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dell'opera:

STORIA D'ITALIA
Voi. I
476-1250
STORIA D'ITALIA
Voi. II
1250-1600
STORIA D'ITALIA
Voi. I l i
1600-1789
STORIA D'ITALIA
Voi. IV
1789-1831
STORIA D'ITALIA
Voi. V
1831-1861
STORIA D'ITALIA
Voi. VI
1861-1919
STORIA D'ITALIA
Voi. VII
1919-1936
STORIA D'ITALIA
Voi. V i l i
1936-1943
STORIA D'ITALIA
Voi. IX
1943-1948
STORIA D'ITALIA
Voi. X
1948-1965
STORIA D'ITALIA
Voi. XI
1965-1993
STORIA D'ITALIA
Voi. XII
1993-1997

INDRO

MONTANELLI

STORIA
D'ITALIA
178911831
INDRO MONTANELLI

L'ITALIA GIACOBINA E CARBONARA


Dal 1789 al 1831

STORIA D'ITALIA
Voi. IV
EDIZIONE PER OGGI
pubblicata su licenza di R C S Libri S.p.A., Milano
2 0 0 6 RCS Libri S.p.A., Milano
I n d r o Montanelli
Eltalia giacobina e carbonara
1969 Rizzoli E d i t o r e , Milano
1998 RCS Libri S.p.A., Milano
Progetto grafico
St u d i o Wise
Coordinamento redazionale: Elvira M o d u g n o
Fotocomposizione: C o r a p o s 90 S.r.L, Milano

Allegato a O G G I di questa settimana


N O N V E N D I B I L E SEPARATAMENTE
Direttore responsabile: Pino Belleri
RCS Periodici S.p.A. Via Rizzoli 2 - 20132 Milano
Registrazione Tribunale di Milano n. 145 del 12/7/1948

Tutti i diritti di copyright sono riservati

a Rivoluzione francese prima, la grande avventura napoleonica poi avevano sconvolto e distrutto l'ordine che faceva sopravvivere quegli Stati, staterelli, regni e ducati in cui era
frammentata la penisola. LItalia, come scrisse Stendhal, aveva
riassaporato, almeno per quanto riguarda i suoi uomini pi illuminati, quel gusto per la libert che avrebbe segnato la nascita di quel
Risorgimento che, tra mille incertezze e tentennamenti, avrebbe portato alla nascita dell'Italia unita, ultima a raggiungere questo traguardo tra gli Stati europei. In questi anni si assiste, infatti, al sorgere confuso e contraddittorio degli ideali risorgimentali. Confuso e
contraddittorio perch ancora oggi difficile individuare con precisione chi volle in realt questa unit: Casa Savoia ?, i generosi idealisti mazziniani?, le potenze straniere?, la volont corale di un popolo ? E proprio questo l'argomento principale che viene affrontato
in questo libro. La libert fu perseguita con il sostegno della volont popolare o le masse rimasero indifferenti o perfino avverse
(come nella tragedia della Rivoluzione napoletana del 1799) agli
ideali di giustizia e libert importati d'Oltralpe?
Lltalia napoleonica e repubblicana, quella borbonica del Regno
delle Due Sicilie, dello Stato pontificio, del Piemonte sabaudo, dei
ducati e granducati e quella dei giacobini e dei carbonari rivivono
in modo superbo in questa smagliante ricostruzione che va alla radice degli eterni vizi italiani: l'incostanza nelle scelte, degli alleati, il
timore di agire e di scendere in campo, le speranze e i sogni scambiati per realt, la pavidit degli intellettuali, il cinismo e l'indifferenza di ampi strati delle diverse classi sociali, chiuse in un miope
egoismo teso a difendere i propri interessi particolari.
INDRO MONTANELLI (Fucecchio 1909 - Milano 2001) stato il pi
g r a n d e giornalista italiano del Novecento. Laureato in legge e in

scienze politiche, inviato speciale del Corriere della Sera, fondatore del Giornale nuovo nel 1974 e della Voce nel 1994, tornato nel 1995 al Corriere come editorialista. Ha scritto migliaia
di articoli e oltre c i n q u a n t a libri. Tra i suoi ultimi successi, tutti
pubblicati da Rizzoli, ricordiamo: Le stanze (1998), Eltalia del Novecento (con Mario Cervi, 1998), La stecca nel coro (1999), Eltalia del
Millennio (con Mario Cervi, 2000), Le nuove stanze (2001).

Indro Montanelli

L'ITALIA GIACOBINA
E CARBONARA
(1789-1831)

AVVERTENZA

Nel presentare L'Italia del Settecento, avevo avvertito il lettore


che probabilmente non avrei potuto essere puntuale alla solita scadenza natalizia. E cos infatti sarebbe stato, se avessi insistito nella
mia idea di dedicare al Risorgimento due volumi. Viceversa, via
via che proseguivo nella stesura, vii sono accorto che di volumi ce
ne volevano almeno tre. Fermando il primo al 1831, ho potuto arrivare in tempo all'appuntamento.
Qualcuno trover arbitraria la scelta di questa data. Ma, a, parte il fatto che arbitrarie sono tutte le scelte, mi parso che questa un
suo fondamento lo abbia, e io ho cercato di riassumerlo nel titolo:
L'Italia giacobina e carbonara. Che non ancora quella del Risorgimento, ma quella che lo prepara.
E un periodo estremamente complesso, specie il primo ventennio
napoleonico. E debbo dire che la pi grande difficolt l'ho incontrata appunto nell'annodare ifili delle vicende di cui esso gremito, in modo che il lettore possa seguirli senza eccessivo sforzo. Credo
che siano in pochi ad avere un'idea chiara di quella specie di balletto che Napoleone impose al nostro Paese, facendone e disfacendone
gli Stati, fondendoli, dividendoli, trasformandoli da Principati in
Repubbliche e da Repubbliche in Regni. Non so se questo libro aiuter a capirne un po' meglio le figure. Ma questo uno dei miei
obbiettivi. Ealtro naturalmente la ricostruzione e l'analisi dei fermenti politici, sociali, culturali che la conquista francese lasci. E
qui si entra in una materia che, anche per la sua vicinanza all'epoca attuale, si presta alle pi svariate interpretazioni e quindi alle
pi accese polemiche. Io ho cercato di non parteggiare. Se vi sia
riuscito, non lo so. So soltanto che me lo sono proposto anche col sacrificio di certe mie pregiudiziali. Io vedo nel Risorgimento e in tut-

to quello che lo prepar l'unica cosa nobile e bella che l'Italia abbia
fatto negli ultimi quattrocento anni, e non mi sembra di dir poco.
Ma ho voluto pormi di fronte ad esso in una posizione spassionatamente critica, denunziandone anche i difetti e le inadempienze.
Qualcuno, per esempio, trover forse un po' impietose le mie riserve
sulla Carboneria e i suoi uomini, compresi quelli che subirono il
martirio della forca e dello Spielberg. Ma io penso che fra le tante
cose che oggi contro il Risorgimento congiurano e ne offuscano gli
splendidi valori, ci sia anche l'immagine statuaria che per un secolo ci si sforzati di dargli. Di ridimensionamenti ne sono gi stati
fatti molti, perfin troppi, ma di solito con intenzioni che solo per eufemismo si possono chiamare ambigue. Il mio quello di un uomo
che conserva integra la religione del Risorgimento e considera bastardi gl'italiani che non la condividono. Questo tuttavia non m'impedisce di vederne e di farne vedere i limiti. Ce ne furono, purtroppo. E proprio nel periodo d'incubazione che costituisce la materia di
questo libro, mi sono sforzato di cercarne i motivi.
Come il lettore vede, sono rimasto solo a proseguire questo ciclo
storico. Il mio amico e collaboratore Gervaso ha messo bottega per
conto suo, ed era logico: ormai ne ha la maturit e la capacit, come si appresta a dimostrare. Gli auguro il pi grande successo.
Un'ultima cosa. Mi hanno sempre rimproverato di non aver fornito in questi libri una bibliografia ragionata e argomentata delle
opere consultate. Io pensavo - e continuo a pensare - che il vasto
pubblico a cui mi rivolgo, non essendo di specialisti, non la esiga.
Comunque, stavolta gli ho dato molti pi ragguagli del solito, ma
sempre rifiutandomi di sommergerlo sotto un diluvio di monografie
specifiche, che del resto non sono state scritte per esso, e fra le quali
non verisimile ch'esso intenda ingolfarsi.
Ecco tutto. E ora la parola, come sempre, al lettore.
I.M.
Ottobre 1971

PARTE PRIMA

L'ITALIA N A P O L E O N I C A

CAPITOLO PRIMO

IL CONQUISTATORE

L'ultimo capitolo de L'Italia del Settecento e r a d e d i c a t o alla


Francia. Ed dalla Francia che a n c h e q u e s t o v o l u m e d e v e
p r e n d e r le mosse p e r c h la storia del nostro Paese si fa pi
a Parigi che a Torino, o a Roma, o a Napoli. L'influsso che la
rivoluzione francese esercit sull'Italia fu d a p p r i m a soltanto
ideologico e limitato a quella s p a r u t a pattuglia d'intellettuali c h ' e r a n o gli unici in g r a d o d ' i n t e n d e r n e i motivi; e di q u e sto p a r l e r e m o p i tardi. Ma dal '96 in poi le idee si present a r o n o sotto forma di baionette che misero a s o q q u a d r o l'assetto politico della penisola r i b a l t a n d o n e il vecchio equilib r i o e lasciandovi, a n c h e d o p o il l o r o ritiro, quei f e r m e n t i
che di l a poco avrebbero dato avvio ai moti risorgimentali.
Ecco p e r c h il quasi v e n t e n n a l e d o m i n i o francese fu, p e r
l'Italia, di decisiva i m p o r t a n z a .
Abbiamo lasciato i rivoluzionari di Parigi al m o m e n t o in
cui la loro ghigliottina si abbatteva sul collo del re Luigi X V I
e di sua moglie, l'austriaca Maria Antonietta. Pi che dei nemici, essi e r a n o rimasti vittime degli amici. I nobili fuggiti
oltre frontiera p e r raccogliere aiuti e r i e n t r a r e in p a t r i a a
capo di u n a spedizione punitiva, dicevano di farlo in n o m e
del Re, un fratello del quale militava nelle loro file. L'Imper a t o r e d'Austria L e o p o l d o , fratello della Regina, e il Re di
Prussia, oltre a p r e s t a r e larga ospitalit a questi fuorusciti,
m i n a c c i a v a n o d ' i n v a d e r e la Francia se q u e s t a avesse t o r t o
un capello ai suoi Sovrani. Nell'interno del Paese, e sopratt u t t o in V a n d e a , c ' e r a n o forti resistenze al n u o v o r e g i m e ,
che si manifestavano con u n a sanguinosa guerriglia. Il Re e
la R e g i n a e r a n o n a t u r a l m e n t e sospettati di stare al giuoco
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dei nemici di d e n t r o e di fuori. Ma forse a p r e g i u d i c a r e la


loro sorte n o n fu tanto l'accusa - d ' a l t r o n d e provata - d'intelligenza coi ribelli, q u a n t o il fatto che la rivoluzione aveva
bisogno, c o m e tutte le rivoluzioni, di c r e a r e nel p o p o l o u n a
psicosi di p e r s e c u z i o n e p e r ristabilirne l'unit. Il d e p u t a t o
C o u t h o n lo disse ai suoi elettori: Per consolidarci ci vuole
u n a g u e r r a . II regicidio la r e n d e v a inevitabile e obbligava
a n c h e i francesi c h e lo c o n t e s t a v a n o a stringersi i n t o r n o al
n u o v o regime.
Fu infatti la Francia a p r e n d e r e l'iniziativa s c e n d e n d o in
c a m p o c o n t r o Austria e Prussia. Le d u e Potenze raccolsero
la sfida p e r c h i fuorusciti assicuravano loro che si sarebbe
trattato di u n a passeggiata militare. Invece i d u e eserciti fur o n o fermati a Valmy dall'artiglieria francese, e p i a n c o r a
dalla nebbia. Sebbene n o n si trattasse di u n a vera e p r o p r i a
vittoria, essa fu p r e s e n t a t a c o m e tale dal g o v e r n o rivoluzionario e suscit nel Paese u n ' o n d a t a di patriottismo che somm e r s e le opposizioni. Fu in q u e s t a surriscaldata atmosfera
che l'Assemblea Nazionale, la quale aveva fin allora esercitato il p o t e r e , si sciolse p e r c e d e r e il posto a u n a Convenzione,
cio a un P a r l a m e n t o incaricato di r e d i g e r e la n u o v a Costituzione. In esso n o n c ' e r a n o dei veri e p r o p r i partiti nel
senso m o d e r n o della parola. Tutti e r a n o convinti rivoluzionari e accesi nazionalisti, che volevano la g u e r r a a oltranza,
e n o n si c o n t e n t a r o n o di quella difensiva c o r o n a t a a Valmy.
M a n d a r o n o il loro esercito a i n v a d e r e il Belgio, t u t t o r a poss e d i m e n t o austriaco, la Renania, Nizza e la Savoia, dove fur o n o banditi dei plebisciti pi o m e n o truccati c h e sancirono l'annessione alla Francia. Cos la rivoluzione cominci a
traboccare fuori del Paese.
Fu sulla sorte del Re e della Regina che la C o n v e n z i o n e
si divise. Fin allora essa e r a stata d o m i n a t a dal g r u p p o dei
Girondini, piuttosto m o d e r a t i a n c h e p e r c h r a p p r e s e n t a v a n o gl'interessi d i u n a classe b o r g h e s e , c h e n o n voleva
spingere la rivoluzione a m i s u r e estreme. C o n t r o di essi stava la fazione massimalista dei Giacobini o Montagnardi
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che, sebbene anch'essi di estrazione b o r g h e s e (in tutto quel


p a r l a m e n t o n o n c'erano che d u e popolani), si atteggiavano
a i n t e r p r e t i del proletariato - i cosiddetti Sanculotti, cio
gli sbracati - e dei suoi violenti u m o r i . In mezzo c'era la palude, cio gl'indecisi. F u r o n o c o s t o r o c h e , l a s c i a n d o s e n e
travolgere, d i e d e r o ai Giacobini la m a g g i o r a n z a necessaria
a s t r a p p a r e la c o n d a n n a a m o r t e .
Sia il Re, ai primi del ' 9 3 , che la Regina, nell'ottobre, aff r o n t a r o n o la ghigliottina con molta dignit. Ma il loro sang u e scaten la violenta reazione di tutta l ' E u r o p a m o n a r c h i ca c h e v e d e v a in q u e l l ' e p i s o d i o la fine del p r i n c i p i o di sovranit p e r diritto divino, su cui tutte le sue dinastie si reggevano. Si form u n a coalizione cui a d e r i r o n o anche il Piem o n t e , lo Stato pontificio e il R e g n o di Napoli. I vincitori di
Valmy f u r o n o a loro volta sconfitti e il l o r o G e n e r a l e , D u m o u r i e z , pass al nemico.
C o m e s e m p r e a c c a d e in q u e s t e circostanze, il p e r i c o l o
diede ancora p i forza agli estremisti che scatenarono u n ' o n data di t e r r o r e . Essi redassero u n a Costituzione di c o n t e n u to spiccatamente socialista. Ma gli stessi autori si resero conto che la sua applicazione avrebbe provocato la rivolta, e vi
r i n u n z i a r o n o p e r concentrarsi u n i c a m e n t e sul p r o b l e m a pi
urgente: la difesa nazionale. A essa fu p r e p o s t o un Comitato di salute pubblica che, p e r difendere insieme il Paese dall'invasione esterna e la rivoluzione dalla dissidenza i n t e r n a ,
d o v e t t e r i c o r r e r e alle m i s u r e pi e s t r e m e . Il g r a n d e p r o t a gonista di questa fase violenta fu Robespierre che p e r parecchi mesi n o n diede riposo alla ghigliottina, avviandovi a n c h e
i suoi vecchi amici e gli uomini p i prestigiosi del r e g i m e come D a n t o n , forse il pi g r a n d e cervello politico del m o m e n to. Alla fine sotto la ghigliottina fin anche lui (1794): un p o '
p e r c h anche i suoi complici e collaboratori si sentivano minacciati dal suo crescente satrapismo, un p o ' p e r c h di terr o r e n o n c'era pi bisogno: gl'istituti rivoluzionari e r a n o rinsaldati, e gli eserciti n e m i c i costretti a s u b i r e l'iniziativa di
quello francese, forte di 300.000 uomini. Nel '95 la coalizio11

ne si e r a sfasciata p e r il ritiro di O l a n d a , S p a g n a e Prussia.


In c a m p o restavano solo l'Inghilterra che p e r il m o m e n t o si
limitava a sorvegliare i mari, e l'Austria.
A n c h e con queste Potenze la pace e r a a p o r t a t a di m a n o .
Il p o m o della discordia e r a soprattutto il Belgio, che i francesi avevano s t r a p p a t o all'Austria. Ma questa s e m b r a v a disposta a rinunziarvi in cambio di qualche c o m p e n s o sul Ren o , e gi p e r questo si e r a n o allacciate trattative sotto banco.
A Parigi il g o v e r n o , che allora si chiamava Direttorio, e r a
o r i e n t a t o verso la distensione. C o n l'annessione del Belgio,
di Nizza e della Savoia, la Francia aveva r a g g i u n t o le cosidd e t t e frontiere n a t u r a l i , e p o t e v a c o n s i d e r a r s e n e p a g a .
F u r o n o i militari che si o p p o s e r o a qualsiasi revisione in Renania. C o n le vittorie il loro peso era cresciuto, ed essi lo facevano sentire. La diplomazia inglese che n o n voleva le basi
navali b e l g h e a disposizione della flotta francese ne a p p r o fitt p e r rilanciare la coalizione a t t i r a n d o v i la Russia. Cos,
alla fine del '95, la parola fu di n u o v o alle a r m i .
Sia la Francia c h e i suoi avversari e r a n o convinti c h e la
c a m p a g n a si sarebbe svolta in G e r m a n i a , e l c o m i n c i a r o n o
ad a m m a s s a r e le loro forze. Ma il Direttorio incluse nel suo
p i a n o a n c h e u n a m a n o v r a di diversione in Italia che obbligasse l'Austria a dislocarvi p a r t e del suo esercito. Per questo
compito secondario fu prescelto un Generale di a p p e n a
ventisette anni: N a p o l e o n e B o n a p a r t e .
N o n ci s o g n a m o di ricostruirne la storia e la personalit, illustrate in migliaia di biografie e in centinaia di d r a m m i e
di film. N a p o l e o n e u n a delle p o c h e figure, di cui tutti sanno a l m e n o le cose essenziali: c h ' e r a n a t o in Corsica da u n a
famiglia d i o r i g i n e t o s c a n a , c h ' e r a c a p i t a n o d i artiglieria
q u a n d o scoppi la rivoluzione di cui si mise subito al servizio, c h e si e r a distinto r e p r i m e n d o s p i e t a t a m e n t e coi suoi
c a n n o n i i moti controrivoluzionari di Tolone, che doveva la
r a p i d i t della sua c a r r i e r a all'amicizia di R o b e s p i e r r e , la
quale poi gli e r a costata il siluramento.
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A r i p o r t a r l o a galla e r a n o stati un p o ' gli avvenimenti p o litici, un p o ' gl'intrighi d'alcova. D o p o la liquidazione di Rob e s p i e r r e , i c o n t r o r i v o l u z i o n a r i a v e v a n o rialzato la cresta.
Anche a Parigi ci furono dei moti, e p e r schiacciarli n e s s u n o
aveva le carte pi in regola di N a p o l e o n e che gi in questo
g e n e r e di o p e r a z i o n i aveva d a t o p r o v a d e i suoi talenti. Li
c o n f e r m a m m u c c h i a n d o sui selciati di Parigi t r e c e n t o cadaveri, e p e r di pi e n t r nelle grazie di u n o dei pi p o t e n ti m e m b r i del Direttorio, Barras, s p o s a n d o n e l'amante, Gius e p p i n a B e a u h a r n a i s , v e d o v a d ' u n altro G e n e r a l e , c h e d a
b u o n a moglie francese aveva l'abitudine di t r a d i r e i p r o p r i
mariti, ma a n c h e di aiutarli nella carriera. Q u a n t o essa abbia influito nella n o m i n a del B o n a p a r t e a c o m a n d a n t e del
c o r p o di s p e d i z i o n e d e s t i n a t o all'Italia, n o n si sa. Ma c h e
v'influ, s e m b r a accertato.
Era il m a r z o del 1796.
Q u e s t o c o r p o d i spedizione e r a c o m p o s t o d i 30.000 u o mini, c h e a veri e p r o p r i soldati somigliavano poco. E r a n o
a n c o r a di quelli che il g o v e r n o rivoluzionario, con le casse
vuote, aveva spedito sulle frontiere p e r p a r a r e l'aggressione
con l ' o r d i n e di a r r a n g i a r s i , cio di m a n t e n e r s i da soli sulle
risorse dei t e r r i t o r i o c c u p a t i . Versavano in tali c o n d i z i o n i
che gli storici francesi h a n n o d e d i c a t o a d d i r i t t u r a dei libri
alla descrizione delle loro dilapidate uniformi e dei loro m o di inselvatichiti. Vivevano di r a p i n e c o m e u n ' o r d a b a r b a r i ca, e Alfieri li chiam un pidocchiume.
B o n a p a r t e n o n si lasci s g o m e n t a r e dall'aspetto di questi
miserabili capelloni in stracci e ciocie, q u a n d o il 2 m a r z o
ne assunse a Nizza il c o m a n d o , sebbene a n c h e a lui il Direttorio avesse d e t t o di a r r a n g i a r s i sia p e r i r i f o r n i m e n t i c h e
p e r la cinquina. Sapeva che p e r questo poteva c o n t a r e sull'eccezionali q u a l i t organizzative d i u n s u o c o m p a e s a n o
crso, Saliceti, che lo aveva a c c o m p a g n a t o , anzi che lo aveva
p r e c e d u t o in qualit di Commissario. I Commissari e r a n o
agenti di fiducia che il g o v e r n o rivoluzionario metteva alle
calcagna dei capi militari c o n c o m p i t i vari d i p r o p a g a n d a
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fra le t r u p p e , di consulenza politica, ma s o p r a t t u t t o di sorveglianza: molti ufficiali e r a n o di s e n t i m e n t i m o n a r c h i c i , e


talvolta sabotavano gli o r d i n i o passavano al n e m i c o , c o m e
aveva fatto D u m o u r i e z . Ma fra B o n a p a r t e e Saliceti i r a p p o r t i n o n e r a n o questi. Legati da u n a vecchia amicizia di famiglia, avevano e n t r a m b i fatto p a r t e del clan di Robespierr e , si e r a n o r e c i p r o c a m e n t e aiutati nei trambusti della rivoluzione e nei repentagli delle purghe, i n s o m m a e r a n o , da
b u o n i crsi, compari.
M e n t r e Saliceti sfamava quell'orda con implacabili requisizioni e l'equipaggiava c o n t r a t t a n d o sulla p r o p r i a r e s p o n sabilit u n p r e s t i t o c o n l e b a n c h e d i G e n o v a , N a p o l e o n e
metteva a p u n t o il suo p i a n o , senza t e n e r il m e n o m o conto
degli o r d i n i ricevuti. N o n e r a affatto disposto a fare il comp r i m a r i o dei suoi colleghi H o c h e e M o r e a u , p r e p o s t i all'esercito che o p e r a v a in G e r m a n i a . P u r al c o m a n d o di quelle
scalcagnate forze, la c a m p a g n a e r a b e n deciso a risolverla
lui, d i v e n t a n d o n e il protagonista. In c u o r suo aveva gi disobbedito, e seguiter a farlo senza esitazioni, m e t t e n d o reg o l a r m e n t e il D i r e t t o r i o di fronte al fatto c o m p i u t o : ma
c o m p i u t o con la vittoria.
Il t e r r e n o lo aveva gi coscienziosamente studiato all'Istit u t o T o p o g r a f i c o d i Parigi. O r a studiava, sui r a p p o r t i d e i
suoi i n f o r m a t o r i , lo s c h i e r a m e n t o n e m i c o p e r t r o v a r e il
p u n t o p i favorevole a r o m p e r n e il fronte. Q u e s t o schieram e n t o d i s p o n e v a di 60.000 u o m i n i , il d o p p i o dei suoi. Ma
m e t e r a n o austriaci, m e t piemontesi, che collaboravano al
solito m o d o , cio diffidando gli uni degli altri. Il p u n t o d e bole e r a la loro saldatura, cio la loro m a n c a n z a di saldatura. Costeggiando il colle di C a d i b o n a fra le Alpi e il m a r e , ci
si poteva insinuare tra loro e affrontarli s e p a r a t a m e n t e .
Il 28 m a r z o B o n a p a r t e lanci ai suoi soldati il famoso
p r o c l a m a : Voi siete n u d i e affamati... Io voglio c o n d u r v i
nelle p i fertili p i a n u r e del m o n d o . Vi troverete gloria, o n o r e , ricchezza... Q u e s t e sono le parole registrate all'anagrafe
della Storia. In realt p a r e che l'ultima frase suonasse: Vi
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t r o v e r e t e gloria e p r e d a , c h e s ' i n t o n a v a m o l t o m e g l i o ai
sentimenti di quegli u o m i n i . C o m u n q u e , fu in questo senso
ch'essi i n t e r p r e t a r o n o l'appello.
M a d i p r o c l a m i , N a p o l e o n e n e firm c o n t e m p o r a n e a m e n t e a n c h e un altro, in cui c'era p r o b a b i l m e n t e lo zampino di Saliceti, alle popolazioni piemontesi: Il G o v e r n o della Repubblica s a p r riconoscere in o g n i m o m e n t o i p o p o l i
che sono p r o n t i a scuotere, con u n o sforzo g e n e r o s o , il giogo della tirannia!...
La politica del B o n a p a r t e nel n o s t r o Paese n o n riuscir
pi a liberarsi da questa contraddizione, e p e r vent'anni gl'italiani n o n s a p r a n n o se N a p o l e o n e li scuote dai gioghi o li
tratta da p r e d a .

