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cicerone

dalle orazioni, dalle lettere


e dai trattati retorici e filosofici
Antologia di passi tratti
a cura di Pasquale Martino
Casa editrice
G. DAnna
Messina-Firenze
cICERONE
dalle orazioni, dalle lettere
e dai trattati retorici e filosofici
Antologia di passi tratti
a cura di Pasquale Martino
Casa editrice
G. DAnna
Messina-Firenze
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Prima edizione febbraio 2006
Ristampe 5 4 3 2 1 2007 2008 2009
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Coordinamento redazionale Maria Federica Fiore
Editing Silvia Corbinelli
Redazione Lisa Fratini
Ricerca iconografica Giulia Scarpelli
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Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
Premessa
Il presente volume frutto dellesperienza maturata nel lavoro didattico. Esso offre
allo studente liceale gli strumenti essenziali per una conoscenza sufficientemente
approfondita del Classico latino, ed costruito perci soprattutto attorno al testo.
Dopo un profilo generale dellAutore (che si chiude con una bibliografia minima di
traduzioni e studi disponibili in lingua italiana), lantologia documenta ampiamente
lopera, attraverso una scelta che getta luce su problematiche e sfaccettature articolate
(la societ, la politica, la cultura); riprodotta integralmente unopera, la Prima
Catilinaria; i testi sono presentati da riassunti e Chiavi di lettura che forniscono tutti
gli elementi indispensabili per linquadramento; lapparato di note fa da guida alla
traduzione e interpretazione, chiarificando le strutture linguistiche e arricchendo la
profondit di lettura grazie al commento storico e culturale. Le schede Il contesto, la
lingua, la civilt si propongono di illustrare il quadro storico e sociale, gli aspetti
linguistici, le prospettive culturali e antropologiche. Il lavoro di esercitazione viene
sollecitato e indirizzato dagli schemi sintattici e dai questionari. Il glossario finale
spiega esaurientemente i termini retorici, stilistici e filologici (segnalati con una
stellina nel testo).
Pasquale Martino
Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
Struttura
Cicerone
Di questuomo che tante opere grandi
faranno ricordare nei secoli inutile ce-
lebrare il genio e lattivit. Natura e For-
tuna lo favorirono egualmente, se fino
alla vecchiaia il suo aspetto rimase bello e la sua
salute fiorente; e visse in unepoca di pace per
la quale aveva le qualit adatte; perch la giu-
stizia amministrata con lantica severit gli fece
incontrare un gran numero di rei chegli legava
a s difendendoli e quasi sempre salvandoli; eb-
be anche la felicissima sorte di raggiungere il
consolato e desercitarlo con la saggia risolu-
tezza che gli di gli vollero largire. E gli avesse-
ro fatto anche il dono duna maggior modera-
zione nelle vicende prospere e duna maggior
fortezza nelle avverse! Invece, nelluna e nellal-
tra sorte, pensava chessa non dovesse mutare
mai. Di l le grandi ire suscitate contro di lui dal-
linvidia e una maggior fiducia degli avversari
nellattaccarlo; perchegli era pi coraggioso nel
provocare le animosit che nel reagirvi. Ma dal
momento che a nessun mortale toccata in sor-
te una virt perfetta, il giudizio su un uomo va
fondato sulla parte migliore della sua vita e del
suo ingegno. E per conto mio non riterrei ne-
cessario compiangere neppur la sua fi-
ne, segli non avesse ritenuto cosa tan-
to degna di compianto la morte.
(Asinio Pollione, in Seneca Retore, Suasoriae
VI, 24, trad. A. Zanon Dal Bo)
Il libro si apre con il ritratto
di Cicerone.
La parte
introduttiva
dedicata
allautore si articola in quattro paragrafi che ne presentano la vita, lopera, la lingua
e la fortuna ed completata da una bibliografia. Sono alloccorrenza presenti box
intitolati Approfondimenti.
Le parti
antologizzate
sono aperte
da un sommario,
in cui sintetizzato
il contenuto dellopera da cui sono tratti i passi.
I passi sono preceduti da una Chiave di lettura,
che ne offre
appunto
una chiave
interpretativa.
Rhetorica ad Herennium 93
I Latini chiamarono eloquentia (vedi elo-
quium, loquor) larte di esprimere, commuo-
vere e convincere con la parola (dicendo,
parlando). Sinonimo di eloquentia oratoria
(sottinteso ars), termine che deriva da oro (il
cui primo significato , appunto, parlare);
mentre per eloquentia indica una capacit e
unarte che pu sussistere in diverse manife-
stazioni della parola (quindi anche nella sto-
riografia, nella filosofia e nella poesia), orato-
ria e oratio (orazione) vengono ben presto
usati in riferimento a quella prima e preci-
pua espressione di eloquenza che il discor-
so in pubblico, e orator diventa colui che pro-
nuncia orationes, cio pubbliche allocuzioni.
La parola oratoria indica quindi larte del di-
re, cio la composizione di orazioni e il re-
lativo genere letterario.
Esistevano a Roma, come in Grecia, tre prin-
cipali tipi di discorsi oratori:
giudiziario (arringhe di accusa o difesa
nei processi);
deliberativo (discorsi favorevoli o contrari
a una legge o deliberazione pubblica);
dimostrativo o epidittico (elogi, biasimi,
invettive).
Ogni orazione era composta da cinque parti:
esordio (introduzione);
narrazione (esposizione dei fatti);
argomentazione (a sostegno della propria
tesi e a confutazione di quella avversa);
digressione (facoltativa);
epilogo o perorazione (conclusione).
Per quanto riguarda i fini, che com natura-
le erano strettamente legati ai generi di ora-
zione, essi erano tre:
docere (spiegare, dimostrare);
delectare (dilettare, divertire);
movere (convincere, commuovere).
Per comporre un buon discorso loratore do-
veva compiere, seguendo i precetti della re-
torica, cinque operazioni fondamentali:
inventio (invenzione o scelta delle argo-
mentazioni, res);
dispositio (disposizione o ordinamento
conveniente degli argomenti scelti);
elocutio (elocuzione o veste espressiva,
cio la composizione stessa o stesura del
discorso);
memoria (memorizzazione di tutto il di-
scorso);
pronuntiatio o actio (pronuncia o azio-
ne, ossia la vera e propria recitazione
del discorso).
Il rilievo assegnato al delectare e al movere, uni-
to allimportanza dellactio, con il suo corredo
di gestualit ed espressione del volto, fa com-
prendere quanto la pronuncia di unorazione
fosse simile alla recitazione di un testo teatra-
le. In effetti le esibizioni oratorie erano dei ve-
ri e propri spettacoli, e il foro si riempiva di
pubblico accorso ad assistere ai duelli oratori.
chiave di lettura
Loratoria a Roma: uno spettacolo pubblico
LOratore, bronzo, Firenze, Museo Archeologico, Sezione Etrusca.
Il contenuto dellopera
Rhetorica
ad herennium
Lopera integrale consultabile
su www.http://dobc.unipv.it/scrineum/wight/herm1.htm
La Rhetorica ad Herennium tramandata dallAntichit come opera di Cicerone, ma attribuita oggi al retore Cor-
nificio ha radici nelle scuole dei rhetores Latini, negli ambienti populares e favorevoli ai Gracchi: con uno stile
semplice e schematico, sviluppa nei suoi quattro libri la trattazione tecnico-scolastica di ciascuna delle cinque
parti (linventio a sua volta divisa in sei partitiones, 4), proponendosi di insegnare le regole delleloquenza, at-
tingendo anche alla manualistica greca (specie a Ermagora di Temno, retore del II secolo a.C.) e in qualche mi-
sura traducendola in latino. Unopera di divulgazione il cui destinatario soprattutto il pubblico di homines no-
vi che desiderano intraprendere la carriera politica appropriandosi della tecnica oratoria che fino a quel momen-
to era stata un sapere quasi esoterico, esclusivo della lite senatoria.
Cicerone 2 Oratio in Catilinam prima 3
vamente emarginato dalla vita politica, si dedic allotium e nel biennio 46-45 a.C. lavor in-
tensamente alla stesura delle opere filosofiche. Nel 44 a.C. Cesare venne ucciso; Cicerone,
che pure non aveva preso parte alla congiura, appoggi i cesaricidi in quanto difensori del-
la libert repubblicana, e si rituff nella lotta politica.Tent di contrastare lascesa di M. An-
tonio (contro il quale indirizz in due anni la serie delle quattordici orazioni Filippiche),
contrapponendogli il giovane Ottaviano, che egli silludeva di poter condizionare. Ma i due
rivali si allearono provvisoriamente dando vita con Lepido al cosiddetto secondo triumvi-
rato (43 a.C.). La prima illustre vittima fu proprio Cicerone, ucciso dai sicari dei triumviri
il 7 dicembre 43 a.C. Negli ultimi due anni, nonostante il convulso sussulto della moribon-
da repubblica, non aveva smesso di lavorare ai suoi scritti filosofici.
Fonti: preziosi documenti sono le stesse opere di Cicerone, specialmente le Lettere e le
Orazioni; numerosissime le testimonianze degli antichi, fra le quali va ricordata la Vita di
Plutarco.
Lopera
La vita
M
arco Tullio Cicerone nacque il 3
gennaio del 106 a.C. ad Arpino, nel
territorio dei Volsci, da una ricca famiglia
equestre e fu homo novus. Compiuti gli studi
giuridici e filosofici, si rivel subito brillante
avvocato, cogliendo i primi successi: partico-
larmente significativo quello dellanno 80
a.C., a favore di Roscio Amerino e ai danni
di Crisogono, potente liberto del dittatore
Silla. Dopo un soggiorno in Grecia (dove
pot approfondire la sua formazione filosofi-
ca e retorica) esord nel cursus honorum con
una apprezzata questura in Sicilia nel 75
a.C. In quegli anni si fece portavoce dei prin-
cipali strati sociali non senatorii penalizzati
dal sistema sillano (soprattutto dei cavalieri,
che erano stati esclusi dalla composizione
dei tribunali), e propugn le conseguenti
riforme politico-istituzionali. In questa chiave va inteso anche il processo dellanno 70 a.C.
contro Verre (sillano ed ex governatore della Sicilia, accusato di concussione), in cui Cice-
rone svolse laccusa per conto dei siciliani: accusa che rappresenta una tappa della disgrega-
zione del regime sillano, perseguita con buon esito dai consoli del 70 a.C., Pompeo e Cras-
so. Ottenuta la compartecipazione degli equites al potere, Cicerone divent sostenitore della
concordia ordinum. Egli ritenne di individuare in Pompeo il campione di siffatta concordia or-
dinum, in opposizione tanto allestremismo popularis quanto alla reazione senatoria, e nel 66
a.C. (anno in cui era pretore) appoggi la legge Manilia de imperio Cn. Pompei, che propo-
neva di dare a Pompeo poteri straordinari e il comando della guerra in Asia contro Mitrida-
te. Nel 63 a.C., in qualit di console, e mentre Pompeo era impegnato in Asia, si avvicin al-
la fazione senatoria e stronc il movimento di Catilina, raggiungendo lapice della fortuna
politica.
Poco dopo ebbe inizio per lui la parabola discendente. Pompeo si alle con Cesare e Cras-
so (primo triumvirato, 60 a.C.): i tre potenti intrapresero loccupazione dello Stato e
Cicerone sub la vendetta dei populares per aver giustiziato i Catilinari, senza averli sottopo-
sti a regolare processo. Partito per lesilio nel 58 a.C. (tale era la pena prevista per lui dalla
legge fatta approvare dal tribuno Clodio, vicino a Cesare), rientr a Roma dopo un anno, fa-
vorito da una prima incrinatura dei rapporti fra i triumviri. Cicerone sperava in una ripresa
della linea politica a lui cara, ma nel 56 a.C. Pompeo riconferm il patto con Cesare e Cras-
so. In questa situazione deludente ebbe inizio per Cicerone il primo periodo di sostanziale
distacco dalla attivit politica e di otium pi o meno obbligato, durante il quale intraprese la
stesura di alcune opere retoriche e filosofiche (De oratore, De re publica, De legibus). Nel 52
a.C. assunse senza successo la difesa di Milone, che aveva ucciso Clodio in un agguato di
squadristi. Nel 51 a.C. ottenne il proconsolato della Cilicia.
Cicerone era appena rientrato a Roma, nei primi giorni del 49 a.C., quando scoppi la
guerra civile fra Cesare e Pompeo (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 65). Il vecchio so-
stenitore degli ottimati si schier con Pompeo e lo raggiunse in Grecia, pur nutrendo ormai
scarse speranze nella sua causa. Dopo la sconfitta di Farsalo, Cicerone torn a Roma e nel
47 a.C. si riconcili formalmente con Cesare, ormai padrone assoluto della situazione. Nuo-
Cicerone
Busto in marmo di Cicerone, met I sec. d.C., Firenze, Uffizi.
Lopera
C
icerone fu un grande mediatore di cultura. Sulla linea di Scipione Emiliano, fece sua
la humanitas (che studio delle lettere, apertura di idee e filantropica benevolenza)
ma nella fedelt al mos maiorum, lideale fondamentale del vir Romanus gi difeso da Cato-
ne il Censore. Riconobbe linsostituibilit dellotium letterario, ma non in contrapposizione
alla priorit del negotium, cui anzi lo rese funzionale: reinterpretando e aggiornando il prag-
matismo proprio della mentalit romana, sostenne che la pi profonda preparazione teorica
dovesse servire eminentemente allattivit pratica al servizio della res publica. Studi e divulg
le filosofie greche, delle quali accolse ecletticamente molteplici spunti: nel De officiis special-
mente si mostr vicino allo stoicismo per la sua concezione del dovere; respinse soltanto le-
picureismo, inconciliabile con la tradizione romana. Ma il cuore stesso delloperazione poli-
Termini tecnici del linguaggio politico
Homo novus: lespressione indica il primo membro di una famiglia che viene eletto a una magi-
stratura compresa nel cursus honorum, o carriera senatoria (vedi).
Cursus honorum: lespressione indica la carriera senatoria (honores sono le magistrature o cariche
pubbliche), che prevede una rigida successione: questura; edilit curule (o edilit plebea o tri-
bunato della plebe); pretura; consolato. La durata della carica annuale. Dopo la pretura o il
consolato la carica pu essere prolungata soltanto come governatorato di una provincia (propretu-
ra o proconsolato). Fuori del cursus honorum la censura (il censore eletto ogni cinque anni). Laver
ricoperto almeno la prima carica del cursus condizione indispensabile per essere ammessi nei ran-
ghi del senato.
Concordia ordinum: lespressione indica il rapporto di armonica collaborazione tra i membri del-
la classe senatoria e quelli del ceto equestre, cosa che costituiva, secondo Cicerone, il principale
strumento per opporsi con successo alle res novae e ai populares.
Populares e popularis: i termini indicano i sostenitori del partito (partes, partium) del popolo,
cio coloro che, a partire dallet dei Gracchi, miravano ad accrescere i poteri delle assemblee po-
polari (populus) e a limitare quelli del senato, prefiggendosi anche misure quali lestensione della cit-
tadinanza romana, la redistribuzione delle terre e la cancellazione dei debiti. Costituivano la parte
avversa agli optimates, sostenitori del privilegio senatorio.
