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AATO
VERONESE
RELATORI
Ing.AlessandroABB
AssegnistadiricercadiIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiPAVIA
Prof.GianniANDREOTTOLA
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiTRENTO
Prof.GiorgioBERTANZA
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiBRESCIA
Ing.FedericoCASTAGNOLA
DottorandodiricercainIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiPAVIA
Prof.FrancoCECCHI
OrdinariodiImpiantiChimici,Universitdi
VERONA
Prof.CarloCOLLIVIGNARELLI
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiBRESCIA
Ing.MariaCristinaCOLLIVIGNARELLI
RicercatricediIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiPAVIA
Ing.BarbaraMariannaCROTTI
DottorediricercainIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiPAVIA
Ing.SaraFERTONANI
UfficioTecnico,PadaniaAcqueGestione,
CREMONA
Ing.PaolaFOLADORI
RicercatricediIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiTRENTO
Ing.LucianoFRANCHINI
DirettoreAutoritAmbitoTerritorialeOttimale
Veronese VERONA
Ing.FrancescaGIALDINI
AssegnistadiricercadiIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiBRESCIA
Ing.AndreaGUERESCHI
DirigenteSettorePianificazioneeSviluppo,
PadaniaAcqueGestione,CREMONA
Ing.MatteoPAPA
AssegnistadiricercadiIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiBRESCIA
Prof.SergioPAPIRI
AssociatodiCostruzioniidrauliche,Universitdi
PAVIA
Dott.RobertaPEDRAZZANI
RicercatricediFondamentichimicidelle
tecnologie,UniversitdiBRESCIA
Prof.VincenzoRIGANTI
GiOrdinariodiChimicamerceologica,Universit
diPAVIA
Ing.SabrinaSORLINI
RicercatricediIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiBRESCIA
Prof.Ing.GiordanoURBINI
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdellInsubria VARESE
Ing.AndreaVACCHELLI
DirettoreTecnico,ASMPAVIA
8:30 Registrazionedeipartecipanti
Presiedono:F.Cecchi,A.Vacchelli
9:00Indirizzidisaluto
Impiantidipotabilizzazione
9:15
IntroduzioneallaGiornatadiStudioepresentazione
delManuale
CarloCollivignarelli
14:00
Verifichesufiltrazionegranulareechiariflocculazione
SabrinaSorlini
Presiedono:G.Urbini,L.Franchini
Monitoraggiodellereti
14:15
Verifichesucarboneattivoeossidazione/disinfezione
FrancescaGialdini
9:30
Monitoraggiodegliacquedotti
VincenzoRiganti
14:30
Applicazioneintegrata:ilcasodiMortara
BarbaraMariannaCrotti,FedericoCastagnola
9:45
Monitoraggiodellefognature
SaraFertonani
Ilcollaudofunzionale
Impiantididepurazione
14:45
Procedureperimpiantidipotabilizzazione
SabrinaSorlini
10:00
Monitoraggio,datisignificativiedindicidifunzionalit
AlessandroAbb
15:00
Procedureperimpiantididepurazione
GiorgioBertanza
10:15
Leverifichesperimentaliconsolidate:
fornituraossigeno,sedimentabilit edidrodinamica
MariaCristinaCollivignarelli
15:15TAVOLAROTONDA
10:30
Leverificheidrauliche
SergioPapiri
10:45PAUSA
Presiedono:G.Andreottola,A.Guereschi
11:00
Verifichesulladisidratazionedeifanghi
MatteoPapa
11:15
Testrespirometrici etitrimetrici
PaolaFoladori
11:30
Laqualitdelfangobiologico
RobertaPedrazzani
11:45
Applicazioneintegratadelleverifiche
GiorgioBertanza
12:00DISCUSSIONE
13:00PRANZO
Prospettiveperladeterminazionedellapotenzialit
degliimpiantieperleffettuazionedelcollaudo
coordinano:
L.Franchini,V.Riganti
partecipano:
rappresentantidiEntidiGestione,
Regioni,ARPA,...
16:30CONCLUSIONI
14 giugno 2013
pag. 1
Sara Fertonani
pag. 7
IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Alessandro Abb
pag. 13
Maria
Cristina Le verifiche sperimentali consolidate: fornitura di pag. 21
Collivignarelli
ossigeno,
caratteristiche
di
sedimentabilit
e
idrodinamica dei bacini
Sergio Papiri
Le verifiche idrauliche
pag. 33
Matteo Papa
pag. 41
Paola Foladori
pag. 49
Roberta Pedrazzani
pag. 57
Giorgio Bertanza
pag. 63
ii
pag. 67
Francesca Gialdini
pag. 73
Federico
Barbara
Crotti
pag. 79
IL COLLAUDO FUNZIONALE
Sabrina Sorlini
pag. 87
Giorgio Bertanza
pag. 93
iii
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
Premessa
Il termine monitoraggio indica il processo di controllo costante e metodico dell'andamento di
fenomeni di natura fisica, chimica, fisiologica e biologica e, pi in generale, ogni controllo
sistematico dell'evoluzione di un fenomeno o di un processo.
Sistemi e metodi di monitoraggio presuppongono sistemi e metodi di programmazione con i quali si
predispongono i valori assoluti o i valori di soglia o gli indicatori, o i valori desiderati che, in
continuo o ad intervalli regolari, vengono usati per confrontare l'andamento (valori effettivi) del
contesto che viene monitorato. Programmazione e monitoraggio costituiscono quindi un ciclo ad
interazione continua dove il secondo influenza il primo.
Nel settore acquedottistico il monitoraggio deve essere effettuato rispettando in primis le
prescrizioni di legge; peraltro, queste devono essere considerate prescrizioni minime, che possono
(e talvolta devono) essere integrate in funzione di una miglior tutela dei beni da prendere in
considerazione. Difatti il fine della normativa sulle acque destinate al consumo umano quello di
proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque
destinate al consumo umano, garantendone la salubrit e la pulizia.1
Viene richiesto di monitorare, con diversa frequenza, non soltanto le acque che attraverso
lacquedotto o per altra via prevista dalla legge giungono allutilizzatore finale, ma anche le acque
con le quali lacquedotto viene alimentato.
Le norme di qualit che rendono possibile limpiego di acque superficiali per lalimentazione degli
acquedotti sono contenute nel c.d. testo unico ambientale (d. lgsl. 152/2006 e successive
integrazioni e modificazioni), mentre le norme di qualit relative alle acque che pervengono
allutilizzatore sono contenute nel d. lgsl. 31/2001 e successive integrazioni e modificazioni2.
Alcune definizioni
Sono acque destinate al consumo umano:
1) le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o
per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di
distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori;
2) le acque utilizzate in unimpresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione
o limmissione sul mercato di prodotti o sostanze destinate al consumo umano, escluse quelle,
individuate ai sensi dellart 11, comma 1, lettera e), la cui qualit non pu avere conseguenze sulla
salubrit del prodotto alimentare finale.
Peraltro, non rientrano nella normativa del d. lgsl. 31/2001 le acque minerali naturali e le acque
medicinali riconosciute.
Le acque destinate alla potabilizzazione
La Comunit economica europea, con la direttiva 75/440/CEE, ha identificato tre livelli di impianti
tecnologici atti a rendere potabili le acque di superficie.
Il primo e pi semplice livello (A 1) consiste in un trattamento fisico (per es. una filtrazione su letto
a sabbia) seguito da una disinfezione (per es., con cloro attivo).
1
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
Il secondo livello (A 2), intermedio, prevede una combinazione di normali trattamenti chimici e
fisici; un possibile schema di trattamento la sequenza: preclorazione - coagulazione flocculazione - decantazione - filtrazione - disinfezione finale.
Il terzo, pi complesso livello (A 3) prevede un trattamento chimico-fisico spinto; un possibile
schema di trattamento la sequenza: clorazione al break point - coagulazione - flocculazione decantazione - filtrazione - passaggio su letto di carbone attivo - disinfezione finale. In
corrispondenza ai tre livelli di complessit tecnologica degli impianti di potabilizzazione vengono
definiti dalla CEE i livelli di qualit delle acque da trattare3. E' chiaro che i trattamenti pi semplici
(A 1) possono essere adottati solo per acque poco contaminate, mentre le acque pi contaminate
richiedono i trattamenti pi complessi. Al di sopra di un certo livello di contaminazione, le acque
superficiali non sono pi potabilizzabili.
L'Italia ha adottato la direttiva comunitaria 775/440/CEE con il D.P.R. 518/82; la materia stata
successivamente introdotta nel d. lgsl. n. 152/1999 e nei successivi decreti legislativi che
costituiscono il T.U. ambientale.
I livelli di qualit corrispondenti alle tre tipologie di trattamento sono riportati nel T.U. ambientale.
L'esame della tabella CEE offre lo spunto per introdurre alcune considerazioni sui criteri generali
adottati in sede comunitaria per definire i parametri di qualit. Per ogni parametro preso in
considerazione vengono stabiliti due diversi limiti. Un primo limite, detto guida, od obiettivo,
rappresenta il valore verso il quale ci si deve muovere, nell'intento di raggiungere caratteristiche
ottimali di qualit. Ma questo limite non sempre immediatamente raggiungibile, per motivi sia
tecnologici, sia economici: viene quindi affiancato da un secondo limite, detto imperativo, che
rappresenta la soglia di qualit al di sotto della quale non si deve scendere. Merita anche di essere
sottolineato che l'occasionale superamento di un limite imperativo non significa che si debba
automaticamente emettere un giudizio di non conformit: secondo la CEE le acque destinate alla
potabilizzazione nelle quali un parametro imperativo venga superato in non pi del 5% dei
campioni e per non pi del 50% del valore limite possono essere ugualmente utilizzate. Deroghe
sono anche ammesse in circostanze eccezionali (ad es.: inondazioni) e quando il superamento del
limite sia dovuto ad arricchimento naturale.
Le acque destinate al consumo umano
Il decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 che attua la direttiva 98/83/CE, ha introdotto nella
normativa italiana un notevole numero di innovazioni, sia di principio, sia operative, destinate a
incidere sulla gestione degli impianti di trattamento delle acque destinate al consumo umano. E'
stato poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 9 marzo 2002, n. 58, il decreto legislativo 2 febbraio
2002, n. 27 dal titolo Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31,
recante attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualit delle acque destinate al consumo
umano; esso apporta alcune modificazioni al d. lgsl. 2 febbraio 2001, n. 31. In questi decreti sono
indicate le tabelle di accettabilit (valori parametrici) da rispettare; va anche tenuto presente quanto
disposto dal decreto del Ministero della salute 5 settembre 2006, con il quale stato portato a 700
microgrammi/L il valore limite per il clorito.
Inoltre il decreto legislativo 31/2001, integrando quanto disposto dal decreto legislativo 4 agosto
1999 n. 339 sulla disciplina delle acque di sorgente, chiarisce le varie possibilit di
commercializzazione di acque confezionate destinate al consumo umano. E' ormai evidente che
possono essere messe in commercio:
1.
acque minerali naturali, normate dal decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 105 come
modificato dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 339, e successive modificazioni, fino al decreto
ministeriale 29 dicembre 2003 e al decreto legislativo 8 ottobre 2011, n. 176.
2.
acque di sorgente, parimenti normate dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 339;
3
In realt, le tipologie sono quattro, se si considerano anche le acque superficiali non idonee allimpiego.
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
3.
Un primo aspetto rilevante riguarda il punto nel quale devono essere rispettati i valori parametrici,
cio i valori il cui superamento comporta un intervento da parte dell'autorit pubblica. La
precedente normativa (DPR 236/1988) identificava tale punto con il contatore dell'utente: l'azienda
distributrice era responsabile sia dei trattamenti, sia della rete distributiva, ma non di quanto
avveniva dal contatore al rubinetto dell'utente. Ora i valori di parametro (lo specifico riferimento
ai parametri microbiologici e chimici che figurano nellallegato I del decreto legislativo) devono
essere rispettati nel punto, all'interno di locali o stabilimenti, in cui le acque fuoriescono dai
rubinetti, di norma utilizzati per il consumo umano. Viene comunque ancora esclusa la
responsabilit del gestore della rete quando si possa dimostrare che l'inosservanza dei valori
parametrici dovuta all'impianto di distribuzione domestico o alla sua manutenzione.
