QUESTO DOCUMENTO DI PROPRIET DI TECHINT E NON PU ESSERE RIPRODOTTO E/O DIVULGATO, NEANCHE PARZIALMENTE, SENZA ESPRESSA AUTORIZZAZIONE DI TECHINT
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INDICE
PRESENTAZIONE
1. SCAMBIATORI DI CALORE
3. DESIGN TERMODINAMICO
3.1. FLUIDODINAMICA DELLO SCAMBIATORE DI CALORE
3.1.1. Bilancio termico
3.1.2. Coefficiente di scambio
3.1.3. Perdite di carico
3.2. VERIFICA DELLA COMPLETEZZA E DELLA CONGRUENZA DEI DATI
3.2.1. Scambiatori Shell & Tubes senza cambiamento di fase
3.2.2. Scambiatori Shell & Tubes con cambiamento di fase
3.2.2.1. Curve di condensazione
4. CONDENSAZIONE
4.1. FLUIDI PURI
4.2. MISCELE
4.3. PERDITE DI CARICO
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5. EBOLLIZIONE
5.1. POOL BOILING
5.1.1. Regimi di flusso
5.1.2. Coefficienti di scambio
5.1.3. Flusso termico critico
5.2 FLOW BOILING
5.2.1. Coefficienti di scambio
5.2.2. Regimi di flusso
5.2.3. Considerazioni
5.3. RIBOLLITORI
5.3.1. Kettle Reboilers
5.3.1.1. Dimensionamento del mantello e disengagement space
5.3.1.2. Hold-up del liquido
5.3.1.3. Criteri di utilizzo e di progettazione
5.3.1.4. Controllo delle temperature e del calore fornito
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ALLEGATI
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BIBLIOGRAFIA
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PRESENTAZIONE
Lo scopo della presente relazione descrivere, nel modo pi completo possibile, le
apparecchiature preposte allo scambio termico tra i fluidi e in particolare quelle pi
comunemente utilizzate negli impianti petrolchimici e di generazione di potenza.
Si descriveranno in maggiore dettaglio gli scambiatori a fascio tubiero (shell and tubes heat
exchangers) e i refrigeranti ad aria (air cooled heat exchangers) e meno approfonditamente gli
scambiatori a piastre (compact non-tubular heat exchangers).
Lincidenza economica degli scambiatori di calore tuttaltro che trascurabile; il loro impatto pu
arrivare a valori del 5-12% sul costo totale di tutte le apparecchiature. Lottimizzazione della
progettazione termodinamica assume quindi un ruolo molto importante quando si partecipa alle
gare di appalto o si deve rispettare un budget di commessa.
La progettazione termodinamica non pu pertanto essere ridotta alla semplice ottimizzazione
del design dello scambiatore.
Sono fondamentali, e persino pi importanti, le scelte dei parametri di processo operate a
monte del design dellapparecchiatura: le temperature di esercizio, le perdite di carico
ammissibili, le portate di acqua di raffreddamento, i fattori di sporcamento, le dimensioni di
ingombro ammissibili etc.
A volte una piccola modifica dei dati di processo, di solito poco influente per il funzionamento
globale dellimpianto, pu portare a risparmi anche rilevanti nel costo degli scambiatori di
calore.
Proprio per questo la presente trattazione, che si rivolge a tutti coloro che sono coinvolti nella
progettazione di base degli impianti, dar una descrizione il pi esauriente possibile delle
apparecchiature di scambio termico affrontando in essa tutti gli aspetti fisici, meccanici,
funzionali e di processo che le caratterizzano.
Si forniranno, inoltre, alcuni criteri semplificati per aiutare il progettista nella scelta del tipo di
scambiatore pi adatto per il servizio preposto e per determinare, seppure a livello di stima, le
superfici di scambio e il numero dei corpi da installare.
La progettazione di un impianto unattivit multidisciplinare di ingegneria. Per questo una
migliore e pi diffusa conoscenza tecnica dellargomento pu essere di grande aiuto nella
definizione di un design impiantistico funzionale ed economico.
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1. SCAMBIATORI DI CALORE
Lo scambiatore di calore unapparecchiatura che permette di trasferire energia tra due fluidi a
temperature diverse.
Sono molto usati in tutti i tipi di ambienti industriali, dal siderurgico al chimico, dal petrolchimico
alla generazione di potenza, assolvendo le pi disparate e molteplici funzioni.
Nella pratica industriale la nomenclatura con la quale sono identificati dipende sostanzialmente
dalla funzione (servizio) che devono assolvere.
I servizi pi comuni per i quali sono utilizzati sono i seguenti:
Condensatore: Il vapore del fluido di processo convertito in liquido, mediante la sottrazione
del calore di condensazione. Pu essere totale o parziale, se in esso avviene la condensazione
di tutto il vapore o di solo una parte. Esempi classici di condensatori sono lo scambiatore in
testa alla colonna di distillazione e lapparecchiatura per condensare i vapori a bassa pressione
in uscita da una turbina.
Ribollitore: Inversamente al condensatore, il liquido di processo che convertito a vapore,
ricevendo il calore necessario. Queste apparecchiature possono essere totali o parziali e il loro
impiego fondamentale sul fondo delle colonne di distillazione.
Cooler: utilizzato ogni qualvolta si debba raffreddare un fluido alla temperatura richiesta dal
processo; per esempio quando si vuole raffreddare un prodotto prima del suo stoccaggio o
sottoraffreddare un condensato utilizzato per la rettifica in testa delle colonne. Il fluido
refrigerante generalmente acqua (se disponibile), aria o in casi particolari fluidi
opportunamente refrigerati.
Recupero termico: utilizzato in maniera molto diffusa per recuperare calore da una corrente
calda in uscita da uno o pi processi, affinch sia fornito alla corrente fredda in ingresso
allimpianto. Tanto pi spinto il recupero termico, tanto minore sar il calore da fornire per il
processo, migliorando in questo modo il rendimento dellimpianto. Un esempio sono i treni di
scambio per il preriscaldo dellolio crudo negli impianti di distillazione: sono composti da molti
corpi collegati in serie che grazie alle grandi superfici di scambio recuperano calore da tutti i
fluidi caldi riducendo al minimo lapporto di calore esterno.
Sono importanti recuperatori termici i feed-effluent installati nei circuiti di reazione ad alta
temperatura fra il prodotto di reazione caldo e la carica fredda al reattore.
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In ambiente power sono recuperatori di calore i boiler feed water heater per il preriscaldo
dellacqua di caldaia, con vapore spillato dalla turbina.
Steam generator: Produce vapore alle condizioni di temperatura e pressione volute. A volte si
utilizza il calore in eccesso dallimpianto stesso operando in tal modo una sorta di recupero
termico. E unapparecchiatura diffusa perch il vapore prodotto pu essere utilizzato in molti
servizi, in particolare per fornire calore ai ribollitori di fondo delle colonne di distillazione o per la
generazione di energia. Unapplicazione interessante rappresentata dal waste heat boiler
che genera vapore, spesso ad alta pressione, recuperando calore da gas di sintesi ad alta
temperatura.
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contiene specifiche pi restrittive (spessore tubi, tolleranze, etc) per apparecchiature funzionanti
in condizioni estreme: alte temperature e pressioni, fluidi corrosivi o nocivi... La classe C
applicata per sistemi in condizioni meno severe, mentre la classe B si applica per condizioni
normali e in particolari in impianti chimici. Si segnala che alcuni parametri sono accorpati in uno
standard unico (RCB).
Per il tipo B (bonnet integral cover) il fondo del distributore fisso, ellittico, saldato alla parte
cilindrica, non possiede flange e guarnizioni ed pertanto molto economico.
Non permette tuttavia laccesso ai tubi, se non dopo aver scollegato le
tubazioni dai bocchelli e smontato lintero distributore. collegato al mantello
mediante una coppia di flange che bloccano la piastra tubiera, in modo che il
mantello sia smontabile.
Tipo B
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Tipo C
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Il tipo E (one pass shell) consente un solo passaggio lato mantello. il tipo di
costruzione standard, il pi largamente utilizzato e pu coprire tutti i tipi servizi
Tipo E
di processo.
Il tipo F (two pass shell with longitudinal baffle) prevede due passaggi lato
mantello, avendo allinterno un setto separatore longitudinale per tutta la
Tipo F
Il tipo G (split flow) ha un setto centrale che separa il flusso in due correnti. I
due passaggi nel mantello conferiscono una migliore efficienza rispetto al tipo
E, mentre la divisione del flusso consente di rispettare valori massimi di
perdite di carico ammissibili pi restrittivi rispetto al tipo F.
Si usa in
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Tipo H
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Il tipo J (divided flow) divide il flusso in due parti, ciascuna delle quali percorre
met della lunghezza dello scambiatore. Ha una minore efficienza termica
rispetto al tipo E ma consente di ottenere perdite di carico molto minori e
quindi trattare grandi volumi di fluido. Pu essere realizzato con due bocchelli
di ingresso ed uno di uscita J21 o viceversa J12.
Tipo K
vapore.
Tipo X
diaframmi allinterno.
Tipo L
Tipo M
Tipo N
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Il tipo S (floating head with backing device) ha la piastra tubiera flottante (floating
tubesheet) racchiusa fra un anello in due met (split ring) e il coperchio della
flottante stessa. E sufficiente un mantello di pochi millimetri pi grande del fascio
tubiero (50 mm) per consentirne lestrazione. Con il distributore di tipo A si
realizza lo scambiatore interamente pulibile pi usato (AES).
Il tipo T (pull through floating head) permette lestrazione del fascio tubiero
dalla parte del distributore senza dover smontare la testata flottante,
semplicemente tirando il fascio attraverso il mantello. In questo caso la
differenza di diametro fra il mantello e il fascio tubiero molto maggiore
rispetto al tipo S, perch attraverso il mantello deve passare, oltre alla piastra
tubiera anche la flangia della testa flottante. La differenza tra diametro del
fascio tubiero e del mantello dipende dal progetto meccanico, ma
indicativamente di 120-150 mm. Questo comporta un costo maggiore rispetto
al tipo S.
evidente che tale tipo di costruzione non pu essere adottato per fluidi
pericolosi, tossici e per alte pressioni operative.
Una terza categoria rappresentata dal tipo W.
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Tipo P
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Il tipo U (U-tube bundle) molto usato perch poco costoso, non essendoci il
distributore posteriore e avendo solo due flange che racchiudono la piastra
tubiera stazionaria; compensa quindi il costo per la piegatura dei tubi.
