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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

Dipartimento di Fisica e Astronomia “G. Galilei”


Corso di Laurea in Ottica e Optometria

RELAZIONE DI CONTATTOLOGIA 2

ORTOCHERATOLOGIA IN BAMBINI E ADOLESCENTI


Gestione della progressione miopica

Sebastiano Sbrissa

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N. mat. 1237410

Indice

Ortocheratologia ………………………………………………………………..….…3

Storia …………………………………………………………………………...……..5

Sviluppo oculare nel bambino …………………………………………………..……6

Principio di funzionamento …………………………………………………………..7

Fattori responsabili del rallentamento della progressione miopica …………………..8

Studi …………………………………………………………………………………..9

Esempio di applicazione di lenti ortocheratologiche in un adolescente……………..10

Bibliografia ………………………………………………………………………….12

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Sebbene il trattamento più comune per la miopia sia la semplice compensazione con mezzi ottici
convenzionali (occhiali e lenti a contatto), numerosi sono stati gli approcci alternativi proposti per
ridurne l’entità o la sua progressione, anche a causa della forte necessità delle persone di essere
indipendente da qualsiasi tipo di mezzo correttivo.
Tra questi una parte cospicua è costituita da soggetti in età infantile e adolescenziale, periodi
complessi dell’esistenza caratterizzati da grandi cambiamenti, tra i quali, anche il picco di sviluppo
della progressione miopica.
Spesso, questi soggetti possono risultare difficili da gestire, in quanto potrebbero rifiutare l’utilizzo
degli occhiali o delle LaC, per motivi pratici o psicologici, o addirittura farne un uso scorretto,
perché non ben educati.
Coloro che sono invece interessati alla riduzione della miopia tramite intervento chirurgico, non
possono accedervi finché la miopia non risulta stabilizzata, e ciò avviene gradualmente dopo
l’adolescenza.
Con l’ortocheratologia notturna, l’azione delle lenti si svolge durante il sonno, e queste vengono
successivamente rimosse al risveglio, così bambini e ragazzi durante il giorno sono liberi dagli
occhiali, dalle lenti a contatto, e da tutti i limiti che essi possono comportare. Questa modalità
correttiva può avere effetti positivi sul comportamento sociale dei ragazzi e del loro stato d’animo
(Lipson 2004, 2005).

Ortocheratologia

L’ortocheratologia consiste nell’applicazione di una lente rigida gas permeabile (RGP) a porto
notturno, disegnata seguendo una particolare geometria. Vengono definite anche a geometria
inversa, in quanto almeno uno dei raggi periferici presenta una curvatura maggiore del precedente,
che denota la cosiddetta “zona di inversione”. Oltre alla zona ottica e alla zona di inversione, una
lente a contatto per ortocheratologia è costituita da una “zona di allineamento” con la superficie
corneale (utilizzata per ottenere un corretto fitting della lente in situ) e da una “zona periferica di
disimpegno”, disegnata e realizzata per evitare che la lente aderisca eccessivamente alla cornea del
portatore e consentirne una facile e sicura rimozione.

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Non esiste un’età minima necessaria per iniziare un trattamento ortocheratologico, anzi, lo studio di
Cho suggerisce che un inizio precoce del trattamento influisce maggiormente sul controllo della
progressione miopica, con un effetto benefico maggiore nel prevenire un aumento eccessivo della
miopia.

Non tutte le persone però possono beneficiare del trattamento ortocheratologico perché ci sono
numerosi fattori che inibiscono l’efficacia del processo di rimodellamento del profilo corneale, per
questo motivo, la scelta del soggetto deve essere molto attenta. L’applicazione di questo tipo di
lenti a contatto, data la particolarità del porto, deve essere effettuata dopo rigorosi accertamenti
riguardo l’integrità dei tessuti corneali, l’assenza di condizioni fisiopatologiche tali da rendere
pericoloso il trattamento e deve seguire un protocollo condiviso per limitare i rischi di insuccesso. Il
portatore deve essere istruito sulle modalità di applicazione, pulizia e conservazione delle lenti,
sulla quantità di ore di porto necessarie ad ottenere l’effetto correttivo desiderato, sui benefici che si
ottengono con il trattamento e soprattutto sui rischi a cui va incontro nell’eventualità che si verifichi
qualche avvenimento avverso, o che non vengano eseguite correttamente le procedure applicative.

È importante tenere presente anche il diametro corneale, l’apertura palpebrale e pupillare, in quanto
sono fattori che non possono essere esclusi dal trattamento:
- Il diametro corneale non deve essere molto più grande del diametro della lente, altrimenti si
rischia non solo il decentramento ma anche la formazione di aloni e immagini fantasma
- La conformazione palpebrale è importante perché la presenza di una palpebra inferiore o
superiore bassa comporta il decentramento della lente, anche se il più delle volte questo
problema scompare nell’uso notturno in quanto la dinamicità della lente non è influenzata
dalle palpebre

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- L’apertura pupillare, infine, non deve essere molto grande, dal momento che in visione
scotopica si ottengono dei disturbi dovuti al fatto che la zona di modellamento potrebbe
andare ad intercettare la pupilla e aumentare le aberrazioni ottiche.
Altre cause che non permettono l’applicazione di lenti ortocheratologiche sono problemi respiratori
come l’asma, allergie o l’utilizzo di determinati farmaci che possono causare delle alterazioni
congiuntivali. In questi ultimi casi, anche se non vi è un divieto assoluto, è necessario eseguire
controlli più frequentemente.
In ogni caso, al fine di ottenere un’ottima applicazione ortocheratologica, è utile un’accurata
anamnesi che indirizza il contattologo verso la giusta lente da adottare

Storia

Il termine “ortocheratologia” deriva dal greco (ortos: giusto, cheratos: cornea, logia: studio
(letteralmente “studio della giusta cornea”).
Le prime lenti con cui si è potuto constatare il rimodellamento corneale temporaneo erano realizzate
in vetro e risalgono agli anni 40. Nel 1957 vengono riportati alcuni casi di appiattimento corneale
indotto da lenti corneali e nel 1962, George Jessen presenta i primi risultati della sua tecnica di
“Orthofocus” applicando delle lenti a contatto con una curvatura più piatta da 1.5 a 2.5 D. Le sue
prime applicazioni ortocheratologiche venivano eseguite con lenti in PMMA a geometria
tradizionale.
Sempre negli anni ’60, Charles May e Stuart Grant applicavano lenti grandi, piatte con ampie zone
ottiche che prevedevano il modellamento corneale e fu loro la scelta del polimetilmetacrilato
(PMMA). Altri applicatori furono: Tabb, Ziff, Nolan, Neilson, Carter ecc…, i quali seguirono
ognuno la propria tecnica applicativa.
Tuttavia, si ritiene che il primo a descrivere la lente con geometria inversa fosse Alfred Fontana, e
che a sviluppare il primo design di lenti a zona inversa siano stati, negli anni ’80 il Dr Richard
Wlodyga e il Dr. Philip B. Hanisch e Nick Stoyan. Fino ad allora le lenti venivano indossate durante
il giorno ed erano necessarie numerose ore di porto per avere un effetto di breve durata.
Si deve a Stuart Grant il concetto di “Ortho-K” notturna, che associato allo sviluppo delle lenti a
geometria inversa ha poi permesso una migliore stabilizzazione delle lenti sulla cornea, con una
sempre maggiore efficacia nelle tecniche ortocheratologiche.
L’ortocheratologia è una tecnica in continua evoluzione, infatti, i nuovi materiali, altamente gas-
permeabili, strumenti diagnostici sofisticati e nuove geometrie customizzate hanno portato
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all’evoluzione della moderna ortocheratologia notturna, la quale, con 30 anni di casistica si è
dimostrata scientificamente affidabile, un’alternativa valida e naturale e necessaria come
prevenzione della progressione miopica.
Sviluppo oculare nel bambino