CAPITOLO SECONDO

LA PREDA

La c o m p a r s a di N a p o l e o n e rimescolava tutto l'assetto degli


Stati italiani, che da mezzo secolo n o n aveva p i subito traumi. Richiamiamolo r a p i d a m e n t e alla m e m o r i a del lettore.
I Savoia r e g n a v a n o sul P i e m o n t e e la S a r d e g n a . La L o m b a r d i a e r a u n a p r o v i n c i a austriaca. G e n o v a serbava l a sua
a u t o n o m i a . Il Veneto faceva Repubblica con Venezia e il suo
r e s i d u o strascico di dipendenze istriane e d a l m a t e fino a
Corf. A s u d del Po sopravvivevano i vecchi Ducati di Parma e Piacenza sotto i B o r b o n e , e di M o d e n a e Reggio sotto
gli Este, senz'altro a v v e n i r e che il loro passato. Poi c o m i n ciavano le Legazioni (Ferrara, Bologna ecc.), p u n t a avanzata d e g l i Stati pontifici c h e i n g l o b a v a n o R o m a g n a , M a r che, U m b r i a e Lazio. La Toscana faceva a n c o r a G r a n d u c a t o
sotto la dinastia d e i L o r e n a , ma con l'eccezione di Lucca,
Repubblica i n d i p e n d e n t e . Dall'Abruzzo in gi e r a tutto Reg n o delle D u e Sicilie, o Reame c o m e si chiamava p e r a n t o n o masia, sotto la dinastia dei B o r b o n e di Napoli.
II deus ex machina, lo Stato-guida di questa costellazione era
l'Austria, d i r e t t a m e n t e p a d r o n a della L o m b a r d i a , indirettam e n t e della Toscana p e r c h il G r a n d u c a a p p a r t e n e v a alla
stessa casa dell'Imperatore di Vienna, anzi era suo fratello, e
del R e a m e , che la regina Maria Carolina, a sua volta zia dell ' I m p e r a t o r e , aveva sottratto all'influenza dei B o r b o n e spagnoli, cui suo marito F e r d i n a n d o a p p a r t e n e v a , p e r metterla
sotto quella degli Asburgo-Lorena. Questo groviglio dinastico
p i u t t o s t o complicato, lo s a p p i a m o . Ma chi voglia meglio
informarsene p u rifarsi alla nostra Italia del Settecento, dove
ne abbiamo ritessuto pi dettagliatamente la trama.
17

E r a u n a tipica s i s t e m a z i o n e da ancien regime, in cui gli


Stati venivano considerati p a t r i m o n i o personale dei vari titolari, che ogni tanto a d d i r i t t u r a se li barattavano c o m e fattorie. In essi n o n c ' e r a p o s t o p e r altri p r o t a g o n i s t i c h e il
Principe, laico o ecclesiastico che fosse. Anche l dove vigeva un r e g i m e r e p u b b l i c a n o - c o m e a Venezia, a Genova e a
Lucca -, il p o t e r e s'incarnava in un piccolo g r u p p o di u o m i ni o di famiglie che lo esercitavano c o m e loro esclusivo m o nopolio. Il p o t e r e era tutto, e tutto era del p o t e r e . A n c h e la
c u l t u r a e r a r i m a s t a legata al suo c a r r o , e la massa, oltre a
n o n avere s t r u m e n t i p e r esprimersi (istituti rappresentativi,
partiti politici, giornali), n o n aveva n e m m e n o la coscienza
di s e un alfabeto con cui formarsela e manifestarla.
M a qui o c c o r r e u n a b r e v e p a n o r a m i c a della situazione
sociale p e r c h fu p r o p r i o su di essa che l'esercito rivoluzionario di N a p o l e o n e , a differenza di tutti gli altri invasori che
nei secoli lo avevano p r e c e d u t o , ag da e l e m e n t o catalizzatore c r e a n d o , in c o n t r a p p o s t o al Principe, un n u o v o interlocutore: la pubblica o p i n i o n e . C h e questa fosse pi ostile che
favorevole ai n u o v i v e n u t i , c o n t a p o c o . Ci c h e c o n t a
ch'essi la evocarono e la c h i a m a r o n o nel giuoco politico.
L'opinione dei milanesi nello spazio di un mese cambiata
ed un avvenimento [la rivoluzione francese}, che d a p p r i n c i p i o
fu accolto con a m m i r a z i o n e e con giubilo, poco d o p o si rig u a r d con dileggio e c o m e u n a pubblica sciagura scriveva
con a m a r e z z a Pietro Verri nei suoi Pensieri sulla rivoluzione.
La sua diagnosi e r a sostanzialmente esatta, e n o n si applicava soltanto a Milano. In tutta Italia, all'iniziale o n d a t a d'entusiasmo p e r le g r a n d i notizie che g i u n g e v a n o da Parigi, ne
e r a seguita u n a di s b i g o t t i m e n t o . Ed facile r i c o s t r u i r n e i
motivi.
L a r i v o l u z i o n e francese, m a l g r a d o c e r t e s u e v e n a t u r e
proletarie e socialiste, era un fatto essenzialmente borghese.
Ma in Italia di borghesia ce n'era poca e di poco peso. Quella che si e r a formata nell'et c o m u n a l e del T r e e del Q u a t 18

t r o c e n t o si e r a sbriciolata sotto i regimi s p a g n o l i e c o n t r o riformisti che avevano r e s t a u r a t o un tipo di societ feudale.


La s c o p e r t a d e l l ' A m e r i c a c h e aveva s p o s t a t o i traffici d a l
M e d i t e r r a n e o all'Atlantico e l'inflazione d o v u t a all'alluvione
d e l l ' o r o e d e l l ' a r g e n t o a m e r i c a n i a v e v a n o r o v i n a t o i nostri
ceti industriali e mercantili. E la C o n t r o r i f o r m a li aveva m o r a l m e n t e screditati r i p r i s t i n a n d o i valori d e l s a n g u e e d e l
r a n g o al di sopra di quelli economici e culturali. M e n t r e nell ' E u r o p a riformata l ' i m p r e n d i t o r e p r e n d e v a il sopravvento
sul n o b i l e , i m p o n e n d o i suoi valori - il l a v o r o e il r i s p a r mio -, in S p a g n a e in Italia e r a il nobile t e r r i e r o e r e d d i t i e r o
che p r e n d e v a il sopravvento s u l l ' i m p r e n d i t o r e facendo dell'ozio e del fasto un criterio di distinzione sociale.
Nel Settecento un p o ' di ceto m e d i o si e r a riformato, ma
n o n dappertutto e n o n in m o d o omogeneo. Come abbiamo
d e t t o nel v o l u m e dedicato a q u e s t o secolo, solo in L o m b a r dia si p o t e v a p a r l a r e di un capitalismo industriale. A dargli
avvo e r a n o stati q u e i fittavoli che, d o p o aver esercitato le
l o r o c a p a c i t i m p r e n d i t o r i a l i n e l l a cascina - c h ' e r a a n c h e
u n a piccola i n d u s t r i a d i trasformazione - , avevano i m p i a n tato fabbriche e m a n i f a t t u r e in citt. N o n e s a g e r i a m o n e la
p o r t a t a . Q u e l l a l o m b a r d a e r a a n c o r a u n a societ d i t i p o
spagnolesco, cio d o m i n a t a dall'aristocrazia e dai suoi interessi e privilegi. Per accanto ad essa s'era f o r m a t o un ceto
b o r g h e s e , che cresceva in p r o p o r z i o n e alla sua forza economica.
Di q u e s t o ceto ce n ' e r a a n c h e in Toscana, ma aveva
tutt'altre origini e attitudini. Q u i e r a n o gli stessi terrieri che,
spintivi dalle illuminate riforme di Pietro L e o p o l d o , si erano fatti i m p r e n d i t o r i , ma r i m a n e n d o terrieri. La fattoria toscana e r a diventata, p e r quei t e m p i , u n m o d e l l o d ' i m p r e s a
agricola, ma n o n ne varcava i limiti. A differenza della cascina l o m b a r d a , n o n sviluppava i n d u s t r i e di t r a s f o r m a z i o n e .
Era la cabina di c o m a n d o di un padrone che il c o m a n d o
lo esercitava di p e r s o n a , i m p e g n a n d o s i nelle sue t e r r e , migliorandole, c e r c a n d o di c a v a r n e il massimo, ma a n c h e in19

vestendovi tutti gli utili che ne traeva. Fabbriche in citt n o n


n e i m p i a n t a v a . Anzi, m e n t r e i n L o m b a r d i a l ' i m p r e n d i t o r e
s p r e m e v a la t e r r a p e r fondare la manifattura in citt, in Toscana il professionista, l'artigiano e il m e r c a n t e arricchiti in
citt investivano il loro capitale in t e r r a e acquistavano m e n talit e costume di terrieri.
O g n i r e g i o n e i n s o m m a aveva u n suo tipo d i b o r g h e s i a .
In P i e m o n t e la formavano i funzionari dello Stato. A R o m a ,
i notai e impiegati della Curia. Nel Sud, gli avvocati. E oltre
alla povert dei suoi r a n g h i e dei suoi conti in banca, a n c h e
questa diversit di formazione, e q u i n d i a n c h e di vocazioni,
c o n t r i b u i v a alla sua debolezza. L ' i m p r e n d i t o r e m i l a n e s e
aveva p o c o in c o m u n e col paglietta n a p o l e t a n o e questi
col bottegaio fiorentino. Ma a ostacolare la nascita fra loro
di u n a coscienza di classe e di u n a c o m u n i t d ' i n t e r e s s i e
d'intenti c'erano a n c h e altre d u e circostanze.
La p r i m a e r a il policentrismo italiano. L'elaborazione di
un p e n s i e r o o di un m o v i m e n t o facile l d o v e u n a sola
citt in g r a d o di d e c i d e r e p e r l'intera n a z i o n e . In q u e s t e
condizioni, grazie ai suoi l u n g h i secoli di storia unitaria, era
la Francia. Parigi aveva d a t o e dava a tutta la borghesia francese u n o s t a m p o o m o g e n e o , il p u n t o d'incontro, il costume,
il linguaggio. T u t t o e r a n a t o l, e tutto l si decideva. In Italia questo mancava. La nobilt aveva i suoi centri di p o t e r e
nelle varie Corti. Il clero lo aveva nella Curia. La borghesia
n o n lo aveva.
L'altro m o t i v o di d e b o l e z z a e r a il suo i s o l a m e n t o . In
Francia e in I n g h i l t e r r a essa attingeva la sua forza alle classi
popolari con cui aveva instaurato dei r a p p o r t i di cultura. In
questi paesi, grazie alla diffusione dell'alfabeto, l'intellettuale si e r a scosso di dosso la d i p e n d e n z a d a l p o t e n t e c h e un
t e m p o lo finanziava p e r t e n e r l o asservito al suo c a r r o . O r mai gli bastavano i diritti d ' a u t o r e , cio i p r o v e n t i che gli venivano dalla vendita delle sue o p e r e . Da allora si e r a abituato a p a r l a r e al pubblico, e il p u b b l i c o si e r a a b i t u a t o ad
ascoltarlo. Cos si e r a f o r m a t a quella meravigliosa u n i t di
20

linguaggio che in Francia fa t u t t ' u n o fra lingua scritta e ling u a parlata. E cos i valori ideali della borghesia - la libert,
la giustizia, il p r o g r e s s o - e r a n o d i v e n t a t i p a t r i m o n i o del
p o p o l o , c h e p e r essi sal sulle b a r r i c a t e e li fece t r i o n f a r e .
C h e in s e g u i t o la b o r g h e s i a li abbia t r a d i t i o sacrificati ai
p r o p r i egoismi, un altro discorso, che r i g u a r d a il poi. Alla
vigilia e al m o m e n t o della rivoluzione, b o r g h e s i a e p o p o l o
furono insieme p e r c h gi da un pezzo lo e r a n o , grazie alla
cultura.
In Italia queste condizioni m a n c a v a n o totalmente. O l t r e
ad essere pochi, e t e r o g e n e i e poveri, i b o r g h e s i e r a n o soli.
U n colloquio c o n l e m a s s e n o n a v e v a n o m a i p o t u t o istaurarlo p e r c h ne m a n c a v a lo s t r u m e n t o f o n d a m e n t a l e : l'alfabeto. La Chiesa, c h e aveva il m o n o p o l i o dell'istruzione scolastica, n o n aveva sentito il bisogno di diffonderlo, da q u a n do il Concilio di T r e n t o aveva f o r m a l m e n t e r i b a d i t o c h e il
c r e d e n t e n o n aveva affatto il d o v e r e , anzi n o n aveva n e m m e n o il diritto di leggere e d ' i n t e r p r e t a r e le Sacre Scritture.
Di esse si era perfino proibita la t r a d u z i o n e in lingua italiana a p p u n t o p e r riservare al p r e t e il c o m p i t o di decifrarle. Il
Verbo doveva restare un'esclusiva di casta, e la cultura si era
a d e g u a t a al sistema. Essa e r a d i v e n t a t a un circolo chiuso e
asfittico di iniziati che si p a r l a v a n o solo tra loro nell'ambito delle Accademie finanziate dal p o t e n t e . A c h e scopo
scrivere libri se n o n ho p i a chi dedicarli? diceva Frugoni,
c a d u t o in disgrazia presso i suoi protettori. Infatti, a n c h e se
li avesse scritti, n o n avrebbe avuto di che pubblicarli p e r c h
alle spese di s t a m p a e r a d'uso che provvedesse il destinatario della dedica - di solito un Principe o un Cardinale -, n o n
essendoci un pubblico in g r a d o di acquistarli.
E r a q u e s t a m a n c a n z a d i u n a c u l t u r a m e d i a (che quella
a c c a d e m i c a a n c o r oggi s e g u i t a s t u p i d a m e n t e a s p r e g i a r e )
che isolava la borghesia, le impediva di allacciare il dialogo
c o n le classi p o p o l a r i e di suscitarvi u n ' e c o . Verri lo aveva
capito. Se n o n s'illumina p r i m a la plebe - aveva scritto nei
suoi Pensieri -, s'ella n o n costringe poi i nobili a piegarsi, u n a
21

rivoluzione n o n p u da noi cagionare che r a p i n e e saccheggi. Ma q u e s t a i l l u m i n a z i o n e n o n si p o t e v a o p e r a r e d ' u n


tratto, g i r a n d o l'interruttore. Francia e I n g h i l t e r r a ci avevano messo pi di d u e secoli: i d u e secoli che noi avevamo impiegato a fare della cultura un'esclusiva di pochi, anzi di p o chissimi: u n a mafia al servizio di quella del p o t e r e . Fra la
c u l t u r a e il p o p o l o n o n c'era pi in c o m u n e n e a n c h e la lingua. M e n t r e in Francia si scriveva quella di Voltaire, in Italia si scriveva quella di Vico. Il lettore le m e t t a a confronto.
Per le g a m b e di un intellettuale cos condizionato, l'Illum i n i s m o r a p p r e s e n t a v a il passo pi l u n g o . Esso gli p e r m e t teva di a s s u m e r e un'etichetta progressiva, ma al r i p a r o da
q u a l u n q u e accusa di eversione. Gl'illuministi n o n e r a n o dei
rivoluzionari. N o n volevano affatto d i s t r u g g e r e l'ordine costituito. Sia il Verri, q u a n d o reclamava il riassetto m o n e t a rio in L o m b a r d i a , che il Beccaria, q u a n d o chiedeva l'abolizione della p e n a di m o r t e , collaboravano col p o t e r e , e p e n s a v a n o p i a inserirvisi c h e a sovvertirlo. E r a n o i n s o m m a
dei moderati avanti lettera, n altro p o t e v a n o essere p e r i
motivi c h e a b b i a m o d e t t o : e r a n o pochi, e r a n o soli, n o n p o tevano c o n t a r e su n e s s u n a p p o g g i o p o p o l a r e , e q u i n d i il p o tere restava l'unico loro sostegno e l'unico loro interlocutor e . Il l o r o g i o r n a l e , II Caff di M i l a n o , n o n si rivolgeva al
pubblico (che n o n c'era), ma ai p a d r o n i del v a p o r e (austriaci), p e r s p i n g e r l i a p r e n d e r e le m i s u r e ch'esso r i t e n e v a le
pi efficaci p e r l ' a m m o d e r n a m e n t o , e q u i n d i p e r il p o t e n ziamento, del sistema. Era u n a collaborazione che, a n c h e
q u a n d o assumeva t o n i di critica vivace, n o n diventava m a i
contestazione. N o n poteva diventarlo p e r c h gliene mancava la f o n d a m e n t a l e a r m a di ricatto: l'appello alla pubblica
opinione.
Ecco p e r c h la rivoluzione francese aveva suscitato quelle due ondate di sentimenti contraddittori. Dapprincipio
l ' o p i n i o n e b o r g h e s e c h e , i n m a n c a n z a d i quella p o p o l a r e ,
e r a l'unica a potersi qualificare opinione, vide nei fatti di
Parigi il c o r o n a m e n t o del s o g n o illuministico di un p o t e r e
22

c h e liquidava le sue b a r d a t u r e feudali p e r darsi un assetto


p i funzionale e m o d e r n o , basato sulla libert e la giustizia.
Alfieri innalz un i n n o a Parigi sbastigliata, e perfino un p o e ta t i m i d o e t i m o r a t o c o m e I p p o l i t o P i n d e m o n t e le d e d i c
un poema.
Ma q u a n d o cominciarono ad arrivare le notizie delle barricate, del s a n g u e , del Re fatto prigioniero, dei preti costrett i a l l ' a b i u r a , l a c u l t u r a italiana i n o r r i d . N o n a v e n d o m a i
servito il p o p o l o , ma solo il p o t e r e , nel m o m e n t o del pericolo si sentiva pi solidale col p o t e r e che col p o p o l o . Ancorata
c o m ' e r a a u n a t r a d i z i o n e c o r t i g i a n a , cosa a v r e b b e fatto il
g i o r n o in cui le Corti fossero v e n u t e a mancarle? Principi e
Prelati e r a n o la sua unica clientela. Poeti, letterati, scultori,
pittori, architetti n o n avevano mai lavorato che p e r loro. Far
c a u s a c o m u n e col p o p o l o n o n e r a n e a n c h e u n salto nel
buio, ma un salto nel vuoto p e r c h il p o p o l o n o n c'era. C'era soltanto u n a plebe analfabeta, in s t r a g r a n d e m a g g i o r a n za c o n t a d i n a e q u i n d i refrattaria a esigenze di m o d e r n i t e
di p r o g r e s s o .
Infatti, p r i m a che le a r m a t e francesi si affacciassero sulle
Alpi, veri e p r o p r i contraccolpi rivoluzionari in Italia n o n ce
ne f u r o n o . In P i e m o n t e si manifest q u a l c h e agitazione di
proletariato scontento che invi u n a petizione al Re p e r c h
riducesse gli abusi dei nobili e addossasse a n c h e a loro u n a
p a r t e del peso fiscale. Non vogliamo esser piemontesi, siam
francesi! dicevano i sottoscrittori. Un analogo g r i d o - Vul i m m e fa' c o m e li francise! - riecheggi in Basilicata, dove
fu b a n d i t o u n o sciopero di contribuenti. Ma inutile cercar
di m a g g i o r a r e , c o m e fanno certi nostri storici, il significato
di questi episodietti. Sotto di essi covava soltanto il solito spirito p r o t e s t a t a r i o delle masse italiane, capaci di t u m u l t i , al
massimo di rivolte, ma n o n di rivoluzioni. Per rivoluzione,
esse i n t e n d e v a n o l'evasione fiscale.
Ma le cose c a m b i a r o n o q u a n d o , o l t r e c h e con le i d e e , la
Francia buss alle p o r t e d'Italia coi suoi soldati. C o m e ab23

b i a m o gi detto, essa n o n si c o n t e n t di r e s p i n g e r e a Valmy


il p r i m o tentativo d'invasione c o m p i u t o da Austria e Prussia
p e r r e s t a u r a r e a Parigi il vecchio regime. I suoi eserciti pass a r o n o all'offensiva, i n v a s e r o il Belgio e la R e n a n i a , e con
un colpo di m a n o o c c u p a r o n o la Savoia e Nizza.
Q u e s t i successi n o n r i m a s e r o senza effetti. Ma q u i bisog n a i n t e n d e r c i fuori di o g n i facile retorica e mitologia. L'Italia e r a abituata a far da premio del vincitore c m e diceva Voltaire. Fin dai t e m p i di Carlo V I I I , cio da quasi tre secoli, ogni invasore ci aveva s e m p r e trovato u n a quinta colonna p r o n t a a s e c o n d a r l o u n p o ' p e r a c c a p a r r a r s i u n a
compartecipazione agli utili della vittoria, un p o ' nella sper a n z a c h e il p a d r o n e n u o v o fosse migliore e p i g e n e r o s o
- o p i raggirabile - di quello vecchio. Fin d'allora infatti i
veri partiti italiani e r a n o stati quello francese, quello spag n o l o e quello a u s t r i a c o . N e s s u n o di essi aveva u n a base
ideologica, n p o t e v a averla p e r c h q u e s t e t r e Potenze inc a r n a v a n o lo stesso tipo di r e g i m e , basato sull'assolutismo e
sui privilegi di casta.
Stavolta la cosa e r a diversa. Nella quinta colonna di
simpatizzanti della Francia, forse c'era q u a l c u n o c h e su di
essa p u n t a v a p e r il solito d e s i d e r i o di t r o v a r s i dalla p a r t e
del vincitore. Ma c'erano a n c h e quelli che a tale scelta e r a n o
stati indotti da altri e pi nobili motivi. Essi sentivano, o speravano, che un'invasione francese n o n si sarebbe risolta solt a n t o n e l solito c a m b i o d i p a d r o n e , m a a v r e b b e sconvolto
tutto l'assetto italiano. Si trattava solo di u n a s p a r u t a m i n o ranza d'intellettuali. Ma c'era. E la sua p r e s e n z a d o c u m e n tava l ' i n c r i n a t u r a , d e s t i n a t a a trasformarsi con lo sviluppo
degli avvenimenti in r o t t u r a , che si era verificata nel fronte
della cosiddetta intellighenzia italiana.
P r n u b a dello scisma fu s o p r a t t u t t o la Massoneria. L u n go tutto il Settecento essa e r a rimasta divisa in varie c o r r e n ti i d e o l o g i c h e , ma n o n c' d u b b i o c h e ad avervi il s o p r a v v e n t o e r a n o quelle illuministiche: t a n t ' v e r o c h e v i e r a n o
iscritti dei sacerdoti, degli ufficiali, dei funzionari, perfino
24

dei Sovrani. N o n aveva n e s s u n a u n i t organizzativa, seguiva riti diversi, e forse il suo successo e r a d o v u t o p i che alt r o agli oscuri simboli e alle complicate liturgie, che d a v a n o
agl'iniziati il brivido del mistero. Ma a p a r t i r e dall'89 le logge francesi si t r a s f o r m a r o n o in c e n t r a l i r i v o l u z i o n a r i e , il
c o n t a g i o su quelle italiane fu i m m e d i a t o , e a l t r e t t a n t o imm e d i a t a fu la reazione dei governi. Da tollerate e in qualche
caso a d d i r i t t u r a incoraggiate e p r o t e t t e , le logge si trovarono perseguitate. E ci pose i loro a d e r e n t i di fronte all'alternativa: o r i e n t r a r e n e l l ' o r d i n e a c c e t t a n d o quello costituito,
o saltare il fosso s p o s a n d o la causa rivoluzionaria. Scegliere
l a p r i m a s t r a d a significava c o n f e r m a r e l a p r o p r i a fiducia
nelle capacit evolutive e riformistiche del vecchio regime: e
questa e r a la posizione moderata. Scegliere la seconda significava s c e n d e r e col vecchio r e g i m e in u n a lotta a oltranza: e questa e r a la posizione democratica o giacobina.
I p i scelsero la p r i m a n o n solo p e r c h e r a la m e n o scom o d a e rischiosa, ma a n c h e la pi congeniale alla tradizione
cortigiana e conformista del p e n s i e r o italiano. Un alibi tuttavia lo avevano, di cui n o n si poteva contestare la fondatezza: che rivoluzione - essi dicevano r i e c h e g g i a n d o il Verri si p u fare senza le m a s s e , e d o v e s o n o in Italia le m a s s e
p r o n t e a raccogliere un messaggio rivoluzionario? Il seguito
degli avvenimenti avrebbe d i m o s t r a t o a n c h e t r o p p o la validit di questa obbiezione.
Coloro che scelsero la seconda strada, i giacobini, avev a n o della situazione u n ' i d e a m o l t o p i astratta, che stava
p e r avviarli alle p i cocenti delusioni. N o n m i s u r a v a n o la
p r o p r i a solitudine e r i p o n e v a n o nella Francia u n a fiducia
che sarebbe stata l a r g a m e n t e tradita. Ma u n a cosa avevano
capito, la cosa f o n d a m e n t a l e : che le s t r u t t u r e degli Stati tradizionali n o n e r a n o riformabili dal d i d e n t r o . B i s o g n a v a
spazzarli via, tutti, c o n u n ' a z i o n e violenta, dal basso: il c h e
c o m p o r t a v a u n a visione, c o m e o g g i s i d i r e b b e , globale,
cio nazionale, del p r o b l e m a italiano.
I d e b u t t i di questa n u o v a forza f u r o n o , c o m ' e r a logico,
25

infelici. Il processo di chiarificazione ideologica si o p e r lent a m e n t e attraverso dibattiti spesso oziosi e confusi. E i p r i m i
assaggi di azione politica, p r i m a d e l l ' a r r i v o di N a p o l e o n e ,
r i v e l a r o n o l ' i m m a t u r i t e spesso a n c h e la fragilit m o r a l e
dei loro autori. Ci limitiamo agli episodi salienti.
Era fatale che il via venisse dal P i e m o n t e , lo Stato p i
vicino alla Francia e pi d i r e t t a m e n t e esposto alla minaccia
dei suoi eserciti. Q u i la scelta era p e r e n t o r i a e n o n si poteva
l i m i t a r e al p i a n o ideologico: o con la p a t r i a p i e m o n t e s e o
c o n la F r a n c i a r i v o l u z i o n a r i a , a n c h e se n e m i c a . Le l o g g e
m a s s o n i c h e di Alba, Asti, Vercelli, N o v a r a d i v e n t a r o n o i
centri di un v e r o e p r o p r i o c o m p l o t t o . I c o n g i u r a t i si p r o p o n e v a n o , q u a n d o l'esercito francese avesse p r e s o l'offensiva, d ' i m p a d r o n i r s i c o n un colpo di m a n o della cittadella di
Torino, sequestrare il Re e p r o c l a m a r e la Repubblica.
D u b i t i a m o m o l t o c h e ci s a r e b b e r o riusciti p e r c h , c o m e
poi si vide, i cospiratori n o n avevano nessun seguito nel p o polo e tanto m e n o nelle t r u p p e . C o m u n q u e , la polizia n o n
gli d e t t e il t e m p o di t e n t a r e . U n o dei capi, il Barolo, cedette
sotto g l ' i n t e r r o g a t o r i e rivel il p i a n o e i n o m i d e i partecip a n t i . Alcuni riuscirono a fuggire e a riparare oltralpe. Gli
altri finirono in galera e d u e sulla forca.
Analoga sorte s u b i r o n o i loro confratelli di Napoli. Anche qui, secondo il modello francese, alcune logge si e r a n o
trasformate in clubs sotto la regia di un abate, il J e r o c a d e s , e
di un nobile, il L a u b e r g . Q u e s t o abbastanza significativo:
d i m o s t r a la p o v e r t e debolezza della borghesia m e r i d i o n a le, costretta a c e d e r e alla nobilt e al clero a n c h e l'iniziativa
rivoluzionaria. I clubs poi si fusero in u n a Societ Patriottica che cerc di svolgere o p e r a di proselitismo fra le masse
popolari, ma senza sortire altro risultato che quello di scaten a r e i furori della polizia. La r e p r e s s i o n e fu d u r a . Il ministro Medici che tent di addolcirla ci rimise il posto e fin in
galera a n c h e lui. A n c h e qui molti arrestati d e n u n z i a r o n o i
p r o p r i c o m p a g n i , tre dei quali salirono il patibolo. U n o solo, De MeOj d i e d e p r o v a fino in fondo di stoico coraggio.
26

