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GRUPPO DI LAVORO

GESTIONE IMPIANTI DI DEPURAZIONE


Facolt di Ingegneria
Universit di Brescia

AATO
VERONESE

Autorit Ambito Territoriale Ottimale Veronese

48a Giornata di Studio di Ingegneria SanitariaAmbientale

IMPIANTI DI TRATTAMENTO ACQUE:


VERIFICHE DI FUNZIONALIT E
COLLAUDO
Venerd 14 giugno 2013

Centro Servizi Banco Popolare - Viale delle Nazioni, 4 - VERONA

PRESENTAZIONE DELLA GIORNATA DI STUDIO E DEL GRUPPO DI LAVORO

Nel maggio 1998, presso la Facolt di Ingegneria dellUniversit di Brescia, si


costituito il GRUPPO DI LAVORO sulla GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI
DEPURAZIONE, che coinvolge oltre cento tra ricercatori universitari e tecnici
gestori di impianti, con lobiettivo di studiare le tematiche pi importanti sulla
gestione degli impianti di depurazione, attraverso uniniziativa avente carattere di
continuit. Nel corso degli anni, il Gruppo di lavoro si occupato di diverse
problematiche inerenti la gestione degli impianti di depurazione e
potabilizzazione: criteri di monitoraggio, verifiche di funzionalit, smaltimento
dei fanghi, gestione delle acque meteoriche, costi e tariffazione, sistemi di
distribuzione dellacqua potabile, riutilizzo delle acque di scarico, certificazione
ambientale, emissioni odorigene, ecc. I risultati dei lavori sono stati presentati in
numerose Giornate di Studio e sono stati raccolti in volumi pubblicati da vari
Editori: Il Sole 24 Ore, CIPA, Aracne, CLUB.
Le verifiche di funzionalit hanno rappresentato, storicamente, uno degli aspetti
pi qualificanti e innovativi della cultura tecnica dei gestori degli impianti di
depurazione. A questo argomento, nel contempo, il mondo della ricerca ha
dedicato, ormai da molti anni, particolare attenzione, tradottasi in
approfondimenti teorico/pratici che hanno condotto alla messa a punto di
metodologie sempre meglio perfezionate. In definitiva, su questo argomento si
verificata una proficua saldatura tra lesperienza dei gestori e quella dei
ricercatori: il Gruppo di lavoro Gestione Impianti di depurazione dellUniversit
di Brescia ha registrato questa sinergia nel corso della sua storia.
Negli ultimi anni di lavoro del GdL, il tema delle verifiche di funzionalit
(tradizionalmente incentrato sui processi di depurazione delle acque di scarico)
stato ripreso ed ampliato a tutti i settori legati al ciclo idrico integrato: fognature,
impianti di potabilizzazione, sistemi acquedottistici, utilizzando allo scopo le
specifiche competenze di ricercatori e gestori di questi servizi. Il lavoro di
elaborazione ha consentito di raggruppare in un unico Manuale alcune delle
principali verifiche (per un totale di 30), descritte attraverso metodiche
standard.
Nella presente Giornata di Studio vengono presentate alcune delle principale
verifiche che toccano, peraltro, come si vede dal programma delle relazioni, tutti
gli aspetti citati. In particolare, vengono presentate verifiche di funzionalit nel
campo di:
reti fognarie;
processi biologici di depurazione dei liquami;
trattamenti del fango di depurazione;
processi di potabilizzazione delle acque.
La giornata si concluder con una tavola rotonda con la partecipazione di
rappresentanti dei Soggetti coinvolti nella gestione, nel controllo e nella
pianificazione.

RELATORI
Ing.AlessandroABB
AssegnistadiricercadiIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiPAVIA
Prof.GianniANDREOTTOLA
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiTRENTO
Prof.GiorgioBERTANZA
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiBRESCIA
Ing.FedericoCASTAGNOLA
DottorandodiricercainIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiPAVIA
Prof.FrancoCECCHI
OrdinariodiImpiantiChimici,Universitdi
VERONA
Prof.CarloCOLLIVIGNARELLI
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiBRESCIA
Ing.MariaCristinaCOLLIVIGNARELLI
RicercatricediIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiPAVIA
Ing.BarbaraMariannaCROTTI
DottorediricercainIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiPAVIA
Ing.SaraFERTONANI
UfficioTecnico,PadaniaAcqueGestione,
CREMONA
Ing.PaolaFOLADORI
RicercatricediIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiTRENTO
Ing.LucianoFRANCHINI
DirettoreAutoritAmbitoTerritorialeOttimale
Veronese VERONA
Ing.FrancescaGIALDINI
AssegnistadiricercadiIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiBRESCIA
Ing.AndreaGUERESCHI
DirigenteSettorePianificazioneeSviluppo,
PadaniaAcqueGestione,CREMONA
Ing.MatteoPAPA
AssegnistadiricercadiIngegneriasanitaria
ambientale,UniversitdiBRESCIA
Prof.SergioPAPIRI
AssociatodiCostruzioniidrauliche,Universitdi
PAVIA
Dott.RobertaPEDRAZZANI
RicercatricediFondamentichimicidelle
tecnologie,UniversitdiBRESCIA
Prof.VincenzoRIGANTI
GiOrdinariodiChimicamerceologica,Universit
diPAVIA
Ing.SabrinaSORLINI
RicercatricediIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdiBRESCIA
Prof.Ing.GiordanoURBINI
OrdinariodiIngegneriasanitariaambientale,
UniversitdellInsubria VARESE
Ing.AndreaVACCHELLI
DirettoreTecnico,ASMPAVIA

8:30 Registrazionedeipartecipanti

Presiedono:F.Cecchi,A.Vacchelli

9:00Indirizzidisaluto

Impiantidipotabilizzazione

9:15
IntroduzioneallaGiornatadiStudioepresentazione
delManuale
CarloCollivignarelli

14:00
Verifichesufiltrazionegranulareechiariflocculazione
SabrinaSorlini

Presiedono:G.Urbini,L.Franchini
Monitoraggiodellereti

14:15
Verifichesucarboneattivoeossidazione/disinfezione
FrancescaGialdini

9:30
Monitoraggiodegliacquedotti
VincenzoRiganti

14:30
Applicazioneintegrata:ilcasodiMortara
BarbaraMariannaCrotti,FedericoCastagnola

9:45
Monitoraggiodellefognature
SaraFertonani

Ilcollaudofunzionale

Impiantididepurazione

14:45
Procedureperimpiantidipotabilizzazione
SabrinaSorlini

10:00
Monitoraggio,datisignificativiedindicidifunzionalit
AlessandroAbb

15:00
Procedureperimpiantididepurazione
GiorgioBertanza

10:15
Leverifichesperimentaliconsolidate:
fornituraossigeno,sedimentabilit edidrodinamica
MariaCristinaCollivignarelli

15:15TAVOLAROTONDA

10:30
Leverificheidrauliche
SergioPapiri
10:45PAUSA
Presiedono:G.Andreottola,A.Guereschi
11:00
Verifichesulladisidratazionedeifanghi
MatteoPapa
11:15
Testrespirometrici etitrimetrici
PaolaFoladori
11:30
Laqualitdelfangobiologico
RobertaPedrazzani
11:45
Applicazioneintegratadelleverifiche
GiorgioBertanza
12:00DISCUSSIONE
13:00PRANZO

Prospettiveperladeterminazionedellapotenzialit
degliimpiantieperleffettuazionedelcollaudo
coordinano:
L.Franchini,V.Riganti
partecipano:
rappresentantidiEntidiGestione,
Regioni,ARPA,...

16:30CONCLUSIONI

INDICE DELLE RELAZIONI

48a Giornata di Studio di Ingegneria SanitariaAmbientale

IMPIANTI DI TRATTAMENTO ACQUE: VERIFICHE DI


FUNZIONALIT E COLLAUDO
VERONA

14 giugno 2013

MONITORAGGIO DELLE RETI


Vincenzo Riganti

Monitoraggio degli acquedotti

pag. 1

Sara Fertonani

Monitoraggio delle fognature

pag. 7

IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Alessandro Abb

Monitoraggio, dati significativi ed indici di funzionalit

pag. 13

Maria
Cristina Le verifiche sperimentali consolidate: fornitura di pag. 21
Collivignarelli
ossigeno,
caratteristiche
di
sedimentabilit
e
idrodinamica dei bacini
Sergio Papiri

Le verifiche idrauliche

pag. 33

Matteo Papa

Verifiche sulla disidratazione dei fanghi

pag. 41

Paola Foladori

Test respirometrici e titrimetrici

pag. 49

Roberta Pedrazzani

La qualit del fango biologico

pag. 57

Giorgio Bertanza

Applicazione integrata delle verifiche

pag. 63

ii

INDICE DELLE RELAZIONI


IMPIANTI DI POTABILIZZAZIONE
Sabrina Sorlini

Verifiche su filtrazione granulare e chiariflocculazione

pag. 67

Francesca Gialdini

Verifiche su carbone attivo e ossidazione/disinfezione

pag. 73

Federico
Barbara
Crotti

Castagnola, Applicazione integrata: il caso di Mortara


Marianna

pag. 79

IL COLLAUDO FUNZIONALE
Sabrina Sorlini

Procedure per impianti di potabilizzazione

pag. 87

Giorgio Bertanza

Procedure per impianti di depurazione

pag. 93

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale


Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo
A cura del Gruppo di Lavoro Gestione impianti di depurazione
ISBN 978-88-97736-02-8
2013 by Gruppo di lavoro Gestione Impianti di depurazione

iii

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo

Monitoraggio degli acquedotti


Vincenzo Riganti
riganti@unipv.it

Premessa
Il termine monitoraggio indica il processo di controllo costante e metodico dell'andamento di
fenomeni di natura fisica, chimica, fisiologica e biologica e, pi in generale, ogni controllo
sistematico dell'evoluzione di un fenomeno o di un processo.
Sistemi e metodi di monitoraggio presuppongono sistemi e metodi di programmazione con i quali si
predispongono i valori assoluti o i valori di soglia o gli indicatori, o i valori desiderati che, in
continuo o ad intervalli regolari, vengono usati per confrontare l'andamento (valori effettivi) del
contesto che viene monitorato. Programmazione e monitoraggio costituiscono quindi un ciclo ad
interazione continua dove il secondo influenza il primo.
Nel settore acquedottistico il monitoraggio deve essere effettuato rispettando in primis le
prescrizioni di legge; peraltro, queste devono essere considerate prescrizioni minime, che possono
(e talvolta devono) essere integrate in funzione di una miglior tutela dei beni da prendere in
considerazione. Difatti il fine della normativa sulle acque destinate al consumo umano quello di
proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque
destinate al consumo umano, garantendone la salubrit e la pulizia.1
Viene richiesto di monitorare, con diversa frequenza, non soltanto le acque che attraverso
lacquedotto o per altra via prevista dalla legge giungono allutilizzatore finale, ma anche le acque
con le quali lacquedotto viene alimentato.
Le norme di qualit che rendono possibile limpiego di acque superficiali per lalimentazione degli
acquedotti sono contenute nel c.d. testo unico ambientale (d. lgsl. 152/2006 e successive
integrazioni e modificazioni), mentre le norme di qualit relative alle acque che pervengono
allutilizzatore sono contenute nel d. lgsl. 31/2001 e successive integrazioni e modificazioni2.
Alcune definizioni
Sono acque destinate al consumo umano:
1) le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o
per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di
distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori;
2) le acque utilizzate in unimpresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione
o limmissione sul mercato di prodotti o sostanze destinate al consumo umano, escluse quelle,
individuate ai sensi dellart 11, comma 1, lettera e), la cui qualit non pu avere conseguenze sulla
salubrit del prodotto alimentare finale.
Peraltro, non rientrano nella normativa del d. lgsl. 31/2001 le acque minerali naturali e le acque
medicinali riconosciute.
Le acque destinate alla potabilizzazione
La Comunit economica europea, con la direttiva 75/440/CEE, ha identificato tre livelli di impianti
tecnologici atti a rendere potabili le acque di superficie.
Il primo e pi semplice livello (A 1) consiste in un trattamento fisico (per es. una filtrazione su letto
a sabbia) seguito da una disinfezione (per es., con cloro attivo).
1

Art. 1 del decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31.


Si noti che attore principale per le acque destinate al consumo umano il Ministero della Salute, in quanto tali acque
sono da considerarsi un alimento.

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo

Il secondo livello (A 2), intermedio, prevede una combinazione di normali trattamenti chimici e
fisici; un possibile schema di trattamento la sequenza: preclorazione - coagulazione flocculazione - decantazione - filtrazione - disinfezione finale.
Il terzo, pi complesso livello (A 3) prevede un trattamento chimico-fisico spinto; un possibile
schema di trattamento la sequenza: clorazione al break point - coagulazione - flocculazione decantazione - filtrazione - passaggio su letto di carbone attivo - disinfezione finale. In
corrispondenza ai tre livelli di complessit tecnologica degli impianti di potabilizzazione vengono
definiti dalla CEE i livelli di qualit delle acque da trattare3. E' chiaro che i trattamenti pi semplici
(A 1) possono essere adottati solo per acque poco contaminate, mentre le acque pi contaminate
richiedono i trattamenti pi complessi. Al di sopra di un certo livello di contaminazione, le acque
superficiali non sono pi potabilizzabili.
L'Italia ha adottato la direttiva comunitaria 775/440/CEE con il D.P.R. 518/82; la materia stata
successivamente introdotta nel d. lgsl. n. 152/1999 e nei successivi decreti legislativi che
costituiscono il T.U. ambientale.
I livelli di qualit corrispondenti alle tre tipologie di trattamento sono riportati nel T.U. ambientale.
L'esame della tabella CEE offre lo spunto per introdurre alcune considerazioni sui criteri generali
adottati in sede comunitaria per definire i parametri di qualit. Per ogni parametro preso in
considerazione vengono stabiliti due diversi limiti. Un primo limite, detto guida, od obiettivo,
rappresenta il valore verso il quale ci si deve muovere, nell'intento di raggiungere caratteristiche
ottimali di qualit. Ma questo limite non sempre immediatamente raggiungibile, per motivi sia
tecnologici, sia economici: viene quindi affiancato da un secondo limite, detto imperativo, che
rappresenta la soglia di qualit al di sotto della quale non si deve scendere. Merita anche di essere
sottolineato che l'occasionale superamento di un limite imperativo non significa che si debba
automaticamente emettere un giudizio di non conformit: secondo la CEE le acque destinate alla
potabilizzazione nelle quali un parametro imperativo venga superato in non pi del 5% dei
campioni e per non pi del 50% del valore limite possono essere ugualmente utilizzate. Deroghe
sono anche ammesse in circostanze eccezionali (ad es.: inondazioni) e quando il superamento del
limite sia dovuto ad arricchimento naturale.
Le acque destinate al consumo umano
Il decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 che attua la direttiva 98/83/CE, ha introdotto nella
normativa italiana un notevole numero di innovazioni, sia di principio, sia operative, destinate a
incidere sulla gestione degli impianti di trattamento delle acque destinate al consumo umano. E'
stato poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 9 marzo 2002, n. 58, il decreto legislativo 2 febbraio
2002, n. 27 dal titolo Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31,
recante attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualit delle acque destinate al consumo
umano; esso apporta alcune modificazioni al d. lgsl. 2 febbraio 2001, n. 31. In questi decreti sono
indicate le tabelle di accettabilit (valori parametrici) da rispettare; va anche tenuto presente quanto
disposto dal decreto del Ministero della salute 5 settembre 2006, con il quale stato portato a 700
microgrammi/L il valore limite per il clorito.
Inoltre il decreto legislativo 31/2001, integrando quanto disposto dal decreto legislativo 4 agosto
1999 n. 339 sulla disciplina delle acque di sorgente, chiarisce le varie possibilit di
commercializzazione di acque confezionate destinate al consumo umano. E' ormai evidente che
possono essere messe in commercio:
1.
acque minerali naturali, normate dal decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 105 come
modificato dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 339, e successive modificazioni, fino al decreto
ministeriale 29 dicembre 2003 e al decreto legislativo 8 ottobre 2011, n. 176.
2.
acque di sorgente, parimenti normate dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 339;
3

In realt, le tipologie sono quattro, se si considerano anche le acque superficiali non idonee allimpiego.

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3.

altre acque confezionate, normate dal decreto legislativo n. 31/2001.

Un primo aspetto rilevante riguarda il punto nel quale devono essere rispettati i valori parametrici,
cio i valori il cui superamento comporta un intervento da parte dell'autorit pubblica. La
precedente normativa (DPR 236/1988) identificava tale punto con il contatore dell'utente: l'azienda
distributrice era responsabile sia dei trattamenti, sia della rete distributiva, ma non di quanto
avveniva dal contatore al rubinetto dell'utente. Ora i valori di parametro (lo specifico riferimento
ai parametri microbiologici e chimici che figurano nellallegato I del decreto legislativo) devono
essere rispettati nel punto, all'interno di locali o stabilimenti, in cui le acque fuoriescono dai
rubinetti, di norma utilizzati per il consumo umano. Viene comunque ancora esclusa la
responsabilit del gestore della rete quando si possa dimostrare che l'inosservanza dei valori
parametrici dovuta all'impianto di distribuzione domestico o alla sua manutenzione.
I metodi di analisi della qualit delle acque dovrebbero essere tali, secondo la nuova normativa, da
garantire risultati affidabili e comparabili. La novit della cosa non nella affermazione di
principio, bens nella quantificazione di ci che si intende per affidabilit e comparabilit. L'allegato
III del decreto legislativo difatti stabilisce, per un certo numero di parametri, le caratteristiche di
esattezza in % del valore di parametro, precisione in % del valore di parametro, limite di rilevazione
in % del valore di parametro che devono essere possedute dal metodo di analisi utilizzato4. Va
sottolineato che il decreto legislativo vieta che i controlli aziendali, o controlli interni5, vengano
effettuati dal controllore pubblico (ASL), al quale sono riservati i controlli di garanzia (controlli
esterni).
Si noti che i controlli interni ed esterni intesi a garantire che le acque destinate al consumo umano
soddisfino, nei punti indicati nellart 5, comma 1 del decreto, i requisiti del decreto stesso, devono
essere effettuati:
a) ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee da destinare al consumo
umano;
b) agli impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione;
c) alle reti di distribuzione;
d) agli impianti di confezionamento di acqua in bottiglia o contenitori;
e) sulle acque confezionate;
f) sulle acque utilizzate nelle imprese alimentari;
g) sulle acque fornite mediante cisterna, fissa o mobile.
Gli standard qualitativi indicati delle parti A e B dell'allegato I al d.lgsl 31/2001 rappresentano
requisiti minimi di qualit il cui superamento si ritiene automaticamente idoneo ad incidere sulla
salute umana. Tuttavia, i provvedimenti che verranno adottati dall'autorit sanitaria (divieto
dell'uso, limitazione dell'uso, altri provvedimenti a tutela della salute umana) dovranno essere
adottati tenendo conto dei rischi che sarebbero provocati da una interruzione
dell'approvvigionamento idrico o da un uso limitato delle acque destinate al consumo umano.
Rimane fermo l'obbligo di individuare la causa del superamento e di adottare i conseguenti
provvedimenti correttivi necessari per il ripristino della qualit dell'acqua distribuita. La novit
consiste nel fatto che ad un superamento non consegue direttamente la sospensione
dell'approvvigionamento idrico, bens deve seguire una analisi comparata dei rischi derivanti dalle
4

L'esattezza la differenza tra il valore medio di un grande numero di misurazioni ripetute ed il valore di riferimento,
cio l'errore sistematica. La precisione misura la dispersione dei risultati intorno alla media, che dipende solo da errori
casuali. Il limite di rilevabilit tre volte lo scarto tipo relativo all'interno di un lotto di un campione naturale
contenente una bassa concentrazione del parametro, oppure cinque volte lo scarto tipo relativo all'interno di un lotto di
un bianco.
5
Sono controlli interni i controlli che il gestore tenuto ad effettuare per la verifica della qualit dell'acqua destinata al
consumo umano. I punti di prelievo e la frequenza dei controlli interni possono essere concordati con l'azienda unit
sanitaria locale
3

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varie azioni possibili nell'immediato (sospensione dell'approvvigionamento, limitazioni dell'uso,


ecc.). Anche un superamento dei valori dei parametri indicatori fissati nella parte C dell'allegato I
comporta un esame per stabilire se tale inosservanza costituisca un rischio per la salute umana; i
provvedimenti correttivi vanno presi obbligatoriamente solo ove essi siano necessari al fine di tale
tutela, ferma restando l'opportunit di prenderli comunque ove si debba rispettare un contratto di
servizio o si vogliano evitare le lamentele dei consumatori. In altre parole, il decreto legislativo non
fa una sostanziale differenza tra parametri che rappresentano standard qualitativi (parte A e B) e
parametri indicatori (parte C), differenza che invece pi marcata a livello della direttiva6.
I valori parametrici attualmente in vigore rendono ragione della scomparsa, rispetto alla precedente
normativa, di parametri ritenuti aspecifici e di scarso significato (cloroderivati totali, idrocarburi)
sostituiti da parametri specifici (cloroformio, bromoformio,
bromodiclorometano,
dibromoclorometano, tetracloroetilene, tricloroetilene, benzene); della fissazione di limiti pi
restrittivi per metalli oggi valutati pi tossici (piombo, nichel, arsenico) e dellintroduzione di nuovi
parametri (cloriti, bromati)7.
La revisione della precedente direttiva 80/778/CEE stata effettuata dalla Comunit "al fine di
concentrare l'intervento comunitario sull'osservanza di parametri essenziali di qualit e salute",
tuttavia lasciando agli Stati membri la facolt di prevedere altri parametri qualora lo ritengano
opportuno. Gli Stati membri "devono fissare valori per altri parametri supplementari non compresi
nell'allegato I, qualora ci sia necessario per tutelare la salute umana nei loro territori" e in tal caso
essi devono notificare tali norme alla Commissione. Comunque, i valori parametrici stabiliti nella
direttiva si basano sulle conoscenze scientifiche disponibili, tenendo conto del principio di
precauzione ed i valori sono stati scelti al fine di garantire che le acque destinate al consumo umano
"possano essere consumate in condizioni di sicurezza nell'intero arco della vita"; essi rappresentano
pertanto un livello elevato di tutela della salute.
I laboratori di controllo delle aziende acquedottistiche determinano tuttora, a fini di controllo della
purezza batteriologica, i coliformi fecali, ma il nuovo decreto legislativo prescrive propriamente la
determinazione di Escherichia coli, specie tassonomica meglio definita e indicatore attendibile di
inquinamento fecale. Prescrive inoltre la determinazione degli Enterococchi.
Una buona caratterizzazione della qualit delle acque destinate al consumo umano richiede la
conoscenza di altri parametri batteriologici, quali il conteggio delle colonie a 22C e dei batteri
coliformi a 37C, che il nuovo decreto inserisce tra i parametri indicatori di tipo C.
Pi ampia la gamma di microrganismi batterici che deve essere determinata nelle acque messe in
vendita in bottiglie o in contenitori; si noti, a questo proposito, che il riferimento non alle acque
minerali naturali, che sono sottoposte a una diversa e separata normativa, bens alle acque potabili
confezionate e alle altre tipologie di acque da tavola che seguono la normativa delle acque potabili.
Ma i parametri batteriologici non esauriscono la caratterizzazione biologica delle acque destinate al
consumo umano. Lart. 4 del decreto legislativo impone difatti che le acque destinate al consumo
umano non devono contenere microrganismi e parassiti in quantit o concentrazioni tali da
determinare un potenziale pericolo per la salute umana.
Il campo che si apre con questa pur doverosa statuizione molto ampio ed appena sfiorato nel
decreto legislativo. Converr citare innanzitutto i protozoi patogeni Giardia e Cryptosporidium, che
La differenza si riscontra a livello degli articoli 13 e 14.
Le Regioni possono in certi casi (art. 13) stabilire deroghe (entro limiti fissati dal Ministero) per i valori di
parametro fissati nella parte B dell'allegato 1 per un periodo non superiore a 3 anni, prorogabili per altri 3. Non
occorre il concorso di un provvedimento ministeriale se l'inosservanza del valore di parametro trascurabile e
se l'azione correttiva intrapresa risolve il problema entro 30 giorni.
Nel caso di non conformit ai valori di parametro di cui alla parte C dell'allegato, il potere-dovere di intervento
dell'autorit d'ambito (art.14). L'intervento obbligatorio solo se esso necessario per tutelare la salute umana.
7
Si osservi quindi che la potabilit un concetto legale (rispondenza ai parametri dettati dalla legge), anche se la
legge si appoggia (non sempre) a dati tossicologici.
6

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nella forma di oocisti sono resistenti ai comuni trattamenti di disinfezione: la loro eliminazione
richiede procedimenti di filtrazione assai accurati. Giardia e Cryptosporidium colpiscono
soprattutto i bambini e pazienti immunocompromessi; questi microrganismi sono stati responsabili
di epidemie di notevole entit, di cui le pi note si sono manifestate negli USA e nel Regno Unito.
Tra i nuovi agenti patogeni idrotrasmessi rientra anche Cyclospora cayetanensis; molte tra le forme
nuove ed emergenti trovano ambiente adatto a replicarsi colonizzando le pellicole biologiche che si
formano allinterno delle condotte idriche. N va trascurata la presenza di elminti, pi frequente di
quanto non si creda (anche se, per le specie presenti alle nostre latitudini, non determina
conseguenze patologiche) a seguito dellaumentato impiego di acque grezze derivate da corsi
dacqua superficiali. Va detto comunque che stato importante aver inserito la determinazione di C.
perfringens, sia pure non in forma generalizzata, perch in relazione alla sua resistenza sia
allambiente che ai trattamenti, un indicatore dellefficienza del trattamento nei confronti di
microrganismi pi resistenti.
La frequenza dei controlli indicata nellallegato II al decreto legislativo ed aumenta in funzione
del volume dacqua distribuito o prodotto ogni giorno in una zona di approvvigionamento. Sono
prescritti due tipi di controllo: controllo routinario e controllo di verifica.
Il controllo di routine si effettua su una selezionata serie di parametri8 e mira a fornire ad intervalli
regolari informazioni sulla qualit organolettica e microbiologica delle acque fornite per il consumo
umano nonch informazioni sull'efficacia degli eventuali trattamenti dell'acqua potabile (in
particolare di disinfezione), per accertare se le acque destinate al consumo umano rispondano o no
ai pertinenti valori di parametro fissati dal decreto legislativo 31/2001.
Il controllo di verifica mira a fornire le informazioni necessarie per accertare se tutti i valori di
parametro contenuti nel decreto sono rispettati. Tutti i parametri fissati sono soggetti a controllo di
verifica, a meno che l'Azienda unit sanitaria locale competente al controllo non stabilisca che, per
un periodo determinato, improbabile che un parametro si ritrovi in un dato approvvigionamento
d'acqua in concentrazioni tali da far prevedere il rischio di un mancato rispetto del relativo valore di
parametro.
Le acque minerali naturali
Si considera acqua minerale naturale quella che viene offerta all'uso cos come scaturisce dalla
sorgente. La sua principale caratteristica la purezza originaria. Il carattere di acqua minerale
8

Vanno sottoposti a controllo di routine almeno i seguenti parametri:


- Alluminio (Necessario solo se usato come flocculante o presente, in concentrazione significativa, nelle acque
utilizzate)
- Ammonio
- Colore
- Conduttivit
- Clostridium perfringens (spore comprese) (Necessario solo se le acque provengono o sono influenzate da acque
superficial)
- Escherichia coli (E.coli)
- Concentrazione ioni idrogeno
- Ferro (Necessario solo se usato come flocculante o presente, in concentrazione significativa, nelle acque utilizzate)
- Nitriti (Necessario solo se si utilizza la cloramina nel processo di disinfezione)
- Odore
- Pseudomonas aeruginosa (Necessario solo per le acque vendute in bottiglie o in contenitori.)
- Sapore
- Computo delle colonie a 22 C e 37 C (Necessario solo per le acque vendute in bottiglie o in contenitori.)
- Batteri coliformi a 37 C
- Torbidit
- Disinfettante residuo (se impiegato)

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naturale non si intende modificato dalle operazioni tecnologicamente indispensabili o riconosciute


utili, quali: captazione, canalizzazione, elevazione meccanica, approvvigionamento in vasca,
degasazione, restituzione del gas della sorgente. Operazioni di filtrazione o decantazione sono
consentite solo per separare componenti instabili, come i composti del ferro e dello zolfo. A questo
fine possibile anche un trattamento con ozono, che ha anche propriet disinfettanti; va tuttavia
rimarcato che l'acqua minerale naturale deve essere gi battericamente pura alla sorgente, cio
prima del trattamento con ozono.
E' ammesso aggiungere all'acqua della sorgente dell'anidride carbonica, cos da renderla frizzante e
pi gradita al palato.
Il Decreto Legislativo 4 agosto 1999 detta le norme per l'utilizzazione e il commercio delle acque
minerali. Le analisi chimiche necessarie prima della commercializzazione riguardano parametri
chimico-fisici, anioni, cationi e anche la tossicit di taluni degli elementi costitutivi dell'acqua
minerale naturale.
Si tenga presente che la disciplina delle acque minerali diversa e distinta da quella delle acque
potabili: in un'acqua minerale sono ammesse concentrazioni di boro e manganese che renderebbero
inaccettabile un'acqua potabile distribuita in rete. La successiva norma sulle acque minerali naturali
il decreto del Ministero della sanit datato 31 maggio 2001 e pubblicato in Gazzetta ufficiale n.
147 del 27 giugno 2001, che fissa i valori massimi ammissibili per i parametri chimici delle acque
minerali, ma stata modificata dal citato decreto del Ministero della Salute datato 29 dicembre
2003, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 2003.
Attualmente in vigore la direttiva 2009/54/CE, recepita con decreto legislativo 8 ottobre 2011, n.
176.
Per i contaminanti di origine antropica, la normativa stabilisce che nelle acque minerali naturali non
devono essere presenti le seguenti sostanze:

agenti tensioattivi
oli minerali - idrocarburi disciolti o emulsionati
benzene
antiparassitari
policlorobifenili
altri composti organoalogenati, non compresi nelle due voci precedenti.