A partire dallo sviluppo embrionale dell’occhio, la cui formazione si completa attorno al settimo
mese di gravidanza, la crescita dell’occhio prosegue anche dopo la nascita del neonato. Il
cambiamento dello stato refrattivo nell’occhio umano normalmente avviene in direzione
dell’emmetropizzazione. Nei primi 6 mesi di vita, infatti, i neonati presentano un lieve errore
refrattivo che si aggira intorno alle +2.00 D di ipermetropia. Nei successivi 6/12 mesi di vita,
l’occhio del neonato va incontro ad ulteriori cambiamenti fisiologici e strutturali che conducono ad
una riduzione dell’iniziale ipermetropia; a questo punto, si verifica una distribuzione abbastanza
varia degli errori refrattivi, seppur mantenendo sempre una lieve tendenza all’ipermetropia. Nei
primi 3 anni di vita, la cornea ed il cristallino si modificano per bilanciare un aumento del potere
oculare di circa 20.00 D, dovuto all’allungamento assiale del bulbo, che si verifica normalmente
durante la crescita oculare. Questo processo di emmetropizzazione prosegue per i primi anni di vita,
fino ad arrivare, intorno ai 5/7 anni, ad una condizione in cui la maggior parte dei bambini presenta
un difetto refrattivo variabile tra 0.00 e 2.00 D di ipermetropia. Fra i 3 e i 13 anni di vita, la cornea o
il cristallino devono ulteriormente modificarsi fisiologicamente, per mantenere la condizione di
emmetropia; mentre l’occhio umano cresce, il cristallino di assottiglia tramite un allungamento
diretto sul piano equatoriale, così da appiattirsi e perdere potere per compensare l’allungamento
assiale.
In certi individui, però il processo di emmetropizzazione conduce ad un cambiamento ulteriore
dello stato refrattivo oculare, portando l’occhio a diventare miope, con la possibilità di aumentare
per un certo periodo di tempo. Si pensa che ciò avvenga nel momento in cui il cristallino fallisca
nell’allungarsi e nell’assottigliarsi; in questi casi, infatti, la forma dell’occhio tende a diventare
prolata.

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Principio di funzionamento

Le lenti per ortocheratologia correttive per miopia modificano la forma della cornea del portatore:
quest’ultima viene appiattita nella porzione centrale e resa più curva nella zona medio-periferica,
consentendo la correzione del difetto refrattivo. Viceversa, nella correzione dell’ipermetropia,
l’appiattimento si verifica nella media periferia, mentre la cornea centralmente diventa più curva.
I meccanismi tramite cui è possibile ottenere queste modifiche corneali sono stati ipotizzati in gran
numero, ma quello che sembra più plausibile riguarda il modellamento ottenuto tramite
l’applicazione di forze che dalla superficie della lente, attraverso la compressione del film
lacrimale, raggiungono l’epitelio corneale e le sue cellule.
Queste forze sono:
- La forza di gravità che dipende dalla massa della lente (maggiore è la massa, maggiore è la
forza);
- La forza palpebrale che agisce nell’uso diurno e che da sola sarebbe sufficiente a creare
modificazione corneale;
- La tensione superficiale; che è presente nel bordo della lente;
- La compressione del film, che è la più importante. Le lenti a geometria inversa hanno
bisogno di una clearance apicale e di una compressione nella media periferia.

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Con l’ortocheratologia, è possibile rallentare il processo di allungamento assiale andando ad
intervenire sulla forma della cornea per sostituire il defocus periferico ipermetropico con un defocus
miopico. Mentre l’uso di lenti oftalmiche “sposta” l’intera immagine retinica verso la retina (quindi
mettendo a fuoco la porzione centrale ma creando un defocus periferico ipermetropico), le lenti per
ortocheratologia modellano la cornea in una forma oblata: il punto di giunzione tra la porzione
oblata e la zona di normale curvatura corneale consente di creare un’immagine retinica che cada
centralmente nella fovea, e in periferia anteriormente alla retina (creando un defocus miopico).

Quando la lente notturna per ortocheratologia viene rimossa, l’occhio continua a vedere bene poiché
la cornea continua a mantenere il profilo modificato, con un peggioramento verso sera.

