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SCRITTI INEDITI

DI

FRANCESCO
PETRARCA
PUBBLICATI ED
ILLUSTRATI
Francesco Petrarca,
Hortis

DA...
Attilio

-1/62

Digilized Dy

Google

SCRITTI INEDITI

FRANCESCO PETRARCA

SCRITTI INEDITI

FRANCESCO PETRARCA
riiuiiucin

Klf ii.i.vsTi:vn

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DigiiizM &/

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ALL'OTTIMO PADRE

MIO.

OigitizM by

Google

PREFAZIONE.

volume escono

He! presente
luce

alla

alcuni

scrtti

prima volta

pei- la

di Francesco

Petrarca, che la

varia fortuna de' libri aveva tenuto sino ad ora o negletti


Il

(p

sconosciuti. Questi striti

di della laurea, la

Senato,

il

e signor
di

sono

il

discorso tenuto

prima Arri nini dinanzi

al

Milano,

soleva

dira

pei-

mare. L'Arringa
Novaresi,
di'

veneto

Panegirico di Giovanni Visconti arcivescovo


di

per l'entrata solenne

l'orazione

Galeazzo secondo in Novara,

gli

Argomenti del Pe-

trarca stesso alle sue Ejiloyliu, e alcune [eTirbiere

isfuggir
alla

le

l'al

are

tempeste di

Signoria

ciano conosciute pei

l^'!(.'i;lic

di
1

eli Vidi

terra

Venezia e

di

l'altra a'

lama; degli Argomenti

Mentis sospettava

clic

fossero opera

del

ma

Petrai-ca,

ili

si

|ji l1

.1

ci oh'

ci

codice della

in

dena, e

>IU;.

Bandini nel Catalogo

il

Mo-

biblioteca estense di

per

a i|uiiiitn (Tirilo

questo vululiie; delle Preghiere

il

la

prima

voli a,

la

renilo brevissimo

Il

discorso di Laurea

Lamenmno.

Panegirico limi trovai ricordati da nessun moderno.

Non

per questo meritano minor fede degli sfridi so-

quantunque

praccennati,

che un
detta

Ben

latino.

pi

studiale

si

lunga superasse

tutti

il

the

il'

latino

latino

non

il

imitarli, e

ma

in ci

l'aule

quantunque
l'are

sentenze sono molte, per concise; abiette


tutto

pi diligente che elefante.

non sa perch,

quest'opere,

di

gran

Dello scrivere

Cortese elio ve-

scrivere piuttosto orridelln,

le

lodila

nella

Il

che

piii

Peti-area

pregio di questi?

certamente nessuno

de' elassici,

contemporanei.

latino del Petrarca notava gi

ramente

non

dal

un' ora/ione

attendendosi

di trovar nel Petrarca


egli tanto

di

vero

nell'argomento che

assai

non

riveste;

Io

nel .secondo abbiasi

volgarizzamento

in

orazioni
tlie

ma

le

parole.

Per aggiungeva

pur disadorne piac-

ciono". Sperone Speroni, tessendo l'Elogio del cardinal


[lembo,

ri

ti

invertendo

pn iv

il

e nel

'l'.i

va

il

centesimo che Ira

Dialogo delle

"Vedete

le

ancli'egli a

M. Francesco

elle

detto di Cesare, avesse meglio amato di

essere de' latini

Lingue

la

gl'italiani

dire al

il

primo,

Heinlio stesso:

cose latine del Petrarca e agguagliatele

alle

DiOjliZEd

B/CoOglc

VII

volgari, di quelli

ninna

pi'i:yu>ii\

giudicnnitC". Questi appunti

lioi'o

!oro.

Oltrech M. Francesco confessava egli stesso

lidia

facolt

oratore non

iteli'

si

solennit

le

il

clic

n povero

teneva

e pubblicameli te parli) sempre

ricco,

gnante, e soltanto ove

ne viene che
alla

storia

alla

potenza d'oratore

Novaresi,

zio l'he dell'

'Dei

Cwhuiu

A
ji,:'

([ili.li

;lW|i:i

il

ingegno

che

buon cittadino e

amata patria tacevano

fqrvcitlo

alla

pace

il

faccende ne! ricordare

-idillio

II-

ii::l

ini

l!..J

umori,

ili'lf

italiani

dui l'iftmrcfl

limili

l'illlimii.

min

ulVi-lln,

e stranieri.

all' Jtaln,

rngir.nn

tu

Eglcgn VI:

Lii!i!--iir;;i

[nielli
In.!

pr-

Vene-

lo stra-

^
tu ven-inr,,.'

ill-llu

li.lln.iini

rivelino

pi

quanta arte consiglia

l'ini

quanto

ziani, di

Veggasi con quanto senno arringa

politico.

(lenti.'

letteratura,

clic

appartengano pi

discoidi del Petrarca

ohe

ni*

ripu-

piuttosto

richiedessero, o

ne fosse predato da' principi, putenti ed amici. Dal

.!:!. i;i
iLirluri',

I"

li

uMk

|nrlli.
i-In-

j.rtriiii

!i.i:li

curi

rm-r

In".

lifln visn.

rivcrcmii in cui Istigo

'-"Ili

nii-i-ium-

In

furie

pruui. L-uinpustc nosi

nulli.'

usp riti u re

un

in

gulisi

li

"

:,!!!

.il iiiili.ilii

u;ilil|ii'>1ic

di

iiinl'iiziiiiiiiri

Sii

lullipli.

K]Tr,

Tll.lt

.:.i:iu. Ili

timi

iln

i;.]ii-..

].-|nil,

vliu
Hi

li:

iMm'HV,.

iiiiii

Su

ieii]|iii

indivi Junk'.

questi

manoscritti, gli ArgijmeiiN

^urinili

i:

ti unii ud .ri,

ra II tu Ili II

ma pur

stili.',

Le preghiere Iu-

migliori.

lui

.1

-ili'

ililMl.lll

[inDu

i.jdjil.

"uligini,.

vivimi]

]>t-r

suonile IV

i|..

i
1

m|

l'iiuli.

fi

<

T 11

f N

iv

, |.u'
liii'lili'i'

Fu mirri, n]

li;iiij-

-[!- i.u

ri-jjjjiv.

li-

qur.-ti

Si-iir,r un.nin. Loij-i (.'rif.rel'Ku'j

ti. -.l'irli

ulie

ili

contengono

quali

in ire

<m.-i:i

lii

nihtrnjtit-

ilrll' illii.lri^iN,.,

liniiiinu

almeno

pariti

pompa

duvoto u tutto

codici

non sono appunto

.ritti

Tur

ri

sdentimeli tu

Aggiungasi che

Eli

ijuulc
L-lil"

iiuil'niiinio.

DigiiizM &y

Google

IX
H'Ai lie

all'

tracci :uv

vari;

di

altrettanti;

in

clic

un

in

errori

i;'li

dell' aiiimiuci.i.-

migliore,

volli

non

dovi' l'errore

gendo

sono

piuttosto
la

essere

lesto, e

e,

commenti

clinic

si

quali

citazioni

Donato,

(li

quali se

autori

die

riporto
il

spesso cangi

come

il

codice

le

varianti.

Petrarca stesso, riferendole


la

dava

carsi

senza

viensi a conoscere

dove
il

passi

a memoria,

testi

differenti

per mezzo suo

citati

si

trovano,

codice mani lestamente er-

citazione antiquata e malagevole

spendervi opra di molto tempo.

possibile,

li

clic

negli

posizione delle parole coin gli tornava

luoglii

accennai soltanto quando


rava,

mi fu

avessi dovuto

e de' Santi padri,

porgeva, ponendo

meglio, e dinanzi a s pu aver avuto


da' nostri, de' quali
le

del

con pi strafalcioni
elassici

occorrono tanto spesso ne discorsi

A reo nienti,
inente

segni

troppo o Contrad-

leggono nel codice laurenziano,

avrei trameniti iuintrllgiliili,

Le

mi

Nella puntazione

libert dovetti usare nelle citazioni de'

inediti di

piiMilica-Y

parole.

rimi'ltcr

cangiare

di

pur alluni aggiun-

lasciando

capricciosi

l'ussero

Maggior

diccnlisi.

avaro,

piuttosto

ove non

clic

lezione die

pernio I tu ni li un

i-.-c inai

in nota la lezione del codice.

ci.diue

le

rin-

uno.

per

solo

mi, proponendo a pie d pagina

pareva
(.-liti

non seppi

discorsi

codice

gnauli e corrotti a segno, die speSMi non (lamio

codici

elibi

cura di

riferire

le

a cer-

Quando

parole

del

si

veggono trasformati

"celere"

numciis
(p.

in

littori-!

4*7), l'et

fp.

neutri

in

i.njui'iio (p. -t-!N),

figlio

nCanorc

(p.

<]'

Ilo}.

Catone

accusatore fp. 44I), Teodora di Cirene

.'Teodosio"

(p.

451), e toglie)

vanto riaver sorretto


regalarne

[iriiiil[]il;i

^[.iriii*:!

invece

,. ui.h-i'. il*;,

*u

il

cosi

.kltii
.

.].-.

ist udiri

venturi.,

nbuteutem

Apoli'Knrn

a'

mimi

(p.

4I5).

sterile in

448), lo studio salutare in

(p.

in

455). Nicnore

un ignoto

ktlori

"ingegni"

['ingenui in

golare., (p. 454),

et

^sin-

448), in-

(p.

" al n.'itnt'.'m

iti

trasforma in

si

accusato
si

di

si

fa

conrerte in

Sofrone

il

capo del morente Platone, per


detti

vii:i
|iii-:.

iti-'

il

numeri

.1.1

di

.Slelaniouv

|.ni [,i.

.i-rin

.i[ii-ui

I",

.in,.

ij.. li
:

iIuiiob.

OigiitzKi By

Google

(p.453). Cos

ffaicoa (p. 3

in tutte le sopraddette
Solitaria,

che pure

307)

(p.

"

IJica

1 1 1 1 ;

la

; j

i.- r 1

i-ikjiiuiic

; l

si
-

edizioni.

(p.

309) dammi", e

converte in un

documenti

aitimi

aleunc lettere del cancelliere

all'amico suo
de' Fiorentini

dal

Pontefice

in Firenze.

tempo

dell'

piili-

impero, Giovanni di
diretti'

I'omeriis,

per

il

ai

Petrarca

erroneamente

mi

parve

sua

leggiadria

degno
e

ascritto

d'esser
per

ima Istruzione

Petrarca

un

beneficio

Aggiungo nn epitalamio composto per

nozze di Regina della Scala

calme

<i

voglio dire

Hinaldo da Komena. perch

Maestro

ottenesse

il

concetto.

notevoli per In

illudili,

Olniiiii'-eiwe,

Sagremor de
a

ir

scribi iVA Pctr;iu- remi'.

vita del poeta e per la storia del

invocamo vescovo

persino Lidia Vita

pi corretta, pnsciscilur (p. 805)

domino

pascitur,

scritto

<%jr;o

Bernab Visconti,

con
al

tratto

essere

le

Petrarca,
alla

quasi

luce

che
e

per

per

la

XII

Per
grafia

la

del

vita

incelila

mi

poeta

da

dettala

pure d'una bio-

valsi

discenderne

Lelio de' Leli,

d'uno de mgl iri amici del Petrarca. La biografia

si

conserva in due codici, l'uno Ambrosiano, Riceardiano


scritta

l'altro,

:on

ricolma di notiz ie
del Petrarca, e

sotto

111

la detta

pontificato

il

biografi;]

speranza

di

piacevolezza,

a quelli in cui

finissime

allusioni

ebe

Leone X. Tengo

molta

per la storia de' tempi

importanti

;on

garbo

bel

Cu]

papa

di

limonai il su' dm-

poterne

dare

non

tra

molto almeno un saggio, aggiungendovi dello note

elle

ne avveri issi tu qualche leggera inesattezza. Vi premetalcune noti zie sull'antico Lelio, tanto intimo del

terei

Petrarca, notizie

non mi venne

che

fatto

trovar

di

nem-

ricordale negli ieriltori

ehi/

meno

colto discendente di Lelio.

non

negli

seri tti

faccio

lo

amore a

porta

del

mi

a noora,

sia

studi,

s ffatti

del

di-.-el'.i

il

di

poeta.

scusa

>*

Se

presso a chi

tempo brevissimo con-

tesso alla pubblicazione del presente lavoro, che vorrei

come un

considerato soltanto

messa

saggio e

come una pre-

cosa pi degna.

di

Questa preghiera bramerei parlieolarmenle rivolta


a qne' gentili signori
l'etnirchcsca

compito

di

Rossetti.

qne'

signori

ciotti

addandomi

<!:

Rossettiana,

continuare

Domenico

E
che

la

direzione della

m'onorarono del non

nella via
la

stessa

facile

tracciala dall' illustre

preghiera

furono generosi

rivolgo

de' loro

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xm
'I l'ir

fi ni sigli

:l
j

iwnurlii'v

in

Ir

notizie chi'

leggonsi in questo volume: all'illustre prolisso re C'av.

Mussala,

Addili)

|iulil,lii'^ione

elle

desi

l'In'

me

in

documenti

Anziani.

Udii Mirrila
(pipila

de'

uri

nrrisiixlii'iv,

Arnetb

in

a'

pensiero
al

rsila

<:liiar^sim<p

da ine [lassato

l.rnijjd

in

mi

fu cos benevolo

chiarissimi

Signori Cav. Al-

tanto celebre Laurenziana,

siipiculL'

fredo de

il

viennesi,

Vienna,

Corniti.

Cusuv

(Inasti,

Cav. Cesare Paoli, Cav. Pietro Fanfani, Cav. Alessandro

Bulgarim

Firenze,

in

Conte Carlo Morbio

Abate Giuseppe Valentinelli


Iiarbisn

i:i

Patina.

di

Trinate, nel

Maggio

del

in

Milano,

Venezia, Abate Lnigi

in

LoiU

Lnijji

Donati e Alessandro Lini

in

Modi.':ia.

Kru-I u

Siena, a' quali tutti

professo grandemente obbligato.

1874.

ifitt

mi

Oiginzed By

Google

INDICE.

PMMmm
r.

II.
III.

IV.

l'g.

La Laurea
Petronui o
Petrarca v

ilei

li'

Petrarca

III leu

guerre

Ini

rum iti

tratti

da

del terono di Carlo

V.
VI.

VII.

Vimonli
C.eiinvn

i'

Venezia

Petrarca alla corta dj Galeazzo Visconti

Petra

una

8mma

IV

V
1

8S

135

1RH

VunrtUariat

187

Delle Egloghe ddl Petrarca

331

Dell, .ita Tulipani del Petrarca

377

alla corto di

Francia

Oigiiizfid

by

Google

XVI

l'nil] !']><[

|M'[rjm-|iriEn

ti IJI

[iiM-r.trn

.-i

Il il il .11

SII! Il

UT III

bll-

n.an

predicHin

Anii, fi n

fcetn

fh^mbrp
noilpis:

oui

Miidiolani

de
Olii

nbi)t

morte

in

Milledmo 13S ni VIJ

Domfcii

Ai

ini].-,

ijlln.-i

I>

l'i I i r

liin

uiiiirtii

dirti

Ari'liIl?>

liim

fili-Io

Liimli:in)i:i.-.

Kilill.^

IV t

dietl

rt'lielli

domini

Epjioninlii

omino

friniti 6 l'i

potri.ri-i.'

cillitlis

nln-ili i-m-i ntli

Jnnii

341

supiT suis ljn-

950

Ucl

Ontiaii

333

|ioi'-

ponili"

ilii'TH

iid

Glo MCCCLVI- XVIIII

iloniini

diminu jjihiii

liillll

i.'dlltll.

non

Xwiiirii'

iiim1li>I:iih>

ili'

jisi

nominimi
.

parure bull

nri'M'Iii.- Miipiilu-ii

ci

i'uiiiih

vii:i'iT>iui[ilni!-

fuBScI

ChiilatF

in

Iniirtsittiiii

l'itiiulrrn
lii;

limiiiniiiii Ji^i.'m'iliii

|ii'r

Mni.iln-

..j.i

Iil.

munii?.

FraoMtim"Petrrani Poetalo Laurent

tempeitatta

Sfi7

LA LAUREA DEL PETRARCA.

Prima
l'

alloro

piedi

in

Petrarca e dopo di

del

mezzo

d'uo fono

la

festa

dulie

vantare

l'

importanza ideale

lontananza

de l'api

di

tellettiva

laurea

ai

pi

o nelle

pu

laurea del

delta

loma per

la

signora di si stessa,

la

tempo

cui

e nell'idea la

som-

Cola di Rienzo, e l'innovazione morale e indella

riforma politica
ti-liei,

popolo,

nessuna

politica

tornava

laurea del poeta precorre nel

mossa

molti cinsero

de" prncipi,

ma
e

Celebrata in un tempo in

l'etrarca.

lui,

plaudente

di

mani

modeste aule universitarie;

prima
della

l'orse

ancora

ni

ricini 'e

seconda. Abbandonata

negletta da^li Imperatori,

tir;,

onerali!

da'

della

Pon-

da' patrizi,

Roma, j_Ha avvezza da secoli ad essere !a prima ritta


del mondo, e ad udirselo dire, da tanto avvilimento

Bi

prato

il

bellissimo ingegno inchinevole e


ina

disciplina,

ferenti.
in

L'

felicitimi

lut-ntc,

sopra tutto

amore

infelice

studi,

e da tanto

scintillarono quelle vive

ancora ne' sonetti

|j

alla filosofa

>v

trovato eco e conforto


attrito
l;iv illc

di cuore e di

elle ri-pli'ixlmiti

nelle canzoni immortali.

vagheggiare

l'onci-

della laurea lo

accendeva

non ultimo il nome di-Ila B a amala. Nomi cnsoni, entrambi a lui tanto cori, che in molte sue poesie difficile

a discernere

di qual

che Sant'Agostino

cos'i

lo

laurea

veramente

solo della leggiadria di sua persona,

nome, con
gliartene

il

ilici-edibile

favelli.

Di

rimprovera: -Adoratore non

ma

sin aneliti del

vanit, tutto che potesse

pensiero, avesti in reverenza

risve-

Quindi sin

I'

pari

aiio:-

1:1.1]

i- l

elicli : d-.-lia

nutriva ari lentissimo l'amor


ioii

'.iiv.'

talo

vava

11

coli'j

quasi

uoiiiu

ujjiii

studio

la gloria

s'.ia

(Iella

ii'ju

ile' (.'lussici

Laura,

gloria,

il

Pi:! riir ni

il

sentiiiicnlu

vc-lpirc, nvL-uilu

iiiuicii,

oc' quali

innalzata a dolo, e l'amore a

alimen-

tutti

tro-

tenuto

lei

per santo e nobilissimo.


,

Di questa vaghezza
Odo sempre

(issai,

sato

di [inibizione e

l'atto

s;

dimentico

?|ii'..

andati,

prima

-/zar tutto

alle teorie

e chiamava

ai

de' nini
in

alle

de' cari sonetti

compativa soltanto

si

rimprovero ch'egli

vanit:

stesso assai

ihoiuli.u

ogni sua cura

di gloria del Petrarca

pur];-

culla iiiri^:-' l'ivercn/.n, e fu accu-

detrattori, (piando

qnesta terra e

rivolse

pratiche dell'ascetismo,
delle

vigorose canzoni,

poeta e all'innamorato

inezie,

aveva

glorie ed amori,

de'
la

tempi
patria

faiiii;

in

fcssava

Campidoglio, sapeva d'esseiv

che "l'animo

gloria che alla virt,,'

de' giovani

t-

con

s'accende

ali

giovani.',

pi

dimostra allegri ss imo e

si

ili

grezza

quel

ci:

E
Petrarca desiderar tanto
valeva

presto appassita,

ai

per

lui

,m

igiom-

user
ni

i<ir

prodiga dell

gii HIT"

11

in

il

giuri..,

M=it

uh,

rurpi

el

et

usi pi ne.

DigiiizM &y

Google

monili',

il

persino

conquistati. ri

a'

mani d'un pontefice a

d'un

corona de'

la

una mente giovane

che

paganesimo

glorie del

(tulli;

par.-va

pivpti.-t>ti

tardinole

Cesari: duplice grand uzza,

ammirar rii!L'

iti

credente ne'

miracoli del Cristo, d'.vt-ia poter (srito elle og:;i sppci.a

sappiamo imagmarc.

nessuno ricordava allora

poichi;

-madre
dido

antica,,,

"

iisi-niTi

sfolgorante

speranze

ili

revoc sulla

tempi.

Usi-bari

di

pione.

l'ombra

bagnato

hi

dett per

la

il

visione,

rjvlJiLh:.

i>rLi-!;i

KIT,

li,..i.-.lH!i.

Ridila

XII,

piiK.

il

l'annui.

dell'

e.

VII, e

|n n-rdi-.i

purauco

ne' pi

il'

ffwrft.cMe

Reuinnin,

i/tr

Stadi

Rum

Gtuttiditi dtr Stadi

bei

imliii/^

V
/ijusinfu lurtat'ira a
Papen cordi, Coa ti B,h:o

cfr.

essa

quando

Africa,

l'aveva

diffidenza;

fvpi-rii)n

urli;.

per

suo grande Sci-

il

suo poema

della

Ejftiuja

in-]]'

Itrom

Gregnrn tius

lem/m.
lib.

lagrime

delle

conso-

Omero, e ad

di

riverito

spettatore

credeva ancora immortalo, e non

lo

di.'lla

splen-

ijucllu

poteva

un momento ricco

!n

Unse una

vita

di

terra

udirlo chiamo Ennio, e

'

die

fiorii:

le

nessuno taceva risorgere

Vinto

passato

1
.

ira

Cui
e il

iti

mo

Mittrlellrr

Rum. Voi O,

MI
0

Pietro Paolo Vergerla

IVlruri'ii
i]i<>iuin]i<'

ni'gli

(idi'

iillimi
.\ li-ira.

mini

ili

.Min

il

vini,

.firmirlBivasi

seniore
(ipii

turi".

ri

nceontu otw

i[ii:ilvi>ll

si

-iL.iil.'-linimju.-

il

faei-ssi'

menti-

versi Ialini

Mini

che dettasse

desideri

delle

gralia d se stesso,
fiduciosi

vate

di

poema,

del

genio

della

inai,

sue

e sono

.s|>eranzi-,

roii' egli

Trina, degni

degni

li

la

che

il

compendio dei

una

sognava

voleva

d'Ennio,
patria,

degni

poeliea
ne'

del

dell'eroe

prediceva

lo-

momenti
grande
del

suo

gloriosa.

DigiiizM 0/

Google

olio

prilli:!

siri'tii.

dalle

epopee,
e

nvfb

dalla

fi :i

udii

la- l'iato.

ilinan/.i

romana,

Cicerone,

agli

ocelli

suo

Ennio

dui

il

r>

corno

si

ramini a

si

Poli-arca:

mente imaginoea,

mondo
dir'

trionfi

dogli

Augusto
pasciti

tjnost'ai-iluo colle visit,

Vrgilin od
v

tornando

Dalla domala Libia, o tosi chiara


Crebbe fortumi ni glorioso loco.
Quii

'

col giovili Scipio vciiiri l'antico

CumLuaiuio
,

oidi,

V augurili

poeta, cos narra e predico la sua Laura:

Dietro l'esempio de' granili avi suoi,

ila!

verso 216,

liingv libinoli

filli

ile]

IX:

c.iui

vhIIi^

aeili'iitetii

Aspvxi juvonem
e vnniK. imi

ijtlalidi

acf libravano

e a fianco

o gli Scipioni,

rai'oonld

'Jin'ntd
al

della

vincitori

tranquillo

l'iiKjsnr

loro poeta,

Oi'ii/i.

del

poemi per

altrettanti

storio

la

di

leggendario Tito Livio, davvero non meraviglia

trii ni l'ariti
il

sono

che

uloijiienza

lontananza, dallo

dalla

TrastiiiLirata

storie

per contenuto,

forma

al

reno 283:

........
[A [il k

ir il.-,

vin

iil:.l_ti.i

rerum turbine tandem


li-.in-i'iLI

Laurini,

iili-i;.

Ih

riilllf)

t!'l!)|n

il

Carilj.i.h.iyiu

sevo,
ssai

ben

lo

alle-

pi ancora,

il

eolissimo da' pi

Kaiii

.di.-

n-

.l/.r

;..,r

mdono

in

,(,

/, r

XIX,

c in nitr

Dialoghi del Franco del (Jinvmiiiini,

volgo

si

I',lr r ,,,.

legge ne

Munti

;.\

d1

Doni

Oigiiized By

Google

ili:. l'ii^i

mano

iiiaLiiii!(i.['.u'i'/:i.

In tempi,

elle

uVl

liraecio e

nel

ilipluma fin!

il

]'i|ii-.ii'>

pur

notevole

defimziom dell'indole

lo

anco,

della

sol"

numero

r]i'lf"ini(ii:i]

ri'

creava

alcune

nei-

_-: ]

l'u-

giustissime

poesia.

l'astuziii

ii

guerra o

la

fura

armati lenevansi in ui-cg'm,


[juuts

laureato e citlailino

aspira/ io ni ben differenti

etili

degne

nubili e

aluvit.-uito

que seni bri] io riporre


nella sfuria
l'

pi

et

eli-,-

dottrina, le citazioni

loro

orecchie

!e

ripetere

dirsi

>

classit

ile'

geste,

pregio
e

corpo'

del

quelli'

ila

i.

alpi.

sua

moicevatio

loro padri

poesia

alla

rhurgei-c. anelavano d'u-

di

romane,

glorie

le

quantun-

l*

della

m;Lrj;3;i ti^j

i:

cercavano forse

Trovavano piatire

aiisio.-i

le

1 i --

Peti-arra,

m-l

un Omero.

elle

e*l iinaziniii'

ria

maggior

il

];'.'.:;

lontane,

mi Trteu

attin-

per

gere ammaestramenti e coraggio.

come

Certo,

popolo

allm'ri.

pari al inondo, ed

lia

menti

loro

rom ma

11

jiri vii <;;]<>

M|,iri:u-

vi:[

sii

:,|i,rt;i

iii-

vi

uiiillnlil

i-i

li

Il.

di cauli

h.

ini.

Li-

e interpretava alle
ruderi

<pie'

i-iui

ll.H-p1.n-.

hil'

i|in-r-tr-

c.

p.

II:.

i..

l|IIJl.-Tl'ltll!H'

illl.TH

-Nli*.

aramele

31S), inaiava

M temuta

_ VI'I|',".
.-ii...

essi

1.

il

mi:

.ili

'

l'uni

pzinil.-:

lltl|lll-\

ijliiiillni :il:ir;i

!.

.va

che

primo Edipo rivelavano

al

li:iiiiiii:i

-il.-,

li il,-,

|'l

un

loro,

la

pure

OrcRorovi,!*

Ciiui|>i liliali...

niiiLlil
Il

Linm-ii,

attillili

(^ivc U

pdoglio,

clanico

il.

ili

<*UlrH[;ilMlL>

era

intelligenti,

non comprendevano

l-illll

poesia erano

tempo stesso

al

al

passare un

ili

onore ad un poeta

d'oggi musica e

pio

ni

Far

il

poeta ohe rianimava una storia che non

virili,

elle pretesili

poeta d'amore e

irti sorelle,
forti

Mf- -

trionfo in Campidoglio

il

non era

bagordo, tua

allegrili e

ijiiali'io

solito,

di

generale

iti

giorno in

un

'li

il"

un, tuli.

iil"ll'-|;it"l

--imi,

,-

il

'

niii

Orso
iliili

dell' Ai]^l.Nii:

lauto

;l.

vengono

pensieri

Tito

:i!V.;/i

pochi,

dai

all'unum

clic inseguii

l'ingegno e fare omaggio

il

[1

mimi

PtttnHa

ile)

i-r-i'lninl

(Urrgiimvimt
iiiticinii,
i

fetln

ni colui

in

<.

I.

i-

ili

Homi.

-Line

genio.,

Vii!.

Ot

i-i

i!

Stipo

....

"Il Cainiit-

li-nini

mllami.

K-tte unni |irinui.

infral-]!]

ralla

]],

nie

ilmikl.T Xi-il..

2U). tenni

tln'nuii

che la primi
rlel

-il

fng,

Inni- Mingili-,

ili

Fra Vnituriui

mia.

min Moria

liti hi

triniifo

Mi-iillillL'ti

il.-ll;i

Ci. limili...

mille r

|ii

anni

di

Roma

parlavano

non potevano vivere


onl ole, scongiurando

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superbo o minor amore


lr,-iur)iiilli.

solitudine

alla

agli

>;

binili

potuto trovarvi anche una tonte

avivbbi.-

tli

lucro.

E
l'

tempo pur

per molto

onor

dell'

alloro fu tenuto

lodi esaltato ehi n'era

del
1-

le

il

susseguenti,

magno

con

vero

resta uratore.

quel frate francescano, cui la ibi-

Si taceva allora di
Irina Hriipulo-ri

coli

ne'

altissimo,

Stimato

moderiti

rie"

'

l'iveiidie

primi onori

lauro redivivo: Albertino Mussato aveva ottenuto

alloro nella dotta

fiondi, tinche

il

sonno incantato
Sillllt::li

virt

ili

lt*'i

I'

Roma dopo

'^h-hs

iippellulii*.

Arniri.

!;[

Papinio

Petrarca, non ne sciolse

Aivtlni!,

,tii

iU.|in

la

bara di

illustri

In l'ultimo sospiro

.-.'vvii-.

ex Yrruimn
C.i>1

-mago,

ma

lauro che adorn

J.l-i!li;irilij

cittadino

-Hi'-

II

Padova,

prillili
ri

Murrir.il.i^in

pur

poei

l-Vik-rici

lotteiv

<

Liinri-ii
;

i-

in S.

ru'vi

--'ili

li

l'Yu'i'-'^iiU'

il

Comedo

del Tosso

i-rii

14

Onofrio, divenne vile assai

dispens; ina

si

putta min ha

Let.

'

IV,

lib.

fi,

terremo -ubilo parola),

Quol

firn.

nV

scHrtuto numnono

j>

gli

inodorili.

l'

li-miosi

cagionasse.

tossii

Il

delfico alloro

il

(peniti

(iiinlv.is.-uv

ili

vilmente

tardi, piando

piii

tempi del Petrarca

a'

1-igiiardri

quante lunghe vigilie

sospiri,

ritinto

iacarta

di

Privilegio, uno postilla d'

il

rauinwi pubblicata da Lodovico Bnndni


l'driiQ, promessa IT cdMaae di Pitale d.-l 17

,n (jio.

Mima

mmfia,

fuM-r Clan il imi.,,

t in IH1

dolili

I.U1I

riportata dal

ancora

noli'

['it.i

Trajrrii

vie.
le

ngtniii-.

Itili

.'

routinn.i

liil

ili

viiiidiii-

.-d.
il

l'arifiira

Hra:r

il.l

puri;

il

Hlriimil

fili"

eiutiunr

i-bili

''In-

il

jjiii

luiiriiH

LI

iliivya

fa Juana
nitri

inur

MT/oiic

lui'

Luncetti,

e dal

lui.

li

mi giovimi;

Campidogli"

im-niioiir.

far

-2-11},

inni-siro di l'.inirea, fu

ri altr.-l:i

i-

d.

volgari-,

Iri-ilii-i-oin-.

nibir in Campidoglio,
fili'

d' in iti muri ri-

l'i:N-,'t|-,i

R-Bivlli T. Il, p.

i-Ira.

St.

lidi' crii

|IHI llll Ili llllfllll'

Rbenura, 1843, cralotlero

ai-iTi-dilan- slorii- Irl tt-rari,- l-ki.rdiiira

[liil

Imiroa. Cori..

TjraliOchI
anno

Cirio Vuli'Ho ['ndoiiliMillcuira

rraiiiiiuiiio

'immilli-

i-upilliiH.,.

Al Indili ni"

iloiiulitm

.ilrvi

r..|ii.-

Cam.

Maritali-

flIKUH. L'Olili

vim-ilori.

In, limila

Sili.

2, <ip.

"mi
11.

AiWrlino Musato. C<.n vainotii

ancor

i-gii

in

fiato

i-

frinire

DiqiiizKi By

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mondo,

capo del

da

Parigi

d'ogni

"autrice

pi

Rat

Trifali:,
f-

Iili

(.iragorir,

del

.S7.

ri.

di

n-aiti/min-

1184 2

B.:ltuiilw,

Voi.

ir".

11:1:1

-H

citalo

curii-

rarcusmi

il'-

Daini-.

lino

IH,
ii'

Gitili

da

,k

ijiial

UH.

ri

.[inno

amila
ir:-

-.
i

Temi

nella

-j

(ii.liinl.'
ii.l

di

ri:

iin.-lri

"I aprali

In-I.lll. r.a

il

il

jiih-Iji

llic

in,

freeiy.

uLiur.Lli.

|il ,:'li

I'

li

cunfi.iuntv

nella

laureato,

unire

Duno

Scrollili,

Flaminio

j-'iurni

on

Amasi.), lauivali

(lirulamu

(in-guriii

fratelli

Daini.,

il!

ila

ambrosiano

Inrn

due

murrU.)
filini"

Rio

mi
in

r/i

alla

otiti!

a'

a Mie bri

DlgiiizM Dy

Google

16

dotto Studio

jirisicijH'.

Lib. IV,

* lab.

/. A

H.iT-, S.

di

ln[diMi
llil

IH. ILI

Si-

fuori.

vihti-

d'

].

j;i.'

del

jiis

(P-

Ini.

'ji:i III.

l'Olii,

i]n!i!ii'i,-

uni

chinnuiln.

ir

linu,..

h'tlerj].

v riluti
l'

ini. r|

il

IV,

ll.i

clorato

OinilllHU

for

ne un,

niu colliri'

*i

ino^lrvii', di nri'l
li-lt.

I,'

LLVcrnii

'In-, si'ilzn

liti

Lini]:.,

Lilj.

Pei

il

fi-mio io
L'Hli-1'1

llil

Limino.

di:[lil

in p.-HHH d:

l'Ii..-

f-i.i

l'iCl'Vl'lT.

clii

,irnlL-

liniiiliiiril-i

i|'i;i-i

di

f;

maestri,'

( gii noto (whi

S..|..i]..io,'

il'.ieni

i>m

i'

.-urli

unta

all'aperto,
i

2, /ani.

li-

trad.

Praeanetll.
J

L'ini

dirigi

nel

(inolimi

non

il'

iliaci ilio.
li

l'nnili.'lo.

llVl'I-

.ii

iiitese

iinT(i.Ti

]i:':lldn

lil'l

in

rii-orm-

sapienza nella

'li

persino

6, [tur.

Istt.

L-nmi'.

voll-l-ljl

lulll

L]

IV, leu. 2,

Di. mini

<

IjJliri'jt.

sapessero,

voleva

la

l'etra iva risponde.

il

lIsl'oiiuV

vinec

lialista

!>

molli
(.

giudici;

poi

i:i|mk*taiiB,

giuoco della

|i]idri'

,il

^ieile

venisse l'invilo.

gli

clu:

^[iy/.-j.

por primo,

viccmh

rk-

giiH'omlri

nel

una

gli sci-ivc

lio

voleva

m'ir iii^i'^mi

Rulioito

sriiitn.

tempi nostri,'

a'

gl'amie

Si sentiva
si'iiliva

"

cnit

ni-lili. ii

ni*

i-li

.'i

luiii-ta

limi

lueitiibiil.

nd

rn.-.i;i-li i.-

-min'

ninnili

|ih..|

Ilni[in.

vn-nlilc

..| ;;iii:i

in..

lini,

i.|ii,i|i;ii:Uji,

timi -.liiiln,
Il-s.iL-

idi

:n.

ni
uiui

timli'jlini
ti

Iirin.li.i
..lilin-i

di

insi-uii),
i

,'iiIh .

Ibsilon.

444).

DiqitizM by

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lo

spauracchio

vincere

quello

Re Roberto aveva ve
<li

mano

sua

poeta, che

Napoli,

in

valeva

nspl'

giii

pidoglio; avreliba quindi

invano a

atteso

Roma

sino

rasa Colonna, senatore.

Petrarca, dtisidei'osn

ili

giorno

al

porno che Orso conte

ultimo
ili

dell'

re Roberto, delibera

1 Lr,
i-Ili

foli l'in ioni

ninnili in

lili'ilti

l*OI1n

dia

il

liU.

'In

p.

HI;

-i

"

...

l.

j]

al'tiu.-

l'alloro,

nunzio del

l.inHF]j,ii

IV'.i.i.

il

il

festa.

1341, furono

-;

icrivim. per le

dr. pur.,

Pasqua,

mano

di sua

la

lruv,i villi',

l'ili

In-dici d'Aprii., dl

Zuffirinn Un

*w. Voi. V,
8, <\

cominci

si

di

Anguillaia,

eonte, amicissimo del

Il

ctngi.'1'gli

mandati inutilmente messi ad incontrare

Lulun

i:

ll-

iv

i^;i

ne' dncu-

ir

in un All'urlimi,,

di {miglio, di Trie-

tftauatriti nril un

Ih,

1,-n.

IV. fin..

Oigiiized By

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Il

giietlti:

Petrarca

la

descrve egti

stesso

'

Potenti s' adunano d Roino.


Di festante ronior suona e s'adempie
Campidogli, rd esultar diresti
I

I!

Le mura

iatcsse. e In

vetusta mole.

Si d fiato alle trombo; a Rara

Romoreggiirotc. Io stosso, io

Orso, e

D eie so

il

Cinse fra

Produsse

la

(il

vulgo

un

rie

siluro a Ir mie tempie

plausi de' Quiriti e

Stefano quindi

il

piii d'

massimo

gran Ifoma

viva.

Tra ((usali

n' giorni

Fumili] eortesr di gran laudi.

nostri)

Ardea

Dentro e di fuor per verecondia, udendo:


Colai non meritata a

Lumie

e.iinit.i,

me

venia

a dilettavi! insieme;

Perocch tutta

b]

Siculo Regnati

(Hilary af

llir

Pniim

'Ir..

Ho

filose,

da

min

rasa Altieri,

<]<

ili.soi

Lli

ver.i

et

imo

casa

ile

Inveir

in

fjiicj. <

pop.

di'] lo

ilo

|>oi

liitli

hi. li .Invimi
ila

l'Ili*.*!'

Poeta, e noi ira sci Cittadini vestati di panno orde, e


i-rain

Siiuielln, ufi

n Montanaro
(lori,
i'

Coulc, n Orsino, mi

pollammo "Un
In

si iliu

lli'lln

Fra ma '.srl io
[lisso tu:

ir

per

eie

Lauro,

chiamalo

li.

so assettali

rioUn mifii'i

Re prrspotno isso vesliilo

volo "Viva In pupillo

fii-

n Tjuii c-t-.
uno fli diversi

Aiiitialo,

micxzti 3 un, li Cittnilini.

in

mrona

Aswtliaim'nlo,

Pptrn.rr.ha,

i.rtomi

Snialinv

lantani ali" Cario solo mi

alla

'

comparili

[Inni;

Unimmo. Viva

f.

rii

lou^o

In Kenatni.-.

Tanta SII. enL 540.

DigitizM &y

Google

Ma

osservato dal Muratoti e

fu gi

rovina che

Annali del Mmialdesclii.

gli

av reni incuti ton

gli

non rogUttda

rappresei ilari li di Slelaiiu.

l:1ic

documento

viua "nessun

detto XII

a'

di

Giordano

Qihsu,

fosse

hrlteru

Thcncr. fM*t
il

Roma,

i!

Iiivg<in>-

quest'

di

.-intontii

del

v
1

tome

Ed

iltll'

si

fa

Aiii-milara.

dubiterei persino

io

veramente

oculare

testimonio

incoronazione del Petrarca. Se fosse stato presente

lincimi,
lini

Ma osswva
jiarla

di

saie libero tinti

e in una lettera del pontefice Bene-

senatori in carica.

Buonconte

ohe
dell'

ne

BllOn-

Anguillaia

dell'

senatori

Romani, datata 33 luglio 1341, non

pamlri che di

come

Orso

allora

da sicuri documenti, limi

qui nrj imi naie

perch

secondo

Petrarca,

eh' erano

Orsini

ii;ultii

Grego-

Per toceru

tutta esattezza.
il

verrebbe di conseguenza che

Giordano

^ome

dal

(l'orse

alquanto avanzala), non ritrag-

scritti dall'autore i" eia

gono

di quanto

in

il.

fa

pubblicala

dnl

pulire

Ifylauuiticiu <(.<,; Itmponttii

13: El

Niibililim

<|liiu

|m-l (lumini U'iapn>

vimruiu

I ,'ri.i

(.'militi

fi.

Angustino
Salii. II

Summit

A a in ili a rie

Voi.

liti'HIin-um
pi

Jori! imi

22

suoi om-cchi, laddove egli

Tania portate

a'

a diro che

poeta era "vestito di longo.

Una

il

vero e l'inesatto)

il

Gentile

Delfino,

In

lantvafn

lo

Re Rode:!

&

t'orali

l'outa,

ed

in

Non

]i

r,i-ggi-s
ii

|i.

Iniirenlii:

lil.ii. li.ni,,ri!<ns

&

mi ]"nslin[

'-

Eli.

MiMlu

e.

2*

ilinl'.a".

'

p.
p.
1

li-

H.

rln.

(.

r-i.lili

ili-Ila

ui-i.iiii.il.-

i,|ii[,.liii.

344.)

11

inniii-

Tomo

111

partii
il.-ll'

ci*:

i-k-r.i

11,1

risrurlnliifi-

,f

col

[,ii,.

min

il

B43.

11
,1,1

H.iL-.iu-.

|.,ipa|.i.

Varata,

'(.'ulso

[imfc-s-

iirliiini

11

|iii-

liirraniiii

iiu-i.i-uuaz.iu-

i-li-T..;

,;!

uiriila-

iil.ii|iit<

.mini

il

i-lar-

l'i.i-iiliauiiii

ilii- i|UIul-.

ne tacranitii

|im-li-

alili

ijuil.m

iai.iiiii.ni,.

assai

fl.--.iiii

|irivil.j;ii-.

atii'n

il.-l.i-re

Baldnlli.

ili-I

poeti laureati c

se

jii'r

ili

i-ii..lni

i.-iim

i-H.ranj

73, [asci scritto


ilnl

lode dell

rivaia liti SiKii.

><iiiu

|>.-rl'riii

G. s.

da:

iaiivn

-i

prr

de Roma,

per

Laureati levatoli.,

vintilo

ini

ilir.lt.iun

niil.ivii

m|ik-

eapo

Diari di

inai

Sancto Apostolo di

odia laurea, certo die


ilijHji

uri

pnKM sunt

ni"

Roditi. L

uri

ili

.-.

]>i-.vriii-uti-M|iii-

"liii ii- .Ik-iiiluliliii-

Muratori,

Un li-li non

ti, inalili.

ii/itre.

'

.-ani

poeta un re vivane domilo

altro

ail

I'ujjuIo

<lt-i]-i

in

in

a tutti

[iri-r.i!{iitiiis

.-i

(ire^iiroviiih
l

il

Mi-l-im

rati'*.-" ri

]>>!

presi'iitia

saprei Bc

mio manto pur


i

"i-ii.nn.Tili-

IVtraivfi

a'

'MCCCXLI

anni

negli
>

ima Corona

])osta

Messer Stejihono

dubbiamo

In

che

l'Van (.-<(

NJesfii-r

Tnangare ad esso,

contenta

si

piui-oia injli?.a (iirlhi i?iial- i.gnuini |.uii

rilevare

Ultwlilli
aiiiini

MI,
laimpwr
iuiin.l.'i

il

Oigitizad by

Google

die
ci

[j

db

ohi

v ft

n<_- ]j ;i

la

vci-so

ini

preziosa imti/ia

'li

rli>-

l,i

Vicifo

mia

il

Boccaccio

"lunga,

fiorila

mirabile orazione, fu pronunciata in lode delle Unse,'


lo

Squarciando

racconta anch' egli


impi:ln"> la laure

cuin' cni costumi;,

lissima orazione.,,
i;

si

Huonctmlc

contenta a dire

zione

il

romani.

moderni

Monaldesco

di

di']

i:

fatto

il

dell'

discorso,

incoronade' prodi

lode

in

volendo accordare
del

Petrarca,

il

di;l

il

racconto di

tennero parola

Petrarca,

Domenico Kos-

discorso di laurea.

versi del Petrarca scriveva

"Un

Virgilio servi di testo alla breve allocuzione

Fetnra.
he consensi
del

rida uh

.-.
l>.

(Il

Appuri..-.-

urli

eodem

pWirdi
me

I.

dopo

che

con "lunga e belaffatto

luci;

un sonetto

parole

alle

commentando

verso

clic

Peti-area recit

del Mini'tlu
setti

'

ar.

ilntiiillii

praermisNi

il

da

Viil.

riu,;
p.

cif.

il

iti

>!'< 'MI:, Sanii-uai

l>il>li.

prolLu

in

lettere

.Sima

ili

Mimarimi txalUHnne miIwirraiidi

l'is.p

in

Velli

Rn-iell Pur. GM.

(Voi. Il p. 8.),

839)

un vilume

di.

Gregamriai

il

|iin-c

libelli

(p.

213).

(p.

J:nnli-ri

Citta

7-2),

che

tteii

pulititi

ut ri.

il..'sui

Ed ecco

11

l'clrarea

il

vuile ora la

1
al

fnl.

.li

tri!

figlili

prima volta

al

endici!

Poeta

Boriila

Juifiroy"!

fol.

r.7-

da

Lii^i-iiliii

-Heu

7-2"
niilii

tra!"

il

IVIrnn'i

iiiiliraiiaiK-

il'

l'i

allindati

tni-rn,

La

rivolli,.

dir/

anli.ro,

40'; alla

al

li-rmiii:i

perii

Domenico Aretino dm li
Melma alla png,
Cnraiin-ia:

lertllini. al fnl. Ii8";

rei

-Fru ili -ni

in.i al

rimile

n ulti US

memoria,,

.te.

:i

|mg.
vita

la

1,

[-'7

legge

delh

nel

flit.

j'-l':

d.'l

fto

legge osi

[Virarcliii

discorro

vita

c. r,0"

Yilti

ilici

us

tetto:

iii|ili.niii

il

che v ino alla p. 72".

Salmi l'cnitcaiiali
fili.

Al

lene..-:

hi

lliimilini- l'ivinili

Unri-n

tu Manipiita dal

lutea: "Ad ctsmum

al fol.

'Vita

annienta:

ni"

<.inanr.zzn Mninnli,..

]ict:iriiill

Battutela dal mi, 40-

Tracenarii.

XV;

del sedili

im-tii

ili

ill.-iilllilLciii

i'

iiij.ui-l.iLiii

in itti M.-it in

principi l'oraiionc della

-Collalio, rtt.
di

ag-

3' al Ibi, 38"; la vita del Poliurcn dal

ti,.l

],.,

tfoi ;rii.'.-i Itimi

ni

ntiir.i

lim

I,

i!li;-.lritlln

11-illrll

fai.

usi" nitrii

uri

iif

n-i;tl:ltii

viti

limili

su'ssti..

ni'j

no' douurm.'nti

della m-i-ihuh

Ii-jigr]

fiorentini wrtla di.

l'otti

40-i la vita

iniNitiiiiu-ia
i<

ldia.

ili

nprr

i-iir.-fjLiiiii

Danto va dal

20*

Iute

la

clic finora negletto

endice e cartacei!

II

2",

illustri

r,-.-.-ill .-sl:f tit.-

-l'ripl.PKiI--.

piT

discorso,

il

giunti a questo studio.

ili

verso, da cui
ifN^illucu/i'

l';irjonn.'iit(>

verso, ed

il

Da nessuno pero
avremmo

all' assillili] fa.

riferiste quale fosse questo

si

ilei

78", eipl: 'Erige

Petrarca.

me

Ine:

Sviste

DigiiizM &y

Google

verso

terzo

:..

Sed

Virgilio

di

(Ielle

Georg

Parnassi de

prolaijU. invece die prenderlo

ma

secondo

usanza poetica,

l'

in tale

da' sacri

lil'i'i

come

tralascior

cosi

dire anche quelle distinzioni minutissime elle

mano

nelle

dspute

ai-.'.

svolge

tutte

in

Ripiglia
le

Prima

teologiche.

invoca l'aiuto di Dio

naudo un

della
i

u ]

1 ]

il

il

sopra tutte

ardua

la

naturale talento.

difficile a

lo

'per ardua

il

bastare alle altre la diligenza, per

poetico rieseiro tanto pi

costu-

intno-

verso virgiliano e

sue parti: dichiara-

sere in pi-ima necessario

suo

nel
s

cominciare

di

Madre,

Vergine

colla difficolta dell' arte poetica,


arti

usa-

occasione dover egli procedure

vasi allora

poesia

Lo

le

es-

studio

pt-L-chc la

lui,

V>

a lagnarsi della
a

difficolt,

gli

fk

Bardi

cancelliti- d

Stetto mi istante

situatiti

i-'il

eccellenti;

"poiilii-

{aggiunge

il

Petrarca)

DiqiiizKi By

Google

lH' apporre

Aver valuto anche dare un


verecondo o pi modesto o pi

ntc

Glorili,

toltili

Egregwqas
1

-lii.Ii

imi!

i-

l'i

ninni

Idi.

Cu ni] lui;
dagli

7.
li

idi te

dH
.1"

m'

.rnnli! ilrll'

irli

a.'

sllnm

il.

ina

i...

..

IV fum.\ 'Umilili-

Icl.ru Ni
lti-

iulrala-riara.

cure wiiio

.mi mi.liti.

mulinili nih'grvziai

a|.uliini

.-ILI ni Liliali

.ili

nomili

PriciUgh In

II

unni

-Ila

. dulia

laurea,

di ni. -ili

Un ".pillili

gli

di licinia,. irmi,

|iit

I,-

ili.

deserto

il

vidersi

Inizia

d.l

unii

-ni

idi.'

.Min

ijnii-i
iiH'.-lli

dui

lini

..

l^.^r

-i

pallaio

del

mli>mi. I'i'oln

[mpiiln rr.irainn;
lille

lutti..

da

In

liillli

riti"

rimili, muli, eli

miti.-

mispid

psii-hirc

premio

ilei

messaggero

lama

memoria

nella

oidio, perch
stile

non

di

poeti!, discorrendone

sago del
cos

futuro e

tenniii

volergli

l'

pregi e

rispettato

orazione,

accordavi:

in

eterno

commettere

non

tacesse

le

persili

allo

ebbero
Tesse

d' imperatori

vivo

pre-

folgore/

dalla

senatore

il

aggi un yen do

sue

alle

pregi li tre del re Roberto.'

tWlno

imilli

' I]

:l

ruili

Jgr del l'ulmrca,


i:

notiti l'ito
1

II

ili

rsw

otllduni ali

Prtctteglo:

Olire a

Sane ent

imi^
i

cfr.

(W.. ikf

sitimi, qiis.ii,

il

finger

moni

soli

Po.ls.ran. et Ilisloricoram ,

culminili

in

luiUs

le

npere

lotii

Boccuccia olla Uciwalyla

iia.ri'i;

-iMI'sillririi tri noni mi.

(in/Jl

iti

|un

Bncoiccu aeri.o nella Vii del Petrarca (Rossetti,

endem rugo

expnaoetiti*

in

poetimi

di

ornamento

virt:

supplicando

laurea, e

la

lo

involti

sempre venie, sempre

templi e d'eroi,

di

poeti

vivere

lo

"onor

non
fole.'

di

soli

che

altri

lauro

di

lontane

pi
ilrgrii

geste, o

loro

le

del

poeto

il

lir/imic,

gloriosi,

et

immilli

non sono

trovar

lodi

le

di

limitatore

l'ai

alle

seppero da

loro pensieri

quindi

Kssere

latito.

tempi

ne'

Qumili

de' tempi
u

ventura

la

onore

tramandano

e la gloria.

colore

sotto

hiigiiit-d

pi,

sommo

in

lauto

ili

verit

di

come stimano
Tenuti

dispensano

egnginm n wnatnribi

li

di
le

frase

li

concetto, ci? non trovi

il

altre opere dello stesso Petrarca,

impaglio li soltanto nella

tutto concorda

ijurti'ttniinjiitu

abbiamo

particolareggiate che

il

per anco

mio credere

taccia di
laurea,

il

il

nessuno,

discorso oltre

lo

rendono, per

Nel co-

di Lattanzio,

dove

appunto

colle

frammento

porta

bugiardi
e

Una

IVI rar di] ose

da

del

argomenti, accettato.

egge un passo

di

attestalo

ricordata

'l'ila

avvertita

T autenticit

nili

Muse

in tHtte le lauree.

nn codicetlo

in

ile

laurea

rli-ilc

raziono della

ime d'uso

ic

del

|Kiiii-L'iniu

tipel

l'intestatura:

poeta

Pe

il

Liuirtim pool deludi to.

Uelantioa Broinnni uir dueliinne mnltiplicia nriqne Inter

uir !

I.:n-1:i!ill>

[in.

primo niiarnm
b'.-lllini'

por-Ini-

tii.lliliil-

lliriiiri-

r|i:.:ii-H|iii.

>ij

i-ci

ru

)iii;h.i-.-

ipiiie-

|].-.'..||.

iil.

l'i-r

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Infili, iJ

ii|..i.utimni

]il>r<>
.|

vith

'---i

lirici-Nili

trilli

linrriiniLiiiL

|....-i.li-

~it

<|in.l

l'uni

.il li.'i
ri.i_r

r.liliipiis

Tulli

unii.

mi- rubri, ni

lii'inl-

sp.Tirn-

ilIljh-

I.H.|ii'i:i

N.iunl

i.il.

iL^ri-rll

kiiii

rrmviTMl

;iliqn:i

Ti-pni

.["ili. -in

pmiiT-ipinni

il

in

nrLi-

ri'lli'-

tim-rnm:

'

e quindi ripigliti:

Lnctiitiu^
i'Liiu
t.ij.er,

irili.-..|

lilirn

ijiii

ni

din-

inaurine

lir

ipr-i'

'-

]ir.il.rir

inslillllionuni.

rjinsorinu v.TMih

itoi-lin-i

ji]..rr.-

lininiliir
ai:

"i

c-rrl. -iri'.

limi
ili-

ponili

Limitili

min

lit.ru

>-:,,;- mirri -t Imiilnliilj

|n

iiiiiliv..

rmi-aiii

pviju,i

uri.

ani

pr.K. risii
malr-rin

Limr^nln
i-ir.

cip

iiiiiini

pr.T.-*-

.ilio

lrli-

IjirrSlLu lriiMinnn

urnrili.T

,l,

m
l,-,il

ori In i>

|L,

r\jir-

JuYri,

DigitizM by

Google

tenuto dal Petrarca,

l'

altro di

nomi

Il

a'

ji^-lfit

r]i

ZaiioM

moderna fenolo

funerali di

restano

ci

ila

Stiark

da Gian-

Leonardo Aretino,

ne' concetti e talvolta

discorso del Petrarca.

vedr

persino

nella

'

discorso di borea chiarisce pure un' altra par-

lieoiant elio

veramente
narr;i

discorsi di laurea die

rcisni'

data poco pi

Monetti

come rispondano
al

a'

rompo,

tintori di

forma

olio

si
il

ri

m riso

dulila

celebrasse

Sointoic

l'

sino ad

ora, ed

inroronaziorie.

rivv:i

proso

Il

|ri=tn

dove

Mimalioelii
sulla

Podi

ri

scelsero pi-fibaliilmcnle

tsta,

Iii-Ila

al

che

idea

d'

ma

trionfo

1)11

forse

il

vasto

il

pittore
cosi

autorizzasse a

l'

vede

si

spazio

trovo
fare,

Se non che,
in

le

del

discorso

proposito, quantunque

'

Veneri* Z

we

Petrarca

il

diretta

la

gli

le figure.,

ohe

parola

'

ogni

tolgono

ci

dirondo

tani,

documento

a dar pi va-

meglio campeggiare

parole

Campido-

ilei

qualche

ovvero quest' idea

fu suggerita dalle convenienze dell' arte


riet alla scena e far

dnhhio

tor-

premessa

Ani

sig.

all'

glio,

luogo rame

il

nava loro meglio. L'incisione che

illudesse
in

qnel-

Giulio

1750,

iT orti italhnt

Ann

II.

Milano e

inlio

ccurn

V<-iiriu

pr.

Ripamonti Oirii.inn I84fi.


=>

vwba

-l'i

ult

fi.i-i.-lis..

tiilliu

conni

,h,l,l,;

rfiijKti

limiti,

in

luw

il

nnU

lue

ip!:i

sia.

fiiiisi'niii-

Digiiizod By

Google

deve aver

Htimato

laurea.
li

avuto

degno

documenti

il

estese

hei)

una

di

il

discorso c

due

in

privilegi"

parti,

t-.'*lcjf^i

fosse

pei-di

i!

da molte

luigiai-di,

di

'''.uro

radici,

confutazione solenne

come

officiali,

noeti erano accusati

tuie va no i"

popolo spesso di negromanti;

di

filosi

ili

di pagani,

pei* prouabilmeiiti'

(oltiri. che qui ricordo

so siosho o la

corolla
i!Ir

sic

itine

irtiitnr

ni

vr rilucili

i'!nl

lovifer

liatierclur,

non luiwft

possessore laura, ncc

siile

imeni. Igriormit autein


rtroiii

li-nu.iilonilll

[limbi!,

Epl

enrten trionfi

jicr|i]:.ii.!l(i ti

iileui'

pntriii.

Miavititl.'

magi.,,

nuli

innocui?

Nili"!

ijim

duci'sol.

milk

sub

iti

riiniiiiiililM.

ij.jrL.--.iln

iinciii.

ra

m.-

ul

iili

line

nliM.iinliliiNi

Iti-uniii
sr-ilii

ilurcutii

vale cornila; nti<k

partili! officiarli

n.ioriljn-

lolltvsl.l

ri^ji l'inai,

iuruiit.1

nVorii
l'I

liulci

lilh'i'UW. m:.^i,

Nonni' rlinm Sacrar Si-natura,.

3*
pensava

quest' ultimo

non

comprendeva,

non

dell'

troppo

ricantata

da

amata, e

non

che

de' latini

che

volgari,

quando ne

verone

al

soIq

cos

de'

bugiardi,

esseri'

serventesi sotto

sentiva
sonetti

to-

essi

glieva una veste leggiadra, convenienti.', agli inenmpiisti

Ma

lamenti del cuore.

persino

dotti,

avevano cominciato gii Ha

molto tempo

conto della poesia

stessa,

ammalato o

s:

poco

far

d'un

sfogo

dotti,

cuore

Non

o di una fantasia troppo ricca.

felice,

contenti d'un
dell'

per

poeti

verso che

no:)

avesse

altri)

presi

elir

esser sonoro, l'allegoria, la filosofia, la storia, do-

vevano dare
alto,

a'

almeno

stessi a lare

loro
in

componimenti

apparenza,

un
cosi

significato

di

lunghi

pi

torturavano

canzoni e sonetti, allegorici

ohe abbisognavano

studiati

filosofici,

L'umilienti.

<

tortura DO ancora chi voglia leggere un Egidio Colonna


o

un Dino

canzone

di

del Garbo,

quali chiosando

Guido Cavalcanti

vi

una

difficile

fanno sopra un

per disvelare la dottrina segreta che

si

libro,

cela ne' versi.

DigiiizM &y

Google

Il

quando venne

Petrarca,

trovi) clic

aveva

stesso

Ili

falsa

ipiella

per vinto,

iletle

pei-e

ili

fuma

in

poeti

ili''

re

Roberto,

ili

tapiri ite,

poesia.

della

bene che

cosi

riesci

vi

il

maggior tempo

culto

a)

abbiamo un

e o ni peti dio

la brevit del

tempo e

permettevano

di

Ma

idee.

che

solennit della fusto non gli

In

e desse uno splendido

lasse,

siif!-"'

orecchi

il

ziose

onde

lo

circondava

dimostrare

al

illusoli,

di

fjiioir

sofiche

ozioso
le

pi

ii,

forato

il

villeggio re

profonde, e

monte

di

di

poeti, ed anzi

taccie

supersti-

sovrano, che sotto


.iscoiii'lauo

s'

che

non aveva soltanto d'un tocco


tato

per pi

pompa

quanta

quelle

medio evo! Faceva d'uopo

il

al

ri promette va,

ascoltarlo

Con

suo Virgilio, da tutte

tutto

par-

quella dottrino

ili

letta,

in

fon quanta eloquenza.

dottrina e di retorica non avr difeso

sue

le

perch

invitato

sua Africa, decantata non

la

giorni

dovi;

svolgere pio ampiamente tutte

innanzi a un re tutto

Y.

al re.

nel discorso di laurea,

Napoli, dov' era

in

poesa.

della

probabilmente delle ragioni the avr dette allora


noi

re

confessi, dir se avesse potuto *a-

ir

quanto ora intendeva dal Petrarca, av ri-Mu-

],ritii3

dato ben

corte

alla

ch'era

re

iniilliollf

Adoperatosi a convertirlo,
si

il

"mago,

il

manto

verit filo-

k'

Virgilio

del suo bastone incan-

Posilipo,

pi gentili

ma

aveva

suggerire

saputo

pi

colla

malia de' versi

tuosi

ammaestra meli ti. Con quanto splendore d'argo-

menti e

di

frasi S

Boccaccio.
r.|<?hii,

forum

sar

Gei. Jfforuu,.

JA'ijii.i'iiniioriuid.

lilr.

1,

liti.

XIV

cip.

e.

VI

LllEjlun.

vir-

ohe "non

fatto a dimostrare

il

('taro*

36

senza buona ragione

antichi consacrarono la

poeti

parchi con ci
doppia cima del Parnaso ai numi
miravano ad implorare da Apollo, cui dissero il dio del;

l'ingegno,

la

forza dell'animo, c da Racco

a fornire

le

temporali bisogne.,

destrezza

la

Eolo che incarcera


5

venti e la ragione che infrena le passioni ribelli:

notte

dell' ecciti io

Troja

ili

l'uomo, co' brevi gaudi,

un affannoso

scondono l'aspetto

Dt
'
a

c.

p.

1.

C.

p.

LC^irjIli.'^MiJ

del

lib.

Conlrmptu

Jil

150.

hnrrcniin

intr-lligiitir

piaceri d

Divinit.,/

Dialogn II

p.

Venere na-

noi

138.

N"''fi-

pr'iv.-L

l'i

Tr..ij.ni

humanuc

ir>tiTpri.'U7<H]';

ijlji-SLi

Ili

l'.'IriLrC.I.

nini

accanto, rappresenta

sta

cosiffatte

Versioni:

del

167.

Ili de' Jlff.non.Wfi' (p.

di

,,,

delle

Mundi

gli

"a cui nulla pi che

l'uomo,

la

scompaiono come sogni


Enea che non vede
volt!

clic

risveglio.

Dei finch Venere

degli

rappresenta la vita del-

ij

1-<:<IltJ:l

49G. Ed.
..'*<i'1ij,

vitaa (latin,

[ut

pi'LCCSBU putii.

Irmi

rifi.lulji Al

Ilos.

1554): Io

rpirun

uni]

ili

ini- jH<"

Culai guidoni oc

Piaqui-

bnvih

DiqitizM by

Google

convenienti

cos

rati

meno

una

l'interpretarla, era
di

come

dottrina, e

queste

chiose

re Roherto

visibilio

ma

seniallora

tempo

quel

tali

esage-

plWiletta,

porgeva

frase e pi diletto

d'ingegno, di acumi-,

sua

suo

del

corte

di

in

discetto,

saggi sar

un

cos

lontanissimo dal pensare a


nella burrasca

burrasca e nulla

menti

il

si

pi.,,'

tutte queste

proponeva di

Ma

il

andata in

verso tanti e cosi

pur sorgeva

Per) qualche volta

dubbio a Uesser Francesco "che forse Virgilio

forse

si

sopra quelli

forma

la

S. Agostino nel "Segreto, applauda

sottili

la

era

palestra

udirsi rivelare

nascosti intendimenti.
il

poeta

da

ma

ponderava, e riusciva a

L'allegoria

comprendeva una

si

che

predicar-oiv,

sottigliezze

conosceva,

scrittori

anzi troppo

commenti.

[ji

un

questi;

di

pochi

dilettava,
inulti'!,

Kuelilt-,

ilull'

irin-i'pretri/.iimi

ln'L'rolilioro

non era

belle

cosi volevano

era

cose, e

descrivere

ima

saggi; altri-

poeta era stimato ozioso ed inutile.

L'immaginazione poetica

del

vece isbizzarrirsi sopra la laurea

seicento

volle in-

del

Petrarca,

stessa

un canonico padovano si concedette il capriccio


immaginare il trionfo del Petrarca a suo modo,
spacciandolo per lavoro d'un Trecentista, e precisamente di Sennucdo del Bene, confidente ed intimo del

di

r|iliri'.':v.

HbripiHt

:ip[vr(Ti.'

I>'JLI~

sl'[]

irilln.

facilitateti..

Di

I.

Cvnltmpla. Disi.

p.

167.

11.

passim.

38
Petrarca.
cesco,

'

appunti)

veslitu pi

ciib.ari

cenato

avi'a,

con

da

lilialmente

loro,

gambe e
Che

magnanimo

solo

il

una

a dir
al-

tempi a noi

simigliarne costume,

stanze

nelle

pur basterebbe da solo a chiarir


tero racconto. Di pi,

fu,

"estimalo

tale farsa,

e cortese atto,, e in

dicesse ripetuto in

da un ministro cardinale,

legatosi

braccia, fece

questo

se

du-

ballato

i:

alla

moresca..

dell'immaginoso Inventore di

vicini, si

gentilezza

pi

{jinlibonc.

in

sjjogli.'j

.-i

esso

bella e gagliarda

piii

mitra incapo,

"per

che

brigata di bellissime donne, die seco

alcune campanuzze alle

lora uno

da poeta, co'

elle

d'uni, culla

l'orice

in

spalle, .

sulle

mostro ad una
ellile

descrizione di messi;!' Fran-

la

saltimbanco

ila

ariupinti.

pendevano

d'

una regina,

di pianta falsato l'in-

povero Petrarca passando

in

trionfo
"solfo le finestre (f una bella e

Humana,
dn-i

lineala per far

[liliali'

ili

verilL'iann-

vivo,

argento

allre misture

da tuoi

Haesla favuleli

l'aduni

per Jncnpo

ira le altre nel

i:,SX
nel

ilal

Hlii

'Due

Iriivu

il

hai,
ili

in

alile

ed
il

altri

rosala,

aerila

ilunna

Fltenit

la'J Ji
Inibii
Nic.ili,

in

utl

(islilhla

Unte

simili

iielleiii,

easo. clic

ireden-

faro,

aei|ua

era

vose, la
1

nume

ammalio

.taniu.l la prima volta nel

Falirianii,

ila

1577

Urinai, nel

IMroreliisli,

fa

vedeva

[ler'ttta

ijoesta gentil

linei

mine ao^loun. La sorte niulu

donna giovine

gentil

le altre
(li

nella filale

iiri-se.

aerila -oli va adoperare

i|i)i.le

cim

tome

ijlla'ladcllii

1111:1

altra in iseainliiu ne

jjusta
I.' femessendo

1540 in

a naiadi ristampata pi volt*,


,1*1

Ma reste, ni,

IWrti,
ipiella

l'raiien

nel

ISD.

liiiiarra
ili

Ere.,le

in
il

Vsneiia nel
all' A, igei ieri

ai,.. 1/ agli:,

Gio vanumi.

ilei

fint
.lesili'

i|llc]l,1

(li

donna

Petrarca

Il

..

ueeain-iceiate

vi

nini

dal

avendosi

cavata In mitra, BO|>rn

idf

pei-

iota ignuda

la

sentendo oilmr

freddo

della

testa,

conobbe questa
dimandare la doi

seppe negare.

forra dell'ugelli

ha

gli

code

fatti

le

gli

d rapi!

rimcttioo pi,

calvo.,'

Ma

crediTtliiie

chi

mi racconto gremito d' in-

ebe

venzioni cosi spudorate. Ungasi ripetuto con tutta se-

descrizione della lam

persino d'aver letto

opere

nelle

stesse

poeta

del

il

racconto dell'acqua versatagli sul capo, che nella fan-

moderno

del

tasa

E
ch

l'

ai

si

trasforma

che gi

ancor

in

al

lYtraiva dulia sua gloria, sembrava piut-

tosto Btendere le sas radici sino a' nostri giorni.

Olia,

[j

iiU. li ai

Ventilili

pili!

ima

Ptlr.

Kid. eap.
*

i:;ill.L

t>ti

Frano

ohi

lirussvls

la

fa

iliniiii

iineiiutii

ikia

.Ili..:!;.,

visitati nel
e

s c ir ra

Impcrocli

il,.-

ili

mi

cresciuti

sarcofago.

ir.iVi>

1030, dopo una

meate

punita

toni" osserva min spirilitn olografo,

i:

Vedi

ilalla
i

ca-

Tnmnsini,

XXV.

Valer), in tua Traisi

-p.-. lini!

.il

:il.ni;i;.l,i.a.i

l.il.r.

infralirmi;

-acrilici
li.

i-

poltro del poeta, quando

nel

pi laida

Beceadelli scriveva,

invidia

"generata

imi-I.

bXi.

[in- le luiniiT rlu

iti

ipiH limi
-]'i ; !iartpie

l'apit.ili:

lui

Italy, gives tuo


[In:

.idili.Mi

followiug noie

ul:l:.; u-.n k j:n Mi-I: rrl

114.p1.11.- .Ina.-.

l.-llie-

Ialini:."

avoil ultir une niullitiide d'envieai;

OigitizM by

Google

lo

molti

tu

uomo

itta

.il

di

che fu

dal

Scnnnccio del

Ben

inni,

signor di Verona, della

quello che ne

scrve

o far di Maggio
Iprilc,

il

com' 6 detto.

Petrarca medesimo, facendoli

il

giorno

lo

dell'
etile

Astemio,

dove che

fi:

pnr troppo senza pariudiehor chi ha tjuul-

i-lait

[l'iinugc

de r^pantro Anna

c.

igiiizMt>y

Google

41
de" passati

crederei

eccoli,

inedita,

fulminiti/

multo

uso,

in

ipn.'.ttii

non verisimile

oltre a ci

pi

itianu^t-itlu

non avvenni; prima

Ficimi in Firenzi! sotto la proiezione

simo giorno potesse vedere

un

in
1

della Biblioteca Comunali; di Siena.

del

Casa Medici;

ili

Sctimicco nel mede-

clic

luii/.ione e scrivere nini

la

lunga lettera ricolma di tante riflessioni ... Si dice

in

fine

che

il

l'etrarea giocasse alcuni

e di lancia, faccenda,

mio

che l'Ariosto compone

il

da

riemp

lo

de' suoi

lancia

spada

tli

aggiuntavi,

sua poema e

il

tante bravure di spada e di


erranti.,

rulp

credere

di

Cavalieri

Giornale de' Letterati,' questo racconto

giudicava

iwit

"iiliiaraini-nln

recente, e fonie di

clm pn-icnilc
diede allo

ili

nvi. r ):i

Btiiinpe,

iiivciiiiniu;

ili

alitine,

asnai

[numi

|iiiHliraita

in il incanii fila

154!)

nel

in cui hi

l'intu Cali.", gl'ini] in.ii^.

nobiliaaiino Vei irai min. Gli m^.iimiiti iiinmiraslaliili

liaimo indotti a

dame

(giunto

giudizio,

tra questi primieramente In stile, che


tino, e nulla della purit del

colo

il

Ti

u rei n.

Si'cnnilaiiamcnte

dal detto Scnnuccio

Cori. C.

N.

4.

ni

Vaggtt pimi

Cao

1711. Tonio 8." ari

6.

p.

il

die

una moltissimi

nulla

del

della

in cui

i-

vmitn

la scritta

Scala.

Situar

endice Degusto C. N.

18fl.

ci
;

Fioren-

ha del

130D

veliere, elle ella

M-i^nitico

della Biblioteca medeHima.


1 a.

pili

Girolamo Murnatrlli, l'ammiri, l'adevano,

Ifl.

49
ili

Verona,

lflii.-iM

il

'inule era gi

dorerei. he

Aliicito ilelli

Filoteo

nel

rivi veiso
n-ionr,. del

i.'.LS,

il

eio

len.nu

1341,
In

imi

nimo
a

i-in

liil,

ilnvni'iii'.

mi Mutino

in

citt

a 'dire

il

ili

di

Verona.
Gio.

In

ed

In

Piloto

dello Piloteo ji'r L'ap-

fine della lettera' si dice,

i'i-tfiimi.

che cinque anni prima, cio


di

nel

si^]i(irc^i;inii)n

Uolognesc^
nel

m!

muri sin

esser daln

rirnlii

Vridario

Bologna

ohe Meeser Cino

(,tc far

dire nel

dr.

Messer Cino,

1336 era gi pausato

vita?.

DigitizM &/

Google

PETRARCA E

Lasciata
in Pai-ma
tati

Roma

suo

ntlla

il

lik-ral'

e mentre

dalla

poeta

il

Cani pi dogi io,


da

l'rahdli

i-

fortuna,,

'

con

intratteneva

tii

"Nimi'li

(Itila

lini:

<l"Nli:ii

ili-[[a

Nibiiuiiiilc

del aecola
il.-

erano

Roberto di

XIV,

CiMipn

-Vi

l-'itvji/r.

[li

al

ni
.

il

i--

:i

il

La corte

suoi intenti politici.'

In un milii-e

carina

amini

ProvL'iiza Incendo vela per Napoli,


a'

poesia e di letteratura. Azzone ne sollecitava

favore per

Milli-

ibstiisn

di

l'etrari-a k'dt.-k'

il

avversa

nella

Poh-arca entr

il

Cori't* ^giy,

lirntmia

dailu

iri

Compio

ila

"prospera e

insii-mc

palliali

Maggio ai

-> I

il

tln' Paniii'ii.'i

Scaligeri),

VISCONTI.

...

.1

potente

di

Roma

priiiin Miirriiitio,

223 tino:

f..((li"

imi. nl.ii

44

li

approvava

e;

favoriva,

li

Luchino Visconti no traeva

Panna

profitto palt fggiai id u -liciti aulente la cessioni: di

dupli

qiiatt.r'

tranquillo
de!

anni di dominio

occupato

Petrarca,

romano

convggcsiii).

molteplici

in

Valchiusa,

in

pupillo

cure,

Parma

Napoli, e ritornato in

Ma

B caduto

pendo
giuri,

termine

il

patti

de' quatti-' anni,

aveva

clic

a" frati-Ili,

vendette

pontili

sediata

il

Petrarca.
1

(ritta

e di l in

in

compe-

Azione romsenza

agli Estimai,

tlal

23 febbraio,

Il

si

sua stanzi.

Visconti,

col

Parma

una guerra e un assedio,

anche

il

dimorava

ambasciatori:

del

nel 1344, vi

rava una casa sperando forse di fermarvi

parola

Inr.a:iti>

om

viaggiava

ora

Avignone

in

farne

e scon-

quale ebbe a patire


egli si

tolse dall' as-

riparando a Modena, a Bologna, a Verona,

Avignone

ina anche

li

poco

stette, e

babilmente per mali intendimenti sorti tra

lonna a cagione dulia sommossa di

lui

Cola di

pro-

Co-

tienzo,

DigiiizM &y

Google

45
1347,' e precisamente in l'arma,

ritorni, in Italia nel

canonicale. Parma era allora soggetta a Luchino, priuastutissimo e diletranli- di porsi:;.

profitto della
forse

stati,

dimora che

anco

speranza

nella

corte, scrisse per primo

dasse
il

de' versi e

il

attirarlo

'li

cosi

principe

cortesia de!

la

N erano

Ne

esagerate

Farin

lib.

V[ a

riparlo il eap.

de([li tllii'Hi,,
p.

>

manle

felici

potenti- signore,
la

<:

sua

po-

n a torto scriveva

le lodi,

proposito dell' Egloga oliala.

iim-riu> imi indice Borro] iniann, ed


il

sua

alla

punta, pregandolo gli

al

alcune pianticelle del suo orto. Rispose

liticando

tenza.'*

traendu

ne suoi

prosa e in verso, decantando

Petrarca in

pianto che verranno tra mani a


!

iiinfri

quali:

tacci a

Petrarca

il

i\

un sonetto

Crear imln-ni. IMI'

Birillo in risposi:,

Vngor l'ulti.

Inoriti tktlti

215.

PoH.f nitori, rd. Rosoni. Voi.

Mimimi

itle

virim.

Cai parer

AponmD

Uex Pndas

Auqnorn
S<H1

N,'X

nrat,

272 e

trlll,

cai ditta rara

r:

i-ilji

ij-

r.-^ii:.

itili

i;i;i.|ll

:i:.

TuutituLquir ri^il

.pillili

]:ii.:t ]i,.
:

Ii,iii-,iI|'ii.i

(Iii.tiii:

.lll:.

pug.

ilaln

prniinus Alpea,

ingenti spumane- intera ri-ai uune,

pri-iu.-:

Lll[iiunl

11,

sospiri!

i|iios

puent mi

Ale, iritiuam, airiiie

II:-

ij-ji

LTUI

ijiiiijn,.

.iiiiilin

itiii

li;i

dll'if

]iLil'iHL-.

nuri'u fessile

Terliaa Urspirinr im-limi: sarda metalli.

Voi. Ili

dire che

sarebbe po

si

avesse perseguitato troppo


altro elio santo, e

il

procedere contro

la

prora
Marg

che ognor teneva presso


ini

suo sguaino ebi fosse

voi

lugi'iifii

1'

['l'i

Hnniamia intuii! arles:

MmIi.Iiik,

101

sprint*,

ii.

I4i

epi.lah

iVueuium

pure Dell* Medicea

.'

di'

inirlii

suo

1'

Ail

iiilvatnluru:

leciipmv

di Firenze.

NiJlW

arlnir de <|uibua pnr-

[.reset- tm-i

e,

cenili cu*

Medinl:irii

domijmfl per Ulema mmikdAvit

'Kb. VII,
5

Bl

(.'/,).

juWi

15

D.

ai austeritntem rnnirs ir

Ijms expelleudi,

col.

leu.

|el

/Viri jtnrii,

per ,

nepotfs nnn cxtrcuiwH

In

Meditila Meme* timbri .netti*.

Muratori.

I?.

/fnf.

.S'eri;,!.

Tnmn XVI

821,

Imo. Guai se alcuno race qualche conno ndbrri-in

fri. Ami; n,r,


ne abbiane,

piii

i:!4D.

rwrale esempio

.
,.'

ir.

dui!

<-

vellH

ili

*i :l

toso

d'i lui:

i; ,,',:,i.i.-

Luigi

XIII

di

Digittzed by

Google

cattivo, fu savi principe; tenni! sicure

baldi

n plebei, seppe

nolijli

menti?

vie

le

da' ri-

Milano dalla peste

L'iinriLii-

per mezKi

infieriva

t'avoiv^'i

Knropa,

n^ri

coltura e commerci, dal gru vitto ubidirli militali' liber


i

contadini, fu severissimi! mantuiiiton- della idustida.

e cominci con

farla rispettali'

popolo

tutti questi Ipnotici meati al

era per

<

la

parto

di

Icone

elei

arricchiva delle coiitisclie. delle eondanue

lui;

tnylitva

l'armi;

Sicuramente

da' suoi.

nitidi ni

peiu.

il

blandendo

ti

ina

[Bipolo

ano

il

diritti)

di-I

circondando

mimilo,

nobili di feste voluttuose, snervanti, ronde vasi accetto

tutti,

E
zione

il

fiaccando
infatti

tutti

prima volto che

la

Petrarca,

lo

a Napoli da Clemente VI
Toscana,

la
:

il

"d'ivi'

di

men-

faccia

lui

chiama "tiranno,, quando inviato


in

costretto

lerorv ardeva

signor di Milani), mossa

la

come

passare

gneiT.'i Ira

tu

sai,.,

per

l'i-ani

scrive lo

stesso Petrarca, "pi j>er

mal animo che per questione

di confine, ch non era

da

del

Pi>,

loro

badare all'antico

alati;

ma

cupidgia non

l'orgoglio

soffri'

non conosce ritegno e

confine di sorte..'

probabilmente Luchino

co

sempre

il

il

in

la

CUOC suo

tiranno d'allora,

per a cortesia rispondeva con cortesia,


ficare

confine

terminava

dove l'Appennino chiaramente

magni-

nel

poter di Luchino non esageri) punto.