Anche per queste acque sono previsti controlli aziendali e controlli pubblici; i controlli aziendali
sono molto frequenti, in quanto eventuali anomalie o contaminazioni possono determinare il ritiro
dal commercio di intere partite di acqua, con grande danno di immagine, e al limite il ritiro delle
autorizzazioni

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Il monitoraggio quantitativo delle reti fognarie


Sara Fertonani
Padania Acque Gestione S.p.A.
via del Macello 14 / via Postumia 102 - 26100 Cremona
e-mail: S.Fertonani@padaniaacquegestione.it
Riassunto
Le verifiche descritte in questo capitolo si propongono di fornire un metodo per il
controllo efficace delle portate dei reflui fognari, tenendo conto dello stato dellarte dei
sistemi di misura e rilevazione.
Le verifiche effettuate nellambito del monitoraggio quantitativo della fognatura
possono riguardare tre ambiti:
monitoraggio delle immissioni da utenze industriali: controllo degli allacci puntuali
degli insediamenti produttivi con determinazione della portata istantanea e valutazione
dellandamento temporale;
monitoraggio di punti interni della rete fognaria: acquisizione dati in
corrispondenza delle stazioni di sollevamento reflui, oppure misura di livello e portata
in sezioni di controllo quali salti di fondo o restringimenti;
monitoraggio diffuso: portate immesse dal reticolo idrografico superficiale e
sotterraneo (portate parassite), individuazione scarichi anomali.
1. Introduzione
Nellambito del monitoraggio della fognatura si possono in particolare individuare due
ambiti tra loro interconnessi:
- lacquisizione delle grandezze idrologiche e idrauliche in gioco, che permette di
ottenere informazioni attendibili sugli apporti alla rete e sul funzionamento del sistema;
- la determinazione della qualit delle acque, al fine di valutare limpatto sullimpianto
di trattamento e indirettamente sui corpi idrici ricettori;
Per quanto riguarda gli aspetti quantitativi, i casi in cui si ricorre a misure di grandezze
idrologiche ed idrauliche come strumento diretto di gestione sono i seguenti:
- portate addotte da insediamenti produttivi (valori istantanei, andamento temporale);
- portate allinterno della rete fognaria (impianti di sollevamento, sezioni di controllo);
- portate provenienti dalle reti consortili (volumi conferiti);
- portate immesse dal reticolo idrografico superficiale e sotterraneo (acque parassite);
- portate di pioggia caduta sul bacino (istogrammi) e deflussi generati in rete
(idrogrammi).
E importante evidenziare il fatto che, a differenza della rete acquedottistica, in cui grazie
al funzionamento in pressione e alla qualit del fluido, risulta facilitata linstallazione di
dispositivi di misura sia sugli allacciamenti privati sia sulla rete di distribuzione, in
fognatura lo scenario decisamente pi complesso e articolato e presuppone indagini e
valutazioni ben pi fini.
2. Monitoraggio delle immissioni da utenze industriali
Nellambito relativo al controllo degli apporti provenienti dai grandi insediamenti
produttivi, i quali possiedono quasi sempre uno scarico in pressione (in uscita dal
trattamento interno), utile prescrivere sistematicamente linstallazione di un misuratore
di portata elettromagnetico direttamente sulla tubazione di scarico, che rilevi in continuo
la portata istantanea immessa in fognatura, associato ad un data-logger a due canali

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(analogico e digitale), che consenta la registrazione dei dati in relazione ad una scala
temporale, il loro scaricamento e la successiva elaborazione.
Tale sistema di controllo degli scarichi industriali, associato ad un campionatore
automatico refrigerato prescritto per il controllo qualitativo da parte dellente gestore,
consente di monitorare le portate realmente immesse e verificare la rispondenza con
quanto dichiarato e con quanto prelevato dallacquedotto.

Fig. 1

Misuratore elettromagnetico di portata (a sinistra)


e data-logger a due canali (a destra)

A tale proposito fondamentale verificare preliminarmente la corretta installazione dello


strumento (condotta a sezione piena, tratti rettilinei minimi, corretto collegamento del
trasmettitore, ecc.), al fine di poter acquisire dati attendibili per successive elaborazioni.
Al termine del periodo di monitoraggio, possibile effettuare le seguenti analisi:
- confronto dei volumi totalizzati con i valori dichiarati annualmente, al fine di
evidenziare consumi di acqua ad uso accessorio (raffreddamento, lavaggio, ecc.) che
spesso derivano da prelievo da pozzo privato, possono essere molto elevati e avere un
andamento irregolare;
- verifica della coerenza tra il periodo di funzionamento dei misuratori e quello di
attivit dello scarico, connesso alla natura dellattivit produttiva; controllo degli orari di
funzionamento delle pompe deputate allo scarico;
- correlazione tra eventuali situazioni di sofferenza e criticit idraulica della rete
fognaria che riceve lo scarico ed entit della portata istantanea scaricata e misurata.
3. Monitoraggio di punti interni della rete fognaria
Gli obiettivi del monitoraggio quantitativo dei punti interni alla rete fognaria possono
essere molteplici: indagini su infiltrazioni dacqua, raccolta dati per la calibratura
idraulica di modelli di funzionamento della rete o per la progettazione di bacini di
accumulo di acqua, registrazione dati su precipitazioni, taratura sistemi idrici e verifica
dei sistemi di fognatura, monitoraggio degli effluenti e dei flussi idrici trattati.
Inoltre, disporre di un sistema di telecontrollo degli impianti di sollevamento urbani ed
extra-urbani indispensabile per una pi efficiente gestione della rete: esso permette
infatti di conoscere la portata istantanea sollevata da ciascuna stazione, la quale quindi
rappresenta un punto in cui risulta pi facile la verifica dei flussi transitanti nella rete
fognaria.
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Di seguito si riportano quindi i seguenti esempi:


- monitoraggio delle portate transitanti, con sistema portatile;
- monitoraggio delle portate sollevate dagli impianti di pompaggio.
3.1 Misure delle portate transitanti
Esistono strumenti di misura del livello e di velocit, che possono essere utilizzati per
determinare la portata transitante in un certa tubazione. Le misure nei collettori di
fognatura possono riguardare:
- misura del livello idrico;
- misura della velocit;
- misura della portata.
Le prime due sono misure dirette ottenibili tramite strumenti, la terza una misura
indiretta ottenibile con il metodo della scala di deflusso, con una sezione di controllo o
con la misura della velocit e dellarea bagnata.

Fig 2 Misuratore di livello ad ultrasuoni (a sinistra) e idrostatico (al centro),


misuratore di portata ad ultrasuoni (a destra).
La misura della velocit per giungere alla determinazione della portata transitante
presuppone limmersione nel liquame del dispositivo, risultando quindi assai
problematica, essendo soggetta a problemi di intasamento, specialmente nel caso di acque
nere; affinch la misura sia affidabile, lo strumento necessita pertanto di una continua
manutenzione e di una validazione dei dati ottenuti.
La misura di livello ad ultrasuoni si distingue in particolare per la sua precisione e la sua
stabilit nel tempo. Impurit come la schiuma o altre sostanze galleggianti sulla superficie
dellacqua non influiscono sul risultato delle misure eseguite.
La misura del livello idrostatico invece possibile anche in fluidi nei quali il segnale
ultrasonico fortemente disturbato. Le fluttuazioni di pressione dellaria sono
compensate continuamente mediante la simultanea e costante rilevazione della pressione
atmosferica e idrostatica; luso di un filtro daria supplementare riduce ulteriormente gli
eventuali errori di misura.
3.2 Misure delle portate sollevate
Il monitoraggio delle portate sollevate negli impianti di pompaggio si basa sulla
possibilit di acquisire i valori tramite un sistema di telecontrollo.
Si deve pertanto disporre di un sistema centrale, costituito da un server sul quale sono
installati software per la gestione del sistema integrato SCADA e della gestione della
base dati dedicata.

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necessario poi un sistema remoto, costituito da stazioni delocalizzate sul territorio in


corrispondenza delle stazioni di sollevamento, che svolgono i seguenti compiti principali:
controllo delle utenze, acquisizione dati dalle misure e dagli stati delle utenze locali,
calcolo di portate ed altri eventuali grandezze (ad es. assorbimenti e consumi),
generazione di allarmi, generazione di file storici di dati, allarmi ed eventi,
aggiornamento base dati di processo, aggiornamento base dati disponibile al sistema di
supervisione SCADA centrale.
La portata sollevata dalla stazione viene calcolata con un algoritmo basato
sullandamento temporale del livello in vasca di aspirazione, il cui valore misurato da
sensori posizionati allinterno della vasca stessa.
Partendo da questi valori, possibile effettuare un controllo dei reali volumi annui
immessi dalle reti dei comuni che convogliano le portate nere nella rete urbana mediante
pompaggio, in modo da affinare i parametri utilizzati per il canone di gestione del
servizio e poter effettuare un confronto con gli approvvigionamenti da acquedotto ed
indirizzare eventuali investimenti per la sistemazione della fognatura. Per quel che
riguarda gli impianti di sollevamento di acque meteoriche, il loro telecontrollo
rappresenta sicuramente un efficace sistema di monitoraggio delle portate scaricate nei
corsi dacqua durante gli eventi di pioggia.

Fig 3 Esempio di un trend di portata istantanea sollevata da una stazione


4. Monitoraggio diffuso: portate parassite e scarichi anomali
Questa tipologia di verifica prevede lesecuzione di unanalisi idraulica a scala di microbacini fognari finalizzata allindividuazione delle aree pi vulnerabili alle acque parassite,
sia in termini di in-filtrazioni che di ex-filtrazioni.
Lattivit da eseguirsi sulla base di una conoscenza di massima della rete fognaria, dei
sopralluoghi nelle camerette di ispezione interessate dalle installazioni e delle
registrazioni eseguite in continuo della portata reflua transitante nei collettori fognari.
Tale attivit si concretizza in una mappatura dei livelli di infiltrazione da acque parassite
con cui lente gestore potr programmare una propria attivit di risanamento.
Preliminarmente si procede alla dislocazione dei punti di misura, dettata dalla
geomorfologia della rete drenante, dalla presenza di impianti di sollevamento, dallo stato

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delle condotte, dal grado di riempimento, dalla presenza di particolari tipologie di utenze,
dalla presenza di immissioni esterne, dallubicazione del pozzetto, ecc.
Successivamente si effettua lelaborazione di un diagramma di flusso per la definizione
della dipendenza idraulica tra i vari punti di misura.
Individuati e verificati i micro-bacini fognari, perimetrati dai punti di misura, sui quali
applicare il monitoraggio delle acque parassite, si procede alla scelta della tipologia di
strumentazione da utilizzare in funzione delle caratteristiche della rete fognaria (condotte
a pelo libero, condotte in pressione, tubi di diametro piccolo).

Fig 4 Distrettualizzazione dei bacini idrici (a sinistra) e andamento della portata


registrata (a destra)
Per il monitoraggio, essendo necessaria elevata precisione ed una facile e sicura
installazione, si utilizza generalmente la strumentazione areavelocity del tipo a
correlazione, che basa la determinazione della portata sulla misura della velocit del
refluo e sullintegrazione di questultima sullarea bagnata, a sua volta determinata sulla
base della geometria della condotta ove la sonda installata e sulla misura del livello
idrico presente.
Si procede quindi allapplicazione della metodologia del minimo di portata e/o del
bilancio dei volumi alle misure di portata di ogni singolo distretto fognario.
Si effettua quindi lanalisi del segnale registrato in ogni punto di misura nel periodo di
riferimento (Fig. 4) e, ove possibile, la valutazione della scala delle portate; si procede al
bilancio idrico per ogni micro-bacino fognario.
Si arriva cos alla determinazione ed esame della curva differenziale di portata tra due o
pi punti di misura, per ogni tratto fognario sezionato sulla base del diagramma di flusso
precedentemente individuato.
In tal modo si riesce pertanto a valutare le portate anomale riscontrate in ogni tratto
fognario e la percentuale di incidenza delle portate parassite in tempo secco rispetto alla
portata media in arrivo al depuratore.
5. Conclusioni
Lacquisizione di misure allinterno di una rete fognaria diventata una pratica sempre
pi diffusa in quanto costituisce uno strumento di indiscutibile importanza per la
conoscenza e quindi la gestione ottimale del sistema.
Esistono attualmente diverse tecnologie che consentono di effettuare il controllo della
rete fognaria; in questo capitolo si riportato qualche esempio di verifica tra le pi
applicate e di pi facile gestione e che consenta di restituire informazioni affidabili ed in
tempi relativamente brevi.

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La scelta della tecnologia deve essere attentamente valutata in funzione delle


caratteristiche della condotta, del refluo, della zona di installazione e dellattendibilit del
dato che si intende ottenere.
Risultati ottimali si ottengono infine dallintegrazione tra il monitoraggio quantitativo e
quello qualitativo, in particolar modo per i casi in cui si voglia identificare le possibili
fonti di immissioni anomale.
Bibliografia
[1] Artina S., Calenda G., Calomino F., Cao C., La Loggia G., Modica C., Paoletti A.,
Papiri S., Rasulo G., Veltri P. (C.S.D.U.): Sistemi di fognatura Manuale di
Progettazione, HOEPLI, 1997
[2] BM Idrodata, Metodologia di ricerca, individuazione ed eliminazione delle acque
parassite nelle reti fognarie, 2010
[3] Endress+Hauser, Strumentazione di misura, 2011

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Monitoraggio, dati significativi ed indici di funzionalit


Alessandro Abb

Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura, DICAR, Facolt di Ingegneria,


Universit degli Studi di Pavia, Via Ferrata 1, 27100 Pavia
e-mail: abba78@unipv.it
Riassunto
Lefficienza dei processi di depurazione delle acque reflue conseguita attraverso
unattenta e corretta gestione dellimpianto, ovvero attraverso la rilevazione dei
parametri che consentano la continua interpretazione della situazione in atto.
Lelaborazione dei dati gestionali di un impianto di depurazione consente di
determinare lefficienza globale dellimpianto stesso. A tale scopo fondamentale
definire un periodo di riferimento, cio un intervallo di tempo nel quale le variabili
prese in considerazione non subiscano variazioni significative. In questo studio viene
inoltre proposto un metodo per il calcolo di alcuni indici di funzionalit degli impianti.
Tali indici, essendo calcolati sulla base dei dati gestionali, possono rappresentare in
forma molto sintetica e immediata le condizioni di funzionamento e le prestazioni di un
determinato impianto, consentendo di dare un giudizio che, sebbene sintetico, prende in
esame una serie di aspetti gestionali.
1. Introduzione
Gli impianti di depurazione sono oggi da considerare, a tutti gli effetti, veri e propri
processi produttivi con la necessit di garantire (sebbene in un regime di scarsit di
risorse) un funzionamento affidabile. Pertanto indispensabile raggiungere il corretto e
pieno funzionamento degli impianti (adottando idonee procedure di verifica della
funzionalit) per poter sfruttare al meglio le strutture esistenti.
Nel presente intervento vengono illustrati una serie di indici di funzionalit mediante i
quali possibile esprimere una valutazione quantitativa (basata su criteri oggettivi) delle
prestazioni di un impianto, consentendo peraltro il confronto tra realt diverse. Gli
indici proposti si riferiscono ai seguenti aspetti: efficienza depurativa dellimpianto,
gestione dei fanghi, consumi di energia, consumi di reagenti e combustibile, costi.
Per poter calcolare tali indici indispensabile, dapprima, reperire i dati gestionali
attraverso ladozione di idonei piani di monitoraggio; successivamente necessario
elaborare in modo corretto tutte le informazioni ottenute (portate in ingresso,
concentrazioni degli inquinanti nei diversi punti dellimpianto, concentrazioni di
biomassa nel comparto biologico, ecc.).
2. Monitoraggio degli impianti
Lattivit del monitoraggio si differenzia a seconda del fine che si intende raggiungere,
ovvero della situazione specifica; gli ambiti in cui si prevede il monitoraggio ai fini
gestionali (tralasciando le analisi di controllo fiscale) sono infatti cos distinguibili:

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collaudo funzionale dellimpianto;


tariffazione degli scarichi;
gestione ordinaria;
risoluzione di disfunzioni del processo.

Il Gestore di un impianto si trova pertanto a dover effettuare una serie di scelte, per
valutare, innanzitutto:
- i parametri da misurare;
- la frequenza di campionamento;
- i punti di campionamento (anche in termini di fase del processo) tenendo conto
del costo delle analisi (reagenti e strutture) e del tempo di esecuzione (e quindi della
manodopera impegnata).
I dati ottenuti devono fornire informazioni significativamente utili e facilmente
interpretabili al fine di consentire la buona conduzione dellimpianto e, laddove
necessario, interventi mirati ed efficaci da parte del Gestore.
Il campionamento costituisce la prima fase di ogni procedura analitica e pertanto deve
essere eseguito in modo da non inficiare i risultati finali. Il campione deve essere
prelevato con una frequenza adeguata per assicurare la rappresentativit dei parametri
da rilevare, in funzione degli obiettivi da perseguire. Inoltre, la modalit con cui
eseguito un campionamento dipende dai parametri che si vogliono determinare, dalla
variabilit del campione e dalle informazioni che si desidera ricavarne. Infine, le
tecniche di prelievo, confezionamento, conservazione e manipolazione, devono
impedire che avvengano modifiche delle componenti e dei parametri da determinare.
Considerata lestrema variabilit dei fattori che rendono peculiare ogni impianto di
depurazione (potenzialit, caratteristiche del liquame influente, modalit di fornitura di
aria, biomassa presente, ecc.) risulterebbero poco significative indicazioni generali circa
il monitoraggio da effettuare, in termini di frequenza di campionamento. La conoscenza
della situazione di un impianto (ivi compresa lefficienza delle singole fasi del processo)
acquisibile solamente attraverso una campagna analitica capillare e approfondita.
pertanto opportuno introdurre la definizione di due tipologie di monitoraggio, alle
quali fare riferimento:
- monitoraggio routinario: effettuato nellambito della normale gestione
dellimpianto di depurazione;
- monitoraggio intensivo o stagionale: limitato e determinato dalla necessit
specifica, a un periodo di tempo circoscritto (es.: 20 giorni) e, possibilmente, da
ripetersi con scadenze definite nel corso dellanno o annualmente.
Il concetto di monitoraggio routinario non necessita di chiarimenti; invece
opportuno illustrare il significato di monitoraggio intensivo.
Ogni impianto di depurazione caratterizzato da una molteplicit di fattori (strutturali,
processistici, connessi alla tipologia del liquame influente, alle condizioni climaticoambientali, ecc.) e necessita di uno studio iniziale approfondito, volto alla conoscenza e
alla definizione della situazione in atto. Lesame dei risultati ottenuti consente quindi al
gestore di definire in modo mirato i termini del monitoraggio routinario,
concentrando lattenzione sui parametri rivelatisi pi significativi.

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Il monitoraggio intensivo deve essere effettuato quotidianamente, per un periodo


almeno pari allet del fango, prelevando campioni medi rappresentativi del maggiore
arco di tempo possibile (possibilmente di 24 ore); Tale operazione deve essere effettuata
ogniqualvolta intervengano variazioni a carico di fattori esterni, quali, ad esempio:
- lalternanza delle stagioni;
- le variazioni della popolazione in seguito allafflusso turistico;
- la periodicit dei cicli di produzione industriale e delle fasi di lavorazione in
agricoltura.
I periodi dellanno in cui devono essere effettuati i cicli di monitoraggio intensivo
variano in funzione della situazione considerata e, comunque, devono comprendere
necessariamente le situazioni estreme (carico, temperatura, ecc.). E evidente che
leffettuazione regolare di tale campagna di analisi consente di scegliere di volta in volta
i parametri da misurare, tralasciando quelli meno significativi: in taluni casi, addirittura,
pu risultare superfluo ripetere il monitoraggio intensivo.
3. Criteri di elaborazione dei dati gestionali
In questo paragrafo vengono riportati i criteri generali in base ai quali possibile
effettuare unelaborazione dei dati gestionali relativi ad un impianto di depurazione al
fine di determinarne lefficienza globale.
La corretta elaborazione dei dati gestionali, naturalmente supportata dalla presenza di
informazioni attendibili, fornisce, ad esempio, unindicazione delleffettivo carico
influente allimpianto e delle reali rese dei singoli comparti.
indispensabile procedere allelaborazione dei dati gestionali anche al fine di verificare
il rispetto dei limiti normativi allo scarico (si consideri, ad esempio, il limite per lazoto
totale indicato nel Regolamento Regionale 3/2006 della Lombardia, che prevede il
calcolo della media annuale).
La corretta elaborazione dei dati provenienti dalla normale gestione dellimpianto
inoltre fondamentale per lesecuzione di tutte le verifiche di funzionalit.
La verifica in questione dovrebbe essere condotta periodicamente, durante la vita
dellimpianto, anche per valutare nel tempo lefficienza delle diverse fasi di trattamento,
ad esempio in seguito ad importanti variazioni nelle condizioni di funzionamento (ad
esempio le portate).
Dapprima indispensabile reperire i dati gestionali ottenuti dalladozione di idonei
piani di monitoraggio (vedi 2); successivamente necessario elaborare tutte le
informazioni (portate in ingresso, concentrazioni degli inquinanti nei diversi punti
dellimpianto, concentrazioni di biomassa nel comparto biologico, ecc.) per calcolare i
rendimenti depurativi e quindi fornire un primo giudizio sulla efficienza dellimpianto.
Per lelaborazione dei dati gestionali fondamentale definire un periodo di riferimento,
cio un intervallo di tempo nel quale le variabili prese in considerazione (ad esempio
portata, concentrazione dei principali parametri inquinanti, parametri operativi, ecc.)
non subiscano variazioni significative.
Calcolo della portata
La portata media giornaliera calcolata effettuando una media aritmetica (o
considerando un valore statisticamente pi idoneo, come il 75 percentile o la mediana)
dei valori giornalieri di portata misurati in un periodo di riferimento.

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Laddove non disponibili informazioni dettagliate, la portata giornaliera pu essere


determinata dai volumi annui trattati, ovvero al netto della portata sfiorata in tempo di
pioggia; questo criterio porta ad una leggera sovrastima della portata in tempo asciutto,
dovuta al fatto che sono inclusi i giorni di pioggia con portata massima uguale a quella
trattabile che ovviamente superiore a quella in tempo asciutto.
Nel caso in cui non siano disponibili valori di portata per mancanza/malfunzionamento
dei dispositivi di misura, la portata pu essere stimata attraverso la seguente formula:
Qd =

DI P
1.000

dove:
DI : dotazione idrica [L/(abd)];
P : popolazione servita [ab];
: coefficiente di afflusso in fognatura (circa 0,8).
La stima della dotazione idrica media annua va basata sui dati di consumi reali del
centro urbano; in assenza di tali dati va valutata sulla base della dotazione idrica di
centri abitati limitrofi con analoghe caratteristiche.
Calcolo delle concentrazioni
Avendo a disposizione le concentrazioni giornaliere dei diversi parametri (dati
gestionali) si pu determinare la concentrazione media nel periodo di riferimento
considerato con due criteri:
1. media di tutti i valori misurati nel periodo di riferimento:

C media

i =1

Ci

dove:
- C media concentrazione media nel periodo di riferimento [mg/L];
-

C i : concentrazione rilevata nel giorno i-esimo per il parametro X [mg/L];


n : numero di dati utilizzati.

Anche in questo caso, a seconda dello scopo della stima, potrebbe essere necessario
eseguire una preventiva selezione dei dati, eliminando, ad esempio, le concentrazioni
relative ai periodi piovosi ed ai periodi di funzionamento anomalo o comunque non
significativi.
2. rapporto tra il carico medio giornaliero e la portata media giornaliera nel periodo di
riferimento considerato:
C media =

Caricomedio giornaliero
Qd

dove:
- Qd : portata media giornaliera [m3/d];

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Caricomedio giornaliero

: media aritmetica dei carichi giornalieri relativi al periodo di


riferimento [kg/d], calcolato come riportato in seguito.

Calcolo dei carichi


Il carico giornaliero (espresso in kg/d) definito come prodotto tra la concentrazione
del generico parametro X in un determinato giorno e la relativa portata giornaliera.
Carico giornaliero =

C giornaliera Qd

1.000
dove:
C giornaliera
: concentrazione del generico parametro X [mg/L];
- Qd : portata media giornaliera [m3/d].
Nel caso in cui limpianto sia dotato di pi linee, il carico medio delle singole vasche di
ogni comparto va calcolato tenendo conto delle giuste proporzioni tra le portate di
ciascuna, cosicch il carico totale risulta:
k

C giornaliera ,i Qd ,i

i =1

1.000

Carico giornaliero =

dove:
C giornaliera ,i
: concentrazione vasca i-esima [mg/L];
Q
d : portata media giornaliera [m3/d].
Una volta ottenuti tutti i valori dei carichi per tutti i giorni di un periodo di riferimento
si pu calcolare il carico medio giornaliero riferito al periodo (espresso sempre in kg/d)
eseguendo la media aritmetica dei carichi giornalieri (o, come nel caso della portata, una
elaborazione statistica che sia ritenuta pi significativa per la fattispecie) calcolati come
sopra:
n

Carico medio giornaliero =

Carico
i =1

n
dove:
- Caricoi : carico giornaliero i-esimo [kg/d];
- n : numero di dati utilizzati.
A seconda dello scopo per cui viene eseguito il calcolo del carico medio giornaliero, gli
n giorni del periodo di riferimento possono essere selezionati eliminando, ad esempio,
quelli relativi ai periodi piovosi ed ai periodi di funzionamento anomalo o comunque
non significativi.

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Calcolo dei rendimenti di rimozione


Una volta determinati i carichi medi relativi ad un determinato periodo di riferimento, si
pu calcolare il rendimento di rimozione per ciascun parametro.
Il rendimento pu essere calcolato considerando lintera linea di trattamento
(rendimento globale), oppure facendo riferimento ad ogni singola fase.
Il rendimento (in termini percentuali) si determina in base alla seguente espressione:

X IN X OUT
100
X IN

dove:

X IN : carico medio giornaliero in ingresso allimpianto (o alla fase di trattamento

considerata) relativo al parametro X [kg/d];


X OUT : carico medio giornaliero in uscita dallimpianto (o alla fase di
trattamento considerata) relativo al parametro X [kg/d].

Per quanto riguarda lazoto, il calcolo del rendimento di rimozione deve tener conto di
tutte le forme (azoto organico + azoto inorganico); qualora la linea di trattamento
presenti una fase di nitrificazione e una di denitrificazione il rendimento dei singoli
trattamenti pu essere calcolato tenendo conto dellazoto assimilato dalla biomassa che
pu essere quantificato, in prima approssimazione, nel 5% del BOD abbattuto.
4. Definizione degli indici di funzionalit
Gli indici di funzionalit proposti nel presente lavoro si riferiscono ai seguenti aspetti:
efficienza depurativa dellimpianto, gestione dei fanghi, consumi di energia, consumi di
reagenti e combustibile, costi.
Per garantire una idonea attendibilit del risultato, necessario che i dati gestionali
utilizzati si riferiscano ad un periodo di riferimento rappresentativo delle condizioni
tipiche di funzionamento dellimpianto.
Per pervenire alla valutazione della funzionalit di un impianto di depurazione viene
proposto un metodo (il cui schema concettuale rappresentato nella Figura 1), basato
sulla definizione di indicatori, dai quali si calcolano opportuni indici di efficienza che,
insieme, concorrono appunto ad ottenere la valutazione finale.
INDICATORI

INDICI

VALUTAZIONE FINALE
Fig. 1 Schema concettuale del metodo per la valutazione della funzionalit degli
impianti di depurazione, mediante indici prestazionali.

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Gli indicatori sono parametri di dettaglio (ad esempio rendimenti di depurazione,


concentrazioni, costi specifici, produzione di fanghi, ecc.) direttamente ottenuti e
calcolati dai dati gestionali.
Nella Tabella 1 sono riassunti gli indicatori proposti e utilizzati nel presente manuale
per la definizione degli indici; in particolare, per ciascun indicatore sono riportati: la
definizione, la simbologia adottata e gli indici calcolati utilizzando tale indicatore.
Nome indicatore

U.M.

Rendimenti di rimozione degli inquinanti


Concentrazioni in uscita degli inquinanti
Produzione totale di fango
Rapporto tra SSV e SST nel fango
Umidit
Quantitativo di fanghi destinato a recupero energetico
Quantitativo di fanghi destinato a recupero di materia
Energia elettrica per il sistema di fornitura dellossigeno
Energia elettrica per altri processi presenti nellimpianto
Energia elettrica autoprodotta nellimpianto
Energia termica autoprodotta nellimpianto
Consumo di reagenti in linea acque
Consumo di reagenti in linea fanghi
Costo relativo al personale
Costo relativo al consumo di energia elettrica
Costo relativo al consumo di reagenti
Costo relativo allo smaltimento dei fanghi
Costo relativo alla manutenzione ordinaria
Altri costi di gestione

%
mg/L
kgSS/d
%
%
%
kWh/d
kWh/d
kWh/d
kWh/d
kg/d
kg/d
/d
/d
/d
/d
/d
/d

Indici calcolati
con lindicatore
D
D, F
F
F
F
F
F
E
E
E
E
R
R
$
$
$
$
$
$

Tabella 1. Indicatori utilizzati per la determinazione degli indici.


Gli indici di efficienza/efficacia vengono desunti dagli indicatori attraverso un confronto
di questi ultimi con opportuni valori attesi. Gli indici proposti in questo lavoro
riguardano i seguenti aspetti:
- Efficienza depurativa dellimpianto (D): ai fini della valutazione dellefficienza
depurativa, come inquinanti si possono prendere in esame i seguenti parametri:
COD, SS, N, P ed Escherichia Coli; si pu inoltre aggiungere una voce indicata con
altro per prendere in considerazione ulteriori parametri legati a situazioni
particolari presenti nellimpianto (come tensioattivi, idrocarburi totali, cadmio,
cloruri, ecc.). Il BOD stato in prima istanza escluso dallelenco poich non sempre
facile disporre di analisi numerose e frequenti di questo parametro.
- Gestione dei fanghi (F): per quanto riguarda lindice riguardante i fanghi, sono
ritenuti di interesse la produzione, lefficienza di trattamento e le modalit di
smaltimento finale/recupero.
- Consumi di energia (E): i consumi energetici sono una delle voci di costo pi
importanti per un impianto di depurazione, insieme ai costi del personale. In linea
del tutto generale si pu dire che la maggior parte dei consumi energetici va

19

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo

attribuita ai trattamenti biologici per la rimozione della sostanza organica ed


eventualmente per la nitrificazione. I consumi di energia elettrica sono quindi
suddivisi in una prima voce riguardante il sistema di fornitura dellossigeno ed in un
secondo contributo che comprende la restante parte dei consumi di energia
allinterno dellimpianto. stata inoltre presa in considerazione, laddove presente la
fase di digestione anaerobica dei fanghi, la produzione di energia elettrica e termica.
Consumi di reagenti e combustibile (R): il consumo di reagenti varia notevolmente
in funzione delle caratteristiche del liquame da trattare, dei requisiti di qualit
richiesti alleffluente depurato, della tipologia delle unit operatrici impiegate e
delle condizioni di esercizio. Per gli scopi del presente lavoro il consumo di reagenti
suddiviso a seconda che essi siano utilizzati nei trattamenti presenti in linea acque
oppure in linea fanghi. Per quanto riguarda la linea acque, i reagenti possono ad
esempio essere impiegati: nella disinfezione delleffluente depurato (generalmente si
utilizzano cloro e suoi composti ipoclorito, biossido di cloro, ecc. acido
peracetico, ozono); nei trattamenti terziari (per esempio la defosfatazione chimica
simultanea con sali di ferro, alluminio e calce, oppure la filtroflocculazione); nel
processo biologico (ossigeno puro); nei pretrattamenti chimico-fisici dei liquami
industriali, a monte del comparto biologico. In linea fanghi i reagenti sono
generalmente utilizzati per la disidratazione meccanica dei fanghi (polielettroliti, sali
di ferro e di alluminio e calce). Nel caso di presenza dellessiccamento termico
occorre considerare anche, ad esempio, luso di metano.
Costi ($): molto difficile parlare in modo organico di costi di gestione di un
impianto di depurazione, sia per le numerose voci che essi comprendono (spesso
diversamente aggregate da un impianto allaltro) sia per i fattori da cui sono
influenzati, sia per la loro variabilit nel tempo. I costi di gestione risultano infatti
notevolmente influenzati dal costo della manodopera, dal grado di depurazione da
raggiungere, dalla accuratezza della gestione, dal costo dei reattivi chimici,
dellenergia elettrica, dello smaltimento dei fanghi, dal tipo di organizzazione
adottato ecc.. Le voci che concorrono alla definizione dei costi di gestione sono:
personale (rappresenta una delle voci pi importanti); materie prime ed energia;
reattivi chimici; materiali (pezzi di ricambio e materiali di consumo); prestazioni di
servizi (manutenzione ordinaria e straordinaria); smaltimento fanghi; laboratorio;
spese generali.

La valutazione finale (VFINALE) un valore numerico riassuntivo di tutti gli aspetti


tecnico-economici considerati e si determina calcolando la somma pesata di tutti gli
indici.
Bibliografia
Quanto riportato tratto da:
Bertanza G., Collivignarelli C. (2012). Impianti di trattamento acque: verifiche di
funzionalit e collaudo. Manuale Operativo, HOEPLI.

20

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo

Verifiche di funzionalita consolidate: fornitura di ossigeno,


idrodinamica e sedimentabilit
Maria Cristina Collivignarelli
Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura, DICAR, Facolt di Ingegneria,
Universit degli Studi di Pavia, Via Ferrata 1, 27100 Pavia
e-mail: mcristina.collivignarelli@unipv.it

1.Introduzione
Gli strumenti utili per controllare le rese depurative degli impianti e, nello
specifico, per individuare eventuali malfunzionamenti sono le verifiche di
funzionalit: tali verifiche prevedono leffettuazione di specifiche prove
sperimentali, direttamente sullimpianto o a scala di laboratorio, a seguito delle
quali si pu ricorrere a modifiche impiantistico-gestionali che consentono spesso
anche consistenti risparmi nei costi di investimento e/o di gestione.
Lesperienza di ricerca condotta presso impianti sia trattamento acque reflue sia di
potabilizzazione mostra come, attraverso una corretta gestione (monitoraggio,
effettuazione di verifiche di funzionalit,..), sia possibile ottimizzare lutilizzo
delle strutture esistenti garantendo la qualit delleffluente finale (nel caso di
impianti di trattamento) e dellacqua potabile (nel caso di impianti di
potabilizzazione).

2.Capacit dei sistemi di fornitura dellossigeno


La determinazione della capacit di trasferimento dellossigeno da parte dei
sistemi di aerazione ha come obbiettivo la determinazione della costante di
trasferimento dellossigeno caratteristica del particolare sistema esaminato (vasca
+ sistema di aerazione). In questo modo si pu calcolare la quantit di ossigeno
che il sistema di aerazione effettivamente in grado di fornire nellunit di tempo.
Questo valore va poi confrontato con il dato di targa della macchina e con il reale
fabbisogno della biomassa nelle diverse condizioni di carico influente, di
temperatura, ecc..
Di seguito vengono esposte le metodologie sperimentali adottabili allo scopo, che
si distinguono, come noto, in due tipi, a seconda che prevedano di operare con
acqua pulita (ad impianto, cio, fuori servizio) o con mixed-liquor (impianto in
funzione).
2.1 Prova con acqua pulita (ad impianto fuori servizio)
La verifica della capacit di trasferimento dellossigeno da parte di un generico
sistema di aerazione viene tradizionalmente effettuata con una metodica che
prevede luso di acqua pulita. Tale procedura (della quale esistono molte versioni

21

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo

che si differenziano in alcuni dettagli) si spiega con la necessit di fornire un dato


di targa che faccia riferimento a condizioni standard prefissate. Tali condizioni
standard prevedono appunto:
uso di acqua pulita (priva, cio, o quantomeno molto povera dei pi
tradizionali interferenti tipo solidi sospesi, grassi, tensioattivi, ecc.);
temperatura di 20C;
pressione di 760 mm Hg;
concentrazione iniziale di ossigeno disciolto pari a zero.
Il test consiste essenzialmente in una riaerazione dellacqua nella quale
preventivamente sia stata azzerata la concentrazione di ossigeno disciolto e
consente, in pratica, la ricostruzione sperimentale della curva di aerazione la cui
espressione analitica la seguente:

dC
= K La (CS C)
dt
dove:
KLa
= coefficiente di trasferimento dellossigeno (h-1)
C
= concentrazione di ossigeno disciolto al generico istante t (mg/L)
= concentrazione di saturazione dellossigeno disciolto nellacqua pulita
CS
(mg/L).
Dai dati sperimentali raccolti si risale al valore di KLa e da esso alla capacit di
ossigenazione del sistema.
2.2 Prove con mixed liquor (ad impianto funzionante)
Il metodo permette di ottenere la vera misura della capacit di trasferimento di
ossigeno tenendo conto direttamente:
delle condizioni di temperatura del mixed-liquor;
delle condizioni geometriche del bacino ossidativo;
delle caratteristiche qualitative del liquido (concentrazione di SS,
contenuto di tensioattivi, di oli e grassi, salinit, ecc.).
Rispetto alle procedure di prova su acqua pulita, il metodo in campo presenta
inoltre una serie di prerogative pratiche quali:
il risparmio di grossi volumi di acqua pulita;
il risparmio di elevati quantitativi di deossigenante (solfito di sodio e
cobalto cloruro);
la possibilit di operare la misura senza by-passare (sia pur
temporaneamente) la portata di liquame affluente allossidazione (1);

(1)

Anzich interrompere il deflusso del liquame durante la prova, esso viene lasciato normalmente
fluire, sia nella fase di deossigenazione sia nella successiva fase di ossigenazione durante la
quale si descrive la curva ossigeno disciolto/tempo che permette poi di ricavare i risultati
desiderati; tale variante comporta lintroduzione di un possibile elemento di turbativa, determinata
dallapporto di ossigeno con il liquame e il ricircolo in ingresso e dal carico di ossigeno estratto
assieme al mixed-liquor in uscita. A questo proposito da sottolineare che pur essendo possibile
tenerne conto con semplici equazioni di bilancio stata fatta una stima che dimostra la pratica
ininfluenza del deflusso di portata durante la prova ai fini del risultato finale sul Kla.

22

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la possibilit (conseguente ai vantaggi precedenti) di ripetere la prova


molte volte senza difficolt.
La misura della capacit di trasferimento di ossigeno pu essere condotta in
condizioni dinamiche oppure in condizioni di regime.
2.2.1 Prova in condizioni dinamiche
Si ferma il sistema di aerazione lasciando deossigenare il mixed-liquor a spese
della respirazione del fango attivo; si calcola quindi la velocit di trasferimento di
ossigeno dalla curva di riossigenazione che si pu descrivere a partire dalla
rimessa in moto degli aeratori.
Lequazione di bilancio dellossigeno disciolto durante la riossigenazione la
seguente:

dC
= K La (C'S C) r
dt

(*)

avendo trascurato il termine che tiene conto della (piccola) variazione di


contenuto di ossigeno dovuta al continuo fluire della portata (liquame + ricircolo
in ingresso e mixed-liquor in uscita dal bacino).
Il significato dei simboli il seguente:
= coefficiente di trasferimento dellossigeno (h-1)
KLa
C
= concentrazione di ossigeno disciolto nel mixed-liquor (mg/L)
C'S
= concentrazione di ossigeno disciolto nel mixed-liquor alla saturazione
(mg/L)
r
= velocit di respirazione del fango (mg/L/h)
Durante il test, lossigeno disciolto aumenta fino a raggiungere un valore
asintotico C+. In tale condizioni si ha:

dC
= 0 = K La C'S C + r
dt
da cui

r = K La C'S C +

Inserendo nella (*) questa espressione di r si ottiene:

dC
= K La C + C
dt

che, integrata tra gli estremi C(0) e C(t) corrispondenti al tempo t' =0 e t"=t, d
lequazione di una retta:

C + C( t )
ln +
= K La t
C C( 0)
Quindi, dai dati sperimentali, con una regressione lineare secondo il metodo dei
minimi quadrati, si pu facilmente ricavare il valore del coefficiente di
trasferimento dellossigeno KLa.

23

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Valutato il KLa possibile riportare il valore alle condizioni standard:

( K La )20 C =

( K La )T

1,024 ( T-20)

(2)

da cui si pu determinare la capacit di trasferimento dell'ossigeno caratteristica


del sistema in esame (in condizioni standard) OCST, da confrontarsi con il
fabbisogno effettivo della biomassa (nelle diverse condizioni di carico) e con il
dato di targa della macchina:
OCST = (Kla)20C . 9,08 . V
dove 9,08 mg/L la concentrazione di saturazione dell'ossigeno in acqua in
condizioni standard e V il volume del reattore.
2.2.2 Prova in condizioni di regime
La misura della capacit di ossigenazione pu essere condotta anche in condizioni
di regime: si lasciano cio inalterate le condizioni di funzionamento, limitando le
osservazioni al contenuto di ossigeno disciolto C e rilevando
contemporaneamente la velocit di respirazione r.
Il metodo si basa sulla seguente equazione valida in condizioni stazionarie (dC/dt
= 0):

K La (C' S C) r = 0

(3)

Il termine KLa si pu allora calcolare dalla relazione:

K La =

r
C'S C

in cui
r =
C'S =

mg/L/h di ossigeno richiesto dalla respirazione della biomassa


valore di saturazione (mg/L) nel mixed-liquor (con respirazione inibita:
ad esempio mediante cloruro di mercurio)
C = media dei valori di ossigeno disciolto misurati in vasca durante la prova
(mg/L).
Durante l'esecuzione di questo test vanno rilevati sistematicamente in una serie di
punti della vasca di ossidazione numerosi valori di ossigeno disciolto a diverse
profondit: ci allo scopo di ottenere concentrazioni di ossigeno il pi possibile
rappresentative dell'intera situazione del bacino ossidativo.
Contemporaneamente a questi rilievi, vengono effettuate misure di velocit di
respirazione (Oxigen Uptake Rate).

(2)

Il valore del coefficiente =

K La mixed liquor

pu essere a sua volta determinato


K La acqua pulita
sperimentalmente, oppure assunto, in prima approssimazione, uguale a 0,8.
(3)
Avendo trascurato, nel bilancio dell'ossigeno, il carico entrante con il liquame influente e i
ricircoli e il carico uscente con leffluente.

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Con questa procedura si ammette che la velocit di respirazione misurata e quella


che effettivamente si verifica sul bacino ossidativo siano uguali. Numerose
esperienze hanno dimostrato che, nei campi di concentrazioni alle quali si opera,
queste condizioni sono effettivamente verificate.
3.Comportamento idrodinamico dei bacini
Le verifiche del comportamento idrodinamico dei reattori hanno lobiettivo di
individuare eventuali scostamenti dalla configurazione prevista in sede
progettuale, nonch di suggerire interventi correttivi/migliorativi, con la
possibilit, peraltro di verificarne a posteriori lefficienza. Queste prove possono
inoltre essere condotte periodicamente, durante la vita dellimpianto, per
verificare gli effetti dellinvecchiamento di strutture e macchinari e/o variazioni
nelle condizioni di funzionamento (es. portate).
I parametri idrodinamici che hanno uninfluenza pi o meno rilevante sul
processo in atto nel reattore o, pi in generale, sulle caratteristiche delleffluente,
sono:
- la concentrazione degli inquinanti allinterno del reattore (quindi lo
schema di flusso4);
- il tempo di permanenza (e quindi lesistenza o meno di volumi morti);
- gli eventuali by-pass di portata.
Una volta quantificati eventuali fenomeni anomali e ipotizzata una loro
localizzazione, possibile mettere a punto accorgimenti in grado di attenuare o
eliminare gli effetti negativi riscontrati. Chiaramente tali interventi sono diversi da
caso a caso, tuttavia, si tratta, in generale, di modifiche strutturali di scarsa entit
(posizionamento di deflettori-deviatori di flusso, installazione di dispositivi di
miscelazione, riposizionamento dei flussi entranti-uscenti, riposizionamento di
dispositivi di aerazione, livellamento degli stramazzi di sfioro, ecc.) che spesso
risultano molto efficaci.
La verifica sperimentale del comportamento idrodinamico di un bacino viene
effettuata secondo la tecnica di stimolo-risposta e si articola essenzialmente in due
fasi: l'una (sperimentale, in campo) di raccolta dati e l'altra (teorica, a
tavolino) di elaborazione degli stessi. Durante la prima fase viene ricostruita la
curva di risposta del reattore in esame ad una perturbazione realizzata immettendo
un tracciante (tale operazione deve essere effettuata in modo da non alterare il
regime idraulico del sistema). Nella fase successiva si individua un modello
teorico di funzionamento idrodinamico in grado di simulare quello rilevato
sperimentalmente.
Questa procedura di verifica, inizialmente applicata solo ad alcune fasi di
trattamento (vasca di ossidazione e sedimentatore finale), stata recentemente
4

Generalmente vengono assunti come casi limite di schema di flusso i due modelli ideali di
flusso a pistone (Plug-Flow) e di miscelazione completa (Complete Mixing). Nel primo caso,
la velocit del fluido uniforme in tutte le sezioni trasversali del reattore: ogni elemento di fluido
che entra nella vasca avanza senza interazioni con gli elementi entrati precedentemente o
successivamente. Se allinterno del reattore in atto un processo depurativo, si verificher dunque
un gradiente di concentrazione della sostanza inquinante procedendo dalla sezione di ingresso
verso luscita. Nel caso di miscelazione completa, invece, il contenuto del reattore
completamente omogeneo; le caratteristiche delleffluente sono identiche a quelle del fluido nella
vasca. Per approfondimenti sugli aspetti teorici si rimanda alla bibliografia citata in calce.

25

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adattata e testata, sia in scala pilota che in scala reale, su tutti gli stadi
normalmente presenti negli impianti di depurazione di reflui urbani ed industriali,
nonch negli impianti di potabilizzazione.
3.1 Fase sperimentale
Diverse sono le sostanze che possono essere impiegate come traccianti nelle
verifiche del comportamento idrodinamico di reattori (su varia scala). Tra esse
sono inclusi: sali inorganici (come cloruri di sodio, calcio e litio, carbonato di
litio, ecc.), sostanze coloranti (ad es. Rodamina B, Rodamina WT, blue di
bromofenolo, blue destrano 2000, ecc.), traccianti biologici (come spore di
Bacillus Globigii, batteriofagi, ad esempio del batterio Serratia marcescens, ecc.),
isotopi (come trizio e deuterio).
La scelta va effettuata, caso per caso, in funzione di numerosi fattori, anche fra
loro interdipendenti, tra cui quelli di seguito riportati:
- caratteristiche fisiche e grado di conservazione;
- potenziale inquinante, pericolosit, tossicit
- inerzia rispetto al processo operato
- rilevabilit
- presenza naturale nel fluido
- reperibilit e costo
L'immissione del tracciante (preventivamente disciolto in una soluzione
concentrata) nel reattore pu avvenire secondo diverse modalit: importante
comunque che sia noto l'andamento del segnale, in modo da poter interpretare la
risposta. Per facilitare tale fase poi opportuno semplificare al massimo i segnali
in ingresso ed in genere se ne impiegano due soli tipi:
- segnale ad impulso (Fig. 3.1);
- segnale a scalino (Fig. 3.2).
La scelta tra luno e laltro tipo di segnale viene effettuata in funzione della
disponibilit di attrezzature (serbatoi, pompe, regolatori di portata, ecc.) e dei
volumi in gioco.

Ctracciante

Segnale
impulso

ad

Risposta generica

Tempo
Fig. 3.1 Immissione del tracciante secondo un segnale a impulso e generica
curva di risposta del reattore.

26

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Ctracciante

Segnale a scalino

Risposta generica

Tempo
Fig. 3.2 Immissione del tracciante secondo un segnale a scalino e generica
curva di risposta del reattore.
I parametri che vanno rilevati durante il corso di una verifica del comportamento
idrodinamico di un reattore sono di seguito riportati:
concentrazione del tracciante in uscita dal reattore
concentrazione del tracciante nel flusso in ingresso (concentrazione di
base)
concentrazione del tracciante nella soluzione tracciante
portate dei flussi in ingresso
Infine vanno registrati tutti gli eventi particolari che si verificano durante la prova
e che possono portare a variazioni nel regime idraulico del sistema: accensioni e
spegnimenti di dispositivi di aerazione-agitazione, portate intermittenti (es.:
ricircoli, estrazioni di fango, ecc.), ecc..
La curva di risposta del reattore (curva RTD = Retention Time Distribution5)
viene costruita riportando, su un diagramma tempo-concentrazione, i dati rilevati
in uscita dal reattore.
Possono essere individuate due importanti estensioni di queste prove sperimentali:
- la ricostruzione delle curve di risposta relative a volumi parziali di una
medesima vasca;
- la verifica di uniformit della distribuzione del flusso lungo gli stramazzi
di sfioro di un bacino.
In pratica, si tratta di determinare landamento temporale della concentrazione di
tracciante in pi punti, senza quindi alcun tipo di complicazione (solo quella
derivante dal maggior numero di campioni da prelevare) rispetto ad una prova
convenzionale.
Il primo caso riguarda vasche di forma geometrica allungata, tendenzialmente di
tipo a plug-flow, o reattori fisicamente suddivisi in pi comparti, per i quali pu

Anche se, secondo definizione, la curva RTD (Retention Time Distribution) si identifica con il
segnale di risposta normalizzato relativo a un ingresso ad impulso, di uso ormai invalso indicare
con RTD la curva di risposta del sistema ad un segnale di qualsiasi forma.

27

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essere interessante scomporre concettualmente lintero volume in pi parti di cui


valutare singolarmente il comportamento idrodinamico.
La verifica delluniformit della distribuzione del flusso in uscita riveste
particolare importanza per le vasche di sedimentazione (longitudinali o a pianta
circolare), per le quali, come noto, molto importante riuscire a mantenere una
velocit di sfioro delleffluente chiarificato bassa e il pi possibile uniforme lungo
tutta la lunghezza degli stramazzi, pena la formazione di correnti di fluido
preferenziali, con conseguenze negative sullefficienza del processo di
decantazione.
3.2 Elaborazione dei dati sperimentali
La fase elaborativa consiste, come detto, nella determinazione del modello teorico
che rappresenti la situazione reale in esame. In pratica si tratta di ricercare i
parametri che, attribuiti ai modelli matematici disponibili, consentano di
ricostruire la curva di risposta riscontrata sperimentalmente.
In letteratura sono disponibili le espressioni analitiche delle curve di risposta a
segnali in ingresso di tipo a scalino o ad impulso per i modelli solitamente
impiegati.
4.Caratteristiche di sedimentabilitadel fango attivo e potenzialit dei
sedimentatori finali
Dalla valutazione delle caratteristiche di sedimentabilit del fango attivo si pu
ricavare (sulla base della teoria del flusso solido) il limite di potenzialit del
sedimentatore finale in termini di flusso solido per verificarne leventuale
sovraccarico.
Anche questa prova consta di una fase sperimentale e di una fase successiva di
elaborazione dei dati.
4.1Fase sperimentale
La fase sperimentale consiste nelleffettuare prove di sedimentabilit del fango in
cilindro (per non avere interferenze sul fenomeno di sedimentazione
consigliabile limpiego di cilindri con diametri dellordine dei 10-12 cm).
In una sospensione di fango attivo (data lelevata concentrazione di solidi) si
verifica il fenomeno di sedimentazione di massa, ovvero il fango sedimenta in
blocco con una velocit costante il cui valore dipende dalla concentrazione.
possibile quindi, realizzando sospensioni con diversa concentrazione di fango
attivo (operando miscele, a diversi rapporti di diluizione, con fango di ricircolo,
mixed-liquor, ed effluente chiarificato: necessario realizzare almeno 4-5 diverse
concentrazioni), determinare le relative velocit di sedimentazione misurando, a
diversi istanti, la posizione dellinterfaccia solido-liquido nel cilindro di prova.

28

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4.2Elaborazione dei dati sperimentali


La correlazione tra concentrazione di solidi sospesi (C) e la velocit di
sedimentazione (v) pu essere convenientemente rappresentata tramite
unequazione del tipo:
v = 10(aC+b)
dove a e b sono parametri da determinare. Altre formulazioni matematiche sono
state proposte da diversi autori.
A questo punto possibile ricavare la curva del flusso solido per sola
sedimentazione in batch, essendo, per definizione di flusso solido (F):
F = Cv
Questa curva, nel piano (C, F), ha un andamento del tipo riportato in Fig. 4.1.

Fig. 4.1 - Curva di flusso solido.

Infine, tracciando nel medesimo piano (C, F) la retta tangente alla curva del flusso
solido che intercetta lasse delle ascisse in corrispondenza della concentrazione di
ricircolo xr (retta operativa), si individua, sullasse delle ordinate, il flusso limite
FL (Fig. 4.2). Il flusso limite rappresenta la quantit massima di solidi che pu
essere introdotta nel sedimentatore, se la portata di ricircolo (Qr) pari a
Qr = Au
dove A la sezione del decantatore e u la pendenza della retta operativa.
Alcuni elementi che possono emergere gi a questo livello di elaborazione sono i
seguenti:
valori del flusso limite FL superiori a 45 kgSS/m2h indicano
caratteristiche di sedimentabilit del fango accettabili;

29

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se la campana della curva del flusso solido allargata, significa che il


fango mantiene le sue migliori caratteristiche di sedimentabilit per un
campo ampio di concentrazioni;
se la concentrazione di solidi sospesi nel mixed-liquor in
corrispondenza dei valori pi elevati della curva di flusso solido, la
sedimentazione avviene velocemente nella parte alta del sedimentatore
garantendo una buona chiarificazione delleffluente.

Fig. 4.2 - Individuazione del flusso limite FL.


Successivamente si pu procedere al calcolo della potenzialit massima del
sedimentatore finale per verificarne leventuale sovraccarico.
Si determina il flusso massimo Fmax come intercetta sullasse delle ordinate della
tangente alla curva del flusso solido nel punto di flesso (Fig. 4.3).

30

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Fig. 4.3 - Individuazione del flusso solido massimo Fmax


Da un bilancio di massa sul sedimentatore, si ricava la seguente relazione:

A Fmax A Fmax
Q=

x o x fm
avendo indicato con Q la portata entrante nellimpianto, con A la sezione in pianta
del sedimentatore, con xo la concentrazione di solidi sospesi in vasca di
ossidazione e con xfm la concentrazione di ricircolo individuata dalla retta
operativa corrispondente alle condizioni di flusso Fmax (Fig. 4.4 ). La curva che
rappresenta questa equazione delimita lo spazio (xo,Q) in due aree: quella al di
sotto della curva corrisponde a condizioni di funzionamento accettabili, quella al
di sopra della curva rappresenta situazioni di sovraccarico del sedimentatore in
termini di flusso solido.
anche possibile riportare, sul medesimo grafico, una retta orizzontale che
rappresenti il limite di sovraccarico idraulico, connesso con lesigenza di non
superare determinati valori del carico idraulico superficiale.
Entrando quindi nel grafico con le condizioni di funzionamento reali (portata
influente e concentrazione di solidi sospesi in ossidazione) si pu verificare lo
stato di funzionamento del sedimentatore in termini di sovraccarico/sottoutilizzo e
leventuale margine di potenzialit residua.

31

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Fig. 4.4 - Rappresentazione grafica del limite di potenzialit massima.


Bibliografia
Quanto riportato tratto da Bertanza e Collivignarelli (2012) Impianti di
trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo, Manuale Operativo,
HOEPLI.

32

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo

Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo


48a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
Verona, 14 giugno 2013

LE VERIFICHE IDRAULICHE
SERGIO PAPIRI
Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura
Universit degli Studi di Pavia

1. Introduzione
Fino alla fine degli anni 70 la progettazione degli impianti di depurazione delle
acque reflue urbane veniva fatta esclusivamente da ingegneri idraulici. Era di norma il
progettista della fognatura che progettava anche limpianto di depurazione.
Le competenze idrauliche, quando andava bene, erano buone mentre quelle
processistiche erano di norma piuttosto scarse: solo a partire dai primi anni 70, infatti,
nelle Universit italiane vengono impartiti agli ingegneri idraulici i primi corsi di
trattamento delle acque reflue.
Con il progredire del tempo e delle conoscenze, nelle Universit italiane vengono
offerti sempre pi corsi specialistici che forniscono conoscenze chimiche e biologiche
dei processi depurativi sempre pi approfondite. Nasce il nuovo ingegnere sanitario.
Lo studio del processo, sempre pi complesso per la necessit di raggiungere
obiettivi di qualit del refluo depurato sempre pi elevati, prende spesso il sopravvento
sullidraulica dellimpianto, ma occorre tenere ben presente che non pu esserci
funzionalit del processo depurativo se nellimpianto non c funzionalit idraulica.
Per redigere un buon progetto di un impianto di trattamento occorre quindi unire
adeguate competenze processistiche ad adeguate competenze idrauliche.
I problemi associati ad una non ottimale funzionalit idraulica dellimpianto possono
essere svariati e avere conseguenze negative non solo dal punto di vista strettamente
funzionale ma anche ambientale e processistico.
In questa nota, dopo aver evidenziato alcune verifiche idrauliche necessarie per il
corretto funzionamento dellimpianto di depurazione, si forniscono alcuni esempi di
problematiche derivanti da disfunzioni idrauliche emerse dallanalisi idraulica di
impianti esistenti.
2. Verifiche di funzionalit idraulica
I problemi associati ad una non ottimale funzionalit idraulica dellimpianto di
depurazione possono essere svariati, anche in considerazione del fatto che gli impianti
di depurazione di medio/grandi dimensioni possono avere strutture idraulicamente
piuttosto articolate, impostate su pi linee, ciascuna caratterizzata da numerose sezioni
di trattamento, tra loro connesse da diversi manufatti e molteplici collegamenti idraulici,
in parte a gravit e in parte in pressione.
In fase di verifica della funzionalit idraulica essenziale, per lindividuazione di
possibili problematiche, appurare:
- la correttezza della stima delle portate massime di tempo asciutto effettuata in
fase progettuale;
- la variabilit temporale effettiva delle portate reflue di tempo asciutto, diurna e
stagionale;
- la variabilit stagionale delle portate delle acque parassite di infiltrazione esterna;
- il corretto posizionamento e dimensionamento dello scaricatore di piena in testa
allimpianto;

33

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il reale funzionamento dei manufatti partitori, anche al variare della portata


globale di alimentazione dellimpianto;
la correttezza del profilo idraulico di progetto;
la correttezza dei range di velocit nei collegamenti idraulici;
lassenza di by-pass idrodinamici.

