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numero 7 anno V 20 febbraio 2013


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Luca Beltrami Gadola LE PROMESSE ELETTORALI E I MORTI CHE CAMMINANO Giulia Mattace Raso MILANO LA GIUNTA HA DETTO QUALCOSA DI SINISTRA Diana De Marchi PRECARI E POVERI PERCH IGNORANTI: ADESSO BASTA Nanni Anselmi CIVISMO PROTAGONISTA: IL MOMENTO ARRIVATO Maurizio Spada I VERDI COME IL PARTITO DEI PENSIONATI Felice Besostri 2013 PROVE DI SECESSIONE? Andrea Boitani UNA SVOLTA PER I TRASPORTI IN LOMBARDIA Camilla Gaiaschi SULLE DONNE SINISTRA VINCE (QUASI) DESTRA PERDE Eleonora Poli DAL TERRITORIO ALLA REGIONE. STORIE DI POLITICA VISSUTA Elio Veltri ECONOMIA SOMMERSA, CRIMINALE, RICICLAGGIO, EVASIONE FISCALE Matteo Bolocan Goldstein Andrea Di Giovanni SVILUPPO URBANO IN TEMPO DI CRISI Valentina Magri I MILANESI CHE FECERO LIMPRESA E QUELLI CHE LE PROMUOVONO VIDEO LUCA BELTRAMI GADOLA: ANCHE IO VOTO AMBROSOLI PHILIPPE DAVERIO: IO STO CON AMBROSOLI

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani www.arcipelagomilano.org

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LE PROMESSE ELETTORALI E I MORTI CHE CAMMINANO Luca Beltrami Gadola


Le promesse elettorali non risparmiano nessuno dei punti di crisi del nostro Paese, dunque nemmeno la casa e lindustria automobilistica: due morti che camminano. Le vicende del mattone, la sineddoche delledilizia ma per antonomasia la casa e lautomobile si intrecciano da quando la Ford nel 1928 lanci il modello T, la prima utilitaria, lauto per tutti. Auto e mattone sono in profonda crisi ma alla crisi reagiscono in modo diverso; lauto, che un prodotto industriale, anzi il simbolo dellindustria (mentre la casa non lo ), affronta la crisi nel modo tradizionale: concentrazione dei produttori, modelli nuovi, politica dei prezzi. Si salver? Non ne sono sicuro, certo non destinata a crescere se non nei Paesi in via di sviluppo che si sono avviati a mutuare, non solo con lauto, il modello di consumo euro-americano con la sua forse ingovernabile follia. Per la casa il discorso diverso. Spesso si sente parlare di industria delle costruzioni per indicare qualcosa che in generale industria non , e meno che mai nel settore della casa dove incorpora la rendita di posizione. Nel prezzo di mercato della casa la rendita di posizione molto spesso ne rappresenta ben oltre la met e dunque una politica di prezzo passa proprio attraverso una compressione della rendita ma a una sua riduzione i detentori, immobiliaristi e imprese, non sono disposti a rinunciare. Per essere pi precisi: se rinunciassero alla parte di rendita necessaria, ma non sufficiente, a contenere i prezzi per incontrare il mercato, probabilmente dovrebbero portare i libri in tribunale e forse con loro pure qualche banca incauta. La rendita non si arrende facilmente anche se la resistenza porta vicino al punto di non ritorno: il fallimento. La dimostrazione organizzata venerd scorso dal mondo delledilizia davanti al palazzo della Borsa milanese quanto alla casa ha solo gridato che le banche hanno stretto i freni, non concedono mutui, non finanziano le imprese e quindi strozzano sia lofferta sia la domanda. Le banche si sono svegliate troppo tardi e rischiano di dover portare a perdita molti crediti erogati al sistema delle costruzioni ma soprattutto per loro il rischio edilizia nei grandi operatori, capaci di travolgerle e per rimediare sono costrette a stringere la cravatta ai piccoli. Che il mercato andasse restringendosi si detto anche a Milano, ed io allora ne scrissi proprio allassessore Carlo Masseroli quando cominci a parlare del suo PGT: inutilmente generoso per una domanda asfittica. Per la casa non ci sono molte prospettive, forse la via da trovare quella di inventare strumenti per allargare il mercato troppo esiguo dellaffitto sia per sistemare linvenduto sia per dare respiro ai produttori. Ci vorrebbe dunque una mano coordinatrice tra operatori, banche e pubblici poteri ma temo sia solo un sogno. Ma perch parlare insieme di casa e automobile? Quando Henry Ford lanci il modello T, disse che con quellautomobile avrebbe dato la libert di movimento agli americani. Da allora lautomobile di questa libert diventata il simbolo in tutto il mondo. Oggi anche il simbolo della crisi di un modello di sviluppo delle nostre citt: lautomobile le ha plasmate, lautomobile le sta uccidendo. Ma non basta. Lautomobile, con la sua libert di movimento ha permesso, in particolare in Lombardia, la disseminazione delledilizia residenziale avvenuta senza alcun serio disegno urbanistico: lorrore della Brianza e insieme la castrazione del trasporto su ferro. Auto e casa, con queste due figure della realt e del nostro immaginario dobbiamo fare i conti: non pensare alla casa senza pensare allautomobile, e viceversa. Una volta si sarebbe detto un problema di programmazione. Oggi come si chiama? Ma soprattutto a chi compete? Oggi parlare di casa vuol solo dire parlare di IMU e parlare di auto vuol dire Fiat e problemi di occupazione. Nel primo caso si perpetua una ingiustizia fiscale e ci si rassegna allincapacit tecnica ma soprattutto politica di rivedere gli estimi catastali trascurando rendita e politica dellabitare, nel secondo caso non si vuole prendere atto che lavvenire del trasporto singolo tutto da inventare per tecnologia e per comportamenti. .

MILANO LA GIUNTA HA DETTO QUALCOSA DI SINISTRA Giulia Mattace Raso


Dice Philippe Daverio nella sua intervista oggi on line su ArcipelagoMilano, che i lombardi sono sempre stati nel loro intimo di centro sinistra. Deve essere un intimo molto ben custodito, se fino a due anni fa il centro sinistra perdeva di 23 punti in Regione. Oppure quello di cui parla Daverio un intimo di rito ambrosiano, di solidariet agita pi che annunciata, che ha trovato risposte consonanti nellofferta politica altrui. Il problema non era il modello in s, la sussidiariet tra pubblico privato, cavallo di battaglia del primo Formigoni, ormai diventata una prassi. E che chi amministra, a maggior ragione in epoca di risorse scarse, o a prescindere, fa sua di buon grado. Si veda il Piano per i Senzatetto condotto da Majorino con diverse associazioni ed enti, che offrono strutture, servizi, competenze nella gestione del piano: le risorse di ciascuno sono integrate in una regia complessiva, la cittadinanza attiva con il privato sociale uno dei motori. Ma evidentemente un intimo che volentieri si riscopre se siamo testa a testa alle prossime elezioni regionali, come non era mai successo dalla nascita della Regione Lombardia. Certo che qualcosa di sinistra la giunta milanese lo sta dicendo, forse un po sottovoce perch impegnata a farlo, ma rimarcando con costanza la differenza dalla destra. Accostando i comunicati stampa dei diversi assessorati emerge la narrazione di una societ inclusiva e aperta al mondo, che ha per orizzonte la giustizia sociale. Sviluppo economico, giovani, futuro, internazionalit: 280.000 euro investiti nel progetto di incubazione di impresa Alimenta2Talent per il rientro di giovani esperti dallestero e la nascita di nuovi progetti imprenditoriali in ambito agroalimentare, in previsione di Expo 2015. Social Media Week: al centro dellattenzione il diritto di accesso alla rete considerato oggi come un bene co-

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mune, equiparato agli altri diritti fondamentali della persona. Implementazione della rete open Wi-Fi che connette sia il centro che le periferie: la rete del Comune usata per lavoro, studio e per creare nuova occupazione. Crisi:1,7 milioni di euro messi a disposizione dal Comune per abbonamenti Atm gratuiti per disoccupati e precari (dottorandi e assegnisti universitari compresi), con contributi pari al 50% di sconto per le famiglie numerose a basso reddito. Cultura e politiche sociali: il progetto Affetti e Effetti dellArte al Museo del Novecento giornate formative per mediatori culturali rivolte a persone con disagio psichico. La Piet Rondanini a San Vittore: lidea della bellezza che redime il mondo. Attenzione ai carcerati: Alessandra Naldi nominata garante per le persone private della libert personale aderisce al digiuno proposto da don Colmegna per chiedere diritti e dignit per le persone detenute. Il Piano per i Senzatetto: rispetto solo a due anni fa il Comune ha

raddoppiato i posti letto disponibili (da 1248 a 2500), venticinque le strutture impiegate, due su tre delle persone ospitate vengono da fuori Milano. Ci si fatti anche carico di dare un posto letto ai 300 richiedenti asilo senza pi sostegno dallo Stato. Ci si interroga sulla razionalizzazione delle risorse e sullefficacia della spesa, Comune universit Bocconi e Fondazione Debenedetti insieme per un nuovo censimento che restituisca una reale conoscenza del bisogno presente sul territorio, ricostruendo il fenomeno e le dinamiche dello stato di povert e marginalit estrema. La Casa dellaccoglienza di viale Ortles ha abbandonato il vecchio modello di dormitorio pubblico per diventare Centro polivalente per gli Adulti in difficolt, con percorsi di sostentamento e accompagnamento verso lautonomia di uomini e donne senza fissa dimora. Docce pubbliche: non si pagher pi per lavarsi, investimento in dignit di chi non ha nulla e vive per strada. Considerate non un luogo di passaggio

ma un punto di partenza per combattere lisolamento relazionale delle persone che le usano in maniera non episodica. Tutte queste sono attenzioni laiche al riconoscimento della centralit della persona, quella stessa sbandierata come vessillo ideologico da chi male ha accordato i principi con la pratica (la povert cosa diversa dal non possedere formalmente denaro e non pagare i conti; la castit normalmente non prevede grandi amori cui pagare il mutuo per lacquisto della casa). Il Comune di Milano sposta lattenzione sugli ultimi, sugli escl usi, sui carcerati: per alcuni potrebbe suonare come il discorso della montagna per altri come un programma di sinistra di inclusione sociale. Secondo me Nanni Moretti sarebbe soddisfatto, e forse anche quei lombardi ambrosiani che riscoprono nel loro intimo di essere di centro sinistra.

PRECARI E POVERI PERCH IGNORANTI. ADESSO BASTA Diana De Marchi


Negli ultimi anni in Lombardia aumentano gli iscritti agli istituti tecnici e professionali, ma contemporaneamente questi due ordini di scuola non riescono ad assolvere ai loro compiti: formazione specialistica intermedia e preparazione alla formazione post-diploma. Daltro canto gli studenti frequentano di pi gli indirizzi liceizzati, ma poi non si iscrivono alluniversit e dove possono andare, al lavoro che non c? Se non si ricostruisce la scuola il Paese non parte. Secondo quanto attestano le pi importanti ricerche internazionali, ormai riconosciuto che disinvestire nellistruzione, dalleducazione prescolare a quella scolare, ha enormi conseguenze sia dal punto di vista dei costi sociali che di quelli economici. Dare priorit a educazione e formazione , innanzitutto, una questione di giustizia: il diritto allo studio, infatti, combatte le discriminazioni socio-culturali degli studenti promuovendo la mobilit sociale e le pari opportunit. Non solo: proprio perch combatte lemarginazione sociale, la scuola unimportante arma contro la povert. A offrire numerose argomentazioni di carattere economico a favore dei pi piccoli stato il premio Nobel per leconomia James Heckman: ci che lente pubblico spende oggi per promuovere leducazione dei futuri cittadini consente un notevole risparmio nei decenni successivi grazie alla minor spesa in sussidi assistenziali e alla riduzione della criminalit. Accanto alla scuola, un altro volano di crescita sociale ed economica rappresentato dalla formazione permanente per gli studenti degli istituti secondari, i giovani precari e i disoccupati: Klaus F. Zimmermann, uno dei pi autorevoli economisti tedeschi, in un suo recente editoriale ha affermato che lapprendistato ovvero quel sistema di formazione professionale duale che collega la scuola e lapprendimento tecnicoprofessionale in azienda una delle principali forze delleconomia tedesca ed un importante strumento di lotta contro la disoccupazione giovanile. Investire nella scuola e nella formazione , pertanto, un fatto di sostenibilit al tempo stesso sociale ed economica e significa parlare di futuro, rendendo il sistema pi equo e portando almeno il 90% degli studenti ad avere una qualifica professionale contrastando la crescente dispersione scolastica che vede 21.500 lombardi tra i 14 e i 17 anni fuori da tutti i percorsi di formazione (ISFOL 2011). giunta lora di rimettere al centro delle politiche regionali listruzione, dai pi piccoli fino ai lavoratori. Ripartiamo, innanzitutto, dalla scuola: la Regione deve adottare una programmazione attenta e trasparente, monitorane gli esiti. La dote scuola deve servire a garantire il diritto allo studio di tutti, sostenendo chi ha difficolt economiche ma merita di essere supportato. Inoltre la giunta Formigoni ha adottato il buono scuola, strumento che vi ene distribuito in modo indiscriminato anzich allargare la platea: i destinatari infatti sono studenti iscritti a scuole paritarie e statali che applicano una retta discrizione, come se le scuole pubbliche potessero applicare una retta di iscrizione. Il buono scuola andrebbe innanzitutto assegnato in base al reddito (non solo limponibile come attualmente) e trasformato in buono educazione, inserendo criteri che consentano di utilizzare le risorse per attivit formative, culturali, sportive e per materiale scolastico, dando la possibilit reale di usufruirne a chi ne ha bisogno, senza privilegi. Quanto alla formazione, investire su di essa significa come abbiamo visto investire in politiche di occupazione, sia per i giovani che per chi