'

Se possiamo prestar fde ad


1

renzi,
lilllru

ma

ebbe

Petrarca

il

IJITik

[J;il

Lllftlllio.

ili

questa volta

itIiU*

iij)jiiinlii

la

litolii,

rii'l

l'

11

lice

pirla

dumi imiti l.ni/mu

ini

Un

un

in veci-

uomo

protesta del

il

Petrarca aveva

uralutu

Anguissola

cavalier

amico suo, tna poi

seppe che non

Domenico Rosselli laservn a ragione:

Inrgiace

buimir.
limi

i,;i

Lucliino, tono lice


Iml.ilN.

Egli

per

[...[ioli
11

Tonio II

111111I

ani ini

Gli.

rln

V.

eli-,

no

Voi, 2,

all'

da meritare

pvimip: (ut

leti.

criteri

italiesi:

HI

ir

le

Inerii,

iuguli

.Viw,<r A,,!,

Vini-nuli.

ti,,.

VII

Fracaaeeui

Pattit

Iliv.

du-

ili-'

p.

ini-

inllllii/iiillr.

ili

Poi-la

ili

j.nl.l.lirlir.

Mitmr Vnl. II

l'ixsit

-ri.prll.i

alle

assai

il

su ni

241.
[mila

Italiani, nip. (.VII.

IH.

nlla tarla 64.

15 o 1S del

relative del

Epistola.

lib.

unti

Cenare Omini,

Cod. Straniano
'

colte

"l'olii gli elogi die.

In ni uni

e linoni diiiiiinin.,

slurjf

Lilla. Famiglie

aelti

era.'

colpe mie prillile; e per quelle liem- merini

le

ili

l'i.riim.

un
Sa-

li'ggi'

m'hm

.1

spintola

'
-

Petrarca, questi alla satira

Il

Lancillotto

di lettere e

cavaliere

[hf

iiik'sliitui-a

Visrouli:

cortesie.

ijuril'.iiiijiiM

vi'.-tcoinitilnis uicdioliiiL-iiM'iii.

ili'

sermone.

sarcasmi

de'

piacentino,

anche

Bl'il/.Hi

itllllosii

non portava
Insistala ]mctiro

un Zoilo

aveva satireggiato

tale

rispose con

autore

codice della Lau-

ini

scrivere

ili

lettera

si'cnridii

la

nelle slampe, intitolata a

Mari. Voi,

leu.

12 de!

commenti

li

p.

lib.

407.

IV. /aut.
del

Kos-

Da' mariti

B.

Digiiized by

Google

versi Hall' epistola.

si

de' libri, poeta

con appare da

varie

egli

poesie

leggono ancora,' forse anelie invidiosetto

del

l'etrarcn,

e.ipncro.so

argomenti
in

fortunato

ardito

Brillio,

amante degli studi e


degli ultimi,

ogni

lo

in

nulla di pi

lucile,

alihia satireggiato.

favore e molti

modo mi pan e

1 B* P. S.
ni

li

II i ,

rn,r,.

in

un

Molti sono

opposizione

cosa

degna

Tman XVI

col.

il

d'

720.

udivi' di lui: Compi!-

gli infimi

iL-lli-ini-

in

che

del lempo. (Voi. Il,

i-gli

,>.

II.

in pm-.i
lli.

Ili

L' Attilio

Digiiized Dy

Google

trasfritte

"risii"

proprio

<i

'

M. Francesco,

emuli

[-[istigare gli

d' ali ronde

Petrarca.

tlel

opere

nelle

soleva adunilo

egli

nome, come

il

originale

non v'ha cenno

[inizio

ma

tacendone

avvenimenti anche notc-

ifl

i'

eom[x)le per dui

'.[ !;"< i'

si

V.

su:,

s-.tl.i.:.-

" L:i

il

i|iicsla

tjn.f.1 [l'uni

mai

inri|iii.

alla

i-

-,

Il,
tir.

riji'irlri

Bntnos

=.-..

riitn.-s.,,

laiuliui,
ili, II:.

l'art.-

Il

,,.1,-,-v;

?.-,;,

lino

r,.

/.,..,.

Il-l.l;-, : ,v,,;

p,

HI!,

.d.

l>
di

.lr,,;,

li,,,

vl.
,|.

Vota

trmi'crintriiu

tirile-

ponti]!:

-ini-..-,,

lV.-ia

:,

Fivncui-i

ioicatiitin-s:

,-;,rni,n

si-riptn

caraHero rosso quarta noIcvolisHma

subirli ptione.

,1,-

propria

Mi'(TLVlL
:i.

142, poni,

|wHr

Flni.-niini

leggio in

,,

i-x,-,')l,'iitin-ii]ii

toilirt Siro?.

II

in originali

K.s>li.-

Botoli-

I!-,, .::,.

,1.-1

.mino tmnserip.a

I]

Suppl. p. iJO.

Vri>nti> ('ninnili

1845,

DigiiizM &y

Google

dui valentissimi
per

l'are

ili

e per

filonoli

eser-llent issi imi

In

din

la

|n-r
i

li

iti

il"

ili

palle

rnil

Sull'autoritt di questa postilla,

jnliiinn
lu-llu

ilinimi

"ini"

Mchus

il

Inde

fiinro

et

iiish.-i-

anni Mi'ee]

IK'lli

>

iA]iimili'i

furili

li

Ventini

(Ine

iliriski

in

inevesi-iivii

prnitia

iiiiliin.i

asserivo

che l'arcivescovo Visconti aveva ordinata una coimnis-

Commedia

eone a commentare, la Divina


Il

dottissimo

Jiehua.

<;t:;<!:it

|.|-

in

;.]":L'i ;t:

M..l:r.!:in.

JWjam

AabntU

l'ila

rive

ali errimi,

confcrcre

l'I.it.l.-.njM

Il-l

:i i:

l'nitAlnoi.

UH

Sei-Viri

li.rii.-.-.

iilii

X-

-.:

il

ir.

1 JnCnlii Crimini' Il Enrii) jamilill


iriilir..

IrirTini'.

cnjn-

(|LL(I..|II

ilifiT

niariii-.mrrris Hililintl

jiiuiv

il.!

rulline

(a

in.-tnitr.

|.rir]ii

.
.

CXXXVII.
il'.rf.e.il

.unirli
il.

fi

plji

iiiii-inle

mi

Ili*

murra ita-

-ue.i

arqiie
:.

l'n i-^ai

di iratuire

erili'.mi

lini,,.

Iner-,
i

.i-.l.ii

!'il

1.1

l'ijiln illlli jiiljilriL.'iiin

xiin

eie.

Il

Cnmocdin

rraper Danti!

Hurdniui

ril

r.:i.i

il

r.ri.

ae Kiuldiaiuie. Hnoe niitinn

Un ni inedia

(inni. le dalli -..i

p.

srn inali*

<Ih
i

.'
|

codici'

aneli' egli

Visconti.'

Jonnnc Viee-Cnmite Mi-di-

UT..

ilio il'i'inin

ri.

ri^.-v;. ili

parte
dal

delegati

de' sei,

medio sneculn decime, -ijnnrtn

ICHD, quain
Mnilinlani

una chiosa

da questo accordo credeva

Petrarca tacesse

il

commissione

adite

dell'Ah'gbwri.

che

quindi,

concordava elle glosse del

e Ila rei vescovo, e

ti

poter dedurre che


della

trovava

ahatu

ascritta al Petrarca

anzidetto

it.

ll.i

liolv.il.

i'.-lniirlin

lino
Ioli

Gialli

filili

ulun-

t3

E<
I

-eeinidi i-edieir- lei-inn:

grafica.,

GMini,

il

commento,

il

il

Verri,

Tiraboschi

>

Co

il

Sfolto

Hi

ehi

(Jiovamii Kosini

osj)Cltair,

?on

am.Tiu.i,

un diligente riscontro verificare, cio


primo Canto dell' infermi e qualche
qua

l,

il

Commento

Tatto

compilare

ilitliitJiiu

ben

si

glossa

I;.

Mia.

bei

:ijiiTIIa

dello

iliir

del Petrarca
il

verit della

della

deve redsan lente

tilt

notizia riportata

riliutaiv la

al

Danto,

1350.

lo

da

rinomato signore

potente

cosi

commentare
die

fin'

la

letto

cosi

facesse

nel

Divina Commedia, come

l'ardir.-

allora

neuimen

coitile

Mdms

ii.Jrj;iKi

oltrech e ancora tnulo tu atro verso,

Petrarca scrivesse mai un commento

affatto incredibile che

mai avuto

tini

tim^vN ora dd

Petrarca sia veranieiid- opera

Mk: giudicati) "al Tutto

di scrivere

non aveva mai.


il

poema

dell'

nel

liill

non

Alighieri

die
:

al

si'

egli

Se in

ordinata a

avrebbe

egli

Borraccio

commentalo,

54

N
zione

a pia

i-In;

il

forti

Melliti

l'areMie credere alla

argomenti
portava

regge un' altra asser-

ai

campo,

li

presenza

ilei

necessita

(li

Petrarca

Milano

in

prima del 1353. L'anno 1350 Milano vide festeggiare


nozze;

splendidissime
ri ci)

tatuati

ila]]'

di l.uilrsin,
li

i-lii>

Luchino

)'

e-iglio
i

'liinatii

cacciati

sapessero

gli

ii

ii

ili

Sitvoja.

ili

lu

llcnialin.

alle

coite,

la

conviti,

principi
ili

'cadi re

'lue piu potenti famiglie

delia

onorate

vicini,

Padova,

in

moglie

la

stretto

[iaiica

Scala.

dire

pei*

presenza

dalla

marchese

del

erano

avevano

aveva

li

loro potenza

la

Queste nozze splendide oltre ogni


tieanieiiti

signore

della lega che

Il

mac-

nulla avessero

Une

ler

Galeazzo eblie

dell'Italia superiore:

potenti

figli

liando dalla patria.

in

maggiormente assodare

per maritaggi

colle unirli

aveva

licniaini

sospetti, a ijuanlo pare, unii infondali

liW-vnr.u

nuovo signore, o che verso


carissimi/

Giovanni

arci vescovo

nipoti Galeazzo

tra

tor-

de' piu

d'Eate

dimostrazione

del

l'estcrolc

l'arcivescovo

loro

Visconti e Mastino signor di Verona.

lalauno cantato

onore della spesa,

in

pace

alla

rresccnte prosperit de' popoli della Liguria.


itulil 'io:

ni

cantalo

Beatrice rampollo

e Beatrice della

ili

in

tale

fu

appunto

figlia

'

rol.

alla

Noti v'ha

celelira

circostanza,

casa Scaligera unita alla

Scala

una

(.'arra re; e.

di

Mastino

3fi8.
-

Cod. 35 del Piai LUI.

Oigilized By

Google

Scaligero e di Taddea

notevole

figlia

esattezza

Giovanni

dell' si

vi

d
si

Jacopo da Carrara:
descrive

-protetto

solo

vede appunto ritratto


(li

ijuvll'

storia di
il

quo' tempi,

poesia

l'ubate

in

presenza

la

collo

al

un

tanto

alle ni rase de"

Francesco sarebbe

da

inolia-

notevole

Mehus J

credette

Pelrai* a, dal che poi ne verrebbe di

guenii

tale pi

ta." L)i questa

consc-

stato

presente

Vi sconti, e nel festino avrebbe

wcilaln

ier

vogliono

versi.

Probabilmente

peri,

Digiiized by

Google

,-hiudu

mente

poeta o

il

[piT'rjnli'lli

ed ora

.-ori

nella Laurenziana.
s'

cui

attiene

conserva

si

Ma

ben

20

il

era

Petrarca

riamare

ilei

'

Idilli'

L'.l.ln'

K.l

-inis

Roma

por

1.

ni!

numi

:M-I

nli

"I

lirmnbnt .timi,

L'I.

Magi.

Coi. XIII

Ijinr.

Melma

,-<!,

ni

e.

in

ii.

1'

n
'

phnr.

in

[inp.

radili.

fot.

p.

CCLIV
Coni

il

l(s

irami

Uili

fui.

|.nn
iti

|i'i-

nini.-

cililiiui.iii

Mcmoratiir

IV I. i.r^liii Hcdivivi,

I.mI,-

m, mini

Iil-i1h

-ni.- in

-..,1

i:i.iii^;ii ;i-

ii]. jii.|iii'

.[ilnlni'.'Mil

,n unibili
in

11' i.

Aut. MngliuWcliins in

cit.

deo varia BcripmiD

2R

ai

-ili!

..ili

in nr-.

mi

npud TLo musi nani


I

.ni il-

I.

liililii.ltnni

l'r.itanin

Vii %isl. pzg.

[ili.

ma

Mantovano.

15 d'Ottobre era

a'

,-\:<i:iliini

fiijus

pati-I

Animili

ili,.

odio

per Firenze e

viaggio

A iviii,]..

il, llll^

]->dii;i<-.

Vicluius.

,:tkiu in IVlrarrfiiii.' vita


|,ii-

Parma,

in

filo

e quando

nutriva

d'allora, alla fine del Setin

Giubileo,

t'ttl-illtt
i

l'niti-ii!-

IMrui.

l'ipii-Mliiruin

al

il

H importa die

partito e si trovava a Sisara nel

Fatta l'aiiimu'

tembre doveva gi essere


la

alliillo,

all'arcivescovo Giovanni.

giugno

di

n' era gi

di

Mona Imiti

ognuno,

Petrarca assi-

1351

certo che ancora nel

di

amore

vede

il

questi sponsali de' quali tace

sappiamo
e non

e precisa-

debole

sia

io

clic

dm

scritti
;

mezza

in

quanto

congettura,

la

essendo som mani ani- improbabile


.stes.su

suoi intimi amici

quel famoso codice che apparteneva a

li

signor

Petrarca

die siitugraii del

altro

risgusrdno

n,u-,i

.,.,iUc.m

Haiidiui

iiii],,,-

Jiiblinlb.

.risrriumiu

bine

.011 Ri. I lira

Voliraii:

Il cnl.

OigitiziM By

Google

presso a Bolsenn, dovi; s'ebbe quel terribile ealdo da

un cavallo

orni'

mese

di

celebr

per soggiornali! in

clic

il

si

ile'

matrimonio.

il

Visconti

et ra rea.

componimento

il

mi mhiIhi

k'gLiiiidvn

storia de tempi,

da meritare

e qi

dal

tieri.

riporti)

lo
i-In.'

dovrebbe

In

rn-i

sia

del

ihjti-vi.'V

alla

essere tratto alla luce:

Jii

in

sempre pi

park- svenili, cosi ce! iv


difficile lettola.

Ligaram tenne Liguri mudo pacM mir

Teudit

Et

di

non

rudier aii/iiletto tanto pi volen-

sono

caratteri

riescire di

gli

Pure, quantunque
J

Milani) ed

rimaneva tutto

Settembre, ed appunto ai 27 di quel mese

assisreiv alle nozze

puelh

fliim

Seiiligei-iim

raatronn potei virginciijuc

Mime

dai prawree,

Porrei in otiBequium

L.'Iil'i-

''invi'

la

panilii

n
1

drnrt

muta

jlr^riiin'

i.

L ..-

10 del
del

lib.

cimi..

ctiori.

inunera ditia
cateiva smini

I.'i

lib.

IX, )'

il

XI.

punii ii^iaM

il-.ii,

11

Que

[>rin~

Cluor?
Qiic

nostra reginn per

hiceaait,

urliti.

carmni ilgim magia?

et celebri

gemini*,

pricis in

Dlior?

vestii!*

in

et

vit

miro.

dotia splendidi ora fernia!

et

Marchio, timi punii*

i[iin>

mlit.

tpsic

]i] iiii-

Hinc mtbeiiorec priimis qui pivaidct urbi


-\

At
It

Ut.'l.

'!

il.it

|nh[-.llli-i

Kl 1^.11", IL :

[.ioli l'I:'

li^illlllii

r.i.JLIiir.ll-

i.olll

r.iLp:lJj

prior, idrifcria nasocialna beria.

ABsistuiit piocmit
t^no.s

il

Sletnat

Unno

[iroi'rrcsiiuv acqoonttir

|ii(ht-lvj.

liiuicn

querna,

ai

efltis

.liliisliijqnv
et

quo

ait

Ilici-.

origo parile

inaiguia nobilitali! appi.

EgrcgijH trobcatus svia, se


Mistio M-a li ger'.

jntl.it in

una,

uiTgpiTi|tit ilouiua.

IWiilaLni,^

Vrhs quc

Te

N,.a.' :

l;-.i

a.-,,,.

iota lui* ;illn-pis -pilli

tilins

midi.-

prius abducti cogit abirp j.igis,


tinnirla

l'i'lis

boni, ci opimi?

IpMi Beatrippni terra Ilenia

liane Pt

Moa

leililis agris,

tlllit,

beai, lira! baili:

t'orina

auiuiuiu dital, ridet in

iii-p

et

grati

l'ini

decor.

Dolce

micaiit ocnli. itiis miiMl i-iinihui miri.

Nubi!

)nii-[iuiPE

Omnia
Matris

Qnod
Ergo
Nuoto

pandor

io ore mais.

in egregio pe inala lege uoaptat,

Corpore

|jni-ft-

ali

pia

lialiei

<inii:i{Ucl

min

sii

liaiierp

decel.

[iiiniata [lutila,

quod

beatrici!
i'oil

et

esemplili-

mitia, qoud sii boneata Uqnet.


virgo nastinira nnnien

Inerito, quatli

demi* innnp beat

Nubila diseeda

LeTia

ili

Qne

li

spi;

tmndo

Sia in

*ocat e*

invera

la

non

poesia,

N'inviiiiissiiiia

in

luria

Intu

Mia, e

e
il

in

inondo.

esagera u

Da'

Ijivgi (iella giovimi' s|>os:i.

tie."

perieli,

ne

vezzi

eoiiti'nipoi'ain'i lutti detta

mi' iscrizione [ii'rsinn

merito puri:

mirabile e sa pieni issi ma' alimata


virt, i-iji'agaiosu

pio

gelo tutelare di sua casa, e non

il

nome

modello
d"

i-

di

la

pi

donna

dolili

ili

una volta

le

ili

piccolo

v.

l'an-

merito

l'aver saputo frenare quell'anima i'eroce e

l'erta in L'ilio,

tVAiariol dite: valdu Jnveneni (I. 324), gli Annata


.V/W midi: jriTclwm 01 forinnSHin (tei. 721), l'ncrizioue
dd sud sepolcro ripartalo dui Gialini (. 138*), In prue lima,:
1

"ItuliiLi'

>|.h:in!i.r-

Quin: Imi in
1 Gli

IiiKi

danaio Ullol

tapientudm. l 777,

Uu'iiniin

rrruiii

la

U.-ltiii

Iicalrin

[Hili'fivrriiiiii

chinni.no:

il

mirabili

du

Domina

ci

caparbia di Bernab,
e

rimbrotti.

Ma

vicina alla

tuglieva
e

lialiilonia

sempre

clic

al

pm*

eia lui

Petrarca. Nel

acct'ltava consigli

gli

1353 noi

Mihn.i

ilulil

clic

sembrava

il

lo tra-

ivi

ancora

.l'Avignone. Gi da un

dalla

i.

troppo

anno

si

poteste alla curia c stava giorni

giorni nascosto in Vnlchiusa, o presso all'amico sud

Filippo
il

clic

ritorniamo

viamo senza alcun


Va [ehi usa.

solitaria

vescovi:

di

male trattamento

asprito, e offeso
L)'
lati

altro
;

canto
la

Cavallina.
di

in Ini,

'

L'ingiusto processo e

Cola di Rienzo,
l'amico e

guardavamo

maggior parte

il

bicclii,

lo

aveva

cittadino
cardinali

in-

romano.
c

pre-

de' curiali, involvendo in

un

DigiiizM 0/

Google

jriudm amisatii
sim'jp,
il

Clemente VI

vita gli

in

wr'i

inietto di

il

per

fri

latta .un'ora

[il

c.'iiioii.

il ili'

cniii.iili'ravnnln,

mi l'I'

eletto

f-'

;;:uit;i

scimendo

ila

ini

ri

ii

'i-i >Iili

11

il

do Talleyrand.

parti

senza

volli!

nemmeno

rie'

Virgilio.

ili

n storia:

Si

tempi.

Petrarca

il

<li

dispreizo

pregasse

il

mai prese n torsi


vederlo.

avi'ssc

>f;t

io

no cardinale, credeva

negro man /.in, perch ammiratore

Peiiarea lo rieamliiava d'antipata e

cardinali!

tefice

ni

Mono

liitioceniio.

^.-m

predimi

per l'ignorante mio credere, n, per quanto


il

comi:

ielle!

|ju citi- ttce

pi aroHiii. luiincetm), flotto

delle discipline

poco intendimento,
Mitiilato

<I1Vil.u oiv,

percliO univa

rilwllc

mite

In

al

pon-

ricredette

"Muia qua pMiwr de

63

ppa del io giudi

il

E
papi,

per rivedere
(iebenno.

gioghi

ti

laseifi

|nitv

il

1'

mi

s'arrest

in-easione di

ani ir

libert

.li

Milano

f'illliirif;i

ma

alb-r""

nl'riva

imponeva

mezzo

in

sol

gli

vescovile,

alla

IohUieio

l!"HI'jiiiil..

autorit

nill'

non

presso di s

ad ogni obbie-

so li 1 di rie,

rumori: a eorte verrebbe quando


chierico

varc

L' arci ve-

Milano.

della sua ritta,

loi-nuuv

voL-vei soli unni [-s.

[Vii; irci

"del

dall' alto

ispiralo.'

inno
in

mura

lo seppe, tra le
I

cui

Italia

si'iolt-c

dell'Alpi

sliifrsirt-

'

lui,

da'
al

per fungh e Ile insidie della corte de*

rosi, tra

frntidnn)

scovo appena

piai

esso;

all'uomo

pio colla sincera devozione, e quando

il

dotto

apertamente, di

ohe

(rutto

p.

e.

lui uri

e-'il]

Rompiti

la

sua

presenza

ri-

in

qui IriMM, [niqa

Questo ninne
rrilv.-,. i

,lii.-i--i"iim>.

dui

tornare

|>otesse

gli

Petrarca

neU'Egloga VI:

....

s:iii.-1s.i.iia

dimandarlo

use in

allo stretto

clu.

legge

incorni: "Salvo dura

Dco,

(olii.*,

.-^e riprlill >pfsn in endici di ararnin-

lilnli.:

ij.u^ri,

a.

-vi.rsus

ini

alla

[lulria.

nng.

2li(i

Imlinm,.

Nl-11.-

l'.i,-..,,.

i^.i-'j

,.jc,

ilaliuiii

,a.-,-,>ll,'

del II Voi,

DigiiizM &y

Google

Milano,

lusinghiero

il

presenza

tua

la

Vinto

mandare

basti

rispose: "emiri che


ine stesso

onorare

dalle preghiere di

rapace, fermi

ebbe

.html

piane];, e

!;[

poteva

sua stanza

>

pentirsene. Giovanni
;i'ir

olii

uopo co-

all'

tempera mento

imporre, e per

slato ben

gli

|ii'iu('i|ii:

sola

miei stati..

sarebbe

ne

Milano

in

il

persona

della

l'elio

non

Visronti era certo

sita.

pi

sopra

ogni altro prelato,' a dir del cronista; 1 allegro e aetn-

pre sereno in volto, in


nissimo.

rito

(.!hii

atti

siili

i-

il

ma

unniitii,

vero, elementi! e forte, del potere

si

d'

atimn

pompa

circondo

cfr.

Villani

Ah'

unii

uma-

e
ti

iapigi

non

>r

se-

non abus per parrumer agli alti-i

di

d'ingegno, amava soverchiar

tutti

secola ri

Hie

sfar/o.

nello

fs

1 f

putirne

splendida corte, pag^'i. destrieri, falconi.

lo. 12,

lib.

XVI

fan. a

"Galvano Fiamma

in

la

VII della Varie,

Muratori

/.

/.'.

$.

Toma

1086.

co).
3

Il

giudice

capric'i.' Fastoso pei- natura,

ticolari

superiore

XII.

[ut-

die all'uopo, dell'armi sadimostr nel 1323 salvando

mercenari tedeschi ammutinatisi.

fratello (ialeazxo da'

Astuto osservatori' deali

nella

cortese

avrebbe pi volentieri trattato

pastorale, e

il

pesse farne buon uso,


il

e parole

ntaliiirnure

profitto di sua famiglia,

l'armi che

Glutini all'amp

ni

lib. II,

^iIii.

pi-ovcfaxrgli.

hi

,.51; uni
^inrii,

1323.

,:

-.'ljl.r

quelli

min

KUjA'Vuii"

itiitii iliui'iiii-

umili

mci-nuUm.'

jiloi

iln

liui-

udii' solennil
relli.

I.n

della

contegno,
viali

jj.

convitava

nomi ni

nlm

lidio

d;i

Ciihrim'

un

elihe

4l

1 E

figlio,

Fiimiuiii.

Ipe

yi'nia].' (iivtnlii:

volentieri

eliiiu

.anellini-

Ijelli'ji.

in

"lem vii ani

el

i-lllT-ilidlie.
l-illis.

111

Tiieielial.

Qoibii*

tinn
<.|

in

cnl.

mi

Ir.-lipi'V

;i

qui or*nt

di-ui-jisbiit.

ulii*

il.

liil

vi

.i-tl:ilir

el

et

le. ini

il,

vii]

Jiej.

lJiiI.'l.Im, .
rinii'iliil

ilielili.

[s

uer mquLLin

.emper

i]

fT Pnn-

eipilalllri.. el

ni...

in iliind i-nmcdrri1.1

la

]iut<-liritniiine.

ni ia

v..t.iin:im

-mi ini. siriani

t':,

pi

ino. iros trra N<.p D ted,

|..HiT,nir

]m.ili(,-Lii

eh m.

ili.

l'ia.-lrirn. in

A. unii .11..

e* |i elidendo.

rnrpiirt

ri
iiil'iniL.-

mi-, .vallile*

|i;ilLIH're*

in

Cork,

linri. iliver.n

Et

i|iiilillsi|iK'

in
el

T.X

Piinei|>e.

niii-liihliii..

illilinc Pi:ii>ltitu.i. et

rliii inil,-,

[.aiijiere.
|>n.eil

F.ieellil iTI.iipi'r

Nobili*,

co' gio-

die non M'edito n

liiu Mimili l'Sc'iiil in volti venni.


ili

ile

ililloruill |llialeli.

ilonii-

uomo

torte

sempre d^uikiso

co' sapienti

sua corte a laute e raffinate mense, 1 e

di

amori

suoi

ile*

cliicnc.

i-avellani,

.-liii-jiji.

valeva

vita

da potente sovrano. Serbando por

erevil.

ri'iu..

Un

liudiciA

Ptni-eritiii.

Azuri

835.

DtgMnd

Dy

Google

mente n

patema

la

del

padre.

Cosi

I'

nomo,

assui

pi fraudo un tor conit pnncipi-. Krediiava dui liaiollu

pi potente

il

Lo

di

ut fi

l.omlinnln.

'ju.i-i

l.mnl

<;ii'rli;i

Firenze, elle strrfla d'ugni pai-le dalle spire

provi)

Vipera lombarda, pen mollo a divincol,ii>eiic. e

della

innlilc

l'atto

mare

al

.juoli arti
Ii.mi

fi t

appello

sotcorso
il

servilo

a' ilistor'.li

il

Visconte
ila

non

non

t'intani, titiiva

amalo
le

con chia-

imperatore.

con

serpeggiava d'attorno,

<pieir-a*tLlta volpi'

h)h-I

I )

fiera
ani

cji >.

tipo

comi-

d'I(al>.

volavano durali

Tram,

la

Signori intanto non osava apertat.ei.1e

armare per tema

di fargli

off.'

Sacerdote, e credente sincero e devotissimo, rifor-

matore severo de' costumi

ecclesiastici

d'ogni parte

dall'eresia die ridusse

persiani ore

stremo, 1 ap-

allo

pena assolto da un interdetto che pesava sopra


attirarsene sul capo

maggiori, OSO
miiiiit-uiosn.

Bologna.

non

perche

mal confrontato

tu

Matteo Villani,
3 Haeri'licns
au

rlacalii

Fiamma,

et
1.

II cap. II

por

II.-

]<ute

eoi.

1046.

was

tti..

Imi!

il.

noli'

suoi

open;,

lib.

ei

moiuei

condennari

IH

primo Napoleone' Audace

pbniciem

moni

"Jdlm Viacnnii

Ciir>ii':m.

ne' concepimenti
al

un altro ancor pi

mantenere o perdere

trattava di

si

Arditissimo

virine!,

Mini aprir li-

(if

III.-

durissime

proosnmi.

Wall

limili

fogstil,

Galvano
Uh

miglbv

l'wrtiirj,

unii

Oigiiizod Dy

Google

por datagli

dall'ai

dispc-

Persino

re di Francia

il

si

lasciava sedurre da' do-

grande spavento

nativi dell'arcivescovo, a
ili

della signoria

Firenze che, appena avuto sentore delle pratiche vi-

scontee, s'affrettava a scrivere al re di Francis, penilii-

Thomas Campi) a LI,

Buduted PeUnrcb.,

Voi. Il p. 322. Basii ricordar!

mulo

limili' in

dw

t'aviilo-,..

i!i

rfapoiu

li'

ilipijL^itjm

1AJ, uj Prtnmt,

Malico

'

Villaoi.

iii-ani..|iti-

Lib. III. cap. 2 pag. 207:

nniri

concini

il

contessa

di

Tornimi governalo^

ivi

pajia

urli

lii-iiCiiv.

piT

sanili

limilo

-L

iimi-eva

Iisujnn-,
lii

i-ili

il

]>r<i.::imi'>
1

p.ijia.

eoli

;n.|

In

pailiv

i-mimi-iili
aiuril.

,.

I:r'

doni.

olire
ili

Viilnin

AvVt ni. Livsiwn;

pt-nniiraiv

la

dani, che mr-Bser fiovnuiii

rkonriliuiiimLi:

l'ordinali

ia..:ilo

pupa, ci

n' legali del

pur

aveva deliarri vescovo.

ai

uoper por Iona de'

N'e]

piiivuli

ini].-

eoiitiiuiti

.!.!

>

In

liiitp.irali

bui'

-i

granili

mi

|>i

[rullili.-

smeltiisse
i

suoi buoni

VI

nemico

Naturalmente

buon animo

di

un momento che

scovo era

poeta

d'Italia,
la

le

e se

all'

Pe"rar<;i.

il

l'

aveva

arcivesalvato

lungi, alcuni anni innanzi,

aveva

italiano

giudicalo

scri-

tiranno.

luaeiiili

della

inflllu

da un canta

Repubblica floraituu

Lettera dulia

[incede rio) flu-

il

sauri

riti.

r;u-ct>[[.1

di ladri, avrssc ciill'arnii occupali,

Liguria, e tulle .[ansi

riddili

le

[liaiiinc

Filippa

c,

La

,in.

.'issai

da cos pericoloso

l'Italia

nrl pensiero (riusi raccmilii

Visconti,

par,-

d'Aprile 1353,

vide

lo

Fioren-

Francia i- 2B Agnini 1350 pubblicala nel Voi.

I.

varcasse

"Fremer

.li

Clemeim;

anche

vinto in battaglia,

iliploiua'.iii.

Da

ri-

fatta, e

Nella disperatone giunse persine

i':nii|)iii>[U'

Inni.

1'

imperai Div, supplicandolo linalmente

a se d' intiimu una


li'

della sublimit del

pace fu

avesse potuto, cosi avrebbe fatto di tutta

Alpi a liberare

KV/.7.H

ii

in

Bologna.

filosofo

il

penisola,

vurc

intasi

vincitore

onori- gloria

la

s'adoperi, per die

dopo qucsla pace

Poclii mesi
in

il

questo "scis-

in favoli: di

uffici

nati co e ani biliosissimo

di ri-ancia..

tfr.

eoa*

Reti ia ni, Taro!,

Petra pi

Il

i'ie,*i'Ili.

In

'

l-/i

tie<

ili

Frauda

rito di

F.

il

rr(i'ilin/'Wir

1.

Maiz^-i*,.

ftm.

titilli

Velli

kl^'llil

(Ili

monti

]'

stili'

Ati.iirilli

j.id.

permisi
merlili

e guasti.

lu

il

quando

ci

incendi e delle

stragi

ijini, ulti

ri-i-dt-|-j|li

codazzo

la

N'nl li

i;i
5

le

L' ri i! nl'-

fari,

di

11

rliuiorn

in

fioren-

ima dura

let-

appena

Petrarca

orrendo

Boc-

il

ivpulililica

al

Visconti:

del.

mento, lo

co. india

gli

elogi

"chi

ili

,|,J,^,

l.li,

XVI

freno

ttii

li

,i

(1,1

a'

di tutti

pi

in

si

vizV,

ina

poi

rimproveri.

Itcccmiiu.

Moncghclli

'

si

Gli

pubblicato

ti,

l'ade. 1810.

La

fam.

Bn,..i,tii> in fjui-Hta
alili

il

potrii

della virt, a lui elle

un tiranno colmo

volta doli' ubate

prima

di imi

iindupe

dell'Etiopia,

scrive imi pi'eamlmlu di rispetto,

glielo

olii

di

ra-

Petrarca scagliavi)

il

tk'lla

miniava

all'

dimentica, e lascio libero

indirizz

,'

incostanza, anzi arriva a dirlu complici-

il'

al

muli

tanti

tutti

beivi-

Padova accolse

in

trli, li:

clii'

seppe in -Milano. Grida

mise

ili

ln-niiati

altre

Minutagli,.-

li-

aiiil.asi-ial,ji-i!

lii.ici.-ai.'

rimproveri,

accusa

iis|!i'iii>

tra

le

.lmm..

capanne, e
lii

invettive che

le

Visconti,

il

E
ili

All'

volesse,

inni

Queste erano

tera

pasturi,

li-

lil|ii

IliunJii-i

rirali

tl.-tr .\

....i:,

udii, ti'

i,

caccio inviatogli
tina.

-ni

gregge, Iuguli

rli

di'

piidrnnilii

[il

ed gazati

Insili,,-!,,,
l'i,-,.,!,.,

], .Hiiv

llrimelii

dell'Amiti o nelle infocate terre

ne' deserti

cootto

mllll trulli si (ossi:

fin

i-iunpi

delta

volli

Umilili, ,l

,lii-[ii. i-m-

ili-triilii

|i;,s;-l,i,

Kiirii

iCrillami.

tli-IIe

unghie

enne

1,-lti-ra

d'un principe

rinfilivi;,

elle

dava

pure

ni

unito

Petrarca
rraiajdi'i

70
rispose

non

il

Petrarca,

us cogli

gran peccato

quel

in

altri.

ma

smora;

trovasse

ai

jivoUiViilnn-nte

Sembra

pi

il

visitarlo nel

che

per)

1359

benigno e sapiente

un Galeazzo

solo Boccaccio

mal
la

pi

che

la

gli

rispof

Pet

del

quella Milano, dove

campo

arcivescovo,

Visconti

a'

Petrarca aveva

guelfo, e

non dispiaceva

quasi

tutti

suoi

doveano vedere

questi

di

nerbici la sua intrinsichezza culla casa de' V'inculiti,

pi potente fautrice del ghibellinismo in

fatti

le

anc

tardi

ad invito

in

e un Bernab.

Questa dimora presso


al

amici nel

per

certo

tuono benigno, di scusa,

Hoccaecio mutasse parerti, se

venne a

non

chi in

se

tuono

ne potevano dar pace,


piti

mite, secnuclo

peramento o l'intrinsichezza

la

clic

chi

Italia.

in lettere

In-

acerbe

foga del proprio tem-

avevano

col Petrarca,

Oiginzed Dy

Google

71

10

rimiro vera vano

si

amico,

illustre

priore de Sa. Apostoli scusa

il

il

suo desiderio, che dagli amici bramava un consiglio

reggere

mal

il

fatto, se

mandi quel che

degli altri:

fa

ci

Dio voglia

lenza,

poco danno.

no,

ne pensi,

io

che pi
clic

tu

sono

Se

non

ri

;;fjiev:i

(!;.'.

il

nostro poeta.

Il

Desiderava egli

Kneva e unita,

l'ubate

del

Un
de

R.:Jr

Sade
ili

l'Italia

e pi ancora,

mondo. Avrebbe

smihi

'

un animo

con

le

die nulla

idee del Visconti

tranquilla

Roma

felice,

capitale d'I-

desiderati! the

ma

quale per giunta,

persuadersi

a^evuluie:]!'.-

v'era di assolutamente opposto tra


e le sue.

vio-

Giovanni, una

grande sopra uno spirito gentile amoroso,

forte e

farti

possa per lungo tempo.,

l'arcivescovo

doveva avere un ascendente meravi-

volta avvicinato,

incerto, qual era

talia

eot

conviene senza

ti

il

Un uomo, com'era

io

glioso sull'animo del l'eirarca; l'ascendente di

^i;i

Petrarca

amici, che a lui cosi Scrssero solo per secondare

e gli
11

fnsse tacciaci) nrlcvcsi re dal lusin-

Timido. peritoso d'offendere rosi

ghi vro arci vescovi!.

Militala in

tale union.'

fnuiron- dal

<,u."i;n
r
Voi. III. p. 311, da un endice della BbHoten

ili

Parigi,

1.

r.

:i

li,

TI

per opera

facesse

(.'ola

Rienzo,

ili

opera

popolo, por

ili

romana,

pos.siliilminto
[><-!-

caldo

il

voli rinascenti

lui

lo

provano abbastanza. Avrebbe poscia

In

tnlinnn

parta'giaiv

fedeli-

.>

speranze e

le

ad ogni voce di libert ohe moveva dal Tebi-o,

in

pare

'i-nnijiiilllCi

Li

i'

Cu.'

preferito

all'Italia

i-;i|nln

clu

dall' ui-

pcratorc l'ornano, ch'egli al pari d Dante considerava

loma; ina

erede dell'antica

del tribuno e dell' imperatore

disingannato
:

r-gi ia lineili

ili

Roma;

chi restava tra

abbracciare

signori

cittadini

d'Italia elio sapc.-se

valesse

disegno e

tante-

>

Carlo IV lontano, pigri'

o occupato, non abbastanza saggi o potenti

ad

attuarlo"'

Il

Visconti soltanto,

agognava da lungo tempo

arcivescovo

I.'

signore

d'Italia

aveva

listante energia

farsi

audacia

ori

por tontarlu eoll'armi. Matteo Villani ricordava ancora

con raccapriccio, die l'arcivescovo "accolti e

di

:-a]H)i'al
ili

ragioni

'poterlo
Italia

l'are

il

presso
rli:l

parte glnU'lliun

volere sottomettersi

molle

dimostro
col

nome

il

di

liti.

il Italia,

comune

e
di

Firenze,
il

II.

nip.

ac-

loro

confer con

com'era venuto

con

tempo da

loro aiuto: e ci fatto era spento in


pai-te guelfa.,

La Signoria

pontefice prov vedesse con ogni sforzo

Visconti', indefesso

il

fatti

nemico

instava
a'

danni

della Chiesa e de'

GuclK

IV.

Digiiizad &y

Google

procurasse

l'Italia, .0

l'udova.

del

"devoti,,

dell'

Se

sosteneva

tal.:

vescovo nelT idee

l'urine

tefici

religiose.

a
la

-la

propria e di

libert

armonizzava

de' pia

nemici armati,

le

eman

per

ti'

pon-

ispirilo

leggi severe per


Proili

proscrizioni de' canoni.

anlisi-e

c-cmiaic alcun

come console

frcolnri'seo.

clero a lui soggetto, o per verace

die un ecclesiali icu

suno osasse sotto

delle

fautori

caldi

por ijjjjiosizifjno

faccs-si.

l'i

suoi
il

clero

rispettavi! (Ini

coli' arci-

Visconti, tuttoch pio e

Il

uno

era

i-elisio"'.'.

a' cardinali

dominio sopra

ni'lrio

clii

Visconti lini erano discordi

'lei

zelo di religione, cerio die


l'ai'

tirannia et occupazione.,

difendere

pulititi

devoto credente,

di

continue
cose siip-

tiranno,

da' voti del Petrarca, tanto pi

ri

(li

suoi

altri
li-

pessimo

piani

degli

le altre

indulgenza plenaria

questo

contro

"vugliirmlo riparare a

tutta Italia.,

e tra

Verona,

di

Ferrara, e

Toscana, contro

.-

concedere

militando

Signoria

lega de' Hij!


di

A rei vescovo;

volesse

morisse

la

Marchese
I.Din lardili

di

-invasioni,
jilicava

pena

della

pubblico
nes-

nnlajo o simile,

scomunica

di

prender

parte alla milizia o illustrarsi pubblicamente con l'acmi.

H vedendo
ilare

ile

ganti

comand

elle

anche
si

piii

caricati

App.

Vedi

le

kllcn AeBa

dell' Ardiith S<r.

pelle

Signorili

/lo/inno.

l'atti

l'ini-

pi ele-

vestimenti, non

privassero delle rendile

casiigasscni eziandio con

secondavano anch'essi

chierici

tempi, che dapperlntlo avevano

ina

de' henelici,

pecuniarie

pqbhlicBt-

solo

ma

coloni

ad

Voi.

si

che

VII.

74

o portavano troppo lunghi


i.'1-jm'egii'

s pranzili.-

Voglio credere

('Ili-

piTilk'

aliiti

gli

t-

gingilli.

simili

ma

cappucci, o

ili

adornassero.

fosse

riforma

sulla

d'una

piii

si

IVtmrca min

il

csayera'.ioni.

siffatti-

i-lesiastici

de'

volta, e pi ti

con

inteso

costumi

ce-

veceliio,

piii

spesso.

E,

lettera d Luciferi!

tanto

allora

creduto

fu
al

questo

autore

pontefice e

scalpore,

caddi- a

lasciata

appunto

coincidenza,

strana

arcivescovo

questo

prelato

famosa

delia

che fece

cardinali

a*

come narra Matteo

posta in concistoro

ln-lla

Villani,

un car-

ila

dinale malizioso, venne alle mani del pontefici'. Questa


lettera
egli

fit

creduta da

egualmente

opera

taluno

improbabile

l'arcive-

il poeta. Troppo
politico il primo che
d'Avignone faceva ben altra guerra che di

scovo, o
curia

troppo

tere e d'ironie,
Titillo-,

-.Sin-.-

libro poi
nei,

ina

prudente

grande

eon

raecoijieca

aliiilanili ilo

a' posteri

poich

secondo,

il

senza

cautela,

nini

allora

ma

Petrarca,

del

scrivesse

la

"io

'

alla
let-

elle

le

appiis/imie

iiiL'iii]

sar

iuia-

morto,

(scrive nella prefazione) e la verit sia pur odiosa, sia


pestifera, sa

dice

il

innesta,

io

sarommi

gi

in

porto

come

Comico, e risponder con quell'eleganti- dello

rfr

' l.

Gioii!,

II

n.

1853.

Hip. 48.

Digiiizefl

by

Google

che coi morti non lottano che

di Planzio oratore:
fantasiine.,,

nella

che

differenza

colla

bolle

ilelle

colle

[liii

messaggio

il

non

papi,

ile'

Mei hc ironie dove ogni vizio

li'lll.:.-

odiurn. limi

UJllJ.Jlili.l.

UE

rumlnili
in.:?

Min

Olir
multai

qui

viniln-t.

in

l'ai

iam hinf pni


,-illv.Mill

Sin

in

l'i

.1.-1,1 ir.

IIMjl].iiinl.

Rinvi...

lutili,
Iiic

ivrilas. sii

Comkus.

il

.>ill

s;n

uf

rll.

rninwi

l.

il ili

iti

in

luto

.mi

nilii

papi e

llUlill

ii.ivrit.
il

.1.-

Illic

l'ili

rjiii

[limi Plninij

Clini

'jllid

urli,

ucn

-iilicci'h..'.

Sii

i>st.

licci

navigai,

Ii-Liuri;rr^u-.

Cu

Ini Itili* libili.- ililUllii

umilili" Inni

unitati-

nf-lln

ud

iiiujiii

l.'iiui

[inti'si

min

ra

in.'"" ncr inclinili

.uni

IVlnirca

illli-1

|H|.<|-

Illllli'lil.

:m>miih

mini

iniqui:

trmliili.

iaui

lilicllim

sci

il.ii.li.ini.

lilJ.-

[uiu-ill.

vii.nu

vi-

cono.ice.isi

sii 'iiii.-.Il i|>si' inni in jinrtn

i-st,

l'ili liiillcii.

liiin

..Ili. 'VI..

.Ir vivi*.

vin.Hci

che

iiur'::i]i

nirlili.-

r-f

lllllll

iisi'iiulni-.

ii

jilmvi.

murino
qunni

]i:-mi(i-iji.

r.-.|..i:i*ii linlii-iiiil

Antriium

lumi',

furr

munii.. tele. Cos

'li

lodalo sarc.isriraiiiriitr

raJamn, vel mira indignili!, vel coroni nbierit


l'

Ir "Siiu-

infernali.:,

tessuto

dipingono nelle loro persone cosi

li

vamente, che ad ogni contemporaneo

rjUA.iailum

un

chi.'

ardile invettim direttamente contro

cardinali,

Lucifero molli

di

lettera

alcune espressioni a ri .'g; inno

e persino

parodi a

le

Ben 6 vero che


.ontirtti
Titilli).,

-il

r.

larvas lu.l.iri.
ubi

illns

liuii

in ili pili tu", limi nic-

riTlamf n.

Di-ii

Prefaiiniii- nlk- SiKt

indire

TMo.

riguardo alle

assai pi vaga

profonda ne' concelti, e se

ma ben

persone,

pii

contempo ranni

autori

gli

d'alio dll.lo, (inula

ni, a

-.

.-li..

n.m; S '.i,
(

ili'

liin in inasin-.' -lai"


i

l'i/i

llr-'

llll-lli

in- a[m|-3,iiui
il.'il'

Inlk-rari'

razioni
lib.

rhu

II.
il

ipiiiviv
llr

qua

ai
Il

si:

nilimr
1

sai. -il

ne
i-i

l'ai-

pniiw

li

lor.i

p,-r

l-ir.-ia lini-M ululili


'Itlr-lll

|..-|-

"

iml.i-m-

limili" <-lpi,-

fu Irnuli) j'ojwi:

Ili

ili

ilii-ili'

pi.-l.-ii

e. .uva lui

t.

lljllTlnilllll.

S.-il

(un ti irai.

..

in

il,.

Sliithr

ili

de' pudori

vii!

Man,,,

<:.i
Mulli-i.

piTihii-i-M
~l;ititi

maiiili-hli

tlir.'lli.

nuli valili!.,

La

^lllt.l (.'lllr-il,

imi ni renili

-In-

jllii

dilin.-m-nnina..
rollimi

papa

In.

ai-i-i

-il" ricini.

(li

Milatm "Unta ribello di santa Chiesa, potan-

.li

uni

linuimi.

siilio ii

ii,-I

|.;i.-1,>li

II' [risi in ni.

iiri'ircM-iiv

imuiii

tutti

i,

Villani

al

NYiii'iiliiirgu

"Br

iiailtii.

iiilimiila!,-

t.-ri[H,ir,,
t

n,-l

Ma

48, del

rap.

|ir,:dici<-

doec*-

inni.

racrniila

,-iiiiiinntiis

^i.

ni

,1-11,1

uni i-i filini

lil, ri-

\mJ.

iarea:

papa

p.-i--

ilrtitn-tni-.
,

rrtitir:iri

4." Vnl.

[i.

281

77

XVI. Vi

protestanti dei sceolo

si

come

lodandoli

vzi,

ivoriano

metter

pace

avete distrutto

regno

il

deggi,

mia

pi'i-i-iii-

non punsi

pace,

nazioni

le

viv^

grandi!

volta

deprimere

Lucifero, e

Fngano corno
e

di.seonlit.

Ir

impero

l'

non dovete permettere che alcun

ili

quella va, pre-

|n'-f

tra

mantengano

nascosto

di

miitiimaie

venuta dell'Anticristo.

fecero sinora di

ma

numerano coli*

si

meritori alla corte

chierici

della

paratriee

re,

"(iii

romano, e cosi
igno

gran-

per dominio

e per

altro

voi,

h|

jo^I larvi

di

qu e,'

tesori che vi sonn dati in deposito .ino alla venuta

fluii"

Anticristo,

Continuate

pure

rivestire del inalilo della virili,


la

favor

in

scritture

vostro,

mente e audacemente, e
segna contro di

voi,

Cosi Lucifero,

se

di

con sentenza

ma ognun

Chi aveva

Forma.

mine

eimie.

la

di inai affare

|j.

l.'cplHliih
del

Wolfi

800,

In

"[

sapete

il

di

torta-

predica

in-

scomunica op-

vede che

coraggio

sesta e la settima,

principali, e queste

il

che

commentandola

Titolo e N messaggio d'inferno

egloghe

ne' vizi

allegando audacemente

qualcuno

tra

le

"Sinc

divario non che


rli

scrivere in vita

dove

capri e fem-

poco riverentemente hanno

le parti

egloghe osava mandare a Carlo IV

7R

imperato!

Germania,

Hi

avrebbe

l'etrarca

il

come
in-

al

bene

erano

("dove

immaginare anche

polliti!

"d'alto dittalo,,

accolte).

dispaccio

questo

chiama Matteo

lo

Ma

Villani.

fiisw vei'ainenlc l'ani (ire, tutt'alti-u

per mandato

chi1 probabile, e

meno, che

fece tanto

dell 'arci vescovo

Visconti

il

lettera riportata da' cronisti

la

1352 sotto il pontificato di Clemente VI, e il IV


non avrebbe liitlo ila segretario al Visconti.

irarea allori

Appunto per queste


nuovi ordinamenti

che

reconsulti e

letterati

nictli'va di rifornirli'

stringere

efficaci

alla

fratelli

lotte

Divina

Visconti

tra

il

in

a'

quali

a'

com-

suoi procedimenti

Tra

alleanze.

da Rosciate che tradusse

Lana

per

intendeva dare

Viscon'.i

teneva cari gli esperti giubello ingegno,

di

badili, o iiLi.ndnvali aiohasi'iiitori

f.;li

straniere per giustificare

alle corti

chiesa

colla

lotte

il

suoi popoli, l'arcivescovo

gli

commento

il

tkimmedia,

Avignone

al

fu

Alberico

altri,

di

Jacopo della

ambasciatore

tempo

delle

de'

difficili

pontefice e l'imperatore Lodovico,' Signo-

rolo degli Omodei, insigne leggista, professore in Vercelli

e Bologna, Giacobino dc'Bossi innalzato poscia a

ragguardevole

da Carlo IV, e Anto aiolo Resta

ufficio

perito giureconsulto e a quanto

grandi amici

5
culi.

migliori

Storto

si

discepoli

,M

Diritto

crede uno de' pi


del

Ramane

Petrarca.

ri

AIUo

Eiv.

52.
cfr.

i-

8 avi gay

aialini all'anno

ifg. d^' Itiin. avre

135]

o Tirobnschi Voi,

accadane

11.

pug.

347

di riparlarli.

Oigiiizfid

by

Google

mancavano
dell
ira

alla

altri.

l'

tenemmo

parola, e

l'

autore

Giovanni Visconti. Gabriele

di

da

e favoriti

Mori da, l'A/anu. La nei Ilo!

in incori Ini

cui

ili

tomba

soldo

vinci interi storici e poeti. al

torti;

vescovo o almeno conosciuti

;lcj-

di

guissola
sulla

lui;

lo

An-

dell' epilalo

de' gannirei,

poeta di grido, amico del Petrarca, u tenuto da lui in

uoldi nuore.
alla

corre

insigni

l'i

avveniva

si

areivesCi ivo

liei]'

durevole

ollVi rgli

elle

una

Petrarca trovasse
schiera

u con

lui

de' suoi

nomici
<'

ila

cari

invitava

1'

Italia

frastuoni

studi,
a

;.

gli

ora

ari eci

pare

pi
a

loro

suo talento

importuni

la

inmiiiii

d'Italia

citta

soggiorno;

grato

il'

alcuni di

Nessuna

amicizia.

|>iu

il

ln:lla

e dottrina,

talento

per

-diligesse

poteva

ora la solitaria casa ere r. a Srmt' Ambrogio


lontano

teneva

visitili uri,

sfarzosa

splendide

corte

leste,

ricevimenti di persone illustri o famose.

Quasi
l'eirarca fu

tutti
ilei

moderni asseriscono concordi,' che

consiglio

clie

Visconti.

il

Petrarca coprisse

mai

'

1
iui.!H>

leit.

Cimi
:,l..:il<-

Cliu-ilipi'

cosa non

si

regga

non ne seppi trovare nessuna, poich n

Petrarca stesso ne
iiiuiiii

come

tale ufficio nella corte de'

Volendo per esaminare a quali prove

tale opinione,

ili

XVI

!ib.

per rupcri-

Sa,i

['rai.fls setti.

il

pi antichi e pi riputati biografi

menzione

11 del

il

stato ili-llairi vescovo Gio-

ili

vanni, talch egli sembra oggimai accolto

dubbia,

ili

il

i|uesii>

l'onsidierato.

Non

il

fan,.

alili

umilissimi iiudir

Timi".-.'!.;,

il

Il:il.i-lli.

il ti

il

lori 'n ili.

sii-

Ginlini, !

i]

80

non Domenici) Ardimi, non Filippo

Ilncrnei'io,

Leonardo Bruni,

nini

Seniore,

il

lun vero che

alcuni tra ipiosti non tanno [imito menzioni'

ViM'inu,
gratin

i-

curie

'li

persona

il

cl lr

|,

ii'V-c^li'-ii/ii

i--.

il

Aretino,

)oiin'iiin)

-I il

ii

i-i <;i

i-.

questo cousiglic-

di

alleile

di Galeazzo, pi d'uno solo

in corte

molte

'

li

182fi

tifi

i'

(ii

imi

Mar-ami

ibi

disponi

nella

ilei

ini ni i-n-,

Rime

ni

scrittore, e il

Tempo

ila

riguardo

in-lb

Hil.li.il.-ra

di

tiiiim,-,,,!

codiai
Il

Vita Merlila

coiticiilo

chi-

min

il

senese

(.',

ai

-ri-

legge

iuL,
V,

>.

il

vrrtosii

pini

Trattato di

epoca

d'i
sig.

Riiuingiinli

prof.
"

il

J"

l'aulir.,

|>i

Oiuatu

mm-

Iralnitina

Bologna, 18G9.

con

dell'
lii-llu

varianti

molle

e
di

ni tri 11

Automa da Tempo

Giusto Gii on.

do Teuipo

CCI.XXXVIII

elle

Roma,

ili

all'

'Scelta,

dello

ami

Volgeri,

per cura

segnino

Siena.

all' e vidi

(.'ai

Delle
Ines

in inhni la

Vita
fodioi!

di

ri-laiii(iala

iliilioslni

rntiiri-

Antonio.
data

Ma appunto

Di questa Vita discorre aculamcnle

(ISIil).
f ir imi,

altre.

oo-

Gesualdo, die pur

il

legge nell'edizione del 147! del Lavcr

in

alla

vcuuli

iruv' litografi

\~.

l'autore della litografia ascritta a un


si

!!.-

prelato, non

[joli'iilo

Vernicilo

arci-

Li

quali'

il

ricorda pure l'onorala

ilnl

'

stato

le

t'osse

ijiie.-ti

Petrarca e
(...!

po.-Mi

aulic-liii-i

che

fieli'

profiiiMJpi

-cri-.^i-

questo niicm.

ili

come

tardi,

i-ato

il

cenno

alcun

la

piii

in

ma

Visconti',

ilei

inililie

lini rai

il

IVrrarca prima

ilei

Villani,

Giaiuiozz Mandili, non Sicco

inni

non Vergerlo

Pulciitont'.

L;i

di

Modano e

HiUintecn

Ci inni ufi lo

timense

porgo solinolo min

quota
Uamniiuito

copili

Uberto Boni-ogiimti dn un codice

di

Digiiized By

Google

trare,

ehe

quale, essendo sorla

il

morte

alla

succeduto

Giovanni

consiglio,

nel

ili

anche
de'

allora

Popoli

e'

voce

fosse

gli

Galeazzo, esort un amico

a non credere mai e ridersi ogni qualvolta gli vorr

narrata

tal

"Saluta Nicol di Alessio (scrive

cosa.

Petrarca),

mi tenga

che

fa

raccomandato

sentisse dire ehe

Signore, e se questi

dopo

il

suo

al

morte

la

del signor Giovanni io sono entrato nel luogo suo fra


i

Non

creda.

vi

v'

6 speranza di lucro che

campar

tesse a ci indurre, e vorrei piuttosto

capace,

fossi

non gi perch

limosi!

chierlinnlu

ne

ma

cosiffatto;

servire

perch

de' miei

sembra
il

affrettare

e forse

mio

il

'

la vita

volessi, se

un signore

qui prenderei

Da questo mi

punti provato die

Petrarca fungesse mai nel consiglio di stato di nes;

suno de Visconti, in
a ritenere

clic

lini

CCCXVUII

Mu.dri.ili, et

In Mito

Agli

dello Hiiigriifm

line

Cod. Mudimene:

qunle mino

elle anzi luti"

contrario.

il

porta in

leggo

X.

mi po-

non son buono

di

ritorno.,

poter asserire, che non

di

non

io

consigli

assolutami-riti.- in

da nulla in queste faccende,


motivo ad

ma

che ne rida,

consiglieri di questo Signore, digli

non

[''iuiln

amici

dovrebbe portarci
malcontenti della

hi

slenu

e]

libro e ti ini 11:1111 Pctrarea nel

Sanciti, et.

sui (.iteri /.inni'

XXVIIII

Villi Sestine, et sei Triumnlii

CCCLXXVmi

scripln di

mano

din

si

Cini toni morali, el

ri XII

Capitoli.

Francesco

ili

("t"

Massaioi di Siena. Cominciato n di 11, di Febraio 1458. et

finita

di VI. di

Mano

di ine

unno detto nel Cassarti di Lucignaw

di Cliinnn di opra.
'

Lib. leu.

37

l'or.

(rad.

FracnHHctti.

di

Vnl

s'

avesse a

ijiialilri

mutar-..:

iIi'IIil

mi

intera

di tutto

iii.-l

dilh mia

eitorc

aggiungi'

i-ins,

poco

vita,

sempre

nella

guisa die

iti

rimanessi; la mia libeil, ed io parlroiH; assoluti!


t

Petrarca

ebbe a

mio tempo.,

'

"ohe

asserisce,

nella lettre

ma

molti,

a'

Posteri

il

grado do' prncipi

dall'alto

ritrarre vantaggi

nessuno.

fastidio

Tanto in me fu forte l'amore della mia libert clic


da chiunque di loro avesse nome di avversarla, mi
tenni studiosamente lontano-.

Di questa

libert

egli

non avrebbe potuto van-

se avesse accettato un ufficio

tanti,

ufficio

siglienti:.',

distinti

vanni

iiiii'urta]i:i;.-i:ii'.i

[>:'r.-ii|iaggi

'Iella

nuli-

dopo che

contei,

piantato

U
cipi

tifi

di''

consiglio

il

Inltii

consigliti

il

di

mento

tale ufficio

gli uffici

solenne,
iri

affidatigli

il

Lolt 11,

ma

ll..

le

lo

con-

da' pi
tjin-

quali a

Comune.

Ben

Petrarca.

volta

rispettato,

il

prin-

lo

ono-

tornava loro
famoso, auto-

erano di aolito

di arringare

deputa vanlo

stranieri,

e repubbliche,

'

un nome

di

valersi

ma

Lo pregavano

ambasciai.

il

mi

ria

principe aveva sop-

generale del

sembrer per avventura probabile che

cbiamassero a

revole,

forma.

ailoi'3

Yi-coiili.

destini de' domini vis-

del

ravano e adoperavamo ogni qua]


utile

tome era

tenuto

da un Pandolfo Malatesta,

de' Pepoli,

fianco del Signore reggevano

popolo

ricevere

in

di

pura

un mo-

principi

inviavano oratore a principi

vere trattative politiche e militari

XVI/an.

OigiiizM &y

Google

jxirtanxa

cimi' ora

una

deva

Petrarca

consiglio

il

mal credulo

i-ssi

avrebbe

mai

dir

stato

rli

continua attivit negli

iivrrliljk'i'u

affari,

adatto

accettato

rieliie-

credo

vi

nh

il

il

Petrarca,

un

incarico

tanto

Chi

caso egli

cli in tal

ne l'avrebbe

certo elio Galeazzo

e.

ma

privati),

avrebbe

l'atto

non
anzi

bile a mantenervi.' lo. Tutti Linoni urgcinn uri

dinanzi a un fatto positivo elle diiHoslraJis;'

non

solo
il

possi-

(-L':1[-, !j:.i

il

:j

eoutrariu:

nel regio archivio di stato in Firenze, tu' imbattei per

avventura

ii.i

in

i^iiii rL-uri-zza,

Ho-

Volume

di'l

DaterolinimB

ijU.

mente

lli.

.-<

Disi.

di

OiLiimvr.li

isiiririii:
ii

una

di

lettera

min

il

2.

S.

.*<>s|n-tti>

6.

1858

iiianjriori

me

cosa

iriii-ij

del

lOii-

X.

lessi

dal

i-

la

pure uno lettera

datai

ixiiri'iilii-

l'i-Irurni.

poeta

ra^tmiiidi;.

Bui Jiui.rEiin alenilo,

li,.

flussi;

Luounrdo Heccanuji.

iHlvru volgari: ascritta al


i

Bernab che

dnr

1388,

finco-

qii:ili>lii-

jiuljMinitu

eliarissimo

lun-

uutn.i-

Andrea

di

aver veduto sotto


fin-si;

{t-Iiii
ili

oggi

Mantova)

nome
fusse

il

segretario

sigillo A'

una

trovarsi

nome
i

Irltcrn

nel

del

viscwik'a

regio archivio

Petrarca

in

ufficio,

Ippolito

segretari. Certo che in

Petrarca scrisse parecchio

non dimostrano nemmeno

lettere

doli' accertarlo del

il

la firma

de' Visconti

queste

il

[jotri-blji;

firmato

dove apponevano

ma

sono

consiglio d Stato.

poi

lettore,

eh' egli

lont.-itiii-sl

mi-

III.

PETRARCA
GUERRE TRA GENOVA E VENEZIA.

"Gii
pi-i
il'

lioiTiili

Italia,

inaiii.'

l'altro

-:
i

Impero

t ;i

il

dillo

due popoli pi

!..ve.

i:i

quinci r

i|iiiu:li

Mezzogiorno
vacillante

Kiininiiii,

il -:

pia

liiffin

al

ali"

ni^i. fMi

ni

I'

Italia

li'

due

ii

parve ver la

llcll'

ionici ninnile

Settentrione ed

Ponente

poco non

puro

potenti,

pi .^ilrndidi a>[:i

ginditio aicoiiciaiiicntc

mici

perch cotesto vostro


al

:lcl,ititj:i>.
I'

corrali" alle armi

che

natiiiii

collocati,

Levante,

ni

rivolti, mcstr;,tti-

d'usi

difliitto

ni

coin
tutto

pignora f regina. Cin-

se per avventura F orgoglio di alcune nazioni n lei contrasti


la

signorili

.siili;

impudente the

Uh. XI.

1.

Iena, r.e-vn;a pcialdn

negai' gliela voglia

leti.

8 fam.

V.,]. Ili,

sul

p.

^:ii

giaaimni

laiun

mare., 1

53

!rH d.

del

Frncaa-

86

io

vqjKl.Uirh.'

potenti

pi

(ine

Per questo

all'armi.

reggiato

Greci

spremo

d'

Europa

venivano

dominio avevano guer-

Romani

Siracusani,

Cartaginesi,

e l'impero d'Oun ardito


un nuovo mondo, al-

ora combaltevano Genova Venezia


liente

lotta ristretta al Mediterraneo, finch

italiano

cuni;!

aggiungendo

ili

ghilterra,

(.'antese
l'

ali

antico

di guerra.

La Spagna contro 1* Innon ci fu


mondo, che non ago-

Inghilterra contro alla Francia

nazione veramente grande

al

Invano

gnasse alla signoria del mare.

papa

Alessandro

VI segnava

imaginario confine, invano


d

un olandese osava bandir


1

formulata a giorni

il

fantasia
llu'to

di

un

senno politico

"mare libero,;
duramente che non

la teoria del

meno

nostri

la

sul'iiisinKlu

logica e

la

facesse per l'Adriatico fra Paolo Sarpi, protetto e pro]V|,11I

fatta

tai

fatta

di

Vei

meno cruda

rispetto a

Di

era

dall'esperienza

3
a,

ai

combatteva

doge veneto

le succitate

guerra
al

che

madri entrambe

tolo della

l'altra gelose.

de' se-

un interesse reciproco meglio

la

di

patria erano

arditutti

Pretendev

Oigiiizfid

by

Google

de'

commerci e

incontra valisi ne' viaggi

signorie,

dello

nelle sale de' principi (Ielle nazioni straniere;

ne' porti,

collimila gara

in

vavnns sempre

[ire.iominiu,

di

Tana avevano osato predare


italiani;

in

lai

con l'aloni,

loro

ma

clic

Turchi

Galata

stessa

nella

ori

trami >c

nemmeno

tardi, e

gelosa

GnutauiuiU

-I ^[inniiiiiiiii

iTrer ndia.
lei.

jinri*

miilri

i-I

ii.'iiiiilmi.i.

Aivi-iUitmt,

lli" l'Ili.

mal

sobborgo della

nel

tu lega co' Veneti.

errori,

rispettata

rijiiriiinliu-

.-si,

'

flliwilt
vi-I

trionfante otto-

poteva

tregua

omau/m
lb.

Mri|ili.ris.

iilr.ivi.

V.'iu'li

lllHlllllilH|l|i'

iiiu-r in issi ini i-i a.

il

se pace

i..

chia-

pochi

di

Stick*. 1 Voi.,

p,

130,

Pietrn Bi.aro Senlinati:

ni'i'i'[i!aruin iniiiiiiiriim.

ut ilirluiii

il

quand'era

Berr

qiiiul |".si([

co'

tragittavano

due repub-

Z In kit lem Qtxhkht, de


190 U 207 u Hammcr Voi.
'

es-

miirmio

per

loro

pag.

per

mercanti

vennero a

s'alleava

gli sforzi uniti delle

bastavano pi a ricacciare

Primi" a romper la pace,


marsi una

presto

Genova

combattevano l'imperatori?

iiironolihero

La sventura
via

Tartari della

ivinilil, lirici

pi lardi

Genova

soldo di

al

Bosforo, e
capitali;

bliche

poco,

wi' Tartari,

li'ff;

Turchi;

per

vera

prigioni

far

e
fini-

ir

ili'

ciascuna per proprio cimto. Venezia,

ci>' Ilari lari,

patti

faceva

gii

frali cri

rivali.

la

quando

porti d'Oriento,

rio'

prominenza, tro-

di

fronti; g' inviai

di

aveva loro insegnato una volta


sere signori

i|lli

il.-

r, 'iti ,1

ni

luvnlii.. iiii|icnjrjiic

mimili in ruminili

!!i'iitii!

.'l-lll-i,

n]>iul

L.Uliri'1-

i'Vii.:a.aruni

.[

i'nl

tulli

mini-

.i* ni; rivi,

m Ninnili

l'ili"..

ll|[l|U|llll

ni|>1uliiii

ri

i.'Sroll'lll-

itimela,

sa
anni, furono
; 1

1_-

Genovesi,

navigli

l :

VL'iioti,

allora la pace

pestilenza,

che

lando ia

vera

iti-aggio,

comprendere
armi.

involvcsse

ma

che

in

armi

governo

saprebbero

mano

simi in

scampate
narono

al

a'

Ma

nemici.

con

Erano
inteso

il

cosa, e riavuti

cose in tale

stato,

tanta

di

il

di

con

due

moltis-

colle

('.-,

soli

Fu
mari

prigionieri

periglio si misero a correre

le

rinnovarsi

ne'

Genovesi

quattro navi,

Genovesi

alti-fila -pi'llaino- di linai seonlil

^echeggiando ogni

farsela

pe' Veneziani,

salvatisi

ne perdettero, lasciando bottino

facesse

addivenire.

forza

fu

fortunato

luogo detto Cariato

temerario ardimento

legato:

Genova,

per questi

tempo

stesso

ori

dissimual

di

privati

nello

iliniegata,

all'

commiscro

il

fingesse rei solo

incontro

primo

Negroponte,

lraiasvaim

i.

immiseriti da una terribile

do' fatti

soddisfazione

chiedessi!

coli'

portata

non

accuse

nelle
ilrll'

a Gaffa in

incontratisi

rivivano soqus. st r;it

li

Veneziani

pero mandarono a Genova ambaraal

a chiedei- conto dell'oltraggio ricevuto;

galee

mari, ritor-

im vndiamiu

prigionieri rifecero

quando

guerra,

il

Petrarca

profondamente

'
Aiii>,-i-|.iii.'
1

JB74,

MDNXSIX

p.

744.

Francesco Vsrdiiolti, Di

Folti

Vaut. In Viaieli

aso.

Si gdiiii.i h- Slori,,

a del

Romani li, Tomo

ili

V.-iinan

tiri

Cnppi-lli-lli, Voi. IV,

111.

Digiiized by

Google

Era alloro doge


stirpe illustre, gi

gado.

Non aveva

tre

che

c'

tempi

straordiniiria.

"Fra Unto passioni

fallano

stessere,

Pelrnri

uri

Desiderava opti

inni.

dolo, rlie fu podest di Trieste

appena nel 1341 e pei

nel

un giovane triestino

ingegno, oredevi, pult-r

iiinisin.in.

ili

In-Uii

un incontro affettuoso Ini

ze
nini
il

del

nutro

dhmmrn

Me

viaggio

di'

i.'

Cupo

degnissime, no

<i'

elle

1350.

Petrarca e Mure Dandole sul piaz-

viirrrliln'.

venir pivssn

il!

il

S. Giulio. Per.',

ijni'lln

K.kitltii

un

:i

Istrin

regmi

Ini

a
nini

loti.

3.

In

essa

in

ilei
il

Viuir/ia.

Trieste

libro delle Senili

l'etrarra invitando
l;Il

"dove

dnliiwiin.i

\>rn\

per

tempra

pni-i-

letlcre
di

di

clima.,.

di soli trentasei anni fu elutru dune, [alita tra

che Spirava
Il

sua

concittadim la

Beuintendi, amici, dei doge

fiducia

la

fedele

visse, e

sua

la

sapienza.

precoce

mentre

dopo

anche

panegirista di Ini

morte, tesseva

questo splendido e affelturnso elogio dui Dandolo,

^Rieplende
gegno une

tonta

in lui

i-cW-e* innalzato a

tanta

ignora a reggere

private

sommi

in

le

conoscenza del

il

distinse

saegli

A'

diritto,

sorti

diresti nato per essa. Nelle guerra

in

molte

combattute

battaglie

suoi tempi. In pace, te di difillo pubblico


il

d* in-

e le pubbliche cose.

la

la gloria dell'armi; questi,

altri

men-

una, a tutto, versatile tanto, che a qualun-

que cosa s'accinga


invitto, si

miserabile

Arte nessuna

fortuna.

onori, altri innalz

l'eloquenza,

altri

ingegno

animo

virt d'

qualunque luogo anche

in

consultassi peritissimo, nel perorare una

a'

privato

causa, per

meravigliosa incredibile facondia, e bq lentissimo. Tanto,

ri
oliti'

di
li

nvt'usi;

Aqnilcia.,
rtu
I'

ila

Coti

umilili

umiri'

ili

visi In

dei Pelrarra

-il.il-,

inni v,il

il

li'tmra

i)5|>itiiri'

hi!
--"li

Petrarca,
nulli
il

min

|-rnndo

uni

v.Jiiln

Trinilo

ili

u in

pocln.
ne]
In

Tinnivo:

del

n.inuriru

(im'i

ni

Andr Dnndolo

di- Triesti-

ii^ni

muil.i In

34) u enei,

i-v'lm

-ini.

ri!

impon13S;,

OigiiizM

t>y

Google

che

cosi

di

la fetta

ma

finch viva,

grande eloquenza non solo

fatica

pu stancar

vncere l'animo; di cibo e di vivande pi

non

ha tempo certo

di

veglia

per dir tutto in brave, in

rulilwro,

dai

scudi r dp

virtiiusi,

vostri

corpi

sondi

.uclle

vi

coprirei
sulle

abbon-

splendida

uU-emilo

Imi, e iuse^uiri-hlieni

di

altri liberale,

et che pi

nvi'eliln;

]wrti

che pareo,

sonno, ne

di

giorno ne la notte. Per se modesto, cogli

davano d'uotnim

fiorir

monumento .li eterna


le sue membra o

pi ancora avr

Nessuna

gloria.

il

hmh

flutti!

di^li
i

l'ug-

genti nemici, con voi c per voi parati n vivere, a morire, a

combattere od n trionfare.,"

ili.]

(Jtl<-*u>

Tnmn Xtl
Lil,.

pus. 61.

"Ne
di

XI.

si

li>j;s>:

iieH'i>n K iii:ile

rw-rotlii Mllraloriann

leti.

8 /<m.

irmi,

del

in nitrii lettera (Ili del lih.

voler creder giammai

su] va V,.jn'Kn:
.'

elogio
ilulla

irli."

ipieslii

elle
.

*i;

parli!

ili

neccMlti die reggasi o <aJn.

ilo'

tal

K.

imi
/.

alla

]i!ij!.

IO

.Vcr^lwm.

Krrae>etli, Voi. UE,


ni Dandoloi

XVIII) scrive

[ialiti

rim

]ierisi.c. resili r

ila,

i-

mi

|ioIism-

tulio li parie

32

"Dovr
sentire

Italiani

l'immenso dotoie onde

io lacerti

;idiini|iii-

Ri sponde mi

ed

sali:

diurni rivolti

allo

Oli

onde

l'ama

elio

uni

tiranni

dove
al

membra

doge

stesso,

i c

non

si
l'

pos-

menaun

in

tiranni

dell' Italia lor

tenta

del-

In

madre

ferirlo

li

Culi allusione forse noti

lutto ingenua lo mette in guardia

"dio giovane ancora, per

ii:]po?.-iiHlc

narra invece lo

[Unii

belle

ni

vecchi, era venuto tra


i

non

a parte del loro l'urure per la-

le

conosci; va pi debole.

lo

stringessero

si

dei

dell' uccidenti:,

gli altri

rivolge

ni

l'amore fraterno,

de' patenti e de' figliuoli,

gli

Oriente chiamarono

Poi

il

vantiir

tutto libere

al

le piit incerti nmieiiic, e

corpo sulo Veneziani e (lenoveni,

l'

dovrebbero,

la

che enine all'uno, cosi parlo


meglio non uni, elio spento il

dico

ipirmtu

di quelle ire,

carit

bile

invili tn rnaii.'

mai speranza d'aiuto


intasi tosse poco il

hi,

che vniei-ai

slrasn rimedio, essersi appigliati gli avver-

replicando

io

callo noi

fui

d'haliaiii

jiiii

Italia

li^li

stranieri dilaniati ad aiutami

gli

^ll'allro di mi.

sono e

tpial

alla iiilelicisshna

stilli

venivano paro

germe

mina

.1

soccorso di barbari re?

pu limano ir
vederi: a'

d'Aragona rcecnfeiainto

alleanza da voi col re

dell'

c'intiMItn
il

de' giovani,

lui

gravit e assennatezza de'

vecchi al

primo

mentir coitipasFrione

Gli

poeto,,.

(11-!)'

ingegno

del

doge, "amantissimo degli studi, che ben intende quanto

poco
dogli

accordino fra loro

s'

quiete

delle
le

-A
siglio,
l'

Muse.,

io

armi e

strepito dell'

tenia intimorirlo

la

i'ap;.n\-ie ni ali-

funeste co ni tenenze d'ogni guerra:


te

ebe (!] .Sciano -iodi principi

a te esser dovuta

inliunb. Sappi elle

In

deliri

i.-.ipo

d'orai con-

prima parte della gloria


ie|inl,ti!i.a

etti

11,

del-

euro meriterai.

Digitizefl

bf

Google

sp quando ci aia
nome la connine

necessario, prezzo ancora del tun


s:iKi'^:i

meglio -Inni

([.'inolio,

elle

i-it

tnii[n-i;rrii,

ed

buon

turbe

alle

clic

glorine (Militi ivonoiicndo, a far

piuttosto (incito chi; giovii,

he non ipltilo

elle Jiiiu-iria P:ip

i-iii

eon ai sitarle.

cosi continua,

ammonire e

tra F

supplicare,

il

chiedendo scusa del suo ardire, e puro trovando hvnc


che

d'insegnargli,

tempo
i

forse

pi

avvisato

fatica

quale

al

avrebbe

ma

antico

di

solo

tra

il

perdonasse.

si

compreso ch'egli

scritte mai, stimandole

o infruttuose o superflue, fanno grande onore


ebe sopra

liano,
1'

sempre

ridonare

all'Italia

Cosi pensava,

pubbliche

tutto

si

ci

nioiki,

.jmiil

p.

il

inverno.,

Dirigi

leti,

consigli

Dandolo

il

che

al

urlimi

Minili!, un

stesso

citt

sen-

il

due

re-

rivolgeva

piaceva

Ietter

fuma

non

di
gli

est. orniti

[il. rii|i;,-

tortini

wuwnlis

mi min Te. V.-rmii etiam

citala.

Ma

delle

Petrarca

quella

neacis, gentis tane

mitltisijiu' miti'

ni

Petrarca.

il

probabilmente

"Perveiusls,

non putant,

all'Ita-

una

d'

concordi: che potesse

gloria e l'antica potenza.

sentiva

Forse

rividi.

mente

scrivergli

agiri!

l'antica

cob!

interessi

bene della patria comune,

al

un

in

non determinava

timento

nella

particolari

guardava

altra d' Italia

sperando

ma-

infinite

queste lettere clic un prudente

non avrebbe

Stato

di

Era forse

'

solo

il

politico

spegnere un incendio che

terie alimentavano,

uomo

piii

che osasse scrivere a questo modo,

anche

era

getta

veneto era

non fosse Roma.

che

contemporanei

ma
Un

doge

il

nini

dacia clarani no-

E/mUte ds Rdna Fam. et 1 or. Voi. II


Fracassiti. Le Monnier 1802.

131 liiione canta dal

Anche
per

Dandolo amava pi

il

se

per

sua

la

pace, che la guerra,

la

ma non

Venezia,

d'umiliazioni: conosceva

Amava

pure

egli

le

vuoisi l'osse

primo

il

onore a

tra'

cittadino e

riformare

il

tutto,

grande

il

studi dirgeva a

gli

sapere

adoper

legale

veneto statuto, e dell'erudizione letteraria

valse a donare alla

anzi la prima storia


e'

la

dal vero

pi colti de' suoi tempi in Venezia.

doge avanti

pr della patria,

alla

Malombra,

ottenesse

che

Veneziani

tra'

lui

non andiamo certo lungi

laurea in Padova, e

si

occupazioni

tranquille

discepolo del celebre giureconsulto

annoverandolo

Ma

batinfe-

tanta guerra, lo attendevano o la gloria o l'av-

lice di

vilimento.

della scienza che fruttarono tanto

patria

prezzo

incerta fortuna delle

la

die dalla riuscita o prospera

taglie e sapeva,

pi

compiuta

cittadine.

Gli studi

sua Venezia
glorie

delle

la

avrebbe rinnegati, se avesse potuto crederli sug-

li

geritori

fiacchi

di

consigli,

prima che

letterato

si

sentiva, cittadino.*

illsia

"Il
il

rniu.fu

prillici

rifrtiri-

di:'

((et

Vi' tibiali.

