e dai trattati retorici e filosofici Antologia di passi tratti a cura di Pasquale Martino Casa editrice G. DAnna Messina-Firenze cICERONE dalle orazioni, dalle lettere e dai trattati retorici e filosofici Antologia di passi tratti a cura di Pasquale Martino Casa editrice G. DAnna Messina-Firenze Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Copyright 2006 G. DAnna Casa editrice S.p.A. - via Dante da Castiglione, 8 - 50125 Firenze tel. 055.233.55.13 - fax 055.22.59.32 - e-mail scrivo@danna.it - internet www.danna.it Propriet letteraria riservata Commessa: 1194 Il Sistema Qualit della G. DAnna Casa editrice S.p.A. certificato, secondo le norme UNI EN ISO 9001, da Cermet (n. 1791). Prima edizione febbraio 2006 Ristampe 5 4 3 2 1 2007 2008 2009 Progetto grafico e copertina Ruth Kroeber, Alberto Baragli Coordinamento redazionale Maria Federica Fiore Editing Silvia Corbinelli Redazione Lisa Fratini Ricerca iconografica Giulia Scarpelli Videoimpaginazione Isabella Redditi Coordinamento delle fasi di stampa e confezione Cristina Bonciani Stampa e legatura Free Books srl - Cerbara di Citt di Castello (Perugia) La G. DAnna Casa editrice S.p.A., esperite le pratiche per acquisire i diritti di riproduzione delle illustrazioni prescelte, rimane a disposizione di quanti avessero comunque a vantare ragioni in proposito. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dallart. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. 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Esso offre allo studente liceale gli strumenti essenziali per una conoscenza sufficientemente approfondita del Classico latino, ed costruito perci soprattutto attorno al testo. Dopo un profilo generale dellAutore (che si chiude con una bibliografia minima di traduzioni e studi disponibili in lingua italiana), lantologia documenta ampiamente lopera, attraverso una scelta che getta luce su problematiche e sfaccettature articolate (la societ, la politica, la cultura); riprodotta integralmente unopera, la Prima Catilinaria; i testi sono presentati da riassunti e Chiavi di lettura che forniscono tutti gli elementi indispensabili per linquadramento; lapparato di note fa da guida alla traduzione e interpretazione, chiarificando le strutture linguistiche e arricchendo la profondit di lettura grazie al commento storico e culturale. Le schede Il contesto, la lingua, la civilt si propongono di illustrare il quadro storico e sociale, gli aspetti linguistici, le prospettive culturali e antropologiche. Il lavoro di esercitazione viene sollecitato e indirizzato dagli schemi sintattici e dai questionari. Il glossario finale spiega esaurientemente i termini retorici, stilistici e filologici (segnalati con una stellina nel testo). Pasquale Martino Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Struttura Cicerone Di questuomo che tante opere grandi faranno ricordare nei secoli inutile ce- lebrare il genio e lattivit. Natura e For- tuna lo favorirono egualmente, se fino alla vecchiaia il suo aspetto rimase bello e la sua salute fiorente; e visse in unepoca di pace per la quale aveva le qualit adatte; perch la giu- stizia amministrata con lantica severit gli fece incontrare un gran numero di rei chegli legava a s difendendoli e quasi sempre salvandoli; eb- be anche la felicissima sorte di raggiungere il consolato e desercitarlo con la saggia risolu- tezza che gli di gli vollero largire. E gli avesse- ro fatto anche il dono duna maggior modera- zione nelle vicende prospere e duna maggior fortezza nelle avverse! Invece, nelluna e nellal- tra sorte, pensava chessa non dovesse mutare mai. Di l le grandi ire suscitate contro di lui dal- linvidia e una maggior fiducia degli avversari nellattaccarlo; perchegli era pi coraggioso nel provocare le animosit che nel reagirvi. Ma dal momento che a nessun mortale toccata in sor- te una virt perfetta, il giudizio su un uomo va fondato sulla parte migliore della sua vita e del suo ingegno. E per conto mio non riterrei ne- cessario compiangere neppur la sua fi- ne, segli non avesse ritenuto cosa tan- to degna di compianto la morte. (Asinio Pollione, in Seneca Retore, Suasoriae VI, 24, trad. A. Zanon Dal Bo) Il libro si apre con il ritratto di Cicerone. La parte introduttiva dedicata allautore si articola in quattro paragrafi che ne presentano la vita, lopera, la lingua e la fortuna ed completata da una bibliografia. Sono alloccorrenza presenti box intitolati Approfondimenti. Le parti antologizzate sono aperte da un sommario, in cui sintetizzato il contenuto dellopera da cui sono tratti i passi. I passi sono preceduti da una Chiave di lettura, che ne offre appunto una chiave interpretativa. Rhetorica ad Herennium 93 I Latini chiamarono eloquentia (vedi elo- quium, loquor) larte di esprimere, commuo- vere e convincere con la parola (dicendo, parlando). Sinonimo di eloquentia oratoria (sottinteso ars), termine che deriva da oro (il cui primo significato , appunto, parlare); mentre per eloquentia indica una capacit e unarte che pu sussistere in diverse manife- stazioni della parola (quindi anche nella sto- riografia, nella filosofia e nella poesia), orato- ria e oratio (orazione) vengono ben presto usati in riferimento a quella prima e preci- pua espressione di eloquenza che il discor- so in pubblico, e orator diventa colui che pro- nuncia orationes, cio pubbliche allocuzioni. La parola oratoria indica quindi larte del di- re, cio la composizione di orazioni e il re- lativo genere letterario. Esistevano a Roma, come in Grecia, tre prin- cipali tipi di discorsi oratori: giudiziario (arringhe di accusa o difesa nei processi); deliberativo (discorsi favorevoli o contrari a una legge o deliberazione pubblica); dimostrativo o epidittico (elogi, biasimi, invettive). Ogni orazione era composta da cinque parti: esordio (introduzione); narrazione (esposizione dei fatti); argomentazione (a sostegno della propria tesi e a confutazione di quella avversa); digressione (facoltativa); epilogo o perorazione (conclusione). Per quanto riguarda i fini, che com natura- le erano strettamente legati ai generi di ora- zione, essi erano tre: docere (spiegare, dimostrare); delectare (dilettare, divertire); movere (convincere, commuovere). Per comporre un buon discorso loratore do- veva compiere, seguendo i precetti della re- torica, cinque operazioni fondamentali: inventio (invenzione o scelta delle argo- mentazioni, res); dispositio (disposizione o ordinamento conveniente degli argomenti scelti); elocutio (elocuzione o veste espressiva, cio la composizione stessa o stesura del discorso); memoria (memorizzazione di tutto il di- scorso); pronuntiatio o actio (pronuncia o azio- ne, ossia la vera e propria recitazione del discorso). Il rilievo assegnato al delectare e al movere, uni- to allimportanza dellactio, con il suo corredo di gestualit ed espressione del volto, fa com- prendere quanto la pronuncia di unorazione fosse simile alla recitazione di un testo teatra- le. In effetti le esibizioni oratorie erano dei ve- ri e propri spettacoli, e il foro si riempiva di pubblico accorso ad assistere ai duelli oratori. chiave di lettura Loratoria a Roma: uno spettacolo pubblico LOratore, bronzo, Firenze, Museo Archeologico, Sezione Etrusca. Il contenuto dellopera Rhetorica ad herennium Lopera integrale consultabile su www.http://dobc.unipv.it/scrineum/wight/herm1.htm La Rhetorica ad Herennium tramandata dallAntichit come opera di Cicerone, ma attribuita oggi al retore Cor- nificio ha radici nelle scuole dei rhetores Latini, negli ambienti populares e favorevoli ai Gracchi: con uno stile semplice e schematico, sviluppa nei suoi quattro libri la trattazione tecnico-scolastica di ciascuna delle cinque parti (linventio a sua volta divisa in sei partitiones, 4), proponendosi di insegnare le regole delleloquenza, at- tingendo anche alla manualistica greca (specie a Ermagora di Temno, retore del II secolo a.C.) e in qualche mi- sura traducendola in latino. Unopera di divulgazione il cui destinatario soprattutto il pubblico di homines no- vi che desiderano intraprendere la carriera politica appropriandosi della tecnica oratoria che fino a quel momen- to era stata un sapere quasi esoterico, esclusivo della lite senatoria. Cicerone 2 Oratio in Catilinam prima 3 vamente emarginato dalla vita politica, si dedic allotium e nel biennio 46-45 a.C. lavor in- tensamente alla stesura delle opere filosofiche. Nel 44 a.C. Cesare venne ucciso; Cicerone, che pure non aveva preso parte alla congiura, appoggi i cesaricidi in quanto difensori del- la libert repubblicana, e si rituff nella lotta politica.Tent di contrastare lascesa di M. An- tonio (contro il quale indirizz in due anni la serie delle quattordici orazioni Filippiche), contrapponendogli il giovane Ottaviano, che egli silludeva di poter condizionare. Ma i due rivali si allearono provvisoriamente dando vita con Lepido al cosiddetto secondo triumvi- rato (43 a.C.). La prima illustre vittima fu proprio Cicerone, ucciso dai sicari dei triumviri il 7 dicembre 43 a.C. Negli ultimi due anni, nonostante il convulso sussulto della moribon- da repubblica, non aveva smesso di lavorare ai suoi scritti filosofici. Fonti: preziosi documenti sono le stesse opere di Cicerone, specialmente le Lettere e le Orazioni; numerosissime le testimonianze degli antichi, fra le quali va ricordata la Vita di Plutarco. Lopera La vita M arco Tullio Cicerone nacque il 3 gennaio del 106 a.C. ad Arpino, nel territorio dei Volsci, da una ricca famiglia equestre e fu homo novus. Compiuti gli studi giuridici e filosofici, si rivel subito brillante avvocato, cogliendo i primi successi: partico- larmente significativo quello dellanno 80 a.C., a favore di Roscio Amerino e ai danni di Crisogono, potente liberto del dittatore Silla. Dopo un soggiorno in Grecia (dove pot approfondire la sua formazione filosofi- ca e retorica) esord nel cursus honorum con una apprezzata questura in Sicilia nel 75 a.C. In quegli anni si fece portavoce dei prin- cipali strati sociali non senatorii penalizzati dal sistema sillano (soprattutto dei cavalieri, che erano stati esclusi dalla composizione dei tribunali), e propugn le conseguenti riforme politico-istituzionali. In questa chiave va inteso anche il processo dellanno 70 a.C. contro Verre (sillano ed ex governatore della Sicilia, accusato di concussione), in cui Cice- rone svolse laccusa per conto dei siciliani: accusa che rappresenta una tappa della disgrega- zione del regime sillano, perseguita con buon esito dai consoli del 70 a.C., Pompeo e Cras- so. Ottenuta la compartecipazione degli equites al potere, Cicerone divent sostenitore della concordia ordinum. Egli ritenne di individuare in Pompeo il campione di siffatta concordia or- dinum, in opposizione tanto allestremismo popularis quanto alla reazione senatoria, e nel 66 a.C. (anno in cui era pretore) appoggi la legge Manilia de imperio Cn. Pompei, che propo- neva di dare a Pompeo poteri straordinari e il comando della guerra in Asia contro Mitrida- te. Nel 63 a.C., in qualit di console, e mentre Pompeo era impegnato in Asia, si avvicin al- la fazione senatoria e stronc il movimento di Catilina, raggiungendo lapice della fortuna politica. Poco dopo ebbe inizio per lui la parabola discendente. Pompeo si alle con Cesare e Cras- so (primo triumvirato, 60 a.C.): i tre potenti intrapresero loccupazione dello Stato e Cicerone sub la vendetta dei populares per aver giustiziato i Catilinari, senza averli sottopo- sti a regolare processo. Partito per lesilio nel 58 a.C. (tale era la pena prevista per lui dalla legge fatta approvare dal tribuno Clodio, vicino a Cesare), rientr a Roma dopo un anno, fa- vorito da una prima incrinatura dei rapporti fra i triumviri. Cicerone sperava in una ripresa della linea politica a lui cara, ma nel 56 a.C. Pompeo riconferm il patto con Cesare e Cras- so. In questa situazione deludente ebbe inizio per Cicerone il primo periodo di sostanziale distacco dalla attivit politica e di otium pi o meno obbligato, durante il quale intraprese la stesura di alcune opere retoriche e filosofiche (De oratore, De re publica, De legibus). Nel 52 a.C. assunse senza successo la difesa di Milone, che aveva ucciso Clodio in un agguato di squadristi. Nel 51 a.C. ottenne il proconsolato della Cilicia. Cicerone era appena rientrato a Roma, nei primi giorni del 49 a.C., quando scoppi la guerra civile fra Cesare e Pompeo (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 65). Il vecchio so- stenitore degli ottimati si schier con Pompeo e lo raggiunse in Grecia, pur nutrendo ormai scarse speranze nella sua causa. Dopo la sconfitta di Farsalo, Cicerone torn a Roma e nel 47 a.C. si riconcili formalmente con Cesare, ormai padrone assoluto della situazione. Nuo- Cicerone Busto in marmo di Cicerone, met I sec. d.C., Firenze, Uffizi. Lopera C icerone fu un grande mediatore di cultura. Sulla linea di Scipione Emiliano, fece sua la humanitas (che studio delle lettere, apertura di idee e filantropica benevolenza) ma nella fedelt al mos maiorum, lideale fondamentale del vir Romanus gi difeso da Cato- ne il Censore. Riconobbe linsostituibilit dellotium letterario, ma non in contrapposizione alla priorit del negotium, cui anzi lo rese funzionale: reinterpretando e aggiornando il prag- matismo proprio della mentalit romana, sostenne che la pi profonda preparazione teorica dovesse servire eminentemente allattivit pratica al servizio della res publica. Studi e divulg le filosofie greche, delle quali accolse ecletticamente molteplici spunti: nel De officiis special- mente si mostr vicino allo stoicismo per la sua concezione del dovere; respinse soltanto le- picureismo, inconciliabile con la tradizione romana. Ma il cuore stesso delloperazione poli- Termini tecnici del linguaggio politico Homo novus: lespressione indica il primo membro di una famiglia che viene eletto a una magi- stratura compresa nel cursus honorum, o carriera senatoria (vedi). Cursus honorum: lespressione indica la carriera senatoria (honores sono le magistrature o cariche pubbliche), che prevede una rigida successione: questura; edilit curule (o edilit plebea o tri- bunato della plebe); pretura; consolato. La durata della carica annuale. Dopo la pretura o il consolato la carica pu essere prolungata soltanto come governatorato di una provincia (propretu- ra o proconsolato). Fuori del cursus honorum la censura (il censore eletto ogni cinque