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IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA

Venerdì, 21 marzo 2008

PERCHE’ POTENZA TEME IL BRUTTO D’AUTORE


di PARIDE LEPORACE

Potenza ha approvato un nuovo regolamento urbanistico che dovrebbe finalmente dare delle garanzie ad una
città costruita con le peggiori caratteristiche della speculazione edilizia meridionale. Ma in molti non
credono alla svolta. Il dibattito civico teme “un brutto d'autore”. Non si fida della perequazione e non si sente
garantita dalla firma scientifica di Giuseppe Campos Venuti. Il sindaco Vito Santarsiero per il disegno della
nuova Potenza ha chiamato un pezzo di storia. Ci perdonerà l'urbanista Federico Oliva, autorevole
professionista, ma Campos Venuti ha credenziali che riteniamo sia giusto ricordare. Partigiano da giovane,
urbanista di chiara fama che ha fatto della battaglia sulle rendite parassitarie (problema molto potentino nel
Novecento) un mo-dello di riferimento.
Protagonista nella Capitale contro i signori del cemento, assessore del sindaco Dozza a Bologna, autore di
libri elogiati dal professor Bruno Zevi sul combattivo Espresso degli anni Sessanta. Mi fermo per esigenze di
spazio e chiudo affermando che siamo in presenza del padre dell'urbanistica riformista italiana.
Ma molti democratici non si fidano lo stesso. Perché?
Paradigmatico il recente intervento del sagace Rosario Gigliotti che pone allarmi realistici su una colata di
35.000 metri cubi nel Vallone di Santa Lucia o sui destini di non luogo di Macchia Romana. Parere che si
sposa all'intervento dell'architetto Paolo Baffari che oltre a precise questioni tecniche rileva un'obsoleta
concezione del coinvolgimento dei cittadini su una vitale tematica come quella dell'urbanistica.
Gli occhi del giornalista forestiero hanno sempre dipinto Potenza con termini negativi. Pasolini e Piovene ne
hanno fatto letteratura. E anche gli inviati giunti in massa sull'eco di Vallettopoli hanno ribadito il giudizio.
Ha scritto Alberto Statera su Repubblica: «Uno scempio urbanistico che viene da lontano, da quando nella
prima parte del secolo scorso approdarono qui invano gli architetti Piacentini e Quaroni a progettare il
manicomio. E manicomio urbanistico fu. Tanto che la riqualificazione sembra oggi una missione impossibile
anche per gli architetti Giuseppe Campos Venuti e Federico Oliva chiamati in città dal sindaco Santarsiero».
Una missione impossibile non solo per i potentini anime belle ma anche per gli inviati di passaggio.
Sono diventato potentino d'adozione da circa un anno. Nell'estetica del brutto perenne ho rintracciato delle
positività, Il ruolo del centro storico oggi presenta delle caratteristiche utili ad un'urbanistica a misura
d'uomo. Il concetto di città cerniera disegnato dal Piano strutturale unitario mi sembra convincente. Ma la
storia urbana pesa sul concetto di missione impossibile anche per un Campos Venuti.
Al mio arrivo a Potenza mi avevano parlato di un utile libro. “Il cemento del potere. Storia di Emilio
Colombo e della sua città” scritto da Leonardo Sacco, un pubblicista che ha scritto anche per Pannunzio e
che sarebbe interessante far dialogare con Campos Venuti. Ho cercato il libro per mesi vanamente. La
vulgata vuole che il ministro Colombo ne abbia acquistate tutte le copie per attutirne la divulgazione. Non so
se sia vero. Ma finalmente me ne hanno prestato una copia. Per la storia urbanistica di Potenza è illuminante.
La montagna di case. I progetti definiti alla perfezione e poi inspiegabilmente dimenticati. La dinamica
edilizia anomala. Una città che si sviluppa su due direttrici opposte. I piani regolatori rivolti al futuro e mai
al presente. Un'intesa stretta tra politici, funzionari, tecnici e imprenditori che non verrà mai meno nei corso
dei decenni. Progetti di zone verdi e soste, attrezzature collettive moderne che dalla carta non hanno mai
trovato spazio sui suoli di Potenza. Commissari ad hoc, commissione d'inchiesta parlamentare.
Uno sviluppo urbanistico che ha provocato numerosi “illeciti arricchimenti” per citare una frase storica che
animerà non poche polemiche. Ha scritto Giorgio Bocca in un suo reportage su Potenza: «Lo Stato ha fornito
i miliardi e i privati, liberi di costruire fuori da ogni piano regolatore, hanno chiuso il centro storico dentro
file concentriche di grattacieli zoppi: a monte due o tre piani, a valle, essendo la città su un'altura, quattordici
o quindici…. Così è nata la città inabitabile». Contro contesti e fatti storici di tale portata combattono
Campos Venuti e il sindaco Santarsiero. Confrontarsi sui giornali potrebbe essere utile a capire se il
regolamento urbanistico è uno strumento di svolta o la solita manovra per favorire i palazzinari del ciclo di
cemento.

Paride Leporace (p.leporace@luedi.it)

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