Wiulsm

ili",

Andrea Dandola ilDoge.,

.Votele Mar. Crii.

Morun

Nella prouuionii

mi

tli-.iii-iii,

aflVcliJ,

.nini,
iiatltis

ijii.nl

Ululo

ri

tpiid

(jliiriiiBiii

ricini

nm

-.trulli

l'mnrntiiu fauni

li

lnurRl

1:1

al

|>intTnliliiti*
[ir.

.[insilimi

[.rini'ipuiii

orescil,

V.,1

IVtif.-.Vim.

LQ*r Alu a

al

i.rgn

rJ il.]in,;d:u

-Min-

in "tifila

ni versila,

ili 1 !

l.illil-

Giovanni degli Agni tini

wjli irrinar

^
darri

che

niilli'i'llisw

LO*
grillili

I,

p.

Vili.

Btosw,

il

patri funi-

ri.-upiusmtit.

...Ici-t...

gnauli,

vif-iljii

iii-nniilius

i.t

Unni
.lnni-

intimili-

OigitizM &y

Google

veneravo come

l'uomo

tempo, "mi Cicerone redivivo,,,

rispose

Petrarca che rispettava e

del

pi colto

liei

uomo

grand'

al

lusinghiera e

pi

cortesia

colla

non

calde di sincera animi razione,

parali;

per a di tende re

stesso e

s-

"Ammirare

(scrive

con

rimiiicauiii

patria:

la

dogo) un animo

il

simo, profondit d'alio ingegno,

si

cecelletitis-

raordiuana Iaconi

l tn.

tanto che cosi virile e cosi santa epistola stimava non

puter venire

da un santo petto. Apprezzar

clic

la dolco

pace; ina non

lasciarsi

opprimere da'

Venezia

l'orzar

reaero infesto

la

Mirimi insuilmi
:

.1-

lll'l!

un

..IHHH
i|iiil]|l-

in.

nli-une

li

Genovesi,

(le'

il

clic

Vonun.
(rati-

l.l'l

11

unir
Il

laistu. T.
follili

.-

IH"

[1

],

Il

>

I; 11

!-

-IH;

[nudi

-:.

-icniiii

Cium;

in
-1

I-

ijiiiiiu

.il.

.i'.f

i|iiiuili

<

ibi'

Tnfr-I
lini,/!.

ilo-

in\ti.W,,[ c .,, Voi. Vili, Parte

iler

IL

jll.

-.m-

|H] ir i|l,

ili

p. '.Hi e se.

Viiiinir-si.

nelle " Alihandlu<iru der AiifoiWirn

Atwltuiie

nc-in.-

i'hi.i T.--

|l!|ln.-

l'ili

h"

ih
ilii'

vero stato delle

il

i'[i(:imi^

V. il.T.I

Ili

[.ril:' i|i:ili:i r

VILlr.LlLlll^..

.i'ior.

vnriiiiili

Thomas

"conosciuto

ih.i^i'-'iliir,

,-.f..-

pillili,

Itimi
i-iin

[i.ijiili-.

liefl

iliviniliL.-

]'n .

ingiunti)

Alla guerra

hiiipn'f

i-d

iieijuim

mare, e a se nemiche tutte le nazioni.,

il

finiva con dire che,

inr/m-fwJjm

stolto an/i

larelilie

superili

si.illeiv.t.'i

aueii'cgli

p.

2U

Kg.
1

lumi:
ril
ni]

Scrissi-i"

umilili,
liti'

uc

i;lii:

,i

ruiniir

uVvi-si

[impilili
I.

li il il

alviitii

ountii

roiliri

optili

aumiutem., H.

mi

Script,

ii

in,

il

l.-^yi iv

nllri

T. XII,

CiTtuniim:

Munii. .ri,

i:

C'ottusimi

-i^iiiliiiiiiii.iii:

"Sfii

iiiejitu

liiiinslni filli' nulii-

-ijun

i-iunalaivni

p. 3.

tertn munii].Viri illius

liu-

non

cose,

privo di
tilt

improbo,

cos

da non tsa- co-

senno

Veneziani giustamente ope-

dir suonava

(.-fiutola

una accnsn

sola,

il

alleanze cogli stranieri.

clic

uomo

nessun

credei-e

cos'i

confessare

rmnno.,.

le

pu

pi.rdnl".

copi

stretto

un avvertimento.
Dandolo nulla su replicare:

Ed

era appunto

momento

il

Venezia ne abbisognava maggiormente,

vecchie

le

alleanze riannodava, ne ricercava di nuove, e dappertutto trovava aiuti e

tarono la lega
ijiiali

tutela,

di gran
il

spese di

Corsica a

la

maggiordomo

[ii-rilillnii.

i-I:ii1i1;iiiiiis

l:m,ijui-

e |> li.

W.

affidato

sassi'

mi,

Qllo..l;i

4V. d.-ir .limimi-

liirciii,
si

un

qui

i^|i.'rl.'i|],

o[i!.t, ila

F.j re (,,,',, rie,,

hciI

di

ven-

pi
le

cronista del

ud]

juri.

j,,,,

un-.

nmitliroui, di linoni

leggi:

Frane.

di

tanto

pagava loro

terzi

sua

alla

Genovesi

da'

vi correvano

crediamo

se

se-

il

imperatore usur-

imperatrice madre. Assetati

Venezia per due

guerra;

fortis-

Sardegna,

la

fattosi

balestrato di

della

clic

ricino tese fau-aiur. riun dicenils

(ini;.

Cantacuzeno, de'

ii

primo, unnicissimo de' Genovesi

Aragonesi e Bizantini

volonterosi,

''ili

il

trono del giovane principe

offeso

(Salata, alleati

detta,

Aragona e

aveva motivi particolari d'odio

disputavano

clic gli

condo,

pando

gran cuore accet-

Di

conforti.

re d'

il

disellilo

simo contro Genova:

11,

11'

uriiii.mli-

:.ll:i

Prtrarckot d Simulilo

Crwpinu, 1601.

Joanni C
od.

Vmota

coienl Z/.f

lit

IV, cap.

XXVI,

1721).

Digiiized by

Google

tempo
ili

Veneziani

noi:

ugnarono persino

sii

Intanto
e

Genova decretava: grandi

fecero per tutta la riviera, "e certo

coma nt lamento,

d'andare che

'loppi,

fortuna,

fVimiri-s:

Paganino

capo,

gran

schiatta
il

bandi

volont

vinse

nivun< invano

vincitori.

si

mi

iprn-^Lg'iriti

vet-

esperio

rampollo

valentia,

salpan

cosi

ti" ;it-ini

uomo

Doria,

gran

coraggio,
di

la

ili

simili

galee armate furono

ogni galea,

nijliilmciitv,

guerra,

una

nova

nemiclie.

I*

gente,

di

volontari

pi

sopra

r.

-ai'innii

tovaglie.,
di
d'

the

rimanere.,,'

ili

rt:'--,-m;.-Li]iinttm

popolani, iner-

maniera

ogni

minori,

artefici

duo l'uno dovessero andare all'annata

il

l'aiuto

"certi Turchi.,

eadanti

da

Ge-

mese di luglio 1351 alla cerco delle flotte


Tmvavanlo spasso, afl'roulavaiilt; con incerta
finch la hattaglia del 13 febbraio 1352 pose

line alla guerra.

Petrarca cosi

Il

"E

chi fu mai

'ilivitlLv,

il

il.

indi-

^i^iiiilf

potesse o leggete sfumi rnh-

dementili
"i

ih

(LOltt-,

sul

spi<<'aiT>ni>

forze di tre nazioni

liir

<lrll;i

congiunte,

incielili'

Malleu Villani, Mi. n, eap. 25.

scrinar!

.lln

le

(jiicll.l

(li

Ostro

da Gallipoli

n.'

eha udir

!;i!T.j]](o

ini[.i'lii.i-i-:.iiiio

lettera

Gonovai 3

rizzata al doge di

^t'iii

una

descrive in

la

a'

Mnrin

il

Oanvsni,
l'iili'jHi-m,

ri

In
nuli

Sun lettera
ri

dnn-l>l>i'

eh.,
I'

nnim

.li

il.

in- !.

l-nni

IridiiM-iiirla.,.

ni'

gi

polirono dupli quella

fi

B n'Unta,

li-Ita

ih-

appreso

vinili'

eutro

inni)

poale, di
umilili.

Ire

.pirli'

nazioni

sepnrate

tuna di

il

lil

<-

omniii
il
1

loro

Genova, solo contro

traditori,

rompendo

Solo Uni
1

i-Ili

elle

la

ad

jiiiiti.iidi.

l:u-itli,

'i

'1

gl'Italiani,

ruoi'i:
i

' LiU.
p,

XIV,

lelt.

elisa

cpii'llo

mliln.

ih;

pine

i-nntro

Milli

niiseiir

n;t LHli

E L L

UDII

h?iuL'ii:i;ii''nti'

/<*.

il'

rowFor-

trad.

i-

valore.

il

mercenari

llnlia

solennemente

"
-

Genovesi

vile urli in Un

le

.H3i]

ijlinli

clic

volilo.

il

riunito o

lunghissimo tratto di

dei

tutti

e sai: eri 1:1 re

lodo do' patti n noi

consigli preatoi-o in tempii

muri',

non

por

c noia in faccia ad essa Ih

Dogli stranieri no non mi duolo:


e

il

valorosissimo enmluivimi'iili..

ironie in

fm

distinte:

(ma

armi,

li'

seguente,

cimi

eimiiiinaflti-

nemii'i

Ti.' M-birre si stavano

avvilii

I'

giurali. .Se

roinr.iniiiro

Viilli'in

ini'-i

ni

l'ororehio.^

Fracassoni,

l'i'Ui'li

V.

ni,

un;.

Digitizefl

bf

Google

modo

t'erti
turiii

de' retori

Genovesi,

di-'

esagera

Peti-area

il

ma

vittoria Cu invero,

eliv

vif-

In

san^ni-

nnea tanto che n'ebbero a piangere vinti e vincitori.'

Non volevano
c

quando

lineati

confessili-

f ironico

rispondeva tra

gli

come aveva preso un abbaglio


ilov' eransi

del

Venusiani,

rammen-

trovali

sul

lo

stizzito,

nome

dello

pumi

era

fronte, cos

(li

eli e

stretto

ijuioraiitr

"tosa da non doversene stupire, se talvolta

l'arto;

sbagliano anebe

Lo

sconfina

la

Petrarca, forse incautamente, la

Dandolo confondendo Bosforo ed Ellesponto,

tava al

Stolta

sapientissimi.,''

jj.'Pluvcsi-

nci-iri;

tifili!

Kllit

Ktoriil

-Miil'tii

rlllMM

nona die tram Jnmiriin-s adapt rrinmplnrai, qui superi lue tanultnr et licei

ritmili

alieni
In..'

i-iilitur;

vittoria

alimi

:|

nljlal

et

cimi istmi

-l']f

la

li

i; :

!>ee IV.

15G0.

aerili,

lib.

Il,

qurid in

: 1

hhiii

q..-

11

irinmpln.

de ri

cnusam

D,

(ILb.

In
viri
:

imj-.i*

recida

amami

lielleielitilin-.

Malti! Villani

die "fu avviluppata c spuria


cap. 60).

Lo

etorico Giusti-

ii.^unnrntlae pagine

ili u p-.llli- -iali

Vieisri:!

Patri Jnutiniani B.
p.

qu.Kl

mimile palma

firmari collegi..

tuiltaslia perivi

l'.ll'jnil

'Ilei

lidi ji.j

amen

iji.ll

tiNsilII

liiijn:-

vid-.:vnr

iriquil

te-1 ini.
ili"

L'i!

ani

ualTa
:i.ii:l.

Ci'lltiei^e-

Pouf. HMara. VenotilB

114.

"Er qiwmvta

ini^iri

hit

l'ulrarLl.l'j

in l'Ili' ila Ima

ila

ucribcos

lim'

tempesta marina.,

ne quiil

rione.
L)ni

liane

inccno, c di questa

come

i:.-i'.itl-

ex perenuii

extiterint,

[lana. Ci-

a. in

:<li,j

pra-di:' ,,i?IT

tiiL'In

iti

Hcllesp.min uns semel vlttos

sic emivi'ris,

ut

ite

Ioni,

queni

niiniiuaiete maiiue-. vinin .lauda e^r, Miene

mi

deicrip-

l'i-ii|iniiliileiii

ii:iiui|iie

ip-i.-

vendetta e di gloria, e credette giunto

Ha

cun-yir.i'li

dopo

di

al

lettera

immischiarsi

[iki^h
[!!)](!

suporiii-f

li

j.i

belle

peto nvcr voi

latta

le

lit

l'nvvo-sariii

priivii rlfl

do^e
seri-

Cessato

il

In

biMllllfi.

esorta alla pace con Venezia,

sollecito..

al

che

altrui,

fatti

siiNimniti' per

ni ri

Coai

tra

prende a parlare d'altro pericolo "che


pensoso c

di

Veneti

co'

tale occasione indirizz

(fama,

di

momento

il

fatto

Carisio.

di

die in

consigli di

aveva

fona-

pace,

la vittoria

La
e

guerra.
lu-llis-

im-

poscia

assai

lo

tiene

timore de' nemici

di

fuori deh! guardatevi dalle discordie che vi minacciano

m
lamenta allo

lifpostp

del

fallii.,

Cini nella Ielle imi

Pedana,

nell' odltloiio

sue

Crispino, p. 480.

la

quinta del lik

XIV

/ut.

OigiiizKi oy

Google

voi, e d'

ambedue

tome

lidi,

ijiu'll'

il

Or

altro

Fortuna

>ol

d'

il

1100,11

liasti

Mirilo

Allude

alla

i;

([Old

vittorios.

dio

vostra

incjto

Ilenia

volili

chi! vidi!

|iiii

li

la
li

non

coititi:

li volgeri'

seguali dilla

lusso,

il

rivolgere

diano

rientrava

olimi

ili

l'i'liio

tral'drarouo, e sopru

si

in. inno

.ICi.'lllllilLllU'

prima

lini-

vi

allbllai'

si

risjx-ttu

l'Ili'

tooi|jo

quando ordinal

istmo mi

l'.lpo

di

d' ito pero,

suo boia plai'Uo avvcaiuliirri

pensioni,

popolo tutto

l'Iallsi

iiuteufu
i!

Ik'ttii

I-i

ili

bellamente do

di inni In citta

l'invidiu.

gioia

ri

mi

osassi! ronza

olii

mure.

furono testimoni. Essi

le vittorie

toni])iC5ii

inuliluiiijlL-

mi grullo vviml;!
era
il

la

superliiii

vostre

lo

[''iuiillLLlTllo

sorli

per

n--i diiita

(Jouova, nel 131:1, prima

imbucarli per Marsiglia.


"

Alludo

alla

villi.rn

ic.uNiNi

Melnria nel 128J, e inoliai ri la lei iti- a

da

minore

su'

ila' (

li

ijiirlln

non
ili

-i

-:i'

I.iijuiiiu noli'

ili,

A mu-

Veneziani, ne] 1291.

Oigiiized by

Google

da

reperti

Insti muli, nella scelta d

linea 5 cercaste
vriaini-nle e

cessarono

acconcio

nimist,

fulse un' altra volta

pagna sua

prosperare

ni

odii

fjli

soli

secondo

clic

Io avvenire. Aulico

e.

Rr|ml,l,li,

(Itila

sgombrate

speliselo, e

si

cicl

uttoncurnto,

n
il

dolce concordia

In

nemici.

me

si

Or

tali

paro,

proverbio che

il

r..

li'

de' cittadini.

gloria alla ittii. cui In

(li

ri-

com-

sereno, torn la pace fra voi, e

jir.ndc/za :

(li

vincere

il

invilir.

1)

giustizia,

In

mirili:,

|i(-i:ii

Imto

un solo che voi fossa

rimedio, e sotto mi ccisifbirto governo che

il

piti

il

le

nubi che lutto avevano cotesto

uioslo

frr-

essendo le cose,
provvedile poioh!

dice:

potes-

si

le cose duo volte. E voi che due volte nel brevi


di una vita la vicenda del bene e del male avete
pronta, sapete inai quali si Gissero le rapinili che dall'inni

sero far

corso

e ni mio randa
tutto

il

la

impossibili'.

lesione,

lubrica fuggevole esser,,


giorc din ne venne

'

Che

Prilli"

fo del

Dogi:

che

dimenticai

IVr cosa espella


la

ninnila

sonila, Ianni

il

la

vera

lelieit,

voi credo al

gi

sapete

voi

e (pianto ma;r-

over se ne avere

piii

golo.vL

1318.
'li

Genina

dal [inpiilo ni ducalo nel

Ai

.Simone lincea li egra, rliiamaln

1339.

Digitala tf

Google

del

iragne Se' popoli

ti

lui

commessi

104

Quel

li;

d'Aragona che s'inframmetteva negli

per

d' Italia, e

immoderate pretese

le

domandava

citori

cr.ulcle,
l'In

lit.-LTtio

l'i.'iijii'va

Ma

pratiche

le

cunsuric ui quel

alili

(a'

affari

Genovesi vin-

tutta la Coreica e parte della Sar-

degna) aveva rese vane

[-:

di

pace di

invi rat u

tri-j

deslini deliri penisnla

Genovesi pur

Cle-

Serali

di

Aragona

euinl'iilteni'o

IL-rica.

non

fecero pace co' Veneti. Sprezzarono Io proposte di paco

papa Innocenzo VI o insistendo

di

non

pontefice

il

loniai'uno a code, e siipurhanieiitu l'ispuscni nlu


del venuto senato alleandoci

che

d'

Veneziani

spinti

siipplifarunu

forze,

Ungi il' ri a,

ne'

mari

di

uniti.'

le

all'

le

d'Ungheria;

re

cui

e- tirimi,

l'imperatore

ri si ri utero

ronsi disperatamente
e Ai'ir^Liiieii,

antichi;

per mare e

alleanze,
terra.

il

re

aruia-

i;

Veneziani

truppe a veiulieai'e l'onta ricevuta

vennero a combattere

Bizanzio,

vesi ne' loro porti e

il

Geno-

patito oltraggio lavarono nella

sanguinosa rotta della Lojera,* che


la

fino a

tutte lo

raccolte

rainjuillasae

pur

gli

(.fl'urte

la

pi tremenda

pi funesta non era mai prima toccata alla superba

'

Latt

ti,

ll>.

XIV

/on.

VoL

111 p.

322

l seg.

mi.

del

Fi.oa.aelti.
"

23 Agosto 1353.

Digiuzed 0/

Google

LOS

de'Gcnon.'S
battaglia?

Se

il

un Genovese, che poi in arcivescovo

la diresse a

sua

citt

natale,

spontanea,

cosi

a Guido Settimo; per


calda,

solo per compiacenza


Pei' lui

sperato,

zione

alle carte,

Late 3

lib.

osato

non

all'

Geiius-tti

aveva

pu

lettera

della

tosi

essere stata licitata

amico.

eraiiu gli Iddi del

predire,

mare. Aveva

affidare

la

predi-

ehe "vincitori nella lotta sarebbero

XVII/on.

Voi. 4. p. 20, ini.

dd Praent

106

Genovesi,, ed ora che

E
il

nemmeno

pente

si

panare

la

fortuna fu loro avversa,

non

questa era simpatia vera,

die

Petrarca

il

scrisse queste parole.

provero rhi legge


a' sinistri

il

presagi di

si

trovava da pochi

mai

potr

seguito della

una dedizione

verso
corte

alla

quandi

nn;i

rim-

tale

fargli

allude

che

lettera,

Genova

ili

Geno-

servilti

Visconti che parteggiava per Genova,

del quale

non

averlo scritto. "Avrebbe dovuto

di

itusso cn- uni pur possibili;

egli

al

signor

cui]

ondili

Milano.

di

Quanti.,

li.

tiisl.i

nuova

(.usi

il

l'.tii.i.

n)

l'in
ni

gi notti',

Ws-H'ii,

le

ni

frmle annunzio parve

Iffiinl.re,

e tutto

ila

a mi'

capi, a pie

tir jiiii i-npi-

mi unii pel

orrore raWirividito. Rimasto alcun pota meditabondo ed

nono

ne' mici

i"ll|]|">
nit;'.

pensieri, stesi

[U.I^'Viini

il

SerVl-.T

la

mnio

il

lUllll.C,

penna:

alla
111

SllrjriU),

di appivstnrc r.msrilazii.iic , .(infililo; r

clic

vasto

)]

ll.Hl|-

ili

n^la

I]

i-c.tipliiitli

Digiiized By

Google

107

nienti'

ilella

ri

cipio

rivendo mi

li

mi pensava,

miopi
lii'iie

il

ine

chi-

guerra

.|ilintB

IT

ii

mi pensava instanti

Fra

vittoria riportala sullo slra-

itila

rinl'rnni'aie

oppmtunii disiwso-

i.1.0

animi seoiilortati nella sventiiia. Sia violi suini

coloni

da prin-

inpL e lin

Si

cmfpuTiir

.1

dappoi

plausi,

feii

[talipivi,

nieni, l'osi mi stesse


Lli

usisieee alle

poter

torti

e seonlitti

iiigmrif dei In netmeii Fortumi.

Chi accusa

le

l'atto

tempo

attillassero

inf..

nliu di

1'

CbnMCM,.

poma,

del

ljuc.'

elle

il

Maini, .Ila.

I.

ili

Ini.

:.

in

(mulini iaj

l'iticeli na,

agenti

l'etrarea dente

dal!
villi

rj

ri.

che

mi:

lli.ll

ili

t:lv.

i.-t

11,

.:

pili,

11

.tu

ano

vin-

umilio

stalo

espiler

un

essere

mun;

iniilln

specialmente

eli'

noi.

porre, in

ili

nella

Pluteo !H>

polrellie

eia-

uao

335]

(eoi.

deseiillo

unti iti e.

ilei

hiarrarin .Wrinra

llinvauiii,

r i

Viscoiili

Azioni

1'

milanese,

l'illaiiiiin

e
ei

l'i il

Iniiretuiann,

(leguleni). ..incerti, venire nell' t.rilitiinv


ili.

il

Genova

437. Sii-cu

eoi.

un codice

nreive-eovo

liti!

suo tesoriere

Ini ili lime

11

Manilelln enlramtii

grazia

nella

manteneva

fazioni e le volgessero a suo profitto!'

asserisnino

Giovanni de

pensieri

viveri, e tenen-

tragittassero vettovaglie alla Liguria,

si

stesso

le

Antri

'

litografa

da' suoi domini, sevui-aiuunte

da Tortona, da Alessandria,

Luilifibtia

e nel

oni

lati stretta

de' Visconti, pensi

volere

al

intercettava d'ogni parie

proiliiva che
dalla

Petrarca di aver foggialo

il

pensar,^

seri: al

e"

di

dola da lutti

in

liLLL-i

li-

Ltrniiili

lv

|.i .11111 .-,

i.ii:iM|._

il.

resa di

Genova per

:l

riun

.Li.ui.-

appunto

ili.H'.W.ari.,

negoziatori

(,..1. ::i7)

precipui

dl

della

tonimi

[a.

1353). Al conirorio

umanit

olla

di

(Ho vanni Vincolili, che mal nu

wiiviiin!

incollo a Messer Francesco.

Alla corte viscontea


iliiTu

in

i-li

vaiuaL'gio

a' soli

Domali co

d'un

processo
volino,

ni

ubarono

uYI

>I

.1:1

Livi
ornili

diviso,
IllLlk

m.-iri

n'

(.limoli,

.ill.iJI.;

il

Irast.'i

prilli.!

[n-iisicro,

Storia

rli

Omea

volere.
lilli-vu

p.

bat-

il.

don,-

iippinenevii

Lii

alili

il.,

|':iim

.mi

diil

Lini. .li

...

ritim-

svivbllirra

I"

ili.

in

Milli
ili

d' iu lemure

eli,:
i

P^rthO

Arrigo

il

|>lebe irritata

uorio.'gio

inip^rs-.Ljil,-

VULL-I

l^ii^ii

risorte

mudo

fu

Itliilirdliui

il

|1||

lenijii

ln-lliir-ein:

periglio

Non

scoperta.

ullu

ijll;.!u: ii^li,

consiglio

ili-'

-Jli.

tante

ili

nelle

e ghiU-llini

guelfi

XV, die

secolo

inmuinujtiii.

fuG-gilivii

i,]i]...iivviirin

i-i

l|ll...-:

c;ei:i|ijo

ii^^jl:

signori

ile'

tallio

Rossetti, 1 .ira delta Peirnrcliescn rdeilina,

T Alghero si

a questui

portavano
1

le fazioni

sovrastai'

al

un codice corretiisHino

Tl'IL

stanco

|iu[i'jlu

il

nobili, capitani

quando vide

jKirsinu

I'

Visoiltli

lIl'I

l'erario esausto ucr tante guerre che

taglie,

in

serbava ancora

Petrarca

il

cuin'u : la niente; e Milo quatidu vidi' che tiUIn

il

nava a t'avur

lottu,

(.iti. -Ili

in. .-(] ul.i.


-

J II

U'.l" ilu^

pillili'.

|.L1

1,

iSi

]:-l;;i-

cui de' viveri, suo


(lil

Irisle

e Oli si alio.

340.

DlgitizM &/

Google

pcvano trovare

considera/ ioni

non

storia,

Erano tempi

di

come

la

liana,

egli

ma

sua,

vlptra

Or

iiier.tie

Genova

ina vere.'

Pe-

il

nobile

meno

ita-

avvisando

e imparziale,

era

dimorava.

quali

a'

i.iaMm>,

di

soll'ermava all'oin-

ai

meno

della sua

seppe tenersi libero

scopi ben maggiori che non

principi presso

etiti

murale, di iiltuoiia

un uomo come

ammaliato un' anima gentile

avrebbero

che

Jusinghe

I'

sventura

non rassegnate,

questi, che

i]tti'K!:i

braccia

clic nelle

miil'ucii

i-N'li

alla

<V iirrlini'

fredde,

infelici

pur

pallrosi,'

aneti"

.'illuiM

compassione

calda

dalla

venne
della

scampo fuor

altro

dell' nt'cvL'si'OV),

eri

iiii'SLu

ulivi

in

miI

in. ili

!i

i.il

eaMi

iri

ai

eii'iu.i'utI

lalc,

ili

in

sr>

ri

ili

b'

in

nd

mi

non

dunque din

lira.ii

r.nsepinrsi.

I-a

Difillo

pelisi

In

ej.irin

Tu

parole
ili

l'il'

martiii'i

A
I'

ben
it

dissi

.Su

lilHlllll^iii

cui seui-

invidi emiro al-

quel

i-oiimjJu

fin

dir pillara da

me

a ino sleise,?

purinrisi

ritti

ni'

confutili di qual-Llo-.e
fini:

ijui.l

evenir).

fare,

nnn

quella

reeul.i

tilt consiglili,

i'i

Tirivlttjc

parlar,:.

lo so.

lontana la penna, die

lib.

vani

birri

eloquente

n s ri rei n

dici, prudenti:

villi appigliai,

animi)

ahi Ulti ulo

inayruliri,

veiini-uii

si'i-M'VU,

non

rlis|iri.li

lir;[li

l'

per

l'Ha

ri

virt 7

nnilii.,

niiiien-

Cnnvieu

lell.

XVII fan.
'

Mi.

1.

del

lib.

XX /.,

cos scriveva ilei

1350.

S del

110

quando

Cosi,

corte

Militilo

ili

l'

dedizione

la

venne

genovese

ambasciate

nitrendo

della

alla

citt

al-

l'arcivescovo, e taluno do' consiglieri, forse a desiderio

propose

Visconti,

del

din-orso

<lp;;li

prendendo

la

probabilmente perch

si

rispondesse

Petrarca

al

amba sciatori,

pretesto

ma

del tempo,

d'un

ialin

cuor suo doveva biasimare. Assistetti' per

in

ni

pi

impacciato e

san-buc. trovalo

contraddi/.iunc curi stessi! ne! parlari-

ni
elle

egli

ne scus

se

Peli-arra

il

brevit

al-

l'ultima radunata degli ambasciatori e la descrive egli

Guido Settimo,

stesso a

rhieuui'jnto storico

per

in

una

lettera

che

che

particolari

di

ebbe torto cbi disse

pi. clic

non

non

notizia che

Pareva
jne

Ila

si

il

damili.

]n;ti':)iii:o

comi!

limi

venne

insiemi!

oi-ili,

ipirl

lineili'

ci
si

il

]!:.'

raccolti,

asiirllando

cenno obbediente

io

aveva grandissimo di udire

le,

lib.

lui.

ini

tini

patria,

(lill:i

li

il

ni
iti'

il domrzBi n

scintilla

tratta!", n questi

[natiche

a
il

e l'ari lei

..di u'mi,

iti

assegnati!

fiorii

filmino

slelfi-rii

nessuna

tempi

suoi

rossori- della sofferta disfatta,


1:1

v.mp. irgiava in

alleili

re]

vendetta. Aneli- pei le lunghe

luogo di narrarne per singulti

Or

altro

una volta

lettere del Peti-area

le

ile'

sapesse gi senza di

lor sulla fronte

Inre del

di

storia

racchiude:'!' pei' la

un vero

nessun

cronista racconta cosi minutamente, e dimostra

ed

ti'

porsi

]ier

lo

labbro

Imo

In

e.

il

sessione, e

impose
ili

(.articolali.

all'ubimi!

me

Siglimi-, e

fi'

inlcrte-

turno

grillili

desiderio elle

vera storia del

XVII fam.

Digiiizcd Dy

Google

detto primn

a Bubbictto
(lollil

UHI

jii-L'iiiu,

le,

ili

iciirifiirii

mi n

ch'egli

lungo c

Ji:itrU.

dolni<^:i

ni

Hlt(l"N

dovei

nssni bene,

diiroisn

mesti-"

Strillaci

soli,

l'iinviineliljc

i-i

asme

1'

intelire

prendemmo
i-ondiziime

IH jlOcllO ]l!LlTl]e. M.'pp

im-i^i'UKive
il

il

trattami-nt.

C'ibjiitnim

nude

lll'llll

mi-

Cuitu-

^iiie.-i

rimci-itaviin Li .'udiitlii di-i (lnei Ioni elie eouilliique,

o per

fih, o per imprudenti

lisi' i -i

[i

jiti'litnii

a morir sulla

d:ill:i

croce.

ed

li:i!ra;;li:i.

Mi

del

anche per mala fortuna


.1:11111

di.-perito

ili;

quelli

^umeiilo,

(liiiinuli
11

cui

112

ni

coli'

mi

ini:-.i:

Min

nella

"sui

ili,

ili

per vulere

Hr

[irosi!
ili

il

(lei

In vilt,

or;ni

E[!crai)j;;i,

lo copi;

sacro u

Min dominio

parlo

k'^xrAfi::!

.Iella

venuti]

i-ijli

nor

sommn

Irne

fajifi

il

(ji.'lIi-

Esser

juctf di'

il!

n.

|jop(i!o

ni

mi

cittadini,

torvo

della
:il

iliili/inln-

B'.-ntcstmi

otti-rii-frli
il

more,

wm-

campi,

l^-di

tutte

reruilililica,

l'orto olio naci-o

nome, o fu prima Mi'tuTo,

mila

i|ilchm

ritvhcna. ogni iWrtima, tutte

[irotiiiic
1

le

nd Er-

deliri

i'oiii|iivi ani' ira i[Hc'

Mnil

ne

DigiiizM 0/

Google

riti-imi.

annusi, i ilii

Anuye

clic

Si^llUl-l.'

di
clic

tanta

i,lL:Cell

ll^li

Mitri

lil

ti

coslliiltii

soeuirrerli,

di timi

f^k la spemnsa.

'

Lil).

dette

t"inpo. c ino no ieusiii.

dulia

[lui

hliliro

il'

illl.'lili

MHHII

pili

ii..iii. ( lji

.;ulo

il.-i

se non
Iti

sol

reso

il

^liltiL

mal non mi apposi


per avventura altri

ud' litico divino tutta

dell.-

compreso, osi

olio

i|unlc

,.;

compiessi, me quel

sulla ipiale lulta riposa


vittoria,

il

l|U:Lj]

nienti nitro.

si

pt.prin vi,-!.

ncTli,

>>, minossi,

Di

Testo.

Ini

cln

del Genovesi mestrnssi

mano

jii'ra

stimai ima partila uscita

rispositi

ini

aro. Noti

jrli

in

tillVl'L-

quanto mai potesse dire

ei-iiii,

1'rie.cipe

(alln

nienti

Ini

pi.,-

eccelso a

inayiiiiiiiiiKi

vengn a

Jll'o

porse
la

In

vidi,

a delle cose, o di ioni glande

pnee onorevole purmi

liiltii

a loro aioiira

XVII,

leti.

/trai.

Voi. IV, p. 81,

lenii-

Frneas s e

1 1 i.

che l'airivescovo non mentiva

Genovesi

rimetterli in

di

promettendo

stato e di

felice

aiutarli

ogni suo potere nelle guerre contro Venezia,


str eoi fornire subitamente

l'

angustiata

comune diede

Al

miniti

perclii* annasi- e

conduce a Nizza,
giunge a

rjualsiafii

tissimo

scelta

Visconti,

il

ch's-'

altres

lo

dire

genovese

file

Guglielmo marGenovesi,

uomo

solo per lo splendore de' natali,

pnr apprestandosi
differire

Petrarca,

che

lotta a

la

volle tentare di pace

continuare

per

tempo

Veneziani
l'amicizia

grande sua fama credeva dovesse

ViTnr,

a II

348,

aman-

pnideiitissiina

hi

fu

slessi

ma

per ingegno e prudenza.'

Ma
siderasse

tutti di

genovese,

parole di lode pur

l'arcivescovo, o sinceramente preferisse

il

moderilo

abbondanza,

coli'

fiorellino c guelfo

clic

ile^li

a'

ab-

denaro

strade mah/mici-

li'

contemporanei

Stella,

capitano,

del

non

j;h-<

clic

esaltano

'articolami ente

lece

chese Pallavicino,
assai lodato

non hanno

patri,

acquistata,

e-lj

storico

"l'arcivescovo

la gioia.,

Matteo Villani

colori.'.

doveva odiare

jalec.

uno

che

dire

ricondusse perano

di

di vetto-

prestanza molto

in

cori

dimo-

lo

citt

bondante soccorso di grano e d'ogni genere


vaglie.

cfr.

Siimi

Storia di Ornava. T.
[il

[liti-

Lilin. Fmagth

-un

.tlvlIit.'

aUM.

la

la

guerra,

pace o de-

opportuno,

pi

e a tale ufficio

ricucire

II,

smise

doge e per

col

p.

).U'ij<i

a'

la

Veneziani

315.
ili

iurljM;,,..

Pzuluvicuio. Tuv.

XXVTD.

Digiiized by

Google

suoi

desideri,

che

ufficio

finalmente

Legato

principe

di

porgeva

gli

mia pace tanto

destro di parlare a diritto di


^iata.

il

i.re-hu-iv

Ir

eli,:

vnglii'g-

die esortava

potentissimo

acquistavano ben nln-a mjwi-Nitizs

Venezia non ha

perduto nulla del

suo prestigio. E

alcuno

rimproverarlo

aver accettato

l'rto''o-:i

ad

i',ip;;ivn.;i;t,uvi

altri

non

tari

.-

V e lo qu tu;; ri

lui

Lo
c-!ii;

proposte

non

formulate,

dice egli essi. nelUleU,


io

min pitela delle cose


ni;

li

..-

erano affidate

poesia

ci

le trattative

politiche.'

difatto la sua arringa

emi

inu-llii

di

die non era da lui: nell'ani Nasci' ri n. del Viscon

ufficio
il

potrebbe

ninnn;

nari

IG

un discorso po-

concrete,

de!

itila

lib.

18

niilijia

m' iigiinmi

P o-

bens

firn.

'Eppure

rn-rtii-nli,

di'N'

umico,

l'In-

e.-ixisi'

116

tore dalla rc|>ulililica di Yemv.ia


re

T'nirbi'ria.

il'

ciana,

di-I

nuli

jj<iL'ta,

'ia

ili

il

(iiiusni

mua

ha

vendo

Su ne purla
lavori

altro)

(iiiigii.-ni'

in

dal
n.-lla

inni

ilei

senato

aiielu-

E'etrnttii

un

Ma

'

aiico

Iril

ili

Litri

JuMitu

nostro
che

oj:i

In

l'

esislclliRi

migrili fi,

leatimoniaitu

pubbli-

Visconti.

muto, h'

ristri-ttissimn

ui'l

che

in tinnir del

Itlltrarti dilatili,

se questo
al

dubitare

dell'arringa

Budelli, Bollii uni

sua Sfuri

ili

ultima

ragioni:

vero autore

al

paci- cui

tratlat-n di

|jei'

lcy^e in un codice della Mar-

si

ascrtta a) Petrarca.

B.'iiinreiidi
v'

diiiatm

ini

scrini.

e elio

erroneamente

tlisciiiv-u

Petrarca sia U

i-

tett

nllVr-

che

rincl l'iuiuli.i

Oigiilzed By

Google

17

(love nel

nomi e cose

Itoti in tendi

die non cosa del Petra re: i.

(rwlllllurf

usi

Adiscili in nu.-lra

lii.-i.-nii

tamia.

.X]:]-iiLii li.lih.

il"]]:.

|>rl<>]

ini

i-t

.1

]!

int-ijiil;

..nimi

ut

nii

Jnmuw

ad ipaura accrwif-r.

Oamliih Dm-i

MvniiniflMTir,

.il.

iailii.

I.i

Pilmrchn
|iiii.>i-ni.-

lli

tiniiiiiiauni
liajil."

Basii.

ai)

ij-n- et
iti

oliala

ntini

II,

sulitt

discorse

Il.i.li.'rlln

.li.-

i:ijm:-

pag.

iiuiic

ri-.'l

rvoial

n,i^i-s..|.
9fi!).

uis,

impiT EL a Veniftia

Jnlimitlis

.linilli-nsii

iiuininriam

i;i-ai:i

1581. T.

Ar.'l>gun,

del

Si v:i<[unro aliaci magnifici

aH'i.i-(i'!i;l*.

dominili pi rumi ivi,

fliai-o 11.) riiin-iirdi.illi ialiT

mostrano

mun ivqmrur.: paccm b

Dorumiiiii

Ardii qiia.i:i>]>iuii

(rum quitiun uunqunoi halmil. Ix-llnm,


atililia,

ili

l'aiiteulk-ilii

A'qui
Xil.il

Jnnuani nitro
l'ulte

itnlalii

.-a

(Mnl-

filisi..:

Epi.'l.ilam,
l--i;ilirr

dr.

Inani
(

)p|..

rem rama da

118

innanzi

senato veneto

al

da una

Il

gionamento

Come

Sud

nostri,

liicumiiu

cl

in

1,1-1:1.

ni

'unni

[iiiiinraiii

diil-

queste parole e questo ra-

FUn Un

Il

i,

n dalle

di

l ,.,.,

abbaglianti

lui

nulla

quidcii!

16, del

illn.l

rulli

nini

jiosiul

invili,,

r.'in. gai

mie- imitimi,

ri.

inviti.

i.ij-nt

.]ii:u>

i.rririimis

= n uni

irgli

riclbl.ir

rili unYn-iiiuni. iliiiaiiiirur

iui r..

niliniri.

lilii.lu

>i

inij.iit
r-i

vii;

viri

,.<f-i-;

ijiiip|ic

|iur-

i|>hu

cicuronii.no

rullili

nniirin

ridirci

Eps.:

vinilictc..

QunJ

arcione: In
li:

iii.pv.tc

111,1^11:1

itiilin.

nuli'

iti: tri

un.

milii
inilr-

r,|ui-

uniiiiax

rlnrprt:

XVIII /. E

iipiiiiiiini
..

ne sedurre

parole,

io ni us-ul

inilii-itiic

[in.

riun

primloti?

.11

Ciivr.iniiLi

;i..|':ii:is:i.iii!

qni'l

ci cu ri

vi-l

ii.ilins

ipso

luti.

Fin

al

,,,tW

fossero pure antichi e celebri

autori,

spiriti: i.urus uliscralnn ut uliHlinnli


riescili

nicluons

11.i1

non varrebbe
principili

a Sparta, dovevasi parlar breve davanti

.une* Sena.

iui|ui.

dal

leggono per l'appunto nel discorso die

si

pubblichiamo.

Cos mila

lagna con

si

orecchie turate ad

facondia ciceroniana.

|jn

chiedeva che con animo non ripugnante pia-

cesse loro d' ascoltarlo.

'

iiidiiliLnnit'iite

ohe

ostinati,

la

pavrntniido

J t.es.-i>

le

al tutto

ma nemmeno

sua,

la

egli

l'arringa,

li.ili

dimostrala

ad aprire

"che;

muover animi

e a

dici

lettera del Petrarca stesso,

Andrea Dandolo,
arte,

non pur

.l.ii

prirri 11:1

nuli

tu-

(ingnillire

rlurisptmi

ir olinli'utur

nuli

mu-

119

o dottori dulia chiesa:

classici

bene della

gior

patria

norma,

imita

coscienza

la

provato

tante volle

politico

mag-

il

un

di

seconda e

ut-ila

senno

nell'av-

versa fortuna.

La gran riverenza che

da Carrara

tore di Francesco
del

colto

Fu

Se-

il

quando ambascia-

chiaramente,

apparve

veneto

nato

Petrarca ispirava

al

presenza

alla

venerando consesso da tanta ammirazione, che non

pule proferir parola, e appena

venne
zioni

fatto

Visconti
Invimi!

porgere

di

Signore

'lei

di

intorniata

allo

giorno

il

saluto

il

Padova.

seguente

gli

raccomanda-

le

nome

L'orazione in

del

"So mai

stesso sentimento.

ardentemente ima faconda parola che valesse a

rendere ogni moli- dell'animo suo. ora onesta brama lo

punge pi

mai. Spera soltanto verr in

elle

della sua debolezza

Signore

il

banditore della novella di pace.


volont e
rie'

le

menti non

SnniUL-li- liouiiiin

inferma 1" verit

l'uri...-].

l'i

il

giorni) di
it

ilei

<|ii:il.|,t.i

liv.i, ik,

cilondo

follo,

.-..inn-

.1.1: .il

fetrarc ebbe recital la

ti.--.iin,].

il

.ijjlint

il

rinvili

jiiii'lii

mi

i'.il[iiiii

p.

,|l|

potMfc "Spnrre

soccorso

mondo

al
la

buona

S'invilii

872

t*.

ii.-i,.i,l
il

nini

parla drd

-irli

Vauzia (Voi.

Mli)

111. p.

Cai-nido. Siili 27 K iuiise


li:;liinili.

|,.,.

In

-J

naia,

EVI

in

liqdti

della

che une
ili.;nis:i

ili-I

discorso

pace

il.nkinii
s

il

il
,li

UT

Cndice

pinJi.i.|.

tintinnii,

C.
.-!,.

unw-

CCU.

vede, nulla

-vini..

fili!

p.

.li

ri

M.

liti

;i;.mu Siam.riii <

iliiiii:ill:U.

-ii;

l'Viiili-i'ivii

mli'id.mn inlln
'.lln

ordirmi

IVi.ii.|.--..ii

CXXTOT,

rnldo, Cod.
i-li.-

il

in,
Iti

Ini-,

,li

Ciri uni

'In
I'

n:v>.-u

all' i'ivi-Imi

.Sh.nt

ui-ltii

S'inrllu

l'r^r:ii:..'i.

>Li;iiiir

Il

venne

che

Lo aiuteranno

offuscate da idee preconcette,

Senatori e del doge, ben sapendo che

Ili

fosn

120

cuora

non

finge.

sinceramente

la

novesi

fame

Ma

guerre.

Veneta

della

partecipi tutti

donata Genova

serei a lui

de-

egli

ma

non dubita

vnnli;

che

avvenimento

fu

vuole

pace con

la

chiamalo da' Ge-

non pur

repLilililira,

suoi.

suo

cosa strana, vuol

u,

in

signoria della loro citta,

alla

l'amicizia

sflt't-a

signore di Milano e

Il

puee,

veramente non

chi

ce-

l'

gratisaiino

Veneto senato, ricordevoli; certamente d'aver ofnon passato ancora un anno, all' arcivescovi)

al

ferto,

:am.

alle

illil'in-Li.ili-.

Zini. .un

pi

ili

vinili',

un

da

fultn

.|nanilii

iuv,.Tii-!i;ili-.

l'ili

v.v.^i'

ragione f.

li'

ed

Cittadella,

il

Caroli]

umili

etili'

[ilici

1
,

cil

per

prc le mi cri-,

ili-mici

tulio
lib.

della

con

XIV

lui.

non

hi

Cut

cui

la

[in^'ltla-.-.-

."i

bi

sue armi

in

eirni

avesse a
e col
i

11

ItiUiuin,

ita

silenzio

Il

clic

ilei

egli

ani,

voluto

i'

accomodare
per terra

le

lotti

in

Ott'tlursi

per

aveva mandai ad nBerirle


cai.ii.

eli

antii-lii

riputare nemico

in

Mini hEnli

casa sua,

suo denaro assisteva (unr

ijiiali

datisi a lui,

G. Cappelletti.

assc-

storici

innmio

iti

|iii!.snj!n

fora. iti aliilc.


l'In',

ri'piil.iilicn.

XV,

minori',

essere etnlretln a

OH

Venezia,

eli ielle ri e,

uionir' ec.li colle

il

era uv-

clrarcu

''In'

cronacisti

avrebbe

che

intanto,

ile.
ili

clic

il

villi;,

Vi,].
IV. p. 187) e, Bc si
prova per asserire non scc'iit'i

tanto

autorit di Flaminio

r..[n,l.l,li,-n

mare era onoai divenuta


Li

prima

rrnnanata trivisiimo Andrea

il

quali positivunieute rfo narrano..

Visconti

11

amichevoli
inlii,

clic

ji.-ii^i

-i

la

Ae-of,',

e reputatissimi

niuMuVriiziniH'

morii

Annotto

ITU

Ili"-

fl.i:;

uni, storici!, nulla

altri

vernto. .Milijniiio intanto

Storia

<d'

l'urina vanii

ili

Casa

un sedo

Fawrto. Voi,

IV.

p, -251.

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121

il

soccorso di non piccola

Adesso
tra.

vi ^iiinln.

.'Ile

Signoria

In

aveva

linoni Dille

elie

li

decanta

che

confessi

Si

quanto

la scuola,
Il

la

lincia,

come

pace

che.

Veneti, da nomini

spingesse, alla guerra,,,

l'orazione

mimo

retorica

eli

Le stesse cita/ioni

oggi

ed

non erano

sosl onere

rieordcreliliero

allora tanto fuor di pro-

tempo

luogo

vescovi e persino eont.ni

pare

ili

t-ienovn,

Petrarca parlava ad nomini he quantunque

sapessero

contro

clic

potu'o nrilcr".

avreldie

si

leggono nell'originale

si

posito.

ili

padre,'' di quella

doveva essere runici motivo,

troppo

non poco dedi Genova.

mallevadore

pupillo

il

mio

di

dominio

al

s'nltiv

i-:;li

Vene/.ia

di

fatto gili altra volta

flotta

perch potesse pervenire

naro,

loco

diritti

poni elci, pure erano

sinceramente devoti, e senza dubbio udivano un passo


della IHIiLia e dcll'Kvangelo

moderni.

IriMuicmi-

imi
sii.-.

li.

ili

tra' veneti

![m Morir, Miniti

Archivio

Coni.

li.

(tir.

ile'

l'raH,

Cirri-letti,

' Alludi!

[iciM.lii.-ii.

con altro animo che molti

senatori v'era pur chi apprez-

11

Un p.T nn.-nlNrn

iuliiii

11.

filato).

f|ii,-sM, l'ini icn

uhi Inula M41 filili

direlui

varrelibi-

11

ilare

Matlnn Visconti, dio

lini

i-liinr.

maggior ina: a UHI"

Fu

in biinnn rmoriia

il

o>'

122
illudi

[11.

Morando

Ravcgnani

de'

forlivese,

gran

L'arringa pianine, l'oratore

ma

romperla

di

ciiirar.'ivesi-ovo,

Visconti era troppo ricco

rum

vh-

stuprili,

!'etran;a ottenne
1

Cane

amiti

onorato,

in

irremovibile.

tu

troppo potente,

ir

Genova aggiungeva

zione di

l'i)'

Neri

il

is

repulililiea,

Iti tegolato,

tu

senato veneto che compre ti(lev;i essere giunto

il

tempo

no.,

eauctillutre.

della

segretario

Petrarca e fervidi cultori degli studi.

del

tutti

materia

tanta

ara vigli -irsi

"l'applauso di

tutti,

voto d nessu-

mano

Alleanze preparate di hini'a

Padova

(li

ad umiliare

strinsero con

si

Faenza: solenni

di

Viseonti.

il

IV

Mantova,

Mnjias<ict'ia

supplicandolo
divulgossi

infatti

che l'imperatore scendereolie.

fondati

a'

discorso del

il

il

della Stala, co' marchesi di Ferrara e di

.signori

and all'imperatoli; Carlo

in

venisse
la

fama

istanza della

ail

Italia

il
Il

e la dedi-

doveva

detta lega.

agitare

Petrarca! quel principe ch'egli stesso anni

II

prima aveva chiamato

mente s'approntava a

Tulio
-.lesso)

rlir uni

lii.-.l.-iim..

l'iiri[..1n

vanii

nnetre,
"rett-llie

il.

ali
-Ila

r-fiiii-r

ni

tu

lui-ale

a-'

danni de' Visconti, ora vera-

venire, e contro

indurmi, (rosi

mugliali
ni;ri:

Inni,

-afnrar.-

^H'-ira.

pare,

1..

od

arte,

.l.-lli-

vi.-

..

di

:irmi.

li

r:nl

ilnjff

elupisen, in te

i::n:-l:i

Ivi

|'l

l.'liimii-

li'

al

Visconti che

Immuni
pi

nni

filini!!-

Cicerone

muover animi

a'

pi

orni' in

a\ vi-

crai' io,

l'etiurcn

il

v qni-lln

1rai;or

ri

iinji. .lil

r-.i

quelle

turbini; di idee

notizia, qua]

tale

di-^li

ndii

"ina n ! [Hirnln

potano

entrar
iuttn

Irnppn grande l'eloquenti., inni min avvi rlnnuemm


viti- possa ehi non vuole esser vinto.. Leti. ]C.

ostinati:

le
elle

di ernia, rin-

liti.

XVIII /ni.

fi-ano divenuti suoi patroni

derava nemici d'


gi al

tempo die

Italia.
il

Di

egli

eli'

piti

non

consi-

rpieste alleanze ni buccinarli

Petrarca era ambasciatore a Venezia,

ina allora egli non ne n'era curato gran fatto, pareni

logli

cintiglio pericoloso

da non

tanto

prenderei u

precipizio.

Ci si umilili!-!'

stesso

,!>[!

sclihi-m-

:il

allo

I>!iT](li)!ii)

liisllilliarsi

il

Tenuti'

(l

scopo della mia

ili

non darei errore pi pazzo del nostro,


[lanciarci

E
1'

di'-lriiltori

il'

clic

li'

Italiani essendo'

Italia.'

de' Veneziani, e

dogo) l'ultima volta

gnavi essere partito


veramente

tacerti

"Pure ultima a

'

teit.

16,

si

rivolse

in

allora

vedendo

lasciar

iib.

liliali,

contrario, o

commuovere

nuovamente

al

lettera fiera, piena di rimbrotti e perfino

Indarno avergli parlato di pace


al

lonscr

per l'ultima volta tent ancora di

animo

con

novit (vosi

ri-Iti'

ver Si-tlnitrionc.

L'caiione

XVIII

Venezia,

da

lui,

inutile

mortali e

firn. (rad.

la

ilei

(cosi

Dogi-

mi-

di

Petrarca

il

mesto

vergo-

ed ora dovrebbe
ogni

sua

speranza,

parola.
li

speri*

Friciiiulti.

124

pi sana In mente,
dulia

ai

Tu

maturo

mai.

vinti

ma^L.'ii'i'i

cade

u'i.i

stati

:l<-i:ti

ni

vincitori, cesa
ti

credevi
ni

nii-rraiiila

-lille

linn-fi

inuih

in

l'

Fosti.'

<|ur^|.i

vallai

...

Lil..

XVIII,

Int.

iil

vrti alla

di

e in imi/al
e

Ili

contro

fan.

il li

grilla

alli'

il

Voi.

tl'aver

l|-iivi

|MiMiKM.ir

i-i vi

culli'

quali

S ead

j;c-

sfor-

si

doge, ribattendo

Visconti e in

TV.

iii

avri-Iilirni

richuunarti ci

il

1"

fortuna, o

ijiial ]>ro si

questa lettera

Iole

cusa

sultiunc.,
li

ialino de' mali, spi ve-

^i-iii'l''
li.

rattcnerti

ni cltii

|>ci-

vinti V

di;'

Gemivi. si

ki>

tari-

Liguria, e

il
|.r.

questo ac-

So

^uai.

avven-cMie

inai

aver a

li

iidri>la aUia.-tantfa

in Ir ni

ili-crudia

alla n [nullit

'

non

se

confcssaiv

vogliali'

che ne guadagnaste ? siete

rsfj^-i- n-i

della pace, dp] quale nuli so se


-iiii

consiglio,

il

dall' i/sjn-rii'ii/.a.

non

clic

poveri d'oro e d cittadini, attiraste sul vostro

piii

i/qjo

aliui'im

e vinti, in onla

d'essere
l'atti

pi

ilitvro

raiiinnr,

vincitori

p.

147,

parte

iroiL

del

Visconti

l'

alla

chiamata

siiti

'Se scrivo breve (cosi


emina

prosperi

successi

siamo

accusi

d'

da

i-

colti

non

da

animi!

ambasciata

le

nostra

El-

pace,

fummo

chi

si]n-;:i;i

amicizia,

che ta

dove

paci',

tuoi
al

capo

all'

La

meraviglia

alla

ripuijiiftijtc

onesta risposta unta a

seguente

nostra

nostri)

con

in

atitielii

pccola

condi-

le

di-Ila

vinti

sempre bramammo,

noi

Visconti)

al

Iciupi

Carlo IV.

rli

sul

dica

ci

espressioni.

nelle

testimonio,

specialmente (alludi'ndo
luo^anc-iiS-

Italia

giustizia

In

accumulali

Perch quantunque tu

cliiomo Iridio in

in

doge) mi scusino

il

Provarono

de' tempi.

zioni

dal ciclo.

lesponto, erri nel fatto e

ci

mite ed

la

compagni

c la sus-

abbastanza

pontefice,

chiaro dimostrano l'animo nostro sincero, e non astu-

punto a

tu,

il

trulli

clic

suliliarcaiuuio

ci

tempii consigliavi con

per

testini oniati/.a

pi brutto che

nostra

liberare

a poco a poco

le

la

se

bene

ci

il

l'Italia

libert

che

combattere

con

rammentiamo,

gi

faconda eloquenza. Perche, tn lo


del

tini

Cicerone, nulla

servit, nulla

in 11 licenza,

ap-

s'innestava e

da quell'amante c predicatore di

dovi-csti insieme a noi cercare di

sei,

ogni tua possa come,

.cai

tasti.ii

codesta pace,

riuteitc-c

da quella servii
che

siniulaln.

(aiin.'uti-

tuo

di

v'ha

di

pi detestabile del

discorsi)

rivolgi

piuttosto

contro coloro che ben sanno d' essere cagione di tanti


guai,
e,

affinch
il

egli

stesso

cui giudizio e

(f arcivescovo)

sempre

retto,

non

che giusto
li

sobilli

ne accenda

vai

Il

ove

quel!'

Hiajrmicailil".

secondo

il

.Noi

variai- de'

la faina

quale noi e tutti


a sacrificare

l'

crediamo

noma

'l'unii

assai e

lo

val'ioo

siamo

salva per

la vita.,

sapeva, ed era

t.utt'

la

"eloquentissimo,

saluta

!o

siamo pronti

concittadini

oro Y argento

I*

per ultimo

'clic gi

fatto

tu

filale

consigli,

paco,

alla

con

d'un' altra ma-

ironia manifesta lo piega a scrivergli


teria

verr

ti

tale

umani

gli

disposti

onore della nostra patria, per


nostri

sia

iplalihi!H|i|..- s]il'>-(>

jt'i-i:.
|

tempi

come sempre fummo,


sempre

che

le furie.

iiL'i-voliiimte,

altro

certo poco accetta arriv

die

politi,

qili'sla

risposta

crepacuore per

dopo che il Doge era gi morto di


il
male andamento della guerra con-

tro Genova.

Petrarca n> ebbe notizia dal Beniniendi,

al

Petrarca, e

Il

per nell'Aprile del 1355 non aveva ancora ricevuta


(liiido Settimo in questa forma;
e scriveva
la lettera,

Pnehi
avea

lo

aBBmc:

mie
e

,i

(il

prima ch'e

ma rie se

ti

(X Dominio)

fiLu.i

co:l

[li

r[iiL'l!i'

a lui

di':

diffieili\

onrilutarc e ribattere,
nel dire csi'reitat.i,
:-.lli'

ragioni ed

al

ma

acerbe, vero oU'iin poeti,

lettere,

seppi poi da coloro

che

si

trovatoli

Sognasse di noa potersi n me agguagliar nello

ir-,'

e-

urte

oiut-

l'Illl

Imoa parlatore
uno truieva

Liratiii-iii
ri filmili

ricevute
afl'ranu.
presenti,

stile;

dandosi

o ni eloi|Lin;if

illC.'ai

irli

Jiiijji-roei-li,

ri m-ll'

vero

1 1

le

lui-uni-

feiLU'11'.''

coni' era e

ma

rivali:

hit e far rimirasti!

'!

()

Digitizefl

by

Google

127
Incero

i-

avvini

binliirr-.il..

mandi!

l'

nllil

cervo]

nitro, elio

sette

In

quelli,

H.

ti.iB.ni

veneta

alla

Ma

od

laguna,

quella pace ehi:

il

pi

rie'

si

sln(;_'i:ii:i

imitil-

fu

questa

ma

malattia

nei

credeva e sopraffatta dui Icrrorr, con

j-iu-

furali l'essoi

i"'

In

tinnii alto lino ri-

risposili,

un messo suo:

tolse

pliel

versaie aspettazione,

ti

nollii

pertanto

l'oii-h

dopo
silfi

srliz.l

tardi per

pili

verit tutti]

In,

-cupi' rio n-

ed anello

P:iri

fondo dclh rosi

nel

che ceda,
il

mosse

miri

il

(rinvilire

im

snvriitc

lini

i'H7ii

ti

momr-

stili-:

llillri

vinto;
flu

dovovu, od assenti io.

ri

scirni

prnmise

n l'ima io vidi

o F afflalo no.

Ini-

(iennvesi che vinta

sommo

ci

ardire nvviri-

Doge Messo, cosa

straordi-

prudenti consigli

ilei

Pe-

trarca noti avevano pollilo ridoni re ali'llaiia. lilialmente addussero le sventitru ecioiotii-j. e pi ancora
la

stanchezza delle due rpubMiche esaliate di armate,

d'uomini

danari.

di

L'Adriatico

Genovesi coma fosse mar


della

repubblica,

Venezia
al

suo

amor

di

disti' ut te

Lib.

tutto

Parenzo

Lesina

da*

Curi ola,

giorno in giorno tremava di vederi! innanzi

Lido

lo

galee

della

invisa

patri, abnegazione, tutto

coreo

arse le terre v assolte

loro,

XIX,

lett.

1)

f,m. Voi.

rivale.

indarno

i,

p.

1K9,

di

Coraggio,
ironie alla

trial,

del

Prii-

lauto elle agli


di

cogliere

tilt

In iioraii /ti VI.

i-

die

siiL'vmi/.n

[urlili

IV apportasse nuova

Iona

Intanto Carlo

Kb una

tenraie. S.
1
ni

iln^i-

rami!

si

ili

(.Hailno^i.,

intuii-;

r|iii:.-1n

chi-

IV

un

Tu

Storia di
]iii.'ii

Il

>im

ma

la

rileva

il

rulli v.

dall' htrti:,-m-

Slor.

lisi.

Sugpnhcini,

ili>'

Cai

ii

rovina

pat

la

]..

a'

ai fe'

era disceso in Italia; ma,

iraniani irnienti!

rinfili.

li

^.ji]'i

fluii;!

ire miai

App. VII,

Gf.rf.Vf.fr

Ji'llii

liuti i

rtmtto. V. IH, p, 180.

V L'insinui

in

iiisi'i.ni

L' Imperatori! tro iliacusn in Ilalin con soli

gnone. (A
iiBa.'rni

disfalla

Ho mimili.

Eppur.'

vumla

hi

a" collegati

Visconti, iliroiiu wriamnitii riprese:


sospirare.

ile-,

p.

ni

Inn'.o
1:1

300

uiiul..

.-rlitln

l'avnlirri,

loro libilo in Avi-

305)

Ji?irC,n

A lolla ragioni'
VM/f He, 18CT,

fitta

11

una tregua

l'uccia

tua tregua fu e

Ben

fu

falla
.

non pace.

para anzi

Saputosi che

lettere.

conti volessero acconsentirglielo


infatti

s'era

mosso

V. IV, p. 259. Li, in-gna lu bmidim


di

Miil;i;hp.

AkMM

Il

iNh-li itiinli.

F-ln. Voi.

II,

p.

.':

Vis-

per alcuni giorni, (ed

Milano

di

dt.lt

ij[.orHfo

i-i-2.

il

l'imperatore

pregati

re) a

lega e

Carlo IV

tra

aveva invitato a se in Mantova,


Petrarca

Venitesi
la

Genova e Vene-

lega

appunto di questa pace che ragiona

Petrarca nelle sue

11

tutto.

.1

quattro mesi tra

ili

aignori di Milano e quindi anco tra

Visconti, ed

10

candii"

PortoJungo

di

finalmente
i

zia

.li

<l:il

O.111

Mur

agli

11

di

m
voci,

nobili

suo Lelio,
jjioi'

le

grandi speranze.. Nella lettura

pi

ni'

miijjji-of

ili

i]iii'ii]^iclii'i/;i

d'onore

della

dava Carlo IV, riduce a


correvano

Non

in

so

la filma,

unii

mentito)

ti

rlii

i-ri'fiii

termini

(i-li''

L
.

i-In-

detto, e tu

s.'lilnri io

i l

pullicaim'iile

T avesti

Lpt1. 3.

liti.

arnif-

voci die

XIX

mol

/-".

Vai,

e lizzilo ri

ijurpla

^orat dopo

IV,

p.

volta

per vero, euer

poco della
a sappia quanto

delle di[di

le

proposito:

tale
iln

tii

diu

liimigliaritii

questi

al

ni' principi,

pav dalla lettera stessa tutta piena

si

mag.

Petrarca che non aveva Insogno di

il

l'ama

cime

nuslraziuii

i'^i-l
iili!iiil

io stato

p;lori:

la

Fra-

159, trad. Ari

Di

.:

:-.'J

Lv

131

seguitando

racconta

gli

He' cordiali

franchi

colloqui avuti coli' imperatore.


ond'

La- glorili

min

filili

cara

lui

In

viiiilii'iniiiii

il

nnn
e

Ed

li-

tre

pili

di
li

rivali.

imi

prineipi.

ilal

con

lo

lascio

lui.

il

InmL-nilii

'li

Visconti,

avesse

Petrarca

il

vennero

finalmente

cui

Ma

di

ciglio,

tiniiiliieiai' .ii-ll:i feien-.i

Sul trono di Milano non

non

cui

un

morto

il

piccolo

car-

curava, apparso
quattro,

gli

il

alti

giorno di sua morte fu giorno

Al Dandolo

pubblico pianto.

coraggioso e assennato,

eri ti-

In

imi l'aiutili di

la

IV

arcivescovo:

salili

il

sol

che

definitiva

mutata ogni cosa!

novembre

(micetti

iiifistessi

io

lille

probabile

assai

l'tipnLblii-lie

rifilava

bonchiello

ni

ma

nace.

dell:!

trattato. Ini]irt.iriili^ nlla self-ime

tiri

pace tra Carlo

alla

pace

alla

lini-

com'era

io

cliiodorh

presenti-

fui

dunque

in

d'oillli l'usii

]iiil

mia Fortuna.

oltrech

pure

parte

por

cottesi'

|ii'it1ii-

ministro

fui

Non

lodi.

esso voliera

(li

ma

]i:kt:i.

mandato

fui

di

nHa mmcl ila ioni?

n>i.r

.tijail.iiiie

Cernire, e In

egli

Non

-verilh.

e.-im-taznni
~.i

mi vuole esser

altri

min mi

]irn'lu"'

ma

"giovane,,

era successo

pril-

Faller

i!

"vecchio, che negli ultimi anni folleggi, almeno rosi

pensava

lui

ili

il

il

trarca),

ma

"perche,
i

Petrarca.

avvenimento non

tragico

ind. Ilei-ente,

vevano addotto.
sdegno,

posteri

bens

certi

mutamenti,

repubblica

il

ignaro

piet

che

somma

terranno

condanna
nelle

lo

il

l'ae

il

e pazzo,,

trovava

condizioni

Faliero aveva voluto

che

Faliero

(aggiungo

stolto
la

aveva lascialo

cagioni

delle

moveva

Io

sventura
lo

ragione della severa

ti

Pee

la

"forse in

antichi;

introdurre

della

Della

pubbliche cose vanno per


ili

reggere prude ritemprili-

Cosi

scriveva

cittadino
l'ultimo

ai

sossopra,

lai'ciaiu

private nostre bisogne.'


la

paco fu

milanese: il primo amicissimo del Peti-area,


buon conoscente e per di pi congiunto a un

discepolo suo.
innalzata

modo

tal
li;

24 sple presto dopo

col

li en intendi,

nomo

23 anni)

gioviLitissiii)!]

al

grande merito,

vire-taiiiCL-lIk'cat.

exBmpln lionim.. Del Reit ptrluw,

Agostini
i,

H,

p.

nelle

334),

me

ft'uSrit

l'Argelaii

tfwso
nella

agii

il

Padre

Scrittori

lUMh. Strip.

OigiiizM &y

Google

mandato quindi ambasciatori!


Anconitani,

de

poi

quando

battere de' lenii


deli/i^vm.-i

iti

sera

H li

di

sempre
eaneei-

'e portati dall'inula

e del fiotto che

lineili'

ibe
i,

la

il

veniva colla sua gondola

al

lee^ic

frange alla barca,

uuttunu' jjassi^K" 11 " su

soavi'inenle,

loro case..

della

far

allo porte del Petrarca,

larido

dotato

(1357),

Ettore for-

sni

1'

dotto,

jrico

alle

a' Iistantini (1.140).

Ungheresi

agli

dt

dr
in

fiere

'

tarda unite

mare ennfatmli

rieniidureva

IV.

PETRARCA ALLA CORTE

Morto
sciuto
gli

l'

Gilli'iiZ/u.

i'

allargare.

consiglio

del

1j!i1:i

L'iill

stabilita

prof.

Siokol

oramai di

sul

Vicariali

ddtc

l'atto,

de'

generale del

alla

ebbe

ai

il

(j(in>i^lii)

rincora

maggior-

l'Ili'

podii.-^inic

.salve

moiiarcliia assoluta,
la

confronti

facile

In

maschera

U isso rtnzi. ino d,

Rumiti: nUunpiilo

* *

1389

Matteo, Ber-

nipoti

.'impili

sederi
comuni,

Oltru ugli scrillor italiani,

kBM WAccadcmia

piil

ossi

liberi

ccwzioni. gi piagavano tutti


clic

II.

arcivescovo Vistomi, con diritto ricono-

per decreto

succedevano nella signoria

nulli)

accordasse mai, balia di'

mente

GALEAZZO

D!

Filma,, Voi.

Irn lo "dhsrr-

XXX.

dolili

del diritto per la stanchezza c


citt
ilnl

it

di

Il

ressa

mutuo

il

EA

da'

di

io

insegne del dominio,

le

quegli titulmnle
precisi)

finito,

i-d

il

veduti) sliutlnre
irli

luisallte,

uni riiievann,

gem.'i-a li nenie

comi

Un

liii-niiln

vecellin

un immessi

a.

pi. poli, di

atn.ini

snidai,,

tiu-qui.
ni

|ioiiv>

eccitarmi

<Jnaiido ln>

dell'ungine

nini tieni evali

aspeltai-niiu.

stoltizia

mi

illuni

ri vultu,

fluitc.

n mi smeurrc fiivulettn
Milani). I.u avresti allora

grill tarai

gli

In

dipeorso,

mi-

min pulirne.

in gli risjuiK{
il

il

manuale

lelicc,

lilo ilei

rulcixtii

alenna da iute viene me

mentre

iueertu,

uni

dell'

lieivh.': ripiviiilcMsi

Ini

nuovi

die uou

quelle inezie, li.mcaiidu u niez/.n

giunger

forzi',

compri giureconsulti.

die preaero

niihiinm del volgo, mini il n mine tutta

Ma

livore delle

'Mio proprie

<k' cittadini, per l'ignoranza

tempo

|inen

iiiliiisi

ili

.-.laute

innanzi,

r altro quGHto
illude gli

festa

la

fronti;,

sdegno,

irridale!
pnl'se

ni

allora

fece,

astrologi

tutti

la propria ignori

87

n buon
che
111

s'aveva a credere che diverse fra loro esser

diritto

dovessero

Ir

tinto

liniere

de' tre fratelli.

Sorti

come,

tatti

11

iti'" tri'

fu di fritto altrimenti:

ancora un nano

inni

perdesse min delle

fratelli

passato,

vini;

mini

nitro

un dcceimifi

telile.
il

ili

In

cicali

indnl'ino,

i[iiii!e

il

prospera e

pin

il

pili

considerare

di furio

qui

in vita

clic

-flii]ire

linllii

pi aspettare polevnsi dall'urto siin.,'

Cos

Petrarca:

il

l'astrologo non

si

ma

discorso

il

conosceva. In on

Ma ni ndieoel liana,

liliutri-n

ha per

titolo

ut-i ni

Innensis:

i]

ibi

Mediohmi

t'acta

l'uit

Diminu*

Comincia come di
Vi

conturbatole est..

1 II

Ut,

sovrani e

paR.

latt.

endice

segnato Classe

ili

495499

fa

Cor

con un salimi:
il

1 Stu. Irmi, del

min volta

XXIV

n.i.

inverso

repulliliehe,

porta

il

al

ira'

a'

si

poveri
loda

il

Mnliiiln-ccliiiiiii,

in tol. della

piovvi. inni,

disuma

vi

Frac ni se t ti.

Hisri.mbiio
_':,

nieinn

panegirico del Visconti

umano,

ad ogni maniera di genti:;

leale

Liti.

IjOi ni tardine,

tothts

Laureatimi,

Milito
si

devoto

arcivescovo,

'

il

clic

Mediu-

Archiepiscopi

quasi

mentis. Per Doiiiitinm Fian-

ditti

risann Petra i-cans Poetali]

pietosi),

dal-

t'Iti

orazione

Millesimo 1354 Die

in

Domini

morte

de

rjni

qui obijt die quinta

come

urta

in

"Arringa
Vij

interrotto

codice" della bi-

Nazionale, di Firenze

tira

buona ventura d'imbattermi

la

di

pili t

risposcmi

fiore

liei

potenza

la

empio

prolmi!!"

si

nitri

soventi volli mi

io

liei]

umico

quel]'

nienti.'

citt del

piii nobili

mio Stato che era Bologiin, e poco dopo sul pi


i.le^li

milizie

ricordato.

fine.

ili

storia,

.(.1

e alle

mio sapere ncnaano

abhA ancora a farne menzione.

Oigitizcd D/

Google

138

principe, tanto dolce ne' costumi, tanto


allegro:

ud

clii

shht?
lui,

len

che

propria scuola

ragionamento, che persino irato uva


pio a diritto che di Platone

giorno

il

cadesse dal cielo

il

biamente, tuttoch

ultimo

vita
i'u

nohilissiuio,

che

vivevano

tutti

pace e

in

lauto signore. Per cosi volle


lo

chiam a

paci',

se

non necessarie,
umisoliaiuoci

gnamente

nuo\

po-

un

sotto

Signore Supremo che

il

nostre

nuli' altro

tu'

accogliemmo

la

sopra

tanti

giustizia

che piangerlo preghiamogli

piuttosto

poich fuori delle

parve

resse

puii

si

filosofo

regn

questi

laddove

soltanto,

sua

Pla'oue

di

Chi' infine

soli-.

sommo

cittadini potentissimi e sopra tante terre


poli,

tanto

cortese,

vide mi pi chiara e venerabile fronti'?

(.'lii

pili !.c:i!giiu

ancora
dire di

ei

preghiere quantunque

rimane a

in

fare per lui.

poich

signori,

gramaglie

siccome

de-

morte

del

la

defunto, rosi giostamciirc doliLiaiuo accogliere in alle-

grezza puohlica

niii>vi

altrimenti

principi,

Seneca faremmo lor torto; "Ohe so imo


a consolarne de
fior

amore

Signor

prego, che

et

di'

volti, et

partilo

dir di

la

murlo non

tre

noi

ingiuriosi

lussi tuo

qual cosa concludendo consiglio

lagrime sicno estinte da hora innanzi,

le

queste veste negre siano

linoni

di

Per

vivi.

e tolto

perdita del' uno, duhitarej che

la

del Signore

a'
i:

ei

poste

migliori animi,

da noi ciascuno

et.

giuao,

et

con

elle

con quella fede e con

s'ingegni,

et

s'

appresi

servire quelli che sono rimali Signori.,.

Cos termina
;iiauii;i:ritto

l'

arringa nel

appartiene

alla

fine

codice
del

surriferito.

secolo

XVI

Il

ed

1S9

meno

quindi
trassi

punto

riigli

alieni

meno autorevole

antico e

discorsi tu

discorsi!

ti.-i3i.-i il

pensare

Che

Petrarca.

forse

l'ima quasi

potrebbe

alquanto
il

appunto quella che

ch'egli

E
ri

ri feri

d.

salv

verso

non

discorsi

fine.

la

ir

del

Po-

farebbe

cosa vet-i-iniLe
ntn uecessaria-

d'arai

poco intervallo l'uno

interrompendo

Petrarca

il

ne.

ghe non

ila

si

Bernab,

il

buon punto
che

dall'altro.

l'arringo,

la storia

avrebU-

Petrarca V cou quante lusin-

studiavano di

in

un' apoLc-usi

Macca re zza re

Regina della Scala,


a

originai',

sua brevit e

dalla

forse l'astrologo vide nell'avvenire pi chiaro

Infoio, e

signori

tonila

mino, ed un'altra ancora, inau-

umilio

ilue

tetie.-ie

mi'aiThifra

dedurre

precipitata

duiiio di-ll'arcivcscovo,

miriire tanto affine, a coti

del

la

Petrarca avesse tenuto due orazioni,

iuinrt.ru

gurale del nuovo

ili

questo

cour.etti

scrivete del Petrarca,

l'orazione interrotta dall'astro-

sia poi

si

dall' apparirti

trebbe darsi che

donde

de' codici

l'affinit
i

lnllo

sioue fatta nel cinquecento

logo,

pero

manifesta,

ali ri

ilal

l'attenerlo

alla

loro corti:?

superba scaligera, dona un

la

figlio

questi subito al Petrarca, Io prega

neonato principe levi dal sacro fonto

il

u non fu degna-

zione, se d questo principe che poi chiamassi Marco,

forse oggi nessuno ren-ebbr

del

poeta,

Magai' piHT,

diliTli'

Dru

memoria senza

aurato

Cavaliere

che

aveva

il

genetliaco

appena due

140

sponsali clic la superbia nmturna ruppi;


splendidi,

marito a Isabella

fu

ridurr mai),

pero

si

tanto amare

fe'

sopra v vi vere, e di

sforili

]r:;i;i!-;i.

a pochi

II

polcro a canto allo

pi

altri

il

per duolo

discese

nel

Marco,

questo

scena

piceul.i

uu;t

Petrarca

d'una patera d'oro, dono da

eie

Isabella,

pot,

giorni

sposo.'*

l'i r,-'.

Viscontee,

da

non

a lui morto noi fior dogli anni

nelle naie

por

Federico duca

figlia di

Marito serio (nell'infanzia non fu veduto

Baviera.

di

padrino

se-

cui

la

d'

amore

dono

fece

Lo-

laddove

"piccolo,.,

dovico fratello di Marco ebbe da' padrini

"un

bacile

d'argento sul quale stava una coppa d'oro ripiena


preziose pietre ed

perle,

anella,

sei

Coppe

d'

zibellini.,'

padrini erano

I!

quel di Mantova, e

per

Visconti,

il

il

marchese

gli

gli

al

delle

Gi oli ni

terra

appunto
do' fiumi

porcile forse
gli inni,,

;l

U, Maria

h.
'

1368,

Cri..

.li

il

un

poeta

Genetliaco, o

il

che

gli

saranno

1356.

Fertnr qnod iute Marcus in infamia nnmqiuim

135S,

Dunque

xoto dell'illustre poeta valeva

saerava un carme che

narrava

di Ferrara,

repubblica di Bologna.

la

nome

tali e tanti nomi! E


nuovo principe "Saranno cari

e tanto sfarzo o

giorno

di

di

molti drappi intessuli d'oro, e gran quantit

erintalu,

di

argento

piodo

indorate, od una grande pi delle altre col

Marco

a.

13B8,

]..

214.

a.

Visconti,

si

luggt

n.-t

risii..

Giuli

Cos

ni

a.

1382.

Oigiiized &/

Google

141

Marci):

mente

non

se

fallo,

lia

popolare,

minaccia

ni

Bruto,

figura

Ira .piesti

i;

Giunsi

il

ben

non
ri;

l'

osassero irritare

Tieni

inope ingegno

versi tbc di

ni \X Ai."t'"f>
lieti

liirluni

et

putrine,

Mi re
leste

-.ilici-t

"

''"

Lu

till I

nMitiiH,

Gammi,

inspirimi

ni'

i..w,.',^

ptitrins

Imr

ijiii

ir- In

non

iliCi n'l'-

aiimrr

qui

ulTectn

virili"!'

licei

Fjii-iji

\iiiij..'

virliili*

el

i|im

i^te

III 11!

lilierlulis

murili

csneril,
>it,

li.

rcli-.

vitn|i.-r;il.

iim!c!;;iN- i-crinli.]-, tiimi-ii

t|iii.il

-r mlvi-in;.-. in vitaji.Tiiti.nn- [Jnniiiniiriiin -nuli

fnrsitun

intenti

liil. .in.

.|n:ini|nuin ne.'

rude, zi imi:

e si

doni

viva che

veritnB ibninnrr,

nuiU|UiLin

lllirinti

tno

il

mia candidn feda

piti

Imito

gtomachn metnendo amaroj,

Ornsie.:

[inni!

Ni.-1-iiiiiiL.,

Bu-Meti,
ed.

'

est

srse

ulla

freniti

lri;e:i!ilni.

potente

lontano, nli'unn

ijiiiL.''iuri

n te, la

I.'

me

fu, di

nccomnnd,

t'

u-

exnendil

m'inori;!.

altri

Mi

il

potente padre:*

al

et fugace

Sia [ut ecBHnrmi invidiosa

Cospetto, ah

Moli'

l'In'

cara-

|>i

manco nemmeno Marco

vi

clit

vedi, se

tei

Visconti,

celebro, certo

licione! Hawomandavasi infine

Marra

<picl
|ii

riii.irliilii

leene Illa

pag.

nel

nnilu.

mi

psii, iief

ni.

lini]

:il>

leste

1S8, Voi.

II,

ilei

iintiililiin.l

allo Immillimi

prof.

delle

I"iinsi-]iin-

Mi

AlOTi

Rnasetti.