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www.arcipelagomilano.org ha perso il lavoro. Gli strumenti legislativi gi esistono: lapprendistato stato introdotto dalla nuova riforma del lavoro, ma la Regione deve mettere a punto degli strumenti per renderlo pi efficace ed adatto alle esigenze del territorio. Lente pubblico deve realizzare un sistema realmente integrato e monitorato tra scuola, imprese ed enti che consenta un effettivo raccordo tra richieste del mercato e formazione attivando progetti di orientamento nelle scuole e adeguando i criteri per laccreditamento sulla base della valutazione dei risultati effettivi. Si devono creare sportelli di informazione in tutte le scuole superiori e nei Comuni, formare personale qualificato, creare un servizio, a carico della Regione, per coinvolgere le imprese nellapprendistato che comprenda laccompagnamento nella compilazione del progetto scuola-azienda e la formazione dei tutor. La strada per ritornare a una scuola di eccellenza in grado di dialogare efficacemente con le esigenze del mercato del lavoro e gettando le basi di una societ pi giusta ed equa davanti a noi: non perdiamola di vista.

CIVISMO PROTAGONISTA: IL MOMENTO ARRIVATO Nanni Anselmi


Cercavamo di trovare gli argomenti pi incisivi e utili, le frasi pi dense di significato, le parole pi efficaci per descrivere al meglio il momento davvero storico per tutti i cittadini che a Milano e in tutta la Regione hanno dato vita a una serie infinita di associazioni, movimenti, liste, raggruppamenti che sispirano al civismo politico. Volevamo descrivere limpegno, il sacrificio personale, ma anche lentusiasmo, lallegria, la simpatia, la cordialit di persone provenienti da mondi completamente differenti cosi come le loro precedenti esperienze politiche - che si sono ritrovate unite esclusivamente dal coraggio, dal senso di responsabilit in primis verso se stessi, verso i propri figli e poi verso la comunit in cui vivono e operano. In una parola uniti dallidea del civismo politico che opera per il Bene Comune. La cronaca, di quanto accaduto nella notte tra venerd 15 e sabato 16 febbraio in via Dante a Milano, invece, spiega meglio di qualsiasi termine, parola o aggettivo quanto oggi conti/valga il civismo organizzato. Durante la notte ignoti vandali entrano e distruggono il materiale di propaganda presente nel gazebo allestito dal Movimento Milano Civica. Si accaniscono in particolare sui manifesti con il volto di Umberto Ambrosoli oltre a mettere a soqquadro tutto il resto. Aldil della gravit del fatto in s, deve fare riflettere proprio il destinatario finale di questa inutile e vile aggressione. Non un partito, ma un movimento politico appena nato, non uno dei tanti gazebi sparsi per la citt, bens lunico presidio del civismo politico presente a Milano e in Provincia. Allora la buona politica che passa oltre i partiti, che dialoga in modo indipendente e autonomo con la gente, che costruisce una lista di persone per bene, giudizialmente immacolate, oneste e competenti in tutta la Regione comincia a essere temuta, a essere considerata un avversario tosto e pericoloso, fuori dagli schemi opachi del consociativismo e dei favoritismi? Allora il civismo politico davvero costituisce una valida alternativa positiva, costruttiva e democratica alla protesta velleitaria e qualunquista di Grillo? Allora il civismo organizzato pu costituire oggi la forma pi innovativa e moderna di partecipazione politica attiva di fianco ai partiti tradizionali? Noi a questi interrogativi retorici rispondiamo con un SI forte e chiaro! Il civismo politico in Lombardia oggi appare diverso rispetto soltanto allanno scorso. Le associazioni iniziano a comunicare tra di loro scambiandosi informazioni, comunicazioni, conoscenze riferite al territorio che ciascuna presiede e la campagna elettorale ha costituito loccasione per dare vita a un vero e proprio circuito organizzato di movimenti che, coordinandosi tra di loro, hanno permesso la presentazione in tutte le Province della Lista Con Ambrosoli Patto Civico. Questa Lista si riconosce totalmente nel progetto Patto Civico, fortemente e tenacemente voluto da Umberto Ambrosoli quale condizione indispensabile per la propria candidatura alla presidenza della Regione Lombardia. Il Patto Civico, nella sua forma attuale che comprende naturalmente la presenza dei partiti accanto ai rappresentanti della cittadinanza attiva, continuer la propria azione politica anche dopo il risultato elettorale. A presiederlo il Sindaco di Lecco, Brivio che ha preceduto e indicato la strada alla vittoriosa esperienza arancione di Pisapia a Milano. Brivio, Pisapia, Ambrosoli: questi i nuovi volti politici civici, che trovano dietro di loro, un numero sempre pi grande, convinto e deciso di cittadini lombardi desiderosi di essere rappresentati con nuove modalit di partecipazione e condivisione autentica e vincente. Di questa nuova realt con cui fare i conti, i partiti tradizionali sono ormai consapevoli. A tuttoggi, la formula pi utilizzata e comunicata attraverso la stampa quella del bonario paternalismo, evidente nelle foto in cui i Leader nazionali abbracciano il candidato Presidente Regionale, quasi a volere dimostrare plasticamente il loro sostegno indispensabile per la vittoria. Sicuramente un dato di fatto innegabile costituito dalla presenza capillare soprattutto nelle Province pi remote delle organizzazioni di partito, a volte lunico strumento su cui appoggiare la campagna elettorale. Certamente questo un elemento dindubbia efficacia e validit. Tuttavia il ragionamento pu essere tranquillamente rovesciato: se vero che il candidato civico non pu attualmente fare a meno delle stabili organizzazioni dei partiti, altrettanto vero che i partiti per ragioni di credibilit, moralit e legalit non possono pi fare a meno del contributo strategico e vincente del civismo politico, unica garanzia responsabile di fronte ad un elettorato sempre pi critico e attento a non dare pi deleghe in bianco ai propri rappresentanti sia regionali sia nazionali. Il civismo politico cos come sopra descritto, si differenzia anche sostanzialmente da altre operazioni cosi dette civiche ma in realt progettate a tavolino e dallalto, non importa se rappresentate da illustri rappresentanti di elites tecnocratico/accademiche. Infatti anche in questo caso manca totalmente lunica vera caratteristica identitaria del civismo: il legame con il territorio, inteso non solo come espressione geografica ma bens come un insieme strettamente e intrinsecamente collegato e coeso di storia/ cultura/ tradizioni/ linguaggi/ saperi. Da ultimo quindi una considerazione che vale un appello: ancora grandissima la distanza tra la forza del civismo politico e quella rappresen-

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www.arcipelagomilano.org Ambrosoli Presidente Patto Civico e portiamo nel Consiglio Regionale della Lombardia un nutrito gruppo di nostri rappresentanti che possano sostenere il Presidente nel

tata dalle grandi organizzazioni partitiche tradizionali, salde, bene radicate e protette dallarticolo 49 della Costituzione. Diamo pertanto forza domenica e luned alla Lista Con

difficile quanto necessario dialogo con i partiti.

I VERDICOME IL PARTITO DEI PENSIONATI Maurizio Spada


Prendo lo spunto dallarticolo di Pier Vito Antoniazzi sulla storia dei verdi in Italia, che condivido totalmente, per aggiungere alcune considerazioni. Lambientalismo da noi scaturisce dallart. 9 della Costituzione che prevede la tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico della nazione. Articolo unico nel panorama delle costituzioni dei paesi democratici che riconosce al tema dellambiente e della bellezza un valore fondamentale. Non sono daccordo infatti con Valle sui ritardi della nostra costituzione, si tratta di interpretarla. Forse la presenza di Benedetto Croce fra i padri costituenti contribu alla sua stesura dimostrando unincredibile preveggenza, era il 1948. Negli anni 60-70 e fino ai primi 80 lintellighenzia in questo settore era legata al riformismo liberal socialista, basti ricordare Antonio Cederna, Achille Cutrera, Renato Bazzoni, Roberto Guiducci, Giorgio Ruffolo, tanto per fare alcuni nomi noti in quegli anni. Il PCI si occupava prevalentemente degli operai e della giustizia nel lavoro. Successivamente da una costola di questo partito nasce Lega Ambiente con un ambientalismo nuovo, pi aggressivo e di denuncia. Questultima si fa notare per le sue iniziative eclatanti prevalentemente giocate sulla paura (in questo mi ritrovo con Valle) e contemporaneamente si moltiplicano i comitati in difesa del territorio aggredito dalla speculazione edilizia. Siamo allinizio degli anni ottanta. Nel 1984 prima convenzione degli ambientalisti a Bologna, ero presente. Nel frattempo gran parte degli extraparlamentari di varie sigle si buttano nel calderone della protesta ambientalista che appare una buona occasione per sfogare le proprie frustrazioni. Cos lassemblearismo inconcludente dei reduci del 68 diventa la prassi dei futuri verdi. A unassemblea a Monza, con la presenza di Francesco Alberoni e Marco Boato, osservai che laggressivit si tagliava col coltello e che cos non si andava da nessuna parte. Invece da qualche parte il movimento and perch, come ricorda Antoniazzi, nel 85 si present alle elezioni prima come Sole che ride e poi come Verdi arcobaleno e infine come Verdi e basta, accodati ai partiti di derivazione massimalista. I leader pi responsabili e lungimiranti di marca riformista, come Boato e lo stesso compianto Alex Langher, furono messi in minoranza. Le belle promesse iniziali, che assomigliavano tanto a quelle di Grillo oggi, come ordine alfabetico delle liste per evitare personalismi, rinuncia a una parte di stipendio degli eletti e no ai rimborsi elettorali, naturalmente furono accantonate e i Verdi della speranza di una politica pi onesta rientrarono nel novero di quelli che predicano bene e razzolano male, come tutti gli altri partitini che litigavano e litigano per qualche poltrona. Cos divennero ininfluenti e servirono alla sinistra a relegare il problema dellambiente in un ambito politico ristretto guardato come il recinto dei no. Paradossalmente il partito dei Verdi in Italia ha fatto pi male che bene allambientalismo proprio perch questultimo stato sottratto alla responsabilit dei partiti di governo e relegato a loro. Da noi dunque, per concludere, il fallimento di questi ultimi da ascriversi alla anomalia della nostra politica che, come ho gi avuto modo di sottolineare, risulta essere priva del rapporto essenziale tra elaborazione teorica e prassi. Questo ha fatto s che scomparissero i veri riformisti che necessitano appunto di tempi lunghi e riflessioni approfondite, tant che i temi della cultura e dellambiente diventano invisibili nei programmi elettorali odierni, e si presentassero, nel vuoto del dopotangentopoli, una pletora di demagoghi che ancora sopportiamo. Anche i Verdi hanno avuto responsabilit in questo e oggi ne pagano le conseguenze: un partito che quanto a contenuti fondamentali sarebbe pi avanti di tutti ridotto al partito dei pensionati, mentre in Francia e Germania trionfano giustamente.

