fluo
(da *flu- o *fleu- o *flug!!;- Y cfr. fluxi confluges ecc. egr. cpMw,
rpM[f]-w e rpM~w), ingruo (da *-ghra'!.!:-iH cfr. gr. ~Xp~[f]ov
'assalii' e lt. griuv- 'ruino '), luo e so-lvo (Mw), polluo (p01'-,
cfr. lu-tum ), ab-nuo ecc. (ve:uw), pluit (arcaico plov-it 7t[f]w),
ruo (pUOfL~L), spuo (7tww), suo (gt. siu-ja) , struo (: strliv-i
gt.
strau-j an 'stend ere '), tuor (accan to a tueor; partiti forse
da
iii-tu ppp. di *teu-r)- in scr. tdv-i-ti ' forte', quindi in origine
'forte, imbatt ibile, intatto '), ind-uo ex-uo (ablg. ob-u-j,! 'mi
calzo' lt. av-i d.), - Alcune di queste forme sono fatte,
sicura mente o probab ilment e, con -io- e non colla sola vocale
temati ca: cfr. 499.
L 486. - 2) La radice raddop piata ed ha grado O: M-b-o
(scr. pibati airl. ibid 'beve ' da p-: rado bO-jpo(i)- di po-tum
7tL..lh ecc.; ma in lt. il raddop piame nto esteso alle altre
forme
verbal i e a numer osi deriva ti nominali), gi-gn-o (y(-YV-OfL~L;
anche gen-o), sero (da *si-s-o, rado se- in se-men se-voi), sido
(*si-sd -o 91), sisto (stli-re; gr. ta'"lfLL ha ancora la forma atema
tica, scr, ti:q~hati 'sta' passat o alla temati ca come il lt.);
forse reddO da *re-di- d-o, cfr. 37 e gr. ~(-aWfLL scr. dd-dlim i.

PARTE Il. -

MORFOLOGIA

261

487. - 3) La radice contiene un infisso nasale (gr. LfL7t-cXVW


di d7t-w, scr. siiic-d-ti:' versa' ppp. sik-uie ecc. e, con coniugazione atematica e un infisso -na- nelle forme forti, yu-na-j- mi
, congiungo' III pI. yu-n-j-anti: ppp. yuk-tas ecc.; probabile
che parte delle forme latine derivino da tali ie. atematiche).
Distinguiamo due categorie, a seconda che l'infisso sia tuttora
limitato al presente o da questo si sia diffuso ad altri temi verbali o anche nominali:
488. - a.a.) dis-cumb-o ecc. (cub-ui cubitum: cubare), find-o
(fid-i fiesue scr. bhi-na-d-mi bhind-anti), frango (frgi friictum
forse da sr-: Pa.y-1jVa.L P~y-VUfLL), fund-6 (fudi fusum gt. giut-an
, versare' da *gheud-o-; -d- dev'essere un antico suffisso di
presente, cfr. fu-tis 'vas aquarium' fu-tilis fu-tiire e Xe:u-w),
linqu-6 (liqui -lictus d7t-w scr. ri-tui-k-ti rinc-anti 'lascia,
lasciano 'l, ring-or (rictus sum), rump-6 (rupi ruptu scr. lu,mp-ati
, rompe' pf. lu-lop-a), scind-6 (scidi scissus gr. o"X(~w da -a-lw
scr. chi-na-d-mi 'taglio 'l, tang-6 (te-tig-i tiictus 't'e:-'t'a.y-wv),
vinc-o (vici victus gt. weih-an 'combattere' airI. fichim 'com-

batto 'l.
L 489. - ~~) fing-o (finxi fictus figulus 't'E:LX0C; scr. dgdhi
, impasta' III pI. dih-anti; secondo questo sembra da mictum
esser fatto il pf. minxi in luogo del mixi di Lucilio e Orazio,
e di qui il preso mingo per meiio 483 e infine minctum), fung-or
(sempre -no, scr. bhunk-t ' mangia' ma ppp. bhuk-tds), iung-o
(iunxi iunctum con-iunx ma coniug-is iugum iuger-a 275
~e:UY-VUfLL scr. yu-na-j-mi pf. yu-y6j-a), lamb-ii (lambi lambitum
ags. lapian 'leccare 'l, ling-o (linxi ma ligula liguri6 dx-w
scr. rh-mi 'lecco 'l, -mung-6 (munxi munctus, ma. mucus
IX7tO-fLUO"O"w da -xiw; il -g- per -c- secondo lingo o simili), ningu-it
(ninxit, ma nix nivis nivit Vdrp-e:L lit. sning-a 'nevica' sng-ti
, nevicare 'l, pand-6 (pandi, piinsus e paesus, pandus, cfr. pateo
7te:'t'cXWUfLL; -d- per -t- sar dovuto all'analogia di qualche altro
verbo, p. es. tendo), pang-6 (piinxi e pepigi da *pe-pag- piictus
piigina miyvufLL 7t1tocya.), ping-o (p';;nxi pictus scr. pink-t e pi-ati

262

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

gr. 7tOLX-(O:; tocar. B. pink- e paik- 'scrivere '; -g- per -csecondo fingo), pins-o (e, con grafia fonetica, 50, piso, pinsi
o pinsui pistus scr. pi-nd-~-mi ' pesto' pf. pi-p~-a ppp. pi~-!ds),
plang-o (pliinxi pliinctus ma pliiga 7t<X~<. da -YYi<. &7t<XY1jv 7tcXy1;<.
7tcXyx-&1jv 7tlXyx't'6c; e 7tayoc), pre-hend-o (prehendi prehnsus ma
praeda < *prai-hed-ii bed-ero XeLao{J.lXL da *Xe:va-ao- x-XOV~-lX),
pung-o (pepugi -punxi punctus pugio pugnus pugil), dis-stingu-o
(stinxi -stinctus ma in-stigiire ad~<. ady{J.lX con velare, non labiovelare; -guo secondo tinguo per cui cfr. 483), string-o (strinxi
strictus prae-st[r]igiae) , tundo (tutudi tunsus con-tsu - scrittura fonetica per -tuns- Y - scr. tundate 'battono' e tuddti
, batte '), - Cfr. anche nanciscor 493.

T 490. - B. Suffisso terminante colla vocale tematica.


1) -no-: cerno (da *c1'i-no cfr. crt-brwm. m'e-vi e xp'Lv<. da

cerius da *cri-to-s), li-no (l-vi litum eX-L-Je:LV'


eXeLrpe:LV scr. li-na-ti ' unge '), si-no (sivi, e pono po-sivi e po-swi
518 po-si-tue 454), sper-no (spre-vi O"7tlXEp<. da *spr-jo aated.
spor-non 'spronare', lt. anche aspernii-ri), sterno (strii-vi
strii-tum st1"ii-men a't'6p-vu{J.L a't'p<.-'t'6c; e a't'plX-'t'6c; scr. str-t}a-ti,
lt. anche con.-sternii-1e), con-temono (contempsi contemptus
't'{J.v<.) contengono un -no- che rappresenta l'introduzione nella
*xpL-vi<. X-XpL-XlX

coniugazione tematica di antichi presenti atematici col suffisso


-na- I-ni}- ancora visibile (oltre che in li-na-ti spor-n-w str-t}a-ti)
in asperniiri osnetemare. Dello stesso tipo era l'-inunt di nequinunt ecc. su cui cfr. 468. Il suffisso -no- contenuto infine in
tollo (: tuli tulam ecc.) da *tl-no, laddove l'airI. tlenaid 'porta
via' da *tl-nii-ti
conserva la forma atematica.
o
491. - 2) Invece il suffisso -nu- (forte -neu-) di scr. keit}o-mi k~i-t}u-mds 'distruggo, distruggiamo' gr. adX-VU{J.L ae:tx-vu{J.e:v ecc., passato anche altrove alla coniugazione tematica
(scr. i-nv-ati accanto ad i-no-ti 'manda' gr. ae:LXVU<. ecc.),
troviamo in mi-nu-o (scr. mi-no-ti 'danneggia' gr. (J.L-VU-.&<.)
e sternuo (7t't'cXP-VU-{J.lXL), il cui -nu- diventato appannaggio fisso
della radice in tutto il verbo e nei derivati nominali. Similmente

PARTE II. -

MORFOLOGIA

263

un suffisso u- diffuso a tutte le forme verbali abbiamo da


vedere in volvo (voluo) per veluo ( 14) = gr. (f):Mw. - Cfr. anche
explenunt 468, in cui l'-u- forse antico, non da -0-.
T L 492. - 3) -sco-, Questo suffisso, abbastanza diffuso nelle
lingue ie. (scr, -ccha- in gdccha = ~<xaxE, gr. y~-yvw-axw ecc.),
forma presenti direttamente dalla radice o aggiungendosi a un
antico ampliamento:

otot) Direttamente dalla radice, che ha grado 0, talora


normale (questo se terIEin~ in vocale, generalmente lunga):
pasco (: prec-or, da *prk-sko- scr. prcchdti 'chiede '); ere-sco
(cre-vi ecc.), pa-sco o *pas-sco (piivi piistus, ablg. paslf 'pasco '),
M-sco, na-scor (natus, da *Yrf9-), no-sco co-gnosco (cognovi ytyvwaxwepirota yvwaxw), sue-sco (suevi), vie-sco (vietus), quie-sco
(quievi quietus apers. siyii-ti- 'felicit' = quies), oe-scor (*gue-:
guo- in ~6cay.0fLot~), gli-sco, sci-sco; compesco da *com-perc-sco:
pa1co. Disco sembra rifatto da un *dico (pf. didici!) secondo
sc'sco e anche secondo a~Maxw; o da *dic-sco?
L NOTA. - * Miscre (presupposto dalle lingue romanze, cfr. it. mscere)
ancora nell'imperativo misc P 2, 560, altrimenti passato alla II coniugo
forse secondo un *meixeo = Ber. mekayati (cfr. ancora mix.tu8) da *meig.
in !J.lY-VU!J.L ecc.

T 493. - ~~) Da un tema in -i-: qui in eai-per-qi-scor abbiamo


una forma antichissima, cfr. av~stico tra-yri-sJ-mno participio
preso medio di -yri-sa- = *gri-sko- (in lt. -gi-' dissimilato da
*-gri- per via dell'r precedente), colla radice *ger- di gr. -YP-E't'O
:-yp~-yop-ot per *y~-yop-ot = scr. ja-gar-a albanese n-qri-te ' desto'.
Forme simili (cfr. anche gr. Eup-t-axw) sono ap-iscor (apio aptus),
pro-fic-iscor (: tacio), re-min-iscor (me-min-i), pcc-iscor (pax),
uie-teeor (ultus da *uZc-to-). Inoltre nanc-iscor accanto a nancior,
con infisso nasale ( 487) da *nek- in ser. nd-ati' raggiunge' ecc.;
per conquinisco: conquexi e coxim (que-) abbiamo da partire da *queg-n-isco in cui -n- il suffisso di 490; truniscor
probabilmente formato in modo simile da *jrug-n-, cfr.
jruor jructu8.

264

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T 494. - yy) Ore-sco: cre-vi ere-tue, pii-sco: pii-vi, nii-scor:


nii-tus, no-sco: no-vi n-tus, sue-sco: sue-vi sue-tus, vie-sco:
oi-tu, quie-sco: quie-vi quie-tus, sci-sco: sci-vi sci-tue hanno
dato i modelli per ricavare da forme di perfetti in -avi -ivi
e ppp. in -ato- -ito- o supini in -atum -itum dei presenti in -asco
-isco: irascor da iratus, hiasco da hiatum, concuptsc da -pivi
-pitum, labiisco da -avi -atum, desudasco da sudavi -tuwm, (ob)dormisco da (ob)dormitum (e anche secondo expergiscor); di poi il
rapporto cos sorto tra verbi in -iiscere -iscere e infiniti in -iire
-ire e rispettivi presenti in -o -ae, -io -ts ha fatto s che accanto
a verbi in -eo -es -re si formassero presenti in -esco quali calesco
candesco oonucesea convalesco delitesco (lateo) adolesco ecc. ecc.;
infine -asco (cfr. irascor: ira) -esco (cfr. Calesco: color calidus eec.)
sono diventati formanti di denominativi, quindi- vesperiiscit
inveterasco duresco ignesco senesco iuvenesco (questi due direttamente secondo adolsco) e cos via. Nelle lingue romanze
-sco ha finito col formare in parte il paradigma di presente
per molti verbi in -ire: it, finisco -isci -isoe -iscono per lt.
finio ecc.

495. - 4) -to- in alcuni verbi, quasi tutti di significato


affine; il perfetto in -xi o -xui pu anche essere da -c- + -s-,
il ppp. in -xo- secondo 1:1 proporzione -cui: -xus = -tO (p. es. in
mitto): -eus ( 231): fiecto, pecto (: pect-en, gr. 7tx't'w e 7txCJ!, 7t6xo),
plecto 'intreccio' (7txw, lt. -plicare 435, aated. fiehtan 'intrecciare '), plecto ' batto' (lit. plki 'batto '); necto accanto a
neo (cfr. gr. ..,~.., ..,~-[-toc e ..,~-&w) sembra fatto da questo, secondo
plecui 'intreccio'.
496. - 5) Completamente colla radice si fuso (e compare
quindi in quasi tutte le sue derivazioni) il -d- di un antico suffisso -do-, da -dho- e -do-: cfr. claudo clausi elaueu (da -d-so,
-doto: clav-is), cudo (ablg. koo-ac inf. kov-ati russo ku-ju 'batto
il ferro' aated. houw-an 'battere il ferro' medio id. cuad
'batto '), tendo (: ten-es, cfr. anche il supino ten-tum, non "tnswm;
e gr. 't'e:t..,w da *'t'e:"'-iw), frendo (ags. grindan 'sbriciolare '),

PARTE II. -

MORFOLOGIA

265

of- de-fendo (&dvw da *&Ev-iw ql6v-o scr, Mn-ti 'uccide' armeno JnJ-em 'uccido' da *guhendh-io-); cfr. anche fundo con
nasale infissa ( 488) rispetto a fu-W ecc. Con -ll- da -ld- (cfr. i
ppp. con -tee- > -ls-), per-cello (clad-es, pf. percul-i),. sallo (sal
salis), fallo (tefelli rifatto dal pres.; da *quhal-, cfr. 6"ql!X0!Loc~
da *squhal-, scr. khalas 'briccone' chalam 'inganno '), peZZo
(pepul-i 7t!Xw), vello (gr. Y&oc~ [cio f&oc~]'1'Thoc~ Hes.).
T L NOTA. - In dido ddo reddO (su cui 486) per-dO pessum-dii tra-dO vndo
( 460) con-do crdo ( 460) abbiamo composti con do da ie. *do- 'dare'
o *dh- 'porre, fare'.