Oigiltzed by

Google

boraoz, cavaliere, generale, diplomatici), cardinale,


n

un tempo

con molla

glorio, fu di

al pia

favore d'immenso popolo che lo acclamava..

al

Hnrta Ticinesi- mi
m' aveva

ila

ad iiicnntrarlo

leci

altra

ini'

nostra natura

|imva

si

ed

ajtgiimse

ivi

ili-Ila

alle

tanti- elle

Iraiiilit

mille [.elidili .-emine alleluiata.

ojrvii

il'

ili-petto,

spinto.
salute,
i[nel

avvilupparono,

merure

alla

chili

ac.cnall.

resevi.

siwa. vnlerln,

d'.jli

appena

licerli

ai-;;deati

|i(.lvere,

impossibile
anzi a

cavalieri

il

ve-

vidi Mi-

u.i

"celli

riarso

nella

jela

non potendo alenila cosa vedere ne


mi adoperava per nini oftenderr
otTcso,

il

min man-io

dato ed avute in ricamimi

il

ila

linfe li le

rinvi

altrui e

destriero elie io eavallava, rininsn

senza vista, sdrucciolo co' pie deretani gi dall' orlo

mi preeipizin

'

io

nn zzo

liei

non esserne

aneli' ei
ili

nel

Or come

polverio,

parola,
|ier

jiille ei

l'u l'altro, od

derci

della

Impennili.'

dalle ninfe e dai eavalli sollevali densissimi glnlii di


elle

li

passaggio

mezzo

"incontrati LbHVi-iveseiivii in

Milano,

ed

Lelt.

6t>

clic

IV.

i;li

era vicino, e n

trad.

gelarono

Fr.cn. ietti, Voi

V.

rii

p.

limine

447.

113

(.iirti.sin.

in

;:lt:

:irl

niiai-ilia

min

dir

vero

all.u-a

|>[-rii-i>k>,

.piando

ver.'

limai

vallo, o ini

Ina

invisibile

ipioH'

era.si

per

(li

amorevole

i|ii:ifi-

il

piios

io sui piedi, piii

giovanetto

liti-,

il

non

se

niam-alii^li

mai

di

lui

ine

siiti.

ili

i.vidnto

di

perch lo curassi, roto

friii

il

.lare

:!

non dal
trattassi

(lei l'a-

ohe dalla min

menile

avvicinati), e
servi,

ila

fondo,

ni'l

31

all'

ejrli

l.'jrcnii

non

collii

jrral

iti

.ciuri

l'osse

pi-'ei-

ma

Imiti.

indietro,

isfimo tutta

la

vita

lodfirlu. ik-m.7.o offriva

podagra:

una lettoni' a Tomaso

dalla

elio

il

Petrarca

in

Dino del Garbo medico a suoi

da

piii

pollatili: n gi solo ne

norpo, per guisa

mollili

si

d'ini salto l'estremo

-ebliene ipiest' nonio uraudissiuio. (scrivo

Iato

che

oieccllie

hello e spacciato.

pei'

poefa a Galuay./o

Tiai-lii

assai di

1101110,

.'rami avvisi,

chi'
li-

appena ulular

terni

siccome dove;.,

per me, o mi poteva tenere

visti, ini

('li.''

cinnamlii .rendevano

sii"

valli.,

ritto

ripa,

IO

altrui
(li

spuntare

niiitiiln. ..](> e salvi, i,n:t:ai

r|iiclln

li.

nulla

ili

grilla

eoiiipresi
ini

dentro un monte di spini

1-niiHttd

Snrie. snliituiiielltr e

inaii;iin'

1". elio
dalli-

piii

soltanto

sdir d" innanzi a

villi

per

Idilli

..I.ir.l

mi live avvisato.

spaventato

intorpidito,

l'oslrcmit inferiori, non

so

144

mi passo, ma
lutto

ipirstd

Etnr

lo

]jur

litio

vista

degli

suo corpo

i)

rl'l

-Ili

niano, Solo egli ^Ululili

|i

l'orto)

prodighi

Lil

d'arcuato,

il

Io ciglia,

ma

tormenti

Cosi

maneggio

nel

InlciTiign ([m'Ili

udrai da loro

sereno

1'

rnstanza,

Peli-area

il

derato,' egli

mollezze, < per colmo

miniato, ed salo

nono

1 n

binimi

non

ma

gli

sfugge dal

laliliro

uomo

nel decantarla

costituii',

che

le

virili

mo-

di Galeazzo

vizi.

esagerate

aggiungevano

ta lelt.

gran-

-evidente, liberale,

non considera che

saranno

osai'erl iasione de' chierici

cfr.

stanno

gli

unii s,,hiuiiu1r sciupio asciutto

Nelle bolle papali e ne' cronisti quelli

Viscontee

'

in

parieniB, ina fan di s bella mostra ad mi tempo

dissimulandone

conti,

mi altro

il"

]iaiu:in::i

dolio armi, o nelle giostro

<

l'iiair

aspetto, inai

dissimo, magnani inu,

I'

K
olio

berillio

li'

che lo dila-

russe

se

Ili

giovnnT ancora dogli anni

vagli della guerra,


fiiviil!i'iosrlir.

impossibili'.

dolori

ijllill

Intini-nti. e it>-.Iiii-c idi astanti

lumi

un

^tiiprlalli

di carni delicatissime, crcechrto fra lo

l'animo

rmn

nstb uni iiIIhhto

ci-ndclinsiini

iinji:is.il.i|r,

straziati! ila

aiuniirzirv

gli

min lido uiiL'uaniinu

soffre

l'gli

mentre standogli attorno uni min


alla

27 t

di

del

iti delta

eerto;

de' guelfi

continuo

t'fe

lo

midoh

troppa
contro
alle

era

Vis-

a litici e
i

nuova materia

non pu

vava

serne

si

a'

aveva tanto cor-

ehi

Visconti, se anche

una veni

ma

noscerli,

che

manto

le

igne' tiranni

che

loro
(es-

Ed

era tanto

crudelt

pi

morte,

facile

rico-

il

nnn coprivano neaneo

loro

ma

governo,

di

di

di-

imparammo
uomini non

cosi pericoloso e tanto abusato di

necessaria ragion

gomento unico

perseguitava

buoni principi e buoni

poterono essere mai.

di quel

li

appena

tariti

aliljorrire;

il

loro malvagit.

inaspriti dalle opposizioni guelfe

e dall'odio de' papi che

vennero pi

osser-

Galeazzo colle

elogi fa quasi complici (ielle

gli

come

tuttora,

pure Bernab e

'

uiaediiarono di tanta infamia, che

Vero che entrambi

ad

manca

questa famiglia
Giulini,

il

crudelt

Pero se nuche

di offese e di vendette.

prestarsi cieca fede

rurcin da sfogare contro


storia di

severissimi

una

spesso avevano ar-

bandi

un

loro

iniquo

del

fratello

capriccio.

Galeazzo non era punto

Bernab-,
eurliylnna,

salvo

che

r [nci:n

migliore

era d'indole

violenta.

matta voglia di edificare

Per

tollerabile,

pili

soddisfare

tormentava

alla

sudditi

pi

sua

d'un

paese intera, prendeva terra, calce, travamenti), operai.

donde pi

garbava, imponeva

gli

questo

capriccio

pompa

esterna

lato

sovrano,

pitturi

per

una

d'

pagare

del doppi.,'

alikijjiiiiM

dalla

ma

perdonano;

edifici

anzi un paese intero,

amara^clic

li'

clic

splendidi

di

torturare Vin uomo,

vadano a male

balzelli

lucrai pi

lavorato,!, e sulle mercedi

non

pe.re.lu'

terra, dolci al

imporre severissime

pa-

pene a chi per

adulatore di

quest.

nemmeno buon

on poteva avere
e

mura

che

proprie

gusto,

nome

portassero

istriifrgeva le saie dal pennello di Giotto

ammirazione

Cominciava
parila

sfuri ur,

|.i

mmi.su.

vi

trll,
si

ili>fi.rri'l.

linfi'iihii-

patitili-,,,

3 cfr.

tu-

pra
El

7,i.l,i;i..

<]iii"

Giulini

n.

Semi

tutti

ili

M>-.ii..

illk-u

(rutti li ni,
ii

l'Anna, L
1835, p. 23!)

1
1

:n-

c.

a.

della

Tifili" Tiimilr...

mi

inijuii Cini

j.i=i.-.-ipin-

\.:mlii;i,-,

col.

ap-

di

pompa

Umilili.

in

L-;ipi-rel,

::i-li

secoli

de' principi

menar

|>rr'fi|>u<'

furiasse

nic
.:

Cosi racconta

di

vezzo

il

Augusti

altrettanti

5 Joshi

uc

allora

in
fii-.i

e)t>-

innreins
.,i:il.u-

408.
1355, p. 403.

DigiliziM bf

Google

vedemmo correggiato il Petrarca, ehe


tome di jtoeta
ili letterato
voleva
i

e.

'

.li

fi
.

Sai,

innilhioil

.inno

DJWo(%k
efr.

<il

'["'il

li-Iir

D.Oislr,

(isf

I.r

h]

-!

W.W

^E

J Man.

fcyifriok. p. 129.
la

leti.

del

Blindai, .A. Itoseetti Vnl.


p.

(.

liti.

II,

XIII,
il

l',

piatola

Hip. ultima,

i.l

ttb, I.

29*.
3 III,'

unita

ritmate Mrfiof.

trmpus

I.

non
c.

tante linnniinn srd tir

viu.ot.ur

col.

in DiTivliilil.il>

iHO.

(.'mi

l'I

A:,iilit.

iltitManaari

I.

Uro

PP>
II]

ti-si'i

sempre

kn>

di

.i

benvenuto
per

se

si

v.l.v. d'op,i
p.v,''~;'

i:iitji:':i'ltlit;ci['in

i)

giani, 'luhito

glielo

pena

la

piv

alti-i

Per

lai

stato

sar

pronti

citavano

desse mai

suoi corti-

egli

stesso di

sfogliare le Decretali.

l'issimn

lunga

il

v,

r'i

ni

lni'nia

le

dita

Mi-dinlaii et Kicnriium
in

i.

Militimi

Snl*o
jirn

il

Mutuimi

la

.l.>

-li

degli

pi magnanimo.''

recava tra

si

Saliceto

liinyiii'riin

studi)

di

lui

penna

ili

il

gran

Giovici

d'oro

BononW don
modini uno il

ne filli il in iitn^isli-nH prpeipuns iilque

ilHai

Visconti,

scrivere

sua famosa

i'f

l'iiirc

hradamentn Me.

Oigiiized By

Google

un
lodava a
al

Augusto defunto,

preghiera

imperatore e

medicina, tsica e

in

giureconsulti

anche

nel

fare

cosi

che

aprire

canonico e

diritto

in

dimandii
di

chiam ad inse-

insigni; per despota

pur

proteggendo

suoi sudditi

viuiver.-iti,

alliv

in

riceliezzir

(r,d-::</:t.o

privilegio

logica, e

medici

bene,

il

proib severamente

studiare

fruttava

gli

de' Pavesi,

ottenni' ricco

si

con istudio completo

universit
civile,

gnarvi

facendo

stesso gli elogi d'una virt principesca, elio

Augnati de' suoi tempi

dignit.
all'

qmist'

cielo

tempo

dagli

si

rijeriiainlosi

gli studi,

recassero

punire

ili

suo talento chi vi contraffacesse'


muriti'

irti'i

F.

da'

ulni;i

dimostri) nelle nozze di sua

secondogenito

nello

re

del

Petrarca.' Al proprio

G-Iili'S/zo

ut.

(e

nnsln.ni

aff. renda..

Il

SatiRny.

Pania*

Federico

Vedi

gli

die

al

poi

fu

il

primo duca

il

fanciullo di

t-

Lio-

tavolo

da principi, sedeva

cinque anni)

die interrogalo ehi fosso

II

accedere sub poon.. nnilrn

slatini

dosamento

'l'orini.)

fallo
J

parie IH, Clip. V.

un

con

d'Inghilterra:

il

pi

II.

legge

ai

Storia drl D.'

p;iS-

aveva

liti.

figlio,

era

allora

insegnava,

EhgUnto

m fiora: lui.

Petrarca, lo

Violante

figlia

degli sposi, tra principi, servito

di Milano,

conti.'

le'.U'i'iiti

Di quanti onori circondasse

da' posteri.

por

I'

nelT

A z ari n

nd Hrdio E.

fi.'

ricorda

Au.inle..

j;i

e lamenta,

Univa*

Medinhnenees

Uiotini

a.

1368.

di

I.

Vnl.

elio

In

:,rl. iti-io

e. cnt. 40t.
I,

cnp.

Il

XXI,

eletto hnndn

Napoli.
e.

eoi.

73!,

Corin

^iilt

r
h li ospiti.

(n-r

spogliali,

pomposo

3 "l

iLlKJf'U|LJ

''

Litirl
I.

liberali!

T.ii

il'lllll.

afi-LTiw

; ;i|>n rifluii
p.

le

dalli*

(nslrmiiile,
oli'

ohe era per


trndizion di

e per

vuote

veti elidili:'!

Ma

veramente

ridotti
e

principe

ii

esazioni

liiili

estremo,

Galcamo da

natura,

per orgoglio

famiglia,

d'un

tratto

easse e tolta ogni via di riempirle

LllLLlH]

l'anlii

[J

J"

hi

Mitri ina

El

Jll

|>ri'SS

a tiiloaiin

ai

iD.iBlrann

A*ario

c.

col. 40-J.

il

fialtj

Itltli

(.Mulini

ancora.

V.

'.:ILIL

Hill

a.

Delitti!

M.

depauperarli

elff.

1.

Oigiiized &/

Google

mut costume.' La splendida corte


Fiamma aveva descritto per la

i,

alvano

Europa' divenne gretta

marchio

il

(i,'ik'.i//o,

meschina;

a tutto questo mal governo di

<V infamia

suo nome va unito alla pi feroce pena


umano inventasse mai; ben b comprendi;

il

che ingegno

che voglio alludere alla famigerata quaresima.

Eppure presso un
Convien dire che

ne'

tal

uomo dimorava

tempi

debole

fosse

ricco,

mezzo

di

umanit per ogni uomo,

d'

nobile

rola

coraggiosa in

mento

pei'

Vi eccomi!.* tlmrru cnnsuc veruni.

Onatvanei
R.

I.

Tomo XII

S.

'

|ilt

11

i^icii,

r|

... A i

Flemma

1032

11

lui

liihn.i

acR

un-ru :il multi

.1

il

Petrarca.

sentimento

non

nato,

una pa-

o almeno un

la-

probabile che

gli

n.

]..'...

Opucufen

in

Muratori

Inxillua,

ci

i3.'|>,].]].i'i:'.tj;iii ._

coov.nmnlcs
Cini

]-;.. oli

1,1

dell

m.

Bii mondi

dr.

Vi-jjib

muovere

ueiic.oh
|ii.i.-ps.'

la

d<,

col.

'Proplor oda libanttr ludi! ud

(uni co ludcr.:

l'Aiariu, col

|inr<"

Ned

il

scrittori

difesa de' deboli,

loro sventure.'

le

plebeo, povero

quasi

anzi

assai

se cerchiamo indarno ne' pili grandi

l'ini

Bitolrt di

quale

iiifrlicc

per

ili

Li lio,
parlari-

Franali

riguardo

piet d'un
e

il

il

cip. Vili

i'cirurtn

uanliiutl

l'iilrllir.-iid.'ri:

a' Vincolili.

di

"C.'rld

scrive a

Ltlii>

Culmina, pur mulo


iju.il

munii' 1:1

liuviiii.:

.-li

uiviujliil"

ia-2

ammonimenti

Petrarca annoiasi io troppo spus.-o

del

Visconti. Onorato, distinti! da' priiiuipi.

r orecchio del

accarezzato da

tutti,

venuto cieco per


innanzi a

l'otraiTa dovrei'!".

il

mcn

a colori

rarseli

trambusto
(piando

Europa

1'

Germania

ai

pummeute

ili

lei

TI,-.

nulla

|>drnii

1!

S.;
i-

ili

Ir

111

[rumila.

.1

l.

l.rar

allori

E,-

un,, ella

brucia.

ertilo

ia

un

Lio. Ili,
.

tal

mimarsi villano

il

.,||i.-TL.

,li,','Hllil

.'III'

HraTir,.|tiri|llr

assente: tosi

j.nuaialn

il.r

Avalli

supplii

uni.

ku. il
ili-

I,

'.il,,

l.|

potesse!

il

liLiiiia.ja.l,:

li.

Ir'

all'

i!

Ardemmo

uopi.

nasini

pia:!,-

parli

rimar,,:

,1,11.

trsd. dui

come n

imi puri.

A]:|.i :ia

saaagin-

lai

lanln danno, a tu pensai

i-li,.

s'-i.liri:

/ara.

Mainar

vri|.

ili.../.

puoi prai-laiv aiuta

Hi'bballr-

disumana

V-

pauionc,

111

allinda

i'

vi

':'

non

certamente vicino a

.'

limitili

tgli

id.

il

roronn a trovare un rimedia


liliali'

na-lio

I-i

ama.

ma

1/roro,

dir-

vuli^-i,

lina

ctie

Ini

dell' Italia

matrimonio,

ili

amore, e (noia bene

di

scioglie user. Mirri entrambi e pari di et, di affetti

pni ih^li

siliqua,

villaggio

'Ila

eli'

enn

un/zi'

c.-iipi

dr-1

[maira rat uipii-

raliai".
l'altri

pannili:

Francia

peggior partito

connine

rea! et ita, la

quel

in

oppressioni,

sconvolta,

tutta

era

trovavano

una donzello, duiak fede

uiale-

raffigu-

di

andare
di

di-

quali

loro

cura

la

Ma dove

scorribande,

di

drenatala.) non so so proprio in

jniTilo

materni

protettori,

poeta

al

crudi.

guerre,

di

trovando in

de'suoi

delitti

o sapevano giustificar bene

lui

o pur ne lasciavano

fici

riluttarli.

,lcl,al,*it

<<,,-

FrscumUi.

(tv

IVsptrr

il.-

lirllli'lili

Digiirzed by

Google

partenza

desiderio di

signori

questi

che

mi

trionfatori

poteva

volevano

io

trionfale, gloria vivente,

vano

egli

legato

dipi
al

li

non che ricordasse

&

"sappi else pur

romani

il

rispettare da'

piii

msiyliii di stato.

Ira. Mi'jiii't-.
i-ngiimc:

li'

1.'-

n'irai)

l-ilrarq.it, p.

Visri>i:Ii

('.Turili' iI.pui

flpa

li-

aln

.'rni.-n!

ri'rii

le

l'ail

ilr.iii

393,

di'

[ioti:

2.' -din. Il

souilli's

t.-iiiir;

che

Vivev

che per bisogno di

par uVs

niiun

Si.smondi
rrirni-s

iti

aucur, nnin-unrin

parler de un

virili,

rnp.

>am

dee m-le
di'

X,

p.

l'Eu-

214.

Oigiiized &y

Google

151

non andava mai ohe per ispon-

visita a Galeazzo, "a cui

sempre

l'estate,

in

moiri.

ed]:

iK-i

campagna

a' fiori

di trovarsi lontano

tutto a se anche

pesciolini

a'

Milano,

XIX, ku.

Lib.

Della

villa le]

It,

K per

Unterno dcorrono

Novembre e Dicembre 1845,

canonico

il

Lmimia- Ytnto,

Sc-

il 111.

Ili.-!,

|ilnr,in

XXX

I,

Ara de mi ri.

([ili

i-au^i

nljiLi

E:.-

<

jii.-su

nlinlTrii'liM

Limi' mi,

d.^.'iiiLl.

lili...

infiulii

ni-rum.

Mi

-![! 'IC-

li

\"

'

lin.

iti

<

M,<l,;l
ifiil)

|>-

il

Ani. .Minili.-

.-.I.i-i-i

ilii.i-mn

fiij.L

1,11.

li,..

CXUX.

(nifi.

i.

(junrl.i

li:, i.-.f

iri^-.

ini

ii

il

Gi li ni,

metta Eurq,/*

.-..I.

:17!i

10a-

ne]]'

Se pianimi"

1.

n.

Crona

(laasiatense,

rij-.n dalla

gli

Cronun,

juissn S.-KH..T1I.-: -Cwliiwiijuttir

K.

-.1;.

lunule ah
llr,

n,:i.i:ii

i-

t,i

In-

L'iMU'lUvi

mi
uni

ini.-.
l

lliK'

M lidia ni,

sm-

Dai:,:

An-

jni|. In

Ku li .fin

l'riiu-ipin.

il

l'ull Hl

C 'fiLi.'iiliai'
v

Limi- ..In-

l'iicuu-UNi

.|

pHVH'M'i..

M.il:
|.h:

nella

162

[>.

cimili L.nin.

uhi

Inni

Et ni -mi rum

la

disposta

Cenare Cani,

Voi.

credere n Hneidi> Pncinelk) nella aun

fladdi.

essere

ridusse

si

/ara.

Petrarca

1368)

tiri

l'elice

1359 abbandon

nel

Angelo Bellaui

(.

del

uraliani

Il

compia-

uccelli,

della citt.

da' fastidi

in

agli

teneva vicino a S. Ambrogio e

elle

<i

Percorreva

ore.

convento di S. Sempliciano, ov' ebbe casa

al

di

1"

deliziandosi della libera natura,

cendosi intorno

dimora

limici,-

chi-

vicina Certosa, aperta

I:l

per singolare privilegio a tutte

Ini

visse,

suo solitario Lin-

iliHiijKjli

|n!i

per conversare cu' nii.ari

la

nei

villa

the interrompeva soltanto per

terno, tutto agli studi


inliritlciiiifi

1358

Dal

taneo affetto di dovere e cortesia,.'

almeno

Viil.iii-,

iiiui|iil.|i-.

Ai-ud-niiiii

iji,i

Oigiiizfid

by

Google

1SS

modo che

per

popolo

il

1 1

visiti'.

strnjcarc

ottimi

iniiiimciifi

T'unto per
vi-rsale, cirsi

mi

l'uni

s:iLl.Ii!ii

(pei

vi irono

w'i'ic

il

ino

iti

virino:

l'usi

la peate,

di

hi'iii'vnli,

limali

il

iiinin.

fusi

tutto

stimava

"non solo
dalle

fevore dell'un-

il

in ri

llis.-.nsu)

lido

1111'

sogj

;l]

11..11

mi levano

volali

rlll.iil;!

l'ogliiun.i

in

ri

in
cii'i

I]ii|nriwcic iiilinli Olili alle

solimi' ntriitu

e forse

il

ma

-li-sso

dall'aria,

Milano,,.

(Borivo egli stano)

ho ocl.rlli: n- plliv

ogni giorno incrudel


insopportabile

schiTinirr-i

signori,

volasse

lo

siili-

di ,!o,,kMiilari- d'appresso, cum'io non

che

poti.- va
i

i-i^l

se

dir nulla dell,' ]Ku:irnl:ii-i ntiiiciror delle

ili'

jriuiici, lli'lla

Ioni,

lai-crudi

me

cilindrili

limi

Ul,[.|.ii

sismi in.-rllissinnir

elio

ma nemmeno

cittadini,

mura, dalle pareti stesse

l'irlo,

limili

inni |jiH'-

aveva cani, tanto

1"

po:o;-si

dagli

una porticela

per

imporrimi'

drilli-

^iililiraiidu

il

mie, inni
l'i-lil.i

ilIi;..

i-hlicr ajrin

di Tanni

incanna,

a loro
cri

l'i

19S

tempo, allora

vero oracolo d'Europa,' e quest'ora-

il

colo sfruttavano ogni qual volta tornava loro utile.

Come

1353

nel

ni nel corteggio
CcIuiii^lhu
sieme

ili

torio

del

IV a

Cai-In

vedemmo

lo

dell'

-intimile

ma

patria sua Fiorenza,

soltanto

in tutto

nessuno fosse mai; voglio dire


1

Ma

Il

do Frtnp,

ffiU.

scgicurio

Avonniaon
IV

Canti
Alit. I.
I-in.

hnp.,

din

h...|

in

urbe

,-i

miji riad ni.

ulti

iliriimiliu-.

viudas

in-'

il

|,it

zuiluiii

Ki-LlF-r

pin-la-

[iran'H'iilia

jinn-m-nliM.
dnliila

iji

.n

dn

.1

unii

"Uher

il

jinpiilinn

ii-

^rutiis
l'inn-li-

cornatami

;ur (Wf.i'wlf

pag- 51

li legge:

-..huii

di'

urlili

linirt-ari

(|

iiilni.-

ninnili

in
11

fin-

i'hI

It.a

i-Heras
i

lumi

itli-n.ui-

Miigulia

diurni Ini*

rat
inni

,,fili)iiaili

(l'ilyartaK).

.-.itinii|ini--lii|..

miinibn>

Win,.

"Ibi dieta

qua nalus
militili li- ni

Frimti.i-iiiit ju rd-iicliilnni

Inijin-minli
ijni

,a*.) :

(errar uni

Haii nulli- uuljar mitili

ni.i'linii.

Sellili uni

de l'Europi'.

tornirlo

Joaannsa dictai Porta

IMnrj.

Intimi

et

filljlllliv.-ln

dominimi

(U.w rralalur.
'In in

era

An

pidibliniii,

vuruni

alma

ep. XII.

dd urdinlt

(o pmttorto

munii .iinm inumi

liori-m

nuiilim

vil-ilis

fu

il.iit

B. IL, dal prof. C. rlofler.

Cnitin, ili.-

KliuvriliiU-

il

appresso.

mute, des orulcuro vi des pofus.

di'

credesi

l'Yrmtrsco

a pi importante officio fu destinato

Petrarca l'anno

Siam ondi

della

chiaro

lui

Messur

di

nel

detto

il

fiore

il

mondo

il

scgiv-

li

'Trov

lui:

Albur-

cosi

liomaiii.

ile

di

anzi unico, singolare poeta. Pi gl'aride di

Petrarca.,'

l'

dall' tncoru! in-

reduce

Ostiense,

un uomo che non u

Cardinale

incontrai!

arcivescovo Giovanni,

iiiipL'i'.itor

scriveva

cardinale

rilns

panno

ialine eon-

mundi pm-

dieluni

doni.

Oigiiizcd Dy

Google

1B7

Giui/aga,

l;i

iln

Knma

i-iinsriitisse

avtvaii fulto

i^li

tutti!

lo

loro, e

citt

Pavia

'li

simo prozio

rollini

suo ritorno

al

chiuse

(rovai-

porte

lo

di

nuovo Cessili
E quantunque aves-

viaggio del

il

a'

'

da' fratelli Visconti,

pericolo vollero rimediare alla

ntuno credettero meglio che


scelta fu

veramente

e imperali

palli

imprudente che avcvan preso

La

che

concedendo a Giovanni di Monferrato

traditi,

vicariato

quale

ni la

nuche l'Impera-

segreto

una fu^a.

somigliare piulla^to a

aveva

Monfiin'cto,

'li

in

ricordavano d' altronde

lieti

quasi

man-lu'-e

rial

pret rude vasi


tore,

pure

nell'

vendetta
di

lui

il

raris-

imminente
e

precipitata

conciliarlo

Petrarca.

il

politica,

cara all'impera-

tore e di grande onore a Messer Francesco

ma

' onoi-

|>.T

iii.il:-

fi-m

Li!i;ibil:iliii
ijiln.H

tin-i.

riiat,

in

n.iii

tli-

\n->|.l.r

inn-lii

sui-

II

p.

ri.

.-.H

i[iiiil.-iii

fimmi'nil,

i-st

iltii

;n:i.-n
iil(|in-

in-nLi.1^11

;i>

iuli-iili-

::i

408.

siriir-vn

lilla

il

Signnrin din

iij

il

iiriuril'-rii-

Iri'-iij

i-idcm nei- quii ir,

gaudiosa parvenlt dia sditeci Jorio

If^gBIn finrrmlinn

App. TU.

jini-iiii-i.-.

-unir

alveran dodt,

llai.

Li.

jili-rHijlii'

ilii-iiis

l'

pi-iiIii-

XXVI
im|jfm-

ise

faticoso.

Il

per

ladri.

<li

Peti-arca

il

viaggi

de' lunghi

mezzo a

in

Lande

intestato da

pericoli,

e.

masnade

l'esperienza

"aspro e penoso,

viaggio fu

travagli

infiniti

dati e da

sol-

ili

sapeva

lo

volta

altra

fatti:

quantunque addimostrasse sempre molto enrageio in


tutti
frangenti ne' piali ebbe a trovarsi per via. ()s>
i

passare

le

Ardennc malsicure per

assoldali da' principi


pio
ili

discende

tarili

gli

rispettano,

lo

tempra questi

torce

terre,

forte

ima occasione

da' suoi

nuovi paesi. Si lagnava,


alla

sua solitaria vita,

-si

pasceva della speranza

sato,

.si

in

di

Milano, ep-

nemici

sua

Alla

tratto piacevano:

In

lui

dotta

ia

sempre grande; non l'avrebbe

abbastanza

clic-

gremito

P,

il

presentano.

lo

tratto

spinto agli estremi pericolosi


era

briganti

di

capello, anzi amici

di

nuovi uomini.

euriosita dui vedere fu

pure

risale

de' signori

un

onorano,

viaggi

vedova nuove

poi

(Mtl'ii)

galeoni alleati e nemici

pure nessuno
lo

frotte

per conto propria;

liriganti

di

La Condainine,

del

lo strappassi; a

studi

non

vero,

lo

si

ina

accella

(piasi

l'elidergli

correr

lasciasse

e scrive agli amici che mentiti


di

vivere solitario e ripo-

vede costretto a viaggiare

fin

presso

al

mare-

grande apparecchio di cose e strepitoso

Artico,

con

codazzo

di servi,,, quindi

aggiunge

"e dovr andarne a

remoto paese, con fatica a me tanto pi grande, quanta


maggiore era in me il desiderili di starmi in riposo;
clic

ipuiiulo

'

Uh. X.

trattasi

leti.

di

licne

pubblico,

ugni privati,

Sd.

OigiiizM by

Google

159
travaglio tollerare di booti giudo

per

altro

clic

questo

per

dal

conviene.

E non

signore <vh

Liguria

si

mandato a Cesare io vado, con quale utilit


mi manda, e degli affari suoi, salto Dio.,

di

lui

die

20 maggio 13S(i

il

dove
la

ai

attese

rec

(riglii'ti/v

invano
a

11

l'

mise

inipei ntore

Praga."

'>ih:siv,

Al Petrarca Cu
e di

in

viarie per

un mese

Dall'imperatore

di

i-oiilcritn

jir.odc
la

Mima

dignit

di

pochi mesi ne teneva anco

il

Basilea

intero,

ebbe

ie

e di
solite

fifiiisidiT.'iz

mite,

ione.

palatino,

diplnma;' ma

160
,

la

scucir

L'onijiafivii

pronto

ii)crimiiv.
i-rt

i'

Carlo

fui

li

iil

la

sua politica, e

le

Villani) nvi-in!

l'

aveva mano.

ic crisi;

liei

vittoria riportati
ni?l!i:

stj ori

fitte.

Ma non

inattii'iifsiTu.
risi"

(nilli'-roti,

Questo fu nllora

testimonianze de' cronisti lo fanno


"],"

appari IV.

clii-'ivanionr'.-

vi

[tritL'iT

profitti re rellu

e pronto n disinmosiiL'rli

animo fonivi

Matlco

(narra

irupcvailoiv

signori di Milano,

a'

mio vicario messer Astorg'o Marcovaldo vescovo d'Aii^nsta,

uomo

valoroso

"l'[-'K'S>.0

tuli-

li]

arme

l'iinrln

dif SiiiRriMimr

coita
.

in

di

era

di

<:

Lj

...

grandi'

Liil.\.

bri

pi

<ul][vo
clic

anitrl'i.

;l

fl'rm.lLiV

un

Hntijiliri-

Curio IV. Di. un codice simile quello

Ui Vieni,,,,

oli,,

ni

Irovuvn

orili,

1! il, lini,

ni l'unlimi

l'i

zo-'i

b,

per
Iti*

privilegi,

miio:

enmmel leivloli

non quando sopra loro

se

con nuore

sicch,

rit,

liurico de

molto

poraneo

a cui

bene

Lipsia,

Ji

uvev

il

nulli,

li

enpia

il

di

ni

puMilicnrnc

Politi fAmer

Hlnililii

Cnpiliilo

lini

IMerri-icI]
vr.il

Intitolami

Prti'arc-i;

vi.i.d

Nerone

Duomi,
si

lulti-iv

lidi'

tolti!

[ur.i

frrilr.-oi

"i

impc-

e Bug.)

p.

Impura ture
non

una.

lille

dui

pens

pubblic

puri'

Suini,, cun-grvln

Ni'H'Art-liivi
rfljir.u

des Limita Zwcven Privilegiai


VL'id,-r

clic

dell'

Capitmiu loro

Alcuni! ne

1780) dn

di l'ra^i.

cimwrva mi

quel-

contem-

pure

egli

dm

"Mbb Andare Apologia yber

In-rolireuil.

fare, al-

fare

consenso

di

soltanto.

alcuni-

lini

da

limi,; IVawrMrf

Karl der vitrU,

di C'orli! e Stato in Vicinili,

Apologie

potesse

il

nhl.ieiiiremo.

pnrrrrtiir

ili

Wki-iih> Cini 1 liei.:


Ili-mi

(17(o

iis

segreto

in

rio unii inaili fernfnr

istrutto, scrive

per non ktic

Mi!

concedetti' tacitamente

vedesse in i;ran prospe-

mostrasse

iJicssenlioicu, cronista

mercenari molestavano Milano


l'Miirc.

li

'-Le

imperio

dell'

ma

trimenti noi tacesse,


l'impresa. .

vescovo,

la liberta, al

l'ordino suo vicario, e a ci

potili

voli Jlllio

Pel ni ivi,;, ni,

unii

Hai
Gnau.

lima

Anelili, min.

162

da park-

societ

dell' impoi-atun-.,.

per (orsi dalla Toscana dov'ora

Tanto

intrigo

appellava

IHiorra

rarca

1\;1

il

ordini

al

suo sovrano, e gettata

del

Visconti

citati

tobre

(1355).

contro

Esacerbati

mal

ili

l'ra^a.

ila

maschera, aveva
undici d'ot-

gli

fremevano d'ira

coltamente audio

Iromeva

ne

suo

del

clic

passar l'Ap-

pi innanzi degli
la

Visconti

altro cronista

appai-cccliid

suo tribunale por

al

raggiri,

tali

Petrarca

un

tanto

uni rlornn

andato

vescovo Marquardo era

Il

>

vicario, e

politico

il

viaggio riportava

riescilo

parole c onori personali, in altro tempo cari, in quello


forse

s'

fiu-innl

|in-l

limici

in

.\ L [i;ir

vi

li-ri-iili

..Tiiat

il ili.

coni

munii, itiiHb.
1 Oli

PiMnu.
543.

Lnntiaidio,

!i.

III::

in

mini

i..

fi.

7.

l.

il ii

min

in

sncii-tnU'

Voi.

il.Mtotiim wdiiak'

IV

JUi-

'

1] i!

i-x

p.

ili

-i

>

putii-

]>jt

' i

mi
il

ruvrrsu.

irato

'

rLlii[ns

moteBtabuit

juriirn.

.[-..

le

-i

Iviiiiin

(.'rill.-l.ul

iroprrntijris

culli

105.

pndicli-

Re Udori e a i

ili.

fuin-

I.;,m1.iv.-

ili-

libelli)

ripetere

A|iutjin,

in

iiii.lii]iii]|].

dir del

Senza

(Nuli |.nii.

M.

Km..]].

.le

illia

ft.

IIi-inricuB

vcranl

riLiir

v. r-ii-

,pi]il.Li:i

che

vescovo.

di

consensi! im|ii'Kimri>

ililmii

p.

titolo

il

l[lli:

I.m;i.;.i:.;-.i-iIj:-

di'

a Marquardo,

contro

arrogava

i|ln:

e fu scritta una lettera di sfida acerba

sospetti,

insolente

R.

ri-ridi-ns di;

Gtrm.

I.

riviuili-

Voi.

IV,

inchini;

di

questa

nlioi-i'ava.

i.-iii

lettera

render

almeno mollo probabile.


Alle

dopo

ingiurie

lombarde

libelli

(lice

perii

l'adi

non

se

ingiurie,

certa,

e subito

da' propri e dagli estranei, fino a

completa

paiirruiiiosa,

che

novembre 135GJ diede


La battaglia

Visconti.

a'

fu

aspra

rc

l'Azario che vide biancheggiar sui campi

ossa de' molti morti, scriveva che ancora per molto

le

tempo
salv

potranno vedere.''

si

stento

prigione

fu

vita,

la

tro di

prre

lui

il

Vi'aizb

>

i.-i-iii'i

l'Ili

BaG),

Agostino

Dati? pania
itii

|.;ii lii

!:;!]

l'tjiiiii.ci'^-

Jd

l.'.j..

unii

ri:.|n :li.

i.L.li L^i:ili'

ili

senza
3

l'

illesa

fosse

si

mal

npuscnln nppoillo

in

conosceremmo

.m-.;.

i.-.-mvi.

sconfitta e

CicORilii

Front esco N.

nnl. vnli.

l-Ih 1::

La

Emnnoclc

follone da

|i:ill'-

.[i:i -li.

che

tremende minacce che con-

libello

11

fatto

a un anno (nel

l'i

libello di sfida.

ragionano

nvfazionc ni Volgnrizziiini'iilo

Mal'^liil

Marquardo

vescovo

libert,

iti

atto le

in

portava

qnaU lolun

Di

Lantlmv Incitivi

tonti'

Il

il

condotto in Milano, e di

Mariti 1357) rimesso


osato di

i-

con

Casoratc (14

battaglia di

vittoria

Puliti

di''

cosa,

In

rispose

si

armi. Molto fu combattuto e mollo patirono

coli'

le citt
la

min

Alcuni u dubitarono

mi sembrano

ricordati

fu

burnii! da' Vincolili

sfnla

ili

Petrarca.

scritta dal

n,

[t;l

:';it:.>

i-ii,

:'n

-Ir.!

:;!

fosti-

ehi
il.

"

li

|jrk'liim\ tri
|iiii

|.i.:i i:iv

M A. [ili-

111+

Tanno seguente 0357)


e

{nula

piii

vano

Hi

siine.

[jai-ticnIafinttitL-

pomo

laonde

invi n! re di

l'Yanri:!

tardi par Curio

IV,

IDMorle

Italia,

i-

u"

li

rjuvsli

[ilii.l.

1317

licita soraiiinisit

Nel

p.

in

svi 'ninni chi'

di

Pi-:.

mar-

jie-

ii

avergli

n.lopeniaao a ri-

HtiJ.

pi

l'arti sji.i

Avignone n BoppHea
penavano

clii:

1354 accompagn
nurnlM-

Visconti

pace senza

questa vnlin rivici v uttiinnc in premio

Angusta.

1 1

Monferdi tutti

all'era

marchese
di

ptrcliv

noi
li-

Navara

Il

di

munte che

ni

tiri

il

ji.ml i-icc.

e ritorno

punitivi' di vnlcr rnjivri-

sulla UiTiniiiiia.
giti

tra

trattar

Filtnpn.

metterlo in uraicordiii poi

il

risjn'ttd

di discordia

risolvettero

t:rn 1

Bologna, di

di

marchese

il

s'avvidero

renne

\ isconti

Mantova,

di

Genova e

gli alleati

nunzio apostolico,

il

signori

doge

il

Ma

ripresero, e guerra pi estesa

Colli

rieoininriii.

Kstc,

<i'

Pavia,
rato.

cardinal legata,

il

dic-sc

l.Tirv

Carlo
ninni in

ancom
il

boj;-

IV

in

ilili~a

DlltiZ'XI

IJy

Ci

t;:,

giugno

fu fatta (8

pressioni,
di

per

Per

iiLliiiTk.-.

incntr l'aliavo In

[AhiiM

,M

13B8]

il

Friuli, nVI

.-..nr--

dimostrazioni

aiico: a
,

accordo con

ad

riluttava, e
Ini;

final,

impcrat'ive. che sentenzili

all'

iiinrchiise

e Novara fossero n-sttuitc

,i.

guerre, e festeggiata con

d'arme,

iiiart'ln-so

il

Huii's.-u

cedessi; al

(.alea/.zo

tarile

venire

possibile

fu

giuochi

litanie,
1

frioLt

non

grande allegrezza de'

1358) con

popoli infelicissimi

Firmi

Alba

terra di Novi,

la

Visconti.

al

..

ili

Mingimi., Trliric

ItLiS.

Vptrsrca Fu Midi' egli in Udine gol vescovo di

IV

lii.vji

..1

alluni

rilNM.'L'i"

(iuJii

li'

Baraio,

y.ihuln
iivevn in

eli,-

il

Udine

lv>[iivi>

in

ili

<

iiui'..rili:i.

'eoiiinida di

eolio 1 muraglia Cutellinii verso Levante, unito enti


di S,

Gimuuno.,
'

(Mulini

a.

1858.

li'ir;

lmi ..etili*,
I'

oapedik

16G

Cosi Galeazzo

signore

ritorn

Novara. Sumera invero che questa

pria

e sotto

Effigie
feci;

;l:t:i::;i]v

popolo

il

culli

limostriiiida apertili iK-nt e

parali',

varsi l'amore de' Novaresi.

solenne di perdono e di

che

tnica,

stesi inulta
1

desiderio

il

Galeazzo

Socara

Storia di

umane

di catti-

scelse

buon garbo,

nel

Voi.

l'e-

il

clic

discorso riesci un vui'o capolavoro politico.

Morbio

sera in

la

miri e

pi'.i

tenere questa orazione

[>ace,

lece con tanto

il

combattuta

della

citt k'

Novara

parola

la

cliii-sa.

suo

il

Comincio

'

V. delle 'Siane dei

Municipi Italiani., p. 137.


*

fucile

Facions tumori

KDUUt.

mimi,-.

rni.-!..

Coi.

Il

Um. Um/oj.

|'.-Ii;iitIi;iiii

Tin-lni

l>l.ti:uii(i!.ui.

i.joru

Siiviu

ejm

Rer. Italie.

Rimili hiiii-i.b Ui-alnr.-

Cmuerutur
ri

prirptlr

eiii

.
I

unii

i-I

tarditatem

ii- ll'

sili!

Viri-i-.-miliiin

M;hvIiiiiil-ili

Tuniii-Uii

col.

I,

IX'r'

rli-lilii.

t- lj. tj

llliiatralione de'

Voi.

taf.

tn-y.rl tL> [inMU-i.-

|>,-r

Opir.

iU.-tj.i--

i.-u.iini.siiii

n-mptiri, iriiiimni

pepatoli ibis hit. Pi, 72.

ien a

ijuia

jatiar) ni proplir ,.ldi,,,lmn,


pndiciiidiMiii

ilin-nr-

in

llillillNl

ili

Mt'diliim-iL-

Fi-miti

l-

i>

imi mi uni

orln.ni

T.

XVI

Imbibi lineo Adlixnlin,

iln icisrr.-snis

cui

Nnsu-r

Et propUr Orniti premettimi


predicala!

ori -tu,- drfi-n.ir,

r.r,-K,-ii-",i..- i(F

503:

inllbiltil liijl l'u

.Minili*

NoOriu Petr. Amriae.

urbis

lii.liuH

il.-

Piada,

Cimimi-

in

iKi|iii'

Xuvili-l-iih-j.

.Tuli.

narrar

e.:

Valli

mentimi

fiiriivssisfi-, ali

tiuviimiH.

Script.

Cunonicn Mnjnri, injurins

ili

col 368.

c.

1.

D.-iiif

JJiKmlS. Poi.

ili-t.-rlis

doinuni

palliarli
!.im:i

Arene

Amrio.

Qoeola arnione giacer inedite nel codice 4408 della

ili

prtlt-rM

rtr.

Barn nrc (et

mot

Duna inni

rmm

Wic

notai-

siili

l'arti;

OigiiizM by

Google

167
ooim;

mo:

solilo

a)

un

con

"Convertetti!

biblico,

testo

fu

eli",

sal-

il

uopulua incus hic l'invocazione

i/uarmu /rima contimi a

conatituit:

tur, Seciivdn witintt /raduni


..

Li-niuirdnm alqm-ra

Ai:

la

Utino

iisl:iruln

divismi'

pini rtirn-

Feo

del

iva

,.117:1

db

fa

r|u.-stii

ili

invilire da Mnr-

uifiirliiji

dtt

li'

nul

memorabile giorno 8 noTcubrc detta unno (]j36) (Morbio L


|i.

130).

v i.'ej in-

-Allora,
puimin:

andarono a
[iljiniivirtii

li-iub

Imi

pinchi':

ni

nd

pratili ut li

-.:u.iii

iiHuiniiKiri'

i[ni-

ili

Piace!!, Donalo Bosso

n.

13&I).

i-

"il

iii-i

In aiuiAli-tii

jilliV

liin,-ili

battala la batlaglig

i-In-

di

lui

1.1:1

tillcrmii

;i

ili

il

ili

.MIarii.

Curio,

imliiiiw

ijiuriiii

il

ul.l.hrjii

ijuali

c.

ulli-iili

j-c^uuiiu-

<ii

iiii

'ii-

rn-i

pii'i

iitii.

rj^xi^-l

Ln

ne parlanti sodo

Mutai.
ili

a.

nilln

i:.i-,-.,ii'.t.-.

iju-.-llii

i-i;..

ili-iiiiiin|iiiiriu

Cuorate, (GUI.

gli

che-

sola

uhi:

i-

n.i.,,,

l'Adi. 5i.Tijhr.ir!ii .In-

Cronaca

KnliiKi-,

era gin ben inoltrata, enn-

81

L' Azaria

Ni.inri-.-i-.

liiin.i^lin

Ni

Iti

iJin-.-l'iilill..;

l'inverno

ipm-ri.-i-i.

.:i..

(llilllilii

iinvcnitire

1-156).

fa

"Gli

comalleati

m
iI'oIjIjIl'o

Definisci'

die allora aveva altro suono e altro

Ini

ili-|niM-m

in
a'

|ir<-.-c-ji1 1-.

Inni inilb IW.tii.

in Novnt.1
ni

fmro

cli.i

Mili.il.>.

min

si

li

Inriinrc

((lini. .
iilli-iit]

dillo

IV iri.r

i-i-fi-lln

-(ili

ud giugno
il

cun versione,

|iai'nl;i

la

drll' amili sinirsii, si


In iirinii(V.-rn nVt

in

I.'.'m).

ut,,!,

L'ffL'tlo.

(lamia

la

l'ainpagiiii

|iri-li-jiilrv;inri

apri-niLi-i

ili

ili.-i'.ir.li

v.-r Inni pari,:

anno. Nulla s'oppomi im-v

rmviisjii in S'nviim

Uri'.-.'

quindi

l'in. i* f rnilii

n.-I

diniuni in Hit^i

piagni)

diri

|Kirlii

inverno puniti pirtr in Padova t pun' in V^n.'iin.

V.KiH;

lupai

Fuvvi un giorno un iiinumerrvidr


rati

tori

chu percorreva

vasto

occupi)

che

.innati

[.-Ile.

un

Italia,

lungo

in

fu

si

elle

fece

de-

non pavent

parte

lasciati

ed

gli

fama,

alla

a^gloiiieiiuneiito

infinito

devastavano;

tulio

non

effetto

pi-

ili

merca-

a'

romani
schiavi

storia

alla

largo

se giunsero a fare,

ili

d' Italia

Ma

devonsi credere

che

precipuamente in

iliidiiH-

nonch

e,

eserciti

frotta

parte

Roma.'

'l'invadere la stessa

muli

tulto

Kuvvi un'immensa

la Sicilia,

esemp

il'

mare

i]

agli stessi

a' peregrini,

<i

tci'riliile.

il

del loro diritto,

ina (iella invidia e discordia tir tra. Queste Hil^iu-iiiente

Cosi

.iriiiiiiliu

vincitore

|ii-Iiig(i

vinrnh

snl tintinni

[i-

]S|1).

L;i

'iil

lumi

XXIII

MI,.

|.njvim:i:ii.

iili.LH

invi

rulli-

ns

Inli i'i-ijll-

vivi-ri-*;

'.tu

liiiui]

[invi

|>i;i

limile purgnn-s. (Ed.


,'

illliliiliiNi;

nomini-

opera implnint.

efr,

u ni
!'

r.

lj tj

ut

tutu

1"!

nlqnc

in

pr.Tiir.T

ul

ilicn unnii-i terra-,

misernlii lilrr

111:11111

s e Iti,

lti.

in-

Voi. III.

militimi,

.-..viiiiiri

iiisinlimit
ile]

infrjitllin

ilramiiati,

ni 068

misi'rc

lo leti.

l'in 141 i-n

[.riifiliimim

HI-

min

-Ailvi'r.-n^

l'aliimi

il

).ii|imrn-,

|.nrv

K mila

.'il

<l-.|n

uni
hliH

ti-mp<irr
lilii

-Eh

>..:

..(lumini [nuli',

maKm- l'nmpui.
lirt-visMiuii

utiriiun

l..|NT;i

Suri-tiiri,

neldlem

Hill.-

i-Iiii.. ili

ir

del

rnnriii inli-clii ]iuri;iifn. idi rum.',

solini

i|iiiiralani

Irti.

Fi'lrnrisi

il

Firmi:

min

l'iinii-rini,

-imi mimili

Magi

limimmi.

l'iil.'rvim.

inni

-ilii

IviiiilaMi

l.-lt.ni iit<r<l---ij|in
il

m-Uu

pian;

.1

liumnnnm
Sen.

rt

170

nemmeno

mai popolo? mai!

se

milk migli Tuo-

bero inai formare un popolo. Che quindi

una raccolta, ima


ma popolo mai!.

Sfogata

(rimproveri)

ben accolto

al

ogni

tiva

a voi

ehi;

di

non

popolo

diritto e la giustizia,

il

v'

ha

conforto

M. Tullio e S. Agostino. Seguita poi

cita

Visconti a diritto rivolgeva la pa-

il

"mio popolo,. "E

novaresi: chiamandolo

nome convenga

tal

lo

sapete molto meglio,

che sebbene per lunga convivenza

me

Visconti,

a'

compagnie pa-

queste

che

afferma

strallo),

suo dire

a dimostrare che
rola al popolo

una

contro a questo

anche

indiretto

popolo che da

quando manchi
del

ira cittadina

{-insta

l'osi hi

componiti

inai

turba di ladri e di

"Societ,?
predoni,

vostro,

sia

pure per nascita son d'altra terra,. Quindi rammenta


quegli tra

Visconti non furono sempre

nome

prudenza,
rit.

ma

fu

non

cfr.

ne

poteva

Visconti

dire in

che ebbe

certo grande astuto,

Mort.in

1.

del

<:

p.

contrario.

ve-

tutta
il

nome

di

avvisato poli-

dell'amore de' Novaresi verso d


:

'

Pure ne tocc con

opportune.

pivi

dacch

Novaresi e

migliore accordo, e

nel

avrebbe potuto ridestare memorie non

citato

Ricorda Matteo

"grande,
tico;

con No-

Visconti che pi ebbero a fare

vara: argomento di-licalissinio, perch

tal

delle pi care

Fu

lui

abbiamo

tante

volte

89.

OigitizM by

Google

171

non

-protettorati

mato per
eapilauu

convertissero in tirannie, richia-

O piT

(iltlUIV

Novara per

ili

Novara, ne

pare

ili

cinque

fftli

senio

Matteo mantenne Novara,


1

arte

Le

nielli.

sole virt die

da morte prematura,,

tome

uomo

d'

Era

ili

vincere,
la

morte

de' l'or-

die

poeta "tronche

il

sua vita veramente altre

che. in

non ne poteva vantate. Brevemente tocca


che per hontii

eletto

simpatia

Petrarca poteva decantare,

il

in lu erano le sperate, e

di

dopo

per opera

fu

t'u

Podest

scosluniato, impru-

titS!:

fortuna

contribu alla caduta del padre,' e se


di

liiHI

',-]

lillU

Meno

anni.

Galeazzo.

figlio

il

scacciato nel

fu

[lattaglielo

dente,

favilli'

novarese, ad Invorio, e nel

natii in terra

del padre conciliavasi

di

Azione,

meritava pi

principe

di

onorevole ricordo. La sua morte fu sinceramente compianta


sconti

cedo

e fu

ma

pi amato principe

il

Axzone sarehbe stato


mato signore d'allora.
Seguita quindi:

forse

rimprovero

inanimai.

'

V, di
:

tutti qnes.1t

Lilia,

Mar hia

I.

t.

ne

lui

te-

regn

am

diede

le porre!'.-

la

in

sua

prove

Ili.

dimenticare

succede in ordine di tempo

Famigli! Oltiri,
p.

disa-

voi ogni alletto, uyni

in

nutriamo fiducia non

al

non m' d'uopo

signore,

cosicch appena tanto cur tanto

Milano, quanto questa Novara; e


gratuli che

Vi-

casa

Giovanni Vis-

nessuno pi largamente di

queste lene, di lui che pose


soavit,

un

"Dell'arcivescovo

conti, zio del presente

nervi parola

di

troppo insistere sull'anello meritato da

il

Vicini, Tav.

111.

il

12

sesso che egli prende di

Queste parole doveva

chesc d Monferrato e da' suoi partigiani, sino

limo momento resisterono

onde

t'

prover

biasima

tr;

mi

illii

Dumi ima

invece di

marchese,

;re dal

Tuw

eg.i

fui

ne

trattare

furono

mani del signore

nelle

t:nli-:uiti 9 nii.-it

Animisi Pntwtate. Hi

ri iti

perche male

il

olio,

ul-

parto

il

Novaresi che non vollero

Milano;
rono.

TnmircUn

all'

Galeazzo;

commiserazione e

*i

lusinghe di

allc

[temporaneo, ch'ebbe

Azelio, cronista

in queste trattative,

|>r<>

Domimi Anioni
Ainriii
r,

ninniti.

I.

ai tsa

mi'll

El

quidem

telili.

im-rilo.

lii-ju-rtiascl

a
offerri,

Iti

Ki'i|uM

nisi

Villi-m
.'i

venditi fncnuit, ut

iiiiirijiiri^

l'riim

IJiwhliis
i-i

[tinnirli

l'ilio,

tiriviitcs

Inni
l'ili,

il

ma

aqaaa ed cnllmn, in-

li;.]. :,\:

imi.

(urlili,!

[Ininiim;.. irmi

[iiu<
I.

c.

miiilui'i ni)

col,
i

[l':i.

Gl'Ululi

i]ini|ii

364.
alluni, in

ririininm

ncfdeatea rainlert.

oigiiized &/

Google

non poterono altrimenti per

iu.

seppero

loro

signor

il

Ma

e avutili cari.

avvenne

elle

tutti,

signor

il

gua

marchese
e

dini f

i'oroi

il

come

loro,

cosi

tal calice,

Itti

Novara,

molti

sa-

che

mingenti

amare;

Oli

compa-

ma

ceiT;mu.nt-.'

il

citta-

sarebbe

perfidi,

perdoni),

desideravano ritornare

ne prese ad

conveniva.

si

gl'

consegnato

esigila ti

altri

primo giorno

il

in

altri

gli

pagat-miu

della loro colpa.,'

fio

Cosi

l'Avario,

dell'arringa
clic

sincere

perdonalo

loro

che agli

castig,

in

iivi'ssei'u

come

tendoli perch

patria, anzi alcuni


accolsi;

vero

Avrebbe

fatto.

vere e

cuoi-

innocenti rei ne perirono,

li

bene per loro.

assai

tutti
il

ritornare alla

crii

mal

por

fece loro gustare

eattivi,

maniere

tali

esempio. Poich se

signorili Milano entr

stato

ilei

tenute

avrebbe

era indurato

Milano conosci utili per quel che erano,

ili

di tante e
di

il

buoni

che
e

ranno

Milano

di

accampate,

scuse

le

rettori,'

cattivi

Unti

evitare

vera via e chieder miseri cordili

nessuno

d'uno

del

concorda

Petrarca:

perfetto

scrittore

pagano,

peccatore, e che tra


sesto dell' Eneide

le

arti del

havvi

li

in-ci]jii

pure

in

tutto

in

poi

^ta

mondo
esser

di

seguito

col

bene
peccato,

l'ottimo

chi

signore

il

dir

meno

reggente descritte nel


il

parcere aibiectis

qiianlum

lidiuil,

il

et

174

fIMIure

Per

miperbvs.

cousidcra/bni

tali

nostro, quantunque gravemente offeso


novaresi, pure vedendovi pentiti
il

ma

perdono,

la

voce,

mentire, e sia

fronte,

la

luogo

i'-ser

avvenne

contro

entravano

di

alla

proib

vile,

pena del

taglio d'

buo bando, quando

soltanto

sorpresa
dilVsa.

con-

possa

pi

che tutto ci
di

per violenza

la

Novara,

in

ma

il

chiunque di

un

la citt

piede,

cittadini

podest,

diffi-

correre all'armi

e revoc appena

il

aveva gi mutato padrone.

Novaresi tanto avevano

persone da' luogotenenti


altro,

ma

signore,

il

tolleraste

lo

volevano arringiTsi
dente o
sotto

negli

mente, che se
vi

questa non era soltanto piagenteria, o arte re-

guelfi

siili

la

non

voi,

tutti

dubbio die abbiate mai nulla operato

al

macchinato

che

coneede solo

voi

in

contegno,

il

anche una volta dubitassi di

signor

il

voi dtladini

(la

vi

nella sua grazia.

nelle vostre parale

riveli

ai

che non sanno

corde

non

accoglie ancora

vi

pentimento

limili
atti

del

marchese,

mutiiiuane almeno doveva

averi e nelle

sofl'erlo negli

che,

ricscii-

se

loro

non

since-

ramente gradita.
Ridotta

ugni
il

sl'oc/.o

in

suo

potere Novara, tialca/.zo

a soggiogai Pavia, e alla nuova conquista

Petrarca dovette prestare nuovamente

penna. La

rivolse

citta

di

il

nome

e la

Pavia ricca e potente aveva sempre

citavano

all'

epoca

rli

l'atto,

nome che

teniamo parola,

cui

di

per levare

la

maschera

conquista della
vi

(empi)

rli

a partili'.

combattere
L'

apertamente

Per

citta.

ornalo,

l'

avidit,

dissoluti

alla

difenderla

eloquenti:,

'

Bei

Galezz<

di

stimato

mali della patria altrimenti

imprudenza,

de' pi giovani tra

supremazia

accingersi

vagheggiata

un oppositori

trovava

pi

era

essendo veri signori del paese

caria. Questi, insofferenti della

uhi'

costumi

Beccaria, e le intestine discordie

di loro casa gli agevolarono

il

compito. -Prima erano

pochi, scrive l'Avario, e relativamente ristretti di ric-

presente sono molti e ricchissimi e giovani;

chezze,

al

finch

pochi e vecchi dominavano,

le

cose procede van

unirlo loro.,

vano

alle

vi:cchi iwciii'czxaviiiin Fra .Iacopo, anela-

sue

colle

pi-octielii;

cendevano e lodavano

giunge

l'A/artu:

le

aver guardia, e dovunque

per

li,

.gli

(sici'oiiH!

nomi

modo

eke

':ull

tulle

in

dell'autica

elie

apertamente

Veruni

nlii

limile

rillTlCO
le

sue

Roma)

juveNes

andava

accompagnacru-

lllierl

intitol de' tribuni.

.|iii

|>li|uir [triti

minili sun.

eie

licerli di-re

ijund tiiI^ii utinni eiLnimirur


'

liuti

riconlav

pfi'diijhe

muri',

et

ma
cosi

vecchi

contro allo

di

wnt aperti, volgimi nuragite

.>.liniiil;iri',

l'

V ac-

ti

vecchi,

signori noi potevano offendere,

per questo pi

liliale,

la.-"

giovani, e

l>

correg-

mal fare:
pigliano

si

pari

;il

volevano o non sapevano fngere

;::>]

perch

dal

VLjljK

Per

gli amici,

nolo

giovani

'rini-lie

a questi sip'imri.,

mogli

buon

ilei

Pavia e ritraesse

lic-si.'
-i

avvenne

Matteo Villini,

l'I

An

:i

wtl
Aftlirifi,

Ito.

Vili,

e.

pgraliiltm nuli
TI

4i

I.

r.

n,l.

Vliljj.-iriter
J.

e.

lie-

$74.

ilieiuir.

374.

U.

Oigiiized &/

Google

Redi

stringe Pavia gii da due anni. Del tradiment

luuwm
lazzi

vendetta

rlie

pietra

pnnolani

and

:)

ardendo

non rimanesse sopra

tutte

due

tutti

[oro pt

pietra, c preii

le parti,

Pavia, questa

DigitizM by

Google

17R
superbia e

di

Irati-

'liil;in^i
i'

pi

i]"ii(niiiiii

se perci

eccellente,
fin;

al

pnif

d'

ii

milk'

ci

inliii ile'

esinn

paiii-i

imi

non

stesso

ma

dire,

sema

la

ti

al

a tanta cima di
di

quel bel

Covando
nevano
gli

lo

in

lo

Ir* Vixi'imli

i-rsiil

il' ilei'

ti

il

l'e-

nuovi
dol-

(egli

dovere

cittadini.

sedendn

diceva

il

popoli che

qifel

l'eloquenza

iniqui

Tu ehe non

Pel rair

per metter in ridicolo

l'Olir-

de' quali

tatto giorno

battaglie.
il

-orla,

gloria sollevato

bellica

coro

di

conduce

ti

che pi del

si

cotesti tuoi

di

numero imo

qui

a tanto

sappia,

*i

lacci

mondo,

jier

tiranno,

farti

compiaccia) non

buaggine

por inailo ad arma

Jacopo,

ni

unico

sede. Aff che ha linone spalle

Signore sopporta.

tale

pur bene che tu


te

giunto

artifici sei

tenti

ricliiiiiiio.

ed

adunque (co nli mia

tn nudo, povero, ignobile, senza compagni,

od inauditi

li-ate

import
ili

Senatore

ili

fonti, tendere Fra

(rarre alla

"T allegra

che

l.iiiiiiu

il

principio

vanta ohe con esempio

ti

pin

hi

pel-clic

e nulla g'

nome

il

solo

lui

risfi'tiiiu

stilo

causa, fonte,

uccellatore con ingannevole

in.'llu

credulo volgo. n
rrarla) e

incolpa

nrgoglio,

ili

i l j l 1 L

Itali

francamente

questo

ii

|ii'i

ailupwa

il'

d'uomo eloquente

ludi-

sar detto

Usuici

inali.

il

parte

tii-lla

a^.^ii alla

di

del

tuo

Tu

olle

parlando,

sei,
il

e fatto

salmista

pensieri, dispo-

scendi

mai a batta-

si

contraddire palesemente solo

il

irate,

Dr.]

iivl'i-

essendoch poco dopo

hi-b

priijiro

iil.'es-, (|>.

ii'.l

.)

DiqiiizM by

Google

Questo

i.

.11

lettera del Petrarca.

ai,

Voi.

(lai) delF

U,

p.

240).

lumininone d

'Questi fu

il

Sanimi

Fra Jacopo glande

i'

v.-ngn

virtuoso

ISO

d'un dominio che non era davvero

I-impresa non era tanto

il

Petrarca.

Il

avo

pi
la

invidiabili'.

immaginava

con s Pavia

suo carroccio,

il

il

quanto

folle

misero frate

attorniando

t'hc

correva

non erano
si

potesse

volta

che

sarebbe

-Voti

stata

schiere Visi'Otilec

italiano de'

tempi

prima

la

piccato davanti

avessero

come non sarebbe

non

cui

diretti

mezzo

indipendenza repubblicana.

invitte

al

nemico,

sua

antica

Visconti

impa-

ricuperasse la
stesso

J-o

dronitosi di Pavia (139) ebbe ogni riguardo a

Iacopo,

lo

Pnri'ccld lo

invoco

in

pupilli

accarezz,

dipiii:-i ri.

quella infelice

dilli'

coitomi, e

l'

1
-

i-

|
1

11;lN

nliissn.

in

uin

cpom,

cui

li

Ini

s.iviiTlitoi-i'

lv,i

"

ili

;ih.i

:ill. i;iil.:il

mV

frulli

i:iii-.ii

|.r

,mi!

in
di'

]|.':imii

..

jioprdi.

iji

una delle pnclte animi

fu

preci pi hi

d.ililinnc
jiliLl,

t''i*i

1111

il

faslii. In

Civilnls

Fra

mostra mitili

ninlleu

ndwciinentn dei limimi.,

Ingnillii

Di.msmi
-

nmsiglfi con

si

mi

da

resistere.
le

prima volt* che un comune

slata la
di

tutta,

felice alle

battaglie a respingi: ru assalii clic

una mano onnipotente

pi-r

rum

turbare

cittadini.

E quando

ebbe tutto ordinato a

suo volere per mezzo del buon


il

tempo

sbarazzarsene,

di

aperta me- ri te
lo

non

richiedesse

contumace,

os,

amie

i-il

imtretto a lasciar

ma

il

quantunque

l'are.

Non

con un viglimeli che M


e

suoi consiglieri.

[n-1-

n-.i.r

del

popolo
alla

credi

irintitu

incarcerare;

generali;

perii

dell' onlisur

-1

trattar

potesse

malincuore,

l'osse

con un ciurmadore n

arcando accusa o calunnia che


more

incompianto

frate,

lece

lo

finse

gi parecchie vulte scomunicato e

egli,

di

rsl

(rubi

yiiina.

con

l'ca

Galeazzu
.laciipo,

togliesse al frate

consegnarlo

vendetta del principe.

l'a-

indifeso

DOCUMENTI
ti-Jtli

ilii

Que

una Suuuua

in

... d:i riniti

quindi;

hai-

CiiTicpIliiriiim
li-ila

mimi

Siilntm-f

]i] t j.iii]:]iciii

aula

sjiltilaivl;

sii

Ciin.iii
;iil

diluisci

(jiiii

tu

iiouitiis

;tr

s.i.:i-r

Cri'ili'linl

amor

sii-

ol)liuisci-i\ilnr

IJnoll

i-sjii

rni.-iiilii

ctrnisiain

(Vmii

l'ini. l'Ilari]

n'himui

cinsiui

ami. li-

wiliilitzit-.-

olii.

u-

i-sst.-t

i-[in[niii

ijiu-

itisi

tjvnr-msiiiti

]iri.ln\i uras.-ii-iinii vt

<jt>i

1<>>- ililr.ilillitl

h]

sci'ilicudo

naiinjiic

snlllm ijise Knliis

uni lii<:undi

oniiiari i-m-ioin-ui nel

sns|jimr.

IV

di dirlo

naottun aiuotvm

i[in-

I.inrJ ifci.ii:n- (inni- III

lni|n-inlin"iii

non nossnni

tiiiiliitn

jintiilTt

raciouc condiuit ni
inilili'iir.

ni

Ccsiii-i-a (|i:ctn

innovi line swascrit

militis

immdiUi

cut tini

isii!il:iry vi ri ni r

imI

Ii'ihjhi

Giiiccthiritu- il-l

siluro

forti'

vim

nonn-ii Imiti
-a|](irnsi vini

(stupii

si

causa

OigiiizM &y

Google

Imiti;

Al-L'hiq>isiv[ni.-.

Si

sciilul.
uniiiiiis

i'.vf|iiiniiii

inoculi

i;.t:ii

.-vi,

tempore rccommciido

timi'

ci

ipiuntii

Ih isli

L > 1 1

ijni

(ii.-i-ipuliis

hiv

disuicriu Ci'i-iiums

Mi

.jiiiln^

iri'iiiiiilnis

t'umiltui mi sui tunisini. -ioni'in (ti!*')


liiiliililus

(lilliin

ipii

:;i;i-l.nliiun

gradusi! mliiiuit

liiimiiimiii

pus

(lil.'in'in

viiui'iiiiL

lil n-iiiii

Irai

Ini

iiiiin.i

E pi

piiti'Minli-

'.mi

fiit

('iLiiirlliii-in.--

ueluriini

In

~:Erijiri-:.

li

rir;u

min pri-rinso siii^uilii

Cui

tu

denotiti

iiilWililms

^iiii'-

umili

elt.

F. 180>

TVom-ssns super Inumimi

Kurolns
II.

l'u

lite.

Mi'ililn

ili!

nostri'

is

il ut

ih

snviiil.ili

Iiii|iiTiik'in

Nntiim
dllilliln

uni

Ikiiintis

intra

ctu.

iiiliuiiiliim
ilii'ins

1!. (Iti

Quod

|puii'.i'5si-liltil

lliniilbiis

spi ii ni i-Imi ([inni

in

Mulinimi.*.

tpnnimis

lluhiis

lillitn

Sa^-i-i.'nun-

i!r

illuni

li.

ipi'iliti!-,

Siigii'inur u

ui.-i.iiyi

186
ad

ucuiret

nostri

li.ininiii-in-i

flinpi
]

ir isti

Li'

atri

'.

vi.

li.

[iiiti-iiciaui

ad
il

jiilitiniti
:.r

jicnitu? attulit

1 1

ad

parti'

l.

tii'i (-iiis-siint

]i,it,

.mi-mI

fi o-,.i|i.|.

poU'statcni

-ou pruni itt.' ridimi

intiT

|)n'*rris

cnndcin

et

imstraui

ijum
..

Salvino"

li.

jiloil

uni

ali
li

viipn-ic

stati:
[:[..]

m;i

t-to.

|.i

Kinrtam

in liuto

:ii:itroui

oiflr-

ci nltoni venti Ih tur


priin

i|.y.-

jn-ruHiiiitiis
ili

nillls-ii

donni

in

lli-Liif

qnroii i|isk>inrt

ni i.-i.a.L
iiillliillj

I|i^,'

liLLli.ar

|lli'latil

l-

PETRARCA ALLA CORTE

Petranra,

Neil' epistulnrin del

lrniisi

due

Iutiero che

sconftta

Guido
re

(iel

Fricniatl
([ll'^f'h.
i

'II.-

il

li

'

conlrn

l'.'irjtl.n

iir.ilirtl.il.'.

il

1'

unni

uutL-iiritii
l"n

lihru tii-ik Vnt'u:,

per

lui

condolersi

nuli

ilimi.ri

in

della

limino, latin priiriurie

Di questa

rimi

al

Delfino di Francia e ai

al

Uovi loglio,

di

Giuvaimi

Inglesi a Poitiers.

vogliono scritte da

si

niimu di Galliano Visconti


cardinale

DI FRANCIA.

rotta

Ji

[|Ui--(.:

hr-jjiinrirjn

r< n-Fiti.

itogli

Petrarca parla

il

lir

ra

Ii-ll.-r.-.

saivlih.

K rl.
IVlmmi

Vih.rj.nli.
i-Nv

il

188

anche

in

"ima

allibitine.

li.itr/zn

piede

liei

lisciala

111

pei-

prole

tori

di

sventura toccala

la

.1

ili

meo la ni ente

si

riseoutm

p,

240

in

un

[lise,

impressa

genicidi

capitale,

citt

d (iniqui tu dalle mine, vedi

tenore;

Ir

(l.'Serlc.

cill.i:

ueiiiieu.

tin

sulla

1:11111]

nesa

seni ivndii

fio

codice Ricca rilii.im,

le

mi ibi liugni

in

Iiiolti.

sangue

(reseli

(li

cute aperte dalle augurile

Parigi,

regale

jnirte

sparti-.

Cini

Miglia

delle

sue

spaventi! f di

di

une mura, par die

riturd.to

Lumi,

dal

dui suo Catalogo.

Le

.!..l,;iinmi
(ja.iii

(li

inni'-tii

eiealrid

L11

i'.u]l|ii.

ge-serii ninni
I'

sempre

eotupassii.nc

ili

!'.

re di Francia.

idiliindiilNiti

le

opere sue,

altre

uiti-iividia
al

ah

sluase

idee

trinici rum
aMu'lis

ri.cuutninci nel II

ri-s

i-.Mi'iid.ili-

iuvrlininiii

mi e ci

infu.lniiiiiiii

pavidi?

a1i|iie

.-t

-unni

niillini

11

Sic el

ila lima lui

Valeri' hn-

niiiiitmi ivjjiiiim munii rapili nliiii-laiii. ihvii[u1ii[hi itiiniiNU

illune l'iiellilms passili]

IVmrm.

dr.

[.lellllllls Hit

Man, -e

Villani

lib.

lili.

IX,

IX de

f'<,.,7..

flln.rn

ap. 85.

ENoMM

&y

Google

parlando di queste

ria,

rotta,

>sa includibile a noi, ni nostri

audita, che

il

re di gran lunga

da un nemico

e tratto prigione

tempo

lai

Francia

di

ch'egli

avesse avuto riguardo

alla

morale, riconosciuto da
L'antica

alleanza

svillau;-^Kiti'.

iivni

re di Francia era

A'

nemmeno

Europa,
si

senza

predominio

dell'impera e del papato.

tulli,

papi

co'

il

supremazia

corona

fu

rotta: Bonifacio Vili,

mi-doglio, provando egli stesso

'li

aver avuta raduni; quel giureconsulto del re di Francia

ammonito

che

vera

senza

attaccato

aveva

lo

potenza.

nel

I.'

nulla

imperatore

un

sovrano

furano

rotte

da

come

era Filippo

de' tempi

valer

pretese

le

romano

si

vide

regno d'Ardale, Tendo dell'impero, fino

allora rispettato da' re di Francia.

potente

delle

idee

il

cos

dominanti.

apriva nella storia d'Europa:

Tatto

le tradizioni

energico

cosi

Bello, aiutato dal mutarsi

il

Una nuova

ra si

concetto di nazionalit

cominciava a prevalere sulle idee universali d'un sacro

romano impero,

p.

Leu. 14

lib.

non fu detto a torto che re Filippu

XXII/on.

trad. dei

Fraoii ett

478.
J

lib.

Il

n.

305

(Ed.

Bat. 1551),

i.

Voi. IV,

il

la

di

duca

Nonr-amlia, eredi- del

di

corona

Ir-

Arda te, e risorgere ce


XXII che dell'Italia

di

Giovanni

vicariato di

Francia.' Gli stessi pri

tnnqiie accampassero

n'uti^si- muIIii

corona de' Capct:

crai ut ti-

i-3n.-ri.jili-

oblig

di!

m-util

prGter

In

.urliMit

orniti

il

J mnii-

h-

Ljlllr..'ll

I-

IVri[]L.-iitli.

/.'/.'.'"f.Mr

oli' ll.iliu

Uflc'r

/!

i];i-

il-

l-

li

mi

/)rrln;rni gtlTAcaienia dtlii

lic-iiotl

lui

aes nmbilinns:

il
.-ti

p. 12!).

lilial

jVj

>i'.::i

111:!.

|..

mimi Giovimi

Mipiii-ur.

|irin.v fruii ..-ni?. Km-iiiailiui

Ben jnlonsios

n transli-riT l'empirr

dima ss Clirmriquc Allemande,

Ku.-]ii_'

riiiunrd.1

dr.

.in

de

nViicntri-n

Villnni

nel

Scwn

ri

i-Waii

lil..

10.

Voi. della
<1.

cfl

inti.l ilm

.),
-[-Ijrvip

Il*-' |ir.i^.-lli

Baiala

ili

cnp.

VI
p.

J,,,,
l'\

l'Y:ili.i:i

l'XCVI.

Serie

di-Jlf

i3.

OlgilizM by

Google

lotto

tra

popolo -volubile,

il

che

Multi voli,

Francia e l'Inghilterra.

la

r;i|i|ii'i'M'nl;i

milizie

cliii-ilc

"Vu-

a.

lnero,, nunzio -veloci;, ohe accorre tutto turbato dalla

sventura
a

del

re di Francia. Volucra in risposta

racconta gemendo

re

che

inglese,

quasi

tico,,

il

nell'Egloga

porta

re dell'Orsa,' e

"Pan,, come volesse dire

Senza toccare

pastori.

reame
che

luero

il

Inglesi

gli

narra

ed

successione

ili

prineipalc

che

S.

la

della
la

il

al

d'li:;;liiIie]T:i.

Vo-

infondate,

stiniavatio

stessi

cagione

ingiusta,

fa

Ar-

d'

pi potente tra'

il

pretese

livore del re d'Inghilterra per

palese

nome

il

re di Francia detto

primo,

il

delle

Francia, accampate da IjiWr.io

di

si

principio della guerra Ira

il

lotta

essere

il

predilezione troppo

Sede portava

al

re di

Francia.
invero, trasferitisi

I pontefici

divenuti schiavi del potente vicino.

nali^ composto piT

hul
ri

priaie

(|unJiini

nilll

ri'L'i-i*

.'si'.-llilis

unii ileUiim
ui'lis,

ri

ii|i|K.lliiri.

ri

si

('In-

1
.

rei ali

.ili

troni

ili

umani

1111

vexinie
rnili.-e

-li'lln

R a XII

-iiji.t
111:1311 il

Heptentriniuili
u.t

super

.>[

nini

ini.-

107

mb

emi-

Orni in min
slaru-

fi
liei

-~

ai

Rep

f'in'i-tii-iib*

tii'n

il li

Frano! 'Vii

laurei min nt>

II {Suppt.J p.

anturo troiano primo

del l'Ilei

francesi,

di

ni

OlliliT cillirlia.

niliit'r

(lumi pr su lil in libili-

lettera

cut,

ktki

mimili.'

mi primi i veslr.ie niagmlniliiii.

ptto dal Banditi! nel Voi.

umto

collegio cardi-

Il

massima parte

la

Bnrentlni

M.iJi'Hiiliin

Avignone, erano

li

CntnliiRn.

qua melili

nn-iii

orginia ttge. alt. l'Argo-

OncmiiMili Aggiunti

ni

Volume.

rche
a por
:

ed

patria,

alla

ogni questione

Iti

pronti a difendere e proteggere a tutto potere


faggio

della

voluto

serbami

Francia.

Clic

se

impaniali,

anche
re

di

il

papi

avi

Francia,

vii

prepotenti, erano sempre pronti ad imporre colla


ci

che

papi non avrebbero fatto spontanei.

1*>

Benedetto XII e Innocenzo VI, pontefici non de'

;i

ipu'sti.

gi^gu, iIowMito il^smtulai-

ripugnanti.
;i

tin/ionatc
riluti

fu

in

ligio

rmiti'iiiporarieo.

univa

Inglesi

l
i

il

l'rniin-si'

clic

"ai

bencli

pens nemmeno

sovrano francese

al

ili

asserisce

nascita,

all'

un
odio

privato risoni imcnlo. Nella guerra

ss fu dogli

slamente alludendo

n'ilvri.',

noti

tutto

d'un cor solo ,

uccisi

nna nuova crociata, perch

colpa

VI

mite Clemente

Il

resistere, e

"era col re di Francia


cronista

al

li

de' parenti,

re di Francis, gli

re dilapidasse

vuoisi Be-

adoperasse in guerreg-

tesori

appongono

della chiesa.,'

Oigiiized By

Google

Non

propij river! qocstn

Cobi

l'altrui

coni')

di-'

non avesse piaciuto

meno

pciv.
in

energici.

della

rijiiianli

all'anfore

Edoardo

nerbi?

anche

di|il"]nyzia pi clic

dell'Egloga, non erano

III

fu

quasi tulta la vita

guerra co' papi e col clero del mio paese; e quando

Urbano

riscosse

vassallaggio

alla

,l

([-.lille

contraster

S.

dall'Inghilterra l'antico tributo di


.Sede,

con tutta

non iscoraggivano

screzi

conciliatrice

di

piegava a danno

ascolto,

le

Non

la
la

parla-

al

Ma

Francia
sorte

quegli

'

rifiutavano

si

mostrandosi

In-

dell'anni
in

papi troppo

isoti

porsero

pili

inclinati

alla

parziali

di

Francia,

mandassero ambasciatori in Avignone accet-

pace e

tando

peri)

papale d'intromettersi

quantunque fossero spesso

uiaiKtes-atiieure

loro

ricorse

sua potenza,.

quando

do' Francesi.

prime gl'Inglesi,

sulle

la

la corte

pace nelle lotte tra

parlicubrnirutc

;:leltcrca.

Edoardo

dcldaio nd una voce -che ronistcrk

nieiitM,

gli

governi?

officiali del re d'Inghilterra, se

rimproveri

tenevano

tregue

Traduzione
dr.

Paoli,

proposte

da' pontefici.

Larrnzn Mancini,
tWteUl Nrl li.jt.,,,.1.

Ma

siccome

di

Colila

IHjj.