anni). Laver ricoperto almeno la prima carica del cursus condizione indispensabile per essere ammessi nei ran- ghi del senato. Concordia ordinum: lespressione indica il rapporto di armonica collaborazione tra i membri del- la classe senatoria e quelli del ceto equestre, cosa che costituiva, secondo Cicerone, il principale strumento per opporsi con successo alle res novae e ai populares. Populares e popularis: i termini indicano i sostenitori del partito (partes, partium) del popolo, cio coloro che, a partire dallet dei Gracchi, miravano ad accrescere i poteri delle assemblee po- polari (populus) e a limitare quelli del senato, prefiggendosi anche misure quali lestensione della cit- tadinanza romana, la redistribuzione delle terre e la cancellazione dei debiti. Costituivano la parte avversa agli optimates, sostenitori del privilegio senatorio. APPROFONDIMENTI Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Rhetorica ad Herennium 95 Classificazioni delleloquenza I, 2-4 12 Dopo aver definito lutilit civile dellora- toria, lAutore ne classifica i tre generi (demonstrativum, deliberativum, iudiciale: 2) e distingue i cinque momenti dellattivit oratoria ( 3): inventio, dispositio, elocutio, me- moria, pronuntiatio (o actio). Le definizioni sono brevi, chiare, didascaliche come quelle di un lessico essenziale. Notevole la sot- tolineatura per cui lAutore si dichiara certo che questi procedimenti tecnici possano es- sere appresi mediante lo studio teorico, le- sercizio e limitazione dei modelli. una concezione che potremmo definire demo- cratica, secondo la quale tutti sono poten- ziali oratori, purch si sottomettano allo stu- dio e alla assidua pratica. [2] Oratoris officium: Compito dellorato- re. - de iis constitutae sunt: sapere parlare su quella materia che stata stabilita per lutilit dei cittadini (ad usum civilem) dalle consuetudini (leggi non scritte) e dalle leggi (scritte); la funzione delleloquenza saldamente connessa alla civitas. - quoad poterit: per quanto gli sar possibile; limitativo di cum assensione (con consenso, approvazione). - causarum: di con- tenuti. - recipere: far propri. - Demonstrati- vum vituperationem: dimostrativo ci che indirizzato allelogio o al biasimo di un ben determinato personaggio. - Il genus demon- strativum (detto anche epidittico, oppure enco- miastico e laudativum) prevede dunque un di- scorso ad personam; esso stato praticato, per esempio, da Cicerone nella Pro Marcello, orazio- ne di lode per Marcello e di ringraziamento a Ce- sare; anche la I Catilinaria unorazione dimo- strativa, poich il biasimo di Catilina non fina- lizzato n a un verdetto processuale (genere giu- diziario) n a una delibera del senato o daltro organo (genere deliberativo). - in consultatio- ne: propriamente il consulto (di un organismo collegiale) finalizzato a una delibera. - quod: causale (vedi anche sotto, quod habet accusationem ecc.). - habet: comprende. - Esempio di suasio (appoggio, intervento favorevole) lorazione ciceroniana Pro lege Manilia de imperio Cn. Pom- pei del 66 a.C.; esempio di dissuasio (opposizio- ne, intervento contrario) sono le orazioni De lege agraria del 63 a.C. - controversia: dibatti- mento (processuale). - accusationem de- fensione: sono i ruoli delle due parti in causa: laccusa, distinta in accusatio (accusa relativa a materia penale e criminale) e petitio (reclamo, accusa relativa a materia civile) e la difesa. - Fra le accuse sostenute da Cicerone celeberrima quella contro Verre (70 a.C.); numerose sono poi le arringhe di difesa (basta ricordare, per esem- pio, quelle per Roscio Amerino, Celio Rufo, Mi- lone, ecc.). Il genus iudiciale stato probabilmen- te il primo a comparire, e su di esso sono in gran parte modellate le prime trattazioni di retorica. - I tre generi oratorii I, 2 [2] Oratoris officium est de iis rebus posse dicere, quae res ad usum civilem mori- bus et legibus constitutae sunt, cum assensione auditorum, quoad eius fieri poterit. Tria sunt genera causarum, quae recipere debet orator: demonstrativum, deli- berativum, iudiciale. Demonstrativum est quod tribuitur in alicuius certae per- sonae laudem vel vituperationem. Deliberativum est in consultatione, quod ha- bet in se suasionem et dissuasionem. Iudiciale est quod positum est in contro- versia, quod habet accusationem aut petitionem cum defensione. 1 12 Le schede Il contesto, la lingua, la civilt corredano i brani antologizzati di utili e stimolanti trattazioni, volte ad agevolare la contestualizzazione, a sollevare riflessioni sulla lingua, ad approfondire temi di civilt. Si riportano poi alloccorrenza Approfondimenti o Testimonianze di altri autori sulle problematiche che emergono dalla lettura del brano. I passi antologizzati sono preceduti da una articolata introduzione. Lapparato di note di commento ricco e approfondito. A conclusione di ciascuna parte dedicata ad una particolare opera, vengono fornite Prove di riepilogo, fra le quali alcune appartengono alle tipologie per lesame di Stato. Dal punto di vista grammaticale, per alcuni periodi particolarmente complessi presente la rubrica Il punto sulla sintassi, in cui il periodo viene scomposto nelle sue varie proposizioni. Cicerone 146 prove di riepilogo Ripassa la sintassi 1 Nei passi dei trattati che hai tradotto individua alcuni periodi sintattici (diversi da quelli analizzati negli schemi) che contengano proposizioni subordinate fino al 3 grado e fanne uno schema grafico. Ricorda il lessico 2 Riprendendo i passi che hai tradotto, scegli alcuni termini tecnici delle varie discipline di cui i trattati si occupano (per esempio petitio, iura, religio) e spiega a cosa fanno riferimento. PER LESAME DI STATO Trattazione sintetica di argomenti: 3 Giudizi sulloratoria ciceroniana ricavabili da altre fonti. 4 Ottimati e popolari: illustra lopinione di Cicerone facendo riferimento ai testi. 5 Il mos maiorum e la ricezione della filosofia greca a Roma. 6 Otium e negotium: Cicerone e altri punti di vista. 7 Finalit dello studio filosofico in Cicerone | Massimo venti righe per ogni risposta. | Massimo 30 minuti per ogni risposta. Saggio breve: 8 Confrontando i passi ciceroniani che hai tradotto e gli altri materiali ad essi collegati, descrivi quali erano i capisal- di dellepicureismo e spiega poi i motivi e le modalit della loro confutazione da parte di Cicerone. 9 Basandoti sui passi ciceroniani che hai tradotto e sugli altri materiali ad essi collegati, analizza la figura e la fun- zione delloratore, confrontando la concezione di Cicerone con tesi diverse. | Destinazione: rivista di studi storici divulgativa. | Spazio: tre colonne di foglio protocollo. Articolo di giornale: 10 Immagina di essere uno studioso di storia e letteratura latina che viene invitato a scrivere un breve articolo sul le- game fra oratoria, filosofia e politica secondo Cicerone, che offra uno spunto di riflessione per inserirsi nellattua- le dibattito sul ruolo dellintellettuale e delle discipline umanistiche nella nostra societ. Per scrivere larticolo ba- sati sul confronto tra i passi dei trattati ciceroniani che hai tradotto e gli altri materiali ad essi collegati. 11 Immagina di essere uno studioso di filosofia antica che viene invitato ad inserirsi nellattuale dibattito sui rapporti tra religione e politica scrivendo un breve articolo sulle opinioni sugli di sostenute dalle principali filosofie elleni- stiche in voga a Roma nel I secolo a.C. e le conseguenze che esse ebbero, o avrebbero potuto avere, sulla religio- ne e sulla vita di Roma. Per scrivere larticolo basati sul confronto tra i passi dei trattati ciceroniani che hai tradot- to e gli altri materiali ad essi collegati. | Destinazione: quotidiano nazionale. | Spazio: quattro colonne di foglio protocollo. Cicerone 96 Le cinque fasi del procedimento oratorio I, 3 [3] Oportet igitur esse in oratore inventionem, dispositionem, elocutionem, me- moriam, pronuntiationem. Inventio est excogitatio rerum verarum aut veri si- milium, quae causam probabilem reddunt. Dispositio est ordo et distributio re- rum, quae demonstrat quid quibus locis sit collocandum. Elocutio est idoneo- rum verborum et sententiarum ad inventionem adcommodatio. Memoria est fir- ma animi rerum et verborum et dispositionis receptio. Pronuntiatio est vocis, vultus, gestus moderatio cum venustate. Haec omnia tribus rebus assequi poterimus, arte, imitatione, exercitatione. Ars est praeceptio quae dat certam viam rationemque dicendi. Imitatio est qua in- pellimur cum diligenti ratione ut aliquorum similes in dicendo valeamus esse. Exercitatio est assiduus usus consuetudoque dicendi. Quoniam ergo demonstratum est quas causas oratorem recipere quasque res ha- [3] rerum: argomenti. - causam red- dunt: rendono credibile il contenuto; laggetti- vo probabilis connesso ai termini probare, proba- tio e quindi al concetto di prova (tardolatino proba), cio dimostrazione che rende credibile la tesi sostenuta. Nota che la prova pu non essere vera, ma soltanto verosimile (verarum aut veri si- milium): il verosimile come fondamento delle- loquenza era stato teorizzato dai retori greci del V secolo a.C. e dai sofisti. - quid quibuscollo- candum: quale debba essere la collocazione de- gli argomenti (letteralmente che cosa in che luogo debba ecc.). - idoneorumadcommo- datio: ladattamento delle parole e delle frasi al- linvenzione; sententia significa in primo luogo opinione, parere (ci che uno avverte e pensa, da sentio), quindi lespressione del parere trami- te voto (vedi rogare sententiam,Testo 1.5, 8) o ver- detto giudiziario (la sentenza dei giudici), infi- ne lespressione del parere tramite parole, la frase, e specie una frase concettosa e densa di pensiero (sentenziosa). Lelocutio dunque le- spressione, la veste linguistica (loquor) che si d agli argomenti, ai contenuti (res) trovati dallin- ventio, quindi la forma, lo stile. - firmare- ceptio: la piena padronanza mentale degli argo- menti, delle parole e della disposizione; animi genitivo soggettivo; rerum et verborum (frutto dellinventio e dellelocutio) et dispositionis sono genitivi oggettivi retti pure da receptio. - modera- tio: il dominio (cio la capacit di modellare, di trovare il giusto modus o misura). - cum venu- state: unito alleleganza. Poich la pronuntiatio non riguarda solo la vox, ma anche il vultus e il ge- stus, essa non da intendere solo come pronun- zia, ma complessivamente come actio (recita- zione, termine connesso ad actor, attore). - Haec omnia: tutte queste abilit. - rebus: mezzi. - arte: la teoria. - imitatione: dei gran- di modelli oratorii passati e presenti (vedi oltre). - praeceptio: un apprendimento. - certam dicendi: un preciso metodo oratorio; viam ra- tionemque endiadi*, ratio dicendi una delle de- finizioni che corrispondono ad arte oratoria. - Imitatio est qua: letteralmente Limitazione il mezzo grazie al quale. - diligenti ratione: cura metodica. - ut: retto da inpellimur. - aliquorum similes: uguali ad alcuni (altri), cio a quelli che assumiamo come modelli. - Quoniam conveniret: poich dunque stato dimostrato 2 12 Nunc quas res oratorem habere oporteat docebimus, deinde quo modo has cau- sas tractari conveniat ostendemus. Nunc ostendemus: Ora spiegheremo quali risorse (res) necessario che loratore possegga, e poi mostreremo in che modo sia conveniente che questa materia (causas) venga trattata. Cicerone 94 Oratoria e retorica Oratoria un termine coniato per analogia* con rhetorica, vocabolo che deriva a sua volta dal greco rhetorike (sottinteso techne, arte) e che significa arte del dire. Stesso significato di oratoria e rheto- rica hanno in latino ars dicendi e ratio dicendi. Oratoria e retorica sono dunque, allorigine, sinonimi spesso intercambiabili: ma la prima si riferi- sce specificamente al genere letterario delle orazioni, la seconda invece allo studio e alla tecnica della parola (che come tale pu spaziare in tutti i generi letterari), s da presentarsi come una scien- za universale del linguaggio e da sconfinare nella poetica. APPROFONDIMENTI Gli stili oratorii Nelle sue opere retoriche Cicerone distingue tre diversi generi di stile, cui loratore pu ricorrere nella composizione del discorso: il genus tenue o humile, connesso soprattutto alla funzione del docere, e caratterizzato da un lessico semplice, quotidiano, dimostrativo; il genus medium o mediocre, connesso alla funzione del delectare, quindi brillante, talvolta spiritoso, ricco di figure retoriche; il genus grande o sublime, connesso alla funzione del movere, perci adatto a sconvolge- re e commuovere luditorio, con immagini grandiose e drammatiche e con un eloquio incalzante. Al di l delle scelte stilistiche di ciascun oratore, esistevano due grandi correnti o tendenze generali dello stile: lasianesimo* (nato nellambiente ellenistico dAsia Minore), che prediligeva il discorso espansivo, movimentato, patetico, tendente al magniloquente e allampollo- so. Esso era connesso alla dottrina linguistica della anomalia* (di scuola pergamena), secondo cui la lingua si sviluppava in senso contrario alluniformit, tendendo alla trasgressione della regola e accogliendo il libero uso del parlato. I principali esponen- ti dellasianesimo a Roma furono, tra gli altri, L. Licinio Crasso e M. Antonio (prota- gonisti del dialogo ciceroniano De oratore), e Q. Ortensio Ortalo, avversario o co- patrocinatore di Cicerone in molti importanti processi; latticismo*, invalso nellultima fase della repubblica come reazione agli eccessi asiani e ispirato alla sobriet e linearit dei modelli oratorii ateniesi, che preferiva uno stile conciso, equilibrato, freddo, razionale. Esso era connesso alla dottrina linguistica della analogia* (di scuola alessandrina), che vedeva la lingua strutturarsi attraverso la tendenza alla ripetizione, allimitazione e alla regolarit morfologica, sintattica e stili- stica. Fra i suoi esponenti pi in vista ci furono C. Licinio Calvo (il poeta novus amico di Catullo), Cesare e Marco Bruto. Asiano fu il giovane Cicerone, che saccost poi allo stile da lui detto rodio* (insegna- to da Apollonio Molone a Roma e a Rodi), sorta di variante pi moderata dellasianesimo. IL CONTESTO LA LINGUA LA CIVILT Oratio in Catilinam prima 51 Pro Caelio Amica di tutti 31-32 [31] Res est omnis in hac causa nobis, iudices, cum Clodia, muliere non so- lum nobili, sed etiam nota; de qua ego nihil dicam nisi depellendi criminis cau- sa. [32] Sed intellegis pro tua praestanti prudentia, Cn. Domiti, cum hac sola rem esse nobis. Quae si se aurum Caelio commodasse non dicit, si venenum Servendoti dello schema sintattico proposto, fai lanalisi del passo ( Pro Caelio 14, fine) e individua il ti- po di proposizioni in esso presenti. magis est [PRINCIPALE] cuius (= eius) in magnis catervis amicorum si fuit etiam Caelius [SUBORD. 