I metodi di analisi della qualit delle acque dovrebbero essere tali, secondo la nuova normativa, da
garantire risultati affidabili e comparabili. La novit della cosa non nella affermazione di
principio, bens nella quantificazione di ci che si intende per affidabilit e comparabilit. L'allegato
III del decreto legislativo difatti stabilisce, per un certo numero di parametri, le caratteristiche di
esattezza in % del valore di parametro, precisione in % del valore di parametro, limite di rilevazione
in % del valore di parametro che devono essere possedute dal metodo di analisi utilizzato4. Va
sottolineato che il decreto legislativo vieta che i controlli aziendali, o controlli interni5, vengano
effettuati dal controllore pubblico (ASL), al quale sono riservati i controlli di garanzia (controlli
esterni).
Si noti che i controlli interni ed esterni intesi a garantire che le acque destinate al consumo umano
soddisfino, nei punti indicati nellart 5, comma 1 del decreto, i requisiti del decreto stesso, devono
essere effettuati:
a) ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee da destinare al consumo
umano;
b) agli impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione;
c) alle reti di distribuzione;
d) agli impianti di confezionamento di acqua in bottiglia o contenitori;
e) sulle acque confezionate;
f) sulle acque utilizzate nelle imprese alimentari;
g) sulle acque fornite mediante cisterna, fissa o mobile.
Gli standard qualitativi indicati delle parti A e B dell'allegato I al d.lgsl 31/2001 rappresentano
requisiti minimi di qualit il cui superamento si ritiene automaticamente idoneo ad incidere sulla
salute umana. Tuttavia, i provvedimenti che verranno adottati dall'autorit sanitaria (divieto
dell'uso, limitazione dell'uso, altri provvedimenti a tutela della salute umana) dovranno essere
adottati tenendo conto dei rischi che sarebbero provocati da una interruzione
dell'approvvigionamento idrico o da un uso limitato delle acque destinate al consumo umano.
Rimane fermo l'obbligo di individuare la causa del superamento e di adottare i conseguenti
provvedimenti correttivi necessari per il ripristino della qualit dell'acqua distribuita. La novit
consiste nel fatto che ad un superamento non consegue direttamente la sospensione
dell'approvvigionamento idrico, bens deve seguire una analisi comparata dei rischi derivanti dalle
4
L'esattezza la differenza tra il valore medio di un grande numero di misurazioni ripetute ed il valore di riferimento,
cio l'errore sistematica. La precisione misura la dispersione dei risultati intorno alla media, che dipende solo da errori
casuali. Il limite di rilevabilit tre volte lo scarto tipo relativo all'interno di un lotto di un campione naturale
contenente una bassa concentrazione del parametro, oppure cinque volte lo scarto tipo relativo all'interno di un lotto di
un bianco.
5
Sono controlli interni i controlli che il gestore tenuto ad effettuare per la verifica della qualit dell'acqua destinata al
consumo umano. I punti di prelievo e la frequenza dei controlli interni possono essere concordati con l'azienda unit
sanitaria locale
3
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
nella forma di oocisti sono resistenti ai comuni trattamenti di disinfezione: la loro eliminazione
richiede procedimenti di filtrazione assai accurati. Giardia e Cryptosporidium colpiscono
soprattutto i bambini e pazienti immunocompromessi; questi microrganismi sono stati responsabili
di epidemie di notevole entit, di cui le pi note si sono manifestate negli USA e nel Regno Unito.
Tra i nuovi agenti patogeni idrotrasmessi rientra anche Cyclospora cayetanensis; molte tra le forme
nuove ed emergenti trovano ambiente adatto a replicarsi colonizzando le pellicole biologiche che si
formano allinterno delle condotte idriche. N va trascurata la presenza di elminti, pi frequente di
quanto non si creda (anche se, per le specie presenti alle nostre latitudini, non determina
conseguenze patologiche) a seguito dellaumentato impiego di acque grezze derivate da corsi
dacqua superficiali. Va detto comunque che stato importante aver inserito la determinazione di C.
perfringens, sia pure non in forma generalizzata, perch in relazione alla sua resistenza sia
allambiente che ai trattamenti, un indicatore dellefficienza del trattamento nei confronti di
microrganismi pi resistenti.
La frequenza dei controlli indicata nellallegato II al decreto legislativo ed aumenta in funzione
del volume dacqua distribuito o prodotto ogni giorno in una zona di approvvigionamento. Sono
prescritti due tipi di controllo: controllo routinario e controllo di verifica.
Il controllo di routine si effettua su una selezionata serie di parametri8 e mira a fornire ad intervalli
regolari informazioni sulla qualit organolettica e microbiologica delle acque fornite per il consumo
umano nonch informazioni sull'efficacia degli eventuali trattamenti dell'acqua potabile (in
particolare di disinfezione), per accertare se le acque destinate al consumo umano rispondano o no
ai pertinenti valori di parametro fissati dal decreto legislativo 31/2001.
Il controllo di verifica mira a fornire le informazioni necessarie per accertare se tutti i valori di
parametro contenuti nel decreto sono rispettati. Tutti i parametri fissati sono soggetti a controllo di
verifica, a meno che l'Azienda unit sanitaria locale competente al controllo non stabilisca che, per
un periodo determinato, improbabile che un parametro si ritrovi in un dato approvvigionamento
d'acqua in concentrazioni tali da far prevedere il rischio di un mancato rispetto del relativo valore di
parametro.
Le acque minerali naturali
Si considera acqua minerale naturale quella che viene offerta all'uso cos come scaturisce dalla
sorgente. La sua principale caratteristica la purezza originaria. Il carattere di acqua minerale
8
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agenti tensioattivi
oli minerali - idrocarburi disciolti o emulsionati
benzene
antiparassitari
policlorobifenili
altri composti organoalogenati, non compresi nelle due voci precedenti.
Anche per queste acque sono previsti controlli aziendali e controlli pubblici; i controlli aziendali
sono molto frequenti, in quanto eventuali anomalie o contaminazioni possono determinare il ritiro
dal commercio di intere partite di acqua, con grande danno di immagine, e al limite il ritiro delle
autorizzazioni
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
(analogico e digitale), che consenta la registrazione dei dati in relazione ad una scala
temporale, il loro scaricamento e la successiva elaborazione.
Tale sistema di controllo degli scarichi industriali, associato ad un campionatore
automatico refrigerato prescritto per il controllo qualitativo da parte dellente gestore,
consente di monitorare le portate realmente immesse e verificare la rispondenza con
quanto dichiarato e con quanto prelevato dallacquedotto.
Fig. 1
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Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
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Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
delle condotte, dal grado di riempimento, dalla presenza di particolari tipologie di utenze,
dalla presenza di immissioni esterne, dallubicazione del pozzetto, ecc.
Successivamente si effettua lelaborazione di un diagramma di flusso per la definizione
della dipendenza idraulica tra i vari punti di misura.
Individuati e verificati i micro-bacini fognari, perimetrati dai punti di misura, sui quali
applicare il monitoraggio delle acque parassite, si procede alla scelta della tipologia di
strumentazione da utilizzare in funzione delle caratteristiche della rete fognaria (condotte
a pelo libero, condotte in pressione, tubi di diametro piccolo).
11
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Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
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Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
Il Gestore di un impianto si trova pertanto a dover effettuare una serie di scelte, per
valutare, innanzitutto:
- i parametri da misurare;
- la frequenza di campionamento;
- i punti di campionamento (anche in termini di fase del processo) tenendo conto
del costo delle analisi (reagenti e strutture) e del tempo di esecuzione (e quindi della
manodopera impegnata).
I dati ottenuti devono fornire informazioni significativamente utili e facilmente
interpretabili al fine di consentire la buona conduzione dellimpianto e, laddove
necessario, interventi mirati ed efficaci da parte del Gestore.
Il campionamento costituisce la prima fase di ogni procedura analitica e pertanto deve
essere eseguito in modo da non inficiare i risultati finali. Il campione deve essere
prelevato con una frequenza adeguata per assicurare la rappresentativit dei parametri
da rilevare, in funzione degli obiettivi da perseguire. Inoltre, la modalit con cui
eseguito un campionamento dipende dai parametri che si vogliono determinare, dalla
variabilit del campione e dalle informazioni che si desidera ricavarne. Infine, le
tecniche di prelievo, confezionamento, conservazione e manipolazione, devono
impedire che avvengano modifiche delle componenti e dei parametri da determinare.
Considerata lestrema variabilit dei fattori che rendono peculiare ogni impianto di
depurazione (potenzialit, caratteristiche del liquame influente, modalit di fornitura di
aria, biomassa presente, ecc.) risulterebbero poco significative indicazioni generali circa
il monitoraggio da effettuare, in termini di frequenza di campionamento. La conoscenza
della situazione di un impianto (ivi compresa lefficienza delle singole fasi del processo)
acquisibile solamente attraverso una campagna analitica capillare e approfondita.
pertanto opportuno introdurre la definizione di due tipologie di monitoraggio, alle
quali fare riferimento:
- monitoraggio routinario: effettuato nellambito della normale gestione
dellimpianto di depurazione;
- monitoraggio intensivo o stagionale: limitato e determinato dalla necessit
specifica, a un periodo di tempo circoscritto (es.: 20 giorni) e, possibilmente, da
ripetersi con scadenze definite nel corso dellanno o annualmente.
Il concetto di monitoraggio routinario non necessita di chiarimenti; invece
opportuno illustrare il significato di monitoraggio intensivo.
Ogni impianto di depurazione caratterizzato da una molteplicit di fattori (strutturali,
processistici, connessi alla tipologia del liquame influente, alle condizioni climaticoambientali, ecc.) e necessita di uno studio iniziale approfondito, volto alla conoscenza e
alla definizione della situazione in atto. Lesame dei risultati ottenuti consente quindi al
gestore di definire in modo mirato i termini del monitoraggio routinario,
concentrando lattenzione sui parametri rivelatisi pi significativi.
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Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
15
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
DI P
1.000
dove:
DI : dotazione idrica [L/(abd)];
P : popolazione servita [ab];
: coefficiente di afflusso in fognatura (circa 0,8).
La stima della dotazione idrica media annua va basata sui dati di consumi reali del
centro urbano; in assenza di tali dati va valutata sulla base della dotazione idrica di
centri abitati limitrofi con analoghe caratteristiche.
Calcolo delle concentrazioni
Avendo a disposizione le concentrazioni giornaliere dei diversi parametri (dati
gestionali) si pu determinare la concentrazione media nel periodo di riferimento
considerato con due criteri:
1. media di tutti i valori misurati nel periodo di riferimento:
C media
i =1
Ci
dove:
- C media concentrazione media nel periodo di riferimento [mg/L];
-
Anche in questo caso, a seconda dello scopo della stima, potrebbe essere necessario
eseguire una preventiva selezione dei dati, eliminando, ad esempio, le concentrazioni
relative ai periodi piovosi ed ai periodi di funzionamento anomalo o comunque non
significativi.
2. rapporto tra il carico medio giornaliero e la portata media giornaliera nel periodo di
riferimento considerato:
C media =
Caricomedio giornaliero
Qd
dove:
- Qd : portata media giornaliera [m3/d];
16
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Caricomedio giornaliero
C giornaliera Qd
1.000
dove:
C giornaliera
: concentrazione del generico parametro X [mg/L];
- Qd : portata media giornaliera [m3/d].
