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Journal

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Massimo Zangarelli
Direttore Scientifico
Enrico Guerra
Direttore Editoriale
Luca Russo
Progetto Grafico
ELAV snc
Segreteria di Redazione
ELAV snc
www.elav.biz
elavjournal@elav.biz
Hanno collaborato a questo numero:
Fabio Ardolino
Dalila Colacchi
Filippo Gambelli
Enrico Guerra
Gloria Micacchi
Mos Mondonico
Gabriele Rossi
Luca Russo
Alessandro Stranieri

Pubblicazione Trimestrale Tecnico-Scientifica


Anno IV - Numero 14-15 Giugno-Settembre
2011
REGISTRAZIONE N. 31/2008 RILASCIATA
IL 14/10/2008 DAL TRIBUNALE DI PERUGIA

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per gli AUTORI


La rivista ELAV Journal si pone lobbiettivo
fondamentale di portare ai lettori informazioni
di alto livello con risvolti applicativi per le
Scienze Motorie. Gli scritti canditati per la
pubblicazione dovranno pertanto avere questa caratteristica, requisito principale di valutazione.
ELAV Journal aperto ai contributi di tutti gli
esperti che a vario titolo lavorano o fanno ricerca nel campo delle Scienze Motorie.
Gli scritti di interesse della rivista sono:
articoli a carattere tecnico-scientifico divulgativo
articoli di revisione della letteratura scientifica
casi di studio
articoli di ricerca e studi originali
In ogni caso il contenuto degli scritti deve rispettare le seguenti indicazioni:
essere di largo interesse
essere di alta qualit e fondato su solide
basi ed evidenze scientifiche
avere risvolti di applicabilit pratica
essere coerente con la letteratura internazionale
Lo scritto deve essere redatto secondo le indicazioni presenti su http://www.elav.biz/
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autore o di chi invia larticolo.
Gli scritti e le relative immagini, dovranno essere inviati per posta elettronica all'indirizzo
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Gli scritti a noi pervenuti saranno sottoposti,
per la loro eventuale pubblicazione, al giudizio del Comitato Scientifico interno ELAV e/o
di esperti esterni appositamente incaricati a
tal scopo.

ELAV JOURNAL Anno IV Numero 14-15

ELAV

EDITORIALE

Come in tutti i settori, anche quello del fitness si sta evolvendo o quantomeno modificando. La contingenza economica globale, il modificarsi delle variabili sociologiche dovuto in prevalenza ai social networks, lingresso delle
grandi catene di fitness clubs, sono tutti elementi che assieme ad altri impongono una profonda revisione del
settore, senza eccezioni. Proviamo a fare unanalisi essenziale delle quattro aree critiche:
Logistica - Investita da un aumento esponenziale dei costi di gestione corrente e straordinaria non inferiori al
35% negli ultimi 10 anni.
Personale - Necessita sempre pi qualificato ma proporzionalmente sempre meno pagato e raramente
contrattualizzato.
Servizi Necessitano di unofferta trasversale o/e altamente specializzata, esposta allesigenza di una continua innovazione.
Clienti - Ridotte disponibilit economiche della fascia media ed aumento delle esigenze e dellattenzione agli
acquisti di tutte le fasce sociali.
Le prime tre aree riguardano lofferta del settore mentre la quarta riguarda la domanda.
In un tale contesto si stanno realmente salvando i centri di piccole/medie dimensioni orientati alla qualit e alla
specializzazione del servizio (logistica a basso impatto economico, personale di alta qualit, servizi specializzati,
pochi clienti), e i centri appartenenti alle medie e grandi catene orientate al marketing emozionale di massa e ai
grandi numeri (logistica ad alto impatto economico, personale in franchising interno, servizi trasversali ed emozionali, tanti clienti).
Sembra che le due realt siano molto lontane tra di loro ma hanno invece un comun denominatore: il Personal
Trainer.
Il Personal Trainer necessario per la specializzazione dei piccoli/medi centri e allo stesso tempo per limplementazione del modello aziendale in franchising interno delle medie/grandi catene.
Parlare della figura del Personal Trainer tuttaltro che facile e scontato. LItalia ha ereditato questa figura professionale dal mercato del fitness USA quale naturale evoluzione dello storico istruttore della sala attrezzi dei
fitness clubs ma anche e soprattutto per una questione di evoluzione ma anche di sopravvivenza professionale
non pi ottenibile nel modello classico. Leredit nord-americana pu essere vincente ma ad oggi si scontra con
un mercato nazionale profondamente diverso; la verit di questa affermazione labbiamo tutti davanti agli occhi
ovvero il Personal Trainer, al di fuori di qualche sporadico caso di successo, fatica a lavorare e non giuridicamente regolamentato creando caos nel caos. Nelle poche grandi citt italiane una minoranza dei Personal Trainers lavora molto ma la maggior parte decisamente al di sotto del potenziale di offerta; nelle cittadine di provincia e nei piccoli centri tipici della geografia italiana, questa figura fatica a decollare o addirittura inesistente.
Eppure i titolari di clubs si lamentano sistematicamente delle stesse cose e tendono a mordersi la coda da soli.
I clienti, sempre pi culturalizzati e sempre meno propensi alla spesa, pretendono qualit sempre pi elevate e
soluzioni ai propri specifici problemi non ottenibili con un istruttore che segue decine di persone contemporaneamente da solo. Il cliente si lamenta ma non vuole pagare di pi per un servizio personalizzato erogato spesso
dallo stesso istruttore di sala che si cimenta nel doppio ruolo a tempo perso. La propriet tende a forzare la qualit del servizio tramite lo stesso modello dellistruttore di sala fallendo inevitabilmente lobbiettivo e cannibalizzando la possibilit di implementare il servizio di personal training; inoltre, paga poco i collaboratori a causa dei
costi di gestione sempre pi elevati e perde i migliori collaboratori che sarebbero in grado di erogare il vero servizio di personal training di fatto autoalimentando la scarsa percezione di valore da parte del cliente. Il Personal
Trainer professionista gioca su questa situazione e come free-lance offre il suo servizio a cifre completamente
irraggiungibili per la fascia media della popolazione, riuscendo in pochi nellintento e alimentando letichetta di
servizio di nicchia riservato a pochi clienti facoltosi. I personal trainers e gli istruttori incastrati in mezzo a questo
sistema cercano alternative come la rieducazione funzionale affrontata senza alcuna competenza o losteopatia
con il risultato di snaturalizzare se non cambiare la propria mission e professione.
veramente un cane che si morde la coda! Bisogna cambiare sistema
Il Personal Trainer ha tante di quelle opportunit di lavoro professionalmente ed economicamente gratificanti che
nemmeno se lo immagina. Il problema che nessuno le offre ma bisogna crearsele, abbandonando completamente la tradizione italiana del posticino fisso e sicuro senza tante preoccupazioni del quale hanno goduto i nostri genitori e i nostri nonni fino ad una ventina di anni fa.
Per crearsi le opportunit di lavoro bisogna avere per due ingredienti critici: propensione allavventura
(provarci!) e grandi competenze (essere in grado di!). Le grandi competenze danno la possibilit di avere tante
soluzioni vincenti per gli obbiettivi dei propri clienti, e fanno scoprire una professione che ha dei valori ben oltre il
vecchio 3x10; proprio per questo il Personal Trainer in realt maggiormente riconoscibile in una figura di
Fitness Specialist, qualifica che descrive specifiche e specialistiche competenze anzich personal trainer che
invece descrive la modalit (one to one) in cui vengono erogate. Che occorra una rivisitazione della terminologia?
Le medie/grandi catene offrono una possibilit concreta per mettersi in gioco fornendo, ad una cifra annuale abbordabile, una logistica straordinaria e una parco clienti di tutto rispetto. Tocca poi al Personal Trainer procacciarsi il lavoro attingendo, tramite le proprie capacit, da quel 25% circa di clienti che ricorre a questo servizio. In

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LA PROFESSIONE DI PERSONAL TRAINER

EDITORIALE

realt, a fronte di pesanti critiche mosse a questo sistema imprenditoriale, lopportunit davvero importante ed
interessante per i Personal Trainers che si trovano subito protetti da un modello impeccabile e devono mettere
in gioco solamente le proprie capacit con un basso rischio dimpresa.
Al di fuori del mondo delle catene di clubs, le soluzioni sono probabilmente due: il centro di medie dimensioni
gestito imprenditorialmente con il solo modello del Personal Trainer, o i piccoli centri gestiti direttamente dal Personal Trainer Fitness Specialist in versione azienda di famiglia.
In tutti i casi manca comunque una riflessione che investe trasversalmente quanto scritto in precedenza, ovvero
le tariffe richieste per il servizio; necessario rendersi abbordabili alle fasce medie della popolazione perch
numericamente rappresentative ed in grado di sostenere qualche spesa in pi. Un prezzo pi abbordabile garantisce comunque stipendi allettanti o pu essere controbilanciato da un servizio erogato contemporaneamente a
piccoli gruppi di 2-3 clienti al massimo.
Se viene rimosso lostacolo del prezzo si aprono possibilit importanti di mercato dove lingrediente critico rimarr solo quello delle competenze Fitness Specialist e della passione che deve accompagnarle. Il lavoro imporr,
in questa fase storica, competenze trasversali per disporre di una clientela numericamente gratificante; in seguito, magari tra qualche anno, si potr pensare a Personal Trainers altamente specializzati in singoli settori ricalcando quello che sta gi accadendo ai colleghi USA.
Un Personal Trainer qualificato Fitness Specialist non lavora per mode o invenzioni della sera prima ma utilizza pragmaticamente un mix di competenze tecnico-scientifiche e di esperienza a vantaggio globale del cliente e
delle sue stesse possibilit occupazionali. Oggi la moda dellallenamento funzionale ne esempio emblematico
perch grande modello di allenamento ma assolutamente insufficiente al raggiungimento di molti obbiettivi, a
dimostrazione che le competenze e le esperienze devono essere trasversali e tali da poter cucire il vestito adatto
al cliente e alle sue esigenze, un po come un sarto allenatore.
Certo, lo Stato potrebbe dare una mano alla categoria in Svizzera, per esempio, chi frequenta un fitness club
pu detrarre la spesa dalle tasse a patto che il club sia iscritto allalbo dei centri certificati dallo Stato e ne rispetti
le regole di appartenenza a cominciare dalla formazione continua del personale. Il club deve mantenere standard elevati altrimenti esce dal mercato e inoltre deve erogare regolare ricevuta di pagamento al cliente perch
altrimenti questo non potr scaricare fiscalmente la spesa; in questo modo il club costretto a regolarizzare giuridicamente il suo assetto societario anche verso i collaboratori e di conseguenza ad uniformare in alto le tariffe
dei clienti e i compensi al personale facile no! In una sola mossa fatta dallo Stato nel concedere una misera
detrazione fiscale peraltro investita sulla salute del cittadino e quindi indirettamente a vantaggio della spesa sanitaria nazionale, uscito dal sommerso tutto il sistema gratificando gli operatori e creando il tanto agognato
valore di percezione da parte del cliente che pagher favorevolmente di pi.
Che sia cos difficile da capire? Personal Trainers dItalia fatevi sentire!

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LA PROFESSIONE DI PERSONAL TRAINER

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aumentare il costo energetico della seduta di allenamento, come aumentare il metabolismo post
esercizio e quello basale, dalla fisiologia alla nuova ed inedita metodologia di allenamento per il dimagrimento localizzato (FreeFitness Localized Slimming), lallenamento anti-cellulite e linterferenza
del ciclo mestruale nella donna, le vibrazioni meccaniche come mezzo fisico di allenamento per il
dimagrimento e la cellulite, analisi bioelettrica come decision maker, programmazione personalizzata
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soggetto e corretta scelta della tecnica di misurazione, la composizione corporea per una corretta
programmazione dellallenamento.
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FITNESS E SALUTE

ATTIVIT MOTORIA PREVENTIVA E ADATTATA


FINALIZZATA A SOGGETTI DI DIVERSA ET E A
SOGGETTI DISABILI
Micacchi Gloria
Ph.D. in Discipline Delle Attivit Motorie e Sportive
INTRODUZIONE
Il D.L. 8 Maggio 1998, n178 (e sue modifiche ed integrazioni), allart. 2, lettera b, sancisce che il corso di
laurea in Scienze Motorie finalizzato allacquisizione
di adeguate conoscenze di metodi e contenuti culturali, scientifici, professionali nellarea didatticoeducativa, finalizzata allinsegnamento nelle scuole di
ogni ordine e grado; nellarea tecnico-sportiva, finalizzata alla formazione nelle diverse discipline; nellarea
manageriale, finalizzata allorganizzazione e alla gestione delle strutture sportive e delle attivit attinenti
al settore; nellarea della prevenzione e delleducazione motoria adattata, finalizzata a soggetti di diversa
et e a soggetti disabili.
Per quanto concerne questultima area dintervento
occorre, per, cercare di far chiarezza. Mentre le altre
risultano essere sufficientemente delineate con un
campo dazione ben delimitato, larea della prevenzione e dellattivit motoria adattata ancora per molti
poco definita.
Partiamo da una raccomandazione che lIstituto Superiore della Sanit fece gi nellormai lontano 2004:
Si raccomanda di consigliare ai pazienti di praticare
regolarmente attivit fisica come abitudine quotidiana,
per prevenire patologie quali la cardiopatia ischemica
(CHD), lipertensione, lobesit e il diabete. La presente raccomandazione si basa sui benefici comprovati dellattivit fisica eseguita regolarmente.
Ora, il termine utilizzato pazienti, ma facile comprendere come allinterno di questo siano incluse sia
persone da reputarsi sane che persone affette da diversi disturbi.
E sapere comune che svolgere attivit fisica con regolarit riduca il rischio di morte prematura, coronopatia, ipertensione, obesit, diabete mellito, cancro al
colon e probabilmente altre forme tumorali (seno, prostata, polmone, utero, ecc.). A supporto si possono
trovare dei dati in letteratura che evidenziano come
linattivit o un fitness cardiorespiratorio inadeguato
siano fattori predittivi di mortalit e di patologie importanti, quanto leccesso di peso, lobesit, il fumo, lipercolesteromia e lipertensione.
Un buon allenamento oltre a regalare una sensazione
di benessere ha effetti benefici per il sistema cardiovascolare (esercizi aerobici), per la forza (esercizi
anaerobici), per il controllo del peso e per la salute in
genere.
Studi dellAmerican Diabetes Association (ADA) riconoscono allesercizio fisico un ruolo importante nella
riduzione del rischio diabetico e per soggetti con diabete di tipo 2 ritengono necessari solo due tipi di trattamenti: dieta ed esercizio. Lattivit motoria regolare
e/o una pratica sportiva esaltano i benefici di una corretta alimentazione e nel caso di regimi alimentari

scorretti ne riducono leffetto.


Gli esercizi secondo la tipologia degli stessi (aerobici,
anaerobici, misti) ci consentono inoltre di agire sui
sistemi ormonali differenti. Gli esercizi anaerobici, ad
esempio, come la corsa veloce, gli scatti, i pesi, dove
lintensit elevata, permettono lo sviluppo della
massa magra corporea (responsabile del metabolismo basale) e quindi permettono, seppur indirettamente di utilizzare i grassi. Infatti, se lesercizio anaerobico abbastanza intenso, viene stimolata la produzione dellormone della crescita che, insieme al
testosterone, tra le altre funzioni presiede alla riparazione delle microlesioni muscolari provocate dallallenamento anaerobico e incrementa lo spessore delle
fibre muscolari (ipertrofia). Lenergia necessaria per
questo lavoro, deriva dal metabolismo dei grassi accumulati nelle riserve. Lormone della crescita, secreto dallipofisi, , infatti, considerato il pi potente brucia grassi. Viene anche prodotto durante il sonno notturno nella fase REM, per cui migliore la qualit del
sonno, pi ormone della crescita prodotto. Gli esercizi aerobici richiedono un maggior consumo di ossigeno e sono particolarmente adatti a bruciare i grassi.
Per migliorare lo stato di salute lattivit motoria deve
essere regolare. Con allenamenti discontinui e irregolari difficilmente si possono apprezzare miglioramenti.
Orientativamente le dosi ideali di esercizio prevedono
una frequenza di 3 sedute di allenamento settimanali
della durata di 60-90 minuti circa, con intensit personalizzata ed esercizi sia aerobici che anaerobici.
Bene, evidenziamolo ancora: fare attivit motoria
alla base di un sano stile di vita.
Uomini e donne di ogni et possono svolgerla con i
dovuti accorgimenti o meglio adattamenti. Uomini e
donne considerati sani, la svolgeranno per raggiungere uno stato di benessere superiore e migliorare la
qualit della propria vita e per prevenire fattori di rischio e lacutizzazione dei piccoli malesseri comuni
ai pi. Si pu dunque facilmente comprendere come
un individuo fisicamente integro e mentalmente sano
possa liberamente decidere e attivarsi in un senso o
nellaltro per ottenere un determinato livello di qualit
positiva o negativa della propria vita. Pu scegliere
uno stile di vita sedentario, andando incontro ad un
calo delle proprie capacit prestative, legato a ridotte
funzionalit artro-osteo-muscolari, cardiorespiratorie e
metaboliche o scegliere uno stile di vita pi corretto e
responsabile verso se stessi che preveda una regolare attivit fisica accompagnata da una corretta alimentazione.
Diversa la situazione che veniamo a trovarci di fronte quando invece di osservare la vita di un soggetto
normodotato, volgiamo il nostro sguardo alla vita dindividui caratterizzati da condizioni fisiche svantaggiate, quali disabili, malati o anziani. Di sicuro la possibilit di scelta non attuabile per entrambi allo stesso
modo e anche se, non ci fosse diversit in questo, le
possibilit di svolgere unattivit motoria liberamente
non sono certamente paragonabili. Eppure tutti i benefici sovraesposti valgono in assoluto anche per loro!

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ATTIVIT MOTORIA PREVENTIVA E ADATTATA

FITNESS E SALUTE

In molti casi poi lattivit motoria e lo sport permettono


ad un soggetto disabile di esplorare altre potenzialit,
di svilupparle e in definitiva di servirsene per vicariare
funzione perdute o non adeguatamente sviluppate. E
cos lattivit motoria e lo sport possono fuor di dubbio
essere considerate dei potenti strumenti per un soggetto disabile. Essi, infatti, oltre a prevenire lintensificarsi di fattori di rischio gi presenti combattono linstaurarsene di ulteriori e soprattutto aiutano lessere
umano ad acquisire quelle capacit e in molti casi
quella dignit necessarie a far di lui un membro attivo
della societ.
EDUCAZIONE MOTORIA E PREVENZIONE
Quando si parla di motorio (diverso motricit) si parla di movimento, si parla dunque di come il corpo si
muove in relazione allo spazio, al tempo, al suo stato
di salute e alla finalit che lo spingono allazione. Il
corpo resta lo strumento principale con cui ogni essere vivente prende forma e assume un significato rispetto a se stesso e a ci che lo circonda. Il mezzo
per sentire il corpo il movimento ed grazie ad
esso che luomo riesce anche a modificare la realt
strutturale nella quale si trova adattando lambiente e
anche il proprio corpo alle esigenze del momento.
Essere padrone del proprio corpo, percepirlo completamente, conoscerlo in profondit e avere coscienza
dei suoi limiti e punti di forza non per cos scontato
come si potrebbe pensare o dovrebbe essere. Ognuno di noi dedica poco tempo a se stesso e spesso ci
dimentichiamo di ascoltare i nostri veri bisogni per
soddisfarne altri, certo utili, ma non necessariamente i
pi importanti. Sottoponiamo continuamente il nostro
corpo e la nostra mente a situazioni di forte stress,
assumiamo posture scorrette, respiriamo male. Durante una situazione stressante il ritmo respiratorio
aumenta e di conseguenza si riduce drasticamente la
quantit di aria e di ossigeno inalati. In molti un respiro bloccato porta ad assumere posture di chiusura
alle quali sono solitamente legati anche stati emotivi
non positivi. E tutto collegato. Mente e corpo sono
inscindibili e luno non pu funzionare bene senza
che anche laltro lo segua. Lavorare con il corpo, utilizzarlo nel modo appropriato, esserne padroni la
cosa pi semplice e diretta che si possa fare per stare
bene. Leducazione motoria ha lo scopo di conoscere,
comprendere, stimolare e potenziare le capacit del
corpo per rispondere nel modo pi adeguato possibile
ai bisogni delluomo, tenendo in considerazione le
caratteristiche individuali, caratteriali, psicofisiche e
ambientali di ognuno. Lattivit motoria preventiva, da
parte sua, utilizzata per prevenire situazioni che
potrebbero portare allinstaurarsi di eventi negativi per
il benessere fisico e mette in atto strategie per mantenere nel giusto equilibrio le capacit motorie dellindividuo in base alle sue caratteristiche normofunzionali, applica la scienza del movimento nel rispetto delle leggi auxologiche allo scopo di prevenire
e compensare disarmonie morfo-funzionali e disarmonie motorie stato-cinetiche e cerca dimpedire laggravarsi di stati anatomo-fisiologici-psichici ormai conso-

lidati che difficilmente tenderanno ad un miglioramento.