2.1 Corretta stima delle portate massime di tempo asciutto


La sottostima delle portate massime di tempo asciutto pu comportare
lattivazione dello scaricatore di piena di testa in tempo secco e/o il non rispetto della
normativa regionale sulle portate minime da convogliare alla depurazione in tempo di
pioggia, con gravi ripercussioni dal punto di vista ambientale sui corpi idrici ricettori e
dal punto di vista legale.
Unindagine approfondita del territorio servito dallimpianto di depurazione, della
struttura plano-altimetrica della rete fognaria e del livello della falda idrica la base per
una corretta stima delle portate di progetto.
In fase di progettazione, elementi quali la popolazione massima da servire, residente
e fluttuante, lanalisi dei consumi idrici, la conoscenza delle attivit produttive e delle
portate ad esse associate, la stima delle portate parassite sulla base delle caratteristiche
della rete di fognatura e della sua interferenza con la falda idrica risultano parametri
fondamentali per la corretta stima delle portate in afflusso allimpianto in tempo secco.
La corretta valutazione della portata massima di tempo asciutto necessita in sintesi
della stima delle seguenti grandezze:
- popolazione massima annua servita (residente + fluttuante);
- dotazione idrica del giorno di massimo consumo;
- coefficiente di punta orario;
- portate di punta delle acque reflue di origine produttiva;
- portate parassite di infiltrazione esterna.
La sottostima di uno o pi di tali parametri pu comportare lattivazione dello
scaricatore di piena di testa in tempo secco e/o il non rispetto della normativa regionale
sulle portate minime da convogliare alla depurazione in tempo di pioggia.
In fase di verifica della funzionalit idraulica di un impianto, occorre innanzitutto
effettuare unaccurata analisi delle portate in afflusso allimpianto con la rilevazione
delle portate per lassi di tempo sufficientemente lunghi (possibilmente un anno) e con
adeguata discretizzazione temporale (possibilmente oraria).
Tale analisi consente di individuare, e in qualche modo di quantificare, la presenza,
lentit e la variabilit stagionale delle portate parassite di infiltrazione esterna
(mediante lanalisi delle portate minime notturne), la variabilit stagionale della portata
massima di acque reflue di tempo asciutto e la sua variabilit nellarco della giornata.
Lanalisi richiede la conoscenza di dati pluviometrici relativi al bacino servito dalla rete
di drenaggio afferente allimpianto, la conoscenza del tempo di corrivazione del bacino
drenato e informazioni su eventuali strutture di laminazione e/o di accumulo di acque di
prima pioggia presenti nel sistema di drenaggio.
Se da tale analisi emergono significative discordanze rispetto ai dati di progetto, molto
opportuno aggiornare la conoscenza sullevoluzione del bacino servito, della rete di
drenaggio e dei consumi idrici.
2.2 Corretto posizionamento e dimensionamento dello scaricatore di piena in testa
allimpianto
Il corretto posizionamento e dimensionamento dello scaricatore di piena in testa
allimpianto sono elementi indispensabili non solo per limitare il carico inquinante
addotto allo scarico ma anche per il rispetto delle normative regionali.
Infatti si pu evidenziare che:

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un posizionamento non corretto pu comportare, in tempo di pioggia, nel caso di pi


collettori in arrivo indipendenti, linvio al trattamento delle acque in afflusso meno
inquinate, anzich di quelle pi inquinate;
un dimensionamento non corretto pu comportare, in tempo di pioggia, lattivazione
dello scarico per portate in afflusso inferiori al valore minimo consentito dalla
normativa regionale e dalla concessione provinciale;
una progettazione attenta pu consentire di evitare/limitare lo scarico nel ricettore di
sostanze grossolane galleggianti trasportate dalla corrente in arrivo.

2.3 Corretto profilo idraulico e corretti range di velocit nei collegamenti idraulici
Negli impianti di trattamento essenziale un corretto profilo idraulico che richiede
unaccurata valutazione delle perdite di carico, sia continue nei collegamenti idraulici
fra i manufatti, sia localizzate nei molteplici manufatti presenti:
- uneventuale sottostima di tali perdite di carico costringe il Gestore a ridurre la
portata massima inviata al trattamento, rispetto alle previsioni di progetto, con i
conseguenti problemi legali e di danno ambientale;
- una sovrastima prudenziale aumenta inutilmente i costi energetici poich le
pompe di sollevamento lavorano con una prevalenza maggiore di quella necessaria.
Il rilievo e lanalisi del reale profilo idraulico, associati alla conoscenza delle reali
portate transitanti, consente una taratura delle formule di stima delle perdite di carico
continue e localizzate utilizzate in sede di progetto, ma anche di individuare, ad
esempio, perdite di carico continue anormalmente elevate (sintomo di condotte
incrostate o parzialmente ostruite).
La verifica del profilo idraulico esistente consente di definire la portata massima
idraulicamente trattabile.
La mancata valutazione dei corretti range di velocit da mantenere nei collegamenti
idraulici fra i manufatti pu comportare la formazione di depositi in grado di ridurre la
portata trattabile.
La conoscenza dellimpianto reale con la variabilit reale delle portate convogliate al
trattamento consente di accertare se i range di velocit sono accettabili.
2.4 Manufatti partitori
Quasi tutti gli impianti di trattamento, esclusi quelli di modestissima entit, sono
strutturati su pi linee che, in taluni casi (impianti frutto di ampliamenti successivi),
hanno anche potenzialit differenti.
La portata massima inviata al trattamento biologico normalmente minore di quella
massima sottoposta ai trattamenti primari.
La ripartizione della portata trattata fra le varie linee e la ripartizione fra portata
convogliata al trattamento biologico e portata sfiorata dopo il trattamento primario
affidata ad appositi manufatti idraulici. La corretta progettazione di tali manufatti e la
verifica del loro reale funzionamento idraulico di fondamentale importanza:
- un funzionamento non conforme del manufatto di ripartizione fra le varie linee
induce sovraccarichi di alcune linee e sotto utilizzazione di altre, riducendo di fatto
la potenzialit di trattamento complessiva dellimpianto;
- un funzionamento non conforme del manufatto di ripartizione fra portata sfiorata
dopo i primari e portata convogliata al biologico pu generare malfunzionamento dei
sedimentatori finali per eccesso di portata o problemi legali per trattamento
completo di portate insufficienti rispetto a quanto autorizzato.
I manufatti di ripartizione fra portata sfiorata dopo i primari e portata convogliata al
biologico sono manufatti che devono limitare ad un valore massimo predefinito la
portata convogliata al biologico al variare della portata in arrivo al manufatto e quindi
devono essere sostanzialmente diversi dai manufatti di ripartizione della portata trattata
fra le varie linee che invece devono effettuare sempre la medesima ripartizione al
variare della portata in arrivo al manufatto. Nel secondo caso occorre operare con luci

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tutte a stramazzo (con la medesima quota di sfioro) o tutte a battente con la stessa quota
del baricentro della luce); inoltre indispensabile evitare flussi preferenziali.
La verifica del reale funzionamento idraulico di tali manufatti richiede lacquisizione di
dati di portata sulle varie linee di trattamento. Da tali verifiche pu emergere la
necessit di apportare modifiche ai manufatti.
2.5 Verifiche idrodinamiche
Particolarmente importante un corretto dimensionamento idraulico dei comparti di
nitrificazione, denitrificazione e sedimentazione finale teso alla minimizzazione di
volumi morti e di flussi preferenziali in grado di ridurre, in maniera anche consistente,
lefficienza dei vari comparti. A tale scopo importante il corretto posizionamento e
orientamento dei dispositivi di agitazione/miscelazione nei comparti biologici e la
presenza di adeguati deflettori e lame di stramazzo in perfetta quota nei comparti di
sedimentazione.
Le verifiche idrodinamiche hanno la funzione di evidenziare, su impianti esistenti, la
presenza eventuale di volumi morti e di flussi preferenziali e di quantificarne la loro
entit.

3. Esempi di problematiche derivanti da disfunzioni idrauliche emerse dallanalisi


idraulica di impianti esistenti
Si riportano qui di seguito alcuni esempi di problematiche derivanti da disfunzioni
idrauliche emerse dallanalisi idraulica di impianti esistenti:
-

errata stima della portata di progetto

Il carico idraulico massimo di progetto stato quantificato in 66.000 m3/d per una
popolazione equivalente totale massima, nel periodo estivo, pari a 330.000 abitanti.
La portata massima in arrivo allimpianto si attesta per lunghi periodi su valori prossimi
a 120.000 m3/d.
Ci appare imputabile a vari fattori: sottostima delle dotazioni idriche; sottostima dei
coefficienti di punta giornalieri; assenza di stima delle portate parassite, sicuramente
rilevanti in un sistema fognario avente uno sviluppo di decine di chilometri e, per gran
parte del suo tracciato, parzialmente o totalmente immerso in falda.
Q trattata

Q in arrivo all'impianto

180.000
160.000
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000

Tempo [d]

36

31/12/2009

17/12/2009

03/12/2009

19/11/2009

05/11/2009

22/10/2009

08/10/2009

24/09/2009

10/09/2009

27/08/2009

13/08/2009

30/07/2009

16/07/2009

02/07/2009

18/06/2009

04/06/2009

21/05/2009

07/05/2009

23/04/2009

09/04/2009

26/03/2009

12/03/2009

26/02/2009

12/02/2009

29/01/2009

15/01/2009

0
01/01/2009

Q [m3/d]

140.000

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Errato posizionamento dello scaricatore di piena in testa allimpianto

Come si evince dallo schema, la localizzazione dello scaricatore comporta che in


tempo di pioggia vengano scaricati, parzialmente o totalmente (in funzione delle portate
in arrivo dal collettore nord) i liquami provenienti dal collettore est e inviati alla
depurazione essenzialmente i liquami provenienti dal collettore nord. La problematica
di grande rilevanza tenuto conto che, non solo non avviene una miscelazione dei
liquami in corrispondenza del sollevamento, ma vengono scaricati nel corpo idrico
ricettore i liquami con i carichi inquinanti maggiori (quelli convogliati dal collettore
EST).
-

Collegamenti idraulici sovradimensionati

Sempre nel medesimo impianto, si operata una sovrastima prudenziale nei


collegamenti idraulici tra le sezioni di dissabbiatura e sedimentazione primaria; ci
comporta la formazione di depositi anche consistenti in grado di ridurre anche
fortemente la portata transitabile. Infatti le basse velocit determinano la sedimentazione
di parte delle sabbie non catturate dalla fase di dissabbiatura e di parte dei solidi sospesi
sedimentabili, comportando la formazione di depositi persistenti e la contemporanea
riduzione della sezione utile di passaggio per il liquame.
Una sovrastima prudenziale nei collegamenti idraulici tra le sezioni di
sedimentazione finale e filtrazione comporta la sedimentazione di una frazione dei
solidi sospesi totali nei periodi caratterizzati da minor portata e conseguentemente minor
velocit. Tali depositi vengono ripresi in sospensione in concomitanza di portate elevate
e determinano un forte sovraccarico nella sezione di filtrazione.

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Manufatti partitori mal progettati/eseguiti

Asimmetrie presenti nel sistema di ripartizione del fango e del mixed liquor di ricircolo
nellimpianto di depurazione di Mortara comportavano che in un bacino di ossidazione
veniva ricircolato il 60% del totale e nellaltro il 40%, in luogo del 50% richiesto su
ciascuna linea essendo le due linee identiche.
Il semplice inserimento di una lama centrale nellultimo tratto del canale di ricircolo, nel
quale la corrente veloce, ha consentito di eliminare tale grave inconveniente
(cfr. figura).

4. Conclusioni
In considerazione dei numerosi risvolti ambientali, funzionali e processistici legati
allanalisi degli aspetti idraulici si pu quindi concludere che il corretto funzionamento
di un impianto di depurazione non pu prescindere da unadeguata funzionalit
idraulica.
Lanalisi delle portate in afflusso allimpianto con la rilevazione delle portate per
lassi di tempo sufficientemente lunghi consente di individuare anche la presenza di
problemi nel sistema di drenaggio afferente: ingresso di portate parassite di infiltrazione
esterna di entit anomala.

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Lanalisi delle portate in afflusso allimpianto inoltre condizione indispensabile per


la quantificazione dei carichi inquinanti in ingresso.
La verifica del profilo idraulico esistente consente di definire la portata massima
idraulicamente trattabile.
Lanalisi idraulica consente di individuare la presenza di manufatti partitori o di
collegamenti idraulici fra i manufatti mal progettati o mal eseguiti.
Le verifiche idrodinamiche consentono di evidenziare la presenza eventuale nei vari
bacini di volumi morti e di flussi preferenziali e di quantificarne la loro entit.
Lanalisi della funzionalit del processo depurativo e della funzionalit idraulica
sono quindi elementi fortemente correlati.

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Verifiche sulla disidratazione dei fanghi


Matteo Papa
Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e Matematica
Universit degli Studi di Brescia
tel.: 030 371.1323
E-mail: matteo.papa@ing.unibs.it
Riassunto
Una delle problematiche attuali pi importanti nella conduzione di un impianto di depurazione di
acque di scarico urbane rappresentata dalla gestione dei fanghi. Tra i trattamenti previsti, la
disidratazione costituisce una fase determinante, essendo finalizzata alla riduzione del volume del
fango (attraverso lestrazione dellacqua) e di conseguenza del costo delle successive operazioni di
trattamento/recupero e smaltimento. In questo lavoro viene presentata una metodologia
sperimentale di verifica tecnico-economica delle prestazioni di macchine per la disidratazione del
fango. Per esemplificare lapplicazione di tale procedura, vengono riportati i risultati di un
confronto effettuato tra macchine centrifughe a scala industriale di alcune tra le principali aziende
produttrici oggi operanti sul mercato, analizzando le prestazioni in termini sia di efficienza che di
costi di trattamento.
1. Introduzione
Una delle problematiche attuali pi importanti nella conduzione di un impianto di depurazione di
acque di scarico urbane rappresentata dalla gestione dei fanghi di depurazione; la loro produzione,
infatti, andata incrementando sempre pi negli ultimi anni, a causa soprattutto del maggior
quantitativo di acque reflue collettate in fognatura e trattate negli impianti, ma anche come
conseguenza di leggi sempre pi severe sulla protezione ambientale, che richiedono un maggiore e
pi efficace impegno nel trattamento degli scarichi (Kouloumbos et al., 2008).
Il trattamento e lo smaltimento dei fanghi, nonostante il loro ridotto volume, comporta costi di
investimento e di gestione molto alti; questi ultimi possono incidere per una frazione anche molto
rilevante sul totale di un depuratore (Mininni et al., 2001).
Tra i trattamenti previsti, la disidratazione costituisce una fase determinante, essendo finalizzata alla
riduzione del volume del fango (attraverso lestrazione dellacqua) e di conseguenza del costo delle
successive operazioni di trattamento/recupero e smaltimento (Yu et al., 2008).
Per queste ragioni, un processo efficiente e affidabile un obiettivo chiave da perseguire; una scarsa
efficacia della disidratazione finale rappresenta, viceversa, un collo di bottiglia per lintero
impianto. Inoltre, un fango poco disidratato pone problemi per il trasporto e il recupero o
smaltimento finale.
Le verifiche consolidate riguardanti la disidratazione dei fanghi consistono essenzialmente in analisi
a scala di laboratorio: si possono citare, tra le altre, la misura del tempo di suzione capillare e la
resistenza specifica alla filtrazione, che forniscono informazioni utili, ma molto specifiche e che
non trovano unimmediata applicazione dal punto di vista pratico.
A scala reale, invece, lefficienza di un sistema di disidratazione meccanica si valuta, in genere,
misurando la concentrazione di secco raggiunta nel fango disidratato, in relazione al dosaggio (e
costo) del condizionante. Per una valutazione pi completa necessario, per, un approccio
integrato, che vada a considerare un bilancio di massa globale dei solidi (considerando anche le
caratteristiche del surnatante) e tutti i diversi parametri di processo (non solo, cio, il dosaggio del
condizionante). In questo modo possibile determinare il costo totale di trattamento, non relativo al
solo smaltimento finale del fango disidratato, ma a tutte le voci di costo del processo; solo in questo

41

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modo si pu pervenire ad una valutazione completa delle prestazioni sia tecniche che economiche
dei sistemi di disidratazione.
Lobiettivo della verifica proposta in questo lavoro quello di confrontare sistemi di trattamento
alternativi e/o valutare lopportunit di sostituire o sottoporre ad intereventi di manutenzione
straordinaria una macchina gi in uso presso un impianto. La verifica basata su una significativa
fase sperimentale, cui segue il calcolo, tramite opportune elaborazioni standardizzate, delle rese di
disidratazione e dei costi complessivi di trattamento.
In questa relazione viene esemplificata lapplicazione della metodologia di verifica riportando i
risultati di un confronto tra sistemi di centrifugazione a scala reale (installate su unit mobili) di
alcune tra le principali aziende produttrici oggi operanti sul mercato, ed stato svolto analizzando le
prestazioni in termini sia di efficienza di disidratazione che di costi complessivi di trattamento.
2. Materiali e Metodi
Le modalit operative di svolgimento della verifica prevedono limpiego di macchine per la
disidratazione del fango, che possono essere quelle gi installate presso limpianto oppure unit
mobili, ma comunque di taglia industriale; su tali apparecchiature vengono condotti alcuni test di
disidratazione del fango, che devono essere rappresentativi delle normali condizioni di
funzionamento dellimpianto in esame. Durante tali prove, vengono rilevati diversi parametri
(analitici, di processo e tecnico-operativi) che sono utili alla corretta definizione delle prestazioni e
dei costi associati ad ogni macchina oggetto di indagine.
Le prove si sono articolate in modo che, in una prima sessione, le centrifughe potessero lavorare
nelle condizioni ottimali scelte dalloperatore della macchina, mentre nella seconda sessione le
centrifughe hanno funzionato nelle medesime condizioni operative: in particolare, stato posto
come vincolo lutilizzo dello stesso polielettrolita (per tipo e concentrazione) impiegato dalle
centrifughe fisse installate in impianto. Nel seguito, tali condizioni verranno definite di
riferimento.
Ogni prova ha avuto una durata pari a circa tre ore: la prima ora per il set-up iniziale, durante la
quale loperatore ha ricercato la miglior regolazione della macchina, portando la centrifuga a
regime, dopodich iniziava la prova vera e propria (due ore circa di funzionamento a regime).
Durante ciascuna prova sono stati eseguiti mediamente tre campionamenti istantanei, distribuiti
lungo tutto larco di durata della prova: venivano prelevati campioni del fango in ingresso alle
centrifughe, di fango disidratato in uscita e del centrato da ricircolare poi in testa allimpianto. Il
modello analitico adottato ha previsto la misura dei seguenti parametri chimico-fisici:
fanghi (IN e OUT):
solidi totali;
solidi volatili;
centrato (sia sul campione tal quale che su quello filtrato):
solidi totali;
COD;
azoto totale.
Sono stati rilevati, inoltre, parametri tecnico-operativi, quali: il consumo di acqua rete (attraverso
contatori appositamente installati); il consumo di energia elettrica, il numero di giri e la velocit
differenziale tamburo-coclea della centrifuga, la portata di fango trattata e il dosaggio del
polielettrolita (rilevabili dal pannello di controllo di ciascuna macchina). Per questultimo aspetto,
vista la sua rilevanza, si fatto in modo che lemulsione di polielettrolita venisse prelevata da
fustini sigillati direttamente forniti dai produttori; il quantitativo effettivamente utilizzato in ogni
prova veniva misurato mediante pesatura.
3. Risultati
La metodologia proposta prevede tre distinti livelli di elaborazione dei dati.
i. Determinazione dellefficienza del trattamento.

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ii.
iii.

Analisi dei parametri di processo.


Effettuazione delle valutazioni economiche.

3.1 Efficienza del trattamento


I dati che meglio descrivono lefficienza di trattamento delle macchine sono quelli relativi alla
concentrazione di secco del fango disidratato e alla contaminazione del surnatante, che pu essere
sinteticamente descritta dalla concentrazione di COD.
Per sottolineare limportanza di ottenere un tenore di secco il pi possibile elevato, si rileva che una
modesta variazione dello stesso (per esempio, un incremento dal 21% al 23%) comporta
unapprezzabile differenza nel quantitativo di fango da smaltire (per lo stesso esempio, una
riduzione pari a quasi il 10%).
Dal confronto integrato tra le diverse prove (Figura 1), possibile evidenziare i risultati dei
confronti diretti effettuati tra coppie di macchine. Gli istogrammi indicano i valori medi dei
diversi parametri, mentre le barre di errore indicano i valori massimi e minimi raggiunti in ogni
prova; il simbolo * indica un cambio nelle condizioni operative della macchina nellambito di una
medesima prova.

Figura 2. Valori di secco nel fango disidratato (a sinistra) e di COD nel centrato (a destra) per ogni
macchina, in ciascuna prova.
Da questanalisi comparata, si evince come la centrifuga 1, in termini di secco nel fango in uscita,
abbia ottenuto risultati migliori rispetto alle altre macchine nelle condizioni ottimali, avendo
registrato per un secco inferiore nelle condizioni di riferimento. Nella prova II* ha ottenuto il
miglior risultato assoluto di frazione secca, grazie alla conduzione della centrifuga in modalit
modificata (attivazione di un sistema di by-pass, che ha consentito il ricircolo di parte del centrato
in centrifuga), combinata con lutilizzo di un polielettrolita ad alta resa. Per quanto riguarda le
caratteristiche del centrato, la centrifuga 1 ha ottenuto mediamente le migliori prestazioni (minore
concentrazione di COD).
La centrifuga 2 (che peraltro ha avuto malfunzionamenti dei misuratori di portata), nelle condizioni
ottimali, ha prodotto un secco inferiore rispetto alla centrifuga 1 e simile alla centrifuga 3. Nelle
condizioni di riferimento, invece, risultata essere la migliore, avendo ottenuto un secco
superiore rispetto alle altre due. Il centrato risulta per essere, in genere, quello di qualit peggiore.
La centrifuga 3, in condizioni ottimali, ha registrato un riscontro in termini di secco inferiore
rispetto alla centrifuga 1 e simile alla centrifuga 2, mentre nelle condizioni di riferimento ha
ottenuto un secco superiore rispetto alla centrifuga 1 e inferiore rispetto alla centrifuga 2, con il
centrato di qualit migliore in assoluto ottenuto nella prova V nelle condizioni di riferimento; si
precisa che nella prima prova (prova I e I*) non erano state ancora raggiunte le migliori condizioni
di funzionamento della macchina.

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3.2 Analisi dei parametri di processo


I dati raccolti durante leffettuazione della verifica consentono il calcolo di alcuni parametri
tecnico-operativi delle macchine; nello studio qui descritto, lelaborazione ha riguardato i parametri
elencati in Tabella 1.
Tale rilevazione servita per consentire, successivamente, il calcolo dei costi di trattamento;
lanalisi dei valori rilevati , inoltre, servita per una verifica di consistenza dei dati sperimentali.
Parametro

Sigla

Descrizione

Consumo di
energia elettrica

E.E.

rappresenta lenergia elettrica consumata dalla centrifuga per


metro cubo di fango trattato [kWh/m3]

Consumo di
polielettrolita

Poly

rappresenta il dosaggio del polielettrolita in emulsione per


metro cubo di fango trattato [kg/m3]

Consumo di acqua

QH2O

rappresenta la portata di acqua consumata dalla centrifuga, in


rapporto alla portata di fango trattato [%]

Portata di fango
trattato

Qfango

rappresenta la portata di fango in ingresso alla centrifuga


[m3/h]

rappresenta il rendimento di disidratazione, inteso come


rapporto tra la massa di sostanza secca nel fango disidratato

rispetto a quella in ingresso [-]


Tabella 1. Parametri tecnico-operativi monitorati e/o calcolati nel corso della sperimentazione.
Indice di cattura
dei solidi

A questo proposito, e a scopo esemplificativo, si riportano i risultati ottenuti per la centrifuga 1


(Figura 2): i dati risultano coerenti fra loro. Infatti, ad esempio, allaumentare della percentuale di
secco nel fango disidratato e dellindice di cattura dei solidi, corrisponde, come atteso, di una
minore portata di fango trattata, un maggior consumo di energia elettrica e un maggior dosaggio di
polielettrolita.

3.3. Valutazioni economiche


Un aspetto di fondamentale importanza per la valutazione delle prestazioni delle macchine quello
economico. Le principali voci che vanno a determinare il costo totale di trattamento sono elencate
in Tabella 2, in cui vengono, inoltre, sinteticamente indicate anche le formule utilizzabili per il
calcolo.
I dati raccolti ed elaborati in questo studio (Figura 3: a sinistra sono riportate tutte le voci costo,
mentre a destra stato escluso il costo per lo smaltimento dei fanghi (S.F.), in modo da evidenziare
con maggiore chiarezza il peso delle altre voci) hanno permesso di evidenziare che le voci pi
importanti sono:
lo smaltimento dei fanghi (S.F., 80%);
il polielettrolita ($poly, 10%);
il trattamento e lo smaltimento degli ulteriori fanghi prodotti per la depurazione del centrato
(T.S.F.C., 5%).
Appare altres evidente lo scarso peso dellammortamento e del consumo di energia elettrica.
interessante osservare, come risultato generale, che le condizioni che minimizzano i costi di
trattamento non si ottengano in corrispondenza delle pi elevate percentuali di frazione secca del
fango disidratato.

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Vengono, infine, calcolati i costi medi totali: si osserva che le tre macchine portano a risultati del
tutto simili (se si considerano le inevitabili approssimazioni introdotte nella stima), intorno a 19
/m3 (ovvero 530 /tSS).

Figura 2. Andamento dei parametri tecnico-operativi per la centrifuga Alfa Laval, in funzione della
concentrazione di secco nel fango disidratato.

45

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Voce di costo
[/m3], [/tSS]

Sigla

Formula

Energia elettrica

$E.E.
E.E. [kWh/m3fango] c.u.E.E. [/kWh]
rappresenta il costo dellenergia elettrica consumata dalla macchina per
metro cubo (o tonnellata di sostanza secca) di fango in ingresso

Polielettrolita

$poly
Poly [kg/m3fango] c.u.poly [/kg]
rappresenta il costo del polielettrolita (o, pi in generale, di un
qualsiasi reagente) dosato per metro cubo (tSS) di fango in ingresso

Acqua

Ammortamento

$H2O
QH2O [m3H2O/m3fango] c.u.H2O [/m3H2O]
rappresenta il costo dellacqua di rete consumata dalla macchina per
metro cubo (tSS) di fango in ingresso
I
A
T y V
m y
rappresenta il costo di ammortamento della macchina

Manutenzione

M
rappresenta il costo della manutenzione della macchina, calcolato sulla
base del service fornito dalle aziende

Personale

c.a.personale [/y] / Vfango [m3/y]


P
rappresenta il costo del personale per metro cubo (tSS) di fango in
ingresso alla macchina

Smaltimento fanghi

c.u.smalt fango [/t] D [t/m3fango]


S.F.
rappresenta il costo per lo smaltimento finale del fango disidratato
prodotto per metro cubo (tSS) di fango in ingresso alla macchina

Ricircolo centrato in linea acque

[0,5 BOD + (N-Nass)] c.u.O2


O2
rappresenta il costo per lossigeno consumato per la depurazione
biologica del centrato (pi precisamente la frazione idrolizzata, assunta
pari alla met del totale), ricircolato nella linea acque del depuratore
C
BOD y
ST
0,5
c. u.

ST
ST
BOD y
ST
C
T.S.F.C.
Trattamento/
0,5
$ . .
ST
ST
smaltimento
$
$
fanghi centrato
rappresenta il costo per il trattamento e lo smaltimento dellulteriore
fango prodotto dalla depurazione del centrato (la frazione idrolizzata,
pari alla met del totale) e della frazione non idrolizzata del centrato.
Tabella 2. Voci che determinano il costo totale di trattamento.

Fabbisogno di
ossigeno

c.u.E.E rappresenta il costo unitario dellenergia elettrica (0,1 /kWh nel caso di studio)
c.u.poly rappresenta il costo unitario del polielettrolita (variabile tra 1,50 e 1,68 /kg di
emulsione nel caso di studio)
c.u.H2O rappresenta il costo unitario dellacqua di rete (1 /m3 nel caso di studio)
I rappresenta il costo di investimento della macchina

46

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(6,8 y nel caso di studio, avendo ipotizzato una vita utile n pari a 10 anni e un tasso

dinteresse r dell8%)
c.a.personale rappresenta il costo annuale del personale operante sulla macchina (4.400 /y nel
caso di studio, avendo ipotizzato che il costo delloperatore sia di 35.000 /y e che sia dedicata
alla centrifuga unora di lavoro al giorno)
c.u.smalt fango rappresenta il costo unitario per lo smaltimento del fango (100 /tfango disidratato nel
caso di studio)
D rappresenta il flusso di massa in uscita con il fango disidratato [tfango disidratato/m3fango da trattare],
calcolato tramite bilancio di massa sulla macchina
rappresenta il coefficiente di respirazione attiva, pari a 0,5 kgO2/kgBOD
BOD rappresenta il carico di BOD del centrato espresso in kgBOD/m3fango da trattare
rappresenta il consumo specifico di O2 per lossidazione dellammoniaca, pari a 4,5 kgO2/kgN
N rappresenta il carico di azoto del centrato espresso in kgN/m3fango da trattare
Nass rappresenta il carico di azoto (kgN/m3fango da trattare) assimilato dai fanghi attivi, pari al 5%
del BOD
c.u.O2 rappresenta il costo relativo al consumo di E.E. per la fornitura di 1 kg di O2 (2,63
cent/kgO2 nel caso di studio)
yobs rappresenta la produzione specifica di fango (0,5 kgSS/kgBOD nel caso di studio)
STout rappresenta la frazione secca del fango disidratato in uscita [-]
[ST]centr rappresenta la concentrazione di solidi totali nel centrato, espressa in kg/m3
C rappresenta il flusso di massa in uscita con il centrato [tcentrato/m3fango da trattare], calcolato tramite
bilancio di massa sulla macchina
STin rappresenta la frazione secca del fango in ingresso alla macchina [-].

Centrifuga 2

Centrifuga 1

T=

47

Centrifuga 3

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Figura 3. Incidenza delle diverse voci di costo per le tre centrifughe (nei grafici di destra stata
eliminata la voce principale, lo smaltimento del fango).