Tipo U
Consente di estrarre facilmente il fascio tubiero per la pulizia del mantello e di compensare
naturalmente le dilatazioni termiche differenziali fra tubi e mantello. Non pu per essere
usato quando richiesta la pulizia meccanica dei tubi.
La tabella N-1.2 degli standard TEMA raccoglie tutte le possibili tipologie per ciascuna sezione
dello scambiatore.
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Il tipo K, come detto, esclusivamente adottato per i ribollitori con separazione di fase
liquido - vapore.
Per i ribollitori a termosifone orizzontali sono preferiti i mantelli tipo G o H per la migliore
efficienza termodinamica, ma anche i tipi E, J12 e X, per grandi dimensioni e portate di
circolazione. In particolare questultima tipologia permette, con lutilizzo dei diaframmi
verticali, una corretta supportazione dei tubi.
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per pressioni sufficientemente alte, il pi efficiente tipo E, per poi preferire il tipo J21 a basse
pressioni e perdite di carico ridotte.
La condensazione a volte operata nel lato tubi. In tal caso preferibile utilizzare fasci
tubieri a U per evitare la separazione liquido vapore in una zona chiusa come quella del
distributore posteriore.
Per condensazioni a basse pressioni molto usato il tipo X, che pu trattare elevatissimi
volumi di fluido mantenendo basse perdite di carico grazie alla grande area di passaggio
(diametro * lunghezza dei tubi). Per questo tutti i condensatori di vapore esausto sotto vuoto
proveniente dalle turbine sono di questo tipo.
Il fluido che prevede lutilizzo di materiali pregiati (acciai inossidabili, austenitici e duplex,
leghe di rame e nichel, titanio, etc.) deve essere collocato, per ovvi motivi di costo, nel lato
tubi. Ci si limita in tal modo allutilizzo del materiale pregiato per i soli tubi, mentre i
distributori possono essere realizzati, sempre per contenere i costi, impiegando il materiale
pregiato solo come rivestimento (cladding, weld deposit, etc.).
Se il fluido ha una viscosit superiore ai 7-10 cP, di regola deve essere posto nel mantello,
dove il coefficiente di scambio decisamente pi elevato. Se invece, per facilit di pulizia o
per necessit avendo dei materiali pregiati, sia messo lato tubi, occorre tener conto che con
una viscosit compresa tra 4 e 7 cP il coefficiente di scambio lato tubi crolla a valori
bassissimi. Questo pu essere parzialmente evitato qualora siano consentite elevate perdite
di carico (1-2 bar per corpo), in modo da realizzare una velocit sufficientemente alta da
sviluppare un moto turbolento e quindi un buon coefficiente di scambio.
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Un fluido sporcante nel lato mantello, se richiede la pulizia meccanica, necessita limpiego di
fasci tubieri estraibili con passo quadrato dei tubi.
Per i fluidi puliti per i quali sufficiente una pulizia chimica, possibile utilizzare scambiatori
con piastre tubiere fisse non smontabili con passo di tubi triangolare, mettendo il fluido lato
mantello o scambiatori con tubi a U.
Lacqua di raffreddamento generalmente messa nei tubi, sia per la facilit di pulizia sia per
evitare zone morte lato mantello, dove pi facilitato il deposito del fouling e con esso la
possibilit di corrosione.
I fluidi a elevate pressioni di progetto sono solitamente ubicati nel lato tubi. In questo modo
lelevato spessore richiesto per il contenimento della pressione applicato al solo
distributore e non a tutto il mantello con notevole risparmio.
Ad altissime pressioni pu essere conveniente, come gi visto, la testata tipo D e, se
consentito dal tipo di pulizia richiesta, lutilizzo di tubi a U per risparmiare un distributore di
ritorno pesante e costoso.
Gli scambiatori tipo F con due passaggi nel mantello hanno una limitazione di tipo
meccanico, a causa della pressione differenziale che si esercita sul diaframma longitudinale
per effetto delle perdite di carico al lato mantello. Una regola abbastanza generale limita
lutilizzo di tali mantelli quando le perdite di carico superano gli 0,5-0,7 barg.
Gli scambiatori con piastre tubiere fisse possono presentare notevoli inconvenienti
progettuali e difficolt meccaniche costruttive. Proprio perch fascio tubiero e mantello sono
solidali, costituiscono un ostacolo alla compensazione delle differenti dilatazioni termiche dei
tubi e del mantello. Oltre certi valori necessario prevedere un compensatore di dilatazione
(generalmente realizzato con una o pi onde saldate al mantello), che, muovendosi
assialmente, riduce ed elimina gli sforzi che agiscono sulle giunzioni tubi-piastra tubiera,
evitandone la rottura.
Il dimensionamento del compensatore di dilatazione (posizione N.14 nella figura N-2 degli
standard TEMA in uno scambiatore BEM, riportata in figura 2), che pur sempre un
elemento di debolezza meccanica, comporta la conoscenza di molti parametri:
- Le condizioni estreme per le temperature di funzionamento, solitamente legate a condizioni
di processo transitorie (mancanza dacqua, start-up, scatto di una valvola di sicurezza, etc.),
tutte difficili da quantificare;
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- Il calcolo delle temperature di parete del mantello e dei tubi, che sono funzione dei
coefficienti di scambio e del fattore di sporcamento dei fluidi.
- Il numero di cicli necessari per eseguire unanalisi a fatica.
Figura 2
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2.3. Fouling
Il fouling o sporcamento, sia lato tubi sia lato mantello, uno dei fenomeni pi importanti che
influenzano in maniera significativa la scelta e il dimensionamento degli scambiatori.
Il fouling il deposito di un certo spessore di sedimenti e particelle solide sulla superficie, che
impedisce lo scambio termico e incrementa le perdite di carico attraverso lo scambiatore.
Il fouling allinterno dei tubi provoca una
riduzione
dellarea
(esagerata
nella
di
passaggio
figura
3),
con
(figura
b),
perch
fluidi
Figura 3
Al lato mantello le problematiche generate dal fouling possono essere anche pi gravi: il
deposito pu ridurre la distanza fra tubo e tubo con il conseguente aumento della velocit del
fluido, che pu generare vibrazioni cos ampie da portare i tubi alla rottura.
I meccanismi e le cause del fouling sono disparati:
- Sedimentazione di particelle solide trasportate dal fluido (sabbia, ruggine, fanghi...);
- Crescita biologica, dovuta ai batteri naturalmente presenti nelle acque;
- Coking, deposito di particelle carboniose, tipico dei processi di trattamento idrocarburi ad alta
temperatura;
- Cristallizzazione dei sali insolubili nel fluido. In particolare la precipitazione dei carbonati nelle
acque di raffreddamento, che tanto maggiore quanto pi alta la temperatura di pelle;
- Congelamento del fluido, tipicamente negli scambiatori preposti ai processi criogenici.
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consentire il funzionamento dello scambiatore alle condizioni progettuali anche dopo un periodo
relativamente lungo, per evitare frequenti e costose fermate dellimpianto per la sua pulizia.
La scelta di un adeguato fouling factor ha forti implicazioni economiche e deve pertanto essere
eseguita in modo oculato. Infatti, a volte il coefficiente globale di scambio sporco pu risultare
la met di quello pulito, raddoppiando di conseguenza la superficie richiesta per lo scambio
termico.
Solitamente i fouling factors sono definiti nei documenti generali di impianto da parte del
committente, proprio perch i criteri di pulibilit devono essere fissati dai proprietari
dellimpianto. In mancanza di questo, i fouling factor potranno essere stabiliti facendo
riferimento alle specifiche TEMA; in esso sono indicati valori standard in funzione del tipo di
fluido, delle temperature operative e della velocit. Fra gli altri criteri che si possono adottare, si
ricorda lo standard Shell DEP (Design and Engineering Practice), che li classifica anche in
funzione del tipo di impianto.
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2.4. Overdesign
Il fouling factor rappresenta, come gi detto, una condizione progettuale, fissata per tener conto
del decadimento funzionale dellapparecchiatura nel tempo. Non deve essere confuso con il
margine di overdesign, che fissato per considerare veri e propri margini progettuali di
sicurezza o funzionali.
Loverdesign pu essere definito modi differenti.
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al paragrafo RCB-2.1 dello standard TEMA: 96 (2438 mm), 120 (3048 mm), 144 (3658 mm)
192 (4877 mm) e 240 (6096 mm). Gli standard TEMA permettono luso di altre lunghezze,
pertanto possibile adottare multipli e sottomultipli di metro.
E consentito utilizzare tubi pi lunghi nel rispetto dalle dimensioni di ingombro ammissibili ed in
assenza di limitazioni precise nelle specifiche generali di impianto. Tubi pi lunghi portano a
soluzioni meno costose ed alla riduzione del numero di corpi da installare.
La lunghezza massima adottabile nel calcolo di uno scambiatore legata alla disponibilit sul
mercato; in generale essa limitata a 20-22 m.
Figura 4
vibrazionali, poich la velocit di attraversamento del fascio tubiero minore rispetto al passo
quadrato diritto (maggiore area di passaggio nella direzione del flusso).
Il passo triangolare a 30 sicuramente il pi usato perch, a parit di superficie di scambio e
quindi di numero di tubi, determina un diametro del mantello minore e quindi un minore costo
(maggior impaccamento geometrico). Non per pulibile meccanicamente e pertanto non pu
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tubiera
(grooves).
Si
utilizza
un
apposito
Figura 5
tuttavia rispettare certi limiti dettati da criteri di buona ingegneria, in mancanza di precise
indicazioni riportate nelle specifiche generali dimpianto.
Non possibile eseguire la giunzione dei tubi alla piastra tubiera mediante mandrinatura
quando:
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In questi casi la giunzione dei tubi alla piastra tubiera deve essere realizzata mediante
saldatura di forza (strength weld), seguita da una leggera espansione del tubo senza provocare
la laminazione del tubo stesso.