ATTIVIT MOTORIA ADATTATA
Con il termine adattata, sintende qualcosa di specifico, di appropriato, adeguato, qualcosa che riesca a
mettere in grado tutti gli individui di poter svolgere
una regolare attivit fisica durante lintero arco della
vita. Lattivit motoria adattata dunque unattivit
motoria pensata, stabilita e plasmata sulle caratteristiche specifiche di ogni singolo individuo. Ha lo scopo
di migliorare la qualit della vita portando il soggetto a
interagire al meglio con ci che , e con ci che lo
circonda.
In realt quanto sopra alla base delleducazione
motoria in generale, ma questo termine stato introdotto per differenziare questultima da unattivit pi
specifica indirizzata a soggetti di tutte le et caratterizzati da condizioni fisiche svantaggiate, quali disabili, malati o anziani.
Consideriamo che circa il 10% della popolazione
mondiale affetta da condizioni patologiche o disabilit.
Cerchiamo ora di chiarire cosa sintenda con il termine disabilit. Negli anni, infatti, ha assunto un significato diverso e si rivolto verso un bacino dutenza
molto pi ampio.
LOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS) nel
1980 per le classificazioni delle condizioni patologiche
utilizzava termini quali: menomazione (deficit), incapacit (limitazione funzionale), handicap.
Menomazione (deficit).
Indica una qualsiasi perdita o anomalia di una
struttura o funzione psicologica, fisiologica o anatomica. Prevede lesistenza o il manifestarsi di
unanomalia, difetto, perdita di arto, organo, tessuto o altra struttura del corpo, compreso il sistema delle funzioni mentali. Le perdite e le anomalie possono essere temporanee o permanenti.
Incapacit.
Indica una qualsiasi limitazione funzionale o inabilit (conseguente a una menomazione) nello
svolgimento di unattivit, nella misura considerata normale per lessere umano. Riguarda attivit
composte o integrate relative alla persona nel
suo insieme impegnata in unazione, un compito
o una determinata forma di comportamento. Pu
rappresentare un eccesso o una mancanza di un

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ATTIVIT MOTORIA PREVENTIVA E ADATTATA

FITNESS E SALUTE

comportamento o un'attivit prevista per consuetudine. Pu essere: temporanea o permanente;


reversibile o irreversibile; progressiva o regressiva; svolgere un ruolo fondamentale in questo
livello dellesperienza.
Lincapacit pu rappresentare lesito diretto di
una menomazione o la risposta dellindividuo,
soprattutto a livello psicologico, a menomazioni
fisiche, sensoriali o di altro genere. Essa costituisce la conseguenza oggettiva, cio loggettivazione della menomazione e, in quanto tale, riflette i
disturbi a livello della persona.
Handicap.
Rappresenta una condizione di svantaggio per
un dato individuo, derivante da una menomazione o disabilit che limita o impedisce lesecuzione
di un compito considerato normale (in base allet, al sesso e a fattori sociali/culturali). Lo stesso
handicap pu manifestarsi in situazioni diverse e,
pertanto, quale esito di diverse disabilit. Costituisce un fenomeno sociale, il quale rappresenta le
conseguenze sociali e ambientali delle menomazioni e delle disabilit. caratterizzato da un disaccordo fra il rendimento o la condizione dellindividuo e le aspettative del gruppo particolare di
cui fa parte. La condizione di svantaggio pu essere percepita soggettivamente: dallindividuo
stesso; dalle persone che assumono una valenza
significativa per lindividuo; dalla comunit nel
suo insieme. Lhandicap rappresenta la dimensione sociale di una menomazione o disabilit, e
riflette le conseguenze a carico dellindividuo in
un determinato ambito.
Nel maggio 2001 LOrganizzazione Mondiale della
Sanit (OMS) ha pubblicato la Classificazione internazionale del funzionamento della salute e disabilit
(ICF) , abbandonando la parola handicap e sostituendola con disabilit intendendo con questultima
una condizione di salute in un ambiente sfavorevole.
Il nuovo modello tiene in considerazione ogni aspetto
della vita dellindividuo e permette la correlazione fra
stato di salute e ambiente. Non si riferisce pi a un
disturbo strutturale o funzionale senza prima metterlo
in rapporto con uno stato di salute ideale.
Ad oggi le categorie principali di classificazione delle
condizioni di salute sono:
Condizioni patologiche sensomotorie.
Si riferiscono alle funzioni del sistema nervoso e
di quello muscoloscheletrico (es. lesioni del midollo spinale, ictus, amputazione di un arto) che
limitano lo sviluppo, la coordinazione e/o lesecuzione completa di un movimento.
Condizioni patologiche interne.
Fanno riferimento alle funzioni delle ghiandole
endocrine e degli organi dellapparato respiratorio, cardiovascolare, urinario e di altri organi interni, le quali limitano la capacit fisiologica.
Condizioni patologiche psico-sociali.
Si riferiscono alle funzioni dellinterazione sociale
ed emotiva (es. autismo, schizofrenia), le quali

compromettono il contatto sociale dellindividuo


con il proprio ambiente.
Ambiti della salute mentale.
Fanno riferimento alle funzioni cognitive superiori, in particolare per quanto riguarda il ritardo
mentale e i disturbi dellapprendimento, i quali
possono influire sulla capacit dellindividuo di
vivere in modo autonomo.
Questa nuova visione della disabilit permette di estendere lazione dellattivit motoria adattata ad un
numero maggiore di soggetti con i quali lavorare allo
scopo di migliorare le abilit in relazione alla
limitazione o perdita della capacit di compiere unattivit a causa dellambiente sfavorevole estrinsecata
attraverso atti e comportamenti che per generale consenso costituiscono aspetti essenziali della vita quotidiana.

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ATTIVIT MOTORIA PREVENTIVA E ADATTATA

ATTIVIT MOTORIA NELLA DISABILIT


Il trattamento motorio nella disabilit ha molteplici funzioni che vanno dalle stesse valide per i soggetti normodotati riguardo alleducazione e la prevenzione ad
altre dallo scopo pi funzionale e specifico per il caso
che si tiene in esame.
Quando si lavora con un soggetto disabile la prima
cosa da fare accettare la condizione effettiva e
partire da questa alla scoperta delle potenzialit nascoste. Vivere in una situazione diversa non significa
necessariamente non poter fare le stesse cose che
fanno gli altri, vuol dire semplicemente trovare un modo diverso per metterle in pratica. Inoltre listinto di
sopravvivenza cos come quello di adattamento, in
determinate situazioni, se stimolato correttamente,
una fonte incredibile di risposte differenti allo stesso
problema. Molto spesso quello che non si riesce a
concepire nemmeno con il pensiero gi una realt.
Un ragazzo non vedente che va in bicicletta e si muove nello spazio senza ausili, ma emettendo suoni dalla bocca che gli rinviano segnali vibratori cos come
fanno i pipistrelli. Amputati ad entrambi gli arti inferiori
che gareggiano in gare di atletica con i normodotati.
Malati psichici che raggiungono unindipendenza tale
da poter vivere da soli e crearsi una famiglia. Non
sono fantasie, sono realt, sono possibilit!
Lattivit motoria e sportiva hanno conseguenze benefiche su tutti e per questi ultimi tali effetti vengono

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FITNESS E SALUTE

maggiormente evidenziati dallimportanza che assumono in relazione al tipo di disabilit. Ad esempio per
un paraplegico su sedia a rotelle uno scalino lungo la
propria strada pu rappresentare un ostacolo insormontabile; viceversa superare senza aiuti esterni lo
stesso scalino pu essere uno scherzo per un giocatore di basket in carrozzina, abituato ad usare il proprio mezzo di locomozione come un attrezzo sportivo.
Sheng, Dijkers: La partecipazione ad attivit sportive
da parte di un paraplegico, riduce la depressione psichica, diminuisce i ricoveri ospedalieri e ne prolunga
lattesa di vita.
Un soggetto non vedente attraverso attivit in acqua
pu migliorare la percezione del proprio corpo in toto
ed imparare ad utilizzarlo al meglio in ogni situazione.
Un amputato ad un braccio pu attraverso lattivit
motoria riequilibrare il proprio corpo nella nuova situazione e divenire cos coordinato da non necessitare
dellarto mancante per le attivit quotidiane.
Aspetto importantissimo assumono poi risultati sul
piano psicosociale. A partire dal rapporto due a due
fino a giungere allinserimento in attivit di gruppo.
Attivare una comunicazione verso lesterno a tutto
campo, prima corporea e poi verbale. Aumento di
comportamenti socialmente accettabili e comprensibili
grazie anche a un maggiorato o conquistato livello di
autostima ed autonomia. Lintervento motorio ha lobiettivo principale di far accettare i limiti effettivi, di
superare il disagio riscoprendo se stessi e le proprie
capacit e stimolare la vitalit rinchiusa per ri/aprirsi
al Mondo.
CONCLUSIONE
Facendo nuovamente riferimento alla definizione di
disabilit data dallOMS, (ICF), e quindi ad una condizione di salute in un ambiente sfavorevole non possiamo far altro che rinforzare gli effetti positivi che
lattivit motoria adattata pu avere sulla vita di coloro
che si trovano a vivere in una situazione di svantaggio. Dalla presa di coscienza di se stessi, alla percezione del proprio corpo fino alluso che si pu fare di
esso per ottenere le prestazioni migliori possibili nello
svolgimento di ogni tipo di attivit quotidiana. Lintervento motorio si sviluppa su ogni aspetto della persona influenzando sia la psiche sia lo stato danimo. Il
lavoro sulle funzioni corporee, sulle strutture corporee
ed anche sui rapporti con lesterno mette il soggetto
disabile nelle condizioni di sentirsi completo e appagato. Superer la sensazione di essere a cui manca
qualcosa con laccettazione di essere esattamente
come si con tutte le possibilit che tale stato gli offre.
Un intervento motorio adattato devessere chiaramente fatto da un professionista del settore che abbia le
conoscenze adeguate per sviluppare un programma
che tenga in considerazione lo stato effettivo del soggetto con il quale lavora dopo unattenta valutazione e
individuazione delle caratteristiche specifiche che lo
contraddistinguono nella sua interezza ed unicit. Per
tale motivo dovr aver conto di quelle che sono le
condizioni di sviluppo del movimento umano e da un

punto di vista epistemologico, come affermano Carraro, Lanza, Zocca e Bertollo (2002) svolgere lattivit
tenendo a mente che il movimento mediatore:
dello sviluppo delle funzioni fisiologiche (H. Seyle
1956);
dello sviluppo e del mantenimento di efficaci processi cognitivi (in particolare attenzione, concentrazione, memoria, pianificazione), (Mcnaughter e
Gabbare 1993, Heckler e Croce 1992);
della comunicazione, in particolare di quella non
verbale e della relazione sociale (Argyle 1988,
Eibl-Eibelsfeldt 1993, Morris 1978);
dello sviluppo del pensiero in et infantile e giovanile (J. Brunner 1981, G. Edelman 1995, M.
Jeannerod 1990, J. Piaget 1970);
di un adeguato livello di autostima (Harter 1978,
Sonstroen 1988, Fox 1990, Marsh 1994, Bertollo,
Pasqualotto 2000, Bertollo, Pellizzari 2001);
della costruzione della capacit di prestazione
motoria dei giovani adulti (Martin 1992, Schmidt
& Wrisberg 2000);
dello stato di salute e di prestazione motoria di
adulti e anziani (A.C.S.M. 1998).

ELAV JOURNAL Anno IV Numero 14-15

ATTIVIT MOTORIA PREVENTIVA E ADATTATA

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ATTIVIT MOTORIA PREVENTIVA E ADATTATA

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BIOMECCANICA

BAREFOOT REVOLUTION:
IL FUTURO DELLALLENAMENTO A PIEDI SCALZI
Gambelli Filippo1, Guerra Enrico2, Mondonico Mos3, Russo Luca Ph.D.4
1
Osteopata, Docente ELAV
2
Responsabile Scientifico ELAV, Facolt Scienze
Motorie Perugia
3
Laureato in Scienze Motorie, Docente ELAV
4
Docente ELAV, Facolt Scienze Motorie LAquila
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni si sta consolidando la tendenza del
Barefoot ovvero svolgere esercizio fisico e attivit
giornaliere a piedi nudi (Collier 2011). Tra i capisaldi
di questa tendenza si possono annoverare il ritorno
ad un utilizzo arcaico del piede, che troppo spesso
viene inibito da calzature poco ergonomiche o poco
fisiologiche. Anche la scienza in parte conferma questi punti di vista sottolineando in alcuni casi come la
calzatura possa non solo restringere il naturale movimento del piede e cambiarne degli aspetti di gestione
coordinativa (Kurz 2004), ma addirittura possa imporre al piede uno specifico pattern di movimento (Morio
2009) e per tanto vengono consigliate soprattutto alle
fasce pi giovani det delle scarpe estremamente
morbide e flessibili (Wolf 2008). Quanto riportato
dalla letteratura non significa quindi che il piede viene
ovattato dalle scarpe e che le sue funzioni propriocettive siano perse irrimediabilmente. Il piede riceve
delle stimolazioni anche indossando le scarpe e questi stimoli dipendono in gran parte dalla natura della
scarpa indossata, dalla sua stiffness e dalla sua elasticit e deformabilit dei materiali. La scarpa infatti,
anche se di pochi centimetri, allunga il braccio di leva
dellarticolazione della caviglia, sottoponendo questultima ad un processo di adattamento alla calzatura

utilizzata. Diversi studi sottolineano come vi sia una


notevole differenza sia biomeccanica che fisiologica
tra lo svolgimento di attivit fisica con e senza scarpe.
Le principali differenze che si sono riscontrate tra le
due modalit di esercizio a favore del barefoot sono:
un consumo di ossigeno minore, una minor ampiezza
di passo e maggior frequenza e maggior rimbalzo a
terra (mantenimento della stiffness muscolo tendinea), un appoggio non calcaneare ma con lavampiede
o il mesopiede nella fase filogravitaria del passo che
si avvicina maggiormente alle attuali tendenze in
campo di allenamento della tecnica di running
(Romanov 2002; Romanov 2007), una minor forza di
reazione al suolo soprattutto in termini di riduzione
dello forza di reazione al suolo dallo stato di passaggio dal tallone allavampiede, una minor pronazione
del piede sotto carico (Divert 2005; Divert 2005; Bishop 2006; Divert 2008; Squadrone 2009; Jungers
2010; Lieberman 2010). Vi sono inoltre dati scientifici
che sottolineano come lincidenza degli infortuni nelle
attivit sportive svolte in barefoot non sia maggiore di
quella delle attivit sportive svolte con le scarpe e che
addirittura lattivit di barefoot possa essere preventiva per gli infortuni (Vormittag 2009).
Allo stesso tempo va comunque sottolineato e menzionato che seppur lattivit di barefoot offra una maggior predisposizione alla prevenzione di calli, onicomicosi, e problemi alle dita del piede, lassenza di scarpe pu portare a lacerazioni della pelle, infezioni e
contagio da agenti patogeni (Vormittag 2009) o a lungo andare potrebbe provocare effetti tendinei indesiderati in quanto le strutture connettivali ed elastiche
non sono adattate alle stimolazioni offerte dal barefoot. Motivo per il quale fondamentale indossare un
calzare che possa mantenere tutti i vantaggi del barefoot completo ma allo stesso tempo proteggere il piede da agenti patogeni e possibili infezioni che lambiente esterno offre.
Alla luce di queste informazioni si presenta un case
study svolto per comparare gli effetti su alcuni parametri biomeccanici della corsa svolta con le scarpe,
senza le scarpe e con un calzare progettato per il barefoot. Lipotesi indagata che il calzare per barefoot
si avvicini ai risultati dellesercizio svolto in condizioni
assolute di barefoot e che allo stesso tempo si discosti dallutilizzo della scarpa classica.

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BAREFOOT DEVOLUTION:IL FUTURO DELLALLENAMENTO A PIEDI SCALZI

METODI
Un soggetto maschio volontario (33 anni, 185 cm, 81
kg) stato testato durante un esercizio di corsa su
treadmill svolto a 4, 7, 10, 13 e 16 km*h-1 in tre condizioni diverse: con le proprie scarpe da running
(SCARPA), con un calzare AKKUA Revolution
(AKKUA, Roncadelle (BS), Italia) progettato per il barefoot (BAR) e con una calza di spugna (CALZA). Si
utilizzata la calza e non il piede completamente nudo
per motivi igienici e a tutela della salute del soggetto
volontario. Il soggetto, fisicamente attivo e in stato di
buona salute, non era esperto nella tecnica di corsa
senza scarpe. Durante la sessione di running il soggetto stato monitorizzato con un accelerometro
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BIOMECCANICA

Sensorize Freesense (Sensorize, Roma, Italia) saldamente applicato alla vita del soggetto e settato a 200Hz e video ripreso con una fotocamera Casio Exilim
FH-20 (Casio, Shibuva, Tokyo, Giappone) settata a
210fps. Per ogni condizione ad ogni velocit sono
stati misurati: laccelerazione prodotta dal ciclo di passo, da cui il picco di entrata del piede in appoggio e
landamento medio di un appoggio plantare, langolo
di approccio del piede a terra, la frequenza e lampiezza di passo.
RISULTATI
I risultati dei test mostrano degli andamenti similari
dei valori misurati che crescono al crescere delle velocit in tutte le condizioni di esecuzione dellesercizio.
Laccelerazione di picco media registrata al momento
dellappoggio a terra del piede mostra dei valori similari con una tendenza allaumento per la condizione
BAR (Fig.1). Gli andamenti delle tre condizioni testate
mostrano delle correlazioni significative tra laumento
della velocit e il valore di accelerazione registrato.
da sottolineare che questo dato stato riportato graficamente in valore assoluto al fine di rendere pi pratica la visualizzazione , in quanto i valori registrati dallo
strumento in questa fase del movimento erano con
segno negativo.
Lintero andamento dinamico dellaccelerazione media registrata durante una fase di appoggio mostra
delle differenze interessanti in termini di geometria
delle curve grafiche tra le tre condizioni al progredire
della velocit. Vengono riportati gli andamenti a 4, 10
e 16 km*h-1 (Fig.2).
La velocit di 4 km*h-1 troppo bassa per apprezzare
delle differenze interessanti a questo livello di analisi.
Ben altri spunti di riflessione offrono le velocit pi
alte 10 e 16 km*h-1. Landamento della condizione
SCARPA mostra molte pi creste soprattutto nelle
prime fasi del grafico fino a 0,2 secondi. Questo andamento non viene invece ripetuto nella condizione
BAR e tantomeno in quella CALZA che appaiono pi
lineari e verosimilmente meno dispendiose.

Lampiezza e la frequenza del passo (Fig.3 e 4) mostrano degli andamenti sovrapponibili delle tre condizioni, anche se da sottolineare come la frequenza di
passo nelle condizioni BAR e CALZA sia sempre leggermente maggiore di quella registrata nella condizione SCARPA.
Molto interessante invece risulta langolo di approccio
del piede al suolo (Fig.5). La condizione BAR mostra
una correlazione significativa tra laumentare della
velocit di corsa e la diminuzione dellangolo di approccio del piede al suolo, cosa questa che non accade anche per le altre due condizioni. Singolare landamento della SCARPA che non rileva nessuna sostanziale tendenza di variazione dellangolo di approccio
al terreno, se non addirittura una relativa costanza.
DISCUSSIONE E CONCLUSIONE
La letteratura suggerisce che lo svolgimento dellesercizio fisico in condizioni di barefoot offra un miglior
appoggio fisiologico del piede grazie ad un caricamento trasversale e longitudinale del connettivo e alla
divaricazione trasversale dei metatarsi che dentro le
scarpe classiche viene spesso limitato se non addirittura viziato dalla struttura stessa della scarpa.
I dati del caso di studio presentati sono assolutamente in linea con quanto suggerito dalla letteratura circa
la tendenza ad un aumento della frequenza del passo
nella condizione BAR e CALZA rispetto alla SCARPA,
cosa questa che potrebbe tendere ad ottimizzare la
meccanica stessa della locomozione.
La tendenza allaumento dellaccelerazione di picco in
fase di appoggio del piede che si registra nelle velocit pi alte (in cui si comincia la vera fase di corsa)
dovuta probabilmente allassenza di materiale shockabsorber sotto la suola del calzare BAR, ma allo stesso tempo compensata da un andamento pi lineare
e meno frastagliato dellaccelerazione in fase di assorbimento dellimpatto e successiva spinta e da un
minor angolo di approccio del piede al suolo rispetto
alla condizione SCARPA. Questultimo dato permette
quindi un appoggio non pi calcaneare, ma spostato
pi in avanti verso il mesopiede.

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BAREFOOT DEVOLUTION:IL FUTURO DELLALLENAMENTO A PIEDI SCALZI

Figura 1 - Andamenti accelerazione di picco in entrata del piede a diverse velocit


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BIOMECCANICA

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BAREFOOT DEVOLUTION:IL FUTURO DELLALLENAMENTO A PIEDI SCALZI

Figura 2 - Andamenti dell'accelerazione in fase di appoggio a diverse velocit


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BIOMECCANICA

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BAREFOOT DEVOLUTION:IL FUTURO DELLALLENAMENTO A PIEDI SCALZI

Figura 3 - Andamenti ampiezza del passo a diverse velocit

Figura 4 - Andamenti della frequenza del passo a diverse velocit

Figura 5 - Andamenti angolo di approccio al suolo del piede a diverse velocit

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BIOMECCANICA

Va ricordato a tal proposito che il soggetto testato non


era avvezzo a correre senza scarpe per cui probabilmente i dati registrati potrebbero subire delle modificazioni pi o meno profonde rispetto ai dati attuali in
base a quanto influisca la tecnica di movimento senza
scarpe sulla dinamica dellappoggio. Pertanto risulta
utile, ai fini di una migliore conoscenza dellesercizio
a piedi nudi, condurre degli altri studi sulle modalit di
appoggio, su altre forme di movimento oltre la locomozione, sulle modificazioni indotte sulla componente
elastica e contrattile, sul trasferimento dellenergia (di
impatto e di movimento) lungo il rachide, sulle variazioni di costo energetico degli esercizi svolti, sugli
effetti sulle ossa e su quantaltro pu essere di sostanziale importanza per la miglior conoscenza dei
benefici e dei limiti di questa forma di esercizio fisico.