4. Conclusioni
In questo lavoro stata presentata, mediante la descrizione di un esempio applicativo, una
metodologia per effettuare una verifica tecnico-economica dei sistemi di disidratazione dei fanghi di
depurazione.
Dal punto di vista metodologico, in sintesi, i passi secondo cui la verifica integrata deve svilupparsi
sono i seguenti.
i.
Individuazione della/e macchina/e da sottoporre a verifica (se non si tratta della macchina
gi in uso presso limpianto, importante, per la significativit dei risultati, che si tratti
comunque di macchine a scala industriale, mentre la tipologia (nastropressa, filtropressa o
centrifuga) indifferente poich la procedura proposta ha validit generale.
ii. Scelta di una condizione di riferimento, ovvero una sorta di bianco, con cui confrontare
poi i risultati ottenuti (si pu, ad esempio, considerare come tale una macchina gi operante
sullimpianto, oppure un determinato condizionante e il relativo dosaggio).
iii. Definizione dei campioni da prelevare, del modello analitico e dei dati tecnici da rilevare
durante le prove.
iv. Effettuazione delle prove di trattamento, in numero e di durata tali da garantire la
significativit dei risultati (ad esempio, con macchine funzionanti in continuo, si ritiene
congrua una durata di circa 3 ore, di cui la prima per la messa a punto).
v.
Elaborazione dei dati, secondo tre livelli di analisi (efficienza del trattamento, analisi dei
parametri di processo e valutazioni economiche).
Bibliografia
Kouloumbos, V.N., Schaffer, A., Corvini, P.F.X., 2008. The role of sludge conditioning and
dewatering in the fate of nonylphenol in sludge-amended soils. Water Science and Technology
57(3), 329-335.
Mininni, G., Salera, A., Rolle, E., Carucci, A., 2000. Critical factors for implementing
sludge processing of the Rome Wastewater Treatment Plants. Water Science and Technology 41(9),
45-52.
Yu, G.H., He P.J., Shao, L.M., He, P.P., 2008. Stratification structure of sludge flocs with
implications to dewaterability. Environmental Science & Technology 42(21), 7944-7949.

48

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Test respirometrici e titrimetrici


Paola Foladori, Roberta Villa
Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM), Universit degli
Studi di Trento, via Mesiano 77, 38123 TRENTO
e-mail: paola.foladori@ing.unitn.it
Riassunto
Le verifiche di funzionalit e la gestione efficiente degli impianti di depurazione a
fanghi attivi richiedono anche un'adeguata conoscenza dell'attivit del fango biologico
e la caratterizzazione dettagliata delle acque reflue da trattare. Tra le tecniche di
monitoraggio per ottenere tali informazioni, accanto ai convenzionali test basati sulle
dinamiche delle concentrazioni dei substrati misurate attraverso analisi chimiche, si
sono andate progressivamente affermando viste le molteplici possibili applicazioni, la
rapidit di esecuzione e la possibilit di automazione la respirometria ed i metodi di
titolazione pH/DO stat.
1.
Introduzione
Lapplicazione di analisi respirometriche e/o titrimetriche per caratterizzare il fango
biologico o le acque reflue permette di ottenere varie informazioni, tra cui, le pi
rilevanti nella gestione degli impianti di depurazione, sono le seguenti:
- concentrazione di COD biodegradabile nelle acque reflue [mgCODb/L] e
frazionamento del COD totale;
- velocit di ossidazione del COD da parte del fango attivo [mgCOD gSSV-1 h-1];
- velocit di nitrificazione del fango attivo [mgNH4-N gSSV-1 h-1];
- percentuale di inibizione del fango attivo nella rimozione del carbonio o nella
nitrificazione, causata rifiuti liquidi o specifici composti, espressa come EC50 o I%.
Si tratta di utili parametri gestionali biologici valutabili in poche ore, importanti per
conoscere composizione dei reflui e potenzialit di rimozione del processo. I test di
misura della velocit di ossidazione della sostanza organica o di nitrificazione, per
esempio, possono essere ripetuti con frequenza settimanale, mensile o stagionale per
mantenere sotto controllo le prestazioni dellimpianto. I test possono essere effettuati
anche ogni qual volta si presuma linsorgenza di problemi operativi in grado di
interferire con il processo biologico dellimpianto, come per esempio al momento di
conferimento allimpianto di rifiuti liquidi o bottini di varia natura di cui si vuole
conoscere la biodegradabilit o leffetto di inibizione. Nel caso di impianti di
depurazione rivolti al trattamento di scarichi industriali inoltre importante conoscere la
biodegradabilit dei reflui da trattare e leventuale inibizione dei fanghi attivi.
2.

I metodi di analisi

2.1 La strumentazione
I test respirometrici prevedono lutilizzo di un apparato dedicato detto respirometro,
costituito da un reattore termostatato, aerato e miscelato e da un ossimetro per la misura
dellossigeno disciolto (OD), dotato di sistema di acquisizione dati e connessione con
PC che permette il controllo on-line dellaerazione mediante apposito software (Figura
1A).

49

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Alimentazione

Ossimetro
Compressore

Sonda OD
Agitatore
magnetico
Sistema di
acquisizione dati

Criostato termostatico

C
B
A
Fig. 1 - (A) Esempio di un semplice respirometro realizzabile autonomamente;
(B) esempio di respirometro commerciale (www.surcis.com); (C) esempio di
dispositivo per la misura del consumo di OD (www.hach-lange.it).
Controllo aerazione

Un test respirometrico consiste nel misurare la velocit di consumo dellOD da parte del
fango attivo nel tempo, ossia lOxygen Uptake Rate (OUR), dato dalla somma della
velocit di respirazione endogena, necessaria per mantenere le funzioni cellulari, e della
velocit di respirazione esogena, legata alla degradazione dei substrati alimentati. Il
sistema di misura concettualmente molto semplice e potrebbe essere realizzato anche
in proprio: gran parte dei dispositivi richiesti sono reperibili in un comune laboratorio,
mentre la parte pi importante costituita da un rel e da un programma di controllo
dellaerazione tra due set-point al fine di acquisire molti valori di OUR nel tempo, che
vanno a formare il respirogramma. Alcuni dispositivi in commercio misurano solo la
concentrazione di OD ma non lOUR nel tempo.
I test titrimetrici richiedono un apposito biosensore a titolazione che consente di
lavorare a concentrazione di pH costante (pH-stat) mediante dosaggio automatizzato di
appositi titolanti secondo necessit. Uno dei primi semplici dispositivi proposti per la
titolazione mostrato in Figura 2 [1]. Ad oggi esistono biosensori commerciali dotati di
sistema di dosaggio automatizzato dei titolanti, sistema di controllo automatico e
software dedicato alla visualizzazione grafica dei dati acquisiti ed alla loro gestione ed
elaborazione.

Legenda:
1 = aeratore;
2 = elettrodo a pH;
3, 4 = valvole;
5 = sorgente elettrica;
6 = trasmettitore

B
A
Fig. 2 (A) Semplice schema di un titolatore (Massone e Rozzi, 1996); (B) Esempio di
un biosensore commerciale per lesecuzione di test titrimetrici e lelaborazione
(www.spesonline.eu).
2.2 Descrizione ed applicazione dei metodi
I test respirometrici, poich si basano sulla misura di OD, si prestano per misurare vari
parametri del fango attivo e dei reflui, sotto condizioni aerobiche e sono principalmente

50

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quelli indicati in Figura 3, tra cui la biodegradabilit dei reflui, la misura di parametri
cinetici e la determinazione di effetti di inibizione.
I test titrimetrici, invece, basandosi su misure di pH, hanno un campo di applicazione
pi specifico, prestandosi bene per misurare processi in cui si verificano cambiamenti
significativi di pH. E il caso, per esempio, della determinazione della velocit di
nitrificazione [3], dato che questo processo causa una produzione di acidit, o gli effetti
di inibizione della nitrificazione da parte di reflui o particolari composti puri [4].
La determinazione del COD biodegradabile di unacqua reflua o di un rifiuto liquido
pu essere valutato mediante test respirometrico, ottenendo un respirogramma come
nellesempio di Figura 4A [2], [6]. La modalit di esecuzione del test prevede laggiunta
di un volume noto dellacqua reflua da testare al fango attivo, preventivamente portato
in condizioni endogene. Larea sottesa al respirogramma, compresa tra OURendogeno e
OUResogeno, rappresenta la quantit di ossigeno consumata dai batteri (O2) per
utilizzare il substrato aggiunto, da cui si pu calcolare il COD biodegradabile nellacqua
reflua [2]. Il test richiede un tempo compreso tra alcune ore e un giorno.
Per misurare la massima velocit di rimozione della sostanza organica, vCOD,max,
mediante respirometria [2], [5] si prevede di aggiungere al fango attivo aerato e in
condizioni endogene un substrato carbonioso biodegradabile di riferimento, costituito in
genere da acetato di sodio, ottenendo un respirogramma come quello indicato in Figura
4B. Dopo il dosaggio di un substrato il respirogramma presenta un immediato
incremento della velocit di respirazione rispetto allOURendogeno. Dal plateau massimo del
respirogramma (OUResogeno) si ricava il parametro vCOD,max. Il test ha una durata di qualche
ora.
Per misurare la massima velocit di nitrificazione, vN,max, mediante respirometria [2],
[5], si procede in modo analogo al caso di Figura 4B ma il substrato di riferimento
azoto ammoniacale.

Fig. 3 - Confronto tra i metodi di analisi applicabili per la caratterizzazione biologica


di fanghi attivi e reflui.
Nel caso di acque reflue con presenza di composti potenzialmente inibenti per i fanghi
attivi, i test respirometrici e titrimetrici possono essere impiegati proficuamente per
evidenziare un fenomeno di inibizione/tossicit. Il test prevede di monitorare la velocit
di rimozione di un substrato da parte del fango attivo in presenza della sostanza inibente
e confrontarla con la velocit in assenza della suddetta sostanza [2], [4], [6]. Dal
confronto si ottiene il grado di inibizione a breve termine, che si esplica cio nellarco di

51

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alcune ore o al massimo di 1-2 giorni. Un esempio, anche grafico, di tale applicazione
riportato nel caso di studio 2 del seguente paragrafo 3. Limpiego della respirometria
permette di valutare linibizione sia per i batteri eterotrofi, sia per i batteri nitrificanti
[6], mentre biosensori a titolazione si utilizzano in particolare per la misura
dellinibizione della cinetica di nitrificazione [3].
70

60

50

50
40

-1

-1

OUR (mgO 2 L h )

-1

OUR (mgO 2 L h )

60

30
20

aggiunta
substrato
aggiunta
biodegradabile
substrato
solubile

-1

40

esaurimento
substrato biodegradabile

aggiunta
refluo
grezzo

30

OUResogeno
OURmax

20

10

10

respirazione endogena

r espirazione endogena
0

B
A
Fig 4. - (A) Respirogramma per la determinazione del substrato biodegradabile di un
refluo. (B) Respirogramma del fango attivo per la misura di vCOD,max, che prevede
laggiunta di acetato di sodio.
0

10

15
Tempo (h)

20

25

30

Tempo (h)

Va sottolineato che i metodi respirometrici e titrimetrici sono intercambiabili per alcune


determinazioni, come per esempio la velocit di nitrificazione o leffetto di inibizione
dei nitrificanti. Proprio il caso della nitrificazione il pi critico negli impianti a fanghi
attivi, poich i valori assunti dalla velocit di nitrificazione sono molto variabili. In
particolare, vN,max presenta valori molto diversi da impianto a impianto, specialmente
nel caso di trattamento di reflui industriali. Spesso, nellassumere un valore per questo
parametro nella progettazione di impianti a fanghi attivi, si riscontrano difficolt legate
proprio allampia variabilit che tale parametro presenta.
3.
Casi di studio
Vengono descritti alcuni casi di studio in cui la respirometria stata impiegata per
effettuare verifiche di funzionalit (caso 1) o come strumento per evitare potenziali
disfunzioni (caso 2) o per indagare disfunzioni in corso (caso 3). I casi descritti sono
stati affrontati e risolti mediante uso della respirometria anche se, nei casi 1 e 2, si
poteva giungere allo stesso risultato mediante impiego di test di titolazione.
3.1 Caso 1 Cinetiche del fango attivo: misura della velocit di nitrificazione
Obiettivo: si vogliono indagare le cause di un inaspettato aumento della concentrazione
di NH4-N nelleffluente da un impianto di depurazione a fanghi attivi con nitrificazione
completa. Le cause ipotizzate sono le seguenti: (1) ingresso di uno scarico anomalo con
effetti di inibizione della nitrificazione; (2) varie problematiche gestionali tra cui
riduzione dellet del fango per eccessiva estrazione fanghi, ecc; (3) accorciamento
delle fasi aerobiche a causa dellintroduzione di un processo di aerazione ad
intermittenza, non basato su sonde di NH4; (4) entrata di un sovraccarico di NH4.
Dati di partenza: disponibilit di campioni di fango attivo; concentrazione di NH4 nel
fango attivo al momento del campionamento pari a 8 mgNH4-N/L, rispetto ad un
obiettivo di 1-2 mgNH4-N/L.
Metodo: misura della velocit di nitrificazione del fango attivo mediante respirometria.
Risultati: il respirogramma ottenuto (Figura 5) mostra le seguenti fasi: (1) un primo
plateau legato al consumo dellNH4-N presente inizialmente nel fango attivo, (2) una

52

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successiva fase di respirazione endogena, (3) un secondo plateau dopo laggiunta


forzata di NH4-N, che permette di individuare in modo certo la massima velocit di
nitrificazione sulla base del valore di OUResogeno:
v N ,max =

1
32 mgO 2 L1 h 1
1
=

= 1,5 mgNH 4 N gSSV 1 h 1


4.57 mgO 2 / mgN x V 4.57 mgO 2 / mgN 4.6 gSSV / L
OUR esogeno

dove xV la concentrazione di SSV nel fango.


Conclusioni: Il risultato trovato per la velocit di nitrificazione, pari a 1,5 mgNH4-N
gSSV-1 h-1, in linea con i valori tipici attesi per i sistemi a fanghi attivi. Sulla base di
questa evidenza vengono escluse le cause (1) o (2) in quanto non sono presenti effetti di
inibizione o scomparsa della nitrificazione. Le ipotesi pi plausibili attribuiscono lalta
concentrazione residua di NH4-N ad unincompleta nitrificazione a causa dellaerazione
ad intermittenza o ad un sovraccarico occasionale di NH4-N o TKN in ingresso. Per
discriminare tra questa due opzioni le informazioni cinetiche vanno completate con il
monitoraggio frequente delle concentrazioni in ingresso o mediante posizionamento di
una sonda online di NH4-N nelleffluente.
50
45
35
30

aggiunta
NH4

25

hUR
esogeno

OUR (mgO2 L-1 h-1)

40

20
15
10

respirazione
endogena

5
0
0

10

15

20

25

tempo (h)

Fig. 5 - Respirogramma del fango attivo per la valutazione della velocit di


nitrificazione.
3.2 Caso 2 Caratterizzazione delle acque reflue: presenza di composti inibenti per
la nitrificazione
Obiettivo: determinare se un dato rifiuto liquido derivante da un processo industriale
causa un effetto inibente sulla nitrificazione nei fanghi attivi di un dato impianto e
determinare lentit dellinibizione.
Dati di partenza: disponibilit di campioni di fango attivo, disponibilit del refluo di cui
testare leffetto inibente.
Metodo: misura della velocit di nitrificazione in presenza di vari dosaggi di refluo da
testare (4% v/v; 12% v/v; 16% v/v) mediante respirometria.
Risultati: i respirogrammi ottenuti per i vari dosaggi (Figura 6, A, B, C) mostrano
chiaramente il plateau relativo alla massima velocit di nitrificazione e si individua
anche, con un OUR pi basso, un secondo plateau relativo allossidazione dei nitriti,
che compare solo quando si esaurito lazoto ammoniacale in soluzione. Per li-esimo
respirogramma si calcola il relativo valore di vN,max,i che va poi confrontato con il valore
di vN,max misurato nel test di controllo in assenza del refluo da testare, attraverso la
seguente funzione finib, o attraverso il grado di inibizione, I(%), ovvero il complemento
ad 1 di finib:

53

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vN , max,i
; I(%) = (1 f inib ) 100
vN , max
Il rapporto finib varia da 1 (nessuna inibizione) a 0 (inibizione totale) e rappresenta la
velocit massima residua del fango attivo dopo inibizione rispetto al valore ottenuto
senza dosaggio di inibente. I(%) varia da 0% in assenza di inibizione, al 100% per
linibizione totale.
Conclusioni: in Figura 6D riportato il diagramma di finib, che dimostra una progressiva
e marcata inibizione dellattivit della biomassa allaumentare del dosaggio applicato. Il
metodo proposto basato sulla respirometria si rivelato un utile strumento per verificare
linibizione da parte di un rifiuto liquido o per calcolare i parametri cinetici da assumere
in un progetto per uno specifico impianto industriale.
f inib =

120

120
Plateau di ossidazione
dellazoto ammoniacale

100
OUR [mgO2 L-1 h-1]

OUR [mgO2 L-1 h-1]

100
80

Plateau di ossidazione
dellazoto nitroso

60
40

Respirazione endogena

20

80
60
40
20

0
0.0

5.0

10.0

15.0

2,0
0,0

tempo [ore]

5,0

10,0

15,0

tempo [ore]

120

100

f inib

-1

-1

OUR [mgO 2 L h ]

0.8
80
60

0.6

0.4
40

0.2

20

0
0.0

5.0

10.0

0.0

15.0

5.0

10.0

15.0

tempo [ore]
dosaggio campione inibente (%v/v)
D
C
Fig. 6 - (A, B, C) Respirogrammi ottenuti per dosaggi crescenti del refluo da testare
(rispettivamente 4% v/v, 12% v/v, 16% v/v); (D) Curva di inibizione della
nitrificazione.

3.3 Caso 3 Caratterizzazione delle acque reflue: biodegradabilit e frazionamento


del COD
Obiettivo: si vuole determinare il frazionamento del COD in unacqua reflua derivante
da un ciclo produttivo al fine di determinare: (1) la frazione biodegradabile e il tempo
necessario alla biodegradazione; (2) la concentrazione di COD solubile inerte che non
verr rimosso nei convenzionali stadi di sedimentazione e trattamento biologico, ma si
ritrover nelleffluente e potrebbe richiedere aggiuntivi trattamenti terziari per la sua
riduzione.
Dati di partenza: disponibilit dellacqua reflua industriale, campioni di fango attivo
prelevato da un impianto convenzionale (in assenza di un fango acclimatato).
Metodo: misura del COD rapidamente biodegradabile (RBCOD) nel refluo mediante
respirometria [1]; misura del COD lentamente biodegradabile (SBCOD) nel refluo
mediante respirometria [1]; analisi chimiche di COD totale e COD solubile.

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Risultati: Per la misura di RBCOD si utilizza un test a singolo-OUR (Figura 7A) [2]. Il
respirogramma per la misura di tutto il COD biodegradabile mostrato in Figura 7B, da
cui si ricava la concentrazione di SBCOD sottraendo il valore di RBCOD.
Conclusioni: la combinazione delle analisi chimiche per COD totale e solubile e della
respirometria per misurare RBCOD e SBCOD hanno permesso di pervenire al
frazionamento del COD mostrato in Figura 7C. La biodegradabilit del refluo ammonta
quindi al 74.3-83.8% del COD totale ed il tempo di biodegradazione dellordine di 5 h
per rimuovere RBCOD, mentre di 10 h per la rimozione anche di SBCOD. La frazione
solubile inerte ammonta al 7.2-12.4% che corrisponde ad una concentrazione attesa
nelleffluente per questa frazione di circa 212 mgCOD/L, che impone di fare delle
attente valutazioni sul recapito delle acque trattate, in quanto questa frazione passa
inalterata attraverso sedimentazione e trattamento biologico convenzionale.
C

Ingresso
COD totale = 100%

COD solubile
84.5% - 88.0%

120

COD particolato
15.5% - 12.0%

OUR (mgO2 L-1 h-1)

100

80

RBCOD
71.4% - 80.7%

RBCOD
60

COD solubile
inerte
7.2% - 12.4%

SBCOD
2.9% - 3.1%

COD particolato
inerte
8.8% - 13.3%

SBCOD

40

20

OUR endogeno

0
0

2.5

7.5

10

12.5

15

17.5

20

tempo (h)

Fig. 7 - Frazionamento del COD in unacqua reflua derivante da un ciclo produttivo.


4.
Conclusioni
Lapproccio respirometrico e titrimetrico, quando impiegati per lo stesso tipo di
determinazione come per esempio la velocit di nitrificazione, non si differenziano in
modo sostanziale e soprattutto permettono di ottenere risultati equivalenti. Eccettuati
quindi i casi in cui le due tecniche prevedono di essere utilizzate in modo specifico,
quando un confronto possibile, i metodi sono intercambiabili (vedi Fig. 8).
E certo che limpostazione del tecnico e le sue esperienze precedenti con uno o laltro
metodo influiscono sulla predisposizione a scegliere il metodo titrimetrico rispetto a
quello respirometrico. Le maggiori attenzioni richieste dal metodo titrimetrico in merito
a sicurezza, sonde e reattivi sono legate a questa metodica che prevede lutilizzo di
sostanze da maneggiare con attenzione, limpiego di sonde pH/ossigeno perfettamente
calibrate e pompe peristaltiche necessarie per il dosaggio reattivi al variare delle
concentrazioni di ossigeno o pH.
Va da s che il laboratorio gi in possesso di tale strumentazione non avr problemi
organizzativi e procedurali ad attivarsi con questa metodica.

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Fig. 8 Confronto tra tecniche respirometriche e titrimetriche.


Alle tecniche respirometriche e titrimetriche va riconosciuta la grande potenzialit
associata ad un costo della strumentazione accessibile e alla rapida applicabilit. I costi
sono associati al fatto che i sensori impiegati, ossimetri (respirometria) o pHmetri
(titolazione), non sono molto dispendiosi e il controllo del test viene effettuato mediante
piccoli compressori (respirometria) o pompe peristaltiche (titolazione) e semplici
software di controllo di rel. Tuttavia se si ricorre a dispositivi di misura automatizzati,
noti come biosensori, i costi possono aumentare significativamente, ma si riduce di
molto il tempo richiesto alloperatore per lelaborazione dei risultati, che vengono
forniti in modo automatico in tempo quasi reale. I costi pi elevati se si ricorre a
biosensori e la non completa diffusione delle procedure analitiche costituiscono oggi
forse il principale limite nella loro diffusione.
5.
Bibliografia
[1] Massone A., Rozzi A. (1996) Uso di biosensori per il controllo degli impianti a
fanghi attivi. XLIV Corso di Aggiornamento in Ingegneria Sanitaria-Ambientale.
Politecnico di Milano, 26 febbraio -1 marzo 1996.
[2] Andreottola G., Foladori P., Ferrai M., Ziglio G. (2002). Respirometria applicata alla
depurazione delle acque. Principi e metodi. Laboratorio di Ingegneria Sanitaria
Ambientale, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Universit degli Studi di
Trento.
[3] Ficara E., Rocco A., Rozzi A., (2000). Determination of nitrification kinetics by the
ANITA-DOstat biosensor. Water Sci. Tech., 41(12), 121-128.
[4] Ficara E., Rozzi A. (2001). pH-Stat Titration to Assess Nitrification Inhibition.
Journal of Environmental Engineering, ASCE, 127(8), 698-704.
[5] Foladori P., Menapace V., Villa R., (2012). Misura dei parametri cinetici del fango
biologico mediante test respirometrici, titrimetrici, AUR, NUR e PUR in Impianti di
trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo Manuale operativo. A cura di
Giorgio Bertanza e Carlo Collivignarelli, ed. HOEPLI ISBN 978-88-203-5200-4
[6] Foladori P., Menapace V., Pedrazzani R., Villa R., (2012). Test di trattabilit
biologica di rifiuti liquidi in Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e
collaudo Manuale operativo. A cura di Giorgio Bertanza e Carlo Collivignarelli, ed.
HOEPLI ISBN 978-88-203-5200-4.

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La qualita del fango biologico


Roberta Pedrazzani
Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale
Universit degli Studi di Brescia
Via Branze, 38, 25123 Brescia
e-mail: roberta.pedrazzani@ing.unibs.it

Riassunto
Lanalisi al microscopio ottico della microfauna del fango attivo consiste
nella classificazione e nel conteggio degli organismi rinvenuti e consente
la correlazione tra la loro presenza e abbondanza, i parametri chimicofisici, gestionali e lefficienza di depurazione. Il calcolo dello S.B.I. (Sludge
Biotic Index) prevede una procedura di analisi e di elaborazione dei dati
standardizzata ed applicabile al fango attivo della vasca di ossidazione di
impianti che trattano reflui urbani. Questo indice consente di trarre
informazioni circa lefficienza prestazionale dellimpianto.
Lanalisi al microscopio ottico del fiocco e dei batteri filamentosi consente
di trarre informazioni circa le effettive condizioni instaurate nel reattore
biologico, in termini di concentrazione dei vari substrati, tempo di
ritenzione idraulica, temperatura, ecc. e di intervenire tempestivamente al
fine di garantire lottenimento di unelevata efficienza di depurazione. I
risultati (sia dellanalisi della microfauna, sia dellanalisi del fiocco e dei
batteri filamentosi) possono essere proficuamente sintetizzati e confrontati
considerando il medesimo impianto nel tempo o impianti diversi.

1. Lanalisi della microfauna e il calcolo dello S.B.I. (Sludge Biotic


Index)
Gli impianti biologici di depurazione possono essere considerati ecosistemi
artificiali sottoposti a condizioni estreme. In essi, il naturale processo di
autodepurazione delle acque avviene con velocit e in proporzioni
nettamente maggiori. Come tutti gli ecosistemi, sono caratterizzati da
fattori biotici e abiotici (su molti dei quali il gestore pu intervenire
direttamente). La biocenosi (cio la comunit di organismi viventi) che
colonizza limpianto responsabile dellabbattimento della sostanza
organica e della rimozione delle forme azotate, articolandosi nella
cosiddetta rete trofica del detrito (Fig. 1).

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Fig. 1 La rete trofica del detrito negli impianti a fanghi attivi [1]
Lo studio della biocenosi, con gli strumenti dellecologia (in particolare
attraverso il calcolo dellIndice Biotico del Fango) fornisce quindi elementi
utilissimi per lo studio e la comprensione del processo biologico di
depurazione.
LIndice Biotico del Fango si calcola utilizzando lapposita tabella a due
entrate (Tab. 1) che consente di ottenere un numero positivo intero che a
sua volta permette di classificare la qualit del fango in quattro classi
(ciascuna delle quali associata a un determinato intervallo di valori di
S.B.I.).

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Tab. 1 Tabella a due entrate per la determinazione dello S.B.I. (Sludge


Biotic Index) sulla base dei gruppi funzionali, della densit e del numero
delle unit tassonomiche della microfauna [2]
La presenza e labbondanza di determinati organismi consente pertanto di
comprendere lo stato di salute del fango: un fango attivo efficiente presenta
unalta densit della microfauna, composta principalmente da forme mobili
di fondo e sessili, con flagellati praticamente assenti; la comunit molto
diversificata, e nessun gruppo o specie domina, numericamente, sugli altri
oltre un fattore 10.
Poich ogni vasca di ossidazione rappresenta un ecosistema a s stante, i
dati raccolti, correlati ai dati chimici, fisici e di processo, consentono di
individuare le caratteristiche delle popolazioni presenti e di coglierne le
variazioni quali-quantitative associate al mutamento dei fattori esterni.
Leffettuazione regolare delle analisi biologiche consente inoltre di
conoscere lo stato di salute della microfauna e quindi di avere indicazioni
circa le condizioni dellimpianto dei giorni precedenti al prelievo (per
esempio linibizione e/o la scomparsa di alcuni organismi in seguito

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allimmissione di sostanze tossiche) e di ipotizzarne landamento


successivo.
Si rimanda a Madoni [3] per unampia trattazione del tema.

2. Analisi del fiocco e dei batteri filamentosi


I batteri svolgono un ruolo fondamentale nella depurazione biologica, in
quanto degradano le sostanze inquinanti e consentono di ottenere un
effluente chiarificato. La verifica in oggetto mira a studiare lunit morfofunzionale del processo biologico di depurazione, vale a dire il fiocco di
fango. Esso, come noto, costituito da un aggregato di batteri fiocco
formatori e da una struttura di batteri filamentosi. Gli esopolisaccaridi
secreti dalle cellule batteriche causano la flocculazione e la coagulazione;
in questa matrice avvengono gran parte degli scambio di soluti gassosi,
liquidi e solidi con lambiente circostante. Lo studio del fiocco di fango
pu fornire dirette indicazioni sulle caratteristiche dellimpianto poich
esso costituito da cellule batteriche che rispondono in modo molto spesso
individuabile ai diversi stimoli esterni. Analogamente, il proliferare di una
determinata categoria di batteri filamentosi pu indicare condizioni
specifiche (anche in termini di tipologia del liquame influente), rese di
depurazione, possibile insorgenza di problematiche particolari (es.
fenomeni di foaming e bulking).
Le caratteristiche del fiocco e la presenza dei batteri filamentosi possono
essere sintetizzate secondo quanto presentato in Fig. 2.
La morfologia del fiocco e la tipologia (e quantit) di batteri filamentosi
sono ben correlabili alle caratteristiche stesse di un impianto di
depurazione, in termini di liquame influente, condizioni operative,
disfunzioni (es. scarsa efficienza di nitrificazione, fuoriuscita di solidi,
ecc.). Si consiglia la consultazione di alcune fondamentali pubblicazioni
che citano esempi di correlazioni nellambito del trattamento dei reflui
urbani. Infine, recenti studi, svolti anche con lausilio delle tecniche di
biologia molecolare hanno consentito di individuare alcuni microrganismi
tipici favoriti da substrati specifici, tipici di alcuni settori industriali [4].

