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Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.

Infuse nelluomo pi passione che ragione perch fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero pi fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di uneterna giovinezza. La vita umana non altro che un gioco della Follia.

La differenza tra un pazzo e un saggio sta nel fatto che il primo obbedisce alle passioni, il secondo alla ragione. Perci gli stoici affermano che il saggio rifugge la passione come se fosse una malattia. Secondo i Peripatetici invece le passioni sono le navi che ci conducono la porto della saggezza, ci stimolano e ci spronano sul cammino della virt, esortandoci ad agire correttamente.

Il folle muta come la luna, il saggio immutabile come il sole.

Le donne corrono dietro agli stolti; fuggono i saggi come animali velenosi. Platone definisce la filosofia come una meditazione sulla morte, perch lanima si allontana dalle cose visibili e corporali, come accade per la morte fisica.

Alcuni uomini si trovano rinchiusi in un antro, nel quale vedono solo le ombre delle cose. Uno di essi riuscito a salvarsi dandosi alla fuga. Torna nella caverna e racconta di aver visto le cose nella loro realt. Dice loro che si sbagliano se credono che esistano solo quelle misere ombre. Il saggio ha compassione della stoltezza dei compagni in errore. Essi per ridono di lui, gli danno a loro volta del pazzo e lo respingono. Di me giudicheranno gli altri: tuttavia, se non minganna la filauta, io ho lodato la follia, ma non certo come un folle.

Qualsiasi cosa siano soliti dire di me i mortali, e infatti non sono cos sciocca da non sapere quanto si parli male della follia anche da parte dei pi folli, tuttavia sono io, io sola, ve lo posso garantire, che ho il dono di riuscire a rallegrare gli di e gli uomini. Eccone la prova: non appena mi sono presentata a parlare dinanzi a questa numerosa assemblea, tutti i volti si sono improvvisamente illuminati di una certa nuova e insolita letizia; subito le vostre fronti si sono spianate, subito mi avete applaudito con una risata cos lieta e amabile che mi sembra di trovarmi dinanzi a un consesso degli di di Omero, come loro tutti ubriachi di nettare e nepente, mentre prima ve ne stavate l seduti tutti imbronciati e tristi, come se foste appena usciti dallantro di Trofonio. In primo luogo se la saggezza consiste nellesperienza, chi merita di pi che gli venga attribuito il nome prestigioso di saggio, il sapiente, che rinuncia a qualsiasi inizitiva vuoi per ritegno vuoi per vilt, o linsensato, che n ritegno che gl i manca, n il pericolo che non valuta, trattengono da alcuna avventura? Il sapiente si rifugia dai suoi libri antichi e ne impara soltanto sottigliezze linguistiche. Linsensato ricava una autentica saggezza, se non mi sbaglio, andando incontro alle cose e affrontandole da vicino. Sembra che questo labbia visto Omero, anche se era cieco, quando dice: Avendone fatto esperienza anche lo stolto sa. Infatti gli ostacoli principali per farsi unidea delle cose sono il ritegno che annebbia lo spirito e la paura, che mostrando i pericoli distoglie dal prendere iniziative. La folia libera magnificamente da entrambi. Tra i mortali sono in pochi a capire per quanti altri vantaggi riesca utile non vergorgnarsi mai ed essere pronti a tutto.

Tutta la vita umana non se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finch il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico.

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