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BAREFOOT DEVOLUTION:IL FUTURO DELLALLENAMENTO A PIEDI SCALZI

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SPORT

ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA


DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING
Russo Luca Ph.D. 1, Guerra Enrico2
1
Docente ELAV, Facolt Scienze Motorie LAquila
2
Responsabile Scientifico ELAV, Facolt Scienze
Motorie Perugia
INTRODUZIONE
Lallenamento funzionale in questi ultimi anni si sta
diffondendo come una metodica molto praticata dai
trainer nei workout di atleti e di utenti del fitness
(Gionta Alfieri 2001, Boyle 2004, Brill 2004, Radcliffe
2007), per i primi a causa delle caratteristiche di globalit delle catene muscolari attivate e dellimpegno
coordinativo richiesto mentre per gli altri per le caratteristiche di divertimento, di sfida e di variet dellallenamento proposto oltre che per la miglior preparazione ai movimenti che la vita quotidiana ci chiede di
svolgere.
Allo stato attuale lallenamento funzionale ancora
da organizzare in forma metodologica come accaduto in passato per altre forme di allenamento, ma
una categoria di esercitazioni che certamente entra a
pieno titolo nellambito dellallenamento funzionale
quella del balance training (BT) con evidenze scientifiche sia in ambito sportivo che rieducativo (Heitkamp
2001, Anderson 2005, Michell 2006, Kidgell 2007,
McKeon 2008, DiStefano 2009, Silva 2010, Steffen
2010). Ogni palestra, ogni centro fitness, ogni societ
sportiva e ancora molti appassionati dellhome fitness
hanno almeno un attrezzo nato per il BT: un piano
instabile, una tavoletta propriocettiva, un cuscino ad
aria, una fitball o qualcosa del genere. Ma quali sono
le differenze tra questi attrezzi e quali sono i principi
del principi del BT?
In senso lato il BT prevede delle esercitazioni in cui in
carico da vincere non una particolare resistenza
esterna o una velocit di movimento nota, ma bens
la mancanza di stabilit posturale. Questa instabilit
crea quindi il presupposto necessario e fondamentale
per lattivazione delle strategie fisiologiche di ripristino
e mantenimento dellequilibrio, attraverso il massiccio
e prevalente intervento di sistemi di controllo posturali
a risposta rapida: i propriocettori. Pertanto appare
chiaro ed evidente che da un punto di vista cinematico le esercitazioni di BT siano tutte caratterizzate da
rapidi cambiamenti della stabilit posturale dei soggetti che si allenano e da altrettanto rapide risposte
del loro sistema neuromuscolare.
Se sono queste le caratteristiche del BT va posta una
riflessione di natura critica sui mezzi di allenamento.
Uno stimolo disequilibrante pu intervenire sul nostro sistema posturale da diverse zone corporee, ma
andando a riassumere si pu ridurre il tutto a soli 2
ingressi dello stimolo: dal basso (piedi) e dallalto
(tronco). Riflettiamo sulla natura di due sport profondamente diversi: il surf e la pallacanestro. Nel primo
caso la tavola e la superficie mobile su cui essa
poggia che provoca la mancanza di stabilit, mentre

nel secondo caso che si svolge su una superficie stabile sono i contatti con gli avversari che sottraggono
equilibrio avvenendo prevalentemente nella zona del
tronco (dove c la palla). Questa distinzione ci lascia
la possibilit di riflettere sulla natura delle cos dette
tavolette propriocettive classiche che prevedono, siano esse ad aria o rigide, una instabilit proveniente
dal basso. A questo punto la porta resta aperta a tutta
quella gamma di esercitazioni e di attrezzature per il
BT con disequilibri che provengono dallalto. Ma non
finita qui. La maggior parte dei mezzi classici di allenamento di BT hanno tutti una caratteristica comune:
il disequilibrio che forniscono figlio di una nostra
risposta al disequilibrio precedente, ovvero ipotizzando di allenarsi su una tavoletta classica tipo cappello
del prete (piano rigido circolare con mezza sfera sotto), pu diventare prevedibile che se per cercare lequilibrio ci si sposta verso destra il successivo movimento di ri-equlibratura dovr essere verso sinistra
perch la tavoletta si sposter verso destra. In questa
maniera tende a venire meno la capacit di reazione
ad uno stimolo disequilibrante di natura sconosciuta,
ma si esalta invece la capacit di stazionamento
pressoch isometrico del comparto anatomico che sta
lavorando, riducendo di conseguenza la performance
esplosiva (Cressey 2007).
Sulla base di queste e altre considerazioni qualche
azienda sta provando a mettere in commercio delle
attrezzature per il BT di natura completamente diversa: il piano instabile non viene mosso in forma passiva alla merc dei movimenti dellutente, ma in forma
attiva attraverso un motore, ribaltando il concetto e
ponendo quindi tutto il soggetto alla merc dellattrezzo. Il principio base da un punto di vista concettuale
risulta essere molto interessante, ma quanto questi
nuovi attrezzi possono sostituire i vecchi?
La letteratura propone molti esempi di comparazione
di esercizi fisici, soprattutto tra esercizi svolti su basi
stabili e instabili (Cotterman 2005, Norwood 2007,
Sternlicht 2007, Santana 2007, Sirani de Oliveira 2008, Cacchio 2008, Goodman 2008, Nuzzo 2008, Uribe
2010), ma pochi sono ancora gli studi che hanno cercato di indagare le differenze di singoli esercizi svolti
su piani instabili (Wahl 2008, Eisen 2010)
Lo scopo del presente studio pertanto quello di
comparare attraverso unanalisi dellattivit muscolare
due diverse attrezzature per il BT: una classica ed
una meccanica.

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ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING

MATERIALI E METODI
Soggetti
Hanno partecipato allo studio 12 soggetti maschi moderatamente attivi e fisicamente sani. Ogni partecipante stato preventivamente istruito sulle modalit
di test e misurazione necessarie per lo sviluppo dello
studio e ognuno ha fornito il proprio consenso informato a partecipare alle sessioni di test.
Strumentazione
Lattrezzatura studiata per lallenamento del BT in
condizione classica (BTc) era una tavoletta propriocettiva (Fig.1) di forma circolare con mezza sfera rigi-

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SPORT

da (PK 200 WL, TecnoBody, Dalmine Italia). Questo attrezzo classico per lallenamento del BT prevede la possibilit di gestire movimenti disequilibranti di
breve ampiezza ma rapida frequenza.
Mentre per lallenamento del BT in condizione

Figura 1 - Tavoletta propriocettiva per BTc


meccanica (BTm) stato studiato un prototipo di
pedana mobile robotizzata (Fig.2) mossa da tre motori elettrici con possibilit di rotazione sia lungo un asse orizzontale al piano dappoggio (asse X) sia lungo
un asse verticale (asse Y). Le rotazioni lungo il solo
asse X producono movimenti di disequilibrio anteroposteriori, mentre le rotazioni lungo lasse Y producono movimenti di disequilibrio latero-laterali. Attraverso
il software di gestione del macchinario possibile
unire queste tipologie di movimenti, concatenandoli e
creando dei protocolli di allenamento personalizzati o
maggiormente orientati verso disequilibri anteroposteriori piuttosto che latero-laterali o viceversa. La
frequenza e lampiezza delle rotazioni della pedana
intorno ai propri assi anche essa modulabile e personalizzabile potendo cos scegliere una vastissima
possibilit di compiti motori allinterno della stessa
esercitazione.

Figura 2 - Macchinario robotizzato per BTm


Lanalisi elettromiografica (EMG) di ogni esercitazione
stata portata avanti attraverso un elettromiografo di
superficie a 7 canali con frequenza di campionamento

a 2000Hz (Tesys 1000, Globus, Codogn Italia). Gli


elettrodi sono stati applicati sulla cute, dopo unidonea pulizia, al centro del ventre muscolare dei muscoli
scelti seguendo la direzione delle fibre, in accordo
con le European Reccomendations for Surface Electromyography (Hermens 1999). I muscoli coinvolti in
questa analisi sono stati nellordine: 1) Gemello esterno del Gastrocnemio (GE), 2) Tibiale Anteriore (TA),
3) Vasto Laterale (VL), 4) Bicipite Femorale (BF), 5)
Grande Gluteo (GG), 6) Obliquo Esterno delladdome
(OE), 7) Erettori spinali lombari (SL); tutti gli elettrodi
sono stati piazzati sul lato destro del corpo. Ai fini di
normalizzare i dati elettromiografici derivanti da ogni
canale in ogni esercitazione sono state fatte eseguire
tre prove di squat massimale isometrico (SMIV)
ai fini di avere un valore di EMG normalizzato non per
la massima contrazione isometrica e d isolata di ogni
singolo muscolo, ma per un esercizio fisico classico
dellallenamento di muscolazione. Lo squat veniva
eseguito al multipower bloccando il bilanciere ad unaltezza tale che poneva il soggetto con angolo al ginocchio di 90 e tenendo una distanza tra i piedi pari
alla larghezza delle spalle, al soggetto veniva richiesto di spingere al massimo per 10 secondi. Come
fondo scala per ogni singolo muscolo veniva presa la
media di attivit EMG derivante dal quarto al sesto
secondo di spinta (lasso di tempo in cui si verificava
la maggior attivit stabilmente mantenuta da tutti i
soggetti).

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ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING

PROTOCOLLO
Ogni soggetto ha svolto una sola sessione di test in
cui eseguiva nellordine: SMIV, allenamento BTc e
allenamento BTm.
Lallenamento BTc prevedeva tre serie di lavoro con
appoggio bi podalico (TB) e tre serie di lavoro con
appoggio mono podalico (TM), la durata delle esercitazioni era di 10 secondi e lo scopo era mantenere
quanto pi possibile la tavoletta propriocettiva in posizione orizzontale. La prima serie stata considerata
necessaria come famigliarizzazione allesercizio mentre la seconda veniva presa in considerazione per
lanalisi; la terza era solo una serie di back-up qualora il segnale EMG avesse avuto dei problemi nella
seconda serie. La standardizzazione della posizione
dei piedi veniva garantita da una griglia centimetrata
disegnata sulla pedana circolare della tavoletta: ogni
soggetto era posizionato con la proiezione del malleolo interno che cadeva a -3 centimetri dal centro della
pedana. Il protocollo di allenamento BTc riportato in
tabella 1.
Lallenamento BTm prevedeva tre circuiti di tre esercizi propriocettivi svolti sul macchinario in diverse posizioni, reagendo a tre diversi stimoli disequilibranti.
Sono stati creati tre protocolli di lavoro ad hoc: 1) protocollo 1 (P1) disequilibrio con ampiezza in senso
antero-posteriore e frequenza in senso latero-laterale,
durata 14 secondi; 2) protocollo 2 (P2) disequilibrio
con ampiezza in senso latero-laterale e frequenza in
senso antero-posteriore, durata 14 secondi; protocollo 3 (P3) disequilibrio caotico con stimoli variabili nel

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SPORT

ESERCIZIO

POSIZIONE
Angolo al ginocchio 90
Schiena eretta
Braccia libere
Angolo al ginocchio 90
Schiena eretta
Braccia libere

TB
Bi podalico
TM
Mono podalico

SERIE

DURATA SERIE

ANALISI EMG

10

8 centrali

10

8 centrali

Tabella 1 - Protocollo BTc


ESERCIZIO

P1
Bipodalico
Monopodalico

P2
Bipodalico
Monopodalico

P3
Bipodalico
Monopodalico

ASSE X

ASSE Y

Ampiezza
ALTA
Frequenza
BASSA

Ampiezza
BASSA
Frequenza
ALTA

Ampiezza
ALTA
Frequenza
MEDIA

Ampiezza
BASSA
Frequenza
ALTA

Ampiezza
ALTA
Frequenza
BASSA

Ampiezza
MEDIA
Frequenza
MEDIA

POSIZIONE

SERIE

DURATA
SERIE

ANALISI
EMG

14

12
centrali

14

12
centrali

18

16
centrali

Angolo al ginocchio 90
Schiena eretta
Braccia libere

ELAV JOURNAL Anno IV Numero 14-15

ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING

Angolo al ginocchio 90
Schiena eretta
Braccia libere

Angolo al ginocchio 90
Schiena eretta
Braccia libere

Tabella 2 - Protocollo BTm


BASSA

MEDIA

ALTA

MOLTO ALTA

<100%

100-199%

200-299%

300-399%

ALTISSIMA
400-499%
>500%

Tabella 3 - Fasce di intensit segnale EMG % SMIV


tempo in ampiezza e frequenza sia antero-posteriore
che latero-laterale, durata 18 secondi, creato ai fini di
mimare i movimenti della tavoletta propriocettiva.
Ogni protocollo veniva svolto in bi podalico e in mono
podalico. Anche per il BTm il primo circuito era di famigliarizzazione, il secondo serviva per lanalisi ed il
terzo era di back-up. La posizione di lavoro stata
standardizzata con dei riferimenti sulla pedana di appoggio dei piedi. Il protocollo di allenamento BTm
riportato in tabella 2.
ANALISI DEI DATI
I dati dellEMG dopo essere stati filtrati sono stati elaborati calcolando 6 fasce di intensit di segnale come
riportato in tabella 3. Le fasce di intensit indicano

quanto il segnale dellesercizio valesse in termini percentuali rispetto al SMIV. Sono stati poi calcolati il
quantitativo di picchi di segnale filtrato (1 dato ogni
0,05 secondi) che si collocano in ogni determinata
fascia di intensit ai fini di valutare il peso di ogni
singolo muscolo in ogni esercizio. Data la diversa natura e durata delle singole esercitazioni testate, i picchi di segnale sono stati normalizzati per il tempo di
acquisizione e sono quindi espressi in numero di picchi al secondo (n. P*s-1) I dati sono stati trattati con un
T-Test per campioni indipendenti ai fini di misurare
differenze significative tra il numero di picchi di EMG
per ogni muscolo in ogni fascia dintensit. Il valore di
p<0,05 stato accettato come livello di significativit.

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SPORT

RISULTATI
Lanalisi dei dati mostra che in ogni esercizio la fascia
media (100-199%) di intensit di segnale EMG in %
del SMIV quella con un quantitativo di picchi maggiore per ogni muscolo, sia negli esercizi bi podalici
che in quelli mono podalici (Fig.3-Fig.10), tutti i dati
sono espressi in picchi di attivit EMG al secondo
(P*s-1).
Landamento dei grafici nelle due modalit di esercizio rivela molte similitudini, il VL gioca sempre un ruolo importante in tutte le esercitazioni, mentre risulta
interessante la costanza di un valore praticamente
identico di picchi (per ogni fascia di intensit) che viene fatto registrare sia dallOE e dagli SL.
Nellanalisi per singolo muscolo allinterno della fascia
a bassa intensit (<100%) il muscolo GE risulta significativamente pi attivo nel TB (8,54,9) e nel P3 bi
podalico (7,72,5) rispetto al P1 mono podalico
(4,22,2). Il muscolo TA significativamente pi attivo nel P2 bi podalico (4,22,4) rispetto al TB
(2,21,9), al TM (1,91,9), al P1 bi podalico (2,51,9)
e al P3 mono podalico (2,21,7) e pi attivo nel P3 bi
podalico (3,92,7) rispetto al P1 mono podalico
(1,71,5). Il muscolo VL appare significativamente pi
attivo nel TB (3,72,8), nel P1 (4,92,8) P2 (4,93,1)
e P3 (4,82,9) bi podalico rispetto al TM (1,51,8) e al
P3 mono podalico (1,71,6) e ancora pi attivo nel P1
P2 e P3 bi podalico rispetto al P2 (1,91,6) e P3 mono podalico. Il muscolo BF risulta invece significativamente pi attivo nel P2 bi podalico (7,81,8) rispetto
al TB (5,72,1) poi ancora nel P1 (6,51,8) P2
(7,81,8) e P3 (72,4) bi podalico rispetto al TM
(4,31,8), nel P2 bi podalico rispetto al P1 (4,92,3)
P2 (5,33) P3 (52,5) mono podalico e nel P3 bi podalico rispetto al P1 mono podalico. Il muscolo OE
significativamente pi attivo nel P2 (7,22,2) e P3
(7,42) bi podalico rispetto al P1 (4,92,5) P2
(5,12,4) e P3 (5,42,2) mono podalico. I muscoli GG
e SL non mostrano alcuna differenza significativa in
questa fascia di intensit.
Nella fascia media (100-199%) il muscolo TA risulta
significativamente maggiore solo nel P3 bi podalico
(13,62,3) rispetto al P2 bi podalico (123,1). Il muscolo VL significativamente pi attivato nel TM
(17,91,8), nel P2 (16,91,8) e P3 (172,2) mono
podalici rispetto al P1 mono podalico (15,52,5) e al
P1 (14,43,5) P2 (14,63,1) e P3 (14,43,5) bi podalici. Il muscolo BF risulta essere significativamente pi
attivo nel TB (13,92,4) rispetto ai P1 (12,72,4) P2
(11,72,2) e P3 (12,52,8) bi podalici e nel P3 mono
podalico (14,72,9) rispetto al P2 bi podalico. I muscoli GE, GG, OE e SL non mostrano alcuna differenza significativa in questa fascia di intensit.
Nella fascia alta (200%-299%) il muscolo GE sembra
essere significativamente pi attivo nel P1 bi podalico
(11,2) e mono podalico (1,82,3) rispetto al TB
(0,20,5) e nel P1 mono podalico rispetto al P3 bi
podalico (0,30,8). Il muscolo TA significativamente
pi attivo nel P2 mono podalico (4,32,3) rispetto al
TB (2,51,9), nel P1 mono podalico (3,82,1) rispetto
al P3 bi podalico (1,71,7) e nei P2 e P3 (3,52,3)

mono podalici rispetto al P3 bi podalico. Il muscolo VL


risulta essere significativamente pi attivo solo nei P1
(1,51,8) e P2 (1,21,6) mono podalici rispetto al TB
(0,10,1). Il muscolo BF come anche il GE significativamente pi attivo nel P1 mono podalico (1,51,9)
rispetto al TB (0,20,9), al TM (0,20,6) e al P3 mono
podalico (0,30,7). Il muscolo GG pi attivo nei P2
(0,60,9) e P3 (0,30,6) mono podalico rispetto al TB
(00). Il muscolo OE risulta significativamente pi
attivo nel P1 mono podalico (2,31,7) rispetto ai P1
(0,81,2) P2 (0,71) e P3 (0,61,1) bi podalici, nel P2
(2,31,7) e P3 (21,5) mono podalici rispetto ai P2 e
P3 bi podalici. Il muscolo SL non mostra alcuna differenza significativa in nessun esercizio in questa fascia di intensit.
Dalla fascia dintensit molto alta (300-399%) a salire
sino alle due altissime (400-499% e >500%) per tutti i
muscoli tranne che per lOE non si rilevano pi alcune
differenze significative, e per altro i picchi di segnale
EMG al secondo si riducono a valori davvero piccoli:
dellordine dello 0,1-0,2 P*s-1. LOE invece nella fascia molto alta risulta essere molto attivato nei protocolli P1 (0,90,9) P2 (0,90,9) P3 (0,80,7) mono podalici rispetto al TB (0,20,3), e seppur non risultano
differenze significative il quantitativo di picchi di segnale EMG al secondo in questi protocolli comunque maggiore rispetto a quelli fatti registrare nel TM,
altre differenze significative si hanno poi tra i singoli
protocolli di BTm mono podalici rispetto ai bi podalici.
Le stesse identiche differenze significative si ripetono
poi nella prima fascia ad intensit altissima (400499%) ma logicamente con valori assoluti di picchi di
EMG al secondo molto ridotti, fino poi a ridursi e quasi scomparire nella seconda fascia di intensit altissima (>500%).

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ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
Lanalisi dei dati mette in luce come lintensit del segnale EMG sia spesso superiore al valore fatto registrare da un esercizio di SMIV. Questo dato potrebbe tranne in inganno facendo ipotizzare che un esercizio di BT sia pi intenso di un esercizio multi articolare isometrico massimale, va per considerato che,
concettualmente, uno stesso segnale EMG della medesima intensit in V pu essere generato attraverso due strade complementari: 1) un maggior numero
di unit motorie che si contraggono a bassa intensit
o 2) un minor numero di unit motorie che si contraggono ad alta intensit. Delle due strade prese come
esempio, senza dubbio, il BT si colloca nella seconda, in quanto un quantitativo di unit motorie minori si
attiva ad alta frequenza di scarica del Sistema Nervoso. Inoltre va anche sottolineata la natura dellesercizio massimale utilizzato come parametro di normalizzazione dei dati: senza dubbio un esercizio pi utile
come riferimento per degli esercizi allenanti rispetto
alla semplice contrazione muscolare isometrica localizzata, ma allo stesso tempo non porta a contrazione
massimale tutti i muscoli indagati (es: OE, SL) e questo un altro motivo per cui alcuni muscoli hanno
delle attivit EMG nel BT che sono anche 2-3 volte

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SPORT

Figura 3 - Attivazione EMG nel BTc TB

Figura 7 - Attivazione EMG nel BTmP2 bipodalico

Figura 4 - Attivazione EMG nel BTc TM

Figura 8 - Attivazione EMG nel BTmP2 monopodalico

Figura 5 - Attivazione EMG nel BTmP1 bipodalico

Figura 9 - Attivazione EMG nel BTmP3 bipodalico

Figura 6 - Attivazione EMG nel BTmP1 monopodalico

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ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING

Figura 10 - Attivazione EMG nel BTmP3 monopodalico

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SPORT

maggiori di quelle fatte registrare nel SMIV.