Voi.

134

ogni

quasi

con un pretesto o

volta

maiicavn

''rancia

ragione,

;i.'i:kii

rintronai

pa;ii

ncora

'

due

sul

campo

cavalcava tra

sperava
cipe

che

riescire

era

ma

.Edoardo,

villo

sicuro delia

mal consigliato

il

in

lotta,

re di

Krancia

col prin-

suo confidente. Vi
Francia che

di

levi)

ili

vi'iiin:

ci

alle

tempo.

legato

sovrani

Tal

ile

Figlio

per

ey

uno

rami,

della

ile' piti

illustri

aveva meglio amato

di

neH'Bglogn:
Ella le guance

Tingendo del color della vergogna


Nulla

d'

aperto os ne non che molli

Delti di pnee;

Mand

mn

pnss la unite

rhel.i snccorjio;

rStllltii

ili

Ruminava

Un. ni. [l'I

luti

r;il,l,i:i,

gli sdegni,

anta

(..pirli

e dol limare
'

li,

fra

geli

il

uomini

celebre Brunissenda di Foix,

o per amicizia con quasi

affinit

d'Europa,

Osi

ai

:eneva

mani

pretese che gli In-

tali

avrebbero potuto acconsentire. E

vinti

questo cardinale paciere era un amico del Petrarca,


cardinale Elia
del

un cardinale

buona amicizia

per

re

imn.'L/xnlc

da* suoi,

nemmeno

il

Francia, e tarlo pi

re di

il

passava

anzi

inglese,

piei^va

glesi

ili

battaglia di

scUieiv Domicili! cimsiijiaiido alla pace

le

Eduardo ed

principe

if

di

nemici trovavansi gi

eserciti

l'uno di fronte all'altro pronti alla

il

l'altro

col

guadagnar tempo

per

solo

tregue

le

quando

sospettavano, e non sempre

patii.

il'

chi.-

proponessero

ristorarsi di forze.

Poitiers,

nutria dell' ira

il

foco.

tutti

cedere

la

zando

gli

acutezza

non bastava,

l'eloquenza
njiiinnlo

srinidi'iT

ili

nomini

ravn

per

nitri

ingegno

d'

taceva sempre prevalere

ilrittnna,

amava

ciotti,

di

vastit

suo voto, e quando

il

non aveva

bollente prelato

il

ingiurie,

ali.'

'.'

puiitn

sul

fu

di

udirli riHivi/t-sari'. disputare

'
:

e in generale aveva idee piuttosto libere che permet-

tevano

Petrarca di parlargli francamente de' ponte-

al

a' quali

fici,

Era poi
a

port-nle

il

senza

i:linini'.

e;dilii-Hii;o

:,-:ir[i;jiaiii>

per questo e per

clinato a favorire

magnanimo

cardinale rimproverava

degnarsi

p-cKi

Petrarca,

possa senza procacciare


adulatore,

In taccia di

meno

rfr.

allude

sue

le

ini] ).-v;i<

<

molto

rispetti
lo

n-e,

in-

chiama "eccelso
il

Romano Pon-

danno,

lui

come a nessun

me

e a

il'iifLiai'.

li:

Christophe
Lih.

furono

altro, cos

presto

XII,

lib.

cap.

nem-

scoperto,

S8i a qneilo

Petrarca nell'Egloga VII:

il

ululisi* qui

l'nnr milisvr

1 )

arti

Olovanni Villani

Erre due,
-

tulli

a quello nel merito secondo.,' Per alta corte

d Inghilterra

futili

Carlo IV

che

che dopo

inra-

coiiipronficro.

della Chiesa militante, anzi se

dir

il

ili

sov l'accennati

il

personaggi:.,

primo lume

tefice
si

l'urlo

'li

l'urdiiiiil.

Ilittoirc

XIV,

medio

n ripete In

se

In rmmurits

lett.

<i

d'iisilcr

la

fiiimictil

ini. l(|ins

Pepanti V.

Le

reps,

rju.-iieiia

II, p.

de

il

l'-tail

bchuici-.

324.

2 /am.

questi noi dica,

famn.

cernii urgent.

90
([ili

il

lui

egli

la

nc Rhi, nffennnn

della loro tirai 0110 l'in

dopo

l'altro

e non fu bene accolti). Vassalli soggetti a lui avevano


mmlinltiii'o contro al re

il'

due Illumini

iindarv iWiitnri
indila
-li
^-

(li

ii

li

1 -

.'il

|i;iil,ilid'i

im-.i

t'unii

'l'in

(Ii-l]"i]i-ii;il.:

ititi!'-

|niri;.\ l'r.i.

>i
1

menomare

la

parlamento

Piiijtvhci.

ni. ri
I

111:1

|.nliij.

Lti.

iliill.-

XIV

per

'

grilli.
i

librili

CIiim
ui.-iiniri

Ili:

inni

.nlpi'

in.-

n.iu

itimi 1-11:1

-l.'iTi.iin.-iili-

illuni

kit,

pre-

le

limi vedi) Ih

<-'i.-i:bll:i

ili

il'.n.v.

-i

IL.':

quali

iTi-luiiri

i*ini;.il;iv

intLUbl n

l'^li

Inni

V V li

propria virt.

schiere di

Inghilterra nelle

Francia, e nelle proteste dui

uniisi. un-

2 fam. Ind.

Vm-

aasrttt
u Si

'

l'onlrair
I.

.-.

,;

,,.,

.1

t'SI
li'-

lf

pine

Immisni'-

feri?

cneiLiyc

nimtri-

qc

Si'ijifiir

soit
!..

fu In

rmirti'. ci

lini., pr.sii

11

pi.

Punii

481.
Nfilluui

iniiii

.(,-.

(,'ii.i

trillivi

iTidimiii hi ti

ili.l

l'unii

I.

.-medili

.-.

p.^..

piatili.,

ipi.nl

Ili:.

;m-

44(1.

DigiitzM &y

Google

197

Dopo
descrve
[In

rimproveri

papi, ligi d Francia, l'Egloga

a'

vanteria do' due sovrani e accenna all'odio

le

contro l'altro

itiliiiiimiava l'ini

Di Cari

110

Indi

olirajfjri

sigli

ri

jiopol

mostruose gesta.

le

jilicnii.

il

Mali- t'indi,

u.l jlhi.I j;i.

Di pio, di saggio,

miiiiiciv

illr

Vengono, e d'onte romoroBe


Largii

due

di dicevo],

i-

cielo

india

Pimi

Al nemico rimprovera, e la nota


favola accenna deH'lnnie coda,
Coni' ella attesti

di''

suoi detti

vero.

il

Aui-ora d'abitar lunghi d' usiglio,

regioni inospitali, e tutto

Il

germe umano d'odiar l'accusa,

E une

balbettu barbare voci.

Allude allo prodezze d' Arturo,

il

tavola rotonda, che per gl'Inglesi era

vxmiv

Cirio

denza

di

mi

Bruto

detto

agli

Magno

Ti'ija

linea da

popolari;

Inglesi, e al

]i.n-iii

ffiitoirt

ili

rlr

presso

a'

cosr

discen-

in

diretta

d'Enea, a

nipote
a'

degli eroi.

alla

vantavano

d'Ascanio

ingiurioso

cavaliere della

l'eroi.-

Francesi,

gl'Inglesi

clic
figlio

Guasconi

come

parlar duro e rauco di quest'ultimi.

Ttiivnnln Vvn.n- [nula


In Bttrtim raj*ri.
'l'aillofor

Iti

Ini

T.

lrni[.HN h
1.

moult bkn

p.

ri|inr;ala

83 nnrrn

mmom

dui

Tamii

niicli'cBim ili;

G rsc
'

:,

<

../li

conili] enti,

sitiriqiiii..
ali

liei

33

cor).

Miilltm mai

,.j;iii,i

J/iWcM/rr..

tiniilii!

del
i-sh.i

ilici uri, .1.0


1^:,

f,

,1

une

legge

pro-

nisfii vii inibii tu a et?, dico

.[unni

i-

Nel

quello libro) cbe


ni

ilw-Jarai

iMl Origlimi,

iiili-iidrirlil"..

.-i

di

53 Laurent inno,

Ploir-o

pler ijimil fiiudnm portili

dtin,

dumi -rum

ilr'iln

limi

VI

iap.

I!

ci

limici,

ili

vciitlu

ULU.ai
il

li.

il,,

culi.!

L'In-

di limi, ili, (tir.

ini dilti

tniiiiii. l'In

iii-irediziniir

L'.'i'i

sL'iirri-tlaniciiti.

rii.-i

i[m-r E]

la ni a

M ai

conserva

.SV'* A

Die ,jrw r

nasi nili

ufi

Aiigliin* an suini, riindtun feri

uii-Hjtii-,

vosco Lupinuni'

e.

etr.

t)

U limile. Ili-tory

Sisniond. Munire

iliiils
liilioTi

riiiiiln.l-

saisiiaaieiil

<1". i-i'uhiiim)

do puri

un* Duini (Voi. VI, pag. 120).


lil,.

IX;

pi.il.-i

Tulio l'allni
rile
lusi,

"iMl'aiiiuin

do

" Frali o-m'lii


l'In'

sl'odio di

[inii

[loltniin

i-

],.-

ni:

pur

li

nllh.ro

.r

ili-'

d'udiri,

il<-

d'

i-oulrii

gui-rrr

cu venir

86

(cap.

dui

Frani rotili, rln


ci.p.

82

w-ri vi-

lii-iiriiaiv

:;!i

luglii-

vili jji-nli nM'ioi.i avalli in lIsluiiii..

nutrivano runa

XV;

limi d'irrii

nsilili

n al

tifatili!,,

jinliri'

Hip.

II,

Mais Ics precc-

Iiiim'

auliv
Ics

Voi.

Dfcj.

avui.'iil
il

Minino Villani

rilevalo

avevano

ii.in

mille
variasi

ci

limil

.inpro.-stiiiuiit

i.v.ii:

Km/W.

<-J

rf Fram/a*, V.pag.

(iil;ki"i.i!,-

liana le* cocliro, qui'

ulna

li-

Di uuc-

dut unzioni

Tra

accusi; che

le

contemporanei fanno

cronisti

ipitso alla Curia papale, pur quella d'aver oon-

piti

>nni:it"

sop

crociata.

[ii'iiliiiii

cosi

[ju)

.-ii.iii!:

li-

;n'(.

n-Al Egloga

i.'

mi lai

ui

Francia di aver mancato alla promessa

in

Terra santa, significando

salemme,,, nella
cessore

madre "Roma,, e

trono

al

Luigi

di

tuoi pergiuri,

le

Su che opprimi

il

rapino,

mortali,

ilei

Santo

por

la

re

il

recarsi

di

danna

antica

nell'

i'

rimprovera

si

di

"Geru-

"nipote,

suc-

il

di Francia.

furti,

Numi

inganni

Clic finalmente di tua giusta pena

Me

per ministro elessero: vendetta

Clie prega il grido, une scongiura


D'antica dumui, miaerabil, nuda,

pianto

il

Clic abbandonata, e notte o di lamenta

Di tue promesse

La

suo no se uuia.

La

serba

Infatti

scovo,

il

il

L-LLllimiLl

giurarono per

mare

il

figlio

.11'

siili

ci

nana che

r-.d

I'

Hl.iMll

(Il

anima

impedire

|.rll.-ail

nel

suffi-

del re Filippo

persona

in

propria,
il

se

padre, v'an-

Per Filippo sembra

suo Giovanni.,'

Li^,<.-L

nella Prof,

di calli ante-Ita

tau-a legittima avesse

drebbe

un nipote

decano di Parigi e un cavaliere, aventi

ch'egli passerebbe

della

ili'-

d'

Enrico de Diesseiiliovcn

ciente mandato,

i.na

vano, e

il

ILI

alla Storia A InghiUtrra e il


snlmdiua Storia ddfliidcilimtnU

LiILf.ll.l

l\

Bueklo

Ji

nel

dUnghiltirra.

IL

IL

IL

Voi.

200
avesse

s uni lata

dal pontefice
e

alt iv

soltanto questa

decime

"le

per

crociata

ottenerti

suo reame per molti anni,

del

promissioni del tesoro di Santa Chiesii

i.tniic

-,

assicura Matteo Villani guelfo e "presente nel conci-

ci

storo, tenutosi in Avignone quando Filippo mostrava

muovere finalmente

di rado

messo
"per

chi;

divino giudizio

dagli Inglesi e

il

molto

si

-tiudedijMj.

la

voce

al

di

questa

Francia fu

di

fi:

Andrea

cristiani gi

crociata

alludono

in

Luigi-

Libro VII cap,


Uniti

ll,al t

<[,<

da'Turclii

sonetto

il

II,

111

Marnili,

amico del

ii,-[Li

mila

IX

del

in

l'are

ti

l'etralCil.

IV.

dubbi rigiisrdo a quatto Sonetto furono

Siidv

le

-Jd

culpa

spaisi.

eziandio

Kuoceasor di Carlo, e la canzone "Aspettata

-Il

eru-

questo passaggio.,

beata e bella,, che diedero enti-ambi lauto da


ri.iiuilentaturi.

tosi

veri

d'Antiochia die

ehiiiiiiaiuldo

Fili;j|i(i.

pro-

vinto

'

Matteo Villani riporta

frate

di

sembra the

fallita

adorassero

rampogne

sangue degli innocenti


Iter

reame

il

la croce, e

re di Frauda,,

lo

re tratto in servaggio.,

Di questa crociala
denti

acerbe

pur

cronista Mi-

il

'cmiic a incanno fu presa

santo passaggio

il

guerra.

alla

al

V.,1.

<k-ll.-

risolti

?ae J/r>

dnlrie.

Coti I. corona del aito antico adorati,


il

Petrarca

folendes

Cnrli>

IV

imperatore,

unisse nini a mia micini. 'Perii egli Immilli

il

Muratori

oVN'iwr

rimaci

diililiiimi.

eh.
ri

in

tnrln

curo non
il

(jm,iiimiijili-

si

('Sllllldn

svi

multo

Digiiized 0/

Google

301

oi-

di lioaim,
li'Okisria.

sentii.

fllL-

ma

i'iuai-i-

Cmlillal.'

ni

d'r.iyliilti-iia

iill

si

tu. .

Vni, mimai'"

liii-ssf-r

Ika-

di vaiti?

quel tempo

irOlli

yiinia

])'li

[Sii

l':l|ia,

lina

ili

li.'

imi

fra
ili

t'rmi.ia,

mamli
(

li

'l

l'In'

dite: Fei-m

ir*ta<iy ivi-,

i-tiuui rlir

|>ri'M-lit(-,

la

in

l'apa, In cui pio-

.ciucimi

.Itrataltm,
rulli

i-iL-1'.-.si'

uiaiisti.i

i|li:llualu ClrlIUHlti-

sc-fuiiHir- (limiiixi al

(Iella Si-iittm-a Salila

In /accia
putii in

tu

<|i)i.-!>ti

pnsln fu

m,ie
(

i)

li

piiwiig-

i.'uiliinriata

diim .uuiom,

la

In

202

muova

conforti e
li

(li

Ttulijmi

li

essere in

il

Pm,

nemici della Cristianit.

pillando
irusi

unisse

costui

le

rinfaccia

a'

|jir-ttv

mi io ve re

piiii

non

principi

il

sepolcro di Cristo,

il

(Usilro.

eccita a

li

lana

per

lavare

di

ma

nliriii

lilii-

^ii-i'Uh:

nella

11

tett.

IluUuj

L'I

-Lini

inimici

unica del

lib.

vasto spsiio di mare


ilclle

lib.

llirUlII

11

nu-tre

ci

Ielle

l'ora

Milrniiicrlrili,

.1

fc

jiii-ii

ulli-

in

VII Hch.)
tiene
liirn.

i.ijiii

Ila

un capitolo

della
in

appena

intitoli

^luliiiliunilues, no cacti-ris
diepi'Uliill

SJinfljll'

clu:

lini:

ijiiivl'-.i.

[iMwwajijijiiu

lontani,

olio"

malagevole

rii(iini|iii-

liriga

tarila

Giovanili

ili

ferrili'

Petrarca sle^n s'avvidi: nllu

vinili:

Turchi

vittoria

dulia

IiutLs-. suljiiiiiiruiu

tui-|ul.ii.

ilLLlIUll-Ullt,

rclur,.

porge

si

scemato l'arder

crescente de' Turchi

avevano

moliti-

nella,

a Vita Solitaria a!

\i,lu[n:iliL.ii^.

degl'infedeli

dalia

in

impresi',

oginii'

l'oncia

tcllimil.

Petrarca

il

croce contro

la

cimo

elmi nei ma.

i-ittil

che

ogni qualvolta gli

difficili

speranza

la

liella

Min fello parlare.

..ni

nell'Egloga

potenza

di

ri!

Cruciata

'Iella

la

nulla

(pui=i

cinujiiista.

il

tuie, coni*

intera dolcemente

siili

Illuni clellit

II-

Italiani

prenda

pi s'accingeva a queste
religioso,

lave

il

li

soltanto

guerra i:ontra

(pii'sla

i|licilu

irli!'

grand!! auloritade e di malta scienza e di

In imi, fn.. Ciri, conio AtiMuup, nulla

"III-

ogni

csnttaziiiriL-

(.Tisi

sitivi.-

i-^li

Gerusalemmi-, un
che,

ini|,re.-a

uVl nini valere

i-i

fallii

rasjioru-

a imi

! urei il.c

ccumi

il

unii

203
cresciuto forse

tordi,

|ii

lungi

d'Inghilterra,

vagliata
l'armi
il

annu

quale,

le

dal

Edoardo era lumini


volto

llo

simile

ronteinpniaii.ro, -riluceva

vano giocondi

le

liete,
di-Ila

il

pi

Manica

del

se recando

gioia

patria.

la

de' re

incognito

trono

d'

nel

l'amore

pi

di

siJ i-v jili

Filippa,

il

loro

della

sempre

quasi

accanto

che salv

letterata,

Fruissait,' cavalieri! e

feste

eaccia e le feste,

la

quando,

cavalieri

ratti furava no

dal minacciato esterminio e

vendetta. Eroina e

attendevano

alle

ne' tornei,

vincitore

Inghilterra

tuosa regina

lu,,;

le

Edoardo serbava ancora la


normanni venuti di Francia, con

Edoardo appassionato pur

visiera,

pri-

ne parti-

ma

terzo

cente entusiasmava popolo e


la

ospite

lutti

fili;

ingiurie,

prigioni:.

i'1'j.du

La corte
pompa festosa

giostrava

Ej<h)a

co' propri e sd hli-atimri;

grj/.'m

accoglienze,

cortesi
il

suo

il

Edoardo,

d'-ll

quello d'ini dio,, scrive un


lai

minacciose

tra-

caccie,

le

tornei,

Aiiiio

giorno, e la notti: sognavano di

"rauche,

le

Francia

della

-ii.-lv.-iy:i>

.lui

petrarchesca, era tutto cortesia per


gioniero.

e non

soggiorno

sfaccendato

miserie
feste,

-L Ila cavai Irri'sca corte di

divri

liei)

nello

dalle

menilo

in

gli

il

la

vinalzata

loro re.

Sul

buona e

vir-

cittadini di Calais

marito da
accettava

le

un'

immane

dediclie

di

cronista, ed avevi, olia damigella

moglie
poeta,

grand avo

il

bella

finse di

tinteggio

invit a cacciare con


ili

il

diede

dello

e
il

cosi

IVr i-ii-evwlo

imbattutosi nel

benvenuto c

Allora, gliene rese grazie

Francia e non accett, ina

|>oi

il

lo

re

fu tutto in feste e sol-

Cavaliere perfetto

lazzi.

degli

Petrarca.

peso della sua sventura,

caccia,

gli

lui.

Giovanni.

re

il

sentiri'

recaci

Giovanni

di

nostro

tifi

era pi-illune

irortn

senza fargli troppo

Edoardo

noesia e dAu lngua inglese,

'Iella

imitatore e conoscente

Turpi

delle

mpres

tento di

Creey o

i|ua[][iiin|iie

geniali.-

la

ITiui'alo

pazzia de' paladini. Per

allenasse (aula eavalleria, imprigion, trad,

rub, trucid, ehi pi


alter

mille

gli

volle

parve, e contro ogni patto


le

monete eoo danno intimi"

DiqitizM by

Google

Eppure
f

egli

coma

il

ift-

lette,
no'

al

ma

qiiiintlo

il

(1m'(K-si

il

re

primogenito
ili

ebbe

Kohcrto

di-1

il-

di

nome

il

proclamava "fra

UHI

iivvi'iiliii'n

narrava

allora duca

che

re Giovanni
lo

Gi Ufi

i-iirlutii

cia,

il

Petrarca

il

simii.

"Buono.

di

re tutti,

poeta n~i
siiLIh

che-

il

inilis-

Napoli,

in

corte

(li

(''ran-

aveva udito dire

Francis (Giovanni era

Normandia; mostrasse molto amore

incontrasse

precettori

del

opposizione
figlio

forte

vedeva

nel

tanti

alle

padre,

nemici.

chic imprese

Ieri

Tito Livio

lece tradurre

d'arie.

Bibbia po' commenti; perii quest'ultima a huon


perch messa in conto agii Eluvi.

cato,

che

fi,

"legatrice di libri,

romanzo

* un

sua

dottrina

nel -romanzo.
ina

In

mer-

Ne' o,u:ittr'anni

prigione degl'Inglesi s'occupi, sempre di libri;

Margherita

pare

lo

di cavalleria.

era appunto

Giacomo "legatore,

questo

nella

dice

tutto;

la

bibbia, nel breviario,

In sua giovent seppe anche di latino,

avesse

gando innanzi a

lui,

dimenticato, se
e per

lui

Petrarca arrin-

il

(sebbene

in

latino), vi

accenna soltanto come a scienza die avesse avuta

in

Giovanni

9 era

addimostrato benevolo

Tallcvraml. tanto accetti

amici
italiani

del

Petrarca,

che

alla

illustravano

corte di

al

Pe-

Francia e tanto

preghiera di quegli insigni


allora

l'Universit

parigina,

conosciuti dal poeta nella sua prima dimora in Parigi.

Per

tutti questi

rispetti

il

ainhasciatore che Galeazzo


alla corte

di Francia,

Petrarca era
Visconti

il

pi

potesse

aecctto

mandare

per congratularsi col re Giovanni

DiqiiizM by

Google

reduce

prigionia

dalla

degli

che l'aveva cort

fk'fifkirop

iicll' t'sglio,

Galea?

Inglesi.

lionato alla casa di Francia


ospitalo

in

(l'unirsi

colla

illusivo

|>H

isposa

in

Inni

suo

per

Bonna

di

i;i

Rampa, aveva

il'

Gian Galeazzo

figlio

Giovanni

Isabella, figlia di

Buono

il

Lussemburgo. In

di

tempi

altri

ili

la

Fruii.

sape

ebbero mai acconsentito di mari


de

iglia

sangue reale di F

italiani,

>a

lui

piace ssero

ni d'o

offrivano

lai re di Franci.

altro ttont

che pi a
della

gic,vine

pagare p er

il

posa.

re

Il

grande rumore

maritaggio,

formare

Matteo

Villani
all'

assai

casa di

volta

un qualche

facesse

la

Europa per questo

persuasione che

sagrifizio,

reali

di Francia

il

Lib. IX,

c.

103.

re di

Sismondi)

per la

prima

anzich gra-

nome

regio,

non avessero ne
limiti da

eguali in terra, n doveri da adempiere, n

'

al

propria figlia ven-

Francia che

varsene sempre sul popolo. L'orgoglio del


la

a radunare.

rimproverava

incanto

Eppure "avrebbesi dovuto (osserva

saper grado alla


ella

la dot.

d'or,

pagare

fece in tutta

si

Francia "quasi come


desse,,.

avrebbe penato

Francia esausta

Ma

pe

Frane

s< lidi

appunto

bastava

Visconti

di

suo riscatto k

ordinaria di tre milioni di

la

faraii

208

ed
la

troppo

gi

spese,

lille

Francia:

anzi

pressa regnanti

le

Non

taggio

nazione,

ilclla

sciagure avea tratte sopra

calamiti tutto

ond'era Etata op-

potevano

attribuirsi alla lor

Vak'sii,

prosiinzione.

polca perciii tornare se non a van-

che

suoi principi imparassero

pur una volta a conoscere d'essere nomini, e contraessero parentele con

Venne

sposa e

la

ma

dinaria,

le

terre e

dassero, onde unii

Petrarca

Il

dell'

<;sl -ili-

die

ile]

partir

l'

re.

per

s-tiaoi'-

sembra

promessi

titoli

dovetti;

inverno, passi)

pompa

m-colra con

fu
i

improl

i-

oltre elle all'onoranza

Peti-arca,

nomini..

altri

tar-

ambasciata del
mirasse

Parigi

anelli'

cuor

nel

Alpi riroperte. di neve, col tristo

le

viaggiare d'allora, e giunto a Parigi sul cominciar di

gennaio fa pochi giorni dopo ricevuto dal re

Come

nanza solenne.

Coti

'

C'allago

nel

'

P^Uin

di solilo,

traduttori

ari-ioeii

*-i

d Viriti,

derali.

(fidici 4-l-'e'

tjuali

il

ri litlhs

du Hoc

i'oiTL'i.'3inilii

pr.-n-i'tl'TiilriM

tru

luvri/ilnm*

A. Bnrljeu

sig.

Fuma*

stampala

(LI'.

Uni'

l'i

')

drilli

unitamente ulto altre de! Petrarca a VeiHwIm

r a' Novaresi ricordate ne' capitoli


fu puolilicnia hi prima voi la nel

((imrfriir tlf

di

4111.

p.

ni-l

adu-

in

tenne egli l'orazione'' in

filaria

della

Voi.

1 Sfili.

Ile r,

molli

mi dotto

Mire, di

Questa wurionB

Voi. Ili (p. 'J14-S-V)

nel

Insinui

Frunre, dal

ile

clic Ih ridussi' all' iirtnuriillii

errori

JsL-nrsu

diploma ci

precedenti.

[854

ci

-i

lori-eduli,

mo-

trovami nel codice, e


ili

iloci

mi

investii:! (inni (fidelizzo Vis-

ioi'iiiii.
1i

della

contea d Veri II-,

Digiiizad &y

Google

il

-Exnudivit

biblico

lerusaleiu

orat io cui

duole non

Et

giorni

re di Persia.

cjns.

come

l'avrehlm fatto

Lo

tissimo

delle

lettore

lngua

studioso

omeri

agli

suoi,

Lo

dice

Petrarca

il

modo

particolar

in

reali,

peso del

il

la

soma

Vioc-come Mediolani dominila, misi! Ina qoatour nobiku

galifimi

liiiSiimn

iiijfiiij,

mi-

rarmii et
ui-tri

liium

ili;.

li.llll

lutili]
i

.--!-.L

il

umilili 11UM

1- J

IL

H It n

licilil.

nmicis

IUn[i'

[in-aiim

ciuilmi-ilmii

wilimrw

minili

si-ire;

l.leliljiii-

ini-.

ss iirslrii ln'iar amniiliv-iiiii. lilli-

studiosi; jed ucrein'


et

vi'i-iuii

ai

licuissel.

jluriivi'tr

(UlliitV

fXL-LLMl mi-,

te ine snpicntor udire digtiMur

l.milli

Immuri:.

tin-r

nili'imn

llilS.'lTlI

ri-^in

..[

in:

sartine

viiri.triirn

LL'nipn iiirmii-pM-i"i:s

iniiluiHHCii],
=r-

wi.i il

el.H|iiii

pontili.

ridili

npiiciiafiirLiLt.

iiiole-tiv,

ali

prillili

pr.-i.-si-itim

rupi ih il un:

ili, ni

ailVm-

li'-'

(jm,d c-pr

e ri inni a tintili-,

miilici-iiin. i|in.il, Hcilici-I,

delle

Ond'

domini gntau

ntl' arringa:

stc-110

fedeli

aman-

re fu

il

molteplici cure abbiano raffreddato quel zelo.'

il

avesse

consola per-

temere soltanto che

latina;

regnare, imposto

pi

per

se

volentieri

da alcuni amici

del re d Francia, che nella prima et

'i'ibi

potuto appren-

Temistocle

ne facilmente apprenderebbe.

nosce,

altro l'avere spesso udito

scusa se

si

noto

pi

averlo
fece

nini

rt'diixil'iui;

sarebbe

idioma che

nell'

pochi

in

Anzi tutto

regnimi suuhi.

in

non parla

accetto al re, e

dere

lior

]n(|lli.

(tu-

nliijiii.l

liupiMiili

i.niiii

0]llTnHP rmli.riln-;

celaiiudn.

210

cedere

li

n'Iilic

quest'officio

gli

volere

il

permesso, e

fu

('.-l

dire

del

meglio disposto

stalli

ma non
scusa

pi valente, c *a-

die

udire

a parlare:

supplica,

perii

gli

Arldiuv quindi

Signore.

s'addimostr

taiilo

"La quale avversit

regni.

mondo,
cuore

tutti

ma

buoni,

fedeli

dolore non io solo son


perch, mutate

le

vostra

quasi tutto

colpi

innanzi

signor mio, devoto vostro,

tlel

presenza della Sacra

alla

ili

sacri

che mai

come allora che sconsommo, c del massimo tra

prepotenti:

volse la tranquilli tb del re


tutti

eia

testi

c profani, e torca brevemente della fortuna,

ette

tutto

fi

li

Maest.

ma

testimonio,

il
il

idi ri /.'

suo

del

tutta,

l'Italia,

questo re e di questo regno,

sorti di

fu subito veduto imitarsi l'aspetto della sua fronte,.

sempre

seguita,

pone

tra citazioni e srntenzc,

Milano,

alla

regia maest

'

[il nl.iLT

l]

pii.

fm-luiiara

r.il,

!<

nuain in rmirtitii-miri stimmi

mimimi] Ululimi,
rurn

nrlicm

i-t

i]i|iir:ini

-su ili

ti.i

<-

r,liipii<I

ri'ijiiifiii

v.-im-in ut

immillili liWiiiiii

i.!-ij]

[)(;.

Barbrii;

Ylnlin
ittico

est

i|tii

ad

non

quiul,

ijiliHjllc

Ime

il

radj

pnii'nr.-ijrii

Barbilo;

il

antro majemnlis preseli cium nns direxil,

iipbii-''

rf-

Ii-hin,

frulli!

[Il

i.-ns ci

inumi pene terrn-

Nimrirriin ciinii firiiciisiil. .-\nnn-

imprimi, qor domini mei. denoti qeMri [iwl


>.:

alia eri-

illusili-

l'I

minimi

niilli'r.ilin

ogni

con

... Sic lldenlcr hnc. diesai, qur.d nullo modi)


Wiwi umili eUlc [il Sarbea lem: aetaa] prabari
i<-,

signor

"Il

Visconti sigimi-

(ralea/zo

Me.isi.-r

raccomanda

si

pro-

fiticlii-

scopo appunto della sua missione.

lo

mio e devoto vostro,


di

ililcxil]

umililo

[roll.;

cui
ri'gia

l'umilili-}

sui

tinn ilus es".


ei

ri'|>ni

lp.il.ilus

""1 iinmis

linliiiii.

imilaliis

(nil.

Digilized by

Google

congratula

affetto e riverenza,
ci]

offri"

[jcr

niero e quasi

"Una cosa per


alla

potuto

nut
l.i.

Unum

.[inni

l<

MiT-l

Ji"il.li:ni

i.lil.il

Di

Pillili

ni'i

poterai

plliii'i

i|ii'i'l

pii.

di
:

genitore

al

la figlia reali:

altamente

inganni

s'

nel

iuogo ne poteva
trattata emi

nome

in

di

Galeazzo

preziosissimo

stato

Giovanni, che l'aveva carissimo


1

ei genitori
in

is

ir.

filini ,'ilii- munii.

aut

m.'iis
!

:i..1

lamlliari

ftlie,

virgo

Adelina,

ili.miii-.i-i

gnu

ni]

.l'erri-

issi illuni

alla

lui

ri'jriii

.ianim midi'

ii'inill

trattari
ipsi-

dici!

Ini'i- potili? srl

in jlllli. in

ani

l":ili'fiir

iilliii

da

perduto

per,

hoc tanica
[dilli

ir.llii-r.

i:i-

re

de' quali piropo

talismano,

n'.ifi.ll

[itvijiliT

[irovidi'iini'

non

nessun

in

sue)

ac-

stra-

regno,

figlia

ni onorata con maggior riverenza,.

uno

lideri leciui

mirini.

Sii-

l'

un

iijlli'in;

i.l.i-M.

cose

fedelt,

dell stesso re

quasi

dice

molti pi

molto

(ov' egli

finisce offerendo al

anelli,

gji'ima

reale

Petrarca continua

maggior allegrezza veduta, n

essere con

due

presso

altrove

pure

giudicar delle

maggior

alla

il

(Galeazzo)

egli

vostro

con familiare confidenza, che se

figlia

collocarsi,

suo

il

gli

mentre

die

umanissimo ed onorevole

Accennando quindi

trattamento,,.

vostra,

ivgim tutto

ilei

intratteneva nel

s'

vostra

Francia, sposa di Gian Galeazzo,

avesse

liberazione

alla

re e

dimenticar mai,

esule

Maest

dalla

munificenza della fortuna

la

E non pud

corda.

ebbe

gloria

L'i

quanto

potere e

lurari

full

ni.

il

reuerenthii
s'Iii

|.i'i.ili-.

-il.

i.i-i

-|<r:il

.:

Mi-ii-

iintum i'Me.

quello

logo 37 del lilno

piropn
l>r

il

mani,

Pellami

Fa

por monitori e nel dia-

ulniia/iir /orlupior.

porti) del volgari nmentir di

D.

Il

Urani,

eliti

ri-

Giunoni Dai suiuintat

212

battaglia

Maupertuis, era venuto per avventura in

di

possesso di Galeazzo

che

rimandava' per quc-

glielo

accolli pannate

M'iiml'iisi-tari,

gemma

d'altra

dissimo pregio. "Reliquie non della


vostri

('.'l!:i

(Vc-Ltuit:.

fausta giornata che


credibile'

l\-trair:i)

il

mano

preso e

re, da'

nemici stessi

fu

jicr

che appena la fama divulg presso di

ma
li-

in-

un anello
un

dito di

voi

gran-

sita

quella

in

indegno,

de' nemici,
al

di

fortuna

jjoichf'

vostra

Mai'stti

la

evento, cadde in

insigne e caro, e degno di stare

tanto

strappato;

noi,

il

signor

il

mio non

tralascio occasione alcuna

perare

detto anello, finch trovatolo, lo porge a voi

per

il

ma

nostre mani;

le

a re che l'esser solo,

pagno un

al

siccome nulla meno s'addice


regio anello ne diede a

altro de' suoi. Questi

untissimo de'

duo

mandati a voi da

re,

che valesse a ricu-

com-

adunque, o

anelli

regioni.' lontana,

ma

per devozione vicinissima, accettate graziosamente, con

augurio che

prima

la

venuta loro non solo vi riconduca

ma

felicit,

la

raddoppi ancora.,

(pabblioto da D. Conimi
il

carbuncolo

[|iiiiic

lino
ri'

non

ma

iti

ptir

infausti.,

qua

ili

in

Bologns 1867)

erri

il

(litri

uno

il'iiti'umi

aono

l'altra

il

molti

anelili.
r-flr..ri;(

la

n ancoro

ili"

egli

anni
ri

fn

fu

scrolliti,

n.'-

eli

ricomperato di

manda In gli;

Vero chini

si
ili

rtir

il

prezni

ilnlcur.ni. npiTiir.iniii',

roslrc coso che voi amale,,.

ne Fortune rellnniu,
niiijcstaB

Francia ora potette tanto fare che

ultra parte del miiudu r

non

di qnrlb- clip

Non

Stolli,

mano; poi dopo

di

eoo umico

pot rivedere c toccare

iiumitril

se

rei

;inTitn[n

cnrliurn-i.lo,

strappato

In

Jonnni

di

ned

ucaln-;

yeslu, curata incredibili

et

si

quid

di.r

lio

indigna Montai

DiaitizM by

Google

218
Di tuie ambasciato Giovanni di Francia
Vintomi.

Ml-iiI

figliti

Carlo,

l'elice

uomo

colli'

narola,

era

t-

aTter.Jev;;

(-irli

avere

di

dimo-

legati

ceriiilunie,

nella sua corte

taceva

Petrarca,

it

suo

un tanto

d'ogni

sua

1-iyiinrdu

alla

tesoro

ossemi /ioni

colpito da alcune

;l

si

onor

str contentissimo, e ijuanto pi seppe


ilcI

fortuna che egli aveva fatte nell'Arringa, volle averne

da

s|iK'Nri/iout

Ora
Hie

[H'UTl

af'1'L'.'L]

i-m unitamente
dui Ile, [>ff|
c dolti
jir.inzn
:il!a

bulina

la

(tosi

|n> ino tiafih'i

la

la

i>

:<

i.

i;:ili'

ini

i;h/ijiiu i-lic

India pn.-lii

ni ed

eliminati,

Di

SuluilllL

il]

si

ira

..i>]iia:ii

>i1.a]i-ii::,

idii.oi^imi

sulla line del

tasso intorno

questo io ia'ebb5

tutto

minio zelarne

Lib.

XXII.

ali lairuiLae-

leti.

inaili,

un

i|i>i.-

snllecito:

i]Mi;liii
ii-.jilii-

13 fm.. Voi. IV,

ILI

infii-a

alla

alili

me

veramente

jiial

mia sentenza.

i'niiviiaii,

sera iunuuzi in sul tardi da cerio tale che della

ialina

ji-

lllMMl^', al

Jlliil

itjIIoj'i

laminili inuma, numi, aliula.n

nani

Pctraren' s Pietro di Poitiere)

il

l|l]e|

1 IL

miei

ai

[iiwocnsle ad e-[>om-

r\>t-tumi

avvino

medesimo.

avvenne

egli
1'

lui

ai

l'arni

ia inl.i:h

mia

sebbene

i.J

lincili,

r. jiirj'.

tnir

p. 47(1 dell irnd. del

214
punto

io

[ime

stilli!

paioli'

netta

avere

io

colloquio

era

ri

ti

ti

tal

come
il

>

dottori

per

di

modo

poelie

fisi

non risponde

mi

studiassi a

ili (tu un.' liti


1

il

loro

il Re so ne
mi trovai sciolto dall'obbligo
non essere astretto a parlare
molti, cosi dolente di non

io

lieto di

parere

ijiifi

sopei-ehio

camera, niceo di questi)


neste lunghi

ral'eol.-ii

di

l'SOliH^L.-i :-!l:lli.-.iai.

1 Lll]

ul-l

ol.'_1iu

i;lic non ail


air;."] in ri- erami apsebbene non sunnuo mio piwvi-e avvcnii-sr obi

mane lite

tre

impl'm-

poeu d'ina
,:ui]

provasse pi volte a far ebo

per

ti

mulujjevtili'
all'

("Ili
in

mia nenlemla, sempre

vano nome

offendere

cosi

i'

i!

suti-

distrutto,

ni

insegnano altro non estere

elle

un

questo bastava ch'io

u lui stesso, c

pubblico contro

jaiiLeeliia-.o:

oeeli

sebbene seguendo l'uso del volgo nel

tutto

iiviic adititi)
L,':iLllzij ili
p
veramente pi ad impiumi-

tii!!i

pieno

latin

Ii;i]il

pi, ini-

poliiva In

i.i

lincili

Fortuna, die
sorta:

m'inpalu

ci-i-ei-

iiubsramo,

venne

;lm

ine

con bel garbo por non

dire

in

:;]]..

sporte

1-icisa

.'

la

di

mici discorsi:

volendo

ut'

mi

libri

questo

trattare

ctimuiirii ila tale,

risposta, in
li.

Hi

creduto

ip nte

abbietto

(lai

aiuto

il

ri'sisti'iT,

]ien-n-'ri.

infilzi lui limi'ni-ei.)

vi'iiirmi
il

trovarmi m'I

miei

e Senza,

vi' ni

apparecchiato

tosai
ulrii

rn-UMiiiilii

miri'libe

viso, E
i

non

e milln

liirtti).

giorno
di

ste.-wj

(In

sesta a seni

lo, e

quei

tonvcuuli

nella

min

cortesia

ed

altri

svariati snbbictt te-

piacevoli ragionamenti.

tfomuuidia,

eho

Oigitized by

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che

litio,

sin

sua prima

alle

fede

padre,
inir]

diar

in^imu,
sola

a'

fortuna

un

in

'

ebbe

dr.

la

dal

tutto

nella

padre,

non

fu

stanze del suo palazzo diri-

tli

[empi'

nobili

suoi

provoc sventure
padre,

propina togli
in

battaglia che per lui

dia prezzai ore

li

abbandonata da'

veli; no

dill'ei-cnle

Esperto di stratagemmi, non curante

data,

elibe

Li natura malinconica,

lettere.

pur

(dice vasi
giovi*] idi)

geva ogni cosa.


della

aveva sempre mostrato

dalla giovinezza

amora

particolare

cagionevole

non amava il campo di


campo d'onore,* ma dalle

e dal

danni.
sulla

virt

succedere a
dit

lasciar

Biirbeu di Hochor,

Mailer. Villani

la

tome suo

un sovrano

Francia, vedendosi

sovrano, pensavo a rimeprudente, 3

Assennato,

Francia,
di

del |jjju1u

I.

come aveva
fare,

c.

p.

il

fatto

non
suo

vanto che

202.

lo dice 'il riliiaimo

Delfino,

Lb.

VII,

:ized

ay

Google

216

quando

scese

trono,

dal

due

sole citt dulia Frener


1

fossero ancora in poter degl'Inglesi.


inculco

hoi

glorici

Europa deslavasi
e

loro

margini

lilii'i

Kuleiirlurc

io

libri.

liiccvnuii

uiiiiif.ti

ijiH'lln

in

tutte

latino,

<li

discipline

le

a' libri
la

tulli Mipi-rii Cai-In

nous Charles

le

tranlater, escrire

Co

tempo,

del

intendeva

MCCCIAV., A

Voi.

O,

p.

la

ne

v61ta d

fe'

100; pi Iwmwuaetite

Rmikc GeaMcMi /Wrsl,j

Mi
seriti

Watt,
nelle

il

tg.

punteli

In

Me. p.

le

est

et

fimes

est a

nona

Franee,
l'an

suoi volumi ordini)

una

le

pareti di legno

cipresso, e le finestre

di

(liognu 1871

il

onore

istorici',

giudicarono

40

M Vili

Charles Girimi!
del

bene
in

ofises

Fan MCCCLXXIIII;

escrire

ricoprire

lagno

su' prediligiti

de notre noni, et

ordener,

custodire

Louvre,

del

torre

d' Irlanda,

regolari, simmetrici

des divina

tnut pai-fere

et.

di

non conveniva.

passione,
tratti

cinquiesrae

coriger,

madre
libri,

V. Istruito

cnquesme de notre nom, roy de

le

limes

le

vera

Basional

du sacre des rois de France

livre

Charles
et

una

sua firma,

nomm

livre

tutta

principi,

iniziali,

ili

anch'essa simili

conosceva di grammatica, e teneva

si

l'ortaVB

amava appor

In

lettere.

colori, tiuu

-HVfii'iati

amava

Mn

iijt.

1 5-

>

fivgifit-

astrologia ed astrologi, forse pi che

"Cwt

a dargli inn^iin-

Se ne compiacevano
istorian-,

orn

;ul

Bornia di Lussemburgo

cli'i-

delle

allora l'amore all'antiche disciplini

ad ogni genere di

io

ir]],,

Leopoldo V
Vi.l.

nV Sanml.

due

dotti articoli In-

Steve

da daa Uondf,

217
munii'

graticcie,

di

a dirci

nialuie

tempo non occupato


tutto
altri

studi.

agli

Per

dagli

Livio, per laceri' de' IiIhi si


iis

li

ii

iiihi-..;!

ninnami

'.I

libri d'allora,

i-usi

'

"puur

Au

deffeiiau

dal cap.

c.

ol

e; li

tonica ituns

'"Vnns-uvei,

pkiro

il

s'i

dra "isenuy

lui

vau

Cj] riatin,-

liu

ile

s(r:iridi;iui'Ut

fai!

dil-il,

i'isiiu

de Kiioul de

ti

t'iiiirleU

puiaiiunt

i'n

translaler

eonmie pnur prouliler

vimmi-nt

ile

yoBlre

cesi asiasoir
de Dro.
ili;

Il

litro

rio

que

iiioii-d^iiiiir

tee

Inule la chre-lienti',., se

linoni

Ulna,

plusicnrs

voi Bubgs

indi'-iiniser

de

Bini

,-ii.ii:t

tenui "pour
Irciiivniiiil

par lcqncl Cimi 1,-.-. V ullmiait


1'

Dulia Ir,

travail,,

.lei

1'

Doliate

il

I.

de IVea-

du

ci ^titilli',

In

e.

p.

di'

30.

Cil

rniiuiauj el

nuni, .111:1:1

linoni

pnur

Ioni

Vena uvei

prouit el mi-

le

Aujnsliii de
uiilil

tinn

limds

= i joinilri'

de celle licsogne "ulin

proti ut.,

roiaume. de vostre pueplo el de tonte


le

parail

del suo

Le premier do

1'resles.

cliargc

vonln eslre trunslal de latin eu frmeois polir


lite

mira non

di

l'utilit

untrea lnn,li;s.Vodi

ci

*ein|.:

:n'.i.:j:i.j

Cristianit,.

la

X.

[cnujisiiai.

ceni de Denis Fnuteclwl

l'olici f.liquv.

di

Massimo, Tito

"aveva

pmfilto e

reame, del suo popolo e di tutta

].

fu

rau'ndi)
il

con

bene: opero

e de' romanzi di caval-

ri

|i.. ileil

-III:

ii

lie

li

stato consacrava

famosi

fatta amisi

S. Agiwtir.o. di Al Violile, Vege7.ii>, Valerio

xilu s ste'Ho. ina amile

miir

quali a s stesso e agli

uiii
fi

di

nfihri

facilitare

be per que' tempi

altri'

le

leggeva,

ii-siduanleiit'.'

ordin traduzioni de'

scelta

amasse soltanto

liliri

chi

od

^dagli uccelli

difesa

de'

elle

sfarzo,

Io

IVi'si*

iti.'tui'

pnur

218

Anche un'opera
il

libro

uno,

Seneca.

pure

tradusse

maestri

suoi consiglieri e

avrebbero i-attenuto presso


gliene facessero. Egli

Birno,

pei* degli inviti


(cosi

"vuoi

li.',

pili

Hi.'i

Binio e

1"

alto

sani

.:

tulli

tini:

il

fu' [piasi

della
fidi

il'

di

0 VL-,

Carlo

io

IV

2.

liti.

per

non avessi quarta seapristi

(,..(.

XXIII /oh.

t| i,

coti

Voi.

[lini

UH-

de' Francesi,

ljiIcii

meliti' pre-

auiira vinlni/n m'I-

nulla via

lettore

V,

ani.,

He

Insignii

di :ivi>nm'iif

s.pe.iliti

mi:ra, con

tent per persuadermi di ritornare a lui

* Leti.

imperatore) 1

dimostralo io mi sarei, e n te

]i!L!fn

il

scusava
a

,,,!

nuli

Giovanni

dimostrava loro gratis-

monarchi mite

ipliili'

re

Petrarca e quanti

se

si

prova di ti-attuuemii

mia dipanila,

nobilissimi

stesso

lo

di

IT .io

.laiiieiLU'

teni[)(.,

sopra

.iisjiiiitii

gato,

diluiti'

si

serivuv..

radicala profondamente

"Rimedi,

immaginarsi con quanto piacere Carlo

inviti

tenza,

Oi-nie,

da Giacomo ian-

libretto de'

il

Fui)
i

l'onore di

d'una volta:

da Giovanni Doudin

baccelliere in teologia, e

chant die

pi

'Rimedi, tradotto da Nicol

de'

ch'era staio precettore di Carlo,

canonico

ebbe

Petrarca

del

essere tradotta per incarico

e fu

[>.

da me corso
a voce

tutto

.,

9,

trad. del

Fra

DigiiizM&y

Google

aie

:'i

Francia

in coite di

rcntini che

in

l <

ei

Francia vrik-sse

d'Angi che

i it. S i

nome

il

o = e n T.'i
i

disputavano

si

del Petrarca fa seni

cui supplicavano

in

alla

cii:i-i;i lini.-

l.inli-hu)

corona

la

maggiori autorit della chiesa e del

di Napoli, ;ra

L'nmsiiiiK' d.-gli iiiubasi-iaturi fiorentini si re

VI

ch'era allora Cario

l'i.r^L

152'

f.

ili

si

Francia,

legge nel

sciita

minori del Petrarca. L'oraiiono

Suririi

a quanta io sappia

si

fu pubblicala ancora.

non

"Oralin rxj.i^ila p.T amlianiulorefi sou oratores


a <[UllI

lilr.-

iIllI

HLlili'llotu

si

vedi'

l'Ili'

direna, a Cirio V. AiiLlniaciarari oratin (iuido do' Buondelnionli.

fu

Vanni

do' Casigliani

dali dallo

illudi

Ir .ili

pero

ii:;-lri.-

mu8. Dalla
h[

diti

1'

i:

/i.ui.-

puma

1
1

pri'L|iii.i
L?

del mti<u

.1.11.
l'in

si

Brucati

I]

i.-..',

si

uii^lri.H

Jl.ii.I il. a.-

il

ili.tIi.

nomina.

l'Y-'j^H-

::ll

dalla

paesi ricor-

l'i;.,

i].r-roir

lett.

niii.i.iLoi

L.ar.i.a

filaria:

n,'ll<-

lalUH

dmn

ohtuli-

/on.): -Snnclius

daLiuv quaal pcr.!

i.i.-.-.-^i'iiail
Iralooi.iiilLlii.

.[iii^ii.
ii.

XI.

(lib.

iiLm:-c

tujuii

pupilli..

ini-:-.!.!.-

non

rlic

"duni frarumsr .1 Incditaniur inania,

Dandolo

./Ululi

LL.jllria-

illuni,

r. ilirl ir

ii.iiiliaioo:-.

lettera al

i.hiili^.i

ik'r<-

(iraMit

Petrarca sona

Bue. 1554 p. 3U2)

(ed.

I.

-lllluiiil:

I' li:-.

ad regejBp,

e successore di Carlo V,

figlio

Hgnalu II, L 6 4 della N'azionalo di Firenze.


XV, conti* "per., d Ciccane, di Leonmrdo

Colucdn, e

ili

iruvs al

'

Slroziiano.

gii

cod., cari, del sec.

Il

Brulli,

le

class ici si no citavano

pure due sentenze del grande loro concittadino.

codice

re

il

Lui;;]

i'

].,'LL;r

in.fn".

ilie

.1

il,

pralin

uili'Iil'

min

sembra

piil

cduiiini sUuupalc.

DigiiizM 0/

Google

DELLE EGLOGHE DEL PETRARCA.

Chi
sci-izinliu

della

Per

politici]!',
<

del

Petrarca cercasse una dc-

ftrttr n-;:l

intesa.

ponimento

un

illim

sotto

<

il

morali,

disilluso.

narrare

non

ora

sem-

di

com-

Quanto piacesse questa maniera


allegorico vediamo dalla storia

drammi

anche recentissimi. Avvi per


dei Petrarca tal differenza,
idolatrie*!,

nel

la

velo di una allegoria

cominciando da Virgilio, die fu

itli'iliiKiL'i'Jl/ii

certo

una forma acconcia ad esprireligiosi.'

lei-sene di proposito, sino a'

gora

il

troverebbe

si

l'altrui

non ora spiegata dall'autore

che se

italici

rr>..l)l)lii

campestre

l'Egloga era

idee

propria

vita

pre

nell'Egloghe
rlf'

vita
Ini

mere

il

de' poeti

primo a va-

pastorali di tempi

tra questi e

le

JC:-I<

che dove ne' primi

Petrarca

il

l'

giualle-

pi delle volte

232
acerba invettiva. Ne' drammi l'allegoria volevtsi trasintesa

parente,

particolarmente da' principi

tutti,

ria

Egloghe petrarchesche non dovevano

le

che

amici,

agli

non

ciata e

appunto

non

Egloghe
nomi',

tefice,

la

difetto,''

che

pastori

di
i;

!'<!

il

re

Francia,

di

Egloghe sono

detti

Artico, Pan, Ganimede.'

11

che

chi-

il

troppo

pastori

non hanno

delle
elle

il

rarca stesso, qualche pon-

Chiesa di Roma, Cola di Rienzo,

ghilterra,
nelle

fatto

Il

sue cri-

non conveniente

tropp'alto,

stile

petrarchesche,
rappresi ini ano

le

Petrarca

al

a pastori, ed egli se ne scusava con dire


alto

-,

che

poesia

di

difetto dell'essere arliti-

il

e da bel principio ebbe

'

Egloghe usasse

nelle

maniera

onesta

nascita

chiarirci

una specie di

riguardo erano

tale

naturale,

dalla

vera,

rimproveravasi

Cosi

tiche.

in

Com'era

adepti.

portava seco

il

il

re d'In-

cardinale Colonna, che

Silvio, Mizione, Epi. restili".

Petrarca dice e a li stesso che

questa specie di poi-sia che noi: s'intonile, se l'autore


lava un'Egloga

V
a

gualche persona di riguardo o a qualche amico in-

timo, egli vi aggiungeva anche l'interpretazione, per

la

ragione che scriveva a Cola di Rietini di non volergli


far

perdere un tempo cos necessario

in

rompersi

p.

cfr.

il

capo

intorno a questi

Settembrini,

Cernii

di

alla

ivpuU'lica,

mimmi. 1

Utttratm

iM.

Cos,

Vml.

1,

'101.
* Lib.

U,

lt.

Sm.

Scd qnin coturn

est ut,

nini

Qto ipso qui edldH axpi

e.

divDari pfiseit SCD1US

m
unitamente

prima Egloga, inviava

alla

fratello

al

Ge-

rardo' una diriiinrazioin- minutissima delle allusioni

<li

cose; una assai |jiu lueve il' ali r" V,;A'


nomi
ili
mandava al Harlialo Snlmonese, 1
gli Argomenti

di

i>

prometteva

tutte

nienli appunto,

lonservani.

Nel

coi!. :I3

Pluteo

dui

II

min

XLIL

X,

1 Ondici!
:

i-rii-

.inum-n

Virgilio
siuiin,

il

col n.

e le

j :i

trovano

si

V rn cn

ed.

s h

II

gli

i1.1 i

;i

ili

.illi-

Aurelio

Codice cartaceo

CCXXXIt uV

dd

li.

in

latini.

t-:

sei

Ni

fnl.

da

principili

Bnndiiii

del piiui'ipii.

in
F i

Il

eccolo

putta ni

ni?

LmrBOimB.

CiUalago

ilei

in 8."

Virgilio.

ili

Dirne ascri(c 2li.

Klili-lic

HO,

Voi. IH, p.

membranaceo

e; ul; ni',,
i

opera

detti

sappia, ad erezioni!

XLIX.
,-

Egloghe

Voi. n, cui. 512

io

4 /ora.

lett.

l'or,

orile

'111'

no ' sono

Allmnzani: nel tod. 12 dal

quanto

aveva supposto vagamente che

elle

Inr.

Lib.
Lib.

pure

lati ren zia

deli

si

estense e in ilnu lanrenziani.

anonimi:' m-l coditi' estensi''

Petrarca.

Melma,

siimins.ni.

Pluteo

del

'Mi situi

al

questi Argo-

slcsso alle sue ICl'I^Iii-,

l'cti'arra

coditi!

lionato

di Mai's(rt)

ascritli

del

un

in

vecovu d'OIuutz,

al

.
-

KsUicjir

lini

del

.-ivuln

nrii.n.

il

XV;

'

3 L

li

iwolo

L'.i

i-nii

Culi*

t'nlpurnio n

ili

Tiiesijn.

della

ik]
I'.

:li

Ncmc-

ani- |ii<jr;if;l.

XIV

segnalo

2*4

Argomenti

Con

manda

in

dono

Egloghe di

impro Imitile

gli

Argoimiiti

aveva

in

volesse

con-

falsificarla,

ingannare

confrontino

Si

allo

fatto

Alban-

degli

Messer Francesco.

Argomenti orano

gli

ogni

pmiMiiro,

dell' autenticit^

R.-.ynirolu

die

Petrarca.'

del

del
11011

lettera

la

tngliv

di'

ch'egli

di

compiacesse

si

che

colf asserire

suo

che Donato

mano

di

apparenze

alcuno

clie

in e redi bile

l'rardlo

essere

aggiunge,

luynii'ohi

Petrarca,

stessi

scrtti

dall'autografo

Per

agyi'.inin.

loro

fratti

al

'nielli

lettera ha tutte le

cuiii"

va

Francesi;

trascrivere da

zani possedeva

La

medesimo.

poeta

'iitivariiii

ijiii'sla,

t'li

nessuno aveva sospettato che

Ini,

dal

codice estense

nel

diilil'i.

potessero

se ri (lo ri;, [imi'

ili

t,

dettati

l'ossero

che

anonimo

radice

del

Pel rari.' stesso

mollo lontano da

il

copiali
di

fatto

Ad Eclogu nulem ^pulluli Jas ndiinniarhi si ut S Wn ,,1


idem PelranJin faclai'. vel li Uu corapnsiU.f l rara] imi ir in.
1

oli

M,.1m,h.
1
mail'i.-

hht

IVI,,

Ln

/l, (1 l,v, uV

Ji'tli'ra

li

in

l-i

il'ililini

mirti),

Tr

Kl

rii

et iloiin

ijii.-

[n-i-r-plor

-I

.in-iirii

-rniii

:mii--

-.inumi

.
1

I..

illn-oii

dai

invali,

rayiiiiuli'.

qu;mili'['iT<'

1^ii:i|.|.n.fiOi

ln]r urn

si^i.':-

in

ijiiii^

,1

vir

nnnjiLiiviitur

iitagi^li'r

aiurrliiraii- / mirili

l,|ii:-

fruirai

porrmi / Frapur,.

I.im.nliii-

llrfi-jialn Jir^nini-llljj qiU'

triiTisiTitiiTvimir
mlt-omii-

mi

l'iliii^i.

pnmU/datDue

----|

ili-

.unici,

rapato

hl'rviliuill / ut

nh !(

'256.

iI.'IhtIiiIus

Va

mitri

|i.

Mi'.if

m|'2II*'|-lIi^:

ii.Tvir"

I?r[|i1iiri:i /

ili'

more imito ipocto

t'un.-]

illi*

In

i-

l.i'rio-idia

Ili'

(iililin

urferil) febeo

.'

dmintiiB
piimr.

i'ilim.tii

min.'

Illii

ali

iii^iiiucmii.

de

? Assentimi/

Imkr-r

prnrs sr.

DigitizMt)/

Google

interpretazioni che di alcune Iv/lujrlie

colle minili issimi;


hi

ti-iiiaii"

noti

ni'll'

KpKtDNirtn

foni ri" li l L'inni

si

dal

stampiti

Manni.

mnml

ip[u-

|.n.|.ri;L

pi

completo

ci

invi-

]:irinln

bru

L'i

JiliTI-ini

'-:

iiri'.riLri'
i;,.il|-|.ir-.

'

prndc.^i-

si

ri j>l:i.

"rvitin,

Lfurmii
(.'urli

,':ii|..'iii

|ii'i:liili'

i.'I

illU-lli^i nliaijl.

iiiIj

:IiiiIl..

'

i-r

rjlii

.-....IH i,

i'i

Klljvr hin'

[ranwi-ilnjiJiiiu

ai!

quandi.

|ili?hi

che

ud

le,

[i.^in -

libi

:i::r.iri[Li.i.

^ii.t-

[nel

lV:u

in

i-j

r:i

snidili

i':m^:i=
Ti'iatir
ci

non
r'

itulin

e in

Ululili!

voUlli-

Lillli'iii,

ri

Qniiv
i

in:nn

insndnliis.

ad honorem

nncris

ri|iii'llliar]l

aveva

i-i.iiclas/

linceo! il-

dii'li

lati ivo-

gli

coi ninnilo, l'olile in

;u Iriin'i- ^w rsr

fralril'n-

unnsriTBri velini.

ninni

fin-

nar-

11

Gandulfo,

padre

<!a)

andicnd/i uh olijs voi stndcndn per


tiilr-ni

vcrlrii

si

airOTiijiajiluva

un codice

in

Ad un amico

'

mandato un' Egloga senza

consuliia

>

|iui;t<>

Petrarca,

IrgjFoiio

hi

t'iic

furono

riano, e

iii-sssim

In

del

sue Egloghe a fra Martino da Signa con

le

Hiu^li Ar^diiii'iili

eoinpi'iiilio

i.urUi.

inni

imitatore

fedele

racelo,

anch' egli

ci

utili,

^|>rrin'iiji/
:llIjiiiiii iii:l

llori-

vicinimi,

dcmliil

ntnnque una volta


dare agli amici
tosi

rijjiivii

com pon ini enti.

siila tti

rimproveri

dichiarazione dello stesso autore.

la

quanto

Petrarca

gli

vedremo

lo

ilJ-rji'

is^ill: h

poeti

a'

loro, giu-

senza ragione incomprensibili ove manci

non

dicate

Egloghe

<)ello

Collimo ante-

'

da mi moderno

latti

quel tempo per l'oscuriti!

(li

per

importanti

sieno

Argomenti

Egloghe del

le

medesimo,

dall'autore

dettati

dal

confronto colle interpretazioni, spesso

clic

;i[lc

Inrolin

tiniugllL'

(la

triti!

Le

altri.

Egloghe appena comparse- avevano destato cu-

quali

grande,

riosit

per

tra

nome

il

poeta e per

del

il

contenuto, notevole ancora oggi, ina allora interessan-

Sotto

tissimo.

Ln

.llii-mi

din

-L

cnrnii-u

ri-.-lionili-Ti-.

liili.T

i::r

avliiltui

ijuidi-tn
liii

IK-i'i.

Imi:

ne;

|ir.i!(ivdii-iiIi B

iiniirilii-

trova

di-1

Manlio,

p.

ii'IIVdiiiniii;

-2.

G.

_tujua
3BHI
)u u

r.lTti

d'i.

il

un

KigacH.

f.

nli

,|iii]i-,i-

mi

14 * dui end.

in. in

I.'.

crirlic-i!

ut

milii

ii

qui'in

IH-r

.11

uncinili..

Questa lnHers

Fin-n? 1741,

min

iiiridiizi-

iiiii'tiisiii-,

.UIH

i>2

din Limili

Ptiisus,

nd rescripm
iii-c

i|iiiil

.li, PI,

Jnli-1

id

loliitilulu

ri'S|ninsL.HLB

parlavasi

legge ni

Ihi-i- pni

ijiiid.Tii

del

si

pastorali

versi

lt:. LY;i'

siili

mimili

Mutili

iini.iFiLji

-"IH

si

:il

f.i

l>xci

reperire

IrUfllrn
ni

i'l

Colutelo

di

Iutieri,

l:i

juisliirsili!

velame de'

il

in

unii

qmlk

Firenie 1741.

V ni g

lt

\VinhrM,li

ilei

rli,;i-clie

Alarti,,,,,,..

227
di''

iiuiik'fici,

.mit-rro

he
aveva
volte,

sua

cura, avevate

di

il

la

sua morte non

contro

rammentavano

si

invettiva,

la

Curia

la

J
l

il

di

ri;Hcii/:i>,

IHoii ul io

ili

a'

udire

le

'

beer

le

Petrarca

dell'

dr.

Fui-.

ricordi! le

le

-"fiotti

lowc

compiacciono

si

metafore,,

Egloghe

a
in

e per

significargli

"graniti Riunte,

di' egli

bob Buccolica.

Cn luccio Snleieli,

del itigacci (Vu II,

p.

Qmtalogin Deorum,

niivisiiiims
[nlllili.-

ili

vero din e

del

Olmiitz

d'

"sottili

allusioni,

questi

fi-istiniiissmi

si-ojaviida

i-,

lodi

le

vescovo

Il

imperatore e prolato

il

Nelli liniera 65
alla

UU

'

trinit.
e,

fine

ringraziare

|icr

d'eresia, cita le

poemi

A ratin

velame d'eloquio pastorale,

nell'inclita

Cario IV,

ini

senv.a bine,

amici

gli

non sospetto

l'etrarca insiemi.'

talvolta forse

non raffreddava

de' papi

l'entusiasmo di cui s'acemu levano


versi. Il Boccaccio, certo
l^lufilu- del

piil

cliln-

tinelli-

sue Egloghe raccoglieva da' coittuiuji-

le

panegirico.* Imperocch

esagerata,

Le

corrette

qim.-i

cari

iu.

ranei lodi pressoch universali, e ancora molto v

dopo

di

ini]' lbiti

tanfo

vita,

ammiratori

agli

l'ii'i'i'.L'LS-'ilr

ii

che

sU'-s,...

di

tasi

ivlijjtiw,

rifornii-

(li

'jlon:;i

cri

molta

con

conlimio
per

alcuni

amici

scritti'
1

del

di

agli

vita.

l'alili ria l,

ili

r.eli.'1'l-i.

tuciava

a sapersi

piiL-r:i

|.;i:i:.i--.ih-

j
i

-.

56)

lib.

l-V^iii- ite nii

(junk in ime Ielle pubbli-

il

le chinimi

XIV,

cep.

IVjiirflai

ili

li.-i

ci

"divine Becnlice,.

XXI).

ili

in.

lil illustri

nlque

Buia bucolici! sub


lj-lj.i-

Ili Ijiliili^,

vl--

hlLili

ii:i.-i|ui-

i-in-.

iii'-..]iTini.--

inumili Ti

fi-i

[invir-uliiiii

iiiiin

i]c-rii|ilii.i:i

22B

contento, vanno

V aito loro

cerca

in

delle

ancora sempre

parendo loro

peregrini*,

pi

frasi

non aver

ili

detto abbastanza.'

Ma
tutti

perch

al

non

de' Ramlialdi

desideravano qviesie Eglogbu

tutti

volevano

le

aci-iisoro

da Imola

Ifjigi*

stampai

Vignai

con

fi

lii'in*

tiri

sic

-i

qn.-ili

ii::ri_.-ri'

aiit-iliiia

ijncm Hn.-Mir
ilislim.-inai.

gratin-.

not-ta

csprt-ssiciiii

ima

i;i

.:i

'

i.-

iinl.itVs

Ir.

di

lai- uri'

ni

.il

jam

ri lai-

nondni

ili

,|

l'I

ili-

rf^ lpli-i-

ri-lntiisiu-

h'iiiiv'i

lirn<-|iiirnvit,
ti ti culti,

lai-las

data

eoli

[vi-

i|iirilnl

inatta

"1 piTanuaiit,

di

Benvenuto

-i:p|iiicnvnnr>

liimitnti' llHtivn "fril :i

illri-alar,

e
si

Benvenuto

Albanzan

degli

commento

Caw.iti'i. lutata inviiia

liliarali

..llatin

Il

del

turano

un'edizione di Venezia

in

lsI rxpniriUi si-nuniiitiii., ivliit

mn-jHlri
tVnlits,

Donato

fratoveccbo nel Casentino.


si

due amici

intendere,

facile assunto.

ut nd(Hi|ilia-

sii;

slamiti

imitili-,

plaiaiili-

[i]a-

OigilizMt)/

Google

iinn-1-lii, rliu

ri

mento

aveva

maggiori poeti

trarca

stesso e al

uomo

dottissimo

capace

per,

non

TiiUL.'gnij

'
:

volgevi

stesso ne' dubbi,

]K>eta

al

abbastanza

fosse

esattamente ogni

Aggiungasi

che

la

vero

erra ri
di

l tlio

manifesti

nomi

pochi anni
edizione
l'onda

cose ancora

di

eletta

E^li.'^lic

inedito

Ve^l-i

cosi

su]

:irli;-.il,,

1:1]

legge al

r.

lettera

i
il

per

Ji^li]i .^i.lM.'.

.cccnimlH dui

etr.o

dagli

confusioni

Eppure

fino a

.l.b\>

ben

ini'. rr;i

unata 1814. S.
col

si

In

com-

del

di maniera che

Parma

del

si

che c

lieiivenuto.

di

meii/iime

la

si

Donalo:

Sebaaliano Fso.lo

urei

ri-

Orgono,

che

era l'unico, e la atessa

commento

solinolo
di

questi edizione dell'Ori cono nel Straptam,


S

dell'

spessi,

pi

Egloghe curata da Domenico Rossetti


(ulta

all'ime

mento

di

suo commento

il

maggiori.

commento

riposta

tempo

argomentare

possono

fa quel

ridi'

ijiiaoi

in

tanto

leggerla,

si

Pe-

al

intimu del

pi

significato dell'Eglo-

stampa,

pullula di errori cos grossolani e

un

com-

un

Benvenuto era

sdebitarsi bene d tale

scosta pi d'una volta dai vero

ghe.

Benvenuto an-

a Dante,

Infatti

di

non giungesse

que' carmi, o

di

stampa

> pori' a

progettato

d'Italia,

Boccaccio.''

Petrarca per conoscere


idea

MiKi,

liei

lettera colla quale

la

Petrarca che

at

tre

a'

':

|j|'i>l';iliilriii-!i(i-

fu conservata

nunciava

t^msnto

di

'li

13.

M.

Longiano, 1532.

\ >n d

nel

V.il.

HI.

p.

569

del

280

rame

vede

si

ma

citato

l'osse

si,

consultato

assai

parcamente.

Quantunque' l'Albsmani non possa gareggiare per


doti

tuttavia

con Benvenuti),

riti

tano pi fede di quelle

gato

al

Petrarca

seconda

ma

ossequiosa

di

canoniche

teorie

le

l'Alhanzani

gere

al

cesco

speciali

le

sentiva

Petrarca continui

non

ci

ponimento

quasi

piacere

che

l'osse tutt' altro

por-

nel

e sebbene M, Fran-

volesse, gli dichiarava eh' era suo pro-

rinnovarglieli ogni anno,

ili

i:

parente,
figliuoln

>,

del Petrarca.

figlia

singolar

doni

le-

tenera amicizia,

Franceschi

il

Francesca dn Rorsatm, ch'era

D carattere generoso, quantunque


ricco,

per

era

gli

avendo tenuto a battesimo


della

sue chiose meri-

le

Imolese,

dell'

die egli aveva eoi Petrarca. Donato era

attinenze

che questi

del

cos lo rimprovera:

....

"dunque* tu vuoi farmi apparire uno scroccone?


Alivn
nei

I.)

il

chi.

[.!-.

co-tilnii,

|.im

elle

l'j.-..

l.'-.fjl

olii

umici.

inii'lliL

risiili

uni

tutti,

nini doni
Imstii

in

'!

I,;i

scindi ijucsli

Or che

voglio, n iii

mio IWiitn:

il

i!

cuiiri',

umori

ili

ti

Di>r(o Bile Egloghe i ricordino pure dallo


chiosa

al

ns.-'-nscc;
In

"Solca

nonettoci

'iii'-.Iii

.'omeiiutiuiic

Leti.

unni

IV,

.licii

fa

lib.

lontana

ni:v

uidhi

iiiulH.riliL
li ii

10 Sen.

lcu iiM
I

fine culi

limine e

te

... Mi

l'el .tir

e non

11(111

Da

e venali.

tri

hii'iln. dico, iii"intciii!i,

che

limi

ilcllc

ci. emiri

ijiieslri

ni[ii-rti<r<m!.i

l'umci/iu limi

fui

sfilili

iijrli

amori

ngli

niiliiiiii'iite

niccu

qniili

l'iiM

Miasistcni, voglio din; l'umore.

([iii'ilo

emnpnitm

Squarciai,..

nc|[;,

sonno connikrmc, dove


ili

dil

lln

i.iii.

i'Si.-iiii^..ii,i

rVirarelw

ii.

331

dunque se n

(Ir pillili'
in

IMI

II-

il

Ho
sembra

ine tu

Uv"

V0!U;i'H

l'imo degli amici

.'

dona e

si

trascritto questo

ti

donanti,

lu'lliljiliillM

l'alti.

rlii
lli

biotto di lettera,

rivelare assai bene

l'

me

animo

vuoi dir

ll' i-.li.ii

i.'.i.i.

.1.

non

sui

compra?

si

perche mi
espan-

afl'etluos.

sivo di Donato e quell'intimit tara che era tra


il

Petrarca, e

nel

si

ilio

lui

palesa fin ne' rimproveri. Pi tordi le

imitarono,

uose

donatore

fa

il

Petrarca,

il

quale

testamento rimetteva a Donato qualunque de-

bito questi avesse verso di lu.

Donalo,
"dolce,
dal

a dire

schietto,

stesso Petrarca, era

dello

amorevole,

dotto

pio.,''

uomo

Onorato

[delire amico della dedica del libro "de sai ipsius

et oliornm Ignoranti;!., tradussi;

mini

'

Petrarca

del

illustri,

lierjbuB,

p.

del Boccaccio.

Lib.

XV,

leti.

IX

433-35.

Leu.

f,

lib.

Ili

1-.'

biografe deL-l "L'o-

e l'opera

Era uomo

.Sen.

Inni.

do "Claris mu-

di corte, caneeliiere

Fracassi; ni, Voi.

Il

Sa.

352
di

Nicoli)
1

alunno;

illustri

rranccfco.

ir

iiviino

'liiin-iilli

avrebbe

quanto

sovente

di

limine

marchese

III

ed

trovarsi

ili

iiij?eiia

ile]

<-

era

stato

stesso,

suo

ebbe

compagnia ili
pucUre ili M.

in

chi'

udirlo

in

chi'

Petraiva non

il

pi amorevole, n pi"

A' commenti e alle ver-

Donato semina alludere


Bocca e ci, dove ricorda

clie

elio

ijvniili'

perdute

lavori.

potuto desiderare

lettera al

Este

narra egli

Petrarca

lattameli ti:

upii cura.' Orni"

leilele interpi-elo de' .suoi

sioni

d'
ti

eoi

iunauioi'iilc

cosi

da' toscani colli

lido dell'Adria, e dell'antico

egli
-il

stesso

In

una

Donato Appcnni-

ero venuto a fermarsi sul

Donato eredit

col

nome la
nome

professione,,.' Potrebbe darsi the questo istesso


di

Donato, ch'egli

simo,

avesse

portava

potuto

al vati

probabilmente

poto

sopra

dai battedi

lui

per

DigiiizMBy

Google

233

imitare

rrjnsijriini'l'i

tatoie di Virgilio.

il

Imi unni uimmiino eiiminen-

fatto

Il

diventi) egli

;.rjr;i

pure

^JTL-rLit

che Donato degli Albanm.it

Venezia, e a Ferrara face vasi


1

tica;
i

lSofrateio

il
t

1 i

particolare

gli

stavano

dedicava

anch' egli

mandava

In

avr dati

gli

Egli

mano veniva

sumeri nienti

clic

pin

per tutto ijuestu che

quello che potrebbe,

ledei

piti

il

esatta disa-

piii

In

mente

inter-

Egloghe petrarchcsdie secondo l'animo

pretare le

sua

coli vallee (di rie

correzioni clic mani)

le

cuore.

Donato meriterei die

di

come

mina,

re "dulLor di ^rauiiita-

Ejdoidie. e avr saputo certamente del

-ili-

eimmiento, c forse

commento

gli

IVlnirca

il

tutti;

alle

f:.i;i.'i;du

aperse stuoia in

ili

del

loro autore.

Donato aggiungeremo anfora l'autore anonimo

del succila! ('(alimento lanivn'/iam

completo e riporta

postille

le.

codice

il

i.

quale peri' leni

di alcune

anonimo

Eidojdic solcnrretlo

tanto.

Per

codice

di Donato, e porta qualche rara volta

il

dell'

piii

dt-l

un'opi-

nione diversa dal commento delF AlbaOzani.'

'

Ti ribollii, .

Va.il

tri

.i.li sjijijin

il

d.

n.

J.

29

ijuralu capitole
ili

(jiH'-ti

lift,

PI

n.i

c(iiiu!il-miL

il..

Voi.

II,

XXXIV

|mi[ni[i[iii

-i

p.

479.

tannai.

ilmiim

ili

inviliti, iuiiIVdiiIim.iI

dare un pic-

mi

lf cilici!'

-234

La prima Egloga

nume die

in

antico

"Partheniap,,

intitolata

dal

vuol dato a Virgilio dal popolo

si

napoletano, quasi volessero dirlo verginetto, tanto era

stimato modesto e pudico. Cosi interpreta


si

die

inviava

reconditi

ICgloga

concorda a puntino

fratello

al

Geranio,*
Allo

dell'Egloga.

sensi

cit l'imoleee.
l'

per

spiegargli

stesso

modo

assiti

pi

rappresenta

il

d'appartenere
istria

'

fratello

un

Gerardo, certosino, die

Pai-tliuiuas.

vn!;;.i

Virgilio dr.

ma

die

Herder

"Houle Vergine,

royilio

-tei

di

Medio ito,

unnieu

:.-

-\:

:i<-

Napoli,

p. II, cap.

nulla.
li--

jhii

rr<-

-i

l'-f.'

de l'trecamliti

non cuncliiudu

tlieniu pollili)!^ .iva iiuilo ulu


del

vanta

si

non

"che

conventuale

ijuod

..jl|.L-[l:ili^

tu'ixiuini

r-v uliii-H'iiL^-tL-l
ili

itili'

"Mouiro.

nessuno ad entrare nella regola, come suola

Petrarca:

N\ji|,o[i

i.ix

ciiia

curiosa,

del-

vicino di Ik'iivcnuto

ordine

coni-

nello evolgere l'argomento

Perii

Donato

eolla lettera

interpretazioni del Petrarca. In quest'Egloga,

Petrarca

il

esso m-gli Argomenti, quasi ripetendo le parole del-

l'antico Donato,'

intcrprclatnr

.||[:,||.].|

I.^ci'i.'.

IV.ijif.'Mii.i.

quello

mi:!!ii

nnini

E(.inl:,.\

LMI.i

]iiu;:-

ripi'rircuiola

nume

l.^imln

di Par-

Virgili..1111

dr.

Domenico Comparetti,

HI.

Il

Boccaccio

cliinm

ed

nome di Partlienia lo tlmm FcIHvri* dicendolo ade., verecundu, al inde dicntur PurtheniaS llcr. Geuenl, Deor. lib. XJV, cap.
XIX. Sptrrnne Speroni forisi! con eguale pensiero lo chiama

* Lib.

X,

leu.

4 /a.

Pure

Geranio

vorrei >lie

distogliere

che

Petrarca,

il

nell'Egloga detto Silvio, dalla vita mondana c dal


culto

profano

Muse.

delle

mondo

nel

allora

Argomenti

negli

ma

molese

Donato

fratelli,

che

partito

non ere

nella lettera, e

La

pi vagamente.

assai

duo

il

poeta lo dichiara

Il

Donalo

ISenvenuto ripeto la medesima

segue a puntino;

cosa,

disputa ch'era
tra'

poesia

la

religione.'

alla

la

qui

nell' l'egloga

tutte le opere ne,

contraria

stesso

egli
lo

Infatti

riproduce

Petrarca difende anche

il

sosteneva in

punto

ancora

differenza tra 1*1-

manifesta

piii

nell' inter-

pretazione di alcuni scogli muscosi, tra' quali Gerardo


si

meraviglia come ami a perigliarsi

M. Francesco dovevano

secondo

scogli

potenti

ricchi

ricchezze

"dalle

museo coperti, e quindi incapaci


e

virt

della

suo

egli

poetare,

DtinjLl

v. lliili.l
'.r[Y.j:id;iiii

dal
lievi

i:

lr

diapi'lllul

nell

illi

i.

lln

ni.-

:Ki^r::iriL.

Cosi

lib.
l

del

canto;

che

de' monti,

legoria

XV

il

Petrarca. Questi

il

si

LXXX

!,|

li.ii^i

i:iii-;ir.-

In

ii;lr;iiLiii
.-

;[l:-

in

tulle

,1,'llii

[inizia

Vi-fl.i

ftl.ji IJterum

ni

(lui

r_

n _;

te

L.-]

cap.