APPROFONDIMENTI
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Rhetorica ad Herennium 95
Classificazioni delleloquenza
I, 2-4
12
Dopo aver definito lutilit civile dellora-
toria, lAutore ne classifica i tre generi
(demonstrativum, deliberativum, iudiciale: 2)
e distingue i cinque momenti dellattivit
oratoria ( 3): inventio, dispositio, elocutio, me-
moria, pronuntiatio (o actio). Le definizioni
sono brevi, chiare, didascaliche come quelle
di un lessico essenziale. Notevole la sot-
tolineatura per cui lAutore si dichiara certo
che questi procedimenti tecnici possano es-
sere appresi mediante lo studio teorico, le-
sercizio e limitazione dei modelli. una
concezione che potremmo definire demo-
cratica, secondo la quale tutti sono poten-
ziali oratori, purch si sottomettano allo stu-
dio e alla assidua pratica.
[2] Oratoris officium: Compito dellorato-
re. - de iis constitutae sunt: sapere parlare
su quella materia che stata stabilita per lutilit
dei cittadini (ad usum civilem) dalle consuetudini
(leggi non scritte) e dalle leggi (scritte); la
funzione delleloquenza saldamente connessa
alla civitas. - quoad poterit: per quanto gli
sar possibile; limitativo di cum assensione (con
consenso, approvazione). - causarum: di con-
tenuti. - recipere: far propri. - Demonstrati-
vum vituperationem: dimostrativo ci
che indirizzato allelogio o al biasimo di un ben
determinato personaggio. - Il genus demon-
strativum (detto anche epidittico, oppure enco-
miastico e laudativum) prevede dunque un di-
scorso ad personam; esso stato praticato, per
esempio, da Cicerone nella Pro Marcello, orazio-
ne di lode per Marcello e di ringraziamento a Ce-
sare; anche la I Catilinaria unorazione dimo-
strativa, poich il biasimo di Catilina non fina-
lizzato n a un verdetto processuale (genere giu-
diziario) n a una delibera del senato o daltro
organo (genere deliberativo). - in consultatio-
ne: propriamente il consulto (di un organismo
collegiale) finalizzato a una delibera. - quod:
causale (vedi anche sotto, quod habet accusationem
ecc.). - habet: comprende. - Esempio di suasio
(appoggio, intervento favorevole) lorazione
ciceroniana Pro lege Manilia de imperio Cn. Pom-
pei del 66 a.C.; esempio di dissuasio (opposizio-
ne, intervento contrario) sono le orazioni De
lege agraria del 63 a.C. - controversia: dibatti-
mento (processuale). - accusationem de-
fensione: sono i ruoli delle due parti in causa:
laccusa, distinta in accusatio (accusa relativa a
materia penale e criminale) e petitio (reclamo,
accusa relativa a materia civile) e la difesa. - Fra
le accuse sostenute da Cicerone celeberrima
quella contro Verre (70 a.C.); numerose sono poi
le arringhe di difesa (basta ricordare, per esem-
pio, quelle per Roscio Amerino, Celio Rufo, Mi-
lone, ecc.). Il genus iudiciale stato probabilmen-
te il primo a comparire, e su di esso sono in gran
parte modellate le prime trattazioni di retorica. -
I tre generi oratorii
I, 2
[2] Oratoris officium est de iis rebus posse dicere, quae res ad usum civilem mori-
bus et legibus constitutae sunt, cum assensione auditorum, quoad eius fieri poterit.
Tria sunt genera causarum, quae recipere debet orator: demonstrativum, deli-
berativum, iudiciale. Demonstrativum est quod tribuitur in alicuius certae per-
sonae laudem vel vituperationem. Deliberativum est in consultatione, quod ha-
bet in se suasionem et dissuasionem. Iudiciale est quod positum est in contro-
versia, quod habet accusationem aut petitionem cum defensione.
1
12
Le schede Il contesto, la lingua, la civilt corredano
i brani antologizzati di utili e stimolanti trattazioni, volte
ad agevolare
la contestualizzazione,
a sollevare riflessioni
sulla lingua,
ad approfondire temi
di civilt.
Si riportano poi
alloccorrenza
Approfondimenti
o Testimonianze
di altri autori sulle
problematiche
che emergono dalla
lettura del brano.
I passi antologizzati
sono preceduti da una
articolata introduzione. Lapparato di note di commento
ricco e approfondito.
A conclusione di ciascuna parte
dedicata ad una particolare opera,
vengono fornite Prove di
riepilogo, fra le quali alcune
appartengono alle tipologie
per lesame di Stato.
Dal punto di vista grammaticale,
per alcuni periodi particolarmente
complessi presente la rubrica
Il punto sulla sintassi, in cui il periodo
viene scomposto nelle sue varie proposizioni.
Cicerone 146
prove di riepilogo
Ripassa la sintassi
1 Nei passi dei trattati che hai tradotto individua alcuni periodi sintattici (diversi da quelli analizzati negli schemi) che
contengano proposizioni subordinate fino al 3 grado e fanne uno schema grafico.
Ricorda il lessico
2 Riprendendo i passi che hai tradotto, scegli alcuni termini tecnici delle varie discipline di cui i trattati si occupano
(per esempio petitio, iura, religio) e spiega a cosa fanno riferimento.
PER LESAME DI STATO
Trattazione sintetica di argomenti:
3 Giudizi sulloratoria ciceroniana ricavabili da altre fonti.
4 Ottimati e popolari: illustra lopinione di Cicerone facendo riferimento ai testi.
5 Il mos maiorum e la ricezione della filosofia greca a Roma.
6 Otium e negotium: Cicerone e altri punti di vista.
7 Finalit dello studio filosofico in Cicerone
| Massimo venti righe per ogni risposta.
| Massimo 30 minuti per ogni risposta.
Saggio breve:
8 Confrontando i passi ciceroniani che hai tradotto e gli altri materiali ad essi collegati, descrivi quali erano i capisal-
di dellepicureismo e spiega poi i motivi e le modalit della loro confutazione da parte di Cicerone.
9 Basandoti sui passi ciceroniani che hai tradotto e sugli altri materiali ad essi collegati, analizza la figura e la fun-
zione delloratore, confrontando la concezione di Cicerone con tesi diverse.
| Destinazione: rivista di studi storici divulgativa.
| Spazio: tre colonne di foglio protocollo.
Articolo di giornale:
10 Immagina di essere uno studioso di storia e letteratura latina che viene invitato a scrivere un breve articolo sul le-
game fra oratoria, filosofia e politica secondo Cicerone, che offra uno spunto di riflessione per inserirsi nellattua-
le dibattito sul ruolo dellintellettuale e delle discipline umanistiche nella nostra societ. Per scrivere larticolo ba-
sati sul confronto tra i passi dei trattati ciceroniani che hai tradotto e gli altri materiali ad essi collegati.
11 Immagina di essere uno studioso di filosofia antica che viene invitato ad inserirsi nellattuale dibattito sui rapporti
tra religione e politica scrivendo un breve articolo sulle opinioni sugli di sostenute dalle principali filosofie elleni-
stiche in voga a Roma nel I secolo a.C. e le conseguenze che esse ebbero, o avrebbero potuto avere, sulla religio-
ne e sulla vita di Roma. Per scrivere larticolo basati sul confronto tra i passi dei trattati ciceroniani che hai tradot-
to e gli altri materiali ad essi collegati.
| Destinazione: quotidiano nazionale.
| Spazio: quattro colonne di foglio protocollo.
Cicerone 96
Le cinque fasi del procedimento oratorio
I, 3
[3] Oportet igitur esse in oratore inventionem, dispositionem, elocutionem, me-
moriam, pronuntiationem. Inventio est excogitatio rerum verarum aut veri si-
milium, quae causam probabilem reddunt. Dispositio est ordo et distributio re-
rum, quae demonstrat quid quibus locis sit collocandum. Elocutio est idoneo-
rum verborum et sententiarum ad inventionem adcommodatio. Memoria est fir-
ma animi rerum et verborum et dispositionis receptio. Pronuntiatio est vocis,
vultus, gestus moderatio cum venustate.
Haec omnia tribus rebus assequi poterimus, arte, imitatione, exercitatione. Ars
est praeceptio quae dat certam viam rationemque dicendi. Imitatio est qua in-
pellimur cum diligenti ratione ut aliquorum similes in dicendo valeamus esse.
Exercitatio est assiduus usus consuetudoque dicendi.
Quoniam ergo demonstratum est quas causas oratorem recipere quasque res ha-
[3] rerum: argomenti. - causam red-
dunt: rendono credibile il contenuto; laggetti-
vo probabilis connesso ai termini probare, proba-
tio e quindi al concetto di prova (tardolatino
proba), cio dimostrazione che rende credibile la
tesi sostenuta. Nota che la prova pu non essere
vera, ma soltanto verosimile (verarum aut veri si-
milium): il verosimile come fondamento delle-
loquenza era stato teorizzato dai retori greci del V
secolo a.C. e dai sofisti. - quid quibuscollo-
candum: quale debba essere la collocazione de-
gli argomenti (letteralmente che cosa in che
luogo debba ecc.). - idoneorumadcommo-
datio: ladattamento delle parole e delle frasi al-
linvenzione; sententia significa in primo luogo
opinione, parere (ci che uno avverte e pensa,
da sentio), quindi lespressione del parere trami-
te voto (vedi rogare sententiam,Testo 1.5, 8) o ver-
detto giudiziario (la sentenza dei giudici), infi-
ne lespressione del parere tramite parole, la
frase, e specie una frase concettosa e densa di
pensiero (sentenziosa). Lelocutio dunque le-
spressione, la veste linguistica (loquor) che si d
agli argomenti, ai contenuti (res) trovati dallin-
ventio, quindi la forma, lo stile. - firmare-
ceptio: la piena padronanza mentale degli argo-
menti, delle parole e della disposizione; animi
genitivo soggettivo; rerum et verborum (frutto
dellinventio e dellelocutio) et dispositionis sono
genitivi oggettivi retti pure da receptio. - modera-
tio: il dominio (cio la capacit di modellare, di
trovare il giusto modus o misura). - cum venu-
state: unito alleleganza. Poich la pronuntiatio
non riguarda solo la vox, ma anche il vultus e il ge-
stus, essa non da intendere solo come pronun-
zia, ma complessivamente come actio (recita-
zione, termine connesso ad actor, attore). -
Haec omnia: tutte queste abilit. - rebus:
mezzi. - arte: la teoria. - imitatione: dei gran-
di modelli oratorii passati e presenti (vedi oltre).
- praeceptio: un apprendimento. - certam
dicendi: un preciso metodo oratorio; viam ra-
tionemque endiadi*, ratio dicendi una delle de-
finizioni che corrispondono ad arte oratoria. -
Imitatio est qua: letteralmente Limitazione il
mezzo grazie al quale. - diligenti ratione: cura
metodica. - ut: retto da inpellimur. - aliquorum
similes: uguali ad alcuni (altri), cio a quelli
che assumiamo come modelli. - Quoniam
conveniret: poich dunque stato dimostrato
2
12
Nunc quas res oratorem habere oporteat docebimus, deinde quo modo has cau-
sas tractari conveniat ostendemus.
Nunc ostendemus: Ora spiegheremo quali
risorse (res) necessario che loratore possegga,
e poi mostreremo in che modo sia conveniente
che questa materia (causas) venga trattata.
Cicerone 94
Oratoria e retorica
Oratoria un termine coniato per analogia* con rhetorica, vocabolo che deriva a sua volta dal greco
rhetorike (sottinteso techne, arte) e che significa arte del dire. Stesso significato di oratoria e rheto-
rica hanno in latino ars dicendi e ratio dicendi.
Oratoria e retorica sono dunque, allorigine, sinonimi spesso intercambiabili: ma la prima si riferi-
sce specificamente al genere letterario delle orazioni, la seconda invece allo studio e alla tecnica
della parola (che come tale pu spaziare in tutti i generi letterari), s da presentarsi come una scien-
za universale del linguaggio e da sconfinare nella poetica.
APPROFONDIMENTI
Gli stili oratorii
Nelle sue opere retoriche Cicerone distingue tre diversi generi di stile, cui loratore pu
ricorrere nella composizione del discorso:
il genus tenue o humile, connesso soprattutto alla funzione del docere, e caratterizzato
da un lessico semplice, quotidiano, dimostrativo;
il genus medium o mediocre, connesso alla funzione del delectare, quindi brillante,
talvolta spiritoso, ricco di figure retoriche;
il genus grande o sublime, connesso alla funzione del movere, perci adatto a sconvolge-
re e commuovere luditorio, con immagini grandiose e drammatiche e con un
eloquio incalzante.
Al di l delle scelte stilistiche di ciascun oratore, esistevano due grandi correnti o
tendenze generali dello stile:
lasianesimo* (nato nellambiente ellenistico dAsia Minore), che prediligeva il
discorso espansivo, movimentato, patetico, tendente al magniloquente e allampollo-
so. Esso era connesso alla dottrina linguistica della anomalia* (di scuola pergamena),
secondo cui la lingua si sviluppava in senso contrario alluniformit, tendendo alla
trasgressione della regola e accogliendo il libero uso del parlato. I principali esponen-
ti dellasianesimo a Roma furono, tra gli altri, L. Licinio Crasso e M. Antonio (prota-
gonisti del dialogo ciceroniano De oratore), e Q. Ortensio Ortalo, avversario o co-
patrocinatore di Cicerone in molti importanti processi;
latticismo*, invalso nellultima fase della repubblica come reazione agli eccessi asiani
e ispirato alla sobriet e linearit dei modelli oratorii ateniesi, che preferiva uno stile
conciso, equilibrato, freddo, razionale. Esso era connesso alla dottrina linguistica
della analogia* (di scuola alessandrina), che vedeva la lingua strutturarsi attraverso la
tendenza alla ripetizione, allimitazione e alla regolarit morfologica, sintattica e stili-
stica. Fra i suoi esponenti pi in vista ci furono C. Licinio Calvo (il poeta novus amico
di Catullo), Cesare e Marco Bruto.
Asiano fu il giovane Cicerone, che saccost poi allo stile da lui detto rodio* (insegna-
to da Apollonio Molone a Roma e a Rodi), sorta di variante pi moderata dellasianesimo.
IL CONTESTO LA LINGUA LA CIVILT
Oratio in Catilinam prima 51 Pro Caelio
Amica di tutti
31-32
[31] Res est omnis in hac causa nobis, iudices, cum Clodia, muliere non so-
lum nobili, sed etiam nota; de qua ego nihil dicam nisi depellendi criminis cau-
sa. [32] Sed intellegis pro tua praestanti prudentia, Cn. Domiti, cum hac sola
rem esse nobis. Quae si se aurum Caelio commodasse non dicit, si venenum
Servendoti dello schema sintattico proposto, fai lanalisi del passo ( Pro Caelio 14, fine) e individua il ti-
po di proposizioni in esso presenti.
magis est
[PRINCIPALE]
cuius (= eius) in magnis catervis
amicorum si fuit etiam Caelius
[SUBORD. 1 GRADO]
ut ipse moleste ferat
[SUBORD. 1 GRADO]
errasse se
[SUBORD. 2 GRADO]
sicuti nonnumquam in eodem homine
me quoque erroris mei paenitet
[SUBORD. 2 GRADO]
quam ut istius amicitiae crimen
reformidet
[SUBORD. 1 GRADO]
il pUnto sulla sintassi
5
2
[31] Res Clodia: in questa causa, o giu-
dici, me la devo vedere soltanto con Clodia; res
omnis est nobis letteralmente significa per noi
tutta la partita ; vedi cap. 32, cum hac sola rem
esse nobis, e inoltre Cesare, De bello Gallico VII,
77: mihi res sit. - non nota: non solo nobile,
ma anche nota; gioco di parole fra due aggetti-
vi della stessa radice (nobilis, notus, vedi nosco, no-
vi); ma il primo sfuma dalla connotazione di co-
nosciuto in quella di degno di nota, notabile,
nobile (tale era la gens Claudia, antica stirpe cui
apparteneva Clodia), il secondo assume una
connotazione ironica e peggiorativa (ben nota,
famigerata) che allude alla conclamata immo-
ralit della donna. - de qua causa: (ma) su
di lei io non dir nulla che non sia finalizzato a
respingere laccusa; depellendi criminis causa
una finale. - Dopo la prima feroce battuta (non
solum nobilis, sed etiam nota), loratore si scher-
misce, affermando maliziosamente che i suoi at-
tacchi a Clodia resteranno nei limiti del diritto
di difesa.