La fascia di intensit bassa (<100%) mostra una notevole maggiore attivit muscolare in molti esercizi bi
podalici rispetto ai mono podalici e soprattutto nel
protocollo BTm in confronto al BTc, questo vale per
tutti i muscoli tranne che per GG e SL. comunque
una fascia di attivazione EMG bassa.
La fascia di intensit media (100-199%) per il VL
sembra essere una fascia molto importante perch
discrimina nettamente, a differenza della fascia precedente, gli esercizi mono podalici da quelli bi podalici. Per tanto sembra che a bassa intensit il quadricipite gestisca solo gli esercizi bi podalici, mentre ad
alta intensit solo quelli mono podalici. Mentre per il
BF lesercizio bi podalico classico sembra dominare
in questa fascia rispetto a quello bi podalico meccanico, probabilmente a causa di una diversa gestione del
movimento che nel BTc porta pi spesso il soggetto
ad alzarsi per poi tornare in posizione di accosciata. Inoltre va sottolineato che lesercizio su cui si
calcolata la normalizzazione dei dati di EMG un
esercizio svolto al multipower che attiva molto di pi il
VL rispetto ad un stesso esercizio per svolto liberamente (Andreson 2005), pertanto i dai di intensit del
VL potrebbero risultare leggermente sottostimati.
La fascia di intensit alta (200-299%) sicuramente
una zona di lavoro impegnativa, dalle 2 alle 3 volte
maggiore dellintensit di segnale espressa nel
SMIV. Per alcuni muscoli per che non sono impegnati al massimo nel test isometrico come ad esempio lOE questa fascia di intensit appare utile a discriminare alcuni comportamenti di questo muscolo
che non si palesavano in altre fasce di intensit: maggior coinvolgimento negli esercizi mono podalici rispetto a quelli bi podalici e, seppur non statisticamente differente ma solo ai limiti della significativit, maggior attivazione di questo muscolo nel protocollo di
lavoro P2 mono podalico rispetto al TB. Da queste
informazioni sembra trasparire che il BTm crei una
maggiore stimolazione della muscolatura della parete
addominale.
I dati della fascia di intensit molto alta (300-399%) e
della prima fascia ad altissima intensit (400-499%)
confermano quanto ipotizzato sul muscolo OE. Il BTm
attiva molto di pi la muscolatura addominale che in
esercitazioni disequilibranti svolge unimportante funzione di link tra il treno inferiore e quello superiore.
Questa funzione viene esaltata nel BTm a causa della
natura stessa dellesercizio: dal momento che la pedana robotizzata si muove sotto i piedi del soggetto
con forza, ampiezza e frequenza di movimento diverse fra loro il soggetto si trova in uno stato di doppio
disequilibrio che dato dalla pedana sottostante e
dalleffetto di sbandieramento del tronco che si crea
in seguito a pochi attimi di lavoro sulla macchina. Per
tal motivo la maggior parte dei muscoli dellarto inferiore reagisce a questo lavoro in maniera molto simile
a quello che accade nel BTc, ma la muscolatura addominale invece lavora in condizione completamente
diversa, andando a bloccare ed ancorare al cingolo
pelvico il tronco, che essendo la parte pi distante

dalla pedana mobile la zona soggetta a maggior


velocit periferiche, per cui lintervento della parete
addominale per mantenere saldo il tronco fondamentale.
Un comportamento a parte sembra invece avere la
muscolatura lombare (SL) che non risulta mai significativamente pi attiva in alcune esercitazioni piuttosto
che in altre. La spiegazione potrebbe essere data dal
fatto che la posizione richiesta durante gli esercizi (
accosciata) porta i muscoli SL in continua tensione
per cui la medesima posizione nei differenti protocolli
potrebbe causare una tensione di base simile nelle
differenti esercitazioni. Va comunque sottolineato landamento pressoch speculare della muscolatura
OE e SL che traspare dai grafici (fig.3-fig.10), in cui si
nota come questa zona del corpo (core) risponda in
forma speculare alle sollecitazioni disequlibranti con
lo scopo di compattare il sistema tronco-pelvi-arto
inferiore ai fini di non perdere repentinamente lallineamento dei segmenti corporei.
In conclusione il BT di natura ascendente, quindi con
un disequilibrio che origina dal basso, attiva i muscoli
indagati fino a 2-3 volte in pi rispetto al SMIV. In
generale gli esercizi bi podalici mostrano maggiori
differenze rispetto ai mono podalici per quanto riguarda le soglie di attivit fatte registrare che sono solitamente pi basse e si collocano per quasi tutti i muscoli nella fascia di intensit bassa <100%. Tra gli
esercizi svolti in posizione bi podalica e quelli in posizione mono podalica questi ultimi attivano maggiormente la muscolatura dellarto inferiore, specie del VL
ma non del BF che sembra essere attivato maggiormente da BTc bi podalico, e del tronco (OE). Mentre
tra una condizione di instabilit classica (BTc) e una
indotta meccanicamente (BTm) sembra che lultima
attivi maggiormente la muscolatura indagata e soprattutto quella della parate addominale (OE) che si trova
a dover gestire un disequilibrio sicuramente pi intenso.

ELAV JOURNAL Anno IV Numero 14-15

ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING

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ANALISI COMPARATIVA ELETTROMIOGRAFICA DI DUE ATTREZZATURE PER IL BALANCE TRANING

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FITNESS E SALUTE

INTERLEUCHINA 6 E CONTRAZIONE MUSCOLARE. IL MUSCOLO: UN NUOVO ORGANO ENDOCRINO?


Stranieri Alessandro
Fisiologo Clinico dellesercizio Fisico
Specialista in salute ed efficienza fisica
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni si rivolta una grande attenzione al
ruolo delle citochine e del sistema immunitario e soprattutto del loro ruolo nei processi infiammatori. Molte delle attuali malattie cardiovascolari e in parte metaboliche, possono essere fatte risalire a processi di
tipo infiammatorio, i quali producono, ad esempio, la
proliferazione e il reclutamento dei monociti immunitari a livello endoteliale, i quali, insieme ai macrofagi, ai
leucociti e ad altre cellule, portano alla formazione
delle placche aterosclerotiche, principali responsabili
della stenosi delle arterie e della formazione di trombi
che possono occludere parzialmente o totalmente le
arterie, causando infarto miocardico e ictus cerebrale.
Quando i tessuti del nostro organismo sono sottoposti
ad un insulto, questi rispondono con una infiammazione, ovvero unalterazione dei tessuti connettivi, del
sangue e dei vasi che lo conducono, finalizzata a riparare il danno subito ed eliminare lagente dannoso.
E anche vero, per, che in alcuni casi il processo
infiammatorio pu portare a risposte sovradimensionate[4] e poco controllate, tanto da creare danni aggiuntivi e contribuire allinnesco di uninfiammazione
di lunga durata.
In effetti il nostro sistema immunitario pu essere diviso in due componenti principali, denominate come
componente naturale (o innata) presente in tutti gli
organismi pluricellulari e da una componente specifica (o acquisita) di complemento alla prima e pi lenta
ad entrare in azione. I principali protagonisti della no-

stra immunit innata, ovvero di quella risposta immediata che danno luogo allinfiammazione, sono i granulociti neutrofili, prodotti dal midollo osseo, i fagociti
mononucleati (composti da monociti originati dal midollo osseo e che nei tessuti si trasformano nei pi
potenti macrofagi) e da un particolare tipo di linfociti,
denominati Natural Killer (NK) che provvedono ad
attaccare i microrganismi che penetrano nel nostro
corpo. La componente specifica invece rappresentata in gran parte dai linfociti T e B e dagli anticorpi da
questi prodotti, che insieme rappresentano una sorta
di sofisticato prolungamento della componente innata.
Linsieme delle due componenti in grado di controllare lagente dannoso, molte volte gi solamente con
limmunit innata, la quale cerca, in caso contrario,
laiuto dellimmunit acquisita comunicando con questa attraverso le citochine, molecole messaggere di
origine proteica prodotte dai macrofagi e dalle cellule
Natural Killer, che a loro volta sono in grado di attivare i linfociti e la componente cellulare del sistema immunitario.

ELAV JOURNAL Anno IV Numero 14-15

INTERLEUCHINA 6 E CONTRAZIONE MUSCOLARE

COSA SONO LE CITOCHINE E A COSA SERVONO


Le citochine sono un gruppo piuttosto numeroso di
proteine solubili che agiscono da mediatori di messaggi tra una cellula e laltra, in modo particolare di
quelle che prendono parte alle difese immunitarie dellorganismo umano. Sono spesso divise in famiglie,
tra cui le pi conosciute sono quelle delle Interleuchine (IL), degli Interferoni (IFN , , ) e dei Fattori di
Necrosi Tumorale alfa (TNF- ). Lo studio di queste
molecole risale gi agli anni 50, ma in effetti sono
state indagate in modo massivo solo dagli anni 80 in
poi, periodo in cui si riusciti a clonare molte delle
citochine oggi conosciute. Al momento quelle identificate sono pi di 100, ciascuna con effetti molteplici,
attuati attraverso legami su recettori specifici (tipo I o
II, TNFR, 7-TM) delle cellule bersaglio. Seppure il loro

Figura 1 - Principali siti di produzione delle citochine


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FITNESS E SALUTE

ruolo di messaggeri chimici sia simile a quello attuato


dagli ormoni endocrini, queste non sono secrete da
ghiandole specifiche, ma prodotte da una grande variet di tessuti e cellule e per tale motivo spesso viene
dato loro un nome che ne indichi la cellula di provenienza o la loro attivit.
Ecco quindi che le citochine prodotte dai linfociti sono
chiamate linfochine, quelle originate dai monociti sono dette monochine, oppure interferoni, chemochine
e interleuchine per via della loro attivit, fino ad arrivare alle recenti adipochine e miochine rispettivamente prodotte dalle cellule adipose e muscolari. Le modalit con cui le citochine si legano alle cellule possono

essere di tipo autocrino (sulla membrana della stessa


cellula che lha prodotta) paracrina (in cellule vicine a
quella produttrice) e in pochi casi di tipo endocrino (in
cellule molto lontane dalla cellula che le origina). [34]
Negli anni le citochine si sono dimostrate in grado di
realizzare numerosi effetti diversi in vitro, ma poco
ancora si conosce delle azioni biologiche in vivo. E
per noto che tutte hanno quattro principali propriet:
[26]

1. propriet di pleiotropia, dove una stessa citochina


pu avere effetti diversi su differenti cellule;
2. propriet di ridondanza, in cui lazione contemporanea di due o pi citochine su di una stessa cellula amplifica leffetto di ciascuna;

ORIGINI ED EFFETTI DELLE PRINCIPALI CITOCHINE


CITOCHINA

ORIGINE

IL-1

Monociti
Macrofagi
Fibroblasti
Endotelio
Adipociti

IL-6

Linfociti
Monociti
Macrofagi
Endotelio
Adipociti
Miociti

IL-8

IL-12

Linfociti T
Monociti
Endotelio
Adipociti
Miociti
Neutrofili
Macrofagi

IL-15

Linfociti
Macrofagi
Miociti

IL-16

Linfociti-T

TNF-alfa

Macrofagi
Linfociti
Cellule NK
Mastociti
Fibroblasti
Endotelio
Adipociti

IFN-alfa
IFN-beta
IFN-gamma

Linfociti
Fibroblasti
Cellule diverse
Linfociti
Cellule NK

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INTERLEUCHINA 6 E CONTRAZIONE MUSCOLARE

EFFETTI PRINCIPALI
Aumento della temperatura
Attivazione dei linfociti T e dei Macrofagi
Incremento dellattivit dei NK
Attivit pro-infiammatoria
Attivit pro-coagulante
Attivazione e maturazione dei Linfociti T e B insieme a IL-2
Regola la fisiologia dellinfiammazione
In sinergia con IL-1 stimola la produzione di timociti
Stimola le proteine della fase acuta negli epatociti
Stimola lasse ipotalamo-surrene alla secrezione di ACTH
Differenziazione delle cellule nervose, attivit NGF simile
Attivit lipolitica locale
Attivazione dei Neutrofili
Angiogenesi (?)

Differenziazione dei linfociti


Attivazione delle cellule NK
Aumenta i linfociti T del sangue periferico
Insieme allAcido retinoico innesca la celiachia
Fattore di crescita muscolare
Attivit lipolitica
Chemiotassi
Infiammazione locale
Cambiamenti di permeabilit
Aumento della temperatura
Induce resistenza allinsulina
Aumenta la produzione di proteina C reattiva
Diminuisce la pressione
Diminuisce la contrattilit del miocardio
Induce la formazione di trombi
Induce apoptosi di molte cellule
Attivazione SLA I
Attivazione dei NK
Inibizione della replicazione dei virus
Induzione di SLA I e SLA II
Presentazione di antigeni

Tabella 1 - origine ed effetti delle principali citochine


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FITNESS E SALUTE

3. propriet di sinergia, dato che due citochine possono sommare i loro effetti su una stessa cellula;
4. propriet di antagonismo, perch una citochina
pu inibire o regolare leffetto di una seconda citochina.
A queste propriet si aggiungono alcuni effetti comuni
a tutte le diverse famiglie di citochine:
mediano le risposte immunitarie e infiammatorie;
sono prodotte da molti generi cellulari e agiscono
su altrettanti tipi di cellule differenti;
si legano a specifici recettori posti sulla membrana della cellula bersaglio;
la secrezione di breve durata e autolimitata;
spesso la sintesi di mRNA e di proteine necessaria per attuare la risposta cellulare alla citochina;
molte citochine regolano la divisione cellulare al
pari dei fattori di crescita.
CONTRAZIONE MUSCOLARE E INTERLEUCHINE
IL-8 E IL-15
Sono ormai diversi anni che la ricerca scientifica ha
evidenziato come anche il muscolo scheletrico sia in
grado di produrre alcune citochine a seguito della
contrazione muscolare, in modo particolare le interleuchine IL-6, IL-8, IL-15, [28] [27] le quali appartengono
a famiglie piuttosto diverse di citochine.

citochina dopo un esercizio esaustivo condotto per


mezzo di contrazioni eccentrico-concentriche, anche
se queste ultime sembrerebbero produrre meno IL-8
rispetto alla sola componente eccentrica. [30] [31] [32] [33]
Durante alcune biopsie muscolari lIL-8 stata riscontrata negli arti inferiori di atleti che avevano eseguito 3
ore di corsa al treadmill. [28] Allo stesso modo provato che il muscolo scheletrico produca IL-8 allinterno
delle cellule muscolari di soggetti che abbiano condotto 3 ore di esercizio alla cyclette. [3]
Linterleuchina 15 (IL-15) probabilmente la citochina
di pi recente scoperta nel muscolo umano e sembra
possa comportarsi al pari di un fattore di crescita, modulando al contempo la funzione immunitaria. Si
notato, infatti, un aumento delle proteine della catena
pesante della miosina, concomitante ad una significativa presenza di IL-15. [11] Lincremento sperimentale
di IL-5 nelle cellule muscolari del topo ha indotto nel
sarcomero un aumento di 5 volte della catena pesante della miosina. Inoltre, lIL-15 esercita i suoi effetti
comportandosi in modo simile al fattore di crescita
insulino-simile (IGF-1) ma agendo indipendentemente
da questo. [39] Linterleuchina 15, oltre ad aver dimostrato (in vivo e in vitro) effetti anabolici sui muscoli
scheletrici, sembra giocare un interessante ruolo nel
metabolismo del tessuto adiposo e nella riduzione

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INTERLEUCHINA 6 E CONTRAZIONE MUSCOLARE

Figura 2 Comportamento di alcune citochine durante esercizio strenuo prolungato.


Fonte: Kasapis and Thompson, Physical Activity and Inflammatory Markers, JACC
Vol. 45, No. 10, 2005
Linterleuchina 8 (IL-8) compresa nella famiglia delle chemochine e si pensa agisca come fattore angiogenico, cio in grado di stimolare la crescita di nuove
cellule endoteliali del microcircolo umano [15] in seguito alla sua capacit di produrre uninfiammazione per
mezzo di unattivit di tipo autocrina e paracrina. Diversi autori hanno riscontrato un incremento di questa

della massa grassa, tanto che la somministrazione in


ratti adulti di IL-15 per 7 giorni ha concretizzato una
riduzione del 33% della massa adiposa originaria. [6]
Lallenamento della forza sembra, quindi, aumentare
lespressione dellIL-15, anche se il ruolo regolatore
della contrazione muscolare nei confronti di questa
citochina non ancora perfettamente chiaro. [27] In un

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INTERLEUCHINA 6 E CONTRAZIONE MUSCOLARE

Figura 3 Cellule produttrici di IL-6 (in alto) e cellule attivate dallIL-6 con i rispettivi effetti (in basso)
recentissimo studio pubblicato su Nature a febbraio
del 2011, Bana Jabri, insieme ad altri ricercatori dellUniversit di Chicago ha messo in luce come lassociazione tra IL-15 e Acido Retinoico derivato dalla
vitamina A, potrebbe essere allorigine della celiachia,
patologia che in Italia colpisce circa 100.000 persone.
ESERCIZIO FISICO E IL-6
Abbiamo scelto di soffermarci maggiormente su questa citochina, in quanto, tra le citochine prese in analisi in questo articolo, sicuramente quella maggiormente studiata fino ad oggi, soprattutto per il suo ruolo nella regolazione immunitaria e ancor di pi per il
suo ruolo pro-infiammatorio generalmente indotto dal
TNF- e dallIL-1. Linterleuchina 6 (IL-6) solitamente prodotta dai monociti/macrofagi, dalle cellule endoteliali, dagli adipociti e dai fibroblasti e appartiene alla
famiglia di citochine caratterizzate da interazione con
i recettori di tipo I, come ad esempio lIL-11, loncostatina M, il fattore inibente la leucemia, la cardiotrofina1, ed altre. [12]
E per anche vero che lIL-6, oltre alle propriet proinfiammatorie, possiede anche caratteristiche antiinfiammatorie e le tesi correnti sembrano assecondare lipotesi che sia proprio questultima caratteristica a
predominare in questa citochina. Infatti, a differenza
delle ben pi potenti TNF-a e IL-1, linfusione nelluomo di IL-6 non causa drammatici effetti infiammatori,
caratterizzandosi solo attraverso un lieve aumento
della temperatura corporea.[40] La sua fama di agente
infiammatorio stata per predominante fino a non
molti anni addietro ed ecco perch, la presenza di IL6 a seguito di esercizio intenso e prolungato, ha fatto
immediatamente pensare agli effetti di un danno muscolare. Per tale motivo molte ricerche hanno provato
ad associare la presenza contemporanea di IL-6 e di
CK (CreatinKinasi) proprio per supportare la tesi di un
danno tessutale.[30] [31] In realt si visto che la con-

trazione muscolare, in modo particolare quella eccentrica, riesce ad aumentare anche di 1000 volte il contenuto plasmatico di CK, senza per modificare in
modo eccessivo la quantit di IL-6 nel sangue che,
nei giorni successivi limpegno muscolare, aumenta di
sole quattro volte rispetto ai valori originali.[51] E quindi probabile che labnorme aumento di IL-6 dopo esercizio fisico di lunga durata sia indipendente dal
danno muscolare. E per certa la diretta correlazione
tra, elevata frequenza cardiaca, intensit di esercizio
e laumento di IL-6 plasmatica, comprovato dagli studi
effettuati da Ostrowski sugli atleti della maratona di
Copenaghen, analizzati nelle edizioni del 1996, 1997
e del 1998.[30] [43] E stato inizialmente ipotizzato che
tale incremento plasmatico della IL-6 fosse dovuto
alladrenalina circolante. In seguito si per appurato
che linfusione di adrenalina in soggetti volontari accresceva di sole 4 volte LIL-6 nel plasma, mentre
durante lesercizio fisico la stessa aumentava di ben
30 volte. [47]
Dal punto di vista antiflogistico, molto interessante
notare come, lelevata presenza di IL-6 dopo contrazione muscolare, produca un rilevante antagonismo
alle interleuchine pro-infiammatorie, in modo particolare favorendo la produzione delle interleuchine IL-10
e della IL-1Ra (interleuchina antagonista per il recettore della IL-1b) che, come suggerisce il nome, legandosi al recettore cellulare della IL-1, impedisce alla
stessa di svolgere il suo ruolo dannoso. La IL-6 anche in grado di stimolare il sTNFR (soluble Tumor
Necrosis Factor Receptor) che ostacola laltrettanto
pericoloso TNF-alfa. Se consideriamo che il muscolo
scheletrico, vista la sua estensione corporea, il pi
grande organo del corpo umano, questa scoperta
sicuramente rivoluzionaria e potrebbe fornire una risposta per capire il meccanismo dei benefici effetti
dellesercizio fisico sulla salute e su molte patologie
croniche su base infiammatoria.[16] La produzione di

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FITNESS E SALUTE

IL-6 durante lesercizio fisico pu, quindi, essere utile


a mitigare gli effetti infiammatori di un lavoro fisico
prolungato, ma allo stesso tempo ci permette di pensare allattivit motoria come ad un potente antiinfiammatorio naturale in grado di combattere gli effetti dannosi della sedentariet.
Lazione dellIL-6 non si limita per alle sue capacit
anti-infiammatorie. Diversi studi hanno riportato anche effetti sul metabolismo dei carboidrati. Sono molti
i ricercatori che hanno tentato di capire in quale modo
il fegato sia in grado di rilasciare glucosio nel torrente
ematico durante lesercizio fisico. Nonostante lattivit
fisica porti ad evidenti cambiamenti riferiti al cortisolo,
allinsulina, al glucagone e alladrenalina, sembra che
questi non possano ancora spiegare il meccanismo di
aumento del glucosio epatico durante lesercizio fisico. Si ipotizza, quindi, lesistenza di un fattore sconosciuto rilasciato dal muscolo durante la contrazione.
[18]
LIL-6 potrebbe dare una risposta ai dubbi emersi
in questi ultimi 30 anni, visto che tale citochina sembra essere amplificata durante lesercizio eseguito
con bassi livelli di glicogeno[13] mostrando inoltre notevoli ripercussioni sul metabolismo del glucosio epatico e sullassorbimento di glucosio da parte di quei
tessuti pi insulino-sensibili.[49] E provato, inoltre, che
l'assunzione di carboidrati attenua gli aumenti plasmatici di IL-6 durante la corsa e la pedalata al cicloergometro[43] [25] mentre una bassa concentrazione di
glicogeno muscolare migliora ulteriormente lmRNA
della IL-6 e il tasso di trascrizione della stessa. [46] [19]

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INTERLEUCHINA 6 E CONTRAZIONE MUSCOLARE

Figura 4 Lo schema qui rappresentato mostra come


lesercizio fisico possa attivare, per mezzo dellIL-6, le
citochine inibitrici dellinfiammazione, bloccando lazione dannosa del TNF-a e della IL-1. Queste due
citochine possono per a loro volta produrre IL-6 di
tipo infiammatorio, se stimolate da uno scorretto stile
di vita e da un eccesso di tessuto adiposo, riconosciuto anchesso capace di secernere IL-6 infiammatoria,
attraverso la stimolazione di TNF-alfa e IL-1. Fonte:
Helle Bruunsgaard, Physical activity and modulation
of systemic low-level inflammation Journal of Leukocyte Biology Volume 78, October 2005

[48]

CONCLUDENDO
Alla luce di quanto espresso in questo articolo, si
comprende come sia di fondamentale importanza
mantenere sempre un buon grado di attivit fisica, in
modo tale da contrastare gli effetti dannosi dellinattivit e degli errati stili di vita. E ormai comprovato da
uninfinit di studi come lesercizio fisico sia protettivo
nei confronti delle malattie cardiovascolari e del diabete[22] del tumore del colon-retto[42] del cancro al seno[17] delle sindromi depressive e del declino cognitivo
[52] [53] [1]
e mortalit per qualsiasi causa. E altrettanto
importante nel trattamento delle malattie coronariche
[50]
nellinsufficienza cardiaca cronica[5] e nella BPCO
(Bronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva).[23] Risulta
essere per un paradosso il fatto che solitamente, un
lieve grado di aumento di IL-6 circolante nellorganismo sia considerato un grave rischio per linsorgenza
di diabete di tipo2, di malattie cardiovascolari e di numerose patologie croniche, mentre invece grandi
quantit di IL-6, rilasciate a seguito di esercizio fisico
strenuo, siano addirittura considerate benefiche e
protettive per la nostra salute. Singolare dimostrazione ne il fatto che lIL-6 spesso associata allinsorgenza di insulino-resistenza, mentre la sensibilit allinsulina si dimostra pi elevata durante e dopo lattivit fisica, proprio quando lIL-6 fortemente cospicuo nel circolo sanguigno. Probabilmente gli studi
effettuati fino ad oggi rappresentano solo la punta
delliceberg e sicuramente i prossimi dieci anni ve-

Figura 5 La contrazione muscolare rilascia IL-6, la


quale produce diversi effetti metabolici a livello del
fegato, del tessuto adiposo e dellinfiammazione. Le
ricerche provano che la IL-6 induce anche lipolisi e
ossidazione dei grassi ed coinvolta nellomeostasi
del glucosio durante lesercizio. Fonte: Anne Marie W.
Petersen and Bente Klarlund Pedersen The antiinflammatory effect of exercise Journal of Applied
Physiology Volume 98, April 2005

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FITNESS E SALUTE

dranno un nuovo filone di ricerche riferite alla capacit dellesercizio fisico di stimolare la funzione endocrina del muscolo attraverso precise stimolazioni di questo tessuto.
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47. Steensberg, A. , Toft, AD , Schjerling, P. , Halkjaer-Kristensen, J. & Pedersen, BK ( 2001). Plasma interleukin-6 during strenuous exercise: role
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Cell Physiology 281 , C1001 1004 .
48. Steensberg, A., Van Hall, G., Keller, C., Osada,
T., Schjerling, P., Pedersen, B. K., Saltin, B.,
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49. Stouthard, JM , Oude Elferink, RP & Sauerwein,
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50. Taylor, R. S., Brown, A., Ebrahim, S., Jolliffe, J.,
Noorani, H., Rees, K., Skidmore, B., Stone, J. A.,
Thompson, D. R., Oldridge, N. (2004) Exercisebased rehabilitation for patients with coronary
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51. Toft AD, Jensen LB, Bruunsgaard H., Ibfeldt T.,
Halkjaer-Kristensen J., Febbraio M.A. & B.K. Pedersen, (dati non pubblicati citati da Pedersen B.
K in Review: Muscle-derived interleukin-6: possible biological effects Journal of Physiology
(2001), 536.2, pp.329337)
52. Van Gelder, B. M., Tijhuis, M. A., Kalmijn, S.,
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53. Weuve, J., Kang, J. H., Manson, J. E., Breteler,
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INTERLEUCHINA 6 E CONTRAZIONE MUSCOLARE

32

PSICOLOGIA

DIFFERENZE TRA AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA E LORO IMPORTANZA NELLO SPORT

te/tutto allinterno di uno stesso fenomeno, inoltre ci


specifica come lautostima non sia meno multidimensionale del senso di efficacia.