1 GRADO] ut ipse moleste ferat [SUBORD. 1 GRADO] errasse se [SUBORD. 2 GRADO] sicuti nonnumquam in eodem homine me quoque erroris mei paenitet [SUBORD. 2 GRADO] quam ut istius amicitiae crimen reformidet [SUBORD. 1 GRADO] il pUnto sulla sintassi 5 2 [31] Res Clodia: in questa causa, o giu- dici, me la devo vedere soltanto con Clodia; res omnis est nobis letteralmente significa per noi tutta la partita ; vedi cap. 32, cum hac sola rem esse nobis, e inoltre Cesare, De bello Gallico VII, 77: mihi res sit. - non nota: non solo nobile, ma anche nota; gioco di parole fra due aggetti- vi della stessa radice (nobilis, notus, vedi nosco, no- vi); ma il primo sfuma dalla connotazione di co- nosciuto in quella di degno di nota, notabile, nobile (tale era la gens Claudia, antica stirpe cui apparteneva Clodia), il secondo assume una connotazione ironica e peggiorativa (ben nota, famigerata) che allude alla conclamata immo- ralit della donna. - de qua causa: (ma) su di lei io non dir nulla che non sia finalizzato a respingere laccusa; depellendi criminis causa una finale. - Dopo la prima feroce battuta (non solum nobilis, sed etiam nota), loratore si scher- misce, affermando maliziosamente che i suoi at- tacchi a Clodia resteranno nei limiti del diritto di difesa. [32] pro: in base a (in proporzione a). - praestanti prudentia: spiccata accortezza. - Cn. Domiti: Cn. Domizio Calvino, il presiden- te del tribunale. - cum nobis: infinitiva retta da intellegis; nobis, come sopra, plurale maiesta- tis (= mihi), ma qui tende a coinvolgere il colle- gio giudicante: insomma per lavvocato ma an- che per il giudice tutta la causa verte unicamen- te sullaccusa e sulla testimonianza di Clodia; hac riferito alla accusatrice presente (vedi Te- sto 2.1, hoc, hunc, ecc.). - Quae si: = si haec (Clo- dia). - comodasse: = commodavisse; commodo Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione La vita 2 Approfondimenti Termini tecnici del linguaggio politico 3 Lopera 3 Orazioni 4 Opere retoriche 4 Opere filosofiche 4 Epistolario 5 Opere perdute 5 La lingua 5 La fortuna 5 bibliografia 6 Orazioni e lettere 7 ORATIO IN CATILINAM PRIMA 8 Chiave di lettura Tra politica e retorica: la pubblicazione delle orazioni 9 La prima catilinaria 10 Lesordio 10 Il contesto La congiura di Catilina 11 Gli esempi del passato 13 Un decreto senatorio inapplicato 15 La congiura ormai alla luce del sole 16 Dal 21 ottobre al 6 novembre 18 Il punto sulla sintassi 19 La notte del 6 novembre 20 Catilina abbandoni Roma 21 Contro il console e contro lo Stato 22 Testimonianze Il pensiero politico di Catilina 23 Non un ordine ma un consiglio 24 Un curriculum criminale 25 Isolato dai senatori 27 Odiato da tutti 28 Prosopopea della patria 29 Testimonianze Un altro punto di vista 30 La finzione di custodia cautelare 30 Mettere ai voti lesilio? 31 Catilina deve andarsene 33 Il posto giusto per un sovversivo 34 La patria parla al console 36 La fuga sar la prova della congiura 38 19 1 18 1 17 1 16 1 15 1 14 1 13 1 12 1 11 1 10 1 9 1 8 1 7 1 6 1 5 1 4 1 3 1 2 1 1 1 1 PRIMA PARTE Indice Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Perorazione finale 39 Testimonianze La seduta senatoria dell8 Novembre 41 PRO CAELIO 43 Chiave di lettura Giovent scapestrata e vita mondana 44 La Pro Caelio 44 Inizi della carriera di Celio 45 Il contesto Il processo contro Celio 46 Un giovane si giudica dai primi passi 47 Il prodigio Catilina 48 Una personalit multipla e ingannatrice 50 Il punto sulla sintassi 51 Amica di tutti 51 Approfondimenti Clodia 53 Severit o leggerezza? 53 Orazione di Appio Claudio Cieco 54 Testimonianze Lumorismo di Cicerone 55 La dolce vita romana 56 Una lussuria esibita 57 EPISTULAE 58 Chiave di lettura Le lettere di Cicerone: documenti di storia e di vita 59 Approfondimenti Il genere epistolare 60 Cicerone e i Triumviri: un compromesso politico 61 Il contesto La guerra civile del 49-45 a.C. 63 Avvisaglie di guerra 65 Pompeo non crede pi nella pace 68 Il punto sulla sintassi 70 la lingua Lo stile epistolare 70 Approfondimenti T. Pomponio Attico 71 Tempesta sul senato 71 Testimonianze La seduta e il decreto del senato 74 Fuga da Roma 75 Timori per la moglie e la figlia 76 Approfondimenti Terenzia e Tullia 77 La scelta drammatica: fuggire dallItalia? 78 Testimonianze La lettera di Domizio Enobarbo 84 Pompeo chiama a s Cicerone 84 Cicerone subisce le decisioni di Pompeo 85 prove di riepilogo 90 11 10 9 8 7 6 5 4 3 9 2 8 2 7 2 6 2 5 2 4 2 3 2 2 2 1 2 2 20 1 Indice VIII Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Trattati retorici e filosofici 91 RHETORICA AD HERENNIUM 92 Chiave di lettura Loratoria a Roma: uno spettacolo pubblico 93 Approfondimenti Oratoria e retorica 94 la lingua Gli stili oratorii 94 Classificazioni delleloquenza 95 I tre generi oratorii 95 Le cinque fasi del procedimento oratorio 96 Le sei parti di unorazione 97 DE ORATORE 98 Chiave di lettura Loratoria, apice della cultura e della politica 99 Teoria delloratore 99 Testimonianze Demostene e Cicerone 100 Un otium impossibile 100 Testimonianze Gli ottimati 102 Un trattato finalmente organico 103 Leccellenza rara nelloratoria 104 Testimonianze I meriti di Cicerone 105 La filosofia e le altre arti 105 Approfondimenti Le arti liberali 107 Loratoria connessa alluso comune 107 Quando i Romani si appassionarono alleloquenza 108 Testimonianze Loratoria vive nella lotta politica 109 La complessit della materia 109 La forma del discorso 110 Non precetti, ma conoscenza diretta 111 La padronanza degli argomenti 112 Testimonianze Loratore secondo Catone e Quintiliano 113 Primato degli oratori latini 113 Il punto sulla sintassi 115 Il discorso di Crasso: lesordio 115 leloquenza nella oratio e nel sermo 116 eloquenza e civilt 117 Testimonianze Il perfetto oratore 118 DE RE PUBLICA 119 Chiave di lettura La filosofia tra otium e negotium 120 14 13 13 13 12 13 11 13 10 13 9 13 8 13 7 13 6 13 5 13 4 13 3 13 2 13 1 13 13 3 12 2 12 1 12 12 SECONDA PARTE Indice IX Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione La necessit della politica 121 Luomo pubblico non indulge allotium 121 la civilt I Romani e le filosofie ellenistiche 122 La virt consiste nel governo della citt 124 I governanti sono pi sapienti dei filosofi 125 Il punto sulla sintassi 127 Testimonianze I filosofi governanti 128 Le inconsistenti obiezioni dei filosofi 128 Testimonianze Dalla politica allattivit intellettuale 129 Grandi uomini traditi dal popolo 129 Le scelte di Cicerone 131 Il primato dellinteresse pubblico 132 Le obiezioni allimpegno politico 133 Testimonianze Otium e repubblica 134 La preparazione indispensabile 135 Cicerone docente di politica 136 DE NATURA DEORUM 137 Chiave di lettura Religione e politica 138 Lesistenza degli di 138 Le molte tesi sulla natura divina 139 Testimonianze La sospensione del giudizio 140 L esistenza e latteggiamento degli di 140 Testimonianze Protagora e Teodoro 141 Gli epicurei e gli stoici 141 Testimonianze Epicuro, gli di, la religione 143 Testimonianze La divinit degli stoici 143 Finalit dei suoi scritti filosofici 144 Il punto sulla sintassi 145 prove di riepilogo 146 glossario 147 4 15 3 15 2 15 1 15 15 10 14 9 14 8 14 7 14 6 14 5 14 4 14 3 14 2 14 1 14 14 Indice X Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Cicerone Di questuomo che tante opere grandi faranno ricordare nei secoli inutile ce- lebrare il genio e lattivit. Natura e For- tuna lo favorirono egualmente, se fino alla vecchiaia il suo aspetto rimase bello e la sua salute fiorente; e visse in unepoca di pace per la quale aveva le qualit adatte; perch la giu- stizia amministrata con lantica severit gli fece incontrare un gran numero di rei chegli legava a s difendendoli e quasi sempre salvandoli; eb- be anche la felicissima sorte di raggiungere il consolato e desercitarlo con la saggia risolu- tezza che gli di gli vollero largire. E gli avesse- ro fatto anche il dono duna maggior modera- zione nelle vicende prospere e duna maggior fortezza nelle avverse! Invece, nelluna e nellal- tra sorte, pensava chessa non dovesse mutare mai. Di l le grandi ire suscitate contro di lui dal- linvidia e una maggior fiducia degli avversari nellattaccarlo; perchegli era pi coraggioso nel provocare le animosit che nel reagirvi. Ma dal momento che a nessun mortale toccata in sor- te una virt perfetta, il giudizio su un uomo va fondato sulla parte migliore della sua vita e del suo ingegno. E per conto mio non riterrei ne- cessario compiangere neppur la sua fi- ne, segli non avesse ritenuto cosa tan- to degna di compianto la morte. (Asinio Pollione, in Seneca Retore, Suasoriae VI, 24, trad. A. Zanon Dal Bo) Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Cicerone 2 La vita M arco Tullio Cicerone nacque il 3 gennaio del 106 a.C. ad Arpino, nel territorio dei Volsci, da una ricca famiglia equestre e fu homo novus. Compiuti gli studi giuridici e filosofici, si rivel subito brillante avvocato, cogliendo i primi successi: partico- larmente significativo quello dellanno 80 a.C., a favore di Roscio Amerino e ai danni di Crisogono, potente liberto del dittatore Silla. Dopo un soggiorno in Grecia (dove pot approfondire la sua formazione filosofi- ca e retorica) esord nel cursus honorum con una apprezzata questura in Sicilia nel 75 a.C. In quegli anni si fece portavoce dei prin- cipali strati sociali non senatorii penalizzati dal sistema sillano (soprattutto dei cavalieri, che erano stati esclusi dalla composizione dei tribunali), e propugn le conseguenti riforme politico-istituzionali. In questa chiave va inteso anche il processo dellanno 70 a.C. contro Verre (sillano ed ex governatore della Sicilia, accusato di concussione), in cui Cice- rone svolse laccusa per conto dei siciliani: accusa che rappresenta una tappa della disgrega- zione del regime sillano, perseguita con buon esito dai consoli del 70 a.C., Pompeo e Cras- so. Ottenuta la compartecipazione degli equites al potere, Cicerone divent sostenitore della concordia ordinum. Egli ritenne di individuare in Pompeo il campione di siffatta concordia or- dinum, in opposizione tanto allestremismo popularis quanto alla reazione senatoria, e nel 66 a.C. (anno in cui era pretore) appoggi la legge Manilia de imperio Cn. Pompei, che propo- neva di dare a Pompeo poteri straordinari e il comando della guerra in Asia contro Mitrida- te. Nel 63 a.C., in qualit di console, e mentre Pompeo era impegnato in Asia, si avvicin al- la fazione senatoria e stronc il movimento di Catilina, raggiungendo lapice della fortuna politica. Poco dopo ebbe inizio per lui la parabola discendente. Pompeo si alle con Cesare e Cras- so (primo triumvirato, 60 a.C.): i tre potenti intrapresero loccupazione dello Stato e Cicerone sub la vendetta dei populares per aver giustiziato i Catilinari, senza averli sottopo- sti a regolare processo. Partito per lesilio nel 58 a.C. (tale era la pena prevista per lui dalla legge fatta approvare dal tribuno Clodio, vicino a Cesare), rientr a Roma dopo un anno, fa- vorito da una prima incrinatura dei rapporti fra i triumviri. Cicerone sperava in una ripresa della linea politica a lui cara, ma nel 56 a.C. Pompeo riconferm il patto con Cesare e Cras- so. In questa situazione deludente ebbe inizio per Cicerone il primo periodo di sostanziale distacco dalla attivit politica e di otium pi o meno obbligato, durante il quale intraprese la stesura di alcune opere retoriche e filosofiche (De oratore, De re publica, De legibus). Nel 52 a.C. assunse senza successo la difesa di Milone, che aveva ucciso Clodio in un agguato di squadristi. Nel 51 a.C. ottenne il proconsolato della Cilicia. Cicerone era appena rientrato a Roma, nei primi giorni del 49 a.C., quando scoppi la guerra civile fra Cesare e Pompeo (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 64). Il vecchio so- stenitore degli ottimati si schier con Pompeo e lo raggiunse in Grecia, pur nutrendo ormai scarse speranze nella sua causa. Dopo la sconfitta di Farsalo, Cicerone torn a Roma e nel 47 a.C. si riconcili formalmente con Cesare, ormai padrone assoluto della situazione. Nuo- Cicerone Busto in marmo di Cicerone, met I sec. d.C., Firenze, Uffizi. Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Oratio in Catilinam prima 3 vamente emarginato dalla vita politica, si dedic allotium e nel biennio 46-45 a.C. lavor in- tensamente alla stesura delle opere filosofiche. Nel 44 a.C. Cesare venne ucciso; Cicerone, che pure non aveva preso parte alla congiura, appoggi i cesaricidi in quanto difensori del- la libert repubblicana, e si rituff nella lotta politica.Tent di contrastare lascesa di M. An- tonio (contro il quale indirizz in due anni la serie delle quattordici orazioni Filippiche), contrapponendogli il giovane Ottaviano, che egli silludeva di poter condizionare. Ma i due rivali si allearono provvisoriamente dando vita con Lepido al cosiddetto secondo triumvi- rato (43 a.C.). La prima illustre vittima fu proprio Cicerone, ucciso dai sicari dei triumviri il 7 dicembre 43 a.C. Negli ultimi due anni, nonostante il convulso sussulto della moribon- da repubblica, non aveva smesso di lavorare ai suoi scritti filosofici. Fonti: preziosi documenti sono le stesse opere di Cicerone, specialmente le Lettere e le Orazioni; numerosissime le testimonianze degli antichi, fra le quali va ricordata la Vita di Plutarco. Lopera Lopera C icerone fu un grande mediatore di cultura. Sulla linea di Scipione Emiliano, fece sua la humanitas (che studio delle lettere, apertura di idee e filantropica benevolenza) ma nella fedelt al mos maiorum, lideale fondamentale del vir Romanus gi difeso da Cato- ne il Censore. Riconobbe linsostituibilit dellotium letterario, ma non in contrapposizione alla priorit del negotium, cui anzi lo rese funzionale: reinterpretando e aggiornando il prag- matismo proprio della mentalit romana, sostenne che la pi profonda preparazione teorica dovesse servire eminentemente allattivit pratica al servizio della res publica. Studi e divulg le filosofie greche, delle quali accolse ecletticamente molteplici spunti: nel De officiis special- mente si mostr vicino allo stoicismo per la sua concezione del dovere; respinse soltanto le- picureismo, inconciliabile con la tradizione romana. Ma il cuore stesso delloperazione poli- Termini tecnici del linguaggio politico Homo novus: lespressione indica il primo membro di una famiglia che viene eletto a una magi- stratura compresa nel cursus honorum, o carriera senatoria (vedi). Cursus honorum: lespressione indica la carriera senatoria (honores sono le magistrature o cariche pubbliche), che prevede una rigida successione: questura; edilit curule (o edilit plebea o tri- bunato della plebe); pretura; consolato. La durata della carica annuale. Dopo la pretura o il consolato la carica pu essere prolungata soltanto come governatorato di una provincia (propre- tura o proconsolato). Fuori del cursus honorum la censura (il censore eletto ogni cinque an- ni). Laver ricoperto almeno la prima carica del cursus condizione indispensabile per essere am- messi nei ranghi del senato. Concordia ordinum: lespressione indica il rapporto di armonica collaborazione tra i membri del- la classe senatoria e quelli del ceto equestre, cosa che costituiva, secondo Cicerone, il principale strumento per opporsi con successo alle res novae e ai populares. Populares e popularis: i termini indicano i sostenitori del partito (partes, partium) del popolo, cio coloro che, a partire dallet dei Gracchi, miravano ad accrescere i poteri delle assemblee po- polari (populus) e a limitare quelli del senato, prefiggendosi anche misure quali lestensione della cit- tadinanza romana, la redistribuzione delle terre e la cancellazione dei debiti. Costituivano la parte avversa agli optimates, sostenitori del privilegio senatorio. APPROFONDIMENTI Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Cicerone 4 tico-culturale compiuta da Cicerone risiede nella teoria delloratore: questi per lui luomo di superiore cultura umanistica, seriamente impegnato come avvocato e come uomo di go- verno nella difesa della repubblica e dellalleanza sociale che ne rappresenta il pilastro, quella fra tutti i boni cives (concordia ordinum). Nel De republica delinea lideale di un princeps che sia supremo moderatore degli equilibri sociali e istituzionali della repubblica restaurata: egli idealizza cos il proprio ruolo, o meglio il ruolo che gli sarebbe piaciuto interpretare; ma, pi realisticamente, pensa a un Pompeo che, consigliato e guidato da Cicerone (come gi Scipione Emiliano da Lelio), si riaccosti ai boni cives sciogliendosi dallabbraccio mortale di Cesare. Sar proprio a questa teoria del princeps che guarder Augusto, nella sua finzione di restaurazione dellordine repubblicano (il principato); e perci favorir la riabilitazione del- la figura di quel Cicerone che egli, daccordo con Antonio, aveva fatto assassinare. Orazioni. LArpinate compose oltre cento orazioni, di cui abbiamo almeno notizia e qual- che frammento; 58 sono pervenute a noi integre o in ampi frammenti: 1) Pro Quinctio, 81 a.C., orazione giudiziaria di esordio; 2) Pro S. Roscio Amerino, 80 a.C.; 3) Pro Roscio comoedo, 77 a.C.?; 4-10) Verrinae, 70 a.C., distinte in Divinatio in Caecilium, Actio prima in Verrem e Actio secunda, divisa a sua volta in cinque orazioni: De praetura urbana, De praetura Siciliensi, De fru- mentis, De signis, De suppliciis; 11) Pro Tullio, 69 a.C.; 12) Pro Fonteio, 69 a.C.; 13) Pro Caeci- na, 69 a.C.; 14) Pro lege Manilia de imperio Cn. Pompei, 66 a.C., prima orazione deliberativa; 15) Pro Cluentio, 66 a.C.; 16-18) le tre orazioni De lege agraria, 63 a.C.; 19) Pro Rabirio, 63 a.C.; 20) Pro Murena, 63 a.C.; 21-24) le quattro Catilinariae, 63 a.C.; 25) Pro Sulla, 62 a.C.; 26) Pro Archia, 62 a.C.; 27) Pro Flacco, 59 a.C.; 28-29) i due discorsi post reditum, pronunciati per ringraziamento al ritorno dallesilio, nel 57 a.C., Cum senatui gratias egit e Cum populo gra- tias egit, esempi di orazione epidittica o dimostrativa; 30) De domo, 57 a.C.; 31) De haruspi- cum responsis, 56 a.C.; 32) Pro Sestio, 56 a.C.; 33) In Vatinium, 56 a.C.; 34) Pro Caelio, 56 a.C.; 35) De provinciis consularibus, 56 a.C.; 36) Pro Balbo, 56 a.C.; 37) In Pisonem, 55 a.C.; 38) Pro Plancio, 54 a.C.; 39) Pro Scauro, 54 a.C.; 40) Pro Rabirio Postumo, 54 a.C.; 41) Pro Milone, 52 a.C.; 42) Pro Marcello, 46 a.C.; 43) Pro Ligario, 46 a.C.; 44) Pro rege Deiotaro, 45 a.C.; 45-58) le quattordici Philippicae, 44-43 a.C., contro M. Antonio, cos chiamate per analogia con le orazioni dellateniese Demostene contro Filippo di Macedonia. Opere retoriche. De inventione (opera giovanile incompiuta, di carattere manualistico e influenzata dalla contemporanea Rhetorica ad Herennium, opera in quattro libri, pervenuta a noi con il corpus delle opere di Cicerone, al quale fu a lungo attribuita, ma che fu scritta da un retore di nome Cornificio, che la dedic a C. Erennio); i tre principali trattati che espon- gono organicamente la concezione ciceroniana: De oratore, Brutus, Orator (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 94); le opere minori: Partitiones oratoriae (riassunto a scopo didascali- co), De optimo genere oratorum (prefazione a una traduzione, non pervenutaci, delle orazioni di Demostene e di Eschine Sulla corona), Topica (raccolta di tpoi, luoghi comuni, del- loratoria giudiziaria); anche i Paradoxa stoicorum possono essere considerati opera retorica (vi si esercita la capacit di dimostrare tesi paradossali tratte dal pensiero stoico). Opere filosofiche. Si possono raggruppare per argomenti e problemi. Problema dello Stato: De re publica e De legibus (per analogia con le opere di Platone, La repubblica e Le leggi). Esortazione alla filosofia: Consolatio ad se ipsum e Hortensius (opere di cui si hanno pochi frammenti; dalla seconda dichiara di essere stato grandemente influenzato Agostino, Confessiones, 3.4.7). Problema gnoseologico 1 : Academica priora e Academica posteriora (espo- 1. Viene definito gnoseologico tutto ci che riguarda la gnoseologia, cio quella parte della filosofia che si occupa del problema della conoscenza. Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione La fortuna 5 sizioni del probabilismo accademico, con cui Cicerone concorda). Problema teologico: De natura deorum, De divinatione, De fato. Problema etico: De finibus bonorum et malorum, Tuscu- lanae disputationes, Cato Maior de senectute, Laelius de amicitia, De officiis. Epistolario. Comprende 864 lettere (di cui 774 di Cicerone e 90 dei suoi corrisponden- ti) distribuite in quattro raccolte: Epistulae ad Atticum (16 libri, anni 68-44 a.C.), indirizzate allamico T. Pomponio Attico; Epistulae ad familiares (16 libri, anni 63-44 a.C.), spedite a ol- tre unottantina fra parenti, amici e corrispondenti vari; Epistulae ad Quintum fratrem (3 libri, anni 60-54 a.C.); Epistulae ad Marcum Brutum (2 libri, aprile-luglio del 43 a.C.), corrispon- denza con M. Giunio Bruto, il cesaricida fuoriuscito. Nonio, Macrobio e Prisciano menzio- nano numerose altre raccolte di epistole, non pervenuteci (vedi Chiave di lettura, p. 59). Opere perdute. Oltre alla Consolatio e allHortensius, si ha notizia di numerose altre ope- re di Cicerone, che non sono arrivate a noi: fra queste il commentario De consulatu, i tratta- ti filosofici De gloria, De virtutibus, De auguriis. Il grande oratore e intellettuale si dedic in- tensamente anche alla poesia (mitologica: Glaucus, Limon; epica: Marius, De consulatu suo, De temporibus suis), ma i suoi versi non piacquero, n ai contemporanei n ai posteri. Pi for- tunate furono le traduzioni da poeti greci (Cicerone fu pure un teorico della traduzione), fra i quali Arato. Di tutto ci restano pochi frammenti. La lingua I l latino classico si identifica in massima parte con la lingua di Cicerone, che, insieme a quella di Cesare, ne costituisce per noi un modello indiscusso. Essa segna la fine dellar- caismo e la vittoria della ipotassi* sulla paratassi*, con la costruzione di periodi sintattici sempre pi complessi e razionalmente organizzati in una rigorosa struttura di subordinazio- ni. Scompare la citazione di vocaboli greci, ancora normale in Plauto, a favore di una tradu- zione nellequivalente latino o di una traslitterazione (philosophia, mathematici ecc.): arcaismi e parole greche ricompaiono invece nello stile epistolare (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 71). Simmetria ed eleganza (concinnitas) sono i caratteri distintivi della prosa ciceroniana. Tuttavia in essa a differenza che in quella di Cesare lespressione razionale del pensiero non esclude il ricorso al patetico e allaccumulazione* abbondante di concetti e figure: ca- ratteristica che deriva dalla sua formazione oratoria di matrice asiana*. La fortuna I l presente argomento si configura come un sostanzioso capitolo di storia della cultura: tale stata la risonanza dellopera di Cicerone in ogni epoca. Fin dallantichit lo si stu- di come un classico: in primo luogo per lo stile, insieme armonioso ed eloquente, fluido e ricco di figure (e la lingua di Cicerone costitu uno dei modelli per la codificazione gram- maticale della lingua latina); in secondo luogo per la sua concezione umanistica, ossia per il primato delleloquenza intesa come cultura generale e poliedrica, fondata sugli studia hu- manitatis (ci che oggi definiamo lavoro culturale); infine per il principio di medietas*, su Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Cicerone 6 Bibliografia cui Cicerone fond la sua opera e a cui si sono ispirati i classicismi di tutte le et. Numero- si i commenti antichi alle sue opere: fra gli altri, quelli di Asconio Pediano (I secolo d.C.) al- le orazioni, di Mario Vittorino (IV secolo) al De inventione, di Macrobio (IV-V secolo) al Som- nium Scipionis (VI libro del De re publica), di Boezio (V-VI secolo) ai Topica. E, se alcuni fra i massimi prosatori latini Sallustio, Seneca,Tacito si dettero deliberatamente uno stile to- talmente opposto al suo, Cicerone fu eletto a modello dal primo professore statale di reto- rica e stilistica, Quintiliano (I secolo d.C.). Le opere filosofiche riepilogo eclettico di tutta la filosofia antica nel segno di un fondamentale rispetto per la religio furono per i primi scrittori cristiani (Lattanzio, Ambrogio, Agostino) un ponte fra il vecchio e il nuovo pensie- ro, e si prestarono poi a soddisfare gli interessi enciclopedici del Medioevo. Nellet altome- dievale la retorica rest semplice esercitazione scolastica, ma quando la civilt comunale la riscopr come ars dictandi 2 e arte di governo insieme, Cicerone torn a costituire un model- lo essenziale: Brunetto Latini, per esempio, cur numerose volgarizzazioni di opere cicero- niane. Petrarca e gli umanisti lo amarono soprattutto per le epistole e per i dialoghi: forme letterarie congeniali a un discorso libero e asistematico, a un tempo nutrito di cultura inter- disciplinare e improntato a un tono intimo e colloquiale. Nel Quattrocento e nel Cinque- cento il ciceronianismo adott lArpinate come modello della prosa. A partire dallIllumi- nismo e dal Romanticismo egli fu giudicato con maggiori riserve critiche (avanzate peraltro gi da Petrarca), di ordine sia letterario sia culturale: non pi modello ideale di un classici- smo perenne, fu sempre studiato, e con crescente approfondimento filologico e storico, co- me uomo di parte e testimone intellettuale del suo tempo. Le pi ampie collezioni ciceroniane (con testo e traduzione italiana) sono edite da Mondadori e dalla Utet; singole opere sono disponibili in molte edizioni. Per approfondire: E. Ciaceri, Cicero- ne e i suoi tempi, Dante Alighieri, Milano 1926-1930; E. Lepore, Il princeps ciceroniano e gli idea- li politici della tarda repubblica, Istituto italiano di studi storici, Napoli, 1954; G. Boissier, Cicero- ne e i suoi amici. Studio sulla societ romana del tempo di Cesare, Rizzoli, Milano, 1959; M. Pohlenz, Lideale di vita attiva secondo Panezio nel De officiis di Cicerone, Paideia, Brescia, 1970: V. Guazzo- ni Fo, I fondamenti filosofici della teologia ciceroniana, Marzorati, Milano, 1970; K. Kumaniecki, Cicerone e la crisi della repubblica romana, Centro di studi ciceroniani, Roma, 1972; S.L. Utcenko, Cicerone e il suo tempo, Editori Riuniti, Roma, 1875; G. Lotito, Modelli etici e base economica nelle opere filosofiche di Cicerone, in AA.VV., Societ romana e produzione schiavistica, vol. III, Laterza, Roma-Bari, 1981; P. Grimal, Cicerone, Garzanti, Milano, 1987; E. Narducci, Modelli etici e societ: unidea di Cicerone, Giardini, Pisa, 1989; L. Perelli, Il pensiero politico di Cicerone, La Nuova Italia, Firenze, 1990; E. Narducci, Introduzione a Cicerone; Laterza, Roma-Bari, 1992; E. Narducci, Ci- cerone e leloquenza romana, Laterza, Roma-Bari, 1997; C.J. Classen, Diritto, retorica, politica, Il Mulino, Bologna, 1998; C. Novelli, La retorica del consenso, Edipuglia, Bari, 2001; C. Monteleo- ne, La terza Filippica di Cicerone, Schena, Fasano, 2003. 2. Lespressione ars dictandi significa arte del dire e dello scrivere; fu usata specialmente nel Me- dioevo come sinonimo di retorica. Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Prima parte Orazioni e lettere Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Sfuggito a un attentato alla sua vita, che stato tramato da Catilina e dagli altri congiurati, Cicerone convoca la seduta senatoria nel santuario di Giove Statore presso il Palatino, avendo adottato eccezionali misure di sicurez- za e disposto davanti al tempio una folla di sostenitori. Fin dalle prime parole, si rivolge a Catilina presente con una veemente apostrofe. Dopo aver denunciato la congiura e il tentativo di assassinarlo, Cicerone ingiunge al co- spiratore di andarsene dalla citt ( 10-12); ma tiene a distinguere lingiunzione da un formale decreto di esi- lio, e a precisare che il suo non un ordine, ma un consiglio (non iubeo, sed suadeo, 13). Da qui anche il genere di orazione (vedi Chiave di lettura, p. 93): non deliberativo, perch Cicerone non avanza una formale proposta da mettere ai voti (anzi non si rivolge nemmeno ai senatori, bens a Catilina), ma piuttosto dimostrativo, perch il suo contenuto una lunga invettiva ad personam. Alla invettiva vera e propria ( 1-26), tesa a demolire la figura politica e morale dellavversario facendo terra bru- ciata intorno a lui, segue una seconda parte, molto pi breve ( 27-30), nella quale Cicerone si rivolge ai sena- tori e giustifica dal punto di vista tattico la linea da lui seguita (costringere Catilina alla fuga piuttosto che giusti- ziarlo). In entrambe le parti introdotta la prosopopea (personificazione) della patria, che rivolge un discorso pri- ma a Catilina e poi a Cicerone. La perorazione finale ( 31-33) riassume i temi dellorazione, ribadisce limpe- gno del console in difesa dello Stato e invoca la protezione di Giove contro Catilina e i suoi complici. Il contenuto dellopera Oratio in Catilinam Prima Lopera integrale consultabile su www.thelatinlibrary.com/cic.html Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Le orazioni ciceroniane costituiscono una preziosa fonte, una materia di base per gli studi storici: esse ci offrono notizie spesso det- tagliate non soltanto sulle vicende politiche, ma anche sulla societ, sui costumi, sul dirit- to privato, sulla vita quotidiana.Tuttavia evi- dente che gli intenti e le procedure che hanno presieduto alla pubblicazione di questa mate- ria devono essere sottoposti al vaglio critico. In primo luogo, occorre aver chiaro che non siamo di fronte a una fedele registrazione dei discorsi pubblici effettivamente pronunciati da Cicerone, ma a una rielaborazione a poste- riori. Le orazioni non venivano lette e pro- babilmente nemmeno integralmente scritte a priori, ma pronunciate a memoria (la memo- rizzazione era parte costitutiva delloratoria: vedi Chiave di lettura, p. 93) magari con lausilio di appunti: per esempio, a proposito dellabilit mnemonica di Cicerone, Cornelio Nepote (citato da Gerolamo, Epistula 71 ad Pammachium) testimonia che loratore una volta gli recit a memoria un discorso tal qua- le lo aveva pubblicato. Esistevano degli steno- grafi che prendevano nota dei discorsi profe- riti durante i dibattiti. Le bozze preparatorie, gli appunti, i resoconti stenografici servivano alla successiva stesura; la quale, in teoria, po- teva comportare rimaneggiamenti anche profondi.Vi era dunque significativa differen- za fra pubblicazione orale (recitazione) e suc- cessiva pubblicazione scritta. Certo, i ricordi dei molti testimoni viventi dovevano mettere in guardia lo scrittore dallo stravolgere radi- calmente il discorso; tuttavia singoli particola- ri significativi potevano essere cambiati (vedi Testo 1). Inoltre, una riconosciuta esigenza di decoro letterario poteva consentire allo scrit- tore di arricchire la elocutio, curando la forma e introducendo citazioni o espedienti retorici che non cerano nelloriginale, fra i quali sin- filtravano anche argomentazioni nuove, che tornavano utili al momento della pubblicazio- ne. Forse soltanto il corpo delle Filippiche (anni 44-43 a.C.) non venne rimaneggiato, se non in parte, perch non ce ne fu il tempo. In- fine, i discorsi ciceroniani si presentano come allocuzioni continue e ininterrotte, mentre al- lorigine essi erano consistiti non di rado in una pluralit di interventi nel corso dello stes- so dibattito, poi ricuciti insieme nella redazio- ne posteriore, e talvolta dovevano essere stati interrotti da interventi degli interlocutori e an- tagonisti, in una sorta di contraddittorio o al- tercatio (questa la tesi di J. Humbert, Les plai- doyers crits et les plaidoiries relles des Cicron, Paris, 1925). Di tali momenti di interruzione e di scambio di battute, propri della forma orale del discorso, rimasta qualche traccia nei testi rielaborati (vedi ancora Testo 1). Vi sono poi alcune orazioni mai pronunciate, ma accuratamente redatte post eventum: la Actio II inVerrem(poich limputato abbandon il pro- cesso, dandosi per vinto, dopo la prima arrin- ga di Cicerone) e la cosiddetta II Philippica (che fu diffusa soltanto come libello). Altri di- scorsi sono provatamente diversi da quelli che vennero pronunciati. Durante il processo di omicidio contro Milone (52 a.C.) loratore, intimidito dai militi di Pompeo presenti in for- ze e dalla sentenza gi scritta, si limit a una breve allocuzione, che non imped la condan- na dellimputato. Lampia orazione Pro Milo- ne la scrisse in seguito a parziale risarcimen- to dellinsuccesso giudiziario, e la invi al suo assistito esule, il quale ironizz sulla tarda (e inutile) efficacia del discorso. Anche della Pro Murena (anno 63 a.C.) Plutarco afferma che al momento del processo fu unarringa inade- guata (Cicerone 35); invece la redazione che abbiamo ne fa una delle migliori e pi brillan- ti orazioni ciceroniane. da considerare, infine, che la pubblicazione dei discorsi emendati rispondeva sicuramente ad esigenze non solo letterarie, ma anche e so- prattutto politiche, in base al momento stori- co in cui i testi venivano diffusi: ci si vede chiaramente a proposito della pubblicazione delle orazioni consolari nel 60 a.C.; fra queste le quattro Catilinariae, sorta di ulteriore tra- sposizione, stavolta in chiave oratoria, del commentario ciceroniano De consulatu. Oratio in Catilinam prima 9 chiave di lettura Tra politica e retorica: la pubblicazione delle orazioni Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Lesordio 1 [1] Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil con- cursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora vultusque moverunt? Patere tua consilia non sentis? Constrictam iam Sebbene gli eventi relativi alla congiura di Catilina siano fra i pi noti e documentati della storia romana, non vi soddisfacente chiarezza n sulla interpretazione degli avve- nimenti n sulla reale natura del moto catili- nario. Ci deriva dal fatto che le fonti pri- marie non sono molto diversificate. Gli sto- rici antichi dipendono infatti largamente dalla ricostruzione ufficiale tempestiva- mente congegnata da Cicerone: cio dalla pubblicazione delle Catilinariae, accompa- gnate dal commentario De consulatu e da nu- merosi riferimenti nelle altre opere. Lo stes- so Sallustio, il quale dipende lui pure in buo- na parte dalla testimonianza di Cicerone, esprime una posizione pregiudizialmente anticatilinaria. La sussistenza di un punto di vista anticiceroniano (filocatilinario?) sulla vicenda documentata solo dalla Invectiva in Ciceronem, unopera che gli antichi erronea- mente attribuirono a Sallustio, ma di cui non conosciamo esattamente nemmeno lepoca di composizione. Le quattro Catilinariae sono fra le pi ce- lebri orazioni ciceroniane, pi volte citate da Quintiliano e sempre ammirate per la loro perfezione stilistica. Pronunciate nei giorni di massima crisi politica del 63 a.C., quando Cicerone era console, vennero pubblicate solo tre anni pi tardi, nel corpus dei discor- si consolari, e pertanto furono certamente ri- maneggiate. Le modifiche o aggiunte consi- stono soprattutto nellinserimento di giusti- ficazioni e di autodifese a posteriori: nel 60 a.C. Cicerone infatti gi investito da quel risentimento degli avversari politici di cui preavverte londa in questa I Catilinaria ( 22), e che due anni dopo, nel 58 a.C., con la proposta di legge del tribuno Clodio, provo- cher il suo esilio per avere egli mandato a morte i Catilinari in violazione del diritto dappello. Cicerone 10 1 La prima catilinaria 1 1 [1] Quo usque tandem: Fino a che punto, dunque. - abutere: = abuteris (futuro); regge la- blativo patientia nostra; nostra allude in primo luogo ai consoli (che il 21 ottobre avevano rice- vuto i pieni poteri), ma anche al senato, ai pre- senti, insomma a tutti i Romani onesti, escluso Catilina stesso con i suoi complici. - Lesordio ex abrupto*, che tende a isolare immediatamente lavversario, subito individuato per nome (apo- strofe*) e investito dalla polemica, diventato uno dei pi celebri incipit della letteratura latina (con quelli del De bello gallico e della I Bucolica vir- giliana). Era proverbiale gi fra i contemporanei, se Sallustio ne fece la parodia (Bellum Catilinae 20: vedi Testimonianze, p. 23); Quintiliano lo ci- ta come esempio insolito di esordio con apostro- fe*(IV,1,68;IX,2,7).- Quam diu etiam:Per quan- to tempo ancora. - furor: concetto ripetutamen- te evocato, in seguito, per definire lazione di Ca- tilina: equivale a desiderio sfrenato e folle. - elu- det: si prender gioco di; letteralmente schi- ver, dal gergo della scherma e dei ludi gladiato- Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Oratio in Catilinam prima 11 ri. - quem ad finem: fino a quale estremo. - iactabit: il verbo indica un agitarsi senza posa. - effrenata audacia: vedi il precedente furor; dal valore positivo di audacia (ardimento) si passa a quello negativo, che implica lidea di eccesso (temerariet, arroganza, estremismo): il che, in Cicerone, caratterizza generalmente la condotta politica dei populares dai Gracchi in poi, mentre la qualit degli ottimati (i boni cives, vedi sotto) la moderazione. - Nihilne moverunt: Non ti hanno smosso per niente (dai tuoi intenti) la guardia notturna del Palatino, le sentinelle che ve- gliano per la citt, la paura della gente, la riunio- ne cui sono accorsi tutti gli uomini dabbene, que- sto luogo che il meglio protetto per riunirvi il se- nato, le espressioni dei volti dei presenti?; Palati: il colle Palatinino quello presso il quale si trova il tempio di Giove Statore, dove si svolge la sedu- ta del senato di cui si parla; bonorum: sottinteso ci- vium, che equivale a optimi e optimates, parola-chia- ve del lessico politico ciceroniano, allude qui ai membri del senato riunito e a tutti i cittadini mo- derati che in questo momento si stringono intorno alla massima istituzione repubblicana (populus e se- natus sono dunque mobilitati contro Catilina: vedi anche Testo 1.15, 21); habendi senatus: nel gergo politico-giuridico lespressione habere senatum si- gnifica tenere una seduta del senato; nota qui il genitivo gerundivo con valore finale; ora vultusque endiadi*; i soggetti di moverunt (accanto ai quali enfaticamente* ripetuto il nihil avverbiale) sono disposti in un rapido crescendo*, che esprime lat- mosfera di allarme e di mobilitazione generale contro Catilina: nocturnum praesidium Palati, urbis vigiliae, timor populi, concursus bonorum omnium, munitissimus habendi senatus locus ora vultusque. La gradatio* si chiude con il dato pi visibile in quel preciso momento: le espressioni dei presenti (ho- rum), che Cicerone immaginiamo indica con un gesto largo della mano. - Patere sentis: Non percepisci che i tuoi progetti sono chiari a tutti; pateo: significa essere aperto, [quindi] visi- bile. - Constrictam vides: Non vedi che la tua congiura ormai bloccata e tenuta in pugno dal- la consapevolezza di tutti costoro (cio dei sena- tori che oramai ne sono informati). - Quid ar- bitraris: la proposizione principale la interro- gativa diretta quem nostrum ignorare arbitraris (chi di noi credi tu che ignori), che regge le interro- gative indirette quid egeris proxima, quid (egeris) su- periore nocte (che cosa hai fatto nella notte scorsa e in quella precedente), ubi fueris (dove sei sta- to, cio in casa di M. Porcio Leca), quos convoca- veris (chi tu hai convocato, cio lelenco dei con- giurati), quid consilii ceperis (quale decisione tu hai preso, cio la decisione presa di uccidere Ci- cerone: consilii genitivo partitivo): i consoli e il senato conoscono ormai in ogni dettaglio i movi- menti di Catilina. In effetti quello di Cicerone in buona sostanza un bluff: in questo momento non c prova della congiura e fra i senatori pre- vale lincertezza al riguardo. horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris? IL CONTESTO LA LINGUA LA CIVILT La congiura di Catilina La congiura di Catilina si verifica in un punto alto della crisi sociale e istituzionale della repubblica; ne , in qualche modo, lepisodio emblematico e rivelatore. Dopo il 70 a.C., finito il regime sillano, la lotta politica fatica a trovare un nuovo equilibrio di forze; pre- vale una sorta di conflitto permanente, talora aperto talora strisciante. Pompeo, uno dei protagonisti dellabbattimento della costituzione sillana, impegnato nelle guerre in Oriente; a Roma, il giovane Cesare riprende la bandiera di Mario e delle rivendicazio- Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione ni populares; Crasso il regista di intrighi che, facendo da sponda ai populares, mirano a far emergere la sua potenza personale. La fazione senatoria alla ricerca di uomini che ne difendano i privilegi. In questo quadro entra in azione il personaggio di L. Sergio Ca- tilina. Nato nel 108 a.C., apparteneva al pi antico patriziato romano (la gens Sergia vanta- va origini troiane) e fu sostenitore di Silla. Che a quellepoca si sia distinto come fazioso e sanguinario, pu essere verit, luogo comune o invenzione. La sua condotta privata pure circondata da cattiva fama: lo si dice dissoluto, immorale, uxoricida e corruttore di giovani. Intraprende la carriera senatoria, diventando questore (78 a.C.), edile (70 a.C.) e pretore (68 a.C.); fino a questo punto non incontra ostacoli n gli viene contestato nessuno dei crimini che in seguito arricchiranno la sua leggenda nera. Nel 67 a.C. ottiene la propretura in Africa; al suo ritorno subisce uninchiesta per concussione, ma viene prosciolto. In questa fase appare vicino a Crasso (come lui ex sillano) e a Cesare. Essi appoggiano in qualche misura Catilina nel suo intento di farsi eleggere console. Ma questi, forse a causa del citato processo per concussione, non riesce a porre la sua candi- datura nel 66 a.C.: a questo punto Cicerone e Sallustio gli attribuiscono un primo complotto, fallito, per uccidere i consoli dellanno 65 a.C.; Svetonio invece implica nella cospirazione Crasso e Cesare e tace su Catilina. Nel 64 a.C. Catilina si candida alle elezioni consolari per lanno successivo; il suo programma politico comprende la cancel- lazione dei debiti (si dice che egli stesso fosse rovinato e indebitato) e la divisione delle propriet: ci accresce il numero dei sostenitori fra gli strati sociali pi poveri, ma gli aliena lappoggio di Crasso e di Cesare. Duramente contrastato dalla fazione senatoria, Catilina battuto (vengono eletti Cicerone e C. Antonio Ibrida); d allora impulso al suo movimento politico in senso sempre pi radicale. Nel 63 a.C. lo scontro politico esplode apertamente. Cicerone si oppone vittoriosa- mente a un nuovo progetto di riforma agraria, pagando cos il suo debito con gli ottima- ti che lo hanno fatto eleggere. Catilina pone nuovamente la sua candidatura al consolato (per il 62 a.C.), e in questa fase enuncia, di fronte al senato, un concetto politico non irrilevante: La repubblica ha due corpi, luno (il senato) debole e dal capo infermo, lal- tro (il popolo) forte ma senza capo: a questultimo, se sapr esser degno di me, finch io vivo non mancher un capo (vedi Testimonianze, p. 23). Ma Catilina viene ancora sconfitto dalla coalizione conservatrice-moderata, sia a causa di un rinvio dei comizi elettorali che lo priva del voto dei suoi sostenitori dellEtruria (affluiti a Roma per qualche giorno), mentre favorisce il rivale L. Murena, appoggiato dai soldati di Lucullo che proprio in quei giorni celebra a Roma il suo trionfo per le campagne dOriente sia a causa di brogli elettorali, per i quali lo stesso Murena, console designato, verr proces- sato e assolto (la difesa sar assunta da Cicerone). probabile che solo adesso Catilina maturi la decisione di usare metodi di lotta extralegali. Nel corso dellanno, a quanto dice Cicerone, ordisce in segreto vari colpi di mano, fra cui lassassinio dello stesso console in carica. Intanto a Fiesole in Etruria si raduna presso C. Manlio ex ufficiale di Silla ora collegato a Catilina un esercito composto soprattutto da contadini poveri e ex coloni che hanno perso le loro terre, a cui si aggregano anche schiavi fuggiaschi. Altri nuclei di reclutamento sono attivi nel Piceno e in Apulia. Il 21 ottobre Cicerone denuncia in senato lesistenza di una congiura che prevede la sollevazione di Manlio in Etruria e, contemporaneamente, leccidio dei possidenti a Roma. In un clima di smarrimento, viene votato il senatus consultum ultimum (decreto senatorio eccezionale), che concede i pieni poteri ai consoli. In Etruria Manlio d inizio al suo pronunciamento armato. Il patrizio L. Emilio Paolo denuncia Catilina per atti- vit sovversive (de vi publica); il denunciato, per provare la sua innocenza, si consegna in custodia domiciliare presso un amico. Ma nella notte fra il 6 e il 7 novembre egli prende Cicerone 12 Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione parte a una riunione clandestina in casa di M. Porcio Leca; a detta sia di Cicerone sia di Sallustio (che per fa svolgere questo convegno prima del senatus consultum), i congiura- ti definiscono nei dettagli il piano del colpo di stato: in particolare, decidono di assassi- nare Cicerone; ma il console, preavvertito da una spia, si salva. L8 novembre Cicerone convoca il senato nel tempio di Giove Statore e attacca fron- talmente Catilina, ingiungendogli di andare in esilio (I Catilinaria). Il capo popularis si discolpa e definisce Cicerone, sprezzantemente, inquilinus urbis (Sallustio, Bellum Catili- nae 31). Tuttavia quella stessa notte Catilina fugge da Roma, lasciando credere di andare in esilio a Marsiglia, ma dirigendosi a Fiesole. Il 9 novembre Cicerone nel foro esulta per la fuga dellavversario e ne denuncia i complici rimasti a Roma (II Catilinaria). Verso la met del mese si ha notizia che Catilina ha raggiunto Manlio a Fiesole, assumendo il comando dellesercito: i due vengono proclamati hostes (nemici pubblici) e contro di loro inviato il console C. Antonio Ibrida, mentre Cicerone resta a difesa dellUrbe. Egli tenta quindi di raccogliere prove contro i congiurati rimasti a Roma: le trova grazie ad alcuni delegati degli Allobrogi che, venuti a protestare per il malgoverno della provincia gallica, confessano di essere stati avvicinati dai congiurati e accettano di agire da provo- catori, facendosi consegnare da quelli un compromettente impegno scritto. A questo punto Cicerone ha in mano le prove (non si sa fino a che punto fabbricate) e le presen- ta al senato, il 3 dicembre, arrestando cinque capi del complotto (fra cui L. Cornelio Lentulo Sura, pretore in carica, e C. Cornelio Cetego); subito dopo, nel foro, tiene una relazione al popolo (III Catilinaria). Il 5 dicembre, in un clima tesissimo e mentre si voci- fera di tentativi dei populares di liberare gli arrestati, il senato si riunisce per decidere la sorte dei cospiratori. La proposta di condanna a morte, osteggiata da Cesare, caldeggiata da Cicerone (IV Catilinaria) e fermamente sostenuta da M. Catone il Giovane, appro- vata a grande maggioranza. La sera stessa Cicerone, in base ai poteri discrezionali asse- gnati dal senatus consultum ultimum, fa eseguire la sentenza senza concedere lappello (provocatio ad populum): i Catilinari vengono strangolati nel Carcere Mamertino. Allinizio del nuovo anno (gennaio 62 a.C.) lesercito di Catilina e Manlio battuto presso Pistoia dalle truppe consolari comandate dal legato M. Petreio: Catilina muore combattendo valorosamente. Oratio in Catilinam prima 13 Gli esempi del passato 2-3 [2] O tempora! O mores! Senatus haec intellegit, consul videt; hic tamen vivit.Vi- vit? Immo vero etiam in senatum venit, fit publici consili particeps, notat et de- 2 1 [2] O tempora! O mores!: Che (brutti) tem- pi, che (brutti) modi di comportarsi sono questi!; mores: il complesso di comportamenti che caratte- rizzano la comunit, sono sempre confrontati con il sottinteso modello di riferimento: il mos maio- rum, il costume dei padri, idealizzato e ritenuto ben lontano dallattuale decadenza; lesclamazio- ne ricorre altre volte in Cicerone, tanto da appa- rire agli stessi antichi (Seneca Retore, Suasoriae VI, 3) espressione tulliana per eccellenza. - haec: cio tutti i dettagli della congiura, sopra accenna- ti. - consul: il termine indica Cicerone stesso, che Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione signat oculis ad caedem unumquemque nostrum. Nos autem, fortes viri, satis- facere rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitemus. Ad mortem te, Ca- tilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat, in te conferri pestem, quam tu in nos omnis iam diu machinaris. [3] An vero vir amplissimus, P. Scipio, ponti- fex maximus, Ti. Gracchum mediocriter labefactantem statum rei publicae pri- vatus interfecit; Catilinam orbem terrae caede atque incendiis vastare cupientem nos consules perferemus? Nam illa nimis antiqua praetereo, quod C. Servilius Ahala Sp. Maelium novis rebus studentem manu sua occidit. Fuit, fuit ista quon- dam in hac re publica virtus, ut viri fortes acrioribus suppliciis civem pernicio- Cicerone 14 qui si atteggia a console fin troppo mite, poich ha tollerato Catilina invece di sopprimerlo senza tan- ti complimenti (come hanno fatto con altri sog- getti pericolosi quegli illustri antenati che vengo- no citati di seguito). - hic vivit: nonostante ci, costui ancora vivo; presente Catilina alla se- duta, Cicerone pu limitarsi a indicarlo con un hic (e poco dopo con un istius), additandolo. Questo vivit ( ancora vivo) fa pensare allespressione la- pidaria con cui Cicerone comunic al pubblico che la condanna a morte dei Catilinari era stata eseguita: vixerunt (non sono pi vivi). - Immo vero etiam: Anzi, addirittura. - fit particeps: partecipa a; lespressione regge il genitivo; in quanto ex magistrato curule (pretore e propreto- re) Catilina era membro del senato. - publici consili: qui il consiglio detto publicum non per- ch sia aperto al pubblico, ma perch di pub- blico interesse (il senato organo della res publi- ca). - notat nostrum: con tratto efficace, Cati- lina colto nellatto di scrutare uno per uno i suoi avversari (unumquemque nostrum, ciascuno di noi) e decretarne la condanna a morte. - Nos au- tem: Da parte nostra, invece. - fortes viri: da valorosi: ironico; alla furia omicida (vedi sotto lendiadi*: furorem ac tela) di Catilina il senato op- pone un atteggiamento puramente difensivo. - sa- tisfacere videmur: sembriamo far cosa suffi- ciente verso lo Stato. - si vitemus: se per caso riusciamo a evitare; il verbo congiuntivo per le- ventualit dellipotesi. - Ad mortem te duci: Che tu fossi messo a morte. - iussu consulis: per ordine del console; secondo i poteri discre- zionali conferiti ai consoli per senatoconsulto (ve- di Il contesto la lingua la civilt, p. 12). - in te conferri pestem: che fosse volta contro di te la rovina; allespressione sottinteso oportebat. - in nos: contro di noi. - omnis: = omnes. [3] An vero: ( vero) o non vero che; qui an introduce una sorta di interrogativa di- sgiuntiva, con ellissi della prima domanda. - P. Scipio interfecit: P. Scipione, pontefice mas- simo, da privato uccise Ti. Gracco, il quale, pure, stava disgregando lo Stato in misura non accen- tuata; P. Scipione Nasica, laristocratico ostile al- le riforme graccane, che nel 133 a.C. da privato cittadino (privatus, in quanto il pontefice massimo non era un magistrato) uccise Tiberio Gracco; me- diocriter labefactantem statum rei publicae ha una sfumatura concessiva; qui Cicerone minimizza la portata eversiva del movimento graccano (che al- trove invece enfatizza) per dar risalto allazione ben pi pericolosa a suo dire di Catilina. - Ca- tilinam perferemus: noi consoli sopportere- mo Catilina che bramoso di mettere il mondo a ferro e fuoco?; considerato il comportamento di Scipione Nasica con Ti. Gracco, i consoli (magi- strati pubblici, contrapposti al privatus che fece giustizia di Tiberio Gracco) a maggior ragione non possono sopportare latteggiamento di Cati- lina. - illa praetereo: sorvolo su quelle vicen- de troppo lontane nel tempo; in realt la preteri- zione* serve a dare rilievo a ci che dice di voler tralasciare. - quod: per esempio il fatto che; il quod dichiarativo. - C. Servilius Ahala: nel 439 a.C. Servilio Ahala, magister equitum di Cincinna- to dittatore, uccise Spurio Melio che tramava una rivoluzione (novis rebus studentem) e sobillava il po- polo affamato: anche questo un caso di conflit- to di classe che pu provocare un rivolgimento politico, per scongiurare il quale legittimo se- condo Cicerone ricorrere agli estremi rimedi. - Fuit virtus: nota lepizeusi* del verbo (Ci fu, s ci fu) e la disposizione studiata delle parole (ista quondam virtus: codesta [che] una volta [fu] virt politica). - ut: tale che, o per cui; ut consecutivo. - viri fortes: i valorosi, come sopra (fortes viri, per cui si noti il chiasmo*), ma qui non ironicamente, bens in contrapposizione alle esitazioni di quelli che dovrebbero essere i valoro- si di oggi. - acrioribus suppliciis coercerent: reprimevano con pene pi dure un cittadino ne- fasto che un acerrimo nemico; il cittadino sedi- zioso (quale Catilina) costituisce per lo Stato Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione sum quam acerbissimum hostem coercerent. Habemus senatus consultum in te, Catilina, vehemens et grave; non deest rei publicae consilium neque auctoritas huius ordinis; nos, nos, dico aperte, consules desumus. Oratio in Catilinam prima 15 una minaccia pi grave di quella che proviene da acerrimi nemici stranieri; lequiparazione dellav- versario politico (specie se popularis) al nemico esterno uno dei luoghi comuni della polemica di parte ottimate (hostis Catilina, vedi Testo 1.9, 13; hostis sar per Cicerone anche il triumviro M. An- tonio). Ma aggiunge loratore ci che manca alla repubblica (deest rei publicae) non n una de- liberazione ufficiale (consilium) contro Catilina c infatti quel grave ed energico decreto del se- nato (senatus consultum vehemens et grave) che ha conferito poteri discrezionali ai consoli n lau- torevole decisione dellordine senatorio (auctori- tas huius ordinis); chi vien meno sono, invece, pro- prio i consoli (nos consules desumus), i quali finora non hanno applicato quel decreto. Un decreto senatorio inapplicato 4 [4] Decrevit quondam senatus, ut L. Opimius consul videret ne quid res publica detrimenti caperet. Nox nulla intercessit: interfectus est propter quasdam sedi- tionum suspiciones C. Gracchus, clarissimo patre, avo, maioribus; occisus est cum liberis M. Fulvius consularis. Simili senatus consulto C. Mario et L. Vale- rio consulibus est permissa res publica: num unum diem postea L. Saturninum tribunum pl. et C. Servilium praetorem mors ac rei publicae poena remorata est? 3 1 [4] L. Opimius: nel 121 a.C., dopo aver ot- tenuto dal senato i pieni poteri, Lucio Opimio re- presse sanguinosamente il movimento di Caio Gracco. Prosegue la serie dei precedenti storici, ma ora si tratta di consoli in funzione (Opimio, Mario, Valerio), come Cicerone. - consul ca- peret: provveda il console che la repubblica non riceva alcun danno la formula rituale del sena- tus consultum ultimum che decreta (decrevit) i po- teri discrezionali (vedi Testo 6, 2). - Nox nulla intercessit: Non pass neppure una notte; pro- babile analogia con la circostanza presente: tra- scorsa pi duna notte dallinizio della congiura. - propter quasdam seditionum suspiciones: bast il sospetto di sedizione per giustificare la morte di Caio Gracco: Cicerone continua a mi- nimizzare intenzionalmente le crisi politiche pre- cedenti al moto catilinario, le quali nondimeno sostiene vennero energicamente affrontate dai poteri costituiti; come se dicesse: anche nel ca- so di Catilina dovrebbe bastare il sospetto (visto che la prova non c). - clarissimo maiori- bus: letteralmente pur (essendo egli) di padre, nonno e antenati illustrissimi; sono complemen- ti di qualit, con sfumatura concessiva; clarissimo concordato col sostantivo pi vicino. Tiberio e Caio Gracco erano rampolli dellantica nobilt romana: il padre era Tiberio Sempronio Gracco due volte console; il nonno materno era Scipione lAfricano. Anche la famiglia di Catilina vantava antichissimi natali, ma nessun antenato illustre. - M. Fulvius consularis: M. Fulvio Flacco, gi console (di rango consolare, consularis) e triumvi- ro designato per lattuazione della riforma agra- ria, vittima anchegli, con i figli, della repressione antigraccana. - Simili res publica: Con una simile delibera del senato la repubblica fu rimes- sa nelle mani dei consoli C. Mario e L. Valerio. Nel 100 a.C. i consoli C. Mario (che pure era un capo dei populares) e L. Valerio Flacco stroncaro- no per ordine del senato il movimento rivoluzio- nario guidato dal tribuno L. Apuleio Saturnino e dal pretore C. Servilio Glaucia; est permissa: per- mitto ha il valore di affidare interamente (ricor- da che il prefisso per- indica completezza della- zione). - num: introduce una interrogativa diret- ta retorica, con la scontata risposta negativa. - unum diem remorata est?: la pena di mor- te decretata dallo Stato fece aspettare un solo giorno in pi (unum diem postea)?; mors ac rei pu- Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione La congiura ormai alla luce del sole 5-6 [5] Castra sunt in Italia contra populum Romanum in Etruriae faucibus collo- cata; crescit in dies singulos hostium numerus; eorum autem