T 497. - 6) quaeso (quaesso iscr.) quaesumus e viso rappresentano forme di desiderativo (cfr. scr. vi-vit-sa-ti 'desidera
sapere', cui visit da *vivid-seti 34 potrebbe corrispondere
esattamente) di quaero (da *quais-o) e vid-eo: similmente sono
formati incesso e arcesso (colla forma metatetica acoersii sorta
quando ar- per ad-: 108 era oramai uscito d'uso) di cedo.
Incesso arcessii hanno servito da modello pei verbi di significato
affine petesso (petO) copesso (capio) lacesso, e di qui partita
la formazione di presenti in -eseii da altri verbi, come [ae-esso
incip-esso (Pl. inoipissis, Pacuv, capissam coll'-i- di capi-o),
tutti con significato desiderativo o ncoatvo. Un suffisso -sova forse scorto anche in curro da *kr-so.
TL 498. -~) Con -io- direttamente dalla radice
(cfr. anche y) abbiamo aiio (: ad-agium ecc. 82), capio (gt. haf-ja
'sollevo '), cupio (scr. kupyati 'si adira '), facio, iacio e porr-icio
(poriciiim PF.; -rr- per analogia di porro, ma la preposizione
poro, 454), al-licio (lacio), meiio (Y cfr. 483.489),rapio (cfr. lit,
ap-rp-iu 'tolgo a forza '), sapio d-sipio (asass. an-sebbian
, notare '), specio con-spicio (scr, pti-ya,ti 'guarda "), grad-ior
(lit. grd-yju 'vado '), patior (-7toc&-ov). Infisso nasale hanno
sanc-io (: sac-er) e forse vinc-io (: ablg. v~zati ' legare', gr. t!L\jJoc~
id.) della IV coniugo Come si vede dagli esempi addotti, la formazione corrente gi da tempo ie, (gr. qlOCLVW, ~OCLVW, oc!pw ecc.),
cfr. anche 500.

266

GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA

L 499. - y) Appar tengon o infine alla III Coniugo i d e n


0m i n a t i v i i n - u o da base verbal e in -u- pi il suffisso -io-,
di cui parola nel 452. Ad essi possono aggiun gersi suo .'1PUO,
ricava ti da su- (scr. syu-tas 'cucito 'l, spu- (gr. 7t-ru-w) a. mezzo
di -io-, quindi analog hi ai presen ti studia ti in ~ ( 498). Cfr.
anche 485.

IV. Coniugazione.

T L 500. - Appar tengon o alla IV coniugazione:


ex) Verbi primar i tratti dalla radice a mezzo di -io-, come
quelli della III coniugo gruppo ~ ( 498). Si tratta di una differenziaz ione dovuta in massim a alla forma ritmic a della parola :
salvo poche eccezioni, se la sillaba radical e lunga si ba -1:-,
se breve si ha -i-: cfr., rispett o a capi, facio ecc. (III eon.,
inf. capere facere), audire dormire fulcire glocire mugir(} prurire
siigire (gt. sokja ' cerco ') sopire oincire ( 498) rugire; cfr. tuttavia venire ferire, sarire (ma anche sarrire traman dato),
polire (ricava to da PO-li-11i antico compo sto di li-no), pavire
salire earperiri, dove la radice esce in v, liquida o nasale , mentre
per l'arcai co parire subent rato parere (secondo gignere ?), e
in morior orior abbiam o oscillazione fra -ere ed -ire (cfr. anche
horitur Ennio Ann. 432). L'esita zione va crescendo nel tardo
latino a favore della IV coniug., quand o il principio ritmico
non era pi inteso. Il fatto, che ha sue corrisp ondenz e in gotico
e altrove , va cos spiega to che in epoca preisto rica, dopo sillaba
lunga, ad evitare ilsove rchio allung ament o della sillaba per
l'accum ularsi di conson anti, i veniva sdoppi ato in -ii- mentre
dopo sillaba breve esso rimane va: quindi *7capiesi ma *audiiesi ecc. onde, dopo il passaggio di e atono ad i ( 42), *kapj.i
s
*audii is; nella prima forma l'i scomp arso nella vocale seguen
te,
nella second a esso scomp arso fra i due i voealci che si sono
quindi contra tti nella rispett iva lunga.
NOTA. - Che si tratti di una distinzi one interve nuta in seguito
alla.
abbrevi azione giambic a, come vuole il Somme r, poco credibil
e.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

267

In alcuni composti troviamo -ire dopo -r- (come nei semplici,


v. sopra): apertre operire ( 116), reperire (parere); amicire
(am + iacere) fatto probabilmente secondo vestire. Dopo l
(come in salire) abbiamo -ire nell'antichissimo sepelire (SCI'. sapar!Jdti 'onora '). Quanto a mimtrire, esso, oltre ad avere r
avanti il suffisso, tardo e probabilmente adattato dal gr. [l.LVi)p(~Ul (LLVGpO(LCXL (cfr. anche il tipo dei desiderativi in -turire
-surire 451 che potrebbe aver infiuito sui temi con -r- avanti

-i ).
L 501. - ~) cio cis eire, scso scis scire, suffio -is -ire, fio fis
ma fiere ( 449). In ciii abbiamo una formazione di *ki- in
gr. 6uov; scio sembra da *squ_jo della radice *sequ- 'vedere,
sapere' in gt. saihw-an 'vedere' ittito sak/g- , sapere '; sufiire
-io; fio da *bh'f!:-i-io, derivazione
da *dhu- (in fft-mus)
con -i- da *bheu-~- 'essere, divenire' (in fui eec.), cfr. airl. biu
, sono' aated. bi-m 'sono' ecc.

L 502. - y) IJe basi verbali in -i- di cui cfr. 450.51, le


quali hanno dato il modello per l'intera coniugazione. Si noti
per che poiiri (poti Pacuv.) ha pi spesso nel verbo finito le
forme di III coniugo (potUur potimur poteretur).
503. - Il tema del perfetto.

Si gi osservato ( 433) che le forme dei temi di presente


e di perfetto sono indipendenti fra loro; tuttavia si costituita
all'ingrosso in latino una coniugazione del tipo debole, per cui
radici e basi verbali in vocale lunga a e i aggiungono a questa
vocale -vi nel perfetto e -to-, rispettivamente -tum ne] ppp. e
nel supino; basi verbali in ii e i formano con -vi del perfetto -ui
e hanno nel ppp. e supino -ito- -itum con eventuale sincope
dell'i (da a e i): stravi stratum, amavi amatum, plevi pltwm,
audivi auditum, e cubui cubitum (mtbare), monui monitum
(monere), aperui apertum (aperire). Ma si tratta di norma incostante, e soprattutto nella II coniugo notiamo che tutte le basi
hanno -c- all'infuori delle radici in
e di delere (su cui cfr. 481).

--

268

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Isolatamente nella I coniugo isteti, dedi) e raramente nella II, pi


spesso nella IV (presenti con -io- direttamente dalla radice)
troviamo altre formazioni che in -vi, le quali dominano nella
III coniugo (salvo petivi e pochi altri e, naturalmente, radici
in vocale lunga).
Il perfetto latino riunisce in s le funzioni di perfetto e di
aoristo (cosiddetti perjectusn. praesens o logicum, e perj. historicum): e in esso sono confluite forme di perfetto e di aoristo,
sia per quanto riguarda le desinenze (cfr. 470), sia per quanto
riguarda il tema. Relativamente a quest'ultimo, distinguiamo
i seguenti tipi:
504. - I. RADICALE. La radice (uscente in consonante)
costituisce il tema, ed assume grado apofonico:

ex) normale, probabilmente con timbro o (cfr. d~ov: or~oc,


gt. sita ' seggo ': sat ' sedei' da *sed-: sodo, qipa 'dico ': qa]: ecc.):
verto oert-t (vorti Pl., advortit P 2, 586 > oert- 16;' cfr. umbro
couortus ' converterit '), video vidi (or~oc SCI'. vda gt. wait ablg.
vede' so 'l, linquo liqui (-omoc SCI'. ri-reca gt. laihw ' prestai '),
vinco vici (si noti *loi- *yoi- > li- vi- 20) e fugio fugi (gt. *baug
, piegai '), fundo fudi (gt. *gaut 'versai '), rumpo rupi (SCI'.
lu-lop-a) (1);
L 505. - ~) allungato: edo edi (qui e nel seguente, e potrebbe
anche risultare di e- raddoppiamento pi c- iniziale di radice,
quindi la forma essere in origine raddoppiata), emo emi, lego
legi, odi (cfr. odium, armeno ateam 'io odio '), sedeo sedi (gt.
I pI. setum contro sat I e III sg.; ma sedi potrebbe anche essere
da *se-zd-ai raddoppiato come il SCI'. sedimd. ' sedimus '), venio
veni (gt. qemum 'venimus' contro qam 'veni '), scab6 scabi
(gt. skaba *skof 'rasare '), fodio fodi (cfr. gt. fara for 'viaggiare' con o: o).
(l) Le forme gotiche non tramandate si possono porre con sicurezza. per
l'analogia di quelle tramandate e di costituzione affine, e per la testimonianza delle altre lingue germaniche.

PARTE II. -

269

MORFOLOGIA

L 506. - y) e, rispetto ad a del presente: in parte si tratta di


antica alternanza a: e ( 56.70), talora di rimodellamento secondo questa di a: a del tipo ~: ago egi (probabilmente per
*agai, cfr. amb-ages, od *ogai gr. &y-wy-6c;, cfr. anche nord. aka
, agere' ok), apio co-pi (scr. apa), capio cepi (gt. hafjan
, sollevare' hOf), facio feci (~-,lhp(.-oc), frango fregi (pOCy-1jVOCL p~y
VUfl.L? o gt. brikan 'rompere' breknm 'rompemmo'?), compingo (pango) com-pegi (secondo il precedente ?), iacio ieci (~x-oc).
L NOTA. - Mentre le forme di ex e [3 sono temi di perfetto, quelle di y possono essere o sono (fici: :lhp('l(, ici: -Jixex) antichi temi di aoristo radicale,
come, con grado O della radice, tuli (: tollo 490.557), per-culi (: per-celio
496), inquit ( 561).

L 507. - a) Talora il tema del pf. uguale a quello del preso


privo della vocale tematica o di -eo, bibii bibi, cudo cudi, ico
(icio) ici, lambii lambi, mando mandi, coniveo conivi, pando
pandi (tardo pandidi), prandeo prandi (tardo prandidi; questo
e il precedente secondo reddo reddidi), psallo psalli, scando
scandi, sido sidi (e sedi), strideo stridi, vello velli (Virg. vulsi
di sul ppp.), verro verri (grammatici, che dnno anche versi),
viso visi. Si tratta di formazione recenziore modellata su oc e ~
in un tempo in cui la funzione morfologica dell'apofonia non
era pi sentita. Pei composti che non hanno semplici accanto
a s, pu trattarsi anche di perfetti raddoppiati che hanno
perduto il raddoppiamento per sincope, cfr. 508: tali accendi,
offendi prehendi.
e:) Antico aoristo radicale fUi, antico ancora jiivimus

(fuueit P, 2, 1297), cfr. gr. ~-q>u-v scr. d-bhwo-am d-blv- a-bhut.


Cfr. anche i perfetti radicali in -vi 522.
T L 508. - II. RADDOPPIATO. Il tema consiste nella radice raddoppiata; salvo poche eccezioni, il raddoppiamento stato
eliminato nei composti (evidentemente, almeno in origine, per
sincope: cfr. ancora rettuli, repperi da re
tetuli, peperi), dai
quali talora si sono poi astratti dei perfetti semplici non raddoppiati (scidi, fidi, che appaiono troppo tardi per essere ritenuti antichi aoristi tematici, come inquit e tuli, piuttosto che

270

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

astrazioni di abscidi diffidi o simili), mentre a volte pel composto si formato un perfetto speciale (impegi 506 di impingo cfr. pepigi, occinui di oc-cino cfr. cecini; com-punxi di
compungo cfr. pupugi).
Nella sillaba di raddoppiamento appare la c o n s o n a n t e
iniziale della radice (sono ripetuti c t d P j), ma s pi occlusiva
appare per intiero nel raddoppiamento, mentre la radice
ridotta alla sola occlusva (sci-cid-i di scind-o, ste-t-i di sto ecc.);
quanto alla v o c a l e, essa di solito e, salvo per i, u ed o
che vengono ripetuti; per gli antichi memordi Pl. Enn. ecc.
spepondi Cic. Caes. peposci Val. Ant, (e memini?) ci mostrano
che ad o radicale doveva corrispondere e, ed oc-ceeurrit Ael,
Tuber. pepugi Oic, Caes. secondo Gellio VI 9, infine tetuli ci
mostrano che ci poteva accadere anche per u. In greco il
raddoppiamento di perfetto ha costantemente c, in scr. esso
ha a da e (cfr. ca-kr-a 'fecit ' con palataliszazione della gutturale, 110), ma ad i, u della radice in grado O corrisponde i,
u in tutte le forme (ei-oohed-a 'scidit' ci-cchid-ur 'sciderunt',
ju-j6~a ' gustavit ' ju-ju~-ur). Probabilmente in antico il vocalismo corrispondeva esattamente a quello radicale, quindi
aveva e nella forma forte (anche in corrispondenza di o, a),
i e rispettivamente u_in _quelle d~bo~ con tale vocalsmo della
radice (all'incirca *ke-skeid-: *ki-skid-): cfr. anche falisco
pe-par-ai 'peperi' ma fi-fiq-od 'finxerunt', osco d e - d e d
, dedit' ma f i - f i k u s. Nel consonantismo, il tipo latino
ste-t-i ricorda quello scr. ta-sthdu ' steti, stetit " laddove greco
ecc. ripetono Fs: ~-cr1"Y)-XiX (come si-sto del presente), il gotico
ripete l'intero gruppo: (af- )skai-skaid 'abscidit'.
Nel pf. latino con raddoppiamento sono confluiti antichi
perfetti e antichi aoristi raddoppiati.
T L 509. - Ecco le forme: cado ce-cid-i (concidi reccidi), caed6
cecidi (occidi), cano cecini (concinui!), fallo fefelli (chiaramente
fatto dal pres., nota il doppio ll), pango pepigi (rad, pago, pel
preso cfr. 489; per pegi cfr. 506, il raro panxi fatto secondo
iunxi ecc.), parco peperci (comperc6 -persi, secondo cui parsi,