[32] pro: in base a (in proporzione a). -
praestanti prudentia: spiccata accortezza. -
Cn. Domiti: Cn. Domizio Calvino, il presiden-
te del tribunale. - cum nobis: infinitiva retta
da intellegis; nobis, come sopra, plurale maiesta-
tis (= mihi), ma qui tende a coinvolgere il colle-
gio giudicante: insomma per lavvocato ma an-
che per il giudice tutta la causa verte unicamen-
te sullaccusa e sulla testimonianza di Clodia;
hac riferito alla accusatrice presente (vedi Te-
sto 2.1, hoc, hunc, ecc.). - Quae si: = si haec (Clo-
dia). - comodasse: = commodavisse; commodo
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La vita 2
Approfondimenti Termini tecnici del linguaggio politico 3
Lopera 3
Orazioni 4
Opere retoriche 4
Opere filosofiche 4
Epistolario 5
Opere perdute 5
La lingua 5
La fortuna 5
bibliografia 6
Orazioni e lettere 7
ORATIO IN CATILINAM PRIMA 8
Chiave di lettura Tra politica e retorica: la pubblicazione delle orazioni 9
La prima catilinaria 10
Lesordio 10
Il contesto La congiura di Catilina 11
Gli esempi del passato 13
Un decreto senatorio inapplicato 15
La congiura ormai alla luce del sole 16
Dal 21 ottobre al 6 novembre 18
Il punto sulla sintassi 19
La notte del 6 novembre 20
Catilina abbandoni Roma 21
Contro il console e contro lo Stato 22
Testimonianze Il pensiero politico di Catilina 23
Non un ordine ma un consiglio 24
Un curriculum criminale 25
Isolato dai senatori 27
Odiato da tutti 28
Prosopopea della patria 29
Testimonianze Un altro punto di vista 30
La finzione di custodia cautelare 30
Mettere ai voti lesilio? 31
Catilina deve andarsene 33
Il posto giusto per un sovversivo 34
La patria parla al console 36
La fuga sar la prova della congiura 38
19
1
18
1
17
1
16
1
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PRIMA PARTE
Indice
Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
Perorazione finale 39
Testimonianze La seduta senatoria dell8 Novembre 41
PRO CAELIO 43
Chiave di lettura Giovent scapestrata e vita mondana 44
La Pro Caelio 44
Inizi della carriera di Celio 45
Il contesto Il processo contro Celio 46
Un giovane si giudica dai primi passi 47
Il prodigio Catilina 48
Una personalit multipla e ingannatrice 50
Il punto sulla sintassi 51
Amica di tutti 51
Approfondimenti Clodia 53
Severit o leggerezza? 53
Orazione di Appio Claudio Cieco 54
Testimonianze Lumorismo di Cicerone 55
La dolce vita romana 56
Una lussuria esibita 57
EPISTULAE 58
Chiave di lettura Le lettere di Cicerone: documenti di storia e di vita 59
Approfondimenti Il genere epistolare 60
Cicerone e i Triumviri: un compromesso politico 61
Il contesto La guerra civile del 49-45 a.C. 63
Avvisaglie di guerra 65
Pompeo non crede pi nella pace 68
Il punto sulla sintassi 70
la lingua Lo stile epistolare 70
Approfondimenti T. Pomponio Attico 71
Tempesta sul senato 71
Testimonianze La seduta e il decreto del senato 74
Fuga da Roma 75
Timori per la moglie e la figlia 76
Approfondimenti Terenzia e Tullia 77
La scelta drammatica: fuggire dallItalia? 78
Testimonianze La lettera di Domizio Enobarbo 84
Pompeo chiama a s Cicerone 84
Cicerone subisce le decisioni di Pompeo 85
prove di riepilogo 90
11
10
9
8
7
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5
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3
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Indice VIII
Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
Trattati retorici e filosofici 91
RHETORICA AD HERENNIUM 92
Chiave di lettura Loratoria a Roma: uno spettacolo pubblico 93
Approfondimenti Oratoria e retorica 94
la lingua Gli stili oratorii 94
Classificazioni delleloquenza 95
I tre generi oratorii 95
Le cinque fasi del procedimento oratorio 96
Le sei parti di unorazione 97
DE ORATORE 98
Chiave di lettura Loratoria, apice della cultura e della politica 99
Teoria delloratore 99
Testimonianze Demostene e Cicerone 100
Un otium impossibile 100
Testimonianze Gli ottimati 102
Un trattato finalmente organico 103
Leccellenza rara nelloratoria 104
Testimonianze I meriti di Cicerone 105
La filosofia e le altre arti 105
Approfondimenti Le arti liberali 107
Loratoria connessa alluso comune 107
Quando i Romani si appassionarono alleloquenza 108
Testimonianze Loratoria vive nella lotta politica 109
La complessit della materia 109
La forma del discorso 110
Non precetti, ma conoscenza diretta 111
La padronanza degli argomenti 112
Testimonianze Loratore secondo Catone e Quintiliano 113
Primato degli oratori latini 113
Il punto sulla sintassi 115
Il discorso di Crasso: lesordio 115
leloquenza nella oratio e nel sermo 116
eloquenza e civilt 117
Testimonianze Il perfetto oratore 118
DE RE PUBLICA 119
Chiave di lettura La filosofia tra otium e negotium 120
14
13
13
13
12
13
11
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10
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9
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SECONDA PARTE
Indice IX
Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
La necessit della politica 121
Luomo pubblico non indulge allotium 121
la civilt I Romani e le filosofie ellenistiche 122
La virt consiste nel governo della citt 124
I governanti sono pi sapienti dei filosofi 125
Il punto sulla sintassi 127
Testimonianze I filosofi governanti 128
Le inconsistenti obiezioni dei filosofi 128
Testimonianze Dalla politica allattivit intellettuale 129
Grandi uomini traditi dal popolo 129
Le scelte di Cicerone 131
Il primato dellinteresse pubblico 132
Le obiezioni allimpegno politico 133
Testimonianze Otium e repubblica 134
La preparazione indispensabile 135
Cicerone docente di politica 136
DE NATURA DEORUM 137
Chiave di lettura Religione e politica 138
Lesistenza degli di 138
Le molte tesi sulla natura divina 139
Testimonianze La sospensione del giudizio 140
L esistenza e latteggiamento degli di 140
Testimonianze Protagora e Teodoro 141
Gli epicurei e gli stoici 141
Testimonianze Epicuro, gli di, la religione 143
Testimonianze La divinit degli stoici 143
Finalit dei suoi scritti filosofici 144
Il punto sulla sintassi 145
prove di riepilogo 146
glossario 147
4
15
3
15
2
15
1
15
15
10
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9
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14
Indice X
Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
Cicerone
Di questuomo che tante opere grandi
faranno ricordare nei secoli inutile ce-
lebrare il genio e lattivit. Natura e For-
tuna lo favorirono egualmente, se fino
alla vecchiaia il suo aspetto rimase bello e la sua
salute fiorente; e visse in unepoca di pace per
la quale aveva le qualit adatte; perch la giu-
stizia amministrata con lantica severit gli fece
incontrare un gran numero di rei chegli legava
a s difendendoli e quasi sempre salvandoli; eb-
be anche la felicissima sorte di raggiungere il
consolato e desercitarlo con la saggia risolu-
tezza che gli di gli vollero largire. E gli avesse-
ro fatto anche il dono duna maggior modera-
zione nelle vicende prospere e duna maggior
fortezza nelle avverse! Invece, nelluna e nellal-
tra sorte, pensava chessa non dovesse mutare
mai. Di l le grandi ire suscitate contro di lui dal-
linvidia e una maggior fiducia degli avversari
nellattaccarlo; perchegli era pi coraggioso nel
provocare le animosit che nel reagirvi. Ma dal
momento che a nessun mortale toccata in sor-
te una virt perfetta, il giudizio su un uomo va
fondato sulla parte migliore della sua vita e del
suo ingegno. E per conto mio non riterrei ne-
cessario compiangere neppur la sua fi-
ne, segli non avesse ritenuto cosa tan-
to degna di compianto la morte.
(Asinio Pollione, in Seneca Retore, Suasoriae
VI, 24, trad. A. Zanon Dal Bo)
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Cicerone 2
La vita
M
arco Tullio Cicerone nacque il 3
gennaio del 106 a.C. ad Arpino, nel
territorio dei Volsci, da una ricca famiglia
equestre e fu homo novus. Compiuti gli studi
giuridici e filosofici, si rivel subito brillante
avvocato, cogliendo i primi successi: partico-
larmente significativo quello dellanno 80
a.C., a favore di Roscio Amerino e ai danni
di Crisogono, potente liberto del dittatore
Silla. Dopo un soggiorno in Grecia (dove
pot approfondire la sua formazione filosofi-
ca e retorica) esord nel cursus honorum con
una apprezzata questura in Sicilia nel 75
a.C. In quegli anni si fece portavoce dei prin-
cipali strati sociali non senatorii penalizzati
dal sistema sillano (soprattutto dei cavalieri,
che erano stati esclusi dalla composizione
dei tribunali), e propugn le conseguenti
riforme politico-istituzionali. In questa chiave va inteso anche il processo dellanno 70 a.C.
contro Verre (sillano ed ex governatore della Sicilia, accusato di concussione), in cui Cice-
rone svolse laccusa per conto dei siciliani: accusa che rappresenta una tappa della disgrega-
zione del regime sillano, perseguita con buon esito dai consoli del 70 a.C., Pompeo e Cras-
so. Ottenuta la compartecipazione degli equites al potere, Cicerone divent sostenitore della
concordia ordinum. Egli ritenne di individuare in Pompeo il campione di siffatta concordia or-
dinum, in opposizione tanto allestremismo popularis quanto alla reazione senatoria, e nel 66
a.C. (anno in cui era pretore) appoggi la legge Manilia de imperio Cn. Pompei, che propo-
neva di dare a Pompeo poteri straordinari e il comando della guerra in Asia contro Mitrida-
te. Nel 63 a.C., in qualit di console, e mentre Pompeo era impegnato in Asia, si avvicin al-
la fazione senatoria e stronc il movimento di Catilina, raggiungendo lapice della fortuna
politica.
Poco dopo ebbe inizio per lui la parabola discendente. Pompeo si alle con Cesare e Cras-
so (primo triumvirato, 60 a.C.): i tre potenti intrapresero loccupazione dello Stato e
Cicerone sub la vendetta dei populares per aver giustiziato i Catilinari, senza averli sottopo-
sti a regolare processo. Partito per lesilio nel 58 a.C. (tale era la pena prevista per lui dalla
legge fatta approvare dal tribuno Clodio, vicino a Cesare), rientr a Roma dopo un anno, fa-
vorito da una prima incrinatura dei rapporti fra i triumviri. Cicerone sperava in una ripresa
della linea politica a lui cara, ma nel 56 a.C. Pompeo riconferm il patto con Cesare e Cras-
so. In questa situazione deludente ebbe inizio per Cicerone il primo periodo di sostanziale
distacco dalla attivit politica e di otium pi o meno obbligato, durante il quale intraprese la
stesura di alcune opere retoriche e filosofiche (De oratore, De re publica, De legibus). Nel 52
a.C. assunse senza successo la difesa di Milone, che aveva ucciso Clodio in un agguato di
squadristi. Nel 51 a.C. ottenne il proconsolato della Cilicia.
Cicerone era appena rientrato a Roma, nei primi giorni del 49 a.C., quando scoppi la
guerra civile fra Cesare e Pompeo (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 64). Il vecchio so-
stenitore degli ottimati si schier con Pompeo e lo raggiunse in Grecia, pur nutrendo ormai
scarse speranze nella sua causa. Dopo la sconfitta di Farsalo, Cicerone torn a Roma e nel
47 a.C. si riconcili formalmente con Cesare, ormai padrone assoluto della situazione. Nuo-
Cicerone
Busto in marmo di Cicerone, met I sec. d.C., Firenze, Uffizi.
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Oratio in Catilinam prima 3
vamente emarginato dalla vita politica, si dedic allotium e nel biennio 46-45 a.C. lavor in-
tensamente alla stesura delle opere filosofiche. Nel 44 a.C. Cesare venne ucciso; Cicerone,
che pure non aveva preso parte alla congiura, appoggi i cesaricidi in quanto difensori del-
la libert repubblicana, e si rituff nella lotta politica.Tent di contrastare lascesa di M. An-
tonio (contro il quale indirizz in due anni la serie delle quattordici orazioni Filippiche),
contrapponendogli il giovane Ottaviano, che egli silludeva di poter condizionare. Ma i due
rivali si allearono provvisoriamente dando vita con Lepido al cosiddetto secondo triumvi-
rato (43 a.C.). La prima illustre vittima fu proprio Cicerone, ucciso dai sicari dei triumviri
il 7 dicembre 43 a.C. Negli ultimi due anni, nonostante il convulso sussulto della moribon-
da repubblica, non aveva smesso di lavorare ai suoi scritti filosofici.
Fonti: preziosi documenti sono le stesse opere di Cicerone, specialmente le Lettere e le
Orazioni; numerosissime le testimonianze degli antichi, fra le quali va ricordata la Vita di
Plutarco.
Lopera
Lopera
C
icerone fu un grande mediatore di cultura. Sulla linea di Scipione Emiliano, fece sua
la humanitas (che studio delle lettere, apertura di idee e filantropica benevolenza)
ma nella fedelt al mos maiorum, lideale fondamentale del vir Romanus gi difeso da Cato-
ne il Censore. Riconobbe linsostituibilit dellotium letterario, ma non in contrapposizione
alla priorit del negotium, cui anzi lo rese funzionale: reinterpretando e aggiornando il prag-
matismo proprio della mentalit romana, sostenne che la pi profonda preparazione teorica
dovesse servire eminentemente allattivit pratica al servizio della res publica. Studi e divulg
le filosofie greche, delle quali accolse ecletticamente molteplici spunti: nel De officiis special-
mente si mostr vicino allo stoicismo per la sua concezione del dovere; respinse soltanto le-
picureismo, inconciliabile con la tradizione romana. Ma il cuore stesso delloperazione poli-
Termini tecnici del linguaggio politico
Homo novus: lespressione indica il primo membro di una famiglia che viene eletto a una magi-
stratura compresa nel cursus honorum, o carriera senatoria (vedi).
Cursus honorum: lespressione indica la carriera senatoria (honores sono le magistrature o cariche
pubbliche), che prevede una rigida successione: questura; edilit curule (o edilit plebea o tri-
bunato della plebe); pretura; consolato. La durata della carica annuale. Dopo la pretura o il
consolato la carica pu essere prolungata soltanto come governatorato di una provincia (propre-
tura o proconsolato). Fuori del cursus honorum la censura (il censore eletto ogni cinque an-
ni). Laver ricoperto almeno la prima carica del cursus condizione indispensabile per essere am-
messi nei ranghi del senato.