Fattori responsabili del rallentamento della progressione miopica

Sembra che il meccanismo responsabile del rallentamento della progressione miopica durante
l’ortocheratologia sia proprio la formazione del defocus periferico miopico, che va ad agire come
segnale per bloccare la crescita assiale del bulbo.
Un altro fattore capace di influire sulla riduzione della progressione miopica può anche essere la
variazione nel lag accomodativo, che avviene, nel caso dell’ortocheratologia, a causa della maggior
quantità di aberrazione sferica positiva che si viene a creare con il porto.
Altri studi hanno evidenziato come anche una coroide più sottile, caratteristica comune ai miopi in
progressione, viene modificata dal porto di questa tipologia di lenti: è stato infatti registrato uno
spessore aumentato nella coroide, rispetto ai portatori di correzione con lenti oftalmiche, sebbene il
meccanismo preciso per cui lo spessore della coroide vada ad influire sulla progressione della
miopia non sia stato ancora compreso completamente.

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Studi

Sono stati realizzati numerosi studi che hanno dimostrato come l’ortocheratologia possa rallentare
la progressione miopica nel bambino. Il primo di questi è stato il LORIC (The Longitudinal
Orthokeratology Research In Children). Svolto ad Hong Kong, ha coinvolto 70 bambini, suddivisi
in due gruppi: il primo gruppo, per un periodo di due anni, ha portato una correzione oftalmica
monofocale, mentre l’ametropia del secondo gruppo è stata corretta con lenti per ortocheratologia.
È stato registrato un incremento assiale ridotto del 46% nei bambini del secondo gruppo (0.29 mm
contro gli 0.54 mm del primo gruppo).
A conferma di questi risultati, un secondo studio svolto negli Stati Uniti d’America da Walline e
colleghi ha visto 40 bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni, nuovamente suddivisi in un
gruppo corretto con lenti oftalmiche e uno con lenti ortocheratologiche; anche in questo caso, i
risultati migliori provenivano dal secondo gruppo, con un incremento assiale medio di 0.27 mm
contro gli 0.57 mm dei portatori di lenti oftalmiche.

Un altro studio a favore è stato svolto da Bellatorre (Laurea in Ottica e Optometria – Università di
Torino). È stata svolta un’indagine retrospettiva su un campione di 24 ragazzi di età compresa tra
10 e 17 anni con equivalente sferico compreso tra -0.50 D e -6.50 D ed un astigmatismo minore di -
1.50 D, trattati con lenti esacurve per ortocheratologia notturna in materiale Boston XO (hexafocon
A) con Dk di 100 x 10^-11. Sono stati considerati i dati relativi alla condizione refrattiva pre e post
applicazione, l’acuità visiva e gli eventi avversi in un periodo di tempo compreso tra 2 e 4 anni. I
risultati sono molto convincenti: la correzione dei soggetti esaminati risulta stabile nel tempo, non si
sono riscontrati eventi avversi severi a tal punto da provocare una permanente diminuzione
dell’acuità visiva o danni a carico della cornea e la progressione miopica, valutata attraverso
l’aumento del potere delle lenti nel susseguirsi degli anni vede un incremento annuo di 0.08 D.

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Nei casi di toricità corneali elevate, vengono applicate lenti ortocheratologiche a geometria torica,
che consentono una centratura in situ migliore con una conseguente correzione ottimale durante il
giorno. Lo studio TO-SEE (Toric Orthokeratology - Slowing Eyeball Elongation), svolto ad Hong
Kong, ha indagato gli effetti dell’ortocheratologia con lenti toriche su bambini che presentavano
astigmatismo (prevalentemente corneale) compreso tra le 1.25 D e le 3.50 D. In questo studio, 35
bambini sono stati corretti con l’ortocheratologia mentre 23 con lenti oftalmiche monofocali,
risultando rispettivamente in un incremento medio nella lunghezza assiale di 0.30 mm e 0.64 mm,
con una riduzione quindi del 52% nel gruppo dell’ortocheratologia. Inoltre, dalle analisi dei dati, è
emerso che la progressione miopica nei bambini non è associata all’astigmatismo di partenza e alla
iniziale toricità corneale, suggerendo che un astigmatismo da moderato ad alto non risulta essere
uno stimolo per l’allungamento assiale.