PARTE II. -

MORFOLOGIA

271

che sarebbe per antica forma d'aoristo a giudicare dal suo


uso in Plauto e Terenzio, Magariiios, Emrita, VII, p. 136 segg.),
pario peperi (repperi e comperi; falisco pe-parai), tango tetigi
(attigi; aoristo, cfr. 't"E"t'(XYWV), pendo e pendeo pependi (suspendi),
tendo tetendi (extendi) , teneo tetini (arcaico; recenziore tenui
secondo moneo: monui), pedo pepdi, pello pepuli (reppuli,
compuli; aoristo, cfr. fL-1tE1t(XWV); posoi poposci (peposci Val.
Ant.:; deposci; umbro p e p u r k u r e n t 'poposcerint' con
*prk- cfr. 492), mordeo momordi (memorderit Enn.; admordi
ma admemordit PI.), spondeo spopondi (spepondi; respondi),
tondeo totondi (detondi, ma detotonderit Varro); disco ( 492)
didici (con-didici! scr. pf. didiur 'hanno mostrato '), scindo
sciC'idi (discidi, di qui scidi; ser. chicchidur 'sciciderunt ');
curro cucurri ioc-cecurrit Ael, Tuber., occucurrit Phaedr., di
solito occurrit; curr- dal tema di pres., per cui cfr. 497), pungo
pupugi (pepugi Cic. Caes.; composti -punxi dal pres., secondo
iungo: iunxi), tundo tutudi (e tunsi, tUsi; contff,di; scr. tutud-ur
III pl.); sto, sisto steti (stiti di sisto Oato ap. GelI. II 14 e grarnm.,
da con-stiti ecc., scr, ta-sthdu ' steti '), do dedi (reddidi scr. daddu
, dedi '), -ao (rad, *dhe-) -didi (condidi; abscondi et imperiale;
scr. dadhdu 'posui '), e, per imitazione di questi, descendidi
Val. Ant., prandidi, respondidit, edidit = editi tetuli (accanto
a tuli 506 Nota, cfr. sustuli; gr. pf. "t'"t'(XfLEV), memini (commemini; gr. pf. fLfLov(x). Moderna contraffazione pare il fhefhaked
di J2 2, 3, secondo l'osco [efacust 'fecerit'.
Per accendi offendi perculi cfr. 507.506 Nota.
L 510. - III. SIGMATICO. Il tema costituite dalla radice
(solo radici in c~msonante formano questo perfetto) pi -s-:
abbiamo qui la continuazione dell'aoristo sigmatico indeuropeo,
che si estesa fuori del suo ambito originario, specie nei composti in cui, eliminato il raddoppiamento ( 50S), il tema del
pf. non era pi chiaramente caratterizzato (l), o anche dove
(l) Tali perculs'i accanto a percul'i, expuls'i ad expul'i, compers'i cfr. peperci,
praemors'i a praemordi, coxi a eoqi, amixi (ed amicu'i) di amicio cfr. ici,

272

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

il tema del pf. radicale era uguale a quello del presente ( 507):
spesso ha servito da incentivo il ppp. in -so- (quindi presso le
radici in dentale), come d'altra parte talora il pf. in -si ha provocato la formazione del ppp. con -so- anzich -to- ( 231).
Il grado apofonico della radice dovrebbe essere il normale,
e tale esso realmente nei casi pi antichi; spesso per il pf. si
adeguato nell'apofonia al presente (donde talora ha tratto
anche l'infisso nasale o il suffisso specifico), od al ppp. Rego
tego veh6 trah6 hanno e, rispettivamente a, venuto probabilmente
da rectus tectus ( 25) a rexi texi, di qui a vexi indi a traxi (1).
511. - Abbiamo dunque:
cx.) Da radici in gutturale: algeo alsi (lcs rcs

> ls rs 89),

ango anxi, cingo cinxi, clango clanxi, coniveo conixi (cfr. 109;
anche cOnivi), dico dixi (-o<:L/;cx.), duco duxi, farcio farsi, figo fiv6
( 484) fixi, fUgo flixi, fluo fluxi ( 485), frigeo frixi (e frigui), fulcio
fu~si (fulxi gramm.), fulgo fulgeo fulsi (2), indulgeo indulsi (forse
indulgeo denominativo di *dh!ggho- 'lungo' cfr. SCI'. dirghds
gr. .&rXcx.aacx. propr. 'la lunga' ablg. dlugu 'lungo', quindi
, sono longanime '; in tal caso il pf. secondario e fatto sul
presente), intellego diligo ecc. -lexi (eY gr. E;cx.), illicio illexi
(da *laxi, di laeio 44), lUceo lUxi, meiio mixi (e minxi 489) ,
mcrgo merst, mulceo mulsi (SCI'. a-mark-~-i-t l'ad. mr-), mulgeo
mulsi (mulxi gramm., gr. eX.Il;cx.L), negligo -lego neglexi (per
*-gli-, se il verbo va col gr. YLX,OIlcx.L, cfr. 454, secondo intellego -ligo intellexi), parco parsi (Oato ecc., accanto a peperci),
rego rexi (llpE;cx.), sarcio sorsi, spargo sparsi, specio spexi (iI
SCI'. antico non ha aoristo di questa radice preso pa-ya-t-i =
specit - e lo sostituisce con adaram = ~OEpXOV e adrak~it; cfr. per
il metatetico gr. O"xEljJ<Xll'Ylv), sugo suxi, tego texi (-O"'t"E;cx.), tergo
tergeo tersi (probabilmente la radice quella di torreo da *tors-,
cfr. gr. 't"PO"E't"cx.L; il preso *terro da *terso trasformato in tergo
secondo l'opposto mergo perf. mersi: si noti che de-tersit vale
(I) Astasent statuerunt PF forse da *ad-sta-s.~t: gr. &O"TlXO"CXV; cfr. STOLZ,
Zur uu, Verbal.-Pl., p. 24 sgg.
(2) -uls qui e altrove pu essere per -olos- da -elcs. con grado normale, 14.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

273

'asciug' in Liv. Andr. Od. 19), torqueo torsi, urgeo ursi (urgrado O di *,!!:reg- in gt. wrikan 'perseguitare '), ueho vexi
(scr. d-vak-~-i-t, congiunto aor. vak~at), traM triixi. Con infisso
nasale proveniente dal presente, fingo finxi, iungo iunxi, Ungo
linxi, emungo emunxi, ninguit ninxit, pango panxi (e pepigi
509), pingo pinxi, plango planxi, ex-pungo -punxi (il semplice ha pupugi), sancio sanxi (ant. anche sancivi), ex-stinguo
-stinxi (cfr. 489), stringo strinxi, unguo unxi. X da -c-s- o da
-c-t-s- ( 82) hanno flecto flexi, necto nexi e nexui (per combinazione col pf. IV), pecti5 pexi (gr. -7te1;<X(.L'Y)V), plecto 'intreccio'
plexi (gr. ~-7tE1;~).
NOTA. - In Cic. de or. 259: Itaque nos raucos saepe attentissime audiri
video ... at Aesopum, si paullum irrauserit, explodi, irrauserit non appartiene
a raucit ~p(Xyxe:Lif (gloss.) ma a ravio (Pl.),

T L 512. -~) da radici in dentale: ardeo arsi, cedo cessi ( 456;


e perch da ce-st-sai con *-zd- assordito avanti -so; nel pf. *-zdper sincope da ~_-sed-), claudo clausi (qui e in seguito -s- da -ssdopo lunga o dittongo, 79), divido divisi (divissit X 5974;
rado *-,!!:eidh-), loed laesi, lUdolUsi, mitto misi (mIssit 12 2,1216),
plaudo plausi, quatio concutio -cuss; (non usato il pf. del
semplice; Oic. adopera quatefeci), rado rasi, rodo rosi, rideo
risi, sentio sensi, suadeo suasi, trudo trusi, vado e-vasi; iubeo
iussi (rad. ie. *jeudh- 104; arcaico iousit, la breve forse secondo
il ppp. iussus, a sua volta allungato in io usi 12 2, 2659 secondo
il pf.); vello vulsi da *,!!:eld-s- con d trasportato dal preso 496
(oppure di sul ppp. vulsus Y).
NOTA. -

DiUusisse per diUUdisse fatto di su diUusus.

T 513. - y) Da radici in labiale: clepo clepsi (~-XE~~), nubO


nupsi, repo repsi, saepio eaepst, scribo scripsi, scalpo scalpsi,
sculpo sculpsi (-ul- in origine nei composti, poich sculpo
astratto dai composti di scalpo, 483), serpo serpsi (gr. e:rp~~
~p~~ tardo, l'antico aor. Er:p7tUer~ tratto da p7tl)~w), sorbeo
sorbo sorpsi (Lucano abeorpsi; ma l'antico pf. sorbui, cos
come recente sorbO di III coniug.),
18-

v. PISANI,

Grammatica latina storica e comparativa.

274

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

L 514. - o) Da radici in -s- (> -r- nel presente fra vocali,


113): gero gessi, haereo haest (qui e nel seg., -s- da -ss- dopo
dittongo, 79), haurio hausi (~-otU(jotL di ot{)w; h- in lt. giunta.
anorganica, cfr. austrum Lucr.), uro ussi ('Ii.- secondo ustus); verro
versi (da *vers-s-ai 93). Anche pressi di premo deve rientrare in
questa serie: avremo quindi due radici, prem- e pres- come
in gr. 't'pfLW (lt. tremo) e 't'pw (scr. trds-ati), di cui solo il secondo ha un aoristo, 't'pa-aotL onde 't'paotL.
L 515. - e) Da radici in nasale e liquida: maneo mansi (per
*mensi Y cfr. gr. fLE:LVot da *-fLe:v-aot); contemno -tempsi ( 87),
como demo promo sumo compsi ecc. (arcaico sur-mit: abbiamo
forme di composti di emo emi, ovvero di un *amo in ansa
ampla Y). Per verro cfr. 514.
516. - ~) Da radici in -,!!:-, -u-: vivo vixi (onde victum) e
struo struxi (onde structum) , secondo coniveo conixi, fluo fluxi
per cui cfr. 511.
NOTA. Perfetti in -si (in parte tardivi) di composti accanto a semplici
o altri composti diversamente formati sono pereulsi (oeeuli!), praemorsi Pl.
(momordi), compersi (peperei), eompunxi (pupugi), expulsi (pepuli, eompuli),
eoxi (per eoegi), diOusisse (fudi), amixi (Uci).

T 517. - N elle forme in cui si trova -sie- (II sg. e pl. dell'indicativo, congiunto piuchpf. e infinito pf.) si pu avere per aplologia la riduzione a -s-: dixti discesti dixe Pl., promissem soripsti
Enn., consumpse Lucr., abstersti Oatull., triia Verg., evasti
divisse repsemu Hor. ecc.; queste forme ridotte sono evitate
dalla prosa classica.
Pel tipo taxo taxim ecc. cfr. 541.
T 518. - IV.

PERFETTO IN

-vi, -ui.

Questo perfetto ha luogo solo con radice o base verbale


uscente, o gi uscente in vocale. E precisamente noi troviamo
-vi dopo vocale lunga, -ui dove la base terminava in vocale
breve (e, per diffusione analogica, altrove, cfr. pi sotto).

PARTE II. -

MORFOLOGIA

IX) L'origine di -ui chiara: da -ii-,!!:-ai -J-y:-ai

275
~i-,!!:-ai

-u-'!!:-ai doveva venire -ui secondo il 42: tali casi noi troviamo
presso radici in vocale breve, cio anche quei verbi che hanno
bens all'infinito -iire -re ma nel supino -i-tum (talora sincopato), cfr. 434. Cfr. cubare cubitum cubui (cubui serve anche
come perfetto pei composti con -cumbO), e cos crepare crepui,
domare domui, secare sectum secui, sonare ~onui (e sonavi secondo amare: amavi), vetare vetui (e ve,avi), docere doct~!m
docui, habere habitum habu~, monere monitum monui e, con
formazione diversa del ppp. o supino, torre torrui, senza supino
noceo nocui. Inoltre, da basi aventi -i- da -9- con presente di
terza coniugazione, genui: genitum (gignere), molui: molitum
(molere), vomui: vomitum (vomere)j~econdQ questi, posui di s.u
]Jo-situs ( 490) per l'antico p<?Sivi. Come monere andavano
anticamente fovere moure ooore; ma come nel ppp. *fove-tos
*move-tos *vove-tos han dato fotus motus votus, cos nel pf. da
*fovevai ecc. abbiamo fovi movi vovi: cfr. 33. Secondo i rapporti [oueii: fovi ecc. si anche formato cavi favi pavi fervi (e
fervui, scritto seriormente ferbui) per *cavevai *favevai "ecc. di
cavea faveo paveo ferveo, e infine lavi (ed elavi, di elu6) per
*lavevai di lavo, come cavi ecc. secondo il rapporto lautus:
cautusj secondo votus eec.: iiitus e lavo: lavi, anche iuvo iiitus
ha fatto iiivi, probabilmente per *iuvi aoristo radicale, ancora
forse nell'adiue1'o (cio adiuvero) di Ennio e Ter., iuverint di
Catullo e Properzio ; cos pure pluit Varro, plfterat Pl. per pluit
di pluo (la radice ha in ambedue i casi euju).

T 519. - Secondo moneti: monui sono stati formati tenui


(accanto all'antico tetini: influsso di habuH) miscui di teneo
misceo ecc., e sono state considerate come brevi le finali delle
basi (probabilmente in e trattandosi di verbi intransitivi, 446)
di areo egeo pareo pateo ecc. che hanno pertanto arui egui parui
patuij cosicch -ui ha finito col diventare la formazione regolare di perfetto della II coniugazione. I d e v e r b a l i in
-esco hanno il perfetto dei loro primitivi (conticui di conticesco
come tacui di taees, exarsi di exardesco come arsi di ardeo),

276

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

salvo adolevi exolevi (Varr adolui) di ado, exolesco fatti secondo


il rapporto nel verbo semanticamente affine cresco: crevi; -ui
quindi stato usato anche coi d e n o m i n a t i v i in -esco:
increbui e -bru; di increbresco ecc.
A spiegare potui si parte da un denominativo di potis, *poteo
*potere, uguale all'esco p 11 t i a d (= *poteat), che starebbe inoltre
alla base di potns; il potei) potere cui risalgono le lingue romanze
sarebbe alla sua volta rifatto secondo potui: ma forse basta
pensare che a possum potes ecc. mal si addiceva un quadrisillabico *potefui, che impossibile era un *potfui o *poffui, e che
quindi unici rimedi erano *possui o potui, perch nella parola si
sentiva come radice pot- (cfr. potis sum ecc.): quindi anche potns,
L 520. - Fuori della II coniugo il tipo ha formato (cfr. casi
come secui: scctum o come -cumb: -cubu; che' possono aver
servito da modello) anche alui consului oc-eului amicui salu;
(accanto al posteriore salivi) aperui ar-ripus raptii sapui (e
sapivi) disserui volui nolui miilui occinui (cfr. 509) di alO
consulo occulo amiciO ecc., e si sempre pi esteso: p. es. in
pinsui teana rifatti dal presente, che non ammetteva un perfetto sigmatico, 'similmente in depsui di depso imprestito dal
gr. ~I\J(, in ste1"tui di stert, in pellicui elicui accanto ad allexi
illexi pellexi di -lido, forse anche per influsso di licui da licre;
messui di Catone sembra rideterminato per *messi forse anche
secondo seoui, cfr. anche nexui (Sall.) per nexi, texu; (Cic.)
per teaii, pexui (gramm.) per pexi, cos come sono rideterminati
i tardi legui per U7gi e, secondo esso, reg/li in luogo di rl~'/;i.

Infine da basi verbali in -u- (tipo metuo, 452) abbiamo


perfetti in -ui: metui statui ecc. da *metu-vai statu-vai, similmente
solu-i volu-i (di volvo 491); gl'isolati institui (Pl.), const-ituit
(Titinio) si spiegano come costruzioni metri causa modellate
su fui ( 552) e plUit ( 518).
L

521. -

~)

-vi si trova:

(l(l) dopo basi verbali in -ii-, -i-: amav'/, ecc. I coniug.;


punivi ecc. IV coniugo ( 500-502), anche naturalmente dove

PARTE II. -

MORFOLOGIA

277

la base in -s- ha origine dal presente ( 449), come il caso di


audivi sancivi (accanto a sanxi) ecc. Cfr. anche cupivi: cupitum,
quaesivi: quaesitum (1), petivi: petitum, arcessivi: arcessitum,
lacessivi lacessitum, tutti formanti in certo modo un gruppo
semantico, talch si pu pensare che da uno di essi (forse
cupivi cupitum: cupio come sapio sapivi, tardo sapui: sapio =
audivi auditum: audio, cfr. cupiret Lucr.) la base in + si sia
diffusa agli altri: di qui poi capessivit SalI. (pel solito cape8si
come visi, incessi, facessi; [acessieris tramandato isolatamente
per Cicerone in Caecil. XIV 45). Rudivi (e ruditum) di rudo
saran dovuti a rugivi (rugitum) di rugio.

T 522. - ~~) dopo radici in vocale lunga: qui da scorgere


l'origine della formazione, in quanto a tali radici competeva
una desinenza -u nella I e III perso sg. pf., come mostreranno
le corrispondenze scr. qui appresso segnate: pleo plevi (scr. paprau), tero tri-tus trivi (dal preso fatto aueruisse TibulI.),
serii (da *si-so) rado se- in smen. pf. sevi tserui; dal pres., Enn.),
sperno spretus sprni; sterno stratus stravi, cerno (da *cri-no)
de-crevi e lino levi (e da ei- 62) con delevi onde secondariamente deleo ( 481), sino sivi (poseiuei 12 2, 638 e posui),
nosco ignotus novi (-yvw-v; scr. ja-jiiau), pasco pa-bulum pavi,
quiesco quitu qui evi, scio scitum scivi (qui l' + secondario,
cfr. 501); eo is ivi (qui l'i di is ecc. da ei-, 555). Oltre
paprtiu. e jajiiau che hanno diretto riscontro in lt., cfr. scr.
tasthdu ' steti, stetit " dadii ' dedi dedit ' ecc.
523. - Questa desinenza -u si ritrova anche come desinenza
di I sg. dopo .tema in vocale lunga nel preterito Iituano (saka-u
, dissi' tema sako- ecc.) e come desinenza secondaria, sempre
di I sg., nell'ottativo gotico (wilja-u 'vorrei, voglio', sija-u
cfr. siem e;(-Yjv ecc.; di qui alla coniugaz. tematica bairau ' feram ').
(I) L'-s- di quaesivi quello del desiderativo quaeso ( 497) o di un pi
antico perfetto sigmatico *quaes-sai (quaesit tramandato ~er Sallusto
I hist. presso Charis.): l'-s- del ppp. e supino potrebbe anche provenire
dall'altra forma quaes-tum,

278

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

In tocarico B da una desinenza *-au abbiamo, nella I perso del


preterito, -awa, -iiwa, p. es. takiiwa ' feci' yiitkawa ' comandai'
(di qui toc. A tiikii 'fui', ma anche cam-wii 'potei '), in cui
un elemento -a aggiunto all'antico -au. Il latino ha similmente aggiunto a forme come *pleu *gnou la normale desinenza
-ai di I singolare, solo che, costituitisi *plevai *gnovai ecc.,
l'elemento *plev- *gnov- si trasferito anche avanti le altre
desinenze: *plev-estai *pleved ece.; nel qual processo doveva
influire decisamente *fuvai *fuvestai eec., di cui si veda al
552, e *civai *civestai ecc. forma di perfetto medio della radice
*civ- da *kju-, forte *kjeu-, che con ci- di cio si alternava,
cfr. gr. O'e:uC e-O'O'U-TO da *xf:.e:u-/xf:.u accanto ad e-xL-ov, armeno fU (da *kf:.e'!.!:.-o-) , partenza ' ~ogay (da *kf.o,!!-a... ) , andai',
scr. cydv-ate 'si mette in moto' ecc. Il rapporto corrente fra
pleo pletus plere e plevi, -gnosco -gnotus e -gnovi, cio cUus e *cvi
(in seguito allungato in civi secondo gli altri perfetti con -vi
che hanno la lunga avanti il suffisso) stato il modello secondo
cui -vi, sentito peculiare del tema di perfetto, si esteso anzitutto a radici e basi in vocale lunga, quindi alle basi in vocale
breve ecc. coi risultati che abbiamo ora osservato.
NOTA. Interessa solo la ricerca della origine delle forme ie. la questione
se l' -'U. in questione rientri nel suffisso -y,-es- -y,ot- del participio perf. atti vo
(gr. *fe:tl)fwc; *fe:tl)f6T- *ftl)-vcr.~<x cfr. 256).

T 524. - V. Come DERIVAZIONI DEL


siderati quelli contratto ed in -ii,

PF.

IN -vi vanno con-

ot) IL PF. CONTRATTO sorto dapprima quando -v- si trovava fra vocali uguali ( 34): quindi insueram decrro sisti

obdormissemus audisses tutti Pl., ecc.; inoltre in -ooe- -ovi(trattati come -ove- 33), cfr. noram Pl. ecc.; quanto ad -iive-iioi-, incerto se qui la scomparsa sia dovuta alla scomparsa
di -v- od alla analogia, p. es., di sueveram - sueram recante
seco la riduzione di amiiveram ad amiiram e simili. In ogni modo,
da questi inizi si spiega l'intero fenomeno che si pu definire
colla seguente regola: dinnanzi alle desinenze che cominciano
per s (st, ss) o r cade la sillaba ve, vi nei perfetti in -iivi -evi

PARTE II. -

MORFOLOGIA

279

-ovi: laudiisti laudiistis laudiirunt laudiiro laudiiram laudiissem


e similmente delesti nosti ecc., anche inf. coniourase 12 2, 581.
All'infuori delle forme di novi e di eommra; commsset commorit admoram promorat ecc. (composti), vengono per evitate
le contrazioni nei pf. in cui v appartiene alla radice (liivi
vovi ecc. da *lave-vai *vove-vai 33 e plevi striivi ecc. 522).
Nei perfetti in -ivi la contrazione ha luogo di norma solo avanti
desinenze iniziantisi con s (st, ss): audisti audissem, non *audiram ecc. La I plur. indie. pf. ha contrazione solo in rari casi:
nomus Enn., suemus Lucr., consuemus, dove non si d il caso
che la forma contratta ricada col presente (noscimus suescimus);
mai *audimus *amiimus (salvo un paio di casi dubbi in Properzio). Nella III sg. loci 12 2, 1211, invitat disturbiit Lucr.,
farcinat Martian. Cap., desit Manil, Mart. ecc., forse audit Verg.
Aen, XII 449 (con accento sulla finale, 8), nella I sg. sepeli Perso
sono esempi isolati. Volgare -ai, onde ital. cantai (invece nella
III sg. abbiamo la forma sincopata cantaut it. canto).
T L 525. - ~) Invece in Plauto troviamo ii per ivi come pf. di
eo; in Terenzio si aggiungono rescierint siit audierit abligurrierU
e a poco alla volta la forma senza -v- si propaga. Bisogna qui
pensare che ii (non *i contratto!) sia un antico pf. radicale
da *ii-ai = gotico iddja, da cui secondo il rapporto ivi: ii
accanto alle forme con -ivi di basi verbali in -i- sono andate
stabilendosi quelle con -ii, generalmente nelle forme in cui
a v seguiva -ero.
526. - La prosa arcaica preferisce la forma piena (amiivisti

audiveram ecc.); Cicerone Cornelio Livio fanno invece grande


uso delle forme ridotte, in misura minore Cesare; gli arcaizzanti Sallustio e Tacito tornano volentieri alle piene. Ma fuori
di eo e suoi composti (e, seppure in minor misura, di peto),
-ii -iit nella I e III sg. pf. di verbi in -ire s'ono rari di fronte
ad -ivi -ivit, similmente -iimu nel periodo classico. Il tipo
classico ideale del pf. di un verbo in -ire sar pertanto audivi
a1tdisti audivit audivimu.'J audistis audirunt, audieram, audiero,
audierim, audissem, audisse.

280

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

527. - Il d e p o n e n t e - p a s s i v o non ha forme sue


di perfetto, ma le sostituisce con un perfetto perifrastico consistente del ppp. col verbo esse coniugato generalmente nel
tema di presente: Pf. indico amdtu -a -um sum es est, amati
-ae -a sumus estis sunti pchpf. indico amo eram; fut. ant, amo ero;
pf. congo amo sim; pchpf. congo amo essem; infinito amatum
-am -um e amatos -as -a esse, cfr. anche il paradigma 476.
Si ha anche la perifrasi col tema di perfetto di esse (amiUus
fui fueram tuero [uerim. fuissem, amatum tuisse), in cui il ppp. ha
per pi il valore aggettivale, e quindi invece di esse potrebbe
usars un altro verbo qualsiasi indicante il rimanere, uno
stato ecc.: si noti tuttavia che anche in Cicerone troviamo una
ventina di esempi in cui la perifrasi con fui ecc. esprime il
passivo allo stesso titolo che quella con sum ecc.
528. - Nel piuccheperfetto e nel futuro anteriore indicativi,
nel perfetto congiuntivo, il t e m a d e l p e r f e t t o
p r o l u n g a t o di un elemento -er- (dix-er-am dix-er-o dix-er-im), evidentemente lo stesso che -is- dell'infinito (dix-is-se)
e quindi del piuccheperfetto congiuntivo (dix-is-sem). In greco
troviamo un elemento -es- nel piuccheperfetto indicativo (ux'lJ
-Yj -L da -IX -lX -se per *-es-"/,, <ee-et; la II sg. essendo fatta
secondo la I in luogo di *e.~-s), e si tratter della stessa cosa:
il lt. -er- da -es- avanti vocale; nell'infinito, formazione certo
recenziore, troviamo -is-se secondo -isti -istis delle II sg. e pl.
nell'indicativo e il modello es estis: esse = -isti -istis: -iese, e
di qui l'i entrato nel congiuntivo piuccheperfetto che tratto,
come vedremo, dall'infinito perfetto ( 535).
probabile che l'elemento -es- abbia la sua origine in una
formazione aoristale: vien fatto di pensare alli-es- dei futuri
greci contratti come cplXVW cplXvw da -es-o e dei futuri oscoumbri
come [et-es-t 'feret ': cfr. anche 534.

L 529. - 1 preteriti (imperfetto e piucenepertetto],


I preteriti (dell'indicativo) hanno come caratteristica comune
un suffisso -a-: anzitutto er-a-m er-a-e tratto direttamente

PARTE II. -

MORFOLOGIA

281

dalla radice es- ( 552), indi pchpf. dix-er-a-m dix-er-a-s amav-er-a-e mowu-er-ti-s tetiq-er-ii- tratto dal tema di pf. ampliato
dell'elemento -es- ( 528); negli imperfetti all'infuori di eram
troviamo avanti questo -ii- un -b- (ama-b-a-m mon-b-a-m.
i-boa-m, antico e volgare audi-b-a-m), che nella III e, quando
la formazione non in -iba-, nella IV coniugazione a sua volta
preceduto da --: leg-e-b-am audi-c-b-am.
Astrazion fatta da questo -bo, noi abbiamo dunque -a- e,
dopo consonante (compreso D, -e-n- come suffissi di preterto.
Ora noi troviamo:
in lituano -0- (da -a-) ed -e- come formanti preteriti, ad es.
gav-au III gav-o di gdu-nu ' ricevo', buv-au buv-o di bu-ti 'essere',
nes-ia?7- nes-e di nes- 'porto'; dopo basi in vocale lunga si
aggiunge pure -0-, questa volta coll'intermediario di -j- (che
appare secondariamente immesso ad evitare lo iato: si tratta
del suono di passaggio sviluppato in forme con -i- come dalyj-au di daly-ti 'dividere '): p. es. myle-j-au myle-j-o di myl-i
infin. myle-ti 'amare';

-c-

in islavo (ablg.) l'impf. si forma aggiungendo alla radice


(da -c-) od -ca- (da -es-; cui si aggiunge ancora un elemento
chjs proveniente dall'aoristo sigmatico. Lo -ca- slavo corrisponde esattamente, salvo lo -.i-, immesso, alt'--j-o- lituano:
quindi nes-c-chu o nes-ca-chu 'portavo' di nes-ti 'portare';
in armeno l'impf. di "ee- 'essere' suona nella I pl. eak'
da *es-a- ... ), e l'aoristo forte , antico impf., ha come caratteristica -a- da -ii- in yare-a-y , surrexi ' (tema in -i-: impt. ar-i
, surge '), erdu-a-y 'giurai '; e quello debole aggiunge -alla radice ampliata con -a- in as-a--i 'dissi' III sg. as-a-
di as-em ,'dico', git-a--i 'seppi' di git-em 'so', o con -eada -en-, sir-ea- 'am' di sir-em 'amo' (III sg. sir-e-r-i ecc.
con riduzione di -ea- ad -e- in sillaba non finale).
Tralasciando la possibile esistenza di simili formazioni nel
preterito debole germanico, ci limitiamo a constatare quella di
preteriti ie. formati con -ii- o con -ca-o Che gl'i tal. ava finia

282

GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA

legga ecc. e gli analog hi imperf etti francese, spagnolo, portoghese, sardo contin uino, attrave rso il volgar e latino, le forme
in -ea- ecc. da noi presup poste, stato sosten uto dal Grobe r
(Archi v fur lat. Lexiko graphi e I, p. 228 segg.). Comun que, resta
da vedere come -b- si potuto introd urre nelle sequele -ali-ea- -ia- forma nti in antico l'impf. latino.

T L 530. - Preme sso che nulla prova l'impf. osco fufans , non
come si ritene va da fu- 'esser e' ma da fuf- di *bheudh- =
germ. *biud-, p. es. in goto ana-bi udan 'ordin are', coll'-a- di
529, dar da pensar e con M. Leuma nn, Indog. Forsch ungen
XLII, p. 60 segg. che secondo il rappor to eram: ero sia penetr ato
in *-ea- il -b- del futuro (quind i ad es. amaba m secondo amaM ,
su cui cfr. 538), che ritorna in ant. irlande se, risale quindi
a un antich issimo periodo della storia del latino.

T sar. - Congi untivo .


Il congiu ntivo latino assom ma le funzioni di congiu ntivo
ed ottativ o, cos come i due modi si sono fusi nelle lingue germanic he ecc.; in conseguenza, anche le sue forme conten gono
elemen ti talora del congiu ntivo, talora dell't tativo ie.
J futuri latini sono, almeno in parte, diretta mente o indiret
tamente , antii-h i congiu ntivi (come il futuro greco non altro
che un eonziu nti vo dell'ao risto sgmat co), e debbon o pertan to
essere conside rut.i parzia lmente in questa rasseg na delle formazioni latine rlel modo.
Tali formazioni hanno luogo:
L 532. - 1. A mezzo di -s-, nel congo preso delle coniugazioni
II, III, IV: monea m mone s monea t ecc., rispett ivame nte legam
audiam (e legam audiam come I preso sg. di futuro della III
e IV coniug.). Un congiu ntivo in -a- ritorna in oscoum bro
(o. fa k i i a d = lt. jaciat) e in celtico (irland . do-bere =
It. jerat); si tratta di uso modal e del preteri to in -ii- (come in
eram ecc., 529): genera lmente il preter ito (privo di aumen
to,
nelle lingue in cui un aumen to esiste) funge da impera tivo nelle
lingue ie. (cosidd etto i n g i u n t i v o).

PARTE II. -

MORFOLOGIA

283

Come di norma in celtico, cos talora nel latino pi antico


-ii- si pu aggiungere alla radice piuttosto che al tema del
presente (e questo il caso pei presenti radicali della III
coniug.): advenat attigas abstulas fuam ecc. Pl.; tale origine ha
probabilmente anche inquam 561.
T L 533. - II. A mezzo di

-e-.

C't) nel futuro di III e IV coniugo all'infuori della I sg.


(leges legemus, audies ecc., ma I sg. legam audiam)j -- ha
anche il congo preso della I coniug., amem ames ecc., ma qui si
pu dubitare se la forma risalga ad *amaj-e-, cio abbia -aggiunto al tema di presente in -aj(o)- (cfr. amo da *amajo e
cos via), ovvero ad *ama-ie- in cui il suffisso -ie- di ottativo
( 536) si sarebbe aggiunto alla base in -a- (od -d-): forse ambedue le derivazioni sono confiuite nella forma latina, e quella
ottativale con -je- pu venire particolarmente scorta in temi
radicali come ste-m da *stJ-jc-m (cfr. gr. O"'t"C'tL1jV) e cos via.
Quanto ad -e-, vi sono due modi di spegarlo. Si pu vedere
in esso il corrispondente dell'n greco in MY1jL MY1jL Y1j't"e, ma
vi un imbarazzante momento in questa ipotesi: la diffusione di
-e- a tutte le persone (salvo la I coniug., se amem da *ama-ie-m),
anche alla I e III pl. che in gr. hanno Wj e seppure per la I pl. si
potrebbe ricorrere all'analogia dell'indicativo, dove per effetto
del 42 si dice legimus (da -o-mos) come legitis ecc., ci non va
per la III pl., ove a ogni modo potrebbe aver infiuito sulla sostituzione dell'antica forma il fatto che questa, dopo il passaggio
di -ont ad -ont ( 27), si sarebbe confusa coll'indicativo. Si pu
anche supporre che viceversa il greco secondo l'indicativo avesse
variato un originario paradigma con solo -1j- in uno con -1jed -w-: ma opinione affatto gratuita, e pi probabile che
-eto- di MY1jL Myw!J.ev ecc. siano sorti dall'aggiunta di -e/ocome distintivi di congiuntivo (t-o-!J.ev t-e-'t"e ecc., cfr. in lt. eris
erunt 537) ad -e/o- vocale tematica propria del tema di presente (in ye-L Myo-!J.ev). Meglio pensare che, come l'-atrattato or ora, cos anche questo -- sia un antico suffisso di
preterito, e precisamente quello che in lituano abbiamo visto

284

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

alternarsi con -ti- (nes-e 'port' di fronte a bv-o 'fu '), in


ablg. con -ea- (nes-e-chu di fronte a nes-ea-chu 'portava ')
nella. formazione dei preteriti. Un -- come suffisso di congiuntivo ritorna in oscoumbro, sia nel congo pf., o. t r i b a r a k a t t - i - n s (i da e) 'aedificaverint' sa k r a f - i - r
'sacratum sit', sia in quello pres., o. sa k a h - i - t e r
, sacretur' (dove per s'affaccia lo stesso dubbio che pel lt.,
se si debba partire da -ai-e- o da -a-ie-).
T L 534. - ~) Questo elemento -- appare in oscoumbro anche
in fu - s - i - d = foret, h] e r - r - i - n s 'caperent' (rr da rs
per r-i-si, p a t e n - s - i - n s 'aperirent', congiuntivi cio
tratti da una formazione sigmatca di carattere aoristale. A
questa formazione corrisponde il congo imperfetto latino in -r-:
amarem amares ecc., monrem, legerem, [acerem, audirem. Qui
si ha da partire da aoristi quali *fu-s- *sta-s- ecc. che hanno
dato con
i temi di congiuntivi *fuse- *stase- e simili; di qui
anzitutto, secondo *fu-se- (> fore-), es-s-, velle- da *vel-se(essem ecc.); quindi secondo il rapporto di queste forme coi
rispettivi infiniti *fusi (fore), *stasi (stare), esse, si propagato il modulo: infinito preso + -e- = tema di congiuntivo
imperfetto.

--

535. - y) N la cosa si fermata qui: il fatto che un impf.


congo potesse cos derivarsi da ogni infinito presente ha chiamato
in vita il congiuntivo piuccheperfetto, ricavable dall'infinito
perfetto collo stesso sistema, della giunta di un --, Quindi
amavissem amavisses da amavisse, come monuissem da monuisse,
legissem da legisse, jecissem tetigissem dixissem audivissem dai
rispettivi infiniti [eiese tetigisse ecc.

T L 536. - III. Il suffisso di ottativo ie. era -f:.e- in alternanza


con -i- ( 70): cfr. gr. t'Yjv dfLV da *es-ie j*es-i-, sanscr. sylim
III pl. sy-ur 'siem sint " dvi~-yli-m dvi~-y-ur 'odissem odissent '
e cos via. In lt. corrisponde appieno l'antico paradigma siem
si es siet : simus ecc. (pi tardi conguagliato in sim sis sit
simu ecc.). Abbiamo incontrato la forma forte, -f:.e-, come

PARTE II. -

MORFOLOGIA

285

probabile ingrediente del congo preso di I coniugo (*sta-iem).


La forma debole ha servito invece, oltre che in velim velis di
volO 554, per trarre il congo pf. dal tema del perfetto ampliato
con -er- da -es- ( 528): amiiver--m amiiver-i-s amiiver-i-mus ecc.
Nella III sg. ( 135) e nella III pl. ( 27) 1'+ doveva abbreviarsi,
e ci avvicinava il perfetto congiuntivo al futuro anteriore che
aveva -i- in tutte le persone salvo la I sg. ( 539), col risultato
che i due paradigmi han finito coll'assumere indifferentemente
la lunga o la breve: quindi congo pf. anche amiiveris amiiver'i.m1ls
e cos via.
Per le forme con-erim (e fut. -ero) indipendenti dal tema
di perfetto, come adiuverit ecc., vedi 551; e cfr. il tipo fax6
faxim 541. Un ottativo aoristo (non sigmatico) abbiamo in
duim 559, tulit (: tulam abstuliis 532.490), tagit Pacuv.
: tagam id.).
T L 537. - Futuri.
I futuri latini, come si detto, sono in origine dei congiuntivi, sviluppati dal valore volitivo e debitivo di questi. Abbiamo
dunque:
L oc) Il futuro ero eris della radice ee- . aggiungente al
tema-radice la vocale tematica, che nelle formazioni atematiche serve appunto a indicare il congiuntivo: cfr. scr. as-a-si
, che tu sia', ds-a-ti ' che egli sia' (asi as-ti ' sei, '), gr. (-O-fLev
di (-fLEV, 't"ELa-O-fLEv: ~-'reLa-oc ecc. Cfr. anche il fut. anteriore
inter-du6 559..
L 538. - ~) Il futuro in -bo -bis, colle stesse desinenze di erti
eris ( 537), ha la sua corrispondenza, oltre che in falisco (pipafo
, berr' ecc.), nell'ant. irlandese: licfea 'lascer', -liciub id.
di "leiq> 'linquere', con -I-/-b- risalente ad ie. -S!{-, che in
latino in parte continuato con -b- ( 88; ou. c falisco -1-);
risaliamo cos a un antico futuro in -s'!t-o/e- derivato da temi
nominali in -Slt- tratti dal desiderativo come scr. sitIasu- , desiderusu di uttenere ' da si-sa-s-a-ti ' desidera di acquistare', rado
san- ecc.; dal desiderativo in -s- ( 497) sono tratti anche,

286

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

con a ltro suffisso, il *-si..o- di SCI'. dha-sya-mi lit. d-siu ' porr'
ecc., e il -so- di gr. &~-crw.
Il futuro con -bO si restringe alle coniugazioni I e II, arcaico
e volgare anche alla IV (audibo; sempre ibo), dove cio la radice
o la base terminava in vocale lunga, non in consonante.
Cfr. Homenaje a Antonio Tonar, 1972, pp. 383-393.
539. - y) Secondo l'analogia di aandbii : amabam, di sul
pchpf. in -eram stato fatto il futuro anteriore in -ero: amavero
-is -it -imus -itis -unt (Pl. dvitaverunt 'avranno evitato ');
presto per (in generale gi Pl.) ha avuto luogo l'estensione
di -i- alla III pl. (amaverint) e poi la confusione col pf. congo
in seguito alla quale l'-i- tematico pu anche esser lungo ( 536):
quindi amavero -is -it -imus -itis -int, e monuerii lgero fcero
audivero ecc. Nella I sg. rimane per l'antico -o..
540. - II. Nelle coniugazioni III e IV abbiamo i futuri

legam leges leget legemus legetis legent, audiam audies ecc. Qui
dunque un congiuntivo con -a-, ristretto alla I sg., parrebbe
essersi unito con un congiuntivo in
per formare il paradigma:
strano il comportamento della I sg. rispetto a quanto ha luogo
in altre formazioni con -e-, e cio [acerem [acere, essem esee,
[uissem. fu.isscs e, se di origine congiuntivale, amem am.
Comunque, le I persone dicc facic usate da Catone hanno l'aria
di formazioni analogiche. Forse l'aporia potrebbe condurre a
ritenere che in origine il futuro fosse identico al congo pres.,
che si dicesse pertanto legam leae, [aciam facias, audiam
audiiis ecc., che poi per effetto del passaggio di -ia- a -i- in
ultima sillaba avanti certe consonanti, specialmente -s ( 134),
si sia differenziato faciam audiam: [acie audics *faciet *audiiJt
e inseguito da queste due ultime persone, secondo [aeers
*faceret [acermus ecc.; ess *esset essmu ecc., l'-e- si sia diffuso
all'intero paradigma, evitando (salvo l'estrema conseguenza
di Catone, e di alcune altre forme: recipie ostende attinge Fest.
e P.F.) la prima persona sg. Da faciam/facies audiam/audis ecc.
iI nuovo tipo di alternanza sarebbe poi stato adottato per
leqomfteee ecc. in luogo di legamflegiis.

--

PARTE II. -

MORFOLOGIA

287

T 54]. - III. Le desinenze di antico ottatvo -im -ts -it ecc. e,


per la prima persona sing., anche quella odi congiuntivo che troviamo in ero, hanno formato dei congiuntivi con valore di futuro
od ottativo da temi di aoristo sgmateo (cfr. anche il detto sopra
a proposito del congiunto perfetto, 536), anche fuori di quei
perfetti che serbano la forma di tali aoristi: quindi faxo confexim defexit, capso (1) accepso incepsit, rapsit subrepsit, adempsit
surempsit 'distulerit' Fest., occisit Fest., parsie, ulso (di uleiscor, corretto da ullo pro ultus [uero )) Att. ap. Non.), omieeis,
eeceeeie, axim adaxint, taaii (tango), obiexim obieeie iniexit,
aspexit, induxis, ausim. -is -it -int, iusso Verg. iussim iussis
-it, a1txitis, noait, sponsi ecc.: tutte forme arcaiche (specialmente presso Pl.), salvo faxo faxim ed ausim usati anche da
scrittori classici, presso i quali le altre si trovano solo quando
essi arcaizzano professatamente (Oic, de leg., Livio), Si tratta
evidentemente di formazioni assai antiche, almeno nel loro
nocciolo fondamentale. Si noti che efieeie iniexit ecc. non hanno
l'e di feci ieci, sibbene e da a di faxim *iaxis (secondo 44):
adaxim ha il suo a secondo adactus 25.
T 542. - Da basi in a, e (non i) con perfetto debole (in -vi,
-ui) troviamo formazioni simili con -sso: amasso amassis tmassint, aoerruncsssit, occenuusit, indicasso, eeoseulaeeiti, kabessit
prohibessis -it, licessit: anche alcuni infiniti, aserrwncseeere,
reoonciliassere. Qui il punto di partenza va scorto in infiniti
perfetti di I coniugo come amasse indicasse ecc. per r-avisse:
secondo il rapporto di esse essem. a sim, da amasse amassem
si fatto amnseim, da indicasse -ssem indiciissim, e cos via,
forme che venivano attratte nella cerchia di quelle adiixim,
~biex~ ecc. ora trattate, e quindi assumevano valore di
futuro.-, e generavano anche, come faxo capso, anche amiisso
indicasso: il rapporto amasso: amiire, indicasso: indicare ecc.
provocava poi il sorgere di alcune simili forme per verbi in

",-----

(l) Che copsi possa essere in parte compositum ex cape si vis (> sis 34),
va forse concesso a Cicerone (ap, Quint. I 5, 66).

288

GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA

-re (prohibessit licessit: prohibere licere), ed un isolato ambiss int


(trama ndato -ent): infine dalle prime person e in -o, intese come
presen ti di deside rativi del tipo viso, Plauto ha tratto i pochi
infinit i in -iissere. L'uso di queste forme ha gli stessi limiti che
quello di taxo ecc.
Si notino alcune forme di passiv o: iussitu r (Cato), mm'ciissitur, turbiissitur Cic. Leg., taxitur (Livio, in una rogatio ).
L

543. - Imper ativo.

L'impe rativo caratte rizzato dalle desine nze: il tema


quello stesso dell'in dicativ o.

Note ai Paradigmi ( 475.47 6).

T 544. - Sistem a del prese nte.


PRESENTE INDICATIVO. I C o n i u g a z i o n e. Forse in
amant, non *amau nt abbiam o ancora un resto di coniug azione
atema tica; ma anche facile che dalle altre person e ii si sia sostituit o ad au nella III pI.
II C o n i u g a z i o n e. Da -es -et (> -et 135) -etis con
per -"i-ie-, l'-e- si diffuso alla I e III pl, dove si dovreb be
avere *-eum1U~ *-eunt da *-~o- (o coniugazione atema tica, vedi
sopra '); meun! (TibulIo-Lygd.) doleunt (iscriz.) sono innova ti
di su -eo secondo -iunt: -io nella III e IV coniugo o anche su
eunt di e (ire).

--

III C o n i u g a z i o n e. III pI. ancora -ont in cosentiont


(12 2, 9), nequin ont Fest. ecc., oltre il tremonti del Carm. Saliare .
Nella I pI., volumu s quaesumus hanno la varian te u di i avanti
m ( 42), mentre altrove -i- si stabili to per analog ia con -is
-it -itis; questa analog ia non esistev a per oolumue (vis vult
vultis l), e le forme con i di quacso son troppo poco usate per
infiuire su quaesumus.
Forme con vocale lunga conser vate avanti -t della III sg.:
ariit hab: scit, tutte di PI. che ha anche la breve.

PARTE Il. -

289

MORFOLOGU.

545. - IMPERFETTO INDICATIVO. Con vocale lunga nella


III sg. ponebfit Enn. (e mandebat id.). - Nella IV coniugo -ibam
presso Plauto pi frequente di -ibam. (scibat, exaudibam ecc.);
in seguito le forme oon -i- sono raramente usate (polibant Verg.,
molibar Ov., grundibant Olaud, Quadr., mollibat Apul.); esse
sono per presupposte dalle lingue romanze (it. udivo eec.),
546. - FUTURO. II coniugo dleam. ecc. Vulg. per delebo
secondo il modello della IV coniugo (audiam: audio = deleam:
deleo). - III coniug.: reddihO Pl. di reddere da red-dabO, conserva perci il senso per l'antica composizione, scomparso nella
formazione di reddam; ma nella I sg. troviamo exsugebO Pl.
(Epid. 187), dicebO 'I.,ivebO Novio (di sui rispettivi imperfetti).
T 547. - PRESENTE CONGIUNTIVO. Conservazione di antica
lunga avanti -r, -t: utar taciat amet Pl. ece.: nel congiuntivo
la lunga abituale presso i poeti pi antichi.

IMPERFETTO CONGIUNTIVO. Anche qui I'abbrevazionedell-savanti -r, -t posteriore a Plauto.

T 548. - IMPERATIVO PRESENTE. Le finali

-a -e

-i di II sg.

sono soggette ad abbreviazione giambica ( 28) presso i poeti


pi antichi (ama tace Pl. ecc.), e alcune forme fossilizzate come
semiparticelle hanno serbato la breve, cave puta: altrimenti la
.lunga in seguito regola. Da dico duco tacio (per tero cfr. 557)
troviamo gli imperativi apocopati dic duc taci ma nella lingua
pi antica (Pl. Ter. Lucil. Cato) si trovano anche le forme intere,
dice duce tace (composti -dio, ma edice Verg.; -diic; ma per-fice ecc.
perch il vocalismo radicale era mutato rispetto al semplice).
Nota anche inger Oatull., inoltre la particella em = eme ed
heus, probabile antico imperativo di *gheus- 'udire', 93 Nota.
549. - IMPERATIVO FUTURO. Ancora -tod in violatod datod
suntod di antica iscrizione (12 2, 366); -tD colla breve. (salvo cas
di abbreviamento giambico) in poeti dell'et augustea (estO Ov.)
o posteriori. - Nel deponente-passivo troviamo usate anche le
desinenze attive, dep. circumplectito Cato, .utito id., passivo
19* - V. PISANI. Grammatica Ialino storico e comparativa.

'

2!l0

GRAlIIlIIATICA LATINA STORICA E CO:lIPARATIVA.

censento (12 2, 583); e tuento patiunto sono arcaismi usati da


Cicerone nel de Leg.
T NOTA. - In 12 2, 401 le forme fundatid parentatid sono oschsmi (si noti
nella prima fUMare per fundere, cfr. 435) in cui alla base segue il suffisso
osco di perfetto -tt- e poi -id per --d, L'altra forma della stessa iscrizione,
proiecitad, dev'essere scritta erroneamente per proiecatid' e derivata come
le precedenti da un pro-iciire = pro~eere.

550. - Sistema del perfetto.

PERFE'I'TO INDICATIVO. III sg. volgare con sincope triumphaut edukaut ecc., onde it. trionf, educ: s'hanno da metter
sullo stesso piano forme plautine con -avit monosillabico Y III pl. -run: non si trova in Pl. col perfetto sgmatco, ed
usato dagli scenici solo alla fine di verso o di kolon: -re
ed -rwn: appaiono in epoca antica usati indifferentemente: ma
dalla seconda met del II sec. a. C. usato nei monumenti
pi importanti solo -runt, che pi frequente delle altre due
forme gi in Pl.

T 551. - FUTURO II e CONGIUNTIVO PERFETTO. Si trovano


forme in -ero -erim indipendenti dal tema di perfetto: adi1J.verit Pl., i1J.verint Catull., moneris Paeuv., siris siritis sirint Pl.,
da cui si vede che questi ottativi II erano in origine formati
direttamente dall'aoristo sigmatico: cfr. 536. Quanto alla
prosodia dell--, in epoca antica il congiuntivo ha di norma
la lunga anche nella III sg. -it (-i- per abbreviazione giambica l),
il futuro la breve (ma addUxerit Pl. Merc, 924); in seguito
generale la forma colla breve per ambedue i paradigmi, e solo
sporadicamente, per l'uno e per l'altro, compare la lunga.'

Alcune" anomalie ".

T L 552. - I.

TI paradigma di questo verbo combinato


di derivati dalle due radici es- e fu- (*bheu-~-). P re s e n t e:
sum es est sumus estis sunt, cfr. scr. d-smi asi asti smd sthd
ESSE.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

291

santi, gr. El [.L L (eol. ~f.L(.LL) et (rrt cr(.Lv :crT Elcrl (dor. EVT().
II paradigma greco ha nella I e II pl. il vocalsmo normale
della radice, secondo il sg. e secondo la III pl. V"t't da *~v-"t't =
gt. sind o. s e n t ecc. (l'abolizione dello spirito aspro per analogia delle altre persone, specie a"t't); il SCI'. conserva perfettamente l'antico stato di cose. Il lt. sunt da *sonti (come tremonti 468, gr. .yovn ecc.) uguale all'ablg. satU e proba
bilmente antico; secondo esso si . rifatto *smos (= SCI'. smas)
in *somos > sumu ( 15) che ha recato seco il rifacimento di
*e.~mi in sum (cfr. la contrapposizione yw :yofLe:v :YOV"t'L con
-()- a, sye:Lt; :ye:L :ye:"t'e: con -e-); estis per *stis secondo es:
quest'ultima forma suona in Plauto anche ess, cfr. l'omerico
:Gd rifacimento di d = SCI'. asi ie. *esi. Un esum costruito'
da Varrone ; l'('.~.n:s tramandato per Accio sta forse per eseis,
dr. appn-sso: simu per SI(,1n1(.~, forse dall'osco dove abbiamo
s i m = ,~U11/. si trova fin dal I sec. (era adoperato da Augusto e
ritorna nelle lingue romanze). Un futuro col suffisso -sco( 4!J~) abbiamo nell'arcaico escit ' erit ' (XII Tab.), euperesc,
cfr. armo congo i~c ' sit' da *es-ske-ti.
.
I m p e r f e t t o eram da *es-a-m 529; f u t u r o e1'O (esed
~, l; III pl. talora erint secondo il fut. anteriore 539) da
*l'S-U 537; c o n g. p l' es. sim (antico siem. sie.~ siet simus ecc.
accanto a sim si sit, Pl. sit; III pl. arcaica sient da *sl-ent
come SCI'. sy-ur, rifatta, in sint come il resto del paradigma)
536; c o n g. i m p f. essem da *es-se-m e jorem da *fu-se-m
534; i m p e r a t i v o es este, esto est6te sunto (antico est6d
sunt6d; sunt6te in una glossa); p a r t i c i p i o prae-sen ecc.,
e s6ns usato come sostantivo 'il reo'.
F

P e l' f e t t o fui ecc. (o fui fuvi 29) dalla 'l'ad. fff,- che d
pure, col suffisso -a-, l'arcaico congiuntivo fu-am, [orem (v. sopra),
inoltre il partic. fut. fuUus e l'infinito [ore da *fu-se ( .566).
Composti: dewm. des dest eram (scritto anche deeram, e
cos via); j!l'usum prad-es pl'u-flli prad-esse; ecc.

19- V. PISANI. Grammatica latina storica

l'

comparativa.

292

p,RAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T 553. - II. Posstnr. Su di esao cfr. 460.519. P re s e il t ~


i il d i c. possum potes (pote!i Pl, come ess, 552) potest possumu potestis possunt, i m p e l' f. poteram, f u t u r o potero
(III pl. anche potcrint come erint 552); c o n g i u n t i v o
p re s. possim (possiem ecc. Pl., 552), i m p f. possem
tpotessem. Enn.; potissem Lueil., forse apJqJogico per potis
essem, cos come in periodo arcaico tornano qua e l le forme
acompossionali potis es poti sint potisit). P e l' f e t t o
potui ecc. Forme isolate di p a s s i v o: potestur Enn. Pacuv.
Lucr., poteratur Oael, Antip., possitur Cato, possetur Claud.
Quadrig.
T L 5M. - III. VOLO. P r e s e n t e volo vis volt volumus 1lOltis
110lunt (dalla fine della repubblica vult 1:ultis). Salvo la I sg.,
iu cui -o subentrato a -mi, una formaziq1}q atematica in cui
volt da *,!!:el-ti ( 14), mentre il vocalismo del plurale pu anche
essere di grado o: *,!!:!-. Su -umus cfr. 544; 1)is, antico veie
da oi (questo 122, 4; cfr. 20) risalir a *t:ols da *uel-s rif~to
dopo che l'antico *,!!:el-si aveva dato, attraverso *velli,vel
usato come particella (cfr: ital, mtOi - vuoi). I m p f. vo7~hlfm
f 11 t. oolem. sono normali; ffla o avanti l + e analogo a quello
del presente (cfr. 14): Invece vel- avanti vocale palatale o
con -ll- si trova nel p l' es. c o n g. pel-i-m vel-i-e antica
forma 4f ottativo (~ 536) e nell' i m p f . c o n g. vellem da
*vel-se-tr~ ( 534) coll'n. velle da *vel-se: li tema del p e r f e t t o ha coniugazione regolare (volui eee.). Nota sis da
si vis e 8ultis da *sei (v )oltes attraverso *seoltis 32. C.ol\IPOS'l'I
di polo sono: I. nolo da *ne-volo nevis nevolt (posteriore 1ton vis
non vult) nolumus non vultis ni5lunt, nolebam, nolam, nolim,
nollem; da nolis nolit nolit: si fatto P i m p e l' a t. noli
nolito nolite secondo a'1fdis ttudit auditis: audi audito awlite
(neli di una glossa presuppone un congiuntivo *nelirn rifatto
forse secondo velim). - II. malo da maIJolo 460.33, mavis
mavult ecc. come nolo; ancora in Pl. isolatamente mavolo mavelim
e, sempre usato, mavellem.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

298

T L 555. - IV. Bo. P re s. i n d i c. eo is it (ancora it Pl.

Enn.) imus itis eunt (int gloss.), passivo itur. Eo da *ej-o per
*ei-mi = ELfLL scr. emi con sostituzione di -o a -mi come in
volo; is it atematici , d eL(jL scr. ~i ti da ei-, secondo questi
i-mus t-tis per io, cfr. ~fLev he scr. imds ithd; anche eunt col
grado normale della radice (da eo) per *ionti cfr. scr. y-dnti.
I m p f. i-bam ( 530; tardo exiba: rediebat come a1tdiebat
cfr. is: audis ecc.), fu t .ibo (redies Apul, triinsiet Tibull.,
Itala, Tertull. come audies audiet), p re s. c o n g. eam da
*ei-iim (ambiiimus Cic. come audiiimus), i m p f. c o n g .
irem da *ei-.~e-m, i m p t. i da *ei come es 552 (gr. ~1t-eL,
homo d I)' ~ye) ito, p a r t i c. in = scr. yrtnt- euntem = gr.
t6v't'-(x 242, con e- secondo eunt, i n f. ire; R-~!} e t t o ii
525 (ed ivi; in-it Lucr., abit Lucil., adisti Verg. ecc. 524) e
cos via (adieset -ent adiese P 2, 581 con e scritto per ei = i
21): p p p. ad-itus Pl. ecc., ma amb-itu Ov. come audittts,
su P i n o itum: i composti, come si vede, tendono a regolarsi
sulla IV coniugo - Come si visto ( 454) nequeo composto
di eo, e queo ne stato ricavato secondariamente: perci la
coniugazione di questi due verbi coincide con quella di eo
(ppp. quitus Ter.).
L 556. - V. BDO. Come in sum e volo, troviamo in questo
verbo l'ingresso nella coniugazione tematica delle prime persone sing. e pl. secondo la III pl., poich nella coniugazione
tematica queste tre persone avevano o come uscita del tema,
contro e delle altre, laddove le seconde persone e la III sg.
rimangono atematiche: edo es est (passivo estur Pl.) edimus
estis edunt (cfr. lit. d-mi scr. dd-mi ecc.), i ID P t. es este
estO, c o n g. i m p f. essem i n f. esse: la lunga in rifatti
*ed-si ecc. per la legge di Lachmann 25. I m p f. i n d .
edebam (tardo). O o n g. p re s. edim edis ( 536); solo dopo
l'inizio dell'era volgare sorge edam ediis, cos pure il preso edo
edis regolare di III coniugo P e r f e t t o edi ecc. (tardo
e volgo edidi secondo edidi di e-do). S u p i n o esum ecc.

294

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

557. - VI. FERO [ere fert ferimus fertis [erun: da un antico


presente atematico (cfr. gr. rpp't"e, SCI'. bi-bhar-mi e bhr-ti
III sg.) accanto a cui doveva per gi al tempo dell'unit ie,

essersi sviluppato il paradigma tematico che ritroviamo in


SCI'. bhdrati gr. rppeL gt. bairi]. ant. irland, berith 'fert' ablg.
berei; atematici anche l'i m p t. fer ferte (= rpp-re), il c o n g .
i m p f . ferrem da "[er-s- 534, l' i n f . [erre da "[er-se; del
resto come lego. Il p e l' f e t t o forma il suo tema dalla radice
*tel- (in toZZo da *tol-no, *t!-no 490): tu li ecc., tipo di aoristo
radicale ( 506 Notaj e tetuli 509); dalla stessa radice il supino
latum da *tl-ii-tu-m.