Concordia ordinum: lespressione indica il rapporto di armonica collaborazione tra i membri del-
la classe senatoria e quelli del ceto equestre, cosa che costituiva, secondo Cicerone, il principale
strumento per opporsi con successo alle res novae e ai populares.
Populares e popularis: i termini indicano i sostenitori del partito (partes, partium) del popolo,
cio coloro che, a partire dallet dei Gracchi, miravano ad accrescere i poteri delle assemblee po-
polari (populus) e a limitare quelli del senato, prefiggendosi anche misure quali lestensione della cit-
tadinanza romana, la redistribuzione delle terre e la cancellazione dei debiti. Costituivano la parte
avversa agli optimates, sostenitori del privilegio senatorio.
APPROFONDIMENTI
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Cicerone 4
tico-culturale compiuta da Cicerone risiede nella teoria delloratore: questi per lui luomo
di superiore cultura umanistica, seriamente impegnato come avvocato e come uomo di go-
verno nella difesa della repubblica e dellalleanza sociale che ne rappresenta il pilastro,
quella fra tutti i boni cives (concordia ordinum). Nel De republica delinea lideale di un princeps
che sia supremo moderatore degli equilibri sociali e istituzionali della repubblica restaurata:
egli idealizza cos il proprio ruolo, o meglio il ruolo che gli sarebbe piaciuto interpretare; ma,
pi realisticamente, pensa a un Pompeo che, consigliato e guidato da Cicerone (come gi
Scipione Emiliano da Lelio), si riaccosti ai boni cives sciogliendosi dallabbraccio mortale di
Cesare. Sar proprio a questa teoria del princeps che guarder Augusto, nella sua finzione di
restaurazione dellordine repubblicano (il principato); e perci favorir la riabilitazione del-
la figura di quel Cicerone che egli, daccordo con Antonio, aveva fatto assassinare.
Orazioni. LArpinate compose oltre cento orazioni, di cui abbiamo almeno notizia e qual-
che frammento; 58 sono pervenute a noi integre o in ampi frammenti: 1) Pro Quinctio, 81 a.C.,
orazione giudiziaria di esordio; 2) Pro S. Roscio Amerino, 80 a.C.; 3) Pro Roscio comoedo, 77
a.C.?; 4-10) Verrinae, 70 a.C., distinte in Divinatio in Caecilium, Actio prima in Verrem e Actio
secunda, divisa a sua volta in cinque orazioni: De praetura urbana, De praetura Siciliensi, De fru-
mentis, De signis, De suppliciis; 11) Pro Tullio, 69 a.C.; 12) Pro Fonteio, 69 a.C.; 13) Pro Caeci-
na, 69 a.C.; 14) Pro lege Manilia de imperio Cn. Pompei, 66 a.C., prima orazione deliberativa;
15) Pro Cluentio, 66 a.C.; 16-18) le tre orazioni De lege agraria, 63 a.C.; 19) Pro Rabirio, 63
a.C.; 20) Pro Murena, 63 a.C.; 21-24) le quattro Catilinariae, 63 a.C.; 25) Pro Sulla, 62 a.C.;
26) Pro Archia, 62 a.C.; 27) Pro Flacco, 59 a.C.; 28-29) i due discorsi post reditum, pronunciati
per ringraziamento al ritorno dallesilio, nel 57 a.C., Cum senatui gratias egit e Cum populo gra-
tias egit, esempi di orazione epidittica o dimostrativa; 30) De domo, 57 a.C.; 31) De haruspi-
cum responsis, 56 a.C.; 32) Pro Sestio, 56 a.C.; 33) In Vatinium, 56 a.C.; 34) Pro Caelio, 56 a.C.;
35) De provinciis consularibus, 56 a.C.; 36) Pro Balbo, 56 a.C.; 37) In Pisonem, 55 a.C.; 38) Pro
Plancio, 54 a.C.; 39) Pro Scauro, 54 a.C.; 40) Pro Rabirio Postumo, 54 a.C.; 41) Pro Milone, 52
a.C.; 42) Pro Marcello, 46 a.C.; 43) Pro Ligario, 46 a.C.; 44) Pro rege Deiotaro, 45 a.C.; 45-58)
le quattordici Philippicae, 44-43 a.C., contro M. Antonio, cos chiamate per analogia con le
orazioni dellateniese Demostene contro Filippo di Macedonia.
Opere retoriche. De inventione (opera giovanile incompiuta, di carattere manualistico e
influenzata dalla contemporanea Rhetorica ad Herennium, opera in quattro libri, pervenuta a
noi con il corpus delle opere di Cicerone, al quale fu a lungo attribuita, ma che fu scritta da
un retore di nome Cornificio, che la dedic a C. Erennio); i tre principali trattati che espon-
gono organicamente la concezione ciceroniana: De oratore, Brutus, Orator (vedi Il contesto
la lingua la civilt, p. 94); le opere minori: Partitiones oratoriae (riassunto a scopo didascali-
co), De optimo genere oratorum (prefazione a una traduzione, non pervenutaci, delle orazioni
di Demostene e di Eschine Sulla corona), Topica (raccolta di tpoi, luoghi comuni, del-
loratoria giudiziaria); anche i Paradoxa stoicorum possono essere considerati opera retorica
(vi si esercita la capacit di dimostrare tesi paradossali tratte dal pensiero stoico).
Opere filosofiche. Si possono raggruppare per argomenti e problemi. Problema dello
Stato: De re publica e De legibus (per analogia con le opere di Platone, La repubblica e Le
leggi). Esortazione alla filosofia: Consolatio ad se ipsum e Hortensius (opere di cui si hanno
pochi frammenti; dalla seconda dichiara di essere stato grandemente influenzato Agostino,
Confessiones, 3.4.7). Problema gnoseologico
1
: Academica priora e Academica posteriora (espo-
1. Viene definito gnoseologico tutto ci che riguarda la gnoseologia, cio quella parte della filosofia
che si occupa del problema della conoscenza.
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La fortuna 5
sizioni del probabilismo accademico, con cui Cicerone concorda). Problema teologico: De
natura deorum, De divinatione, De fato. Problema etico: De finibus bonorum et malorum, Tuscu-
lanae disputationes, Cato Maior de senectute, Laelius de amicitia, De officiis.
Epistolario. Comprende 864 lettere (di cui 774 di Cicerone e 90 dei suoi corrisponden-
ti) distribuite in quattro raccolte: Epistulae ad Atticum (16 libri, anni 68-44 a.C.), indirizzate
allamico T. Pomponio Attico; Epistulae ad familiares (16 libri, anni 63-44 a.C.), spedite a ol-
tre unottantina fra parenti, amici e corrispondenti vari; Epistulae ad Quintum fratrem (3 libri,
anni 60-54 a.C.); Epistulae ad Marcum Brutum (2 libri, aprile-luglio del 43 a.C.), corrispon-
denza con M. Giunio Bruto, il cesaricida fuoriuscito. Nonio, Macrobio e Prisciano menzio-
nano numerose altre raccolte di epistole, non pervenuteci (vedi Chiave di lettura, p. 59).
Opere perdute. Oltre alla Consolatio e allHortensius, si ha notizia di numerose altre ope-
re di Cicerone, che non sono arrivate a noi: fra queste il commentario De consulatu, i tratta-
ti filosofici De gloria, De virtutibus, De auguriis. Il grande oratore e intellettuale si dedic in-
tensamente anche alla poesia (mitologica: Glaucus, Limon; epica: Marius, De consulatu suo,
De temporibus suis), ma i suoi versi non piacquero, n ai contemporanei n ai posteri. Pi for-
tunate furono le traduzioni da poeti greci (Cicerone fu pure un teorico della traduzione), fra
i quali Arato. Di tutto ci restano pochi frammenti.
La lingua
I
l latino classico si identifica in massima parte con la lingua di Cicerone, che, insieme a
quella di Cesare, ne costituisce per noi un modello indiscusso. Essa segna la fine dellar-
caismo e la vittoria della ipotassi* sulla paratassi*, con la costruzione di periodi sintattici
sempre pi complessi e razionalmente organizzati in una rigorosa struttura di subordinazio-
ni. Scompare la citazione di vocaboli greci, ancora normale in Plauto, a favore di una tradu-
zione nellequivalente latino o di una traslitterazione (philosophia, mathematici ecc.): arcaismi
e parole greche ricompaiono invece nello stile epistolare (vedi Il contesto la lingua la civilt,
p. 71). Simmetria ed eleganza (concinnitas) sono i caratteri distintivi della prosa ciceroniana.
Tuttavia in essa a differenza che in quella di Cesare lespressione razionale del pensiero
non esclude il ricorso al patetico e allaccumulazione* abbondante di concetti e figure: ca-
ratteristica che deriva dalla sua formazione oratoria di matrice asiana*.
La fortuna
I
l presente argomento si configura come un sostanzioso capitolo di storia della cultura:
tale stata la risonanza dellopera di Cicerone in ogni epoca. Fin dallantichit lo si stu-
di come un classico: in primo luogo per lo stile, insieme armonioso ed eloquente, fluido
e ricco di figure (e la lingua di Cicerone costitu uno dei modelli per la codificazione gram-
maticale della lingua latina); in secondo luogo per la sua concezione umanistica, ossia per
il primato delleloquenza intesa come cultura generale e poliedrica, fondata sugli studia hu-
manitatis (ci che oggi definiamo lavoro culturale); infine per il principio di medietas*, su
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Cicerone 6
Bibliografia
cui Cicerone fond la sua opera e a cui si sono ispirati i classicismi di tutte le et. Numero-
si i commenti antichi alle sue opere: fra gli altri, quelli di Asconio Pediano (I secolo d.C.) al-
le orazioni, di Mario Vittorino (IV secolo) al De inventione, di Macrobio (IV-V secolo) al Som-
nium Scipionis (VI libro del De re publica), di Boezio (V-VI secolo) ai Topica. E, se alcuni fra
i massimi prosatori latini Sallustio, Seneca,Tacito si dettero deliberatamente uno stile to-
talmente opposto al suo, Cicerone fu eletto a modello dal primo professore statale di reto-
rica e stilistica, Quintiliano (I secolo d.C.). Le opere filosofiche riepilogo eclettico di tutta
la filosofia antica nel segno di un fondamentale rispetto per la religio furono per i primi
scrittori cristiani (Lattanzio, Ambrogio, Agostino) un ponte fra il vecchio e il nuovo pensie-
ro, e si prestarono poi a soddisfare gli interessi enciclopedici del Medioevo. Nellet altome-
dievale la retorica rest semplice esercitazione scolastica, ma quando la civilt comunale la
riscopr come ars dictandi
2
e arte di governo insieme, Cicerone torn a costituire un model-
lo essenziale: Brunetto Latini, per esempio, cur numerose volgarizzazioni di opere cicero-
niane. Petrarca e gli umanisti lo amarono soprattutto per le epistole e per i dialoghi: forme
letterarie congeniali a un discorso libero e asistematico, a un tempo nutrito di cultura inter-
disciplinare e improntato a un tono intimo e colloquiale. Nel Quattrocento e nel Cinque-
cento il ciceronianismo adott lArpinate come modello della prosa. A partire dallIllumi-
nismo e dal Romanticismo egli fu giudicato con maggiori riserve critiche (avanzate peraltro
gi da Petrarca), di ordine sia letterario sia culturale: non pi modello ideale di un classici-
smo perenne, fu sempre studiato, e con crescente approfondimento filologico e storico, co-
me uomo di parte e testimone intellettuale del suo tempo.
Le pi ampie collezioni ciceroniane (con testo e traduzione italiana) sono edite da Mondadori e
dalla Utet; singole opere sono disponibili in molte edizioni. Per approfondire: E. Ciaceri, Cicero-
ne e i suoi tempi, Dante Alighieri, Milano 1926-1930; E. Lepore, Il princeps ciceroniano e gli idea-
li politici della tarda repubblica, Istituto italiano di studi storici, Napoli, 1954; G. Boissier, Cicero-
ne e i suoi amici. Studio sulla societ romana del tempo di Cesare, Rizzoli, Milano, 1959; M. Pohlenz,
Lideale di vita attiva secondo Panezio nel De officiis di Cicerone, Paideia, Brescia, 1970: V. Guazzo-
ni Fo, I fondamenti filosofici della teologia ciceroniana, Marzorati, Milano, 1970; K. Kumaniecki,
Cicerone e la crisi della repubblica romana, Centro di studi ciceroniani, Roma, 1972; S.L. Utcenko,
Cicerone e il suo tempo, Editori Riuniti, Roma, 1875; G. Lotito, Modelli etici e base economica nelle
opere filosofiche di Cicerone, in AA.VV., Societ romana e produzione schiavistica, vol. III, Laterza,
Roma-Bari, 1981; P. Grimal, Cicerone, Garzanti, Milano, 1987; E. Narducci, Modelli etici e societ:
unidea di Cicerone, Giardini, Pisa, 1989; L. Perelli, Il pensiero politico di Cicerone, La Nuova Italia,
Firenze, 1990; E. Narducci, Introduzione a Cicerone; Laterza, Roma-Bari, 1992; E. Narducci, Ci-
cerone e leloquenza romana, Laterza, Roma-Bari, 1997; C.J. Classen, Diritto, retorica, politica, Il
Mulino, Bologna, 1998; C. Novelli, La retorica del consenso, Edipuglia, Bari, 2001; C. Monteleo-
ne, La terza Filippica di Cicerone, Schena, Fasano, 2003.
2. Lespressione ars dictandi significa arte del dire e dello scrivere; fu usata specialmente nel Me-
dioevo come sinonimo di retorica.
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Prima parte
Orazioni e lettere
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Sfuggito a un attentato alla sua vita, che stato tramato da Catilina e dagli altri congiurati, Cicerone convoca la
seduta senatoria nel santuario di Giove Statore presso il Palatino, avendo adottato eccezionali misure di sicurez-
za e disposto davanti al tempio una folla di sostenitori. Fin dalle prime parole, si rivolge a Catilina presente con
una veemente apostrofe. Dopo aver denunciato la congiura e il tentativo di assassinarlo, Cicerone ingiunge al co-
spiratore di andarsene dalla citt ( 10-12); ma tiene a distinguere lingiunzione da un formale decreto di esi-
lio, e a precisare che il suo non un ordine, ma un consiglio (non iubeo, sed suadeo, 13).
Da qui anche il genere di orazione (vedi Chiave di lettura, p. 93): non deliberativo, perch Cicerone non
avanza una formale proposta da mettere ai voti (anzi non si rivolge nemmeno ai senatori, bens a Catilina), ma
piuttosto dimostrativo, perch il suo contenuto una lunga invettiva ad personam.
Alla invettiva vera e propria ( 1-26), tesa a demolire la figura politica e morale dellavversario facendo terra bru-
ciata intorno a lui, segue una seconda parte, molto pi breve ( 27-30), nella quale Cicerone si rivolge ai sena-
tori e giustifica dal punto di vista tattico la linea da lui seguita (costringere Catilina alla fuga piuttosto che giusti-
ziarlo). In entrambe le parti introdotta la prosopopea (personificazione) della patria, che rivolge un discorso pri-
ma a Catilina e poi a Cicerone. La perorazione finale ( 31-33) riassume i temi dellorazione, ribadisce limpe-
gno del console in difesa dello Stato e invoca la protezione di Giove contro Catilina e i suoi complici.