2013 PROVE DI SECESSIONE? Felice Besostri


Tra le norme inattuate della nostra Costituzione ve ne sono antiche, come gli articoli 39, sui sindacati, e 49, sui partiti, ma anche lart. 117, penultimo comma, una norma della novella costituzionale del 2001: un prodotto dellultimo Ulivo. Il testo di questo articolo inattuato e sconosciuto ai pi: La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il miglior esercizio delle proprie funzioni, anche con lindividuazione di organi comuni. Lultimo comma dellart. 117, invece, che prevede la possibilit che Nelle materie di sua competenza la Regione pu concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato, gi andato in Corte Costituzionale, su iniziativa della Presidenza de Consiglio dei Ministri, che ha impugnato con un conflitto di attribuzioni la partecipazione della Provincia Autonoma di Bolzano, della Regione Friuli Venezia Giulia e del Veneto a un accordo comunitario di cooperazione transfrontaliera, "Interreg III A, Italia-Austria", con i Lnder Carinzia, Salisburgo e Tirolo senza la preventiva intesa con il Governo italiano. Il conflitto di attribuzione stato risolto a favore della Provincia Autonoma di Bolzano e delle due Regioni dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 258 del 2004. facile capire, anche per non esperti, che dal combinato disposto dei due ultimi commi dellart.117 Cost. possa uscire una miscela esplosiva per lassetto del nostro Stato e minacciarne, come non mai nel passato la sua stessa unit. L'indi-

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www.arcipelagomilano.org pendentismo siciliano aveva dalla sua unantica tradizione, che ebbe un nuovo periodo di lustro dal 1943, con la nascita del separatismo, con due personaggi che propugnavano la separazione e la creazione di una repubblica isolana: Andrea Finocchiaro Aprile, fondatore e leader del Movimento Indipendentista Siciliano e Antonio Canepa, professore universitario antifascista di idee socialiste rivoluzionarie, primo capo della sua formazione militare, lEVIS. La differenza fondamentale sta nel fatto che quel separatismo, come quello originario di Bossi e della Lega Nord degli esordi, era eversivo dellordinamento costituzionale, mentre la macro-regione del Nord di Maroni si fonda su norme della Costituzione e non incompatibile con lUnione Europea. A distanza di poco pi di un decennio si possono vedere i guasti di riforme costituzionali prese per ragioni di contingenza politica, allora si trattava di adescare la Lega Nord, una costola della sinistra, per separarla da Forza Italia. Lerrore si ripetuto con la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e laccentramento finanziario in capo allo Stato centrale, con legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, di riforma degli artt. 81, 97, 117 e 119 della Costituzione. Nella proposta di Maroni si parla vagamente di macro-regione del nord, con confini incerti, cio se comprenda o meno la regione a Statuto speciale Friuli Venezia Giulia e il riferimento alla proposta, articolata dal professor Gianfranco Miglio nel 1993, per un compiuto assetto federale fondato su tre macro-regioni settentrionale, centrale e meridionale, le isole, le altre Regioni a statuto speciale, e un territorio federale intorno a Roma (anche per risolvere il problema difficile della citt capitale e del suo statuto). Un riabilitazione postuma del professore resa possibile dalla sostituzione di Bossi con Maroni. Il Senatr non era stato tenero con il professore della Cattolica, quando questo ruppe col movimento per opposizione allaccordo con Forza Italia. Un piccolo florilegio delle opinioni di Bossi: Me ne fotto delle minchiate di Miglio, Arteriosclerot ico, traditore e ancora alla domanda : Gianfranco Miglio lideologo della Lega? Il Senatr rispose: Ideologo? No, un panchinaro, concludendo con un vero elogio: Miglio una scoreggia nello spazio(Elisabetta Reguitti, Il Fatto Quotidiano, 12 agosto 2011). La proposta della Lega Nord pericolosa proprio perch dettata da considerazioni prettamente politiche di partito. Come La norma costituzionale del 2001 la Lega era al governo della Regione Lombardia con presidente Formigoni e del Veneto con Galan, entrambi di Forza Italia e poi PdL. Con le elezioni regionali del 2010 lalleanza Lega Nord-PdL, conquist anche il Piemonte, con il leghista Cota. Nessuna forma speciale di collaborazione ai sensi dellart. 117 Cost. stata varata o almeno proposta con forza dalla Lega Nord, che nel frattempo aveva anche conquistato la Presidenza della Regione Veneto con Zaia. La ragion semplice, un coordinamento delle Regioni del Nord, con la costituzione di organi comuni, avrebbe assegnato la leadership al Celeste Roberto Formigoni. La Lombardia ha 9.917.714 abitanti, il Veneto 4.937.854 e il Piemonte 4.457.335. La preminenza della Lombardia avvalorata dal sui contributo al PIL nazionale per il 20,8% con il 16,3% della popolazione, seguita dal Veneto con il 9,3% di Pil e 8,1% di popolazione e a molta distanza il Piemonte con il 7,4% di PIL e popolazione. Come si vede da questi indicatori la Lombardia, sia come popolazione che come percentuale del PIL nazionale supera la somma delle due altre Regioni padane. Se si costruisce unentit macro-regionale con organi comuni tra tre regioni del Nord, governate da una sola forza politica, nessun governo nazionale non pu non tenerne conto: in un certo senso sarebbe come una Terza Camera accanto a Montecitorio e Palazzo Madama. Il Trattato di Lisbona ha rafforzato la partecipazione dei Parlamenti nazionali e delle Regioni alla fase ascendente delle direttive comunitarie, quindi si pu facilmente immaginare quale peso potrebbe esercitare unentit di 19.312.903 abitanti, coeso e determinato, sulle decisioni comunitarie, come popolazione sarebbe lottavo Stato dellUnione collocato tra i 21.498.616 abitanti della Romania e i 16.485.787 dei Paesi Bassi. I Il peso sarebbe ancora maggiore, specialmente se al Governo ci fosse una coalizione con problemi interni e che non potesse contare su una chiara maggioranza nelle due Camere e al Senato la coalizione PD, SEL, PSI e Centro Democratico sicuramente a rischio. Se si dovesse fare, speriamo di no, una scelta tra vincere al Senato in Lombardia o vincere le elezioni regionali, non c dubbio che la sfida per il Governo regionale sia quella pi importante. Lart. 117 Cost. andrebbe riformato prevedendo un passaggio parlamentare nazionale nel caso che il coordinamento pluriregionale preveda anche listituzione di organi comuni per non lasciare tutta la materia del contendere ai conflitti di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, ma si tratterebbe di accentuarne le motivazioni di funzionalit ed efficienza amministrativa rispetto a una motivazione puramente politica, al limite dellideologia. Gli esempi cui guardare ci sono, per esempio, L'AIPO, lAgenzia Interregionale per il Po. La coalizione con a capo Umberto Ambrosoli dovrebbe gi in questa campagna elaborare un modello di cooperazione interregionale alternativa a quella ideologica della Lega Nord, per esempio con la Liguria per il sistema infrastrutturale correlato ai porti liguri. Nellambito delle competenze e funzioni regionali, che ci sono anche quelle delegate, ci sono materie importanti per lo sviluppo economico, sociale e civile, che se pensate in un quadro interregionale possono consentire economie di scala per i costi organizzativi e di gestione. Una rete di eccellenza pu essere costituita dalle Universit e dagli Istituti di ricovero e cura di carattere scientifico senza riguardo alla colorazione politica della Regione di appartenenza e con estensione, nellambito della cooperazione transfrontaliera, ad organismi e istituti degli Stati confinanti.

UNA SVOLTA PER I TRASPORTI IN LOMBARDIA Andrea Boitani


Lasciare in Lombardia che la pianificazione territoriale e la programmazione e organizzazione dei servizi andassero, malamente, ciascuno per conto proprio ha generato mostri: 1) Una marmellata insediativa in fuga dalla rendita urbana, avida di suolo al punto che il consumo questultimo andato accelerando, nonostante la quasi stazionariet della popolazione. 2) Servizi di trasporto pubblico, che non fanno si-

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www.arcipelagomilano.org stema, incapaci di soddisfare esigenze di spostamento sempre pi diversificate, di servire insediamenti sempre pi sparpagliati, con la conseguenza che aumentato il numero dei forzati dellauto. 3) Crescente congestionamento delle infrastrutture stradali, cui si risposto programmando nuove strade e, soprattutto, nuove autostrade (le uniche che, in teoria, si ripagano con lesazione di pedaggi). Una risposta molto costosa, vista lantropizzazione comunque elevata dei territori attraversati e ulteriormente consumatrice di suolo. Ma anche una risposta a rischio, vista la scarsa disponibilit a fornire le risorse necessarie da parte dei soggetti privati in teoria impegnati nel finanziamento di opere come Tem e Pedemontana. 4) Una qualit dellaria che non ha beneficiato quanto sarebbe stato possibile delle minori emissioni consentite dagli avanzamenti tecnologici nel campo dei motori proprio perch troppe auto continuano a circolare per troppi chilometri in strade troppo congestionate. A questa costosa anarchia programmatoria ha fatto da incongruo pendant il disegno formigoniano di concentrazione monopolistica della gestione dei servizi ferroviari (con la fusione tra Le Nord e Trenitalia per i servizi regionali). Disegno che ora qualcuno sogna di ampliare con ladesione al conglomerato della milanese ATM. Pi che un sogno un incubo, in cui le inefficienze non si sommano ma si moltiplicano e il potere di resistenza a qualsiasi processo di innovazione e di concorrenza non si moltiplica ma si eleva a potenza. La legge regionale di riforma del Trasporto pubblico locale (LR 6/2012) voluta dallassessore

Cattaneo e che tutti i partiti hanno approvato in Consiglio prevede lotti cos grandi per le (future) gare relative ai servizi su gomma da prefigurare procedure competitive cui di fatto possono partecipare solo gli operatori gi esistenti, magari consorziati tra loro per raggiungere le dimensioni minime necessarie. Insomma: finta concorrenza. Per fortuna, il programma della coalizione, del patto civico che sostiene la candidatura di Umberto Ambrosoli alla presidenza della Lombardia su entrambe le questioni chiarissimo. La pianificazione delle infrastrutture e dei servizi di trasporto deve essere integrata con la pianificazione territoriale e con le politiche volte a favorire la mobilit abitativa sul territorio, al fine di servire realmente i bisogni dei cittadini [] garantendo soprattutto i cittadini meno abbienti (p. 50). Poche pagine prima chiarito che tra gli obiettivi della politica ambientale e territoriale una regione a consumo zero di suolo, attraverso il riuso delle aree urbanizzate e del patrimonio edilizio esistente e la diffusa manutenzione degli spazi aperti naturali (p. 45). E naturalmente si pu attuare un rigoroso regime di compensazione tra nuovi metri quadri costruiti e vecchi metri quadri da restituire alla natura. Pianificazione, regolazione e incentivazione dei servizi e delle infrastrutture non richiedono la propriet e il monopolio regionale della gestione, che creano conflitti di interesse e distorcono le scelte politiche [] Utilizzare tutte le potenzialit della concorrenza regolamentata e la presenza di pi operatori (anche in bacini di traffico pi piccoli rispetto a quelli previsti dalla legge regionale), sia nel settore ferroviario che

in quello urbano ed extraurbano sar utile per migliorare le prestazioni del sistema. Programmazione integrata dei servizi non significa gestione monopolistica e neppure bacini di traffico molto grandi (come quelli voluti dalla Legge regionale di settore, che andr modificata), inevitabili prede degli operatori esistenti (pp. 50-51). Queste affermazioni non si prestano a equivoci. Lasciano presagire una svolta di grande portata, di cui beneficeranno tutti i cittadini lombardi, sia quelli che utilizzano i mezzi pubblici, sia quelli che utilizzano quelli privati (e non possono fare diversamente) sia quelli (e per fortuna sono la maggioranza) che pagano le tasse e perci forniscono le risorse pubbliche che il settore assorbe. Per completare il quadro della svolta che attende la politica delle infrastrutture e dei trasporti in Lombardia se vincer Ambrosoli il 24 e 25 febbraio bene leggere a pp. 52: La Regione esiger la valutazione indipendente condotta secondo i migliori standard internazionali di tutte le opere infrastrutturali localizzate sul territorio lombardo, affinch vengano realizzate le opere pi utili con le risorse limitate a disposizione. Una prassi diffusa in molti paesi, una rivoluzione copernicana in Italia. Anche sotto questo profilo, la Lombardia di Ambrosoli si allineer alle migliori e pi avanzate regioni europee e del mondo. Lasciamo alla Lega il sogno provinciale di una macroregione del Nord chiusa nel vecchiume culturale, nella pratica del clientelismo territoriale, del protezionismo e del social - capitalismo comunale.

SULLE DONNE SINISTRA VINCE (QUASI) DESTRA PERDE Camilla Gaiaschi


Le forze politiche scese in campo in vista delle elezioni regionali del 24 e 25 febbraio hanno rispettato il principio della democrazia paritaria nella composizione delle liste elettorali. Si tratta di una svolta storica: se per quanto riguarda le elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato le liste di centrodestra sono infatti ancora lontane dal rispettare lequilibrio di genere, nella corsa per il Pirellone lo storico gap tra i due schieramenti si ridotto. Il confronto, ora, passa ai contenuti: quali sono le coalizioni women friendly? Quali i programmi che intendono promuovere politiche di genere? In questo caso la differenza tra i due poli si sente eccome. Il programma elaborato dalla coalizione di centro-sinistra guidata da Umberto Ambrosoli lunico ad aver dedicato un capitolo di ampio respiro interamente ed esclusivamente alle donne sia nella sua versione sintetica (ruolo delle donne nella societ), che in quella dettagliata (democrazia paritaria). Tra gli obiettivi ci sono laumento della occupazione e dellimprenditoria femminile, lattuazione della legge 194, misure di conciliazione vita-lavoro ma anche di promozione della condivisione tra uomini e donne dei ruoli di cura. Il centrosinistra inoltre lunico ad avere inserito nel programma lobiettivo della parit di genere negli organi di governo e lattuazione della legge regionale contro la violenza di genere. Una cosa bene dirla: tanta completezza di argomenti non trova paragoni in nessuno degli altri quattro programmi elettorali. Questi ultimi, tuttavia, presentano delle differenze significative che bene fare emergere. Dopo il centrosinistra, il programma che appare pi gender oriented quello del Movimento a 5 Stelle che in Lombardia candida una donna: Silvana Carcano. Il pro-

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www.arcipelagomilano.org gramma dedica un capitolo ai diritti civili e alle pari opportunit anche se i temi di interesse specifico per le donne si esauriscono con la tutela della 194 e con ladozione (piuttosto vaga) di politiche gender mainstreaming. Ampio spazio ed questo il vero punto di originalit rispetto alle altre coalizioni riservato ai diritti Lgbt (lesbian-gay-bisexualtransexual), questione che nel programma di Ambrosoli si riduce invece ad un approssimativo riconoscimento di legami omoaffettivi. Sia la coalizione di centro guidata da Gabriele Albertini che Fare per Fermare il declino di Carlo Maria Pinardi declinano i temi di interesse per le donne principalmente nei termini del lavoro e della conciliazione. La seconda pone enfasi sullimprenditoria femminile e f acendo propri i precetti della womenomics introduce in maniera esplicita, al pari del centro sinistra, la necessit di ridurre il differenziale tra uomini e donne nelladempimento dei carichi familiari, alludendo quindi a quella rivoluzione mancata che vedrebbe gli uomini condividere assieme alle donne le attivit di cura considerate tradizionalmente femminili. Per quanto riguarda Albertini, i programmi di riferimento in realt sono due: quello del movimento Lombardia Civica e quello dellUdc. Il primo accenna sbrigativamente al coinvolgimento delle imprese in politiche di conciliazione e ai voucher per le scelte di cura, educazione, assistenza. Il secondo riserva ben due pagine al tema maternit e lavoro ed lunico che, tra le diverse proposte, prevede lapertura degli asili pubblici il sabato e la domenica, una scelta che difficilmente piacer ai sindacati ma che ha il merito di tentare di dare una risposta ai nuovi orari della citt. Certo, il punto di partenza del programma resta la famiglia tradizionalmente intesa come cellula della societ sana e discriminante ogni altra tipologia di famiglia considerata, testuali parole, surrettizia o equivoca. Quanto alle proposte avanzate dalla coalizione di centrodestra guidata da Roberto Maroni, ben poco spazio dedicato ai temi di interesse delle donne: il programma dedica due brevi passaggi rispettivamente alla conciliazione vita-lavoro (compresa la necessit di aumentare gli asili nido) e alla violenza di genere (nei termini, questultima, della protezi one e del sostegno alle vittime, escludendo quindi un approccio preventivo ed educativo) per poi proseguire in una direzione ben precisa e alquanto discutibile in materia di auto-determinazione delle donne: quella dellevoluzione dei consultori familiari in centri per la famiglia e della valorizzazione dei Centri di aiuto alla vita. I programmi, insomma, non si assomigliano. I partiti di centro e centrodestra stanno s dimostrando maggiore sensibilit verso il tema della democrazia paritaria, e questo grazie anche alla tenacia della societ civile che ha pi volte portato la giunta Formigoni di fronte ai giudici per il mancato rispetto dellequi librio di genere. Ancora molto per resta da fare per quanto riguarda le politiche di genere e, soprattutto, per i diritti delle donne: carta canta e le differenze tra i diversi schieramenti, per molti versi, non sono conciliabili. Certo, nel centrosinistra le parole per non devono bastare e domenica sul palco di piazza Duomo, assieme a Pierluigi Bersani e agli altri leader, ci sarebbe piaciuto ascoltare qualche esponente femminile in pi della coalizione.

DAL TERRITORIO ALLA REGIONE. STORIE DI POLITICA VISSUTA Eleonora Poli


Come lontano il 2011 a Milano. Questinverno non somiglia affatto, con tutta la buona volont, alla primavera arancione, e il clima pi freddo in tutti i sensi. Qualcosa certamente cambiato, e sta cambiando, ma guardandosi intorno si direbbe che ancora non abbastanza. Eppure, basta saperli cercare, di segni positivi e incoraggianti ce ne sono; osservando pi da vicino si trova un filo rosso che lega lentusiasmo della campagna elettorale di Pisapia con quella di Ambrosoli. A unire questi due momenti politici sono soprattutto le persone. Le stesse persone che si ritrovano dopo una pausa a lavorare insieme, che rimettono insieme i pezzi, lasciando da parte dubbi e disillusioni, tentazioni di ritiro a vita privata per ritrovare la stessa voglia di esserci, di partecipare, organizzare, volantinare, metterci la faccia, come ormai si usa dire; e di farsi coinvolgere e coinvolgere gli altri. A risollevare questa campagna elettorale che sembra - non si capisce nemmeno il perch - un po stanca e svogliata, ci sono tutti quei candidati che, nelle diverse liste a sostegno di Ambrosoli, hanno scelto si mettersi in gioco per la prima volta. Si candidano in primo luogo per essere parte di un progetto, interpretando unesigenza di cambiamento che travalica lesperienza personale, ma che non sarebbe mai nata, probabilmente, in una storia diversa da quella di ciascuno di loro. Qualcuno li chiama esordienti della politica, per distinguerli dai politici di professione: indagando per un po pi a fondo nelle loro vite si scopre subito che il termine quanto meno riduttivo. Al di fuori dei partiti e dei canali istituzionali, ma sempre in stretta relazione e interscambio propositivo con essi, molte di queste persone hanno svolto per anni attivit nelle associazioni, nei circoli, nei comitati, sono stati (e continuano a essere) attivi e indispensabili punti di riferimento sul territorio; hanno lavorato e lavorano intorno a questioni di principio e a problemi concreti: tanto che questi cosiddetti esordienti hanno acquisito conoscenze ampie, sono in grado di formulare critiche e proposte proprio perch fanno riferimento a una realt vissuta in prima linea. E conservano, soprattutto, unapertura verso la gente e una capacit di coinvolgere e condividere che molti politici si sono persi per strada. cos che la politica nata e cresciuta sul territorio porta a questa campagna elettorale per la Lombardia unenergia e una freschezza che possono fare la differenza. Fare politica dal basso, per chi ci ha provato, molto pi di una frase di tendenza, partecipazione una forma di cultura politica e non un ingrediente ormai da aggiungere sempre e comunque perch dopotutto ci sta bene e cattura linteresse. Chiamiamoli quindi rappresentanti della cittadinanza attiva, questi candidati, o con il termine che pi ci sembra indicato a definirli: la sostanza non cambia. Ogni storia ha le sue specificit, eppure ci sono alcuni tratti che le accomunano tutte in una sorta di identikit, di ritratto. In queste settimane ho avuto modo di conoscere e di parlare a lungo con Antonella Meiani, maestra elementare che ha lavorato fin dal primo giorno nei ComitatixPisapia Sindaco e poi nei ComitatixMilano. Oggi

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www.arcipelagomilano.org candidata al Consiglio Regionale della Lombardia come indipendente nelle liste di Sel: una donna che di politica, per vie diverse da quelle tradizionali, se ne occupata da sempre. Parlo di lei perch mi ha aiutato a comprendere meglio alcuni aspetti, ma potrei per parlare delle altre persone, tante, che hanno scelto di candidarsi per dare voce a un diverso modo di fare politica. Nato dalla primavera arancione? Anche molto prima. Nel caso di Antonella limpegno iniziato nella difesa della scuola pubblica in cui lavora da molti anni, per altri nato invece in altri ambiti professionali, oppure nel quartiere, nella zona, intorno a un tema o una situazione specifica. Attenzione, perch a differenza di quanto qualcuno potrebbe credere con un certo interessato scetticismo di fondo - in questa diversit non c niente di dilettantesco o di lasciato al caso. Anzi. Al politico tuttologo, che nei suoi discorsi ci mette proprio tutto, spaziando dalla politica estera ai problemi alla sanit, del precariato e ai diritto diritti delle coppie di fatto (e che d quindi limpressione di conoscere tutto in modo un po teorico e asettico), si contrappone il candidato della societ civile, che si concentra su uno, due, massimo tre temi. Ma su quelli ha una preparazione che gli deriva da unattivit effettiva e concreta, da un confronto quotidiano con la gente di cui si sente parte e non portavoce. Candidarsi interpretando questo spirito, significa per prima cosa non essere da soli sulla strada, ma rappresentare nelle piccole come nelle grandi cose - una candidatura collettiva. Spesso si sente dire, ed anche un po un luogo comune, che un politico ha dietro un movimento; nel caso di cui stiamo parlando, invece, il movimento non dietro, ma dentro il candidato, che insieme a esso nasce e fa crescere le proprie idee, senza essere n pi avanti n pi. Allora anche la campagna elettorale non pi un percorso singolo, in tutto e per tutto diventa lavoro di gruppo, avventura condivisa, basata su una spontaneit che non significa mai improvvisazione. Si mettono insieme competenze e si riuniscono le forze, proprio come succede nelle riunioni dei Comitati e delle associazioni quando si devono organizzare iniziative ed eventi, feste o manifestazioni di piazza. Ciascuno fa quello che sa fare nella vita e anche il programma si costruisce insieme, come unespressione com une e ragionata, non pronta e confezionata ma perfezionabile lungo il tragitto. Antonella Meiani mi racconta che per lei ha funzionato e sta funzionando esattamente cos, anche in questi ultimi giorni. Ciascuno ci mette una frase, una parola, un'idea, una proposta; gli errori sono normali e consentiti, fanno parte del gioco; l'agenda si monta e si smonta, gli eventi si costruiscono, quelli con gli altri candidati sono momenti di confronto senza lansia di dover arrivare prima o primo. Sera dopo sera si gira per i quartieri della citt e in provincia, dai mercati ai circoli, foto e riprese video sono fai-da-te. Quello che non manca mai il dialogo con le persone, ascolto e sorriso: daltra parte Pisapia ha fatto scuola, e non si dimentica lo stile. Le strategie dei partiti, che per ordini di scuderia devono favorire un candidato piuttosto che un altro, sono quanto mai lontane, estranee. E nei discorsi in pubblico il candidato non professionista, non importa che abbia diciotto o cinquantacinque anni, lo riconosci a prima vista, anche se non sei un esperto e di discorsi elettorali non ne hai sentiti poi tanti nella tua vita. Lo riconosci non perch sa meno cose degli altri o perch meno bravo a esprimerle, ma perch ancora gli brillano gli occhi e gli si incrina la voce quando ne parla; la politica, il rapporto con gli elettori, o potenziali elettori, ancora non ha assunto i tratti grigi dellabitudine e del lavoro di routine. Che ci creda veramente, questa persona? Ed ecco che settimana dopo settimana, ormai ne sono passate quattro o cinque, in questo entusiasmo dei candidati neofiti si torna inaspettatamente, e con immenso piacere, a riconoscersi.