Nel caso in cui limpianto sia dotato di pi linee, il carico medio delle singole vasche di
ogni comparto va calcolato tenendo conto delle giuste proporzioni tra le portate di
ciascuna, cosicch il carico totale risulta:
k
C giornaliera ,i Qd ,i
i =1
1.000
Carico giornaliero =
dove:
C giornaliera ,i
: concentrazione vasca i-esima [mg/L];
Q
d : portata media giornaliera [m3/d].
Una volta ottenuti tutti i valori dei carichi per tutti i giorni di un periodo di riferimento
si pu calcolare il carico medio giornaliero riferito al periodo (espresso sempre in kg/d)
eseguendo la media aritmetica dei carichi giornalieri (o, come nel caso della portata, una
elaborazione statistica che sia ritenuta pi significativa per la fattispecie) calcolati come
sopra:
n
Carico
i =1
n
dove:
- Caricoi : carico giornaliero i-esimo [kg/d];
- n : numero di dati utilizzati.
A seconda dello scopo per cui viene eseguito il calcolo del carico medio giornaliero, gli
n giorni del periodo di riferimento possono essere selezionati eliminando, ad esempio,
quelli relativi ai periodi piovosi ed ai periodi di funzionamento anomalo o comunque
non significativi.
17
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X IN X OUT
100
X IN
dove:
Per quanto riguarda lazoto, il calcolo del rendimento di rimozione deve tener conto di
tutte le forme (azoto organico + azoto inorganico); qualora la linea di trattamento
presenti una fase di nitrificazione e una di denitrificazione il rendimento dei singoli
trattamenti pu essere calcolato tenendo conto dellazoto assimilato dalla biomassa che
pu essere quantificato, in prima approssimazione, nel 5% del BOD abbattuto.
4. Definizione degli indici di funzionalit
Gli indici di funzionalit proposti nel presente lavoro si riferiscono ai seguenti aspetti:
efficienza depurativa dellimpianto, gestione dei fanghi, consumi di energia, consumi di
reagenti e combustibile, costi.
Per garantire una idonea attendibilit del risultato, necessario che i dati gestionali
utilizzati si riferiscano ad un periodo di riferimento rappresentativo delle condizioni
tipiche di funzionamento dellimpianto.
Per pervenire alla valutazione della funzionalit di un impianto di depurazione viene
proposto un metodo (il cui schema concettuale rappresentato nella Figura 1), basato
sulla definizione di indicatori, dai quali si calcolano opportuni indici di efficienza che,
insieme, concorrono appunto ad ottenere la valutazione finale.
INDICATORI
INDICI
VALUTAZIONE FINALE
Fig. 1 Schema concettuale del metodo per la valutazione della funzionalit degli
impianti di depurazione, mediante indici prestazionali.
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U.M.
%
mg/L
kgSS/d
%
%
%
kWh/d
kWh/d
kWh/d
kWh/d
kg/d
kg/d
/d
/d
/d
/d
/d
/d
Indici calcolati
con lindicatore
D
D, F
F
F
F
F
F
E
E
E
E
R
R
$
$
$
$
$
$
19
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
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1.Introduzione
Gli strumenti utili per controllare le rese depurative degli impianti e, nello
specifico, per individuare eventuali malfunzionamenti sono le verifiche di
funzionalit: tali verifiche prevedono leffettuazione di specifiche prove
sperimentali, direttamente sullimpianto o a scala di laboratorio, a seguito delle
quali si pu ricorrere a modifiche impiantistico-gestionali che consentono spesso
anche consistenti risparmi nei costi di investimento e/o di gestione.
Lesperienza di ricerca condotta presso impianti sia trattamento acque reflue sia di
potabilizzazione mostra come, attraverso una corretta gestione (monitoraggio,
effettuazione di verifiche di funzionalit,..), sia possibile ottimizzare lutilizzo
delle strutture esistenti garantendo la qualit delleffluente finale (nel caso di
impianti di trattamento) e dellacqua potabile (nel caso di impianti di
potabilizzazione).
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dC
= K La (CS C)
dt
dove:
KLa
= coefficiente di trasferimento dellossigeno (h-1)
C
= concentrazione di ossigeno disciolto al generico istante t (mg/L)
= concentrazione di saturazione dellossigeno disciolto nellacqua pulita
CS
(mg/L).
Dai dati sperimentali raccolti si risale al valore di KLa e da esso alla capacit di
ossigenazione del sistema.
2.2 Prove con mixed liquor (ad impianto funzionante)
Il metodo permette di ottenere la vera misura della capacit di trasferimento di
ossigeno tenendo conto direttamente:
delle condizioni di temperatura del mixed-liquor;
delle condizioni geometriche del bacino ossidativo;
delle caratteristiche qualitative del liquido (concentrazione di SS,
contenuto di tensioattivi, di oli e grassi, salinit, ecc.).
Rispetto alle procedure di prova su acqua pulita, il metodo in campo presenta
inoltre una serie di prerogative pratiche quali:
il risparmio di grossi volumi di acqua pulita;
il risparmio di elevati quantitativi di deossigenante (solfito di sodio e
cobalto cloruro);
la possibilit di operare la misura senza by-passare (sia pur
temporaneamente) la portata di liquame affluente allossidazione (1);
(1)
Anzich interrompere il deflusso del liquame durante la prova, esso viene lasciato normalmente
fluire, sia nella fase di deossigenazione sia nella successiva fase di ossigenazione durante la
quale si descrive la curva ossigeno disciolto/tempo che permette poi di ricavare i risultati
desiderati; tale variante comporta lintroduzione di un possibile elemento di turbativa, determinata
dallapporto di ossigeno con il liquame e il ricircolo in ingresso e dal carico di ossigeno estratto
assieme al mixed-liquor in uscita. A questo proposito da sottolineare che pur essendo possibile
tenerne conto con semplici equazioni di bilancio stata fatta una stima che dimostra la pratica
ininfluenza del deflusso di portata durante la prova ai fini del risultato finale sul Kla.
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dC
= K La (C'S C) r
dt
(*)
dC
= 0 = K La C'S C + r
dt
da cui
r = K La C'S C +
dC
= K La C + C
dt
che, integrata tra gli estremi C(0) e C(t) corrispondenti al tempo t' =0 e t"=t, d
lequazione di una retta:
C + C( t )
ln +
= K La t
C C( 0)
Quindi, dai dati sperimentali, con una regressione lineare secondo il metodo dei
minimi quadrati, si pu facilmente ricavare il valore del coefficiente di
trasferimento dellossigeno KLa.
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( K La )20 C =
( K La )T
1,024 ( T-20)
(2)
K La (C' S C) r = 0
(3)
K La =
r
C'S C
in cui
r =
C'S =
(2)
K La mixed liquor
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Generalmente vengono assunti come casi limite di schema di flusso i due modelli ideali di
flusso a pistone (Plug-Flow) e di miscelazione completa (Complete Mixing). Nel primo caso,
la velocit del fluido uniforme in tutte le sezioni trasversali del reattore: ogni elemento di fluido
che entra nella vasca avanza senza interazioni con gli elementi entrati precedentemente o
successivamente. Se allinterno del reattore in atto un processo depurativo, si verificher dunque
un gradiente di concentrazione della sostanza inquinante procedendo dalla sezione di ingresso
verso luscita. Nel caso di miscelazione completa, invece, il contenuto del reattore
completamente omogeneo; le caratteristiche delleffluente sono identiche a quelle del fluido nella
vasca. Per approfondimenti sugli aspetti teorici si rimanda alla bibliografia citata in calce.
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adattata e testata, sia in scala pilota che in scala reale, su tutti gli stadi
normalmente presenti negli impianti di depurazione di reflui urbani ed industriali,
nonch negli impianti di potabilizzazione.
3.1 Fase sperimentale
Diverse sono le sostanze che possono essere impiegate come traccianti nelle
verifiche del comportamento idrodinamico di reattori (su varia scala). Tra esse
sono inclusi: sali inorganici (come cloruri di sodio, calcio e litio, carbonato di
litio, ecc.), sostanze coloranti (ad es. Rodamina B, Rodamina WT, blue di
bromofenolo, blue destrano 2000, ecc.), traccianti biologici (come spore di
Bacillus Globigii, batteriofagi, ad esempio del batterio Serratia marcescens, ecc.),
isotopi (come trizio e deuterio).
La scelta va effettuata, caso per caso, in funzione di numerosi fattori, anche fra
loro interdipendenti, tra cui quelli di seguito riportati:
- caratteristiche fisiche e grado di conservazione;
- potenziale inquinante, pericolosit, tossicit
- inerzia rispetto al processo operato
- rilevabilit
- presenza naturale nel fluido
- reperibilit e costo
L'immissione del tracciante (preventivamente disciolto in una soluzione
concentrata) nel reattore pu avvenire secondo diverse modalit: importante
comunque che sia noto l'andamento del segnale, in modo da poter interpretare la
risposta. Per facilitare tale fase poi opportuno semplificare al massimo i segnali
in ingresso ed in genere se ne impiegano due soli tipi:
- segnale ad impulso (Fig. 3.1);
- segnale a scalino (Fig. 3.2).
La scelta tra luno e laltro tipo di segnale viene effettuata in funzione della
disponibilit di attrezzature (serbatoi, pompe, regolatori di portata, ecc.) e dei
volumi in gioco.
Ctracciante
Segnale
impulso
ad
Risposta generica
Tempo
Fig. 3.1 Immissione del tracciante secondo un segnale a impulso e generica
curva di risposta del reattore.
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Ctracciante
Segnale a scalino
Risposta generica
Tempo
Fig. 3.2 Immissione del tracciante secondo un segnale a scalino e generica
curva di risposta del reattore.
I parametri che vanno rilevati durante il corso di una verifica del comportamento
idrodinamico di un reattore sono di seguito riportati:
concentrazione del tracciante in uscita dal reattore
concentrazione del tracciante nel flusso in ingresso (concentrazione di
base)
concentrazione del tracciante nella soluzione tracciante
portate dei flussi in ingresso
Infine vanno registrati tutti gli eventi particolari che si verificano durante la prova
e che possono portare a variazioni nel regime idraulico del sistema: accensioni e
spegnimenti di dispositivi di aerazione-agitazione, portate intermittenti (es.:
ricircoli, estrazioni di fango, ecc.), ecc..
La curva di risposta del reattore (curva RTD = Retention Time Distribution5)
viene costruita riportando, su un diagramma tempo-concentrazione, i dati rilevati
in uscita dal reattore.
Possono essere individuate due importanti estensioni di queste prove sperimentali:
- la ricostruzione delle curve di risposta relative a volumi parziali di una
medesima vasca;
- la verifica di uniformit della distribuzione del flusso lungo gli stramazzi
di sfioro di un bacino.
In pratica, si tratta di determinare landamento temporale della concentrazione di
tracciante in pi punti, senza quindi alcun tipo di complicazione (solo quella
derivante dal maggior numero di campioni da prelevare) rispetto ad una prova
convenzionale.
Il primo caso riguarda vasche di forma geometrica allungata, tendenzialmente di
tipo a plug-flow, o reattori fisicamente suddivisi in pi comparti, per i quali pu
Anche se, secondo definizione, la curva RTD (Retention Time Distribution) si identifica con il
segnale di risposta normalizzato relativo a un ingresso ad impulso, di uso ormai invalso indicare
con RTD la curva di risposta del sistema ad un segnale di qualsiasi forma.
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Infine, tracciando nel medesimo piano (C, F) la retta tangente alla curva del flusso
solido che intercetta lasse delle ascisse in corrispondenza della concentrazione di
ricircolo xr (retta operativa), si individua, sullasse delle ordinate, il flusso limite
FL (Fig. 4.2). Il flusso limite rappresenta la quantit massima di solidi che pu
essere introdotta nel sedimentatore, se la portata di ricircolo (Qr) pari a
Qr = Au
dove A la sezione del decantatore e u la pendenza della retta operativa.