Ardolino Fabio1, Colacchi Dalila2


1
Laureato in scienze della formazione, Master in
Basketball Coaching System presso il Crowell intensitive camp (Seattle)
2
Laureata in scienze della formazione primaria
INTRODUZIONE
Per poter spiegare al meglio le differenze che intercorrono tra Autostima e Autoefficacia estremamente
utile dare una definizione preliminare di questi due
meccanismi:
Autostima: lautostima il rapporto tra il S percepito di una persona e il suo S ideale. Il S percepito
equivale al concetto di s, alla conoscenza di quelle
abilit, caratteristiche e qualit che sono presenti o
assenti; mentre il S ideale limmagine della persona che ci piacerebbe essere (James 1890).
Autoefficacia: lautoefficacia linsieme di credenze
che lindividuo possiede nei confronti delle proprie
capacit di aumentare i livelli di motivazione,attivare
risorse cognitive ed eseguire le azioni necessarie per
esercitare controllo sulle richieste di un compito
(Bandura 1996).
Come si pu notare anche solo leggendo le definizioni fornite tra questi due meccanismi vi una profonda
differenza. Mentre lautostima riguarda giudizi di valore personale il senso di autoefficacia concerne giudizi
di capacit personale. Bisogna subito sottolineare
come tra i due fenomeni non ci sia alcun tipo di relazione definita, difatti questi meccanismi vengono a
mischiarsi soltanto quando una data attivit riveste
molta importanza per una persona, quindi la perdita di
senso di efficacia influisce sullautostima. Quindi se ci
limitiamo ad evidenziare le attivit che la persona investe del proprio valore personale troviamo una falsa
corrispondenza tra i due fenomeni, poich in questo
caso vengono completamente ignorate le altre attivit
in cui queste due variabili non influiscono (come ad
esempio unattivit in cui il soggetto si sente molto
capace ma che non reputa importante ai fini della stima di se).
Il confondere questi due fattori ha origine sia metodologica che concettuale. I primi errori sono dovuti al
fatto che in alcuni test per misurare lautostima
(Coopersmith 1967) si analizzano alcune variabili sullautoefficacia che dovrebbero rimanere distinte, mischiando questi fattori si crea un falso rapporto di correlazione tra i due meccanismi, che diventano legati
luno allaltro. Per quanto riguarda gli errori di tipo
concettuale alcuni autori come Harter (1990) considerano lautostima come una forma di autoefficacia generalizzata,trattando i giudizi di valore e di competenza personale come aspetti di diverso livello di generalit di uno stesso fenomeno, quindi il valore personale
viene considerato globale mentre il senso di competenza specifico. Bandura (1990) ci spiega come i giudizi di valore personale di autoefficacia costituiscono
fenomeni differenti,e non legati da una relazione par-

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DIFFERENZE TRA AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA E LORO IMPORTANZA NELLO SPORT

Fatte queste dovute premesse passiamo ora alla parte che pi ci interessa, quella relativa allo sport.
utile citare lopera di Mone, Baker e Jeffris(1995) che
ci spiegano come unalta autostima non influisca sulla
qualit delle prestazioni fornite, il senso di autoefficacia percepita a condizionare le previsioni sugli obbiettivi scelti e la qualit delle prestazioni stesse. Detta in questo modo sembra che il livello di autostima di
unatleta sia trascurabile e vada messo in secondo
piano, al contrario. Bisogna evitare che latleta attui
un processo di auto-svalutazione, essa trae origine
dallincompiutezza e va combattuta coltivando capacit che possano fornire risultati positivi. Bisogna verificare quali siano gli standard a cui unatleta tende e se
essi sono troppo elevati bisogna portare questi standard a livelli pi realistici. Jackson (1972) ci spiega
come prendendo in considerazione livelli di prestazione giusti per latleta questo riesca pi facilmente a
incrementare la propria autostima, e a regolare da
solo i propri obbiettivi e standard di prestazione.
Per quanto riguarda il senso di autoefficacia il discorso pi complesso. Come abbiamo visto dagli studi
sopracitati questa influisce pesantemente non solo
sugli obbiettivi scelti ma anche sui livelli di prestazione che latleta fornisce. Per questo ritengo utile trattare in maniera pi approfondita il concetto di autoefficacia e il suo utilizzo allinterno dello sport.
AUTOEFFICACIA
Lautoefficacia costituisce un aspetto fondamentale
della conoscenza del s, la sensazione di essere
capaci che attribuiamo a noi stessi. Bandura (2006)
sostiene che le persone contribuiscono a determinare

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33

PSICOLOGIA

il loro funzionamento psicosociale attraverso i meccanismi di aggentivit (traduzione letterale dallinglese


agency) personale, e lautoefficacia rappresenta il pi
importante fra questi, perch se le persone smettessero di credere di poter compiere una determinata
azione avrebbero pochi stimoli ad agire. Sempre citando Bandura Il senso di autoefficacia corrisponde
alle convinzioni circa le proprie capacit di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per
produrre determinati risultati.
Per iniziare a parlare di efficacia bisogna chiarire che
non si tratta di unabilit fissa che una persona possiede o meno, ma di una capacit generativa in cui le
diverse sottoabilit (cognitive, sociali, emozionali e
comportamentali) devono essere adeguatamente coordinate e organizzate. Gli studi condotti da Schwartz
e Gottman(1976) evidenziano come una persona pu
offrire una prestazione pessima nonostante conosca
alla perfezione il compito che deve svolgere e possieda tutte le abilit necessarie a svolgerlo. Un funzionamento efficiente richiede sia le abilit che la convinzione di saper usare quelle date abilit. utile citare
a riguardo uno studio che More(1994) ha compiuto su
un gruppo di alunni. Questo studio mirava a confrontare le loro convinzioni di efficacia con il raggiungimento di diversi livelli di prestazione scolastica e le
loro sensazioni di efficacia riguardo alcune sottofunzioni cognitive (come prendere appunti o memorizzare), il risultato stato che le sottoabilit necessarie
alla prestazione contribuiscono al giudizio di efficacia
ma non lo sostituiscono.
Passiamo ora ad elencare le quattro fonti principali
sulle si quali si forma il nostro senso di autoefficacia
(Bandura):
1. Esperienze comportamentali dirette: quanto ho
avuto successo in passato nello svolgere quellattivit
2. Esperienze vicarie e di modellamento: rifacendomi a esperienze altrui ed esempi portatimi dalla
societ come mi paragono ad essi
3. La persuasione verbale ed altri tipi di influenza
sociale
4. Stati fisiologici ed affettivi.
Un altro aspetto che influisce in maniera importante
sullautoefficacia percepita sono le aspettative che ci
si pone su quel dato evento o quella data circostanza,
anche in questo caso possiamo elencare dei parametri per misurare le nostre aspettative:
Generalit: esperienze passate creano un determinato tipo di aspettativa di efficacia circoscritta
in un determinato ambito, altre ancora invece
allargano le aspettative a pi ambiti
Forza: pi forte una data aspettativa pi durer
nel tempo e sar in grado di resistere ad ogni tipo
di feedback che ci viene proposto
Ampiezza: ordinando per difficolt varie attivit,
troviamo che le aspettative di efficacia di alcune
persone sono limitate alle pi semplici, a differenza di altre persone: lindividuo perci si cimenter
con certi compiti, non con altri pi impegnativi.

Come abbiamo visto quindi il nostro senso di autoefficacia viene creato mischiando esperienze, aspettative ed ansie. Naturalmente esso varia e si modifica a
seconda della situazione e del momento, cambiando
di fronte a nuovi compiti e nuovi obbiettivi.
Lautoefficacia percepita influenzer in maniera consistente la scelta delle nostre attivit, difatti se non ci
sentiamo in grado di svolgere una determinata situazione tenderemo a evitarla, o lapprocceremo in maniera negativa gi sapendo di essere destinati a fallire
nellimpresa, la concentrazione durante lo svolgimento di quel determinato compito sar volta ai limiti che
abbiamo e a quanto non siamo in grado di fare, i problemi ci sembreranno inevitabili e aspetteremo passivamente che arrivino. Inoltre sar molto facile lasciare
il compito e cercare un ripiego pi semplice. Se invece il nostro senso di autoefficacia forte saremo pieni
di positivit e di forza nellaffrontare il compito, sar
lottimismo a prevalere e i problemi verranno affrontati
con giudizio e calma per essere risolti, in caso di fallimento si daranno spiegazioni come Ero in grado ma
non mi sono impegnato abbastanza e si recuperer
in poco tempo la voglia di riprovare e il proprio senso
di autoefficacia.
Arrivati a questo punto bisogna fare una distinzione
fra autoefficacia e autostima, che potrebbero sembrare due concetti molto simili. Lautoefficacia un freddo giudizio sulle proprie capacit, su quanto siamo in
grado di fare in relazione ad un determinato compito,
lautostima un giudizio di valore personale basato
sulla soddisfazione di se. Inoltre mentre lautostima
influisce sul nostro umore e sulle nostre emozione,
sono esse ad influire sul nostro senso di autoefficacia. Andiamo ora ad analizzare su quali piani il nostro
senso di autoefficacia influisce in maniera significativa:
Cognitivo: Pi la nostra autoefficacia alta pi lo
sono le nostre energie interiori, la nostra determinazione a svolgere il compito e la nostra capacit
di guardare ai successi futuri strettamente legata al senso di efficacia che proviamo in quel dato
momento
Motivazionale: riguarda la capacit di affrontare i
problemi e le difficolt, come gi detto pi lautoefficacia alta pi la nostra motivazione tender
a mantenersi e a restare alta, senza scemare al
primo segno di difficolt Inoltre sar pi facile
trovare nuove motivazioni allinterno dello stesso
compito
Emozionali: un forte senso di autoefficacia aiuta a
riparasi dallo stress e dallansia nello svolgere un
determinato compito, inoltre sar pi semplice
creare un clima di lavoro produttivo con altre persone
Scelta degli obbiettivi: come abbiamo visto la
scelta degli obbiettivi strettamente legata al
senso di autoefficacia percepita, pi ci crediamo
capaci pi sceglieremo compiti che se pur considerati complicati godono di una percezione alta
nel nostro livello di appagamento.

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DIFFERENZE TRA AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA E LORO IMPORTANZA NELLO SPORT

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PSICOLOGIA

Quanto detto in questo paragrafo riassunto in una


frase di Bandura:
Le convinzioni che le persone nutrono sulle proprie
capacit hanno un profondo effetto su queste ultime.
Chi dotato di self-efficacy si riprende dai fallimenti;
costoro si accostano alle situazioni pensando a come
fare per gestirle, senza preoccuparsi di ci che potrebbe eventualmente andare storto

AUTOEFFICACIA E SPORT
Molto spesso le capacit di unatleta sono condizionate sia in positivo che in negativo da quanto quellatleta
pensa di essere in grado di fare.
Si visto che il senso di autoefficacia una somma
di esperienze passate, stato emotivo e esperienza
vicarie che un soggetto somma al suo interno. Questo
crea unaspettativa di prestazione, che nello sport
ancora pi importante. Andiamo ad analizzare i vari
aspetti in relazione allo sport:
Esperienze comportamentali dirette: le prestazioni
passate pesano in maniera significativa su quelle
future, un esempio che possiamo fare quello dei
tiratori di striscia nel basket. Questo tipo di giocatori prendono fiducia mano a mano che i tiri
entrano, e dopo una partita con una buona media
al tiro solitamente ne seguono altre con una media altrettanto alta, questo perch ad ogni tiro che
entra il loro senso di competenza sale, sentono di
essere in grado di segnare anche il tiro successivo, si sentono infallibili
Esperienze vicarie: vedere un compagno di squadra o un idolo sportivo fare determinate cose mette latleta nella condizione di dover dire sono in
grado di farlo?, spesso questa domanda porta
numerose insidie e problemi, e giocatori si perdono per lincapacit di emulare una prestazione
vista
Persuasioni verbali: questo punto quello su cui
interviene direttamente lallenatore e lambiente
circostante. Un esempio calzante nello sport americano sono i bambini di 8/10 che vengono portati
come nuovi fenomeni in un determinato sport,
vengono esposti mediaticamente e ottengono gi
cosi giovani dei contratti pubblicitari. Naturalmente il loro senso di autoefficacia sale alle stelle, si
pu rivelare dannoso dato che le proprie aspettative rischiano di diventare troppo alte
Stati fisiologici ed affettivi: la componente pi
importante in una prestazione sportiva, difatti lo
stato fisiologico e affettivo influenza in gran parte
la prestazione, se un atleta non si sente pronto
fisicamente, o sente che non c fiducia in lui non
riuscir mai a dare il meglio nella propria prestazione.
Bandura (1986) afferma che losservazione di un modello competente rappresenti il modo migliore per
acquisire informazioni necessarie allo sviluppo delle
abilit. Lautoefficacia per padroneggiare unabilit
fisica complessa definir quanto impegno verr profu-

so nellimparare quella determinata abilit, se si prova


un senso di inefficacia si abbandoner presto lattivit
fisica, invece un forte senso di autoefficacia render
pi rapidi i progressi e si tender a sviluppare un senso di efficacia per lattivit fisica in questione. Lo dimostrano gli esperimenti svolti da Ferrari e BouffardBouchard (1992) su degli allievi di una scuola di karate; dopo averli divisi per senso di autoefficacia e abilit sono stati sottoposti ad insegnamento tramite modeling, il risultato stato che anche chi aveva un effettivo livello di abilit basso ma un senso di autoefficacia alto padroneggiava la sequenza motoria meglio
di un compagno pi abile ma con meno senso di efficacia. Quindi possiamo dedurne che lapprendimento
di una data abilit non sia solo dovuto al talento ma
allattitudine di ogni individuo. Quando un atleta capisce che lo svolgimento di determinate abilit non dipende dal talento ma dall impegno aumenta in maniera significativa il senso di soddisfazione e rende
molto pi interessante lattivit, che viene improvvisamente percepita come alla propria portata.
opportuno analizzare ulteriormente questi aspetti
attraverso una distinzione tra autoefficacia e fiducia.
La fiducia un termine molto usato nello sport, ma
un termine vago che indica una convinzione forte
senza specificarne loggetto. La fiducia pu essere
anche riposta in negativo (ho fiducia che fallir limpresa). Lautoefficacia si riferisce alla convinzione di
riuscire a svolgere quellimpresa.

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PSICOLOGIA

Possiamo facilmente dedurre dopo aver analizzato


questi punti come gli atleti con un basso livello di autoefficacia percepita non riusciranno a produrre prestazioni soddisfacenti, andando sempre a cercare la
soluzione pi semplice e non sempre di successo.
Anche chi crede che lunico modo per imparare una
data abilit sia il talento avr un risultato negativo.
Interessante a riguardo la tesi del professor McAuley (1989) che considera lautoefficacia e lattivit fisica in una relazione circolare dove la prima rappresenta il fattore che favorisce la conduzione di una vita
fisicamente attiva e lattivit fisica promuove, di conseguenza, un sentimento di efficacia personale.
Naturalmente possibile intervenire sugli atleti con
un bassa percezione di efficacia personale, e la figura
che maggiormente pu agire quella dellallenatore.
Difatti per il ruolo che ricopre nella vita di unatleta
lallenatore possiede delle armi esclusive, le sue parole sono ascoltate con maggior interesse da parte
dellatleta ed alle sue considerazioni viene dato unimportanza cruciale. Ma tolto lovvio intervento di persuasione verbale che un allenatore pu applicare con
un suo atleta esso pu anche creare allenamenti atti
a migliorare il senso di autoefficacia percepita dallatleta. In questi allenamenti si devono affrontare punti
critici per latleta e fornirgli una soluzione, in modo da
formare un bagaglio di esperienze pregresse sulle
quali latleta pu poi fare riferimento. Altro strumento
utile sono i video, filmando la prestazione dellatleta e
affiancandola con una leggermente migliore si pu
stimolare latleta a fare meglio, facendogli vedere dove pecca e dandogli un riferimento da seguire, inoltre
essenziale la scelta degli obbiettivi che devono risultare stimolanti, citando Bandura (1986) la creazione di sfide personali attraverso la scelta di obbiettivi
contribuisce allo sviluppo ed allesecuzione delle abilit atletiche in diversi modi importanti.
Per concludere, un diagramma di Lupoli (2000) ci fornisce unottima sintesi a riguardo dellautoefficacia e

del suo rapporto con la prestazione sportiva (Figura


1).
BIBLIOGRAFIA
1. Bandura Autoefficacia: teorie e applicazioni
1997
2. Bandura, Guida alla costruzione delle scale di
autoefficacia 2001
3. James The Principles of Psychology 1890
4. Coopersmith The antecedents of self-esteem
1967
5. Cei Psicologia dello sport 1998
6. Mone, Baker, e Jeffries Predictive validity and
time dependency on selfefficacy, self-esteem,
personal goals, and academic performance
1995
7. Benedetti,Landi,Merola Lo psicologo nella scuola calcio 2006
8. Bonacci Come motivare gli atleti 2004 FIP Settore Giovanile

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DIFFERENZE TRA AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA E LORO IMPORTANZA NELLO SPORT

Figura 1 - Diagramma di Lupoli


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FITNESS E SALUTE

DECISION MAKER TRAINING: LA TECNOLOGIA A


SERVIZIO DELLALLENATORE
Mondonico Mos1, Russo Luca Ph.D.2
1
Laureato in Scienze Motorie, Docente ELAV
2
Docente ELAV, Facolt Scienze Motorie LAquila
INTRODUZIONE
Al giorno doggi il continuo espandersi del mercato
del fitness e dellallenamento mirato e cucito su misura sul cliente impone che la scelta dei contenuti e delle tipologie di allenamento non possa pi dipendere in
alcun modo dalla sorte, pena la perdita del cliente da
parte del personal trainer o del centro fitness in questione a causa dellinsorgere di dubbi e demotivazione nel cliente per degli effetti dellallenamento sperati
e mai concretizzati. Pertanto se nella vita di tutti i giorni siamo chiamati in ogni istante a prendere delle decisioni di diversa natura, lo stesso accade nella formulazione di una scheda di allenamento. Purtroppo
per nel processo di allenamento, non sempre, anzi
quasi mai possibile verificare la scelta dei contenuti
allenanti nel brevissimo termine. In questa maniera
allora la programmazione di un intervento allenante
assume la connotazione di un continuo bivio tra lipotesi di avere successo o quella di fallire in termini di
risultati raggiunti. Si pone quindi la necessit di possedere un qualche strumento o parametro di riferimento che possa svolgere il ruolo di Decision Maker,
ovvero un metodo di analisi che fornisca degli indici e
delle misurazioni, da poter svolgere anche preallenamento, che forniscano delle indicazioni istantanee dello stato funzionale del soggetto: ovvero la valutazione dellintegrit della massa muscolare e della
relativa efficienza. Una sfida difficile per costi e praticit dei test non sempre alla portata della routine lavorativa.
Questo proposito pu venire in aiuto lutilizzo di uno
strumento troppo a lungo ignorato dai professionisti
del settore: il bioimpedenziometro. Ma come uno stru-

mento classicamente utilizzato da professionisti della


nutrizione pu dare informazioni utili anche ai professionisti dello sport e del fitness? La bioimpedenza
(BIA), utilizzata non come strumento di valutazione
corporea ma come strumentazione di screening da
affiancare ai test di start up, pu fornire informazioni
preziose per orientare il programma di allenamento?
La risposta si ma per comprendere come queste
informazioni possono essere utili al processo di allenamento si deve conoscere meglio la metodica e passare dallimpedenziometria standard alla analisi vettoriale di impedenza, come a dire: Se non sai da dove
parti difficile prevedere dove arrivi.
LA BIA E I MODELLI COMPARTIMENTALI DELLESSERE UMANO
La BIA una valutazione oggettiva, semplice, affidabile, ripetibile e soprattutto assolutamente indipendente dalla volont del soggetto testato sulla quale si
pu iniziare a costruire la consulenza richiesta, sciogliendo facilmente il primo bivio a cui va incontro un
professionista delle scienze motorie trovandosi di
fronte un cliente: iniziare il programma di interventi
allenamento con esercizio aerobico o con potenziamento?
La risposta a questa domanda fornita attraverso le
misurazioni delle BIA. Ma quali sono queste misurazioni? La BIA altro non che la misurazione dellimpedenza ovvero una grandezza fisica che rappresenta la forza di opposizione di un corpo al passaggio di
corrente attraverso il calcolo della resistenza (R) e
della reattanza (XC), che possono essere interpretate
rispettivamente come: la forza opposta dai fluidi e la
forza opposta dalle membrane cellulari. In questottica
allora si passa da una valutazione classica della composizione corporea basata su un Modello Bicompartimentale, costituito da massa grassa e massa magra,
ad un Modello Tricompartimentale, costituito da massa grassa, massa extra cellulare (ECM) e massa cellulare (BCM). Questo tipo di modello di composizione

Figura 1 - Confronto tra Modello Bicompartimentale e Modello Tricompartimentale


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DECISION MAKER TRAINING: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLALLENATORE

FITNESS E SALUTE

corporea non solo quantitativo, ma anche qualitativo dal momento che offre informazioni aggiuntive su
come distribuita la massa magra e su quale sia la
quantit di quella metabolicamente attiva. La ECM
formata da scheletro, collagene, legamenti, derma,
plasma, liquido interstiziale (solidi e liquidi extracellulari); mentre la BCM la componente metabolicamente attiva dellorganismo: contiene il tessuto ricco
di potassio, ossida il glucosio, contribuisce per larga
parte al consumo di ossigeno; si tratta sostanzialmente delle cellule dei muscoli e degli organi. Lutilizzo del
Modello Tricompartimentale suggerisce allora che a
parit di massa magra ci si pu trovare di fronte a
soggetti completamente diversi, che andranno sicuramente allenati in maniere differenti (Fig.1).
Le misurazioni di R e XC vengono poi inserite in un
grafico ellissoidale denominato BIAVECTOR che fornisce la descrizione dello stato funzionale del soggetto. Il grafico pu essere interpretato come una sorta
di bussola che indica lorientamento dello stato funzionale del cliente al momento della misurazione. Essendo un grafico ellissoidale avr quindi due assi di
riferimento: uno maggiore che indica lo stato di idratazione e uno minore che indica la qualit delle membrane cellulari (Fig.2).

lar modo. Una valutazione svolta su 248 soggetti (118


donne e 130 uomini) presso un centro fitness italiano
(database Akern, Pontassieve (FI), Italy) riporta una
distribuzione del BIAVECTOR sui quadranti di sinistra
del 60% per le donne e del 89% per gli uomini, mentre sui quadranti di destra del 40% per le donne e dell11% per gli uomini (Fig.3).

Figura 3 - Distribuzione BIAVECTOR praticanti


fitness, in rosa le donne e in blu gli uomini
ESEMPI DI APPLICAZIONI E CASI DI STUDIO
Caso 1: Obeso
Uomo di 36 anni, altezza di 1,85 m, peso di 163,5 kg.
Massa grassa 45%, metabolismo basale a riposo 1800 kcal. Obiettivo: riduzione della massa grassa e
miglioramento dellassetto idrico.

Figura 2 - BIAVECTOR assi e punti di riferimento


Spostandosi parallelamente allasse maggiore delle
ellissi dal basso verso lalto (direzione S-N) si passa
da una condizione di iper-idratazione ad una condizione di disidratazione, spostandosi invece lungo lasse minore delle ellissi da destra verso sinistra
(direzione E-W) si evidenzia un aumento della struttura e della sua qualit.
Per avere una maggiore chiarezza di come pu essere valutato un soggetto e di quali possono essere le
situazioni da affrontare con i clienti occorrono dei
punti di riferimento. La BIA nata soprattutto per applicazioni cliniche per cui risulta fondamentale fare
riferimento a dei campioni di soggetti quanto pi specifici rispetto allattivit sportiva e al fitness in partico-

Figura 4 - Caso 1 soggetto obeso

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Lanalisi del BIAVECTOR (Fig.4) ci indica un soggetto


con buona cellularit ma con evidente ritenzione idrica. La qualit delle membrane cellulari offre lo spunto
per credere che un primo approccio aerobico possa
ottenere dei risultati in quando le cellule sono pronte
a mantenere al loro interno la massa metabolicamente attiva che quelle preposta al consumo di energia,
inoltre la buona salute cellulare permette lutilizzo di
un volume di allenamento relativamente elevato.
Tipologia e quantit di allenamento da proporre:
1. Costruzione di un programma di training rivolto al
consumo calorico
2. Functional training rivolto al consumo calorico
3. Moderato lavoro con sovraccarichi
4. Circolatorio
5. 3-4 sedute settimanali

rattere aerobico. Infine il volume di lavoro dovr essere sicuramente limitato vista la scarsa salute cellulare
e quindi la probabile difficolt nel recupero.
Tipologia e quantit di allenamento da proporre:
1. Programma prevalentemente con sovraccarichi
2. Attivit aerobica da inserire progressivamente
3. 2-3 sedute settimanali
Caso 3: ragazza sottopeso
Donna di 24 anni, altezza di 1,72 m, al primo test peso di 45,5 kg e massa grassa 6%, al controllo dopo
un mese di trattamento peso di 50,7 kg e massa grassa di 12%. Obiettivo: recupero funzionalit muscolare
e incremento ponderale.

Caso 2: Donna soggetta ad effetto YOYO


Donna di 54 anni, altezza di 1,62 m, al primo test peso di 49,5 kg e massa grassa 33%, al controllo dopo
un mese di trattamento peso di 50,7 kg e massa grassa di 23%. Obiettivo: perdita di massa grassa.

Figura 6 - Caso 3 soggetto sottopeso

Figura 5 - Caso 2 donna soggetta ad effetto "YOYO"


Lanalisi del BIAVECTOR (Fig.5) ci informa innanzi
tutto sulla scarsa qualit muscolare e delle cellule
della cliente che essendo poco resistenti tendono a
non mantenere al loro interno lacqua portando la paziente in uno stato di cattiva idratazione. Questa condizione non favorisce di certo il mantenimento del
peso in quanto la massa metabolicamente attiva non
rimane allinterno delle cellule per bruciare energia.
Lallenamento dovr allora orientarsi prima di tutto
verso la nuova ricostruzione delle cellule, coscientizzando la cliente che leventuale aumento o stati del
peso non sono assolutamente un fattore negativo ma
un necessario tono-trofismo muscolare utile alla successiva perdita di massa grassa, solo in un secondo
momento si potr procedere con lallenamento a ca-

In palestra non capitano solo casi di soggetti con necessit di perdere peso per tornare in salute ma anche il contrario. In questi casi la BIA offre informazioni
utilissime per come orientare il programma allenante,
soprattutto per conoscere quanto deteriorato il tessuto cellulare in caso di malnutrizione. Il BIAVECTOR
(Fig.6) suggerisce un tessuto cellulare in cattivo stato
e una alta disidratazione. necessario ripristinare la
qualit delle membrane cellulari affinch mantengano
allinterno la massa metabolicamente attiva e migliori
lo stato di idratazione cellulare. Per raggiungere questi obiettivi in questa fase si deve optare per un ridotto
volume allenante.
Tipologia e quantit di allenamento da proporre:
1. Programma con sovraccarichi rivolto allipertrofia
e allincremento del metabolismo basale
2. Attivit aerobica limitata alla fase di warm-up
3. Functional training non rivolto al consumo calorico
4. 2-3 sedute settimanali
Caso 4: uomo sportivo amatoriale
Donna di 32 anni, altezza di 1,80 m, al primo test pe-

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FITNESS E SALUTE

so di 86 kg e massa grassa 22% Obiettivo: calo ponderale ed incremento della massa muscolare funzionale allattivit sportiva praticata.

preso tra 1-5 minuti prima del test, la tipologia degli


elettrodi rispettando le indicazioni del costruttore e
aspetto molto importante il posizionamento degli elettrodi che vanno applicati sempre sullo stesso lato del
corpo (per convenzione sul lato destro), nella stessa
maniera e a distanza di almeno 5 centimetri luno dallaltro (Fig.8).

Figura 8 - Standardizzazione posizionamento elettrodi


BIA

Figura 7 - Caso 4 soggetto sportivo amatoriale


Lanalisi del BIAVECTOR (Fig.7) indica un soggetto
leggermente disidratato e con una qualit cellulare ai
limiti della normalit. Questa condizione che clinicamente potrebbe essere presa per buona sotto certi
punti di vista non lo per un soggetto che una volta a
settimana sceglie di praticare una attivit sportiva amatoriale senza avvalersi della consulenza di un professionista: la classica partita di calcio a 5 del fine
settimana. La qualit delle sue membrane cellulari e
della massa muscolare al momento del test potrebbe
divenire fonte di un eventuale infortunio durante lattivit fisica svolta. allora necessario strutturare il programma di allenamento partendo da un lavoro sulla
muscolatura e funzionale allattivit sportiva praticata.
Tipologia e quantit di allenamento da proporre:
1. Programma con sovraccarichi rivolto al tonotrofismo muscolare e alla disciplina praticata
2. Functional training
3. 2-3 sedute settimanali + attivit sportiva amatoriale una volta a settimana
ULTERIORI CONSIDERAZIONI SULLA BIA
Quanto riportato finora senza dubbio un aiuto notevole per limpostazione delle prime fasi di allenamento di un cliente che non si conosce o che si pone degli
obiettivi specifici e che punta sulla consulenza di un
professionista. Ad ogni modo, nonostante la BIA sia
un test attendibile e ripetibile fondamentale che
vengano rispettate delle precauzioni utili a standardizzare il test e rendere le singole misurazioni quanto pi
simili tra loro. Sono quindi da rispettare e ripetere lora del test che sarebbe meglio svolgere nelle prime
ore del mattino, la posizione del soggetto che deve
essere in decubito supino per un lasso di tempo com-

La BIA permette quindi di svolgere unanalisi FUNZIONALE della composizione corporea in quanto i
risultati della misura eseguita possono essere interpretati per avere informazioni ulteriori su: equilibrio
idroelettrico, variazioni di bioimpedenza registrabili,
equilibrio Anabolico/Catabolico e valutazione delle
fasi Carico/Recupero. Questi ultimi due aspetti sono
fondamentali per la programmazione di un piano di
allenamento personalizzato sul cliente al fine di scoprire quando, quanto e come si possono modulare i
parametri del carico allenante. Il valore della BIA che
fornisce queste indicazioni lAngolo di Fase (Fig.9).

Figura 9 - Angolo di fase (PA)


LAngolo di Fase (PA) deriva dal rapporto tra reattanza e resistenza e varia nel corpo umano da 2-3 a 910, sostanzialmente un indicatore della proporzione fra le masse intra ed extracellulari. In questa maniera fornisce indicazioni sulle fasi anaboliche e cataboliche, facendo registrare valori maggiori per le fasi
di costruzione cellulare e valori inferiori per le fasi di

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DECISION MAKER TRAINING: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLALLENATORE

FITNESS E SALUTE

distruzione (Fig.10). fondamentale per sottolineare


e ricordare di porre attenzione allAngolo di Fase e
contestualizzarlo sempre con gli altri parametri in
quanto due soggetti diversi potrebbe avere lo stesso
Angolo di Fase, ma caratteristiche e relative condizioni nettamente differenti (Fig.11).

Figura 10 - Relazione tra equilibrio Anabolico/


Catabolico e Angolo di Fase

CONCLUSIONI OPERATIVE
A seguito di questa breve panoramica delle potenzialit che lanalisi bioimpedenziometrica mette al servizio del professionista delle scienze motorie si possono trarre le seguenti conclusioni operative che si inseriscono allinterno di un processo integrato con altre
professionalit per la salute e il benessere dellindividuo (Fig.12), pertanto attraverso la BIA il trainer pu:
1. Valutare ed orientare il programma di allenamento adeguandolo alle necessit personali di ogni
cliente
2. Individuare i volumi di allenamento
3. Monitorizzare continuamente il cliente creando
un archivio e un profilo personale
4. Conoscere le fasi cataboliche e anaboliche allinterno della ciclizzazione stagionale.
Si ringrazia il Prof. Matteo Levi per i dati forniti a
supporto di questarticolo.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
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Rossi B, Pillon L, Maggiore Q. Bivariate normal
values of the bioelectrical impedance vector in
adult and elderly populations. Am J Clin Nutr,
1995; 61(2):269-270.
2. Database privato Akern.

Figura 11 - Peculiarit Angolo di Fase

Figura 12 - Processo di lavoro del trainer attraverso l'uso della BIA


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FITNESS E SALUTE

ALLENAMENTO PER IL DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO. UN METODO RIVOLUZIONARIO PER


RISULTATI CONCRETI
Guerra Enrico1, Stranieri Alessandro2
1
Responsabile Scientifico ELAV, Facolt Scienze
Motorie Perugia
2
Fisiologo Clinico dellesercizio Fisico
Specialista in salute ed efficienza fisica
INTRODUZIONE
Lesercizio fisico rappresenta un mezzo importante e
scientificamente provato per la per la prevenzione ed
il trattamento delle patologie cardiache, respiratorie,
oncologiche e soprattutto dellobesit. Nonostante il
crescente interesse della medicina verso le grandi
potenzialit dellesercizio fisico, la maggior parte delle
persone pensa a questo come ad un semplice metodo per migliorare il proprio aspetto estetico. Ecco
quindi il boom dei centri fitness, frequentati con lintento di sottoporsi ad esercizi e programmi di allenamento finalizzati al dimagrimento di quelle specifiche
aree corporee ritenute ormai fuori controllo. Purtroppo
in molti casi si potr riscontrare come sia difficile eliminare gli odiosi accumuli, tanto pi quando questi
sono causa di particolarit ormonali dipendenti dal
sesso del soggetto e dalla localizzazione del tessuto
adiposo da rimuovere. E infatti noto come esista una
diversa capacit lipolitica dei vari distretti del nostro
corpo, dove il tessuto maggiormente sensibile a questo processo risulta essere quello delladdome, seguito dalla zona superiore del tronco e delle braccia e
concludendo con quello meno lipolitico, ovvero il tessuto adiposo situato sui glutei, sulle cosce e al ginocchio. Di solito si tenta di pervenire allo scopo impiegando esercizi fisici che realizzino un dimagrimento
attraverso luso dei muscoli situati al di sotto del tessuto adiposo che si intende ridurre, alla ricerca di un
risultato localizzato. Ma esiste veramente il dimagrimento localizzato? Questo argomento non risulta affatto nuovo alla comunit scientifica internazionale, la
quale ha incominciato ad occuparsi di questa materia
gi circa mezzo secolo fa, senza per arrivare ad una
opinione condivisa ed inequivocabile. Una delle pi
note ricerche stata senza dubbio quella di Grant,
Chelvam e Steinberg del 1971,[3] in cui si valutarono
le pliche cutanee degli arti superiori di numerosi tennisti, con lo scopo di appurare se lutilizzo massivo della muscolatura del braccio dominante potesse essere
di ausilio per la perdita di grasso dellarto stesso. Il
risultato fu deludente, in quanto non si rilev nessuna
differenza significativa, in termini di plica adiposa, tra i
due arti. Lunica differenza sostanziale, ed intuibile, fu
la diversa dimensione muscolare (ipertrofia) dellarto
che usava la racchetta. Nel 1979 Krockiewski e collaboratori indagarono gli effetti di 5 settimane di allenamento su 10 donne di mezza et che utilizzavano, in
modo monolaterale, una leg extension. Anche in questo caso vi fu un aumento della forza e del trofismo
muscolare, ma nessuna riduzione significativa del
tessuto adiposo sottocutaneo della gamba allenata.[8]

Nel 1984 Katch misur il diametro degli adipociti della


regione addominale, glutea e sottoscapolare a seguito di un allenamento di 27 giorni eseguito con esercizi
di Sit-Up per laddome. I risultati indicarono che tale
esercizio, pur riducendo del 6,4% il diametro degli
adipociti delladdome non era stato prettamente specifico in quanto, risultati simili, erano stati ottenuti sia
nella zona glutea (5%) che nella zona sottoscapolare
(3,7%).[6] Sempre nella met degli anni 80 Despres
intraprese una ricerca in merito alla distribuzione del
grasso dopo un training aerobico su bike in soggetti
maschi. I risultati dimostrarono che le 20 settimane di
esercizio modificarono le pliche cutanee degli arti inferiori in modo minore rispetto a quelle del tronco,
(soprailiaca), denotando una maggiore sensibilit lipolitica delladdome rispetto agli arti inferiori. Lo studio confermava per, come non esistesse una specificit nel dimagrimento di una determinata zona in seguito alla contrazione del tessuto muscolare adiacente.[1] Con un salto nel tempo arriviamo al 2007, per
vedere che Kostek non appura risultati migliori con
allenamenti per la parte superiore del corpo effettuati
contro resistenza.[7] Negli anni a seguire e fino ai giorni nostri, gli studi in merito al dimagrimento localizzato
(o Spot Reduction, come direbbero gli americani) si
susseguirono numerosi e tutti, inesorabilmente, concludevano che la riduzione adiposa circoscritta non
raggiungibile n per mezzo di allenamenti contro resistenza, n con quelli di tipo aerobico. A riaprire la
possibilit che il dimagrimento localizzato possa effettivamente verificarsi attraverso lesercizio fisico ci ha
pensato uno studio del 2007, che ha dimostrato un
aumento del tasso lipolitico nel tessuto sottocutaneo
adiacente al muscolo in esercizio.[11] I soggetti testati
hanno eseguito un training monolaterale contro resistenza al Leg Extension, alternando gli arti inferiori
nellesecuzione e utilizzando intensit di potenza pari
al 25% (arto A), al 55% (arto B) e all80% (arto A) del
Wmax, rispettivamente per 30, 120 e 30 min con 30

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ALLENAMENTO PER IL DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO

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FITNESS E SALUTE

min di recupero tra ciascun periodo attivo. Ma cosa


cambiato rispetto agli studi di solo qualche mese prima? In primis sono cambiati i sistemi di analisi della
lipolisi, attuati per mezzo di tecnologie pi mirate,
quali lo Xenon-133 washout e la microdialisi. Lo Xenon-133 (o Xe-133) un gas radioattivo con unemivita nellorganismo di circa 5 giorni, in grado di emettere radiazioni gamma e beta rilevabili con attrezzature
di medicina nucleare. In sostanza un tracciante gassoso molto lipofilico che giunge nel circolo sistemico
accumulandosi nel tessuto adiposo. La tecnica del
washout prevede una misurazione del tempo di
scomparsa del tracciante dallarea esplorata. Nello
studio stato usato per valutare il flusso sanguigno
nel tessuto adiposo. La microdialisi, sistema comunemente impiegato per studiare la diffusione di farmaci
e neurotrasmettitori, una tecnica che consente di
raccogliere e/o somministrare una sostanza in un determinato tessuto in vivo, rendendo possibile per diverse ore la raccolta continua di campioni. E stata
adoperata per verificare la quantit di glicerolo interstiziale presente nellarea interessata, parametro utile
per capire lentit della lipolisi locale. Attraverso tali
metodiche lo studio ha messo in risalto che il flusso
sanguigno e la lipolisi sono generalmente pi alti nel
tessuto adiposo sottocutaneo adiacente al muscolo in
contrazione rispetto a quello a riposo, a prescindere
dallintensit di esercizio. Esercizi specifici, soprattutto ad alta intensit, riescono ad indurre una spot reduction nel tessuto adiposo. Il meccanismo di questa
lipolisi localizzata sembrerebbe in gran parte dovuto
alla stimolazione delle terminazioni nervose simpatiche libere, le quali, attraverso la contrazione muscolare, sono compresse e spronate alla secrezione di catecolamine, in particolare di noradrenalina, sostanza
altamente lipolitica.[2] Oltre a ci, negli ultimi anni si
appurato che il tessuto muscolare in grado di rilasciare durante la contrazione, in particolare quando i
livelli di glicogeno sono bassi, una citochina chiamata
Interleuchina-6 (IL_6) che si dimostrata in grado di
produrre effetti di lipolisi locale, [9][12][13] sebbene di
grado inferiore a quanto visto per la noradrenalina. In
sostanza, in aggiunta ai gi noti fattori lipolitici ormonali (Cortisolo e GH) la contrazione muscolare in

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ALLENAMENTO PER IL DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO

grado di immettere nel circolo locale, sia noradrenalina che IL-6 per attuare una lipolisi del tessuto adiposo, il quale produrr a sua volta NEFA (Non Esterified
Fat Acyd) ovvero acidi grassi non esterificati, quindi
liberi dal legame con il glicerolo, i quali potranno essere riutilizzati dal muscolo stesso durante lesercizio
fisico. Si per visto che gli acidi grassi liberi, se non
utilizzati dal circolo ematico locale entro una finestra
temporale di circa 60 min, tendono a ri-esterificarsi in
trigliceridi, riducendo leffetto di lipolisi degli esercizi
contro resistenza.[4] Per tale motivo bisognerebbe
cercare di allontanare nel pi breve tempo possibile
gli acidi grassi separatisi dal glicerolo, ricercando un
aumento del flusso ematico locale. Questo potrebbe
essere ottenuto attraverso unattivit aerobica di media intensit. Vi sono, in merito, numerose evidenze
scientifiche sugli effetti metabolici dellesercizio aerobico eseguito dopo un training contro resistenza e su
come questo possa aumentare il dispendio calorico e
lossidazione dei grassi.[4] [5]
LO STUDIO PILOTA ELAV
Sulla base di tali evidenze scientifiche, si voluto testare, attraverso uno studio pilota, un modello di addestramento caratterizzato dalla combinazione di sequenze di esercizi contro resistenza, eseguiti in modo
da favorire risposte ormonali atte a stimolare il tasso
lipolitico e a cui facesse seguito un esercizio aerobico
facilitante lossidazione dei grassi mobilizzati. Lo studio stato svolto in compartecipazione tra lUniversit
degli Studi del Foro Italico di Roma, nelle persone del
prof. Massimo Sacchetti e della collaboratrice Chiara
Antonetti, lUniversit di Tor Vergata di Roma, rappresentata dal prof. Carmine Orlandi, ed eLAV, quale
soggetto coordinatore dellintero progetto. La sperimentazione ha analizzato 14 persone durante 6 settimane di allenamenti, suddivisi in tre sessioni di
training settimanale. Gli allenamenti sono stati condotti per mezzo di due diversi circuit training, destinati
ad altrettanti gruppi di persone, che eseguivano:
- Circuito A: composto da 5 esercizi isotonici dedicati
agli arti superiori e un seguente training aerobico
svolto con gli arti inferiori.
- Circuito B: composto da 5 esercizi isotonici rivolti

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FITNESS E SALUTE

agli arti inferiori e un successivo lavoro aerobico per


gli arti superiori eseguito con la stessa intensit di
quella previste al primo circuito. Entrambi i circuit
training sono stati ripetuti per 2 volte, eseguendo gli
esercizi alla massima velocit possibile per il carico
dato (60% del CM), prima di realizzare il lavoro cardiovascolare aerobico al 70% del VO2max. I soggetti
di entrambe i gruppi sono stati valutati prima e dopo il
periodo di allenamento per mezzo di:
DEXA Dual Emission X-ray Absorptiometry
(totale, agli arti, e al tronco)
Plicometria a 5 zone (tricipite, sottoscapola, addome, soprailiaca, coscia)
Dispendio energetico a riposo con calorimetria
indiretta
VO2 max e FC con test incrementale al cicloergometro
I risultati hanno confermato lipotesi di un dimagrimento localizzato agli arti superiori (per il gruppo A) e
agli arti inferiori (per il gruppo B). Anche la plicometria
ha evidenziato, rispetto alla fase iniziale della sperimentazione, miglioramenti selettivi dal 9% all11% (a
seconda del sito preso in considerazione) per il gruppo arti superiori e del 11-12% per il gruppo degli arti
inferiori, evidenziando curiosamente in questultimo,
anche una diminuzione del 15% della plica soprailiaca, a dimostrazione della maggior capacit di lipolisi
delladdome e del fatto che il dimagrimento non pu
essere totalmente isolato. La ricerca stata condotta
con lausilio di un sensore inerziale Sensorize che ha
permesso una pi agevole indicazione della velocit
di esecuzione degli esercizi in tempo reale. Lanalisi
dei risultati ha portato, inoltre, alla creazione di un
algoritmo originale con cui calcolare con estrema precisione lintensit di allenamento. Lalgoritmo prevede
un calcolo troppo complesso e lungo per essere compiuto manualmente e per questo motivo ELAV e Sensorize hanno collaborato alla realizzazione di un nuovo strumento dedicato, provvisto di un software in
grado interpretare i dati scaturiti dallaccelerometria e
che vedr la luce durante lautunno con il nome di
FreeFitness.

CONCLUSIONI
In base agli studi esaminati, lesercizio fisico finalizzato al dimagrimento localizzato non sembrerebbe, ad
oggi, la chimera di un tempo. Dalla ricerca eLAV e
dalla bibliografia consultata si potuto rilevare che,
specifici programmi di training mirato, possono influire
in maniera prevalente, sebbene non totalmente selettiva, sui distretti adiposi corporei degli arti superiori ed
inferiori. Per avere un tale effetto, gli esercizi isotonici
contro resistenza dovranno essere condotti con unintensit pari ad una percentuale di potenza massima
(Wmax) tra il 60 e l80% e con unalta velocit di esecuzione. Tale intensit sembra avere leffetto di indurre una maggior produzione di noradrenalina dalle terminazioni nervose libere stimolate dalla contrazione e
di far rilasciare IL-6 dal tessuto muscolare stesso.
Queste sostanze sembrano indurre unazione lipolitica locale nei pannicoli adiposi adiacenti ai gruppi muscolari utilizzati, con conseguente ossidazione degli
acidi grassi liberati. Tale reazione risulta ancor pi
favorita da una successiva fase di esercizio aerobico
di moderata intensit, condotto per un tempo variabile
tra i 15 e i 20 minuti. Lutilizzo di una strumentazione
sofisticata, come laccelerometria, permette al trainer
di individuare con estrema precisione lintensit di
intervento finalizzata alla Spot Reduction, con evidente soddisfazione della clientela e conseguente ritorno
di immagine per lalta competenza dimostrata.

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ALLENAMENTO PER IL DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO

BIBLIOGRAFIA
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on fat distribution in male subject MSSE -17;
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Subcutaneous Fat and Activity of Underlying Muscle Ann. Intern. Med. Vol 74, Issue 3, Pag.
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(2007) Effects of Resistance Exercise on Lipolysis during Subsequent Submaximal Exercise Medicine & Science in Sports & Exercise: February 2007 - Volume 39 - Issue 2 - pp 308-315
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Faigenbaum AD, Hoffman JR. (2009) - Effect of
preceding resistance exercise on metabolism
during subsequent aerobic session. - Eur J Appl
Physiol. 2009 Sep;107(1):43-50. Epub 2009 Jun
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Alteration Resulting from an Upper-Body Resistence Training Program Med. Sci. Sport Exercise; vol. 39, No 7, pp 1177-1185
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FITNESS E SALUTE

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(1979) The effect of Unilateral Isotonic Strenght


Training on local Adipose and Muscle Tissue
Morphology Thickness and Enzymes European
Journal of Applied Physiology 42, 271-281
Pedersen B. K. and Febbraio M. (2005) - Musclederived interleukin-6. A possible link between
skeletal muscle, adipose tissue, liver, and brain Brain, Behavior, and Immunity, Volume 19, Issue
5, September 2005, Pages 371-376
Sacchetti M. (2011) relazione presso il I Elav
Fitness Science National Congress Bologna
25-26 febbraio 2011 Pubblicata negli atti del
convegno.
Stallknecht, Dela, Hedge (2007) Are blood flow
and lipolysis in subcutaneous adipose tissue influenced by contractions in adiacent muscles in
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Steensberg, van Hall, Osada, Sacchetti, Saltin,
Pedersen (2000) Production of interleuchin-6 in
contracting human skeletal muscle can account
for the exercise-induced increase in plasma interleukin-6 Journal of Physiology, 529, 1, pp. 237242
van Hall, Steensberg, Sacchetti, Fisher, Keller,
Schjerling, Hiscock, Moller, Saltin, Febbraio, Pedersen Interleuchin-6 Stimulates Lipolysis and
Fat Oxidation in Humans - Journal of Clinical
End. Met.

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ALLENAMENTO PER IL DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO

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NEWS

DIETA MEDITERRANEA E QUALIT DELLA VITA.

STRATEGIE DI ALIMENTAZIONE PER UNATLETA


DURANTE UNA PROVA DI ULTRA ENDURANCE.

La dieta mediterranea stata correlata con una ridotta morbilit ed un miglior benessere. Lo scopo di questo studio stato quello di valutare se la dieta Mediterranea sia associata con la salute mentale e fisica e
con la qualit della vita. Lanalisi ha coinvolto 11.015
soggetti che hanno partecipato a 4 anni di follow-up
(progetto SUN). Prima dellinizio del follow-up stato
utilizzato somministrato un questionario di 136 voci
per valutare laderenza alla dieta Mediterranea. I soggetti, successivamente, sono stati divisi in 4 categorie
(basso, basso-moderato, moderato-alto e alto) in relazione alla fedelt al regime alimentare. La salute correlata alla qualit della vita (HRQL) stata misurata
dopo 4 anni di follow-up attraverso la versione Spagnola del SF-36 Health Survey. Lanalisi dei risultati
ha rivelato unassociazione significativa e diretta tra
laderenza alla dieta Mediterranea e tutte le categorie
fisiche e la maggior parte di quelle mentali. La vitalit
e la salute generale hanno mostrato i coefficienti
maggiori. La media dei valori della funzionalit fisica,
il ruolo dellattivit fisica, il dolore del corpo, la salute
generale sono risultati significativamente maggiori nei
soggetti che hanno seguito la dieta Mediterranea. I
soggetti che hanno aumentato al classe di partenza
iniziale (ed esempio passando da basso a moderatoalto) hanno registrato un miglioramento del punteggio
del funzionamento fisico e della salute generale. Seguire la dieta Mediterranea sembra essere un fattore
fortemente associato con migliori punteggi di HRQL.
Henrquez Snchez P, Ruano C, de Irala J, RuizCanela M, Martnez-Gonzlez MA, Snchez-Villegas
A.
Eur J Clin Nutr. 2011

Lo scopo di questo caso di studio stato quello di


descrivere le pratiche di nutrizione di un runner per
completare la sua prima 100-km di corsa conclusa
con il tempo di 12h 48 min e 55s. Il consumo di cibo e
di liquidi durante la corsa stato di 10,890 kj (736 kj/
hr) e di 6,150 (415 ml/hr) di liquidi. Lassunzione oraria di carboidrati stata di 44g con il 34% proveniente
da liquidi. Lassunzione di carboidrati oraria aumentata nella seconda parte della corsa (53 g/hr) rispetto
alla prima parte della corsa (34 g/hr). Lassunzione di
sodio stata di 500 mg/hr (52 mmol/L) ottenuta tramite lassunzione di bevande sportive e di un brodo preparato in casa. Latleta ha consumato diverse tipologie di alimenti senza per accusare disturbi gastrointestinali. Nonostante in allenamento latleta preferisse
consumare cibi dolci, durante la gara ha preferito consumare cibi salati soprattutto nelle ultime fasi della
prova. Questo caso di studio evidenzia limportanza
della nutrizione sportiva durante le gare di endurance
e fornisce delle indicazioni sullassunzione di cibo e di
liquidi necessari per soddisfare i loro obiettivi nutrizionali.
Moran ST, Dziedzic CE, Cox GR.
Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2011

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ALIMENTAZIONE

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

GLI EFFETTI DELLA CREATINA MONOIDRATO


SULLA PERFORMANCE ANAEROBICA E SULLA
FORZA.

DIFFERENZE TRA I SESSI NELLA SCELTA DELLO SNACK MENTRE SI GUARDA LA TELEVISIONE.

Lo scopo di questo studio stato quello di esaminare


gli effetti di 7 giorni di supplementazione con 20 g di
creatina monoidrato al giorno (CM) sulla potenza media (MP) sul picco di potenza (PP), sul Wingate anaerobic test (WAnT), sul peso corporeo (BW) e sul risultato di una ripetizione massimale (1-RM) di leg extension e di bench press (BP). Alla ricerca hanno partecipato 20 uomini (et media DS = 22,1 2,0 anni,
altezza = 178,0 5,8 cm; BW = 77,6 7,6 kg) che
sono stati assegnati in maniera causale al gruppo di
supplementazione o al gruppo placebo. Il gruppo
SUPP ha ingerito 20 g al giorno di creatina monoidrato in polvere per 7 giorni, mentre il gruppo PLAC ha
ingerito 20 g di maltodestrine al giorno. I test sono
stati eseguiti prima e dopo il periodo di supplementazione. I risultati di questo studio indicano che c stato
un significativo aumento dei valori di MP nel gruppo
SUPP (Pre vs Post test del 5,4%) mentre questo fenomeno non stato riscontrato nel gruppo PLAC.
Non sono state rilevate delle differenze tra i due gruppi per quanto riguarda il test di leg extension e bench
press. Le scoperte di questo studio indicano che un
carico di 20 g di creatina monoidrato al giorno per 7
giorni aumenta la MP determinata dal WAnT, mentre
non ha effetti sulla forza.
Zuniga JM, Housh TJ, Camic CL,
J Strength Cond Res. 2011

Guardare la televisione associato allaumento del


rischio di obesit infantile. Le ricerche sulle abitudini
alimentari degli adolescenti non hanno analizzato le
preferenze riguardo gli snack consumati mentre i ragazzi guardano la TV. Lo scopo di questo studio
stato quello di descrivere le preferenze degli adolescenti per quanto riguarda gli snack e quali sono le
regole imposte dai genitori riguardo il mangiare mentre si guarda la TV. Alla ricerca hanno partecipato
1557 studenti provenienti da 12 scuole del New England a cui stato somministrato un questionario.
Dallanalisi dei dati emerso che la maggioranza dei
bambini (62,9%) mangia gli snack a volte o sempre
durante la visione televisiva. Lo snack pi consumato,
per entrambi i sessi, stato quello salato (47,9%)
mentre la frutta e la verdura vengono mangiate del
18,4%. Le ragazze scelgono frutta e verdura pi
spesso dei ragazzi. I maschi scelgono pi frequentemente le bevande zuccherate rispetto alle ragazze
(43,5% vs 31,7%) mentre si verificano scelte opposte
per quanto riguarda la scelta dei succhi di frutta
(12,3% ragazze vs 6,1% maschi). In generale, circa la
met (53,2%) degli studenti consuma degli snack meno salutari mentre guarda la televisione. Gli interventi
dei genitori focalizzati sul consumo di alimenti pi sani potrebbero determinare dei benefici a lungo termine per la salute dei ragazzi.
Skatrud-Mickelson M, Adachi-Mejia AM, Sutherland
LA.
J Am Diet Assoc. 2011

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ALIMENTAZIONE

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

ANALISI CINEMATICA DEI CALCIATORI TOPCLASS DURANTE UN CALCIO.

CARATTERISTICHE CINEMATICHE DEI MARCIATORI DELITE E MODIFICAZIONI DURANTE UNA


GARA.

Lo scopo di questo studio stato quello di descrivere


la cinematica del movimento del calcio nei calciatori
top-level giovani concentrandosi sullanalisi della velocit lineare delle articolazioni impegnate nel movimento del tiro. Sono stati fatti eseguire dei calci di
collo piede a 21 calciatori top-class (16,1 +/-2 anni).
Sono state svolte delle riprese utilizzando un sistema
tridimensionale di video capture. La palla stata calciata alla velocit media di 30,6 1,54 m / s. La velocit massima lineare dellanca stata di 5,49 0,53
m/s, quella del ginocchio 10,89 0,63 m/s, quella
della caviglia di 19,36 0,96 m/s e quella della punta
del piede di 24,59 1,33 m/s. I marker sono stati attivati consecutivamente durante il calcio con lo sviluppo prossimale-distale tipico della catena cinetica. Durante lazione di calcio sono state notate delle differenze significative nella posizione delle braccia, del
tronco, delle cosce, dello stinco e dei segmenti del
piede. Queste differenze indicano nellistante in cui
ciascun giocatore (e ogni marker osservato) raggiunge la massima velocit di movimento ci sono posizioni diverse dei segmenti corporei. I risultati di questo
studio forniscono dei dati aggiuntivi sulla biomeccanica del calcio ed informazioni utili agli allenatori.
Jurez D, Mallo J, De Subijana C, Navarro E.
J Sports Med Phys Fitness. 2011

Lo scopo di questo studio stato quello di analizzare


le pi importanti variabili cinematiche nei marciatori
durante una corsa di 20 km. Alla ricerca hanno partecipato 30 uomini e 30 donne che sono stati analizzati
attraverso dei video registrati durante la World Race
Walking Cup. I dati video sono stati raccolti utilizzando 2 telecamere a 50 Hz che hanno permesso di
svolgere unanalisi 3D. I due parametri analizzati sono stati la frequenza e lampiezza del passo. Gli uomini sono stati pi veloci delle donne grazie allampiezza del passo maggiore (la frequenza rimasta
inalterata). Una riduzione della lunghezza del passo
la causa iniziale di rallentamento. Dei tempi di contatto pi brevi sono importanti per ottimizzare sia lampiezza che la frequenza del passo; gli atleti pi veloci
riuscivano ad avere tempi di volo maggiori rispetto
agli atleti pi lenti. stato meno chiaro quali altre variabili cinematiche siano critiche per il successo nella
marcia, in particolare riguardo gli angoli delle articolazioni. Sono state trovate differenti associazioni per
alcune variabili chiave negli uomini e nelle donne, ci
suggerisce che le tecniche possono differire a causa
delle differenze di altezza e massa.
Hanley B, Bissas A, Drake A.
Sports Biomech. 2011

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BIOMECCANICA

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

LA VALUTAZIONE DI ATLETI ADOLESCENTI USANDO IL SALTO IN LUNGO REATTIVO E DA


FERMO.

UNA VIDEO SIMULAZIONE SPECIFICA PER I CALCIATORI PER MIGLIORARE LA VALUTAZIONE


DEL MOVIMENTO.

Lo scopo di questo studio stato quello di valutare


laffidabilit del test di salto in lungo per la previsione
della performance di sprint nei 10 m negli atleti adolescenti di elite. Alla ricerca hanno partecipato otto giovani di livello nazionale di atletica leggera che hanno
eseguito tre salti in lungo da fermo (SLJ) e tre salti in
lungo reattivi (RLJ) su delle pedane di forza, seguiti
da tre prove di sprint sulla distanza di 10 metri. Per
esaminare laffidabilit di questo test stato calcolato
il coefficiente di correlazione intra-classe (ICC) e il
coefficiente di variazione (CV). I risultati della regressione lineare hanno individuato, dalla cinematica del
salto e dalle misura cinetica, il predittore migliore della performance media e migliore dei 10 m di sprint. I
valori ICC e CVs hanno indicato una buona affidabilit per la maggioranza delle misure cinetiche, tuttavia,
la maggiore affidabilit stata registrata nel salto
SLJ. Il SLJ un buon predittore del tempo di sprint
medio e migliore sui 10 metri, e la potenza media orizzontale il miglior predittore della performance
(migliore, R2 = 0,751, p = 0,003, errore standard della
stima (SEE) = 2.2% media; R2 = 0,708 , p = 0,005,
VEDERE% = 2,5).
Moresi MP, Bradshaw EJ, Greene D,
Sports Biomech. 2011

Il miglioramento della validit tecnologica delle ricerche di laboratorio recentemente venuto alla ribalta
grazie agli scenari di realt virtuale. Lo scopo di questo studio stato quello di valutare le differenze tra
biomeccanica degli arti inferiori mentre viene eseguito
un cambio di direzione previsto e uno non previsto.
Un software di visualizzazione stato sviluppato con
lo scopo di ricreare una situazione specifica del gioco
del calcio in ambiente di laboratorio. Alla ricerca hanno partecipato tredici volontari. I dati biomeccanici
degli arti inferiori sono stati raccolti attraverso il sistema di video analisi VICON e grazie allutilizzo di due
pedane di forza. Il test stato svolto in condizione di
cambio di direzione previsto o imprevisto. stato rilevato un aumento dellangolo di adduzione del ginocchio (cambio di direzione non previsto -7.2 + / - 5,30
gradi; previsto: -4,0 + / - 5.3 gradi), e della rotazione
interna del ginocchio (non previsto: 8,1 + / - 4.7 gradi;
previsto: 5,2 + / - 6,5 gradi). Gli approcci metodologici
per gli studi che hanno valutato i fattori associati agli
infortuni di ACL dovrebbero prendere in considerazione lambiente di laboratorio e le modalit di proposizione degli esercizi ai soggetti partecipanti.
Cortes N, Blount E, Ringleb S,
Sports Biomech. 2011 Mar

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BIOMECCANICA

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

ASSOCIAZIONE TRA LATTIVIT FISICA, IL


FITNESS E LO SVILUPPO DI DISORDINI METABOLICI.

STUDIO PILOTA SULLA CORE STABILITY E LA


PERFORMANCE ATLETICA: ESISTE UNA RELAZIONE?

I fattori di rischio cardiovascolari (CVD) si stanno presentando anche nei bambini. Ci stato dimostrato
che a partire dai 9 anni, ma negli ultimi anni questa
et si sta abbassando. stato svolto uno studio longitudinale che ha coinvolto 484 bambini di 6 anni. Tre
anni dopo 434 bambini hanno partecipato al followup. I principali risultati analizzati per i fattori di rischio
cardiovascolari sono stati: la valutazione dellomeostasi dellinsulino resistenza (HOMA), il rapporto tra
colesterolo totale/HDL, i valori dei trigliceridi (TG) e la
pressione sistolica. RISULTATI: i fattori di rischio sono distribuiti in maniera indipendente nei bambini di
sei anni, e non sono state rilevate delle associazioni
tra i valori dei fattori di rischio e i livelli di fitness o di
attivit. Il raggruppamento dei fattori di rischio cardiovascolari stato notato allet di nove anni con 3 o
pi fattori di rischio rilevati. Allet di nove anni i bambini appartenenti al quartile pi basso come livello di
fitness avevano un rischio 34,9 volte maggiori di raggruppamento dei fattori di rischio rispetto ai bambini
del quartile di fitness pi alto. Il raggruppamento dei
fattori di rischio cardiovascolari si sviluppa tra i sei e i
nove anni. A nove anni il raggruppamento dei fattori
di rischio cardiovascolari fortemente associato con
dei bassi livelli di fitness.
Andersen LB, Bugge A, Dencker M
Int J Sports Phys Ther. 2011

Lobiettivo di questo studio stato quello di valutare


la relazione tra core stability e performance atletica
negli atleti del college. In Letteratura non sono disponibili ricerche che quantifichino la relazione tra core
stability e la performance atletica. Permangono dubbi
riguardo i componenti pi importanti della core stability in relazione alla performance atletica. Un campione di 35 studenti atleti volontari stato coinvolto nella
ricerca. I soggetti hanno eseguito delle serie di 5 test:
abbassamento di entrambe le gambe (stabilit del
core), sprint di 40 yard, il T-test, il salto verticale e il
lancio della palla zavorrata. Sono state registrate delle correlazioni tra i test di core stability e ognuno dei
quattro test di performance. Il lancio della palla zavorrata associato negativamente con il test di core stability (r -0.389, p=0.023).I soggetti che hanno ottenuto
punteggi migliori di core stability hanno registrato una
correlazione negativa con il lancio della palla zavorrata (r =-0.527). Il sesso stato associato fortemente
con le variabili di forza del core, i maschi hanno registrato una misure dellabbassamento delle gambe di
47,43 gradi mentre le donne 54,75 gradi. Sembra esserci una relazione tra il test di stabilit del core e i
test di performance atletica, tuttavia, sono necessarie
ulteriori ricerche per fornire una risposta definitiva
sulla natura di questo rapporto. Studi futuri dovranno
cercare di determinare se ci sono delle sotto categorie specifiche di core stability che sono pi importanti
per lallenamento ottimale e la performance negli
sport individuali.
Sharrock C, Cropper J, Mostad J.
Int J Sports Phys Ther. 2011

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FITNESS E SALUTE

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

EFFETTI DI UN ALLENAMENTO DI FORZA E DI


RESISTENZA SUL FITNESS FUNZIONALE E LUMORE E LA RELAZIONE TRA BMI E UMORE NEGLI ANZIANI.

EFFETTO IN ACUTO DEL VOLUME DI ALLENAMENTO CON I SOVRACCARICHI SULLA RISPOSTA ORMONALE NEGLI UOMINI ALLENATI.