ECONOMIA SOMMERSA, CRIMINALE, RICICLAGGIO, EVASIONE FISCALE Elio Veltri


Linformazione televisiva offre quotidianamente una overdose di dichiarazioni politiche e di interviste rapide sulle condizioni delleconomia, la crisi occupazionale, la crescita. Nessuno riflette abbastanza sul fatto che difficile o, meglio, impossibile, impostare seriamente qualsiasi riforma senza prendere in considerazione la quota enorme di economia sommersa e criminale (mafiosa) che costituisce oltre il 40% della ricchezza prodotta dal paese e stravolge tutti i dati sullevasione fiscale e contributiva, sulloccupazione, sui redditi e sui consumi. Nel 2004 Paolo Sylos Labini, nella premessa del libro Il topino intrappolato scriveva allautore: Conoscevo gi i problemi cui accenni e che tratti sistematicamente nel libro. Ma vederne lelenco sintetico e costatare che, per ogni problema, sei riuscito a individuare fonti e valutazioni attendibili mi ha molto impressionato; alcune delle stime non sono, e non possono essere, precise, ma considerate le fonti, credo che gli ordini di grandezza siano quelli. Ce n abbastanza da essere angosciati. Alle stesse conclusioni pervenuta la ricerca del 2010 su economia illegale e criminale- (G. Ruffolo, E. Veltri, F. Archibugi e A. Masneri) e nel 2012 un documento di G. Ruffolo, E.Veltri e L. Zanda, illustrato in una conferenza stampa al Senato, nel quale si sottolinea che nessun governo sar in grado di impostare qualsiasi politica economico-sociale e garantire la qualit dei servizi del nostro paese, senza che venga ridotta lenorme area delleconomia sommersa e criminalmafiosa; venga combattuto il riciclaggio di denaro sporco; venga contrastata e ridotta la corruzione diffusa, pubblica e privata.. Bankitalia in uno studio pubblicato a maggio 2012, conferma i dati e valuta 490 miliardi di euro il sommerso da evasione fiscale e da economia criminale, pari a oltre il 31% del PIL. Lautorevolezza della ricerca e la conferma delle cifre esplosive anche rispetto al resto DEuropa, non hanno impedito al governo, ai partiti e agli organi di informazione, eccezione fatta per il Sole 24 ore, di stendere un velo di silenzio, sul documento della banca centrale. Circa il peggioramento della situazione, vale la pena ricordare che nel settembre del 2010, i ricercatori del Centro Studi di Confindustria coordinati da Luca Paolazzi scrivevano: C una parte delleconomia italiana che non ha subito recessione: il sommerso. A ruota di Bankitalia, una ricerca Eurispes, pubblicata da Gian Maria Fara e Antonio Iodice nel libro Litalia in nero Datanews Novembre 2012. Secondo i due

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www.arcipelagomilano.org studiosi leconomia sommersa nel nostro paese ha generato nel 2010 almeno 529 miliardi di euro segnando un consistente aumento rispetto allanno precedente. Sempre secondo i calcoli dellistituto il nostro sommerso equivale al PIL di Finlandia (177 miliardi), Portogallo (162), Romania (117), Ungheria (102) messi insieme. A esso va aggiunto il Pil delleconomia criminale valutato 200 miliardi, coincidente con la valutazione di Bankitalia. Complessivamente 729 miliardi di Pil. Facile valutare levasione fiscale complessiva. Secondo le rilevazioni riportate da Eurispes il 53% delleconomia non osservata rappresentato dal lavoro sommerso che vale 280,5 miliardi, il 29,5% dallevasione fiscale ad opera di aziende e imprese, valore 156 miliardi e il 17,6%, 93 miliardi, dalla cosiddetta economia informale. Sempre Eurispes informa che lo Spread tra ricchezza dichiarata e benessere reale calcolati sulla base degli indicatori di ricchezza (fonte Unioncamere) e di benessere (fonti Banca dItalia, Agenzia del territorio, Aci, Siae) molto elevato. Partendo da una base 100, tra le regioni, la Puglia prima con uno spread di 54 punti seguita da Sicilia, Campania e Calabria. Per quanto riguarda le Province, nel sud e nelle isole lo spread compreso tra 50 e 57 punti. In Lombardia, a Pavia e Como di 28. Quanto alleconomia criminale, Il fatturato annuo delle mafie italiane, valutato da organismi diversi, si aggira allincirca sui 180-200 miliardi di euro ed pi elevato del PIL di Estonia (25 mld), Romania (117 mld), Slovenia (30mld) e Croazia (34 mld). I beni consolidati delle mafie italiane sono stimati 1.000 miliardi di euro. La loro confisca risolverebbe il problema del debito pubblico. Ma i sequestri vanno a rilento e costituiscono il 10% dei patrimoni mafiosi e di questi solo la met arriva a confisca. Il che significa che finora stato confiscato solo il 5% dei patrimoni, di cui una parte consistente, non stata nemmeno assegnata. Per cui evidente la sproporzione fra la ricchezza e la complessit delle leggi e i risultati effettivamente raggiunti sul terreno nevralgico della repressione delle accumulazioni finanziarie illecite e della loro utilizzazione a fini di infiltrazione delleconomia legale. (Grasso- Relazione 2009 alla Commissione antimafia). In conclusione, la globalizzazione ha reso evanescente il confine tra economia legale e criminalit, favorito dalla caduta delle frontiere e dalle nuove tecnologie come internet oltre che dalla mancanza di organizzazioni internazionali con poteri necessari per fare rispettare le leggi e il diritto, che rimane confinato entro le frontiere degli Stati nazionali. Naturalmente allanalisi dei fatti dovrebbe seguire la cura. Per quanto mi riguarda insieme al comitato Nomos abbiamo fatto uno sforzo per indicarla in una proposta di legge di iniziativa popolare che nel mese di settembre del 2012 abbiamo depositato in cassazione (http://www.nomos.name/), nel disinteresse generale del governo, dei partiti, dei sindacati e del parlamento che si occupano daltro.

SVILUPPO URBANO IN TEMPO DI CRISI Matteo Bolocan Goldstein e Andrea Di Giovanni


possibile che la crisi economica che stiamo attraversando sia riconducibile a una congiuntura recessiva e che - presto o tardi - potr essere ricordata come una delle ricorrenti crisi alle quali il capitalismo mondiale ci ha abituati nella sua ormai plurisecolare storia. Non si pu tuttavia escludere che tempi e modi di superamento della drammatica congiuntura domandino qualcosa di pi e di diverso rispetto alla semplice retorica di una crescita da riattivare a tutti i costi, per invertire i segni negativi che oggi condizionano i principali indicatori economici. Ci rimanda alla stessa discussione che accompagna in questi anni linterpretazione della crisi e delle sue origini, se sia essa classificabile come una tradizionale fase recessiva o, diversamente, rappresenti una grande contrazione che domanda strumenti e visioni differenti per il futuro. Lasciamo per il momento agli specialisti un confronto tanto impervio su ragioni e possibilit di comprendere tali dinamiche economiche ormai irreversibilmente mondializzate, ma non mancano autorevoli osservatori che saggiamente ricordano le origini spaziali della crisi attuale, lo fa una volta ancora Salvatore Settis sulle pagine di Repubblica dell8 febbraio, ricordando la crisi statunitense dei mutui subprime e lanciando un ennesimo allarme sui livelli inaccettabili di consumo ed erosione del suolo, risorsa non riproducibile tra quelle fondamentali per praticare una diversa relazione tra insediamenti umani e sviluppo civile ed economico. davvero impressionante accostare i dati riguardanti la potente contrazione delleconomia reale (il forte calo della produzione industriale e dei livelli occupazionali, innanzitutto) a quelli che paiono invece indicare unespansione inarrestabile della urbanizzazione, riferibile sia agli effettivi fenomeni di crescita territoriale in corso, sia alle previsioni pianificate registrate nei tanti strumenti urbanistici prodotti in ordine sparso dalle amministrazioni locali. Siamo consapevoli che considerare la crisi dalla prospettiva spaziale impone di valutare fenomeni estremamente sensibili alle scale e ai contesti regolativi che si sceglie di osservare, come non ci nascondiamo che i dati reali che segnano le dinamiche del settore edilizio e delle costruzioni registrano oggi livelli drammatici, ancor pi sorprendenti se accostati ai processi continui di erosione del suolo. Tuttavia, di fonte a quello che emerge come il pi imponente ciclo storico di espansione urbana nella dimensione mondiale e di sistematica incorporazione di immense ricchezze economiche nella produzione di ambiente costruito (la grande quantit di capitale eccedente di cui ci parla David Harvey nel recente volume Lenigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza) sembra necessario riflettere radicalmente sui paradigmi della crescita che hanno per lungo tempo dominato il rapporto tra capitale e natura come le forme e i modi di pr oduzione dello spazio urbano, condizionando la stessa concezione operativa degli strumenti di governo e di intervento urbanistico. Questo per dire che la necessit di ripensare credibilmente uno sviluppo economico e materiale che non forzi e violi sistematicamente i suoi limiti naturali non pu che investire in pieno le stesse forme di produzione di nuovo valore, il loro significato sociale, ma anche la sfera delle tecniche e degli strumenti operativi che dobbiamo sapere pensare e mettere al lavoro in una diversa prospettiva. Dunque lurbanistica si confronta oggi con un fenomeno urbano dai caratteri inusitati e straordinaria-

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www.arcipelagomilano.org mente complessi, osservata in una prospettiva di lungo periodo la storia dellurbanizzazione dellItalia repubblicana appare scandita da fasi prevalenti e significative che rendono ragione dellattuale condizione urbana. Nella fase odierna, semmai, si acuiscono alcuni problemi che hanno origini lontane e che non hanno trovato soluzioni definitive. Ci rende pi incerte le possibilit di trattamento di alcune istanze da parte dellurbanistica e di risposta tecnicamente pertinente ed efficace con strumenti tradizionali pensati prevalentemente per il governo della crescita. In un testo fondamentale, pietra miliare alle origini dellurbanistica, la Teoria generale dellurbanizzazione di Ildefonso Cerd (1867), si trovano chiaramente espresse le premesse teoriche e gli orientamenti pratici di una disciplina che in quei lontani anni e negli anni successivi andr costituendo il proprio statuto disciplinare in relazione ai problemi dellinurbamento e del governo della crescita urbana. Se dunque guardiamo alle sue origini, forzando per un momento linterpretazione, diventa quasi possibile sostenere che nella fase odierna lurbanistica si presenta come una disciplina costitutivamente anticiclica, incapace di esprimere una presa realmente adeguata rispetto alla natura dei problemi e dei fenomeni in atto. Il governo della mobilit urbana e territoriale, la capacit di risposta alle numerose domande sociali di uso e significazione degli spazi urbani da parte delle innumerevoli popolazioni urbane contemporanee, lassunzione non solo retorica delle questioni ambientali legate alla gestione del suolo come risorsa scarsa e non riproducibile, la capacit di misurarsi con la ricomposizione a posteriori degli insediamenti urbani entro trame insediative e ambientali sostenibili costituiscono oggi alcuni degli aspetti di maggiore criticit rispetto ai quali si misura il divario fra i termini essenziali di una nuova questione urbana e la capacit di trattamento tecnico dei pi rilevanti fenomeni con gli strumenti tradizionali dellurbanistica. Se oggi la domanda non riguarda soltanto dimensioni e luoghi della crescita urbana, assunte come invarianti di un fenomeno urbano che pu contare su tempi, risorse e condizioni di sistema complessivamente certe rispetto alle quali le prospettive dello sviluppo urbano hanno assunto storicamente i toni della crescita (come sosteneva nel 1984 Bernardo Secchi ne Il racconto urbanistico), lurbanistica si vede costretta a un ripensamento dei propri paradigmi disciplinari fondamentali e a una innovazione della strumentazione tecnica atta a operare un trattamento dei nuovi problemi in relazione a un mutato quadro di riferimento. Il ritardo sembra accumularsi nel nostro paese rispetto a entrambe le questioni: ridefinizione dei paradigmi e innovazione delle tecniche. Sul primo fronte alcune esperienze internazionali sembrano tracciare vie promettenti soprattutto rispetto agli aspetti ecologici e di ricomposizione insediativa, aspetti evidentemente non disgiungibili e invocanti prospettive di trattamento meno semplificanti rispetto a quelle sinora delineate. Per quanto riguarda il secondo fronte, quello delle tecniche, tradizionalmente pi inerte e resistente al cambiamento, le prospettive sono pi incerte e confuse. Nel dimensionamento delle previsioni urbanistiche introdotte dai piani si dimostra particolarmente difficile operare uno spostamento dalledificazione del nuovo al recupero dellesistente (poche, note e non del tutto risolte rispetto agli esiti conseguenti sono le cosiddette esperienze di piani a consumo di suolo zero, in molti casi espressione soprattutto di un orientamento politico piuttosto che di soluzioni tecniche coerenti e convincenti rispetto al dispositivo di regolazione del suolo nel suo complesso), anche laddove le condizioni economiche e finanziarie di sistema indurrebbero a prudenza e gli aspetti territoriali suggerirebbero coraggio nellapprontamento di un vasto programma di manutenzione e recupero urbano. Le difficolt di bilancio nel difficile equilibrio fra reperimento di risorse (che non possibile continuare a pensare provenienti dai soli oneri di urbanizzazione, ma che pi convintamente devono essere ricercate entro una auto sostenibilit delle operazioni promosse) e attivazione di iniziative di sviluppo territoriale (che si auspicano pi e meglio orientate nel senso della cura invece che nel senso della crescita) faticano a trovare una soluzione convincente e, soprattutto, effettivamente praticabile attraverso i meccanismi di perequazione e compensazione urbanistica spesso troppo complessi e inefficaci rispetto alla ri-attivazione di iniziativa imprenditoriale e sviluppo territoriale secondo logiche datate e inattuali. La soluzione non certamente semplice, n tanto meno a portata di mano o, per cos dire, di piano. Una cosa, tuttavia, si afferma ormai con sufficiente chiarezza e perentoriet: le esperienze urbanistiche di questa fase e dei prossimi anni dovranno accettare di cimentarsi con le incertezze tecniche e politiche ed eventualmente anche con gli insuccessi che una fase di sperimentazione necessariamente ammette. La pazienza sar forse la dote pi utile e necessaria per quanti ambiranno a risultati significativi e non effimeri

I MILANESI CHE FECERO LIMPRESA E QUELLI CHE LE PROMUOVONO Valentina Magri


Maschio, tra i 36 e i 44 anni, lavora nelle costruzioni, nel commercio allingrosso, nei trasporti terrestri o nel settore auto. Non lo scapolo doro, bens il giovane imprenditore individuale milanese secondo una ricerca dallUniversit San Raffaele di Milano, Facolt di Scienze della Comunicazione, commissionata dalla Camera di Commercio di Milano. La ricerca, supervisionata dal Prof. Marino Livolsi, si avvale del database REA (Registro delle Imprese) della Camera di Commercio di Milano, aggiornato al 31 marzo 2009. Il campione analizzato include solo gli imprenditori individuali firmatari unici e fautori attivi della gestione e delle strategie della societ di nazionalit italiana. Gli imprenditori sono divisi in due categorie: i proprietari di imprese attive (che non sono fallite, liquidate, cessate, inattive o sospese), pari a 31.383; i proprietari di imprese non attive (2.889), per un campione totale di 34.272 imprenditori analizzati. Uno sguardo dinsieme alle imprese milanesi analizzate parte dai settori di riferimento: i pi rappresentati sono commercio e costruzioni, che costituiscono la met delle imprese milanesi. Con un tratto comune: il contenuto tecnologico-culturale medio-basso. Confrontando tra loro le imprese attive e non, si nota che quelle artigiane hanno maggiore propensione a essere attive, forse per i maggiori aiuti che ricevono dallo Stato o dalle associazioni.