Lo studio ROMIO (Retardation of Myopia in Orthokeratology) ha analizzato i dati di 102 bambini


di età compresa tra i 6 e i 10 anni, con un difetto refrattivo tra le -0.50 D e le -4.00 D di miopia,
metà dei quali corretti con occhiali, e l’altra metà con ortocheratologia. Nel secondo gruppo è stata
riscontrata una riduzione ella lunghezza assiale del 43% dopo due anni di trattamento. Il test è stato
successivamente rivalutato, ponendo attenzione sul fatto che i soggetti caratterizzati, all’inizio del
trattamento, da una rapida progressione miopica (incremento della lunghezza assiale > 0.36
mm/anno) erano il 67%, ma questa percentuale si è abbassata fino al 28%, arrivando al 15% dopo
due anni di porto.

Esempio di applicazione di lenti ortocheratologiche in un adolescente

È stata eseguita l’applicazione di lenti ortocheratologiche per la correzione di miopia in un


ragazzino di 14 anni, il quale, per motivi pratici e sportivi, aveva il desiderio di eliminare totalmente
l’utilizzo di lenti oftalmiche.

Di seguito, la prima topografia corneale dell’occhio sinistro, eseguita al primo controllo:

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Parametri:
K1: 7,52 mm @93°
K2: 7,81 mm @3°

Spessore corneale: 590nm


Lacrimazione nella norma sia quantitativamente che qualitativamente
In seguito alle misurazioni e allo svolgimento di test specifici, il soggetto è risultato adatto per poter
proseguire il trattamento.
Sono state scelte delle lenti Horus biennali in materiale Boston XO, con Dk: 100, grazie alle quali
ha raggiunto un’acuità visiva di 12/10 in entrambi gli occhi

Il paziente attualmente utilizza le sopracitate lenti ortocheratologiche da circa 4 anni, provvede alla
loro manutenzione quotidianamente e non ha mai riscontrato controindicazioni gravi da necessitare
la sospensione del trattamento.

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Dopo due anni di porto, il soggetto ha svolto nuovamente le visite di controllo necessarie per la
prescrizione della nuova coppia di lenti ortocheratologiche adatte alla sua ametropia da correggere:
si è riscontrato in questo caso, che il difetto refrattivo era rimasto stabile, non aveva subito alcun
peggioramento, e, di conseguenza si è deciso di proseguire il trattamento con la medesima lente,
andando solamente a stringere il raggio, in quanto leggermente decentrata nasalmente.

Bibliografia

Rossetti A, Gheller P. Manuale di optometria e contattologia - Seconda edizione. Casa Editrice


Zanichelli, 2017.

The Longitudinal Orthokeratology Research in Children (LORIC) in Hong Kong: A Pilot Study on
Refractive Changes and Myopic Control – Pauline Cho, Sin Wan Cheung, Marion Edwards
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15875367/

Efficacia e Sicurezza dell’Ortocheratologia nell’Adolescenza – Alessia Bellatorre

Toric Orthokeratology - Slowing Eye Elongation – 2015


http://www.druglib.com/trial/92/NCT00978692.html

Retardation of Myopia in Orthokeratology study : a 2-year randomized clinical trial – Pauline Cho,
Sin Wan Cheung – 2012
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22969068/

Ortocheratologia notturna – Alessandro Mugnai


https://alessandrasalimbene.it/wp-content/uploads/2017/07/Manuale_Lenti_Contex.pdf

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Il controllo della miopia – Riccardo Grigoletto
https://www.platform-optic.it/wp-content/uploads/2014/02/ArtScient_Il-controllo-della-miopia.pdf

Qualità visiva (aberrometria e sensibilità al contrasto) in portatori di lenti a contatto per


ortocheratologia – Andrea da Cortà Fumei - 2015
https://www.platform-optic.it/wp-content/uploads/2015/09/Professional_qualita-visiva-
aberrometria-e-sensibilita-al-contrasto-in-portatori-di-lenti-a-contatto-per-
ortocheratologia_Platform_Optic_settembre_2015.pdf

Anomalie della visione binoculare in età pediatrica e processo di emmetropizzazione – Massimo


Fiori - 2018
https://www.platform-optic.it/wp-content/uploads/2018/03/Professional_anomalie-della-visione-
binoculare-eta-pediatrica-processo-emmetropizzazione_Platform_Optic_febbraio_2018.pdf

Immagini topografie corneali – Archivio Punto Ottico Humaneyes

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