Alcuni elementi che possono emergere gi a questo livello di elaborazione sono i
seguenti:
valori del flusso limite FL superiori a 45 kgSS/m2h indicano
caratteristiche di sedimentabilit del fango accettabili;
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A Fmax A Fmax
Q=
x o x fm
avendo indicato con Q la portata entrante nellimpianto, con A la sezione in pianta
del sedimentatore, con xo la concentrazione di solidi sospesi in vasca di
ossidazione e con xfm la concentrazione di ricircolo individuata dalla retta
operativa corrispondente alle condizioni di flusso Fmax (Fig. 4.4 ). La curva che
rappresenta questa equazione delimita lo spazio (xo,Q) in due aree: quella al di
sotto della curva corrisponde a condizioni di funzionamento accettabili, quella al
di sopra della curva rappresenta situazioni di sovraccarico del sedimentatore in
termini di flusso solido.
anche possibile riportare, sul medesimo grafico, una retta orizzontale che
rappresenti il limite di sovraccarico idraulico, connesso con lesigenza di non
superare determinati valori del carico idraulico superficiale.
Entrando quindi nel grafico con le condizioni di funzionamento reali (portata
influente e concentrazione di solidi sospesi in ossidazione) si pu verificare lo
stato di funzionamento del sedimentatore in termini di sovraccarico/sottoutilizzo e
leventuale margine di potenzialit residua.
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LE VERIFICHE IDRAULICHE
SERGIO PAPIRI
Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura
Universit degli Studi di Pavia
1. Introduzione
Fino alla fine degli anni 70 la progettazione degli impianti di depurazione delle
acque reflue urbane veniva fatta esclusivamente da ingegneri idraulici. Era di norma il
progettista della fognatura che progettava anche limpianto di depurazione.
Le competenze idrauliche, quando andava bene, erano buone mentre quelle
processistiche erano di norma piuttosto scarse: solo a partire dai primi anni 70, infatti,
nelle Universit italiane vengono impartiti agli ingegneri idraulici i primi corsi di
trattamento delle acque reflue.
Con il progredire del tempo e delle conoscenze, nelle Universit italiane vengono
offerti sempre pi corsi specialistici che forniscono conoscenze chimiche e biologiche
dei processi depurativi sempre pi approfondite. Nasce il nuovo ingegnere sanitario.
Lo studio del processo, sempre pi complesso per la necessit di raggiungere
obiettivi di qualit del refluo depurato sempre pi elevati, prende spesso il sopravvento
sullidraulica dellimpianto, ma occorre tenere ben presente che non pu esserci
funzionalit del processo depurativo se nellimpianto non c funzionalit idraulica.
Per redigere un buon progetto di un impianto di trattamento occorre quindi unire
adeguate competenze processistiche ad adeguate competenze idrauliche.
I problemi associati ad una non ottimale funzionalit idraulica dellimpianto possono
essere svariati e avere conseguenze negative non solo dal punto di vista strettamente
funzionale ma anche ambientale e processistico.
In questa nota, dopo aver evidenziato alcune verifiche idrauliche necessarie per il
corretto funzionamento dellimpianto di depurazione, si forniscono alcuni esempi di
problematiche derivanti da disfunzioni idrauliche emerse dallanalisi idraulica di
impianti esistenti.
2. Verifiche di funzionalit idraulica
I problemi associati ad una non ottimale funzionalit idraulica dellimpianto di
depurazione possono essere svariati, anche in considerazione del fatto che gli impianti
di depurazione di medio/grandi dimensioni possono avere strutture idraulicamente
piuttosto articolate, impostate su pi linee, ciascuna caratterizzata da numerose sezioni
di trattamento, tra loro connesse da diversi manufatti e molteplici collegamenti idraulici,
in parte a gravit e in parte in pressione.
In fase di verifica della funzionalit idraulica essenziale, per lindividuazione di
possibili problematiche, appurare:
- la correttezza della stima delle portate massime di tempo asciutto effettuata in
fase progettuale;
- la variabilit temporale effettiva delle portate reflue di tempo asciutto, diurna e
stagionale;
- la variabilit stagionale delle portate delle acque parassite di infiltrazione esterna;
- il corretto posizionamento e dimensionamento dello scaricatore di piena in testa
allimpianto;
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2.3 Corretto profilo idraulico e corretti range di velocit nei collegamenti idraulici
Negli impianti di trattamento essenziale un corretto profilo idraulico che richiede
unaccurata valutazione delle perdite di carico, sia continue nei collegamenti idraulici
fra i manufatti, sia localizzate nei molteplici manufatti presenti:
- uneventuale sottostima di tali perdite di carico costringe il Gestore a ridurre la
portata massima inviata al trattamento, rispetto alle previsioni di progetto, con i
conseguenti problemi legali e di danno ambientale;
- una sovrastima prudenziale aumenta inutilmente i costi energetici poich le
pompe di sollevamento lavorano con una prevalenza maggiore di quella necessaria.
Il rilievo e lanalisi del reale profilo idraulico, associati alla conoscenza delle reali
portate transitanti, consente una taratura delle formule di stima delle perdite di carico
continue e localizzate utilizzate in sede di progetto, ma anche di individuare, ad
esempio, perdite di carico continue anormalmente elevate (sintomo di condotte
incrostate o parzialmente ostruite).
La verifica del profilo idraulico esistente consente di definire la portata massima
idraulicamente trattabile.
La mancata valutazione dei corretti range di velocit da mantenere nei collegamenti
idraulici fra i manufatti pu comportare la formazione di depositi in grado di ridurre la
portata trattabile.
La conoscenza dellimpianto reale con la variabilit reale delle portate convogliate al
trattamento consente di accertare se i range di velocit sono accettabili.
2.4 Manufatti partitori
Quasi tutti gli impianti di trattamento, esclusi quelli di modestissima entit, sono
strutturati su pi linee che, in taluni casi (impianti frutto di ampliamenti successivi),
hanno anche potenzialit differenti.
La portata massima inviata al trattamento biologico normalmente minore di quella
massima sottoposta ai trattamenti primari.
La ripartizione della portata trattata fra le varie linee e la ripartizione fra portata
convogliata al trattamento biologico e portata sfiorata dopo il trattamento primario
affidata ad appositi manufatti idraulici. La corretta progettazione di tali manufatti e la
verifica del loro reale funzionamento idraulico di fondamentale importanza:
- un funzionamento non conforme del manufatto di ripartizione fra le varie linee
induce sovraccarichi di alcune linee e sotto utilizzazione di altre, riducendo di fatto
la potenzialit di trattamento complessiva dellimpianto;
- un funzionamento non conforme del manufatto di ripartizione fra portata sfiorata
dopo i primari e portata convogliata al biologico pu generare malfunzionamento dei
sedimentatori finali per eccesso di portata o problemi legali per trattamento
completo di portate insufficienti rispetto a quanto autorizzato.
I manufatti di ripartizione fra portata sfiorata dopo i primari e portata convogliata al
biologico sono manufatti che devono limitare ad un valore massimo predefinito la
portata convogliata al biologico al variare della portata in arrivo al manufatto e quindi
devono essere sostanzialmente diversi dai manufatti di ripartizione della portata trattata
fra le varie linee che invece devono effettuare sempre la medesima ripartizione al
variare della portata in arrivo al manufatto. Nel secondo caso occorre operare con luci
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tutte a stramazzo (con la medesima quota di sfioro) o tutte a battente con la stessa quota
del baricentro della luce); inoltre indispensabile evitare flussi preferenziali.
La verifica del reale funzionamento idraulico di tali manufatti richiede lacquisizione di
dati di portata sulle varie linee di trattamento. Da tali verifiche pu emergere la
necessit di apportare modifiche ai manufatti.
2.5 Verifiche idrodinamiche
Particolarmente importante un corretto dimensionamento idraulico dei comparti di
nitrificazione, denitrificazione e sedimentazione finale teso alla minimizzazione di
volumi morti e di flussi preferenziali in grado di ridurre, in maniera anche consistente,
lefficienza dei vari comparti. A tale scopo importante il corretto posizionamento e
orientamento dei dispositivi di agitazione/miscelazione nei comparti biologici e la
presenza di adeguati deflettori e lame di stramazzo in perfetta quota nei comparti di
sedimentazione.
Le verifiche idrodinamiche hanno la funzione di evidenziare, su impianti esistenti, la
presenza eventuale di volumi morti e di flussi preferenziali e di quantificarne la loro
entit.
Il carico idraulico massimo di progetto stato quantificato in 66.000 m3/d per una
popolazione equivalente totale massima, nel periodo estivo, pari a 330.000 abitanti.
La portata massima in arrivo allimpianto si attesta per lunghi periodi su valori prossimi
a 120.000 m3/d.
Ci appare imputabile a vari fattori: sottostima delle dotazioni idriche; sottostima dei
coefficienti di punta giornalieri; assenza di stima delle portate parassite, sicuramente
rilevanti in un sistema fognario avente uno sviluppo di decine di chilometri e, per gran
parte del suo tracciato, parzialmente o totalmente immerso in falda.
Q trattata
Q in arrivo all'impianto
180.000
160.000
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
Tempo [d]
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31/12/2009
17/12/2009
03/12/2009
19/11/2009
05/11/2009
22/10/2009
08/10/2009
24/09/2009
10/09/2009
27/08/2009
13/08/2009
30/07/2009
16/07/2009
02/07/2009
18/06/2009
04/06/2009
21/05/2009
07/05/2009
23/04/2009
09/04/2009
26/03/2009
12/03/2009
26/02/2009
12/02/2009
29/01/2009
15/01/2009
0
01/01/2009
Q [m3/d]
140.000
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Asimmetrie presenti nel sistema di ripartizione del fango e del mixed liquor di ricircolo
nellimpianto di depurazione di Mortara comportavano che in un bacino di ossidazione
veniva ricircolato il 60% del totale e nellaltro il 40%, in luogo del 50% richiesto su
ciascuna linea essendo le due linee identiche.
Il semplice inserimento di una lama centrale nellultimo tratto del canale di ricircolo, nel
quale la corrente veloce, ha consentito di eliminare tale grave inconveniente
(cfr. figura).
4. Conclusioni
In considerazione dei numerosi risvolti ambientali, funzionali e processistici legati
allanalisi degli aspetti idraulici si pu quindi concludere che il corretto funzionamento
di un impianto di depurazione non pu prescindere da unadeguata funzionalit
idraulica.
Lanalisi delle portate in afflusso allimpianto con la rilevazione delle portate per
lassi di tempo sufficientemente lunghi consente di individuare anche la presenza di
problemi nel sistema di drenaggio afferente: ingresso di portate parassite di infiltrazione
esterna di entit anomala.
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modo si pu pervenire ad una valutazione completa delle prestazioni sia tecniche che economiche
dei sistemi di disidratazione.
Lobiettivo della verifica proposta in questo lavoro quello di confrontare sistemi di trattamento
alternativi e/o valutare lopportunit di sostituire o sottoporre ad intereventi di manutenzione
straordinaria una macchina gi in uso presso un impianto. La verifica basata su una significativa
fase sperimentale, cui segue il calcolo, tramite opportune elaborazioni standardizzate, delle rese di
disidratazione e dei costi complessivi di trattamento.
In questa relazione viene esemplificata lapplicazione della metodologia di verifica riportando i
risultati di un confronto tra sistemi di centrifugazione a scala reale (installate su unit mobili) di
alcune tra le principali aziende produttrici oggi operanti sul mercato, ed stato svolto analizzando le
prestazioni in termini sia di efficienza di disidratazione che di costi complessivi di trattamento.
2. Materiali e Metodi
Le modalit operative di svolgimento della verifica prevedono limpiego di macchine per la
disidratazione del fango, che possono essere quelle gi installate presso limpianto oppure unit
mobili, ma comunque di taglia industriale; su tali apparecchiature vengono condotti alcuni test di
disidratazione del fango, che devono essere rappresentativi delle normali condizioni di
funzionamento dellimpianto in esame. Durante tali prove, vengono rilevati diversi parametri
(analitici, di processo e tecnico-operativi) che sono utili alla corretta definizione delle prestazioni e
dei costi associati ad ogni macchina oggetto di indagine.