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www.arcipelagomilano.org Per quanto riguarda la natura giuridica, si nota uno spostamento di preferenze verso forme pi strutturate come le srl. Scendendo pi nel dettaglio dei titolari delle imprese, emergono delle interessanti differenze di genere: gli imprenditori di sesso maschile sono pi frequentemente titolari di imprese attive rispetto alle donne (78% contro 73%), sebbene dal 2002 stiano aumentando le donne imprenditrici. Esiste poi una polarizzazione delle attivit in mani maschili o femminili. Le donne gestiscono imprese dei comparti di commercio al dettaglio, servizi alle famiglie e alle imprese, alberghi e ristoranti; gli uomini invece si occupano di costruzioni, commercio allingrosso, trasporti terrestri e autoveicoli. Il ciclo di vita dellimpresa sembra andare di pari passo con quello dellimprenditore: si riscontra i nfatti un maggior tasso di incidenza delle chiusure delle imprese con laumentare dellet del titolare. A questo punto la ricerca va pi a fondo nel testare in modo rigoroso le possibili determinanti della probabilit di unimpresa di restare attiva attraverso un modello econometrico: la regressione logistica multinomiale. Emerge che il sesso maschile rema contro tale probabilit, mentre lavanzare dellet dellimprenditore la incrementa. Ma dato che le differenze di genere tendono ad annullarsi allaumentare dellet, sembra che sia questultima a fare la parte del leone nel determinare la non attivit di unimpresa. Le probabilit a favore dellattivit aumentano anche per i servizi alle famiglie e i trasporti terrestri. Alle difficolt fisiologiche nel tenere unimpresa aperta si sommano quelle dovute allattuale Grande Recessione: chiusura dei rubinetti del credito in primis. Cosa fa Milano per favorire limprenditorialit dei milanesi? Una partnership rilevante in tal senso quella tra Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano e Universit Bocconi, che hanno dato vita al consorzio Speed MI Up, presieduto da Alberto Meomartini, Presidente di Assolombarda e di Saipem (Gruppo Eni). Lincubatore di imprese, presentato in Universit Bocconi il 28 gennaio 2013, prevede che gli imprenditori e i professionisti interessati possono presentare domanda di partecipazione al bando tra il 29 gennaio e il 29 marzo 2013. Al termine della procedura, saranno selezionate cinque imprese e dieci professionisti, che potranno rimanere nellincubatore per due anni. Ogni anno saranno emessi due bandi e a regime saranno presenti contemporaneamente nellincubatore 20 start up e 40 professionisti con partita IVA. Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.speedmiup.it. Un altro incubatore dimpresa promosso da una realt universitaria lAcceleratore dImprese del Pol itecnico di Milano (www.ai.polimi.it), gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano. Le idee imprenditoriali possono essere sottoposte attraverso il form di candidatura on-line purch rispettino i requisiti di accesso e saranno valutate da una Commissione Tecnica. Per coloro che vogliono entrare nel business della Green Economy con unimpresa sociale, lincubatore dimprese ideale Make a Cube3, che promuove la nascita di start up attente a qualit della vita, ambiente e giustizia sociale (www.makeacube.com). Lincubatore una joint venture con Make a Change, movimento che vuole favorire le imprese sociali. In tempi di recessione economica, la distruzione creatrice dellimprenditore ancor pi la pi benvenuta. Pardon: la pi incubata.

Scrive Valentino Ballabio a Ugo Targetti


Le tue interessanti osservazioni mi sembrano complementari all'appello ai candidati sulla legislazione regionale (e nazionale) in materia urbanistica, sopratutto nel senso di legare le normative specifiche (analogo discorso riguarda la altrettanto scottante tematica sociosanitaria) a una ridefinizione dell'assetto istituzionale regionale e sub-regionale. Purtroppo, anche in questa campagna elettorale, non se ne parla proprio: non appartiene all'orizzonte cognitivo della classe politica, candidabile e ricandidabile fin che si vuole ma tutta senza eccezione impermeabile al problema dei mezzi istituzionali e amministrativi coi quali conseguire gli scopi proclamati (territorio e ambiente, occupazione e crescita, salute e welfare, giovani e anziane senza dimenticare le donne, ecc.). Esaurita la sbornia federalista, variamente aggettivata anche a sinistra, nonch la smania abolizionista delle province dopo che si era andati vicino a un moderato e sensato riaccorpamento prevale uno scrupoloso riserbo. Ad esempio, nello stesso numero di ArcipelagoMilano Arturo Calaminici definisce sgorbio il fallito decreto Monti, che in effetti conteneva accanto alle luci (la riproposizione della citt metropolitana coincidente con la relativa area) pesanti ombre (oscuri e inefficaci organi di governo di secondo grado). Ma in alternativa il centro sinistra, dopo i disegni di legge dei senatori Besostri (2001) e Pizzinato (2002) presto abbandonati al loro infausto destino cosa ha proposto al riguardo in questo decennio? E le istituzioni da esso amministrate (la Provincia dal 2004 al 2009 e il Comune di Milano attualmente)?

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Casa Verdi e canzoni napoletane
Se non siete mai entrati in Casa Verdi a Milano - e specialmente se avete visto il recente film Quartet di Dustin Hoffman che si dice ispirato proprio alla Casa di riposo per musicisti di piazza Buonarroti - non

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www.arcipelagomilano.org perdete tempo e andate a visitarla (www.casaverdi.org); un pezzo della storia della musica che non si pu ignorare. Verdi ha scritto a un amico che delle mie opere, quella che mi piace di pi la casa che ho fatto costruire a Milano per accogliervi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virt del risparmio. Poveri e cari compagni della mia vita!; ed stata anche lultima delle sue opere, istituita due anni prima della morte, unopera riuscita molto bene. I suoi ospiti vivono unintensa vita di relazione, animata da eventi e da spettacoli musicali, esattamente come accade nel film che da loro ha preso le mosse. Domenica scorsa vi abbiamo sentito un magnifico concerto del contralto Daniela del Monaco accompagnata dal chitarrista Antonio Grande, entrambi napoletani ed entrambi docenti - lei a Napoli, lui a Salerno musicisti di razza e completi, con vasti interessi che vanno dal barocco al contemporaneo. Oltre alla loro usuale attivit artistica e professionale, hanno creato questo duo chiamato emblematicamente minimoEnsemble che dal 1996 persegue lo scopo - non da poco - di restituire dignit alla canzone napoletana. Una grande lezione di musica colta in un mondo - quello della canzone napoletana - da sempre universalmente amato ma del quale si sono avute troppo spesso rappresentazioni superficiali e volgari; anche le meravigliose e tonanti voci tenorili di Caruso e di Gigli - cos come, allopposto, la voce sommessa, intima, accattivante di Roberto Murolo - ne hanno tradito i valori, facendone gradevolissime ma distorcenti parodie che non hanno colto il loro pi profondo significato, quellintreccio struggente di sentimenti contraddittori che poesia e musica insieme hanno saputo fondere lungo tante generazioni. Dice la Del Monaco che la canzone napoletana un genere colto di origine popolare, ma anche qualche cosa di pi se si pensa che essa ha coinvolto musicisti come Giovanni Battista Pergolesi e Domenico Cimarosa, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti, poeti come Salvatore Di Giacomo e Gabriele dAnnunzio o come Ferdinando Russo e Libero Bovio. Lorigine popolare nelle cose, la conosciamo da sempre, ma a fare la differenza sono le componenti culturali, quelle su cui si sono concentrati ed hanno fatto emergere i due musicisti: da una parte la drammaticit e il dolore con cui Daniela del Monaco ha cantato Core ngrato, rinnovandone completamente il contenuto poetico, la magia e lincredibile fantasia del racconto del Guarracino, dallaltra la straordinaria ciaccona costruita da Antonio Grande sul tema di Torna a Surriento. Per non dire della essenzialit e della semplicit di cantare e suonare senza indulgere alla volgarit dellamplificazione, lasciando vibrare naturalmente la voce calda, piena, inquietante del contralto - che ricorda quella conturbante del controtenore - e il suono delicato e sussurrato dello strumento classico, toccato senza plettro un vero incanto. Molto raffinato il programma, rigorosamente cronologico, partito con la voce sola fuori campo di lei nella prima canzone napoletana della storia, Jesce sole (jesce sole, jesce sole addo' nun se magna, miette mmiezz' 'o pane 'na carezza cumpagna ), del tredicesimo secolo, per concludere con la divertente burla di Bellavista ( venteme a truv, st' a Bellavista... tengo na bella casa bene esposta: ddoje logge, tre balcune, tre feneste, na tavula 'e mangi pe' vinte ...) del 1939. Ed hanno fatto bene a fermarsi a quella data, alla vigilia della guerra che ha segnato linizio dellimbarbarimento della citt, verso quel degrado che oggi - checch ne dica il suo vanesio sindaco - purtroppo sotto gli occhi di tutti e soprattutto degli ingiustamente mortificati napoletani. Sorprendente e bizzarro stato ascoltare quella musica in quella casa; il folclore napoletano in una delle pi colte istituzioni milanesi, canzoni popolari e vernacolari nel tempio della musica lirica in cui sepolto il suo sommo sacerdote. Se tutto ci si svolto in perfetta armonia, con un pubblico entusiasta di musicisti che sicuramente, considerata anche let media, si trova pi orientato al classico che al leggero, vuol dire che la canzone napoletana veramente non , come molti credono, folclore. E cos il successo ottenuto dai due artisti napoletani, e la palpabile emozione e partecipazione di quel pubblico, hanno dimostrato che il livello della loro ricerca e la qualit della loro esecuzione sono stati assolutamente straordinari. Speriamo che ritornino e che vengano presentati anche a un pubblico pi vasto ed eterogeneo.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org I tarocchi dei Bembo. Gusto cortese tra Milano e Cremona
Dopo i tarocchi della collezione Sola Busca, la Pinacoteca di Brera espone un altro prestigioso gioiello, le 48 carte del mazzo braidense, detto Brambilla dal nome della famiglia milanese che lha posseduto nel corso dellOttocento e di buona parte del Novecento. Il mazzo, realizzato dalla bottega cremonese di Bonifacio Bembo tra il 1442 e il 1444 circa per il duca di Milano Filippo Maria Visconti, stato acquistato nel 1971 dallo Stato per la Pinacoteca. Per ragioni conservative legate al materiale costitutivo (cartoncino pressato, rivestito di un sottile strato di gesso, con foglia doro o dargento e coloritura a tempera), i tarocchi non possono essere esposti con continuit. Ecco perch, dopo la breve apparizione alla mostra Oro dai Visconti agli Sforza, tenutasi al Museo Diocesano nel 2011, loccasione preziosa. La mostra, curata da Sandrina Bandera e Marco Tanzi, presenta una scelta di opere che, nel secolo scorso, sono state alla base del recupero critico della stagione del gotico in Lombardia e intende fare il punto sulla produzione artistica della famiglia cremonese dei Bembo, protagonista, tra Lombardia ed Emilia, del delicato passaggio dalla cultura gotica cortese e internazionale, a quella rinascimentale. I fratelli Bembo, attivi alla corte milanese e nelle principali corti padane, attraversano quarantanni di storia del ducato con ruoli da protagonisti: Bonifacio, alla guida della bottega cremonese, il preferito dei duchi di Milano, che gli affidano la conduzione delle pi importanti fabbriche nei centri del loro potere (Mi-