II-

[ili i->
<. ri:

i|iii:i

pure

ari-

del

l'I

ul

al

nuli reLXpli

ri'galam

vi(l<Tlttir

cfr.
si

il

XIV.

n!l-

JKil'il-

lett.

crede

-in.mNii rrl

Vidi

lli.

da

pregio

potenti clic

pnhi

no:,

sul-,

Uinui,ii(iI.

XXII

il

muovono
i

unni

-li

ij.

quasi

l eotto l'al-

ricchi

Srl Anche Colaticcio Baiatati,

liill-liliilllc

significare

loro
sentire
in

non

\nWrl:nl

1,111.

Pelrarcii

(li

come pi

ancora

significa

11
in

i,.ii>..i.

li.pic;n-Mii

286
pigliano poco piacere alle Muse.
quo' inoliti

.-(ino

[mmiii'i

li:

"sulle quali cresce ora

dovi* nessuno

sono strane

il

;d

Per Benvenuto invece

'

il..-n

ninnato

commentatori

ma

La

moderni.

non

poeti,

antir.lii

bando con un semplice

ciare in

stessi

contemporanei

do vano riposte

Ges,

sigoiliclii Mari;.

Apollo Ges* stesso,

che ama-

quelle

sottili

copia

anclic

tanta

in

fecero

de' glossa-

paganesimo, die

ilei

adorato da" pastori,

iiiiinc

di

de' tempi,

de' poeti
ne' poeti

ci 'e

tome

non

hen

negli anticlii scrittori

'

alligna

possono cac-

si

frizzo,

colpa

vano ritrovare

tori,

allegorie elio

poesia,

della
clii-

nostri tempi fauno ridere; puro,

a'

gli

musco. pianta

Invero tutte questo allusioni

ciuiuuui..

assai,

interpreUnc

m-ll'

la

dea Pale,

Vergine madre,

corto strana confu-

sione di credenze religiose e di reminiscenze classiche,

tempo che

tuttavia in quel
a'

alluni

primi

la

(almeno nel Petrarca) era pure


di

matte

due

olititi

min

iSilvin^

II,

qui

,-,

p.

HCH[illll

[ini

viri;"

(joiiTiinlinT.-

i-uni.

turali

pud

liti.

mm

Li-ir.

X.

Palcfc

rjvgilln

ila

|iii.iluriiiii

horrida

Silva

et

ijivilr*.

i-i

X-

reli-

l'u-

l'erudizione

|,l,1

un,

1:1

i,

gnu

monte*,

crii

ti-

fai",

^ 1.1

ni

inin.iar

vulnus iiii'ulnuu

imiii'ilIuiii.

lib,

devozione
fortissima,

cari,

,.|

i-^i

FnicaBnel

li

8W.

[JoimNii

'I

Mini ]m1|.|i:i^

ilitlniliii.m

i.|iiiiii.|iii.s.

|irini:i].|.>

Voi.

^-i>pnli

Muaciisi

egualmente

concetti

pagano era

classicismo

il

risorgimento, e

del

giosi!

nione

lett.

jiinlri-

ilei

nniti'i

idu.i

liti

liit'il

/.un,

iatelUgi Muri,

:mlii|iii>
ib;i.

muli

lniiiiiiuaii
.-ii-

ve

lem

l'alcs lini

Jin

i-M

fcili

ipii
il

uiiMCirillll.

mundi

J il pai,*.

i-sl

uou dea, ned Dei

dieta

[inll'S

ut

piisliiriiin

nraler.

Iiil

cut

lem
liuti

past.irus

il

l't

l'eltona

dun:

posse!

ommetlendo

rmest; Kglogii

affatto

quel Pastore che eoi suo canto

Omero,?

Petrarca stesso

vide, re c poeta,

ci

eppure

riscontri oltre

che

ili

dichiarare chi sia

"disgrada Virgilio

la

spiegazione

Donato anche

in

ed

assicura che allude a Dacommenta tori moderni non

ne fanno parola, quantunque

uguale

si

chiose di

nelle

Benvenuto.

Se F Egloga prima
manici
1

di

del

ili

poesia e

pensare
ili

Petrarca e de' suoi

L'Egloga
sione

secoi

a Roberto

re

accorto, sapiente, "ci


ri [Dentato

principe c

notevole perch descrive

de' tempi

religione,

la

ilei

seconda

Petrarca
rilette

la

in fatto

l'opinione

contemporanei sopra un

fatto

238
Ido,

Pitia

nomi dichiara
Sulmonwc,

Questi

Silvio.

Petrarca i una lettera a Barbato

non

tutto

al

meno ancora
il

pero

iM

perch

nato nell'isola di Creta dove s'erge

pili-li

s.'iiiiliji,.

11

'.:'*

ri

;i*[i'i1:ll:i|!.

-111

fascicolo

II,

15 Aprile

i-iipici;;;.

medici,

ckbiii

in

rlinl.-llii

li-ncn l'ime.

Qoui

Leu

Mae.-lfi

ili

quale

la

pubbli-

Donato, e

ni .

u."

il

Il

Barili era

il

monte

Ida,

in im;i!iciri;i .1

An

'ri'

[liitnrnli

ioti u, nclLi dulia

1874, ricorda che Uovi

Id, In',-.,

laurea

Pelmrr.t H.HTIH Nilln /iW.-la lcliaui.

umlic

in

i-crii

li

dine

hi

Ic^i^i:

i-iHiiniLCM-.i,

Mi',..

Mijirii

l!

Al h> su Hit in

cliinriiv-iiii:,. ]'iiir'.

ili ,t:h'ii[I-

Piwcrlari.HH>

lo stesso
1

si

di

rome vcdcniinu

rappresentarlo alla

del poeta. Questi I chiama Ideo,

u].liuin-

die

commenti

Petrarca

dal re Roberto

delegato

a'

glosse dell'Imolese. Idi1 " rappresimi;!

alle

amicissimo

Barili,

a;Ji ai-jr.mit-nli

csattaiiiuiiti!

i'[>tTs[>rmd(-

cano,

.,

/,V(fr,-..(rf

IK.ic

l> (Ili

niciuionato la

jirimi.iil

maglin!

"Ku muri

frullile

,-.,l,..

rhntetaiiie fin racirora Wr

,.,

II.,

Vauclutt

239

s'era meritato anche


lssimo e

nome

il

ii]iliiUf(i;^i[iin

-piani-ta

Giovi',

di

mi-

credette

in viri;

J-eiiveliiilo

poter intrav vedere ne! soprannome del Barili un'alluair educazione

sione

da

ricev uto

alla coite di re

lui

Roberto; poich siccome Giove fu


cosi

Barili

il

nomo

"E

urln

Vi:

pur parola di un

fa

r;ivvi-i

si
i;

ino]

(l'Anonimo
![

libili*

hi

il

rip.i:i:

riiL":ll:

il

Jomn

Ululili

qui

;ir.i|:1..T

pu valere
HAi.

il

"nonni

scrive

Do-

iuppjtcr

Cn-

nro ut

ipi.liiiii

i:i.it|.':ii

ni njii

.niiiiri:^ 'm:

mi].-,

ir.s,.|Li[n

(Ali

il

pla-

limili

iiuiilis

.1:1

il.ni

doluit.

H del

il

p.

Fracassati

il

IV /dm. Scrivo Phitiu o

lib.

l'vihiji:,

unni-;

d.-l

come

nostrum qui io Ida

fi.it,

l'ir]].-

Di Marco Barbato discorre

111

Urti

dar conto

di

Fitia nel quale

Barbato e Francesco

il

L!ili\!l^iiii

|:r,.

J. il::ilm.

pcrch unni leggono

^l'IilliuiL

commentatori

Kuhiioiii'si.'''

poeta,

porln: morata*)

l].i:i:],ii:-

modnm

alla kit.
selli,

Barli;i:.i>

ini cu del

m:ili-ll.lli:.

Vi u-:il :i[iir

Lltr.)

non s'arrestano intorno a

questi due, vale a dire

rive che intende "]r ldenm,

i.utritus

sull'Ida,

nutrito

Napoli.

di

d' Ido.

L'Egloga
Pel rari -a v.n.l
lerVi-at infimo

nato.

Rossetti

del

spiegatone, e (immettono affatto

questa
del

corte

alla

dell'edizione

ii::ii

^ri-.-.h

.]|.:

limi"

intimili!

d.-lv

.: rj

Turnetio, Adcm. XX,


CXI.

Fitia

codici,
-.n.-Uh:

1.-

|)i

13, v

nella ooui

come

din

il

Ros-

il

anelli-

allenili

'['i-itia;;

Salma

In

del

aio

corfarnia

ibi'

fi

nello

240
(continua Donate), no' loro
spesso

che

predio

colloqui

morte di Andrea parlando

la

venuto

ei-a

uomini

sellilo

tra' perversi

morte

previdenti,

que

che

mali

bene

dopo

loro

tra

re Roberto.

il

discreti

Poich, cesegni

brutti

grandi e magnati, consiglieri e guidatori

quel regno, facevano loro chiaramente

ili

avvennero

poi

sede,

lutti

tuffino

rn

latto,

'li

della stanza gi per le

soglia

vedere

quindi

e.

il

sconvolto e combattuto e vinto dal re d'Unghein senza

moi

la

tra' quali

re

molti

di

primi grandi del

'le'

duca

lo stesso

fu

Dumsto

di

Tutto questo prevedevano Fitia

regno,

del

rpgnj quo.

Hill

ia

II

similmente

itncirblllll {coti.!

regi
rta

in

tioliiliiiiu

Andri-i! i|ui

et f imperivi'

Jina.

inter

pravi uVIi.-mt

Dnnum
qua

aul.'ni

-ulTii.ritut
ili

sinici

li*

(cui.:

<>[

ipBinn regnimi

liil

ji-i-

i|i-.'

ilm

pliiliii-

nella

deca-

Silvio per

stossa

ilucelmnt) uni juilcun-i'

panlo poni Menta (ad.: scruti) unni

iiiu
lus

che osservavano ne" principali reg-

;egni infausti

et

-"li

I,

niiLiiiEb

in neri (un

s ignito! ufi)

regina

i-t

iikiIji

ntorteni
lrnii[-ii-

per grn-

tinien nuiiiTe

lurhuliim fi ab ijisn regno

Durartrij lumpitKtiis,

hilvim

et

uh

prilli umili I

seguila

narrare elle "questa regina, insilane

((indi

a'nuoi baroni e granili del regno,

Imnn

ridendo,.

di

anche

dopo che

Napoli,'

sue lettere

pure

pensava

it^iiI.

priilidisstl

ci pisi

H.-tiif

Le

Grillo,

a,

ViImn

liilllilL
-.-

.||||

re

dpi In

veln
etto

jiiiiicissiniii.

Ili,

j^i.li-ij-

ipiia

di'ridclile..
!

suoi

a'

<!nl

mal fum

M:i rris.
in

uri!

Malata

eam

iii;m.i;i.

|iliin.l;iri]i.

lianiii.-s

vLili'uil

ip-ani

<U-r:*eirtL-

n'grm sim-

vnt

i;uili

ad

ideudo.

che didiiaravani.

Rotierlu c pai

tu prmii vi. Ila

il

<-<hr-LiML

IrjlliLllil

liiciitiari!

proietto

tutto

i'cl.ann

il

uppi-H.in,,

Regimi Gmvaima.

(a ijhinm errilo) dall' Almi.' D.

filmini

Augi-In

eslratle digli archili della R. Ciiu.-r.i di Natili, ioni 'eirli

in

poi dal
ut

ip-rj

ipsam reginam

Icllere patenti
di

rie ri

pi!, lilii .!(.-

scrini

lln

Boia lalioiic

l'X

ci

luminai

nelle

tutto quello

dir

volle

Aridr.'am jiivrncm oplisnu

5
.

.1

|iri'-..'[i(.-

pi. villi--.

.-iiil -r-.

ruiupialra rfgnj

pliiTin,
i-aliicriiii]

Gin-

di

Unlierto

procedere della corte

il

invce

l'etrarca pales

il

Pfl&tquajl] umilivi

villi

cimi
i'l

chiama-

re

reeina '..iovamia e

alla

'|ne.-l"H;:k>e.a

allegoria,

di

vveva, bench

pi non

esse non

in

ciimai'ilu

In

'"is^lii.'.'i.

i'i]||.ii|<jj.i

re

biasimi fortemente

napoletana,

ehe

adoratore

fedele

il

del

l'elle

licenziavano

lo

[ini

Peti-arca, chierico e limosiniere

Il

vnnna

tlell'

facevano

si

Andrea semplice e ottimo giovane,

re

vo ni o per scherno nella camera, e

limi

leltera

Tornasi ni

XVI

XVII

a efr, lib.

VI,

si

al

nel
de'

Petra

Gaviali,
ftuA'n'rn,

documenti.

Iftt.

C /dm.

Ili.li.lli

(Vnimia

quindi dal de

lllld);

Sade

in

doveva tenero quella corrottissima

clic

Donato non avesse saputo

che,

Se

corte.

commentando

questa

(li

maniera, egli manifestava pure l'opinione del Petrarca,

non avrebbe

assai probabile che ne' suoi commenti


vituperalo

la

regina 'iovanna chiamandola 'prava re-

gina Johatina,
rMiTrspNiidc

'non

alia

contenta de

tali

'regina libidinosa,

marito Andrea di mal occhio, del


venuto,

Del resto

menoma

avuto

la

cente,

egli

gli

il

che

il

piantava

"clic

commento

certo elle se

marito,,

il

Hen-

di

Petrarca avesse

ragione di credere Giovanna inno-

avrebbe impreso volentieri

difendere

la

erede di re Roberto dalle tante accuse die correvano


sul

conto di

li'i.

Dell'Egloga
la

non

K|,purt'

111

il

lo

fece;

di

forse stimava

c.

poeta canta de'suoi amori per

poesia e per Laura, innestando felicemente

gorie dell'alloro pitico, rappresentato

Dafne, al sentimento

Segli argomenti egli

d'affetto

Bam/enuto; senonch.

per

veramente nulla

e vorrebbe s'intendesse tutta

la

dice

l'Egloga

le allusioni

le alle-

sotto

nome

il

stia

amata.

di

laura,

soltanto

alie-

so.io manifeste, e

nato seppe interpretarle con tanto rispetto per

Do-

poeta

il

e cosi gentilmente, che invero non gli avrebbe potato


far dispiaceri*.

lumi,

lo

"Le

ardenti

Ftt VmiTnti

celesti

faville

chiome

inl.-lli^r

.1..

che lanciavano

sparse

Iian riun

all'

aura,

dolci

che

ivjrirmiu lil.idiixiKaiiitnt.il-

-243

quell' epistola

verace,

la

(Ialino

sopra

ofrni

"le signore..'

chio-

cosi

Giacomo Colonna'' dove co' pensieri


memorie piti affettuose, il poeta
amico come era verace, troppo
Lama. E Donato
commento: * Questa madonna

delicati,

iliiiosrra

invece

bellissima

"Inonde chiome disciolte sugli o-

colle

mine costumavano

raeri,

T'ornato,

clic

Laura

ricordar

di

umana,

Donato

dell'eloquenza,

-chiarezza,,

pi

parevano

nuli' nitro

li'iivenuto

argimicnto
cosa

rolli'

all'

increduli)

suo amore per Madonna

il

seguila nel silo all'ernioso

Laura era eostante


volger

occhi

gli

v'era

nulla

e di castit esimia, e

disonestamente,,,

il

mai fu veduta

poeta indarno

si

"in

ripete:

"Era poi donna

d'inonesto,.,-'

ricchissima,

lei

noliilis.-i:n^

rh opro vera d'aver

rivolto gli sguardi

tropp' allo r vorrebbe consigliar.' a

Madonna

fare

non

di

riurws ip,iiiB partoa scienlie

altrettanto.

que muse

*In

tempo,

quel

dictiutur; lidinrris

idei! saia
!

fttithw cniqne oobvodom tribuens.


a Craliiucia:

pag.352

1
-

'
.

ei

del

"Quil faL-iam, qllae vii mibi

Simiih

dici:

diliMina

sasuin

id

biun

Ii'i.'

iti

|ir.i,

;!,[

ai

Ipflgf

Rosselli.

Voi, deli* ed.

II

Frangere

..L-liiiili-

[)r<ijiui ciirnslainhim ixinriiii|rcuii

Jilij:-. -.il

vrs:i

l'uil

il

lleenre

' ili^-ibjm

fnit.

Oigiiizfid

by

Google

2*4

(((in ti

mi a D'inalo) quando

amava madonna Laura,

egli

non ardiva iiiamfr>rar nulla


timore o per

donna

pari re
la

morte

tutti lo

ijiiindi

cnn

faci: va

del quale

deridevano

viimo.

agli

-Indiava
siceonii-

allusione
il

alla

pas>inin-.

-allo

piet, per

[.ri-

stessa

-.Indiare

limoni del

purispnidenza. dopo

pure

ili

nasnisio

pi-reli

questo studiare, allora nuo-

"Ma

uomini volgari sembrava una fatuit,.

ramo

fere,

che dagli smeli

ci

die l'otior

da Madonna Laura fu amato nobilmente

onestamente, non per libidine,

virt dello

ma

stesse parole del l'KiJn^i i^li

come
alluni

voleva dalo

egli (cns Dollaro;

dell'alloro e
e

li-

garlio

liei

che
lo

''he

della

verecondia, a per l'altezza della

[.mira,

dichiara

(icciiltaiin'iiri*

stesso Fra ih 'esco, elle

ma

per riguardo

mollo scrsse

alla

in vol-

Lai

:eJ

rito-

si

di

Egloga,

fi

tWnrwlfe

In

un

;i:l"i|i;;il

t'ili-illiili''

lfii|iir.r^
iitlnri'

ltei

1.

I-

i|il:iln

i-I

^1

vali
r

irijih'iiij

] 111.'

iniriiliililir

ninnili

unliir

ili

ut incognitii

dal

Ini;

brama
ignote

u
al

"Gallo,

cosi

sarebbe

lentia nella Biogra-

"1

ptnentuii.

full iMiitli.ni i^illiiii.


l'ir 111'

aiihi

nulli

i(ui

i't

lem la

1^11

ili

llnr

[HrlriH
i

[db. IX, leu.

13

viili lniri.

'aia.

uni

hi-

l'inerii

fiiinlllll.

liil

urlimi hiijns eloqui

sneuralu*

i|Uni|

11111

1l:i:i'.-M

ili-

i-I

Filipnii,

liH|l|i'll|i

i-i'Ii-Iii-itIU

fiu lllllli'
J11

cui

SI

uni |irimii

r.'lnr

i|.|.LH

1:1

jnilrurrr

frullrinii

lnifuuris.

egri-gius

arcane

le

l'K.'i-IIrliri.iril

l'imi

iiiU'S

tliiasln mrivi-

i|Pftia-

llilj
,i.-i-iilii

Petrarca

avanzava per

iLiindiiliiK-nte

liirinj (.[ij Riusii'iiA t-ximiu*

vivi;*

unnt li

(IBBIi) Filippo i ilutlo: "Oliai Ih*

if-wfrinw,

ite<

iiniirn

liH'1

!i:n\iiiiii.

ecclesiastico.

lo

svieima.

di

rudictt Barlicriniauo riluto

riinliiru

ini 1I1TH

:irg.>-

a[t|j;issi

Vitriaeo vescovo an-

indagare

sitibondo

ni.riiin.- r;ii[i|iN-.
l'I

canto

del

conviene

si

Rliodez e
ili

per quel tempo assai dulia

"nessuno

ehe
sapere

ebe

dell'

g 'In irai

li|j[n f

uomo

nell'arte

di

cose,,'

lissiinus

[Ja-li

il

k:m:

fi

Meaux).

lui

ardente

et

-Doflal.i,.

l'

d'Albi, vescovo di

{di

celebre

dice

rimi.,

commento di Donato vediamo ehe <]iie.sto


era, come si volle finora,
cardinali;

non

Bertrando
iii-ti'tiniHiiu,

ili'igli

Kgluan.

iH'Il'

melili e dal

francese

ululiti!

246

avevano riguardo a Filippo

diti

che

alcuni

il

vescovo

col

ment:

in

lioialo

'di

e quasi

le

voleva

iaruii'.lia

;iijjR-ii:i.

parole

stesse

si

sfossa pi'isona

debba

inten-

Argo-

neiili

Ges

rappresentare

laureiti ira le.:

vii'tit

riscontrano

senza

quindi

fu

in

Donato, e

alunna

commento come

di tale

eru-

gli

negando

Vitry,

si

poeta stesso

il

egli

In

che

Gii.

spiega

Benvenuto, die

rimproverato

Ifeamt.

Dedalo

di

musico fosse

celebre
di

der per Dedalo,

in

un dubbio che

del Petrarca

tolto coli' autorit

di

ragione

"profanaiione

inopportuna.,
L' egloga

diretta a Cola di Rienzo,

"buono

incominciare del sno

1347.

che ne interpreta

porge

le allusioni,

molese. Collocutori

..libre

Roma. L'

Ne

nmyi'n

.'HI

Difilli;

qv

ligi',
fili

al

commenti

altro

M.
p.

(rateilo

il

Ftie

E.
i'i)

irqui;

di

tempo

del

lettera

istesso ti

Donato e

dell' 1-

Egloga sono Marno, Apicio e

dell'

dubita ancora

desnnels osi

iHie
le.

primo

al

pi esatto termine di confranto tra gli Argo-

il

menti del Petrarca

questa

stato,

mand insieme ad una

Petrarca gliela

Il

noi maggio

de

(I.

Apici'

e); Plosisnn Icari, an

Coumnukcr

crnii;nl
ile

ijne

McMIX!

(Ilistuire tic ITiar-

l'iuUullr
I'iji!lilili'

lmi!

me

il

s'ugil

'punii!

nii

DigiiizM &y

Google

217

Cosi
t

r LI jLJio

con

Petrarca nella lettera, e chiude dicendo

-quel {fermanti minori' intimi ad

Colonna 'uomini
tissimi
i'L'.Ij

La

conviti,.

a'

due pasturi, -dm- specie


loro

patria

loro

Ira

lili^iii.

abitanti,

unii

i-|ii-

'i

Adurrii lU'UVdii.
i[,'li'Ai;;"IU''tim
I'

migli luti-

.'-^ili-ut,-

[u1i:i
*.

luti

-Ai

n-njH.'

limimi.

.-I

Ir-.hV.i
ili-I

''Hill'

lei

.-i

li'

luijn-.

{[,.

nomi

poteva

tribuno

medesima

cittadini ifila

71),

liciti'

,'

di

KepubUica

E ben compresero

il^

et

quilim ninni'

egregie ne iimnts populos uerbut Inter

tu mi II..
i

Inul'illn

il

Cini
iti

ulii-

ili

tl|iiii!'.

mi

tirili

iInII'AIIiiiii/iiii.

trust-iiv

iiiJh

chm-

11,

rijii.rl.'i

cliiii.11:

Diurni

r-e.li.;;.-

retlni'ln

..

"diligon-

dichiara
il

sentire della

n.-ppur.

l],-in.l:if,.

i-ndii-i'

iiilininiii

ri liliali.- usi

Omni

evidenza erano descritti

(li

nel

Unni-Ili

l;npi| 'IiIi:iii

mi

ma

puzza discordi.

jjran

gli

perche

subito indovinarli, Con Ionia


(|uu

al

(il

puntimi,

ni li rare 411 e' di casa

non

lettera

[ii'iilial'ilini.'iili'

filili i:>lii-

si

Auco

bellicosi,,

ura sci

cimici. rdann

lettera gli Arc;')Uictili

la

salvo the vi s'aggiungi- Marzio

ihuis

l'viiaiiiiv ritti

IMII

|.arlc.i

dimmi

.1

|..i-

ili

vi,

niil.ik'B

i<t

entrami']
jwrft

commentatori

nell'

errati

interpretare

tutti

due.

l'

(piali

(li

t'ami [^li

tlie

i!

soprannome

vuol dir senza,

verso

la

Donato invece

patria Konta.

dii

di

da pitiv

uomo

"che vuol dire piet,, come volesse dire


[lieta

trattasi-,

si

l-

etimologia de' nomi andarono

Benvenuto deriva

Apicio dall'i privativi)

senza

in

mag-

giora stranezza: "apitioso vuol dir calvo, senza capelli,

Torso e senza coda,


per

uno

gazioni

di

cosa

davvero

ognuno sue

quindi Apitio

orsina.

ripetere ilio

rnc-.ioni

sullo

tedi-

intendere

siffatte

Fracassetth

co!
chi:

noseenti e familiari degli autori..'


vuoisi prestare di eerto a

deve intendersi

tarile

Ma

commenti, e quan-

questi

tunque Benvenuto fosse contemporaneo e


del Petrarca.

I'

lliau/ani

legato

spie-

"l'accia

volte prek-n-

fede intera non

lui

di

conoscente
strettissima

Diqitized By

Google

249

non v'ha dubbio

amirizia, [ture
;i

iiiiw.-itas.n'i'i)

Li'ln?

l[ i:3 t

o perch

perch pareva

po' pi lbero

che

si

si

IM1V)

fantasia

alla

potrebbero dire due

come

V.

data
n

[a.-cinii-

alcuni

iti

l'acilllll'rilc.

jiill

azione

j.uUt

il;

[imiti

questa licenza

l'ili-

Vl-'ll'VIIll'l

In

ad una sola pa-

volti;

come giustamente osservava

limi satire,

eorso

il

WaiHI

Petrarca annettere spesso

glosse

erano loro proprie;

riuli'i-pi-t-t

lt.ro

possono interpretar variamenti-.

pl'flli

Si

stesso

clic talora nulli-

tilt

;lIh.:hmi

rnimncnlavaim

unti

dall'autore,

"siile titillo,

il

Giiigueu,

verso, poich

in

io queste vi

si

flagellano papi e cardinali, rappre-

sentati in pastori

capri.

commento

il

Oli

Donato

di

Argomenti

cutori
Pietro,

trarca

per

sono

Panfilo

aver posto

somiglianza
della

Panfilo

significa

Negli Argomenti

tal

nome

que-

in

nuove. Interlo-

all'atto

Mizione;

Mizione Clemente VI.


dice di

certa

personaggio

del Petrarca

porgono anche

ci

st'Egloga alcune interpretazioni

il

S.

Pe-

a papa Clemente

temperamento con Mizione,

di

"quarta commedia di Terenzio,.

Il

Mizione degli -AdelphL c un buon uomo, indulgeote.

che

subito

nella

prima

scena

Ijiltmre littirarn iMatir.

Toma

racconta the "fin da

11,

XIII.

250
gliene passo,

gli .lo,

Da

ulti

tenermi secreto

que

sottile.

liei

che

gli

fanno

altri

meglio

libinoli

che olla paura..

benignit

-julla
1

Cosi

mente VI, mite e

infatti

a lui fu

e simile

petr.-irehesea,

il

colla

nato

trono

pontefice.

papale

Ole-

questa

quella

spiegano

Benvenuto che

di

riverenza,

Milione dell'Egloga

sul

indulgente

interpretazione certamente migliore di

Do-

di

quasi

Milione

pingue c mite.,
VII

Nell'Egloga

figura

donna ch'

detta

"Epy.

derivazione

della

parola

per questa

intenda

aver egli

gloga

Epy.

Messo

Petrarca

senza

questa

interlocutrice

per dirci

ci

ima

la

cosa egli

Ben si comprende dall'Edonna voluto rappresen-

Doi

epiei

la

in

Il

come

'mia

trarca

zione

Epieuria.

stesso

M20I10

come

Coti

Pure

deriva

M che

greca

questo
scivie,

si

aneli

fu

negli

Argomenti

nome d'Epy

il

dalla

.l<M,il.i.

dnirAntonelli. (Veneri.

il

prepo !

"latinamente suona sopra, poic!


tutto

intento

voluttuose

alle

comprender leggendo

icoaa

1811).

1.

Mio

I.

11

diligentt'iuen

ralgsri

251
'[in1 .-!'

Eiilogu,.;

Ai'^iilili.'llii

;ivii'lil"'|-o

osati;

'

il

!-,'L])iTt;

Dopo quanto fi f
Sohlegol

nel 11 Voi.

1S1H)

grecquu:

-E/\//,

/m/i.,

m'olmini:
dirigilo

de

rapporto

sique.

ultre

Ili,

M.

l.-rm-ji

fiiNiii.iicu

et

le

nllii

qui

nirtUlklil

voli*

/i

puisi|ii
lo

|iu-.

mi

[rimino

letttoB.

.rifili,-

Li

ili-

Jc

foroiiie

J313), doni le non. (Arride)

n'ei.1

ufiti

nonilo

luit

pbrf

dotta

i il

iv

il

dnnner un
I

nir cIjib-

Vi iniquo, pour

u[i|ireiid

quo

oiiqnireiir

iri
liit-li

fio

tnign,

d.-jli

Ini

ile

su lini

il

la

il

riun

|"i.l

ili:

mori

leni'
ii

uiiJiiq

.-'.-st.

uiiu

Ji.iiiioi
uii-ntiiui

fair

lu

[ut

iinn.il

d.-lil,

ino II nielli,

min

(eq

lliin-

|iih

(io ini .

,-f

:i'i

IL'.-

-r.i:iii[.i

ri-

Ili-!:-

Anjlu,

irti

Ii<j-s..'t1i

>inii;;r,iltlllH-i.,

ilifliiieiu

Lipiu (\V l'illumini.

ii

/-'n/ii.i;/,i

situili,-

A filili,,

unii

mi rnenii-nt

li

Henri VII

on flagrimi

[ir.rj-.-i-ii

'l'

./,

/.,

-li,./J.

bill-

M. KofSftli

?i-

lui; ri iiii-iil

dire,

un

tu rupe hvrfutu

ititi
ijor'

qui

l'cnijierciir

quo

on

sfiliiiix.

il.-

illlll.-nn

lini-

l'vdrarqm?

in

tono Angli fui

il

-sortili io uh' intitolala: /,( fiutile

f.i'/nuli'--

n-if'li-

il'

uno iiinmo
Miir,

i.iu

viii|.'si

iuolinzoile GioVii-li- Itn^Llti per lo sue ari

ii,,-tt,-Me

lirudilioii

il

.no onoro uliIiUmiio

il.il,-

tunosi'i-n:

<.'

lauto

f|unnlo

voilrii

ni

nollu

in

|itvl;iti

gli

molli

I-usti.. W'-ii

ijllf:.-tii

l'i"

i|tli.'sti

ili-Ito

lliiglielni.i ilo

!.-!!,

\'

libili uni'

fusioni

i:lii

ino. liprodiifi'iiilii

,1110 ni

il

(.'

i-tL'h.-i.

(li'siik'1'itlo

;nlt

lni-ilili-,

ln-ii

pi

iiin

Ir m-ctriiroy
eli

rliiffros

ri

rju'il

lo

tiiils

Diell e! dtl Cirri-t.,,

unum,

lungi

il. il

Cosi

rem

fi

s
y he Tra
commentare lune

1 1

C.q;

' I

l-

di

gli

ej

intendere e

t-c-ssurii

storia

quel

di

Cork; papile

Al

altri

de Sade

il

proponeva

.fi

Egloghe, "con noto che

le

all'imi

sv'fjl^iji-i-iTd

del pontificato

Clemente

di

le

avvcniinniti

particolarmente,

secolo,

tempo

al

successore

i'a-

di-Ila

stato

lo

della

Clemente VI.

ili

alludono

'

seguenti

versi dell'Egloga sesta:


'Altri verr, Ke ben mia mente: augii ria,

appo me verr, u lungo l'or,


Che tristo, inerte a mie colpe soave
Altri

E degno

nota ohe

di

danno

venuto e Donato,
del

opposto.

tutto

due commentatori,

"elle

'

Tot..-. II.

verni

Pertica
rVlrarrn

ri, e

p.

intende come ima lode

li

i'u

il

contrario di Clemente,

poto

ni]

leggono
il

tu

dav

Hi

.ill.-in.va

ili-

hi vanii

iinllii;

nono

lindi

IH

alla pag.

Salirli.

liist-

pensiero

.SVjy.yii.

din-;

ilelle

imi

ili

pi

iiiitjIi'i

Principi

popoli

.il-

|i.t-.._'I11i.

i;i

rVhvrrn

Ben

raellri-

lii

nitrii

mi!,

l.ell.i

la

sue

Nelle

Ini

-inr

|>.

I!

7)

tnriiia.

niubiwcieri.'
hi

fu

iti

iiiisrjii!;i]jliili

Ciillli"

li

Rosselli.

(V.fifi. ,ri(

non distinguevano

ehe non mane pronto a


ih

viilguriitiiiili

dell'edii.

aniiiiiravaini

rose.

hnkivaim l'Lugopjuu,

zione, e gli recala va no un nmiinicatn.


Dulile.

beneficio a nessuno

355.

riportali
ni

(iil'll:i

-pnrlnvn nnlilo
e

Rimili inni

lieti-

questi versi un significato

Donato

(l'Innocenzo

indiretta

e fu ottimo, perch non conferiva

il

liella
ili'

ora-

itimi

l'uomo

iiii.mi

ili

ila!

.imi,.

rima conoacrat.

un papa

In

vita,.'

Benve-

inerte e pigro,

tristo,

ogni largizione e dai* a tulli


pulsa,;

meglio

e probabil

Donato

di

Ganimede troiano
spiegano

come

il

fu rapito

d'accordo,

Lucano

il

(commenta l'Anonimo)

mato

cosi

da

quel

della

negli

pastore

Cosi

Argomenti.

Amichile rappre-

Farsaglia,

il

'

quando

stesso,

poeta

ma

poverissimo,

cui vita libera e sicura fa

"Divortiiim,,,

quale fa

il

dal "povera AmicJade,

della

precipua Lucano nel quinto canto.


tolata

poeta,

stesso

nome

clade

dell'animo,

del

dall'aquila di Giove.

poeta

il

nel

il

ri-

questo passo egli indovini'

nelle loro chiosi-.

Petrarca, tolto

scrive

ili

concetto

Donato e Ben venuto


seti!

cute

chialibero

menzione

L'Egloga

ossia separazione,

allude

intialla

Molte ragioni

in

Italia.

la

maggiore accennata

parteggiare
dichiarato

del

"l'ottimo

tra'

muovevano

lo

por

Cola

lettere

era

pessimi^'

"fcme

"Taci,

meno non

che

se

al

Avignone
e

il

Petrarca.

che

c:ir<]itm!e

anche vero

facciaincene autori,.'

Unii

Titut

ed era unito per legame

sulla corte di

diceva all'orlo della rovina,

deva:

di

de' Colonnesi.

delle

sangue a Lelio, per famigliarit


disputa

Egloga:

noli"

Petrarca

nemico

una

In

il
fili

quanto

ili

la

Petrarca
rispondici,

Questo racconto

alci

Evnngelicum: Simun

Digiiizefl

bf

Google

25S
rivela

fossi

qan\ natura

di

nale

ile'

goi itiuliue

ili veri

il

cardi-

stanza

ricordare

le

inter-

common tutori, che

ne' primi

versi

Petrarca,, anelili

il

pretazioni

tra

>

liei

accordatagli

cardinali'

tanti

ni

Petrarca per Y ospitalit

e una rispnsla alquanto nule

anni,

M. Francesco, che avreohe replicato:

<li

trito

in

casa

darno, poich,

Ma

pure non mangiai

tua,

une

bene, educai

sai

non erano soltanto

'Se

desiderava ritornare in

canonicato di
nel

tuo

il

la

pane

venivan
Collins,

ni

unii

fnli'

fatte
o.

vlii[in'

siilnniigei-ciii.

grandi

da

ego nnn

liil.-i

Hit-

mici

papa

Cle-

sollecitazioni gli

che nell'Egloga i detto

lvge:or.o. Gilles, nooii.'

ri

che
l-lgli

per prendere possessi,

conferitogli
le

amico

un

fidi-a In.i,

mina, ijnac

lil.crinrv

da

crjoi'aihi

ilclicinl

per

in-

tua famiglia..

malinlesi eoi Colonna

Italia,

l'arma,

1346,

mi-

fui

consigliavano al Petrarca di partirsi da Avignone,

del

mente

di

scorgono giiislaincute mi rimprovero d'in-

ijui'-t'Egli^a

lidci

dcfrcln,

ungili cut li ni,

inni n-rin in ine

iiiteipivtKte,

m-il ctiM'ni-iirii
Ira] ili

me

versus Tan-

idee

(iii<[iiii;

3M

scrivi-

clic

"questi

uomo

ii

irli'

Petrarca

tempo

hucj.

:<

ma
nomo

Ma quantunque
lata

culli' v

desideroso

da

'

Od.

11

141

* GilijIH

-iiii-il
I..1I

il.,

i-I-

lilini

"iinrln.

nn-liii

II,

<|inid

r],.

niiT.lii

|nHl[li-,lf]|.
<_'.

segu

l'

certamente

eoli'

quando per

Petrarca inlese

il

concordano

Imolese

.vgada

IX

a.

que-

Imolese,

gnislaincule

rivedere

XXVI.

del Pluteo

oro Lm-winani.

g$ SWwriani,

14i'

A tionimn, con l'or-

.inloivvoli. sia

che.

pili

md. XV1I1.

u^riii'Jilliiiih

-.H:il

rli.uiinn

lli.lliil-.l'lil

di Firenze, che

poela.,'

il

Keneemito che legge GalHag,

di

Correggio.

coditi' L-.nren-.uuin

' Cla-s.

till^.-llll"

-.li

D questo

nel quarto libro,

Altri dice, e forse

comune

lezione dell'

codici

russctliana

commeiil ben

amico

Azzone

la

lezione di

edizione

dell'

-piell

tanti

(la

migliore della
e

Acciaili

erari!

Peli-arca.

assai,, e

liberale

"qualche gi'iierusn

Menili

il

liberale e richiam in patria

st'ultimo

rominciilanilo dire

;i

Massimo

berilli kilt-

li

'

un codice

iti

codice dell'Anonimo non

am messe-

parla poi Valeri"

capitolo ultimo de

meglio, die Gillias significa

strozzarli

codici

legge pure

llinlt-ss.-

filivi-

Firenze che mollo

aijriynirmr.

due

Il

esso,

agrigentino,

iu
il

si

Venezia/

tillias

che

civile

e Cillas

Gilliaa,

solo

ili

Tedaldo

variamente.

assai

scrivono

della Marciana di

ultimi!

(Pillili,

i,

tuli

linieri

I.-.ni

di-

i-In

di-

pru

uni

liti.

.l'lillll.1

fi >j .1 li L.

i;i3i>.

. [

filili.

l.lll|l.il|.

Jl.ilviifjii

ili'

i[^li-.]|lil]i,

lilni alitili.

rt-.-i].itut-

iijii 11

i.li

ii.iiiiini.-

li,-

i|iii

lUlli.l

Alino
llnn-iitic

UHI.
idilc

llllth,-

diiil
4111.1I

<|ijml
tillliiilll.l

Y.llilij
i-t

forti-

II......I,-

rivolga

chi

Gallina,

Parma

pensiero

il

e Verona,

ben pi ancora

Gallia cisalpina,

alla

ma

ove A/ZOne dimorava;

citt

adatta

gli s

nome

il

di

poich,

Gillia,

mentre ebbe stato e potere, fu splendidissimo, e come


attesta

ci

d'uopo d'aita
conviene

pagno

"

Azzons

nel

1341

con

tu.

j
|

bene

duce,

con

si

gli

molto

gli

reco

>,

patl'oluv

dire che

il

per

essere

'aveva pere-

quest'Egloga

com'

aspra,
duti

che

al la

(.'hi

usa

s ombrava

Rossetti

al

di fatto , tutti

si

jioiiiln:

laureato,

liimnii'.

terre per lungo tratt j lontane,.* Ri juardo


di

gli fu

Aj.71.11n:

poeta "fu com-

da Marsiglia,' quando

salpato

Roma

di

V,

at

mostr a dito fondu,.,

era

egli

si

-ogni qua! volto

Petrarca

stesso

lo

codici

da me portano quella

avrebbe

lezione,

desiderato di attenua:re:

Te

divo:

ladicbit

Syivn; aed a 'entea turba li ant

Inali!

Amiclada

nlii
ilio.-

Donalo: "udimnus
.

I'li:[.

jani

XIX

e pi in

iliii'iTji

(iillk'.-

Ii:jn-

nella

diclo ad

for.

III;

gillins

(Ii[v.\i(
IJli'.H

iiiia.i'll

coriglo

un

Ili'.'

ufo

ail

nir'iMim*

v.^l

som

invitnvlt

curri-ij

ile

ad

r,|>lnlii

a'uiao vlalica--.

<.'"-

a^-i'alill'iima A:v<

:L(!r:l.(i:r;ir

Ninnimi

Afilli

P"=-

Boecaccio

Amie, Min
1

f^ifiil-'in

MaCH-inua:

lil':-:.ilLr;iia-.l^

curi sili promotori,

do

nctio

Biografia

del

bcli'lam Rumarli

Pilmrcu
citali:

euro

ivail

Alone

iliacri'.

258

L'Egloga IX intitolala Quenilus,, ed im


di Ipogo commosso dalla terrbile peste del

lamento

1348. Filogo rappresenta l'uomo che


cato

laddove Teofilo che

terra,

alla

l'amante

fica

Dio.

di

Mie

Argnmcnli.

Cosi

sente attac-

si

consola signi-

lo

Petrarca

il

cimisi; ddl'Ailiaiuani

stesso

negli

cercherei iUto

si

invano commenti notevoli a quest'Egloga, come non


ini

venne
Ili::i^

uno glossa

fatto di trovare
tiii^m.i

A.-(H'1':17.

^lui.-.J.

IioITIioiilK

UH MI

Al Rossetti pareva strano che


|;ul-

descrive

regioni dell'Asia tra

lu

versi:

a'

lini::i.i

<.-

IllL::!^!;

IV.

:.

lictls.

"che

Petrarca

il
il

L.-r^.'-ini

Gange

l'Indo

con tanta esattela geografica, incise ignorato che


timi non vivono ne' climi scUfinrional..
endici

leggono

montagne
monti e

dell'Asia,

cln-

caso,,

liaii:m

il

una quercia sull'arte

molti

scritti

nu'iiti'cgli
l'

greci,

tra'

figuratamente

quella nobile

canni

^Ilkmt

donna
in

era

poetica,

clic

die

Incidentemente

latini

barbari,

ragioni della

lingua

egli

am

materna.

te'

il

il,-'

ftwil Muori. VoL

I,

n.

282.

poeta

si

men/.one

la

pu dire

si

morte di

Laura,

di

celebre ne' suoi

E madonna

come apparir

assente,

mori

dalla fine del-

Egloga- Collocutori sono Socrate e Silvano,

'

il

alle

cime

all''

poeta chiama, l'alloro 'all'oc-

duole in veder decadere.

che

mente

tigri al piede,

'L'Egloga X, che

di

le

Pur.- tutu

pncisdo

co' ghiacci,

tigri

potrebbesi forse accordare

tigres,

louststeiv delle

il

primo

-259

chiamalo

cosi

jjorit

amicissimo del poeta.

come

ria silva,

ed era mi alemanno

culeln-u Soi-ratc,

'Ini

di nomi: Lovisio,

issimo

musica, consocio e

nella

Silvano

poeta stesso,

il

esposi nell'Egloga prima..

Cosi

detto

Pe-

il

trarca negli Argomenti.

Lovisio

Il

di

cui

.Iella

Belgica

Ottilia

Compilila Annea, e che


vincia che

ben

per

pu

dui!

e sotto

Egloga, purch da

Fruttai etti. VoL

zioni: ilei

di

'jilvit,!

ricco,

si

come

diritto, pro-

Ogni cielo sublimi

Avignone, aveva ricevuto

della

infogno

Petrarca scelse appunto questo Lodovico a in-

Il

:..>t'bcut<!iT.

XP

la

Peli-area alludendo a Lovisio)

creando da qualunque terra


intelletti,.

de Sade riconosee nella pro-

il

il

gloriarsi d'

dimostra natura di conservar suo

ci

in

Brabantc

il

Petrarca denomina

il

Fiamminghi dihmium Kumpun n

(come scrive

patria,'

non pu essere

"nella estrema parte

l'Olanda,

tra

sponda del Reno, che

sinistra

clic

parola,

fa

si

ohe Luigi o Lodovico nato

altri

I,

lui

Veruna

in

p.

251

che diuiurava

il

Nota

nella

in

annunzio

triste

alla

Prefa-

Petrarca alle Famiglimi.

Fracassetti.

Voi.

Angelo Fezzana,

Vita

ile]

1,

p.

251

/.

Il

padre Paciaudi

Parma, Borioni 1808)

sulla

Arie

Petrarca ascritta a! da Tempo, e d uoli lettone


n

'

.l.'i i.*..',i',.

ne

min die

di

Lodovico.

lV,r

le

1 Lelt.

<;/,<.<;,.

A<.'Yf-

[umile

di-I

IV lini.;-.

2, lib.

IX

/ohi.

.[' ;i:|

t.Jijur

ii .[-li.ni

Si

i|.|

tluM.i"

n^nl

i.'i.i

>ull:i [i:iiri:i

morie

ili-Ila

(li

del Virgilio

molti

come

Laura,

Ambrosiano.

legf

si

Ben

fa

ma

dulia nota,

autenticit

l'

cordano ragioni moltissime.

I.'nntic

codice, le testi monianze

scrittoi

din

i-asmi

(|iii'lhi

di

nula citano e ripor

rairlissim.i di-Ila M-ntli;rn

i.-u^Ii

,-lt

riconosciuta da paleografi valentiss

morte

del figlio e degli amici, pari

"...

IJfe

Voi. Ili,

nirmiT aurini

ami Characler
ledo;
c.

suni dnlmi

un

certilirMio

dcll'nlr.

l,lN(,:mri,.

dell Marrsiuia

o dal

il

1'.

modo

nnn

Iji

dichiara

l;dsa,
1

mio, offrendola a suni

rabifit'arii,.,..

possa

Liuluviti

criticai

nui.

ni,-

E**ay on

Ed. Edinhnrgo 1812) non


dts

langaa Tmmnt*,

Tu

nlle

sue

.liei ria

L Marsali

ruvrinu

Iil-iii-

alterata,

"lellu

ImUiL

variarli!

rie!

l'upper,,

bi,1,

difese molla bene la

il

ia JJrwe de Pttrarquc,

ma
leimri

ranil.ianii-iilii -iilii

aiini ili-re

Mmnucliclli ed un aliro

Hl-ho. el.e

Bsldolli.

Coslfling de l'u tignali,

<[ir;il.:

lir.ru-

(A MtloriaA and

0/ Pttrareb,

BrOCD-Whj-Il HMoitt

il

38, la combatt egli pura, audneondo a conferma de'

do Sadu

al

pir

iiil'.lix

Wondhousclcc

5 II
ti!

vi prest

quelli:
il

1H1S,

il

e la riforma a
lait

iim>~[ rari-

"Dans lontra

avant su

ijual

ii.loni

Irs

copics

Donato

Benvenuto ricordano quest

e ut rami li colle stesse, paralo,

dicendo

di lui

musica od era "uomo modesto e

alla

Socrate,.

due

non

commentatori

[noi'

furor

net'interpretare te altre allusioni che

felici

quest'Egloga c diedero a pensare peri

in

montatori moderni.

Clic

su

Petrarca,

il

questo colo p niincnto a ben cento e sette


1

e.

greci, classici e de mezzi

dura prova

L'Anonimo

noseiUle

nel testo

Donato. Tra

dulie glosse, e idi stnili.lrnini

un

[miniiiii-i-:-,

/..:/.". iti

lil

Lelio* quifniliclii'i/ii

(i!x;.;i
(ijjli.l

m-s

i:I

s'

ri

.In

l't.'livii;

l'siimqn.'
Saii!

mi

udr.si.i-

ili

Ni.-.in

uni,

lnilT|Ui'

ceri vii lu

i-gli

llrgu

codice

Mi'.l

,111

,li:

jultiiiia

n'.-llt

Prtrwcn

il

|M1

lui-rai'llio

alxinrik'

de' copisti,

irrico-

qui'

.di

lij[ljr[riu[il>

mi/.

|iiri'

Imi!

ti,-

;
,

ijlli

.V

N LVIj

Muli-

essi

.-I

[^iuk .1

volt

Inni :UI)||>
'

|ilusi.:iirt

s.i:|ip'isiiiiii?

osi

C:

[ipjn:],!

(p. ]B(i).

n visse

.1-1-7 llilT .|IHli'

tette

co in ni untare

il

daini

mori de Laure,

l'Ile

.-l-lll.'

il.ri'Ur

pilla

uni depuia

.'Yi--li

le lettere

l"i

lui

"L'ip Hir,lMO:

iicrils,

i-sl-il

sempre pi
abbiamo a
Laiirenmim

che ne

il

dotti sturami del Petrarca, gli errori

UHI! fHUlc gniMUi'ri:

a segmrk, nel

solito

Benvenuto

suiii'ivttksinio

e corrottissimo pure

stampa,

e' csl

di

Donato,

esatto pi copioso di

di

tempi, gentili

S l. a ,tor, mtapac.

*u,

dotto cammino.

un

llilll.

ciiliitis:

l'upininn

rrilvxinn qui-

lil

*i

che

irii;ni)Mii,lr. rini.rla In,' ilm iiniMili

:i!

N. XVIII

ses

legitttrouiaDti

dclrscletir!,.,

2a'J)

accoidMe da Clemente VI

al

il

figlio

ile

dui

quest'Egloga

riesco,

come osservava

il

questi, carmi* ni'll'edi/ioiie del Rosselli,


d'iosa e

nella
clic

un

loro

'

In

tipografi,

Copisti e

mimi

fantasia;

poeta,

i;

convertono
editori

pi mal trattato

di

non

delle

"fasti-

oiiiTiiet.tono.

esistei (ero

Filopemenc

clic

quello

dell'avverbio pructi! laimu

nome di Siiio
Licinio. Ma da' copisti,

ignorando affatto
in

traduttore di

impresa

glossatori

e poeti clic

intendono

ad Escliilo.

.i]i!..:i'ticnc

prticuttis

Italico,

ingloriosa*.

storpiano, urtami

mi putta

il

opere del Petrarca, nessuno

di Sofrone,

il

l'n

celebre limnografo

si-

racusano. Al Petrarca sembra particolarmente piacesse


la

tradizione

conservataci da

Diogene Laerzio 1 e da

Olimpiodoro,' ehe narrava come


gli
di

si

trovasse

Sufi-uni*.

delle

sotto

"Memorabili,

il

capo

trailiiione

IJuvsta
e

alla

morte di Platone

un volume

de'

-Mimi,

ricordata nel Lib.

ne' versi seguenti dell'Egloga

X:

2G3

Ma
1

ogni

attimo

le

qua)

110

tatto

avevano servito
paro

rJovi'va

.-In-

di

iionario,

intc-prelc

modello

elle

al

molte cose

ijuellc

tritino

"miim>n,

Cosi nelle edifjonj Basii eesi.

Donato

Snphinn

vini

ix>b

il

end. Lanr.

l'Anonimo

i:i.]t:;i

.l-

[lllllJllif.

[u;ii (|ii.-

viihiy
l'u

iinrii'i'sjli

"ale dir

qui

-.i.Lmii.:

-.T|.-.
i.

ad mortem.

sioni::

(tic)

l'bt.ini.-

IruiUiM'jri
:i

ameno

stessi*

11

ilei

il

colli'

parol,'),

pluteo

Petrarca

90

iiif.

Sofrono: "qui pnsl-

Benvenuto:

eomenfator Pktnnia: quia Plato

t
:

ili]

>Sui'ro:n;

"stanco e or-

letto

quando

scrivono di

ftdt

v:

-.In;:]]'

l'hlliuii:

<:fini.irini

Iri'llili]

l'.^.ii..

ili-'

ri[H:!.Ti- In !.iv..l,-ttn

(.ifiltlii-li

il:

Piatone aveva scritte

poi,

.|nam flato senuil vel nhjl deelarabat dieta sou( a

'Et

elle

filosofo cosi

padre Apollo e a

filosofo

clic

Naturalmente

velo,.'

un com-

d'

grande Pla-

al

quel

di

per

mai vicino a morire preparava un


riveiiindo

Meno

ignorando

Poiclir

l'Anonimo

sue stesse piume (vale a dire colle sue

sotto

sono tra-

non aveva avolo riininnlu

co' dialoghi

aver avuto

lionveniito

le

a'im-

fanno subire

Sephione, in Stefani on'e. J

tanto che Aristotile

metterli

irlf/iir

mitrici

gli

"Mimi,,

noi

Sofrot!

di

foni montatori,

io l'i'u-'i

in

un commentatore.

'Mimi,
tone,

un

1 1

suo nome, contentandosi di farne

il

mentato,

di

nome

volta nel

copisti, uditori,

smini

[/lii

stesso in Eufrone,

!.

TriiiuLi

:'nl:r:i

:i

!.

[i[.r.i;iin.

.1.1

iiil.li.-

/L ri

l\lr;ir,';i

.si

UL.| [rnlniro della sub ver-

l'hil.ipfjphus l'Idei in

lusserete krallklieil

61

segue una tradizione

un

fonde

Atncino

non

li

o Benvenuto.

accennare

infatti

dell'esule

lassi'

turare

che

questo

verso

tragedie

ili

r,.

storica,

in

Credeva

delti versi

Lesbo.

sfiliti

-"

l.-l

..-

TmN/ ni

/',([.,

antichi

come voleva

da

Tucidide

.Vi.'.'i:

Jlj'k.,'i'w;J

nb

con
par-

dicliiiirat'en!

Petrarca,

il

parola

fa

Thum/'I, F'un:<:t.i fltm/rfn

....

i-isilein

diidil.

l'jr^Njf-,

fin

i ilimmi^m.

TbUfyJiik-s fiTiplur

tanili-m

Tnifinrdiac operaia

si

liismriiiMiiii

putii

pulsila,

Ed. Bai.

conget-

Pure ardirei

eoinmcniatiiri

proprio

durek Dmiiltn Fidermoi

fuil,

ite'

invece,

Alceo, che dal generoso Pittaci) ebbe

que'

secondo delle cose "Memorabili,.

libro

seguenti

versi

Donato, l'Anonimo

Commentatore moderno

ritornare

di

cac-

a conforto del-

"forse

compor Tragedie,. A questo

stauSifoiio

Il

maggiore verit

licenza

tsi

slessa

nella

Petrarca,

X:

Tucidide

di

Varronc

del

il

intendono

ilv.iUr-inio

tallo

dell'Egloga

credeva

Ateniesi,

dagli

pi giusta, e con-

Terenzio Varroue),

danno sempre

secondi)

dato a

s'era

estglio,

la

(com'

altro,

l'

storico

collo

ijnalv

il

bando

cialo in
l'

che non 6

con

autore

poeta,

ne avvedono mai

se

Tucidide,

questo

in

(;.

-irrr/.f

Tirtn'

L'r/iiT-

'iij -;,'.(!

1578.

B.isiltu
pi.pul.i
l'urli-

p. 4(17.

che

anche nel

Allt-'iiicnsi

mi

iMlij

pmi-

m.I.iiiiiin.

orrore fu trotto probabilmente

il

cuni

infatti

codici

scorretti,

quali

poeta da

nostro

di maniera

rotto

diventa trogedo.
esser dubbili

che Tucidide di scrittore di

Ma

ilunu di

Memorati' scrittore

Magnili'

in

di

Kpicanim

pub

vogliono

luogo di

in

Nu

Teocrito, Stazio in luogo di IVti-omo Arbitro,


ui l' invigli a

corstoria

vi

ninno dui poeta,

agricoltura,

Massimo,

ili

l'iiiteii

Donato e Benvenuto mterpre-

rispetto od altri autori

lungo

a Tucidide

se riguardo

meglio englicsse

elii

al-

ancora

portano

posso del libro settimo delle storie di Plinio,

ut)

del Petrarca

chi' essi, (oiitcni[iuraiiei

foia

che

ri-

verivano come maestro, sapessero intendere o indovi-

nare con maggior


talora asaoi vaghi-,

la

pi notevole,

^i-.i-lami.'utc
sai'i'lilic

deli'

Egloghe,

Delle

tolto

l'

Kgloga

ove

ogni dubbio sul

Madonna Laura. L'Egloga


gn!n ohe in greco significo

Da

die Dio.
Cosi

il

questa

ci

Petrarca

Galateo

cap.

XXX, E

.ululi coTipullati

mi*

dall'

fusi

il

ini-,

scnulta

tu

"Galateo,

da

e Iheos che lo stesso

"dea candida,,.

Argomenti, e che per


Laura.

e Fulgida.

Ipjuji

dell' ni

luogo dovi-

che vale

negli

ii]'[hi

Eiimik.i llailinro.

IILIuriai Libri; n-ci-uauit

potere iinerprelar

si

intendersi

hanno park' Niohe, pieni

controversa

pi

la

intitolata:
latte,

galathea,
stesso

debba

in leu zi ni; e

virr;i

la

Allusioni,

p-.jtrarcheser,.

undecima

perch

iiidn

st-ci

moderni quelle

facilita de'

eli.

Nel;'

Egloga

Kinbc rappresi-ut a

il.

imi

f.i.li.

iti'.-iiui.i

C. Filai Secanti

Julius Sillig, pnl.

p.

Vaia-

XXIII.

Oiginzcd Dy

Google

266

il

poeta

Fusa,

per

addolorato

die

nel

he

dispetti,,

v'ha di pi
consola S ii

morte

la

l'origine

significa i'ira.

i ]

pi

pri-

morti

donna viva

sua

la

adira di saperla morta e se

s'

ragione corregge l'appetito e lo sdegno.


dal

la

fiele,

concupiscenza

fegato, e la ragione sta nella rocca del Capo,.

supplir

l'osca

di

dove lirama

latei

la via

in

Legati

ni

eolio

Fosca

da nodose

stati

all'

egloga

Vedi

cndJos dell'
*

Uova

gli

non

letigir

ipsius

Arganetti in

rinno
le

che

mone

buoi

timi,

line

Volume;

del

me

Introduci!

tres

el

"PwlijMm

parafrasarli.

tinnite amasia

eoaiplorulnm

nane
mulip

A nulli aie

Qui'I-iF.^Ililm

nelle

com-

ascio duo molossi

Di color cenericcio

minimo

la

uesai guardie di osai intorno u quella

Edieola, in

fneil

dal

Hiobe

sepolcro di Ga-

il

pianln,

per qua, dove

Prendi

indicare

volerli.'

sciogliersi

piace additandole la via

il

per-

ili

sereno della ragione che

innalza alla considerazione delle

ed egli possa vederla,

ne lamenta;

sua Binata

della

ai; d a.

Dio

,-.

ragione: fulgida, perche nulla

la

li

MI poeta brama che

L'ira

trae

la

l'ihrlla

chiaro, di

afflitti

ose celesti.

I"

dolor..'

si

sona cara; Fulgida

^:] jrM'/;hH

P*w Muri

ed.

lini

( '-.iuIi-

l. Ili

II

Ij [1

>

Rossetti.

OigilizM by

Google

287

Benvenuto e Donato
sottostanno

al

collo

si

dell'olii

frinir

tura alla vita. Per

d iotiza

minori, tlie

frati

portano

molossi binerei, latranti,

(commenta Benvenuto) die sono

frati

intendono

Albanzani

degli

per que' buoi eolle funi

s'

la

cin-

intendano

vestiti

di

gri-

tengono sermoni. L'allegoria, strana per noi,


rompo in cui fu scritta e commentata tale non

gio

neri

appariva,

confrontata

non

glinoli

il

di

Cappellone drgli Spa-

nome

al

"domini

tato quasi

K;Jo;rbe

improbabile, basti ram-

dava

si

delle

dell'

lia

Maria Novella, dove

S.

rappresentati sotto l'orma di

che

allegorie

colle

punto

dipinto a fiasco del

antecedenti

mentare

gli

e la

l'ani,

un ordine

di

inquisitori

sono

nota etiruolnfria

religioso interpre-

canea,,.

Queste inlerprela/ioni concordano pure colla Nota


del Virgilio ambrosiano, nella

Laura fu sepolta presso

che

ricorda

d'Avignone. E
chi'

si

quella

in

apparteneva

polcro di

lei

diceva

del

d'una donna
intorno

a'

al

II

ruminili

del

Petrarca,

wunbra

clic

una medaglia

minori

tmba

la

ili

-la ce.

Ma

di

[jiii-slii

Ciiztitiit-ri'

tra

nriiprln
U:

tiri-

morte e

colf effgie

interpretata:

commenti

la storia della

la

un velo dal petto

togliersi

capo ha un'iscrizione,

nota ambrosiana,

>-iiiziiitii

frali

appinzo, nulla cappella

cbie.--a

de Sade ed era delta della Croce,

a'

Asserivasi pure d'aver trovato nei se-

un sonetto che ne piangeva

donna Laura Moria


la

stesso Petrarca

pretendeva d'avere scoperto nel 1533

Madonna Laura.
si

quali.' lo

Ma-

all' [Cirjnpi.

scoperta della tomba.

fi

!iw

|>rriiiMM> a umile

umili' di

Giovanni de

968

da alcuni negato. De*

tutto fu

m unenti

ci

nota

e (iella

fu -gii fatta parola, ci resta a dire della scoperta della

tomba. Che

debba cercare veramente

la si

minori

irati

di;'

ma

l-

1 b

liuti

l-

u H'

li/i^EuiifiL-i-

bero piuttosto a

<:u la iassiu,

gran

in

furono

dubbi

pari'.-

pero

'

di

aeuiissima

cosi

u.

ora

role

volgare

tutti,

"e
suprii
^illii.

senza

parte

Sfuggiti*

cai
1!

gatme,

c[r]i

jcn'"'i
li.'ll

Nelle

al

si

la

Alwe

de

vogliono

si

Sulle,

cin

in

trovato

monumenti

rAenilMt

parte

principali

uoln manosi.' ritta nel Yit-

Iiov;i;l
l

interpre-

leggere

l'argomento pi forte

i-lie

la

un

originale, or
dell'

possibile, data alle pa-

latino;

Liinl:ii_>li:i

sonetto

ora

tener conto

pur

ohe
in

dai

grande invcro-

In

del

copia,

ma

tallita,

taulaui

scoperta

pretesa

della

dire

in

e
si,

medaglia,

della

in

il

Non

de Sade.

dal

quale esaminato con

il

dimostrare

ora

no,

arbitraria

^'i

die appare e scompare a se-

sonetto

de' tempi,

leggibile;,

pi

varreb-

abate di combattere

dotto

racconto

il

Ancbe senza

sepolcro,

conda

co |: erta,

dutiiiava

confutati

al

l'arile

critica

Bnigtaza.

sua volta con argomenti

alla

Lord Woodiioiisrlcc,

della tomba, ne prese a

tazione,

polivano agevolmente ribattere,

si

vittori osarne 11 te

slato

saivlil.'i'
i

nella chiesa

assai probabili',

i-

alia

: .--;e

dlnlnij.-L'vi'la aliiltir.

Bimani
che
K

sia la indicata,

l'

sonetto e medaglia furono certamente t'odiati

lardi,

:i

:i

'I"

liei

si [>.iSi

liilIii,

Avi-

lo in

dis.li airi;,

lii.rrljit ni T.

na.

17,

:a Uy

sa della nota del Virgilio,.

Cosi ragiona Lord Woodhotitrck'i-.


t tf-ij

ip"

oltre

An

hlorcnl ai'd rrfir^l

of Ptlrarch. Ed. 2. p.
iLitHk-

i:i

il:i

i'i,i[|,Tinn

iti

i.LMV

'

.-li. li

e'

non

K^ai/

scettici amo,

lo

ldiiii

IMI)

f^.ni

ijiiNi.iirc

i-i-.iL-.-in

i].-lb

-.

oi^rj.'

lumi,;*

.1!

[iiim

ili

Non

[In- sin

Linirii,

gelando una dimnn munri'

:>.'rii

U'r...l!i.i<i^ri!'.'

d'uni lenoni di Onuiii Walpolo;

:i;1I.TK.;l

p.

s]jiiif,Tiiilij

mente

che

Lift naif Clwrncter

(girata ilisSiTlaziuin* fa Iroiloiln

o ai'j.

tl-^

[..nirlr:.

jiin-.'i,

poso

"ic

h-

il

d'I

I' !;

i':::l

r: r-.[: li- r]

il

<

lt

: V

lir.iijn

credo, cosi perfot-

sarete,

Puh

fillio, doli ficuporla

liii.

S'iiiiiU.n

r:i.:i1n-

HisylIuI.'

imji

i-ri-

ili

Mim.

Irpidim,

Izedby

Google

270
l'inverosimiglianza

trovato noi eepolcro di

dell' essersi

Laura una medaglia e Un sonetto,


non

toglie

valore

il

ninniti

liantit.

ne

una

falsata

fii

nego

egli

.-ana,

nuto

ilove

lii

timento solistico

Pi ardito
verit

ijnale

il

slrare

frali

minori,

IN" ri

commento

al

l'allegoria

invero

tu

aml.iro-

di

Benve-

cordelieri, e

de' frati

ciliare espressioni

pi

delle

di

tutti,

neg
il

Costaing de

app-inr^

di

ipirst' l'igl;.'

appaileneva

non

ma

gi

aperta campagna, ove

egli

Grange

dimti-

per

de ISaux,
de'

el lieta

una cappelletto posta in

bene in

si

nella

au-

tomba

1'usigiiaii,

luiiigla

alla

Avignone

in

dell'

scoperta della

la

commenti

I.aui'a

eliti

sepolta

fu

de'
vaisi;

si

non

the

sarelilit-

della

ane.he

anche

ff.de

rlh-

dubitando sempre oltrech

"l'esempio pi divcrtere-lc del perver-

arriva a dirlo

e la

Ma

tmntia.

pjiicgn

apocrifi entrambi,

circostanze
;

negare tutta una storia perch

il

parie.

scupurra della

ilolla

altro

alle

niipn.iial.ile

'Irli'

sretticismo esageralo

pretende va avere scoperto

nome

In

stemma

di

Galateo egli interpretava dea di Galas, terra presso

degli

timljill'ilf

uhm

lui
i-

i:lii'

;i

3:l

lui

i-

f landra

line.

Nmi

.ih-

ffl

il

i]

sepolcro di Laura.

[|1>:!I<|

ilel.liie,
lt-:l

Jii-i

l'jidiiKT.-

-.|.:.[ni]

jlIllili

tj

ti 11 JlllL'l ili:

costo trovarti

il

finii i:Im

sfili iTi-itri'

|,iekili,li

i'j

ri

dove avevano signoria

Vuldiius.i,

rl>

ti

Ij

r^i.

Merlar

pi Ti

il

il

v.'isi

|nf--ln

hi

l'Ili

li'j.

p":-:li:!i

In-,.

Si.ni rin

l|:]:ii;<[i>

1.

Il

de Baux e dov'egli

ri-tlil'ii'in].-

:.f|Hili:m,

sepolcro di Lsurj,.,

il

KilM

In-*.'

|,i

ti

III'

;i|H-9'1n

].ii'|mliiLu.

..hj.'.Ll

ini

thyut

c.

Pftrarqui 1819.

igitized by

Google

le

qucrcic

l'attorniano:

elio

nome

e sono dette molossi da

que' popoli

d'egual

crescono

querele dodonee sacre a Giove!', La sua

le

olle

abitano

congettura avrebbe potuto valere

argomenti

che per dimostrarla

ineritalo

biasimo

il

serio.

piii

ogni

l'Epiro, dove

altra,

accampa

Accecato

ila

il

ma

gli

Costaing

idee precon-

ignaro della vita e delle opere dui Petrarca, egli

cette,

modifica, sconvolge
soli' iiulurirli

ehe

ili

mai

se

versi

che un codice

il

de' quali

a dirsi

furono foggiati a bella posta

esistettero,

per indurre in errore

poeta a suo capriccio,

del

ma tu iscritti

alcuni

Costaing.

solo, di cui

il

egli

mai probabile

Costaing sarebbe stato

il

possessore avventurato, abbia avuto quelle varianti the


adduci;

egli S'ilu'

non

.-i

trovano

deinC-lu-lie e delle epistole,

'

i,

|j:n-

pm-

Ili

I.

e.

ni la

iliv.'i

180.

p,

360.

bMiolbiqi

elle

in
si

nessuno

de' codici

conservano

tilt.

373

murice,

trasforma nel reame di Murcia, e 'rutilo,,

ri

guerriero: Rutilo d'Orange. originario

ino.-o

precisamente di

poesie

Roma, Cesare

egli

-copre

dittatore.

delineati

Cesare

diventa un

guerra

gallica

il

suo

un

Madonna

di

l-aill'a.

invece

viaggio

dolce

della

Palestina;

in

cavaliere
nulla,

di

Adriano,

di

casa

"portava

dolcezza sulla fronte,; Adriano, the all'anima sua,

presta a dipartirsi dal

l'Ile

vvt-si)

la

111

de' suoi giorni innalza

inc

voce melodiosa,
gloga

mondo, recitava morendo

"cornine

storia di

Cumana

egli

del

discopre

1.

d'

Orange,

,g. 76.

cielo la sua

sertis

in

San Velano,

Campidoglio in un corno da

una dama che ha nome

ne' versi del

Petrarca

Guglielmo del Cornelio, sovrano

primo principe

'

al

un cigno bianchi.,' Nell'E-

convertendo -viclricia

Sibilla

caccia, e la parola "agnita in

Alrlana,

versi

un canuto .Signore discendente dagli Orange,

giocosi,

la

parenti

(re

di

tre Cesari

a"

Cesare Augusto,

che non rifiutava mai

"de Baux,
la

le

che

[l;ni\-Oia:igc.

ile

consentimento
allude

si

tutte

scopo

altro

ree

signore fendale, ebc

racconta

Augusto "tutto amore,

"belli,,

i'nniiglir;

X. (love

con propriet grandissima

tulli,

di

Spagna

di

parola 'deci]S 6 una

hanno

della

Egloga

dell'

I.a

de Baux,
non

genealogia

la

Ne' versi

a'

Petrarca

del

cantare

Murila.

continua allusione

ia

tutta

la

d' Acpiitaiiia,

vittoria ch'egli

riport a

273
Valchiusa su' barbari, e una pia offerta di aranci die
fece alla presenza della principessa Aldana sua

che

fino a
si

monastero

Ma

madi e,

stbilonhis)

ove mori

Gellone

di

aanta-

immaginazione del Costaing nelle

se l'ardita

Egloghe del

(sibilus,

prinee-au-cornet,,

"le

ritira nel

Petrarca

cercava

a rincalzo

fatti

delle

sue teorie storiche, e non trovandoli nelle vere parale


poeta,

del

rimutava a

le

quel senso che

piti gli

assegnando loro

capriccio

pareva,

commentatori antichi

peccarono invece per l'estremo opposto, ommettendo


di

parlare di fatti veri e, per

Egloghe, spesso notevolissimi.


particolarmente

nell'

interpretazione

I'

delle

chtt si n-nikr manifesti,

Il

Egloga XII, che

pei- essere

una

allusione continua ad avvenimenti storici di que' tempi,

avrebbe potuto dar ricca materia di

commenti

esatti

a due contemporanei, quali erano Donato e Benvenuto.

Non

gi che quest'Egloga porti seco difficolt grande,

meno

e tanto
la

diceva

poi meriti

nome

il

di

pure que' commentatori avreb-

de Sade;'

il

"misteriosa, come

bero potuto risparmiarci molte dubbiezze e molto


che.
del

di fatto,

I.

pnm

quando

tempo, parrebbe

e.

\'-i>.

]'.

si

casi

crncliruU- .lnund.i

'Ci--

urna in plimi: de l'ihrnrque, dea immuni pus

dentiera

earnr.liV.-.:

moi&OTi d'Oratici-,

de bod nom,
1

T.

et

lihivki-]i

d.:

.jui

ricer-

toccano degli avvenimenti

dovesse prestar loro pi fede

cu':!!!!-

-1

i':i

l":ivi
1

i'-iim" !!!,

de sta posiessiniu

in

m-ils nniia ohi


1,111

a-tlc

l'oriiiinv

p.irt.'Eil

Lnnre

di'

Ii'h

J*

ile

dii Ttq LI

Viiiic!ne.

Ili, p. 43ti.

OigitizM Dy

Google

374

che

a'

per

fiume

quel

it.-ilteo

il

moderni, come e appunto

caso r

il

intendi

Giulio Cosare che

fondatore di Parigi.

II

credette invece di scorg

Loira che circonda

gli

re Giovanni

di

che

il

Francia radun

R Chartres, vicino ad Orlans, prima


l'oitiere,

alla

quale

punto alludere

raccolta

succitati

il

suo esercito

della

Lui l;^]

ia

potendosi

hit ravvedere

la radice etimologica,

Sequana

dell'

A^iuiiiriisi

chi-

Tiell'

nel

Egloga.

Per

commentatici.

Invettiva

contili

'

al

"secanti,

participio

per quanto immaginaria, del

come scrivono

o,

ili

truppe sembrano ap-

di

versi

commentatori antichi mi sembrano molto pi vicini


vero,

nome

Soi:a:ii;.

mi francese

il

Petrarca stesso, annoverando le citt fondate da' Latini

'

Le

edizioni porlann tornir, perii

Correggali eiiaiidin

Pan

il

Cav.
Voi.

iiiric

Lorenrn Mancini.
r,

p.

endici leggono lacere.

vena!

timuit (Utilizile m''.ilm

etti,

297.

aspicis alcjue hinc)

Piene mari,

li/..

Rol-

in Francia,
rili!

tiTiira

parola

fa

l'ondala

(lolla

Giulio

ila

senza J'ainro

enimmi

d...'

tradizione che voleva Pa-

Cetaiv.

eiiriimeiili

Ili

antichi

ri liarinn

.tintili

sie.iei

importanza.
j

Ma

Ne

mfilrissiini.

quali,

la

['ic.'iiilit:

li'

=i

la

passi

Kyltifihc.

m'irli

che

sr.;-.-M)

del Pe-

accennai alcuni,

pori

guida de" commeiitatnn

riprodueetido persino

tempo, sono
il

da'

interpretare

fiiiijitaiiif'iili'

anzi tutto

iiiii

t'ebbero

twW lunghe

difficile sckt^lmwifri.

di
vi-

per molli pi ne passai sotto silenzio e

unii

ili

minore

vodc: c nr.ant'i.
-

sia

nrcessariii

e r,n temporanei,

irrori

il

pensare del

scorta pi fedele a ben comprendere

vero significato delle parole de' noBtri antichi.

DELLA VITA RELIGIOSA DEL PETRARCA.

Agli

oucli

ad

Il

Petrarca perdette del suo

il

buppcro chierico e canonico; sem-

delitto

un

in

non

in

chierico

ancora

era

altri

Petrarca,

che

che

dimostra,

se

la

non

di

la

mai

creduto

una colpa

contemporanei non

rentemente,

il

beale

idee sentimentali

pur sapeva indagare

di chiesa fosse
i

delle

zimarra del canonico

la

dall'innamorato cantore di Laura.

non sembra aver

ginarie,

uomo

destate

l'amare,

una donna che per

per

sonetti

far

virtuosa

dell'arcidiacono distruggeva le

rmnrmliclii;

il

fosse

del paladino

fichieri!

molti

lo

alcuni

corteggiali;,

quanto

(li

quui;dti

prestigi'!

brava

propria co-

che l'essere

pi per un amante.

pensassero assai
altro,

quella

diffe-

favoletta

elegante

mondana

futi

al

testimonianza in una lettera


i

il

eiitan dogli

de' nervi
Irn-im-ut

idrata

ei

iii.Bliv

da increspare

ferri

pMlilgamuiltC

nini muti-i?

Quante volle

stessi ?

capelli, e

<ti

ni

ostentare

la

chioma

liarliatu

quella che noi da-

levatici

la

mattina ci

VL-dcniiuu allu FpfLeliiu liueata a traverso la fronte

di

veglie, 0 tro II-

li'

i^iihihi

(Jual

potesse pi crudele tortura

noi

Quaali- volte per quella

[u-ltiiKLliirt'?

|im[ll!l^auillH)

I)

nicizii

il

che dar

-usa.

delle

dulie

liltica

['ainmo

mma

que' tempi che

arricciata,

da seutt'uninnj

iecio del visof*

E
minci

poich

irp t

presto

ad avere

S eoo Polentone,

Lik X,

kit.

HI

/uni. V,

venticinque anni, co-

assai,

capelli

Inanelli,

p.

II,

17!)

egli

confessa che

190 del Parartha Ut-

P . 463, imd.

Fmc.eeci li.

Digiiized 0/

Google

279

non

trovava

si

vecchio

pi

tosi

di

troppo

qunnd' ora

contento

]';ihHC:pia/in:i(:

suo padre, che accor-

di

capello bianco all'et di cinquantanni, ne

ur,

nt!!i

Jiitien.-lli

ijiit'sti

giovane Petrarca

del

tenuto

quantunque mo-

quello era di fatto;

di

maggior

sli-asfi)

fece tanto scalpore da mettere sossopra


i:(H[]|n::uliu

si

(.i

non

ae altro

,
i

il

vicinato." In

;:itin, iito

fosse,

la

vita

meravi-

la

gliosa erudizione manifestata gi nelle prime opere sue


ih;

proverebbe

portavalo

erano

ascritti

laminato con

di

Nicol di

S.

di

di

Marino

arcidiacono.

fatto

perii

qiii.lli)

mini
ed

si

;i

'

gli

fe'men

divagameli non

figlio illegittimo fu

il

li

tutta ragione

nella

Petrnrea

il

Lib. Vili, Qaji. I

la

Lib. VI, cnp. Ili /on.

Sana

dal

di

nel

Pisa,

Parma, e nel 1350


e

maggiori benefici

il

dire da

Agostino;

ti.

pai-tiL'o! irmeli te

sono

blandire,

l'

de Badi;

ni

gli

uo-

scendere

lo

ingannare,

Sa.

ripartati.-

diocesi

in

avesse ricercati colle oolite


n

mancava onde wiyi

giovano ad aggrandire.

salire le altrui scale,

il

que'

Clemente Vi, e

Pi dignit

avrebbe potuto avere, se


arti;

ebbe un

l' un
dopo l'altro. Nel 1335
Lombez, nel 1342 il priorato

1346 una prebenda canonicale


fu

Ed

benefici

canonicato

il

Ma

a gran colpa;

lettere

ottenne onori e

ebbe

studio.

che la vecchiezza

grave colle cure amorose.


gli

temperamento

l'ardente

solo

di

Giovanni, che fu la mia croce, e una

nome Francesca

figlia di

ma

contrario:

il

non vivere

chiamato

tiglio

S. XVIII di

il

280
promettere,

arti

mentire,

il

l'

infingerai,

il

Tu

guisa d'indegnit.

ogni

soffrire

dissimulare e

il

di queste c simili

non

povero affatto com'eri, bene estimando di

poter vincere la tua natura, con prudenza e destrezza

Ed

avesti ricorso ad altro,.


piti

poeta risponde: J Ogni

il

desiderabile onore perisca, ove

Un

a tal prezzo,,.

si

dialogo avuto da

doggia accattare

lui

su questo pro-

una

posito con papa Clemente, narra egli stesso in

let-

tera a Francesco Bruni.

lllil'i

"Veduto corn'io a dispetto

de." iii'otctltiri

rsp:j[idlSS

COI]

'^N'

illl

L.iV.'ft;!

fi t

'l'I

La

-i
1

Quando dunque o ycr

possa.

a per altra

altri

poter disporre

di

molti, e a

fui

Ed

promise di cosi fare; e

E
glie lo avesse
che.

che

richiesta

conosca

Ella

via.

'lillOll''

vuole per

impedito

me

ii

Mn

[|ualche cosa.

1:1

me

orni

Ma

il

tare onori
ofl'i'i-tc:

d'esser

Signor uosini,

inutile

ecclesiastiche

il

Dt CsnlimpUi Mundi, Dialogo

1 Leti.

15

l'or.

Voi. V, p.