Le prove si sono articolate in modo che, in una prima sessione, le centrifughe potessero lavorare
nelle condizioni ottimali scelte dalloperatore della macchina, mentre nella seconda sessione le
centrifughe hanno funzionato nelle medesime condizioni operative: in particolare, stato posto
come vincolo lutilizzo dello stesso polielettrolita (per tipo e concentrazione) impiegato dalle
centrifughe fisse installate in impianto. Nel seguito, tali condizioni verranno definite di
riferimento.
Ogni prova ha avuto una durata pari a circa tre ore: la prima ora per il set-up iniziale, durante la
quale loperatore ha ricercato la miglior regolazione della macchina, portando la centrifuga a
regime, dopodich iniziava la prova vera e propria (due ore circa di funzionamento a regime).
Durante ciascuna prova sono stati eseguiti mediamente tre campionamenti istantanei, distribuiti
lungo tutto larco di durata della prova: venivano prelevati campioni del fango in ingresso alle
centrifughe, di fango disidratato in uscita e del centrato da ricircolare poi in testa allimpianto. Il
modello analitico adottato ha previsto la misura dei seguenti parametri chimico-fisici:
fanghi (IN e OUT):
solidi totali;
solidi volatili;
centrato (sia sul campione tal quale che su quello filtrato):
solidi totali;
COD;
azoto totale.
Sono stati rilevati, inoltre, parametri tecnico-operativi, quali: il consumo di acqua rete (attraverso
contatori appositamente installati); il consumo di energia elettrica, il numero di giri e la velocit
differenziale tamburo-coclea della centrifuga, la portata di fango trattata e il dosaggio del
polielettrolita (rilevabili dal pannello di controllo di ciascuna macchina). Per questultimo aspetto,
vista la sua rilevanza, si fatto in modo che lemulsione di polielettrolita venisse prelevata da
fustini sigillati direttamente forniti dai produttori; il quantitativo effettivamente utilizzato in ogni
prova veniva misurato mediante pesatura.
3. Risultati
La metodologia proposta prevede tre distinti livelli di elaborazione dei dati.
i. Determinazione dellefficienza del trattamento.
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ii.
iii.
Figura 2. Valori di secco nel fango disidratato (a sinistra) e di COD nel centrato (a destra) per ogni
macchina, in ciascuna prova.
Da questanalisi comparata, si evince come la centrifuga 1, in termini di secco nel fango in uscita,
abbia ottenuto risultati migliori rispetto alle altre macchine nelle condizioni ottimali, avendo
registrato per un secco inferiore nelle condizioni di riferimento. Nella prova II* ha ottenuto il
miglior risultato assoluto di frazione secca, grazie alla conduzione della centrifuga in modalit
modificata (attivazione di un sistema di by-pass, che ha consentito il ricircolo di parte del centrato
in centrifuga), combinata con lutilizzo di un polielettrolita ad alta resa. Per quanto riguarda le
caratteristiche del centrato, la centrifuga 1 ha ottenuto mediamente le migliori prestazioni (minore
concentrazione di COD).
La centrifuga 2 (che peraltro ha avuto malfunzionamenti dei misuratori di portata), nelle condizioni
ottimali, ha prodotto un secco inferiore rispetto alla centrifuga 1 e simile alla centrifuga 3. Nelle
condizioni di riferimento, invece, risultata essere la migliore, avendo ottenuto un secco
superiore rispetto alle altre due. Il centrato risulta per essere, in genere, quello di qualit peggiore.
La centrifuga 3, in condizioni ottimali, ha registrato un riscontro in termini di secco inferiore
rispetto alla centrifuga 1 e simile alla centrifuga 2, mentre nelle condizioni di riferimento ha
ottenuto un secco superiore rispetto alla centrifuga 1 e inferiore rispetto alla centrifuga 2, con il
centrato di qualit migliore in assoluto ottenuto nella prova V nelle condizioni di riferimento; si
precisa che nella prima prova (prova I e I*) non erano state ancora raggiunte le migliori condizioni
di funzionamento della macchina.
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Sigla
Descrizione
Consumo di
energia elettrica
E.E.
Consumo di
polielettrolita
Poly
Consumo di acqua
QH2O
Portata di fango
trattato
Qfango
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Vengono, infine, calcolati i costi medi totali: si osserva che le tre macchine portano a risultati del
tutto simili (se si considerano le inevitabili approssimazioni introdotte nella stima), intorno a 19
/m3 (ovvero 530 /tSS).
Figura 2. Andamento dei parametri tecnico-operativi per la centrifuga Alfa Laval, in funzione della
concentrazione di secco nel fango disidratato.
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Voce di costo
[/m3], [/tSS]
Sigla
Formula
Energia elettrica
$E.E.
E.E. [kWh/m3fango] c.u.E.E. [/kWh]
rappresenta il costo dellenergia elettrica consumata dalla macchina per
metro cubo (o tonnellata di sostanza secca) di fango in ingresso
Polielettrolita
$poly
Poly [kg/m3fango] c.u.poly [/kg]
rappresenta il costo del polielettrolita (o, pi in generale, di un
qualsiasi reagente) dosato per metro cubo (tSS) di fango in ingresso
Acqua
Ammortamento
$H2O
QH2O [m3H2O/m3fango] c.u.H2O [/m3H2O]
rappresenta il costo dellacqua di rete consumata dalla macchina per
metro cubo (tSS) di fango in ingresso
I
A
T y V
m y
rappresenta il costo di ammortamento della macchina
Manutenzione
M
rappresenta il costo della manutenzione della macchina, calcolato sulla
base del service fornito dalle aziende
Personale
Smaltimento fanghi
Fabbisogno di
ossigeno
c.u.E.E rappresenta il costo unitario dellenergia elettrica (0,1 /kWh nel caso di studio)
c.u.poly rappresenta il costo unitario del polielettrolita (variabile tra 1,50 e 1,68 /kg di
emulsione nel caso di studio)
c.u.H2O rappresenta il costo unitario dellacqua di rete (1 /m3 nel caso di studio)
I rappresenta il costo di investimento della macchina
46
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(6,8 y nel caso di studio, avendo ipotizzato una vita utile n pari a 10 anni e un tasso
dinteresse r dell8%)
c.a.personale rappresenta il costo annuale del personale operante sulla macchina (4.400 /y nel
caso di studio, avendo ipotizzato che il costo delloperatore sia di 35.000 /y e che sia dedicata
alla centrifuga unora di lavoro al giorno)
c.u.smalt fango rappresenta il costo unitario per lo smaltimento del fango (100 /tfango disidratato nel
caso di studio)
D rappresenta il flusso di massa in uscita con il fango disidratato [tfango disidratato/m3fango da trattare],
calcolato tramite bilancio di massa sulla macchina
rappresenta il coefficiente di respirazione attiva, pari a 0,5 kgO2/kgBOD
BOD rappresenta il carico di BOD del centrato espresso in kgBOD/m3fango da trattare
rappresenta il consumo specifico di O2 per lossidazione dellammoniaca, pari a 4,5 kgO2/kgN
N rappresenta il carico di azoto del centrato espresso in kgN/m3fango da trattare
Nass rappresenta il carico di azoto (kgN/m3fango da trattare) assimilato dai fanghi attivi, pari al 5%
del BOD
c.u.O2 rappresenta il costo relativo al consumo di E.E. per la fornitura di 1 kg di O2 (2,63
cent/kgO2 nel caso di studio)
yobs rappresenta la produzione specifica di fango (0,5 kgSS/kgBOD nel caso di studio)
STout rappresenta la frazione secca del fango disidratato in uscita [-]
[ST]centr rappresenta la concentrazione di solidi totali nel centrato, espressa in kg/m3
C rappresenta il flusso di massa in uscita con il centrato [tcentrato/m3fango da trattare], calcolato tramite
bilancio di massa sulla macchina
STin rappresenta la frazione secca del fango in ingresso alla macchina [-].
Centrifuga 2
Centrifuga 1
T=
47
Centrifuga 3
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Figura 3. Incidenza delle diverse voci di costo per le tre centrifughe (nei grafici di destra stata
eliminata la voce principale, lo smaltimento del fango).
4. Conclusioni
In questo lavoro stata presentata, mediante la descrizione di un esempio applicativo, una
metodologia per effettuare una verifica tecnico-economica dei sistemi di disidratazione dei fanghi di
depurazione.
Dal punto di vista metodologico, in sintesi, i passi secondo cui la verifica integrata deve svilupparsi
sono i seguenti.
i.
Individuazione della/e macchina/e da sottoporre a verifica (se non si tratta della macchina
gi in uso presso limpianto, importante, per la significativit dei risultati, che si tratti
comunque di macchine a scala industriale, mentre la tipologia (nastropressa, filtropressa o
centrifuga) indifferente poich la procedura proposta ha validit generale.
ii. Scelta di una condizione di riferimento, ovvero una sorta di bianco, con cui confrontare
poi i risultati ottenuti (si pu, ad esempio, considerare come tale una macchina gi operante
sullimpianto, oppure un determinato condizionante e il relativo dosaggio).
iii. Definizione dei campioni da prelevare, del modello analitico e dei dati tecnici da rilevare
durante le prove.
iv. Effettuazione delle prove di trattamento, in numero e di durata tali da garantire la
significativit dei risultati (ad esempio, con macchine funzionanti in continuo, si ritiene
congrua una durata di circa 3 ore, di cui la prima per la messa a punto).
v.
Elaborazione dei dati, secondo tre livelli di analisi (efficienza del trattamento, analisi dei
parametri di processo e valutazioni economiche).
Bibliografia
Kouloumbos, V.N., Schaffer, A., Corvini, P.F.X., 2008. The role of sludge conditioning and
dewatering in the fate of nonylphenol in sludge-amended soils. Water Science and Technology
57(3), 329-335.
Mininni, G., Salera, A., Rolle, E., Carucci, A., 2000. Critical factors for implementing
sludge processing of the Rome Wastewater Treatment Plants. Water Science and Technology 41(9),
45-52.
Yu, G.H., He P.J., Shao, L.M., He, P.P., 2008. Stratification structure of sludge flocs with
implications to dewaterability. Environmental Science & Technology 42(21), 7944-7949.
48
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I metodi di analisi
2.1 La strumentazione
I test respirometrici prevedono lutilizzo di un apparato dedicato detto respirometro,
costituito da un reattore termostatato, aerato e miscelato e da un ossimetro per la misura
dellossigeno disciolto (OD), dotato di sistema di acquisizione dati e connessione con
PC che permette il controllo on-line dellaerazione mediante apposito software (Figura
1A).
49
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Alimentazione
Ossimetro
Compressore
Sonda OD
Agitatore
magnetico
Sistema di
acquisizione dati
Criostato termostatico
C
B
A
Fig. 1 - (A) Esempio di un semplice respirometro realizzabile autonomamente;
(B) esempio di respirometro commerciale (www.surcis.com); (C) esempio di
dispositivo per la misura del consumo di OD (www.hach-lange.it).
Controllo aerazione
Un test respirometrico consiste nel misurare la velocit di consumo dellOD da parte del
fango attivo nel tempo, ossia lOxygen Uptake Rate (OUR), dato dalla somma della
velocit di respirazione endogena, necessaria per mantenere le funzioni cellulari, e della
velocit di respirazione esogena, legata alla degradazione dei substrati alimentati. Il
sistema di misura concettualmente molto semplice e potrebbe essere realizzato anche
in proprio: gran parte dei dispositivi richiesti sono reperibili in un comune laboratorio,
mentre la parte pi importante costituita da un rel e da un programma di controllo
dellaerazione tra due set-point al fine di acquisire molti valori di OUR nel tempo, che
vanno a formare il respirogramma. Alcuni dispositivi in commercio misurano solo la
concentrazione di OD ma non lOUR nel tempo.