Di conati ce ne f u r o n o altri, q u a e l. A B o l o g n a lo stud e n t e Zamboni, che aveva fatto il suo a p p r e n d i s t a t o rivoluzionario a Marsiglia, cerc di reclutare adepti p e r u n ' i n s u r rezione, e anzi si dice che la coccarda ch'egli distribu c o m e
distintivo sia stata il p r i m o tricolore. In realt si trattava invece d ' u n bicolore, bianco e rosso. Il g i o r n o stabilito p e r la
rivolta n o n si p r e s e n t che u n o s t u d e n t e di teologia, De Rolandis, che poi v e n n e impiccato, m e n t r e Z a m b o n i si suicidava in carcere.
Ma forse l'episodio pi saliente, p e r c h il p i indicativo
degli u m o r i popolari, fu quello che si svolse a R o m a , nel ' 9 3 .
Il p a p a Pio VI e r a stato esplicito nella c o n d a n n a del r e g i m e
rivoluzionario, e la sua polizia l'aveva t r a d o t t a n e l l ' a r r e s t o
di d u e artisti della scuola francese. Parigi aveva s p e d i t o a
R o m a un suo emissario, il giornalista Basseville, a c h i e d e r e
spiegazioni e a svolgere o p e r a di p r o p a g a n d a . C o m e p r i m a
cosa egli reclam la sostituzione dello s t e m m a repubblicano
a quello m o n a r c h i c o nella sede dell'ambasciata. La C u r i a si
o p p o s e , e la Francia minacci r a p p r e s a g l i e . Stavolta n o n ci
fu bisogno di r i c o r r e r e alla polizia p e r d i s p e r d e r e il piccolo
g r u p p o d'intellettuali che si e r a raccolto i n t o r n o a Basseville. Il p o p o l i n o infuriato i r r u p p e nella residenza del francese e lo linci. Il poeta Monti ne fu entusiasta e sciolse un inno ai massacratori, la Bassvilliana, che a n d a r u b a : ne furono s t a m p a t e e v e n d u t e cento edizioni.
N o n c o m p r e n d i a m o p r o p r i o c o m e certi storici p o s s a n o
p a r l a r e di un movimento di vaste proporzioni. N o n lo e r a
n p o t e v a esserlo p e r i motivi c h e a b b i a m o d e t t o . Esso
e m e r s e c o m e forza politica o p e r a n t e solo q u a n d o p o t a p poggiarsi sulle baionette francesi, che furono insieme la sua
fortuna e la sua disgrazia. Ma la sua i m p o r t a n z a n o n sta nel
n u m e r o dei seguaci, e n e m m e n o nelle i m p r e s e in cui si misur. Sta nel compito di provocazione che assolse. Di fronte
alla sua minaccia, i vari Stati italiani a b b a n d o n a r o n o o g n i
p r o g r a m m a di riforma e b a d a r o n o soltanto a d i f e n d e r e le
loro a n t i q u a t e s t r u t t u r e con gli a p p a r a t i polizieschi. E q u e 27

sto obblig molti u o m i n i di f o r m a z i o n e illuminista e di att e g g i a m e n t i m o d e r a t i a r o m p e r l a col vecchio r e g i m e e a


passare sulle posizioni democratiche.
Ma questo lo v e d r e m o pi tardi. Per o r a t o r n i a m o a Napoleone, che alla testa dei suoi capelloni discendeva il colle di C a d i b o n a . Q u a l i forze organizzate trovava di fronte a
s?

CAPITOLO TERZO

LA C O N Q U I S T A

La geografia c o n d a n n a v a il P i e m o n t e a s u b i r e p e r p r i m o
l'invasione. La storia di questo Stato veniva data da studiare
ai giovani diplomatici francesi c o m e il pi perfetto modello
del d o p p i o giuoco. Per secoli i suoi Duchi e Re si e r a n o barcamenati p r i m a t r a Francia e Spagna, e poi tra Francia e Austria p a s s a n d o disinvoltamente da un c a m p o all'altro secondo le convenienze del m o m e n t o . Da un pezzo il loro sogno
e r a la L o m b a r d i a . E al Re in carica, Vittorio A m e d e o I I I , si
e r a p r e s e n t a t o il d e s t r o di accaparrarsela, q u a n d o , nel ' 9 3 ,
la Francia rivoluzionaria gliel'aveva offerta c o m e p r e m i o di
un'alleanza c o n t r o l'Austria. Il suo avo E m a n u e l e Filiberto
p r o b a b i l m e n t e n o n a v r e b b e esitato. M a Vittorio A m e d e o
n o n e r a tagliato nella stessa stoffa. O che n o n credesse alla
forza della Francia, o c h e n o n volesse patteggiare con gli uomini che avevano tagliato la testa al p r o p r i o Re, declin l'offerta. E questa rinunzia gli era costata Nizza e la Savoia, che
i francesi si e r a n o affrettati a i n c a m e r a r e .
Aveva c e r c a t o di rifarsene l a n c i a n d o il p r o g e t t o di u n a
L e g a antifrancese fra tutti gli Stati italiani. Ci gli a v r e b b e
d a t o fra di essi un r a n g o di capofila, ma a p p u n t o perci il
tentativo fall. Esso e r a diretto c h i a r a m e n t e c o n t r o l'Austria,
ma t r o p p o c h i a r a m e n t e : n e s s u n o Stato italiano era disposto
a giuocarsi i favori di quella g r a n d e p o t e n z a p e r a m o r e del
piccolo Piemonte: m e n o di tutti i L o r e n a austriaci di Toscana e i B o r b o n e austriacizzati di Napoli.
La Lega n o n si form n e m m e n o ora che Napoleone
compariva sulle Alpi. Gli Stati italiani ne affrontarono la minaccia p i disuniti del solito, e o g n u n o di essi ag p e r conto
29

suo. N a t u r a l m e n t e e r a n o tutti dalla p a r t e dei coalizzati, con


cui Napoli si schier a p e r t a m e n t e d i c h i a r a n d o alla Francia
u n a g u e r r a , sia p u r e soltanto platonica. Gli altri lo fecero
copertamente cercando di non compromettersi troppo. Ma
p e r il Piemonte, vie di mezzo n o n ce n ' e r a n o . Esso si trovava fra i d u e eserciti che stavano p e r affrontarsi. Doveva scegliere. Ma la scelta e r a pregiudicata dall'atteggiamento che
aveva gi assunto. L'Austria, che lo sapeva, p r o m e t t e v a b e n
poco oltre la restituzione, in caso di vittoria, di Nizza e della
Savoia, che del resto sarebbe v e n u t a a u t o m a t i c a m e n t e . Ma
u n a g a r a n z i a al suo Re la forniva: la difesa a o l t r a n z a d e l
principio dinastico e della m o n a r c h i a assoluta p e r diritto divino su cui essa stessa si reggeva, e di cui la Francia e r a invece la negazione.
Perci Vittorio A m e d e o aveva a p e r t o le p o r t e all'esercito
a u s t r i a c o c h e a c c o r r e v a dalla L o m b a r d i a e ad esso aveva
unito il suo.
Il p r i m o e r a c o m a n d a t o dal maresciallo Beaulieu e disponeva di 30.000 u o m i n i ; il secondo, di forza p r e s s a p p o c o equivalente, dal maresciallo Colli. T r u p p e eccellenti, le u n e e le
altre, ma con d u e difetti: l'abitudine alla g u e r r a di posizion e , che ne r e n d e v a i movimenti lenti e impacciati; e la m a n canza di coordinazione. Abituati ai rovesciamenti di fronte,
i piemontesi consideravano gli alleati c o m e potenziali nemici, e a n c h e stavolta a v e v a n o rifiutato u n a c o l l a b o r a z i o n e
completa.
N a p o l e o n e forse lo sapeva, e c o m u n q u e ag c o m e se lo
sapesse. In grave svantaggio n u m e r i c o , n o n gli restava che
l'arma della rapidit p e r attaccare s e p a r a t a m e n t e gli avversari e colpirli u n o alla volta. In tre giorni - p r i m a a Monten o t t e , p o i a Millesimo, p o i a D e g o -, r u p p e il fronte di
Beaulieu e ci ficc un c u n e o che lo isolava da Colli. Poi attacc q u e s t ' u l t i m o a g g i r a n d o l o sulle ali e s b a r a g l i a n d o l o a
Mondov. Senza p i contatti con l'alleato, i piemontesi erano alla m e r c del nemico e si affrettarono a c h i e d e r e l'armi30

stizio. N a p o l e o n e n o n rispose p e r u n a settimana, q u a n t o gli


b a s t p e r r a g g i u n g e r e C h e r a s c o a 50 km da T o r i n o . Di l
d e t t le sue condizioni, r i n v i a n d o alla diplomazia di Parigi
il n e g o z i a t o di p a c e . A lui p r e m e v a n o solo il Col di T e n d a
p e r garantirsi le comunicazioni con la Francia e le piazzeforti di Tortona, Alessandria e C u n e o . E se le assicur.
Beaulieu si e r a attestato sulla riva settentrionale del Po,
c o n v i n t o c h e l'avversario a v r e b b e c e r c a t o d i a t t r a v e r s a r l o
p e r i r r o m p e r e su Milano. N a p o l e o n e ne fece solo finta lasciando un r e p a r t o a costruire ponti di b a r c h e . Col grosso, a
m a r c e forzate, c o s t e g g i a n d o la riva m e r i d i o n a l e del fiume,
si avvent su Piacenza. Vi arriv in 36 o r e , e il Po lo pass l,
p r e n d e n d o lo schieramento avversario a rovescio. Beaulieu
gli fece fronte sull'Adda. Ma N a p o l e o n e riusc a forzare anche il p o n t e di Lodi, e da quel m o m e n t o fu p a d r o n e di Milano, gi investita dal suo g e n e r a l e Massna. A Sant'EIena,
r i c o r d a n d o quelle gesta, scrisse: Fu la sera di L o d i che io
mi sono c r e d u t o un u o m o s u p e r i o r e e n a c q u e in me la scintilla dell'alta ambizione...
L'ingresso a Milano, il 16 maggio (del '96) fu il suo p r i m o
g r a n d e trionfo. Ma glielo a m a r e g g i un dispaccio del Direttorio che gl'ingiungeva di t r a t t a r e quella citt c o m e t e r r a di
conquista m e t t e n d o l a a sacco in m o d o che si riducesse a un
peso p e r l'Austria q u a n d o gliela si fosse restituita in cambio
di qualche provincia tedesca. Era d u n q u e chiaro che la p o sta del giuoco, p e r il Direttorio, restava a n c o r a la G e r m a n i a ,
che l si voleva la soluzione della g u e r r a , e che la c a m p a g n a
d'Italia e r a c o n s i d e r a t a u n semplice diversivo. Lui, B o n a parte, doveva p e n s a r e soltanto a spingersi con le sue colonne verso il Sud della penisola i m p o n e n d o taglie, estorcendo
tributi, facendo i n s o m m a bottino p e r c o n t r i b u i r e alle spese
di g u e r r a in G e r m a n i a . Alla sistemazione dei territori occupati n o n doveva b a d a r e : tanto, d o v e v a n o servire solo c o m e
articoli di scambio ai negoziati di pace.
Vedremo pi tardi c o m e N a p o l e o n e si c o m p o r t nei confronti delle p r o v i n c e c o n q u i s t a t e e delle l o r o p o p o l a z i o n i .
31

O r a seguiamo fino in fondo la sua azione militare. Il n e m i co battuto, in attesa di rinforzi, si e r a asserragliato a Mantova, u n a citt-fortezza resa inespugnabile dagli acquitrini che
la circondano. N a p o l e o n e vi pose assedio, ma senza logorare le sue forze con attacchi impossibili. Bastava gi la malaria a decimargliele.
Dal T i r o l o s c e n d e v a u n n u o v o esercito a u s t r i a c o d i
60.000 u o m i n i , guidati da Wrmser. Avanzava su tre colonn e . N a p o l e o n e lasci che quella del c o m a n d a n t e entrasse a
Mantova, e batt le altre d u e , l'una a Sal, l'altra a L o n a t o :
a n c o r a u n a volta aveva c o m p e n s a t o l'inferiorit n u m e r i c a
c o n la r a p i d i t d e i m o v i m e n t i . W r m s e r p a r t al soccorso
dei suoi luogotenenti, ma t r o p p o tardi: a Castiglione fu travolto a n c h e lui.
Ridiscese p o c o d o p o alla testa di altri 4 0 . 0 0 0 u o m i n i , e
stavolta imbocc la valle del B r e n t a . B o n a p a r t e lo c o n t r a t tacc a B a s s a n o schiacciandolo c o n t r o l'Adige. W r m s e r
riusc ad attraversare il fiume, ma con le ossa rotte, e dovette n u o v a m e n t e rinchiudersi a Mantova.
In suo aiuto, l'Austria sped un terzo esercito al c o m a n d o
d e l l ' u n g h e r e s e Alvinczy. E r a il p i d e b o l e - 3 0 . 0 0 0 u o m i ni -, e p p u r e fu l'unico c h e ad Arcole riusc a t e n e r testa a
N a p o l e o n e . La t r a p p o l a che questi gli aveva teso n o n scatt,
e Alvinczy, s e b b e n e r e s p i n t o , p o t ritirarsi oltre il B r e n t a e
poi risalire in T i r o l o , d o v e si mise alla testa di u n ' a l t r a armata, di 45.000 u o m i n i , con cui ritent l'avventura. Ma n o n
aveva capito l a strategia d i B o n a p a r t e , m e n t r e B o n a p a r t e
aveva capito la sua. Gli esperti c o n s i d e r a n o quella di Rivoli
u n a battaglia da m a n u a l e . C e r t o , fu risolutiva. Dei q u a t t r o
eserciti scagliati in questa fase dall'Austria p e r riconquistare
l'Italia, n o n restavano che i brandelli asserragliati a M a n t o va e r i d o t t i o r m a i alla fame. La citt-fortezza si a r r e s e . In
sette mesi, dal luglio del '96 al febbraio del '97, N a p o l e o n e
aveva p r o s t r a t o l'Austria e u m i l i a t o i suoi rivali M o r e a u e
H o c h e , che la loro c a m p a g n a di G e r m a n i a n o n riuscivano a
risolverla.
32

N a p o l e o n e n o n r i n u n z i a farlo n o t a r e al Direttorio nel


dargli l'annunzio delle sue vittorie e nel comunicargli la sua
i n t e n z i o n e di m a r c i a r e su Vienna: che in G e r m a n i a - diceva - i suoi colleghi r i p r e n d e s s e r o p u r e la l o r o offensiva: il
n e m i c o e r a costretto ad a c c o r r e r e sul suo fronte. Il c o m p r i m a r i o e r a diventato protagonista, e i m p o n e v a le p r o p r i e direttive ai protagonisti diventati c o m p r i m a r i .
Il suo p i a n o s e m b r a v a folle. Da V i e n n a lo s e p a r a v a n o
800 chilometri quasi tutti di m o n t a g n a , e p e r di pi si trovava di fronte il pi g r a n d e generale austriaco, l'arciduca Carlo d'Asburgo, quello che aveva inchiodato H o c h e e M o r e a u
sul R e n o . Ma N a p o l e o n e era o r m a i deciso a giuocare il tutt o p e r tutto. P r o c e d e n d o con u n a spericolata m a n o v r a lungo le valli, senza c u r a r s i dei n i d i di resistenza s p a r p a g l i a t i
sulle alture, attravers il B r e n n e r o , raggiunse Klagenfurt, e
si affacci sul colle del S e m m e r i n g che d o m i n a il bacino dan u b i a n o . M a invece d ' i n v e s t i r e V i e n n a c o n u n ' a z i o n e d i
g u e r r a , la invest con un'azione di pace scrivendo all'arciduca Carlo u n a lettera in cui, coi commossi accenti che sapeva
t r o v a r e q u a n d o gli conveniva, lo invitava a collaborare con
lui p e r p o r r e f i n e all'inutile massacro. Aveva p a u r a n o n d i
un c o n t r a t t a c c o austriaco, s e b b e n e si trovasse in u n a posizione s t r a t e g i c a m e n t e rischiosissima, isolato n e l c u o r e d e l
territorio nemico e senza comunicazioni con le retrovie; ma
che Parigi lo precedesse. Voleva esser lui il protagonista anche della pace.
Gli riusc a n c h e questa. Il 7 aprile (del '97) i p l e n i p o t e n ziari austriaci si p r e s e n t a r o n o al suo q u a r t i e r g e n e r a l e di
L e o b e n . D o v e t t e r o r e s t a r e stupiti dalla r a p i d i t con cui, al
p a r i delle m a n o v r e , B o n a p a r t e condusse i negoziati. Al term i n e di sette giorni li concluse b r u s c a m e n t e a p r e n d o la porta della sala in cui si svolgeva la conferenza e a n n u n z i a n d o
agli ufficiali raccolti nell'anticamera: Gli accordi p e r la pace sono firmati. Viva la Repubblica! Viva l'Imperatore!
Il D i r e t t o r i o si t r o v a v a di f r o n t e al fatto c o m p i u t o , ma
c o m p i u t o in m o d o tale che n o n poteva rifiutarlo. La Fran33

eia infatti otteneva ci che con quella g u e r r a aveva voluto: il


Belgio e la riva sinistra d e l R e n o , c o m p r e s a M a g o n z a . Ma
N a p o l e o n e le c o n s e g n a v a su un p i a t t o d ' a r g e n t o , a m o ' di
p e r s o n a l e donativo, a n c h e la L o m b a r d i a . L'Austria ci aveva
rinunziato in cambio di Venezia con tutte le sue d i p e n d e n z e
venete e istriane, che la Francia stessa s'impegnava a consegnarle alla conclusione del trattato di pace.
Per n o n d a r e t e m p o alla d i p l o m a z i a d i r i m e t t e r e i n discussione il suo o p e r a t o , N a p o l e o n e p r o c e d e t t e immediatam e n t e alla l i q u i d a z i o n e della Serenissima. Q u e s t a n o n gli
aveva offerto n e s s u n p r e t e s t o p e r c h i n quella g u e r r a e r a
rimasta s c r u p o l o s a m e n t e n e u t r a l e , e anzi aveva lasciato occ u p a r e u n l e m b o d e l s u o t e r r i t o r i o dalle t r u p p e francesi.
M a B o n a p a r t e n o n e r a u o m o d a scoraggiarsi p e r cos poco;
e i pretesti, q u a n d o gli facevano c o m o d o , sapeva a n c h e inventarli. D u e giorni d o p o la firma dell'accordo, invi al d o ge M a n i n u n a lettera insultante, piena di accuse e di minacce i n g i u n g e n d o g l i di s o p p r i m e r e l'Inquisizione e il Senato,
e agl'inviati della Repubblica fece u n a delle sue solite scenate a freddo. Poi, a s e c o n d a r e i suoi disegni, s o p r a g g i u n s e r o
le Pasque veronesi.
Q u e s t o episodio n o n mai stato chiarito, e a p p u n t o p e r ci si presta ai peggiori sospetti. A Verona, dove si e r a n o disinvoltamente istallate, le g u a r n i g i o n i francesi avevano commesso soprusi e a n g h e r i e che avevano attirato su di loro l'odio della popolazione. Ma a farlo e s p l o d e r e fu un b a n d o di
chiamata alle a r m i , affisso sui m u r i e firmato da un ufficiale
di N a p o l e o n e . Risult p i t a r d i c h e il b a n d o e r a falso. Ma
p e r c h l'ufficiale lo aveva r e d a t t o e lanciato? Le c a m p a n e
s o n a r o n o a s t o r m o , i p o p o l a n i accorsero a r m a t i di schioppi
e di forche, e il p o g r o m cost la vita a u n a sessantina di francesi. N a p o l e o n e li maggior a q u a t t r o c e n t o , disse c h e il loro,
s a n g u e n o n poteva essere lavato che col s a n g u e , e ingiunse
alla citt l'istituzione di un g o v e r n o r a p p r e s e n t a t i v o sotto
supervisione francese.
Il G r a n Consiglio si r i u n p e r l'ultima volta l'I 1 maggio. I
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suoi m e m b r i p o r t a v a n o le loro u n i f o r m i di p a r a t a col p a r r u c c o n e e la toga strascicante. Della passata g r a n d e z z a n o n


gli restava altro. Le p r o p o s t e di resistenza a oltranza furono
scarse e prive di convinzione. L'atto di decesso fu firmato, e
nella notte fra il 15 e il 16 un Commissario francese v e n n e a
p r e n d e r e possesso della citt, in attesa di c o n s e g n a r l a agli
austriaci che n o n avevano p e r s o t e m p o ad annettersi l'Istria
e la Dalmazia fino alle Bocche di C a t t a r e
L'ultimo atto di q u e s t a t r a g e d i a si svolse il 17 o t t o b r e di
quello stesso a n n o '97, q u a n d o il trattato di pace fu definitiv a m e n t e firmato a C a m p o f o r m i o . La diplomazia aveva p o r tato p o c h e varianti alle clausole di N a p o l e o n e . Q u e l l e che
r i g u a r d a v a n o la G e r m a n i a n o n c'interessano. Per l'Italia, Io
Stato Veneto cessava di esistere e d i v e n t a v a u n a s e m p l i c e
p r o v i n c i a austriaca. Ma, del suo t e r r i t o r i o , il l e m b o c h e si
s t e n d e a ovest dell'Adige veniva a n n e s s o alla L o m b a r d i a
francese, che o r a si chiamava Cisalpina. L'indomani le t r u p pe a u s t r i a c h e fecero il l o r o i n g r e s s o a Venezia, e il d o l o r e
spezz il c u o r e del vecchio d o g e Manin che, dicono, c a d d e a
t e r r a fulminato.
C o n un t r a t t o di p e n n a , q u a t t o r d i c i secoli di Storia e di
gloria e r a n o stati cancellati.