Non inoltre consigliabile eseguire la giunzione dei tubi alla piastra tubiera mediante sola
mandrinatura quando:
assolutamente necessario evitare che i fluidi dei due lati vengano a contatto
In questi casi, la giunzione dei tubi alla piastra tubiera deve essere realizzata mediante
saldatura di tenuta (seal weld) seguita da una mandrinatura del tubo, avendo cura di non
provocare lallungamento nella direzione della saldatura.
di
pi
passaggi
si
numero
la
disposizione
MOD/GEN-02i Rev 01
Figura 6
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Figura 7
Si noti che in alcuni casi non possibile (in particolare per i tubi a U) mantenere i bocchelli di
ingresso ed uscita in asse, configurazione che faciliterebbe il drenaggio dello scambiatore in
fermata. Si pu ovviare allinconveniente installando dei tappi per il drenaggio della zona morta
del distributore o realizzando delle apposite sagomature del setto verticale.
fine di
transfer
enhancement
Esistono
sul
mercato
Figura 8
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realizzando
cos
un
flusso
Figura 9
anche
se
quelli
pi
si
ottengono
per
Figura 10
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I tubi basso alettati sono utilizzati quando il coefficiente di scambio termico risulta molto basso,
come normalmente accade per i gas e per i liquidi viscosi. Grazie allincremento di superficie
ottenibile con le alette (da 3 a 5 volte) si pu ridurre drasticamente il numero dei tubi da
installare e quindi le dimensioni dello scambiatore, compensando cos il maggior costo dei tubi
stessi. I tubi basso alettati tendono tuttavia a sporcarsi facilmente fra le alette; per questo
devono essere utilizzati per fluidi puliti come aria e oli refrigeranti viscosi.
FLUSSO LONGITUDINALE
Figura 11
che obbligano il fluido a muoversi in un percorso a zig-zag, tanto pi stretto quanto pi piccolo
il passo fra un diaframma e laltro. Hanno linconveniente di creare zone morte (in nero in
figura 11) soprattutto se non sono ben progettati.
La seconda categoria, invece, riguarda diaframmi realizzati utilizzando delle strutture assai pi
complicate dei diaframmi segmentali, tutte coperte da brevetti e licenze, che permettono il
sostegno dei tubi e generano turbolenza. Inoltre sviluppano per il fluido un percorso puramente
longitudinale nel mantello ne segue una maggiore efficienza per lassenza delle zone morte.
Diaframmi segmentali
Sono dei dischi forati per sostenere i tubi e tagliati orizzontalmente o verticalmente.
Il fluido obbligato a passare nelle zone vuote (windows) per invertire la direzione del flusso e
attraversare di nuovo il fascio tubiero (bundle cross). Il design studiato in modo che il fluido
percorra il massimo numero di cross, riducendo la distanza fra i diaframmi, compatibilmente
con le perdite di carico ammissibili.
I tipi pi comuni sono:
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Figura 12
Figura 13
utilizzato per grandi volumi di fluido, come nel caso di condensazione a bassa pressione e
basse perdite di carico. I diaframmi doppio segmento, grazie alla migliore supportazione dei
tubi ottenibile con passi diaframmi pi piccoli, possono risolvere in alcuni casi anche i
problemi vibrazionali del fascio tubiero. La minore velocit si attraversamento del fascio
penalizza per il coefficiente di scambio.
utilizzano
principalmente
per
risolvere
problemi
Figura 14
come negli altri casi: i tubi risultano molto pi bloccati. Un ulteriore supporto realizzabile
ponendo in mezzo ai due diaframmi segmentali un altro diaframma senza entrambe le
finestre (intermediate support plate).
Disco/anello
(disk
fluidodinamicamente
and
molto
doughnut,
simili
ai
figura
15).
diaframmi
Sono
doppio
Figura 15
Diaframmi interi: sono dei semplici supporti del fascio tubiero, installati nei ribollitori K
(Kettle) e negli scambiatori in cross flow tipo X. Sono inoltre utilizzati per supportare la testa
flottante di tipo S, e le curve dei tubi a U per evitare dannose vibrazioni.
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Helical e double-helical baffles (figura 16), che sono realizzati con settori di diaframmi
inclinati in grado di imprimere al fluido un moto elicoidale.
Rod Baffles, Square-one grid ed EM baffles (figura 17), che sono delle strutture a griglia,
realizzate con piatti o tiranti.
Figura 17
Figura 16
(baffle
cut).
sempre
specificato
come
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Figura 18
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Il passo dei diaframmi (baffle pitch) la distanza tra due diaframmi successivi. Lo standard
TEMA prescrive che il valore minimo sia il maggiore fra 1/5 del diametro interno del mantello e
2 (50 mm); non danno invece un valore massimo per il passo, ma limitano, per motivi
meccanici e vibrazionali, la massima lunghezza non supportata. Questa il doppio del passo
dei diaframmi nella zona centrale dello scambiatore; nelle zone di ingresso e uscita, invece,
pari al passo dei diaframmi pi la distanza fra il diaframma e la piastra tubiera (in generale
queste due ultime lunghezze sono le maggiori).
La scelta del taglio e del passo diaframmi deve essere ben ponderata. In generale,
pi piccolo il taglio, maggiore sar il coefficiente di scambio perch il numero di file di tubi
attraversate durante il cross sar maggiore. Tuttavia, come si vede nella figura 19, a tagli
troppo stretti con passi ampi o tagli larghi con passi stretti, le zone morte tendono ad
aumentare, formando vortici (eddies).
Figura 19
Come si vedr, i modelli adottati dai moderni programmi di simulazione e calcolo permettono
lottimizzazione della scelta di questi due parametri.
Generalmente il passo scelto mantenuto costante per tutta la lunghezza dello scambiatore. E
per possibile utilizzare diaframmi a passo variabile per ottimizzare il funzionamento dello
scambiatore, soprattutto in condensatori a bassa pressione per seguire, con la riduzione del
passo dei diaframmi, la diminuzione del volume di
vapore e mantenere quindi una velocit sostenuta.
Lorientamento del taglio dei diaframmi pu essere
perpendicolare allasse del bocchello in ingresso
(perpendicular cut) o parallelo (parallel cut). Lo
standard TEMA, riferendosi a scambiatori orizzontali
con bocchelli sopra e sotto il mantello, li definisce
rispettivamente horizontal e vertical. tuttavia
preferibile usare la prima definizione, in quanto evita
Perpendicular Cut
Figura 20
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Parallel Cut
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Figura 21
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B attraversa il fascio (cross flow fraction); il pi utile allo scambio termico perch il moto
del fluido perpendicolare ai tubi; deve pertanto essere massimizzato. Il valore minimo da
raggiungere per un buon design dovrebbe essere pari al 40% del flusso totale.
C il by-pass tra fascio tubiero e mantello (scorre attorno al fascio); dovuto alla
differenza fra il diametro interno del mantello (I.D.) e il diametro esterno del fascio (O.T.L.
Outside Tube Limit). un flusso dannoso poich, non entrando in contatto con i tubi, non
interviene nello scambio termico.
HTRI
(Heat
Transfer
Research
di
uguagliando
Tinker-Palen-Taborek:
le
perdite
di
carico
iterativo
le
singole
portate,
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Figura 23
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Figura 24
figura 25): si impiegano per bloccare il by-pass F. Il loro diametro dipende dallo spazio
lasciato dai setti di partizione.
Figura 25
La riduzione delle tolleranze possibile, tenendo comunque conto dei limiti imposti dalle
esigenze costruttive.
La tolleranza diametrale fra tubo e diaframma, secondo gli standard TEMA 0,8 mm per tubi
con lunghezza non supportata inferiore a 914 mm, pu essere facilmente ridotta con le
odierne tecnologie di fabbricazione a 0,4 mm. Si agisce cos sul by-pass A. Valori inferiori
non sono realizzabili, perch diventa difficile linserimento dei tubi nei diaframmi per tutta la
lunghezza del fascio tubiero.
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La tolleranza diametrale tra diaframma e mantello, fissata dallo standard TEMA in funzione
del diametro del mantello, tiene conto dellovalizzazione
del mantello in fase di calandratura ed necessaria per
consentire linserimento agevole del fascio tubiero.
Questa tolleranza non pu essere ridotta, quindi il bypass E praticamente inevitabile.
Figura 26
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Figura 27
non
essere
pi
giustificabile
Figura 28
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da
raffreddare
aumenta
la
velocit
si
mantiene
la
turbolenza desiderata.
Il caso opposto si presenta quando si voglia
preriscaldare un liquido per poi vaporizzarlo: i
Figura 28
primi passaggi avranno meno tubi per mantenere unalta velocit, gli altri avranno un maggior
numero di tubi per far fronte allaumento di volume causato dallevaporazione.
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una
differenza
di
pressione
Figura 29
smorzamento,
damping.
La
fattori
calcola
lampiezza
di
La terza e pi importante verifica considera linstabilit fluidoelastica del tubo dovuta alla
spinta generata dalla velocit del flusso (figura
31). Quando lenergia fornita al tubo non riesce
a essere dissipata dallo smorzamento elastico,
Flow
Figura 30
Unaltra analisi da eseguire, che spesso pu creare problemi per fluidi gassosi in
scambiatori di grandi dimensioni, la verifica delle vibrazioni dovute a fenomeni acustici.
Consiste nel confrontare la frequenza generata dei vortex shedding con la frequenza
naturale del mantello, che agisce da cassa di risonanza. Questo tipo di analisi utile anche
per gli studi di inquinamento acustico.
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Nei primi tre casi la soluzione dei problemi vibrazionali consiste nel migliorare la supportazione
dei tubi riducendo la lunghezza non supportata (utilizzo di diaframmi double-segmental, NTIW
con diaframmi intermedi di supporto, la scelta di un passo tubi 45) e se necessario
prevedendo degli appositi supporti dei tubi nelle zone critiche, come quelle sotto i bocchelli e
nelle curve degli scambiatori con tubi a U.
Per quanto riguarda le vibrazioni
acustiche,
ridotte
esse
possono
spezzando
naturale,
con
la
essere
frequenza
lintroduzione
nel
essere
casuale,
ma
deve
numero
possibile
di
Figura 31
rischio di risonanza.
I simulatori svolgono tutte queste analisi in pi zone dello scambiatore: ingresso, centro, uscita
e nelle zone sotto i bocchelli (bundle entrance/exit) in modo piuttosto conservativo (HTRI
considera valori massimi ammissibili pari all80% dei valori stabiliti da TEMA). Se il design si
dimostra, secondo il metodo previsionale, vibration-free, le probabilit di rottura dei tubi per
vibrazione saranno sicuramente molto limitate.
importante invece rilevare che spesso le rotture per vibrazione possono essere dovute a
variazioni transitorie delle condizioni di progetto. Ad esempio, nei circuiti di raffreddamento con
acqua spesso succede che le portate possano raggiungere valori doppi di quelli specificati: in
questo caso sarebbe opportuno che fossero definite a priori in fase progettuale, non per il
dimensionamento delle superfici ma per la verifica vibrazionale dello scambiatore.
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3. DESIGN TERMODINAMICO
In questa parte della trattazione, oltre a fornire alcune nozioni semplificate di fluidodinamica che
possono essere utili per la comprensione dei meccanismi che stanno alla base dello scambio
termico, si vuole anche dare la possibilit di eseguire dei calcoli semplificati, che consentano
una stima preliminare della superficie e del numero dei corpi necessari per realizzare lo
scambio termico richiesto.