I test titrimetrici richiedono un apposito biosensore a titolazione che consente di
lavorare a concentrazione di pH costante (pH-stat) mediante dosaggio automatizzato di
appositi titolanti secondo necessit. Uno dei primi semplici dispositivi proposti per la
titolazione mostrato in Figura 2 [1]. Ad oggi esistono biosensori commerciali dotati di
sistema di dosaggio automatizzato dei titolanti, sistema di controllo automatico e
software dedicato alla visualizzazione grafica dei dati acquisiti ed alla loro gestione ed
elaborazione.
Legenda:
1 = aeratore;
2 = elettrodo a pH;
3, 4 = valvole;
5 = sorgente elettrica;
6 = trasmettitore
B
A
Fig. 2 (A) Semplice schema di un titolatore (Massone e Rozzi, 1996); (B) Esempio di
un biosensore commerciale per lesecuzione di test titrimetrici e lelaborazione
(www.spesonline.eu).
2.2 Descrizione ed applicazione dei metodi
I test respirometrici, poich si basano sulla misura di OD, si prestano per misurare vari
parametri del fango attivo e dei reflui, sotto condizioni aerobiche e sono principalmente
50
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quelli indicati in Figura 3, tra cui la biodegradabilit dei reflui, la misura di parametri
cinetici e la determinazione di effetti di inibizione.
I test titrimetrici, invece, basandosi su misure di pH, hanno un campo di applicazione
pi specifico, prestandosi bene per misurare processi in cui si verificano cambiamenti
significativi di pH. E il caso, per esempio, della determinazione della velocit di
nitrificazione [3], dato che questo processo causa una produzione di acidit, o gli effetti
di inibizione della nitrificazione da parte di reflui o particolari composti puri [4].
La determinazione del COD biodegradabile di unacqua reflua o di un rifiuto liquido
pu essere valutato mediante test respirometrico, ottenendo un respirogramma come
nellesempio di Figura 4A [2], [6]. La modalit di esecuzione del test prevede laggiunta
di un volume noto dellacqua reflua da testare al fango attivo, preventivamente portato
in condizioni endogene. Larea sottesa al respirogramma, compresa tra OURendogeno e
OUResogeno, rappresenta la quantit di ossigeno consumata dai batteri (O2) per
utilizzare il substrato aggiunto, da cui si pu calcolare il COD biodegradabile nellacqua
reflua [2]. Il test richiede un tempo compreso tra alcune ore e un giorno.
Per misurare la massima velocit di rimozione della sostanza organica, vCOD,max,
mediante respirometria [2], [5] si prevede di aggiungere al fango attivo aerato e in
condizioni endogene un substrato carbonioso biodegradabile di riferimento, costituito in
genere da acetato di sodio, ottenendo un respirogramma come quello indicato in Figura
4B. Dopo il dosaggio di un substrato il respirogramma presenta un immediato
incremento della velocit di respirazione rispetto allOURendogeno. Dal plateau massimo del
respirogramma (OUResogeno) si ricava il parametro vCOD,max. Il test ha una durata di qualche
ora.
Per misurare la massima velocit di nitrificazione, vN,max, mediante respirometria [2],
[5], si procede in modo analogo al caso di Figura 4B ma il substrato di riferimento
azoto ammoniacale.
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alcune ore o al massimo di 1-2 giorni. Un esempio, anche grafico, di tale applicazione
riportato nel caso di studio 2 del seguente paragrafo 3. Limpiego della respirometria
permette di valutare linibizione sia per i batteri eterotrofi, sia per i batteri nitrificanti
[6], mentre biosensori a titolazione si utilizzano in particolare per la misura
dellinibizione della cinetica di nitrificazione [3].
70
60
50
50
40
-1
-1
OUR (mgO 2 L h )
-1
OUR (mgO 2 L h )
60
30
20
aggiunta
substrato
aggiunta
biodegradabile
substrato
solubile
-1
40
esaurimento
substrato biodegradabile
aggiunta
refluo
grezzo
30
OUResogeno
OURmax
20
10
10
respirazione endogena
r espirazione endogena
0
B
A
Fig 4. - (A) Respirogramma per la determinazione del substrato biodegradabile di un
refluo. (B) Respirogramma del fango attivo per la misura di vCOD,max, che prevede
laggiunta di acetato di sodio.
0
10
15
Tempo (h)
20
25
30
Tempo (h)
52
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1
32 mgO 2 L1 h 1
1
=
aggiunta
NH4
25
hUR
esogeno
40
20
15
10
respirazione
endogena
5
0
0
10
15
20
25
tempo (h)
53
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vN , max,i
; I(%) = (1 f inib ) 100
vN , max
Il rapporto finib varia da 1 (nessuna inibizione) a 0 (inibizione totale) e rappresenta la
velocit massima residua del fango attivo dopo inibizione rispetto al valore ottenuto
senza dosaggio di inibente. I(%) varia da 0% in assenza di inibizione, al 100% per
linibizione totale.
Conclusioni: in Figura 6D riportato il diagramma di finib, che dimostra una progressiva
e marcata inibizione dellattivit della biomassa allaumentare del dosaggio applicato. Il
metodo proposto basato sulla respirometria si rivelato un utile strumento per verificare
linibizione da parte di un rifiuto liquido o per calcolare i parametri cinetici da assumere
in un progetto per uno specifico impianto industriale.
f inib =
120
120
Plateau di ossidazione
dellazoto ammoniacale
100
OUR [mgO2 L-1 h-1]
100
80
Plateau di ossidazione
dellazoto nitroso
60
40
Respirazione endogena
20
80
60
40
20
0
0.0
5.0
10.0
15.0
2,0
0,0
tempo [ore]
5,0
10,0
15,0
tempo [ore]
120
100
f inib
-1
-1
OUR [mgO 2 L h ]
0.8
80
60
0.6
0.4
40
0.2
20
0
0.0
5.0
10.0
0.0
15.0
5.0
10.0
15.0
tempo [ore]
dosaggio campione inibente (%v/v)
D
C
Fig. 6 - (A, B, C) Respirogrammi ottenuti per dosaggi crescenti del refluo da testare
(rispettivamente 4% v/v, 12% v/v, 16% v/v); (D) Curva di inibizione della
nitrificazione.
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Risultati: Per la misura di RBCOD si utilizza un test a singolo-OUR (Figura 7A) [2]. Il
respirogramma per la misura di tutto il COD biodegradabile mostrato in Figura 7B, da
cui si ricava la concentrazione di SBCOD sottraendo il valore di RBCOD.
Conclusioni: la combinazione delle analisi chimiche per COD totale e solubile e della
respirometria per misurare RBCOD e SBCOD hanno permesso di pervenire al
frazionamento del COD mostrato in Figura 7C. La biodegradabilit del refluo ammonta
quindi al 74.3-83.8% del COD totale ed il tempo di biodegradazione dellordine di 5 h
per rimuovere RBCOD, mentre di 10 h per la rimozione anche di SBCOD. La frazione
solubile inerte ammonta al 7.2-12.4% che corrisponde ad una concentrazione attesa
nelleffluente per questa frazione di circa 212 mgCOD/L, che impone di fare delle
attente valutazioni sul recapito delle acque trattate, in quanto questa frazione passa
inalterata attraverso sedimentazione e trattamento biologico convenzionale.
C
Ingresso
COD totale = 100%
COD solubile
84.5% - 88.0%
120
COD particolato
15.5% - 12.0%
100
80
RBCOD
71.4% - 80.7%
RBCOD
60
COD solubile
inerte
7.2% - 12.4%
SBCOD
2.9% - 3.1%
COD particolato
inerte
8.8% - 13.3%
SBCOD
40
20
OUR endogeno
0
0
2.5
7.5
10
12.5
15
17.5
20
tempo (h)
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Riassunto
Lanalisi al microscopio ottico della microfauna del fango attivo consiste
nella classificazione e nel conteggio degli organismi rinvenuti e consente
la correlazione tra la loro presenza e abbondanza, i parametri chimicofisici, gestionali e lefficienza di depurazione. Il calcolo dello S.B.I. (Sludge
Biotic Index) prevede una procedura di analisi e di elaborazione dei dati
standardizzata ed applicabile al fango attivo della vasca di ossidazione di
impianti che trattano reflui urbani. Questo indice consente di trarre
informazioni circa lefficienza prestazionale dellimpianto.
Lanalisi al microscopio ottico del fiocco e dei batteri filamentosi consente
di trarre informazioni circa le effettive condizioni instaurate nel reattore
biologico, in termini di concentrazione dei vari substrati, tempo di
ritenzione idraulica, temperatura, ecc. e di intervenire tempestivamente al
fine di garantire lottenimento di unelevata efficienza di depurazione. I
risultati (sia dellanalisi della microfauna, sia dellanalisi del fiocco e dei
batteri filamentosi) possono essere proficuamente sintetizzati e confrontati
considerando il medesimo impianto nel tempo o impianti diversi.
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Fig. 1 La rete trofica del detrito negli impianti a fanghi attivi [1]
Lo studio della biocenosi, con gli strumenti dellecologia (in particolare
attraverso il calcolo dellIndice Biotico del Fango) fornisce quindi elementi
utilissimi per lo studio e la comprensione del processo biologico di
depurazione.
LIndice Biotico del Fango si calcola utilizzando lapposita tabella a due
entrate (Tab. 1) che consente di ottenere un numero positivo intero che a
sua volta permette di classificare la qualit del fango in quattro classi
(ciascuna delle quali associata a un determinato intervallo di valori di
S.B.I.).
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3. Altre verifiche
Accanto alle prove respirometriche, oggetto della relazione dellIng.
Foladori, la qualit del fango attivo pu essere valutata anche attraverso
test atti a quantificare lattivit delle specifiche popolazioni batteriche
coinvolte nella rimozione degli inquinanti o mirati al riconoscimento di
molteplici disfunzioni degli impianti, specialmente connesse al processo di
sedimentazione.
Alcuni Autori [5, 6, 7, 8] descrivono con dettagli ed esempi numerose
verifiche (spesso di rapida effettuazione, anche sul campo, con lausilio di
semplice attrezzatura di laboratorio) i cui risultati forniscono insostituibili
indicazioni per la gestione del processo. In questa sede, per brevit, ci si
limita a elencare le principali, rimandando il lettore alla consultazione dei
testi sopra citati: prova di schiumeggiamento, prova del potere
schiumogeno, prova di sedimentabilit del mixed liquor e delleffluente,
prova di bioflocculazione.
61
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Per gli approfondimenti sui principi e sui dettagli delle varie procedure di
misura, solo accennate nel presente contributo, si rimanda a Bertanza e
Collivignarelli [9].
Bibliografia
[1] Madoni P. (1994). A Sludge Biotic Index (S.B.I.) for the evaluation of
the biological performance of activated sludge plants based on the
microfauna analysis, Water Research, Vol. 28, No. 1, pp. 67-75.
[2] Madoni P. (2007). Analisi della microfauna nella valutazione di
efficienza depurativa dei fanghi attivi, Notiziario dei metodi analitici, n. 2,
IRSA-CNR, Roma.
[3] Madoni P. (2005). La microfauna del fango attivo. In: La depurazione
biologica del fango attivo, a cura di P. Madoni, Ena Editore.
[4] Eikelboom D.H., Geurkink B. (2002). Filamentous microorganisms
observed in industrial activated sludge plants. Water Sci. Technol., 37:4-5,
pp. 297.
[5] Jenkins D., Richard M. J., Daigger G. T. (2004). Manual on the causes
and control of activated sludge bulking and foaming, and other solids
separation problems. 3rd Edition, Lewis Publishers.
[6] Guglielmi L. (2005). Disfunzioni degli impianti connesse alla struttura
del fango attivo. In: La depurazione biologica del fango attivo, a cura di P.
Madoni, Ena Editore.
[7] Vismara R. e Butelli P. (2000). La gestione degli impianti a fanghi
attivi. Manuale operativo e guida alla diagnosi. Ed. C.I.P.A., Milano.
[8] Wanner J. (1994). Activated sludge bulking and foaming control.
Technomic Press, Basel.
[9] Bertanza G. e Collivignarelli C. (2012). Impianti di trattamento acque:
verifiche di funzionalit e collaudo. Manuale operativo. Hoepli Ed. Milano.
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Nella Figura 3.2.4/1 sono riportati gli indici parziali (relativi a COD, Ntot e Ptot) e lindice
di efficienza depurativa; lelaborazione stata condotta su tutti gli anni di monitoraggio.
Lindice di efficienza depurativa D, nei quattro anni, subisce un incremento portandosi
ad un valore di 1,12, cio nettamente positivo.
Il calcolo e lesame dei parametri operativi ha evidenziato che la concentrazione di
solidi nella terza linea (limpianto costituito da tre linee parallele) pi elevata rispetto
alle altre due: il valore medio si attesta, per la terza linea, a 6,98 kgSST/m3, contro 4,27
e 5,9 rispettivamente per la linea 1 e 2. Il carico del fango diminuito nel corso degli
anni, portandosi al valore attuale di circa 0,05 kg BOD5/(kg SST * d). Per quanto
riguarda la temperatura, essa raggiunge valori anche superiori a 25 C in estate,
mentre nei periodi pi freddi non scende mai al di sotto dei 10 C. Lesame
dellandamento della concentrazione di ossigeno disciolto nelle vasche di nitrificazione
ha evidenziato che le concentrazioni misurate sono estremamente variabili ed
assumono spesso valori elevati.
Valutazioni analoghe sono state svolte sulla linea fanghi, per determinare la
produzione e le caratteristiche qualitative del fango biologico e chimico (questultimo
nella stazione di pre-trattamento rifiuti liquidi). Anche in questo caso sono stati calcolati
indici di efficienza che hanno evidenziato in generale un buon funzionamento della
linea fanghi.
Sulla base di questa prima parte del lavoro, sono stati individuati alcuni aspetti
meritevoli di approfondimenti sperimentali. Una prima verifica ha riguardato la
mappatura dellossigeno e la determinazione della capacit di trasferimento
dellossigeno nei reattori di nitrificazione. La verifica stata svolta sulla linea 1 e sulla
linea 3 perch caratterizzate da sistemi di diffusione dellossigeno diversi (diffusori
aqua-strip, sulla linea 1, e aeratori ad asse verticale, sulla linea 3). Per quanto riguarda
la linea 1 risultata una capacit effettiva coerente con i 250 kg/h nominali. La SOTE
risultata pari a 29,2%. Per la linea 3, risultata una capacit di molto inferiore (170
kg/h), con un corrispondente consumo di circa 2,65 kgO2/kWh, valore comunque buono
per questo tipo di aeratore (anche se non inclusa lenergia delle turbine).
E stata poi pianificata una serie di verifiche idrodinamiche, finalizzate a:
valutare leventuale non omogenea distribuzione della portata tra i tre setti in
cui risulta diviso il comparto di nitrificazione di ogni linea;
quantificare la ripartizione delle portate sulle tre linee nel partitore posto a
monte della sedimentazione primaria.
In sintesi emerso che: non ci sono rilevanti accumuli di materiale inerte (responsabili
di eventuali volumi morti) nei reattori; esiste uno squilibrio nella ripartizione delle portate
64
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
nei tre setti di una singola linea; in particolare, secondo le elaborazioni svolte, nel setto
1 dovrebbe entrare una portata pari al 34% rispetto al totale (portata di ingresso +
ricircolo mixed-liquor + ricircolo fango), nel setto 2 un quantitativo pari al 40%, mentre
nel setto 3 il 26%. Inoltre il carico risultato non omogeneamente ripartito sulle tre
linee: secondo i calcoli svolti, se A il carico derivante dalla fognatura e B il carico
associato ai ritorni dalla linea fanghi, il carico complessivo risulta cos suddiviso:
- linea 1: A/3 + 0,2 B;
- linea 2: A/3 + 0,3 B;
- linea 3: A/3 + 0,5 B.
Considerando che in termini di COD il contributo della fognatura + rifiuti liquidi circa
dell85%, mentre il contributo dei surnatanti dalla linea fanghi del 15%, si pu
calcolare la seguente suddivisione dei carichi:
- linea 1: 31,33%;
- linea 2: 32,83%;
- linea 3: 35,84%.
Considerando poi anche lo squilibrio dei carichi rilevato tra i tre setti della stessa linea,
potrebbe verificarsi un marcato disequilibrio quantificabile come segue: il setto meno
caricato della linea 1 riceverebbe il 26% del carico entrante alla linea stessa, cio
soltanto l8,15% del carico totale; invece il setto pi caricato della linea 3 riceverebbe il
40% del carico entrante alla linea, ovvero il 14,34% del carico totale. Esisterebbe quindi
una differenza di carico di oltre il 40% tra il setto meno caricato ed il setto pi caricato.
La verifica delle caratteristiche di sedimentabilit del fango attivo stata svolta con
lintento di ricavare (sulla base della teoria del flusso solido) il limite di potenzialit della
fase di sedimentazione finale in termini di flusso solido, al fine di verificarne leventuale
sovraccarico. Si potuto quindi verificare che, in riferimento alle condizioni medie di
funzionamento, sia il flusso solido, sia il carico idraulico non rappresentano parametri
critici per la sedimentazione finale.
Unulteriore importante verifica stata la determinazione della potenzialit effettiva
dellimpianto e degli eventuali margini di capacit residua, utilizzando un modello
matematico per il dimensionamento di un impianto con pre-denitrificazione. La taratura
del modello effettuata con i dati gestionali ha portato alla determinazione dei parametri
cinetici. La verifica ha evidenziato che, alle pi basse temperature (12 C), limpianto
sia di fatto gi sfruttato per la sua potenzialit massima (che risulta di 5.400 kgBOD/d);
esiste infatti solo un margine residuo minimo (5-10%) che per necessario mantenere
per garantire le prestazioni al variare delle condizioni al contorno. Il rispetto dei limiti
allo scarico richiede peraltro di lavorare in condizioni di processo abbastanza
impegnative, essendo i vincoli rappresentati dai volumi dei comparti di nitrificazione e
denitrificazione. In queste condizioni di funzionamento risulta peraltro solo di poco
soddisfatto anche il limite del parametro flusso solido per la sedimentazione finale. In
condizioni estive, le elaborazioni evidenziano come il carico trattabile (5.600 kgBOD/d)
65
Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
non si discosti sensibilmente da quello calcolato per le condizioni invernali (5.400 kg/d),
pur incrementandosi il margine (che risulta del 27%) rispetto al carico effettivo estivo.
La sedimentazione secondaria risulta peraltro vicina alla portata massima trattabile nel
rispetto del vincolo sul carico idraulico superficiale.
Sono stati infine esaminati i dati relativi ai consumi di energia e reattivi, per
confrontarli con dati di riferimento e calcolare indici di funzionalit. Le elaborazioni
hanno evidenziato un consumo di reagenti superiore alle attese.
La verifica integrata di funzionalit ha quindi fornito moltissime indicazioni utili ad
individuare una serie di interventi migliorativi che potrebbero essere adottati
sullimpianto:
1. Riequilibrare la suddivisione delle portate tra i setti delle singole linee.
2. Ridistribuire il carico derivante dalla linea fanghi in modo omogeneo sulle due
linee di dissabbiatura.
3. Adeguare il sistema di fornitura dellossigeno nella terza linea per conseguire i
due seguenti obiettivi: a) risparmiare energia con ladozione di un sistema pi
efficiente e b) rimuovere un potenziale collo di bottiglia (si verificato infatti che,
soprattutto nelle condizioni estive, la fornitura dellaria risulta uno dei parametri
di processo vincolanti, come anche dimostrato dalle basse concentrazioni di
ossigeno disciolto misurate nelle vasche).
4. Valutare la possibilit di spostare pi a monte il punto di immissione del ricircolo
della miscela aerata nei comparti di denitrificazione; ci con lobiettivo di
sfruttare al meglio il volume disponibile, anche se il volume della denitrificazione
non risultato un parametro critico nella verifica della potenzialit dellimpianto.
5. Incrementare la portata di ricircolo del mixed-liquor per il migliore sfruttamento
della capacit di denitrificazione.
6. Valutare la possibilit di installazione di un sistema intelligente di controllo
della fornitura daria da asservire, ad esempio, alla concentrazione di
ammoniaca nelleffluente, ci che consentirebbe un notevole risparmio di
energia elettrica almeno nelle condizioni di funzionamento pi favorevoli.
In base ai risultati dello studio, il Gestore ha immediatamente provvedendo a mettere in
atto gli interventi sopra descritti.
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stata analizzata con maggiore dettaglio la verifica per la determinazione del dosaggio
ottimale nel processo di chiariflocculazione. Per quanto attiene, invece, al trattamento di
filtrazione granulare, stato analizzato con maggiore dettaglio la verifica per
lottimizzazione delle operazioni di controlavaggio.
Bibliografia
[1] Kaleta J., Elektorowicz M. (2009). Removal of humic substances from aqueous
solutions by the coagulation process. Environmental Technology. Vol. 30, No. 2, 119
127.
[2] Clark T. e Stephenson T. (1999). Development of a Jar Testing protocol for
chemical phosphorous removal in activated sludge using statistical experimental design.
Wat. Res. Vol. 33, No. 7, pp. 1730-1734.
[3] ASTM D2035 08. Standard Practice for Coagulation-Flocculation Jar Test of
Water.
[4] UNI EN 878:2004. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Solfato di alluminio.
[5] UNI EN 883:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Idrossicloruro e idrossicloruro solfato di polialluminio.
[6] UNI EN 888:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Cloruro di ferro (III).
[7] UNI EN 890:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Solfato di ferro (III) liquido.
[8] UNI EN 896:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Idrossido di sodio.
[9] UNI EN 899:2009. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Acido solforico.
[10] Bertanza G., Collivignarelli C. (2012). Impianti di trattamento acque: verifiche di
funzionalit e collaudo. Manuale operativo. Ulrico Hoepli Editore.
[11] UNI EN 12901:2005. Prodotti usati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano. Materiali di supporto e di filtrazione. Definizioni.
[12] UNI EN 12902:2005. Prodotti utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano. Materiali inorganici di supporto e di filtrazione. Metodi di prova.
[13] UNI EN 12904:2005. Prodotti utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano. Sabbia e ghiaia di quarzo.
[14] Kawamura S. (2000). Integrated design and operation of water treatment facilities.
Second Edition. Wiley.
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Riassunto
Nel presente studio riportata lesperienza condotta presso limpianto di
potabilizzazione di SantAlbino, sito nella citt di Mortara (PV), e gestito da
ASMortara S.p.A.. Lapplicazione integrata delle verifiche di funzionalit ha permesso
di identificare le problematiche specifiche dellimpianto e fornire indicazioni circa la
loro soluzione nellottica di una ottimizzazione della filiera legata ai concetti di
razionalizzazione, efficienza e semplicit gestionale.
1. Introduzione
La potabilizzazione dellacqua conseguita attraverso schemi di trattamento
estremamente eterogenei ed articolati in funzione delle caratteristiche dellacqua grezza
da trattare. Il peggioramento delle fonti di approvvigionamento, linasprimento dei
limiti normativi e le novit introdotte dalla direttiva europea 98/83/UE (recepita in Italia
dal D.lgs 31/2001 e s.m.i.) hanno avuto forti ripercussioni tecnico-gestionali negli
impianti di potabilizzazione. La necessit di rispettare limiti sempre pi restrittivi e/o
rendimenti di rimozione elevati porta alladozione di interventi di upgrading che spesso
risultano onerosi e talvolta non sufficienti alla risoluzione dei problemi. Nasce, quindi,
lesigenza da parte del gestore di dotarsi di strumenti in grado di indirizzare le scelte e le
azioni correttive gestionali in unottica di ottimizzazione dellimpianto esistente e, se
necessario, predisporre interventi di upgrading adottando le tecnologie pi efficaci in
relazione alla situazione specifica. Tali strumenti sono rappresentati dalle verifiche di
funzionalit intese come approccio integrato di verifica, che comprenda la stesura
didonei programmi di monitoraggio e lesecuzione di prove sperimentali specifiche alle
problematiche eventualmente riscontrate.