L 558. - VII. Do diis dat damus datis dant. L'antica coniugazione doveva essere *do-mi *do-si *do-ti *da-mos ecc. con variazione o/a (cfr. gr. (WIl-L: (00ll-ev, SCI'. dddiimi dddiisi dddiiti
dadmds ecc.); la I sg. al solito passata alla coniugazione
tematica, questa volta eliminando il -mi desnenziale, la II
e III sg. hanno cambiato il loro o coll'a del plurale, ma in seauito secondo sts : suu (da stiit 135) si fatto das: dat (mai
*diit, nemmeno in Plauto), similmente l'antico imperativo
*dii date (ancora in cedo con abbrev. giambica 28, cette,
456) passato a da (cfr. sta) date. Del resto, come nella I
coniug., ma sempre con ti: diibam dabO darem dare, congo preso
dcm des cfr. OL-tjV O('IJ~ < *da-je- e 533.536. Il presente radicale ritorna in armo (ta-m ' d' ta-mk' 'diamo' con generalizzazione dell'a) e forse in lit. duo-mi ablg. dami 'd'
(duosti dastu 'd' ecc. sono rifacimenti secondo sti jasti/,
'mangia ': imi jami 'mangio' rado *ed-); invece gl'. e SCI'. hanno
il preso raddoppiato, O(WIl-L dddiimi, cfr. peligno dida 'det'.
T L 559. - I composti del tipo antico (red-do pro-do) sono entrati
completamente nell'analogia della III coniugazione (grazie all'indebolimento in -1,- dell-- radicale: pro-ditis da pro-datis ecc.)
e si coniugano come lego; l'antica coniugazione si serba ancora
nel futuro plautino reddibO da *red-dabO, cfr. 42. - Ma cireumdare posteriore agli effetti della intensit iniziale. - Una

PARTE II. -

MORFOLOGIA

295

parte dei composti con -do appartiene alla radice *dh-,


cfr. 96.496 Nota.
Una. forma allotropa della radice, *dou-, per cui cfr. il greco
cipriota inf. 80f -VOCL, il lit. dov-ana ' dono', il falisco dou-iad
, det' ecc. si trova ancora in forme quali duim perd1dm e
fut. anter. inter-duo (tutti Pl.), ottativi e congiuntivi di un
aoristo radicale, cfr. 536; altre forme sono creduis creduiis
(con attrazione di credo, rado dh- 460, nell'analogia di do),
addues ecc.
L 560. - VIII. FIO. P r es. fio fis fit (Pl. fU) ecc. I m p f .
fiebam, f u t . fiam, c o n g. p r es. fiam, ma c o n g. i m p f .
fierem i n f i n i t o fieri (presso gli scrittori arcaici talora
[ierem ecc.): la radice *bh'f!-i- 116; non chiaro il rapporto
fra i ed i (questo solo avanti -er-). Da p e r f e t t o funge
factus sum; ma un arcaico fUum est si trova in Livio Andronco,
cos come arcaiche sono le forme passive fUur e fibantur.
T 561. - IX. INQUAM inquis inquit inquimus inquitis inquiunt;
la I sg. un congiuntivo. I m p f. inquibat, f u t. inquies
inquiet, i m p t. inque inquito, c o n g. p r es. 1:nquiat
(tardi, inoltre, inquio inquo e inquiens): sono formazioni di un
tema aoristale "en-squ- come gr. homo ~-a1t-E-'t"E da *v-a1t- accanto a cui rimasto l' i m p t. P r es. arcaico inseque insece = homo ~WE1tE da *v-aem:.
562. - X. Ano ais ait aiiunt (Pl. ais ait) c o n g. p re s .
aiiat, i m p f. aiiebam ed aibat (Pl.) ecc., p e r f. ait quanto
resta. di una radice ag- 'dire' (gr. ~ da. *~y-'t", (iv-wy-oc cfr. adag-ium) con preso *agio > aii.o, *agiesi > *aiis > ais ecc. Cfr. 82.
563. - XI. Di FARI sono impiegate solo le forme di p re s .
fat'ur fantur, l' i m p t. fare, l' i n f i n. fari farier, il p a r t i c .
fans, fandus fandi fMu, il fu t. fabor e le forme perifrastiche

del sistema di p e r f e t t o (fatus ha valore passivo l). La


radice quella *bhii- di cpOCflL c?YjflL ecc.
564. - XII. Solo nel perfetto, ma con valore di presenti

296

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

(che quello antico del pf.), sono usati memini (che ha anche un
imperativo memento mementote), coept (pi antico co-ep; di
ap-io) e odi (cfr. od-ium).
565. - XIII. Nota infine le forme di saluto avi (hav'i; in
esso debbono essersi fusi un antico ave e un havo punico), salve
(probabilmente in origine l'avverbio di salvus) e al, che hanno
sviluppato dei plurali avete salvete valete, e alcune altre forme:
salvebis albi avere salvere valere, cura ut oaleas. Aveas aorem
avbo s'incontrano solo in epoca tarda.

Il verbo infinito.
L 566. - 1) L'infinito presente attivo si forma a mezzo
di -se (-re dopo vocale) aggiunto al tema del presente: es-se,
cel-le (nolle malle; -ll- da -ls- 83), es-se di ed-o, [erre (-rr- da
-rs- 83), i-re, da-re, sta-re, impl-re, ama-re, mon-re, lee-re,
cape-re (da -i-se 18), audi-re; [ore da *fu-se 18; poese (ant.
potesse). Si tratta dell'antico locativo di un astratto verbale
iT'II- come scr. pr-s-i = plre da *ple-s-i; cfr. dasi che in PF.
interpretato dari ma molto probabilmente sar un infin. attivo, uguale quindi al posteriore dare. Desinenza dativale ha
invece il scr. jiv-as-e uguale in tutto, salvo appunto nella desinenza (che di dativo), al lt. viv-er-e *g,!!i,!!-es-i).
N ota, con sincope mediana o finale, gli arcaici o volgari
suependre (IV 1864), oedre (12 2, 366), tanger (12 2, 501), biber
dare (Cato) ecc., e i volgari haber [ecer eec.; volgare e tardo
esse-re, inoltre potere di su pot1~i secondo monre : monui. Di
fio si adopera fieri concordemente all'impiego di questo verbo
come passivo di facio, ma fiere testimoniato per Ennio e
Levio.
T 567.
forma:

2) L'infinito presente deponente-passivo si

IX) Dal tema di presente della III eoniug. a mezzo di -i

PARTE II. -

MORFOLOGIA

297

(legi capi) che appare scritto anche -ei (solvei mittei darei legei),
ma in epoca in cui la distinzione fra gli antichi -i ed -ei non
era pi sentita, per cui la grafia non ha alcun valore probativo
circa la forma originaria della desinenza;
~)

Dal tema di presente delle altre coniugazioni a mezzo


di ori (amari moneri audiri; inoltre ferri fieri dari ecc.);
T y) Colle desinenze -ier o -rier a seconda delle coniugazioni,
parallelamente ad (l. e ~: testarier viderier loquier opperirier. Queste
forme in -(r)ier sono arcaiche, e dopo Catone e Lucrezio usate
solo raramente, coll'intento di dare al discorso una patina
arcaica.
T 568. - Da ~ non sembra si possa staccare il pakari ' pacari' dell'iscrizione di Dueno (P 2, 4): poich l'iscrizione
anteriore al rotacismo e alla monottongazione di -ei, questa
forma ci farebbe risalire a un antico ori contraddicendo l'opinione che ori possa corrispondere al -se degli infiniti dativali
sanscriti come jivase (per cui cfr. 566) ed -i a quelli come -aj-e,
apparentemente uguale ad ag-i ( 155). In tal caso, -r- sarebbe
il solito elemento mediopassivo che abbiamo trovato nelle
desinenze personali (amo-r ecc. 471), ed esso ritorna come
finale di -ier, cosicch un infinito come amarier conterrebbe
due volte tale elemento (amarim',pare bene il risultato di una
contaminazione fra i tipi amari e legier); quanto a -t, esso
potrebbe rappresentare un antico -ie, come nel vocativo tili,
e cio l'-ie- di -ier, conservatosi avanti or: ci renderebbe probabile il confronto di -ie- (> -i) collo -ya che in sanscrito forma
gerundi (-vrtya 'volgendo' = oeru, vortie-r) e che in origine
parrebbe strumentale di un tema in -i-o
569. - 3) L'infinito perfetto attivo si forma aggiungendo
-isse al tema del perfetto: amao-isee monu-isse leg-isse cep-isse
audiv-isse. Si tratta evidentemente di -se (cfr. 566) preceduto
dall'elemento -es- che abbiamo visto trovarsi alla base delle
formazioni di piuccheperfetto ecc. ( 528); -isse per -esse (come
nel pchpf. cong.) secondo -isf'i -istis nelle II persone del per-

298

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

fetto indicativo ( 470; es, estis: esse = fuisti fuistis: fuisee).


Nel deponente-passivo il perfetto ha per l'infinito, al solito,
la formazione perifrastica: amatum esse ecc.
570. ~ 4) L'infinito futuro attivo costituito dall'accusativo del participio futuro atti vo in -tru ( 210) tratto dal tema
del supino ( 573), seguito o non dall'infinito esse: facturum
-am -16m, -os -as -a (esse); la forma senza l'infinito esse la pi
comune in periodo classico. Nel latino arcaico si trova spesso
-trwm. (senza esse) per tutte le persone: pollicito scse factumm
omnia (Cato) ecc., c questo dev'essere l'aspetto pi antico.
Probabilmente facturum modellato secondo il supino factum
in ragione del rapporto che si scorgeva tra facturus e il ppp.
factus; solo secondariamente si dev'essere addivenuti all'accordo
tra l'infinito futuro e il numero e genere del nome o pronome
cui esso si riferiva, quando il parallelismo tra facturum e il
supino [acium. non era. pi inteso, e si pensava invece alla costruzione del ppp. [actus,
571. - 5) L'infinito futuro passivo tipo redditum iri
foggiato, coll'applicare a ire la forma passiva in ori, dalla comune locuzione costituita dal supino in -tum col verbo eo
(eo quaestum Pl.; passivo: contumelia quae... mihi factum itur

Cato); come in tale locuzione viene in seguito, almeno nella


tradizione manoscritta, omesso l'-m, cos troviamo le scritture
redditu iri, datuiri ecc. In Pl. si trova anche praedatum irier
(U.ud. 1242).

572. - 6) Il qerundio, che serve a declinare l'infinito


(amandi amando amandum; monendi; legendi e legundi, faciendi e faciundi; audiendi; eundi ecc.), nella formazione
identico al gerundivo (su cui cfr. 249; ivi anche sulla origine
del gerundio).
L 573. - 7) l supini, cosiddetti attivo e passivo, sono l'accusativo e il dativo di temi astratti in -tu- designanti l'azione
cui si riferisce il verbo; la formazione di tali temi in -tu- pro-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

299

cede parallelamente a quella del ppp.: amiitus, amiitum e amiitu;


monitus, monitum e monitu; lectus, lectum e lectu; perculeus,
perculsum e perculsu. Per la forma di dativo si trova anche
-tui: memoriitui ecc.; cfr. 350.
Al supino lt. in -tumcorrispondono esattamente il supino
baltoslavo (Iit. duotu, ablg. datu = lt. datum, salvo l'apofonia
radicale, ecc.) e l'infinito scr. in -tum (ddtum, bhdvitum 'essere' ecc.). Altri infiniti forma il ser. da questi temi in -tuo,
p. es. dativali come e-tac-e e-ta/o-ai ' per andare' (rad, i-), genetivali come han-to-s 'per uccidere '.

La coniugazione in latino volgare.

T 574. - Astraendo dalla tendenza a creare forme perifrastiche pel futuro (habere o velle coll'infinito, e di qui una nuova
forma sintetica del tipo ital, amero da *amare hao cio habeo)
e pel perfetto ihobere, negli intransitivi esse col ppp.), e di
sostituire in tal modo il morente passivo (esse, nell'Italia settentrionale fieri col ppp.), osserviamo nel verbo latino volgare:
a) La tendenza ad ampliare le coniugazioni I e, in minor

misura, IV a scapito delle altre due che vengono in parte confuse fra loro, cfr. lugere misere tondre respondre (e, ricavabili
dalle lingue romanze, ARDERE MORDF..RE RIDERE, TORCERE per
tm'quere) e d'altro lato CADERE SAPERE e simili; forse la pronunzia di -!lo come -io ( 72 e) nella I sg. preso ha facilitato il
passaggio di verbi dalla II alla IV coniug., p. es. fiorire lucire
lugire ed IMPLIRE PUTRIRE; in conseguenza si ha -tsoere per
-eeoere, ad es. lucisco e FLORISCO ecc.; similmente alla IV sono
passati i verbi in -io- della III, gi in antico tempo come moriri
PI., fodiri Cato, cupire Lucr., e poi fugire Aug. CAPIRE (accanto
a capere) eec.; altri verbi della III passati alla IV sono gemire
FALLIRE SEQUIRE e cos via.
575. - b) Alcune speciali formazioni sono: I c o n i u g .,
per i verbi monosillabi, DAO STAO ADNAO DAUNT STAUNT, se-

300

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

condo cui anche HAO ed HO, HAS HAT HAUNT ed HANT; III c 0n i u g., potere (di su potui) con poteo e posso potbam. potbo e,
secondo questo, il semanticamente affine nelle passa a volere
con preso VOLEO volimus e volemus; facio acquista forme pi
brevi per analogia di dare, quindi FAO FAS FAUNT FANT ecc.;
cadere completa il suo paradgma con ANDARE, ALLARE, ire;
a dicere si affianca DiRE (secondo FARE e il rapporto dic : fac).
576. - c) Futuro primo e generalmente anche anteriore,
conguntivo impf. e generalmente anche perfetto, imperativo
futuro sono scomparsi (salvo sopravvivenze isolate), cos pure
l'infinito perfetto e futuro, i supini, il participio futuro e il
gerundivo. Scompare l'intero passivo, sostituito dalla formazione perifrastica ( 574), e i deponenti prendono la forma attiva.
Di quanto rimane, il perfetto ind. si conserva col valore di
aoristo, mentre nel valore di perfetto sostituito dalla forma
perifrastica (il passato prossimo italiano); il piuccheperfetto
indico col valore di passato semplice, talora di condizionale:
il piuccheperfetto congiunto col valore dello scomparso imperfetto (cantassem > ital, cantassi). Si costituisce un nuovo paradigma, il condizionale, modellato sul futuro perifrastico sostituendo al presente di habeo l'imperfetto o il perfetto: CANTARE
HABEBAM od HABUI, ital. canteria e canterei.
577. - d) Nel presente indie, troviamo talora che i verbi
in -io ed -eo passano a verbi in -o: AUDO DORMO VIDO; struo
trah6 veh6 secondo i loro perfetti e ppp. struxi structus ecc. e il
rapporto rego rexi rctus ecc. dnno STRUGERE TRAGERE VEGERE; la IV coniugazione introduce in Italia, Gallia, Rezia,
Dacia la coniugazione degli incoativi con -isco in luogo delle
antiche persone del singolare e della III pl. (ital. finisco finisci
finite finiscono, cfr. FLORISCERE 574); essere (il vecchio infinito
prolungato del solito -re, come la forma usuale sostituisce gli
antichi celle e posse) diffonde l'iniziale s- di sum ecc. a tutto
il presente (SES SEST SETES), e nel congiuntivo forma, accanto
a sim, SIAM per incrocio con fiam.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

301

e) Nell'imperf. indic., -ibam della IV coniugo finisce coll'imporsi esclusivamente a spese di -ibom, cfr. 545.
T 578. - 1.) Il perfetto conserva all'ingrosso le antiche formazioni, ma non senza importanti spostamenti e modificazioni:
premesso che i perfetti deboli con -vi assumono il carattere di
formazioni regolari, osserviamo:
Ot) La tendenza ad usare nel perfetto debole le forme
contratte in -asti -astis -arunt -isti -istis -irunt, cui si affiancano nella I sg. -ai -ii per -avi -ivi -ii, nella III sg. -aut -s
-lit -llT -tt per -avit -ivit, nella I pl. -iimu -imus per -tivimus
-ivimus. Analogamente sorge un tipo con -El -ESTI -lh -El\I(M)us
-ESTIS -erunt dall'incrocio di queste desinenze con forme in
-dedi da *-didi in credidi perdidi vendidi ~ 509, accanto e da
cui s'erano fatti prandidi scendidi respondidi ascendiderat incendederit prendiderunt videderunt ecc.