CAPITOLO QUARTO

L'ITALIA R E P U B B L I C A N A : P R I M A FASE

p e r il c o m o d o del lettore e p e r meglio aiutarlo a orientarsi nel groviglio degli avvenimenti che abbiamo preferito seguire la travolgente cavalcata di N a p o l e o n e dal colle di Cad i b o n a a L e o b e n s e n z ' a t t a r d a r c i sulla sua a z i o n e politica
nelle t e r r e c o n q u i s t a t e . M a o r a b i s o g n a t o r n a r e sui n o s t r i
passi a p p u n t o p e r v e d e r e da vicino la sua o p e r a di riassetto.
Per capirla, bisogner tuttavia t e n e r s e m p r e p r e s e n t e i suoi
complessi r a p p o r t i col Direttorio. E il Direttorio n o n aveva
u n a volont univoca. In esso convivevano u o m i n i di diverse
t e n d e n z e che, p e r semplificare, possiamo riassumere in d u e
filoni: quello dei realisti, che nella g u e r r a v e d e v a n o un mezzo p e r consolidare il r e g i m e e accrescere la p o t e n z a , la ricchezza, il prestigio della Francia; e quello degl'idelogi che
nella g u e r r a vedevano u n o s t r u m e n t o p e r r e d i m e r e i l m o n do c o n v e r t e n d o l o ai princpi della rivoluzione.
Queste d u e t e n d e n z e convivevano a n c h e nell'esercito
che aveva valicato le Alpi, e s ' i n c a r n a v a n o r i s p e t t i v a m e n t e
in N a p o l e o n e e Saliceti. N o n v e n n e r o in conflitto p e r c h l'om e r t crsa fu p i forte di esse e riusc s e m p r e a conciliarle.
Saliceti, che a v r e b b e d o v u t o fare il r a p p r e s e n t a n t e del Direttorio presso N a p o l e o n e p e r controllarlo, fu in realt l'avvocato di N a p o l e o n e p r e s s o il Direttorio. Ma a p p u n t o p e r
questo egli p o t esercitare u n a notevole influenza sul G e n e rale. Forse anzi, oltre che dalla vecchia amicizia la collaborazione fra questi d u e u o m i n i fu concimata dalla loro complementariet. O p p o r t u n i s t a freddo fino al cinismo, u n i c a m e n te p r e o c c u p a t o della g r a n d e z z a della Francia e p i a n c o r a
di quella sua p r o p r i a , N a p o l e o n e n o n vedeva che la vittoria
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e la conquista: p e r lui l'Italia e r a soltanto un c a m p o di battaglia e u n a fonte di gloria e di p o t e r e . Per Saliceti, c h e ai


princpi ci credeva, sebbene n o n fosse p e r nulla un astratto
d o t t r i n a r i o , l'Italia e r a u n p o p o l o d a l i b e r a r e . L a politica
n a p o l e o n i c a in Italia fu un p o ' il c o m p r o m e s s o fra q u e s t e
d u e esigenze. Vediamolo nei fatti.
P r i m a che l'esercito imboccasse la via delle Alpi, Saliceti
aveva avuto molti contatti coi rivoluzionari italiani esuli in
Francia. A Nizza ce n ' e r a n o un paio di centinaia, scampati
alle p u r g h e della polizia p i e m o n t e s e e n a p o l e t a n a , e raccolti
i n t o r n o a un giornale, il Monitore italiano: Essi avevano convinto Saliceti che l'Italia e r a p i e n a di rivoluzionari p r o n t i a
m e t t e r s i al servizio di N a p o l e o n e , se questi avesse t r a t t a t o
con loro. N a p o l e o n e li ricevette, ma ne rimase poco persuaso: n o n soltanto p e r c h gli p a r v e r o delle teste esagitate e
confuse, ma a n c h e p e r c h p a r l a v a n o di un'Italia unita sotto
il simbolo liberatore p i a n t a t o in Campidoglio. E r a logico
che in questi u o m i n i l'ideale di democrazia si fosse sposato
con quello d e l l ' i n d i p e n d e n z a nazionale, facendo di giacobino un sinonimo di patriota (e infatti i d u e termini, d'ora in p o i , n o n si d i s t i n g u e r a n n o p i l ' u n o d a l l ' a l t r o ) . Ma
questo a N a p o l e o n e n o n interessava. Egli i n t e n d e v a servirsi
di questi u o m i n i , n o n servirli. I n t e n d e v a i n s o m m a farne dei
collaborazionisti. Per questo aveva lanciato il p r o c l a m a alle popolazioni invitandole a scuotere il giogo della tirannia.
Voleva che gli facessero da quinta colonna nella fase della
lotta. Ma i m p e g n i n o n ne p r e s e .
Q u a n d o , d o p o la vittoria sugli a u s t r o - p i e m o n t e s i , e n t r
ad Alba e vi trov u n a specie di g o v e r n o provvisorio rivoluzionario che in un p r o c l a m a invitava le popolazioni del Piem o n t e e L o m b a r d i a a costituirsi in u n a Repubblica alleata
della Francia, lo lasci fare. Ma n o n fu, con esso che t r a t t .
Tratt coi p o t e r i costituiti, cio col re Vittorio A m e d e o I I I .
E N a p o l e o n e , d o p o ch'ebbe o t t e n u t o da lui ci che desiderava, cio le piazzeforti, a b b a n d o n i rivoluzionari alla sua
merc.
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Il Direttorio n o n trov nulla da ridirvi a n c h e p e r c h in


quel m o m e n t o la fazione degl'ideologi e r a in crisi p e r la scop e r t a di un complotto estremista capeggiato da u n o dei lor o , Babeuf, che voleva rilanciare u n a rivoluzione pi r a d i cale. Di q u e s t o c o m p l o t t o , u n o dei capi p i in vista e r a un
esule italiano, B u o n a r r o t i , c h ' e r a stato i n stretti r a p p o r t i
con Saliceti. Sicch a n c h e costui ne usciva c o m p r o m e s s o . E
ora, p e r riqualificarsi, n o n gli restava che applicare con zelo
le c o n s e g n e d e l D i r e t t o r i o , di un Direttorio s e m p r e pi in
bala dei fautori della ragion di Stato e s e m p r e p i d u r o
nei confronti delle t e r r e conquistate. I m p o n e t e e riscuotete tributi con r i g o r e e rapidit - ingiungeva nelle sue istruzioni -, E nei p r i m i m o m e n t i della vittoria che il vinto p a g a
senza discutere. Parigi considerava l'Italia u n a p r e d a e ne
voleva il saccheggio. E Saliceti, sia p u r e controvoglia, doveva seguirne le direttive.
Cercava di farlo in c o e r e n z a coi princpi della rivoluzion e , cio c o l p e n d o s o p r a t t u t t o i b e n i della Chiesa e dei nobili. Ma ci n o n bastava a saziare l'appetito del Direttorio. Bisognava r e n d e r e la spoliazione pi razionale e s t e n d e n d o l a
all'unico vero inesauribile tesoro del Paese: quello artistico.
Questa c a m p a g n a deve u n i r e alla gloria dei trofei militari
la bellezza delle a r t i b e n e f i c h e e consolatrici diceva u n ' i struzione del 7 m a g g i o '96. E p e r r e n d e r e sistematica q u e sta consolazione, giunse da Parigi u n ' a p p o s i t a commissione
di esperti, c h e fece piazza pulita di q u a n t o c'era di meglio
nelle chiese, nei m u s e i , nelle p i n a c o t e c h e , nelle abitazioni
private. In tutti gli armistizi che N a p o l e o n e via via firmava
con gli Stati italiani c'era u n a clausola che legittimava q u e sta razzia. M o d e n a d o v e t t e v e r s a r e v e n t i c a p o l a v o r i d i
G u e r c i n o , R e n i e Carracci; altri venti P a r m a fra cui i suoi
splendidi C o r r e g g i o . I convogli che t r a s p o r t a v a n o in Francia il tesoro italiano si a l l u n g a v a n o s e m p r e pi. Ma alla r u bera in serie e legalizzata, si a g g i u n g e v a n o quelle spicciole
d o v u t e all'iniziativa p r i v a t a di ufficiali e funzionari. Ci fur o n o rivolte, di cui la p i violenta s c o p p i a Pavia, d o v e i
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p o p o l a n i , d o p o aver a m m a z z a t o un p o ' di francesi, si misero con loro in c o n c o r r e n z a di saccheggio. Lo stesso N a p o leone alla fine se ne p r e o c c u p e i m p a r t o r d i n i severi, anc h e d i fucilazione, c o n t r o l e r u b e r e d e i soldati, d e l t u t t o
d i m e n t i c o di essere stato lui a indicargli l'Italia c o m e u n a
p r e d a . Ma il fatto c h e o r a nella sua m e n t e a n d a v a n o
m a t u r a n d o idee diverse da quelle con cui aveva varcato le
Alpi. N o n c h e si fosse affezionato all'Italia, c o m e q u a l c u n o
dice, p e r c h gli si e r a risvegliata la voce del sangue. N o n
e r a u o m o d a s e n t i r e questi r i c h i a m i . M a n o n c o n s i d e r a v a
p i l'Italia c o m e un semplice c a m p o di battaglia. La consid e r a v a il p i e d e s t a l l o della sua p e r s o n a l e p o t e n z a . Perci
aveva deciso, c o n t r o il Direttorio, di n o n p i farne oggetto
di b a r a t t o . E q u e s t o g l ' i m p o n e v a di d a r l e un'organizzazione politica.
Q u e s t ' o p e r a , c o m e oggi si direbbe, di ristrutturazione,
a t t r a v e r s varie fasi, t u t t e c o n d i z i o n a t e d a i suoi cangevoli
r a p p o r t i con Parigi. I n u n a delle s u e p r i m e r e l a z i o n i d a l
P i e m o n t e , scriveva al D i r e t t o r i o : Il p o p o l o fiacco. Da
q u a n d o siamo e n t r a t i i n Italia, n o n c' stato a l c u n movim e n t o in favore della libert. L'atteggiamento dei lombardi n o n fu tale da fargli cambiai" p a r e r e . A Milano le notizie
dell'avanzata francese n o n avevano provocato nessun disordine. Il p e r s o n a g g i o del giorno, p e r i milanesi, n o n era Nap o l e o n e , ma il castrato Crescentini, che alla Scala aveva rip o r t a t o un clamoroso successo in Giulietta e Romeo. Tutti eran o convinti c h e i l vicer a u s t r i a c o , a r c i d u c a F e r d i n a n d o ,
stesse t r a t t a n d o u n a pace separata, e n e m m e n o q u a n d o invece part, il 7 maggio, ci fu o m b r a di panico.
Egli aveva lasciato il p o t e r e a u n a Giunta di notabili che
b a n d pubbliche p r e g h i e r e e l'esposizione del Santo Sacram e n t o , ma n o n ebbe bisogno di ricorrere a misure repressiv e p e r a s s i c u r a r e l ' o r d i n e . U n c e r t o Salvador, cui Saliceti
aveva affidato il c o m p i t o di organizzare manifestazioni p o polari, n o n incontr ostilit, ma n e a n c h e consensi. L'Austria
n o n aveva lasciato brutti ricordi: la sua amministrazione era
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stata e s e m p l a r e e il suo riformismo aveva consentito, c o m e


gi a b b i a m o d e t t o nell'Italia del Settecento, la f o r m a z i o n e di
u n a classe m e d i a abbastanza affezionata al p o t e r e che l'aveva evocata e chiamata a collaborare. N e a n c h e gl'intellettuali
e r a n o su posizioni eversive: lo stesso Verri che p e r dispetto
o r a faceva il giacobino, in realt e r a un illuminista della p i
bell'acqua, cio u n m o d e r a t o .
A n c o r a p i m o d e r a t i e r a n o gli u o m i n i della Giunta. Essi
decisero di m a n d a r e u n ' a m b a s c e r i a a N a p o l e o n e , che fratt a n t o correva a perdifiato l u n g o la s p o n d a m e r i d i o n a l e del
Po p e r p r e n d e r e gli austriaci alle spalle. E a guidarla fu d e signato Melzi d'Eril un p o ' p e r c h p a r l a v a il francese alla
perfezione, un p o ' p e r c h s e m b r a v a l ' u o m o pi indicato a
cattivarsi le grazie del conquistatore, e infatti lo era.
Q u e l p r i m o i n c o n t r o fu utilissimo a e n t r a m b i . Melzi disse al G e n e r a l e che un p u r o e semplice t r a p i a n t o degl'istituti
francesi in Italia sarebbe stato un e r r o r e p e r la diversit delle condizioni economiche e sociali fra i d u e Paesi. E il G e n e r a l e , c h e in f o n d o n ' e r a gi p e r s u a s o , disse a Melzi c h e la
sorte della L o m b a r d i a era nelle m a n i dei lombardi: se essi si
m o s t r a v a n o d e g n i d e l l ' i n d i p e n d e n z a , n e s s u n o a v r e b b e pi
p o t u t o togliergliela. E r a u n a m m o n i m e n t o , m a forse a n c h e
u n a speranza.
Melzi t o r n r i n c u o r a t o a Milano, gi occupata dalle avang u a r d i e del g e n e r a l e Massna. I francesi e r a n o stati accolti
piuttosto f r e d d a m e n t e . Ma q u a n d o vi giunse N a p o l e o n e , la
citt si scald di entusiasmo. Ci furono p a r a t e , serate di gala
all'opera, alberi della libert piantati in tutte le piazze. Molto vi c o n t r i b u il m a g n e t i s m o che sprigionava q u e l c o n q u i statore di ventisette a n n i , cos diverso dalla compassata solennit degli Arciduchi e dei Marescialli austriaci. Ma t u t t o
questo e r a soltanto e p i d e r m i c o .
Per il m o m e n t o , N a p o l e o n e n o n e r a in g r a d o di affront a r e p r o b l e m i politici. Sapeva che il n e m i c o stava p e r ridis c e n d e r e i n forze d a l T i r o l o p e r s o c c o r r e r e M a n t o v a , e d
e r a a q u e s t o c h e d o v e v a a n z i t u t t o b a d a r e . Il p o ' di t e m p o
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che gli avanzava prefer dedicarlo a un r e g o l a m e n t o di conti, sia p u r e m o m e n t a n e o , con gli Stati italiani che p o t e v a n o
infastidirlo da tergo. Il pi minaccioso e r a quello Pontificio
n o n p e r c h l e sue forze r a p p r e s e n t a s s e r o u n pericolo, m a
p e r c h esso aveva s p a l a n c a t o il p o r t o di Civitavecchia alle
navi inglesi che vi stavano a m m a s s a n d o un c o r p o di spedizione.
Bonaparte prese le sue precauzioni facendo occupare
Bologna e F e r r a r a , e il Papa si affrett a c h i e d e r e la mediazione dello s p a g n o l o Azara. Q u e s t e f u r o n o le trattative pi
l u n g h e e difficili, a n c h e p e r c h c o n la S p a g n a il Direttorio
voleva m a n t e n e r e b u o n i r a p p o r t i , e Azara e r a un negoziat o r e scaltro e paziente. B o n a p a r t e , che invece aveva fretta,
e b b e c o n lui scenate terribili, in u n a delle quali s t r a p p a
m o r s i un d o c u m e n t o . P r o b a b i l m e n t e e r a n o collere finte, e
lo s p a g n o l o lo cap. Visto c h e n o n riusciva a i m p a u r i r l o ,
N a p o l e o n e fece o c c u p a r e a n c h e il p o r t o di A n c o n a . Azara
si rese c o n t o che, se c o n t i n u a v a a tergiversare, quel G e n e rale pigliatutto avrebbe fatto dello Stato pontificio ci che a
morsi aveva fatto del d o c u m e n t o , e accett le ultime condizioni: la S a n t a S e d e c e d e v a A n c o n a , B o l o g n a e F e r r a r a ,
s ' i m p e g n a v a alla p i stretta n e u t r a l i t , e versava venti milioni d ' i n d e n n i t , n o n c h c e n t o o p e r e d ' a r t e e c i n q u e c e n t o
manoscritti.
M e n t r e si svolgevano queste trattative, B o n a p a r t e aveva
gi reciso altri n o d i r i d u c e n d o il Ducato di M o d e n a e Reggio sotto il suo vassallaggio. Il Duca in carica, Ercole Rinaldo d'Este, n o n era u o m o da e m e r g e n z e . Firmato il diktat che
gl'imponeva il solito tributo in d e n a r o e q u a d r i d ' a u t o r e , lasci il p o t e r e a u n a r e g g e n z a e si ritir a Treviso, dove poco
d o p o m o r . O r a t u t t a l a P a d a n i a e r a nelle m a n i del B o n a p a r t e salvo il Ducato di P a r m a e Piacenza ch'egli dovette ris p e t t a r e p e r le solite c o n s i d e r a z i o n i d i p l o m a t i c h e : il d u c a
F e r d i n a n d o a p p a r t e n e v a alla dinastia b o r b o n i c a del Re di
S p a g n a , d i cui e r a a n c h e c o g n a t o . B o n a p a r t e , c h e c o n l a
S p a g n a n o n voleva complicazioni, lasci questo Principe in41

n o c u o e bacchettone sul t r o n o a recitare i suoi salmi e a suon a r e i suoi orologi a cuc.


U n ' a l t r a p e n d e n z a aveva liquidato col R e g n o di N a p o l i
che aveva m a n d a t o un c o r p o di spedizione a c o m b a t t e r e a
fianco d e g l i austriaci. Il P r i n c i p e B e l m o n t e Pignatelli e r a
v e n u t o a c h i e d e r e l'armistizio, e N a p o l e o n e s'era divertito a
farlo c o r r e r e di q u a e di l p e r e s s e r n e r a g g i u n t o . A n c h e
Napoli a p p a r t e n e v a a u n a dinastia B o r b o n e , anzi il suo Re
era fratello di quello di Spagna. Ma si odiavano, e ancora di
pi si odiavano le d u e Regine, che c o n t a v a n o pi dei rispettivi mariti. B o n a p a r t e , cui p e r il m o m e n t o stava a c u o r e soltanto il ritiro di Napoli dalla g u e r r a , si c o n t e n t di poco, lasciando il compito del r e g o l a m e n t o definitivo al Direttorio,
che infatti si m o s t r molto p i esigente.
C o n Genova, t u t t o e r a stato sistemato con l'ingiunzione
alla citt di r i c h i a m a r e i giacobini banditi, di esiliare gli austriacanti e di c h i u d e r e il p o r t o alle navi inglesi. Di Venezia,
abbiamo gi anticipato la sorte, saldata poi a C a m p o f o r m i o .
Restava la Toscana. Sebbene fratello d e l l ' I m p e r a t o r e d'Austria, il g r a n d u c a F e r d i n a n d o aveva d i c h i a r a t o la p r o p r i a
neutralit fin dal p r i m o g i o r n o della g u e r r a , e l'aveva scrup o l o s a m e n t e osservata. Ma Livorno n o n aveva rispettato la
consegna a n c h e p e r c h e r a p r a t i c a m e n t e i n m a n o agl'inglesi che vi facevano ci che volevano. B o n a p a r t e vi accorse p e r
r i c h i a m a r l a alla r a g i o n e , e a Pistoia lo r a g g i u n s e il p r i m o
ministro Manfredini p e r invitarlo, a n o m e del G r a n d u c a , a
Firenze. B o n a p a r t e a n d a p r a n z o da F e r d i n a n d o c h e lo accolse c o n g r a n d i o n o r i e ne ricevette t u t t e le assicurazioni.
Pi tardi N a p o l e o n e scrisse nel suo Memoriale: Fui estremam e n t e soddisfatto dell'Arciduca (voleva dire il Granduca) che
mi m o s t r le cose di questa antica e i m p o r t a n t e capitale, fatte p e r risvegliare la mia attenzione. Ma l'indomani di quella visita, nel d a r n e c o n t o al Direttorio, scrisse: Ho visto la
Venere dei Medici che m a n c a al n o s t r o Museo e u n a collezione di cere che n o n sarebbe indifferente di possedere...
Cos B o n a p a r t e , a p p r o f i t t a n d o della t r e g u a , aveva sbri42

g a t o le faccende della p e n i s o l a , c h e o r a e r a t u t t a alla sua


m e r c . Poi, con la calata di W r m s e r dal T i r a l o , la g u e r r a lo
aveva richiamato in servizio di Generale, e lo aveva condotto di vittoria in vittoria fino a L e o b e n . Q u a n d o t o r n ad occ u p a r s i delle cose d'Italia, tutto e r a cambiato, a cominciare
d a lui.

CAPITOLO Q U I N T O

LA CISALPINA

Di r i t o r n o dalla folgorante c a m p a g n a in Austria, B o n a p a r t e


stabil il suo q u a r t i e r g e n e r a l e n e l palazzo di M o m b e l l o a
d u e passi da Milano, e lo t r a s f o r m in u n a v e r a e p r o p r i a
Reggia. G i u s e p p i n a lo aveva r a g g i u n t o . N a p o l e o n e l'amava
d i s p e r a t a m e n t e , ma aveva d o v u t o lasciarla l'indomani delle
nozze, e la sua passione l'aveva sfogata in lettere torrentizie
v e r g a t e nelle p a u s e di quella l u n g a corsa d i e t r o il n e m i c o .
O r a voleva p r e m i a r l a di quella l u n g a attesa - di cui d'alt r o n d e essa si e r a a b b o n d a n t e m e n t e consolata - m e t t e n d o
l'Italia ai suoi piedi. Da secoli avvezzi a sciogliere inni, i p o e ti della penisola n o n si fecero p r e g a r e p e r incensarla. D a m e
e g e n t i l u o m i n i venivano a farle riverenza. Il P a p a le aveva
m a n d a t o u n a collana di preziosi c a m m e i .
T u t t o questo n o n e r a molto r e p u b b l i c a n o n d e m o c r a t i co, ma o r m a i N a p o l e o n e poteva consentirselo. Era stato lui
n o n soltanto a vincere la g u e r r a , ma a n c h e a i m p o r r e la sua
pace. Il Direttorio aveva d o v u t o a r r e n d e r s i a tutte le sue esig e n z e , c o m p r e s a quella di p o r t a r e la sua a r m a t a a 8 0 . 0 0 0
u o m i n i sottoposti a un t r a t t a m e n t o di privilegio - c o m e cinquina, gratificazioni, onorificenze - che ne faceva un c o r p o
pretoriano.
La situazione politica in Francia acceler questo processo. Le elezioni di quella p r i m a v e r a ('97) a v e v a n o d a t o la
m a g g i o r a n z a ai m o n a r c h i c i . Per d i f e n d e r e le istituzioni r e pubblicane e se stesso, il Direttorio aveva bisogno dei G e n e rali, ma n o n sapeva di quali fidarsi. Da q u a n d o Saliceti e r a
rimasto coinvolto nell'affare Babeuf-Buonarroti, i suoi r a p p o r t i n o n g o d e v a n o pi molto credito. P u r senza richiamar44

lo, gli avevano m a n d a t o di rincalzo un altro C o m m i s s a r i o ,


G a r r a u . La sua relazione fu rassicurante: sui sentimenti rep u b b l i c a n i d e l l ' a r m a t a d'Italia, diceva, si p o t e v a c o n t a r e .
Ma aggiungeva profeticamente: Un giorno, d o p o aver conquistato l'Europa, essa conquister la Francia.
Della profezia, il Direttorio n o n e r a in condizione di ten e r conto. Aveva bisogno, subito, di g e n t e sicura. Si rivolse
a N a p o l e o n e , e questi sped a Parigi il suo l u o g o t e n e n t e Aug e r e a u , u n caporalaccio r u d e e spavaldo, che n o n a n d p e r
il sottile. Il r e g i m e fu salvato da lui, cio da B o n a p a r t e , che
cos ne d i v e n n e ancora di pi creditore, e ne approfitt p e r
d a r e all'Italia l'assetto pi confacente ai suoi disegni.
Le cose, da q u a n d o le aveva lasciate p e r inseguire il n e mico fino a L e o b e n , si e r a n o messe in m o t o da sole. La reazione politica dell'Emilia all'occupazione francese e r a stata
m o l t o p i vivace che in L o m b a r d i a . Gi nell'agosto del '96
quelli d i R e g g i o n e a v e v a n o a p p r o f i t t a t o p e r p r o c l a m a r s i
i n d i p e n d e n t i da M o d e n a , del cui Ducato avevano fin allora
fatto p a r t e in posizione subalterna, e costituirsi in Repubblica. G a r r a u e r a stato b e n lieto di riconoscerla, a n c h e p e r c h
questo gli offriva il p r e t e s t o di p r o c l a m a r e d e c a d u t o il Ducato a n c h e a M o d e n a , che segu l'esempio di Reggio. Le d u e
citt stabilirono subito r a p p o r t i c o n B o l o g n a e F e r r a r a , e
t u t t ' e q u a t t r o decisero d ' i n d i r e u n c o n g r e s s o , c h e s i t e n n e
in o t t o b r e . Fu p r o c l a m a t a l ' u n i o n e in u n a sola R e p u b b l i c a
che si c h i a m Cispadana e b a n d l ' a r r u o l a m e n t o di 3.000 u o mini in u n a Legione italiana.
L'episodio e r a di m o d e s t e p r o p o r z i o n i , ma di g r a n d e significato. Per la p r i m a volta italiani di Stati diversi e fra loro
tradizionalmente ostili si riconoscevano fratelli e si attribuivano un'etichetta nazionale. E p e r la p r i m a volta essi agivano in n o m e della volont p o p o l a r e e c o m e suoi delegati.
Il lettore la p r e n d a con cautela. Questi congressisti, tutti aristocratici e borghesi, di p o p o l a r e n o n avevano che la p r e t e sa di esserlo, in q u a n t o alla loro elezione n o n avevano p a r tecipato che i ceti da cui p r o v e n i v a n o . Ma p e r la p r i m a volta
45