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Fig. 2 Esempio di scheda per la compilazione dei risultati relativi


allosservazione microscopica del fango attivo (modificato da [5])

3. Altre verifiche
Accanto alle prove respirometriche, oggetto della relazione dellIng.
Foladori, la qualit del fango attivo pu essere valutata anche attraverso
test atti a quantificare lattivit delle specifiche popolazioni batteriche
coinvolte nella rimozione degli inquinanti o mirati al riconoscimento di
molteplici disfunzioni degli impianti, specialmente connesse al processo di
sedimentazione.
Alcuni Autori [5, 6, 7, 8] descrivono con dettagli ed esempi numerose
verifiche (spesso di rapida effettuazione, anche sul campo, con lausilio di
semplice attrezzatura di laboratorio) i cui risultati forniscono insostituibili
indicazioni per la gestione del processo. In questa sede, per brevit, ci si
limita a elencare le principali, rimandando il lettore alla consultazione dei
testi sopra citati: prova di schiumeggiamento, prova del potere
schiumogeno, prova di sedimentabilit del mixed liquor e delleffluente,
prova di bioflocculazione.

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Per gli approfondimenti sui principi e sui dettagli delle varie procedure di
misura, solo accennate nel presente contributo, si rimanda a Bertanza e
Collivignarelli [9].
Bibliografia
[1] Madoni P. (1994). A Sludge Biotic Index (S.B.I.) for the evaluation of
the biological performance of activated sludge plants based on the
microfauna analysis, Water Research, Vol. 28, No. 1, pp. 67-75.
[2] Madoni P. (2007). Analisi della microfauna nella valutazione di
efficienza depurativa dei fanghi attivi, Notiziario dei metodi analitici, n. 2,
IRSA-CNR, Roma.
[3] Madoni P. (2005). La microfauna del fango attivo. In: La depurazione
biologica del fango attivo, a cura di P. Madoni, Ena Editore.
[4] Eikelboom D.H., Geurkink B. (2002). Filamentous microorganisms
observed in industrial activated sludge plants. Water Sci. Technol., 37:4-5,
pp. 297.
[5] Jenkins D., Richard M. J., Daigger G. T. (2004). Manual on the causes
and control of activated sludge bulking and foaming, and other solids
separation problems. 3rd Edition, Lewis Publishers.
[6] Guglielmi L. (2005). Disfunzioni degli impianti connesse alla struttura
del fango attivo. In: La depurazione biologica del fango attivo, a cura di P.
Madoni, Ena Editore.
[7] Vismara R. e Butelli P. (2000). La gestione degli impianti a fanghi
attivi. Manuale operativo e guida alla diagnosi. Ed. C.I.P.A., Milano.
[8] Wanner J. (1994). Activated sludge bulking and foaming control.
Technomic Press, Basel.
[9] Bertanza G. e Collivignarelli C. (2012). Impianti di trattamento acque:
verifiche di funzionalit e collaudo. Manuale operativo. Hoepli Ed. Milano.

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APPLICAZIONE INTEGRATA DELLE VERIFICHE


Giorgio Bertanza
Per evidenziare lutilit delle verifiche di funzionalit, quando svolte in modo integrato
su un impianto di depurazione, in questa breve nota vengono riassunti i risultati di uno
studio recentemente condotto su un depuratore di potenzialit di progetto pari a
180.000 AE..
Dapprima si proceduto alla ricognizione dellimpianto, cos da definirne lo stato di
fatto: caratteristiche di progetto e schema di flusso, comparti esistenti e loro
caratteristiche dimensionali.
La fase successiva consistita nel calcolo dellefficienza di trattamento della linea
acque. Questa stata svolta rielaborando i dati gestionali di quattro anni.
Il primo dato che si ricavato il valore di riferimento della portata giornaliera in
tempo asciutto, che risultata variabile tra il periodo estivo (circa 42.000 m3/d) e il
periodo invernale (circa 36.000 m3/d).
Sono state poi definite le caratteristiche di riferimento del liquame fognario, in
termini di concentrazioni di COD, BOD5, NH4+, N-NO3-, N-NO2-, Ntot e Ptot. Unendo i dati
di portata e concentrazione sono stati calcolati i carichi inquinanti. Il carico medio
giornaliero di BOD risultato di 5.900 kg/d, di poco superiore alla met del dato di
progetto (10.800 kg/d). Va per sottolineato che il progetto prevedeva limiti di
emissione sullazoto pi elevati rispetto a quelli attuali.
Si cercato poi, sulla base dei dati disponibili, di calcolare il contributo, sul carico totale
influente, dei ritorni dalla linea fanghi e del flusso di rifiuti liquidi dopo pre-trattamento
(limpianto anche dotato di una apposita stazione).
Lelaborazione dei dati relativi alleffluente depurato ha permesso il calcolo delle
concentrazioni di riferimento e dei carichi in uscita, con i quali sono stati calcolati i
rendimenti depurativi. Questi sono risultati pari al 87-90% per i COD, mentre per
lazoto totale essi sono aumentati nel tempo, passando dal 52% al 68% nellultimo
anno. Anche i rendimenti di nitrificazione e denitrificazione sono aumentati;
questultimo, in particolare, ha avuto un incremento di 17 punti percentuali, grazie ad
interventi di upgrading effettuati negli ultimi due anni. In seguito allintroduzione della
defosfatazione chimica, il rendimento di rimozione del fosforo totale ha raggiunto valori
superiori al 75%.
Per avere una valutazione pi standardizzata delle prestazioni, sono stati calcolati
indici di efficienza secondo la procedura riportata nel Rapporto ISPRA 93/2009,
scaricabile
al
seguente
indirizzo:
http://www.apat.gov.it/site/itIT/APAT/Pubblicazioni/Rapporti/Documento/rapporti_93_2009.html

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Nella Figura 3.2.4/1 sono riportati gli indici parziali (relativi a COD, Ntot e Ptot) e lindice
di efficienza depurativa; lelaborazione stata condotta su tutti gli anni di monitoraggio.
Lindice di efficienza depurativa D, nei quattro anni, subisce un incremento portandosi
ad un valore di 1,12, cio nettamente positivo.
Il calcolo e lesame dei parametri operativi ha evidenziato che la concentrazione di
solidi nella terza linea (limpianto costituito da tre linee parallele) pi elevata rispetto
alle altre due: il valore medio si attesta, per la terza linea, a 6,98 kgSST/m3, contro 4,27
e 5,9 rispettivamente per la linea 1 e 2. Il carico del fango diminuito nel corso degli
anni, portandosi al valore attuale di circa 0,05 kg BOD5/(kg SST * d). Per quanto
riguarda la temperatura, essa raggiunge valori anche superiori a 25 C in estate,
mentre nei periodi pi freddi non scende mai al di sotto dei 10 C. Lesame
dellandamento della concentrazione di ossigeno disciolto nelle vasche di nitrificazione
ha evidenziato che le concentrazioni misurate sono estremamente variabili ed
assumono spesso valori elevati.
Valutazioni analoghe sono state svolte sulla linea fanghi, per determinare la
produzione e le caratteristiche qualitative del fango biologico e chimico (questultimo
nella stazione di pre-trattamento rifiuti liquidi). Anche in questo caso sono stati calcolati
indici di efficienza che hanno evidenziato in generale un buon funzionamento della
linea fanghi.
Sulla base di questa prima parte del lavoro, sono stati individuati alcuni aspetti
meritevoli di approfondimenti sperimentali. Una prima verifica ha riguardato la
mappatura dellossigeno e la determinazione della capacit di trasferimento
dellossigeno nei reattori di nitrificazione. La verifica stata svolta sulla linea 1 e sulla
linea 3 perch caratterizzate da sistemi di diffusione dellossigeno diversi (diffusori
aqua-strip, sulla linea 1, e aeratori ad asse verticale, sulla linea 3). Per quanto riguarda
la linea 1 risultata una capacit effettiva coerente con i 250 kg/h nominali. La SOTE
risultata pari a 29,2%. Per la linea 3, risultata una capacit di molto inferiore (170
kg/h), con un corrispondente consumo di circa 2,65 kgO2/kWh, valore comunque buono
per questo tipo di aeratore (anche se non inclusa lenergia delle turbine).
E stata poi pianificata una serie di verifiche idrodinamiche, finalizzate a:

valutare leventuale non omogenea distribuzione della portata tra i tre setti in
cui risulta diviso il comparto di nitrificazione di ogni linea;

verificare leventuale presenza di anomalie (volumi morti o by-pass) nei diversi


comparti;

quantificare la ripartizione delle portate sulle tre linee nel partitore posto a
monte della sedimentazione primaria.
In sintesi emerso che: non ci sono rilevanti accumuli di materiale inerte (responsabili
di eventuali volumi morti) nei reattori; esiste uno squilibrio nella ripartizione delle portate

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nei tre setti di una singola linea; in particolare, secondo le elaborazioni svolte, nel setto
1 dovrebbe entrare una portata pari al 34% rispetto al totale (portata di ingresso +
ricircolo mixed-liquor + ricircolo fango), nel setto 2 un quantitativo pari al 40%, mentre
nel setto 3 il 26%. Inoltre il carico risultato non omogeneamente ripartito sulle tre
linee: secondo i calcoli svolti, se A il carico derivante dalla fognatura e B il carico
associato ai ritorni dalla linea fanghi, il carico complessivo risulta cos suddiviso:
- linea 1: A/3 + 0,2 B;
- linea 2: A/3 + 0,3 B;
- linea 3: A/3 + 0,5 B.
Considerando che in termini di COD il contributo della fognatura + rifiuti liquidi circa
dell85%, mentre il contributo dei surnatanti dalla linea fanghi del 15%, si pu
calcolare la seguente suddivisione dei carichi:
- linea 1: 31,33%;
- linea 2: 32,83%;
- linea 3: 35,84%.
Considerando poi anche lo squilibrio dei carichi rilevato tra i tre setti della stessa linea,
potrebbe verificarsi un marcato disequilibrio quantificabile come segue: il setto meno
caricato della linea 1 riceverebbe il 26% del carico entrante alla linea stessa, cio
soltanto l8,15% del carico totale; invece il setto pi caricato della linea 3 riceverebbe il
40% del carico entrante alla linea, ovvero il 14,34% del carico totale. Esisterebbe quindi
una differenza di carico di oltre il 40% tra il setto meno caricato ed il setto pi caricato.
La verifica delle caratteristiche di sedimentabilit del fango attivo stata svolta con
lintento di ricavare (sulla base della teoria del flusso solido) il limite di potenzialit della
fase di sedimentazione finale in termini di flusso solido, al fine di verificarne leventuale
sovraccarico. Si potuto quindi verificare che, in riferimento alle condizioni medie di
funzionamento, sia il flusso solido, sia il carico idraulico non rappresentano parametri
critici per la sedimentazione finale.
Unulteriore importante verifica stata la determinazione della potenzialit effettiva
dellimpianto e degli eventuali margini di capacit residua, utilizzando un modello
matematico per il dimensionamento di un impianto con pre-denitrificazione. La taratura
del modello effettuata con i dati gestionali ha portato alla determinazione dei parametri
cinetici. La verifica ha evidenziato che, alle pi basse temperature (12 C), limpianto
sia di fatto gi sfruttato per la sua potenzialit massima (che risulta di 5.400 kgBOD/d);
esiste infatti solo un margine residuo minimo (5-10%) che per necessario mantenere
per garantire le prestazioni al variare delle condizioni al contorno. Il rispetto dei limiti
allo scarico richiede peraltro di lavorare in condizioni di processo abbastanza
impegnative, essendo i vincoli rappresentati dai volumi dei comparti di nitrificazione e
denitrificazione. In queste condizioni di funzionamento risulta peraltro solo di poco
soddisfatto anche il limite del parametro flusso solido per la sedimentazione finale. In
condizioni estive, le elaborazioni evidenziano come il carico trattabile (5.600 kgBOD/d)

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non si discosti sensibilmente da quello calcolato per le condizioni invernali (5.400 kg/d),
pur incrementandosi il margine (che risulta del 27%) rispetto al carico effettivo estivo.
La sedimentazione secondaria risulta peraltro vicina alla portata massima trattabile nel
rispetto del vincolo sul carico idraulico superficiale.
Sono stati infine esaminati i dati relativi ai consumi di energia e reattivi, per
confrontarli con dati di riferimento e calcolare indici di funzionalit. Le elaborazioni
hanno evidenziato un consumo di reagenti superiore alle attese.
La verifica integrata di funzionalit ha quindi fornito moltissime indicazioni utili ad
individuare una serie di interventi migliorativi che potrebbero essere adottati
sullimpianto:
1. Riequilibrare la suddivisione delle portate tra i setti delle singole linee.
2. Ridistribuire il carico derivante dalla linea fanghi in modo omogeneo sulle due
linee di dissabbiatura.
3. Adeguare il sistema di fornitura dellossigeno nella terza linea per conseguire i
due seguenti obiettivi: a) risparmiare energia con ladozione di un sistema pi
efficiente e b) rimuovere un potenziale collo di bottiglia (si verificato infatti che,
soprattutto nelle condizioni estive, la fornitura dellaria risulta uno dei parametri
di processo vincolanti, come anche dimostrato dalle basse concentrazioni di
ossigeno disciolto misurate nelle vasche).
4. Valutare la possibilit di spostare pi a monte il punto di immissione del ricircolo
della miscela aerata nei comparti di denitrificazione; ci con lobiettivo di
sfruttare al meglio il volume disponibile, anche se il volume della denitrificazione
non risultato un parametro critico nella verifica della potenzialit dellimpianto.
5. Incrementare la portata di ricircolo del mixed-liquor per il migliore sfruttamento
della capacit di denitrificazione.
6. Valutare la possibilit di installazione di un sistema intelligente di controllo
della fornitura daria da asservire, ad esempio, alla concentrazione di
ammoniaca nelleffluente, ci che consentirebbe un notevole risparmio di
energia elettrica almeno nelle condizioni di funzionamento pi favorevoli.
In base ai risultati dello studio, il Gestore ha immediatamente provvedendo a mettere in
atto gli interventi sopra descritti.

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Verifiche su filtrazione granulare e chiariflocculazione


Sabrina Sorlini, Francesca Gialdini
Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e Matematica
(DICATAM), Universit degli Studi di Brescia, via Branze 43 25123 Brescia
e-mail: sabrina.sorlini@ing.unibs.it
Riassunto
In questo capitolo sono riportate brevemente le verifiche di funzionalit relative alle
fasi di chiariflocculazione e di filtrazione granulare di unacqua destinata al consumo
umano.
Le verifiche applicabili a queste fasi di trattamento sono numerose. Tuttavia, nel
presente lavoro saranno presentate, per brevit, la verifica relativa alla determinazione
del dosaggio ottimale dei reagenti nel processo di chiariflocculazione e la verifica per
lottimizzazione delle operazioni di controlavaggio dei filtri granulari, rimandando alla
bibliografia per le ulteriori verifiche.
1. Introduzione
La chiariflocculazione un trattamento chimico-fisico che consente di rimuovere,
principalmente, le particelle colloidali, responsabili della torbidit di unacqua. I
colloidi sono particelle sospese di dimensioni comprese fra 10-3 e 10-6 mm, che non
vengono rimosse con i processi di filtrazione e sedimentazione. Insieme ai colloidi
avviene, indirettamente, labbattimento di altri inquinanti: il colore, il contenuto di
sostanza organica, la carica microbiologica.
In questa sede, ci si limiter ad analizzare il trattamento convenzionale di
chiariflocculazione, ovvero quello costituito dalla sequenza coagulazione
flocculazione - sedimentazione. La verifica di funzionalit del processo di
chiariflocculazione viene condotta al fine di valutare:
- condizioni reali di funzionamento;
- capacit di rimozione degli inquinanti;
- dosaggio ottimale dei reagenti e delle condizioni operative ottimali;
- caratteristiche dei reagenti impiegati;
- sistemi di dosaggio e miscelazione dei reagenti;
- caratteristiche di sedimentabilit del fango.
La filtrazione un trattamento che consente la separazione fisica dei solidi sospesi non
colloidali (> 10 m) contenuti nellacqua mediante un mezzo filtrante. In generale tale
processo viene utilizzato per la rimozione dei solidi sospesi, nel caso in cui lacqua
captata provenga da una fonte superficiale, quindi per la separazione di quei solidi gi
filtrabili; oppure pu essere utilizzato per eliminare quelle sostanze rese filtrabili da un
trattamento posto a monte della fase di filtrazione (ossidazione o chiariflocculazione).
La verifica di funzionalit di un filtro granulare viene condotta al fine di valutare:
- condizioni reali di funzionamento del filtro;
- capacit di rimozione degli inquinanti nelle diverse condizioni di
funzionamento;
- caratteristiche quali-quantitative del mezzo granulare impiegato per la
filtrazione;

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- durata effettiva del ciclo di filtrazione;


- efficienza dei controlavaggi e ottimizzazione della procedura di controlavaggio.
Non esiste ununica procedura che sia in grado di valutare contemporaneamente i
suddetti aspetti, pertanto viene proposto un approccio basato sull'integrazione di diverse
verifiche.
2. Verifiche sulla chiariflocculazione
Per verificare il corretto funzionamento di questo trattamento anche in questo caso si
possono applicare diversi criteri integrati tra di loro. Quelli pi importanti sono:
- verifica della portata: risulta preliminare alle ulteriori successive verifiche;
- verifica dei parametri operativi: analogamente a quanto gi visto per i filtri granulari,
questa verifica consiste nel calcolare, sulla base della portata effettivamente trattata
nellimpianto
e delle caratteristiche
geometriche delle vasche di
coagulazione/flocculazione, il tempo di permanenza dellacqua nei reattori stessi. Nel
caso limpianto funzioni con una portata variabile, questa verifica deve essere svolta
in condizione di portata massima e, eventualmente, di portata minima;
- verifica dellefficienza di rimozione degli inquinanti: viene eseguita attraverso un
monitoraggio di alcuni parametri significativi (solidi sospesi, torbidit) in ingresso e
uscita dal trattamento, in corrispondenza di diverse condizioni di portata (che
possono anche significativamente influenzare il rendimento); il principale parametro
da monitorare, preferibilmente installando misuratori in continuo, la torbidit;
- verifica del dosaggio ottimale dei reagenti e delle condizioni operative ottimali:
questa verifica di fondamentale importanza in quanto consente di determinare
mediante prove di laboratorio, dette di Jar Test, le condizioni operative ottimali in
cui deve essere condotto il processo di coagulazione/flocculazione: dosaggio ottimale
di coagulante e flocculante, pH ottimale, grado di miscelazione dei reagenti,
eventuale tempo di sedimentazione del fango. Questa verifica deve essere condotta in
laboratorio sullacqua prelevata dallimpianto reale in ingresso al bacino di
coagulazione e deve essere ripetuta in presenza di diverse condizioni di torbidit, che
si possono verificare nellimpianto in concomitanza con particolari eventi esterni
(quali precipitazioni meteoriche intense che possono determinate punte di
concentrazione per tale parametro). In letteratura esistono diverse proposte sul
metodo con cui eseguire questa verifica [1; 2] e una metodologia standardizzata
definita nella norma [3];
- verifica delle caratteristiche dei reagenti impiegati: ha lo scopo di verificare la qualit
dei reagenti utilizzati in chiariflocculazione e la loro applicabilit per il trattamento
di unacqua destinata al consumo umano; a seconda dei reagenti coagulanti utilizzati,
necessario consultare le seguenti normative: [4] per il solfato di alluminio, [5] per
lidrossicloruro e idrossicloruro solfato di polialluminio, [6] per il cloruro di ferro
(III), [7] per il solfato di ferro (III) che forniscono i requisiti di qualit di tali
reagenti. Anche per quanto riguarda gli acidi o le basi impiegati per modificare il pH
sono forniti i requisiti di qualit per limpiego in acqua potabile. Per esempio, nel
caso di impiego di idrossido di sodio, necessario fare riferimento alla norma [8],
mentre per l acido solforico alla norma [9];
- verifica dei sistemi di dosaggio e miscelazione dei reagenti: viene eseguita mediante
il confronto fra il dosaggio teorico atteso e il dosaggio realmente presente in vasca;
una incongruenza fra questi dati pu essere ricondotta ad un malfunzionamento sia
dei sistemi di dosaggio che ai sistemi di miscelazione; per quanto riguarda questi

68

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ultimi, esistono alcuni parametri chiave che ne permettono la valutazione


dellefficienza: il gradiente di velocit (G) e il numero di Camp (Gt);
- verifica delle caratteristiche di sedimentabilit del fango, nel caso in cui a valle della
coagulazione/flocculazione sia presente un sedimentatore.
Nel seguito verr descritta con un maggiore grado di dettaglio la verifica per
lottimizzazione del dosaggio di reagenti, rimandando per le altre verifiche alla
bibliografia [10].
2.1 Verifica del dosaggio ottimale dei reagenti e delle condizioni operative ottimali
Questo tipo di verifica si effettua mediante diverse prove. Una prova semplice e a
risposta rapida costituita da test eseguiti a scala di laboratorio mediante prove dette di
Jar Test, che permettono di valutare con rapidit tipo e dosaggio ottimale di
coagulante. Una procedura standardizzata definita nella norma ASTM D2035 08.
I risultati del Jar Test non sono molto accurati per acque a bassa torbidit (inferiore a 5
NTU). In tal caso pu essere utile filtrare lacqua sedimentata su filtri di carta, prima
della lettura della torbidit. Inoltre il Jar Test non appropriato per ricercare la
performance della filtrazione diretta in sostituzione della sedimentazione perch il
processo di sedimentazione simulato con il Jar Test non assimilabile ad una filtrazione
diretta.
Affinch la verifica sia significativa e possa dare indicazioni sulle reali condizioni di
funzionamento del processo necessario che le condizioni operative individuate con le
prove di Jar Test vengano testate sullimpianto di trattamento a scala reale,
determinando le rese di rimozione della torbidit ottenute e la concentrazione residua
dei reagenti coagulanti.
3. Verifiche sulla filtrazione granulare
La verifica di funzionalit della filtrazione granulare pu essere condotta mediante una
serie di verifiche sui seguenti parametri:
- verifica della portata: risulta preliminare alle ulteriori successive verifiche;
- verifica dei parametri operativi: consiste nel calcolare i valori corrispondenti ai
principali parametri operativi che caratterizzano il processo di filtrazione, ovvero il
carico idraulico (ci=Q/A) e il tempo di permanenza dellacqua nel filtro
(EBCT=V/Q). Queste verifiche devono essere effettuate in condizioni di portata
massima, che rappresenta la condizione pi critica di funzionamento dellimpianto. I
valori ottenuti devono essere confrontati con quelli convenzionalmente adottati in
fase di dimensionamento dei filtri;
- verifica delle caratteristiche del materiale filtrante: dapprima necessario effettuare
una verifica quantitativa atta a valutare la presenza di materiale granulare allinterno
del filtro. Essa viene eseguita controllando il livello del materiale di riempimento
che, confrontato con il dato di progetto, consente di valutare la presenza e lentit
della perdita di materiale granulare. Pu essere utile analizzare le caratteristiche
fisiche del materiale granulare nel caso in cui queste non siano note: analisi
granulometrica, densit apparente, densit e friabilit del cake, sostanze estraibili in
acqua e solubili in acido, umidit e contenuto di ceneri. Le norme di riferimento per
questa verifica sono: [11], [12] e [13]. Nel seguito questa verifica non verr trattata;
- verifica dellefficienza di rimozione degli inquinanti: viene eseguita attraverso un
monitoraggio di alcuni parametri significativi (solidi sospesi, torbidit) in ingresso e
uscita dal filtro, in corrispondenza di diverse condizioni di portata (che possono

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anche significativamente influenzare il rendimento) e con diverse modalit di


controlavaggio dei filtri. Nel caso di pi linee di trattamento presenti nellimpianto,
si raccomanda di monitorare (preferibilmente installando misuratori in continuo) la
torbidit in uscita da ogni filtro, dal momento che le unit filtranti possono avere un
comportamento diverso tra di loro. Oltre alla misura di torbidit, altri parametri
significativi sono: la conta delle particelle e lanalisi dimensionale delle stesse;
- verifica della durata del ciclo di filtrazione: questa verifica di fondamentale
importanza per valutare lefficienza di rimozione del materiale sospeso durante la
fase di esercizio del filtro. Dal punto di vista gestionale la prova permette di
determinare lintervallo di tempo che deve intercorrere tra i controlavaggi in modo
da garantire un efficiente funzionamento del filtro;
- verifica dellefficienza dei controlavaggi: per verificare la reale capacit del
controlavaggio di recuperare la capacit filtrante si possono applicare diversi tipi di
verifiche, tra cui quella pi significativa consiste nel monitorare la torbidit
nellacqua in uscita dal filtro prima e dopo il controlavaggio e la riduzione di perdita
di carico sul filtro stesso conseguente al controlavaggio. Uno dei principali indicatori
di performance di un filtro il rapporto tra il volume di acqua utilizzata per il
controlavaggio del filtro e quello dellacqua trattata nellimpianto. In condizioni
normali, questo rapporto inferiore al 3%; un valore inferiore a 2% considerato
ottimo mentre quando supera il 5% indice di una scarsa performance [14].
Nel seguito verr descritta con un maggiore grado di dettaglio la verifica dei cicli di
controlavaggio, rimandando per le altre verifiche alla bibliografia [10].
3.1 Verifica dei cicli di controlavaggio
La finalit di questa verifica di ottimizzare i cicli di controlavaggio dei filtri sia per
quanto riguarda la frequenza che la modalit. La verifica si basa sul controllo della
qualit dellacqua in termini di torbidit in ingresso ed uscita dal filtro: il prelievo dei
campioni di acqua filtrata deve essere effettuato con una elevata frequenza
(indicativamente un controllo ogni 5 minuti), mentre quello dellacqua da filtrare pu
essere soggetto ad una minore frequenza nel caso in cui le sue caratteristiche non
cambino significativamente durante il monitoraggio. Contemporaneamente deve essere
monitorato il valore delle perdite di carico nel filtro. La durata della prova coincide con
il periodo di filtrazione, cio lintervallo di tempo che intercorre tra un controlavaggio e
quello successivo. Listante di tempo in corrispondenza del quale il valore della
torbidit inizia ad aumentare dopo un andamento stabile rappresenta il tempo di
breakthrough, ovvero il tempo dopo il quale la torbidit subisce un progressivo e
rapido aumento a seguito dellintasamento del filtro. Listante di tempo in
corrispondenza del quale la perdita di carico nel filtro supera il valore di perdita di
carico disponibile il tempo in corrispondenza del quale il filtro deve essere sottoposto
a controlavaggio. Linterpretazione di questi risultati permette di individuare la durata
ottimale del ciclo di filtrazione e la frequenza di controlavaggio dei filtri. Ripetendo la
prova con diverse procedure di controlavaggio possibile trarre indicazioni utili per
individuare la procedura di controlavaggio ottimale.
4. Conclusioni
Nel presente lavoro stato affrontato il tema delle verifiche di funzionalit per i
trattamenti di chiariflocculazione e filtrazione granulare. Per quanto riguarda il primo
trattamento, fra le diverse verifiche necessarie per valutarne il corretto funzionamento,

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stata analizzata con maggiore dettaglio la verifica per la determinazione del dosaggio
ottimale nel processo di chiariflocculazione. Per quanto attiene, invece, al trattamento di
filtrazione granulare, stato analizzato con maggiore dettaglio la verifica per
lottimizzazione delle operazioni di controlavaggio.
Bibliografia
[1] Kaleta J., Elektorowicz M. (2009). Removal of humic substances from aqueous
solutions by the coagulation process. Environmental Technology. Vol. 30, No. 2, 119
127.
[2] Clark T. e Stephenson T. (1999). Development of a Jar Testing protocol for
chemical phosphorous removal in activated sludge using statistical experimental design.
Wat. Res. Vol. 33, No. 7, pp. 1730-1734.
[3] ASTM D2035 08. Standard Practice for Coagulation-Flocculation Jar Test of
Water.
[4] UNI EN 878:2004. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Solfato di alluminio.
[5] UNI EN 883:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Idrossicloruro e idrossicloruro solfato di polialluminio.
[6] UNI EN 888:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Cloruro di ferro (III).
[7] UNI EN 890:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Solfato di ferro (III) liquido.
[8] UNI EN 896:2005. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Idrossido di sodio.
[9] UNI EN 899:2009. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Acido solforico.
[10] Bertanza G., Collivignarelli C. (2012). Impianti di trattamento acque: verifiche di
funzionalit e collaudo. Manuale operativo. Ulrico Hoepli Editore.
[11] UNI EN 12901:2005. Prodotti usati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano. Materiali di supporto e di filtrazione. Definizioni.
[12] UNI EN 12902:2005. Prodotti utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano. Materiali inorganici di supporto e di filtrazione. Metodi di prova.
[13] UNI EN 12904:2005. Prodotti utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano. Sabbia e ghiaia di quarzo.
[14] Kawamura S. (2000). Integrated design and operation of water treatment facilities.
Second Edition. Wiley.