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www.arcipelagomilano.org lano, Pavia, Cremona, Vigevano, Caravaggio); Ambrogio il suo collaboratore prediletto tra gli anni quaranta e cinquanta. Benedetto, pi giovane, e il presunto Gerolamo sono, invece, i beniamini dei feudatari padani. Stessa famiglia ma influenze e interessi differenti: Bonifacio guarda alla tradizione gotica di Milano e, in parte, di Venezia e si rivolge a Gentile da Fabriano, Masolino e Pisanello registrandone le opere presenti nei territori confinanti con Cremona e in Valpadana, Benedetto precocemente orientato sulla Ferrara di Leonello dEste, tra lo Studiolo di Belfiore, Donatello e Rogier van der Weyden. A contornare i tarocchi dei due mazzi bembeschi presenti in mostra, quello di Brera e quello dellAccademia Carrara di Bergamo, sono esposte alcune significative opere, selezionate per tentare di delineare, alla luce delle pi recenti riflessioni critiche, le scelte espressive dei vari fratelli. Codici disegnati e miniati, tavolette da soffitto e dipinti su tavola e anche, da Cremona, i ritratti dei duchi Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti (1462), affreschi strappati dalla chiesa di SantAgostino, mai usciti dalla citt, e lIncoronazione di Cristo e di Maria. Il tutto per testimoniare la produzione quasi seriale di questa famiglia di artisti. E proprio la bottega (o le botteghe) dei Bembo rappresentano un modello esemplare del fervore culturale che anima, dalla met del Quattrocento, Cremona, scelta nel 1441 per celebrare il matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, fondatore della nuova dinastia. Nel segno delle nozze ducali si intrecciano, simbolicamente, i vecchi e i nuovi orizzonti culturali: la tendenza milanese a un visione gotica propriamente internazionale, derivata da Giovannino de Grassi e da Michelino da Besozzo, con uno sguardo pi moderno, aggiornato sulle novit portate dal toscano Masolino, ma anche sulla lezione pi espressiva in arrivo da Padova e Ferrara. In mostra anche un capolavoro eccezionale: i disegni del Lancillotto, che ne fanno un codice-capolavoro della cultura cavalleresca, sempre attribuito alla bottega di Bonifacio Bembo. I tarocchi dei Bembo. Una bottega di pittori dal cuore del Ducato di Milano alle corti padane Pinacoteca di Brera Dal 21 febbraio al 7 aprile Orari 8.30-19.15 da marted a domenica (la biglietteria chiude alle 18.40) Biglietti Intero: 10,00 Ridotto: 7,00

Bob Dylan pittore a Milano


Di lui si sa che un grande musicista, un poeta (ha vinto anche il Premio Pulitzer 2008), un idolo per intere generazioni, e un vero artista. Nel senso pi letterale della parola. A Milano, presso lAppartamento di Riserva di Palazzo Reale (primo piano), Bob Dylan espone 22 lavori, oli su tela, in cui la protagonista indiscussa la New Orleans degli anni 40 e 50. Da cosa nasce la passione di Dylan per la pittura? In realt un amore di lunga data questo, risalente gi agli anni 60, data in cui, per un piccolo incidente, Dylan costretto a letto e passa il suo tempo disegnando e abbozzando le prime opere. Una passione che continuata nel corso degli anni, tra un tour e laltro anzi, durante gli spostamenti tra una tappa e laltra, tanto che la prima mostra di bozzetti e disegni a essere esposta (in Italia), era intitolata On the road. Dylan ci riprova, questa volta a Milano, citt nella quale ha fatto una breve apparizione allinaugurazione della mostra. Pochi minuti, giusto il tempo di una foto e via di nuovo. Il tema dei 22 dipinti, la cui serie intitolata New Orleans Series, dunque la realt sporca, angusta, malfamata e cupa della citt americana negli anni 40 e 50, altrettanto loschi ma vivi. La mostra si caratterizza, soprattutto nelle prime stanze, per scene molto forti di sesso e violenza, creando un contrasto incolmabile con le tappezzerie e la boiserie degli antichi appartamenti. Basati quasi tutti su fotografie, le tele raccontano un mondo tormentato, intriso di perversioni sessuali, razzismo, ma anche di situazioni allapparenza banali: fedeli afroam ericani che cantano in chiesa con i loro reverendi, attese alla stazione del treno, barber shop, bische e balli clandestini. Si conclude con le Courtyard, interni di cortili che Dylan ha visto durante le sue passeggiate per la citt che tante volte lo ha ospitato. Qui il tono si rilassa, la tensione delle scene di violenza si allenta e si portati in un mondo fatto di piante, fiori, colori e sole. La pennellata di Dylan pastosa e materica, non ha spazio per le raffinatezze dei dettagli, centrerebbero poco con i temi rappresentati, crea e forma i personaggi dando loro forza e corposit. Si potrebbe preferire il cantautore rispetto allartista, ma la mostra a ingresso gratuito, su decisione dellartista stesso, per cui il confronto dobbligo. Bob Dylan - New Orleans Series Palazzo Reale, fino al 10 marzo lun 14.30-19.30; mar, merc, ven e dome 9.30 -19.30; giove e sab 9.3022.30. Ingresso gratuito

Le mostre del 2013. Milano si risveglia?


Nuovo anno, nuove mostre. Dopo il clamoroso successo della retrospettiva su Picasso, che stata la mostra pi visitata dItalia e che ha r egalato numeri da capogiro in termini di biglietti staccati, si pensa gi alle nuove iniziative. Ancora da vedere, fino a marzo, la bella mostra di Costantino 313 d.C., sempre a Palazzo Reale, sede che ospiter anche, a partire dal 21 febbraio, un altro gigante della pittura: Modigliani. E infatti la mostra dal titolo Modigliani e gli artisti di Montparnasse: la collezione Jonas Netter, racconter la vita, le opere, larte e le passioni di Modigliani, livornese ma parigino dadozione, e dei tanti artisti che con lui hanno condiviso gli anni della Parigi, difficile, affascinante, vivissima, di inizio secolo. Sempre a Palazzo Reale, in autunno, prevista una mostra che non mancher di affascinare e stupire: protagonista sar August Rodin, lartista del Pensatore, con una mostra monografica in cui verranno presentati, per la prima volta in Italia, sculture e opere per lo pi in marmo. Il programma espositivo dellanno molto ricco, con nomi, come si visto, di grande richiamo. Continuiamo proprio con Palazzo Reale e le sue mostre pi importanti. A fine gennaio aprir Il vero e il falso, mostra che propone un viaggio sul fenomeno della falsificazione nel mondo dellarte, a cura della Guardia di Finanza, mentre in febbraio ci

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www.arcipelagomilano.org sar invece una piacevole sorpresa per gli appassionati di Bob Dylan: verranno infatti esposti 22 dipinti creati dal musicista-artista, che da anni si diletta anche di pittura. A cura di Francesco Bonami intitolata The New Orleans Series. Larte contemporanea prende ancora il sopravvento, con la mostra The desire for freedom. Arte in Europa dal 1945. Nata dalla collaborazione tra Milano e prestigiosi musei europei, lesposizione racconta levoluzione dellarte e dei suoi temi dal 45 a oggi, attraverso oltre 100 lavori di grandi artisti contemporanei come Daniel Hirst, Richter e Merz. A giugno entra in gioco la fotografia. Quasi 1000 fotografie provenienti dal prestigioso Moderna Museet di Stoccolma, racconteranno la storia della fotografia a partire dal 1840 fino ad oggi. Da ottobre in poi la stagione riprender con grande vigore con due super mostre. La prima si intitoler Da Pollock alla Pop Art, e proporr ai visitatori niente meno che le prestigiose opere degli Espressionisti Astratti americani conservate presso il Whitney Museum di New York, concentrandosi sugli artisti pi influenti e importanti, coprendo un arco di tempo che va dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Sessanta: da Jackson Pollock - protagonista indiscusso - a Willem de Kooning, Mark Rothko, Franz Kline e Barnett Newman. Se questo non bastasse, ecco arrivare anche una retrospettiva sullitaliano Piero Manzoni, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Per gli appassionati della pittura pi tradizionale ci sar invece la possibilit di visitare la mostra su Bernardino Luini, pittore lombardo leonardesco, a cui sar dedicata una mostra autoctona, curata dal Comune di Milano e dalla Pinacoteca di Brera. Anche il PAC far la sua parte, con le mostre di Jeff Wall, artista canadese considerato uno dei pi influenti fotografi contemporanei (a marzo), e di Adrian Paci (a ottobre), artista albanese di grande successo internazionale. Non poteva mancare anche il Museo del 900, che ad aprile propone il nome di un artista intramontabile: Andy Warhol. Non pitture, film o fotografie, ma stampe, relative ai pi celebri nuclei e soggetti dellartista, protagonista della Pop art americana. La GAM di via Palestro invece punta su artista di casa, Medardo Rosso. Unoccasione per presentare le nuove sale della galleria, aperte dal prossimo autunno, in cui verr risistemato e riqualificato il pi importante nucleo di opere al mondo di questo artista. Ci fermiamo qui, ma il programma in realt molto pi vasto e sviluppato su quasi tutte le sedi museali milanesi, dal Castello, al Museo del Fumetto, allArcheologico, alla Rotonda della Besana. Un programma vario e ricco, sintomo di una rinnovata attenzione verso larte e le sue manifestazioni.

Claudia Gian Ferrari e le sue passioni


Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari, collezionista, gallerista e storica dellarte il primo appuntamento di un ciclo di mostre che il Museo del 900 dedica a collezionisti importanti che hanno messo al centro larte del XX secolo. Si inizia con Claudia Gian Ferrari, collezionista, studiosa, appassionata darte e figlia di Ettore, importante gallerista milanese, dal quale erediter la gestione della galleria. Claudia si propone fin da subito come una importante figura di riferimento per il mondo artistico milanese, tramite un lungo percorso, che ha portato la Gian Ferrari a far scoprire e riscoprire importanti artisti del 900 attraverso mostre e accurate monografie, quali quelle su Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Fausto Pirandello e Mario Sironi. Ma un artista fu forse pi importante di altri, Arturo Martini. Sulla scia del padre, che aveva fondato lAssociazione Amici di Arturo Martini a sostegno delle opere del maestro, Claudia Gian Ferrari nel 1998 ne cura limportante catalogo generale e ragionato delle sculture, che porta a scoprirne una serie di inedite e anche alcune ritenute disperse. Tra queste, lOfelia acquistata dalla Pinacoteca di Brera proprio quando Claudia fu presidente dellAssociazione (opera presente in mostra). Quindici le opere che entrano da oggi a far parte delle collezioni del Museo, donate dalla famiglia e a cui Claudia fu sempre particolarmente legata, opere che occupavano un posto speciale allinterno della sua abitazione privata. Troveranno spazio un Achrome di Manzoni, destinato alla sala Azimuth del museo, una gouache di Lucio Fontana e unesemplare delle uova in terracotta realizzate dallartista allinizio degli anni Sessanta, ci sar Mario Merz, con la sua Proliferazione laterale del 1975, Apollo e Dafne di Giulio Paolini, una composizione di sale di Giuseppe Penone, una piccola installazione di Pier Paolo Calzolari, e una Stella del 1977 di Gilberto Zorio. La donazione include poi Prire de toucher realizzata da Marcel Duchamp per la copertina del catalogo pubblicato in occasione della mostra Esposizione surrealista, organizzata con Andr Breton alla Galerie Maeght di Parigi nel 1947, le fotografie di Dan Graham, Bruno Kirchgraber e Giorgio Colombo e uno schizzo di De Kooning. Per concludere, ci saranno anche una Macchina drogata di Vincenzo Agnetti del 1969 e un gesso di Fausto Melotti. Inoltre in mostra anche opere di artisti molto amati dalla Gian Ferrari, e prestati appositamente per loccasione, come Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto Pirandello e Mario Sironi, a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni ed esposizioni. Infine, due degli artisti contemporanei pi vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare intensit. Interessante anche la selezione di materiali provenienti dai documenti dellarchivio storico della galleria Gian Ferrari, che Claudia ha destinato con un legato testamentario agli Archivi del Novecento, attraverso i quali si potr capire e approfondire meglio i momenti pi salienti e le scelte artistiche della Galleria. Documenti, fotografie, lettere e una biblioteca relativa a circa settantanni di attivit per far rivivere unepoca intera. Pitture e sculture ma non solo. Nel percorso espositivo sono inseriti anche mise e accessori amati e usati in vita dalla Gian Ferrari. Vengono proposti alcuni abiti del suo guardaroba, firmato quasi esclusivamente da Issey Miyake, e dei cappellini dautore che Claudia ha sempre indossato, vera e propria passione trasformatasi nel tempo in collezionismo. Claudia ha lasciato a Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume, Moda e Immagine del Comune, oltre cento abiti di Miyake e altrettanti copricapo, tra cui quelli dello stilista Alan Journo e dellartista, da lei promossa, Lucia Sammarco. Una vera amante dellarte e della filantropia. Nel 2006, prima dellapertura del Museo