i l l o r o p o t e r e n o n d e r i v a v a d a u n a investitura dall'alto.
B e n e o male, e r a n o dei rappresentanti.
D u e mesi d o p o indissero un n u o v o congresso a Reggio,
ed e s p r e s s e r o il voto c h e i l o m b a r d i si u n i s s e r o a l o r o p e r
f o r m a r e un solo p o p o l o , u n a sola famiglia. I l o m b a r d i ,
c h ' e r a n o l c o m e invitati, mescolarono le loro acclamazioni a
q u e l l e d e i p a d r o n i di casa. Ci f u r o n o p i a n t i , abbracci, ins o m m a un p o ' di m e l o d r a m m a all'italiana. Ma ci fu a n c h e
un fremito di autentico entusiasmo.
I l o m b a r d i avevano dato la loro adesione p e r c h a n c h e a
Milano le cose in quei mesi e r a n o molto cambiate. Essa e r a
d i v e n t a t a il rifugio e il luogo di raccolta degli esuli di t u t t e
le altre parti d'Italia. Costoro avevano fondato il Giornale dei
patrioti e il Termometro politico dove si dibattevano i p r o b l e m i
d e l m o m e n t o . N o n siamo riusciti a d a p p u r a r n e l a tiratura, cio il n u m e r o di copie ch'essi v e n d e v a n o . Doveva essere molto scarsa p e r c h la massa della popolazione e r a analfabeta e m u r a t a da secoli nella sua indifferenza. La discussione restava limitata a quella piccola m i n o r a n z a d'intellettuali, ma p e r la p r i m a volta si svolgeva l i b e r a m e n t e fra italiani di d i v e r s e p r o v e n i e n z e r e g i o n a l i e i d e o l o g i c h e e su
p r o b l e m i che n o n e r a n o pi quelli del dio Pan e delle pastorelle d'Arcadia, ma quelli politici e economici della societ
attuale. Il giacobino Ranza polemizzava col m o d e r a t o Gioia,
il n a p o l e t a n o L a u b e r g col r o m a n o L'Aurora. E r a n o cattivi
giornalisti, impacciati da u n a sintassi macchinosa, retorici e
declamatori. Ma grazie a loro Milano e r a diventata un laboratorio d'idee e di p r o g r a m m i , in cui si venivano delineando i g r a n d i filoni del pensiero risorgimentale.
T u t t o q u e s t o aveva a v u t o il suo riflesso a n c h e sul p i a n o
politico. Aiutato da Saliceti, un n u o v o g r u p p o radicale aveva sostituito quello m o d e r a t o alla testa della municipalit.
Proveniva dalla Societ popolare fondata da Salvador, sebbene ne facessero p a r t e a n c h e dei p r e t i e alcuni nobili c o m e
Visconti, Serbelloni e P o r r o . Esso fece sfoggio di u n a tale intolleranza che a n c h e il Verri si trov a disagio e il Melzi p r e 46

fer ritirarsi disgustato nelle sue t e r r e . Per o t t e n n e da Bon a p a r t e la c o s t i t u z i o n e di un v e r o e p r o p r i o g o v e r n o , sia


p u r e condizionato, che si chiam Amministrazione G e n e r a le della L o m b a r d i a . Nell'ottobre del '96, m e n t r e N a p o l e o n e
infliggeva colpi risolutivi agli eserciti austriaci, essa istitu e
reclut a n c h e un p r o p r i o esercito di 3.500 u o m i n i , la Legione lombarda, e gli assegn la b a n d i e r a bianca, rossa e v e r d e .
Era n a t o il tricolore.
Ecco p e r c h u n a d e l e g a z i o n e d i M i l a n o e r a a n d a t a a l
congresso di Reggio e aveva sottoscritto con t a n t o entusias m o le s u e d e l i b e r a z i o n i . Esse m i r a v a n o alla fusione della
L o m b a r d i a e dell'Emilia in un unico Stato che, sia p u r e sotto il controllo francese, facesse da polo di attrazione di tutto
il resto della penisola. Forse a N a p o l e o n e l'idea n o n dispiacq u e , m a l a consider p r e m a t u r a . I n quel m o m e n t o n o n era
a n c o r a in g r a d o di sfidare a p e r t a m e n t e il Direttorio che gli
r a c c o m a n d a v a di non d a r e c o r d a al p a t r i o t t i s m o degl'italiani, e p e r di p i n o n voleva esasperare il P a p a r e n d e n d o
irrevocabile la m u t i l a z i o n e dei suoi Stati. P i o m b a t o a n c h e
lui a Reggio il 9 g e n n a i o , disse che il congresso n o n poteva
p r e n d e r e decisioni: p r i m a ci voleva un g o v e r n o , e p r i m a del
g o v e r n o ci voleva u n a Costituzione.
E r a u n a b u o n a scusa, ma che n o n poteva a r r e s t a r e il naturale sviluppo della situazione. Il congresso si pieg al veto,
ma decise di riunirsi n u o v a m e n t e in g e n n a i o a M o d e n a , d o ve si trasform in Costituente. Stavolta vi p r e s e r o p a r t e a n c h e
i delegati di Massa e C a r r a r a e di Imola, che nel f r a t t e m p o
si e r a n o u n i t e motu proprio alla C i s p a d a n a . Il m o v i m e n t o
unitario dilagava a chiazza d'olio.
Ora, a Mombello, N a p o l e o n e p r e n d e v a atto di questa
realt. E o r m a i libero di agire a testa sua, p r o c l a m ufficialm e n t e una Repubblica cisalpina c h e c o m p r e n d e v a , oltre alla
L o m b a r d i a , le province ex-venete di B e r g a m o e Brescia, la
Valtellina e tutta la Cispadana. Prese p e r le sue precauzioni i m p o n e n d o a questo e m b r i o n e d'Italia u n a Costituzione
47

quasi identica a quella francese, che accentrava tutto il p o t e re esecutivo nelle m a n i di un Direttorio, di cui egli si riservava di n o m i n a r e i c o m p o n e n t i . Voleva u o m i n i m a n e g g e v o li, e aveva capito che i giacobini o democratici, c o m e anche si chiamavano, n o n lo e r a n o .
Costoro avevano p e r s o i loro migliori avvocati: Saliceti e
G a r r a u . Saliceti, lo a b b i a m o gi d e t t o , s e b b e n e avesse il
c o m p i t o di sorvegliare B o n a p a r t e , lo aveva s e m p r e second a t o in t u t t o e p e r c i esercitava su di lui u n a g r a n d e influenza. Ma N a p o l e o n e lo ascoltava c o m e amico, n o n c o m e
C o m m i s s a r i o . Col C o m m i s s a r i o si t r o v a v a spesso ai ferri
corti p e r c h n o n ne riconosceva le funzioni. Q u e s t o aveva
gettato u n ' o m b r a sulla loro amicizia, che tuttavia e r a abbastanza forte e p r o f o n d a p e r resistere alla prova.
B e n p i d u r o fu lo s c o n t r o c o n G a r r a u , un c o n t r o l l o r e
inflessibile e b e n deciso a esercitare i suoi poteri. Anche lui
a p p a r t e n e v a alla vecchia g u a r d i a di R o b e s p i e r r e , e le s u e
idee r e p u b b l i c a n e e d e m o c r a t i c h e lo p o r t a v a n o a simpatizzare p i coi rivoluzionari italiani che coi g e n e r a l i francesi,
di cui scopr e d e n u n c i le r u b e r e . I suoi r a p p o r t i n o n ott e n n e r o risultati p e r c h p r o p r i o allora l'esercito e r a diventato, grazie ai suoi successi, intoccabile. Ma questo n o n dis a r m G a r r a u , che scrisse al Direttorio: Le vittorie dell'esercito servono a i m m u n i z z a r e i colpevoli. N a p o l e o n e , che
n o n aveva il sarcasmo leggero, lo chiamava il g o b b o velenoso, e g o b b o infatti e r a G a r r a u , ma soltanto nel fisico.
M o r a l m e n t e e r a dritto c o m e u n a lama.
Il contrasto si era acuito a tal p u n t o che alla fine il Direttorio aveva m a n d a t o a inchiestare un suo fiduciario, Clarke. Ma
questi giunse q u a n d o Bonaparte stava gi r i p o r t a n d o vittorie
su vittorie, e il r a p p o r t o fu favorevole a lui. Vi si diceva che,
anche se l'onest di G a r r a u era al di sopra di ogni sospetto, il
Commissariato c r e a v a nei c o m a n d i u n pericoloso dualismo
che a n d a v a a tutto: scapito dell'efficienza. Sia p u r e a malincuore, il Direttorio si era uniformato al responso, e alla fine
di quell'anno aveva soppresso i Commissari agli eserciti.
48

O r a N a p o l e o n e era definitivamente libero di r e g o l a r e le


cose italiane a suo p i a c i m e n t o , e lo fece senza lasciarsi impacciare da pregiudiziali ideologiche. C o n la Cisalpina egli
aveva gi c r e a t o u n e m b r i o n e d i N a z i o n e , c h e c o n t a v a t r e
milioni e m e z z o di abitanti nell'area p i ricca e sviluppata
della penisola. Ma questa nazione egli la concepiva e la voleva napoleonica, n o n italiana. E fu questo che lo mise in conflitto coi patrioti di estrazione democratica.
Per t u t t o l ' a n n o ' 9 7 , c o s t o r o c e r c a r o n o di e s t e n d e r e il
m o t o u n i t a r i o al P i e m o n t e a c c e n d e n d o v i focolai rivoluzionari. La polizia del re Carlo E m a n u e l e IV, da poco successo
al p a d r e Vittorio A m e d e o , fu spietata n o n o s t a n t e la mitezza
d e l S o v r a n o . U n a sull'altra u n c e n t i n a i o d i teste c a d d e r o
sotto il fuoco dei plotoni di esecuzione. I rivoluzionari lomb a r d i s p e r a r o n o che B o n a p a r t e avrebbe colto quel pretesto
p e r d i c h i a r a r e d e c a d u t a l a dinastia s a b a u d a , i s t a u r a r e u n a
repubblica a n c h e in P i e m o n t e e fonderla con la Cisalpina. E
invece l o v i d e r o s e r b a r e u n a t t e g g i a m e n t o favorevole n e i
confronti di Carlo E m a n u e l e e anzi s p i n g e r e il Direttorio a
ratificare le clausole dell'armistizio di Cherasco.
Ma il colpo pi grosso ai loro sogni lo inferse il trattato di
Campoformio, che consegnava Venezia all'Austria. I patrioti
veneti avevano gi stabilito r a p p o r t i con quelli milanesi p e r
p r e p a r a r e la fusione fra i d u e Stati. Suppliche e appelli firmati da migliaia di cittadini furono mandati a Bonaparte. Questi
se ne serv p e r minacciare l'Austria e indurla a ratificare al pi
presto le clausole dell'armistizio di Leoben. Poi a b b a n d o n la
gloriosa Repubblica alla sorte ch'egli stesso le aveva assegnata.
La r e a z i o n e fu grossa e p r o v o c , nel fronte patriottico,
u n a spaccatura irrimediabile. L'ala pi intransigente e risoluta p e r s e ogni fiducia nella Francia e nei poteri costituiti in
g e n e r a l e . Nei mesi p r e c e d e n t i il dibattito svoltosi sui giornali e nei circoli milanesi aveva gi lasciato affiorare questa
t e n d e n z a estremista. Il Galdi aveva pubblicato un saggio intitolato Antimoderatismo, che affidava la r e d e n z i o n e dell'Italia n o n p i a un liberatore, ma a u n a rivoluzione popola49

re c o n t r o troni, altari e privilegi. L'idillio dei patrioti con


la Francia era finito. Respinti all'opposizione e sottoposti alla c e n s u r a che s o p p r i m e v a a n c h e i loro giornali, costoro si
d e t t e r o alla lotta clandestina. La loro ideologia e r a a n c o r a
n e b u l o s a e incerta, divisa fra t e n d e n z e u n i t a r i e e t e n d e n z e
federaliste. C'era chi dava il passo alla cosiddetta istanza nazionale e chi a quella sociale. Ma ci che o r m a i era acquisito
era la r o t t u r a fra l'ala m o d e r a t a e quella democratica e rivoluzionaria. Le r i v e d r e m o all'opera, l'una c o n t r o l'altra, nel
Risorgimento, che cerc di conciliarle, e qualche volta ci riusc. Ma n o n s e m p r e , e quasi mai del tutto.
A q u e s t o p u n t o i n t e r v e n n e u n fatto n u o v o . N a p o l e o n e ,
d o p o aver messo in ginocchio l'Austria, decise di fare altrett a n t o c o n l ' I n g h i l t e r r a . N e s s u n o s a p r m a i se vi si risolse
p e r d a r e alla Francia u n a definitiva p a c e , o p e r r i l a n c i a r e
u n a g u e r r a che o r m a i languiva. P u r d o m i n a n d o i m a r i , l'Inghilterra era rimasta sola, e la sua diplomazia n o n riusciva a
trovare delle p o t e n z e terrestri disposte a sfidare n u o v a m e n te quella francese. Forse p r i m a o p o i s a r e b b e scesa a u n a
transazione, e d e r a p r o p r i o ci c h e N a p o l e o n e p a v e n t a v a .
Per d i v e n t a r e N a p o l e o n e , egli aveva b i s o g n o della g u e r r a .
Espose e i m p o s e al Direttorio un p i a n o t e m e r a r i o : n o n p o t e n d o c o l p i r e q u e l l ' i r r i d u c i b i l e n e m i c o sul m a r e e sul suo
p r o p r i o t e r r i t o r i o , lo a v r e b b e colpito nelle sue basi navali
d'Africa t r a g h e t t a n d o v i un esercito. Forse fu un dialogo tra
mariuoli, che cercavano di gabbarsi l'un l'altro. Il Direttorio
e r a p r o n t o a rimetterci a n c h e u n ' a r m a t a , p u r di liberarsi di
N a p o l e o n e e della sua p r e p o t e n t e tutela. E N a p o l e o n e e r a
p r o n t o a c o r r e r e il rischio p u r di r a g g i u n g e r e il s u o t r a g u a r d o : il p o t e r e s u p r e m o . All'Italia aveva d a t o l'ultimo ritocco, i m p a d r o n e n d o s i con u n ' o p e r a z i o n e del tutto indolore a n c h e di Genova, ma senza fonderla con la Cisalpina. Come successore design, con pieni p o t e r i militari e civili, un
l u o g o t e n e n t e di tutta fiducia: il suo capo di Stato Maggiore
Berthier. E il 17 n o v e m b r e del '97 part da Mombello incontro alla sua n u o v a avventura.

CAPITOLO SESTO

I L '98

Nel passargli le c o n s e g n e , N a p o l e o n e aveva r a c c o m a n d a t o


a B e r t h i e r di sorvegliare il Papa e t e n e r a guinzaglio N a p o li, cio di fare in m o d o c h e la situazione in Italia restasse
qual era. B e r t h i e r n o n chiedeva di meglio. N o n privo di capacit, ma cinico e s p r e g i u d i c a t o , d o n n a i o l o e sibarita, e r a
b e n c o n t e n t o di godersi in pace la sua privilegiata posizione
di proconsole e le grazie della duchessa Visconti, sua a m a n te. Ma n o n aveva abbastanza autorit e prestigio p e r sfidare
gli o r d i n i del Direttorio, che continuava a p e n s a r e all'Italia
c o m e a u n a t e r r a di saccheggio.
A f o r n i r e p r e t e s t i di a g g r e s s i o n e fu lo Stato pontificio,
che n o n aveva a b b a n d o n a t o il suo a t t e g g i a m e n t o ostile alla
F r a n c i a a n c h e p e r r a g i o n i d i politica i n t e r n a . Per q u a n t o
scarsi e isolati, a R o m a i circoli intellettuali d'ispirazione giac o b i n a e r a n o in f e r m e n t o e facevano g r u p p o i n t o r n o agli
emissari di Parigi. Fra questi c'era, in qualit di ambasciatore, G i u s e p p e B o n a p a r t e , fratello di N a p o l e o n e , che cercava
di b a r c a m e n a r s i a t t e n u a n d o i contrasti. Ma c ' e r a n o a n c h e
t r e G e n e r a l i i n i n c o g n i t o c h e invece s p i n g e v a n o i n senso
d i a m e t r a l m e n t e o p p o s t o . U n o di essi, D u p h o t , si trov coinvolto in u n a manifestazione di patrioti. Se fosse stato lui a
aizzarla, c o m e poi dissero i pontifici, o se invece cercasse di
placarla, c o m e invece s o s t e n n e Parigi, n o n si mai s a p u t o .
Fatto sta che la polizia, s p a r a n d o sui dimostranti, uccise anche lui. D o p o qualche esitazione, G i u s e p p e respinse le scuse
del g o v e r n o e lasci R o m a . Il Direttorio, in p r e d a a un sop r a s s a l t o di r i v o l u z i o n a r i s m o anticlericale, i n g i u n s e a
Berthier di marciare sulla citt.
51

D a t a la consistenza dell'esercito pontificio, n o n fu c h e


u n a passeggiata militare che raggiunse i suoi obbiettivi senza i n t o p p o . Secondo gli o r d i n i ricevuti, Berthier n o n doveva usare violenza al Papa. Doveva aspettare che a scacciarlo
fossero i patrioti r o m a n i , ma questi si g u a r d a r o n o b e n e dal
farlo, impauriti dal minaccioso atteggiamento del popolino.
Nel febbraio (del '98), Berthier scriveva a N a p o l e o n e , intento a p r e p a r a r e la sua spedizione in Africa: In questa citt
n o n ho trovato che costernazione. Nessuna traccia di spirito
l i b e r t a r i o . N o n un p a t r i o t a v e n u t o a visitarmi. Ci volle
del bello e del b u o n o p e r raccogliere, i n t o r n o a un albero
della libert, qualche centinaio di volenterosi e p e r far eleggere un governo provvisorio formato di sette Consoli.
B e r t h i e r lo incaric di e l a b o r a r e u n a C o s t i t u z i o n e sul
modello di quella francese. I Consoli si misero al lavoro, ma
n o n p r i m a di aver p r o v v e d u t o a dotarsi di u n a rutilante divisa all'altezza del loro titolo. Fra di essi c'era qualche u o m o
di valore, c o m e l'archeologo Ennio Q u i r i n o Visconti, ma il
factotum e r a un tale Angelucci di p r o f e s s i o n e g i n e c o l o g o
- c h e allora e r a soltanto la versione maschile della levatrice - cui, s e c o n d o H r i o t , S a r d o u si s a r e b b e ispirato p e r il
p e r s o n a g g i o di Angelotti nella Tosca. Questi patrioti tuttavia
si affrettarono a dichiarare che, p u r spogliato di o g n i p o t e re t e m p o r a l e , il Papa avrebbe conservato quello spirituale e
seguitato a g o d e r e di tutti i privilegi connessi al suo alto magistero. N o n volevano r i n u n z i a r e all'unica i n d u s t r i a di Roma: la Chiesa.
Ma questo contrastava con gli o r d i n i ricevuti da Berthier
che, n o n t e n e n d o alcun conto di quella decisione, ingiunse
al P a p a di lasciare la citt e n t r o tre giorni. Pio VI e r a quel
B r a s c h i , g r a n s i g n o r e r i n a s c i m e n t a l e e n e p o t i s t a , che da
giovane aveva s a p u t o far fronte a o g n i e m e r g e n z a . Ma ora,
a o t t a n t ' a n n i e d o p o ventitr di Soglio, n o n era pi in g r a d o
d i l o t t a r e . S e n e a n d i n p u n t a d i p i e d i , m a con m o l t a dignit. E il suo orgoglio fu messo a d u r a p r o v a dai rifiuti che
i n c o n t r a r o n o le sue d o m a n d e d'asilo. Per q u a n t o si fregias52

sero della qualifica di cattolici, n l ' I m p e r a t o r e d'Austria,


n il Re di Napoli accettarono di ospitarlo. Solo il G r a n d u c a
di Toscana gli permise di accasarsi a Siena, ma col divieto di
avvicinarsi a Firenze.
S e g u i a m o a n c o r a p e r un m o m e n t o il suo patetico vagab o n d a g g i o . Da Siena lo scacci un t e r r e m o t o che distrusse il
m o n a s t e r o in cui s'era rifugiato. Il G r a n d u c a gli consent di
trasferirsi nella Certosa di Firenze, ma s e m p r e vietandogli
di e n t r a r e in citt. Q u a n d o a n c h e lui si t r o v nei g u a i coi
francesi, il Papa, p e r n o n aggravarli con la sua presenza, si
trasfer a P a r m a . E r a m e z z o p a r a l i z z a t o e c o m p l e t a m e n t e
solo p e r c h a n c h e suo nipote, il d u c a Braschi, era stato rimpatriato d'autorit. Ma a P a r m a il Duca n o n lo volle, e il veg l i a r d o d o v e t t e piegarsi all'ultima u m i l i a z i o n e : c h i e d e r e
ospitalit a coloro stessi che l'avevano scacciato. Gliela concessero. Senza seguito e quasi in stato d'incoscienza, si mise
in viaggio p e r le Alpi, e d o v u n q u e al suo passaggio la gente
si a m m a s s a v a , lo c o p r i v a di fiori e s'inginocchiava d i m o s t r a n d o q u a n t o c o n t r o p r o d u c e n t e sia l'anticlericalismo
q u a n d o diventa persecuzione. Da Briangon dove fu accolto
c o m e il cittadino Papa fu trasferito p r i m a a Grenoble, poi
a Valenza, e a n c h e di l stavano p e r r i m u o v e r l o , q u a n d o la
m o r t e s o p r a v v e n n e a m e t t e r e fine al suo calvario. Il giornale ufficiale scrisse: Questa fine m e t t e il sigillo alla gloriosa
filosofia dei t e m p i m o d e r n i . I delitti delle rivoluzioni n o n
d e v o n o s g o m e n t a r e . S g o m e n t a la loro stupidit.
A R o m a il n u o v o g o v e r n o brancolava nel v u o t o , sopraffatto dalle difficolt s o p r a t t u t t o e c o n o m i c h e . B e r t h i e r e r a
stato subito r a g g i u n t o dal g r a n d e esattore Haller che, n o n
trovando pi nulla da s p r e m e r e nella Cisalpina, veniva a saccheggiare l'Urbe p e r rifornire n o n solo il Direttorio s e m p r e
a corto di quattrini, ma anche le p r o p r i e tasche. Il Vaticano
fu svuotato perfino dei suoi mobili. Gli stessi ufficiali francesi
ne furono cos disgustati che lanciarono un appello ai r o m a ni p e r scolparsene. Il p o p o l i n o , vedendoli divisi, insorse al
grido di Viva il Papa! E i francesi, p e r venirne a capo, d o 53

vettero accantonare i p r o p r i dissensi. Ma questi rimasero nel


fondo e resero a n c o r pi intricata e precaria la posizione di
quel governo improvvisato, senza sostegno popolare, e privo
di u o m i n i autorevoli e c o m p e t e n t i . Solo Visconti cercava di
p o r r e r i p a r o al caos politico e alla bancarotta economica; ma
n o n poteva nulla c o n t r o il dilagante ladroneccio francese e
i n d i g e n o . A d esso r i s a l g o n o m o l t e f o r t u n e r o m a n e , c o m e
quella dei b a n c h i e r i Torlonia. Un i n g e g n e r A r m a n n i fece i
soldi i m p i a n t a n d o u n a fabbrica di acido solforico rifornita
col p i o m b o grattato dalle bare dei defunti.
L'accorto B e r t h i e r aveva preferito lavarsene le m a n i ed
era a n d a t o a Parigi con la scusa di riferire. Al suo posto erano stati n o m i n a t i p r i m a Massna, c o n t r o cui c'era stato da
p a r t e degli altri G e n e r a l i un m e z z o pronunciamiento p e r la
sua durezza, e poi Saint-Cyr, che invano cercava di m e t t e r e
un p o ' d ' o r d i n e in quel caos. Il suo collega B r u n e scriveva:
Tutti, di qualsiasi p a r t i t o e o p i n i o n e , c o n c o r d a n o nel d i r e
che mai, in n e s s u n a epoca e in n e s s u n luogo, la r u b e r i a ha
r a g g i u n t o le vette d ' i m p u d e n z a che tocca nella Repubblica
Romana. Lo stesso g a l a n t u o m o Visconti ne fu alla fine imbrattato, o fu accusato di esserlo, e di poco evit l'arresto.
Le cose e r a n o a questo p u n t o q u a n d o s o p r a v v e n n e r o n u o ve complicazioni internazionali. A C a m p o f o r m i o , l'Austria
aveva a v u t o col Veneto il suo p r e m i o di c o n s o l a z i o n e , ma
n o n se ne contentava. O r a che i francesi e s t e n d e v a n o la loro
occupazione in Italia, essa reclamava u n a compartecipazione agli utili: le Legazioni. Il Direttorio n o n ne volle sapere,
e la d e l u s i o n e acu in Vienna il d e s i d e r i o di rivincita. Riallacci l'alleanza c o n l ' I n g h i l t e r r a , r i m a s t a sola in c a m p o
c o n t r o la Francia, e vi attrasse la Russia. Q u e s t a n u o v a coalizione era abbastanza forte p e r infondere speranze agli Stati
italiani che a n c o r a n o n e r a n o stati occupati dai francesi, ma
se ne sentivano alla m e r c . Parigi se ne rese conto e, p r i m a
che la p a r o l a fosse di n u o v o r e s t i t u i t a alla s p a d a , p r e s e le
sue precauzioni, cominciando dal Piemonte.
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Abbiamo lasciato questo Stato al trattato di Cherasco del