Si vedr come calcolare un bilancio termico e verificare la completezza e la congruenza dei dati
di processo, come ottimizzare, agendo sui parametri geometrici, coefficienti di scambio e come
calcolare il CMTD partendo dalle temperature iniziali e finali.
Q = U * A * CMTD
[W]
(1)
Dove
Q = potenza scambiata (duty)
A = superficie di scambio
CMTD = media logaritmica corretta delle differenze di temperatura dei due fluidi
U = coefficiente globale di scambio termico
Q = M * C * (T1 T2 ) = m * c * (t 2 t1 )
[W]
Dove
M = portata massiva del fluido caldo
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(2)
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U=
1
1
s*D
D
D
+ fs +
+ ft +
he
k * Dln d
d * hi
[W/(m2*C)]
(3)
Dove
he e hi = coefficienti di adduzione esterno e interno
fs e ft = fattori di sporcamento lato mantello e lato tubi
s = spessore della parete del tubo
k = conducibilit termica della parete del tubo (dipende quindi dal materiale)
D, d e Dln = diametri esterno, interno e logaritmico del tubo ( Dln =
Dd
)
D
log( )
d
[m]
(4)
Il calcolo dei coefficienti di adduzione strettamente legato al movimento dei fluidi, pertanto di
fondamentale importanza conoscere come i fluidi si muovano, sia nel mantello sia nei tubi.
Occorre puntualizzare che il moto fluidodinamico un fenomeno statistico, perch ogni
particella libera di muoversi in ogni direzione; pertanto qualunque sua analisi non potr mai
basarsi su calcoli esatti, ma potr essere svolta solo attraverso valori medi e relazioni
empiriche.
Un primo parametro per lanalisi del moto il numero adimensionale di Reynolds, attraverso il
quale si pu gi definire se il moto laminare (senza rimescolamento di fluido), turbolento (con
vortici e quindi rimescolamento) o di transizione (nella fase di formazione dei vortici).
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Re =
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* v * Dh
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(5)
Dove
v = velocit del fluido
[m/s]
[kg/m3]
= viscosit dinamica
[kg/(ms)]
4 * A passaggio
Pbagnato
[m]
(6)
Figura 32
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Nella zona compresa fra questi casi limite si ha la situazione intermedia, di transizione. Il
coefficiente di scambio varia velocemente con Re, a volte pi che linearmente (figura 34).
Figura 33
Pr =
cp *
k
(7)
Dove
cp = calore specifico
k = conducibilit termica del fluido
Per fluidi gassosi il numero di Prandtl un valore circa costante: 0,75.
he e hi negli scambiatori si calcolano tenendo conto di entrambi questi parametri, del tipo di
moto, della posizione nello scambiatore (tubo o mantello), attraverso il numero di Nusselt, Nu.
Le formule generali, valide sia per il lato tubi sia per il lato mantello, sono:
Nu =
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h*D
k
(8)
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Nu = * Re Pr * (
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)
w
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(9)
Dove
= viscosit del fluido
w = viscosit del fluido sulla parete
, , , = coefficienti empirici che dipendono dalla turbolenza del moto, dalla posizione del
fluido e dalla geometria del sistema.
Ad esempio per il moto turbolento nei tubi:
hi = 0.025 *
[W/(m2K)]
(10)
[W/(m2K)]
(11)
[W/(m2K)]
(12)
k
D
Per il lato mantello (con riferimento al puro cross-flow nel fascio tubiero):
1
he =
k
* 0.156 * Re 0.6 * Pr 3
Dh
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In
tale
caso
conveniente
viscoso
molto
mettere
nel
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Pag.
pi
il
fluido
mantello,
dove
di
Reynolds,
infatti,
ancora
decisamente
laminare.
La presenza di altri tubi dietro al
Figura 34
primo (come succede in un fascio) provoca una turbolenza ancora maggiore nella scia.
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p = 2 * f * (
L * NP
) * ( * v 2 )
d
[bar]
(13)
Dove
f = fattore di attrito (lato tubi)
L = lunghezza dei tubi
d = diametro interno dei tubi
NP = numero di passaggi (L*NP la lunghezza percorsa dal fluido).
Il fattore di attrito f (numero di Fanning) dipende dalla rugosit del tubo e dal tipo di moto. Le
equazioni pi usate per tubi cilindrici sono:
f =
16
per il moto laminare
Re
(14)
(15)
Si noti che le perdite di carico dipendono dal quadrato della velocit; al raddoppiare del numero
di passaggi diventano doppie la velocit e doppia la lunghezza percorsa, pertanto le perdite di
carico variano con il cubo del numero di passaggi.
Inoltre, al raddoppiare del diametro interno dei tubi, la velocit si riduce a un quarto: le perdite di
carico variano quindi con la quinta potenza inversa del diametro stesso.
Tutto questo pu essere utilizzato per ottimizzare il coefficiente di scambio quando si cerca di
aumentare la velocit del fluido incrementando il numero di passaggi senza superare le perdite
di carico ammissibili. Per questo, lincremento del numero di passaggi deve essere mitigato, se
necessario, dallincremento del diametro del tubo adottato.
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p = *
v 2 Ds
*
* ( NB + 1) * f
2 Dh
[KPa o bar]
(16)
Dove:
f = 1.69 * Re 0.188
(17)
NB = numero dei diaframmi (NB+1 il numero di attraversamenti cross del fascio tubiero).
Similmente al lato tubi, si osserva che le perdite di carico dipendono dal numero di
attraversamenti e quindi dalla lunghezza percorsa, in modo quadratico dalla velocit e
globalmente dalla terza potenza inversa del diametro del mantello.
Le perdite di carico sono inversamente proporzionali alla densit, perch essa entra
direttamente come parametro lineare, ma indirettamente al denominatore nel calcolo della
velocit (e quindi al quadrato).
Se per il lato tubi la massimizzazione del coefficiente di scambio e lottimizzazione dei costi si
ottengono principalmente attraverso lincremento del numero di passaggi, al lato mantello esse
sono raggiunte adottando la massima lunghezza dei tubi compatibilmente alle dimensioni di
ingombro. Infatti una lunghezza maggiore, a parit di superficie, riduce il numero dei tubi, il
diametro del mantello e il numero dei corpi.
Per rispettare le perdite di carico ammissibili si pu poi operare adottando un passo dei
diaframmi pi ampio, con un minor numero di attraversamenti e di lunghezza percorsa. Tale
soluzione deve in ogni caso rispettare le prescrizioni dello standard TEMA e le verifiche
vibrazionali.
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Materiali: il tipo di materiali da adottare per entrambi i lati, tenendo conto delle esigenze
chimiche e di processo (ad esempio la corrosivit).
Dimensioni delle linee di ingresso e uscita ed eventuali esigenze per il loro collegamento.
Pu essere molto utile conoscere anche le dimensioni ammissibili di ingombro, per
ottimizzare lo scambiatore sfruttando al massimo gli spazi disponibili.
La verifica del bilancio termico in questo caso complicata dal passaggio di fase.
Il calore scambiato totale dato dalla somma dei calori sensibili di raffreddamento/
riscaldamento della fase liquida/vapore e dal calore di evaporazione/condensazione:
[W]
(18)
Dove
Qsv = calore sensibile del gas = portata media della fase vapore * T * cpv,medio
Qsl = calore sensibile del liquido = portata media della fase vapore * T * cpl,medio
Q = calore di evap/cond = portata di fluido evaporato/condensato * calore latente
Il bilancio termico verificato quando, evidentemente, il calore scambiato calcolato corrisponde
a quello fornito nei dati di processo.
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230
di
punti
di
inizio
180
Temperatura (C)
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Dew Point
130
80
30
0,00
0,50
intervalli
sufficientemente
1,00
1,50
2,00
2,50
3,00
3,50
4,00
Figura 35
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Q = U * A * CMTD
Si evince che per determinare la superficie di scambio necessario calcolare il parametro
CMTD, definito come media logaritmica corretta delle differenze di temperatura.
Il grafico alla figura 37 mostra
landamento delle temperature in
funzione del calore scambiato in
controcorrente pura, che significa
che in ogni parte dello scambiatore
un fluido si muove in senso opposto
allaltro. il profilo di temperatura
ideale, che minimizza larea di
scambio.
In questo caso definibile la media
logaritmica
delle
differenze
di
temperature estreme:
Figura 36
LMTD =
Thot Tcold
T
log( hot )
Tcold
[C]
(19)
Thot = T1 t 2
[C]
(20)
Tcold = T2 t1
[C]
(21)
Dove
LMTD non pu essere usato nellequazione (1) quando si hanno configurazioni diverse dalla
controcorrente pura, in particolare se si hanno pi passaggi nei tubi e/o nel mantello; occorre in
questi casi introdurre un fattore di correzione Ft cosicch:
CMTD = Ft * LMTD
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[C]
(22)
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Il fattore di correzione varia tra 0 e 1 e pu essere calcolato, con formule specifiche per ogni
tipologia, o trovato dai grafici, in funzione di due valori adimensionali R e P:
R=
T1 T2
t 2 t1
P =
t 2 t1
T1 t1
(23), (24)
In cui T1, T2, t1 e t2 sono le temperature di ingresso e uscita dei due fluidi, gi definite in
precedenza.
CMTD sar sicuramente minore di LMTD: questo evidente se si considerano i profili di
temperatura di uno scambiatore a un passaggio lato mantello e due passaggi lato tubi (nella
figura 38, in funzione della posizione nello scambiatore).
Il primo passaggio in controcorrente pura, quindi scambia al meglio; durante il secondo
passaggio, tuttavia, i due fluidi scorrono nello stesso verso, condizione detta in equicorrente.
In questa configurazione lo scambio
penalizzato, e le equazioni ne
devono tenere conto attraverso Ft.
Si
riporta
un
semplice
esempio
numerico:
T1 = 300 C;
T2 = 200 C;
t1 = 100 C;
t2 = 180 C;
LMTD = 109.7 C;
P = 0,4;
R = 1,25;
Figura 38
MOD/GEN-02i Rev 01
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Sempre osservando questo grafico delle temperature, evidente che in uno scambiatore con
un passaggio nel mantello e due o pi passaggi nei tubi la temperatura di uscita del fluido
freddo non pu mai superare la temperatura di uscita del fluido caldo (in caso contrario si
violerebbe il primo principio della termodinamica). Tale fenomeno definito come temperature
cross e corrisponde a un fattore di correzione di 0,8.