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Verifiche su carbone attivo e ossidazione/disinfezione


Francesca Gialdini, Sabrina Sorlini
Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e Matematica
(DICATAM), Universit degli Studi di Brescia, via Branze 43 25123 Brescia
e-mail: francesca.gialdini@ing.unibs.it
Riassunto
In questo capitolo sono riportate brevemente le verifiche di funzionalit relative alle
fasi di adsorbimento su carbone attivo granulare e di ossidazione/disinfezione di
unacqua destinata al consumo umano.
Le verifiche applicabili a queste fasi di trattamento sono numerose. Tuttavia, nel
presente lavoro saranno presentate, per brevit, la verifica relativa alla capacit
adsorbente del carbone attivo e la verifica del dosaggio ottimale di ossidante,
rimandando alla bibliografia per le ulteriori verifiche.
1. Introduzione
Un processo chimico-fisico diffusamente applicato negli impianti di potabilizzazione
ladsorbimento su carbone attivo, che ha la funzione di rimuovere microinquinanti
disciolti soprattutto di natura organica (pesticidi, solventi, composti farmaceutici,
tossine algali, ecc.). Questo processo pu essere applicato sia mediante lutilizzo di un
supporto granulare (in questo caso si parla di carbone attivo granulare, GAC) sia
mediante laggiunta di carbone attivo in polvere (in questo caso si parla PAC). In questa
sede ci si limiter a mostrare le verifiche di funzionalit del processo di adsorbimento su
GAC.
La verifica di funzionalit di un filtro a carbone attivo granulare viene condotta al fine
di valutare:
- condizioni reali di funzionamento del filtro;
- capacit di rimozione degli inquinanti nelle diverse condizioni di
funzionamento;
- caratteristiche quali-quantitative del carbone attivo granulare impiegato per la
filtrazione;
- durata effettiva del ciclo di filtrazione;
- durata effettiva del mezzo adsorbente;
- efficienza dei controlavaggi e ottimizzazione della procedura di controlavaggio.
I trattamenti di ossidazione e disinfezione chimica si basano sullimpiego di diversi
reagenti tra cui, quelli maggiormente utilizzati, sono: cloro, biossido di cloro, ozono e,
nel caso dellossidazione, anche di permanganato di potassio. I processi di ossidazione e
disinfezione chimica agiscono spesso in modo sinergico in quanto gli stessi reagenti
possono avere un potere sia ossidante che disinfettante. La prevalenza di uno o dellaltro
effetto dipende da diversi fattori. La verifica di funzionalit della fase di
ossidazione/disinfezione viene condotta al fine di valutare:
- condizioni reali di funzionamento;
- capacit di rimozione degli inquinanti;
- tipologia di reagente pi indicato per lacqua da trattare;
- caratteristiche dei reagenti impiegati;

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- dosaggio ottimale dei reagenti e condizioni operative ottimali;


- performance dei sistemi di dosaggio e miscelazione dei reagenti;
- formazione di sottoprodotti indesiderati.
Non esiste ununica procedura che sia in grado di valutare contemporaneamente i
suddetti aspetti, pertanto viene proposto un approccio basato sull'integrazione di diverse
verifiche.
2. Verifiche sul carbone attivo
Per valutare lefficacia di un trattamento di adsorbimento su carbone attivo granulare si
ritiene utile eseguire le seguenti verifiche di funzionalit:
- verifica della portata;
- verifica dei parametri operativi: questa verifica consiste nel calcolare, sulla base
della portata effettivamente trattata nellimpianto e delle caratteristiche
geometriche del filtro, il carico idraulico e il parametro EBCT (Empty Bed
Contact Time). E importante che questa verifica venga condotta in condizioni di
portata massima dal momento che rappresenta la situazione pi critica per
lelevato carico idraulico e il basso EBCT che pu generare nel filtro a carbone;
- verifica delle caratteristiche del materiale adsorbente: importante eseguire una
verifica della quantit del carbone granulare. Nel caso non siano disponibili le
caratteristiche tecniche del carbone attivo, utile procedere al prelievo di
carbone dal filtro da sottoporre alle seguenti analisi: distribuzione granulometria,
densit, contenuto di ceneri, resistenza allabrasione, potere declorante. Oltre a
questi, vi sono parametri specifici mirati a valutare le propriet adsorbenti del
carbone: area superficiale specifica, numero di iodio, numero di fenolo, numero
di blu di metilene, indice di melassa. Esistono numerose metodiche ASTM, DIN
e EN che contengono procedure standardizzate per la determinazione di questi
parametri. Si citano, per il valore di riferimento a livello Europeo, le norme [1] e
[2], e in Italia le norme UNI [3] e [4];
- verifica dellefficienza di rimozione degli inquinanti disciolti: il monitoraggio
della concentrazione di microinquinante disciolto in ingresso e uscita dal filtro a
carbone fornisce una serie di dati necessari alla rappresentazione della curva di
breakthrough, ovvero di esaurimento, del carbone. Lanalisi di questa curva
fornisce indicazioni anche in merito allesaurimento del carbone e al tempo dopo
il quale deve essere effettuata la sostituzione/rigenerazione;
- verifica della capacit adsorbente: in aggiunta al monitoraggio dei parametri
indicativi del grado di esaurimento del carbone, possibile analizzare la capacit
adsorbente di un carbone attivo (sia vergine sia gi in uso in un filtro) mediante
la determinazione dellisoterma di adsorbimento [5];
- verifica della durata del ciclo di filtrazione e verifica dellefficienza dei
controlavaggi: queste prove sono specifiche per i filtri granulari. Un filtro di
adsorbimento a carbone attivo non ha lo scopo di filtrare il materiale sospeso
bens quello di adsorbire qui inquinanti disciolti. Pertanto, un filtro a carbone
attivo, in condizioni ottimale, non dovrebbe svolgere unazione filtrante e, di
conseguenza, queste due verifiche non risultano significative o hanno un
interesse limitato.
Nel seguito verr descritta con un maggiore grado di dettaglio solamente la verifica
della capacit adsorbente del carbone attivo, rimandando per le altre verifiche alla
bibliografia [6].

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2.1 Verifica della capacit adsorbente


Questo tipo di verifica utile per le seguenti finalit:
- studiare la variazione nel tempo del carbone attivo granulare installato in
impianto;
- valutare lapplicabilit del carbone attivo presente in impianto nei confronti di
nuovi inquinanti presenti in acqua;
- determinare il comportamento di un nuovo GAC sullacqua trattata in impianto
(ad esempio per valutare la sostituzione di un vecchio carbone attivo);
- confrontare carboni attivi diversi al fine di individuare il migliore per limpianto.
Per la verifica della capacit adsorbente di un carbone attivo si fa riferimento,
solitamente, a curve definite isoterme di adsorbimento, ovvero ricavate mediante test di
laboratorio condotti a temperatura costante. Esistono in letteratura diverse proposte per
la determinazione di isoterme di adsorbimento, ma le pi impiegate nei sistemi liquidosolido sono lisoterma di Langmuir e lisoterma di Freundlich. La prima utilizzata nel
caso di basse concentrazioni delladsorbato in soluzione, quando esso non presenta
particolari interazioni con il solvente e nellipotesi che lenergia di adsorbimento
superficiale sia costante al crescere del ricoprimento dei siti attivi. La seconda, invece,
si basa sullipotesi di una distribuzione esponenzialmente decrescente al crescere del
grado di saturazione dei siti attivi. Nel seguito verr mostrata lelaborazione dei dati
secondo la teoria di Freundlich.
Lelenco del materiale necessario per la realizzazione della verifica e la metodica di
prova riportato nella norma [5]. La durata della prova indicativamente tre ore e pu
essere necessario ripeterla in periodi diversi dellanno, nel caso lacqua grezza presenti
caratteristiche variabili stagionalmente. Fra le operazioni preliminari alla verifica vi
sono la determinazione dei parametri di qualit dellacqua prima della verifica (facendo
riferimento a alcuni composti specifici sui quali valutare la capacit di adsorbimento del
carbone attivo) e la preparazione dei carboni attivi prima del loro impiego.
La metodica di prova si suddivide in due parti, a seconda della concentrazione
dellinquinante nellacqua grezza (superiore o inferiore a 10 mg/L). Nel primo caso
vengono aggiunte diverse quantit di carbone attivo in polvere direttamente ad un
volume noto di acqua da trattare. Nel secondo caso, invece, viene preliminarmente
preparata una soluzione acquosa a titolo noto di carbone attivo in polvere, la quale viene
in seguito addizionata, secondo diversi dosaggi, allacqua da trattare. Il tempo di
contatto massimo fra lacqua ed il carbone attivo di 2 ore, terminate le quali si procede
a separare lacqua depurata dal carbone attivo esausto.
Lelaborazione dei dati, nel caso di impiego dellisoterma di Freundlich, prevede di
partire dallequazione:
q = K * Cf 1/n
dove:
q = capacit di adsorbimento;
K = parametro correlato alla capacit totale di adsorbimento;
1/n = attivit media dei siti adsorbenti del carbone attivo;
Cf = concentrazione finale di inquinante nellacqua trattata;

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la capacit di adsorbimento (q) definita come:


q = x/m = (C0 Cf) *V/m
dove:
x = quantit di inquinante adsorbita sul carbone al raggiungimento dellequilibrio;
m = massa di carbone dosata;
C0 = concentrazione iniziale di inquinante;
Cf = concentrazione finale di inquinante;
V = volume di acqua.
In un grafico doppio-logaritmico si rappresentano i valori di Cf sullasse delle ascisse ed
i valori di q sullasse delle ordinate e si traccia la retta che meglio interpola i punti, dalla
quale possibile determinare i coefficienti K ed 1/n.
Tracciando una linea verticale partendo dal punto C0 fino ad intersecare questa linea, il
valore q leggibile sulle ordinate rappresenta la quantit di inquinante adsorbita quando il
carbone attivo in equilibrio con la concentrazione influente, ovvero la capacit di
adsorbimento massima del carbone attivo per linquinante studiato. Nel caso si voglia
determinare, fra diversi GAC, il carbone attivo migliore per una data finalit, si devono
rappresentare le isoterme di adsorbimento di tutti i carboni nello stesso grafico: il GAC
migliore quello rappresentato dalla retta posta pi in alto in corrispondenza di
unascissa pari a C0.
3. Verifiche su ossidazione/disinfezione
Il protocollo proposto per la verifica di funzionalit di un trattamento di
ossidazione/disinfezione prevede:
- verifica della portata;
- verifica dei parametri operativi: importante che vengano verificati i parametri
operativi del processo ovvero: il tempo di contatto acqua/reagente e la
concentrazione di ossidante/disinfettante;
- verifica dellefficienza di rimozione degli inquinanti: in questo caso i parametri
di interesse sono i composti chimici riducenti che devono essere ossidati e i
microrganismi. La fase di ossidazione ha lo scopo di rimuovere composti
riducenti come per esempio ferro, manganese, ammoniaca, sostanza organica,
ecc.; la fase di disinfezione, invece, ha lo scopo di distruggere i microorganismi
patogeni presenti in unacqua. Tra i disinfettanti, quelli che vengono
convenzionalmente utilizzati nella disinfezione finale sono il cloro e il biossido
di cloro, in grado di garantire una concentrazione di cloro libero attivo per la
inattivazione dei microrganismi. Pertanto, importante valutare la
concentrazione di cloro libero (vedi [7-9]);
- verifica delle caratteristiche dei reagenti impiegati: per questo aspetto
importante prevedere la verifica delle caratteristiche specifiche dei reagenti
tipicamente utilizzati nei processi di ossidazione/disinfezione ([10-14]);
- verifica dei sistemi di dosaggio e miscelazione dei reagenti. Nel caso di reattivi
prodotti in situ, devono essere applicate anche verifiche specifiche per valutare
lefficienza dei generatori di reagente (nel caso di ozono e biossido di cloro), al

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fine di determinare il flusso di reagente effettivamente prodotto e inviato alla


vasca di ossidazione;
- verifica del dosaggio ottimale dei reagenti: questo punto rappresenta laspetto
pi importante, dal momento che ha come finalit quella di determinare la
effettiva richiesta di ossidante da parte dellacqua. Questa verifica utile dal
punto di vista gestionale in quanto consente di individuare il dosaggio ottimale
di ossidante che deve essere fornito allacqua;
- verifica della formazione dei sottoprodotti di ossidazione: anche questa, insieme
alla precedente, una verifica di estrema importanza nei trattamenti di
ossidazione/disinfezione in quanto permette di valutare la formazione dei
sottoprodotti conseguente allimpiego del sistema di ossidazione gi in uso.
Oltre alla effettiva formazione dei sottoprodotti, importanti indicazioni possono
essere fornite dalla verifica del potenziale di formazione dei sottoprodotti. A tale
proposito si cita la metodica [15] per i trialometani.
Nel seguito verr descritta con un maggiore grado di dettaglio solamente la verifica del
dosaggio ottimale di ossidante, rimandando per le altre verifiche alla bibliografia [6].
3.1 Verifica del dosaggio ottimale
La domanda di ossidante la differenza tra la dose di ossidante aggiunta e la
concentrazione di ossidante residuo misurata dopo un tempo di contatto prestabilito e ad
un fissato valore di pH e temperatura.
Esistono procedure standardizzate per lo svolgimento di queste verifica: per esempio la
metodica [16] indica metodi standard per la determinazione della domanda di cloro,
biossido di cloro e ozono. La norma riporta quattro metodi per determinare le richieste
di ossidante: uno per cloro e biossido di cloro e due per l'ozono (metodi in batch e semibatch). La norma [17] riporta, invece, una procedura standardizzata per la
determinazione della domanda di cloro da parte dei materiali organici posti a contatto
con lacqua (utilizzati per la distribuzione, il trasporto e lo stoccaggio).
Nel seguito, invece, verr proposta una metodica alternativa alle procedure
standardizzate, applicata dagli autori in verifiche sperimentali condotte su impianti alla
scala reale.
Un volume noto di acqua da sottoporre alla verifica viene addizionata con cloro o
biossido di cloro fino al raggiungimento di una concentrazione iniziale nota. Si miscela
e si misura immediatamente la concentrazione iniziale di ossidante. In seguito, si
suddivide il campione in diverse aliquote alle quali vengono applicati differenti tempi di
contatto. Terminato ciascun tempo di contatto, si misura la concentrazione residua di
disinfettante e la concentrazione dei sottoprodotti di disinfezione e di altri eventuali
parametri di interesse.
La domanda di ossidante, per ciascun tempo di contatto, determinata come la
differenza fra la concentrazione iniziale e la concentrazione finale dellossidante.
Infine, possibile rappresentare graficamente landamento della domanda di ossidante,
del consumo di ossidante e della formazione dei sottoprodotti di disinfezione nel tempo.
4. Conclusioni
Nel presente lavoro stato affrontato il tema delle verifiche di funzionalit per i
trattamenti di adsorbimento su carbone attivo granulare e ossidazione/disinfezione. Per
quanto riguarda il primo trattamento, fra le diverse verifiche necessarie per valutarne il
corretto funzionamento, stata analizzata con maggiore dettaglio la verifica della

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capacit di adsorbimento del carbone attivo, ed in particolare stata mostrata la


procedura relativa alla costruzione dell'isoterma di Freundlich. Per quanto attiene,
invece, al trattamento di ossidazione/disinfezione, stato analizzato con maggiore
dettaglio la verifica della richiesta ottimale di ossidante.
Bibliografia
[1] UNI EN 12915-1:2009. Prodotti utilizzati per il trattamento delle acque destinate al
consumo umano. Carbone attivo granulare. Parte 1: Carbone attivo granulare vergine.
[2] UNI EN 12915-2:2009. Prodotti utilizzati per il trattamento delle acque destinate al
consumo umano. Carbone attivo granulare. Parte 1: Carbone attivo granulare riattivato.
[3] UNI EN 12902:2005. Prodotti utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Materiali inorganici di supporto e di filtrazione - Metodi di prova.
[4] UNI EN 12904:2005. Prodotti utilizzati per il trattamento di acque destinate al
consumo umano - Sabbia e ghiaia di quarzo.
[5] ASTM D3860 - 98(2008). Standard Practice for Determination of Adsorptive
Capacity of Activated Carbon by Aqueous Phase Isotherm Technique.
[6] Bertanza G., Collivignarelli C. (2012). Impianti di trattamento acque: verifiche di
funzionalit e collaudo. Manuale operativo. Ulrico Hoepli Editore.
[7] UNI EN ISO 7393-1:2002. Qualit dell'acqua. Determinazione del cloro libero e del
cloro totale. Metodo titrimetrico alla N,N-dietil-1,4- fenilendiammina.
[8] UNI EN ISO 7393-2:2002. Qualit dell'acqua. Determinazione del cloro libero e del
cloro totale. Metodo colorimetrico alla N,N-dietil- 1,4-fenilendiammina finalizzato a
controlli di routine.
[9] UNI EN ISO 7393-3:2002. Qualit dell'acqua. Determinazione del cloro libero e del
cloro totale. Metodo di titolazione iodometrica per la determinazione del cloro totale.
[10] UNI EN 901-2007. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate
al consumo umano. Ipoclorito di sodio.
[11] UNI EN 937-2009. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate
al consumo umano. Cloro.
[12] UNI EN 1278-2001. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque destinate
al consumo umano. Ozono.
[13] UNI EN 12671-2009. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque
destinate al consumo umano. Diossido di cloro generato in situ.
[14] UNI EN 12672-2008. Prodotti chimici utilizzati per il trattamento di acque
destinate al consumo umano. Permanganato di potassio.
[15] AWWA Standard Methods 5710 (1998).
[16] AWWA Standard Methods 2350 (1998).
[17] UNI EN 14718:2007. Influenza dei materiali organici sull'acqua destinata al
consumo umano - Determinazione della richiesta di cloro - Metodo di prova.

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Applicazione integrata delle verifiche di funzionalit ad una filiera di


potabilizzazione: il caso di Mortara (PV)
Federico Castagnola, Barbara Marianna Crotti
Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura, DICAR, Facolt di Ingegneria,
Universit degli Studi di Pavia, Via Ferrata,1 27100 Pavia
e-mail: federico.castagnola@unipv.it

Riassunto
Nel presente studio riportata lesperienza condotta presso limpianto di
potabilizzazione di SantAlbino, sito nella citt di Mortara (PV), e gestito da
ASMortara S.p.A.. Lapplicazione integrata delle verifiche di funzionalit ha permesso
di identificare le problematiche specifiche dellimpianto e fornire indicazioni circa la
loro soluzione nellottica di una ottimizzazione della filiera legata ai concetti di
razionalizzazione, efficienza e semplicit gestionale.

1. Introduzione
La potabilizzazione dellacqua conseguita attraverso schemi di trattamento
estremamente eterogenei ed articolati in funzione delle caratteristiche dellacqua grezza
da trattare. Il peggioramento delle fonti di approvvigionamento, linasprimento dei
limiti normativi e le novit introdotte dalla direttiva europea 98/83/UE (recepita in Italia
dal D.lgs 31/2001 e s.m.i.) hanno avuto forti ripercussioni tecnico-gestionali negli
impianti di potabilizzazione. La necessit di rispettare limiti sempre pi restrittivi e/o
rendimenti di rimozione elevati porta alladozione di interventi di upgrading che spesso
risultano onerosi e talvolta non sufficienti alla risoluzione dei problemi. Nasce, quindi,
lesigenza da parte del gestore di dotarsi di strumenti in grado di indirizzare le scelte e le
azioni correttive gestionali in unottica di ottimizzazione dellimpianto esistente e, se
necessario, predisporre interventi di upgrading adottando le tecnologie pi efficaci in
relazione alla situazione specifica. Tali strumenti sono rappresentati dalle verifiche di
funzionalit intese come approccio integrato di verifica, che comprenda la stesura
didonei programmi di monitoraggio e lesecuzione di prove sperimentali specifiche alle
problematiche eventualmente riscontrate.
Nel presente studio presentata, come esempio di applicazione integrata delle verifiche
di funzionalit, lesperienza condotta presso limpianto di potabilizzazione di
SantAlbino al servizio della citt di Mortara (PV).

2. Descrizione della filiera di progetto


Limpianto di potabilizzazione di SantAlbino, al servizio della citt di Mortara, stato
realizzato nel 2001. Limpianto tratta acqua di falda sotterranea, emunta a una
profondit di 200 metri, con una portata massima di 140 m3/h. Da progetto la
potabilizzazione dellacqua raggiunta secondo la filiera riportata in figura 1.
Pozzo

Preossidazione
con

Filtrazione
biologica
(sabbia)

Ossidazione
con
O3

Adsorbimento
su
carbone attivo

Disinfezione
con
ClO2

Pensile

Rete

Fig. 1- Filiera di trattamento di progetto dellimpianto di SantAlbino Mortara (PV).

79

Atti della 48 Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria Ambientale | Impianti di trattamento acque: verifiche di funzionalit e collaudo

Lacqua grezza inizialmente ossidata con aria in modo da favorire la formazione degli
ossidi di ferro insolubili. Limmissione dellaria avviene in linea, mentre il contatto
favorito allinterno di un serbatoio in pressione. Lacqua cos preossidata inviata alla
fase di filtrazione biologica, costituita da tre filtri rapidi operanti in parallelo e riempiti
con quarzite. In questa fase avviene la rimozione fisica degli ossidi di ferro insolubili
formatisi in precedenza e la nitrificazione biologica dellammoniaca. In seguito lacqua
sottoposta a una ossidazione con ozono (miscelatore e serbatoio di reazione/contatto)
al fine favorire la formazione di biossido di manganese. Tale composto vien rimosso
dalla seguente fase di adsorbimento su carbone attivo che avviene in due serbatoi in
pressione operanti in parallelo. Da progetto, questa fase di trattamento adibita anche
alla rimozione dei microinquinanti organici disciolti (acidi umici e acidi fulvici). Infine,
prima di essere inviata al serbatoio pensile e quindi in rete, lacqua trattata sottoposta
ad una disinfezione con biossido di cloro, il cui dosaggio avviene direttamente in linea.

3. Applicazione integrata delle verifiche di funzionalit


Per valutare la funzionalit dellimpianto di potabilizzazione di SantAlbino stato
applicato un approccio di verifica sviluppato in fasi progressive. Durante la prima fase
si focalizzata lattenzione sul recupero di dati gestionali e di monitoraggio routinario
degli ultimi cinque anni (dal 2005 al 2010) al fine di ricostruire lo stato di fatto
dellimpianto (configurazione impiantistica, dati geometrici, dati operativi, dosaggio di
reagenti, ecc.) ed identificare le criticit presenti sia nellacqua grezza sia in quella
trattata. In seguito (fase 2) stato condotto un monitoraggio intensivo in modo da
indagare sulla funzionalit di ogni singolo comparto della filiera. Infine sono state
condotte delle verifiche sperimentali di funzionalit (fase 3) al fine di valutare possibili
soluzioni delle problematiche emerse dalle fasi precedenti.

3.1. Fase 1 Dati gestionali e monitoraggio routinario


La prima fase ha permesso di calcolare i parametri di processo di ogni singola fase di
trattamento (tabella 1 e tabella 2), conoscere le criticit dellacqua grezza (tabella 3) e
verificare il rispetto dei limiti normativi (D.Lgs. 31/2001 e s.m.i.).
Le caratteristiche dellacqua grezza permettono di individuare quali parametri critici
lammoniaca (0,79 mg/L), larsenico (12 mg/L) e il manganese (79 mg/L).

Preossidazione
Caratteristiche
geometriche
Caratteristiche
chimiche
Parametri
operativi

D = 1,65 m
h = 3,7 m
V = 7,9 m3
A = 2,14 m2

Filtrazione
su sabbia
D = 2,4 m
h=4m
V = 18 m3
A = 4,5 m2

Ossidazione
chimica
D = 2,2 m
h = 3,9 m
V = 14,8 m3
A = 3,8 m2

O2 = 10,7 mg/L
tp = 3,4 min
Ci = 65 m/h

Adsorbimento
su carbone attivo
D = 2,4 m
h=4m
V = 18 m3
A = 4,5 m2

O3 = 4 mg/L
tp = 23 min
Ci = 10 m/h

tp = 3,4 min

Disinfezione
finale

ClO2 = 0,02 mg/L


tp = 15 min
Ci = 15,5 m/h

Tab. 1 Caratteristiche geometriche e parametri operativi di ciascuna fase di


trattamento.

80

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Filtri biologici
Ogni 24h

Filtri a carbone attivo


Ogni 48h

Modalit

10 minuti di aria in
controcorrente;
15 minuti di lavaggio con
acqua in controcorrente.

20 minuti di lavaggio con


acqua in controcorrente.

Durata complessiva per


singolo filtro

47 57 minuti

66 minuti

Frequenza

Tab. 2 Modalit di controlavaggio dei filtri biologici e a carbone attivo.

Parametri analizzati
Concentrazione ioni idrogeno
Nitrato
Nitrito
Ammoniaca
Arsenico
Tetracloroetilene e Tricloroetilene
Trialometani totale
Ferro
Manganese
Batteri coliformi a 37C

unit di misura
pH
mg/L
mg/L
mg/L
g/L
g/L
g/L
g/L
g/L
UCF/100mL

valore ottenuto
7,7
<LD
<0,03

valore limite
6,5 pH 9,5
50
0,5
0,5
10
10
30
200
50
0

0,79
12
<0,1
<0,1
68
79
0

Tab. 3 Caratteristiche dellacqua di falda (pozzo di SantAlbino).

Lanalisi dei dati di monitoraggio routinario mostra che, mentre per manganese ed
ammoniaca la rimozione avviene correttamente garantendo il rispetto dei limiti
normativi, per quanto riguarda larsenico non vi alcuna rimozione (figura 2).
Infine, per quanto riguarda lammonica, i dati di monitoraggio routinario, riportati in
figura 3, mostrano che la rimozione di tale inquinante, contrariamente a quanto previsto
nel progetto, avviene ad opera dei filtri a carbone attivo.
20
2005

2006

2007

2008

2010

2009

18

16

Astot [g/L]

14

12

10

4
N.D.

N.D.
N.D.

N.D.

N.D.
OUT CA

N.D. N.D.

OUT FS

OUT PENSILE

OUT FS

OUT CA

OUT PREOX

H2O GREZZA

OUT PENSILE

H2O GREZZA

OUT PENSILE

OUT CA

H2O GREZZA

OUT PENSILE

OUT CA

H2O GREZZA

OUT CA

OUT PENSILE

H2O GREZZA

OUT PENSILE

OUT CA

H2O GREZZA

Fig. 2 Concentrazioni di arsenico in ingresso ed in uscita dalle fasi di trattamento:


valori medi, minimi e massimi annuali

81

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1,00

2005

2006

2007

2008

2010

2009

0,90
0,80

NH4+ (mg/L)

0,70
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20

OUT PENSILE

OUT FS

OUT CA

OUT PREOX

H2O GREZZA

OUT CA

OUT PENSILE

OUT FS

H2O GREZZA

OUT CA

OUT PENSILE

H2O GREZZA

OUT PENSILE

OUT CA

H2O GREZZA

OUT PENSILE

OUT CA

H2O GREZZA

OUT CA

OUT PENSILE

0,00

H2O GREZZA

0,10

Fig. 3 Concentrazioni di ammoniaca in ingresso ed in uscita dalle varie fasi di


trattamento: valori medi, minimi e massimi annuali.

3.2. Fase 2 - Monitoraggio intensivo


Al fine stabilire la funzionalit di ciascun comparto stato condotto un monitoraggio
intensivo in ingresso ed in uscita da ciascuna fase di trattamento. I principali parametri
analizzati sono: pH, ione ammonio (NH4+), arsenico (As), ferro (Fe), manganese (Mn),
azoto nitrico (N-NO3-) e azoto nitroso (N-NO2-).
I risultati di tale monitoraggio sono riportati in tabella 4, mentre in figura 4 riportata la
ripartizione percentuale del contributo di rimozione operato da ciascun comparto nei
confronti di ammoniaca, ferro e manganese. La rimozione dello ione ammonio avviene
con un rendimento complessivo pari al 96% ed il contributo maggiore alla rimozione di
tale parametro da imputare ai filtri a carbone attivo (contributo pari a circa il 60%).
Il manganese e il ferro sono rimossi con rendimenti complessivi rispettivamente pari a
96% e 39%. Il contributo maggiore, in entrambi i casi, imputabile alla fase di
filtrazione biologica su sabbia. Nel caso del manganese, tale comportamento in
contrasto con quanto previsto dalla relazione di progetto che prevedeva la rimozione del
manganese per opera della fase di filtrazione su carbone attivo a seguito della
formazione di biossido di manganese durante la fase di ossidazione con ozono.
Larsenico si conferma parametro critico poich la rimozione in pratica nulla, non
essendo previsto alcun trattamento specifico atto alla sua rimozione.
Punti di
pH
prelievo
7,7
H2O grezza
7,3
OUT preox
7,4
OUT FS
7,5
OUT O3
7,4
OUT CA
7,6
OUT disinf
7,6
OUT pensile
*
N.D. = dato non disponibile

NH4+
[mg/L]
0,593
0,586
0,506
0,446
0,051
0,031
0,033

N-NO3[mg/L]
< LD
< LD
0,08
0,08
0,6
0,4
0,4

N-NO2[mg/L]
< LD
< LD
< LD
< LD
< LD
< LD
< LD

Fe
[g/L]
65,1
70,0
39,2
36,5
30,2
41,6
34,4

Mn
[g/L]
75,2
80,6
23,8
6,0
1,4
3,2
8,5

As
[g/L]
12,3
9,0
9,0
N.D.*
9,0
9,0
10,7

Tab. 4 - Valori medi nellacqua grezza ed in uscita dalle singole fasi di processo.

82

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PREOX

F.S.

O3

DIS

C.A.

100%
90%

Contributo di rimozione

80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
am m oniaca

m anganese

ferro

Fig. 4 Ripartizione del contributo di rimozione dei parametri monitorati nei singoli
comparti.