'96, c h e p r a t i c a m e n t e lo r i d u c e v a a vassallo della Francia,
ma c o n s e n t e n d o g l i di m a n t e n e r e il suo r e g i m e . B o n a p a r t e
aveva negoziato con Vittorio A m e d e o , e aveva lasciato al suo
successore Carlo E m a n u e l e IV m a n o libera nella repressione dei patrioti. Si contentava della sua soggezione. N o n cos
il D i r e t t o r i o , c h e p e r mesi aveva t r a s c i n a t o le trattative di
pace, e le aveva firmate solo al m o m e n t o di C a m p o f o r m i o , e
controvoglia. Carlo Emanuele era un u o m o timido, pio e
indeciso, che di suo n o n avrebbe osato nulla c o n t r o i francesi. Ma a p p u n t o il suo d e b o l e c a r a t t e r e lo r e n d e v a succubo
di u n a C o r t e r e a z i o n a r i a e velleitaria, e s o p r a t t u t t o di suo
fratello Vittorio E m a n u e l e , d e s t i n a t o p i t a r d i a succedergliF u r o n o p e r soprattutto i patrioti l o m b a r d i che spinsero
il Direttorio ad a n n u l l a r e quella pace. D'accordo con quelli
locali, essi t e n t a r o n o un'incursione in Piemonte p e r istaurarvi la Repubblica e fonderla con la Cisalpina. I francesi li lasciarono m o r i r e sotto la fucileria delle regie t r u p p e p e r c h
n o n volevano affatto la fusione di quei d u e Stati che avrebb e r o costituito un centro di p o t e r e difficilmente controllabile. Ma c o m p r e s e r o c h e il Re n o n e r a in g r a d o di garantirli
c o n t r o questo pericolo e gl'imposero di consegnar loro prima la cittadella di T o r i n o e p o i tutti i suoi Stati. I n v a n o la
Corte istig Carlo Felice a u n a resistenza a oltranza, d'altronde impossibile. Il Re p a r t di n o t t e con la Regina senz'aver
n e a n c h e il coraggio di portarsi dietro i gioielli della corona.
D a p p r i m a si rifugi a F i r e n z e , d o v e a n d a visitare l'altro
g r a n fuggiasco, il Papa, e dove fu visitato da Vittorio Alfieri.
Ecco il vostro t i r a n n o disse b o n a r i a m e n t e al p o e t a , c h e
c o n t r o i tiranni aveva t a n t o declamato. Alfieri si c o m m o s s e
alla vista del suo ex-sovrano infelicissimo e a b b a n d o n a t o .
Quell'incontro rinfocol in lui i furori antifrancesi che p r o prio allora aveva esalato nel Misogallo. Nel suo atteggiamento si riassumevano molto b e n e gli u m o r i della cultura italiana, avversa a l vecchio r e g i m e , m a a n c o r a p i s p a u r i t a d a
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quello n u o v o . Perfino in questo c a m p i o n e delle p i s m o d e rate passioni, l'Italia m o d e r a t a faceva sentire la sua voce.
A T o r i n o fu p r o c l a m a t a la R e p u b b l i c a s u b a l p i n a . E ne
p a r l e r e m o d o p o . Per o r a v e d i a m o i l seguito d e l l ' a z i o n e
francese.
Ci si r i m p r o v e r a di far t r o p p o posto, in q u e s t a n o s t r a Storia, al capriccio degli u o m i n i . Ma noi ci chiediamo che cosa,
se n o n il capriccio, p u s p i e g a r e la marcia su R o m a dell'esercito n a p o l e t a n o . C h e i francesi a R o m a r a p p r e s e n t a s s e r o
u n a minaccia a n c h e p e r Napoli, evidente. Ma altrettanto
evidente che a p p u n t o p e r questo i n a p o l e t a n i n o n avevano
n e s s u n interesse a provocarli, visto ch'essi p e r il m o m e n t o
avevano altro a cui p e n s a r e .
N a t u r a l m e n t e a n c h e a Napoli si sapeva dell'alleanza che,
nell'assenza di N a p o l e o n e , si a n d a v a a b b o z z a n d o t r a A u stria, Russia e I n g h i l t e r r a p e r u n a r i p r e s a delle ostilit. Ma
la d a t a n o n e r a stata decisa, e il g a b i n e t t o di V i e n n a aveva
espresso la sua intenzione di n o n precipitarla. In parole p o vere, aveva detto ai n a p o l e t a n i che, se si m u o v e v a n o , lo fac e v a n o a loro rischio e pericolo. E p p u r e essi si l a n c i a r o n o
u g u a l m e n t e , da soli, in quell'avventura, che n o n la ragione,
ma solo le passioni possono giustificare.
Ne Eltalia del Settecento a b b i a m o gi d a t o il q u a d r o della
C o r t e di Napoli, delle sue divisioni, dei suoi intrighi, e n o n
vogliamo r i p e t e r c i . Ma ne r i c h i a m i a m o alla m e n t e il sommario. A palazzo reale c'erano in quel m o m e n t o d u e partiti:
quello del re F e r d i n a n d o e del suo m i n i s t r o degli esteri,
Gallo, che volevano u n a politica di c o m p r o m e s s o e d'attesa;
e quello della r e g i n a Maria Carolina e del suo factotum Acton, che volevano la g u e r r a . La g u e r r a l'avevano gi fatta e
p e r d u t a nel '96, q u a n d o avevano m a n d a t o u n c o r p o d i spedizione in aiuto degli austro-piemontesi, che poi si era a r r e so sotto le m u r a di Mantova. N a p o l e o n e , che allora n o n voleva spingere le p r o p r i e conquiste verso il S u d della penisola, aveva concesso la pace a condizioni n o n gravose.
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F e r d i n a n d o , cui stava a c u o r e solo la p r o p r i a tranquillit,


e r a b e n deciso a r i s p e t t a r l e . Maria C a r o l i n a spiava invece
l'occasione della rivincita. Essa era u n a Asburgo, n o n soltanto sorella della Maria Antonietta che i francesi avevano d e capitato, m a a n c h e m a d r e d i u n ' a l t r a Maria A n t o n i e t t a and a t a sposa a l l ' I m p e r a t o r e d'Austria, Francesco che, p r i m a
di d i v e n t a r e suo g e n e r o , e r a gi suo n i p o t e . Questi legami
d i famiglia c o n t a v a n o m o l t o i n u n a politica d o m i n a t a dagl'interessi dinastici c o m e quella delle m o n a r c h i e assolute
del Settecento. E a Napoli c'era chi sapeva sfruttarli: l'ambasciatore inglese, H a m i l t o n , e pi ancora sua moglie E m m a ,
a m a n t e d e l l ' a m m i r a g l i o N e l s o n , il g r a n d e a n t a g o n i s t a di
Napoleone.
N a p o l e o n e si trovava in quel m o m e n t o in Egitto, dov'era
riuscito a r i p o r t a r e brillanti vittorie. Ma ad Abukir, alle foci
del Nilo, la flotta che ve lo aveva trasportato era stata imbottigliata e distrutta da quella di Nelson. A b i l m e n t e m o n t a t a
dalla p r o p a g a n d a , la notizia sollev gli entusiasmi di N a p o li, che d i v e n t a r o n o a d d i r i t t u r a deliranti nella p r i m a v e r a di
q u e l l ' a n n o '98, q u a n d o Nelson, di r i t o r n o dalla sua i m p r e sa, gett le a n c o r e nella r a d a p e r godersi il p r e m i o del suo
trionfo nell'alcova di E m m a .
Q u e s t a e r a gi u n a violazione dei patti stipulati con la
Francia che vietavano l'ospitalit alle navi inglesi. Ma a ci si
a g g i u n s e r o atti c h i a r a m e n t e provocatori. La citt si p a r a
festa p e r accogliere l'Ammiraglio, e Lady H a m i l t o n l'attravers su u n a berlina scoperta su cui sventolava u n a bandiera c o n le p a r o l e Nelson e la Vittoria r i c a m a t e in p i e t r e
preziose. L'ospite fu s o m m e r s o di d o n i dalla Regina, e a tal
p u n t o rimase contagiato dal generale entusiasmo che, a u n a
g r a n d e rivista militare inscenata in suo o n o r e , dichiar che
quelle e r a n o le migliori t r u p p e d ' E u r o p a .
F e r d i n a n d o , a cui n o n m a n c a v a u n c e r t o b u o n s e n s o ,
cerc d'imbrigliare questi ottimismi. Ma, c o m e al solito, fu
travolto dalla moglie. In m a g g i o consent a firmare u n ' a l leanza offensiva e difensiva con Vienna, c h i a r a m e n t e rivol57

ta c o n t r o la Francia. In g i u g n o lanci u n ' e n e r g i c a p r o t e s t a


c o n t r o l ' o c c u p a z i o n e francese di Malta, su cui N a p o l i rivendicava u n a platonica sovranit. E infine consent all'ing a g g i o , p r o p o s t o g l i d a M a r i a C a r o l i n a e d a Acton, d i u n
g e n e r a l e a u s t r i a c o , Mack, q u a l e c o m a n d a n t e i n c a p o dell'esercito. Mack e r a un g r a n d e storico militare. Di ogni battaglia c o m b a t t u t a nel corso dei secoli sapeva citare l u o g o ,
data, disposizione dei r e p a r t i , n o m i degli ufficiali. Ma n o n
ne aveva mai vinta u n a . Per di pi n o n parlava u n a parola
d'italiano. E forse p e r q u e s t o gl'italiani lo p r e s e r o p e r un
genio.
Fu in questo clima di bellicosi entusiasmi che m a t u r la
decisione. F e r d i n a n d o credette che, p e r tenersi al r i p a r o dai
pericoli della g u e r r a , bastasse n o n dichiararla. Alla fine di
n o v e m b r e a n n u n c i in un p r o c l a m a che si considerava e voleva r e s t a r e a m i c o d e i francesi, m a c h e r i t e n e v a i m p e g n o
d ' o n o r e r e s t i t u i r e R o m a al suo legittimo sovrano, senza
p e r precisare se tale considerasse il Papa o se stesso. Nella
storia della diplomazia - scrisse il pi g r a n d e storico di allora, Cuoco - n o n si era mai vista u n a simile dichiarazione.
L'esercito di Mack, forte di 50.000 u o m i n i , n o n incontr
altro ostacolo che le piogge, ma b a s t a r o n o a r i d u r l o in b r a n delli. Q u e l l a c h e e n t r a R o m a e r a u n a specie d i a r m a t a
B r a n c a l e o n e , che si d e t t e subito al saccheggio. F e r d i n a n d o
v e n n e a passarla in rivista, e dichiar liberata la Citt Eterna senza fare il m i n i m o accenno al Papa.
I francesi a v e v a n o e v a c u a t o l ' U r b e il g i o r n o p r i m a fra
gl'insulti e gli sberleffi della popolazione, seguiti da tutti gli
esponenti del r e g i m e r e p u b b l i c a n o che si sentivano in pericolo di vita. Bisognava r i u n i r e le scarse guarnigioni sparpagliate nello Stato pontificio che n o n a s s o m m a v a n o a pi di
12.000 u o m i n i . Al loro c o m a n d o era C h a m p i o n n e t , forse il
miglior g e n e r a l e francese, a l m e n o sul p i a n o m o r a l e : p r o d e
soldato, s i n c e r a m e n t e r e p u b b l i c a n o , o n e s t o e m a g n a n i m o .
T o r n a t o alla controffensiva, m a l g r a d o l'inferiorit n u m e r i ca, inflisse alle a v a n g u a r d i e di Mack un paio di disfatte che,
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sebbene parziali, bastarono a s e m i n a r e il panico in tutto l'esercito. N o n fu u n a ritirata. Fu u n a fuga i n d e c o r o s a al si


salvi, chi pu. E il pi trafelato a p p a r i v a F e r d i n a n d o , che
p e r n o n farsi riconoscere aveva scambiato la p r o p r i a divisa
con quella di un suo aiutante, e n o n faceva che ripetere alla
scorta: Restatemi a c c a n t o , n o n lasciatemi solo! E r a talm e n t e fuori d i s e n n o che p r o p r i o allora, n e l m o m e n t o i n
cui l'aveva persa, dichiar la g u e r r a ai francesi p e r c h - disse - gli avevano opposto resistenza.
A r r i v a t o col fiato mozzo a N a p o l i , lanci al suo p o p o l o
un p r o c l a m a che lo invitava a battersi per il vostro p a d r e e
Re che e s p o n e p e r voi la vita, che p r o n t o a sacrificarla p e r
la vostra difesa e p e r c o n s e r v a r e a voi q u a n t o avete di pi
caro: la religione, l ' o n o r e delle vostre mogli e delle vostre
sorelle... Q u a n t o fosse p r o n t o a e s p o r r e la vita, lo dimostr
imbarcandosi p e r Palermo con la Regina, il seguito e i bagagli sulla n a v e a m m i r a g l i a di Nelson. E in pochissimi d v e n n e , vide e fugg scrisse un p a s q u i n o locale. Ma con
quell'appello alle mogli e alle sorelle, era riuscito a toccare il
c u o r e dei suoi sudditi. Molto migliore del suo esercito, il p o polo corse alle a r m i e scaten u n a guerriglia, che sorprese e
un p o ' offese C h a m p i o n n e t , convinto di essere atteso in festa da u n a citt smaniosa di libert e di repubblica. A C a p u a
dovette fermarsi. E forse avrebbe rinunziato a e n t r a r e a Napoli - c o m e del resto gli s u g g e r i v a il D i r e t t o r i o , resto a
sparpagliare ancora di pi le sue t r u p p e nella penisola, alla
vigilia di u n a r i p r e s a delle ostilit con l'Austria -, se al gov e r n o della citt ci fosse stato q u a l c u n o capace di organizzare e sfruttare la resistenza p o p o l a r e .
Ma F e r d i n a n d o aveva c o m m e s s o a n c h e l ' e r r o r e di desig n a r e a questo compito, col titolo di Reggente, l ' u o m o m e no adatto: il Principe Pignatelli. Costui, invece di c h i a m a r e
in aiuto la flotta tuttora all'ancora, la fece affondare. Eppoi,
p u r d i o t t e n e r e u n a t r e g u a d i d u e mesi, concluse u n armistizio con cui consentiva ai francesi di o c c u p a r e tutte le piazzeforti i n t o r n o alla citt e s'impegnava a versargli u n ' i n d e n 59

nit di cui n o n disponeva, p e r c h il Re si e r a p o r t a t o via tutto il tesoro.


In quei d u e mesi la citt assediata fu p r e d a dell'anarchia,
di cui fecero le spese i giacobini, accusati d'intelligenza col
n e m i c o . Ad aizzare c o n t r o di loro la furia p o p o l a r e f u r o n o
s o p r a t t u t t o i b a r b i e r i , c h e ai giacobini r i m p r o v e r a v a n o di
aver i n t r o d o t t o la m o d a dei capelli corti al posto della p a r rucca, c a m p o dei loro virtuosismi e fonte dei loro g u a d a g n i .
Ma l'etichetta di giacobino veniva applicata a n c h e a chi n o n
lo era, p e r c h o g n u n o aveva il suo da liquidare o da d e p r e dare.
Tuttavia questa caccia all'uomo mise i giacobini veri nella
necessit di agire. A m e t g e n n a i o essi s ' i m p a d r o n i r o n o con
un colpo di m a n o dei Forti di Sant'Elmo e di Castel N u o v o ,
e con le loro artiglierie c o m i n c i a r o n o a b a t t e r e le strade su
cui avanzavano i francesi. Ma ci vollero tre giorni e quattromila m o r t i , p e r r i d u r r e alla r a g i o n e i lazzaroni. L'ultima
loro i m p r e s a resistenzialista fu il totale saccheggio del palazzo del loro padre e Re, in n o m e del quale si e r a n o cos vig o r o s a m e n t e e g r a t u i t a m e n t e battuti.
C h a m p i o n n e t s e p p e conquistarseli con un gesto accorto.
E n t r a t o in citt sulla fine del g e n n a i o (del '99), si rec imm e d i a t a m e n t e a r e n d e r e omaggio a San G e n n a r o che, lungi
dal serbargli il broncio, reciproc la cortesia improvvisando
fuori t e m p o il solito m i r a c o l o . San G e n n a r o d i v e n t a t o
giacobbino disse, sorpresa e un p o ' scandalizzata, la gente.
E p e r il m o m e n t o , fu pace.

CAPITOLO SETTIMO

I B O R B O N E A PALERMO

Per F e r d i n a n d o e Maria Carolina, q u a n d o sulla fine del '98


vi g i u n s e r o a b o r d o della nave ammiraglia di Nelson, la Sicilia e r a u n a t e r r a del tutto sconosciuta: in q u a r a n t ' a n n i di
R e g n o n o n ci avevano mai messo piede. Di essa n o n sapevano che ci che ne riferivano i Vicer nei loro r a p p o r t i , a m messo che li leggessero.
Si t r a t t a v a d e l r e s t o di u n ' i s o l a m i s t e r i o s a a n c h e p e r i
suoi abitanti p e r c h la m a n c a n z a di strade ne r e n d e v a inaccessibili molte p a r t i specie d e l l ' i n t e r n o , e i g r a n d i p r o p r i e tari t e r r i e r i che se ne spartivano la fetta m a g g i o r e avevano
un c o n c e t t o cos assoluto della loro sovranit c h e nei loro
feudi n o n a m m e t t e v a n o i n t e r f e r e n z e del p o t e r e centrale e
si s o t t r a e v a n o p e r f i n o ai c e n s i m e n t i . N o n si c o n o s c e v a
n e m m e n o l ' a m m o n t a r e della p o p o l a z i o n e , m a s i p r e s u m e
c h e si a g g i r a s s e sul m i l i o n e e m e z z o . P a l e r m o , coi suoi
200.000 abitanti, era la citt p i popolosa d'Italia d o p o Napoli, ma a n c h e quella in cui il contrasto fra lusso e miseria
e r a il p i sfacciato.
Alla b a s e della s i t u a z i o n e politica ed e c o n o m i c a stava
quella sociale. U n a specie d i Libro d'oro s t a m p a t o p r o p r i o in quegli a n n i definiva orgogliosamente la Sicilia come
la t e r r a dei nobili p e r il fatto che ce n ' e r a n o di p i che in
qualsiasi altra r e g i o n e della penisola: 142 principi, 788 marchesi, 1.500 fra d u c h i e b a r o n i . Q u e s t a moltiplicazione e r a
d o v u t a a un fatto molto semplice e che di nobile aveva p o co: siccome n e s s u n sistema fiscale era mai riuscito a funzion a r e , invece d'imporgli u n a tassa, al ricco si v e n d e v a un blasone. N a t u r a l m e n t e la vecchia nobilt, quella del s a n g u e , le
61

cui dinastie pi antiche risalivano ai N o r m a n n i , reagivano a


questa inflazione m a g g i o r a n d o i p r o p r i titoli p e r differenziarli da quelli n u o v i . Il m a r c h e s e di Geraci aveva coniato
p e r s quello - di p u r a fantasia - di Primo Signore p e r grazia di Dio nell'una e nell'altra Sicilia, p r i m o C o n t e d'Italia e
Principe del Sacro R o m a n o I m p e r o . N o n che un piccolo
scampolo della gara che divampava fra questi nobili p e r acc a p a r r a r s i , nell'ambito della stessa casta, delle posizioni di
vertice. E q u e s t o a c c a n i m e n t o aveva il suo p e r c h nella
s t r u t t u r a feudale della societ, che faceva del r a n g o la condizione del p o t e r e e del p o t e r e la condizione della ricchezza. Un p o ' p e r la sua posizione geografica, un p o ' p e r l'inint e r r o t t o p r e d o m i n i o spagnolo, la Sicilia e r a rimasta complet a m e n t e e s t r a n e a al r i n n o v a m e n t o d ' i d e e e al r i f o r m i s m o
e c o n o m i c o p o r t a t i d a l l ' I l l u m i n i s m o . In n e s s u n sito d e l
m o n d o un titolo p i p r e g i a t o che in Sicilia scriveva Colletta c h e p u r e , c o m e n a p o l e t a n o , n o n veniva c e r t o d a u n
paese democratico.
N o n tutti i titolati, che si chiamavano g e n e r i c a m e n t e baroni, e r a n o ricchi. Di quelli nuovi, alcuni si e r a n o rovinati
p e r diventarlo, altri s'indebitavano fino al collo p e r t e n e r e il
passo di quelli che li sovrastavano. E questa era a p p u n t o la
d a n n a z i o n e loro e della loro categoria. Nell'Italia del N o r d i
q u a d r i dell'aristocrazia si a l l a r g a v a n o p e r l'immissione di
n u o v i e l e m e n t i b o r g h e s i distintisi i n q u a l c h e m o d o , p e r
e s e m p i o nel servizio di Stato, c o m e in P i e m o n t e . E questi
innesti si rivelavano benefici alla stessa casta p e r c h la rins a n g u a v a n o e c o n o m i c a m e n t e e vi p o r t a v a n o idee p i m o d e r n e . Fu grazie a questa osmosi che i nobili a c q u i s t a r o n o
un certo spirito d ' i n t r a p r e s a , cio fu la b o r g h e s i a c h e convert la nobilt alla p r o p r i a mentalit imprenditoriale: lo abbiamo visto ne L'Italia del Settecento.
In Sicilia - c o m e in S p a g n a - avveniva e s a t t a m e n t e il
c o n t r a r i o : il b o r g h e s e imblasonato si convertiva alla m e n t a lit r e d d i t i e r a e p a r a s s i t a r i a dell'aristocrazia d e l s a n g u e e
ne adottava, m a g g i o r a n d o l i , tutti i vizi: la s m o d a t a passione

del fasto c o m e s e g n o d i p o t e n z a , l ' a r r o g a n z a , l ' e s a g e r a t o


concetto delle p r o p r i e p r e r o g a t i v e , il m o r b o s o attaccamento alle a p p a r e n z e e alle precedenze: i n s o m m a tutti quei
caratteri che ancora, a d u e c e n t ' a n n i di distanza, caratterizz a n o il nobile siciliano d i m o s t r a n d o q u a n t o quella societ
sia r i m a s t a i m m o b i l e e pietrificata a n c h e in q u e s t i u l t i m i
d u e secoli c h e d o v u n q u e a l t r o v e n e h a n n o visto i l t o t a l e
sconvolgimento.
Le cifre p a r l a n o chiaro. Dei 360 villaggi della Sicilia, 280
vivevano in r e g i m e di signoria feudale, cio sottoposti a un
b a r o n e che vi si c o m p o r t a v a da sovrano assoluto. Gli abitanti - quasi tutti contadini - e r a n o p r a t i c a m e n t e dei servi della gleba, t e n u t i a p r e s t a r e corves, cio g i o r n a t e di lavoro
gratuito, e inabilitati a cambiare domicilio. N o n che lo proibisse la legge, ma lo proibiva il b a i o n e , che sulle o r m e del
fuggiasco sguinzagliava la p r o p r i a personale polizia, lo portava davanti al p r o p r i o t r i b u n a l e e lo gettava nelle p r o p r i e
prigioni.
Il lettore n o n si faccia un q u a d r o t r o p p o n e r o di questa
situazione. Molto spesso essa e r a mitigata dal c a r a t t e r e del
feudatario che, lungi dall'abusare dei p r o p r i diritti, o ch'egli c o n s i d e r a v a tali, li esercitava con p a t r i a r c a l e b o n o m i a .
Ci c h e n o n a m m e t t e v a e r a c h e gli v e n i s s e r o contestati.
Molte volte si e r a n o provati a farlo sia i Vicer spagnoli che
i f u n z i o n a r i p i e m o n t e s i nel b r e v e p e r i o d o in cui la Sicilia
aveva fatto p a r t e del R e g n o dei Savoia. Ma la resistenza era
stata irriducibile e aveva trionfato a n c h e sul p i a n o giuridico, q u a n d o un avvocato p a l e r m i t a n o , Di Napoli, riusc a far
accettare dal t r i b u n a l e di Stato il principio che il feudo - si
trattasse di u n a fattoria, o di un villaggio, o di u n a i n t e r a
provincia - e r a p r o p r i e t privata del feudatario, in q u a n t o
c o m e tali R u g g e r o il N o r m a n n o (figuriamoci!) li aveva considerati e distribuiti ai suoi subalterni, che lo avevano aiutato a conquistare la Sicilia.
Q u e s t a causa rimase famosa negli annali siciliani p e r c h
nel suo piccolo riassumeva tutti gli aspetti pi tipici e salien63

ti della situazione isolana. Anzitutto, l'onnipotenza dei b a r o ni e la loro solidariet q u a n d o e r a n o in giuoco i titoli del loro p o t e r e . Essi passavano la vita e d r e n a v a n o i loro p a t r i m o ni a c o n t e n d e r s i un p a l m o di terra, un attributo nobiliare e
la p r e c e d e n z a in u n a c e r i m o n i a . Ma q u a n d o si t r a t t a v a di
difendere la loro i n d i p e n d e n z a dal p o t e r e centrale, si chiud e v a n o a testuggine in un fronte c o m u n e , i m p a r t e n d o dall'alto della loro casta l'esempio della riottosit e dell'omert.
S e c o n d o , l'impossibilit da p a r t e della Giustizia di sott r a r s i alla s u g g e s t i o n e e alle p r e s s i o n i a m b i e n t a l i . I m a g i strati siciliani giuravano fedelt al Re, ma a un Re che se ne
stava a M a d r i d o a Napoli. Probabilmente a inclinare la loro
bilancia in favore dei b a r o n i n o n era tanto il sentimento della p r o p r i a indifesa solitudine di fronte alle loro milizie private, q u a n t o il ricatto di un m a l i n t e s o patriottismo. Per
c o m u n e convincimento, l'attentato al diritto del b a r o n e diventava l'attentato alle libert siciliane. Il suddito (perch
di cittadino n o n si poteva parlare) o il villaggio che voleva
sottrarsi alla soggezione feudale e scuotersi di dosso la servit della gleba p e r mettersi sotto la p r o t e z i o n e della legge
dello Stato c o m m e t t e v a un gesto di fellona p e r c h faceva
c o m b u t t a con u n o straniero (il Re) c o n t r o un siciliano (il barone).
Q u e s t o convincimento si e r a formato in secoli di d i p e n d e n z a coloniale. Il t r a t t a m e n t o r i c e v u t o lo giustificava in
p a r t e , ma solo in p a r t e . La S p a g n a n o n aveva sfruttato, come qualcuno dice, la Sicilia; al contrario, ci aveva rimesso di
suo. Ma n o n aveva m i n i m a m e n t e tentato di a m m o d e r n a r n e
le s t r u t t u r e a n c h e p e r c h quel tipo di societ feudale corris p o n d e v a al suo. Essa prefer lasciare le cose c o m e stavano,
il che accrebbe nelle plebi siciliane la totale sfiducia nei p o teri dello Stato. Q u a n d o al d o m i n i o s p a g n o l o si sostituiron o , d o p o i l fugace i n t e r m e z z o p i e m o n t e s e , p r i m a quello
dell'Austria e poi quello dei B o r b o n e di Napoli, questo p r o cesso e r a o r m a i irreversibile. I n u o v i p a d r o n i t e n t a r o n o a
pi riprese di r i d u r r e l'onnipotenza baronale, c o m e v e d r e 64