In realt possibile superare il cross delle temperature, collegando in modo opportuno i
bocchelli di ingresso e uscita (vedi grafici in figura 40), ma con la limitazione che non risulti un
fattore di correzione Ft inferiore a 0,75. Questa regola empirica garantisce di non ottenere in
nessun punto dello scambiatore uninversione delle differenze di temperatura, che appunto
contraria al primo principio della termodinamica.
In ogni caso, lutilizzo di scambiatori oltre il cross implica un accurato controllo da parte del
progettista in fase esecutiva dei disegni costruttivi dello scambiatore e della sua installazione
nellimpianto. Per questo il punto di cross considerato prudenzialmente come situazione
limite.
Inversione
Figura 39
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500.0
5 CORPI IN SERIE
450.0
400.0
Temperatura (C)
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350.0
Dew point
300.0
250.0
200.0
Dew point
150.0
100.0
0.0000
10.0000
20.0000
30.0000
40.0000
50.0000
60.0000
Figura 40
Un semplice sistema grafico mostra, tramite una scaletta, il numero di corpi necessari per
realizzare il recupero termico desiderato (figura 41). Ogni gradino rappresenta uno scambiatore
al cross. cos possibile, senza procedere al calcolo dettagliato, avere unidea sufficientemente
precisa della fattibilit e delleconomicit della scelta operata.
Questo metodo grafico pu essere utile anche per la determinazione del numero di corpi
necessari in un sistema di preriscaldamento che utilizza molteplici fluidi caldi (treni di
scambiatori,in figura 42).
Anche in questo caso, facile controllare se la scelta operata per la temperatura finale di
riscaldamento sia economica, troppo esasperata o addirittura irrealizzabile.
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Figura 41
Il numero di corpi definitivo deve comunque essere verificato in fase di design termodinamico di
dettaglio, controllando con un calcolo a convergenza su ogni corpo che le temperature al cross
ipotizzate siano effettivamente realizzate per ogni scambiatore.
Quando gli andamenti delle temperature con il calore scambiato sono fortemente non lineari
(presenza di bubble o dew point), il calcolo di un unico MTD non potr essere preciso.
Si pu arrivare a una stima migliore con il calcolo pesato del MTD a zone: lo scambiatore
suddiviso in pi settori, solitamente in corrispondenza dei punti di discontinuit e per ridurre
lerrore dellapprossimazione lineare. LMTD pesato dato da:
LMTD pesato =
Dove
N = Numero di zone
Qi = calore scambiato nella zona i
LMTDi = Media logaritmica nella zona i
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Qtotale
Qi
i LMTD
i
N
[C]
(25)
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Figura 42
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questo fenomeno, ma, in ogni caso, per un design prudenziale bene rispettare alcune regole
di buona ingegneria.
Per gli scambiatori in controcorrente pura (due passaggi nel mantello e due passaggi lato tubi)
occorre scegliere le temperature in modo che il CMTD sia superiore a 20-25 C. Infatti, uno
scambiatore con un basso CMTD sar facilmente influenzabile da by-pass, anche piccoli.
Per uno scambiatore con quattro o pi passaggi nei tubi occorre mantenere un margine rispetto
al cross di temperatura. Un buon criterio di verificare che il fattore di correzione Ft non sia
inferiore a 0,85.
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4. CONDENSAZIONE
4.1. Fluidi puri
La condensazione una transizione di fase dalla fase gassosa a quella liquida di una sostanza.
Tale trasformazione pu essere eseguita a temperatura costante, per compressione solo se la
temperatura del gas inferiore a quella critica, oppure per raffreddamento con una fonte
esterna in qualunque caso.
Per
un
fluido
puro
la
Ti
Tw
una
superficie
temperatura
minore;
una
sulla
di
questo
film
di
determinare
il
stesso, hcf.
Il regime di moto del film pu essere laminare o turbolento, in funzione delle forze che su esso
agiscono: la gravit Fg e la forza di taglio Fs (shear), generata dal moto del vapore, entrambe
bilanciate dalladesione del liquido sulla superficie condensante Fw.
Il flusso termico q legato alla temperatura di interfaccia liquido vapore TI (nel caso di fluido
puro la T di condensazione) e la temperatura di parete Tw:
q = hcf * (TI Tw )
[W/m2]
(26)
importante notare che tanto pi piccolo lo spessore del film, tanto maggiore sar il
coefficiente di scambio termico.
La velocit del vapore gioca quindi un ruolo importante, poich alte velocit permettono di
aumentare la turbolenza del film di liquido e il suo coefficiente di scambio e permettono di
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4.2. Miscele
In presenza di miscele o di incondensabili, la temperatura di saturazione varia durante la
condensazione e quindi, per condensare tutti i componenti della miscela occorre procedere
anche al raffreddamento di tutto il fluido da una temperatura iniziale (Tdew), dove condensa il
componente pi leggero, ad una finale per quello pi pesante (Tbubble).
Si pu parlare pertanto di range di temperatura di condensazione.
In questo caso il coefficiente globale di scambio termico non dipende solo dal coefficiente di
film, ma deve tenere conto del fatto che per continuare la condensazione si deve anche
raffreddare tutta la miscela bifase, in particolare la fase con coefficiente di scambio pi basso,
cio il vapore.
Unequazione semplificata per la condensazione di una miscela :
1
1
1
=
+
hc hcf hv
(27)
hv = hsv * (1 + d )
[W/(m2C)]
(28)
Dove
d una funzione del calore scambiato totale e del calore sensibile di raffreddamento del
vapore (Eq. 17) e hsv il coefficiente convettivo del calore sensibile del vapore.
d = f (
Qtot Qsv
)
Qsv
(29)
Lequazione (27) mostra che il coefficiente di condensazione globale di fase mista hc minore
del coefficiente del film hcf, perch alla sua resistenza si aggiunge quella relativa al coefficiente
di scambio del vapore hv.
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Per il coefficiente del vapore hv, le equazioni (28) e (29) mostrano che esso dipende dal
coefficiente hsv, generalmente molto basso per effetto della limitata conducibilit termica dei
gas, e dal calore sensibile da asportare Qsv, che sempre proporzionale al range di
temperatura di condensazione. Quanto maggiore il calore sensibile, tanto minore risulta d ed
i coefficienti hv ed hc.
Tutto questo evidenzia, in buona sostanza, che il coefficiente di condensazione tanto pi
basso quanto pi grande il range di condensazione del fluido. Questo spiega anche perch
molto pi facile condensare fluidi puri rispetto a fluidi puri con incondensabili o rispetto a
miscele di idrocarburi.
Il coefficiente hsv poi funzione della velocit (infatti un coefficiente convettivo). Per questo le
perdite di carico ammissibili specificate sul data sheet di processo dovrebbero essere
ponderate attentamente, in modo da mantenere unalta velocit e migliorare lo scambio. Se per
condensazione isotermica di fluidi puri sono poco importanti, devono invece essere le pi ampie
possibili
per
elevati
range
di
condensazione.
Le
equazioni
presentate
sono
molto
In
tutti
gli
altri
casi,
la
dipendono
dal
titolo,
dalla
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soprattutto nei fluidi in cui una fase prevale sullaltra: goccioline nel vapore (mist) o bolle
disperse nel liquido (high velocity bubble flow).
Laltro tipo la condizione di flusso governato dalla gravit (gravity controlled), in cui le due fasi
tendono a separarsi per le loro diverse densit; hanno cos due velocit diverse con le stesse
perdite di carico (annular).
La comprensione dellandamento della fase mista importante per una corretta simulazione del
moto, per unadeguata scelta delle equazioni empiriche da usare e soprattutto per unanalisi
sulla pericolosit del moto per la struttura stessa dello scambiatore.
Fluidi con grandi masse di vapori trascinate dal liquido (slug bubbles) espongono il fascio
tubiero a problemi vibrazionali. Flussi di gocce in un vapore ad alta velocit provocano erosione
delle superfici. Moti instabili (intermedi fra due o pi tipologie) possono introdurre continue
oscillazioni di perdite di carico e di portata con risultati dannosi per lapparecchio.
I programmi di simulazione, in base a parametri legati alle propriet fisiche delle fasi e
geometriche, determinano in ogni parte dello scambiatore il tipo di moto che si instaura.
Possono cos adottare le equazioni pi corrette per le perdite di carico e i coefficienti di scambio
ed evidenziare quando le caratteristiche del moto porterebbero a situazioni non desiderabili.
Di facile consultazione, ad esempio, il grafico riportato in figura 46, mostrato dal programma
Figura 45
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[bar]
(30)
Dove:
Ptpm la perdita di carico per variazione della quantit di moto dovuta alla variazione della
velocit. Infatti durante la condensazione i volumi, e conseguentemente la velocit,
diminuiscono, la variazione della quantit di moto (massa * velocit) che ne deriva produce, per
il principio di Bernoulli, un incremento di pressione. Questo fenomeno, sicuramente trascurabile
alle alte pressioni, invece molto evidente per condensatori sotto vuoto, quando i volumi
specifici in gioco sono molto grandi.
Se per la condensazione rappresenta un guadagno di pressione, per levaporazione, dove i
volumi aumentano, significa una vera e propria perdita di carico.
Ptps il battente idrostatico, come densit della fase mista per laltezza della colonna. Per i
condensatori assolutamente trascurabile, mentre assume un ruolo determinante per i
ribollitori a termosifone.
Ptpf la perdita di carico per attrito ed calcolata in modo analogo al caso di fase singola,
perch i parametri rimangono gli stessi: velocit, Reynolds, dimensioni geometriche. Ci che
varia sensibilmente il valore della densit in fase mista, che deve essere calcolata come
media pesata del vapore e del liquido. Tale media dipende molto dal tipo di moto: omogeneo
(velocit delle due fasi identica) o disomogeneo.
In caso di moto omogeneo la densit facilmente calcolabile ed data dalla media volumetrica
delle fasi.
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tp = v * x + l * (1 x) =
ml + m v
ml m v
+
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[kg/m3]
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(31)
Dove:
v e l sono le densit delle fasi vapore e liquido rispettivamente.
mv e ml sono le portate massive delle due fasi.
x la frazione volumetrica di vapore.