354

uou

ijm-llii

che sollecitatore imporio

dignit

dedim'i

lui:

tacci:,,

d'alcun*

che da giovane non

tenermi o bada: non so

nemmeno

Petrarca talora non volle

rijit.>tul:mii;nto.

r-

i a

fatto ccrta-

sflpuiiro vere, elle voglia

se si aspetta

tale, e

fra questi funesta,

morte. Faccia egli (limr|oe

tuno mi renda or che aon vecchio


suftti-si

io

quello che meritare io mi

sa benissimo

Santit voBtra

degli umili

,
1

disse intiiie) uliicdi quel che brami e ara fatto.

che

gli

accet-

venivano

sbctH ratti pustolici)

li,

p.

trad.

Ili, traduzione del

Fra cas e t ti.

DigiiizeO 0/

Google

381
offertogli
strette

da

tre

pontefici,

fi

linimento

celleria pontificia

conveniva

si

un canonicato
non volle

1
;

a favore d'un amico,' e


vati

o prelature.

quanto

volenza

il

di

valevoli

Petrarca, venne

verso

di

can-

rifiutasse per-

questa tradizione tanto impro-

spoglia

testimonianze.

trova ricordata da Sicco Polentone, 1

opinione

alle

suri-

accettar mai vesco-

il

lui,

che

persino

il

gli

tanta
offerse

Si

quale narra di

papa Innocenzo VI che dopo aver avuto

grandi onori

alla

Modena rinuncio

in

Vuole taluno ch'egli

ma

sino la porpora,
babile

mosso

non pot esimersene che affettando uno

vere troppo pi alto che non

cattiva

in

grazia

bene-

"motu proprio
QueBto rac-

cardinalato,.

c colla favola spacciata a disonore

(itila

del Petrarca,

sorella

del fratello Gerardo,

papa Benedetto XII, confutata piate voi munte,


novella

tal

conveniva,

ai

del Petrarca clic

i-Lln

IVtrilli.-lia

i]

ina tu et

tulli

rtigTiiiMautn

arilata
li

da

Alai non ro

.il

la

Brunello,
[ralili

ni. 'Ut

si

nl.'^uat.i

ad

so chi

miiiine-lm

ili

ni!

.[Ui-Uli

Ira

(aniiln

in

lli

il

Papa non

nero grondi!

Corte

mi

non

l'are

si

dispiaci-,

da mi
i-iturn

la

lu

cali

eer-

rare onta un

Inni iliiiniiiidnrn

r.

glvla limi

difl'erontia

per

liiti

Cardinali'

vi alo ti ano

arrossi,

gante

la

ardine de

li>

li.-

se' ni!

Imona et pa-

pei

nudar pi

imesn

Et givardu

tomi' in ostina.

nuli

liiimiiiini lille ijin-.-Ia

rispimdiTini

ero eonuenientc

parti

di

i|IU'l];t

I'i-it

[tinsi ila in;.- l imo

mutar

poteri-

l'eia'

liuesli

.n.i-lil.'

lk'f^nt

suo m-ini' grandi-im-iitr

Mi
prii-ioi-lu!

in

come a

Lelio de* Leli nella Biografia

i-;.li

si

piti
i!

sull'Ila

parendu di

l;1

ila

conserva inedita nella Icc^Uml;!

si

fratello
i-nstnuii

Fruiiucstdio

in Ci et ind.)

ma diramimi

ili

l'i'

od
i-t

l'altro,

gratin

pili

ehc se

i-j]ii-rii:itia

l'ctrarcha
tra ri: lui, la

ultic

di-

queste

tali

risposta

nuli

se

dunque

il

in

papa non

In

limita

ucilii

Hliia

ili

Ciciai il

cardinidi.'

Ilice

ludici del C'tinliilnliil'i pi'i

licite.
i

-:

Lui-

un

il.

ni

Vi ardili,

l'Ut

cosa

servibili liccimlo mi lui

iiintii

l'a-a-iu

filili

|iiiilii"'i

ini

'li

raggione unle uh

la

l'Irina

'il-ii

Il

di-*iw tossi erai-di-

-li

ili

di

lii'ii-tiij

mila dm-ali l'auiiii,

ri:ii[ili'

Ciillilln

ili:

1111i.

.si-

per he

cllil'Hll

1;L

et

dirli
e,

i'lli>

alLltiu-itiliif

ili:

sia

al;-|inua

li.-u

il

ucrao se Rodesse
uod se auucde che

l'apa per laio

cli'd

IrarduVi

chi

tali. lai

la

ili!

la sorella

ai

IV-

del

sonno meli

i-uesti

sogni..

Ma

se

Petrarca non

il

dava troppo pensiero

si

meno

accattar prebende e benefici, e tanto

rebbe,

potuto
t'usi

il

lidie s'adii pria vai nj presso

per

capitoli

bero
citt,

una

Iutiera

in

tVii-

Padova

rleggcic canonico Julia

data

j ;

sua

l-

Jacopo

aprilo
il

Ji

Fiesole.

lliiiuliiii

'

cfr.

FnmaKO,

Questa

tiejn

Antonio

l'ade-vn

lettera fu

biogvatia

del

'

lali.i.

primo

rendesse vacante nella cattedrali*

di

avreb-

nelle
lo

l-.no

faceva

Fiorentini, con

supplicavano

canonicato

che

il

si

rn-nai, o in quella

pulii di cita

l'elrarea

M un 0 gh e Ili. Dd

1818.

pi>:i[rlii.'i

clic

(.Umora

da Carrara

caltcdrale,

ad accordargli

pontefice

canonicali

prora cri rifili

indurlo
in

un'azione obbrobriosa,

avvilito ad

averne,

jici'

principi e IcplJ

di

poi ai aa-

eli'

da Lodovico
egli

premise

S8*

Canzoniere del 1748; un'altea, ancora

del

all'edizione

pi

e credo

notevole

inedita,

conserva nel

si

regio

Archivio centrale di Stato in Firenze; ne' carteggi della


Repubblica.

che

un' istruii one

la

signora

di Fi-

Romena,

Rinaldo da

maestro

renze dirige a

profes-

sore in sacra teologia, che andava alla corte del

un maritaggio

fra

principe di casa d'Austria e uno principessa d'

Un-

inguailo a

del pontefice

gheria, che

La quale

Fiorentini rivivi ili ero volentieri impellili,.'

minutamente intorniato

istruzione, -dopo aver

Maestro Rinaldo del come

debba portarsi

egli

dazione

in favor del Petrarca:

Item, essendo in Vignone,


cagione non hnveste n

et

f'.lifieienlia

eilladuie.
:

ili -.Lee

le

grande

ad

liatiitarc

eoi

per

beiieli

desiderio
in

pi

ha

ci

I-i i.iijti'

]:i

papa, vegliami]

liiLiiiilissiiiie

dirne

maestro Frane e nei)

de]

udii

priin:i]i:tUil

visitatf

clic In

celebre

i'etiacclifi

nastro

indulti

per

ii

et

induce di

[limoni della invaia

appendisi o quest.. capitolo.

ili

"

iman
di

esseri:

dopo raceouiandiUkmi

bum

in cosi

congiuntura, termina culla segnante raccoman-

difficile

et

papa

missione delicatissima, di accertarsi cio delle in-

L'on

tenzioni

1J

Uiarllupgie a eui

avTBDin

Siriana

arili

el.lie

Vrtirelarj

GsOAiella

figlio

.Ivi

rulli

cUcAU OvtTTek't

ve

IV

HaMmtg,

Voi.

Il,

.'-

]>ru[,aliiliner]le

(|lll:llr.

elle

due d Anatri, e Kliinbell.

Lralnvicn

[Hi'Sli

Carle

ili

Matita

allude

hi

U-n Alberi.,

iraielln

[uncn;

da

li

.-|"ui-iili.

i.

pwte

rjli.ialielta

Vedi

p. Il>5

figlia

majitaenie

l'n^linj]:,.

iiririeratore.

te

l'Ili-

er<i]r]i;<.>a

Lrhtinweky,

Moynerl

Gt-

pug. 204.

Digitizcd by

Google

285
cill I Hi peiet

sui).

rijj.isi.

ptiininiii] inni

pei-ueli

et

cimiiiiii-Hti!

concessione;

[.

riun

corte,

ne

il

il'iu'rjni-

accie, dirili

:;mliii

idetma

miiiiihstriulL'

minili ultra

questo

(li

ciiqni

ili

alliiliciitu.

onci'ili-idi

ominidi ex pes-

informate co' pelili

v'

che concessione sia

s'

fin-lill

lY aliilaie,

viicmili-,

sin preferito

precoda, et

il

della

mundi!

llik-cw

si

pois:, uvere, dentili

Ini-eimc

ili

si clic

tante, et nullo

dolio etile

niolki lulicliii

(lei

in Fin-uni-

lui

inni

xt'i-iiliiinieiile

L'icepln civlesiasticn
il

con

1] (inali!

studio scimi itici! per vnrie parli

E-,

alarP,

la

pi" larga

ch'esser pu.

Ammirato

Scipione
rentini

presso
il

ia

pontefice

al

Perii

'e t-iin

spiegazione

rentini, in

che

quelli

sero

tieni

il

desiderava

offrirci

non "eccle-

a dire appunto
di
al

'

al Caso,

anelli'

era

erano

rimediare

lasciata

ire

in

un atto poco

verso

vedendo ch'egli non

come avevano

confiscati

il

Petrarca,

s'accingeva

sperato,

gli

ritol-

padre suo e poi ricom-

al

pubbliche spese e

fessore della

potrebbe

Peti-arca vivere se

gran parte

1350,

gi

un uomo com'era

citalo

scusa di queste pratiche de' Fio-

La Signoria con queste suppliche

venire a Firenze,

perati
si

nel

em-tiri maggiori, vale

voleva lor-e

generoso, a cui

quando
di

benefcio per

i.ocnuierito

la

facevano

piii

riserva pontifcia.
pontefice:

ut]

il

non volere

siasticamente ,

Fiorimprovera
andavano elemosinami"

giovane

il

perche

grettezza,

di

restituiti

al Petrarca,

che

ardentemente di avere in Firenze pro-

nuova Universit. Ma oltre ad un cotal


primo fatto lasciato nell'animo del

rancore da quel

'

Nelle

Giunta

al

libro

XII,

136fi delle Storti o-

2H
1

Petrarca,

vita

t:i

lessare non gli

opinava

stallili.

accettato

cercare in quella

sempre

molto meno quella del pni-

'

mai; e non

sarebbe piaciuta

Mie

Meniglieli!.

il

aver egli

gli

la

guisa,

ma

pr-i

ragioni-

a torto

non

dui

de' Fiorentini, si deliba

inviti

indefinibile

instabilit

sempre desioso
che stava bene dove non

rendenti!

clic

di cangiar ciclo per

inquieto,

era,

e trovava beato

5
quel suolo da cui vedeasi per lungo tratto diviso,.

gli

& probabilmente per questa ragion..' cIh

il

E'etravia

non volle mai accettare benefici curati 'fossero pure


quantunque dica soltanto che non ne vostraricchi.,

leva

-udir verini,

Infatti
dall' et

nell'

aveva

|!i'it1ii>

osservare

le

Vigilie,

cos'i

Milano presso iill'nrrirrscnvn Vistomi


paco

e, ira

co' fiorentini.

Pitrankam naie primui

io

sin

"Digiunava tutta

ed ogni venerili faceva

giuno in pane ed in acqua, c

fallo

della

pratiche religiose fu

le

giovanile ideTUpolosissimo.

Quaresima e

aveva

al 'liastan/.a

soggiunge: "cosi a Dio piaccia

sua; e

dell'anima

ria

continuo

il

la

di-

fino alla

d puch mesi

iippeiiu

Jaanm- Uoscami od Francami*


Palatii 1313. ed.

filila ep'tlota.

Antonio

Uenoghelli.
5

uno

(hurtatiim

Voi. 4. p.

136

ticelo, ed.

Lu

delle

Optn

Monnin-, V.

Stiler

clr.
I,

e il

tiri

fiumtiai ni

Sat/tp di

l'rlrrtini, nel

Critica di

Ugo Po-

Sossio sul Pararca, di F.

de

SancliB.
J Leti.

Ver.

XV.

Un toxl

ty

Ci

387
Cos Monsignor Reccadelli.

vecchiezza-.
grjfo.

rico,.

contemporaneo,

'pl.'isi

spesso

vestito,

per dire

mozza

,1

divino,

l'ufficio

iiSMeniB

ci

Un

"Tempo

non aver

ornai (cos scrive

Apostoli, suo amicissimo)

altra l>io-

conviene a un chie-

si

pi avanzo nell'et c pi studio

autori ccelesiastiei, jhmiI rnilo^i di

prima.

'

ell'e^li (lnrll:iv:i

nolte sorgeva dal h:!to

la

"come

al

pose negli

ci fatto assai

priore

ile'

Santi

pensare a cose pi gravi,

ili

meglio dilla propria salute elm della eloquenza esser

Cercai

solleciti.

cerco:
ne.

letture

nelle

sar ehi dica che a

per

il

diletto: ora

non d'ora che incomincio a

anzi

tempo,

se

(issi

tal

opra

occhio

l'

io

mi

sul

sia

grigio

l'utile

io

cosi fare,

messo troppo
colore

delle

mio chiome. Oratori a me prediletti sono al presento


Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio: mio filosofo
b Paolo: poeta mio Davidde,,.'

Quanto
dimostra,

"Venne
.

die

che uon

luto
si

geloso

fosse

egli

pi

che

stesso racconta in

ogni

una

di

dire,

questi

un

autori

nrll:i

min

liililiolccn

sacri,

che

episodio

lettera al Boccaccia

nltnuiincntf

egli

un

di costoro

per vrzzo di parlino com' di modu, ci

e.

a dire

piacciono di se stessi, se non rpinnd alcuna in-

giuria contro Cliristo, e contro In celeste dottrina di lu limi

Vedi

I'

linone

(Verona) rnrata

ii.I

del

celebre

canzoniere del

192, e Petrarca lesso


1

Leu. 10

lib.

Giullari

del

1799

Jacopo Morelli.

Sicco Polentone
p.

cataettt,

lib.

XXII fnm.

nel Par. Rtd.

ilei

Tom musini,

VII, leu. 3 fan.


Voi. IV, pae. i59, indili.

Fra-

Allieto!";

ili'li"

A puntolo

tuo,

|ii:n-cisli

l'i]

allora,

pazzi).

Ma

.-ai'ionr.

spiTC

si

della sci-nuda

I-

un

ii:i"l^ii

cnltiva-n dal s:il!i(i:Vni

dal santo

egli

non credo n

altri,

gli

i-lie

cotesti

A veri-or:

tuoi spacciatori

altri

mi

tu,

suo costume

2 del

Oh

'

confesso,

il

mani addosso a qael-

le

Veecbia, dissi, e per

me questa

vai:eiii alla

iunior.'!

ni

non tornarmi pi innanzi. E presolo


cortese che al mio, non gi che

convenisse,
iti

un

misi all'uscio di casa,.

lo

osservava

filosofo,,,

questo trasporto contro

Lelt.

e tulli

modo men

si

"Cosa rara
di

Quella

Agostino,

ciance Arsi di sdegno

tendi, "chi fu pi fido alla religione che

Ne

ili'!!:!

seme

il

onesti detti aobi-

di-se, Imi)]] e ristia no:

vedresti ipiant'egli sovrasti a tutti

ili

cjetici pari tuoi:

eolla tna eresia, e fa di

pel mantello con


al

pur

mirai: e Paolo, od

mala pena mi tenni dal mettere

indegno beate miniatore-

contesa con

o filosofo:

antioo a Ini

de' Buoi suecc-s-

tanto esalti, io tengo in nonio di cicaloni.

se tu leggesti

0 a

e rimanti

rise,

di roteato io

1*

dilettili

fedi-;

[iprest,

Fi-Ili ]HT(i('

vomere

saligne dei martiri inafflato, frutt

larga messe di fede che tutti vediamo.


tiltuso

seiniiintor di parole,

in

altri filosofi in

l'I

che di parole fu seminatore utilissimo, e

lui,

(In

t'u

ln'itvfj,

prima di coleste due cose

poMT
Siria.

sor, e

avcrno

il:;iui1cui-ilh-

n>!r;':ini]"i'

per ai>prappiii

della

lib.

V Sm.

Voi.

gli

1,

p.

il

il

Benin-

Petrarca.

Averroisti

stupir

281 Iradazinne Fra-

cassetti

l'

Lettera del Benintendi al Petrarca, tra le

ediz. lioaeio del

Crispino

la

IWma

del-

XI.

Oigiiized &/

Google

m
rii

punga mente

consideravi Avei-ru

i-li'fL'Ii

nemico dulia fede

cristiana.

Senza diro

universale,

'V mi' tjcllijjeii/.a

dell'

iiki^uv

il

delle dotti-ine

eternit

ilei

iniiiiilu,

d'una creazione avvenuta "senza tempo,, (lutti-ine (-Inb' oppongono


diretlaniente alla musaica, a questi Averroisti

il

Petrarca rimproverava di aver falsato

le teorie

d'Aris lutile, che interpretate dagli Arabi e dagli Itravliti

di

i'he

Spagna, erano state da loro

un

letterato qual era

confronto colle tradizioni

pure nella
noacibili.

che

pi

latinit,

Oltrech

'

Ari^totilo.

ma
s'

a'

bilmente fatto

N
suo e

il

pili alla
delle.

sempre Platone,

modo

tempi

ragione
d:

guitta

a
piti

Cristo

sarchile

si

indubita-

soltanto,

pensare

E come

iiwitt tikisotVj

cristianesimo, tanto che "se

di

cristiano.,.

questa

ili

poesia del Platonismo'

Stalli-ira.

ili

eimseiTate

dovevano presentarsi quasi irreeoegli non In inai troppo amico di

j-.i-cl'fi-L

avvicinava al

vissuto

fosse

|i

travisati-

Petrarca, mettendole

il

aristoteliche

'.li

tj:"j

ma

tutto

il

viver

aidre lo traeva molto

ohe

all'

[.arie, e

indagine leale
quasi ina'.s(ro

Digiiized 0/

Google

cosi

11

scrin

non

quella

Ma

A veni unta.
pu

piacquero

ai

tirata

ciuf

scuola

zali

(lisj.iinare

polipo

turalisti

'quanti
l'

erano in

fatti gli

De

-ni i/isini
p.

agli

abbia

sul

al

li

nuova

dir

capo

d'Air

piaz-

su'
il

leone,

coda, di quante
I

del

studi
o

medici e

spiro
i

na-

antesignani di quelle che

arabici:,,,

'

porgevano

i!

cosi

quella antipatia e diffidenza, ch'egli

sempre contro

CB6.tti,

che,

itrai.lo

le

alV

oi'diiiarii'.

ispncialitii

avvolga,.*

si

"menzogne

Petrarca dice

crini

avvoltoio nella

naufrago

il

mut

(empi del

a'

cutitt-addiiv

al

munti non

molto zelo

cori

vcilevauo per

ti

nuova cagione a
ebbe

Petrarca,

in

de' medici

attendevano

quante penne

platonismo

tanta guerra a' pretosi

Minzione

insulitii

naturalisti

de'

naturali, e

meglio

Certo

tanto in

dA medico

nco

avrebbe forse trovato un moitici

punto

seguire Aristide, in

tutti

l'i 'trarca.

cose

dal

Certa

in

pili

il

muover

del Valla,

di

liotiitiasui

Vedova

per

forse

paiii-i

del

controversia tra le due scuole

clic la

dirsi

situaci d'Aristotile non


tivo

t-cin bint-ril

teorie.

pigliato
.Santi

sii

attinenze

delle

loro

alle

discepoli avrebbero rinegato

iivivU'ci'o

poscia e lato e nome, e che

Ficino e

in

platonicamente,

credenze

molte

in

maestro,

siri

Italia

Petrarca

del

come pi rispondeva

dire,

che

in

liuritn

sonetti

che apersero poi scuola

tennero quo' neri-platonici

10

medici.

ulicri:iH

i,

il (Vcnoiin 1808).

Lih. Xil, Ult. 2

Sa.

Questi alla loro volta

..(.ir.

Trinili zi un e

del

Frn-

mettevano

scherno per scherno,

segnati

.^oi-Hiii

di-Ile

tener giudizio sopra di

ma

si,

imofc

Venezia quattro

e in

vollero

(eolie

parve

lui

di genti abitata,

senza scienza alcuna

liliali

L'hr

come molta

singolare,

in

fanno da giudici da

veramente
abusando avvi

difendere

se

ignoranza propria ed

"So bene come


e

boriosi, nulla tanto

cui nulla

la

miei discorsi

che nomini vilissimi

amico

suo

tenuto in

e ci

e 11 cu

una

di

lettera

Demi
pa B

quanto

vile

veri,

sapere,

tjiia

ti

io

eli

ili

modesti,

tati- ^

elle

la loro sentenza,

eremitano,

de' Mai-Bili

all'

universit

a'

Parigi,

di

per "santit di

autorit di consigli,,

perch

iillnrum

trinili

la dii-o/ione:

letterati

uomo dabbene,. 3

grandissimo onore

ardente

della

libro

superbii!

letteraria

di

ribadiscano

Lodovico

baccelliere in sacra Teologia

un

scrisse

sapienti

vie ni uggio ralente

esser io veramente senza dottrina


All'

parole:

nelle

libert

filosofi,

altrui.

costoro,

tengano a

han pih caro

ivi

di sovente

stesso

quali .-nino: Religioni- lajiienza,

pei

tanto grande

molti vi sono

clic

ogni cosa, cosi, con danno gravissimo

troppa

della quale

sover-

ardiri;

Venezia:

ma da

"citt ottima invero c nobilissima,

e tanto stanata turba

pei-suiu

sentenziarlo "buon nomi)

lui e

Questo a

illetterato,.'

chio, e di troppa libert accagionava

accingesse

ryiioniuriu, Irati.

vita,

scriveva

a confutare

Fmcallrtli,

110.
3 ibkL

p.

;W.

,,.

Vedi

la

110.
47.

Nota del J'racnssetti

alla leti,

ti

ilei lib.

XV

Sen.

292

Aviti-ul-,

lii^tcnitiu'

ci.ii

lacera

fede,.

'

cattolica,

sanfo

il

furare, coti

raccolte

parti;

Cristo

di

uitjj

oltragcattolica

la

consacrato

a'

ma

da' classici

cremiti

monaci

pi

L'Ozio

gran

certosa

dulia

a;s;>

quasi

dirsi

cristiani.

della

cardinali',

poi

fu

della vita del certosino. He'

e l'apoteosi

chiesa

della

opere sue. La Vita So-

le

potrebbe

talch

da' pi celebri

pratiche

alle

un vescovo che

esempi

infiniti

de' santi,

vita

dottrine

alle

s'appalesa in tutte

dedicata

toglie

ugni

il'

nome

questa piet profnda, questo sentire tutto

conforme

iitnria.

mkrnak-

q'.iak-, iij^ittto

il

latrati

gia e

storia

la

de' Religiosi,

Montrieu,

di

Rimedi

della

prospera e dell'avversa fortuna, senza dire de' capitoli


consacrati alla religione,

continui

stano

delle

libri

a'

conforti

consigli

della

fede

s'inne-

Ne' quattro

non e

parli

si

tralasciata

insistere

ni,'ini f sto

nel

per quanto sublimi,

dottrine,

Questo

antichi.'

continuo

sulla

loro

fede,

mondo,

natura

ancora

apparisce

rivelano

ni-ll'

rk-

questo

sentimento religioso,

'Disprezzi! del

opere che per

latini,

che valga a rilevare l'eccellenza della

fede cristiana sulle


filosofi

della

filosofia.

Cose Memorabili, quantunque vi

quasi solo di antichi greci e

ma! occasione

pi

Kpi-lohrii

>.

sentire

l'intimo

del Petrarca.

Eppure,

tanta

piet

a!

frate

Geronimo

Mali-

veneziano parve poca, a segno che trov bene

pieni

Leti.

6,

* gfr. ed.

del

lib.

XV

Sa.

Bo*. 1554, P. 453

507. 523

637.

DigiliziM Dy

Google

gesse di parodiare devofamente le sue profane poesie.

Se non cbe ognuno rammenta


zone

:l

nifi

Ulbr

Lib. II. Ed.


li

l'n.y,':.

n'ari

la

splendida can

Vergine, giudicata dal Marsand

alla

pu'

iMipk-

fl 1554,

ji.

J'-aMiarn

aliijaimtl.i

p.

325.,

.-

|-,ri.k

rii

prTirianj.

Un

Ili

l'ila

l'-ry-,r:!i
I_3

S-A'-larii.

codice della hililolncn

IV

i>---rril-

pi beli

la

-1:

:\'r-i'i-

'

|.vr,fllhiili

]all
.-Ilio

291
tutte le lingue d'Europa, a l'inno a Moria Maddalena,

composto nello

spetti

della

Sainte Jeaume quando

poeta fu a visitarlo col Delfino Umberto di Vienna.

un codice laurenziano che

;irin[iTjrLLL^
ni:

.1

cmitc

Hcmtira

sii
:u

;':'i:il.i^:i

olla leti.

h.:
lii

quvl

inflitti

in

vii.il.i

Rurt

11

che

di-I

l'etrnrcn

il

ii.a--

f^i

(i-i'r.

Morii Magdaltn

parenti purfuse aiicro et cck-slihus turni

Spirittlj

Onesti

dii)

il

In

multo

"fortunsi:

tali!

coronagnu

.M:iri:L MikIiLiI.jl;!.

10 do! Iib.HI/oii.0

cu

endice della

fu gi di Benedetto Varchi e

iisii

Trinuftqut' poli rugnnlur el

versi

Mummia

di

si

trovano

Veneiia,

Tornatili a pag. 83

in

ascritti

udub.
al

Pctr

nn codiee Vati

del suo l'elrarcha

Ktdmtm.

Di

.1

r.v

non contiene
[iuit

nitro che opere del Petrarca,

osmtte

Palatina

contro

Orazioni

iliilli-

trovano

tL'inprstc,

li:

rasche

BeK

et

dini,
ile]

alia
il

nppmilii

illud Pel.

XV

Grillili

di

il.

errivi;

Laar.

Alla

filli!

il il'

"l'iniliulur
il,. IH, li-

dn

niptoni
fi.

indio

(natura,

aule

rln:

ili'

llll^.

i-irrinl

i-

8.

in ila

png. 378,
lagebutor,

l' 1. 1 1

Ambrogio, dr

131--1SG

(f-

.ili

al

film al

IVIi-arrln:

nutriti',,

Sanc

all.'iiln'

[inrp'iiiln

Bnu-

lu lettera

nlln

nomao

f.

in

i.

9 del Bo-

Officile;

il

tral-

1B7': "Incipinnl

oracioniliue F. Pulrarclir laureati contri!

g u

[nnhiL

Laurnifio

"Swioitar orarli
l'I

di

amicornm.

['-"lii: 1,

193, rondelle

limi

IL

pulililic

rodici'

pnaeceaurie

fine,

Pebur-

tnraon negre polcBl liner

crai

ouiHicIii ..uranim lnanlrn,

Septett) Paalnij cura

itti aldo,..

ili'

viiliiirirlln
ijiiralii

ili

"In

deklam,

* 11 cndiiv

rnio

raiiimn

i|iu-siii

ila

ad Omero,
C'alai.

lilora

si

della
il

delle

non ha riguardo

cb' egli

JuiiMiiiH'iii

A'1

ijdali?

Pctrcircn

Voi. Ili del

sed none

ijtinli

noto qual orrore aveaae

oiforc

marine,

leggono

si
io

un codice

Petrarca anche in

al

Vienna.

ili

trarca dulie tempeste di terra e pi ancora

i-

Si-euiitur

1W,

il

OruciniKss

leggi':
riirillli

iliipn la jir.-gl.it-iti a S. Liirear.ii

A Bsta.

la iin.ini'asa

dm- nilraiun

listili

il.-]l<;

Conni
rli"

.15H

jir.-i-i

si

vrdu, lo ecriltore

inni

l'alia

n.'D'in-

'.rimira li-[npi--lalte B

296
confessare

cardinal Colonna, in quella celebre

al

dove descrive

tera'

a Napoli nel
(cosi

sorgere,

in

temo

vento

Sarmata armata

il

agli

crudelmente

n.-pili

terra mi spingere

ili

min

la

adunque

(in

ili

il

lm gl'Indi. Mi,

il

in

pericolo.

peimettere

tiene a

ma

;i

li li

di

ili.

ve

ini

poi pa-

se In volessi

riuioi-

spazio

lo

.... Fu

sia

finirla

di

mio timore. So quel

ugni luogo,

clic

li

ri-

pi

il

l'u^i-iuii'.:

frecci c,

Mauritano: per via

per sempre e per l'anno

rivendicare

eedci e aluieiio al

uguale

Illusoli:

esser in mare

ut e

perii l'arai

vorrei

lihcri

|iineei;iti

che dicono
ri-

l>ell";iril<i

scin de' saturnali di Deoeuibre,


intero

se potesse

mare, perdonami, te lo confesso, non per

in

terini

forai .uucnle

V'adira per l'arili gli

Munii

d' arco

di porre

e
ni',

flutti;

(e irci- tre, lincili'

lei ni.

let-

innanzi

comandarmi

Pupa,

per mare: aniiinile

pesci

Mistcngn. in voglio inuline por


rimi

quinci

faccio avvertito

ti

de'
ni

ni'

parlif niiu saprei ut il ini in-.

al
i

te,

Da

1343.

iihliin

de' venti, e

lialin

questo n n

in

Icnipcsla die infier

tre.iin.'nda

del

che tu mai pi non

min

clic,

uccelli,

la

novembre

Peli-arca al cardinale)

il

la vita

dico,

e solo

appa-

pili

com'essi vogliono: tu

mito in terra,

ili

terni io

Sto per dire die non v' mare fra noi, ov' io qutdvolta non nliliia niiiil]':icii[n. l-];iptirr l'r.i li: pin milite

muoia.
elle

giii-uuiieiite

lici

mnuvor

iiu.-roli'

chi

soooikIii

lui

nel

tanto da

iiiviiiciliilc.
|

volta fece Idil-

dedicare a un amico l'.Itinerario Siriaco egli

assicura elio l'avversione contro

wl egri aggio
1

e i

Leti. 2, lib.
5 Voi.

II,

p.

viaggi di

essere cagiono

proget tato

non

mare

precipua

T aceotiipagtia

in

dio
iti

fm.

11, Rad. Fracassetti.

Oigiiizcd 0/

Google

237
e non potendo colla persona, ei contenta
compagno in ispiriti), descrivendogli in un
da Genova in Alessandria d'E-

Terra Santa;
di

essergli

libriocinolo l'Itinerario
1

gitto.

Non meno
m/toh'mI'i'

del

ioglii

tli'l

tempeste

delle

i'uiuiiin/,

i'ho

il

Ibi. ite.

Agostino

S.

mi

atterriva lo

stesso ne'

i-gli

iit'.o.-ki

Segreto, rivolgendosi

seguenti parole: "mettiamo che tu

<.. in

mare P

di

dessi

rlia-

culle

rimprovero

XV) che ofte^aotevoliiebae varianti dalle Mampe


Cam malie me dotineant eanae, Dilla p-

Venata a Barilecai:

ninn'ic noi

luiin

!ni;iiv; ;

ninicaionc sopplicinm,
iiii

iimi:

q:n;

raLir]

-n

minuj, aed fjominn f.vW. fi'c;

inchini

io. m;ki'iJ.

Mime

fini

rimi,,

AVt.J

rinri

i-

i.n j

prti.'inTir,]

7.V*..-

ini:,

lin.;i..

1:1: lilli

vxli-irrco,

sii.

quem
Iste

luum

inneru nbomiuor,

me mine mctus

icnidet

forinno.

rjnain

tupllii

lik iktinri.

An unqnmn

vie ioni sii cariuis subdifEcilis

rum

remili nf>uiLrum

ci.

L'iniii.'.-siiiLi

(quelli

cuilisprn tacili [mei. Rai.; Ba>~ prnsptotu)


ut

in.i:

^.'minavi) pneiug

l;ii;.i

intani!
lii.li'sni

jir.n

uduu

sic

y.:,

iunmi

ilelcclur,

smpnr

liijiitis

KxoptuUuii mi Ili comitato


uera pun Ime mcluni

eoniectara eM.

bone

398
timidit perch lo scrosciare

soVL'rcliia

(li

m'alturnsea:

Colture rispetta,

amare

ori

lauro

il

cui

risponderei elio anche

ti

adunque improbabile ohe

praccennate contro

tempeste

le

stessa

Au-

orazioni so-

le

terra

rli

la

Cesare

gusto era travagliato da pari debolezza.,,

Non

del fulmine

siccome non potrei negartelo, ni questa

io,

mi ultima cagione

mare

di

sLiio appunto l'espressione di questi timori, e la plude' codici

ralit

tlie

ascrivono

le

indipendenti affatto l'uno dall'altro,


varianti,

nmt

Ben pi

sua.

procelle,

le

un codice' della

erano

un udita, che

l.<

|if

Lll

H
i

.
-

\,

f.

1 C<id,

il.'"

h]S<? ni.

C.
i."

an

L 1 1-. t

r.m

C| 1J i

HL =

l]i:.illl,i;i-

.T]jt:^
il

in

clic
le

sue

acci.' l'Iato

elio

quotidiane

del

dubbio che M. Francesco

nity

.-;

fosse

Lnnrcniiarm n

il

]Nisirj|.^

HTQlins

fati patta di

4899

di

-OriLlio

(li

-.1.

rnir:ic!il

licitar

ermbrn aver

se

orazioni

le

non n

_'[.

inui.:

lilrjlinuTi^i

"Exiilicir

per,

rrimirirm:

ll.HLJlilim

preghiere

alenne.

Vienna sono ditte

di

veramente

sarebbe puslo fuor

poela,

vede dalle

si

notevoli di queste orazioni

sarei ii icro

Palatini!

"Orazioni quotidiane,; poich,


questo

Come

argomento per crederle vera-

fortissimo

mente opera

Petrarca, codici

al
1

iil,i.|ui

f'i.miJIUTH'H

Vienatte.

il

Il

ilrillf

[TU ]>.-.--[;i(

puk'MilS USI
JIiity

1374 die 14 Aprilis.

cnllii

Il

._

[liLUb

fncsirole

libro.

in 4." del

swoto XV,

di

ff.

41u.

izM&y Google

299

supplicano

chi:

accostarsi

giorno

ogni

cele! irato

ilio

Dio

all'altari!,

la

Queste

mussa.

la

orazioni

grazia di poter degnamente

essendo

dette

^-quotidiane,,,

di-

mostrano chiaro che l'orante era sacerdote; ove pur

non

supporle

voglia

si

messa

cudiee laiiivnziatxi

professiuDC

di

Wootgm

chiesa,

per preti:

Inaiente

"quotidiana,

Ben potrebbe

asseriva:

"certo

che

quuatunnnc mai

Rime Ed. 1718),


e

l'arnia,

sacerdote vuol

chierico,

11,

a schermo

ui'iii.iuii

nel codice palatino.

canonico

il

Petrarca

don prendesse

Apostolo Zenn combal-

p,

Nel codice

21, ed.
S

canonico di Padova;

Ungi

onorarissime

am U

ma

Monsignore, non

darcelo

di

itltElaq. Uat di Mi. Q. Fantolini

codice

il

Foiilanini scriveva: "Il Petrarca fu oonio

sia

Zeno. Tomo

preci "quotidiane,

legge eziando nel

are iJ im-< m di

allu

tiiiUaiiiuiite

Ecclesiastico,

sacri. (F. P.

gli uriiini

si

qui pure trovasi detta

Lodovico Bandini

'

(sndo

come

e del Petrarca,

di

che anche senza dir

tale

in attribuir queste

Petrarca, poich una di queste

delle tempeste,

fu

di

comunicato ogni giorno.

fosse

si

|j;lImM:h> l'unico

al

chiose.,

annotano

di

se

dice

Bibliot.

Apostolo

Parma 1801.

leggono da]

"Elpliciuut -[:l--m

4U' 41G'

f.

ps alimi

palnireliu

dopo

Baimi;

f>'()

Ineipinnl nmciniicB cotlidiaue cjuadeni. r

Dopo
ilicau

si

te

In [irinta

ad

orazione

iliiwrb'n-dinsii

clic

il:

comincili: "Salus meli clriale

inclinare

palesi

liumaaa

miseria

300
quusta

l'In-

L-sM.'1't;

alcuna

niliiflo
li-ggi;

et

(or)

line

non

le

"Amo

*:ilirl.i

s;ui|ivjii..|ii

per

111

eul

iliijmis

nriML(|!iiil

hriiniiioiii
111

Ululili'.'

....

Iii.io

....

Ini

culix imi:I

[ii-tn

ll.-.I.Ji.T.'

f'.i'.J

jn.thlis

ma

pijBMiiiii

clii

pnlnui

eli.'

nustras

feri-

mirili

ln

ritriti

fi

Volume,

>

.'.ir-

Mimi'ro

iln

es deus et pretel-

(WJ

|iL'rraiiini-

6m Uignus quoti

Burlila

in

luctuni

Bull

borao Certe dominila non iddi

onnn

i[nmn

cum

1Y.UL-

pntrin lini In
In liumili;i=

A'l..xil"i^

me:.-

LlirjMiri:!

'unni

mi

uinudiicen sud ut In

ilio

pilli. in

ivli.-f I.

11'

Li

sin

iirrii.jmri

ni

Cor muutluin urta

domiti..

in

ili

monslrnrc uuuc
ut

HUlTlllJI'.limii;

<iii.-ti

il. 'Il-

ili-Mi

iplin

minii'U

(sic)

ni

liilii. ili

mutui!,,

ili

cnlpu

im-rlli:
ri

UI

mini

oculi

1]|

imi:. 1:11

l.ll

prima,

la

mimimi: jwciniricin un'iimin

-ni

ri.-iiIi.Tj

min aolum

Corpus ilaque

uuem

pecestor

itirlinr

iclu

....

rettimi

:.-iiril .1:11

lilij

liic

:!"

ino

il.scondoB
('<)

il

mini

Bum

ego

[prie

sci]

menni inlres meruit

im.vsL imhiisli

ili.

spirili!

.njii- jil.iri.mnNi

aliti:,

seculornm

:;ii

domine

ocalai

imi

n:if.-r

lilij

l,rtj:j;r]us

Dotnmriiti

tra'

t:

mi.'1-i'nr r.!itiis..t

[un Mintili

tm'jiH

].n:i:,'-

i:l

Lui iri-nz inni]

continua:

Ponitlll'
j.n-

IHTi-pere

allusioni.'

seguenti in-

lo

erroneamente;

ascritte

insieme delle preci, e particolarmente

miri-]..

."ilio.:

l'orante

n M. Francesco,

sola
state

tutto

niirt.i
Ill4

non ha

viennese

codice

e nel

essa

sieno

al

ijiial

jii'i'ghiera, la

all'ufficio

;;('!iii'Li :ig,i

vece gli
guardi

mi Et

in

'libili

[i.i.---i:il

dllll.Lllvill^

lumi iiucipi

V.

Li. Illl

dniniue

ri

....

llilJr:

Piotale igilur luu que-m

cutoruui
virinni'

vt

dui

in te lenirli ti:

uimilrke

prn-iluis morelli' iiiliimnri

dinimi

.i.'uL'Mnutituni

iiiiliKiimn

[ini

murili
tu

Regen

iliitiiin.

ni.-

Cora

.iiniiiimii

ni

muorimi

limili

ri

urani li un

iipiisloliruin

principia

vincula puc-

-olili'

dodosn

semperque

Nini.tis

luis
et

quorum

nmneni or-

duiMbnonini

funiulum luum N. in omni nanclitnl.: sniiiml.ijui:

Et

me

corp.iri.i

DigiiiziM Dy

Google

alla chiusa,

dubitare,

litania

versi,

in

che

sieno

onore di

tutti

glior cosa che

Ma

non

se anche

il

Santi, rimata di due in due

tutto indegna del poeta,

al

dettando nnclic unsi

le

opcr.

non negarlo

che pero

litania,

questa.

abbiano

voluto

riformatore,

sia

ni

quale,

si

comprende quanto a

rappresentare
poi

il

avrebbe saputo creare mi-

Petrarca non fu l'autore di tutte

orazioni e de' trattati ascetici che gli

dal fin qui detto

ci

il

facessero-

Petrarca

per

ascrivono,

torto alcuni

quale

torgli

un
per

:>->

aggiungergli merito. Le lettere "sine Titillo,,


ghe,

sono

Sonetti contro

sufficienti ri

fu ber: esagerato
1

del Petrarca,
verit

il

Vergerlo gianiore,'

che

avrebbe

nella citta de' sette colli,

molti di

que' rimproveri

accuse

che

laddove

egli

le

del

amici

il

pontificato

tacere

fatto

de' suoi

in

lai

curia

alla
il

Lombardo da

tenuto quasi un santo.

il

commisero

lanciava

eh' egli

d'oltr'Alpi. Nell'opinione

era

Koina

Avignone,

ristabilimento

il

Petrarca un

nel

di Riforma, e

contro

contro

scagliava

Flaceio Illyrieo,

il

scorgere

di

teorie

rivolgere

di

probabile

assai

se

diacostarono dalla

alla lor volta si

confratello nelle loro

l'errore

non

precursori di Lutero.

tra'

Fleury nel dubitare dell'ortodossia

il

troppo

Wolfio,* che credettero

Petrarca

Eglo-

le

corte papale d'Avignone,

la

a sentenziarlo degno del rogo, ne a

un posto

procacciargli

Petrarca

Serico,

raccolse l'ultimo suo sospiro, narrava aver veduto

li,'

Una

nuvoletta candidissima partirei dalla bocca del morente


poeta, innalzarsi al cielo e dileguarsi. 1 Nella Genealogia

IRumrt

Ecclr>. (Voi.

F. Petrarchne
lr-i il, ipriti ile

r.mrilifaln,

Col. Tal.

1.

a?).

HjiMIiu Xt'I,

il

X,

ile Dilli:,

Tom.

dir.

p. 846.

ritii-i

Cesi.

Furi!.

piane

ii-i.iinia
ili."l.">.

XIV.

i]t'i:i

I,liiiili:inl(i,

iIiiiii

["Unii nffliirH

ilills-.iiii!!.-

iprilm-

rruseril. Ari-1Lt.irat

I,

1 "Lombjirdii
in ciijns sinu

Villani n i-Uu biografa

ilei

vi-ririils

ii..lnil:i..

i'i(iiravil,.

fin

Filiii[n.

Petrarca, e soggiunge! "Rererenle siqui-

amidi,

-[liriluiii,
.jiee.ieiti,

]irn,

ai-ri'iii

ijuiir,

nulli. i:
I.'iiiismihiim]

more fami

i-l

uri'

IVI

cullasse
eiusii

rari--,..

ili

can-

tllliris.

in

DiqilizM by

Google

Dei

degli

Boccaccio

il

proclama

lo

crario di verit, deroro c letizia di

uivinum

-li Niiit

natra

Cosi

Da un

Multa

lettera

lettera dalala

luglio

1388, cubagli

sin.

"An

Manzini nel Voi.

ili:.,.

rjum,

difficile

l'uri,-

ilei

!jk

-i

f.'ili

Viaeuiii,

"i-

lutili

"

fabella,

ti

Lnzeri ebe
El

padre

MWWininr

peri: ni su-.

qnam

rinvi .lieti

dI'iti,

aliqua

Alq.i-

"(iiiimh-,

in-c

scrijili>r

medi e tu ani

liiue iiiminlin

Cvlt-ixm

l'Ili

ilili-

diversa.'

illn I.iimlianl!

ut illoslrioreni amici

ileeillei'i-

ni Mini/ini, <|i:i,ii!uNi|iu-

,1

morte del poeta Mnchlode:

exyilisita

siile

Jijudiuarc.

in

Fruaeisci a Serico

rcfuUllur., Mll aii/i


r=J

.-inlrp-iii

fuit

nlil'iiii,

ilisLT>-i'imU'.Miini ile

in

11

de' Tari scrittori sulla

vero apopleiia un

nurmt, et

jjtnli,

di

Queste due tradizioni stanno

aperto contraddizione.
del

:e

iste

cui

li:i

e Vestigio 6uspicata.

tra loto in
la

fore,

Inali lisrissimu ai

patenti miraculo OS carcere Inlen

tura

Giannc.uo Mnootti narra lo stesso (iMf.


del secolo XV, appariglile alla iulij K
il Baldelli
(pag. 1 (14) pubblic una

codice

pcrtus ciauiniis super libro, cujus ubilum ejus domus


ila

dulia

Venezia,

di

una

in

nonna

Ed. del Gulclti, Firunic 1817, psg. 15.

migrasse,,.

Villani,

il

p. 88).

Barliarigo

Deo

spintoni

illuni

Liutisti! .maritate tanta,

ad

sa-

"venerabile

virili,

.l.'llllilti

mor-

p.' hi: ire

rt.rireinpnrarieii e fiiniilinri-

o a Lombardo, "verilalis aniicus, e

inulti iniin.n uVl

loiiavi-ntnra

onnliimk-

panegirico

da

l'eraga,

"inai'tire,,
ilei

frati'

(.l'iit-min

Petrarca,

iiguntiiiiano
II

parlava

ili

ili

iMk'
lui

[incili

esuqtiit!

coin

il

d'un

OigilizM

bjr

Google

ISTRUZIONE DE' FIORENTINI


da Rumena professore,

a maestro Rinaldo
|cli(

d'M

in corti! tifi

papa vedevo modo

sacra Teologia

in

di sniosLkr.' li ^insali

principe d'Anstria, e s'adoperasse presso al ponteflee che

a M, Francesco Petrarca fosse conferito

primo

il

canonicali.'

vacante in Firenze.

Sarete
et

itllui

n.

Vignonc con mosser

lo

Vcschovo

noitc.i

divino

nottti.a

promessa facta

fra

ci

(*:<}

d'Oitarich

tempo

clic

(jiii'Stii

:i]>T.:irisiii!

torse

clic

predecto;
ci

la

qnile

(ledo re vi lue

per

inditelo

per quello

clic

li

'1

la

dogio
nipote

vero fratello del

ci

promessa
(In

si

fece

al

iictesttii

et

ebe sentiamo esso re

ora sarebbe contento di none avere facta


inondo

Finwr

certo tractato

d'Ungheria e

re

parentado insiemi: cio di dare

l'aie

del decto re figliuoli! del (rateilo al (ioge

dogic

(li

re ti ii re te le iuii-asci-ijjtc cose, cio:

Cile
stato et

d' Uilarloli di

-la

promessa;

et

con sua honcst se ne potesse levare, tentiamo il

(liairngnn

ili.

v ole flirti

ci

iaicljlic

aarelilie

contento

elle

306
<l

nllrill

avrio
do]

INLIii

[11- -I

ni^llitione

11"]]

J,;l

(inilind note

tosa, ci

asani sono inanitosii


.inni)
1

ntt-rv cimi i

filali

.i

1
i

|i:i*sa

^jlLiltl-

sama

mi mitela

i<|

(1

Li ijlialr iiii|ir[rat.!

it

licito

n!i

-uaiiiLili

Sanit Chiosa

tra
i/

il

ne li [Hoc d

iiin.\iir,iiiiiiii:r

i|iiali

elle al tianeto

acciuch'

la

i|iiai)tiiiii|iiii

lo

italo

mondo

furili

Io

it

ivauim

olii

ili

i:iii:i

de la Mancia.
poio hanao uvul.i in
a]

paese jlnlieo ot

devotissimi

Salirla

di

sua Beatitudine.

perii nii

srluiiiiv (Silvie

dir

n(,i

-ari uni

i:

uni ini

l'adir ipie-.tr case (love Oli sieno fossero nolo,


[ietta

parentela

ipiestc rose

essere assai di presso,


del

dei

[lllTi:i

ciii

vi dica

dirett-gli olir

princ-ipi

iinpiiiali

i-

illi

Pignone over

Vrsoliovn se Hi
si,

roverontia la Sancta Chiesa, o dilcctioiic

(.'bieca et della

JHT

[liatiullr a |" iStolieu

pare olio ainliaiiiiioro

duca aleno per essere a

et

porli

srair ultimi

dir

[lille

fum]ii[]jL-uli)i

dotto re

Bono: et

uno

piano assai
'srado idi

avesse

.Urlilo;

Imilaiir.

pnic

peroell

ptitt'i-eMirnti

ami. ini miniali o

\i siali

usuai varialiili: ot per diroto olir siate inandiiln

307

dune

sull'in

uni

resse

l'Ini

scL'urnd

;il]r:i

tandoli

s urtili

decta

mie contenti; imi dove


voi solo imI

eleli

un re,ns ilrdii)

il

ditti pericoli

che

unii:!.

m'irretii nienti'

ili

tcdcsclio.

Kt peli) un/1

l'nlL'lia

chi-

(levofiiinr

irridili

elicti,

et

eiii

Oiicsa

S;inct:i

(li

induri',

e'

liiM'uir

rli'iigiii

ini

pericoli,

decti

Miiit.li.-

il'

di quella

ri

liirei

perch

et

mintili ricordo

ione

di

reali

ftiirsn, iln-

erven una

volont di scintale

pa-

papa, rarcon-

iiicirlio

K;ti:rt:i

'JurKli.
in format

nn-tra

hi

riil

eiir

a uno dei

flimtii di

una autorit

premeditare et provedere, sopra


nulli

pnrlci. te

maritasse

ni

altri)

(i

ni'

un mstrumi ti li

iancinlln

Francia o

nllili

inim nr parlaste,

fiiluri

'

sincera

lede plie la facciamo.

Se

ture (ale
al

i'este

ch

un

la

caso die

Vrscliovo paresse

ni

liii.ULiln

u:nl>.i\i..l;i,

Sancto Padre

..-lic

li-

clic unii

Insognasse

prcilccti- cosi' siimi niani-

che non bisogna dirne nulla, poro-

et

cosa no., eia per avere effeoto, non fale l'amba siala,

sullicilati'

i'apa

parlalo,

Se

:li

tornare
1*

(i'clu

trovaste

il

presi' ut in

alla

amhniiata, cu

VcschoTO

in

l:i

Ma don

nostra.

:il

lirncditiotir tur-

siili

cammino, a

Ini

palcxats la

decla commissione, e 6c^ vi dicesse por questo cagione non

et

toniate;

delle

si'

pulirete

diressi' rlir

cose,

lustra ni ii imi ss io ne
tl.'r.tu

micletivi

et

:i

paresse utile il'uvisnrr il pupa


andate al papa et seqnitc la
v'andate in caso che ri

L'ii

allora

simili nei ite

et

Vesrhiivo non trovaste

sau'a palcxarc n ninno


siata
et

ne.

hnomo

sapirc

et

Vanirne

ni' in eiiroiiiinu et

del ninnili)

senile

Et

vostra uiiiha-

la

iledii

quello

dice, et

delta pur. nubi

elie jf et se e dispensata o no, et ci


secondo che trovato allora adoperate.

in

caso

lo noiosi aonsach
(lalirielli diiDa

eiir

v'abocohiaio col papa,

eh' ci

sua

i;iov,

nobile

cavaliere

il

cie se

pregherete

ne

chi-

messer Jacomo de

ntn(line latine lvil'etil quasi decrepita

trdele

stato

aia

onori

''Tri

In'

uno
i

stili

sp!

fi

;ii

Sancta Chiesa
noti

et

ilr-vi.no

pia

mai dagli
cssn

u-

in-

ni iinserailii'iiic vecchio (1 povero


prigione,

in

lieiisrni

(ii

malia

voli iv

rni-iaia ]aisf]iiM]Tlirvi:l<iie mi' lihiTali

ila lanl.i

pi

di

(nielli!

(li

nljioti

IHimIo sienn

sieri:",

questo

il

devoto

ri

nliediiaitin

i-i

suoi figliuoli n

..riti

iiijiii

delia

l'ioni'

Pin devetimic

fi

pi

per la nostra.

Et (piando al l'apa non parlaste, in questo


caso direte a messe r lo Vcscliovo da nostra parte che ne
parli elgli al
|iit

In

Snncto Padre. Itein, essendo in Vignone, bench


cuciono non havepte a esperi' uni papa,

principali!

vogliamo

il

vlstnlp

che

dii rH'

Fianersclin

la

.'

.
i

dopo

ci
1

l>,.i:ai.rl-o

ha indocti et induce

al

per honore dilla anplra

con

lama

tmsti'o

ci

mondo

Firenze ne

s'

citt <:

diletta, d'.ihit.irc,

et

accio

elic

ricepto
il

scientifico

altro canonico

per Tari?

secolarmente non ai

et

re

ciancico possa avere,

canonicato di Firenze prima

vacante, nonobstontc alcuna concessione;

a augni

inacsil-o

(Ini

o-indc desile rio

ad liabitarc in Firenze
Il quale

peroeLe patrimonio non ha

d' acquistare,

dengni concedergli di gratia

liniailissiiiio

per riposo suo.

si

studio

affati nata. hit

facilita

sidtei.Tlia

et

cittadino chi

di liiUicerlo

molta fatichn di corpo

parti del
in

|-iiceo[i]a:iila"iiir.:

c\|ieoa:ite, ci

questo v'informate co' periti dello

si

nullo

stile

che
il

sin

preil'i-itu

preceda, et di

della corte,

si

che

concessione sia la pi larga ch'essere pu.

Datum

Florcutic ut suprn (die penultimo marti! Ili

Indictionc) 1363.

OigitizedO/

Google

SCRITTI INEDITI

FRANCESCO PETRARCA.

't:.J!tttii> ,-,/itf-

p-r clarssimum /urlimi

reme

lU-rtiitinum

me

Sed
amor.

idei:-

l'avuiv

viri

vis

Hodiemo
mihi

polititi)

dio

noiiiiuis

L-xojitatn

Reliqua

oli

eandem

illis

dedali mtionibus
itiviictito

illaiu

magnifici

more procedenduui

Insuper et

ad presunsi distinctiombus
tliuoliifrii'is

qiH'iu

w
est.

liluriuii.'

virginia

<.'aiis.nn

niinutissiiiiis

uti

ut

soletit,

liiwl-simis ahsolvaiu.

iti

hoc

ac

ma-

olitintriv

breviloquio pretereiindiiui osso non


411:111.

/mm

ineam non almnde quam ix

j)i'ii|nisi;ioi]cin

sei 'ipl.ui'is ulieiii.

in

divini

rcar salutatici in ii

liV.r.

III.

Initrtittiont! mi..

per ardua dulcis raptat

deserte

Georgieonun

1-L-iK'i'aliili-H

poelUs
resecatis

quibus

fruite: *r,u,l /nini

cupiiolio Icm. rrc

in

Parnasi

quaiii
ai'bi-

Avo maria

etc.

Sed me parnasi deserta por ardua dulcis, raptat amor.


Verba hoc ab illustrissimo ot omnium maximo poeta

georgicomm
indirai

[il

tertio

spositi

scripta

nifi

non

.-iliiurmit

non uiudioa'ein

innrii

en appan-1 quid

l'x

suiit,

quoi-um prima pars

faciloni

laborein, sccunda

studiosi- mentii
ini:

ardorem. Pri-

punii. -i diceria pi:r ardila

ubi notare oportet pr parnasi pr ardua pr deserta.

Secundum ex eo quod dulcis raptat amor, ubi attendo ndu in pr amor et. pr dnlcis amor et pr raper

valens amor. Et nimimni consequeiiK est ista comiexio

pendet ex altero quiaquia eniin

et alterimi

deserta parnasi
cupi:

((11(1:1

dum

magna

pei'ipatl letica

norum

pei-

ardua

habet amare

necesae

amai

consequen-

ad

procul duliio prepara-

diligit

Cmi] studium sine amore atque aliqua mentis

quadam optatos non

delectatione et voluptate

producat effectus,

ut

applicata

ex

ex opinione

potcst

collgi

ttactatur a tullio

idcganter

'iw.

1111. et patct

nihil est aliud

rem

ascendere

cupit

i]iiis<[u>

studia quod mente

tior est.

illa

tuscula-

quod

diffinitione ipsius studii

quam assidua et vehemens ad aliquam


magna cum voluptate ocoopatio ut phiquam dil'lmil-in-

osopbie poetre et relquarum artium


iivin

ponit

niellili

dceet,

positi

mei,

vid'.'lio.-l

Ut

invi'iiririun prillo.

ii-lmii

agaiu quod et pollicitus


dico

sum

ij'^o

J-r-i--.-il

Fortuna

!!>

vobis et ut professionem

quod priinum diificultatem

principali ut

tria

natura

exagg ermi tur.

inilli

ti

a.

pro-

Ipsa

lei

iiiexnrabiiij

:)

dura

ralit.-r

onm

agitili-

varia

propositi

dili:::ilt.'is

in

terminimi
n il

ab bis studiis tiniporum ineorum cura

et averta

(ici'veiiit'i
siili.'

infusa

uratioiiu

artibus

ceteris

aie

vi.

Non

et

labore

possit

ad

poetica accua est in qua

divinila

i|i;;naui et

i:i

anniu:ii

midi aed ciceroni eredite qui in

pr aulo lieinio arebia de poetis loquons ver-

bis talibna utitur.

simis

mei es hoc npparet quod

atudiis
arte

in

interna

Ab

aceepiiuuM,

genio et dottrina et

erud ti.-siini.s viri* atque doetis-

celerarum
aiti'

rerum studia et
poetam natura

constare,

inip'aa

valere et mentis vii'ibus excitari et quasi divino quo-

dam

spinta

offlari

ut non inmerito noster

ille

bennius

313
suo quodam iure sanctos appellet poctas qnod dcarum

munero nobia commendati


I:i

qua

marco

Ollldlti-silUol-Ultl

rotiiaiinnim

Bum

uexiBiase

posuisau

Arbitrar qui hanc

eonsideraus

faciesque

L'aiiiilfiiiq.ie

sententiam

ait

et

quenam

rutilimi confun-

oomi-idoi-aii- Iujmiuik in

vatum

labor.

nono

Videtur

idonei teslibus asserta natu-

ti

mei difScultaa que quidem tanta est ut

vincere nequeat huraanua

ceteris

Hanc pampe
magne mentis

poetis p:

sacer et magnila*

sufficiente]-

valis i.ropositi

(11-

dottissimo

Batricue

deorum aspicere
Unno eandem'

voba

ne

vii'OI-llllI

Joiii'u

[Miranda attonite eurrus et equos

lici-iriis.

ilrjt

exclaniavit

eam

HH'lUiunc

omnium

creditur in libro de

diftcultatem

opus nec de lodice

videantur, lieo euro.

ease

([Uldoll!

vari-olio

regulariter scriptum

labor

euni

tsmen

a poeto quod

ait

in

labor

omnia vincit irnp'robua georgicorum primo. Et ex boo

nimirum fonte procedimi


vite

iLinii

cilitato
di:

st-o^sU-it

viddicct
bilie

disciplina

quam mini

et dura quantis

lescenti:!
;;ltifsit:u:s

sunt.

ilia

ludibria usque ad extre-

temjius inutiliter et

uutk-iicitor

in

liac

laborantium qualia non nulla Iciiimus in

Ego

mea

qnot

et

lieo

fortuna

me

ilo

[ji'iuio.

fuerit

Sten ridimi

somper inexora-

laboribus exercuerit ab ado-

eius

uovc--iint ini

fa-

libris

pertiilerini

insultila

novit

qui mectiui familiarit' versati

miteni eloqui super sedeo ne diem festum lu-

gubri sermone detmeam.

Quantum

sane poetieis studiis

ausus est dicera Naro

si

deeit hoepitium caderent


nihil

Virgilio

egregiuui cui non


soli-at

JHum'c

puer et tollerabile

onines a' crinibus ydri surda

yovL- buccina

^'.'iiiti-iii.

v-atcni

positum''

sii

nei;

loco sed

et itcnuii t'ucliim

putilca vena, qui niliil

ex-

qui vulvari feriat' Carmen

qualem nequeu monstrare 1 et


sentio (amen anxictate carena animus faci! omnis acerbi
triviale

moneta, lume

impatiens ouuidus silvarmu aptusum-

noeta dicque corpus eget. Et


iitit]

amplili* dicaiii ni?i

t'uit.

nini

pui'tir

quo

quiddam' tempus

quaindo

in

li'jiiorf

deit.de in ytalia et
sul.)

quo

valcs

live,

De

de secundo.

(Jinrius li/friuius- c!

fut

etas

inaxiuiu halicl

piana
iUiguBti

pmertiin

cgivgii

fontiius

!.il-udi s

tertin

vuVmus,

quidam
ialiti!!-.

sul,

fulciur

In gi>a:ia

imperio osaci*

floniunuit.

Virgilio

dieebat, tuno pai

Il

cod.: uptrhmt.

Il

end.: frrwnt.

11

ci>d.i

Il

ili,

^ij.

|Wirta

fjwdam nel ti*lj

in iluirgiiu!

ed

ftnuJdnm.

DigiiizM 0/

Google

819
utile

multi pallere et vimini* toto nescire

liodie vero ut videtix


est

1.1

pl'ul'atliJUO

.-[

et

qui

I1I.1H-

hji-u

t-iu

[lll'1-tii

dccemliri,
iti

aperto

diti

pIlSSll

perosus idem sa-

ti

llicis in

parva MiUimia

.-I

svilii

<-ariiiiiia

spes

inaer

ymagitii-

veuins

ut

nulla ultcrior

iam dives avams tantum admirari tantum laudiserti

js

ut

animo*

facilini

ci

imitili- Illa

iunoiiis

[iiu'ri

paiions

pelaci

huln'im!

ut

tuiie'

atque

serpa-

suainquo

nuda soneclUB,

et

de

ht'C

ex

tei'tiu

pei-

concludi tur iraaui

hoc nmice,

que

(odia tutu;

ti'i-sicH in'i
t Litio.

nulli

j;

olas

defluii

si'd

li;;uius

odit

leo tutit

Ina quorum ex duulnis primis ostcudilui-

ardua convita parnasi

est

avelli

tas^iJis

Bit

rjuid

Ut

Olili

l'Vanye nisor calamus vis;i]ataqno prelia

diynus ederis
didoil

daiv

mutata smil umilia. Re*

lini)

inni tuiif- millalinneiii

ijiiud

tirieus dceliat.

rjuaiti

rad ic ridimi est

deserta. Ditet ergo aliquis

nunquid morelli

et

nativa

dil't-

eultatc tilisilum et iam prideui' traetu leiuporis abolitili

fortuna.

Unde

libi iuta tanta fiducia

ut novis et inmiets

neyucii susccperis scandere pur ardua


i-t

iiiacccssuin uiiisai-uin

niines 1 video iiepiaiu

nemus. Video

romani csves

lieo

deserta parnasi
dili-etissiiiii

lio-

umilia sod ino

su
parnasi deserta pei- ardua

pens

Hine

pivrlisse

spectat, ani

ex

a; ci- tu le: idi

pro-

^u.i.l

deferta

parnasi.

quia

tjau.ii'

.iil-

osten-

iroiisiii'geiitem

raiiicil'Uo

iiiiiicuhatis

vicini'

ilius

(marum prima

i.xoritin-,

scarnila (Iceor proprie glorie lertia


un.'

pungit. duni recolo

eadem urbe roma omnium arce terrahoc ipso capitolio romano ubi

in hac

ut ait

mino

industrie. Priiuuni

alieni.'

quondam

inci-

ut per

pai-titula

~i-ilieH

videiidum quod simr .limc'.ilrak-m

Ul'i

velud

(riI)Lia

houor reiuublu'c

est

ealcar

e,

ardui

jJt'r

dimus sic affectus iste animi


ex tribus quoque radicibus

rum

rx

e.Miril tir

inoji coLiiiriutiiuvaUii i-'Incils

cis raptat. anini'.


illuni

me

preseii-S

viperini ani. yicifse milii vi-

sceunda prinripalis

rursus

ipinu'

propoMlionis

poM labarcm
H-.-i|iii(ur

amor ut

quantum ad

difl cullate*

positum uienm
dear.

dulcis raptat

cuius amoris tanta vis est apud

djci

omues has

culli

cicero in

insislunis

morem

suiti

noe obmissum

laureali]

non modo

illuni

ad ealineu preclari

taiitiiifjm' vak-s

tot.

magisteri provectos emeritaiii


vero

tantum

reportage mine
sed obinih-

in lenii issimi

sed

in

miroculum

esse

eonveruni et iam ultra mille ducentos annos obsolevisse.

Si

quidem post

poetani qui doinitiani


tiuiB

tali

burnire

diu senescente

'

II

eod.

noto

quella mHBiurn

statimi)

temporibus

deetnat uni,

republica

rt.

pampincum'
florut

'l'ani;!'

illnstrem

nullum

imitili

ut

romanorum renovera

in
si

legi-

iam

deus

p.

che
anelli!

il

nome

in altri

ili

Pupilli..

codici.

Stailo

irrotto

di

317

morem

annnerit pulcheiriimim
ubi

sue floride inventatiti

non rilebo non mania iactantie sed verilatis


quod cimi hiis pi-oximis annia uno eodemqne

lluc

gratta

tempore romani a sonato qui tunc orat


|)i'ort']'iluis

et a ipiilutsdani

romanis quorum aliquos in

hoc consessi!

ne ad presentes video noe n <m et parisius ab egre

viro

magiaro roherto cai ^Ilario

claris

ilts

nniversitstii

viris

ho

parisiensi

ad hnne psum

llhia

liendnm umilia

idii illina

pnipter

Et ego

pr ecibns cvocarcr.

de

iferre,

gilius ait Vicit


:

in

ce)

prescntem

aliquaudiu fluct.uasse adportrtm 1

amor

patrio

r lec

dir queso

t lisi

ut

nega veri m plur

hanc Bententam impulisi le affectum qucnid

rentiam veterani poetorum qui exeellentibuB mgabau eadem urbe

a in

fiorili :runt

liic

vixerui it hie

denique sepult sunt ut enim preclare marcus


secinido

ile

ail.

li'jfiliiiK

Ego

(ibi

islam

tullius

iusiaiii caiisani

puto cur hoc libcntius venias atquo hunc locitm diligas


i'l

sequitur

Movemur

l'iiini

nosoio quo pneto locis ipsis

in quibns cornili quo? ililfrimns nnt admiramiir assniit.


vi'stfiin.

Indi'

quideni psc

opcribus magnificis

ijnM|iTi-

Ivibiiaie

ni

nostre alitene non

ilio

cxquisitisque

ji

striare

uhi

ilisputaiv

sii.

studioseque eorum aepulcra contemplor. Hoc

autem
niendi.

fatoor hcc

non ultima canea

Cetcnim queeunquo

' Il coli.:

poafr!.

sit

tam

antquorum artibus

soltu*

lio

mihi

roraam vecausa advontiim ipaum


fuit

318
et buie urbi et

heo

p".

ile

ut varia

qua' et universe yta

ile

lli

De eeeundo

decore proprie

s.

quo

posBent

ilici

promiss

grati

omictam hoc unum dbrisse

glorii

snfficist

Muli huliini l'oiimiimil'ii* hoininilMi* h'J

nulli

t.,

aunt

repi-rti

qui

MM

vere

ex co precipue

quoi

appare*

quia

in

nomina sua inscripserunt ut ait tiillins


libro primo, idem corani

sfripsi'nint,

tuM'iilaiKinnu

cesare

iulio

pauci

liln-unim |)riini)nliip quo* de! con leni tiendn fio-

i|)nn-ii[ii
rii,

.ut

questionimi
ipsa

hac

in

verba

aula

feciens

Videte

quid ait intcr cete glorie te avidissimum quanv sapiens non negabis. Quid multa veiissimum est quod alio

quodaiu
tis

loco

idem vix

ait

periculisque

gfjtannii
rifal

glorili

gloi'iam

miiiis

habet

rincet

s.

Kl.

lice

amor

nm

patrie

illud

ergo

vi

Exiri-

secunilniii
111.-

lirgilii

adaptavi

ut di-

laiuluiiiquc

t'irai

re rum

ovidij

nv.ril

hoc

vcr.-us

Icrtiuiii

iiuh'Iiki

hoc

est.

in-

calcar

o ermo.

Il

twifanoru.

Cn-i

in

niiirjrin*-

meitedem

villus

pivci-di'iililms

d sccimiio.

8'nggioBgai

ut

inti-Ri'ci-rat.

pari in diiuidiaiu

canins

izio

quasi

linde est

!;iir:;iCii'jii'.'

calcar

laboribus auBcep-

est qui

non

aditis

fiorii lor<.it

amlitur -nulimn

iiii'iisnin

finn priore coiiimigaiir'

in

ri*^i.

/"itiriitr fruii.

DigiiizM&y

Google

,'igi;iv<i

l'cfiH-miiliiiit

ytaliani

novi eniditos

<li'[]i

studiis

AuilacliT ilfique

bu

et milli

expavi

['L'tL'i'is

nt

triple*

illa

quo

afl'iiisse

datur

sitii'h.ilios

non

non

virus

anious

uitlii

ine in

eis-

ahlii'-

videi'

im-

laborioso

f ani

duci prebere non

artiitror .seniruns.

Et

hec

dil'tcitllas triplici ciinli'arii.

rotlni-ramiur

in

inilii

ninlitalein

quandam

quam ex

aito sui hi

inficior

omnium

lioram

denti

qui proprie diei potila t naiiister

arri-

quam veni

ut persius ait. Post

ni

calle

post hac

t'i'iro

injreiii

Irilmit

ffil

inei-oiosos

et

ressautilnis

penculusii

quiilem
miittiis

lerb. Sic

superata est

di'

quiik'iii

i'ai]i-nii[iLi'

l'urtassi*

proposito

multi* et precipui' per

ijualffi C{o

deililus

ilio

inquini

deus

inceli iifjuij largitili

per upposilas

ilifficut-

rmxilanto deo ut cunique ad optatimi terminimi

tatcs

siun proveclus Beliqilum est Ut ex tot laWilius pri-mii

sperein

ali'iuid

vcnintaineti

decere

verboi-um fineni panca de poeliee

arliitror

proli 's si on is

ut

aliti.'

qunlitalc

ncc non et de pelendi prendi conditiouibiis mtersei'am.

De primo duo verba


rissimi

viri

poeti-

imino fero

multi

'

wptinto.

Dupli

s ufficici it-

iii'titiuin

Sc'ire

atipie

ounics opnantur. Nani

mmivlin,

L-i^.'vu.i

iii-t

deeet.

preda-

piol'essioucm

crul.i

(fu

quam

ut elegante!-

modi'Ha.

ma

fu

320

modus

poetico limitili

in

spe'ie

aiia

et

i'otis

lirico

L*t

pili. Ill^l

siili

Idilli,

per quaiii

invilantilius
sitfiiiirassu

bis

qui 1 ob hoc
quonisiti

Hec, macrobius.

lovia oxurit.

vestii*

puctas

.111-

.olfcTl

L'ibulof ;un

orain

Longutn

iiraieviiiu

non Disi ethiopes


speti nigri coessct per cuncta

nfcrrc lastidium pos.vciri tacile


siili

velamine

i-l<--l

o[iilIls

ivges cpnlanim' eelesliiim

occcani

habitant quos vicinia solis usque ad

ah-s.ru

ilo

Et hoc

[minore nutrimcnta side-

ile

lthii.pas

circa

rillT,

etliii ipi'iiis

vii Labili cui

volimi Imuriri

ribus
dixit

.'ililIi-.i-

iinpi-tv

'

quani poetaiti.

verbis

pudici nube irnienti cerimi


(Velli

pruiccliini in oi'ct-aiium

sli'liis

Iiccat

.re ali.jij.

ivt'cnil

jjntins

ait

quod horoerus divmaruni omnium invtn-

esse vouut
lioninti

>

quod macrobius super VI. 0

secundo comentai-b

Sf-l-nlll-PI-

deci

ni- ci. in

auteni qm.nl

menila

lactantins hinc est

rcpubiea

progred nubendi.

rjiiousiji ir

totiira

esse

iiu'piiiiii

idi-st-

Hec

iililiquis Jiiiiirati:

tradueat,

i.'onvyr.-: a

lifinicn'onuu

(lc!ii"ii-

mini:

fisica

mine moralia nunc hystorias comprehen disse ut veruni


fiat
quod sepe dicere solco Inter poeto et ystoi-ici et
pliiln-nphi seti

teresse

quod

II

* Il
'

end,

morali scu

naturali officium

inter nubilosmti et

serenmu celmu

hoc

in-

interest

rtfiraa.

end.: qui.

Qui unni

In

paroln partrptt.

Digilizefl

by

Google

cimi

eadeiu

utruhiqiie

venta

proiW--ii.il li* etH'ctu

poetami more

vis

vider

ut

velini

non

sini

numi de premio loqui

teme

biatili',
rili

tam

dulccscit hoe non

poctiee

quam

tato

chi-ita*

sit

subitelo

in

laburni b ina que*ita verit.* magis atqiie

qiiu

et

sperato.

et

Id

ludere
alnd
si

quam

forte

pr

in-

quam de

ncque enini
poeta

sic

poeta.

Restai

non debito perop-

nutem multiple* non am-

et

eaque duplex, prima


tali

ili

se ipsis, sei'unda

honore dignati sunt. De prima fiden-

Iiiquiliir 'jvidius

De eodem

in

firn-

thebaiJ

(meni.

Iiis

ne procul dumiiioque lecere superstes a


Inumimi vigilata

pi']'

atstiua

aimns

.ia:n-

NLL'laiiairi.lii'-ei)',

in

lais

si-d

magis

ipso
st,

deectet.

equidem premium poeticura imprimis glode hoc sntis est dietim], beni tiominis

est

decus

iitiilol-laliias.

in bis qui
[i^siiui.-

me

de

dixisse satis

in

fine

tlie-hai, et

Dum-

milii bisje-

qui-

sequiuilur

usque in finem. De seeimda loquitur virgilius in nono


Cimi Wtmiati ambii si quii! ima uiu'miiia passimi m Ila
dio unquam nn'iiiori vos exmet evo duni domus end.'
capitolii in ini lite saxutii aivolst mpiTumque pater
romanus liabebit. De enilcm slalius rheba, Vos qnoqiip
'

il

quid mea carmina Mir^ant interiore

aerati

si

more.-

yupiTabilis

in

amius.

De

iitraijiie

nono lucanus. Venturi me teque

simili

legent

lira

me-

loquitur
pliarsalia

tamen nomina lapsu tamponili! contusi! oblivi nullain


lausam

aliam

iib

quia

niei

animo habuerunt

hominis

lilterati

que

in

manauro et. stabili commicterc

stilo

neasverant. Nan. ut

tusuulanarum p."

ait citer

fieri

potat ut rute qui. sentiat et id quod sentii polito


eloqui non possi t net de leet.it ione aliqua aUicere leetorem Hominis est intemperanter ab utentis et otio
et.

lieteiis,

yel

bellicosi

ben

et-

(le

est

quod elogantcr
finte ante

nocte

premunir

sacri), (juinl

enni

in

quia

cum

non

nominis promeriti
contigit

acquimi-

]j]'ovidu(]ti's

quidam ex

magno honore habnere

itei

Mani regulani
iitugcre

il

oratone
exuquiiu:-

duees

elaros

claudiaiii

musas,

Carmen

illusi rilnis

viris se-

ad posteros. Qnani

prefata

ncc

pr aulo

licinio

aliquid miri

est

poetas

diligunt

Gaudet eniui
amai

vate

poetas ut esset aliquis

traiiMiiictirru |jossl'I

talltus

d il

illacrimabili

careni quia

ratio

in

bellorum

in

scriptor

carminimi Videro

agamenona sed omnes

rem M.
Areliia

eia

corporibus talimn fama sepulla

ait oratius in libro

et

qui eorum laude

i-lari

Fortes autoin et

lirteratis.

et.Iu-rniratem

alias

abiorunt

i;blivioni:ni

kloneus, ideo simul

multi

vcris

si

propter

viitus lestes sib;

quisipip

caniiim- diluii

cod.: Umberti.

Noi

orni,

ai

If-cjji.

Arriil

Digitized

bjr

Google

L'i'i'lt,

(.-SI

quantum ad uumdatiatu
i

Li

l'I

H i

virtus

('data

inlierlie

;l-L

:i

r?Tl

El

venisse!

ai'hillis

c[Lxls>f>LJ

qui tntem

adolesccns

qui

^liiriani |ht-

-L'pllle

ad temici lini

liii-tuiiate

prcconcm

virtutia

liomoinm signans puntar uni principali quciu


Sunt et

preteniiissi.s

iiilextiim

dedita

lii'i't

i.inii;-.

dieiTsitalcs

duobiiB vui'sculs
1

tuia.

Inibiti*

Ne autem

[jumiiiioiip-

uiiis et

te

iiiipiitari

pivsctis'

simplid tkixt

epistola qiindaui

iti

qilaui

sicut

mir-

taineii ut lauri

ui

brevi:. t

I-uriti.-

iti

11".

ra r>t

pi'i-l rjri^iidi-

quod

i't

sensns

querillit

Miut.
iurli-

VI." inter odoratimi lauri ne-

egloga ut vos

ut

carpaui

lauri

quando suaves

uiisei'tis

Hoc primum per quod odor bone famu

quod

laurcis

ex minilo in-

.'

in longuin progrediai' cuten.' post

lauri

bucholicis

iti

ipfci

profilila mirti.- sic posile

odores.

enini

{fu

ti>Uofri. S'uni'

cat et virgiliua eneidos

el

achillis

ad

igitur et cesari-

inteiiliim

silentur aacraque tempori lms debit-a

imprimi* hec

Ai'ii'.".!-

ipiilius

ex frondilms

Kci-tuni
illud

nivl interdilli!

tuaque hedereque
vitta

est

ponlti'iiin

ex edera

terdilli!

premia puetaruni

alia

ad lniircam venia. Laurea

bus ut poetis

(jiiiis

in venisti
1

cousl al egreidis iinl.ilitasse cannimi. us, lice ilaC-

i'aiiiaut

teiiua.

Ms

difilli

['sciamati"

Iiik-

cimi

sn.s]jit"i[].-

l'ertili-

tue

i'a.lll.lk

LJ

tiiiiiii'uiu

aluxandri macedonia

est

illa

!!

.ri hl'.Hit.j

Vel'llln

tlIICt

cesares

ex anima

duplex quereude glorie via

et
et

et

potati

poetu eeleriun

corpore constaiuus

et

sic

uobis parata est cot'poris

324

ctsarcs per smiiidaiii pucla*

quo diveres

licet

ineonvenienter

nlijin-

fera

N-li

!!!,

lii-i^nant.

gluriaiii niti.

ini

eodem

itmeribue

unum nbrUque
Kt

dixm

ut

[ic'l'.tva

;irl ...i

accommods
XLini' oda apio ram Unnsa feri

et quieti laborantium

ovali!

Cimi

teiidant utrique

prin

odorem

scilicet arboris odorifere

ehisdem oda

ictus solis et illud


militi

latus

qi

depone

sub

XLVI

lauro

lor

mea, b

frondero sicut inacce^sibiliE est in se ipsa sic libr

qnod

singulsriter

propria et aliorum

poctis

convenit

famam

quorum

a corruptiona

opei

defendi

ambigitnr. Est insuper arbor sacra metuenda et


raliilis

nude

eint tteti
losqiiu

et

medio

virgilius

enedos

jiciictralilms altis'

metu servata per aimus,

coiumeverant insta

illud

II.

io

aeptimo

socra romani

insta quain anis

ci

eneidos Eilibus in n

Digiiized 0/

Google

325

nudoque sub
'

a\u ingens ara

otlieris

nn.i'. Iixirur

in-

unii

milk' eneidos tertio

ri,

tempora lauro
vciiiimt

modo

tnnplormti

poscunt

sai/ras

singula

arr,

ajjl

Pliebique

redimttua
[liei-salice

ad

min

et sacra

Unde

VI".

Dies

lauros.

corte preter Dee

ut

me

deficiet

omnia

si

gimiliter

poeib cura utros-

et

solitos possein mille autui'ilalilius

(.stendere nisi occorrerci

ciceronianum Utitur

illud

testimoni non neccia,. Super sunt

certa

et

sud ipsius eliatu capitoli lucanus in p".

capitolili

prosequar

sacros appellar!