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www.arcipelagomilano.org del 900, furono donati consistenti nuclei di opere a Villa Necchi Campiglio e al MART di Rovereto. Una parte di queste collezioni sono andate anche a far parte del MAXXI di Roma, altra citt amata e frequentata dalla collezionista. Lallestimento della mostra altrettanto di eccezione, firmato Libeskind. In una sorta di labirinto dalle pareti disuguali il visitatore potr ammirare da ogni angolo le singole opere, avviluppandosi man mano nel mondo tutto privato che fu un tempo della collezionista, e che da oggi diventa spazio pubblico. Molteplici punti di vista come molteplici e di diversi orientamenti furono le passioni di Claudia Gian Ferrari. Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dellarte - Fino al 3 marzo 2013 Museo del 900 Orari lun 14.30 19.30 mar, merc, ven e dom 9.30 19.30 giov e sab 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro

Costantino 313. Il sogno che cambi lEuropa


Per celebrare la nascita del famoso Editto di tolleranza, datato 313 d.C., il Museo Diocesano e la casa editrice Electa, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica e della Segreteria di Stato del Vaticano, presentano la mostra Costantino 313 d.C. Una grande esposizione celebrativa non solo di quelleditto che di fatto cambi il corso della storia europea, ma anche del ruolo di Milano come citt imperiale e punto di riferimento politico, religioso e culturale. LEditto di Milano fu emanato nel 313 d. C. dallimperatore romano dOccidente Costantino e dal suo omologo dOriente, Licinio, che si incontrarono nel palazzo imperiale milanese e decisero che, da quel momento, il Cristianesimo, culto gi affermato in larghi strati della popolazione dellImpero, dopo secoli di persecuzioni veniva dichiarato lecito, inaugurando cos un periodo di tolleranza religiosa e di grandi rinnovamenti politici e culturali. Dal palazzo imperiale a Palazzo Reale, dunque. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la Milano dellepoca, ricostruendone idealmente spazi e palazzi, luoghi, arte e suppellettili che circolavano non solo nella capitale ma anche in tutto il mondo romano. Con pi di duecento preziosi oggetti darcheologia e darte, vengono indagate tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose: da Milano capitale imperiale, alla conversione di Costantino, con quellaura di leggenda, fino ai simboli del suo trionfo. Attraverso la ricostruzione di Milano, il visitatore potr ritrovarsi nella capitale dellepoca, con tutti gli edifici funzionali a una grande citt: dal Palatium, edificio polifunzionale destinato ad accogliere non solo limperatore ma anche la complessa burocrazia dello Stato, alle grandiose terme erculee, identificabili tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e via Larga, fino alla necropoli dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione uffici ale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della soci et, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere lunica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima Sant Elena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50 10.00 19.00. Chiuso il marted.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Carla Stroppa Fantasmi all'opera L'imperiosa realt dell'illusione
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Moretti e Vitali 2013 pp.202, euro 14


Mercoled 20 febbraio, ore 20,30 il libro verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano, a cura di Unione Lettori Italiani Milano Relatori : Lella Ravasi Bellocchio, Annarosa Buttarelli, Roberto Caracci "Non ricordo dove, ma Eugenio Montale disse che il cinque per cento la percentuale di vita vera che possiamo sperare" Vero o meno, conviene destinare parte del tempo rimanente a "comprendere il senso delle proprie illusioni e a tentare di realizzarle, perch proprio in questo tentativo si rivela la tensione a liberare quel cinque per cento che d senso e charme alla vita." Cos l'autrice ci invita a prendere atto dell'importanza ineludibile della realt psichica, fatta dillusioni, sogni, speranze, paure, "qualcosa dindispensabile come l'ossigeno (Jung)". Il riconoscimento di questo mondo di fantasmi, situato in un altrove psichico, ma non per questo meno reale, frutto di un "rovesciamento di prospettiva conoscitiva" operato da Jung, "nel solco della tradizione umanistica, in cui si ravvisa un'indubbia influenza romantica." Per la psicologia del profondo le illusioni- fantasmi, da cui il titolo del libro, sono dunque reali, tant' che influiscono sul comportamento umano. Questa semplice constatazione contraddice le scienze esatte, secondo le quali l'unica realt degna di questo nome quella percepibile con i sensi, perci soggetta a misurazione e oggettivazione. Invece, un dato di fatto che il mondo interiore c', esiste e bench relativo alla sfera illusoria della psiche come le emozioni, i dolori, le fantasie che abitano la " terra dell'anima", non per questo meno determinante per il nostro agire. Se fosse vero il contrario, sarebbe come dire che noi non esistiamo quando ci abbandoniamo al sonno, e non siamo perci pi coscienti. La verit, dice l'autrice, che noi siamo il frutto di una duplice realt speculare, interiore ed esteriore, il sogno e il pensiero. La "psiche una realt pi ampia del cervellomente", ha a che fare con una dimensione verticale, trascendente, che confina con l'anima, che avvicinabile solo attraverso la poesia o l'arte. Linconscio, secondo Jung, riconducibile alla memoria plurisecolare della specie e perci solo parzialmente esplorabile. Le neuroscienze hanno dato un contributo essenziale nel curare le sofferenze psichiche con il contributo dei farmaci, che per sono equiparabili a una corda buttata al naufrago, dice l'autrice. L'importante per il nevrotico riuscire a decifrare, con l' ausilio di uno psicanalista, il suo significato esistenziale in relazione al mondo esterno,e affrancarsi dalla sua solitudine e dallo smarrimento di fronte alle grandi interrogazioni della vita. La stessa scienza la pi arrogante delle illusioni. Ecco allora l'importanza di dialogare con l'inconscio, e attraverso una nuova presa di coscienza della seriet delle illusioni-fantasmi, arrivare a comprendere il loro valore simbolico. La coscienza, dice l'autrice , il punto di snodo fra i due opposti poli, quello della memoria, rivolta al passato e quello dell'immaginazione proiettata in avanti. In questo intreccio sta l'equilibrio dell'uomo, messo a dura prova, oggi, dalla vertigine della potenza che infonde la tecnica e le sue straordinarie conquiste. Molto incisive sono le argomentazioni dell'autrice sul tempo e le sue trasfigurazioni, come il sorriso evanescente del gatto di Alice, sul rapporto con l'infinito, sulla capacit della coscienza, in continua trasformazione, di ridere della sua presunzione totalizzante. Se il senso del libro aiutare a recuperare la propria identit frammentaria, dove possiamo trovare la bussola che, agendo "imperiosamente sulla realt dell'anima",indichi una ragione al nostro vivere? L'autrice individua nel sogno il traghettatore verso il fondo della psiche, per "intercettare il trait d'unione fra ragione e sragione" ed evidenzia l'importanza della fiaba, della letteratura fantastica, della poesia per decodificare il senso delle illusioni, espressioni pi vere dell'animo umano. Una prosa chiara, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, rende questo libro ricco di citazioni, godibile come il precedente saggio, "Il satiro e la luna blu"), della psicanalista junghiana Carla Stroppa, membro dell'ARPA e dellIAAP, gi docente alla scuola di specializzazione in Psicologia della salute dell'Universit di Torino.

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org La rivincita


Di Michele Santeramo Regia Leo Muscato Con M. Cipriani, V. Continelli, S. Damato, P. Fresa, R. Lanzarone, Mi. Sinisi, Direttore tecnico N.Cambione Assistente alla regia A. Papeo Organizzazione L. Marengo/A. Papeo Produzione Teatro Minimo In coproduzione con Bollenti Spiriti Regione Pugila Assessorato alle politiche Giovanili e alla Cittadinanza In collaborazione con lAssessorato alla Cultura del Comune di Andria
Teatro minimo il nome della compagnia di Sinisi e Santeramo, ma anche il riassunto perfetto della poetica di questo spettacolo: una messa in scena fatta con niente. Niente scenografie (a parte due muretti di cartongesso dietro ai quali gli attori si nascondono e si cambiano quando non sono in scena e che si muovono in avanti solo nella scena finale), niente musiche, niente effetti, niente costumi (la storia ambientata ai giorni nostri e i vestiti potrebbero tranquillamente venire dagli armadi degli attori); niente di niente, insomma. Niente tranne tre cose minime e fondamentali: un bel testo, dei bravi attori e unidea registica. La vicenda quella di due uomini alle prese con problemi economici e voglia (o non-voglia) di paternit, ma si inserisce in un contesto che diventa il vero protagonista, con un

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www.arcipelagomilano.org (sindebitano, guadagnano un po, pagano i debiti e poi sindebitano di nuovo), dallaltro rende lidea di una ripetizione sistematica che dal punto di vista tematico molto interessante. Il linguaggio semplice e diretto, mai generico, e ha unautorialit ben precisa, riconoscibile in altri testi di Santeramo, come ad esempio Sequestro allitaliana: i personaggi hanno un particolare equilibrio nellutilizzare termini e costruzioni sintattiche poco complessi, popolari, quasi dialettali, ma nel formulare con essi argomentazioni ironiche e talvolta intellettualmente sofisticate; si tratta di uninteressantissima forma di ibrido fra il realismo dellambientazione, delle probl ematiche, dei toni e appunto del linguaggio, e una sorta di nonrealismo che emerge quando i personaggi commentano la situazione

banchiere insensibile, due barististrozzini, un avvocato opportunista, due mogli molto diverse fra loro e un tessuto sociale fatto di lavoro sottopagato e buchi nella terra agricola scavati di notte per sotterrare rifiuti tossici (che si rivelano essere poi la causa della quasi-sterilit del protagonista). Il dramma trattato per con la cifra della commedia e non c spazio per patetismo o retorica, anche se la critica finale alle banche forse anche a causa della troppa attualit risulta un po scontata. Landamento del testo ha un ritmo brillante e incalzante che tiene viva lattenzione del pubblico e suscita molte risate, ma che forse rimane troppo identico dallinizio alla fine. Se questo da un lato rischia di indebolire lazione drammatica, visto che ai personaggi succedono in modo quasi ciclico sempre le stesse cose

in cui loro stessi si trovano con uno sguardo lucido e distaccato che chi agisce come agiscono loro, dallinterno, non potrebbe avere. Leo Muscato riesce a rendere teatrale una trama che forse avrebbe avuto bisogno del cinema (infatti in origine era una sceneggiatura), facendo in modo che siano gli attori a creare gli spazi, muovendosi e i ncontrandosi con soluzione di continuit anche se si passa da una scena in banca a una in campagna. Gli attori sono bravi ma soprattutto quel che fa la differenza sono affiatati e si lasciano andare nel gioco teatrale con fiducia reciproca, risultando per questo motivo molto veri e naturali, a riprova del valore che pu avere un lavoro di compagnia ben guidato e che si appoggia su un testo solido. Uno spettacolo fatto con niente, da vedere.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Broken City


di Allen Hughes [U.S.A., 2013, 109'] con Mark Wahlberg, Russell Crowe, Catherine Zeta-Jones, Jeffrey Wright, Barry Pepper.
Nicholas Hostefler (Russel Crowe) il sindaco onnipotente e tentacolare della New York di Broken City. La sua voce sicura ci avverte subito che nessuno ottiene giustizia nella sua citt. O almeno non quella tradizionale. C', infatti, una giustizia fatta di scambi e favori in cui lui, come un burattinaio, decide il destino dei suoi concittadini privilegiando ovviamente gli interessi personali. Non fa eccezione Billy Taggart (Marc Wahlberg) che, a seguito dell'uccisione a sangue freddo di un ragazzo sospettato di stupro, stato costretto dal primo cittadino a lasciare la polizia e a ripiegare sul ruolo di investigatore privato. Questo sistema clientelare sembra avere vita breve quando entra in scena Jack Valliant (Barry Pepper), giovane e tenace avversario di Russel Crowe alle elezioni comunali. L'uccisione del suo pi stretto collaboratore, di cui non difficile immaginare il mandante, l'inizio dell'ennesimo esempio di contesa ancestrale tra bene e male. La sceneggiatura, eccessivamente manichea, crea a Billy un percorso di redenzione che lo trasforma in eroe romantico, disposto a sacrificare la libert personale per l'interesse comune e la salvezza della propria citt. La giustizia torna a essere l'unico possibile collante di questa citt rotta. Broken City il primo film che Allen Hughes realizza in solitario, rinunciando alla condivisione della regia con il fratello Albert. Il risultato un intrigo noir in una New York troppo simile a Gotham City, in cui il sindaco avido e corrotto sembra preso in prestito da una pellicola degli anni trenta. Lunico appiglio alla contemporaneit resta il ruolo di Billy Taggart, cos magistralmente interpretato da Mark Wahlberg da poter essere inserito nellolimpo cinematografico degli investigatori privati. Marco Santarpia In sala a Milano: The Space Cinema Odeon, UCI Cinemas Bicocca.

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LUCA BELTRAMI GADOLA: ANCHE IO VOTO AMBROSOLI http://youtu.be/_N_9DoVJK1M PHILIPPE DAVERIO: IO STO CON AMBROSOLI http://youtu.be/ixSV1G8LEqM

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