castrorum impe- ratorem ducemque hostium intra moenia atque adeo in senatu videtis, intesti- nam aliquam cotidie perniciem rei publicae molientem. Si te iam, Catilina, com- prendi, si interfici iussero, credo, erit verendum mihi ne non potius hoc omnes At vero nos vicesimum iam diem patimur hebescere aciem horum auctoritatis. Habemus enim eius modi senatus consultum, verum inclusum in tabulis, tam- quam in vagina reconditum, quo ex senatus consulto confestim te interfectum es- se, Catilina, convenit.Vivis, et vivis non ad deponendam, sed ad confirmandam au- daciam. Cupio, patres conscripti, me esse clementem, cupio in tantis rei publicae periculis non dissolutum videri; sed iam me ipse inertiae nequitiaeque condemno. Cicerone 16 blicae poena endiadi*; remorata est regge il com- plemento oggetto: i condannati. - At vero nos: E noi invece. - vicesimum iam diem: ormai da venti giorni; complemento di tempo; calcolo sommario, poich dal 21 ottobre (data del sena- toconsulto sui pieni poteri) all8 novembre cor- rono meno di 20 giorni. - hebescere auctori- tatis: che si spunti la lama affilata (aciem) del- lautorit di costoro (i senatori); i pieni poteri (la lama affilata) sono stati concessi, ma bisogna che non restino disusati. La metafora* della lama continuata di seguito: un senatoconsulto di tal fatta (eius modi) se ne sta in archivio (inclusum in tabulis; verum fortemente avversativo) come una spada riposta nella guaina (tamquam in vagina re- conditum), mentre sulla base di questo decreto si sarebbe dovuto (convenit perfetto, esprime una potenzialit del passato, non realizzata) soppri- mere rapidamente (confestim) Catilina. - Vivis: (E invece) sei vivo; riprende il vivit di Testo 1.2, 2, con efficace ellissi* dellavversazione. - auda- ciam: vedi Testo 1.1. - Cupio: nota lanafora* del verbo. - patres conscripti: o padri coscritti (= senatori), cos chiamati perch in origine il sena- to era lassemblea dei patres familias (i pa- triarchi, gli anziani), da cui viene pure patricii; conscripti significa iscritti alla lista (dellordine senatorio) e in origine indicava i nuovi senatori che si erano aggiunti ai patres. - me esse clemen- tem: essere clemente. - non dissolutum vide- ri: non apparire negligente. - inertiae nequi- tiaeque: inerzia e incapacit; sono genitivi del- la colpa. - me ipse condemno: lautocritica di Cicerone una forma velata di critica allindeci- sione del senato, che invece dovrebbe appoggiar- lo in una decisa azione repressiva. 4 1 [5] Castra: laccampamento degli insorti, al comando di C. Manlio, stabilito presso Fiesole: non solo in Italia, dunque, cio non lontano da Ro- ma, ma in un luogo strategico come i passi (fauces) dellEtruria. - sunt collocata: azione stativa, che indica un pericolo permanente (c dislocato), piuttosto che collocata sunt ( stato collocato). - in dies singulos: di giorno in giorno. - autem: ma. Nota il chiasmo* eorum castrorum imperato- rem / ducem hostium: lo scopo di collocare hostium a immediato contatto con intra moenia, con effetto di spavento e repulsione, per sottolineare come fos- se assurdo e insopportabile che il comandante in capo (imperator) dei nemici (Catilina) fosse dentro le mura. - atque adeo in senatu: e perfino nel senato; vedi Testo 1.2, 2: etiam in senatum venit. - molientem: che macchina; vedi Testo 1.2, 2: ma- chinaris e Testo 1.5, 8: moliris. Macchinazioni so- no per Cicerone i progetti di Catilina. - te com- prendi: che tu sia arrestato. - iussero: ricorda la costruzione di iubeo con accusativo e infinito. - erit verendum mihi: dovr temere (vereor). - ne non dicat: ordina: ne non (che; ricorda la co- struzione dei verba timendi) omnes boni (i cittadini dabbene, vedi Testo 1.1) dicant a me factum esse hoc (cio lazione contro Catilina) serius (con troppa Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione boni serius a me quam quisquam crudelius factum esse dicat. Verum ego hoc, quod iam pridem factum esse oportuit, certa de causa nondum adducor ut fa- ciam: tum denique interficiere, cum iam nemo tam improbus, tam perditus, tam tui similis inveniri poterit, qui id non iure factum esse fateatur. [6] Quam diu quis- quam erit qui te defendere audeat, vives, et vives ita ut nunc vivis, multis meis et firmis praesidiis obsessus, ne commovere te contra rem publicam possis. Multo- rum te etiam oculi et aures non sentientem, sicut adhuc fecerunt, speculabuntur atque custodient. Etenim quid est, Catilina, quod iam amplius expectes, si neque nox tenebris obscurare coetus nefarios nec privata domus parietibus continere voces coniurationis potest, si illustrantur, si erumpunt omnia? Muta iam istam mentem, mihi crede; obliviscere caedis atque incendiorum. Teneris undique: lu- ce sunt clariora nobis tua consilia omnia, quae iam mecum licet recognoscas. Oratio in Catilinam prima 17 lentezza), potius quam (pi di quanto non debba temere che) quisquam dicat a me factum esse hoc cru- delius (con troppa crudelt); insomma per voler essere clemente (non troppo crudele) egli potrebbe gi essere rimproverato di inettitudine, nonostante si decida ormai (iam) ad agire. Nota, nellalternati- va qui delineata, la simmetria dei comparativi serius / crudelius e la contrapposizione omnes / quisquam: il biasimo per la troppa lentezza sarebbe universale, quello per troppa crudelt verrebbe solo da parte di pochi (i complici di Catilina?). - Verum: brusca av- versazione: contro quel che stato appena detto, il console afferma di avere un buon motivo (certa de causa) per non essersi ancora indotto (adducor) a fa- re ci che (hoc quod) doveva gi essere stato fatto da tempo (oportuit, sarebbe stato opportuno: il per- fetto esprime una potenzialit del passato, non rea- lizzata; vedi Testo 1.2, 2: oportebat, e Testo 1.3, 4: convenit). - tum denique: allora s, finalmente, in correlazione col seguente cumtemporale. - interfi- ciere: = interficieris (futuro passivo). - qui fatea- tur: da non ammettere che ci (lesecuzione di Catilina) sia stato fatto secondo diritto (iure); rela- tiva con valore consecutivo (vedi i tam della reg- gente). - Il passo tradisce la preoccupazione reale di Cicerone, e cio la mancanza di prove che rendano legale unazione contro Catilina, e la presenza di un buon numero di cittadini che riterrebbe ingiustifi- cata una repressione violenta (vedi Testo 1.19, 30). [6] Quam diu vives: Resterai vivo per tutto il tempo in cui ci sar qualcuno che abbia lardire di difenderti; nota anche qui lanafora* e poliptoto* vives, vives, vivis. - obsessus: assedia- to, stretto (vedi Testo 1.1: constrictam coniuratio- nem); Cicerone ha provveduto a far presidiare la citt (vedi Testo 1.1) e anche a circondarsi di una guardia del corpo: non dunque stato inerte, gli manca il via libera del senato per passare allattac- co. - etiam: ancora (per il futuro), simmetrico a sicut adhuc (come finora). - non sentientem: senza che tu te ne accorga; participio congiunto, con te; Cicerone vuol dare limpressione a Catilina e al senato di avere tutto sotto controllo grazie a un sistema di informatori e delatori (che in effetti gli hanno permesso di sventare lattentato ai suoi danni); tenta inoltre di indurre lavversario a una mossa rivelatrice, che costituisca ammissione di colpa: tale sar in effetti la fuga. - quid est quod iam amplius expectes: perch (quid est quod let- teralmente che c per cui) aspetti ancora. - coetus: adunanze; il termine un deverbale* di co-eo, andare insieme, riunirsi; ma alcuni codici* hanno coeptus (tentativi intrapresi) deverbale* di coepi. - privata domus: quella di M. Porcio Leca. - potest: il verbo, al singolare, ha due soggetti (nox, privata domus), due complementi di mezzo (tene- bris, parietibus), due infiniti di cui servile (obscu- rare, continere) e due complementi oggetto (coetus, voces), con disposizione perfettamente simmetrica. - si illustrantur, si erumpunt omnia: se tutto viene alla luce, se salta fuori; i due verbi sono in opposizione a obscurare (illustrantur) e a continere (erumpunt). - mentem: intenzione. - oblivisce- re: un imperativo deponente e regge i genitivi se- guenti. - caedis atque incendiorum: il ritor- nello della Catilinaria, atto a terrorizzare i boni ci- ves (vittime designate della presunta strage) e il po- polo (che avrebbe visto distrutte le proprie case da- gli incendi); ma che tali azioni fossero nei progetti dei congiurati indimostrato. - Teneris undique: Sei tenuto (sotto controllo) da ogni parte; vedi Testo 1.1: teneri. - luce... clariora: sono pi chia- ri della luce. - consilia: progetti (vedi Testo 1.1: patere tua consilia). - quae iam recognoscas: e ormai li puoi ripassare (recognoscere) insieme con me; licet regge di frequente il congiuntivo senza ut (recognoscas). Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Dal 21 ottobre al 6 novembre 7-8 [7] Meministine me ante diem XII Kalendas Novembris dicere in senatu fore in armis certo die, qui dies futurus esset ante diem VI Kal. Novembris, C. Man- lium, audaciae satellitem atque administrum tuae? Num me fefellit, Catilina, non modo res tanta, tam atrox tamque incredibilis, verum, id quod multo magis est admirandum, dies? Dixi ego idem in senatu caedem te optimatium contulis- se in ante diem V Kalendas Novembris, tum cum multi principes civitatis Roma, non tam sui conservandi quam tuorum consiliorum reprimendorum causa, pro- fugerunt. Num infitiari potes te illo ipso die meis praesidiis, mea diligentia cir- cumclusum, commovere te contra rem publicam non potuisse, cum tu discessu ceterorum nostra tamen, qui remansissemus, caede te contentum esse dicebas? [8] Quid? Cum te Praeneste Kalendis ipsis Novembribus occupaturum nocturno impetu esse confideres, sensistin illam coloniam meo iussu, meis praesidiis, cus- todiis, vigiliis esse munitam? Nihil agis, nihil moliris, nihil cogitas, quod non ego Cicerone 18 [7] Meministine: Ti ricordi?; rammenta che memini (letteralmente ho tenuto a mente, quindi mi ricordo) si rende con un presente, ma qui (come fa di frequente) si comporta regolar- mente come tempo storico, reggendo linfinito presente dicere (che io dicevo) e non un infinito perfetto dixisse come dovrebbe essere in dipen- denza di un presente, e il futuro perifrastico in di- pendenza da tempo storico futurus esset (sarebbe stato). - ante diem Novembris: dodici gior- ni prima delle Calende di novembre, cio il 21 ottobre: le calende sono infatti il 1 di ogni mese. - in senatu: durante la seduta che decret i pie- ni poteri ai consoli. - fore: = futurum esse; il sog- getto C. Manlium (il comandante dei Catilinari in Etruria, vedi Testo 1.4, 5). - certo die, qui dies: in un preciso giorno, e questo giorno. - ante diem VI Kal. Novembris: il 27 ottobre. - audaciae tuae: complice e strumento del tuo folle piano (G.Bellardi, Le orazioni di M. Tullio Cicerone, vol. II, Utet, Torino, 1981). - Num me dies?: Forse mi sono sbagliato, non dico (non modo, letteralmente non soltanto) su un fatto di cos grande portata, tanto atroce e incre- dibile, ma, cosa che molto pi deve sorprendere, sul giorno?; Num: vedi Testo 1.3; fefellit ha come soggetti res tanta e dies. - ego idem: ancora io. - caedem contulisse: che tu avevi rimandato la strage degli ottimati. - in ante diem V Ka- lendas Novembris: al 28 ottobre. - tum cum: allorquando. - multi civitatis: molti fra i primi (i pi eminenti) cittadini. - Roma: moto da luogo (con profugerunt). - non tam causa: non tanto per salvarsi, quanto per vanificare i tuoi progetti; causa e il genitivo del gerundivo. pi verosimile che questi cittadini di primo piano siano spariti dalla circolazione per il primo scopo, e per non trovarsi coinvolti in scelte com- promettenti; ma Cicerone non ha interesse a ur- tare la loro suscettibilit. - infitiari: negare. - circumclusum: stretto da ogni parte; stessa area semantica di constrictam e teneri. - commo- vere potuisse: commovere potuisse ha come soggetto il primo dei due te, come complemento oggetto il te pi vicino. - cum: quel giorno in cui (vedi sopra, tum cum). - discessu ceterorum: a causa della partenza di tutti gli altri (i principes di cui sopra). - nostra dicebas: tuttavia andavi dicendo che ti bastava il massacro di noi che (cae- de nostra, qui) eravamo rimasti. [8] Quid?: letteralmente: E che?; anticipa, rafforzandola, linterrogativa. - Praeneste: accu- sativo neutro; lattuale Palestrina, non lontana da Roma; poco dopo chiamata colonia (Silla vi ave- va stanziato suoi veterani). Questa la sola fonte che dia notizia di un tentativo di occupare Prene- ste. - Kalendis Novembribus: il 1 novembre. - confideres: confidavi (eri sicuro). - sensistin: = sensistine; ti accorgesti (vedi Testo 1.1: non sen- tis, e qui di seguito, sentiam). - meis: mandati da me. Nota lanafora* con poliptoto* meo, meis e laccumulazione* di sinonimi praesidiis, custodiis, vigiliis. Loratore incalza lavversario con le rivela- zioni dei suoi piani segreti. - nihil: nota lanafo- ra* (vedo Testo 1.1; ma qui nihil complemento oggetto; ancora unaccumulazione* di sinonimi: 5 1 Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione agis,moliris,cogitas. - audiam sentiam: climax*: il primo verbo si riferisce alle notizie degli in- formatori, gli altri a una percezione diretta e com- pleta (plane). - Recognosce: Passa in ricognizio- ne (vedi Testo 1.4, 6: licet recognoscas); conclusa la rassegna degli antefatti della congiura, si passa fi- nalmente (tandem) ai fatti recenti, per cui stato convocato durgenza il senato. - noctem supe- riorem: quella famosa notte precedente (quella fra il 6 e il 7 novembre, quando si era tenuta la riu- nione in casa di M. Leca): gi stata menzionata, e occupa un posto cruciale nella vicenda, perci il- lam (vedi anche Testo 1.6, 9: illa nocte, e Pro Sulla 52: quella notte fu il momento pi tremendo di tutta la congiura); per superiorem vedi Testo 1.1 e il seguente priore nocte (le espressioni sono equiva- lenti). - iam: subito. - multo acrius: che io veglio molto pi tenacemente; multo con uscita in o davanti al comparativo acrius; nel vigilare Cice- rone riesce a battere Catilina, famoso per la sua re- sistenza al sonno. - inter Falcarios: nella via dei falciai, in loco ubi sunt falcarii (come puntualizza Prisciano, grammatico del V secolo d.C.); vedi Pro Sulla 52. - non agam obscure: parler chiaro; accentua il colpo di scena: in effetti questa la prima denuncia concreta di un fatto veramente ac- caduto e non di una presunta intenzione di Catili- na. - eodem: nello stesso posto (moto a luogo). - compluris: = complures. - amentiae: vedi Testo 1.1: furor. - Quid: Perch, interrogativa. - Con- vincam, si negas: Se lo neghi, ti sbugiarder con le prove (G. Bellardi, Le orazioni di M.Tullio Cice- rone, cit.). - quosdam: certuni: fra i convenuti in casa di Leca cerano parecchi senatori (cos anche in Sallustio, Bellum Catilinae 17, dove dato un elenco nominativo dei congiurati). - tecum una: insieme con te. - Si apre una digressione (che si estende in Testo 1.6, 9), nella quale il console de- nuncia la presenza di altri senatori nella riunione dei congiurati: dunque appare ora chiaro che non tutti i senatori sono daccordo con Cicerone e che quella in corso una battaglia. Oratio in Catilinam prima 19 non modo audiam, sed etiam videam planeque sentiam. Recognosce mecum tandem noctem illam superiorem: iam intelleges multo me vigilare acrius ad sa- lutem quam te ad perniciem rei publicae. Dico te priore nocte venisse inter Fal- carios non agam obscure in M. Laecae domum; convenisse eodem complu- ris eiusdem amentiae scelerisque socios. Num negare audes? Quid taces? Con- vincam, si negas.Video enim esse hic in senatu quosdam, qui tecum una fuerunt. Servendoti dello schema sintattico proposto, fai lanalisi del passo ( Oratio in Catilinam prima 8, inizio) e individua il tipo di proposizioni in esso presenti. Sensistin [PRINCIPALE] illam coloniam meo iussu, meis praesidiis, custodiis, vigiliis esse munitam? [SUBORDINATA DI 1 GRADO] cum confideres [SUBORDINATA DI 1 GRADO] te Praeneste Kalendis ipsis Novembribus occupaturum nocturno impetu esse [SUBORDINATA DI 2 GRADO] il pUnto sulla sintassi Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione La notte del 6 novembre 9 [9] O di immortales! Ubinam gentium sumus? Quam rem publicam habemus? In qua urbe vivimus? Hic, hic sunt, in nostro numero, patres conscripti, in hoc or- bis terrae sanctissimo gravissimoque consilio, qui de nostro omnium interitu, qui de huius urbis atque adeo de orbis terrarum exitio cogitent. Hos ego video consul et de re publica sententiam rogo et, quos ferro trucidari oportebat, eos nondum voce volnero. Fuisti igitur apud Laecam illa nocte, Catilina, distribuis- ti partis Italiae, statuisti quo quemque proficisci placeret, delegisti quos Ro- mae relinqueres, quos tecum educeres, discripsisti urbis partis ad incendia, con- firmasti te ipsum iam esse exiturum, dixisti paulum tibi esse etiam nunc morae, quod ego viverem. Reperti sunt duo equites Romani, qui te ista cura liberarent Cicerone 20 6 1 [9] Ubinam gentium: In che parte del mondo; gentium letteralmente significa delle genti. - Hic cogitent: Qui, proprio qui, fra di noi (in nostro numero), o padri coscritti, in questo (che il) pi sacro e importante conses- so (consilio) del mondo (orbis terrae) ci sono co- loro che stanno meditando la morte di tutti noi, la rovina di questa citt e perfino di tutto il glo- bo terrestre; hic: stato in luogo, con epizeusi*; vibrante passaggio (immaginiamo quellhic ac- compagnato dai gesti) in cui si rivela come lin- sidia sia dentro il senato stesso; nota poi che al- lepizeusi* segue il poliptoto* (hic, hoc); sunt qui: lespressione sunt qui (dove anche qui, come hic, ripetuto) col congiuntivo ha una sfuma- tura consecutiva (ci sono persone tali da, ca- paci di); orbis terrarum exitio: affermazione iperbolica*, tipica dellinvettiva. - sententiam rogo: chiedo (a costoro) di esprimere il loro parere (voto); sottinteso hos; rogare (aliquem) sententiam espressione tecnica del lessico po- litico-istituzionale, che significa chiedere lopi- nione, dare la parola, quindi anche mettere ai voti, che quanto fa il console dopo aver fat- to il suo rapporto al senato. - quos eos: pro- lessi* del relativo. - voce volnero: nota lallit- terazione*; volnero arcaico per vulnero. Qui Ci- cerone ostenta di conoscere personalmente i nomi dei membri dellordine senatorio coinvol- ti nella congiura e presenti al momento (hos vi- deo), ma di voler attenersi a un rigoroso garan- tismo, bench nellinteresse dello stato sarebbe stato meglio (oportebat) farli fuori; e, ironia del- la sorte, non solo non li ha fatti uccidere, ma deve vederseli davanti in senato, senza per ora nemmeno colpirli con le parole (nondum voce volnero), anzi deve formalmente prendere atto del loro voto. - igitur: dopo la digressione (ve- di Testo 1.5, 8: video enim esse ecc.) si riprende il racconto dove era stato interrotto. - apud Laecam: a casa di Leca. - illa nocte: vedi Te- sto 1.5, 8. - distribuisti partis Italiae: hai spartito (fra i congiurati) lItalia, nel senso chiarito subito dopo, di affidamento di compiti nelle diverse localit (vedi Sallustio, Bellum Ca- tilinae 27), ma anche lascia intendere Cicero- ne di assegnazione di aree di influenza da cui trarre profitto; anche i quartieri di Roma (urbis partis, poco dopo) vengono distribuiti con lin- carico di incendiarli; partis: = partes. - statui- sti placeret: hai fissato per quali destina- zioni volevi che ciascuno partisse; quo: moto a luogo, introduce una interrogativa indiretta; a placeret sottinteso tibi. - te ipsum exitu- rum: che stavi ormai quasi per partire. - pau- lum morae: che ti faceva ancora un po indugiare; doppio dativo tibi morae. - quod: il fatto che; il quod, dichiarativo, soggetto di es- se morae. - Reperti equites Romani: alcuni studiosi leggono in queste parole lamarezza delloratore, sempre fortemente legato allordi- ne equestre. In difesa degli equites seconda classe sociale a Roma Cicerone si era battuto contro il privilegio esclusivamente senatorio degli ordinamenti sillani, fino al processo di Verre (70 a.C.). - qui: tali che (disposti a); relativo con valore consecutivo (come in sunt qui col congiuntivo); vedi Sallustio, Bellum Ca- tilinae 28 (dove per i killers designati sono un cavaliere e un senatore). - te ista cura libera- Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Catilina abbandoni Roma 10 [10] Haec ego omnia, vixdum etiam coetu vestro dimisso, comperi; domum meam maioribus praesidiis munivi atque firmavi, exclusi eos, quos tu ad me sa- lutatum mane miseras, cum illi ipsi venissent, quos ego iam multis ac summis vi- ris ad me id temporis venturos esse praedixeram. Quae cum ita sint, Catilina, perge quo coepisti, egredere aliquando ex urbe; patent portae: proficiscere. Ni- mium diu te imperatorem tua illa Manliana castra desiderant. Educ tecum etiam omnis tuos; si minus, quam plurimos: purga urbem. Magno me metu liberave- ris, modo inter me atque te murus intersit. Nobiscum versari iam diutius non potes: non feram, non patiar, non sinam. Oratio in Catilinam prima 21 rent: ironico. - paulo ante lucem: poco pri- ma dellalba. il passo da cui si deduce solita- mente che il tentato omicidio fu messo in atto allalba del 7 novembre (vedi anche Testo 1.7). Su come Cicerone venne a sapere del tentativo di ucciderlo vedi Sallustio, Bellum Catilinae 28. 7 1 [10] vixdum dimisso: appena sciolta la vostra riunione; ablativo assoluto. - comperi: ho appurato, appreso; omnia comperi un altro motivo ricorrente delle orazioni ciceroniane. La fonte confidenziale di Cicerone era Fulvia, aman- te del congiurato Curio. - exclusi: non lasciai en- trare; Cicerone quasi barricato in casa! - salu- tatum: a salutarmi (supino attivo); era duso la visita della salutatio matutina e anche antelucana (i due congiurati dovevano arrivare paulo ante lu- cem), fatta ai nobili romani dai clienti e dagli ami- ci. - illi ipsi: cio proprio i due cavalieri. - mul- tis ac summis viris: qui Cicerone allude, evi- dentemente, a testimoni credibili della circostan- za (il preavviso, rivelatosi veritiero, della venuta dei due assassini): si ricordi che finora il console non ha nessuna prova da esibire. - id temporis: a quellora. Proprio il fatto che Cicerone aveva potuto preavvisare dellattentato parecchie perso- nalit (multis ac summis viris), facendo anche i no- mi dei killers designati, lascia supporre che sia in- tercorso del tempo fra la notte della riunione e lattentato stesso, che potrebbe essere avvenuto allalba dell8 novembre. A questo punto del di- scorso, stando al racconto di Plutarco (Cicerone 16), Catilina avrebbe preso la parola per rispon- dere e discolparsi. - Quae sint: Stando cos le cose. - perge quo coepisti: letteralmente s- guita a dirigerti verso dove hai cominciato (ti sei incamminato); a coepisti sottinteso pergere. - egredere: imperativo deponente (come il se- guente proficiscere). - aliquando: una buona vol- ta. - Nimium te imperatorem desiderant: Sente troppo la mancanza del tuo comando quel tuo accampamento di Manlio; ironico (per impe- rator vedi Testo 1.4, 5); Manliana castra lac- campamento in Etruria, al comando di Manlio (vedi Testo 1.4, 5 e Testo 1.5, 7). - omnis: = om- nes. - si minus: o almeno. - quam plurimos: il maggior numero possibile (se non omnes: e co- s lUrbe sar purgata). - Magno me metu: nota lallitterazione*, ripresa dai seguenti modo me mu- rus. - modo: solo che (purch). - murus: ap- punto le mura dellUrbe (quando Catilina se ne sar andato). - Nobiscum versari: Stare in mez- zo a noi. - non feram, non patiar, non sinam: altro efficace esempio di sinonimia*, con predica- ti coordinati per asindeto*; se fero rimanda alla sopportazione, patior ha in s lidea di subire (passivamente), sino quella di permettere, la- sciar fare. - Questa parte dellorazione cos rias- sunta da Plutarco, Cicerone 16: Cicerone si alz e gli ordin di andarsene dalla citt; tra lui, che go- vernava la citt con la parola, e Catilina, che la go- vernava con le armi, bisognava ci fosse di mezzo il muro di cinta. et se illa ipsa nocte paulo ante lucem me in meo lecto interfecturos esse polli- cerentur. Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione Contro il console e contro lo Stato 11-12 [11] Magna dis immortalibus habenda est atque huic ipsi Iovi Statori, antiquis- simo custodi huius urbis, gratia, quod hanc tam taetram, tam horribilem tam- que infestam rei publicae pestem totiens iam effugimus. Non est saepius in uno homine summa salus periclitanda rei publicae. Quamdiu mihi consuli designa- to, Catilina, insidiatus es, non publico me praesidio, sed privata diligentia de- fendi; cum proximis comitiis consularibus me consulem in campo et competito- res tuos interficere voluisti, compressi conatus tuos nefarios amicorum praesidio et copiis, nullo tumultu publice concitato; denique, quotienscumque me petisti, per me tibi obstiti, quamquam videbam perniciem meam cum magna calamita- te rei publicae esse coniunctam. [12] Nunc iam aperte rem publicam universam Cicerone 22 [11] Magna gratia: Si deve avere grande riconoscenza verso gli di e verso questo stesso Gio- ve Statore, antichissimo custode della citt; huic ipsi Iovi: accenna alla statua di Giove Statore, nel cui tempio si tiene la seduta. Iuppiter, Iovis, identificato col greco Zeus, padre degli di, antichissimo pro- tettore (antiquissimo custodi) di Roma (Stator da sisto significa che mantiene saldo, che conserva, ma an- che che impedisce la fuga: vedi Livio I, 12) e, se- condo i Romani, salvatore della citt in pi circo- stanze (vedi poco oltre, e anche Testo 1.20, 33). - quod: causale. - hanc pestem: questo flagello tanto funesto, orrendo e rovinoso per la repubblica, con riferimento soprattutto alla guerra civile che, nellideologia ottimate, sempre scatenata da un demagogo ambizioso e folle. - Non est rei pu- blicae: Non deve pi essere messa a rischio, nelle mani di un solo uomo, la suprema salvezza della re- pubblica; in uno homine: alcuni intendono per (causa di) un solo uomo cio Catilina; ma in base al contesto linterpretazione pi plausibile sembra in quanto affidata a un solo uomo cio Cicerone; di seguito infatti loratore si vanta di aver finora provveduto da solo a tenere a bada Catilina. - Quamdiu: Per tutto il tempo che. - consuli de- signato: il titolo di consul designatus era dato ai vin- citori delle elezioni consolari fino al loro insedia- mento in carica (1 gennaio). - non publico; sed privata: in quanto, da consul designatus, Cicerone non era ancora un pubblico magistrato; Catilina dunque avrebbe minacciato la vita di Cicerone gi dopo le elezioni del 64 a.C. per lanno 63 a.C., e Ci- cerone, console eletto ma non ancora in carica, si sa- rebbe difeso con guardie del corpo private. - cum voluisti: quando hai avuto lintenzione, negli scor- si comizi consolari, di uccidere nel Campo (Marzio) me console e i tuoi concorrenti (vedi Testo 1.10, 15: interficere conatus es); i comizi consolari sono le elezioni svoltesi nellanno in corso, il 63 a.C., e va- levoli per il 62 a.C., quando Catilina, di nuovo can- didato, fu ancora una volta battuto; Cicerone vi pre- senzi come console in carica e non pi soltanto de- signatus (ancora privato cittadino); nel Campo Mar- zio si tenevano i comizi centuriati per le elezioni; i competitores di Catilina erano D. Giunio Silano e L. Licinio Murena, che risultarono eletti. - compres- si: ho represso. - amicorum praesidio et copiis: con laiuto e le forze di amici; copiae vale sia i mez- zi sia le armi. - nullo tumultu publice concita- to: senza chiamata alle armi straordinaria; ablati- vo assoluto; tumultus, il cui primo significato agi- tazione, scompiglio, indicava la leva straordinaria cui il console poteva ricorrere in caso di guerra re- pentina: Cicerone vuol dire che ha protetto lo Sta- to senza creare subbuglio con una leva repentina, e fa intendere che ha potuto contare su forze armate private (quelle degli amici di cui sopra), reclutate non publice. - denique: per farla breve. - quotien- scumque me petisti: tutte le volte che hai preso di mira me (personalmente); in contrapposizione al seguente Nunc rem publicam universam petis. - per me: con le mie sole forze. - Sebbene Cicerone comprendesse che nei piani del cospiratore la mor- te del console era collegata allattacco generale alla repubblica (perniciem meam cum magna calamitate rei publicae esse coniunctam) non ha allarmato n mo- bilitato le forze della repubblica stessa. Il motivo reale , ancora una volta, che non cerano prove di attivit cospirativa, ma Cicerone presenta questo che un punto debole come una scelta voluta e det- tata da coraggio e senso di responsabilit. [12] Nunc iam vocas: Ma ormai aperta- mente di lassalto alla repubblica intera (cio, non pi al solo console), chiami al disastro e alla deva- 8 1 Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione