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Laccomodazione un processo involontario?

Apparentemente si, essendo un processo regolato dal sistema nervoso autonomo, ma questo in conflitto con le esperienze cliniche che dimostrano come questo processo possa essere modificato e controllato attraverso le procedure di visual training (V.T. allenamento visivo). Esistono anche evidenze sulla capacit del sistema accomodativo di indurre direttamente sintomi di affaticamento (astenopia) in caso di disagio funzionale accomodativo. Dubbio! Sono risposte funzionali dirette o indirette? Cio sono direttamente le strutture dellaccomodazione a produrre la sintomatologia o quelle annesse che ne sono influenzate?

La profondit di fuoco dellocchio


Come tutti i sistemi diaframmati anche locchio ha una profondit di campo e quindi una profondit di fuoco. Ci vuol dire che la focalizzazione delle immagini sulla retina non avviene di fatto solo su un punto ma lungo un tratto dellasse ottico. Questo spiega perch pur non sfruttando perfettamente la quantit daccomodazione necessaria per focalizzare un soggetto, esso pu essere percepito egualmente nitido.

La legge del minimo sforzo


Molti meccanismi che avvengono nell organismo che richiedono attivazione energetica rispondono alla legge del minimo sforzo. Anche laccomodazione rispetta questa regola fisiologica. In condizioni normali, sfruttando la tolleranza della profondit di fuoco, laccomodazione sar esercitata in condizioni che consentano la migliore focalizzazione col minimo dispendio energetico. Accade che questa regola non venga sempre rispettata a causa di alterazioni funzionali e quindi si possono riscontrare situazioni in cui laccomodazione venga esercitata troppo in difetto o in eccesso rispetto alla focalizzazione ideale per la distanza del soggetto.

Lag e lid
Quando laccomodazione viene impiegata al di sotto (si accomoda di meno) della necessit di focalizzazione di un punto per una data distanza, si parla di lag accomodativo. Quando viene impiegata al di sopra delle necessit di focalizzazione di un punto (si accomoda di pi) per una data distanza si parla di lid accomodativo. Se queste discrepanze tra accomodazione richiesta e ipo o iper accomodazione esercitata sono eccessive pu insorgere stress visivo e sintomi soprattutto nell impegno visivo da vicino (visione prossimale).Ci pu predisporre col tempo, allinsorgenza di disturbi refrattivi o funzionali.

Importanza di rilevare la presenza di un lag o un lid


Da come locchio impiega laccomodazione si possono trarre importanti decisioni sulla prescrizione di lenti dette di performance o sulla necessit di effettuare procedure di V.T. (visual training) atte a ripristinare un miglior equilibrio funzionale. Interventi di questo tipo, quando opportunamente attuati, possono ridurre sintomi di affaticamento visivo e ridurre linsorgenza di alterazioni refrattive adattive.

Il vitreo
Massa gelatinosa che riempie posteriormente il globo oculare. D continuit ottica allumor aqueo ed al cristallino. quindi attraversato dai raggi rifratti dai mezzi ottici antistanti. Ha funzione di contenimento e tiene aderenti le strutture nervose a quelle vascolari. Patologie o traumi possono compromettere la sua trasparenza o laderenza tra i tessuti suddetti. A causa di fenomeni tossici, traumatici o da eziologia non sempre nota, si possono formare piccole aree di opacit di natura proteica che fluttuano con i movimenti oculari (corpi mobili o miodesopsie). Unaderenza eccessiva alle strutture retiniche delle quali svolge funzione di contenimento, pu produrre una trazione che comporta un distacco della retina dalla tunica vascolare su cui essa si adagia con conseguente necrosi del tessuto retinico interessato e perdita di visione in quellarea. Questi episodi possono essere preceduti da lampi di luce (fosfeni) ed occorre un immediato invio alloculista. attraversato dal canale ialoideo nel quale, in et fetale passa larteria ialoidea che nutre il cristallino. Indice di refrazione 1,336.

il percorso della luce attraverso i mezzi ottici dellocchio


Ciascuno dei mezzi ottici dellocchio, produce effetti soprattutto di rifrazione ma anche di riflessione ed assorbimento della luce

Il percorso della luce nellocchio

Il rapporto emmetropico
Come gi detto, affinch le immagini provenienti dallinfinito cadano a fuoco sulla fovea, occorre che la distanza focale dei mezzi ottici dell occhio sia uguale alla distanza antero-posteriore dellocchio stesso (emmetropia). In pratica occorre che F/L = 1 dove F = distanza focale dei mezzi ottici dellocchio ed L lunghezza del bulbo oculare. F/L = 1 detto rapporto emmetropico.

Riepilogo degli indici di rifrazione dellocchio


Consideriamo anche laria, mezzo ottico in cui giacciono i raggi incidenti n = 1.000294 Lacrima oscilla tra n = 1.30/1.34 Cornea n = 1.376 Aqueo n = 1.333 Vitreo n = 1.336 Cristallino n = 1.41 (spesso si considera 1.4085).

Potenza del diottro lacrimale dellocchio


Applichiamo la formula n2 n1/R. n1 = 1.000294 aria. N2 = 1.34 liquido lacrimale. R = 7.80 mm = 0.0078 m raggio medio esterno corneale. D1 = 1.34 1.000294/0.0078 = 43.552 = = potenza diottro lacrimale.

Potenza della superficie anteriore della cornea


Applichiamo la formula n2 n1/R alla superficie anteriore della cornea. N1 = 1.34 liquido lacrimale N2 = 1.376 cornea R1 = 7.80 mm = 0.0078 m raggio medio corneale. D2 = 1.376 1.34/0.0078 = 4.615 = potenza della superficie anteriore della cornea

Potenza della superficie posteriore della cornea


Applichiamo la formula n2 n1/R alla superficie posteriore della cornea. n1 = 1.376 cornea. n2 = 1.336 aqueo (per praticit assumiamo lo stesso n del vitreo invece di 1.333). R2 6.8 mm = 0.0068 m raggio medio superficie interna della cornea. D3 = 1.336 -1.376/0.0068 = - 5.8823 = potenza della superficie posteriore della cornea. Il segno in quanto divergente e si sottrae ai precedenti.

Potenza del cristallino in massima disaccomodazione


Per praticit consideriamo lindice di rifrazione dellumore aqueo uguale a quello del vitreo (1.336 per entrambi). Applichiamo la formula (n2 n1) (1/R1 1/R2). n1 = 1.336 aqueo. n2 = 1.4085 medio del cristallino. r1 = 10.2 mm = 0.0102 m (raggio della superficie anteriore in massima disaccomodazione). r2 = -6 mm = - 0.006 m raggio della superficie posteriore del cristallino (segno in quanto concava rispetto alla direzione della radiazione). D4 = (1.4085 1.336) (1/0.0102 1/- 0.006) = 19.183 potenza del cristallino in massima disaccomodazione.

Potenza del cristallino in massima accomodazione allet di circa 14 anni


Per praticit consideriamo lindice di refrazione dellumore aqueo uguale a quello del vitreo. Applichiamo la formula (n2 n1) (1/R1 1/R2. n1 = 1.336 vitreo n2 = 1.426 cristallino accomodato (lindice di refrazione un po diverso quando accomoda). R1 = R2 = 5.33 mm = 0.00533 m raggi di curvatura faccia anteriore e posteriore. Per praticit consideriamoli uguali. D4 = (1.426 1.336) (1/0.00533 1/- 0.00533) = 33.77.

Potenza totale dellocchio


Dt = D1 + D2 + D3 +D4 43.552 + 4.615 + (- 5.882) + 19.183 = =61.473 potenza totale dellocchio totalmente disaccomodato. 43.552 + 4.615 + (- 5.882) + 33.77 = = 76.055 potenza totale dellocchio alla massima accomodazione allet di circa 14 anni.

Come possibile far quadrare tutto?

Lemmetropizzazione
Non tutti i processi che conducono allo sviluppo anteroposteriore e lorganizzazione di tutto il sistema diottrico dellocchio sono noti. In questo sono di sicuro coinvolti fattori genetici congeniti, ambientali. Gli aspetti determinanti sembrano essere la nitidezza dellimmagine e la legge del minimo sforzo. Questo tentativo di equilibrio tra lunghezza assiale e focale (F/L.A.P. =1 rapporto di emmetropizzazione), inizia sin dalla nascita con locchio anatomicamente piccolo (ipermetrope) e prosegue soprattutto nelladolescenza. Esso non biologicamente in grado di riconoscere linfinito come punto darrivo.

Quale il punto zero?