Il contenuto dellopera
Oratio
in Catilinam Prima
Lopera integrale consultabile
su www.thelatinlibrary.com/cic.html
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Le orazioni ciceroniane costituiscono una
preziosa fonte, una materia di base per gli
studi storici: esse ci offrono notizie spesso det-
tagliate non soltanto sulle vicende politiche,
ma anche sulla societ, sui costumi, sul dirit-
to privato, sulla vita quotidiana.Tuttavia evi-
dente che gli intenti e le procedure che hanno
presieduto alla pubblicazione di questa mate-
ria devono essere sottoposti al vaglio critico.
In primo luogo, occorre aver chiaro che non
siamo di fronte a una fedele registrazione dei
discorsi pubblici effettivamente pronunciati
da Cicerone, ma a una rielaborazione a poste-
riori. Le orazioni non venivano lette e pro-
babilmente nemmeno integralmente scritte a
priori, ma pronunciate a memoria (la memo-
rizzazione era parte costitutiva delloratoria:
vedi Chiave di lettura, p. 93) magari con
lausilio di appunti: per esempio, a proposito
dellabilit mnemonica di Cicerone, Cornelio
Nepote (citato da Gerolamo, Epistula 71 ad
Pammachium) testimonia che loratore una
volta gli recit a memoria un discorso tal qua-
le lo aveva pubblicato. Esistevano degli steno-
grafi che prendevano nota dei discorsi profe-
riti durante i dibattiti. Le bozze preparatorie,
gli appunti, i resoconti stenografici servivano
alla successiva stesura; la quale, in teoria, po-
teva comportare rimaneggiamenti anche
profondi.Vi era dunque significativa differen-
za fra pubblicazione orale (recitazione) e suc-
cessiva pubblicazione scritta. Certo, i ricordi
dei molti testimoni viventi dovevano mettere
in guardia lo scrittore dallo stravolgere radi-
calmente il discorso; tuttavia singoli particola-
ri significativi potevano essere cambiati (vedi
Testo 1). Inoltre, una riconosciuta esigenza di
decoro letterario poteva consentire allo scrit-
tore di arricchire la elocutio, curando la forma
e introducendo citazioni o espedienti retorici
che non cerano nelloriginale, fra i quali sin-
filtravano anche argomentazioni nuove, che
tornavano utili al momento della pubblicazio-
ne. Forse soltanto il corpo delle Filippiche
(anni 44-43 a.C.) non venne rimaneggiato, se
non in parte, perch non ce ne fu il tempo. In-
fine, i discorsi ciceroniani si presentano come
allocuzioni continue e ininterrotte, mentre al-
lorigine essi erano consistiti non di rado in
una pluralit di interventi nel corso dello stes-
so dibattito, poi ricuciti insieme nella redazio-
ne posteriore, e talvolta dovevano essere stati
interrotti da interventi degli interlocutori e an-
tagonisti, in una sorta di contraddittorio o al-
tercatio (questa la tesi di J. Humbert, Les plai-
doyers crits et les plaidoiries relles des Cicron,
Paris, 1925). Di tali momenti di interruzione
e di scambio di battute, propri della forma
orale del discorso, rimasta qualche traccia
nei testi rielaborati (vedi ancora Testo 1). Vi
sono poi alcune orazioni mai pronunciate, ma
accuratamente redatte post eventum: la Actio II
inVerrem(poich limputato abbandon il pro-
cesso, dandosi per vinto, dopo la prima arrin-
ga di Cicerone) e la cosiddetta II Philippica
(che fu diffusa soltanto come libello). Altri di-
scorsi sono provatamente diversi da quelli che
vennero pronunciati. Durante il processo di
omicidio contro Milone (52 a.C.) loratore,
intimidito dai militi di Pompeo presenti in for-
ze e dalla sentenza gi scritta, si limit a una
breve allocuzione, che non imped la condan-
na dellimputato. Lampia orazione Pro Milo-
ne la scrisse in seguito a parziale risarcimen-
to dellinsuccesso giudiziario, e la invi al suo
assistito esule, il quale ironizz sulla tarda (e
inutile) efficacia del discorso. Anche della Pro
Murena (anno 63 a.C.) Plutarco afferma che
al momento del processo fu unarringa inade-
guata (Cicerone 35); invece la redazione che
abbiamo ne fa una delle migliori e pi brillan-
ti orazioni ciceroniane.
da considerare, infine, che la pubblicazione
dei discorsi emendati rispondeva sicuramente
ad esigenze non solo letterarie, ma anche e so-
prattutto politiche, in base al momento stori-
co in cui i testi venivano diffusi: ci si vede
chiaramente a proposito della pubblicazione
delle orazioni consolari nel 60 a.C.; fra queste
le quattro Catilinariae, sorta di ulteriore tra-
sposizione, stavolta in chiave oratoria, del
commentario ciceroniano De consulatu.
Oratio in Catilinam prima 9
chiave di lettura
Tra politica e retorica: la pubblicazione delle orazioni
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Lesordio
1
[1] Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furor
iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te
nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil con-
cursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil
horum ora vultusque moverunt? Patere tua consilia non sentis? Constrictam iam
Sebbene gli eventi relativi alla congiura di
Catilina siano fra i pi noti e documentati
della storia romana, non vi soddisfacente
chiarezza n sulla interpretazione degli avve-
nimenti n sulla reale natura del moto catili-
nario. Ci deriva dal fatto che le fonti pri-
marie non sono molto diversificate. Gli sto-
rici antichi dipendono infatti largamente
dalla ricostruzione ufficiale tempestiva-
mente congegnata da Cicerone: cio dalla
pubblicazione delle Catilinariae, accompa-
gnate dal commentario De consulatu e da nu-
merosi riferimenti nelle altre opere. Lo stes-
so Sallustio, il quale dipende lui pure in buo-
na parte dalla testimonianza di Cicerone,
esprime una posizione pregiudizialmente
anticatilinaria. La sussistenza di un punto di
vista anticiceroniano (filocatilinario?) sulla
vicenda documentata solo dalla Invectiva in
Ciceronem, unopera che gli antichi erronea-
mente attribuirono a Sallustio, ma di cui non
conosciamo esattamente nemmeno lepoca
di composizione.
Le quattro Catilinariae sono fra le pi ce-
lebri orazioni ciceroniane, pi volte citate da
Quintiliano e sempre ammirate per la loro
perfezione stilistica. Pronunciate nei giorni
di massima crisi politica del 63 a.C., quando
Cicerone era console, vennero pubblicate
solo tre anni pi tardi, nel corpus dei discor-
si consolari, e pertanto furono certamente ri-
maneggiate. Le modifiche o aggiunte consi-
stono soprattutto nellinserimento di giusti-
ficazioni e di autodifese a posteriori: nel 60
a.C. Cicerone infatti gi investito da quel
risentimento degli avversari politici di cui
preavverte londa in questa I Catilinaria (
22), e che due anni dopo, nel 58 a.C., con la
proposta di legge del tribuno Clodio, provo-
cher il suo esilio per avere egli mandato a
morte i Catilinari in violazione del diritto
dappello.
Cicerone 10
1
La prima catilinaria
1
1
[1] Quo usque tandem: Fino a che punto,
dunque. - abutere: = abuteris (futuro); regge la-
blativo patientia nostra; nostra allude in primo
luogo ai consoli (che il 21 ottobre avevano rice-
vuto i pieni poteri), ma anche al senato, ai pre-
senti, insomma a tutti i Romani onesti, escluso
Catilina stesso con i suoi complici. - Lesordio ex
abrupto*, che tende a isolare immediatamente
lavversario, subito individuato per nome (apo-
strofe*) e investito dalla polemica, diventato
uno dei pi celebri incipit della letteratura latina
(con quelli del De bello gallico e della I Bucolica vir-
giliana). Era proverbiale gi fra i contemporanei,
se Sallustio ne fece la parodia (Bellum Catilinae
20: vedi Testimonianze, p. 23); Quintiliano lo ci-
ta come esempio insolito di esordio con apostro-
fe*(IV,1,68;IX,2,7).- Quam diu etiam:Per quan-
to tempo ancora. - furor: concetto ripetutamen-
te evocato, in seguito, per definire lazione di Ca-
tilina: equivale a desiderio sfrenato e folle. - elu-
det: si prender gioco di; letteralmente schi-
ver, dal gergo della scherma e dei ludi gladiato-
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Oratio in Catilinam prima 11
ri. - quem ad finem: fino a quale estremo. -
iactabit: il verbo indica un agitarsi senza posa. -
effrenata audacia: vedi il precedente furor; dal
valore positivo di audacia (ardimento) si passa a
quello negativo, che implica lidea di eccesso
(temerariet, arroganza, estremismo): il che, in
Cicerone, caratterizza generalmente la condotta
politica dei populares dai Gracchi in poi, mentre la
qualit degli ottimati (i boni cives, vedi sotto) la
moderazione. - Nihilne moverunt: Non ti
hanno smosso per niente (dai tuoi intenti) la
guardia notturna del Palatino, le sentinelle che ve-
gliano per la citt, la paura della gente, la riunio-
ne cui sono accorsi tutti gli uomini dabbene, que-
sto luogo che il meglio protetto per riunirvi il se-
nato, le espressioni dei volti dei presenti?; Palati:
il colle Palatinino quello presso il quale si trova
il tempio di Giove Statore, dove si svolge la sedu-
ta del senato di cui si parla; bonorum: sottinteso ci-
vium, che equivale a optimi e optimates, parola-chia-
ve del lessico politico ciceroniano, allude qui ai
membri del senato riunito e a tutti i cittadini mo-
derati che in questo momento si stringono intorno
alla massima istituzione repubblicana (populus e se-
natus sono dunque mobilitati contro Catilina: vedi
anche Testo 1.15, 21); habendi senatus: nel gergo
politico-giuridico lespressione habere senatum si-
gnifica tenere una seduta del senato; nota qui il
genitivo gerundivo con valore finale; ora vultusque
endiadi*; i soggetti di moverunt (accanto ai quali
enfaticamente* ripetuto il nihil avverbiale) sono
disposti in un rapido crescendo*, che esprime lat-
mosfera di allarme e di mobilitazione generale
contro Catilina: nocturnum praesidium Palati, urbis
vigiliae, timor populi, concursus bonorum omnium,
munitissimus habendi senatus locus ora vultusque. La
gradatio* si chiude con il dato pi visibile in quel
preciso momento: le espressioni dei presenti (ho-
rum), che Cicerone immaginiamo indica con
un gesto largo della mano. - Patere sentis:
Non percepisci che i tuoi progetti sono chiari a
tutti; pateo: significa essere aperto, [quindi] visi-
bile. - Constrictam vides: Non vedi che la tua
congiura ormai bloccata e tenuta in pugno dal-
la consapevolezza di tutti costoro (cio dei sena-
tori che oramai ne sono informati). - Quid ar-
bitraris: la proposizione principale la interro-
gativa diretta quem nostrum ignorare arbitraris (chi
di noi credi tu che ignori), che regge le interro-
gative indirette quid egeris proxima, quid (egeris) su-
periore nocte (che cosa hai fatto nella notte scorsa
e in quella precedente), ubi fueris (dove sei sta-
to, cio in casa di M. Porcio Leca), quos convoca-
veris (chi tu hai convocato, cio lelenco dei con-
giurati), quid consilii ceperis (quale decisione tu
hai preso, cio la decisione presa di uccidere Ci-
cerone: consilii genitivo partitivo): i consoli e il
senato conoscono ormai in ogni dettaglio i movi-
menti di Catilina. In effetti quello di Cicerone
in buona sostanza un bluff: in questo momento
non c prova della congiura e fra i senatori pre-
vale lincertezza al riguardo.
horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima,
quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis,
quem nostrum ignorare arbitraris?
IL CONTESTO LA LINGUA LA CIVILT
La congiura di Catilina
La congiura di Catilina si verifica in un punto alto della crisi sociale e istituzionale della
repubblica; ne , in qualche modo, lepisodio emblematico e rivelatore. Dopo il 70 a.C.,
finito il regime sillano, la lotta politica fatica a trovare un nuovo equilibrio di forze; pre-
vale una sorta di conflitto permanente, talora aperto talora strisciante. Pompeo, uno dei
protagonisti dellabbattimento della costituzione sillana, impegnato nelle guerre in
Oriente; a Roma, il giovane Cesare riprende la bandiera di Mario e delle rivendicazio-
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ni populares; Crasso il regista di intrighi che, facendo da sponda ai populares, mirano a
far emergere la sua potenza personale. La fazione senatoria alla ricerca di uomini che
ne difendano i privilegi. In questo quadro entra in azione il personaggio di L. Sergio Ca-
tilina.
Nato nel 108 a.C., apparteneva al pi antico patriziato romano (la gens Sergia vanta-
va origini troiane) e fu sostenitore di Silla. Che a quellepoca si sia distinto come fazioso
e sanguinario, pu essere verit, luogo comune o invenzione. La sua condotta privata
pure circondata da cattiva fama: lo si dice dissoluto, immorale, uxoricida e corruttore di
giovani. Intraprende la carriera senatoria, diventando questore (78 a.C.), edile (70 a.C.)
e pretore (68 a.C.); fino a questo punto non incontra ostacoli n gli viene contestato
nessuno dei crimini che in seguito arricchiranno la sua leggenda nera. Nel 67 a.C.
ottiene la propretura in Africa; al suo ritorno subisce uninchiesta per concussione, ma
viene prosciolto. In questa fase appare vicino a Crasso (come lui ex sillano) e a Cesare.
Essi appoggiano in qualche misura Catilina nel suo intento di farsi eleggere console. Ma
questi, forse a causa del citato processo per concussione, non riesce a porre la sua candi-
datura nel 66 a.C.: a questo punto Cicerone e Sallustio gli attribuiscono un primo
complotto, fallito, per uccidere i consoli dellanno 65 a.C.; Svetonio invece implica nella
cospirazione Crasso e Cesare e tace su Catilina. Nel 64 a.C. Catilina si candida alle
elezioni consolari per lanno successivo; il suo programma politico comprende la cancel-
lazione dei debiti (si dice che egli stesso fosse rovinato e indebitato) e la divisione delle
propriet: ci accresce il numero dei sostenitori fra gli strati sociali pi poveri, ma gli
aliena lappoggio di Crasso e di Cesare. Duramente contrastato dalla fazione senatoria,
Catilina battuto (vengono eletti Cicerone e C. Antonio Ibrida); d allora impulso al
suo movimento politico in senso sempre pi radicale.
Nel 63 a.C. lo scontro politico esplode apertamente. Cicerone si oppone vittoriosa-
mente a un nuovo progetto di riforma agraria, pagando cos il suo debito con gli ottima-
ti che lo hanno fatto eleggere. Catilina pone nuovamente la sua candidatura al consolato
(per il 62 a.C.), e in questa fase enuncia, di fronte al senato, un concetto politico non
irrilevante: La repubblica ha due corpi, luno (il senato) debole e dal capo infermo, lal-
tro (il popolo) forte ma senza capo: a questultimo, se sapr esser degno di me, finch io
vivo non mancher un capo (vedi Testimonianze, p. 23). Ma Catilina viene ancora
sconfitto dalla coalizione conservatrice-moderata, sia a causa di un rinvio dei comizi
elettorali che lo priva del voto dei suoi sostenitori dellEtruria (affluiti a Roma per
qualche giorno), mentre favorisce il rivale L. Murena, appoggiato dai soldati di Lucullo
che proprio in quei giorni celebra a Roma il suo trionfo per le campagne dOriente sia
a causa di brogli elettorali, per i quali lo stesso Murena, console designato, verr proces-
sato e assolto (la difesa sar assunta da Cicerone). probabile che solo adesso Catilina
maturi la decisione di usare metodi di lotta extralegali. Nel corso dellanno, a quanto
dice Cicerone, ordisce in segreto vari colpi di mano, fra cui lassassinio dello stesso
console in carica. Intanto a Fiesole in Etruria si raduna presso C. Manlio ex ufficiale di
Silla ora collegato a Catilina un esercito composto soprattutto da contadini poveri e ex
coloni che hanno perso le loro terre, a cui si aggregano anche schiavi fuggiaschi. Altri
nuclei di reclutamento sono attivi nel Piceno e in Apulia.