Lindipendenza fisica e gli stati danimo positivi contribuiscono ad invecchiare con successo. Lo scopo di
questo studio stato quello di analizzare gli effetti di
un programma di allenamento aerobico e di forza sui
livelli di fitness funzionale e sugli stati danimo degli
anziani e di valutare la relazione tra adiposit e stati
danimo. Alla ricerca hanno partecipato settantotto
soggetti di et compresa tra i 65 e i 95 anni che sono
stati assegnati in maniera casuale al gruppo di controllo, al gruppo che ha svolto un allenamento aerobico (AT) o al gruppo di allenamento di forza (ST). I
livelli di Fitness funzionale sono stati valutati utilizzando il Senior Fitness Test (sia per gli arti superiori che
per quelli inferiori). Gli stati dumore (depressione,
tensione, fatica, rabbia e confusione) sono stati valutati attraverso il questionario POMS-SF. I soggetti
sono stati valutati al basale e al termine delle 16 settimane di allenamento. Il valore di BMI stato associato in maniera positiva con la tensione (r=0,30;
P<0,01), laffaticamento (r = 0.31, p <0,01) e la confusione (r = 0.24, p <0,05). Dopo 16 settimane dalla
valutazione il gruppo di controllo ha registrato un aumento del livelli di confusione mentre il gruppo ST ha
registrato degli aumenti di forza. CONCLUSIONE:
Questi risultati supportano lidea che un allenamento
basato sulla forza possa essere efficace come lallenamento aerobico nel migliorare le abilit fisiche e
contribuire alla mobilit funzionale negli anziani.
stata rilevata unassociazione positiva tra laumento di
BMI e i disturbi dellumore. Lallenamento fisico ha
anche contribuito ad alcuni miglioramenti dellumore.
Martins R, Coelho E Silva M, Pindus D.
J Sports Med Phys Fitness. 2011

Lo scopo di questo studio stato quello di analizzare


la risposta ormonale in acuto ad un allenamento con i
sovraccariche di differente volume negli uomini. Alla
ricerca hanno partecipato dieci uomini allenati (24,5
7,6 anni, 76,2 9,2 kg; 175,6 1,5 cm; 24,5 5,5 kg /
m (-2)). Tutti i soggetti hanno eseguito due protocolli
sperimentali con differenti volumi. Il primo protocollo
consisteva in tre serie al 80% di 6 RM mentre il secondo protocollo era composto da 3 serie al 80% di
12 RM con due minuti di recupero tra le serie; i due
protocolli sono stati svolti a setti giorni di distanza. Gli
esercizi sono stati svolti con questa sequenza: panca
piana con bilanciere, leg press, lat machine, leg curl,
shoulder abduction e leg extension. Le variabili ematiche analizzate sono: testosterone, ormone della crescita (GH), cortisolo e rapporto cortisolo/
corticosterone (T:C) prima (pre) e immediatamente
dopo (post) ogni sessione. RISULTATI: La comparazione intra-gruppo dei livelli di testosterone e hGH ha
rilevato un significativo aumento nei protocolli 80%6RM e 80%-12RM. I livelli di cortisolo sono stati significativamente maggiori nel gruppo 80%-12RM e il rapporto T:C nel gruppo 80% 6 RM se confrontati i valori
pre e post. La comparazione inter-gruppo ha mostrato
valori maggiori di hGH e cortisolo e pi bassi nel rapporto T:C nel gruppo 80% 12 RM. Non sono state
notate delle differenze statisticamente significative tra
i due gruppi per quanto riguarda i livelli di testosterone. CONCLUSIONI: Questo studio conferma che il
volume dellallenamento con i sovraccariche potrebbe
essere un fattore importante per la modulazione della
risposta ormonale in acuto.
Leite RD, Prestes J, Rosa C
J Sports Med Phys Fitness. 2011.

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FITNESS E SALUTE

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

TRATTAMENTO DEGLI INFORTUNI AL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE NEI BAMBINI IN ET


EVOLUTIVA.

MODIFICAZIONI RADIOLOGICHE E SEGNI DI OSTEOARTRITE DELLE DITA NEI CLIMBERS PROFESSIONISTI.

Linfortunio al legamento crociato anteriore (ACL) nei


soggetti in et evolutiva rimane una sfida per i bambini, i genitori, i chirurghi e i terapisti. Le principali sfide
sono rappresentate dal potenziale rischio di instabilit
ricorrente e dallaumento del rischio di infortuni
(dovuti ad un trattamento non operativo) e dei rischi
connessi con il trattamento chirurgico dovuti alla delicatezza delle cartilagini epifisarie nella fase di accrescimento. Non sono stati condotti studi randomizzati
controllati che indagassero il risultato delle diverse
tipologie di trattamento. Non stato riscontrato un
consenso in letteratura per quanto riguarda i criteri di
trattamento. Inoltre, sono descritti dei programmi di
riabilitazione da svolgere sia dopo il trattamento non
operativo che nel periodo post-operativo. Sulla base
dei dati attualmente disponibili stato proposto un
algoritmo per il trattamento e la gestione delle lesioni
del LCA nei bambini in et evolutiva. Infine abbiamo
suggerito delle indicazioni per futuri studi prospettici
che dovrebbero includere lo sviluppo di misure di valutazione e dei programmi di riabilitazione specifici.
Moksnes H, Engebretsen L, Risberg MA.
J Orthop Sports Phys Ther. 2011

OBIETTIVO: Lo scopo di questo studio stato quello


di indagare i cambiamenti radiologici e segni di artrosi
alle dita dei climbers professionisti dovuti allo stress
meccanico acuto a cui vengono sottoposte le dite, nel
corso degli anni, durante le arrampicate. Alla ricerca
hanno partecipato 31 uomini del Swiss climbing team
e 67 non climbers. stato utilizzato il Fisher's exact
test per confrontare i segni di artrosi nei professionisti
e non professionisti. Per la valutazione delle modificazioni radiologiche, sono state eseguite delle radiografie di entrambe le mani. Nelle radiografie anteroposteriore sono stati rilevati dei segni di osteoartrite
nelle articolazioni interfalangee distali (DIP) e prossimali (PIP) delle dita II-V. Gli osteofiti delle articolazioni DIP e PIP sono stati valutati con delle radiografie
laterali e confrontate con i dati emersi dalle radiografie antero-posteriore. In accordo con il metodo Kellgren-Lawrence 6 dei 31 climber hanno mostrato chiari segni di osteoartrite nelle dita, mentre non sono
stati rilevati questi segni nei non alpinisti. Ventitre
climber avevano chiari segni di osteofitosi (emersi
dallanalisi radiografica antero-posteriore) rispetto ai
31 emersi dellanalisi radiografica laterale. Le radiografia laterale ha mostrato essere pi accurata nella
scoperta e nella localizzazione dellosteofitosi rispetto
alla radiografia antero-posteriore. I maschi climber
presentano molti pi segni di osteoartrite rispetto i
coetanei non climber. Lo sviluppo degli osteofitosi
sembra essere normale nei climber. La radiografia
laterale pi accurata nella diagnosi dellosteofitosi
nei climber rispetto a quella tradizionale anteroposteriore.
Allenspach P, Saupe N, Rufibach K, Schweizer A.
J Sports Med Phys Fitness. 2011

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RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

EFFETTI BIOMECCANICI DELLAUMENTO O DIMINUZIONE DEI GRADI DI LIBERT DELLARTICOLAZIONE TRAPEZIO-METACARPALE IN SEGUITO
AD UN INTERVENTO CHIRURGICO.

LA FRATTURA DI GALEAZZI.

Losteoartrite dellarticolazione trapezio metacarpale


(TMC) potrebbe essere trattata con artrodesi o protesi, che potenzialmente potrebbero diminuire i gradi di
libert dellarticolazione stessa (DoF). Lo scopo di
questo studio stato quello di portare nuove conoscenze biomeccaniche riguardo questa procedura
chirurgica congiunta indagando linfluenza dei DoF
sullarticolazione TMC e sulla forza dellarticolazione
del pollice. Un modello di muscolo scheletrico del pollice stato sviluppato per equilibrare la forza esterna
di 1 N in varie direzioni nella posizione di contatto tra
pollice e indice. Confrontando le varie tecniche con la
condizione 2-DoF (articolazione intatta) la forza muscolare diminuita leggermente nel 0-DoF
(artrodesi), ma drasticamente aumentato nel 3-DoF
(artroplastica). Le forze dellarticolazione TMC nella
condizione 3-DoF sono state 12 volte maggiori rispetto a quelle registrate nellarticolazione 2-DoF. Questo
studio contribuisce ad una maggiore comprensione
della biomeccanica della riparazione chirurgica dellarticolazione TMC ed evidenzia le differenze biomeccaniche conseguenti al tipo di tecnica chirurgica DoF
utilizzata.
Domalain MF, Seitz WH, Evans PJ, Li ZM.
J Orthop Res. 2011

La frattura Galeazzi una fratture della diafisi radiale


con distruzione dellarticolazione radio-ulnare distale
(DRUJ). Tipicamente, il meccanismo dinfortunio
determinato da un forte carico assiale e di torsione
dellavambraccio. La diagnosi viene eseguita attraverso una valutazione radiografica. comune anche una
sottodiagnosi poich potrebbe essere trascurata la
distruzione dei legamenti dellarticolazione DRUJ. Il
trattamento non chirurgico, dopo una riduzione anatomica, con immobilizzazione del braccio potrebbe essere efficace nei bambini. Negli adulti il trattamento
non chirurgico generalmente non riesce a causa delle
forze che agiscono sul radio distale e sulla DRUJ. La
riduzione a cielo aperto con fissaggio interno sono da
preferire nel caso di scelta chirurgica. La riduzione
anatomica e il fissaggio rigido dovrebbero essere seguiti da una valutazione intraoperativa del DRUJ. Ulteriori interventi intraoperatori si basano sulla riducibilit e sulla stabilit postriduzione della DRUJ. La diagnosi errata o una inadeguata gestione del trattamento della frattura di Galeazzi potrebbe determinare disabilit o complicazioni, come ad esempio instabilit
DRUJ, limitato ROM dellavambraccio, dolore cronico
del polso e osteoartrite.
Atesok KI, Jupiter JB, Weiss AP.
J Am Acad Orthop Surg. 2011

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RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

MODIFICAZIONI DELLALLENAMENTO DI UN ARBITRO DI ALTO LIVELLO: UN CASO DI STUDIO


DELLA DURATA DI 8 ANNI.

LHIT & TURN TENNIS TEST UN TEST DI ENDURANCE PER I TENNISTI.

I casi di studio di un atleta sono spesso concentrati


sul risultato dellallenamento e non riguardano il processo dellallenamento stesso. Di conseguenza, c
una carenza dinformazioni longitudinali riguardo i
protocolli di allenamento, ma la valutazione combinata sia dei risultati che dei processi che esaltano
linterpretazione dei dati dei testi fisici. Abbiamo sfruttato unopportunit unica di valutare il carico di allenamento, la performance fisica durante il match e i livelli
di fitness di un arbitro di elite di calcio nel periodo 2002-2010, ovvero da quando diventato professionista
a quando ha arbitrato nei campionati del mondo.
stata osservata verso la fine del periodo di studio una
maggiore attenzione allallenamento della velocit di
corsa e della forza. Inoltre, stata notata una diminuzione della distanza totale di corsa durante una partita ma un aumento dellintensit della stessa. Gli esami di laboratorio hanno mostrato una stabilit dei livelli di VO2 max (52.3 vs 50.8 mLkg-1min-1), mentre la
velocit di corsa alla soglia del lattatato si migliorata
nel corso degli anni passando da 14.0 vs 12.0 kmh-1
(2010 vs 2002) come leconomia della corsa (37.3 vs
43.4 mLkg-1min-1).
Weston M, Gregson W, Castagna C.
Int J Sports Physiol Perform. 2011

Questo studio stato condotto per verificare e valutare lHit & Turn Tennis Test una prova progressiva sul
campo per giocatori di tennis. Alla ricerca hanno partecipato novantotto tennisti (53 maschi e 45 donne) di
differenti et e livello di gioco. Per la convalida i giocatori hanno compiuto tre prove del Hit & Turn Test di
Tennis, una su un campo in terra battuta e due prove
su una superficie sintetica, inoltre hanno svoltoun test
specifico con una macchina lancia palle e un test incrementale sul treadmill. stata notata una forte correlazione tra la massima performance (r = 0.81,
P < 0.01) e il massimo consumo di ossigeno (r = 0.96,
P < 0.01. E stata osservata una correlazione tra lHit
& Turn test e il test con la macchina lancia palle che
tra lHit & Turn test e il treadmill test. Per il test-retest,
abbiamo notato una correlazione significativa tra la
massima performance sia sulla stessa che su differenti superfici. Durante il test di valutazione, la massima performance stata maggiore nei maschi rispetto
alle donne e migliora con laumentare dellet (nei
maschi ma non nelle ragazze). Concludendo lHit &
Turn test pu essere utilizzato come un valido e affidabile test per la resistenza specifica del tennis.
Ferrauti A, Kinner V, Fernandez-Fernandez J.
J Sports Sci. 2011 Jan

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SPORT

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

MISURA DEL CARICO DI ALLENAMENTO NELLO


SPORT.

REPEATED SPRINT ABILITY E FITNESS AEROBICA.

Il principio di allenamento pu essere ridotto ad un


semplice rapporto dose-risposta. La risposta in questa relazione pu essere misurata come una modificazione della performance o un adattamento dei sistemi fisiologici. La dose dellallenamento, o lo stress
fisiologico associato al carico di allenamento pi
difficile da misurare in quanto non esiste un gold standard assoluto che possa essere utilizzato sul campo,
rendendo difficile validare le procedure. Sono stati
fatti dei tentativi per utilizzare la frequenza cardiaca
come marker dintensit durante lallenamento, ma
lattrattiva teorica di questo metodo non supportato
dalla precisione e dalla praticit di utilizzo del metodo
durante lallenamento o la competizione. La sessione
di RPE, basata sul prodotto della durata dellallenamento per lintensit percepita pi pratica e pu essere utilizzato in diversi sport. Tuttavia, i valori dipendono da una valutazione soggettiva e intersoggettiva
e la comparazione interindividuale potrebbe essere
poco accurata. Le esigenze delle differenti discipline
sportive e, quindi, i metodi di valutazione variano di
conseguenza. C un precedente per questo approccio che gli scienziati hanno fatto per la valutazione
dellattivit fisica e per definire gli infortuni nel rugby,
calcio e cricket. La standardizzazione di questi metodi
ha portato ad un aumento esponenziale della qualit
delle ricerche in questo ambito.
Lambert MI, Borresen J.
Int J Sports Physiol Perform. 2010

Lo scopo di questo studio stato quello di rianalizzare la relazione tra fitness aerobico e indice di fatica
durante lesecuzione di repeated sprint ability (RSA),
con una particolare attenzione alla normalizzazione
metodologica. I soggetti sono stati divisi in due gruppi
in base ai diversi livelli di fitness (alto e basso). I soggetti sono stati valutati con un test RSA (3 serie da 5
ripetizioni di uno sprint di 40-m con un minuto di recupero tra gli sprint e 1,5 minuti tra le serie) e un test di
sprint sulla distanza di 40 m. Sono stati eseguiti, inoltre, delle valutazioni della potenza delle gambe, uno
shuttle test sui 20-m e il University of Montreal Track
Test (UMTT) per misurare la potenza aerobica. La
maggiore correlazione con gli indici di fatica di RSA
stata ottenuta con lo shuttle test (r = 0,90, p = 0.0001,
n = 19), un test con cambi di direzione di 180 che
prevede accelerazioni e decelerazioni. La correlazione pi bassa stata registrata con UMTT suggerendo
che alcuni test aerobici rilevano meglio che la potenza aerobica che per non rappresenta lunico fattore
che concorre nel determinare il livello di RSA. Tuttavia, n la forza n il potenza di salto verticale sono
correlate con gli indici di fatica di RSA. I soggetti con
livelli maggiori di MAS sono riusciti a mantenere un
livello di velocit quasi costante per tutte le serie di
sprint ripetuti e hanno registrato un miglior recupero
tra le serie. Una MAS di almeno 17 Km/h favorisce un
livello di velocit costante ed elevato durante gli sprint
ripetuti. Da un punto di vista pratico, dei livelli di
fitness aerobici elevati sono importanti per contrastare la fatica negli sport che prevedono numerosi sprint.
Thbault N, Lger LA, Passelergue P.
J Strength Cond Res. 2011

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SPORT

NEWS A CURA DI Gabriele Rossi

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NEWS

LOREXINA RICHIESTA PER LO SVILUPPO LA


DIFFERENZIAZIONE E LA FUNZIONALIT DAL
TESSUTO ADIPOSO BRUNO.

I VALORI PERCENTILI DELLA PERFORMANCE


AEROBICA DURANTE LA CORSA/MARCIA NEI
BAMBINI DI ET COMPRESA TRA I 6 E 17 ANNI:
INFLUENZA DEL PESO.

Il neuro peptide Orexina (OX) stimola lalimentazione


e leccitazione. La carenza di Orexina implicata nella narcolessia, una malattia associata allobesit, che
si verifica, paradossalmente, a fronte di una ingestione di cibo ridotta. In questa ricerca dimostriamo che
lobesit nellorexina-null dei topi sia associata ad una
compromissione della termogenesi del tessuto bruno
adiposo (BAT). Il cattivo funzionamento della termogenesi nella OX-null nei topi dovuta allincapacit
dei preadipociti del tessuto bruno di differenziarsi. Il
nostro studio suggerisce che lobesit associata con
la deplezione di OX collegata allipoattvit del grasso bruno, che porta a una diminuzione del consumo
energetico. Cos, lorexina gioca un ruolo fondamentale nella termogenesi adattiva e nella regolazione del
peso corporeo attraverso gli effetti sulla differenziazione e sulla funzione del BAT.
Sellayah D, Bharaj P, Sikder D.
Cell Metab. 2011

Lo scopo di questo studio stato quello di fornire i


valori percentili di quattro diversi test di performance
aerobica in un gruppo composto da 2.752 (1.261 ragazze) di et compresa tra i 6 e 17.9. La performance
aerobica stata valutata tramite il test di corsa a navetta (20mSRT), la corsa sulla distanza di 1 miglio,
miglio e di miglio. stata misurata laltezza e il peso ed stato calcolato lindice di massa corporea. I
maschi hanno ottenuto dei punteggi significativamente migliori rispetto alle ragazze nei test (in tutte le et
prese in considerazione) ad eccezione del test di di
miglio per i ragazzi di 6-7 anni. I bambini sottopeso
hanno ottenuto delle prestazioni simili a quelle dei
bambini normopeso. I bambini sovrappeso hanno
ottenuto delle prestazioni peggiori rispetto ai loro omologhi normo o sottopeso. La conoscenza dei valori
percentili dei pi comuni test da campo per la valutazione della performance aerobica nei giovani potrebbe essere utile per identificare laumento del rischio
per le patologie croniche nei bambini e negli adolescenti.
Castro-Pieiro J, Ortega FB, Keating XD, GonzlezMontesinos JL
Nutr Hosp. 2011

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UTILITA DALLA SCIENZA

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NEWS

RELAZIONE TRA IL BODY MASS INDEX E LA


MORTALIT NEGLI EUROPEI.

WEIGHT CYCLING E CANCRO: RELAZIONE TRA


LA RESTRIZIONE CALORICA INTERMITTENTE E
IL CANCRO.

Lobiettivo di questo studio stato quello di analizzare


la relazione tra body mass index (BMI) e la mortalit
per diverse cause. Alla ricerca hanno partecipato 72.947 uomini e 62.798 donne di et compresa tra i 24
e i 99 anni. Sono stati stimati sia il rischio di mortalit
relativo che quello assoluto per ogni categoria di BMI.
Il follow-up medio stato di 16,8 anni e in questarco
di tempo 29.071 soggetti sono morti; 13.502 per patologie cardiovascolari (CVD) e 8748 per patologie cancerose. Tutte le cause di morte comprese quelle per
cancro hanno mostrato un aumento i relazione allaumento del valore del BMI. Il rischio di morte pi basso
stato registrato negli uomini con un BMI compreso
tra 23 e 28 e nelle donne con un BMI compreso tra
21.0 e 28.0. La mortalit per CVD stata costante
fino ad un BMI di 28.0 e dopo aumentata gradualmente sia negli uomini che nelle donne, indipendentemente dallet e del fatto che i soggetti fossero o meno fumatori. stata riscontrata una relazione Ushaped tra il BMI e le cause di mortalit e una relazione di gradualit tra le CVD e il BMI maggiore di 28,0.
La relazione tra la mortalit per cancro e il BMI dipende in larga misura dal fatto che i soggetti siano o meno fumatori e necessita di ulteriori ricerche di approfondimento.
Song X, Pitkniemi J, Gao W, Heine RJ, Pyrl K,
Eur J Clin Nutr. 2011 Aug

I soggetti in sovrappeso e obesi spesso limitano lapporto calorico per perdere peso. La perdita di peso
che ne risulta, solitamente seguita da un aumento
di peso uguale o maggiore, questo fenomeno chiamato anche weight cycling. La maggiore attenzione
del weight cycling focalizzata sullidentificare gli effetti dannosi, ma alcuni esperimenti preclinici indicano
che la restrizione calorica o il digiuno intermittente
possano ridurre il rischio di cancro, questo aspetto ha
suscitato interesse sui possibili effetti benefici del
weight cycling. Anche se sono state ipotizzate delle
controindicazioni del weight cycling sul metabolismo
energetico esse rimangono in gran parte prive di fondamento, esiste anche una mancanza di prove epidemiologiche che la perdita di peso seguita da un aumento possa aumentare il rischio di malattie croniche.
Negli studi limitati sul weight cycling e il cancro non
sono stati rilevati degli effetti sul carcinoma mammario post-menopausa, mentre stato registrato un modesto aumento del rischio di carcinoma alle cellule
renali, endometriali e del linfoma non Hodgkins. Un
effetto della restrizione calorica o del digiuno come
forma di prevenzione del cancro non supportata
dalla maggior parte degli esperimenti condotti sulle
cavie. I dati raccolti indicano che per ridurre il rischio
di cancro sia necessario prevenire laumento di peso
e cercare di mantenere il peso corporeo allinterno del
range di normalit.
Thompson HJ, McTiernan A.
Cancer Prev Res (Phila). 2011

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UTILITA DALLA SCIENZA

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