3.3. Fase 3 Verifiche sperimentali di funzionalit


Per investigare sulle problematiche emerse dalla fasi precedenti e per pervenire ad una
definizione delle possibili soluzioni, sono state svolte le seguenti verifiche sperimentali
di funzionalit:
test respirometrici per verificare la presenza di attivit biologica allinterno dei
filtri a sabbia e a carbone attivo;
prove sperimentali per verificare la capacit ossidativa di alcuni ossidanti nei
confronti dellarsenico;
prove sperimentali per la verifica dellimpiego della pirolusite come mezzo
filtrante per la rimozione dellarsenico (con leventuale impiego di ossidante);
test alla scala reale di diversi scenari di intervento.
In tabella 5 sono riportati i risultati dei test respirometrici condotti su diverse matrici. I
test respirometrici condotti sulle acque di primo controlavaggio dei biofiltri confermano
lassenza di attivit biologica con indici di O.U.R. e A.U.R. pressoch nulli. I test
condotti sui filtri a carbone attivo indicano la presenza di attivit biologica e il
comportamento di questi ultimi come filtri biologici a carbone attivo. Un successivo
approfondimento, condotto sottoponendo materiale prelevato dalla parte alta del filtro e
dalla parte inferiore dello stesso, ha permesso di identificare la presenza di vie
preferenziali. Infatti, lattivit biologica si sviluppa nella parte superiore del filtro a
causa di un elevato grado di impaccamento ed esaurimento del materiale di
riempimento.
Matrice
H2O di primo controlavaggio del filtro a sabbia

OUR specifico
[mgO2/gSSTh]

AUR specifico
[mgN-NO3-/gSSTh]

0,35

0,01

H2O di primo conrolavaggio del filtro a carbone attivo

0,7

0,04

Carbone attivo (prelievo parte bassa del reattore)

0,46

0,63

Carbone attivo (prelievo parte alta del reattore)

4,4

6,6

Tab. 5 - Indici respirometrici specifici di O.U.R. e A.U.R. misurati su diverse matrici.

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Poich limpianto non dotato di alcun trattamento per la rimozione dellarsenico,


stato valutato limpiego di ossidante al fine di ossidare larsenico trivalente (AsIII) in
pentavalente (AsV) e in seguito rimuovere questultimo tramite filtrazione. Le prove
sono state condotte con differenti ossidanti, sia su acqua grezza sia su acqua preossidata,
con tempi di contatto pari a 5 minuti. In figura 5 sono riportati i risultati delle prove
effettuate. Lutilizzo di KMnO4 permette lossidazione di As anche con dosaggi
substechiometrici (<0,2 mg/L).

Fig. 5 Risultati delle prove di ossidazione chimica dellAs condotte in laboratorio.


La pirolusite un materiale catalizzante in grado di ossidare direttamente larsenico da
AsIII ad AsV ([1],[2],[3]). Larsenico ossidato pu in seguito essere rimosso per
adsorbimento. Elementi competitori possono essere Fe e Mn se le concentrazioni di
O.D. sono inferiori a 0,1 mg/L e il tempo di contatto basso (1,5 min). Inoltre il pH
dellacqua in un range compreso tra 6,3 e 8,3 (valori tipici per acque di falda) ha poca
influenza sulla capacit ossidante ([1],[4],[5]). Sono, quindi, state condotte prove a
batch con acqua grezza e con acqua preossidata ipotizzando un filtro monomateriale
costituito da pirolusite e riproducendo i tempi di contatto dei filtri biologici (20 minuti).
In aggiunta, alcune prove sono state eseguite dosando KMnO4. I risultati ottenuti,
riportati in figura 6, mostrano in tutti i casi buoni rendimenti di rimozione sia su AsIII
sia su AsV.

Fig. 6 Risultati delle prove sperimentali di rimozione dellarsenico con pirolusite.

84

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Sulla base delle prove sperimentali condotte sono stati proposti e testati gli scenari di
intervento sulla scala reale riportati in tabella 6. I risultati mostrano che una filiera
composta da preossidazione con aria e una fase di biofiltrazione su filtro misto
pirolusite/quarzite non in grado di garantire rendimenti di rimozione accettabili (21%)
pur adoperando unossidazione dellarsenico trivalente in pentavalente soddisfacente. Il
dosaggio di coagulante a monte della biofiltrazione migliora leggermente i rendimenti
di rimozione (36%). Tali rendimenti possono essere incrementati prevedendo in
aggiunta il dosaggio di permanganato di potassio (57%) o introducendo unulteriore
fase di filtrazione mista su quarzite/GAC (55%). Rendimenti superiori (70%) sono stati
raggiunti con una filiera composta in sequenza da: preossidazione, biofiltrazione
(pirolusite), dosaggio di ossidante e coagulante e filtrazione mista sabbia/GAC.
Tipologia
Dosaggio
reagenti

Astot in
(g/L)

Astot out
(g/L)

As(III) out
(g/L)

BIOFILTRAZIONE

//

11,8

9,3

BIOFILTRAZIONE

FeCl3 (4 mg/L)

11,8

7,5

4,1

NaClO (1 mg/L)
FeCl3 (4 mg/L)

11,8

8,2

7,1

KMnO4 (0,5 mg/L)


FeCl3 (4mg/L)

11,8

3,8

FeCl3 (4mg/L)

11,8

5,3

NaClO (1 mg/L)
FeCl3 (4 mg/L)

11,8

3,4

3,1

KMnO4 (0,5 mg/L)


FeCl3 (4 mg/L)

11,8

3,7

2,8

Filiera di trattamento simulata

PRE
OSSIDAZIONE
con ARIA

FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE
con ARIA

Ox chimico + FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE

BIOFILTRAZIONE

con ARIA

FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE

BIOFILTRAZIONE

con ARIA

FILTRO MISTO
(SABBIA/GAC)

Ox chimico + FeCl3
PRE
OSSIDAZIONE
con ARIA

BIOFILTRAZIONE

FILTRO MISTO
(SABBIA/GAC)

Tab. 6 Risultati e condizioni operative delle filiere di trattamento testate alla scala
reale.

4. Conclusioni
Limpianto di potabilizzazione di SantAlbino (Mortara PV) stato sottoposto ad una
verifica integrata di funzionalit. Il protocollo di verifica stato sviluppato secondo fasi
progressive partendo dallanalisi dei dati di monitoraggio routinario (fase 1), la
stesura e attuazione di un monitoraggio intensivo (fase 2) fino alla esecuzione di
verifiche sperimentali di funzionalit (fase 3). In questo modo stato possibile
snellire la filiera di potabilizzazione e contestualmente rendere la qualit dellacqua in
uscita pi sicura.

Ringraziamenti
Si ringrazia ASMortara S.p.A. per aver supportato la ricerca.

Bibliografia
[1] Moore J.N., Walker J.R., Hayes T.H. (1990). Reaction scheme for the oxidation of
As(III) to As(V) by birnessite. Clays and Clay Minerals 38, no. 5: 549-555.

85

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[2] Driehaus W, Seith R, Jekel M. (1995). Oxidation of arsenate(III) with manganese


oxides in water treatment. Water Res. 29:297305
[3] Scott M.J., Morgan J.J. (1995). Reactions at the oxide surfaces. 1. Oxidation of
As(III) by synthentic birnessite. Environmental Science and Technology 29, no. 8:
1898-1905.
[4] Ghurye, G., Clifford D. (2001). Laboratory Study on the Oxidation of Arsenic III to
Arsenic V. EPA/600/R01/021. United States Environmental Protection Agency,
Cincinnati, OH.
[5] US.EPA (2003). Design Manual- Removal of arsenic from drinking water by
adsorptive media. EPA/600/R-03/019, March, pp. 96

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Il collaudo funzionale: procedure per gli impianti di potabilizzazione


Sabrina Sorlini
Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e Matematica
(DICATAM), Universit degli Studi di Brescia, via Branze 43 25123 Brescia
e-mail: sabrina.sorlini@ing.unibs.it
Riassunto
Lavviamento di un nuovo impianto di potabilizzazione necessita di una serie di una
serie di verifiche mirate a accertare il corretto funzionamento dellimpianto. Tali
operazioni costituiscono il collaudo funzionale, che deve tenere conto delle specificit
dellimpianto e dellacqua che viene trattata. Non esiste una procedura definita per il
collaudo funzionamento ma piuttosto vi sono diverse verifiche, alcune delle quali
standardizzate, che devono essere adeguatamente integrate tra di loro per la verifica
della corretta funzionalit dei comparti di trattamento. In questo capitolo sono
riportate le principali verifiche pi frequentemente richieste nelle operazioni di
collaudo funzionale di un sistema di potabilizzazione di tipo tradizionale basato su
trattamenti di tipo fisico e chimico convenzionale (filtrazione granulare,
coagulazione/flocculazione/, filtrazione su carbone attivo, ossidazione chimica e
disinfezione).

1. Introduzione
A seconda delle fonti di approvvigionamento, acque superficiali (corsi di acqua, laghi e
invasi), di sorgente o sotterranee, devono essere realizzati adeguati impianti di
trattamento in grado di perseguire gli obiettivi di qualit previsti dal D. Lgs.31/01 che
regolamenta la Qualit delle acque destinate al consumo umano.
Ai sensi della Norma UNI 10516 Impianti di potabilizzazione acqua: ordinazione,
fornitura e collaudo, per collaudo funzionale dellimpianto si intende il collaudo di
materiali, apparecchiature, manufatti, ecc., rispetto alla loro funzionalit in opera e
secondo le previste condizioni duso.
Loperazione di collaudo funzionale volta a determinare:
- la conformit dellimpianto realizzato con il progetto approvato;
- la corretta funzionalit dei diversi processi di trattamento dellacqua;
- le caratteristiche dei residui originati dal processo (fanghi, soluzioni rigeneranti,
acque di controlavaggio, ecc.);
- lidoneit dellimpianto a garantire allacqua i requisiti di qualit richiesti dalla
norma vigente (D. Lgs. 31/01) e il rispetto di tutte le norme che ne regolano il
funzionamento e la compatibilit ambientale.
A seconda della natura delle opere collaudate, esso pu essere svolto per parti o
sullimpianto complessivo e pu essere effettuato in condizioni simulate o in condizioni
reali.
Le prove di collaudo si articolano inoltre in due principali fasi:
- fase di avviamento, che riguarda il primo periodo della messa in funzione
dellimpianto in cui devono essere regolate le condizioni operative (portata,
dosaggio dei reagenti, operazioni di controlavaggio dei filtri, ecc.) e di processo

87

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(sviluppo della biomassa nei processi biologici, ecc.). La durata di questa fase
variabile e generalmente riguarda tutto il periodo necessario ad una regolazione
dei suddetti parametri in modo da garantire il funzionamento ottimale
dellimpianto;
fase di esercizio provvisorio, che riguarda il primo funzionamento dellimpianto
in condizioni di esercizio. Anche in questo caso la durata variabile e si pu
ragionevolmente ipotizzare un periodo di 4-6 mesi in modo da consentire un
monitoraggio dellimpianto per un periodo significativo.

2. Verifica di conformit al progetto


Un primo aspetto che il collaudatore deve verificare la corrispondenza tra il progetto e
limpianto per quanto riguarda in particolare:
- dimensioni dei comparti di trattamento;
- caratteristiche e volumi dei materiali di riempimento;
- tipologia e caratteristiche delle apparecchiature elettromeccaniche;
- tipologia e dosaggio previsto per i reattivi.
3. Verifiche in fase di avviamento
Le prove da condurre in fase di avviamento sono finalizzate alla verifica dei seguenti
aspetti:
- efficienza depurativa di ogni fase di trattamento dellacqua;
- dosaggio dei reagenti;
- caratteristiche dei sistemi di filtrazione o altri materiali di riempimento/supporto;
- operazioni di controlavaggio dei filtri;
- efficienza della linea fanghi;
- caratteristiche dei residui prodotti.
3.1 Efficienza depurativa di ogni fase di trattamento dellacqua
Lefficienza di rimozione degli inquinanti pi critici presenti nellacqua deve essere
opportunamente valutata effettuando un monitoraggio dei principali parametri
nellacqua grezza e di quella in uscita da ogni fase di trattamento.
Per poter disporre di dati sufficientemente significativi su tale punto, si ritiene
opportuno effettuare almeno due monitoraggi completi, in condizioni di portata minima
e massima di funzionamento, in corrispondenza delle condizioni pi critiche di
funzionamento (ad esempio prima del controlavaggio dei filtri, prima del ciclo di
rigenerazione delle resine, ecc.).
In aggiunta, possibile prevedere anche un monitoraggio nelle condizioni ottimali di
funzionamento dellimpianto (subito dopo i controlavaggi, dopo i cicli di rigenerazione
dei materiali, ecc.) da confrontare con quello svolto in precedenza.
La scelta dei parametri da monitorare verr effettuata sulla base delle caratteristiche
dellacqua grezza; si consiglia almeno lanalisi dei seguenti parametri:
- un controllo dei parametri pi significativi in ingresso e uscita da ogni singola
fase di trattamento (T, pH, p.redox, torbidit, TOC, assorbenza UV, ammoniaca,
nitrati, nitriti, arsenico, ferro, manganese, clorito , E.coli, Enterococchi, carica
batterica totale a 22 e 36 C, coliformi totali e fecali);
- un controllo completo dei parameri previsti dal D.Lgs. 31/01 in ingresso e uscita
dallimpianto.

88

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Durante le prove verr controllata anche la portata alimentata allimpianto.


Nel caso specifico degli impianti di Cremona sono stati effettuati due monitoraggi, con
portata minima e massima rispettivamente, svolti al termine del ciclo di filtrazione dei
filtri Nitrazur e Aquazur. Sono stati analizzati tutti i parametri sopra elencati, nellacqua
grezza e in uscita da ogni trattamento.
3.2 Verifica del corretto dosaggio dei reagenti
Durante le prove di funzionamento suddette, in condizioni di portata minima e massima,
opportuno effettuare il controllo sui reattivi chimici impiegati nel processo,
analizzando:
- caratteristiche delle soluzioni impiegati (densit, concentrazione, ecc.);
- dosaggio dei reattivi (mediante le portate registrate dalle pompe dosatrici);
- concentrazione dei reattivi nelle vasche (mediante analisi dei campioni prelevati
in punti opportuni).
Confrontando la concentrazione rilevata analiticamente con il dosaggio di ogni reagente
(registrato dalla pompa) e la portata di acqua trattata sar possibile valutare il corretto
funzionamento dei sistemi di miscelazione.
Nel caso specifico stato effettuato un controllo sul dosaggio dei reagenti verificando
la concentrazione dei reagenti nel punto di miscelazione o immediatamente in uscita dal
comparto di miscelazione: ossigeno nel filtro biologico, cloruro ferrico e permanganato
di potassio prima del filtro a sabbia, biossido di cloro nella disinfezione finale,
potenziale redox dopo ogni aggiunta di ossidante, cloro residuo in uscita dalla vasca di
disinfezione finale.
3.3 Caratteristiche dei sistemi di filtrazione o altri materiali di riempimento/supporto
Questo punto consiste nella verifica delle caratteristiche dei materiali di riempimento
(mezzi filtranti) o materiali particolare utilizzati come supporto per lo sviluppo della
biomassa. In particolare si prevede un controllo delle caratteristiche fisiche (dimensioni,
densit), chimiche (presenza di materiale organico o altri inquinanti) e biologiche
(presenza di biomassa).
Negli impianti esaminati stato effettuato un controllo dello sviluppo della biomassa sul
supporto del filtro Nitrazur, mediante prelievo di 3 campioni di materiale filtrante a
diverse altezze del filtro, sia prima che dopo loperazione di controlavaggio.
3.4 Operazioni di controlavaggio dei filtri
Durante ognuna delle due prove (con portata minima e massima) opportuno eseguire
una operazione di controlavaggio dei filtri, sia biologico (Nitrazur) sia a sabbia
(Aquazur), nel corso delle quali vanno verificati i seguenti parametri:
- corretta sequenza delle fasi di controlavaggio;
- quantit di aria e acqua utilizzate;
- durata di ogni fase;
- consumi energetici;
- variazione della perdita di carico sul filtro (tra prima e dopo in controlavaggio);
- asportazione della biomassa dal filtro;
- qualit della prima acqua filtrata dopo il controlavaggio (mediante ripetizione
dellanalisi dei parametri pi significativi sullacqua in uscita dal filtro).
3.5 Efficienza della linea fanghi

89

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Dopo ogni operazione di controlavaggio va valutato il volume finale di acqua prodotto e


inviato alla linea fanghi.
Sulla linea fanghi necessario in primo luogo valutare lefficienza dei diversi
trattamenti nella riduzione dellumidit del fango. A tale scopo sono necessari i seguenti
prelievi:
- un prelievo dellacqua di controlavaggio (presumibilmente prelevato da
serbatoio di accumulo delle acque derivanti da controlavaggio sia del filtro
biologico che chimico);
- un prelievo del fango sedimentato e ispessito;
- un prelievo del fango disidratato;
- la verifica del dosaggio di polielettrolita.
Dalla analisi dei SST sar possibile verificare lefficienza dellispessitore e del
disidratatore, stimare la portata di acqua surnatante separata, determinare lincremento
di SST dovuto allaggiunta del polielettrolita.
3.6 Caratteristiche dei residui prodotti
Per i residui finali derivanti dallimpianto (surnatante, fango, salamoia esausta, carbone
esausto, ecc.) necessario effettuare una caratterizzazione secondo la normativa di
riferimento per valutarne le opportunit di smaltimento o recupero.
Nel caso specifico i residui prodotti sono lacqua surnatanante e i fanghi derivanti dal
trattamento dei acque di controlavaggio dei filtri nella linea fanghi. In ognuna delle due
prove analizzate stato effettuato un prelievo di fango per caratterizzarlo secondo la
normativa per lo smaltimento in discarica e per il recupero in agricoltura; stato inoltre
prelevato anche un campione di surnatante per verificare la compatibilit con i limiti
della tab. 3 D. Lgs. 152/99 (s.m.i. D.Lgs. 258/00).
4. Verifiche in fase di funzionamento a regime
Le prove da condurre in fase di funzionamento a regime sono finalizzate a verificare
alcuni aspetti gi valutati in fase di avviamento:
- lefficienza depurativa di ogni fase di trattamento dellacqua;
- le caratteristiche dei reagenti;
- le caratteristiche dei residui prodotti.
A queste verifiche va aggiunta anche lanalisi di principali dati di funzionamento.
Si suggerisce inoltre anche leffettuazione di alcune verifiche idrodinamiche sui
principali comparti di trattamento, in particolare su quelli che dalle attivit di
monitoraggio hanno portato ad ipotizzare un possibile malfunzionamento.
Sui punti da 4.1 a 4.3 prevista una replicazione di quanto effettuato in fase di
avviamento con una ripetizione mensile dei controlli estesa allintero periodo
monitorato (che nel caso specifico era di 6 mesi). Su suggerisce di verificare questi
punti in condizione di portata media.
4.1 Analisi di dati di funzionamento relativamente ai primi 6 mesi di funzionamento in
condizioni di esercizio provvisorio
Per tutti i parametri per cui effettuato un controllo in continuo (con rilevatori on-line o
misuratori portatili) o viene effettuata una frequente registrazione (portata trattata,
parametri di qualit dellacqua, cloro residuo, quantit di fango prodotto, portata di
surnatante scaricata in fognatura, consumo reagenti, consumi energetici, ecc.) utile
svolgere una analisi dei dati relativi ai 6 mesi funzionamento a regime per valutare:

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portata trattata,
corretto funzionamento dei processi di trattamento (ad esempio il potenziale
redox per le fasi di ossidazione, il cloro residuo per il trattamento di disinfezione
finale, ecc.),
consumo di reagente per tipologia,
rapporto tra fango prodotto e portata trattata,
consumi energetici.

4.2 Verifiche idrodinamiche


Il comportamento idrodinamico di un reattore un parametro che ha una notevole
influenza sul grado di efficienza del processo chimico-fisico e biologico in atto nel
bacino. Le prove idrodinamiche servono per riuscire a quantificare eventuali
scostamenti dal comportamento ideale e/o presunto, che si possono manifestare
attraverso diversi tipi di anomalie: presenza di by-pass,volumi morti, dispersione assiale
accentuata, ecc..
La prova consiste nellapplicare una perturbazione ad un reattore mediante limmissione
di un tracciante e nellandare ad interpretare la curva di risposta (RTD-Retention Time
Distribution) in uscita dal reattore mediante lutilizzo di un modello teorico di
funzionamento idrodinamico in grado di simulare quello rilevato sperimentalmente.
Dallanalisi del modello possibile determinare una serie di coefficienti rappresentativi
del funzionamento idrodinamico del reattore (miscelazione completa, flusso a pistone,
soluzione intermedia tra le due, ecc.) e della presenza di eventuali anomalie (volume
morto, by-pass, ecc.). Lutilit pratica di tali prove quella di individuare le cause di
eventuali malfunzionamenti e di suggerire alcune soluzioni correttive.
Negli impianti analizzati le prove sono state condotte sui comparti di preossidazione/coagulazione, filtrazione biologica e filtrazione su sabbia in condizioni di
portata minima e massima.
5. Conclusioni
La procedura di collaudo rappresenta una fase di fondamentale importanza per
certificare il corretto funzionamento di un impianto prima della sua entrata in
funzione a regime.
Per un buon collaudo necessario da un lato effettuare un esame analitico
approfondito degli aspetti impiantistici, tecnici e di processo e dallaltro esprimere un
giudizio di sintesi sul corretto funzionamento dellimpianto nel rispetto delle
normative ambientali connesse.
Lapplicazione delle prove di collaudo negli impianti di potabilizzazione di Cremona
Est e Ovest risultata fondamentale per effettuare le seguenti valutazioni:
- verificare il corretto dimensionamento degli impianti;
- verificare le condizioni reali di funzionamento (carico idraulico, tempo di
permanenza idraulica, dosaggio dei reagenti);
- valutare le rese depurative dei processi di trattamento e eventuali inefficienze;
- ottimizzare le condizioni di funzionamento nel caso queste non risultassero
ottimali (dosaggio dei reattivi, modalit di controlavaggio dei filtri, ecc.);
- verificare le cause di eventuali anomali e ipotizzare, conseguentemente, gli
interventi migliorativi (es. lesistenza di by-pass nella vasca di miscelazione
rapida e conseguente suggerimento di modifica del sistema di miscelazione
meccanica);

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valutare il possibile destino finale dei residui generati dal processo depurativo;
analizzare i dati gestionali, con particolare riferimento ai consumi (di acqua ed
energia) e ai costi di trattamento.

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IL COLLAUDO FUNZIONALE: PROCEDURE PER IMPIANTI DI


DEPURAZIONE
Giorgio Bertanza
1. Obiettivi, ambiti e modalit di applicazione
Il collaudo funzionale (cio delle prestazioni) pu riguardare un impianto di depurazione di nuova
realizzazione o gi esistente e che abbia subito interventi strutturali.
Lobiettivo del collaudo funzionale (da affiancarsi a quello amministrativo) quello di verificare se
un determinato impianto, o comparto, garantisce, nelle condizioni di funzionamento nominali, le
prestazioni di progetto, in termini di rimozione degli inquinanti, consumi energetici e di reagenti.
Non fanno parte pertanto del collaudo funzionale aspetti quali: la verifica di qualit (nel senso pi
generale del termine) dei manufatti, degli impianti e dei materiali impiegati, la valutazione delle
prestazioni delle singole apparecchiature elettromeccaniche (es. pompe e compressori), la verifica
delle dispersioni energetiche dei digestori, la quantificazione delle emissioni sonore e gassose, la
verifica della tenuta idraulica (o ai gas) di tubazioni e manufatti, la rispondenza degli impianti alle
norme per la sicurezza ecc.
Il collaudo funzionale viene svolto attraverso la effettuazione di una serie di verifiche di
funzionalit. Lelaborazione integrata dei risultati delle verifiche consente di pervenire a un giudizio
complessivo di funzionalit, che pu essere riferito alle condizioni di progetto (mediante opportuni
modelli matematici) anche se le condizioni di prova non sono corrispondenti a quelle nominali.
Le verifiche da svolgere dipendono dal tipo di intervento che si deve collaudare. La suddivisione di
seguito riportata si applica al caso di un impianto di depurazione di nuova realizzazione che debba
essere collaudato nel suo complesso.
E lasciato un certo margine di scelta al collaudatore che, a parte le verifiche definite obbligatorie,
pu individuare, tra quelle caso-specifiche, le pi importanti.
Situazioni che viceversa riguardino il collaudo di un solo comparto, o comunque di una sezione
limitata di un impianto, richiedono la individuazione preventiva delle verifiche pi idonee da
effettuare.
2. Le verifiche di collaudo funzionale
Verifiche obbligatorie (per un impianto da collaudare nel suo complesso)
Monitoraggio intensivo: il collaudatore deve precisare i punti di campionamento (il
monitoraggio deve riguardare singolarmente le sezioni dellimpianto che si vogliono
collaudare), i parametri da controllare, la frequenza di campionamento; deve inoltre definire
la durata del monitoraggio, in relazione alle condizioni di regime idraulico e biologico
dellimpianto, assicurandosi che le condizioni di funzionamento in detto periodo siano
sufficientemente stabili; auspicabile (ma non indispensabile) la ripetizione del
monitoraggio per pi periodi caratterizzati da condizioni diverse (es. di carico, di
temperatura ecc.).
Calcolo di portate e carichi in ingresso, forza del liquame, carichi in uscita dalle singole
fasi e rendimenti dei diversi comparti. Questi dati devono essere ricavati dalle elaborazioni
dei dati derivanti dal monitoraggio, dimostrando la significativit statistica e la
rappresentativit dei risultati.
Determinazione della capacit effettiva di trattamento nelle condizioni nominali. Se il
monitoraggio del comparto biologico stato effettuato in condizioni diverse da quelle
nominali (o di progetto), necessario stimare le rese in corrispondenza di queste ultime,
attraverso lutilizzo di idoneo modello matematico, che va opportunamente tarato (mediante
i dati raccolti durante il monitoraggio intensivo). I risultati della simulazione sono poi da
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confrontare con le prestazioni di progetto.


Calcolo di indici di funzionalit. Devono essere elaborati indici di funzionalit che
esprimano un giudizio sintetico sulla funzionalit dellimpianto, in relazione alle prestazioni
previste in sede progettuale.
Verifiche caso-specifiche
Lapplicabilit delle seguenti verifiche da valutare caso per caso.
Verifiche idrodinamiche. Possono essere svolte verifiche con tracciante conservativo
secondo il metodo di stimolo-risposta per verificare la corretta suddivisione di portate su
linee parallele, lo schema di flusso dei reattori (biologici e chimici in particolare), lesistenza
di eventuali volumi morti o by-pass di portata.
Calcolo dei consumi energetici. Questa verifica consente di determinare la resa energetica
delle principali apparecchiature (es. sistema di fornitura dellaria).
Calcolo del consumo di materiali e reagenti. Le prestazioni dellimpianto devono essere
correlate al consumo di reattivi, per verificare che questultimo rientri negli intervalli di
progetto o comunque si attesti attorno a valori attesi.
Capacit dei sistemi di fornitura dellossigeno. La prova deve essere condotta nelle reali
condizioni di funzionamento dellimpianto, per verificare, attraverso il calcolo del
coefficiente globale di trasferimento dellossigeno KLa e dellefficienza di trasferimento
dellossigeno in condizioni standard (SOTE), se il sistema installato, nel suo insieme
(compressori, linea di trasporto, attuatori, diffusori), garantisce le prestazioni di progetto.
Bilanci di massa di parametri non convenzionali. Qualora il progetto preveda
esplicitamente il controllo di particolari inquinanti (es. nel caso di contributi industriali
significativi in fognatura o nel caso limpianto riceva anche rifiuti liquidi) possibile, nel
piano di monitoraggio, considerare anche questi ultimi e poi verificarne labbattimento
attraverso il calcolo dei bilanci di massa, da confrontare con dati standard di letteratura e
con le previsioni progettuali. I bilanci di massa devono essere effettuati secondo criteri, da
specificare, che ne garantiscano la significativit statistica e la rappresentativit e di dati di
letteratura utilizzati per confronto devono essere ben documentati.
Prove respirometriche (mediante test respirometrici, titrimetrici, AUR, NUR e PUR).
Possono essere di utilit quando si vogliano utilizzare modelli di simulazione complessi per
il processo a fanghi attivi, o comunque quando si vogliano avere dati sperimentali ad hoc sui
parametri cinetici o stechiometrici, o ancora quando limpianto debba trattare liquami che
differiscono sensibilmente da un liquame urbano standard.
Qualit del fango biologico (analisi della microfauna e calcolo dello SBI, analisi del fiocco e
dei batteri filamentosi ecc.). Queste analisi sono utili per avere un quadro pi completo circa
le caratteristiche del fango biologico, anche in relazione alle sue caratteristiche fisiche
(sedimentabilit) e possono essere utilmente messe in relazione con le caratteristiche del
liquame in ingresso e con le condizioni di processo.
Sedimentabilit del fango. I parametri di dimensionamento del comparto di sedimentazione
finale adottati in sede progettuale devono essere verificati in base alle reali caratteristiche di
sedimentabilit del fango. Si effettuano prove sperimentali per ricavare il flusso solido
limite, seguendo la teoria della sedimentazione di massa.
Ispessimento del fango. Prove sperimentali in cilindro di opportune dimensioni e mantenuto
in pre-definite condizioni, possono essere condotte per verificare le prestazioni e quindi la
funzionalit del comparto reale di ispessimento.
Prestazioni del comparto di stabilizzazione biologica (aerobica e anaerobica) dei fanghi.
Opportune verifiche che devono riguardare la fase liquida, solida e gassosa (nel caso di
digestione anaerobica), essenzialmente basate su misure di tipo chimico, chimico-fisico,
biologico e sulla misura dei flussi (liquidi, solidi e gassosi nel caso della digestione
anaerobica) possono essere finalizzate a comprendere le reali prestazioni di questi comparti.

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Le metodiche di prova e di misura devono essere tali da garantire la significativit dei


risultati, dovendosi peraltro garantire che limpianto (compresa la linea fanghi) a regime.
Questa condizione, cos come lidonea durata del monitoraggio, deve essere dimostrata dal
collaudatore.
Disidratazione dei fanghi. La verifica della disidratazione meccanica deve essere finalizzata
a mettere in relazione le prestazioni in termini di grado di siccit del fango disidratato con
tutti gli altri parametri di processo (caratteristiche del surnatante, consumi energetici, di
acque e di reattivi ecc.) per poter avere un quadro completo di raffronto con i dati di targa. Il
collaudatore deve quindi definire un piano di prova che comprenda la rilevazione di tutti i
parametri utili in tal senso e deve poter dimostrare la significativit delle condizioni di
prova.

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