Il 21 ottobre Cicerone denuncia in senato lesistenza di una congiura che prevede la
sollevazione di Manlio in Etruria e, contemporaneamente, leccidio dei possidenti a
Roma. In un clima di smarrimento, viene votato il senatus consultum ultimum (decreto
senatorio eccezionale), che concede i pieni poteri ai consoli. In Etruria Manlio d inizio
al suo pronunciamento armato. Il patrizio L. Emilio Paolo denuncia Catilina per atti-
vit sovversive (de vi publica); il denunciato, per provare la sua innocenza, si consegna in
custodia domiciliare presso un amico. Ma nella notte fra il 6 e il 7 novembre egli prende
Cicerone 12
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parte a una riunione clandestina in casa di M. Porcio Leca; a detta sia di Cicerone sia di
Sallustio (che per fa svolgere questo convegno prima del senatus consultum), i congiura-
ti definiscono nei dettagli il piano del colpo di stato: in particolare, decidono di assassi-
nare Cicerone; ma il console, preavvertito da una spia, si salva.
L8 novembre Cicerone convoca il senato nel tempio di Giove Statore e attacca fron-
talmente Catilina, ingiungendogli di andare in esilio (I Catilinaria). Il capo popularis si
discolpa e definisce Cicerone, sprezzantemente, inquilinus urbis (Sallustio, Bellum Catili-
nae 31). Tuttavia quella stessa notte Catilina fugge da Roma, lasciando credere di andare
in esilio a Marsiglia, ma dirigendosi a Fiesole. Il 9 novembre Cicerone nel foro esulta per
la fuga dellavversario e ne denuncia i complici rimasti a Roma (II Catilinaria). Verso la
met del mese si ha notizia che Catilina ha raggiunto Manlio a Fiesole, assumendo il
comando dellesercito: i due vengono proclamati hostes (nemici pubblici) e contro di
loro inviato il console C. Antonio Ibrida, mentre Cicerone resta a difesa dellUrbe. Egli
tenta quindi di raccogliere prove contro i congiurati rimasti a Roma: le trova grazie ad
alcuni delegati degli Allobrogi che, venuti a protestare per il malgoverno della provincia
gallica, confessano di essere stati avvicinati dai congiurati e accettano di agire da provo-
catori, facendosi consegnare da quelli un compromettente impegno scritto. A questo
punto Cicerone ha in mano le prove (non si sa fino a che punto fabbricate) e le presen-
ta al senato, il 3 dicembre, arrestando cinque capi del complotto (fra cui L. Cornelio
Lentulo Sura, pretore in carica, e C. Cornelio Cetego); subito dopo, nel foro, tiene una
relazione al popolo (III Catilinaria). Il 5 dicembre, in un clima tesissimo e mentre si voci-
fera di tentativi dei populares di liberare gli arrestati, il senato si riunisce per decidere la
sorte dei cospiratori. La proposta di condanna a morte, osteggiata da Cesare, caldeggiata
da Cicerone (IV Catilinaria) e fermamente sostenuta da M. Catone il Giovane, appro-
vata a grande maggioranza. La sera stessa Cicerone, in base ai poteri discrezionali asse-
gnati dal senatus consultum ultimum, fa eseguire la sentenza senza concedere lappello
(provocatio ad populum): i Catilinari vengono strangolati nel Carcere Mamertino.
Allinizio del nuovo anno (gennaio 62 a.C.) lesercito di Catilina e Manlio battuto
presso Pistoia dalle truppe consolari comandate dal legato M. Petreio: Catilina muore
combattendo valorosamente.
Oratio in Catilinam prima 13
Gli esempi del passato
2-3
[2] O tempora! O mores! Senatus haec intellegit, consul videt; hic tamen vivit.Vi-
vit? Immo vero etiam in senatum venit, fit publici consili particeps, notat et de-
2
1
[2] O tempora! O mores!: Che (brutti) tem-
pi, che (brutti) modi di comportarsi sono questi!;
mores: il complesso di comportamenti che caratte-
rizzano la comunit, sono sempre confrontati con
il sottinteso modello di riferimento: il mos maio-
rum, il costume dei padri, idealizzato e ritenuto
ben lontano dallattuale decadenza; lesclamazio-
ne ricorre altre volte in Cicerone, tanto da appa-
rire agli stessi antichi (Seneca Retore, Suasoriae
VI, 3) espressione tulliana per eccellenza. - haec:
cio tutti i dettagli della congiura, sopra accenna-
ti. - consul: il termine indica Cicerone stesso, che
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signat oculis ad caedem unumquemque nostrum. Nos autem, fortes viri, satis-
facere rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitemus. Ad mortem te, Ca-
tilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat, in te conferri pestem, quam tu
in nos omnis iam diu machinaris. [3] An vero vir amplissimus, P. Scipio, ponti-
fex maximus, Ti. Gracchum mediocriter labefactantem statum rei publicae pri-
vatus interfecit; Catilinam orbem terrae caede atque incendiis vastare cupientem
nos consules perferemus? Nam illa nimis antiqua praetereo, quod C. Servilius
Ahala Sp. Maelium novis rebus studentem manu sua occidit. Fuit, fuit ista quon-
dam in hac re publica virtus, ut viri fortes acrioribus suppliciis civem pernicio-
Cicerone 14
qui si atteggia a console fin troppo mite, poich ha
tollerato Catilina invece di sopprimerlo senza tan-
ti complimenti (come hanno fatto con altri sog-
getti pericolosi quegli illustri antenati che vengo-
no citati di seguito). - hic vivit: nonostante
ci, costui ancora vivo; presente Catilina alla se-
duta, Cicerone pu limitarsi a indicarlo con un hic
(e poco dopo con un istius), additandolo. Questo
vivit ( ancora vivo) fa pensare allespressione la-
pidaria con cui Cicerone comunic al pubblico
che la condanna a morte dei Catilinari era stata
eseguita: vixerunt (non sono pi vivi). - Immo
vero etiam: Anzi, addirittura. - fit particeps:
partecipa a; lespressione regge il genitivo; in
quanto ex magistrato curule (pretore e propreto-
re) Catilina era membro del senato. - publici
consili: qui il consiglio detto publicum non per-
ch sia aperto al pubblico, ma perch di pub-
blico interesse (il senato organo della res publi-
ca). - notat nostrum: con tratto efficace, Cati-
lina colto nellatto di scrutare uno per uno i suoi
avversari (unumquemque nostrum, ciascuno di
noi) e decretarne la condanna a morte. - Nos au-
tem: Da parte nostra, invece. - fortes viri: da
valorosi: ironico; alla furia omicida (vedi sotto
lendiadi*: furorem ac tela) di Catilina il senato op-
pone un atteggiamento puramente difensivo. - sa-
tisfacere videmur: sembriamo far cosa suffi-
ciente verso lo Stato. - si vitemus: se per caso
riusciamo a evitare; il verbo congiuntivo per le-
ventualit dellipotesi. - Ad mortem te duci:
Che tu fossi messo a morte. - iussu consulis:
per ordine del console; secondo i poteri discre-
zionali conferiti ai consoli per senatoconsulto (ve-
di Il contesto la lingua la civilt, p. 12). - in te
conferri pestem: che fosse volta contro di te la
rovina; allespressione sottinteso oportebat. - in
nos: contro di noi. - omnis: = omnes.
[3] An vero: ( vero) o non vero che; qui
an introduce una sorta di interrogativa di-
sgiuntiva, con ellissi della prima domanda. - P.
Scipio interfecit: P. Scipione, pontefice mas-
simo, da privato uccise Ti. Gracco, il quale, pure,
stava disgregando lo Stato in misura non accen-
tuata; P. Scipione Nasica, laristocratico ostile al-
le riforme graccane, che nel 133 a.C. da privato
cittadino (privatus, in quanto il pontefice massimo
non era un magistrato) uccise Tiberio Gracco; me-
diocriter labefactantem statum rei publicae ha una
sfumatura concessiva; qui Cicerone minimizza la
portata eversiva del movimento graccano (che al-
trove invece enfatizza) per dar risalto allazione
ben pi pericolosa a suo dire di Catilina. - Ca-
tilinam perferemus: noi consoli sopportere-
mo Catilina che bramoso di mettere il mondo a
ferro e fuoco?; considerato il comportamento di
Scipione Nasica con Ti. Gracco, i consoli (magi-
strati pubblici, contrapposti al privatus che fece
giustizia di Tiberio Gracco) a maggior ragione
non possono sopportare latteggiamento di Cati-
lina. - illa praetereo: sorvolo su quelle vicen-
de troppo lontane nel tempo; in realt la preteri-
zione* serve a dare rilievo a ci che dice di voler
tralasciare. - quod: per esempio il fatto che; il
quod dichiarativo. - C. Servilius Ahala: nel 439
a.C. Servilio Ahala, magister equitum di Cincinna-
to dittatore, uccise Spurio Melio che tramava una
rivoluzione (novis rebus studentem) e sobillava il po-
polo affamato: anche questo un caso di conflit-
to di classe che pu provocare un rivolgimento
politico, per scongiurare il quale legittimo se-
condo Cicerone ricorrere agli estremi rimedi. -
Fuit virtus: nota lepizeusi* del verbo (Ci fu, s
ci fu) e la disposizione studiata delle parole (ista
quondam virtus: codesta [che] una volta [fu]
virt politica). - ut: tale che, o per cui; ut
consecutivo. - viri fortes: i valorosi, come sopra
(fortes viri, per cui si noti il chiasmo*), ma qui non
ironicamente, bens in contrapposizione alle
esitazioni di quelli che dovrebbero essere i valoro-
si di oggi. - acrioribus suppliciis coercerent:
reprimevano con pene pi dure un cittadino ne-
fasto che un acerrimo nemico; il cittadino sedi-
zioso (quale Catilina) costituisce per lo Stato
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sum quam acerbissimum hostem coercerent. Habemus senatus consultum in te,
Catilina, vehemens et grave; non deest rei publicae consilium neque auctoritas
huius ordinis; nos, nos, dico aperte, consules desumus.
Oratio in Catilinam prima 15
una minaccia pi grave di quella che proviene da
acerrimi nemici stranieri; lequiparazione dellav-
versario politico (specie se popularis) al nemico
esterno uno dei luoghi comuni della polemica di
parte ottimate (hostis Catilina, vedi Testo 1.9, 13;
hostis sar per Cicerone anche il triumviro M. An-
tonio). Ma aggiunge loratore ci che manca
alla repubblica (deest rei publicae) non n una de-
liberazione ufficiale (consilium) contro Catilina
c infatti quel grave ed energico decreto del se-
nato (senatus consultum vehemens et grave) che ha
conferito poteri discrezionali ai consoli n lau-
torevole decisione dellordine senatorio (auctori-
tas huius ordinis); chi vien meno sono, invece, pro-
prio i consoli (nos consules desumus), i quali finora
non hanno applicato quel decreto.
Un decreto senatorio inapplicato
4
[4] Decrevit quondam senatus, ut L. Opimius consul videret ne quid res publica
detrimenti caperet. Nox nulla intercessit: interfectus est propter quasdam sedi-
tionum suspiciones C. Gracchus, clarissimo patre, avo, maioribus; occisus est
cum liberis M. Fulvius consularis. Simili senatus consulto C. Mario et L. Vale-
rio consulibus est permissa res publica: num unum diem postea L. Saturninum
tribunum pl. et C. Servilium praetorem mors ac rei publicae poena remorata est?
3
1
[4] L. Opimius: nel 121 a.C., dopo aver ot-
tenuto dal senato i pieni poteri, Lucio Opimio re-
presse sanguinosamente il movimento di Caio
Gracco. Prosegue la serie dei precedenti storici,
ma ora si tratta di consoli in funzione (Opimio,
Mario, Valerio), come Cicerone. - consul ca-
peret: provveda il console che la repubblica non
riceva alcun danno la formula rituale del sena-
tus consultum ultimum che decreta (decrevit) i po-
teri discrezionali (vedi Testo 6, 2). - Nox nulla
intercessit: Non pass neppure una notte; pro-
babile analogia con la circostanza presente: tra-
scorsa pi duna notte dallinizio della congiura.
- propter quasdam seditionum suspiciones:
bast il sospetto di sedizione per giustificare la
morte di Caio Gracco: Cicerone continua a mi-
nimizzare intenzionalmente le crisi politiche pre-
cedenti al moto catilinario, le quali nondimeno
sostiene vennero energicamente affrontate dai
poteri costituiti; come se dicesse: anche nel ca-
so di Catilina dovrebbe bastare il sospetto (visto
che la prova non c). - clarissimo maiori-
bus: letteralmente pur (essendo egli) di padre,
nonno e antenati illustrissimi; sono complemen-
ti di qualit, con sfumatura concessiva; clarissimo
concordato col sostantivo pi vicino. Tiberio e
Caio Gracco erano rampolli dellantica nobilt
romana: il padre era Tiberio Sempronio Gracco
due volte console; il nonno materno era Scipione
lAfricano. Anche la famiglia di Catilina vantava
antichissimi natali, ma nessun antenato illustre. -
M. Fulvius consularis: M. Fulvio Flacco, gi
console (di rango consolare, consularis) e triumvi-
ro designato per lattuazione della riforma agra-
ria, vittima anchegli, con i figli, della repressione
antigraccana. - Simili res publica: Con una
simile delibera del senato la repubblica fu rimes-
sa nelle mani dei consoli C. Mario e L. Valerio.
Nel 100 a.C. i consoli C. Mario (che pure era un
capo dei populares) e L. Valerio Flacco stroncaro-
no per ordine del senato il movimento rivoluzio-
nario guidato dal tribuno L. Apuleio Saturnino e
dal pretore C. Servilio Glaucia; est permissa: per-
mitto ha il valore di affidare interamente (ricor-
da che il prefisso per- indica completezza della-
zione). - num: introduce una interrogativa diret-
ta retorica, con la scontata risposta negativa. -
unum diem remorata est?: la pena di mor-
te decretata dallo Stato fece aspettare un solo
giorno in pi (unum diem postea)?; mors ac rei pu-
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La congiura ormai alla luce del sole
5-6
[5] Castra sunt in Italia contra populum Romanum in Etruriae faucibus collo-
cata; crescit in dies singulos hostium numerus; eorum autem castrorum impe-
ratorem ducemque hostium intra moenia atque adeo in senatu videtis, intesti-
nam aliquam cotidie perniciem rei publicae molientem. Si te iam, Catilina, com-
prendi, si interfici iussero, credo, erit verendum mihi ne non potius hoc omnes
At vero nos vicesimum iam diem patimur hebescere aciem horum auctoritatis.
Habemus enim eius modi senatus consultum, verum inclusum in tabulis, tam-
quam in vagina reconditum, quo ex senatus consulto confestim te interfectum es-
se, Catilina, convenit.Vivis, et vivis non ad deponendam, sed ad confirmandam au-
daciam. Cupio, patres conscripti, me esse clementem, cupio in tantis rei publicae
periculis non dissolutum videri; sed iam me ipse inertiae nequitiaeque condemno.