mo a p r o p o s i t o di Caracciolo, ma si t r o v a r o n o di fronte al
m u r o di u n a resistenza massiccia. Gli o p p r e s s i facevano
c o m b u t t a c o n gli o p p r e s s o r i in n o m e delle minacciate libert siciliane, che in pratica e r a n o la libert del b a r o n e di
t e n e r e il contadino in schiavit. Il patriottismo siciliano - in
q u a l u n q u e f o r m a si manifesti, separatista o a u t o n o m i s t a n o n mai stato che questo e seguita ad esserlo a n c h e oggi:
la trincea del privilegio e l'alibi, da p a r t e di c h i u n q u e d e t e n ga il p o t e r e , del diritto di a b u s a r n e .
A n c h e gl'intellettuali ne e r a n o complici. La c u l t u r a siciliana e r a area depressa rispetto a quella italiana, che a sua
volta e r a area depressa rispetto a quella e u r o p e a . L'analfabetismo dilagava. L'Universit di Messina e r a stata chiusa
e quella di Catania distrutta da un t e r r e m o t o sulla fine del
Seicento. P a l e r m o cerc d i a p p r o f i t t a r n e p e r c r e a r n e u n a
sua p r o p r i a , ma dovette rinunziarvi p e r l'opposizione di Catania, dove alla fine furono istituite tre scuole di Stato, ma
riservate agli aristocratici. Cos il circolo si era chiuso. Avendo a n c h e il m o n o p o l i o della cultura, l'aristocrazia n o n aveva pi nulla da t e m e r e p e r i suoi privilegi. Per i pochi talenti che riuscivano u g u a l m e n t e a svilupparsi, n o n c'era scamp o : o e m i g r a r e come fecero p e r esempio l'architetto J u v a r a
e il musicista Scarlatti, o mettersi al servizio del p o t e r e .
L'avvocato Di Napoli che aveva fatto trionfare in tribunale il principio dell'assoluta sovranit feudale incarnava a p p u n t o q u e s t o tipo d ' i n t e l l e t t u a l e a l soldo dei b a r o n i . N o n
c' da biasimarlo. Aveva studiato dai preti, che certo n o n gli
avevano dato da leggere le o p e r e degl'Illuministi. Ma a n c h e
se le avesse lette e avesse v o l u t o farsi b a n d i t o r e dei loro
princpi, a chi si sarebbe rivolto? N o n parliamo dell'interno
dell'isola, a s s o l u t a m e n t e i m p e n e t r a b i l e e s o r d o a qualsiasi
messaggio sociale. Ma nella stessa Palermo, che sapessero
leggere e scrivere e q u i n d i fossero in g r a d o di capire, c'erano soltanto i b a r o n i - e n o n tutti - e i M o n s i g n o r i , i quali
a v e v a n o in m a n o le chiavi di qualsiasi p r o m o z i o n e e c o n o mica e sociale. Infatti Di N a p o l i g u a d a g n un m u c c h i o di
65

quattrini, e d o p o morto ebbe anche l'onore di un m o n u m e n t o p e r il servigio reso ai p a d r o n i . Altri che si distinsero
in queste forme di collaborazionismo ebbero in p r e m i o il titolo nobiliare. Le c r o n a c h e n o n r e g i s t r a n o n o m i d'intellettuali che denunziassero quest'avvilente condizione e p r o p o nessero rimedi radicali. Forse ce ne furono, ma n o n ebbero
n e a n c h e il t e m p o di e s p r i m e r s i . Gli unici che r i u s c i r o n o a
farlo f u r o n o quelli che s e p p e r o m a n t e n e r e le loro critiche
e n t r o i limiti della pi stretta p r u d e n z a . Il pi audace fu Di
Blasi che giunse a c h i e d e r e u n ' i m p o s t a progressiva sul reddito, ma in un linguaggio da giurista assolutamente incomprensibile alle masse. Natale mise in discussione la p e n a di
m o r t e , ma avall la t o r t u r a . L'economista Sergio p r o p u g n
le d o t t r i n e liberiste, ma tenendosi sull'astratto. Pi che voci
siciliane, e r a n o echi del riformismo n a p o l e t a n o , che si spengevano sul m u r o della generale ignoranza.
Sia p u r lentissimo, q u a l c h e m u t a m e n t o t u t t a v i a avveniva
anche sotto la crosta di questa societ pietrificata. La Sicilia,
c o m e tutti i paesi a r e g i m e feudale, viveva quasi esclusivam e n t e d i agricoltura. N o n tutto era latifondo. C ' e r a n o a n che dei feudi modesti, i cui titolari n o n avevano altro lusso
che il blasone e n o n c a m p a v a n o molto meglio dei contadini,
di cui condividevano a n c h e il livello intellettuale. Tuttavia la
fetta pi grossa e r a quella ripartita tra alcune diecine di famiglie, l e cui p r o p r i e t r a g g i u n g e v a n o d i m e n s i o n i d a
Texas, c o m e quella del principe B u t e r a che, secondo Mack
Smith, ne ricavava il dieci p e r cento dell'intero r e d d i t o siciliano.
Q u e s t a ingiusta redistribuzione avrebbe a n c h e p o t u t o essere u n a fortuna - come lo era p e r esempio in L o m b a r d i a e
in Toscana - p e r c h consentiva l'accumulo di capitale, che a
sua volta poteva consentire gl'investimenti e q u i n d i il decollo industriale dell'isola. Ma il t e r r i e r o siciliano n o n aveva la
mentalit i m p r e n d i t o r i a l e di quello l o m b a r d o . Per lui la ricchezza n o n e r a s t r u m e n t o di altra e p i g r a n d e ricchezza,
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ma solo di p o t e r e e di fasto. Invece di risiedere sulla t e r r a ,


risiedeva in citt, u n i c a m e n t e inteso ai suoi i m p e g n i di com a n d o e di r a p p r e s e n t a n z a .
Questo produceva due conseguenze. La prima era un
c o n t i n u o d r e n a g g i o del r e d d i t o dalla sua vera e unica fonte
- l ' a g r i c o l t u r a - alla citt col c o n s e g u e n t e i m p o v e r i m e n t o
della c a m p a g n a e dei suoi abitanti. La seconda era la formazione di u n a nuova categoria sociale: il r a p p r e s e n t a n t e in loco del p a d r o n e assenteista, il gabellotto.
In Sicilia n o n c'era mezzadria. Il r e g i m e p r e v a l e n t e e r a
quello dell'affitto, che d a p p r i n c i p i o era stato a breve termin e : in g e n e r e , un a n n o . Ma alla fine i p a d r o n i si e r a n o accorti che il breve t e r m i n e invogliava il c o n t a d i n o a praticare
un'agricoltura di rapina, intesa pi a saccheggiare che a coltivare i c a m p i . Cos si e r a n o i n t r o d o t t i t e r m i n i p i l u n g h i ,
dai t r e a n n i in su, che stimolavano a u n o s f r u t t a m e n t o pi
razionale. Q u e s t o p e r aveva a n c o r a pi bisogno della sup e r v i s i o n e del p a d r o n e che, oltre a i g n o r a r e tutto di agric o l t u r a , spesso n o n s a p e v a n e m m e n o d o v e fossero l e sue
t e r r e . Perci preferiva d a r e l'intero latifondo in a p p a l t o a
q u a l c u n o che gli garantisse un c e r t o r e d d i t o e se ne compensasse intascando il di pi.
Nella storia dell'isola, l'avvento di q u e s t o n u o v o p e r s o n a g g i o r a p p r e s e n t a u n fatto f o n d a m e n t a l e . C o m e t u t t e l e
societ a s t r u t t u r a feudale, la Sicilia n o n conosceva che d u e
classi: il p a d r o n e e il servo. A differenza di tutte le altre citt
d ' E u r o p a , quelle siciliane n o n e r a n o riuscite a s v i l u p p a r e
un vero e p r o p r i o ceto m e d i o con u n a sua coscienza di classe. Vita mercantile e artigiana ce n ' e r a poca. E quella poca
ruotava, come la cultura, i n t o r n o al p o t e r e , cio alla nobilt,
cui forniva u n a docile clientela. Per esempio, tutto il mercato del g r a n o , che r a p p r e s e n t a v a la principale risorsa dell'isola, era in m a n o a pochi grossisti, che ne facevano quel che
volevano, spesso p r o v o c a n d o coi loro incettamenti delle carestie artificiali p e r far rialzare i prezzi. Ma tutto ci avveniva col beneplacito del p o t e r e , di cui questo racket era solida-

le e complice. La citt e r a i n s o m m a soltanto un c e n t r o milit a r e e a m m i n i s t r a t i v o , n o n c h il l u o g o di r i t r o v o della n o bilt e la palestra dei suoi lussi e lustri e piaceri. A P a l e r m o
G o e t h e scopr che sulle s t r a d e veniva lasciato lo sterco p e r
fornire un soffice t a p p e t o alle carrozze.dei nobili e n e s s u n o
se ne lamentava. Del resto, bastava g u a r d a r e l'architettura:
ci che n o n era palazzo, era t u g u r i o .
In Sicilia - e questo spiega molte cose -, la classe m e d i a
si s v i l u p p in c a m p a g n a , e il suo p r o t o t i p o fu a p p u n t o il
g a b e l l o t t o . E r a d i solito u n e x - c o n t a d i n o s e g n a l a t o s i agli
occhi del p a d r o n e p e r p a r t i c o l a r i capacit, o p p u r e u n cap e r o n z o l o di q u e l l e s q u a d r a c c e di cui il b a r o n e si serviva
c o m e di milizie private. C o m u n q u e , un analfabeta, ma che
aveva dato p r o v e di zelo e di energia: un duro, i n s o m m a .
E tale infatti si rivel. La sua c o m p a r s a n o n miglior di certo le condizioni dei contadini, anzi le p e g g i o r . A n c h e p e r ch quasi s e m p r e l o n t a n o , il b a r o n e era molto pi tollerante e b o n a r i o : il Gattopardo n o n un frutto della fantasia di
Lampedusa.
Il gabellotto aveva b e n altri artigli. Egli si mise n o n in p o sizione di contrasto, ma di c o n c o r r e n z a col p a d r o n e . C o m e
suo vicario ne esercitava i diritti, ma p o r t a n d o l i al s o p r u s o
sistematico. I n t a n t o , essendo dei loro, conosceva molto m e glio i contadini e le loro malizie. Eppoi, doveva sfogare u n a
l u n g a fame di d e n a r o e di autorit. C' chi dice che la mafia
n o n fu che il sindacato dei gabellotti, la loro segreta associazione di m u t u o soccorso p e r t e n e r e in soggezione i contadini e in rispetto i p r o p r i e t a r i . N o n vogliamo a d d e n t r a r c i in
questo p r o b l e m a che a n c o r a suscita polemiche a n o n finire.
P r o b a b i l m e n t e la mafia p i antica (Titone dice che risale
a d d i r i t t u r a ai saraceni) e a p r o v o c a r l a fu la p r o l u n g a t a assenza di qualsiasi p o t e r e centrale: u n a specie di rozzo a u t o g o v e r n o esercitato da privati. Ma n o n c' d u b b i o c h e i gabellotti se l'accaparrarono e le d i e d e r o i q u a d r i .
Altrettanto indubitabile che furono loro a precostituire
i caratteri della borghesia siciliana, a n c h e q u a n d o questa co68

minci a svilupparsi nelle citt, p e r il semplice motivo che i


gabellotti furono i p r i m i non-nobili che p o t e r o n o d a r e ai loro figli u n ' i s t r u z i o n e e farne degli avvocati, dei medici, dei
professori, dei magistrati, m a s e m p r e nel q u a d r o d i quella
societ f e u d a l e , di cui essi a v e v a n o m u t u a t o d a i b a r o n i la
mentalit e i vizi. N o n p e r nulla la borghesia siciliana ha del
titolo a c c a d e m i c o la stessa c u p i d i g i a c h e il b a r o n e m o s t r a
del titolo nobiliare. N o n p e r nulla, da q u a n d o ha assunto il
p o t e r e , lo esercita con gli stessi criteri corporativi. N o n p e r
nulla essa ostenta lo stesso attaccamento al privilegio, e p e r
d i f e n d e r l o innalza il vessillo del p a t r i o t t i s m o siciliano cont r o le i n t e r f e r e n z e dello Stato. I n s o m m a u n a b o r g h e s i a
che, p e r un vizio d'origine, n o n ha p o t u t o n s a p u t o svolgere la f u n z i o n e e c o n o m i c a e c u l t u r a l e delle a l t r e b o r g h e s i e
italiane. Gli u o m i n i d'iniziativa e di talento ch'essa p r o d u c e
con meravigliosa fertilit sono t u t t o r a costretti a e m i g r a r e .
Verso la fine del secolo c'erano stati d u e tentativi di riscossa.
Del p r i m o fu p r o t a g o n i s t a , nel ' 7 3 , la plebe di Palermo, rid o t t a alla fame d a u n raccolto a n d a t o m a l e e forse a n c h e
dalle speculazioni dei soliti grossisti. Ma p r o p r i o il suo and a m e n t o d i m o s t r quale r e t e di o m e r t , consapevoli o inconscie, i b a r o n i avevano saputo tessere. Essi detestavano il
vicer Fogliani p e r qualche sua timida manifestazione di d e mocrazia. Trattava con g a r b o a n c h e la g e n t e di ceto ignobile, c o m e scriveva con o r r o r e il Villabianca, cio di u m i l e
condizione, e aveva tentato d ' i m p o r r e u n a piccola tassa sui
c o n s u m i di lusso, che n a t u r a l m e n t e colpiva i ricchi. E p p u r e ,
q u a n d o v e n n e la carestia, la plebe se la rifece con lui e lo costrinse alla fuga. La citt r i m a s e in bala degl'insorti che si
avventarono, vero, a n c h e c o n t r o i b a r o n i ; ma, privi com'er a n o d ' i d e e e di capi, n o n s e p p e r o sfruttare il successo. Ad
e m e r g e r e in quel t r a m b u s t o furono le maestranze, cio le
c o r p o r a z i o n i di arti e mestieri, u n i c a forza p o p o l a r e organizzata. Ma essa d i m o s t r subito il suo fondo conservatore,
c h ' e r a poi il motivo p e r cui le autorit l'avevano s e m p r e fa69

vorita. Le maestranze e r a n o complici dei m o n o p o l i p e r ch e r a n o u n m o n o p o l i o anch'esse. Nessuno poteva ottenere un p o s t o di lavoro qualificato senza ii p e r m e s s o della
maestranza c h e diffcilmente l o c o n c e d e v a p e r r i d u r r e
l'offerta di m a n o d o p e r a e t e n e r e aiti i salari. Essa n o n difendeva i diritti del lavoratore, ma soltanto i privilegi dei suoi
consociati, e p e r q u e s t o e r a riconosciuta e p r o t e t t a c o m e
p a r t e di un sistema c h e a p p u n t o sui privilegi si basava,
p r e n d e v a ufficialmente p a r t e alle cerimonie, e spesso assolveva compiti di polizia ausiliaria.
Q u a n d o i ribelli si f u r o n o i m p a d r o n i t i di P a l e r m o e rim a s e r o in bala di se stessi, furono le maestranze che presero la direzione di tutto p e r c h e r a n o le uniche che sapessero far funzionare i servizi. Ma i negozianti e gli artigiani che
ne c o m p o n e v a n o il grosso si resero subito conto che, senza i
baroni, a n d a v a n o i n c o n t r o al fallimento p e r c h i b a r o n i erano l'unica loro clientela ( q u a n d o si dice i b a r o n i s'intende,
logico, anche gl'impiegati, i clienti, i famigli dei baroni). Essi i n t r o d u s s e r o q u a l c h e riforma t i m i d a m e n t e giustizialista,
ma soffocarono nel s a n g u e la rivolta e r i c h i a m a r o n o i nobili
forse s p e r a n d o di o t t e n e r e , in r i c o m p e n s a del servigio, u n a
m a g g i o r e partecipazione al p o t e r e . Ma furono presto delusi. U n a volta che p o t e r o n o d i s p o r r e delle forze militari m a n date di rincalzo da Napoli, i b a r o n i r i p r e s e r o in m a n o la situazione.
Il secondo tentativo fu fatto dal vicer D o m e n i c o Caracciolo. E r a u n m a r c h e s e n a p o l e t a n o , m a n a t o i n S p a g n a d a
m a d r e spagnola, e formatosi a Parigi e a L o n d r a , cio alia
scuola d e l l ' i l l u m i n i s m o francese e del liberalismo inglese.
Gi a Napoli si sentiva spaesato: la considerava un avanzo di
M e d i o Evo. P r i m a di accettare il g o v e r n o della Sicilia, c h e
sapeva a n c o r a p i a r r e t r a t a , esit un a n n o . Il p e r s o n a g g i o
era di rilievo in tutto: nei difetti n o n m e n o che nelle qualit.
E r a intelligente, colto, o n e s t o e coraggioso. Ma le sue idee
liberali si sposavano male a un t e m p e r a m e n t o a u t o r i t a r i o ,
impaziente e talvolta perfino insolente. Era libero da tutto,
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ma n o n dai p r e g i u d i z i , e c o n t r o i nobili siciliani ne aveva


molti: li considerava dei parassiti p r e p o t e n t i e intesi solo all'esteriorit. In u n a parola, li disprezzava ed era deciso a rid u r n e la protervia.
Ma i b a r o n i avevano, p e r difendere i p r o p r i privilegi, un
istituto di cui e r a n o riusciti a fare la b a n d i e r a del patriottismo siciliano: il Parlamento. Nel mito p o p o l a r e esso passava
p e r la trincea delle libert isolane nei confronti delle Potenze s t r a n i e r e che a v e v a n o via via d o m i n a t o la Sicilia. In
realt n o n e r a affatto cos. Mai o quasi mai il P a r l a m e n t o siciliano si era trovato in conflitto politico col p a d r o n e di turn o . L e u n i c h e sue battaglie e r a n o s e m p r e state d i o r d i n e
amministrativo e fiscale e si r i d u c e v a n o a questo: i m p e d i r e
le i n t e r f e r e n z e del p o t e r e c e n t r a l e nelle sfere che i b a r o n i
consideravano di loro c o m p e t e n z a e soprattutto nella ripartizione degli utili e degli oneri.
Esso e r a diviso, c o m e quello prerivoluzionario francese,
in tre C a m e r e o bracci: quello dei nobili, quello del clero,
e quello delle citt demaniali, cio poste sotto la giurisdizione del Re, e n o n di qualche b a r o n e . Era un P a r l a m e n t o
peripatetico, p e r c h si riuniva o r a a Palermo, o r a a Catania,
ora a Messina, e in nessuna di queste tre citt aveva u n a sede fissa: a volte teneva le sue sessioni in palazzo reale, a volte in cattedrale, a volte a n c h e in case private.
Il suo c o m p i t o p i i m p o r t a n t e e r a quello di stabilire
l ' a m m o n t a r e dei donativi, e questa p a r o l a r a p p r e s e n t a v a
il trofeo di u n a delle sue p i grosse, ma a n c h e p i inutili,
vittorie. I donativi e r a n o in realt i c o n t r i b u t i che la Potenza o c c u p a n t e esigeva dalla Sicilia. Ma i b a r o n i n o n li avevano mai accettati c o m e tali. Li c h i a m a v a n o donativi come se si trattasse di un regalo, il che forniva loro b u o n i arg o m e n t i p e r d i m o s t r a r e con q u a n t a tenacia e successo difendevano la dignit dell'isola. Per li p a g a v a n o , o p e r m e glio d i r e li facevano p a g a i e p e r c h il meccanismo era q u e sto: un Comitato p a r l a m e n t a r e i m p o n e v a a ciascuna citt o
villaggio la sua quota, ma la ripartizione di questa quota fra
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i singoli contribuenti era affidata al feudatario locale o a u n a


commissione di notabili, e o g n u n o capisce cosa succedeva.
Siccome in Sicilia p o t e r e e ricchezza e r a n o s e m p r e concentrati nelle stesse m a n i in q u a n t o l'uno e r a fonte dell'altra e
viceversa, a fare le spese di questo sistema fiscale era il p o vero i m p o t e n t e .
I l P a r l a m e n t o n o n ostacol Caracciolo, q u a n d o questi
decise di s o p p r i m e r e l'Inquisizione: a n c h e il braccio del
clero a p p r o v , p e r c h quel tribunale faceva c o n c o r r e n z a ai
suoi. P u r t r o p p o tale s o p p r e s s i o n e n e c o m p o r t u n ' a l t r a :
quella dell'immenso archivio in cui e r a n o c o m p e n d i a t i tutti
i casi della Sicilia. La o r d i n il Re forse su pressione delle famiglie p i in vista dell'isola, t u t t e pi o m e n o interessate a
d i s p e r d e r e le tracce di tanti delitti, soprusi e malversazioni.
Ci vollero d u e giorni p e r c o n s u m a r e nel fuoco tutte quelle
carte, e p e r la Storia fu u n a p e r d i t a grave.
Ma le cose c a m b i a r o n o q u a n d o il Vicer attacc il sistema dei privilegi alla base, cio i n v a l i d a n d o il v e r d e t t o c h e
aveva dato la vittoria a Di Napoli nella famosa causa sui diritti feudali. Il feudatario, egli disse, n o n e r a che un delegato del Re, con cui p e r t a n t o n o n poteva mettersi in concorrenza. Il Re n o n gli aveva mai dato facolt di a r r e s t a r e e
g i u d i c a r e i suoi vassalli p e r c h ci spettava u n i c a m e n t e a
lui, n tanto m e n o di a r m a r e u n a milizia personale.
Incoraggiato da questo battagliero atteggiamento, il terzo braccio, quello delle citt demaniali, p r e s e n t al Vicer
la richiesta di un catasto delle p r o p r i e t feudali in m o d o
che a n c h e queste fossero soggette a u n a q u o t a dei donativi. Caracciolo, che p r o b a b i l m e n t e aveva sollecitato la p r o posta, la fece sua, e i b a r o n i s e n t i r o n o che l si giuocava la
partita decisiva. Fin allora mai nessun Vicer era arrivato a
tanto. Anche quelli che coi b a r o n i si e r a n o trovati in conflitto n o n lo avevano mai spinto al p u n t o di aizzare c o n t r o di
essi altre forze sociali. Avevano s e m p r e preferito in ultima
istanza appoggiarsi a loro e c o m p r a r s e n e la complicit riconoscendoli c o m e unici legittimi r a p p r e s e n t a n t i della Sicilia
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e lasciandogliela in a p p a l t o . Q u e s t o e r a il tacito p a t t o che


p e r secoli aveva regolato i r a p p o r t i della nobilt siciliana col
p a d r o n e di t u r n o e le aveva consentito di fare dell'isola u n a
sua clientela. Caracciolo vi contravveniva c r e a n d o un conflitto d'interessi e di classi che r o m p e v a il circolo dell'omert. La richiesta delle citt demaniali dimostrava che n o n
tutta la Sicilia era dei b a r o n i e p e r i baroni. Dimostrava che
c o m b a t t e r e le libert dei b a r o n i n o n significava a t t e n t a r e
a quella della Sicilia. Dimostrava che in Sicilia c'erano delle
forze interessate a r i d u r r e la protervia dei baroni.
P u r t r o p p o , fu Caracciolo stesso ad a n n u l l a r e gli effetti di
quel p r i m o successo. Egli e r a capace di t e n e r testa a tutto e
a tutti, ma n o n alla p r o p r i a lingua. Aveva perfettamente capito che questo famoso P a r l a m e n t o siciliano, strombazzato
dai suoi esaltatori c o m e il gemello e anzi il modello di quello inglese, lungi dal r a p p r e s e n t a r e u n o s t r u m e n t o del p r o gresso, r a p p r e s e n t a v a la trincea del privilegio. Ma commise
l ' e r r o r e di dirlo a p e r t a m e n t e , o f f e n d e n d o un mito che, sia
p u r e a t o r t o , e r a p e n e t r a t o nella coscienza siciliana. N o n
volle sentire di donativi; li chiam contributi quali effettivamente e r a n o , e a n c h e questo fer il suscettibile nominalismo isolano.
Ma lo sbaglio p i grosso lo c o m m i s e q u a n d o p r e t e s e di
s o p p r i m e r e o a l m e n o r i d u r r e le feste di Santa Rosalia, pat r o n a della citt. Aveva r a g i o n e p e r c h il costo di quelle feste, c h e si svolgevano in luglio, ma si r i p e t e v a n o a n c h e in
gennaio e in ottobre, incideva p a u r o s a m e n t e sul bilancio di
u n a citt che n o n aveva di che p r o v v e d e r e n e a n c h e ai servizi p i elementari. Ma il p o p o l o vi e r a cos attaccato che minacci la rivolta. O festa o testa scrissero sulla p o r t a di casa del Vicer, il quale dovette rimangiarsi l'ordine e usc da
quella sconftta g r a v e m e n t e discreditato.
La d e l u s i o n e lo esacerb. Da b u o n illuminista, egli n o n
c r e d e v a nelle libert d e m o c r a t i c h e , e a n c h e p e r questo e r a
tanto avverso al P a r l a m e n t o . Ma e r a convinto che un assolutismo efficiente e giustizialista a v r e b b e a v u t o l ' a p p o g g i o