(juii

ai.

r-.' fili

vietiti

in

Oninuientum non

ln-.inis-,

videtur lannis eoTivcnirij ecsarilms

re

iuxtaque ve-

fuit

fil'iu

sai.-ei'dos

lucamis

et

phi:liiii

in

trea

ndbuc ncquaquam silende proprieMM arboria memo.

quod

priin'i

Noe

somniaro

stretur.

moia dentar

facit.

Item

illud

persi

Hoc

sci-

contenda mon-

respectu qua ut

alio

pi-e.-i'iiiiiliMti

j>>

li

-ti 31-

secundum eoa appropriala

ipnnl

i.t

ei'i^'i

apollo

al.

poelas
ausilio

ipso

fi tijLTJ

ap

il

videri

lini

quantum

dii in;i-ii

potest

ri>ll.:

dei

sui

arbitrantur

.Seeiinila

"icilbex.

mis

propler

aduniate ut slatini diram. Cimi

Cti j-

puefanmi deus kilieretur mimine


emeritos
fTOtos

iiuiii'iipaliaiit.

Il

deberi qims

reliqus.

veritas

Aiunt a capite eorum arbore quo ut diximua

iiini-inim

l'uit.

insta

et

tegumento ut in seripturis poetarum que non

aoninia vora

liuti

eus somiiia vera

ai ugni ari ter

parnaso

in

solitos

sommasse parnaso

in bicipiti

iotelHgentibus

se

dormienti

adliiiiita

per quod vidctur poctis

l'acit

aiunt

licet in

l'rondljus

et

quem

mi'iiin

coronari euius
delira

ingenti

de (ribus pruprietal ibus ultima

326
est

l'espectutu

sua

veneri

fabule Incus

quc

videlicet.

ut

farete

eiusdem

illud

quam

eneidos.

inveutani primas diun eutideret


sacrasse

plielm

hiliitus,

et

vegetatio

ilnpneni

ratinnc a poclis

et

vita

sulis

amica

desecndit

sit

illa

linzit'.ir i[un:n

quo omuis

tainen

digiihis

siugularis viriditas grati deeoravit ducute

limi teiiet

talitalem

bine

amnvcnt phcbus,

asstrit iiguirii. Ialine lauriis est

lift istilli siile

vis euiui arimi- qm'libel

eius

inele-

eouseerata

formose mirtus

apuil lividumi pienissimi' leptur nielilailnir-

Callida

phnseos p."

quam

et

pliebo,

u(

l'ui

dapnes cnim

lniceolieis

in

pater

ferebattir

ipae

pheiiri

dilecta

plii'lm

'

illuil

laurea

Quam

septimu
artee

est

lanrum lei ncc rogus.

quia per iiiiuiortalein propter

[>oetis

bt

nude

rlirifur

quidam Sic hiems

alt

Bdribua
siinilitt'r

non

huius ettierna viriditas de qua

arl.oris

gante]'

titil-

Iuiks q'iidciu vindit'-tis inmui^aliias iimior-

et

tain

hellu

quam

iu^.-mu quesiti noroiuis pre-

lgurans causa ful-se potcst air line putissiiniim' fi-onde

pviiprLi'tatiuu est

magnimi

et insigne privilegium et lice

iutepimns iisquc

'

miuics eouvetiit qui

rerum seripsenmt Ailior hoc non

naturis

Il

in lineili

pi''

ile

fulminatili-

quoque

ut sicut

itedainus oteultior terimnnie

coi.-,

Qui

Cnsi

umilila-

quia ut intcr

il

il

cotica ha con lacuali.


lodili;

fiiw:

;'r

imilii-'tuUhiloti

l'/'j.Hr

oli

taptdxM-

4 11 cod.: potitsimus.

Digiiizefl

by

Google

327

causa

ftiit

mami,

ergo

quoti

enm

st

qnam

fnlm vn

giuria'

quo

fronde

more

prusti-mil sola noti invimi velnstalciii.


.[iir

ine inNL;n iin-.iifntiimc et vi-lml

pietc

line

ita
t-( >t-t

.-ed

de cesaril

cthenios

lauriis

ti lei >ai

idem

loquitiii'

vatuinquc
limi

de

el

statius

dncnmque

cesarea

tjiu.m

ani.

i|>sntii

aut

illa

tenniniv oceur-

i'n

ut

s.

et

acliilleidus

dieta
c.1

cui

veri lori ili

l'um lau-

utrisque simili

gemine
Et

siiit.

di-

Cui

triumpho.

erit

Do

.11.

asicrli..:i]il,ti;;

XL.' oda

oratimi

diliyeiitius

cesare

inuiiineraliilil

.-dneidis

Teni]iiis

ccrtatim Inuma,

poetica

niilii

uiiiiictatc

in re

causas

dalmatico pciterit

(iriiuoi'diis ;,i,esis

vcptram video cu

A ud visti*

sbollii

don un.

rigero tua foitior ostro fhcta camini.

ai lini.-

(allieta

nit-nt n- |>u.-sct

uiH loquitur

liuiiures

]HiCtis staliufi

mi-

laniain.

ci

coroiiauhir

fiilminis

se ics liabeat

miteni

couiprubiiii

reslibus

Mil'lcii'iitcr

Do

IVoikIi'

ijuuil

ri'i'iiul,
i'l

rebus

diuturiitas

iHintnliiiiii

fulminis

illnm

in

tumporis

opera et rcs

et

conteiu]>tricc

(inumili

liil

arbor

ut

violentili*

omnia consu nifi is


Juro

lice

Multa

floreul

de laurea
quide-iu

^eneriliiia ne diver-

[ii'uvideudum est no

Ibi-silati

iiili'i-ruiii|iaiii

offendam patientisssimas aures

vosi ras.

328
Finciii

ifiilur

iifrilnis

et

et

amici mei

rursui

hue

et

odio et sino

Inurf.-mi

gv-

ihiulius

conliiigurc vi-

pupilli,

videritis

post vos

et

domini

vos

noscentur

quos

eqoioreiu senleiiiiaui lotmvs

invidili iiidiciilniiii. Ti'ftium

poeticam

siijijilicitL'i-

Sicilie

quali t cren nqu

postulo df iiuuiilnis

senator iui super

Mriraiuii

milii

iuta

qui

me

ut air tnllius et ^inf amori; fi sino cnniditati' fi

siiif

est

reliquia
sinif

iitruiii

fortuna
viderint

spero certioiviu do
<jiiftni.ni>

hoc modo de primis

faciain

pi-fini orimi

deus

ilerit

ivijisi

line

cuius

vero

eueee tlat

vt'Jtrs

in

lhistris-

porrcele sunt prerv,

illn-

qnidtlH

piv-

preterea M'ciuidiim vetusti.-simam

alti.-siino

oliservantiam popoli

Digiiized 0/

Google

Struttimi
It.itt

fida

miiccijs

Inulti tttt, -/it/tr

.Jattti.f.

nmgnitkc dnx

Si vnquain alias

qui in Consilio adestis gre

nani

et

prescrtim

nulla

iiini
illius

enim

niielii

ccilwnv.'ic

vosque

110-

viri

buina-

linguaio

tuli

siiffin-ru

hodiemo

ititi-

exjji'iiiii-mlis

die

inagis

ma-

dare possem enunciare qiiod

dubietas supei'e.ssut quin antu ue:-bo-

exituin perarassem. Spero aiitem de iiii.seritwtlia


qui

do

iturua

terris

ualde dilexerat ac per


pcritui-ae,
jn'oplci'

celimi

nol>is

diaeipulis

non

niei-elnnjiiiiun distraili

auiiumn imluptati'h

dixerat Venite

prodiga aupra

et

videte

(urrani

archum contcret

conburet

ad

illos

quos

diuicas ivliquil

quas spinis anime comparatas conteinpni ac

eL'lceti.1

iiiinanles

terre

non

incan

affeetibus,

aniiuj

gi sqtie doleo,
.it'iihio

t:l

stipe'

/ trckv

fi ./ottn.ttuti

jxtrtr,

i;tn.

iiles

ad plenum

iiottcmltrttc

velluto -tic

1.1.1,1,

tititititt.t'

litstvpum Jkt<irt:inen$'.m t?

igni.

Non

.li-

opera

auleiviis

et

]n:r

domini,
bella

confringet

hee nel

inbebat non efe-

i;iiihns

borimi

pniplictain

quia

usque

arma
aliquod

posuit

ad

fines

et

acuta

reliquit

330
suis

sud

monili

uobis. de

ci

pacein

tenui semente lis-

prui'erut optate paeis.

de

motiicinu

inquit

misi-ricordia confido

di'

uiessein

ul.iercni

quoque non

vobis

i:n]u:,ni

ilil.is

uostros aperiut.

bonini incorimi

quorum

relinquo

incan

[Bidelli

'lo

anitiios

ijiMiil

audienrium

iugenijs

Sud

ex paue.is limila eoncipore.

est proprimii

de tuo priiuum optiine dux qui animimi in hac parto


mulini

notti

ab micio

ut

Insili

lluius

quod totum

terranno oi'bem contussit quod cupcrein

ad

epistola

treni

maxime

quoti est

uun^anic:'

te

missa

.'.il

iJi;i-iii:i;:i>iidi!(ii

pei-cipcro

et

fero

quod sen-

potuisti. Itaque

ci'iicas,

t.'ivdu

un purissima lidi- io'pii nldiil liuti


Hec omnia dux inclite lingue nuu

e:'o;;i.iv

uerbis Inmiscentem.

duluetuin suppletura confido Et ut supleant precor

mi serico rdiam imploro

in primis clirsti

hoc

caiianui

dimoueat

si

appo-ur. ut

est

cansam

quod

forte

quiduiii

illud

ducti'iua

inquit

sed

ipse

prestale ergo

et mister

uesLra

pui'su anione

l'epuri ialite,

aforet

si

inilii

et

siiam

oro vos

Rbcruin

pro-

In primis

oceurrit In Omni
optimum opus est

nedum ego

quid enim

persuadere
viri

hoslis

pauis

ut

repurial.

Ciceruniammi''

umili

inni

tornio incus'

curda

ad

inib

iiiqiii'

animo

cicero

suus

ipKili.-n'iiiiKjLk'

nuinque aditimi

ut pse

pois adinuet obstaculumque

posset

clarissimi

invitis,

non repu-

^naiitw animos, pellatur inde odiuin cessct ira aboleatur

memoria

offensaruin,

extingiuitur

libido

vindicte.

Ita

durami
vi

in animis liberi atquo purgatia satis

nero iudicio locus

erit.

uuiiam Re uercmJ issimi

conlia

'

Vt nero iam ad ram ipsam

rloiuiniis

chiepiBCopua amator pacis

ho

nostor dominila Ar-

dominos meos

et

me

Trancio ad vob misit, rem postulai non


dampiiosam nel utilem siti quod magna pars pceeanciuiti soler, Seri ntnsqm- utilem totiijm' orbi sed prepacifico

y trilli;

cipui:

salutar un,

pncem

seilicct

dictum cura quibns nunquaiti

mbet natura

rei

requirit

qua

nicbil

est

liabuit belluni,

sed

pscem

alieno

enim deo yo-

suo, multipliciter id quidem, ciim


et Disi

me amor

fallai

itque in primis singolari

non Bolum patriam

Sa

romane antique iustidc

suis

urtutibus

quadam
bubih

et

sed

sectator,

nomine
exigeuti-

publice

nota

multas longe

rouuuuV editn

rio artibus vti uelit Virgilio vlntis quariirn

prima

Tu regeiv' Imperio populea 1 romane


aito, liec tibi enmt nrtes pacisqui! 1 imponcre mo4
et reg. Ad bec cum nupor Janua
sponte sua

paci studeat,

332

dominio

qimd

iiis accussi't't

vol.is

spacio

alias

parumn

ad torrarum suarum requiem studet.

sese

totliitori'in

quos ut

inter

nel

uos

praf.t,,, (.ilo, .un, priora

nuliis

1.

bollo

ut

pi'L'i-tUt

pi-opter

nisi

ll^fpi L'Ildil

ine-

hoe

ita initur

p icem Ideo cnin


quid eredito,

IlL'lLl.

Bllllt

non pu-

inquit Cicero

am

fere dictu-

cidamus,

lumini

tied

ni;

quoSC

cui'

1" ''"
cai ntle

Bm

Imeni

dco

cod.:

Ambe.

Il

end.:

mintimi!.

1 ]] end.! noli,

nielli!

sine

iniurijs

sino

ininrijB in

in

'

quid ultoriu: cogitetis

II

pax

et
at

libenter equain

eam n

boni es(is quud d e uobia faina

{.'iiastiw

conoor-

pattar,

vestro

liuiam

ante

nolite

S
viri

quam

audiuistii,

p.oom

cum honore

alimi uatj ne

per

Jainieisi'in,

patrilins

nestra ut hannibal apud

l'Unni

est

et con-

exhibeat

is

inni

pruti-iifo

liorc fortuna

urbis

non

Que quainuis cuncta

popiibiin

et

ucl

uidistia

anni tem-

armati; classis

iiuitim

non indignimi qui

iudicat

inlei-

et

ei

.'patria sui sequestrimi se pacis

ci, i-die

hoc ut ad diete

ad

elapso

puaitiiarium aiixiliiim olilulistis

cessarent tamen
.

none quoti

et

ut antiquaio silvani miper oonduui

scilicet

L'I

pergiatum esse non

mcmor

nntiqm'

vostri; cai-itatis

tliiliitiit

pore,

doininiuin peruoniret, non

die min

ilii

Imnn

fai

nisi

mwi;

furai:

/irr

rato*

L'n tz-j'ic.

Co

pace viuere. Scio quidam ut rat animus nominimi innos

saeialiilis

extremam

quam

opfasv

plus aliq:ik:

l'urte

imiti iilcioneni el

antiquo

ile

paceiii

uicto-

liostc

riam scd uidetc ne deo non probentur speriora Conet cogitate fortune

silia

et

vnum

roUim

esse

siinul

uolubilem

quam

tuciorque est eerta pax

Me-

hanibalis dietimi ad moinoriam reuoeatc

lor enini

sperata

vic-

rona, prolude quia scrino siipertiacue proltxus sapinichui

aurea

grauat

nalde milii

quoti

ladani

lineili

ad

legalo

uidetur,

non se

prterd.

iiclurilms

quam

post victoriaui pi'diuenint

respoudens Afrieatms easdem

intelligeret

Komaiiis paeern

uictiis

<itllnli'

teciisent

ariti:

coiidirioiies

qua ante prclium oUiilcrat racione

mundus

vmim adddei'o
cum enim

si

proposi! imi

^riadra AiiiliiwiiS Rex

!:clli>

pati.

adita ut

hvs

Itaque
obt.idit

scilicet

romanos In omni fortuna eosdem

animus liabere nec aduersirate deuictos neo pn^pci-ilar^


elatus.

Ideili

nos facere coniienit

cum

votila

ytalico

l'ulise

vestram

uiduhtm-

vinciti*

ai

aolius

si

laureatili.

il

prestate

dcclaretis

qnc

fortune

uietis liostibns animosi

la enerijs taram ilvce

glo-

facti

timi alien^i'iia

l'uil,

ims

con tra fecentis uos corani


Victoria

fuisse

qua nulla motoria tuaior

petrareham poetar

illis

Wllimi

pupillo

ladies atipie exorabilrs ne

riamqne

parem

si

riam optati coque pronicius quo

dco et hornmibus indignos

est

rottnlio

vietovirtulis

quoque ucstros

de graeias.
per

d.

/rantiKum

Uni olita uluU.-ai.nl

Sfrrinfa /neh,
ecteirit
i/ui

Semini-

Sminu

fini

,/uinlii

ijinxi

mentis. Per

li-irti

H. 1,

Ohm

Hill.

ns4 Sit FW

Millesimo

Jtetliclan in

morto

ite

Aircl.rpiscopi

Irti i/s

Jl'iiir-hmtniiis

pei

Si'rlillurJitir,

Gcminum Sraneiieum

ilir

cnjl

Fttretrrnm

Pestata S&turialunt.

meum

Cor

mea, et lumen

conturbatimi est, dereliquit

oculorum meorum,

Comandato m'
mei comandasse,
Signori

hanno
la

il

parole

le

tre

parti.

eh' io parli

tempo, e

che io

Cor

vi

meum

l'

me

vrhlB

ipsum non

et

breve, e

hors

me

a' altri

est

non

comanda.

'I

ho proposte brevemente
conturbatane

est,

questa

prima parte. Dereliquit me virtus raea: questa e

la

Et lumen oculorum ineorum et ipaum non


mecnm, ecco la terza. La prima parte contiene
tutti noi, che semu qui

seconda:
est

una proposta universale


raccolti, et a

vano

batum

est.

mio cio
siconie

molti

altri.

Le due seguenti

detta proposta. Dico cosi, cor

la

io

pio-

contur-

cor mio conturbato, et dico il cor


mio core il quale nel presente dolore,
sema alcun dubbio e uno in tutti

Il

il

parti

meum

credo

3an

parale

delti;

cose che

Dercliquil

piaceno

felici,

CI Hill'

molte

si

dentro

di
1

m-ijiiislii

diventa

fa

fniiniso.

p..-r

I;.

Se

dirla.

chiaro.

il

clic

1-1

gii

ii

Se

Dereliquit
est,

di

io:i

giumln

si

verso

piet

maniera

bandonati.

conturbatum

divini

uft7j

i-ii^!;i?Z7i)ni.' ?

vide mai tanta

verso ogni

gente!

me

sua

Ig-

conosca
di

Dio,

il

lui'un

dui' monio.

aere sereno, vedere

piacente Coiiipagnia

biamo

perduto,

d' intelietto,

Il co.:

stare

<h\ Munito,

poveri!

tanta lesiti

mea,
che

come vedere
cose

altri

tanta riverenza, con

Cammini!

Questa virt n'ha ab-

virtus

perci dico,

et

cor menni
Cor nostro 6

et
il

conturbato. L'altra generazione di cose

1'

io

cammino

vide mai tanta divozione! chi vide mai tanto fa-

Messa.
tanta

or.

In

benedetta

uni j-ininn

i,hfiI

d'altri

guarda

Si

ha

la

che non ha bisogno

fu manifesta tanto,

ne mia lingua ne

vor d'animo! chi vide mai ne Signore, no

chi

le

filami

virtiite

che

amati in ogni parte:

temuti, et

riveriti,

lode,

dentro e

santa, c famosa,

la

sigimi- uoslrii

del

virt

bastevole
chi

tutte

luiomuii

gli

bench

ijll.'Li/giil,

per la quale colui

giuria, e

ht

questa

mia

Signori

iuta.

IWIV

ce

altra di fuori,

corpo,

virt di noi tutti


iii-mnria

fi-li

riuomo V
b

norati,

di

virtus

questa vita e fanno

in

pu

si

riducano a due generazioni di cose, l'una

al'

d'anima,

che piaceno,

beile figure,

dilettevoli,

vedere

conversare con

Nelle quali rose quanta noi bar-

ninno

si

grosso

qui,

si

[invero

che noi conosca bene. Chi vide mai non

tocfiibfoto.

OigiiizM by

Google

337
dir

signore,

in

dolcezza
ehi

ili

ina

huomn bavere

alcuno

in

tro

soave!

era

occhi]

nostri;

veramente

Questi
quale

il

Quest'i

nostri.

[lmi

rallegrava
'lejili

Ititi if

sua non ch'al-

l'ira

il

altri

Quel di

mane

che

Plato

parse che

dopo

scritto

rebus humanis excessit

Sol

coelo

morendo

lui.

de

le

simun,

ria,

et credo

bene

ci

nul-ilissimi)

fama grandissima,

che a

Ma

et

il

Ma

comparazione da cento,

Sol cadesse del Cielo.


b

dngento

scolari, tanti potentissimi Cittadini, tante Terre,

Popoli,

tutti

nostro Signore,

viveano
ai

et

con glo-

suoi scolari, et alla sua

lui

morendo

sia

con

Non

Hlusoin.

gli

setta paresse che

che non

loco,

cose Im-

solo fussi caduto del Cielo.

'1

fu

resse la scuola sna con

fili

ne

p ne

oscurato

die Plato
visus est.

cecidisse

part

si

Quo

riverenza di Plato voglio dir qui alquante pai-ole.

nego che Pialo

ti

nostri

n'

.Scrive Tullio in alcun

nostri.

hanno

1'

degli

occhj

l'altra ni

Cor nostro conturbato, che

sole degli occhi]

et molti

lume

era
gli

iiccliij

mancato, et non 6 pi nostro. Questa e

perch
il

tanta

costumi, lauta cortasia. e tanta allegrezza!

vide mai pi chiara, et venerabile fronte! ehi vide

mai pi benigno ragionamento, che

pace e giustizia

in

quali tutti

Tanti

sotto

il

non dubito, pare, che

il

sia caduto dal Cielo per la morte sua. Dunque


Cor meum conturbatum est, dereliquit me virtus me.i, et lumen oculorum,
ipsum non est meeum. Il cor mo conturbato, et
perch! perciocli m' hae abbandonato la mia virtute.
Ecco l' ana ragione, e il lume degli occhi miei non
sol

questo h quello che io cominciai,

et

pi meco, ecco
rimt'ur'ar

i.

voi,

1'

altra.
fi

ti]'

Ma

io

non son venuto qui per

per piangere anzi a con Odiare

338

i.ltl

contrario.

non

ragioni;

la

l'I

ben disposta dee

lui

ma

sia pi qui,

non quanto noi

Ciascuna anima

questa.

i-

sottomettere

volont di Dio,

con

lui,

ma

voluntade alla

sua

la

piaciuto che

sia

vorrcssimo,

signor nostro

il

liallo

la

morte

stata

sieri anilnta in

Dunque

onde

si

pu

dire quella parola, che Tullio

scrisse poi nel libro de Amicizia.


ilissc

pnto,

mihi

autem,

accitiit

amieum, sed

angi non

vita,

molti pen-

allegrezza, e di riposo.

il'

senza alcun duhbio ha migliorato sua

egli

con ili/ ione

loco di parte

di

egli,

La

dovemo

che veri similmente

tale,

anima die era qui stanca

1'

che

spi rare,

vivere

lasciato

quanto volle

certo pi che la maggior parte degli huomini.

Nihil mali

acci-

illi

inetimmodis gravitar

ipsum amans

se

Et infra

est.

inorer hoc cunctis evoltimi vereor ne invidi sit patina

ijuam amici.
nuto.
d'

Ma

Niente

dolerti

hnonio che ami

medesimo.

male credo che a

iti

de

ibi-te
1'

amico,

suoi

ma

danni

lui

avve-

sia

non

opra

da huomo, che ami ae

piangere questo suo avvenimento, temo

Il

che non paia pi opera d'invidia che d'amico: e per

da ogni parte

Signori

lagrime, che

gliano

pianger pi,

gnanimi.

-y\n\

ip-lllii

nostri

Lo

.limi

IH"

stato

rluhli

in

ni

conviene

poncr freno a

danni die son molti, non


che
del

:.<< [] j v-

non

atto

Signore

Sn|ii<mi

:il

<1L[|.

le

vo-

da huomini ma-

nostro non

].iiIh,i

IV-

si

milii

Qinir;l

si

vuole

-',

rjiiifl

IIHH-l'i-v.-

i-jus

:n.i<lil.

evenni, voreor no invidi m#B, ijuam amici it.

OigiiizKi by

Google

ipial

cosa da questa hora innanzi rml.-

di

poner

le

quali,

ma

alle lagrime,

fine

avvenga che

nuocere non

sarie,

Inumo

clic sia

preghiere non mai,

alili

non sieno neces-

creda, the

io

onde

piissimo;

noi si

di

(.'iasi'iino

vuole esser grato, e ricordarsi de benelizij del signor


nostro

quanto

lauto

muovere preghi Dio per


et
sia

dura,

vita

la

Che

lui.

lingua

ni

egli

pu

si

ben degno,

ha meritato che questo et ogni altro bonore


sempre per

n.-inhito

(pianili

stalo

Ora mai Signori

noi.

jjiis.-il.il,'

Sipm:- uostrn anlieii

;,:

gli

pagato
suo

il

digito, convelle ha ver rispetto de nostri nuovi Signori,

non

senza comnna nostro dolore, Cosi

il

et

si eo mi-

fine

al

quello

di

storo non" dea essere senza

altramente noti scria


viene, e qui
l'epistola
ci

noi

in

quella

Si

hulx.'miis

alios

passare

alleare/ za,

clic

t'e:le

ricordo d mia parola

ini

JAY

niereuiur- et

possi ito

principio di Co-

puMea

nostra

di

atniC'.~

con-

si

Seneca

orile

c.Mstimamus quia parum valent

ile

in

in

hijs

uuius

ciati solati u in.

Questa parola

si

conviene con fondamento consi-

derare un buon Signore n'e tolto, tre ne sono rimasi;'

non

se

questi

la

perdita

Signore

'

''

Il

del'

lussino

uno,

duhitai-ej

morto non

pissn clinic

In mnrghif:

si

fussinio

Ipjjijr

/lirriinf,

assai possenti a consolami.' de

che noi per amore del


Jnijiiii-ios-i

ii.-t]"/-:;"./.j/i7

Csh::nt

a'

Signor vvi.

l.XIll ad Lurilium.

Urfirus

Ficreamito

-n-

340

Per
le

la

qual

cosa concluikmlo consiglio e pregu,

kgninc sieno

vestii

et

ili-gru

migliori

amore che
partito

estinte

hora innanzi,

da

queste

et

siano poste giuso, et che con Inumi


animi,

servito

et

con

havemo

quella
al

fede,

volti,

e con quello

benedetto Signore, eh'

da noi ciascuno s'ingegni, et s'appresti

di ser-

vire a quelli che sono rimasi Signori.

DigiiizM by

Google

s-lrengnti

eiusdeni

/,

per

fuetti

latmalum

pOiiat*

ciuitatis

vicseensilint

nfi/lis

ipst

S'aliai

franascum

ilem-mwi

in

Uliuiiati

medi:\ine d.im

ad

riditela,

MCCCLVP'

Gonuerletur populus

dieta

mais

hic.

pupillo

emina

i/a'eaz

cn/itai filistei

cftdniici'i-it

X Villi

pclrtireimi

ceraia

Souaric

Jlvgnijieo

presenti.

et

de

domine

-.lieti

drniinr

JunU.

ptalmo 71."

Et

pmptei- domini presenciam et propter tarditatem hore


et

quia noe predicator euin nec (ut veruni fatar)

pi'iiptei-

oliedit'iickm

liijs

sin:ji!ii'itcr

in

et

rlomostit.'i '[iulii lirrniqui:

sine

quo nec

aliquid pntst

dici

nec

funiLiiiii

non

pretweo

at'jin;

pi-L'du'acionis

stili

colloquii iiuiocatu spirili: salirlo


fieri

nec cogitari

(minino

boni

dicam pauca breuissime ad gloriam

laudani eterni domini nostri iliesu coristi ad

oisi

aetibus delector Sciirns liodiu

sollcmnitatis predi enneinm cerimoniasqnc

Intorno a questa data che dovrebbe essere 1358 redi

noia 3, pag. 166.

ti

Salmo 72,

r.

10.

et

honorem

la

ne

domini presento ad pacem et

temparalis

statimi

requiem

luiius

defisso'

ac

riiiilatis

populi ad

qiiein

sonno est Conucrtetiir populu$ meus Aie, ut sapr.


Oerba fueront hec rfnutW Regia loquentis de popolo
israel et nunc possunt verba esse domini Ualuauj

mifii

suo

de

loquentis

populo suo

nouariensi

tantum

partes

aduni conti-: inni;


continet

pactatn

duido

amabili,

quod

dico

incus

kic.

siliik-

yriiimj quirlcni inipussi'iil<.

iter

quia populus

Du

2 J dico

possessiu est super qua

meliua

equideni

prorsHs,

suls Imi-

cnI

errorcs demiim

reuerti atque conucrti Laudabili!

rectio est Conuerteliir.


bili*

nibil

post lapsuin assm-piTe post

(U.ile

rectum

Sccumla

cmuurU-liir,

LiikLiiIi,

possessionis

De prima

que nerba lied

Tnmcn studio hiuuitatis in


Quanmi prima continet

plurifariam diuidi possi nt*

duas

ad

ergo cor-

quod non minus ama-

in liijs vt'rt.ia di, minila

noster

uobiaoum modo ore patsUcitur ubi Inter tot populos


qnilms presidet de uobie nouimatim alt populus meus
bit.

In

siil'iiI!^

iruiin u.r'is

in

iti Iiuies [..[vasiiis

intuens

Primo
de nomine inter antiquo quaest et inter nos bodie queri potest Quid sit
est duliiiiiii populum esse liominum cctum.
Nimquid nero onrais liominum cetili- est populus absit.
Mutuili pignora nel honoris [imenie! nel ainoris.
equiilcui ait populus,

ntum

populus net

Ftlit

olim pira lanini inniuni-rabilis nmllitudo que maria

II

tuJ. pnrtii .Ir/Me.

11

end, porla in margine

mi

i'oi

ti

~i)vrii(i|niHli,

hWo

Eltowtt

a! Htunmlii
1

2"
|

r.

prima.
[

DigiiizM &/

Google

B43

mudo

cuncra ]K'niasi;rat unii mudatovi bus


grinis sed
bilis

nastaiiil

ystui'iu

'[in.'

manne inmensa wruorum quo


orruparet Vrbeiu-

ylalie pai'leiu

ut,

ad lumi; imeni

niila

pupulus uim

iiilhiu;

quem

nisi

ShI

uoliuant

'ii

si

ri'gu

iuris

3."

tulio

ci

Voluit enim
sed

mi;lli!i. diui-

e j

populum
((.Inni

iuquif

1.-I1UI

mundum

lume
1

1 ;h.

ut

[Hi.-1 l'a

[\ Li

Sed an ideo

homimim

vnum

.-ioirittas.

iui'is

lril

-,
i

regit
i j

- -

'

de

est

iili

fiat in
in:--

et

ciuitate dei

ili>o

turris

mciali

et

augit-

memi-

omnem cetum

non

('(Kisi'iisii !!

principi

quod

iiDuiiiium

quod

tcnet

dif&utam
esse

utiltatis eoni-

muniono soeiatum, Vnde idem Cicero VJ.


niliil est

iugciis

quoti

HCO!':

mille

>:i'il

uodus

iusticie

publice

rei

ttimis in sua republica libro 2."


nit.

e'

uocaiit.

cijiiucniant in

>-t

Quid

ci'il.

cetus

iiastanten

irilli(ii;.

turba l'unum ae predonum. PopuluK non

vlit

ri)]lfii.'iu

est

Marco

cuncta

late

minime eciam

potest,

dici

oitiisaia

nuper oeulis no-

ipsi

precipue

ytaliam

LI-

l](!|-L!lu

nulgo magnas societates

lias

fecir,

pop ni us

per

armatorum

UD!

plJSSl'Ilt

crudidimus

fanieqiiti

aspeximtis

stris

liominuin

pcro

ncqui!

rxin'oilibus dassibusqiie tei-ri-

natiif.

ijiss

l'ugitiiiorum

fuit

siciliani

ul

que ipsam romana non uereretur inuodere, sed

rei

piiMico

qui commuiieiii

aixvpeiu; quani
'

(.Juc

(.'inilafi'K

nulli ciuiiaii

aut populo ennuc-

buie qui libetitcr mimi

leiupure nisi nec-

appellantur, quo

uiunt

quam

omnia

oew=itate aliqua coactus et

legibus

equis.

Vnde

est

communi
ergo

utilitati

limi unibili*

atudet et
appeliacic.

Di-imlr si:ouitnr mais quod propriistatem quan-

jiiimhis.

dam

]itjSSL'ssicii]i:iii

sibili

neni'mc iicmpe meus U10O

rat,

muniti ut gramatiei uolunt prouoinin possessiuuui


quoti profccto nulli mage

mino
que
et

alio

(juam

barum ex

iam

conuictn

Ego
se'

tura alienigena huiu nenie une reter nidi sed

Mathcus

vicecomefi

....
illi

luit ul

prima

flius

tunc

domini

l'ratei-

magnu*

palruclis

popoli

andini

paren-

abolirci

cintatia

strenuua

ae

rexit

domini

summa

sventure

indole

claruit

cmifsiinani

eus natus et buius

ac paternis

anitis
Irains-

na-

singulare re-

eius ftoValz huins

prematura

qua insignitus sua etate


spem osteodens ut Atzo viceromes

virt tis

sisleus

uel

ergo ut

....
et

bune populum

etate

ac ride iam

iustica

est

huins

iudel'i'.ssus

reeeptaculum

ciuitas fduin

fugium semper
patruus in

senior

ilio

protectur

alias'

udistis

Nulum

tilms qui nidernnt audiuistis.

istiufi

enint

vnus ex uobis siue vnus

tetTaruui sim origine tomeri

ncolis

a uobis qui ea proculdntiio uel

et beo

presenti do-

multo sunt nociora quam mihi.

lungo

si

tic

da uobis proprie conuenit narro aufem

galea! z

uoiiis

nmntor

i'uit,

ucstigijs

pie

in

memorie

ioliannem uiceeoniitem Archi, pisrapum Mediolanenscm

domini

Ijuus

patnuim quo nemo in hijs lioris lacns


omnis afieetus didcedo om-

duiniinilus est silfo euhis


nia

hic

ciuilatem

II

fuit

vix

liane

mediolanum

rexit

dilexit

coi.: Crai Allumi

r,ii!f(i(f.<

patriarci

quem

iIir,-.'

suain plusque

amorem

mults

ani) forse; *ujiw

345

ut

magnis

indicijs

quorum uos

aprohauit

posse confidimus tot

obliuisci

bic

ac diliget

tuis

UOS

ai

eoa giugulari amore dignos inuenerit Iure


specialiter pupulurn

appropriacio quia

dumo nst rati un ni

auum

dicit.

ait tneus.

et

Est

et

priSL'ns

ordini-

dominus aucccaait qui ex omnibus

liane singularitei- dilexit

iiunquain

cu

ali

bonoribus insignitos. Hijs omnibus ex

ciukatikis
ut

aperat

ergo

hunc

antimi amieabilis

Teroinm est Aio pronomcn

ex pressi iiuin. Fingite animis aliquem

qui affincs et amicos aimul multos et in bijs vnigeni-

babens omnesque

tuin filiuui

quos diligo

ecce

deinde uersus in

siinul ostentans dcat

mini iocundam

qui

Hoc aermonis genua


sertim

in

iila

supra filium inso-

Omnes enim

1.

cliiLbtQ

iberni

spiritu

enim

ut

faefa

spirita dei

ail

filij

end.: iWcjj.

filios

hij

ood.:

mkill comedi*';

Il

cod.:

Som.

Il

cod.: nu/rificaucrimui.

Il

endice

mn prima

dei

filij

dei fieri Jo-

per fider

in

Sed

ita

inortificaiierimus,*

aguntur

Il

excelai

Burnus

dei

aposlolus ad galntas

carnis

Il

monte transfiomnes et

iti

gu return Ego dixi dij estia et filij


haud 1 dubie data est nobis potestas

si

ecce

facilini,

aliquid demonatrari.

ilio

et in aacria littoria inuenitur pre-

voce dei patris que

nuit uel in flumine baptizatum uel

liannia

vitam

filiiim dcat bic tst. miiuipiid inlt;ljgi.'l

qui hoc andierit giugulare in

3.

qnictiuiqin'

sunt ut

ait

forje: carnea.'

ifitilu,

ma

fu

poi punto.

idem

346
ad limitano
sud

4.^

aiitipiiuiii-

tionis

per

captalo,

eniut

ut

illius vniiie

[iiii-ri(!]ja]itlo

hic

quidem

natura

esse

plurimos

est

Mathei

17

et

"

in

marci K".

genere usus est poeta virgilruB

romani illustribus

Cesarem uentum

viri

est

ait

ad

se-

deus

nero

quam

in ter

filiuni

quem

beatua

tot

filioa

designaret

quo mihi

flit

complacul

Hoc codem sermoni


in

uir

maiorem expressionein

psalmo

ed fiunt

dij

VI'.

Orni eiiim de

loqueretur ubi ad
bio

Burnus

Lcijini-iuni'

super

ergo

hio

pronti tti sepins audis Augusto* tesar

ubi

|jut-i

et.

ornivi*

partieparione

viiub,

dilettili

et

lieiledio

predestinati

!>:'"

Augustinus

sunt houiincs

qui uerus est deus,

Boecius ait

virim naturaleii)

meuB

filili

3."

quam

in

prohibet ut

nil

iierani

.iduptiuo.i

spirinim

aivi-jiiiiLiis

i'jilii'sii>s

ait

existndo

CUtua in consolacene
est,

hoc autem non natura BUimiS

ijuiininiii

ut iliidein legitur

ibesuni rhristimi ad

diuinitots

OXVnn.' non

bis

est

angustimi
ti In

digiuno'

positmn

quem
genus,

est

hit.

in codem de elnudio inanello hic rum romaiiam


magno turbante tiuuultu sistet eques. Sic et lerencius

Idem

'incuto

pnaso Hi

Osi

>

Il

il

caji.

Vili

wdiwj

il

14.

tetto biblko portai adopthn!,.

passo tilalo i doli Conno

a Viu-. del

Dici

XVI

fa

Butani CXVI1I.

tftnue.

Digiiizefl

bf

Google

andria

in

iiimis

est

Ilio

ergu

Est

ilio.'

meas

populia

Conucrlctur
e^i-egj

longam
ti.'

oi'utii

nip un s

panca

uonuit

Dune

et

si

ira

in

liane,

unni tempori*
de

inti_'j ],t-iliit,

nostrum

homo

puri'ectus qui ali


-..[11:11

li.-ie

AinbiWus
leeti

3.'

uulusiiiue in

vcritati

quain

est qui

discernil

eterne

clamanti

babemus

est,

estui

liliel-

in sanguine

lauit

si

Quo

nee

taniqik'

uiuiiiuiu

stulcior

Qui su pueeatuiu

adueiantur predi-

diserimus quoniam

ipsi tios seduciiniis et ueritas

apostolicam

Htriptor alirmat ubi ait


ille

ili

quod

poterai,

mie pechaberi

sanctus

tara

rum

e! limilo

apostoli sui ore

peccatimi non

optimus

et

uel

lege peccati esscl inmimis'- protei'

qui deus

peccntonun sordes suo

bobere contendunt

non

ubero experitui'.

vitani

eiiim est aut vnqiiain fuit

nobis non

iliuism

vane

in

ut

tiiortalein

et

non posse

ilbitii

dicwii

possent. Diffinitum ust a sapientibus

vmisqiiisqvK'

breiieni sulri't

cato et orrore aliquo degi

lio-

pre-

occidui

bora
psirlibiis

limila

duUub amberei, ignotuin Uiinen


Si-

me

maxime quia

et

ergo

aliquando

mine

inib

loqiientcni

lnvuitas.

asili .al ni--

eiim

permixtiiii

tiiiiiuli- dici

et

cxprussio

notabili

Plurima

Aie.

ocuiirreruiit sud quia paulu ante

eiies

ascei ideate ni

senta sua ut breuis sim parelio libens

nam

minimis

seiitutieiain

in

gentilis

veijs iiemo sine nascitur

vrgetur.

Veruni utique

348

multoquo ueriue quara oportct nemnem sine

est

nasci

sinu

ih-ithiu'iii

mm

illad tota canit

Vndc

coucipi.

pee.ciilis

ecclesia

Ecce cnim

Scd utrumquc
nccutis fortuna

originis

viciuni

non culpa

paterne

mater mea.

dicidu-

ilie

ctiim

quod

jiiolio]-

communi

usu

in
ille

.licitili'

non

oplimusi qui vieijs

est

sit

ne e extra

qua

de

Immanam

bonus

modo

ad hoc Lreui! er

rare!

hominibus senni

de

natiu-am qncrenda ait bonitaa

cum

loquimur
ciceroneui

aput.

leliiis

ita ait

vir
fjm>

ille

o;;tinn!S,

quod

eat

cum

ncque sine peccato quisquam viuit Quod


potest mouere

dicendum quod cum hominum

quo na-

in

peasimum

est illud

vii^js

dauidtico-

iniq-.iitatlms

me

eoiioeptiLs suin et in peccati concepir

ait

io,

de omicida

dialogo

que sunt

uso

in

vitaque

communi non ea que fingiintiir aut optantur spedare


debeamus fatendum est eum virum bonum dici posse
qui pancs et paruis l'ieijs premi tur euni quoque mc-

qm
Et.

tur,

ideireo
liac

luiiu^'il'ii-

nero tiptimuni qui miniiuis.

..'uni

cimi dixisscl. quod vieijs neino

ut

culpis

iiiilltus
talis.

iudicij

mollit ac temperai ut

iuiscille

licet

enim

Si qus

oimiinrj

animus

sil.i

culpe

iiicliuaretui'

peccato

beatur pena (amen humaui- fr^i liuti misericordia


buatur.

Scd

ita

demuin

si

peccati

est

eo usui e rado sola

hominum ignoBcamuB.

adeu perlectus invciiiretur nee


conacius easet diffidimi. pu(o

tatem

sine

consideratone motus adiecit optimus

qui minimi ui'gotilr Et hec quidem


efficit

sorrtes

detri-

oeuiteneie

DigiiizM&y

Google

rigor absterserit

superbia

qui ab

et

ilis

illa

enim

pan/io;

i'sl

auersus

officio

per h umili la te m ad officium

is

nec cuiuseriit odiosa rebdlin


Intur raguncium

arte

i-ius

sii,

i.'t

grauiter

]i(j!L!irii'iises

csset

di-fn-lliiri'

lesua

esse!

G. enei-

M.pL'ibi- bijs

a uobis

utiquu

Cine*

enim grauie
araantein

nostri

bene de uobis meritum aponte desernisse nodnm-

tani

que 3 tam uetereui tam probate


oc

ueniam

largire tur

sud graciam

nec

Bum

mitis

animi

eum

et

qui

post

negaret
redderel.

qui ab offensis

tamen petenti ueniam negare non

oept cui

Nam

est

magni

obeequium

Seneca ad lucilluni epistola eleganter ait de

si

tamen

fidei confregisse

misericordam non

conuersia

jjcniceiitibiis

nec tantum

Differcncia enim esse debet inter

cui

si

tamen dominimi tam

cttensio

per

erat

vosi a ertati!]'

oiiitiimoda ulk-ili.

a poeta dcscriptas

sulsii'ttis

racionibus motus doininns noster et

lcait
.

merita non antecessissent oportebat ignosci post

benefitanm

ledenti

quam

pine

nenia

debetur.

posi t uni

oius

esse debeat et ut puto ait

Neque

cum
omnium

nero allo poeto pateretur generoeus animila

provir-

tutum ornamenta conquirere et precipue illarum que


peculiarea et proprie suut
pi'iuari.

' Il

prindpum minime

De qua non som

end.! tniif,

die cnnvetrebbp

nescius

inter

se laude

antiquos

vnrnlml" die una Ja lana; Itane Itdaiu,

al piiasii

ili

Ssnvca (Ep. LXXXF).

360

non quidem que uirtns sed an

phiiosophos qucsitilm
1

omnino
ltterarum iurte

uirtus sii que questio lied

in

irsi

Tulliiis

dixerim

ita

inter passiones
in

ta ci

non modo

est

in

virt tein

li

fs^c

cathiliiie

A pud

in nana ni

in

misericordiam

eorum

racones

nos enim nulla dispusud e^L'iLplanrin

iniscricordiani.

mvmia misericordia domini piena


domini

niloricis

numerai* secntas philosophoa Crispus


con in pacione

atqne ipsa ueritas respnit

namque

coidisque

vicinili

qnandain quur ipsiim uerlium

iiiisiiriani

et ideo Aristoteli^

Sallustio*-'

Seneca

diffiniunt misericor-

diam non esse virtutum sed animi


Ut.

et

tusculanamm'- questionimi secundus autem

in 4."

2 de clemencia ad neronem

indicat,

omnes

Siquiilem et stoici

duo magni principcs latinorum

primus

ignari*

iiidrMur doctnribus tamcn et

iniraliili*

qucstio et diffondo noci


ftt

Vndc

illa

iliui-

com-

est terra, miseri cord ina

etermim cantabo misericordia

domini

ali

eterno et usque in eternum, ut querere misericordiam

Nel

Il

cod.:

uria mnima;

cod,: twculanorum.

Il

end.: iudiear.

11

d.: mmial.

Il

end.: Crilpm et y/;>.

probnli il lui-nli- ~ d i- v.-

IrgglTSi

cinsi

umilia

Pillici'

ciuf

(?p(rr;i

mille

filini

que pro-

talia

sequi nelle curiosimi est Quin et tulliua ipse quodara loco


rni-

eon.-iiiltiM

il l<

rni^L'ii

precipuain conutchii-

il3 ini

In

li

uracione

In

virtuali

|>r:ui[>e

pr

libarlo

Cceareni esse ni Oliarci unii alloquens nulla de

-Tiilinm

iiiitutilius

inquit plurimi nec adinirabilior nec grscior mi-

tuia

sericordia

est

et

racioneui

efficacissiinam

eiuB

(lieti

addidil Immiiics euim injuil ad dcos nulla re propi-us

quaui

accedimi,

nec fortuna

bac

in

maius

ut uelis

sitiiilliuiliiii'

ijjsa

niin'rk'oiclie et
alibi

salutali lifiniiiiilms

tua

quam

nielius

pr.)

vincere iracimdiam

uersarium

modo

ut

,-.d

dando,

uiliil

possi

nec natura

ingeniti

iacea tem

sed

balie!

quampiuriinos.

li!

De

per

aetiif

Tulliiis

idem

ini.

ili.'i

lioinitiis

macelli, marcello ita ait

cohiliere''

nobilitate

atollere

quain

coi iberna re
ii'iuiiis

conseniacKiiiis

oriiL'iiiiiL'

animimi

uictoriam temperare advirtute

prestanteni

eciam

amplificare

non
eius

lice qui facit non ego em em


comparo sed simillinium deo ludico.

prigtinam dignilatem

summis

uiris'

Augusttnus quidem

0.

de ciuitate

dei

superiori

opi-

nione repudiala que miscricordiaiii dampiiat nane lau-

dabilem

et

ueraiii

seiitenciam ciceronis nmplectitur ut

misericordia non virtus


tissima

uirtus

II

cod., iacBiU.

11

cod,!

imi

modo

sed admirabilia et gra-

Hanc ergo uirtutem

siL

tod.: .uni.

* 11 end.: prahitrrt.

luna-

ut

ad

rem

853

reddeam cxcmitssc-t
maioi'oiij

t j 1

r j 1 1

ri

jt

riominus hic noskr

iml.is

in

pi'(>|ionutvt

niucii
in'. ci

tlissi

ali-

nunc oni-

quod dixi

Nuli itiScior

fiictiitias.

iiiiiiii

nisi

Et est ne

(.XL.'rci.'ri.'.

misericordia maini dicat aliquis quatti

quid

quo modo misericordia quidcm

maiu*

sed

tnin'tii

obluionem adlicet obfensanim, proprie hoc mbi uidcor


dirturilx

itiisf-ivl-.ir

ij-.ii

radieitiia'

rione

tilii

ubi

cum

siinilis

Ad

hcc

quod

milii

ac.

nichil

uisus

seculo sunt

inox

reepcere

magnimi

aliquid
;.-ecjt

miad-a-

i-ciiiiiiiscci-L-

luamm

11

i'hI.:

11

cod.1

Il

cod.:
li

Il

coi!.:

il

u(

esl

apud

liuiimi

libri!

et

lji'lli

[jiiiiicl

dittavi.

[]r.il.rLl.ili:i.-:i'i-

Mmitmt.
t. 6.

:!

Jm'.i'

.1.

M.',

dum

polliee-

Mh

Baino 2i,

et

cogifabat

tapwfmUt*,

itjiI;;';

que

delieta iuuentutis raee

menimene domine. Hoc

ducimi Scipio africanus in hyspaniain

niiliuioiicm

Unti

laude

iuiufaw

nisi

psalmtsta

exercitui qui rebiillauerat et uoniani daret


l'etur

ipsa ora-

Bumma

soleret

est

et miseri cord iariim

adiecit

ignorancas meas ne
rlarssiiims

illa

fiduiie piMcos^u oiiliuiimcm-"'

delidorum ut enhn in psaluio 34" u

ciomim tuaruni domine


a

in

jjrimo misericordiam dei ceii

iinploraaset precimi

tiu-

^t.iijK'.-

..-st

qui vlilmiseilur simili!

sopra menimi pr iigario pr

Julio Cesari iribuit


obliuisci.

pam!

Iden Cileni ipse

enells'iiti.
1

i't

alisttiidcnti

xios suporikietitor"

Kirr|i.jr*i

353

x I j rol.j ral.n n 1
i

1"

si

U!!i>

prorsus

Et

lai

incili-

nljliuisr-ar

qninl

vus ol-liiii^'animi
.ni

vus

vtiiiii'l-'i.s

ponitct sats superimi.' penarmi! habeo

L-rroi'is

preci a rum
dietimi.

utinaui

"*
1 1

ijii;mi

l'ol'lm:

allinei

mutimi

ut

et

quoque

haric

noster et pollim-i'lui-

mitissimi dueis

sic

dominila

oUiuioiiciu

uoliis

no 3

largire! ur

et

quid

riesci

muse eckmi

alcius atque excellciicius

mini

vnqiiain alias audituin humantatia et cle-

e!

vi.iL

p-admi!

iio-ncio

mainili,

uisi'i

ubliuisratur.

predirai
ri il ri

i!n-d-la:us

tanicii

caui-aiii

quo

tl-ipariiUi

rerum propu coiuuiunis

pium medium
quo

statuiti

'

il

Il

end.:

Cna

r
-

II

co<L

b'

do-

ipaiua
iell

imi \s ani

vt

ciua

lieo ciuitas

tres

partes

tcuipuriiui

uoeo diem

ai-

pi-inc.i-

illuni

mutasti*" niius tempori*

ddln seconda Deca,

KrprMunOir.

natati.

rei

partes auto sunt

noHt.

oviltl-llti'

uihilqui'

atque

quo
in

i-sl

Principili ni

codice; forse meglio: noi.

il

r:'

ti.-iuj.n~

iiuuiiimi

cod.: no..

Qui
11

uh!,

finia.

libro Vili

1 II cai.:
1

et

atque domioiuin

tic

solitus

agitata

dii.is.io

olili-

et

quasi nostrum visus

indirai

excusare

lludilms

ivniiu

iiiiuai-iim

diuidit

quo ab

uiilubauimi uos" ut

Iiiuoi-ennau.

erga uoe punuisuatis* toiimi hoc

uolit

|iarci>[

nulla re ofleusuiu

quia eo tempore

qiiij('ii.-iis

;u-i:usari.'l

ut.

quoil
1

mira-

cogitasaet

pjn-corc

si

esse

ideirco BC a uobis

Et

io di'seruisse

[;i-i-;i::ii-

agore

et

uiliil

im]l]lis-.i<.]u-.

c.

2.

354

culpam
a

que procti] duliio magna est tafani

est

auertena
in

l'iiiii]

ji

....

in

jpL-rl

adusti tutu

liostis

in

qua

si

uoliie

iliril.

13

>!

ni

viriliter

'

:>ili

don din

cepsse

atijiiu

'
.

< J

ri

.-.^

tupsiis

ali

queinque

iis

diseed elidi

al'

inhermem

irt.

armi* ematiauerat
flirtimi' viiiieiicia

virus -ir

furtes

euentum.

scrtis

edi tinti

extremis rasibus et in

[.i-iirsus'

suinma

omnis animi robur ntquc

r-Ciiiti'impiiisSi.'

necessitate

omnem

si.-

torpentibus

lupo*

pastoriUis

scarso

uullu incucili

ceiani

grege

iti

publce

rei

prou iridici ain ami-

uos oocarrere patereiitur Ita ergo

iiisdijd'iLiilur

seti

pi\J[iiili&

pitisque

domimi*

fuit

qua

ttescio

alinijuin

sisse ut neqiie ipsi per se periculis omirrerent.

giam

re-

intra

irritate animi scu


lici-t

pa-

IsudS"

peoanim

feriste malissimo';

et.

ptiblicc

Interim reetwes psins einitatis a quihus


ilhui

armatos''

t:m.

donios propras

grifoni turo

propriam expeetaise

andito

ilio

et

v estrani

et
iiov

terribili

el

arma do [itili ere que uus

deinde

domum

[trecepli

('[ii,lin:'ii>

iiii'-.-|itu

interni inari.me
uerti

sic

rom'estim

sed

dclenstii'fj-

suos uertit

presides

ac-

liabcEV

orma

publicum conueniase smini deeus

triam

irrt-p.-Li-st.',

.Iiiii

ncque
consii-

qui

ouilibns

ergo

nnllaiir'

mobis temporis hiius eulp.im sed egre-

idein atque

obedienciam reeognoscit

ime

tanta

oigitizBd by

Google

uestrum

vnusquisque

nee

fuit

ilimiiuii uni

dura

obtoniperat

credit

Jeremie

perditi

gres

V.'

quod

precepto

propriam

saliifeui

publienm non curarct taque pel-proprie de


illud

fnctus

sui

dieit

lioe

popnlna

eal

meua pastorea eorum seduxenuit eos feceruntque uain

montilius

habet

auetuda

sermo ti is

ut

gari

monto
ali

recto

in

niliil

quod toto

aivedit

pi'io:is

ilio

muore d

(iuiiiini

inferno

ves!rmn

nostro'

proprijs difidere

si fieri

falsissima

Il

pano

end.: nino,

Porse: anlianr

11

ti

non

in

est
1

legai- al rap.

coil.:

multe.

Il coi!.:

noni.

v.

Il

Ita

et

odio se armabant

fama esse! quod

50,

ali

uos a

populmn

inumi san^uineni

ceperant uestro s metti

possct in dominimi
si

et

fama

in Testisi-

triim-'i

(luimiiodo vobis supplicia unitari.

sitiro et

qui? quideui

fm-ritis

oppiasi

omini nisu

strali cren t

sparsa ipsiun lume (luminimi

qui armis

abstop.ie-

Imstilibi.s ni- nis

''i

tempore Gessatura

ninni

quoiniims

lioslilius

et si aliqiii

Ipsf

nei scrunili oiiiu

statila

snspi-iji

omtic

tempi

voliis

tanto spacio temporis ausi

primi

nono domimi

uoco

pocina rjnan perfidili

desidie

ilusidri iw

per

deuiantes

tramite

Medimi]

solenni-

dici

ire

runt quod

pul

iom vulgaris con-

hot

usque ad lume dicin euius teinpons

ilio

tulipani

un

eniiii

dello

aperti 1

Prof-.

DigiiizM 0/

Google

35fi

nobis et pacificns ingressiis

iani

placatimi

ci

o-

[ ]

et ipsitis (lumini

indirat

friiiis

suetudo

(ri

dies ut spero inagis

indicabt

interque

litteris

ad

psissiliiis

iiisi

et

rt

sic

talesuos

gracili

omnium

mens

!)ate:

in

.ur

uox

ersi.

torcium

ci

eorda

dicinm

leginnis

slahilcm

seilieet

moneretur
e*cila-

r.iin-liijriiiii

Teuipua ierciimi hot prc^eus

nurbis

est

eiuiuni

non

mctus murtis

si

lied

viro

popul

m'iud

,,

rebus

iiescinnt
vii

miltiis

sic

ur.quaili

mi

vndique

aiiilus

uei'itaii

et

flatinus tempestateli!.

que mentili

si

predusis

hic suasori mv' varijs seni ioni l'in

aiiam qnaiidaui

lam

virili',

sapiente

ijiior.lnni

esse iiaturam marie

iliiid'-

man-

subornatie
l'uli'icliatiii'

dominila

miratili'

immuni uii:

concussi t.

vnam

serena

et

niagis

et

tamen

riiinortnis

multis

mendacia

tot

nestrns

ani'i's

Qiiaiuobrem non
presertim

niens

tranquilla

presenti:;
in

actnum

testibus inidtis arie eontietis et


et

inijui-

gr^tilais

in

ostenditis

in

sileiicio

liijs

singnlormn

sic

vna frons vnus

cciaui

dubitatimi cssel

vna

Iraliitns

bqiiitur,

dubitaci ainplins

non

vt

jti^si

vob nichil unquain nel egisse nel cogitasse con tra do-

minum

sed omnia

quo

uccidermi t

pas-os esso, sic ennetoruni

<

l^jii

in

pei-

frontibus

vini

hostium

scriptum

i^l

eoa.: mitrai.
m:ilii:i

|ir..l-il.itmi re.'

3 II ind.:

naornm.

* II cod.:

km,

DigilizM 0/

Google

3i7

presidium eiue et gen-

rtis

poniiel.it liti liuj

non mutati* quani

ab urbe condita libro V". Dominimi

uero ipsmii placatimi sino anni ea uidendi cupiditale

coque amore

cii'tuiijsistttis,

nibus apareat, vos aspectu

pvesuiitm

cimdia dolore

semina

gauiln

igni,

ut tacilo sibi

coniiieutaliti'

pimenti

finii..

oipio

positum in

li

virgilij

et uei'siiin

ubi

magna

siTi.nt.-iU'iii

sit,

et

ni

uerout

ait

aliqua jiroinit-

egu eum

ualidis-

aput virgiliuni oracionia in prin-

fine posuisse

que cure in animo adiuisseul'


euras ot

teinporis

QuamobiGiii

tuntur a ualidissimis inohoandum


simis

om-

uobis

et

per vini uobis ad tem-

eiiis

orni,

oontcndunt.

contcntue

soluite.

ero Soluite

mrtimi

prisiiimni fulut-rinujii i:

wi-Iuililc

n -tipi te vno

ore dicat iiodie conueraui


3."

sd te domine faciem

ineoa erigo cui ego respuiideo illml de.iti'onomij


ul

dominila elegit tu iiodiu ut

sis ei

XXV J"

populus peculiari*.

M.

ampli ns seJ utrcor minimi) [emiisse. Jenni

tarulli

nuli
n|-l>

III

il.llllillLIII]

quuil

(rilniiit.

siili

in seculn

;il>i

e(

ne

IIUS

III

[HVL'SPt

i.'uriilio

Imssu

optare ;mt

Volili

,'ml

alluni

iiiiliis

111

e!

III il ll'l

L-fl

lidi'

Siili

fttiJIU!

i"A

pojmliHi]

plus

clii'islns

iuslicill

()W<pill Ml-

vol>is alluni stallini svii

presti;!

nmarc

dominimi
curuiniiial

dei lilins lieiu-Jii-lus

Jeo gracias.
Franatela pdracka

(eie) poeta laureativi.

Digiiized 0/

Google

/.'

iO'.UIIC

ff'fisil

T 'Ile */

J/:ri]>:>>:!

franiici pelrarce tu/icr uni'

Nani

liatus.

irylo^ii

Uita nuro

constat.

per

Silvius.

siltia

ot'io

protereo

Nani

nx

liuiiana

incolli

pi-r

li'ater

Co>i

vii pro-

rpKjil

it.

ul'1

attinti

duo

deomm

rt

gcnti-

r:oi.T;iipl;itiii:i

pastore*.

Motiiciis

din -iluaui ut solitudiliL'iii ]iro

siluiia

tot uni

liernrdu.i

rtonenneiHij

quoti

dici

[alani iuseripti

poeta huius opcrii* autor

fiilniiim

no

pr cimiate pur

umiliami

poteet

tipologia poesi, in qua poeta

fk:

Intruriucuntur autyin

inlrlii-i

suo

,mni

hac egloga primus et princi-

in

disputali;

mlroduwtur dauid. Et paesi

pracipim.i

limu.

Unii ut

Virgilius partln;iiias vocatus ust qui in

in traduci tur.

viH'clm- par(litmia~.

isla

l'aliocutoivs

ti

ut

probatus

vita

pnstor

palia

ufflieii.

intimate

o,n,n

|,H, t i,.

ornili

1 ,>flc,n<\!tl
;

il

aiiua.

i.

Cai'liisi;-u?in

d.

a duitati:. Nani

opus intdligi deuet. Per

moiiaciis ipsius

modone;

luto e l'Anonimo Uureniiana: Ottranbu.

il

ol. di

Do-

360
jji'i'iiiamiK.

siluij

vani,

s.

n;

p.

oriundus

mine

pliitias

fuit.

querela
ilio

Biluius.

et

ili'

t'un-

tatmiaiii

lntroducuntur

raetlia.

antimi

Idcus

nilcs

proprio nomine,

l>;n-ilu

monte

yda

di-

qua ponun-

et

ab Argo
elefante

ijui)

Johannes

ipsius regis,

dictus ydeos ab

regis

tiocalur
ili:

pastorcs, ydeus, phytias

teca

quidam

unam gerens

i-lr.

Sicilia

Arguu lue
insignite,

ouidius,

acribit

uotatui' Argtis in

Roberti

Incliti

ejuE. qui

luuduilius

timi

dieitur intmat'biis

l'i

:-u][f'.-i]i[il:iti(iin

Secunda egloga

2. *

laudcs

tnr

molte

cretensi,

vnde

et

ipae

regis ca il /.ci ari us alio no-

ipsius

barbatili! siilninneiisis mniiiii:itn>.

hie ureo pliylus

a phytia siculo de quo Valeriu libro quarto loquitur.


amicitia.

tic

ea."

dictum

dieitur.

Sequitur

ririt

artnii

in

Stupeus

i.

di.-posit.ti!.

et

prima

egloga

pastorius

damile. Stupeits

ab aptidiriiue inceudij. Naturali

ip-e piieta

irn

que amor

egloga

teitia

Collucutores sunt

a stupa dictus.
ii;t-l

nutem

de Siluio

est.

3. "

i'uit.

Ili

dictiia atupi'iiH

cuiiis

ad

eiiini

poetcanl

quanta fuori t per

ai'retii.

disciirsimi ipsius ygltjgu patebit. damile ipsa poesis usr,

Nam

damtie greco

sermone arbor vaca tur que apud

aoa laurus dieitur a

qua

l'ai ili

Ione

Cosi

il

damuu

scribi t ouidius

cod.

filia
li."

modenesi! e

il

peney' flumins de

p."

et ciiius

cod.

i't'uiidi

lui^

Donato; l'Ano-

nirani pNtku.
1

/Ma

Ciis

fernet i

il

cod.

modencaei

l'Anonimo: da/m

il

cod, di Dniiiito: dopai n

rapia

filici

permei.

DigjiiziM Dy

Google

361
ornantur.' In fino aiitem egluge roncbidit porta

poeti)

idem' Biiam cioronntioiiem


tclelirat-nin

homo

nomina

tyrama.

j.

i]iiis<]iu:

naturai

i.

Italia

ipsi-

Igristuiii

fuit.

C-alltis fuit

ipso

poeta

in

hoc

est.

gius

est

'

ai-| ItV-N

TyrenuB a

Et disputant
ilulico-

titillila

dator.

quidam pro-

musiija :;u;imma

hoc loeo conominatus. '

Pietas pasloi-alis

in-

ipii-mie

omnium

artium

et

tyivmis.

il.

:.IiI|jMis in

e.-se

ijiiiiite

ipsi

duo

feliecs.
liglogii

in

tira introduci! n tur pastnres Murtios Appitns et Fu-

primi

stiims,

1 It end.

ijui.'in

hiipi'i-

virtutum

in

fuissu

fabula apuil uui-

Ivgcn.

pei'

l'iiini

gallila

(.iiiichidk'ns

lluruit"'

<|tia

5
est nota

de quo

i-idu-

gallus

rome

biuieatioueiii

dedalu* diuilur a dedalo 1 simuno

tn

JLLi

atque

ColluL'iiloi'es

> gallia

talii'o

aerano,

in

tinn

Irlliiritt.

i4uq in. Litio

prio

(j

ut

asse ni idi ite' senato.

capitolili

in

4* Egloga
ni'chitetui-i

duo dsputant

di

Dormiri:

di

Duuntoi

iuiiiii|uid

[iiviiiL'dsu

jjojsnt

reparam

a poeta.

la).
1 II imi.
1
41

Cosi

il

end.

ili

L.i.l.

dolalo

ilio.

Donalo; l'Anonimo:
L

Cimi nncln-

' 11

nimo:

snelli)

oo. di
ijallia

il

Donata:

ijatlif

Cosi anche

l'

quia

in

lf.rmi.hi
in

hoc

i/alla

Anonimi);

il

il li

ni ino

naiatar.

maijnw.

ntmn ccffun&iUu; l'Anourtu-t

cou.

ira conrrr.<nfu.<.
ili

Donata:

/forno*.

362

qaam

romani

sium

conuiuiis

manus

Martina colloncn-

vocnnt.

ipsi

a marte dieta quia btllitosi

domus

Vrsina,

magstro.

Cam

Appitius
epulandi

arte
et

inati-em

fainilia est

sunt.

diligentiasimi

liomiu.-s

ab appitiu lumino

et

ipsi

Vrsni

Fcatinns

sint.

in

epulis

in

populus ro-

a festinantia et a mobilitate d'ictus,

ijui

tandem

concludit prinios dnos non esse ueros romanos.


Ij.'Dlli.!

l. C

1. J L

t.'

K^lll^'l!

ili'

RtllllLlllia

sunt quorum vnius pastorniu pathos


dofi.'Ctu;

icul

[iiiisi'j
'[ii.i]

:<ii:[)i

est

titulus.

i.

pastoralis a pathos greto uocabulo,

fjuoii

i*s(

jjriSt'Jt'ii'llS

passi.

sunt

Collociitores

piiin-

[jl li

lilla

lliiliu.

ili iti

[ili il li;-

a pan ipiod est tot imi


lidi',

tot

ila

rk'tue.nli'm
pliiriiiiiinr

minatimi,
7."

ina pur

iti

si ix timi

allliet-.l.-

iiiit.

roiiimium

indulgente
ile

|.n.'tlT1.5

pontifittiu

ilici, li

totns in

Mittonuiu

iuidli^i.-

uuhi[jlalit'iis

nitiano terentiaiio

Egloga

sii:

amor quia
pel-

quo tuinedia quarta

In line sqjtirna

qutm

l'sl.

pliylon

Ut

anidre diritti

cogno-

legitur.

titulus

i:st

grtx

in (Vit-

poeta imVlligit et inniiil' non solimi ipsimi

smuinmii pastorelli

lasciuia et

uoluptatibus* infettimi

sud

din]

Milii>

Iaseiuiam

E[iy.

ri.

si.

ilicl.mi]

Tot us

etiaui

supra

lutine

sigutticat.

uoluptiiosus* lasiujs

iiitenlus

legendo per ip.am eglogam

patel>il.

'

Vbcatur nolana diuortium. Et in hac collocu-

8."

Ganimcdes

tori

pm-edeuti egluga

priisiin.'i

il)

grecu

miti

pun

CoWiitoiv.-i

erii-diiKiliniii.

de Milioni:

Epy uuro
ipse

fuit ut diligente!-

et

diuortium appellai

amielas.

ips*

punta diseut-suni binili a Juliamiu Cullimeli si Cardinali

romano apud quem per


Gailimeiles

Vinle

ad

troiano

euneilium

lonnam

M'i'tliit.

uiilIus

dinnliuin

[dura lustra familiarit- filerai.


eunlirjats

(leonini

aquile ti-ailaful-iuacuuL.

et sterna

et

X." sin

li."

tractus

pauperimo sed
liliei-a

ipse

est.

lilieri

.iuidil-

tj'.io

ut

Gat)iiL:rde

Jouem

per

rapto*
ile

iute

li

ili l:

animi

pi seni ore

"

in

fal.ulain

colle^ium

ad

Amiclaa nero ipse poeta

predpuaui lueiitiunem

earest

de cuub

ulta

lueamis

liliru

l'ae:t

quinto.
il.*

qiiereria
geni.iris

Qucruluts
dictua,

tempore

est
est

titulus

eniiu

magne

none egiogo

querela

epidemie

queror

de iactura Immani

que fidt

1348.'

364

sunt nomina

quod

theos

quod

[.liylugi/iis.

10.*

rlolet

ci

Ut

eniin

dici tur

et phylos

quod

geos

aiimiis

Thoupliilus

amor. TI mupliyluy
Pliylogeus a

ct'.ntoinphos.

diuiiia

amor

tniTuiia

vude

terra

est

lonvnis iiiMstens.

n--|

Decime egloge quam poeta uocat laurea oe-

materia est querela de urte poetica quain ipse

iriilciis.

i'

est

i.

fitta,

Jena

est

greco dei amator


philos

sun Tlieopliylus et pliy-

ipsa cgltign

in

Culli n'Utori's

logcue, et

delicere.

greds

muiuoca

ti.

IiicideiiIalUer

faciat

tauit

mentionem de multis

possow

ctiaiil

mentionem de morte

illius

lafuiis et

Imrliaris.

diivre
1

ijiind

laiu-ee mii-

cima egloga que galathea deitur a gala quod


KI.TIIIOHU
Indi'

idilli

^iIiIIilm.

Ijlld

]a>.

candida

'lira

Cht
i-

domina de qua

cara'

:iii.'i::!iiik-11l

:l

io

end, di

Donala:

Il

coi. di

Donato: tettsms

II

cori,

ili

1 II cod. di

lltCOS

et
iji-j-

4tian:

iJIHIt

HLlcILl

tornite)

l'

tl'op

dl'lls.
1

n:

Illa

Anonimo:

l'Anonimo:

oi)liiii:iri'icos.

l'Anonima:

D'Hiiilu: arpesitmliH.

Dnnuln

greco

Osi

ini oli

egloga proxime precedenti

-'Cll. l[ltl':jili|0!llll!IL'

etera.

lari'.

ijisiua

Nvnlie. Fumisi.

Fu] Lritl;i, co ij^o ijuod liomo est an-

l'I

crmeupissibilc, irascibili:

iit!

ipsc poeta

tuain

Ulani

uiiicie

rationalc est. Cupil

ci

uideiv.

et

queritur. castigai

et

liililns

in

vxore ampli ionia, de

niobe

Icria

de

multa,

.lulirmiiii;

incliti
1

134G.

nominibus

sis

autem pan
totiim

-nj.i'r

regi*
et

Art ii/us

atigliei-iram

Irasci-

in-

mouetur'

rege.
uult.

ut ait

ncoi-um ijnud
regia anfl.

pan. et

equiuocum ad

franconmi a pan

rax super niultoK reges iTat.

Arduro

rex est ab

origini

popuIuB quia multa

et

ratione

pan deo pastorum. Nani ipse


i.

qua Angli

sub

Iriniiali

primo Bue

tVn

addoai-di

est

ipsc rcx

est

nel a

pasiorcs.

ni)

nt rodai' un tur.

pan grecum uoeabulum


lue

est

pasu;r

litcr

cnim

Iracim-

illa

scribi t onidiiis

Fulgida quia

est.

ultime.

etatis

qui sul

articus.

(juod

turpibus

belhin

t'st

anno

glici

Nyobc ab
qua

Fosca a materia circo quam uersatur sepe. con-

6.*

ciipifcvjiilia

fui t

et
Ille

originei)]. Rati"

Irallil

capiti supereuiiner, dk-itur

:i-;c

felici
li."

ex epate coocupiscenliii

et,

enm mor-

Ii-ascitur

appetitimi

ratio

dam. In pectore prime due sunt. nani ex

est.

nel

ab

stella

septen-

ai'cl.iiTO

troiani*

CollocutorcB.

Et

uoliLcer

i.

Multiuolua.

fama quia

i.

fnei-

Maro, deo gratas amen.

Espleta taat epytomata domini Franceci petrora poeto


(oliresti

super bvcolicis ciutdem.

Lo

5 11

strati
con.

ili

dm hanno Donato

Donato

t>

l'Annoimi).

l'Anonimo chiudono con

monitor.

Orationes cantra tempestateti aerea.


maitiniui lamenti

Gloriosi ss in

ausilio ju^vsta.s coi-pui-i tuo


rasti j ni

ci le

adintus

toria

ijiii'stiinus

cjui

flamiuas

apuc

eum

celesti

valli

a quii

nostrum

dominimi

uLtitiLpotiiiitiam

ii)

,i.-

Milvia

il

in

vi-slmni

ut ardm-es (jiioqnc pivsc'iiliuiii tempestatimi


mi.-i.'1-ic: ii'j-i (<_;

liiliits

supe-

illa

via-

iristum,

per

ijisus

Mitji'i'ulltilr.

Oratio ad bealam Agathani.


Dilecta

ni

miTiiisti

jet rari:

que

virgo agata

lirista

pcstiE-T

ab

estuanti

filine

tuonili]

ci vinili

iwrvicibus

oraiuus

devoti

lui

inpendentam

''

4108

arceretur,

impetra

proccllamni

l'orditw avertantur.

ut

gin

lem

vapor a

iiol>is

et

iin-

el.iam

turbine ae vapore

nostri

capitilo miscri-

0
Per hristum' doniinmti nostrum

Fulmina di Vienna:

11

eud.

Il

cui. Filai. Vicnn.:

dulia

rmuhm

in

lun Ed

, a,xrmus.
ili

Ari-lui.

imperimi!

animo

iiinnilmn

usi.

(jniiiipoteus,

multorum michi delietorum

ot
in

nomen

nvocans, misericordiam tuam

me

ti;

yra

ali

eripias

eoustematiis

et

veliemenler exleirilus peccator ego quidem

et

infclix

(amen

et

conscius,

seri

sperans, et in tritiulatiombua meis tinnii

tua

lias

liberatwn

perculo

enpplex

oro ut

repentine

mortis

fliiniuiuumaf menibnirimi

ruinris, liane

veiitorum rabiem, Ims inquieti aeris Immillili omnipoleiitis

desteiv

quid

virgo maria
post lave ri s
1 1

(illuni

iiliurilms

bus

salutarla

tuia

saluti

et
1

ereriniri.-;

materne

iiileri-nlas

liominibus

nei:

unicum

immilli].*

preti'iilisqite

(piatemi-

long,'

pluviali!

animantibus

cum pace

in-

itlela-

eonfidimue,

esso

appnd hratuiu

ut

i-lemetitis

ut

mator a qua quic-

nostri

atipie iirnibus orrifici*,

noci tura nee arboribus

filmi

terre fieni.-

impelratiinuii

perantem pr nostra
ieiiipei-tatilius

UC.

salvatoris

depreca mi ir

snliplicus

preduleem

Minipsit

elementnquo tuo

l'oiiipese.as,

vir^LIUIIH cA

l'I'j'

bilia

virtnte

deaileat-

te
et

imilli-

l'uyali-

de nubinee

satis

Nobis gue

precibuB a presenti metu, et ab inpremeditate ao

rapide niortis

rlin rimine

liberatili

tralignila redeat aerenitaa,

votiva qnies celo

per eundem.

DigjtizM by

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Orario quotidiano.

mea

Salus

ihesu

triste

melinare potest

ineani

tilii

saluti*

vinili

et

in

illa

iTiintHL-Eiri.

bue
in

placitaiii et

suprema

ad

iuiiiciuiii

tui et
ri;

il

incaniti),

servo

nini

ut

in

Cni-i

cci.nFu.-ia

il

'

'"l.

il

misera

dirigi!

in

end, 4S!)n

I.niLreiiz.

egredientom ox

i'

il

uLsei'ieiiTii.-.r.iin

mee

l'aveas.

ri

die novissimo, nec pa-

tuanim ad superbiim

pi-r venire,

laiiielieis

fieri

te salvator.

Palatini di

ilcla

coli.

aut predimi

eanibus e-sn ludibrio,

deus meus misericordia mea.* per

Qui

inib

extus mei dir

ranse

agi*.

nnitege

iim:ui;di.s

sod

dniriiiu'.

tini

miucrLiica

ineas

aiiiinam opus nianuni

mei hostis impennili


in*

raisericordiam

perenTinal unirti)

omnes

ili

phiratus rxripias, ne intres

spiritimi,

iiiisi'i-ii'ui-dilL'i

di't'onuitates

dana lume

ii

;'

mirili

hors munii assistere. Ncque rr-

ini'juilatum

carpasi. ulo

finis

fai;

givNsos' mcns

diisnutv

ctlenii.-.

te

si

mi-nia: adesto

Liimatin

preees' niras benignila e.\andi,

et

Violila.

Vienn.

Vkmi.: jiiim.

Il

coli.

cod. Vicntu torpomilo.

si

Icj^CEinir

ndlit

870

Orato contra tempestates.

Ilicsu liriste piieime cuius

si

non

calore

cuius

est

qui

poteste

ubique

Qui

suis finibug eonBietcrc preccpisti.


et

tiiink-ns.

IfU!

supplice

te

fliict.ibns.

tiiii'.itlo-

'

ili.-icijjiiijI'iiUi

livpi'inutuu

trepidos

tuam

lilic-rnsti.

pcrienlu

inortis

Non

terre,

et

qui labui-ar.

qui pclruiti

iiavkiilrut).

nos
poi'

ili

colimi

fluctbiis

laboi-anto

ai:

isiisi.'itrni-'iian:

creatura tuas

tu nos creasti, tu
n'spicc.

a
et

desccudeni ad

iinperas venetis

extremis ciutilms ilopre-

in

fluctiis platani,

palagi

perordi

vicine

libero,

iiwcsiilatif

usi

quoniam

abscondat.

se

in echini aiscendero tu illic es. et si

infernum ades. Qui pomiMi tcrminos mari et

posciinus.

in tanta

non

nerea.

non tetidem. non neptunum seii te unicum dominuin


ac salvatoivm nostrum invocaiuus ihesum hristum qui
Innumeris
N. atque. E.
in

terris

miraculifl

ae mentis fulgentes amici dei.

quorum anime

requiescunt.

qui

in

celo trmnfent corpors


lit.oribus

siti

advursis.

Ina

pag. 2flB.
1

Cuh

il

fncsiijul--

ltops^riiaiin

i]

cuJicc Lirareniiano

tu

371

Larulum

lliit-rtias.

bsu

CaioUm. 1

possidene. hit

q-.

alter adriaiaa. alter

rrmprstatrs. qimeimique lame

ri'[ji'tls

iactiitis.

latjTiiuque vasti

votali adessc. rt oppili cu ufi' iti'

coutmevirUis

'

mine adc-

ste vocati pariter et metti ae lacrituusis pi-eriluis

moti, vos ijiiilms navicai ile* fidimi, rjuibus

mculmiiilalcm Miam ar.ecptam


veetra ope

eie

presentiam

tamia

Noctu

apuli

in

ipsnill

aitrua

es.

mmpo

fac

aduna,

ut ciipiam

sancti.

ii

iliesu

ad

C<*

II

Coni

il

nii.-'.niIl-

focsiiDilt

Cnsi

il

Cnsi

il

Qui tcmiiua

fncriniikcuti,

ventre

eupieiilcm
jui-,(euta,

rei;''.

salis,

Salvatili-

nomino

in

q.ii

jjrn

Lnurunz.:

il

Lini.

il

eod. Laureu.i coltomi.

il

cni. Laurini.: fMfetfrl,

[numi.;
il

stili

et

si

patria et

pui'ifi rat ioli cui.

lu'i.-tc

noris

tibi et .-ideato et etc.

Inde usque ad duminieam de passione.

inter-

mirabiliii

itidieiuni rever-

Amen.

In natali u^que ad
lleu-.

noctis.

ad te

et.

dirige,

siiIiIl'vb.

et spirtiis

dignatua ea

vestram

iiobis

uubis

ihesuiu hristum.

iii^ii'iuu

venisti.

lioras

Adeato precor.
ripe.

panim cupio
filij

pi''i

ijuii

multi

brste salvator, qui pr nostra

lume lomtdiuu
tilt!

nostri

talli

nos quoque

rrepti

verba In advontu.

sitigciiies

Hens oplime ihesu


salute,

moiil.iiri

cn^uuseamu^.

se usi bili lei'

quwmmis

cediti

rci'eriml. ut

crii l'retiquc

posse datum est dominimi

pe-

maria parie iaboratitilms

il

facsimile.

//ncirfrim.

facsimile! fan.

na.-ei

UEus o ihesu

salvator tibi etv.

heus o

hristc

'lii;iiatiis

iheaii

tilii

salvator qui pr nobis mori

vii:

Inde usque ad pascilo ex elusive.

Redivive salvator triumpliator victorque niortis


infumi

libi

vi

et etc.

Salvator et cclorum asi-ensor. indile

libi ric.

Salvator megorquu sancii spirilns paraditi

tibi et e.

9'

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