Cicerone 16
blicae poena endiadi*; remorata est regge il com-
plemento oggetto: i condannati. - At vero nos: E
noi invece. - vicesimum iam diem: ormai da
venti giorni; complemento di tempo; calcolo
sommario, poich dal 21 ottobre (data del sena-
toconsulto sui pieni poteri) all8 novembre cor-
rono meno di 20 giorni. - hebescere auctori-
tatis: che si spunti la lama affilata (aciem) del-
lautorit di costoro (i senatori); i pieni poteri (la
lama affilata) sono stati concessi, ma bisogna
che non restino disusati. La metafora* della lama
continuata di seguito: un senatoconsulto di tal
fatta (eius modi) se ne sta in archivio (inclusum in
tabulis; verum fortemente avversativo) come una
spada riposta nella guaina (tamquam in vagina re-
conditum), mentre sulla base di questo decreto si
sarebbe dovuto (convenit perfetto, esprime una
potenzialit del passato, non realizzata) soppri-
mere rapidamente (confestim) Catilina. - Vivis:
(E invece) sei vivo; riprende il vivit di Testo 1.2,
2, con efficace ellissi* dellavversazione. - auda-
ciam: vedi Testo 1.1. - Cupio: nota lanafora* del
verbo. - patres conscripti: o padri coscritti (=
senatori), cos chiamati perch in origine il sena-
to era lassemblea dei patres familias (i pa-
triarchi, gli anziani), da cui viene pure patricii;
conscripti significa iscritti alla lista (dellordine
senatorio) e in origine indicava i nuovi senatori
che si erano aggiunti ai patres. - me esse clemen-
tem: essere clemente. - non dissolutum vide-
ri: non apparire negligente. - inertiae nequi-
tiaeque: inerzia e incapacit; sono genitivi del-
la colpa. - me ipse condemno: lautocritica di
Cicerone una forma velata di critica allindeci-
sione del senato, che invece dovrebbe appoggiar-
lo in una decisa azione repressiva.
4
1
[5] Castra: laccampamento degli insorti, al
comando di C. Manlio, stabilito presso Fiesole:
non solo in Italia, dunque, cio non lontano da Ro-
ma, ma in un luogo strategico come i passi (fauces)
dellEtruria. - sunt collocata: azione stativa, che
indica un pericolo permanente (c dislocato),
piuttosto che collocata sunt ( stato collocato). - in
dies singulos: di giorno in giorno. - autem:
ma. Nota il chiasmo* eorum castrorum imperato-
rem / ducem hostium: lo scopo di collocare hostium
a immediato contatto con intra moenia, con effetto
di spavento e repulsione, per sottolineare come fos-
se assurdo e insopportabile che il comandante in
capo (imperator) dei nemici (Catilina) fosse dentro
le mura. - atque adeo in senatu: e perfino nel
senato; vedi Testo 1.2, 2: etiam in senatum venit. -
molientem: che macchina; vedi Testo 1.2, 2: ma-
chinaris e Testo 1.5, 8: moliris. Macchinazioni so-
no per Cicerone i progetti di Catilina. - te com-
prendi: che tu sia arrestato. - iussero: ricorda la
costruzione di iubeo con accusativo e infinito. - erit
verendum mihi: dovr temere (vereor). - ne
non dicat: ordina: ne non (che; ricorda la co-
struzione dei verba timendi) omnes boni (i cittadini
dabbene, vedi Testo 1.1) dicant a me factum esse hoc
(cio lazione contro Catilina) serius (con troppa
Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
boni serius a me quam quisquam crudelius factum esse dicat. Verum ego hoc,
quod iam pridem factum esse oportuit, certa de causa nondum adducor ut fa-
ciam: tum denique interficiere, cum iam nemo tam improbus, tam perditus, tam
tui similis inveniri poterit, qui id non iure factum esse fateatur. [6] Quam diu quis-
quam erit qui te defendere audeat, vives, et vives ita ut nunc vivis, multis meis et
firmis praesidiis obsessus, ne commovere te contra rem publicam possis. Multo-
rum te etiam oculi et aures non sentientem, sicut adhuc fecerunt, speculabuntur
atque custodient. Etenim quid est, Catilina, quod iam amplius expectes, si neque
nox tenebris obscurare coetus nefarios nec privata domus parietibus continere
voces coniurationis potest, si illustrantur, si erumpunt omnia? Muta iam istam
mentem, mihi crede; obliviscere caedis atque incendiorum. Teneris undique: lu-
ce sunt clariora nobis tua consilia omnia, quae iam mecum licet recognoscas.
Oratio in Catilinam prima 17
lentezza), potius quam (pi di quanto non debba
temere che) quisquam dicat a me factum esse hoc cru-
delius (con troppa crudelt); insomma per voler
essere clemente (non troppo crudele) egli potrebbe
gi essere rimproverato di inettitudine, nonostante
si decida ormai (iam) ad agire. Nota, nellalternati-
va qui delineata, la simmetria dei comparativi serius
/ crudelius e la contrapposizione omnes / quisquam: il
biasimo per la troppa lentezza sarebbe universale,
quello per troppa crudelt verrebbe solo da parte di
pochi (i complici di Catilina?). - Verum: brusca av-
versazione: contro quel che stato appena detto, il
console afferma di avere un buon motivo (certa de
causa) per non essersi ancora indotto (adducor) a fa-
re ci che (hoc quod) doveva gi essere stato fatto da
tempo (oportuit, sarebbe stato opportuno: il per-
fetto esprime una potenzialit del passato, non rea-
lizzata; vedi Testo 1.2, 2: oportebat, e Testo 1.3, 4:
convenit). - tum denique: allora s, finalmente, in
correlazione col seguente cumtemporale. - interfi-
ciere: = interficieris (futuro passivo). - qui fatea-
tur: da non ammettere che ci (lesecuzione di
Catilina) sia stato fatto secondo diritto (iure); rela-
tiva con valore consecutivo (vedi i tam della reg-
gente). - Il passo tradisce la preoccupazione reale di
Cicerone, e cio la mancanza di prove che rendano
legale unazione contro Catilina, e la presenza di un
buon numero di cittadini che riterrebbe ingiustifi-
cata una repressione violenta (vedi Testo 1.19, 30).
[6] Quam diu vives: Resterai vivo per
tutto il tempo in cui ci sar qualcuno che abbia
lardire di difenderti; nota anche qui lanafora* e
poliptoto* vives, vives, vivis. - obsessus: assedia-
to, stretto (vedi Testo 1.1: constrictam coniuratio-
nem); Cicerone ha provveduto a far presidiare la
citt (vedi Testo 1.1) e anche a circondarsi di una
guardia del corpo: non dunque stato inerte, gli
manca il via libera del senato per passare allattac-
co. - etiam: ancora (per il futuro), simmetrico a
sicut adhuc (come finora). - non sentientem:
senza che tu te ne accorga; participio congiunto,
con te; Cicerone vuol dare limpressione a Catilina
e al senato di avere tutto sotto controllo grazie a un
sistema di informatori e delatori (che in effetti gli
hanno permesso di sventare lattentato ai suoi
danni); tenta inoltre di indurre lavversario a una
mossa rivelatrice, che costituisca ammissione di
colpa: tale sar in effetti la fuga. - quid est quod
iam amplius expectes: perch (quid est quod let-
teralmente che c per cui) aspetti ancora. -
coetus: adunanze; il termine un deverbale* di
co-eo, andare insieme, riunirsi; ma alcuni codici*
hanno coeptus (tentativi intrapresi) deverbale* di
coepi. - privata domus: quella di M. Porcio Leca.
- potest: il verbo, al singolare, ha due soggetti (nox,
privata domus), due complementi di mezzo (tene-
bris, parietibus), due infiniti di cui servile (obscu-
rare, continere) e due complementi oggetto (coetus,
voces), con disposizione perfettamente simmetrica.
- si illustrantur, si erumpunt omnia: se tutto
viene alla luce, se salta fuori; i due verbi sono in
opposizione a obscurare (illustrantur) e a continere
(erumpunt). - mentem: intenzione. - oblivisce-
re: un imperativo deponente e regge i genitivi se-
guenti. - caedis atque incendiorum: il ritor-
nello della Catilinaria, atto a terrorizzare i boni ci-
ves (vittime designate della presunta strage) e il po-
polo (che avrebbe visto distrutte le proprie case da-
gli incendi); ma che tali azioni fossero nei progetti
dei congiurati indimostrato. - Teneris undique:
Sei tenuto (sotto controllo) da ogni parte; vedi
Testo 1.1: teneri. - luce... clariora: sono pi chia-
ri della luce. - consilia: progetti (vedi Testo 1.1:
patere tua consilia). - quae iam recognoscas: e
ormai li puoi ripassare (recognoscere) insieme con
me; licet regge di frequente il congiuntivo senza ut
(recognoscas).
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Dal 21 ottobre al 6 novembre
7-8
[7] Meministine me ante diem XII Kalendas Novembris dicere in senatu fore in
armis certo die, qui dies futurus esset ante diem VI Kal. Novembris, C. Man-
lium, audaciae satellitem atque administrum tuae? Num me fefellit, Catilina,
non modo res tanta, tam atrox tamque incredibilis, verum, id quod multo magis
est admirandum, dies? Dixi ego idem in senatu caedem te optimatium contulis-
se in ante diem V Kalendas Novembris, tum cum multi principes civitatis Roma,
non tam sui conservandi quam tuorum consiliorum reprimendorum causa, pro-
fugerunt. Num infitiari potes te illo ipso die meis praesidiis, mea diligentia cir-
cumclusum, commovere te contra rem publicam non potuisse, cum tu discessu
ceterorum nostra tamen, qui remansissemus, caede te contentum esse dicebas?
[8] Quid? Cum te Praeneste Kalendis ipsis Novembribus occupaturum nocturno
impetu esse confideres, sensistin illam coloniam meo iussu, meis praesidiis, cus-
todiis, vigiliis esse munitam? Nihil agis, nihil moliris, nihil cogitas, quod non ego
Cicerone 18
[7] Meministine: Ti ricordi?; rammenta
che memini (letteralmente ho tenuto a mente,
quindi mi ricordo) si rende con un presente, ma
qui (come fa di frequente) si comporta regolar-
mente come tempo storico, reggendo linfinito
presente dicere (che io dicevo) e non un infinito
perfetto dixisse come dovrebbe essere in dipen-
denza di un presente, e il futuro perifrastico in di-
pendenza da tempo storico futurus esset (sarebbe
stato). - ante diem Novembris: dodici gior-
ni prima delle Calende di novembre, cio il 21
ottobre: le calende sono infatti il 1 di ogni mese.
- in senatu: durante la seduta che decret i pie-
ni poteri ai consoli. - fore: = futurum esse; il sog-
getto C. Manlium (il comandante dei Catilinari
in Etruria, vedi Testo 1.4, 5). - certo die, qui
dies: in un preciso giorno, e questo giorno. -
ante diem VI Kal. Novembris: il 27 ottobre. -
audaciae tuae: complice e strumento del tuo
folle piano (G.Bellardi, Le orazioni di M. Tullio
Cicerone, vol. II, Utet, Torino, 1981). - Num
me dies?: Forse mi sono sbagliato, non dico
(non modo, letteralmente non soltanto) su un
fatto di cos grande portata, tanto atroce e incre-
dibile, ma, cosa che molto pi deve sorprendere,
sul giorno?; Num: vedi Testo 1.3; fefellit ha come
soggetti res tanta e dies. - ego idem: ancora io. -
caedem contulisse: che tu avevi rimandato
la strage degli ottimati. - in ante diem V Ka-
lendas Novembris: al 28 ottobre. - tum cum:
allorquando. - multi civitatis: molti fra i
primi (i pi eminenti) cittadini. - Roma: moto
da luogo (con profugerunt). - non tam causa:
non tanto per salvarsi, quanto per vanificare i
tuoi progetti; causa e il genitivo del gerundivo.
pi verosimile che questi cittadini di primo piano
siano spariti dalla circolazione per il primo scopo,
e per non trovarsi coinvolti in scelte com-
promettenti; ma Cicerone non ha interesse a ur-
tare la loro suscettibilit. - infitiari: negare. -
circumclusum: stretto da ogni parte; stessa
area semantica di constrictam e teneri. - commo-
vere potuisse: commovere potuisse ha come
soggetto il primo dei due te, come complemento
oggetto il te pi vicino. - cum: quel giorno in cui
(vedi sopra, tum cum). - discessu ceterorum: a
causa della partenza di tutti gli altri (i principes di
cui sopra). - nostra dicebas: tuttavia andavi
dicendo che ti bastava il massacro di noi che (cae-
de nostra, qui) eravamo rimasti.
[8] Quid?: letteralmente: E che?; anticipa,
rafforzandola, linterrogativa. - Praeneste: accu-
sativo neutro; lattuale Palestrina, non lontana da
Roma; poco dopo chiamata colonia (Silla vi ave-
va stanziato suoi veterani). Questa la sola fonte
che dia notizia di un tentativo di occupare Prene-
ste. - Kalendis Novembribus: il 1 novembre. -
confideres: confidavi (eri sicuro). - sensistin:
= sensistine; ti accorgesti (vedi Testo 1.1: non sen-
tis, e qui di seguito, sentiam). - meis: mandati da
me. Nota lanafora* con poliptoto* meo, meis e
laccumulazione* di sinonimi praesidiis, custodiis,
vigiliis. Loratore incalza lavversario con le rivela-
zioni dei suoi piani segreti. - nihil: nota lanafo-
ra* (vedo Testo 1.1; ma qui nihil complemento
oggetto; ancora unaccumulazione* di sinonimi:
5
1
Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione
agis,moliris,cogitas. - audiam sentiam: climax*:
il primo verbo si riferisce alle notizie degli in-
formatori, gli altri a una percezione diretta e com-
pleta (plane). - Recognosce: Passa in ricognizio-
ne (vedi Testo 1.4, 6: licet recognoscas); conclusa la
rassegna degli antefatti della congiura, si passa fi-
nalmente (tandem) ai fatti recenti, per cui stato
convocato durgenza il senato. - noctem supe-
riorem: quella famosa notte precedente (quella
fra il 6 e il 7 novembre, quando si era tenuta la riu-
nione in casa di M. Leca): gi stata menzionata,
e occupa un posto cruciale nella vicenda, perci il-
lam (vedi anche Testo 1.6, 9: illa nocte, e Pro Sulla
52: quella notte fu il momento pi tremendo di
tutta la congiura); per superiorem vedi Testo 1.1 e
il seguente priore nocte (le espressioni sono equiva-
lenti). - iam: subito. - multo acrius: che io
veglio molto pi tenacemente; multo con uscita in
o davanti al comparativo acrius; nel vigilare Cice-
rone riesce a battere Catilina, famoso per la sua re-
sistenza al sonno. - inter Falcarios: nella via dei
falciai, in loco ubi sunt falcarii (come puntualizza
Prisciano, grammatico del V secolo d.C.); vedi Pro
Sulla 52. - non agam obscure: parler chiaro;
accentua il colpo di scena: in effetti questa la
prima denuncia concreta di un fatto veramente ac-
caduto e non di una presunta intenzione di Catili-
na. - eodem: nello stesso posto (moto a luogo).