Questa semplice formula fornisce valori in generale pi bassi della realt e quindi pi
conservativi nel calcolo del v2. Tali risultati possono essere utili nella verifica del
dimensionamento dei bocchelli e della tracciatura del fascio tubiero.
configurazione
pi
comunemente
usata
nei
scorre
verso
il
basso
insieme
al
(per
mezzo
di
una
valvola)
e
Figura 46
una configurazione molto usata nellindustria chimica anche per applicazioni sottovuoto, con
mantelli tipo E solitamente con piastre tubiere fisse; in casi particolari, per fluidi particolarmente
MOD/GEN-02i Rev 01
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sporcanti
non
pericolosi
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nel
mantello,
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questi
condensatori
verticali
lato
tubi
permettono
la
configurazione
pu
essere
usata
Figura 47
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Figura 48
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La scelta del tipo di mantello e dei diaframmi da utilizzare molto legata al volume del vapore
da condensare, e quindi alla sua pressione e alle perdite di carico assegnate.
Queste ultime poi sono generalmente basse, in particolare quando il fluido da condensare a
bassa pressione o sottovuoto. In questo caso la temperatura di condensazione, che dipende
dalla pressione operativa, si pu abbassare in maniera sensibile in funzione delle perdite di
carico. Ne risulta che maggiori perdite di carico portano a una riduzione del LMTD e a una
superficie maggiore.
Lesigenza di poter trattare
volumi molto differenti e
perdite
bassissime
di
pu
carico
essere
soddisfatta scegliendo in
modo opportuno il tipo di
mantello (E, J, X) e di
diaframmi
(single/double
Figura 49
segmental).
La prima configurazione da analizzare sempre la meno costosa: tipo E con diaframmi single
segmental. sicuramente la migliore se si in presenza di condensazione di miscele con largo
range di condensazione, perch massimizza la velocit del fluido e quindi si pu sfruttare
linfluenza della shear force per strappare il film di condensato.
I grandi volumi del vapore condensante e le basse perdite di carico ammissibili possono portare
a un passo dei diaframmi cos grande da generare problemi di supportazione e vibrazionali.
Linstallazione di diaframmi di tipo double segmental risolve questo problema.
Unulteriore riduzione delle perdite di carico si pu ottenere impiegando i mantelli tipo J21. I due
bocchelli di ingresso sono pi facilmente collegabili al mantello perch pi piccoli e le perdite di
carico (per met flusso e met lunghezza) si riducono a un ottavo a parit di passo dei
diaframmi. Combinato con diaframmi double segmental, il tipo J21 permette perdite di carico di
1/32 rispetto al tipo E con single segmental.
Nei condensatori non isotermici la riduzione del volume del vapore e conseguentemente della
sua velocit porta a una diminuzione della shear force e del coefficiente di scambio tra inizio e
fine condensazione. Pu essere utile in questo caso utilizzare dei diaframmi con passo
differenziato: la riduzione progressiva dellarea di passaggio permette il mantenimento della
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velocit del vapore lungo tutto lo scambiatore, il miglioramento del coefficiente di scambio e un
sensibile risparmio della superficie di scambio termica.
Spesso succede che le perdite di carico siano in gran parte localizzate nella zona di ingresso
nel fascio tubiero, a causa della strozzatura generata dallimpingement plate. Pu essere molto
utile in questo caso, per ottimizzare la distribuzione delle perdite e per ridurre la tracciatura
parzializzata del fascio, prevedere un vapor belt.
Per volumi veramente grandi come nel caso di condensatori sottovuoto delle turbine, da
adottare il tipo X, con uno o pi bocchelli di ingresso in parallelo. Le bassissime perdite di
carico possono essere rispettate grazie alla grande area di passaggio (tutta la lunghezza del
fascio per tutti gli spazi fra tubo e tubo, figura 51) e al singolo cross del fascio tubiero.
Il tipo X presenta il problema della distribuzione uniforme del fluido su tutta la lunghezza del
fascio tubiero quando utilizzato per
condensazione parziale o non isotermica.
Occorre prevedere un piatto di distribuzione
longitudinale forato tra bocchelli e fascio
tubiero. Introducendo una seppur piccola
perdita di carico distribuita, esso obbliga il
fluido a passare anche nelle zone pi
lontane dai bocchelli.
Figura 50
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Il parametro progettuale pi importante legato alla limitazione della velocit di upflow del
vapore per evitare il flooding, cio il trascinamento verso lalto del liquido.
La condensazione lato mantello preferita con range di condensazione non trascurabili e in
condizioni di vuoto perch permette di trattare volumi maggiori con velocit di flooding pi alte
(scorrimento orizzontale, in direzione perpendicolare al fluido che cade).
Vapore
OUT
Vapore
IN
Figura 52
Liquido
OUT
Figura 53
Figura 51
Figura 54
MOD/GEN-02i Rev 01
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Zona di condensazione
Zona di desurriscaldamento
Zona di sottoraffreddamento
Bocchello di
uscita
Figura 55
produzione
scambiatori
di
energia
sono
molto
grandi,
con
da
manutenzione
permettere
senza
la
fermare
generale
rettangolari
sono
scambiatori
dimensionati
da
costruttori specializzati.
Poich la massima produzione di
energia
avviene
alla
minima
corrisponde
la
minima
temperatura di condensazione), la
scelta della temperatura di uscita
dellacqua di raffreddamento riveste
un ruolo molto importante.
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Figura 56
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Figura 57
Figura 58
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5. EBOLLIZIONE
L'ebollizione il fenomeno fisico in cui si ha vaporizzazione all'interno di un corpo liquido.
La temperatura di ebollizione a una data pressione una caratteristica di una sostanza o
miscuglio detta punto di bolla o di saturazione. In questo punto coesistono la fase liquida e
gassosa.
Durante il passaggio da liquido a vapore, la sostanza pura assorbe una certa quantit di calore
per vincere le forze di attrazione intermolecolare e la temperatura rimane costante finch tutta
la massa liquida non evaporata. Tale quantit di calore ha un valore caratteristico per
ciascuna sostanza ed detta calore latente di vaporizzazione.
Nelle miscele, invece, la temperatura varia anche in modo rilevante fra il punto di inizio
evaporazione (bolla) e quello di fine evaporazione (rugiada), la cui differenza detta range di
ebollizione. Oltre al calore latente, deve essere fornito anche del calore sensibile al liquido, in
modo da innalzare progressivamente la temperatura per consentire levaporazione dei
componenti pi altobollenti.
Ovviamente, in entrambi i casi, lebollizione avviene quando lebollizione Ts della superficie
maggiore della temperatura di inizio evaporazione Tsat.
I due meccanismi principali considerati per lebollizione sono il pool boiling, cio lebollizione
su di una superficie riscaldante immersa nel fluido stagnante e il flow boiling, con il fluido in
moto.
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Figura 59
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Regione 0-A
Regione A-B
Regione B-C
Regione C-D
pi assoluto.
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hb = hnc + hnb
[W/(m2K)]
(32)
hnc = K nc * Te0.25
[W/(m2K)]
(33)
Dove:
il coefficiente di convezione naturale
(34)
hnbs = K nb * Ten
[W/(m2K)]
(35)
Che calcola il coefficiente di ebollizione per un singolo tubo (n >1, Knb dipende dalle propriet
fisiche).
hnbs modificato da parametri correttivi:
Fs la correzione per gli effetti dovuti alla superficie; 1 per i tubi lisci e diventa rilevante
migliorando il coefficiente di scambio quando si utilizzano tubi enhanced surface che
promuovono lebollizione nucleata anche a bassi Te, nella zona 0-A del grafico. Questi tubi,
la cui superficie presenta delle piccolissime cavit dove al loro interno si sviluppa la bolla,
possono essere impiegati solo per fluidi molto puliti.
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Fe la correzione per gli effetti dovuti allefficienza dei tubi alettati, se presenti. A volte sono
utilizzati, come gli enhanced, per migliorare i coefficienti di scambio a bassi Te.
Fp il fattore di correzione per gli effetti della pressione; cresce con laumentare della
pressione ridotta, cio quando la pressione operativa si avvicina a quella critica.
[W/m2]
(36)
Dove
Pr = Poperativa / Pcritica
K un fattore che tiene conto della geometria del fascio tubiero e del fenomeno della
circolazione del fluido che favorisce il distacco del film di liquido.
Da questo ne deriva la superficie minima da prevedere per evitare il fenomeno del film boiling.
S min =
Qscambiato
qbcrit
[m2]
(37)
Da Smin si ricava, attraverso lequazione (1), il massimo coefficiente globale di scambio Umax.
Questo valore deve essere rispettato in tutte le condizioni di funzionamento
Pu succedere che uno scambiatore, dimensionato correttamente in condizioni sporche, si trovi
a operare in condizioni pulite oltre il flusso termico critico, perch Uclean maggiore di Umax.
Lo scambiatore funziona in maniera instabile finch lo sporcamento non deprime il flusso
termico. Occorre in questo caso prevedere un sistema di controllo per ridurre il CMTD e quindi
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la forza motrice, tipicamente agendo sulla temperatura in ingresso del fluido caldo, quando
possibile, o installando un by-pass.
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Bubbly Flow: bassissime frazioni di vaporizzato, disperse in piccole bolle allinterno del
liquido.
Slug Flow: moderate frazioni di vapore; prende il nome dalla forma a proiettile delle bolle,
che occupano tutto il tubo e sono spinte verso lalto.
Churn Flow: la frazione di vapore troppo grande perch le bolle siano stabili; esse quindi si
spezzano e separano, imprimendo un
modo oscillatorio (churning) del flusso.
il
vapore
scorre
velocit
sconsigliato
arrivare
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Figura 60
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regime di flusso si instaura (in funzione del parametro di Martinelli Xtt) e di verificare una
corretta progettazione del ribollitore.
X tt = (
(38)
Figura 61
5.2.3. Considerazioni
Come visto, nonostante lebollizione forzata sia molto efficiente in presenza di miscele con
range di ebollizione elevato, presenta comunque alcuni limiti fisici.
Sicuramente il film boiling riveste un ruolo fondamentale. In questo caso esso non dipendente
dalla sola differenza di temperatura (flusso termico), come avviene per il pool boiling, ma
strettamente legato anche alla frazione di vaporizzato.
Il distacco del film liquido e in ultima analisi linstaurazione del regime di mist flow sono
facilitati da alte temperature, alte velocit del film e del fluido ma anche e soprattutto da unalta
frazione di vaporizzato.
Un buon design deve sempre massimizzare la velocit del fluido. Ci comporta per che, per
evitare il distacco del film, si debba aumentare la portata di liquido e il suo spessore sulla
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5.3. Ribollitori
I ribollitori, come detto, sono gli scambiatori di calore che servono a vaporizzare tutto o parte
del liquido di processo. Sono impiegati in molti tipi di impianti industriali e per questo devono
svolgere i pi svariati servizi alle pi differenti condizioni operative, fra cui:
Per la produzione di vapor dacqua (steam), anche recuperando calore da fluidi caldi, come
nei waste heat boiler.