Il processo unidirezionale. Ipermetropia emmetropia miopia ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___ -3 -2 -1 0 +1 +2 +3

Quando termina il tentativo di emmetropizzazione


Esso segue prevalentemente laccrescimento corporeo. Ma pu proseguire in molti soggetti anche oltre il raggiungimento della maturit corporea se lo stimolo adattivo molto intenso ed associato a condizioni di forte stress visivo prossimale. La miopia detta funzionale ormai assodato essere un protrarsi del processo adattivo dellocchio nel tentativo di ottimizzare percezione e minimo sforzo nelle attivit visivamente stressanti da vicino.

Un equilibrio di vari difetti


Stando a tutte le imperfezioni dellocchio limmagine retinica risultante dovrebbe essere un pastrocchio. Le superfici non sono sferiche, i diottri non sono centrati su un solo asse ottico, lomogeneit e lisotropia dei mezzi non sempre uguale in tutti i punti. Nonostante ci, in condizioni normali, limmagine risulta nitida a tutte le distanze. E come se un provetto ingegnere ottico ponesse progressivamente rimedio ad errori di percorso che la luce produce nel suo avanzare attraverso i mezzi ottici. La profondit di fuoco e lelaborazione psichica delle informazioni riducono ulteriormente questi difetti.

Luoghi geometrici necessari per la simulazione del cammino ottico


La definizione dei parametri che caratterizzano un sistema ottico fa si che si possa simulare il comportamento del sistemi ottici dellocchio. Si ricorda che ogni radiazione elettromagnetica che attraversi un diottro si comporta in modo diverso dalle altre sia pur coerentemente alle leggi dellOttica Geometrica. Per convenzione si utilizza per convenzione una radiazione monocromatica di 600 nm.

Lenti sottili e lenti spesse


Una lente si dice sottile o spessa se il suo spessore rispettivamente inferiore o maggiore di 1/100 della distanza focale.

Definizione dei piani principali


Si individuano due piani principali per una radiazione elettromagnetica di 600nm che attraversa una lente spessa. Piano oggetto: quel piano perpendicolare allasse ottico, passante per lintersezione dei prolungamenti del raggio incidente emanato da un radiatore puntiforme posto sullasse ottico, che individua il fuoco oggetto della lente, ed il suo raggio rifratto che parallelo allasse ottico. Piano immagine quel piano perpendicolare allasse ottico passante per lintersezione dei prolungamenti del raggio rifratto, emanato da un radiatore ottico puntiforme posto sullasse ottico che individua il fuoco immagine della lente, con il suo raggio incidente che parallelo allasse ottico. Su questi piani, le dimensioni delloggetto e dellimmagine sono uguali. La distanza tra di essi rappresenta leffetto che lo spessore della lente produce sullo spostamento dellimmagine (leffetto lamina). Nelle lenti sottili la loro distanza ininfluente e si fanno coincidere in un solo piano.

Definizione dei punti principali


Si individuano sullasse ottico, due punti principali per una radiazione elettromagnetica di 600nm che attraversa una lente spessa. I punti principali sono i punti dintersezione dei piani principali con lasse ottico. Da questi punti si definiscono le distanze focali della lente. Nelle lenti sottili si considerano coincidenti e nel centro della lente.

Immagini dei piani e punti principali

Punti nodali
Si individuano due punti nodali per una radiazione elettromagnetica di 600nm che attraversano una lente spessa. Essi sono posti sullasse ottico della lente ed individuano il centro (centri) ottico della lente. Il raggio incidente che incontra il punto nodale oggetto, fuoriesce dal punto nodale immagine parallelo a se stesso. In altre parole, nei punti nodali, il raggio incidente ed il raggio rifratto incontrano e fuoriescono dellasse ottico con lo stesso angolo. Nelle lenti sottili si considerano coincidenti e nel centro della lente.

Immagini dei punti nodali

Definizione di punti focali


Nelle lenti si individuano due punti focali per ogni lunghezza donda di radiazione elettromagnetica che attraversa una lente spessa. Fuoco oggetto quel punto sullasse otico individuato dai raggi emanati, o dai suoi prolungamenti, da un radiatore puntiforme monocromatico, la cui radiazione emergente dalla lente fuoriesce parallela allasse ottico. Fuoco immagine quel punto sullasse ottico dove convergono i raggi rifratti dalla lente, o i loro prolungamenti, emanati da un radiatore puntiforme monocromatico posto allinfinito.

Definizione di distanza focale


La distanza focale oggetto la distanza tra il piano principale oggetto ed il fuoco oggetto. La distanza focale immagine la distanza tra il piano principale immagine ed il fuoco immagine. Nelle lenti sottili siccome i piani principali si fanno coincidere con il centro della lente, le distanze focali si misureranno da questultimo.

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