- compluris: = complures. - amentiae: vedi Testo
1.1: furor. - Quid: Perch, interrogativa. - Con-
vincam, si negas: Se lo neghi, ti sbugiarder con
le prove (G. Bellardi, Le orazioni di M.Tullio Cice-
rone, cit.). - quosdam: certuni: fra i convenuti in
casa di Leca cerano parecchi senatori (cos anche
in Sallustio, Bellum Catilinae 17, dove dato un
elenco nominativo dei congiurati). - tecum una:
insieme con te. - Si apre una digressione (che si
estende in Testo 1.6, 9), nella quale il console de-
nuncia la presenza di altri senatori nella riunione
dei congiurati: dunque appare ora chiaro che non
tutti i senatori sono daccordo con Cicerone e che
quella in corso una battaglia.
Oratio in Catilinam prima 19
non modo audiam, sed etiam videam planeque sentiam. Recognosce mecum
tandem noctem illam superiorem: iam intelleges multo me vigilare acrius ad sa-
lutem quam te ad perniciem rei publicae. Dico te priore nocte venisse inter Fal-
carios non agam obscure in M. Laecae domum; convenisse eodem complu-
ris eiusdem amentiae scelerisque socios. Num negare audes? Quid taces? Con-
vincam, si negas.Video enim esse hic in senatu quosdam, qui tecum una fuerunt.
Servendoti dello schema sintattico proposto, fai lanalisi del passo ( Oratio in Catilinam prima 8, inizio) e
individua il tipo di proposizioni in esso presenti.
Sensistin
[PRINCIPALE]
illam coloniam meo iussu, meis praesidiis,
custodiis, vigiliis esse munitam?
[SUBORDINATA DI 1 GRADO]
cum confideres
[SUBORDINATA DI 1 GRADO]
te Praeneste Kalendis ipsis Novembribus
occupaturum nocturno impetu esse
[SUBORDINATA DI 2 GRADO]
il pUnto sulla sintassi
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La notte del 6 novembre
9
[9] O di immortales! Ubinam gentium sumus? Quam rem publicam habemus? In
qua urbe vivimus? Hic, hic sunt, in nostro numero, patres conscripti, in hoc or-
bis terrae sanctissimo gravissimoque consilio, qui de nostro omnium interitu,
qui de huius urbis atque adeo de orbis terrarum exitio cogitent. Hos ego video
consul et de re publica sententiam rogo et, quos ferro trucidari oportebat, eos
nondum voce volnero. Fuisti igitur apud Laecam illa nocte, Catilina, distribuis-
ti partis Italiae, statuisti quo quemque proficisci placeret, delegisti quos Ro-
mae relinqueres, quos tecum educeres, discripsisti urbis partis ad incendia, con-
firmasti te ipsum iam esse exiturum, dixisti paulum tibi esse etiam nunc morae,
quod ego viverem. Reperti sunt duo equites Romani, qui te ista cura liberarent
Cicerone 20
6
1
[9] Ubinam gentium: In che parte del
mondo; gentium letteralmente significa delle
genti. - Hic cogitent: Qui, proprio qui, fra
di noi (in nostro numero), o padri coscritti, in
questo (che il) pi sacro e importante conses-
so (consilio) del mondo (orbis terrae) ci sono co-
loro che stanno meditando la morte di tutti noi,
la rovina di questa citt e perfino di tutto il glo-
bo terrestre; hic: stato in luogo, con epizeusi*;
vibrante passaggio (immaginiamo quellhic ac-
compagnato dai gesti) in cui si rivela come lin-
sidia sia dentro il senato stesso; nota poi che al-
lepizeusi* segue il poliptoto* (hic, hoc); sunt
qui: lespressione sunt qui (dove anche qui, come
hic, ripetuto) col congiuntivo ha una sfuma-
tura consecutiva (ci sono persone tali da, ca-
paci di); orbis terrarum exitio: affermazione
iperbolica*, tipica dellinvettiva. - sententiam
rogo: chiedo (a costoro) di esprimere il loro
parere (voto); sottinteso hos; rogare (aliquem)
sententiam espressione tecnica del lessico po-
litico-istituzionale, che significa chiedere lopi-
nione, dare la parola, quindi anche mettere
ai voti, che quanto fa il console dopo aver fat-
to il suo rapporto al senato. - quos eos: pro-
lessi* del relativo. - voce volnero: nota lallit-
terazione*; volnero arcaico per vulnero. Qui Ci-
cerone ostenta di conoscere personalmente i
nomi dei membri dellordine senatorio coinvol-
ti nella congiura e presenti al momento (hos vi-
deo), ma di voler attenersi a un rigoroso garan-
tismo, bench nellinteresse dello stato sarebbe
stato meglio (oportebat) farli fuori; e, ironia del-
la sorte, non solo non li ha fatti uccidere, ma
deve vederseli davanti in senato, senza per ora
nemmeno colpirli con le parole (nondum voce
volnero), anzi deve formalmente prendere atto
del loro voto. - igitur: dopo la digressione (ve-
di Testo 1.5, 8: video enim esse ecc.) si riprende
il racconto dove era stato interrotto. - apud
Laecam: a casa di Leca. - illa nocte: vedi Te-
sto 1.5, 8. - distribuisti partis Italiae: hai
spartito (fra i congiurati) lItalia, nel senso
chiarito subito dopo, di affidamento di compiti
nelle diverse localit (vedi Sallustio, Bellum Ca-
tilinae 27), ma anche lascia intendere Cicero-
ne di assegnazione di aree di influenza da cui
trarre profitto; anche i quartieri di Roma (urbis
partis, poco dopo) vengono distribuiti con lin-
carico di incendiarli; partis: = partes. - statui-
sti placeret: hai fissato per quali destina-
zioni volevi che ciascuno partisse; quo: moto a
luogo, introduce una interrogativa indiretta; a
placeret sottinteso tibi. - te ipsum exitu-
rum: che stavi ormai quasi per partire. - pau-
lum morae: che ti faceva ancora un po
indugiare; doppio dativo tibi morae. - quod: il
fatto che; il quod, dichiarativo, soggetto di es-
se morae. - Reperti equites Romani: alcuni
studiosi leggono in queste parole lamarezza
delloratore, sempre fortemente legato allordi-
ne equestre. In difesa degli equites seconda
classe sociale a Roma Cicerone si era battuto
contro il privilegio esclusivamente senatorio
degli ordinamenti sillani, fino al processo di
Verre (70 a.C.). - qui: tali che (disposti a);
relativo con valore consecutivo (come in sunt
qui col congiuntivo); vedi Sallustio, Bellum Ca-
tilinae 28 (dove per i killers designati sono un
cavaliere e un senatore). - te ista cura libera-
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Catilina abbandoni Roma
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[10] Haec ego omnia, vixdum etiam coetu vestro dimisso, comperi; domum
meam maioribus praesidiis munivi atque firmavi, exclusi eos, quos tu ad me sa-
lutatum mane miseras, cum illi ipsi venissent, quos ego iam multis ac summis vi-
ris ad me id temporis venturos esse praedixeram. Quae cum ita sint, Catilina,
perge quo coepisti, egredere aliquando ex urbe; patent portae: proficiscere. Ni-
mium diu te imperatorem tua illa Manliana castra desiderant. Educ tecum etiam
omnis tuos; si minus, quam plurimos: purga urbem. Magno me metu liberave-
ris, modo inter me atque te murus intersit. Nobiscum versari iam diutius non
potes: non feram, non patiar, non sinam.
Oratio in Catilinam prima 21
rent: ironico. - paulo ante lucem: poco pri-
ma dellalba. il passo da cui si deduce solita-
mente che il tentato omicidio fu messo in atto
allalba del 7 novembre (vedi anche Testo 1.7).
Su come Cicerone venne a sapere del tentativo
di ucciderlo vedi Sallustio, Bellum Catilinae 28.
7
1
[10] vixdum dimisso: appena sciolta la
vostra riunione; ablativo assoluto. - comperi:
ho appurato, appreso; omnia comperi un altro
motivo ricorrente delle orazioni ciceroniane. La
fonte confidenziale di Cicerone era Fulvia, aman-
te del congiurato Curio. - exclusi: non lasciai en-
trare; Cicerone quasi barricato in casa! - salu-
tatum: a salutarmi (supino attivo); era duso la
visita della salutatio matutina e anche antelucana (i
due congiurati dovevano arrivare paulo ante lu-
cem), fatta ai nobili romani dai clienti e dagli ami-
ci. - illi ipsi: cio proprio i due cavalieri. - mul-
tis ac summis viris: qui Cicerone allude, evi-
dentemente, a testimoni credibili della circostan-
za (il preavviso, rivelatosi veritiero, della venuta
dei due assassini): si ricordi che finora il console
non ha nessuna prova da esibire. - id temporis:
a quellora. Proprio il fatto che Cicerone aveva
potuto preavvisare dellattentato parecchie perso-
nalit (multis ac summis viris), facendo anche i no-
mi dei killers designati, lascia supporre che sia in-
tercorso del tempo fra la notte della riunione e
lattentato stesso, che potrebbe essere avvenuto
allalba dell8 novembre. A questo punto del di-
scorso, stando al racconto di Plutarco (Cicerone
16), Catilina avrebbe preso la parola per rispon-
dere e discolparsi. - Quae sint: Stando cos le
cose. - perge quo coepisti: letteralmente s-
guita a dirigerti verso dove hai cominciato (ti sei
incamminato); a coepisti sottinteso pergere. -
egredere: imperativo deponente (come il se-
guente proficiscere). - aliquando: una buona vol-
ta. - Nimium te imperatorem desiderant:
Sente troppo la mancanza del tuo comando quel
tuo accampamento di Manlio; ironico (per impe-
rator vedi Testo 1.4, 5); Manliana castra lac-
campamento in Etruria, al comando di Manlio
(vedi Testo 1.4, 5 e Testo 1.5, 7). - omnis: = om-
nes. - si minus: o almeno. - quam plurimos:
il maggior numero possibile (se non omnes: e co-
s lUrbe sar purgata). - Magno me metu: nota
lallitterazione*, ripresa dai seguenti modo me mu-
rus. - modo: solo che (purch). - murus: ap-
punto le mura dellUrbe (quando Catilina se ne
sar andato). - Nobiscum versari: Stare in mez-
zo a noi. - non feram, non patiar, non sinam:
altro efficace esempio di sinonimia*, con predica-
ti coordinati per asindeto*; se fero rimanda alla
sopportazione, patior ha in s lidea di subire
(passivamente), sino quella di permettere, la-
sciar fare. - Questa parte dellorazione cos rias-
sunta da Plutarco, Cicerone 16: Cicerone si alz e
gli ordin di andarsene dalla citt; tra lui, che go-
vernava la citt con la parola, e Catilina, che la go-
vernava con le armi, bisognava ci fosse di mezzo
il muro di cinta.
et se illa ipsa nocte paulo ante lucem me in meo lecto interfecturos esse polli-
cerentur.
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Contro il console e contro lo Stato
11-12
[11] Magna dis immortalibus habenda est atque huic ipsi Iovi Statori, antiquis-
simo custodi huius urbis, gratia, quod hanc tam taetram, tam horribilem tam-
que infestam rei publicae pestem totiens iam effugimus. Non est saepius in uno
homine summa salus periclitanda rei publicae. Quamdiu mihi consuli designa-
to, Catilina, insidiatus es, non publico me praesidio, sed privata diligentia de-
fendi; cum proximis comitiis consularibus me consulem in campo et competito-
res tuos interficere voluisti, compressi conatus tuos nefarios amicorum praesidio
et copiis, nullo tumultu publice concitato; denique, quotienscumque me petisti,
per me tibi obstiti, quamquam videbam perniciem meam cum magna calamita-
te rei publicae esse coniunctam. [12] Nunc iam aperte rem publicam universam
Cicerone 22
[11] Magna gratia: Si deve avere grande
riconoscenza verso gli di e verso questo stesso Gio-
ve Statore, antichissimo custode della citt; huic ipsi
Iovi: accenna alla statua di Giove Statore, nel cui
tempio si tiene la seduta. Iuppiter, Iovis, identificato
col greco Zeus, padre degli di, antichissimo pro-
tettore (antiquissimo custodi) di Roma (Stator da sisto
significa che mantiene saldo, che conserva, ma an-
che che impedisce la fuga: vedi Livio I, 12) e, se-
condo i Romani, salvatore della citt in pi circo-
stanze (vedi poco oltre, e anche Testo 1.20, 33). -
quod: causale. - hanc pestem: questo flagello
tanto funesto, orrendo e rovinoso per la repubblica,
con riferimento soprattutto alla guerra civile che,
nellideologia ottimate, sempre scatenata da un
demagogo ambizioso e folle. - Non est rei pu-
blicae: Non deve pi essere messa a rischio, nelle
mani di un solo uomo, la suprema salvezza della re-
pubblica; in uno homine: alcuni intendono per
(causa di) un solo uomo cio Catilina; ma in base
al contesto linterpretazione pi plausibile sembra
in quanto affidata a un solo uomo cio Cicerone;
di seguito infatti loratore si vanta di aver finora
provveduto da solo a tenere a bada Catilina. -
Quamdiu: Per tutto il tempo che. - consuli de-
signato: il titolo di consul designatus era dato ai vin-
citori delle elezioni consolari fino al loro insedia-
mento in carica (1 gennaio). - non publico; sed
privata: in quanto, da consul designatus, Cicerone
non era ancora un pubblico magistrato; Catilina
dunque avrebbe minacciato la vita di Cicerone gi
dopo le elezioni del 64 a.C. per lanno 63 a.C., e Ci-
cerone, console eletto ma non ancora in carica, si sa-
rebbe difeso con guardie del corpo private. - cum
voluisti: quando hai avuto lintenzione, negli scor-
si comizi consolari, di uccidere nel Campo (Marzio)
me console e i tuoi concorrenti (vedi Testo 1.10,
15: interficere conatus es); i comizi consolari sono le
elezioni svoltesi nellanno in corso, il 63 a.C., e va-
levoli per il 62 a.C., quando Catilina, di nuovo can-
didato, fu ancora una volta battuto; Cicerone vi pre-
senzi come console in carica e non pi soltanto de-
signatus (ancora privato cittadino); nel Campo Mar-
zio si tenevano i comizi centuriati per le elezioni; i
competitores di Catilina erano D. Giunio Silano e L.
Licinio Murena, che risultarono eletti. - compres-
si: ho represso. - amicorum praesidio et copiis:
con laiuto e le forze di amici; copiae vale sia i mez-
zi sia le armi. - nullo tumultu publice concita-
to: senza chiamata alle armi straordinaria; ablati-
vo assoluto; tumultus, il cui primo significato agi-
tazione, scompiglio, indicava la leva straordinaria
cui il console poteva ricorrere in caso di guerra re-
pentina: Cicerone vuol dire che ha protetto lo Sta-
to senza creare subbuglio con una leva repentina, e
fa intendere che ha potuto contare su forze armate
private (quelle degli amici di cui sopra), reclutate
non publice. - denique: per farla breve. - quotien-
scumque me petisti: tutte le volte che hai preso
di mira me (personalmente); in contrapposizione
al seguente Nunc rem publicam universam petis. - per
me: con le mie sole forze. - Sebbene Cicerone
comprendesse che nei piani del cospiratore la mor-
te del console era collegata allattacco generale alla
repubblica (perniciem meam cum magna calamitate
rei publicae esse coniunctam) non ha allarmato n mo-
bilitato le forze della repubblica stessa. Il motivo
reale , ancora una volta, che non cerano prove di
attivit cospirativa, ma Cicerone presenta questo
che un punto debole come una scelta voluta e det-
tata da coraggio e senso di responsabilit.
[12] Nunc iam vocas: Ma ormai aperta-
mente di lassalto alla repubblica intera (cio, non
pi al solo console), chiami al disastro e alla deva-
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