Nei gruppi frigoriferi, per raffreddare il fluido di processo attraverso levaporazione del fluido
refrigerante.
Si analizzeranno ribollitori funzionanti per pool boiling (Kettle) e per flow boiling (termosifoni a
ricircolazione o once-through a un passo), sia a circolazione naturale sia forzata.
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Figura 62
Il ribollitore Kettle utilizzato quando si vuole vaporizzare il fluido separando la fase liquida dal
vapore nellapparecchiatura stessa. Lo standard TEMA prevede per esso una precisa
configurazione: un mantello di tipo K, in cui il fascio tubiero mantenuto sommerso da un
controllo di livello o dalla presenza di una diga (weir, N. 12 in figura 63). La diga si usa quando il
fluido entrante nello scambiatore non interamente ribollito. Solo il liquido che trabocca oltre la
diga passa nella sezione di hold-up (N. 14) ed esce tramite lapposito bocchello (N.13).
Il vapore si separa dal liquido grazie allo spazio di separazione (N. 4), per poi uscire dai
bocchelli (NN. 2).
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del
liquido,
detta
spazio
di
separazione
richiesta
per
la
separazione;
se
la
Figura 63
Vc = K *
l v
v
[m/s]
(39)
In cui l e v sono le densit del fluido e K il coefficiente di trascinamento, a sua volta funzione
diretta della percentuale di trascinamento permessa. evidente quindi che una bassa
percentuale di trascinamento comporta una bassa velocit critica e un grande diametro.
Per impianti di processo la percentuale di trascinamento normalmente richiesta di circa 1-3%.
Se per esigenze di processo, qualora si voglia ridurre il trascinato a valori ancora pi bassi
senza aumentare a dismisura il diametro del mantello, occorre prevedere un entrainment baffle
(NN. 3 in figura 63) o adeguate griglie di separazione chiamate demister. I demister sono installati sotto il bocchello di uscita o in appositi alloggiamenti tra la flangia del bocchello e il mantello
stesso.
Sono utilizzati soprattutto nella produzione di vapor dacqua e se il vapore prodotto deve essere
inviato ad apparecchiature come i compressori, che non possono accettare la presenza di
liquido nemmeno in piccolissime percentuali.
Utilizzare pi bocchelli di uscita del vapore in parallelo permette di ridurre larea di
disengagement richiesta (il volume di vapore si pu suddividere in pi correnti), complicando
per il piping a valle dello scambiatore. Per questo si prevede solitamente un unico bocchello;
due bocchelli sono per consigliabili quando la lunghezza dei tubi supera i 5 metri. Molto
raramente si impiegano tre o pi bocchelli.
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Il dimensionamento deve poi considerare che il fascio tubiero deve essere sempre sommerso,
in modo che i moti convettivi del fluido non lascino scoperta la sezione superiore del fascio.
Generalmente per fluidi non schiumogeni il valore di
sommergenza (la differenza di quota fra il livello del
liquido e il punto superiore del tubo pi alto) fra 30
e 50 mm. La sommergenza per liquidi schiumogeni
deve essere ovviamente maggiore.
Quale buona regola geometrica e come margine di
sicurezza, il diametro del mantello deve essere
almeno 1,4 volte il diametro del fascio tubiero,
mentre il valore massimo concesso limitato a 3
volte il diametro del fascio stesso.
Figura 64
Per i ribollitori senza stramazzo, cio a vaporizzazione totale che operano in controllo di livello,
il calcolo dellarea di disengagement si deve riferire al livello di liquido massimo previsto
(H.L.L.).
nel
ribollitore
Kettle
oltre
lo
Figura 65
Tuttavia, pu succedere che per garantire elevati volumi di hold-up e tempi lunghi di fermata lo
scambiatore risulti troppo lungo. In questo caso si pu prevedere un volume di hold-up anche
sopra il livello del liquido, assicurandosi comunque che larea per il disengagement sia garantita
(nella figura 66, lhold-up larea compresa fra le linee tratteggiate).
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Livello del
liquido
soluzione,
per
colonne
di
Hold-up
diametro
evitare
completamente
tutte
le
tubazioni
di
collegamento.
pi
economici
rispetto
ai
ribollitori
Figura 66
Il passo dei tubi generalmente quadrato a 90, per permettere al vapore di liberarsi senza
disturbare i tubi sovrastanti. Il passo triangolare pu essere utilizzato per compattare lo
scambiatore e ridurne i costi solo quando si opera nella zona di pre-nucleate boiling, con
flussi termici inferiori a 10000-12000 W/m2.
Possono essere utilizzati anche in processi a bassa pressione (fino a 0,4-0,5 bar assoluti),
perch il battente di liquido, che in queste apparecchiature corrisponde sostanzialmente al
diametro del fascio tubiero, influisce poco sulla pressione operativa e quindi sulle
temperature di bolla.
Non possono essere impiegati ad alti boiling range (oltre i 40-50 C): il calore sensibile,
necessario per alzare continuamente la temperatura del liquido, penalizza lo scambio
perch deve trasmettersi per sola convezione naturale nella fase liquida.
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Per la stessa ragione i Kettle non sono convenienti quando il liquido troppo
sottoraffreddato: una parte consistente della superficie di scambio termico deve essere
impiegata per fornire il calore sensibile per portare la miscela alla sua temperatura di bolla.
Come regola indicativa, se il calore sensibile richiesto supera il 15% del calore totale, una
soluzione che impiega un ribollitore Kettle non consigliabile.
Gli scambiatori Kettle sono difficili da pulire meccanicamente perch richiedono sempre
lestrazione del fascio tubiero. Se il fluido sporco quello bollente, pu essere utilizzato uno
scambiatore di tipo BKU. Se invece il fluido sporcante al lato tubi, deve essere previsto il
tipo BKT o AKT con la testa flottante estraibile.
Nel caso di ribollitori parziali non possibile modificare larea di scambio, perch il fascio
sempre annegato dalla presenza della diga. Pertanto il controllo della portata del liquido
uscente possibile agendo sulla pompa di prelievo, con variatore di giri o con valvola,
comandati da un controllo di livello posto nella zona di hold-up. Per il controllo della duty si
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opera, come detto in precedenza, agendo sulla portata del fluido caldo o sulla sua
temperatura di condensazione.
N.L.L.
rivedere
o
passare
dati
a
di
una
forzata).
Il calcolo del battente (static head,
H in figura 69) si pu derivare dal
bilancio delle forze che agiscono
sulla circolazione, cos espresso:
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Figura 68
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(40)
Dove:
PfL sono le perdite di carico per attrito del liquido, nel tratto di tubazione tra colonna e
scambiatore, includendo anche le perdite di carico di eventuali dispositivi di controllo di
portata.
PfTP sono le perdite di carico per attrito del fluido in fase mista, nella tubazione di ritorno in
colonna, includendo anche le perdite di sbocco.
N.L.L.
del
integrato
fluido
sulla
bifase).
frazione
di
includendo
in
fase
anche
liquida
il
per
Hsc
TP * E il battente negativo in
fase mista del fluido vaporizzato, di
Figura 69
ritorno in colonna.
PACC sono le perdite di carico legate alla variazione della quantit di moto per
accelerazione, dovuta allincremento di volume del fluido. Questo termine molto
significativo quanto la pressione bassa, cio quando i volumi sono elevati.
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Figura 70
Lequazione per TP :
TP = L * RL + V * RV
[kg/m3]
(41)
Dove:
L e V sono le densit del liquido e del vapore
RL e RV (con RL + RV = 1) sono parametri legati alla frazione di area occupata, che dipendono
dal parametro di Martinelli e di conseguenza dal tipo di moto che si instaura.
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In genere, se Hsc pi di un quarto dellaltezza dello scambiatore (della lunghezza dei tubi nei
termosifoni verticali) non consigliabile limpiego di ribollitori a termosifone, ma opportuno
studiare altre soluzioni.
Il profilo della pressione fra lingresso e luscita dello scambiatore ha effetti anche sulla curva di
evaporazione del fluido e di conseguenza sul calcolo del CMTD. Nella figura 72 si vede come
varia il profilo reale rispetto allebollizione isotermica: la continua riduzione della pressione nello
scambiatore, dovuta alle perdite di carico, abbassa progressivamente la temperatura di
ebollizione. Il CMTD reale dovr necessariamente essere calcolato a zone: sar sicuramente
minore del CMTD ideale calcolato con le sole temperature di ingresso e di uscita.
Zona
di
sottoraffreddamento
Curva reale
Ebollizione isotermica
Figura 71
Si evince che per un corretto calcolo termodinamico occorre che siano fornite almeno due curve
di evaporazione alle pressioni estreme, quella del livello del liquido in colonna e unaltra,
sufficientemente maggiorata da comprendere lincremento di pressione dovuto al battente. In
questo modo il simulatore pu interpolare pi accuratamente per ottenere migliori stime di tutti i
parametri del ribollitore, non solo il CMTD ma anche la lunghezza della zona di
preriscaldamento e la circolazione del fluido.
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In caso di CMTD elevati, pressioni elevate o quando linfluenza del battente chiaramente
trascurabile, invece sufficiente fornire una sola curva di evaporazione. Per completezza
possono essere fornite le temperature di bolla a pressioni superiori.
grande
maggioranza
dei
casi
la
in
un
vaporizzazione
singolo
nel
passaggio.
mantello
La
utilizzata
Figura 72
Forti limitazioni per il flusso termico: un flusso minimo di circa 6000 W/m2 (CMTD = 10-15
C) perch sia garantita una buona circolazione e un limite massimo, come gi visto, per
non rendere instabile il sistema e non sviluppare film boiling e mist flow.
Sono adatti a fluidi di processo sporcanti perch la velocit nei tubi relativamente alta;
inoltre, nonostante lorientamento verticale, il lato tubi facile da pulire.
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Sono costruttivamente vantaggiosi perch entro certi limiti dimensionali possono essere
sostenuti direttamente dalla colonna, risparmiando sulla supportazione e occupando uno
spazio molto ridotto, in particolare sullingombro in pianta.
Seppur sostenuti da una struttura esterna, la lunghezza dei tubi non supera generalmente i
4-5 metri e quindi non possono essere adottati per grandi superfici di scambio (valori
massimi di 200-300 m2).
Sono solitamente costruiti con teste fisse (AEM, BEM), con compensatore di dilatazione se
necessario quando il fluido caldo nel mantello non richiede pulizia meccanica. Se fosse
richiesta, possibile una soluzione a testa flottante (AES, BES) con dilatatore oppure, per
fluidi non pericolosi, utilizzando configurazioni AEP, BEP.
Il controllo del calore scambiato ottenibile agendo sul fluido caldo. possibile modificare
la portata per mezzo di valvole o by-pass (variano il CMTD e U), ridurre la pressione e il dew
point del vapore riscaldante (varia il CMTD) oppure annegare in controllo di livello la parte
bassa del mantello (varia la superficie di
scambio).
ribollitori
termosifone
orizzontali
in
presenza
di
alti
range
Figura 73
di
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Sono utilizzati vari tipi di mantello, in funzione del bilancio di circolazione. Se le perdite di
carico sono sufficienti, si preferisce il tipo E che fornisce migliori coefficienti di scambio;
perdite di carico minori costringono a impiegare in successione il tipo G, H, J12 o X. I
mantelli di tipo X hanno le minime perdite di carico, ma si possono usare solo se la boiling
range non elevata (figura 75).
Il CMTD calcolato per i tipi G e H, grazie ai due passaggi nel mantello che migliorano il
fattore Ft, sicuramente maggiore che per i tipi E e J12. Infatti, questa tipologia molto
utilizzata. Scambiatori di grosse dimensioni presentano per la difficolt della supportazione
dei tubi, che pu essere realizzata impiegando diaframmi double-segmental studiati e
posizionati in modo opportuno. Inoltre i diaframmi migliorano il coefficiente di scambio.
Il taglio dei diaframmi, sia single sia double segmental, sempre parallelo (verticale). Il
passo dei tubi pu essere triangolare o quadrato in base alla pulibilit del fluido,
compatibilmente con le perdite di carico.
Avendo una supportazione separata dalla colonna, non pongono limiti dimensionali.
Occupano per molto spazio in pianta e il percorso del piping pi complicato.
Il controllo del calore scambiato del tutto analogo ai ribollitori a termosifone verticali; non
possibile evidentemente utilizzare la parcellizzazione della superficie per annegamento.
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rimescolamento
quindi
permettono
di
Figura 75
ribollitore prelevato dallultimo piatto con una vaschetta e il ribollito reimmesso in colonna
nella zona sottostante. Il liquido passa cos una sola volta (once-through) attraverso il
ribollitore.
Possono essere orizzontali con vaporizzante lato mantello o verticali lato tubi.
Oltre al controllo del calore scambiato, come tutti i ribollitori, richiedono, almeno
teoricamente, anche il controllo di portata. La portata proveniente dal piatto deve essere
mantenuta costante nello scambiatore, in modo che sia vaporizzata la percentuale richiesta
alla composizione richiesta. Questo contrasta con il fatto che il battente pu generare in
condizioni transitorie portate diverse, che si potrebbero stabilizzare ma con un battente non
corrispondente alla vaschetta di prelievo. Per evitare malfunzionamenti e instabilit bene
considerare lopportunit di installare una valvola di controllo che mantenga il livello definito
di liquido.
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ribollitori
termosifone,
ma
la
Figura 76
Sono molto flessibili, poich possono funzionare con qualunque frazione di vaporizzato. In
teoria possibile anche ottenere la vaporizzazione totale e il surriscaldamento, prevedendo
promotori di turbolenza nella parte terminale dellevaporazione per evitare il mist flow.
Sono caratterizzati da alte velocit nei tubi: trovano quindi un largo impiego per fluidi
sporcanti o molto viscosi ( > 25 cP), ai quali gli altri tipi di ribollitori non sono assolutamente
adatti. Infatti questi tipi di ribollitori sono spesso adottati negli impianti di stabilizzazione del
crudo. I forni ribollitori nelle colonne di grandi dimensioni sono, di fatto, dei ribollitori a
circolazione forzata, in cui la fiamma il mezzo riscaldante.
Unapplicazione interessante quella che prevede di riscaldare in fase solo liquida il fondo
colonna per poi, tramite un flash isoentalpico, vaporizzarne una parte prima del ritorno in
colonna. Sostanzialmente si fornisce tutta la duty come solo calore sensibile di
riscaldamento del liquido utilizzando portate di circolazione adeguatamente elevate. Questo
sistema impiegato quando il fluido da vaporizzare termolabile o termosensibile e/o
quando i tempi di residenza nello scambiatore debbano essere molto bassi.
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in
cui
il
liquido
in
equicorrente,
rientrando
Figura 77
per gravit.
Per questo possono essere impiegati per pressioni operative molto basse, anche dellordine di
pochi mmHg; i grandi volumi di vapore trattati richiedono grandi diametri dei tubi, spesso
superiori a 40-50 mm.
La pressione costante lungo tutto lo scambiatore permette una vaporizzazione quasi isotermica
e il fenomeno a film con ebollizione subnucleata consente buoni coefficienti di scambio anche
con bassi CMTD, tipicamente fra 5 e 15 C.
Flussi termici elevati non sono permessi perch portano al distacco del film con formazione di
dry spots. In generale per questi scambiatori la differenza di temperatura tra film e parete
limitata a valori di 20-25 C.
Per tutte queste caratteristiche trovano un largo impiego nellindustria alimentare, della carta o
in ogni situazione in cui si devono trattare fluidi termolabili e termosensibili, soprattutto per la
concentrazione di sostanze.
Laspetto pi importante dal punto di vista funzionale quello di definire la portata di liquido che
deve essere pompata allingresso dello scambiatore, in modo da garantire che tutti i tubi
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rimangano bagnati per tutta la loro lunghezza. Il calcolo della portata minima per ciascun tubo
funzione di parametri fisici del fluido e della geometria dello scambiatore ed definita dal
programma di calcolo durante la progettazione. Una buona regola generale stabilisce che la
portata minima di liquido da considerare come prima stima sia tale da fornire una frazione di
vaporizzato non superiore a 5-10%.
altrettanto importante il problema della
distribuzione uniforme del fluido in tutti i tubi.
Si adottano quindi dispositivi specifici: il
sistema
pi
semplice
di
prevedere
perforata,
con
fori
in
Figura 79
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Figura 80
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caso
molto
particolare
di
utilizzato
per
recuperare
adottato
in
molti
impianti
Figura 81
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(42)
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ALLEGATI
Si riportano ora alcuni grafici e tabelle dallo Standard TEMA e da varie pubblicazioni.
I grafici del fattore di correzione Ft del LMTD per i casi pi comuni: tipo E 2 o pi passaggi
nei tubi, tipo F quattro o pi passaggi nei tubi, tipo X, tipo J.
I grafici per la densit relativa (specific gravity, / acqua), che mette in relazione la
temperatura e la densit relativa del fluido (o il grado API).
La viscosit degli idrocarburi in funzione della temperatura, del peso molecolare e del grado
API, in fase liquida e in fase vapore.
I grafici per linterpolazione della viscosit: le scale degli assi sono state costruite in modo
che la retta tracciata congiungendo due coppie di punti fornisca il valore della viscosit del
fluido a qualunque temperatura.
Alcuni valori indicativi dei coefficienti di scambio, lato tubi e lato mantello, per i fluidi pi
comuni.
Si allega inoltre un semplice sistema di calcolo per una prima stima delle dimensioni dello
scambiatore (superficie di scambio, numero dei tubi, diametro del fascio e del mantello) in
funzione dei dati di processo, con un esempio numerico.
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W
Btu
= 1,73 *
m * C
hr * ft * F
Conducibilit termica:
kcal
Btu
= 1,488 *
h * m * C
hr * ft * F
kJ
Btu
kcal
= 4,184 *
= 4,184 *
kg * C
lb * F
kg * C
Fouling Factor:
m 2 * C
1
hr * ft 2 * F
=
*
W
5,674
Btu
Fouling Factor:
1
m 2 * h * C
hr * ft 2 * F
=
*
kcal
Btu
4,882
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QUESTO DOCUMENTO DI PROPRIET DI TECHINT E NON PU ESSERE RIPRODOTTO E/O DIVULGATO, NEANCHE PARZIALMENTE, SENZA ESPRESSA AUTORIZZAZIONE DI TECHINT
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ACQUA
VAPORE SATURO
STEAM SURR. FINO A 50C
STEAM SURR. OLTRE 100C
CONDENSAZIONE HC ISOTERMICA
COND HC BASSO RANGE < 10C
COND HC ALTO RANGE > 30C
GAS HC PRESS > 15-20 BAR
GAS HC PRESS 3-15 BAR
GAS HC PRESS < 2 BAR
LIQ HC (COND 0.1 kcal/h m C)
Viscosit < 2 cp
Viscosit 2 -7 cp
Viscosit 10-30 cp
Viscosit > 30 cp
EVAPORAZIONE ISOTERMICA
EVAP NON ISOTERMICA
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1500 - 2000
800 - 1000
400 - 800
200 - 400
1500 - 3000
1000 - 1500
1000 - 1500
200 - 600
60 - 80
40 - 60
2000
800 - 1200
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ESEMPIO
Servizio
Tipo
Acqua/acqua
BEM
kcal/h
C
C
C
C
mm
mm
kcal/(h*C*m^2)
kcal/(h*C*m^2)
(h*C*m^2)/kcal
(h*C*m^2)/kcal
mm
3910000
72
39
29
39
6706
19,05
5000
500
0,0005
0,0005
25,4
C
C
C
33
10
19,26
0,233
3,30
0,8
15,41
Calcolo di U
U = 1 / ( ( 1 / hi ) + ( 1 / ho ) + fi + fo
kcal/(h*C*m^2)
312,5
Area di scambio
A = Q / ( U * CMTD)
m^2
811,867
m^2
0,4011
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2024
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mm
1287
mm
1202
mm
mm
1332
1247
mm
25
mm
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BIBLIOGRAFIA
Standards of the Tubular Exchange Manufacturers Association (TEMA), 9th edition, 2007
R.W. Serth, Process Heat Transfer Principles And Applications, Academic Press, 2007
D.Q. Kern, Process Heat Transfer International Student Edition, McGraw-Hill, New York,
1950
W.M. Rohsenhow; J.P. Hartnett, Handbook of Heat Transfer, McGraw-Hill, New York, 1973
E.E. Ludwig, Applied Process Design for Chemical and Petrochemical Plants, Gulf
Professional Publishing, 2010
F. Kreith; R.F. Boehm; et. al., Heat and Mass Transfer - Mechanical Engineering Handbook,
Ed. Frank Kreith, CRC, Boca Raton, FL, 1999
J.H. Lienhard IV; J.H. Lienhard V, A Heat Transfer Textbook, Phlogiston Press, Cambridge,
MA, 2003
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