Nel presente studio presentata, come esempio di applicazione integrata delle verifiche
di funzionalit, lesperienza condotta presso limpianto di potabilizzazione di
SantAlbino al servizio della citt di Mortara (PV).
Preossidazione
con
Filtrazione
biologica
(sabbia)
Ossidazione
con
O3
Adsorbimento
su
carbone attivo
Disinfezione
con
ClO2
Pensile
Rete
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Lacqua grezza inizialmente ossidata con aria in modo da favorire la formazione degli
ossidi di ferro insolubili. Limmissione dellaria avviene in linea, mentre il contatto
favorito allinterno di un serbatoio in pressione. Lacqua cos preossidata inviata alla
fase di filtrazione biologica, costituita da tre filtri rapidi operanti in parallelo e riempiti
con quarzite. In questa fase avviene la rimozione fisica degli ossidi di ferro insolubili
formatisi in precedenza e la nitrificazione biologica dellammoniaca. In seguito lacqua
sottoposta a una ossidazione con ozono (miscelatore e serbatoio di reazione/contatto)
al fine favorire la formazione di biossido di manganese. Tale composto vien rimosso
dalla seguente fase di adsorbimento su carbone attivo che avviene in due serbatoi in
pressione operanti in parallelo. Da progetto, questa fase di trattamento adibita anche
alla rimozione dei microinquinanti organici disciolti (acidi umici e acidi fulvici). Infine,
prima di essere inviata al serbatoio pensile e quindi in rete, lacqua trattata sottoposta
ad una disinfezione con biossido di cloro, il cui dosaggio avviene direttamente in linea.
Preossidazione
Caratteristiche
geometriche
Caratteristiche
chimiche
Parametri
operativi
D = 1,65 m
h = 3,7 m
V = 7,9 m3
A = 2,14 m2
Filtrazione
su sabbia
D = 2,4 m
h=4m
V = 18 m3
A = 4,5 m2
Ossidazione
chimica
D = 2,2 m
h = 3,9 m
V = 14,8 m3
A = 3,8 m2
O2 = 10,7 mg/L
tp = 3,4 min
Ci = 65 m/h
Adsorbimento
su carbone attivo
D = 2,4 m
h=4m
V = 18 m3
A = 4,5 m2
O3 = 4 mg/L
tp = 23 min
Ci = 10 m/h
tp = 3,4 min
Disinfezione
finale
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Filtri biologici
Ogni 24h
Modalit
10 minuti di aria in
controcorrente;
15 minuti di lavaggio con
acqua in controcorrente.
47 57 minuti
66 minuti
Frequenza
Parametri analizzati
Concentrazione ioni idrogeno
Nitrato
Nitrito
Ammoniaca
Arsenico
Tetracloroetilene e Tricloroetilene
Trialometani totale
Ferro
Manganese
Batteri coliformi a 37C
unit di misura
pH
mg/L
mg/L
mg/L
g/L
g/L
g/L
g/L
g/L
UCF/100mL
valore ottenuto
7,7
<LD
<0,03
valore limite
6,5 pH 9,5
50
0,5
0,5
10
10
30
200
50
0
0,79
12
<0,1
<0,1
68
79
0
Lanalisi dei dati di monitoraggio routinario mostra che, mentre per manganese ed
ammoniaca la rimozione avviene correttamente garantendo il rispetto dei limiti
normativi, per quanto riguarda larsenico non vi alcuna rimozione (figura 2).
Infine, per quanto riguarda lammonica, i dati di monitoraggio routinario, riportati in
figura 3, mostrano che la rimozione di tale inquinante, contrariamente a quanto previsto
nel progetto, avviene ad opera dei filtri a carbone attivo.
20
2005
2006
2007
2008
2010
2009
18
16
Astot [g/L]
14
12
10
4
N.D.
N.D.
N.D.
N.D.
N.D.
OUT CA
N.D. N.D.
OUT FS
OUT PENSILE
OUT FS
OUT CA
OUT PREOX
H2O GREZZA
OUT PENSILE
H2O GREZZA
OUT PENSILE
OUT CA
H2O GREZZA
OUT PENSILE
OUT CA
H2O GREZZA
OUT CA
OUT PENSILE
H2O GREZZA
OUT PENSILE
OUT CA
H2O GREZZA
81
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1,00
2005
2006
2007
2008
2010
2009
0,90
0,80
NH4+ (mg/L)
0,70
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20
OUT PENSILE
OUT FS
OUT CA
OUT PREOX
H2O GREZZA
OUT CA
OUT PENSILE
OUT FS
H2O GREZZA
OUT CA
OUT PENSILE
H2O GREZZA
OUT PENSILE
OUT CA
H2O GREZZA
OUT PENSILE
OUT CA
H2O GREZZA
OUT CA
OUT PENSILE
0,00
H2O GREZZA
0,10
NH4+
[mg/L]
0,593
0,586
0,506
0,446
0,051
0,031
0,033
N-NO3[mg/L]
< LD
< LD
0,08
0,08
0,6
0,4
0,4
N-NO2[mg/L]
< LD
< LD
< LD
< LD
< LD
< LD
< LD
Fe
[g/L]
65,1
70,0
39,2
36,5
30,2
41,6
34,4
Mn
[g/L]
75,2
80,6
23,8
6,0
1,4
3,2
8,5
As
[g/L]
12,3
9,0
9,0
N.D.*
9,0
9,0
10,7
Tab. 4 - Valori medi nellacqua grezza ed in uscita dalle singole fasi di processo.
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PREOX
F.S.
O3
DIS
C.A.
100%
90%
Contributo di rimozione
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
am m oniaca
m anganese
ferro
Fig. 4 Ripartizione del contributo di rimozione dei parametri monitorati nei singoli
comparti.
OUR specifico
[mgO2/gSSTh]
AUR specifico
[mgN-NO3-/gSSTh]
0,35
0,01
0,7
0,04
0,46
0,63
4,4
6,6
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Sulla base delle prove sperimentali condotte sono stati proposti e testati gli scenari di
intervento sulla scala reale riportati in tabella 6. I risultati mostrano che una filiera
composta da preossidazione con aria e una fase di biofiltrazione su filtro misto
pirolusite/quarzite non in grado di garantire rendimenti di rimozione accettabili (21%)
pur adoperando unossidazione dellarsenico trivalente in pentavalente soddisfacente. Il
dosaggio di coagulante a monte della biofiltrazione migliora leggermente i rendimenti
di rimozione (36%). Tali rendimenti possono essere incrementati prevedendo in
aggiunta il dosaggio di permanganato di potassio (57%) o introducendo unulteriore
fase di filtrazione mista su quarzite/GAC (55%). Rendimenti superiori (70%) sono stati
raggiunti con una filiera composta in sequenza da: preossidazione, biofiltrazione
(pirolusite), dosaggio di ossidante e coagulante e filtrazione mista sabbia/GAC.
Tipologia
Dosaggio
reagenti
Astot in
(g/L)
Astot out
(g/L)
As(III) out
(g/L)
BIOFILTRAZIONE
//
11,8
9,3
BIOFILTRAZIONE
FeCl3 (4 mg/L)
11,8
7,5
4,1
NaClO (1 mg/L)
FeCl3 (4 mg/L)
11,8
8,2
7,1
11,8
3,8
FeCl3 (4mg/L)
11,8
5,3
NaClO (1 mg/L)
FeCl3 (4 mg/L)
11,8
3,4
3,1
11,8
3,7
2,8
PRE
OSSIDAZIONE
con ARIA
FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE
con ARIA
Ox chimico + FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE
BIOFILTRAZIONE
con ARIA
FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE
BIOFILTRAZIONE
con ARIA
FILTRO MISTO
(SABBIA/GAC)
Ox chimico + FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE
con ARIA
BIOFILTRAZIONE
FILTRO MISTO
(SABBIA/GAC)
Tab. 6 Risultati e condizioni operative delle filiere di trattamento testate alla scala
reale.
4. Conclusioni
Limpianto di potabilizzazione di SantAlbino (Mortara PV) stato sottoposto ad una
verifica integrata di funzionalit. Il protocollo di verifica stato sviluppato secondo fasi
progressive partendo dallanalisi dei dati di monitoraggio routinario (fase 1), la
stesura e attuazione di un monitoraggio intensivo (fase 2) fino alla esecuzione di
verifiche sperimentali di funzionalit (fase 3). In questo modo stato possibile
snellire la filiera di potabilizzazione e contestualmente rendere la qualit dellacqua in
uscita pi sicura.
Ringraziamenti
Si ringrazia ASMortara S.p.A. per aver supportato la ricerca.
Bibliografia
[1] Moore J.N., Walker J.R., Hayes T.H. (1990). Reaction scheme for the oxidation of
As(III) to As(V) by birnessite. Clays and Clay Minerals 38, no. 5: 549-555.
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1. Introduzione
A seconda delle fonti di approvvigionamento, acque superficiali (corsi di acqua, laghi e
invasi), di sorgente o sotterranee, devono essere realizzati adeguati impianti di
trattamento in grado di perseguire gli obiettivi di qualit previsti dal D. Lgs.31/01 che
regolamenta la Qualit delle acque destinate al consumo umano.
Ai sensi della Norma UNI 10516 Impianti di potabilizzazione acqua: ordinazione,
fornitura e collaudo, per collaudo funzionale dellimpianto si intende il collaudo di
materiali, apparecchiature, manufatti, ecc., rispetto alla loro funzionalit in opera e
secondo le previste condizioni duso.
Loperazione di collaudo funzionale volta a determinare:
- la conformit dellimpianto realizzato con il progetto approvato;
- la corretta funzionalit dei diversi processi di trattamento dellacqua;
- le caratteristiche dei residui originati dal processo (fanghi, soluzioni rigeneranti,
acque di controlavaggio, ecc.);
- lidoneit dellimpianto a garantire allacqua i requisiti di qualit richiesti dalla
norma vigente (D. Lgs. 31/01) e il rispetto di tutte le norme che ne regolano il
funzionamento e la compatibilit ambientale.
A seconda della natura delle opere collaudate, esso pu essere svolto per parti o
sullimpianto complessivo e pu essere effettuato in condizioni simulate o in condizioni
reali.
Le prove di collaudo si articolano inoltre in due principali fasi:
- fase di avviamento, che riguarda il primo periodo della messa in funzione
dellimpianto in cui devono essere regolate le condizioni operative (portata,
dosaggio dei reagenti, operazioni di controlavaggio dei filtri, ecc.) e di processo
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(sviluppo della biomassa nei processi biologici, ecc.). La durata di questa fase
variabile e generalmente riguarda tutto il periodo necessario ad una regolazione
dei suddetti parametri in modo da garantire il funzionamento ottimale
dellimpianto;
fase di esercizio provvisorio, che riguarda il primo funzionamento dellimpianto
in condizioni di esercizio. Anche in questo caso la durata variabile e si pu
ragionevolmente ipotizzare un periodo di 4-6 mesi in modo da consentire un
monitoraggio dellimpianto per un periodo significativo.
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portata trattata,
corretto funzionamento dei processi di trattamento (ad esempio il potenziale
redox per le fasi di ossidazione, il cloro residuo per il trattamento di disinfezione
finale, ecc.),
consumo di reagente per tipologia,
rapporto tra fango prodotto e portata trattata,
consumi energetici.
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valutare il possibile destino finale dei residui generati dal processo depurativo;
analizzare i dati gestionali, con particolare riferimento ai consumi (di acqua ed
energia) e ai costi di trattamento.
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