T
Il

T 579. - ~) Il perfetto forte ha tre tipi: in -ui, -si, -i. Abbiamo


il primo in placui, habui od *hebui onde -bui per -vi dopo radice
in vocale: COGNOBUI cn.EBuI it. conobbi crebbi, inoltre tenui
it. tenni, sapui SEI'Ul: per sapivi it. seppi, VEX"l'I it. t'/'nni per
veni ecc. - Il secondo costituito da parte dei vecchi perfetti
latini in -,~i, cui l'e ne aggiungono dei nuovi: absco( n )si, ACCENSI,
. .APERSI, CURSI, ERsI (erigo), LExI, MORSI, OCcISI, VINSI ecc. Il terzo, in cui i raddoppiamenti, all'infuori di dedi esteti,
sono aboliti, si riduce grandemente rispetto alle antiche formazioni radicali latine, per passaggio alle classi meglio caratterizzate
in -ui o -si, senza che intervengano nuove accessioni: restano
feci (e jecuit) vidi (e vfou) fui veni (e VENUI).
Dall'osco penetra nell'Italia specie meridionale una formazione con otto: it. vendetti detti (ace. a didi da dedi, secondo cui
stidi) stetti, dial. facetti ecc., cfr. O. prUfatted 'probavit 'ecc.

302

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

D. - Gli indcclinabili.
T 580. - Nel capitolo degli indeclinabili rientrano tutte le
forme, non nomi n pronomi n verbi, che non vanno soggette
a mutamenti di flessione in seguito al loro impiego sntattico.
Si tratta quindi di a v v e r b i (compresi quelli costituiti da
casi irrigiditi di nomi e pronomi o comunque derivati da nomi
pronomi e numerali, dei quali abbiamo gi detto nei 416.431.
392), la cui funzione di determinare una proposizione, un
verbo, un aggettivo o un altro avverbio; di p r e p o si z i o n i,
antichi avverbi che dal determinare una proposizione sono sta~i
attratti a specificare la funzione di un suo complemento, definendo meglio la relazione sntattca indicata dal caso, ovvero
a modificare il significato della radice verbale con cui si trovano
in composizione (composizione verbale, 454 segg.); di c o ng i u n z i o n i, parole che valgono a indicare i rapporti fra
parole coordinate o fra proposizioni coordinate o subordinate;
infine di i n t e r i e z i o n i, propriamente puri gesti vocali
d'indole esclusivamente affettiva, ed estranei a rigor di termine
al linguaggio in quanto esso comunicazione di una intuizione
dialetticamente organata.
T L 581. - Avverbi primitivi sono:
I negativi ne- (scr. sui, gr. v~vefLo da *ve-cxvefLo ecc.) in
ne-vis ne-volt ne-fas ne-scio ne-que (onde neque6 454), nemo
da ne-hem, nihil(um) da ne hilom ' non un filo' ( 13.105.217)
e non da ne oinom 'non uno' (anche noenu noenum presso
Lucil. e Varr.), cfr. anche 409; ne (osco ni) in orig. non subordnatvo, nec (da non confondere con nee sincopato da neque)
, non' in monumenti arcaici, infine ni da ne + i; inoltre haud
hau da *ghJ-y:'ot di *ghe-' lasciare' come apud da *ap-y:'ot 256.sus-que d-que, il primo da sub-s coll'elemento -s di abs ecc.,
conservano il valore avverbiale antico delle preposizioni 8ub
e de. - heri od here per abbreviamento giambico da heri, probabilmente forma Ioeativale (come tempori 420) di hes- in
hes-ternus, cfr. gr. X&i scr. hyds 'ieri '. - criis, di origine

PARTE II. -

MORFOLOGIA

303

ignota, ricorda lontanamente il scr. vds 'domani'. - hodie


da *odi"i = ser. adyo", ma ha preso h- per influsso del pronome
hic, e in faliseo, interpretato come ' hOc di ', anche il -d ablativale: [oied (pel 1- cfr. 105). - mox = scr. mak~u. - d'iJ.dum
parrebbe assimilato, forse anche con influsso di dum e per
evitare I'omofonia con durum, nonch per reazione puristica
al rotacismo di d 108, da un *durom = scr. durdm 'lontano; da lungo tempo' e andrebbe quindi con durus durare, la
cui radice *deu- (cfr. ser. ddv-iyas- comparativo di durds ecc.)
forse contenuta in dum. - denique da de pi le particelle -ne (in
pone, superne ecc.) eque; similmente dimec contiene il do 'fino a '
di quando ( 427) e le due particelle suddette (-que sineopato
come in nec negativo accanto a neque). - sem-per nu-per sono
composti colla postposizione per; il primo contiene il numerale
sem '1', cfr. 387, il secondo l'avverbio *nu *nun = gr. vu
vuv che ritorna, colla particella ce 376, in nunc. - pridem
derivato col -dem di idem ecc. ( 371) da *pris- 'prima' (anche
(in priscus pridie), formazione avverbiale di prior prius, comparativo da riconnettere con prae, fatta come magis di maior
maius, quindi da *pri-is (cfr. 255); una formazione simile
satis (onde sat da *sati con caduta di -s) accanto al comparativo satius cfr. satur ecc.; e tale parrebbe nimis" col comparativo neutro nimius (Cato) da ricondurre forse al *nem- di
gt. nima 'prendo' (lt. emo senza n-; i per e come in similis
13), quindi 'comprendente troppo' o simili (dall'aggettivo
derivatone, nimius, son fatti nimio e nimie). - saltem forse
da *sei alitem, questo come ali-quando e col suffisso di i-tem
428, nel senso di ' se altrimenti' > ' almeno'. - vix (e vixdum)
forse da *vic-is (cfr. [L6Y-L; potrebbe essere lo stesso -is di
satis nimis): vinco' con forza' > ' appena '. - paene di origine
ignota (forse analizzabile in pae-ne 'per poco - non'; ma.
donde pae?). - lere col superlativo ler[i]me, di origine oscura:
*bhis-e cfr. scr. bhi:~-d 'con timore'? - prode, astratto ila
prdest composto di prod + est ( 583). - sto 428, ecc.
L 582. - Come preposizioni sono usate parole che conser-

304

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

vano ancora il valore di avverbi: ante

(&v"t"t;

volgare ab ante>

it. avanti); circum e circa (da eircue nel significato originario di


! ~~Fchio ') e eirciter ( 422; anche id-circo); clam (accus. di un
*cla- nomen actionis di oo-eul celo; antico anche callim da
*k!a-); iuxta (da *iug-istad formazione di superlativo da *ieug- di
iungo); palam (: 1tiX<;, 1t(ViXf1.iXL); post (poste Enn. Pl., col *ti
di ante: scr. pa-ca 'dopo' Iit. ps 'presso' eec.) pone (da
*pos-ne o *post-ne); praeter (forma eomparativale di prae);
procul (neutro sg., come simul v. appresso, di un *procilis:
oc-culere ecc., quindi 'lungi dagli occhi '; oppure da pro pi
un *qu"ile in gallese pell 'lontano' gr. T~e:~); prope (se prop-
immediatamente identico al prok- di proximus, si dovrebbe avere
in questo una dissimilazione, cfr. 206; prope da pro col -pe di
quippe causale 584); propter (formazione comparativale dal
precedente); secundum dal gerundivo e secus da *sequos 256, di
sequor ecc.; subter (come prop-ter prae-ter) e super (\J1tp scr. upari)
con supra(d) (ablativo dell'aggettivo superue, derivato da
8uper) sono formazioni comparatival di sub 583; uersu -um
( 416) e adoersu ( 425); ultra e citra ( 419.374 e cis 583);
infra (di inferus); simul (antico semol) nom. sg. ntr. di similis
come facul di [acilis 345; usque da *os-que = scr. accho' , fino

a " con e- gr.


TL

~cr"t"e:.

583. - Solo come preposizioni vengono usati:

coll' a c c usa t i vo: ad (umbro - a r posposto, osco


a d - preverbio e a z cio ad-e come lt. ob-s, irland, ad- frigio
iX~-~iXX.e:"t" iX~-~e:pe:"t" 'afficiat ai'ferat' solo come preverbio, gt. at);
apud 256; ci-s ul- derivati con -s dai temi pronominali ci(: ce 376) ed ot- ( 374); erga da e regad 'dalla direzione di'
(: rego); inter = scr. antar (forma eomparatvale di in da en);
ob (in composizione anche obs- come ab-s) = ablg. ob(u) 'attorno, vicino' cfr. gr. om&e:v; penee, antico locativo adesinenziale di penus, originariamente 'in casa' (cfr. franco CMZ da.
lt. casa); per = gr. 1tpL scr. pari' attorno '; trans antico nom.
sg. ntr. del participio di -tra- in int1'are;
coll' a b l a t i vo: ab, abe (gr. &n-o &\jJ scr. dp-a; -b da -p

PARTE II. -

MORFOLOGIA

305

121; per ii cfr. 143; au- in aufero aufugio altr~ parola,


= scr. ava); cum da ~ntico com rimasto in composizione (comcono, accanto a cui appare anche co-), cfr. ou. com cum, anche
posposto come in lt. mecum quibuscum, gallico com- irland,
co(m)- e, meno prossimi, scr. laim. ablg. ku col dativo 'r~rso,
contro' (questo significato conservato nel derivato contrii);
ex, e ( 143), eco, gr. t;irl. ess- slavo iZ(1'l) ecc. da *egzh (cfr. gr. X.&po da *egzdhr6s per *egzh-tro-); p"6, in composizione anche
prod-, gr. 7tpO gt. fra e, colla lunga, 7tPW-7tPUCIL ablg, pra-dedu
'proavo '; sine, tocar. A sne B snai 'senza', da raccostare a
sid si' via da; senza' (-d come in prod) arcaici e in composizione (sed-itio ' l'andar via ' se-cerno *se-luo > solvo); de, irland,
di; prae, ant. prai, osco p r a i umbro p re, formazione
dativale di pr- in pr-o ecc.; tenus 256 (anche col gen.};

coll'ablativo e l'accusativo: in gr. v eec.;


sub (subs- come abs) gr. (J7t-O scr. up-a pi un s- non chiaro.
Per le preposizioni nella composizione verbale cfr. 454.455.
T L 584. - Tra le molte congiunziQni del latino segnaliamo
alcune pi notevoli:
a) Coordinative.

et, gr. ~"L goto ifi 'ma '; -que gr. Te: scr. ca (enclitica); atque onde, con assimilazione e sincope della finale, ac,
dall'avversativa at (v. appresso) pi quei etiam da et iam 31;
quoque, generalmente interpretato da *quo + que 'e con ci',
con abbreviazione avanti enclitica 27; neque onde nec, col
ne di 581; et non, se la negazione si riferisce a una sola parola.
COPULATIVE:

osco auti 'o' aut 'autem', gr. cxo


el, antica II sg. preso di volo, 554; -ve, scr. vii 'o '
gr. 'YJ da *~-f; sive se (da sei-ve sincopato) con si 428.
DISGIUNTIvE:a1.(,t,

cx,,-ocp;

sed. (= sed preposizione 583); at, gr. &."-~p


gt. afi-fian ' ma '; autem, da aut con -em di id-em 371; tamen
da tam
en (onde in) 'intanto', ed attamen verumtamen.
AVVERSATIVE:

LIMITATIVE:

quidem da quid coll'-em ora visto, ed equidem

306

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

coll'*e- rafforzativo di osco e-tanto 'tanta' gr. -xdvo.


CORRETTIVE: quin da qui ( 428) + ne 'come no' ' > ' che
anzi '; immo (Pl. e Ter. immo avanti vero), ittito imma 'inoltre '.
CAUSALI e DICHIARATIVE: nam, ace. sg. femm. di un pronome
*no-, cfr. tam q1tam e, per la radice, num (ace. sg. msc.), armo
n-a 'egli' ablg, o-nu id. gr. *xe-evo > xdvoc;; enim (et-enim),
osco i n i m'et' ecc., accuso di un pronome *ni- che sta a
*no- come qui- a quo- ecc., coll'-e rafforzativo di e-quidem e di
t-xdvo, V. sopra; quippe, un quid rafforzato col pe su cui cfr.
374.378; nempe che contiene lo stesso -pe ed nella sua
prima parte affine ad e-nim.
CONCLUSIVE: ita-que cfr. 428; igUur, di origine incerta;
ergo da e regod (reg- di rego) , dalla direzione di', ~fr. erga 583;
proinde composto di pro e inde 424.
INTERROGATIVE: cur, antico quor 428.
b) Subordinative.

T 585. - FINALI: ut 1tti (ant. utei, coll'-ei di ubi ecc. 423),


antico ali-uta formato come i-ta, dal pronome interrogativorelativo, cfr. ubi uter ece.; ne 581; quo (quominus), l'avverbio
di moto a luogo 425.
CONSECUTIVE: ut (v. sopra); quin 'affinch non', uguale al
quin correttivo 584.
CAUSALI: cum quum (ant. quom), accuso mse. di quo-; quoniam
da quom iam 88; quod quia 377.
CONDIZIONALI: si 375; modo dum dummodo ne-dum.
CONCESSIVE: quamquam; quamvis (con vis 'vuoi ') ecc.
TEMPORALI: cum quum, ant. quom come la causale; quando
427; donec, donicum, donique Lucr. 581; quoad da quo + ad, ecc.
COMPARATIVE: ut, sic-ut; ceu, da *ce-ve come seu da sive
(cfr. scr. i-va' come '), il ce- da riunire con quello di ecce,
col ci- di citra cis ecc., 583.

PARTE II. -

307

MORFOLOGIA

c) Particelle interrogative:

586. - -ne, l'avverbio negativo di 581; nonne da non ne;


num affine a nam 584; utrum, nom.-acc. ntr. di uteri an
(an-ne), gr. rJ..v gt. an (che si usa con interrogativi: an hwa
''tl oov; ').
587. - Le interiezioni vere e proprie sono onomatopee o
anche parole che hanno perduto il loro valore originario: tali,
grida quali heu eheu ohe io (1w) pro vae (gt. wai), gl'imprestiti greci
eia eooe (eo'i:; anche euhoej; em (presso i comici) da eme' prendi'
(cfr. ital, to' da togli 'prendi '); heus 23 Nota; en 'ecco "

con ell~tm ellam (Pl. eec.) 'eccolo', 'eccola' per incrocio con
illum illam; ecce e derivati 376 fra cui eccere per ecce remi
age' suvvia ' come gr. rJ..ye; ne ' veramente' gr. v~ (nae rifacimento secondo VIX(); le interiezioni con nomi divini, come
hercule hercle mehercule(s) mehercle (per Herculs, o me H. iuvet),
medius fidius (per: me dius 'Giove' 344 fidius 'della fedeit' iuvet); casior con -, edepol con c- che sono da rieonnettere coll'e- di equidem 584,' cfr. anche mcastor (come
mehercules) ed eiuni5 equirine, edi medi (abbreviaz. di edius
medius, cio fidius): iI de di edepol (la cui ultima parte mutilazione di Pollux) sar forse una riduzione di deue o del voc.
deioe.

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