delle masse. E invece o r a d o v e v a c o n v i n c e r s i c h e n o n e r a


cos: le masse p r e f e r i v a n o le l u m i n a r i e e i m o r t a r e t t i p e r
Santa Rosalia alle scuole e agli ospedali. Tent di smantellare i m o n o p o l i a cominciare da quelli delle maestranze ord i n a n d o loro di aprirsi a tutti i lavoratori, e u r t contro u n a
insormontabile resistenza passiva. Fece costruire un cimitero p e r i m p e d i r e l'inumazione nelle chiese dove si sviluppavano fetori insopportabili. Ma la g e n t e seguit a seppellire
in chiesa i suoi morti, istigata da preti e becchini che su q u e st'uso facevano lauti affari. N o n suscit consensi p o p o l a r i
n e m m e n o la tassa i m p o s t a sulle c a r r o z z e p e r finanziare la
pavimentazione delle strade. La tassa n o n colpiva che i ricchi e sarebbe a n d a t a a beneficio a n c h e dei poveri. Ma i p o veri vi rimasero indifferenti.
N e s s u n o s a p r m a i se le masse siciliane r i m a s e r o s o r d e
alle riforme di Caracciolo p e r i n c o m p r e n s i o n e o p e r sfiducia nelle sue capacit di realizzarle. C o m u n q u e il suo insuccesso d i m o s t r a v a c h e la collusione fra aristocrazia e p l e b e
era a tutta p r o v a e n o n lasciava spazio a forze riformistiche.
I b a r o n i , che alla C o r t e di Napoli avevano i loro avvocati e
complici, da t e m p o la bersagliavano di p r e g h i e r e e minacce
p e r c h li liberasse dei villani e spregevoli m o d i del govern a n t e Caracciolo, c o n t r o cui n o n si stancavano di diffondere c a l u n n i e . Mobilitarono perfino il p a d r e di re F e r d i n a n d o , Carlo I I I di S p a g n a . Ma forse fu lo stesso Caracciolo a
sollecitare, p e r stanchezza e delusione, il p r o p r i o richiamo.
Q u e s t o n o n s i risolse tuttavia i n u n siluramento p e r c h
Caracciolo v e n n e anzi n o m i n a t o Primo Ministro con facolt
di designare il p r o p r i o successore a Palermo.
Lo scelse nella p e r s o n a del p r i n c i p e di C a r a m a n i c o , u o m o fornito d i u n a personalit m e n o incisiva, m a a n c h e m e no angolosa, e a n c h e lui intriso di cultura francese e d'idee
illuministe. C a r a m a n i c o n o n r i n n e g il p r o g r a m m a del p r e decessore; si limit a s m u s s a r n e le p u n t e , e questo gli consent di r a g g i u n g e r e q u a l c h e r i s u l t a t o . Fece ratificare il
principio che il feudo era un'investitura da p a r t e del Re, cui
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q u i n d i restava sottomesso, e con un miracolo di diplomazia


o t t e n n e dal P a r l a m e n t o l'adesione di massima al catasto e a
u n a pi e q u a ripartizione degli o n e r i fiscali. La rivoluzione
francese e il rimescolio che provoc i m p e d la realizzazione
di questi progetti. Ma la loro esigenza era o r m a i riconosciuta e accettata.
La nobile, a n c h e se malaccorta, battaglia di Caracciolo,
di cui C a r a m a n i c o e r a stato il c o n t i n u a t o r e , n o n aveva raggiunto g r a n d i risultati. La Sicilia restava p r a t i c a m e n t e qual
era da secoli: u n a foresta pietrificata, u n a giungla di privilegi e di m o n o p o l i , dove chi n o n e r a o p p r e s s o e r a o p p r e s s o r e , e viceversa. Per l ' i m p e g n o dei d u e Vicer e i loro r a p p o r t i e r a n o serviti a l m e n o a q u e s t o : a far capire alla C o r t e
di Napoli, la quale della Sicilia n o n si e r a mai ricordata, che
la Sicilia c'era ed e r a cos.
Q u e s t o aveva la sua i m p o r t a n z a , o r a che l'isola diventava
il rifugio di un Re, che in q u a r a n t a n n i di r e g n o n o n aveva
mai n e m m e n o sentito il bisogno di a n d a r l a a v e d e r e .
Tutto q u i mi r i p u g n a . I p r e t i sono c o r r o t t i , il p o p o l o selvaggio, la nobilt infida scriveva in u n a delle sue centomila
lettere la regina Carolina, subito d o p o lo sbarco. D u r a n t e la
t r a v e r s a t a d a N a p o l i , aveva sofferto u n t r e m e n d o m a l d i
m a r e e l'ultimo n a t o le era m o r t o tra le braccia. P u r senza
conoscerla, aveva s e m p r e d e t e s t a t o la Sicilia, e il fatiscente
palazzo Colli in cui l'avevano alloggiata n o n e r a certo il p i
i n d i c a t o p e r fargliela a m a r e . Ma s o p r a t t u t t o sentiva c h e il
suo a s c e n d e n t e sul Re, e q u i n d i la sua influenza politica, era
in declino: Non mi si consulta, n e a n c h e mi si ascolta, e sono terribilmente infelice.
F e r d i n a n d o aveva s e m p r e m a l s o p p o r t a t o il suo cattivo
carattere, ma in politica si fidava del suo giudizio, consider a n d o l a d e g n a figlia di Maria Teresa, e p r a t i c a m e n t e le aveva lasciato fare tutto quello che voleva. Le aveva consentito
di r o m p e r e il patto di famiglia che legava i B o r b o n e di Napoli a quelli di S p a g n a p e r trasferirli nell'orbita dell'Austria,
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di l i q u i d a r e il suo m i g l i o r m i n i s t r o , T a n u c c i , e di fare d e l
suo favorito Acton il vero factotum del Regno. Ma o r a aveva
di che r i m p i a n g e r l o . Era stata lei a tirarsi addosso i francesi
con quella disgraziata g u e r r a preventiva e ad affidare il com a n d o dell'esercito a Mack, che n o n aveva certo dimostrato
g r a n g e n i o strategico. F e r d i n a n d o i n s o m m a n o n s i f i d a v a
pi di lei e sembrava deciso a imbrigliarne il forsennato attivismo. Per questo poteva c o n t a r e sull'aiuto di Acton che, da
q u a n d o aveva smesso di essere il favorito della Regina, e r a
diventato il favorito suo.
Maria C a r o l i n a si e r a s e m p r e imposta con gl'intrighi di
C o r t e in cui e r a maestra, ma la C o r t e e r a rimasta a Napoli.
Gli unici amici che l'avevano seguita fin l e r a n o l'ambasciat o r e inglese H a m i l t o n e sua m o g l i e E m m a , coi quali n o n
aveva segreti. Gli H a m i l t o n e r a n o u n a strana coppia, in cui
la m o g l i e valeva, o a l m e n o c o n t a v a , m o l t o p i del m a r i t o
p e r via dei suoi legami con Nelson, l'eroe nazionale inglese.
E m m a si m o s t r a v a nella vita u n ' a t t r i c e m o l t o m i g l i o r e di
q u a n t o fosse stata sul palcoscenico, d o n d e p r o v e n i v a . D a
q u a n t o se ne p u capire, e r a u n a m i t o m a n e frigida, che sapeva recitare a n c h e la passione, q u a n d o serviva all'ambizion e . C o m e d o m i n a v a il m a r i t o e l ' a m a n t e , cos d o m i n a v a la
Regina fingendo u n a partecipazione senza riserve sia ai suoi
e n t u s i a s m i c h e alle s u e i n d i g n a z i o n i . Le t r e s c h e di q u e s t e
d u e d o n n e esercitarono un peso nefasto sulla politica estera
e d i n t e r n a dei B o r b o n e i n q u e s t o p e r i o d o , m a n o n s i p u
n e g a r e che lo abbiano esercitato.
Dal canto loro, i siciliani avevano accolto i fuggiaschi con
un calore in cui tuttavia n o n c'era o m b r a n di patriottismo
n di devozione a u n a dinastia, che n o n si e r a mai c u r a t a di
loro. C'era solo la contentezza di essersi liberati da u n a posizione subalterna nei confronti di Napoli, di v e d e r e Palermo
p r o m o s s a a capitale con la sua C o r t e e le cerimonie, le feste
e i rituali di cui s e m p r e le Corti si c i r c o n d a n o ; e la speranza,
da p a r t e dei b a r o n i , d ' i r r e t i r e il Re e di farne il loro s t r u mento.
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Ma queste attese e r a n o a n d a t e deluse. F e r d i n a n d o suscitava p a r e c c h i e s i m p a t i e p e r la sua cordialit e b o n o m i a .


Aveva affidato a principi siciliani d u e i m p o r t a n t i dicasteri,
trattava tutti con affabilit, e si e r a affrettato a trasferirsi in
u n a villa sul m a r e p e r sottrarsi alla moglie. Ma, con un a p p a n n a g g i o ridotto al lumicino, aveva b a n d i t o un r e g i m e di
austerit, e come al solito si sfogava a caccia e a pesca.
La R e g i n a invece si e r a fatta subito d e t e s t a r e p e r la sua
a r r o g a n z a e petulanza. Essa n o n nascondeva il suo disprezzo p e r i siciliani, anzi l'ostentava con insigne malaccortezza,
n o n p a r l a v a c h e di N a p o l i , e aveva f o r m a t o u n a specie di
g o v e r n o - o m b r a , fatto di a d u l a t o r i e di a v v e n t u r i e r i , p e r
organizzare la riconquista.
V e d r e m o p i tardi quale nefasta influenza vi esercit. Per
o r a r i p r e n d i a m o il filo degli avvenimenti.

CAPITOLO OTTAVO

LA R E P U B B L I C A PARTENOPEA

Abbiamo lasciato Napoli nel m o m e n t o in cui C h a m p i o n n e t


vi e n t r a v a . La r i v o l u z i o n e fatta - scrisse a Parigi -: un
m o n a r c a di m e n o , u n a repubblica di pi. Infatti la R e p u b blica era gi stata proclamata, e alla sua presidenza era stato
designato quell'ex-fuoruscito L a u b e r g , che abbiamo gi inc o n t r a t o a Milano fra i pi irrequieti esponenti della sinistra
democratica.
N o n fu u n a scelta f o r t u n a t a . L a u b e r g n o n aveva n u l l a
p e r piacere ai napoletani: n il n o m e che d e n u n c i a v a la sua
origine tedesca, n il passato. Il p o p o l o n o n lo considerava
dei suoi p e r c h era nobile, i nobili lo consideravano traditore p e r le sue idee, i preti lo consideravano apostata p e r c h
aveva detto messa e poi aveva gettato la tonaca alle ortiche
p e r sposarsi. Per di pi, aveva un c a r a t t e r e i n t r a n s i g e n t e e
violento, che l'esilio aveva reso ancora pi aspro. Cosa possiamo aspettarci da voi che avete tradito a n c h e Cristo? gli
disse la Principessa di Belmonte.
Ma il governo era composto da u o m i n i seri e appassionati, forse a n c h e t r o p p o appassionati p e r essere dei b u o n i politici. Fra loro brillavano il giurista Mario Pagano, incaricato
di e l a b o r a r e la Costituzione, e Vincenzo Russo, un giovane
ascetico d o t t r i n a r i o , i n c a p a c e di d i s t i n g u e r e fra u t o p i a e
realt, ma coraggioso e devoto alia causa.
E r a n o dei sognatori. Ma solo dei sognatori p o t e v a n o tentare, in un Paese c o m e quello, un e s p e r i m e n t o c o m e quello.
La Costituzione fu il solito d o c u m e n t o accademico, ricalcato
sul modello francese, che n o n fece n male n b e n e p e r c h
r i m a s e solo u n a d i c h i a r a z i o n e di b u o n e i n t e n z i o n i . Ma fu
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sul piano dei problemi concreti che si vide insieme la b u o n a


fede e l'inesperienza di questi improvvisati governanti. Essi
esclusero dai pubblici uffici tutti coloro che avevano collabor a t o col tiranno. Il t i r a n n o era un Re che aveva r e g n a t o
p e r vari d e c e n n i . E l'epurazione q u i n d i - come diceva gius t a m e n t e C u o c o -, c o l p e n d o coloro che a v e v a n o servito il
Re, colpiva coloro che avevano servito il Paese.
A questa p r i m a misura, che n a t u r a l m e n t e n o n pot essere applicata ma irrit la pubblica o p i n i o n e , ne segui un'altra pi logica, ma altrettanto difficile: lo smantellamento del
sistema feudale. Esso era incompatibile con la democrazia,
ma la sua liquidazione ledeva vasti interessi, che a n d a v a n o
affrontati g r a d u a l m e n t e . I l p r i m o passo, l'abolizione d e l
maggiorascato, n o n i n c o n t r forti contrasti. Ma q u a n d o fu
a n n u n z i a t a u n a riforma agraria che distruggeva i latifondi e
tutti i privilegi che vi e r a n o connessi, le resistenze s'irrigidir o n o e la battaglia si fece aspra.
A c o n d u r l a sul p i a n o propagandistico fu soprattutto u n a
d o n n a , Eleonora De Fonseca Pimentel, editrice e direttrice
del giornale // monitore. R o m a n a di origine p o r t o g h e s e , essa
e r a v e n u t a a N a p o l i da sposa, c ' e r a r i m a s t a da vedova, e
aveva tentato di lanciarvi un salotto intellettuale. P u r t r o p p o
la societ n a p o l e t a n a n o n c o n s e n t i v a q u e i m a t r i m o n i fra
m o n d a n i t e cultura che facevano la fortuna e lo s p l e n d o r e
della societ francese. Eleonora aveva invano cercato di fare
tra esse da p o n t e , e forse era stato p r o p r i o questo insuccesso a inasprirla contro un r e g i m e che lo r e n d e v a impossibile.
S'iscrisse alla massoneria, e di li scivol nei circoli giacobini
di cui d i v e n n e la ninfa Egeria. Era stata anche arrestata e, a
q u a n t o p a r e , solo p e r sbaglio rilasciata. // monitore se lo scriveva quasi tutto da s, cimentandosi in qualsiasi a r g o m e n t o
di politica, di e c o n o m i a , di l e t t e r a t u r a , di c o s t u m e . La sua
prosa arzigogolata e piena di svolazzi n o n rivela n originalit n p r o f o n d i t di p e n s i e r o . Forse nel suo i m p e g n o e r a
mescolata a n c h e u n a certa dose di femminile vanit: le piaceva essere la M a d a m e Rolland di Napoli. Ma alcune cose le
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vide con pi chiarezza degli u o m i n i : p e r esempio l'inutilit


di s t a m p a r e libri e opuscoli di p r o p e d e u t i c a rivoluzionaria
in u n a l i n g u a italiana c h e le masse n o n c o n o s c e v a n o . E r a
u n a sognatrice anch'essa, ma il risveglio s e p p e affrontarlo
con ammirevole dignit.
Per il n u o v o r e g i m e , u n o dei pi grossi incagli era la situazione economica. C o m e al solito, i francesi avevano imposto un forte tributo p e r il m a n t e n i m e n t o delle loro t r u p p e , e il g o v e r n o n o n sapeva dove attingerlo p e r c h il Re si
era p o r t a t o via la cassa. C h a m p i o n n e t , che voleva aiutare la
Repubblica, ma doveva anche accontentare l'esigente Dirett o r i o , consigli a L a u b e r g di m a n d a r e u n a d e p u t a z i o n e a
Parigi p e r spiegare la situazione e o t t e n e r e facilitazioni. Gli
ambasciatori p a r t i r o n o , ma a mezza strada furono raggiunti
dalla notizia del siluramento del loro p r o t e t t o r e .
C h a m p i o n n e t e r a caduto p e r u n basso intrigo ordito tra
un C o m m i s s a r i o ch'egli aveva allontanato p e r le sue r u b e rie, Faypoult, e il generale M a c d o n a l d che aspirava a p r e n d e r e il suo posto. Costoro lo avevano d e n u n z i a t o al Direttorio c o m e v e n d u t o agl'italiani: un'accusa che, a p p e n a arrivato a Parigi, lo p o r t davanti al tribunale militare e poi in galera. In seguito fu riabilitato, ma t r o p p o tardi: subito d o p o ,
m o r di c r e p a c u o r e .
Cos la Repubblica p e r s e il suo p i valido p u n t e l l o p r o prio nel m o m e n t o in cui ne aveva pi bisogno: l'Austria era
scesa in g u e r r a e i suoi eserciti si a p p r e s t a v a n o a riconquistare l'Italia. A Parigi gli ambasciatori furono accolti malissimo e b r u s c a m e n t e c o n g e d a t i . R i e n t r a n d o a Napoli, vi t r o v a r o n o u n a situazione in r a p i d o d e t e r i o r a m e n t o . Sebbene il
fronte italiano fosse ancora calmo, i francesi r a g g r u p p a v a n o
le loro t r u p p e sparpagliate nella penisola. Macdonald, p r e v e d e n d o di essere richiamato al n o r d , aveva a b b a n d o n a t o la
citt nelle m a n i di Faypoult, il p i avido e infame di tutti i
ladroni che quell'esercito si era p o r t a t o al seguito.
Ma c'era di p e g g i o . La r i p r e s a delle ostilit aveva rianim a t o i sentimenti filo-borbonici del popolino. Nella capitale
80

si accendevano congiure. La pi celebre fu quella che p r e s e


il n o m e di u n a d o n n a , destinata - del tutto e r r o n e a m e n t e a p r e n d e r e posto accanto a Eleonora nella martirologia r e pubblicana: Luisa Sanfelice. Q u e s t a signora e r a u n a testolina sventata che, a n d a t a sposa a un u o m o n o n m e n o sventato di lei, aveva dilapidato in m o n d a n i t e galanterie il patrim o n i o di famiglia, p e r castigo e r a stata i n t e r n a t a a n c h e in
un c o n v e n t o , e o r a viveva, d ' a c c o r d o col m a r i t o , facendosi
m a n t e n e r e dai suoi a m a n t i . U n o di essi, un c e r t o Baccher,
convinto m o n a r c h i c o , aveva a n n o d a t o un complotto p e r imp a d r o n i r s i del forte di Sant'Elmo e di l d a r e il via alla rivolta. Se ne confid con Luisa. O u e s t a se ne confid con un altro suo a m a n t e , che a sua volta se ne confid con lo storico
Vincenzo Cuoco. E costui la indusse a d e n u n z i a r e la tresca,
anzi p a r e che redigesse di suo p u g n o la delazione. Baccher
fu messo a m o r t e , e Luisa si t r o v p r o m o s s a a G i o v a n n a
d'Arco della Repubblica p a r t e n o p e a .
Ma la minaccia pi g r a n d e veniva dalle province dell'int e r n o , dove il n u o v o r e g i m e n o n e r a a n c o r a riuscito ad affermarsi. C o m e negli Stati pontifici, a n c h e qui la legge la
d e t t a v a n o i b r i g a n t i che si t r i n c e r a v a n o d i e t r o l'alibi della
fedelt al t r o n o e all'altare. Michele Pezza detto Fra Diavolo
terrorizzava Itri e i suoi d i n t o r n i con gesta in cui diffcile
riconoscere il fantasioso e cavalleresco p r o t a g o n i s t a dell'op e r a lirica che a lui s'ispira e ne p o r t a il n o m e . In realt era
u n o scellerato m o z z a t e s t e , e lo r i m a s e a n c h e d o p o c h e re
F e r d i n a n d o l'ebbe n o m i n a t o colonnello c o m e il suo compare M a m m o n e che, a d i r e di Colletta, usava p e r boccali i teschi delle sue vittime.
Q u e s t o miscuglio di spirito protestatario c o n t r o qualsiasi
novit e di uzzolo di saccheggio si chiamava sanfedismo perch p r e t e n d e v a d'ispirarsi alla S a n t a Fede, e forse n o n sar e b b e a p p r o d a t o a nulla di conclusivo, se ad a s s u m e r n e le
r e d i n i n o n fosse s o p r a v v e n u t o u n n u o v o p e r s o n a g g i o d i
ben altro prestigio e statura. Fabrizio Ruffo era un Principe
calabrese d i v e n t a t o C a r d i n a l e grazie alla p r o t e z i o n e di
81

Pio VI, che ne aveva fatto il suo tesoriere. S t a n d o a certe voci, il tesoro di cui si e r a pi p r e o c c u p a t o era quello suo. Ci
dev'essere qualcosa di vero p e r c h a un certo p u n t o la carica gli fu tolta, sebbene vi avesse d a t o p r o v e eccellenti. Torn a t o a N a p o l i , e r a d i v e n t a t o , g r a z i e al suo n o m e , alla sua
presenza, ai suoi m o d i di g r a n signore, u n a delle figure p i
in vista della Corte, senza tuttavia scadere al r a n g o di cortigiano. N o n si p e r d e v a in intrighi e pettegolezzi. Le sue parole contavano a n c h e p e r c h n e p r o n u n c i a v a p o c h e . Q u a n do il Re e la Regina p a r t i r o n o p e r Palermo, egli li segu, ma
controvoglia, p e r c h quella fuga gli sembrava un d i s o n o r e ,
e lo era. Infatti n o n ci rimase che p o c h i giorni. Alla fine di
g e n n a i o disse alla R e g i n a che s a r e b b e t o r n a t o in Calabria,
c h ' e r a quasi p e r intero feudo della sua famiglia, p e r accendervi la rivolta, ma n o n chiese aiuti n di u o m i n i n di d e n a r o . Attravers lo stretto c o n otto servitori. E ai p r i m i di
febbraio aveva gi ai suoi o r d i n i un piccolo esercito, c h e
ogni giorno s'ingrossava di n u o v e reclute.
La storiografia r i s o r g i m e n t a l e ha d i p i n t o a fosche tinte
q u e s t o brigante porporato, p r e s e n t a n d o l o c o m e un Fra' Diavolo m a g g i o r a t o . Ma n o n cos. I n c a r n a z i o n e del vecchio
r e g i m e c o n t u t t e le sue ottusit e ingiustizie, Ruffo lottava
p e r u n a causa che n o n m e r i t a simpatie e che la Storia aveva
gi c o n d a n n a t o . Ma l ' u o m o n o n e r a da b u t t a r via, c o m e si
v e d r al t e r m i n e della sua i m p r e s a . C e r t a m e n t e i contadini
calabresi gli c o r s e r o i n c o n t r o affascinati dal suo n o m e , famosissimo nella c o n t r a d a , e dalle sue seriche vesti cardinalizie che n o n smise mai. Ma egli s e p p e organizzarli e t r a d u r r e
in spirito di crociata le loro torbide smanie di rapina. Da vero prelato cattolico, senza illusioni sulla u m a n a n a t u r a , patteggi con tutti, a n c h e coi p i infami e s a n g u i n a r i briganti,
p u r di attrarli dalla sua p a r t e . E q u a n d o n o n p o t evitarli,
finse di n o n v e d e r n e i delitti, i soprusi, le r u b e r i e . Ma riusc
a t e n e r e in p u g n o fino in f o n d o la sua o r d a , e a c o n d u r l a
dove voleva.
Ingigantita dalla l e g g e n d a , l'eco delle sue gesta arriv a
82

Napoli in un m o m e n t o p a r t i c o l a r m e n t e delicato. I francesi,


che n o n avevano n e m m e n o riconosciuto la Repubblica, avev a n o p r o v o c a t o u n a crisi di g o v e r n o e a r r e s t a t o lo stesso
L a u b e r g che poi, rilasciato, riprese la via dell'esilio. Ma i napoletani t e n e v a n o testa alle loro p r e p o t e n z e . N o n si facevano illusioni. Anch'essi s a p e v a n o che M a c d o n a l d con le sue
t r u p p e e r a in procinto di a b b a n d o n a r l i p e r n o n farsi tagliar
fuori dagli austriaci gi p e n e t r a t i in L o m b a r d i a . Ma, a differ e n z a dei l o r o colleghi cisalpini fuggiti al s e g u i t o dei l o r o
p r o t e t t o r i , e r a n o decisi a restare e a lottare fino all'ultimo.
Le l o r o leggi c o n t r o il sistema feudale c a d e v a n o nel v u o t o
p e r m a n c a n z a di s t r u m e n t i con cui applicarle; ma essi contin u a v a n o a e m a n a r l e , e Eleonora Pimentel a esaltarle nel suo
g i o r n a l e . Per c o r r e r d i e t r o al loro sogni di p a l i n g e n e s i sociale, avevano dimenticato di organizzare i servizi necessari
a m a n d a r e avanti la barca. N o n avevano n e m m e n o u n a p o lizia efficiente. E p p u r e , riuscirono a levare tre corpi di spedizione da lanciare c o n t r o l'Armata cristiana della Santa Fede,
c o m e o r m a i si c h i a m a v a n o le b a n d e di Ruffo. Costui si trov
di fronte a un avversario del suo stesso calibro: il d u c a Carafa, e la guerriglia divent g u e r r a a p e r t a , a l m e n o finch Carafa p o t d i s p o r r e a n c h e di un r e p a r t o francese. Ma ai primi di aprile questo v e n n e richiamato: M a c d o n a l d aveva ricevuto l'ordine di risalire verso Genova, a b b a n d o n a n d o Napoli al suo destino.
La p o p o l a z i o n e ne aveva avuto sentore, ed e r a inquieta.
Tutti capivano che il ritiro dei francesi avrebbe d a t o il via alle forze m o n a r c h i c h e e reazionarie che avevano seguitato a
t r a m a r e n e l l ' o m b r a . Per c a l m a r e gli a n i m i e n a s c o n d e r e le
sue intenzioni, M a c d o n a l d si p r e s e n t alla festa di San Genn a r o p e r assistere al consueto miracolo. Ma stavolta il Santo
si m o s t r r e n i t e n t e , e la folla ne fu p r o f o n d a m e n t e turbata,
v e d e n d o v i un segno di cattivo a u g u r i o . Allora - dice il m e morialista francese T h i b a u l t , p r e s e n t e alla scena - il capo
d e l g o v e r n o , livido, si avvicin al c a r d i n a l e Z u r l o , gli conficc nel costato la c a n n a della pistola e gli soffi nell'orec83

chio: "Se il miracolo n o n avviene i m m e d i a t a m e n t e , siete un


u o m o morto!" Il C a r d i n a l e ne fu t a l m e n t e atterrito che n o n
riusc ad azionare il trucco - se trucco c'era -, e a q u a n t o pare ne incaric u n o dei suoi accoliti. C o m u n q u e , il s a n g u e si
mise a bollire, e la Repubblica p a r t e n o p e a si riaccredit agli
occhi dei suoi sudditi.
T r e giorni d o p o i francesi c o m i n c i a r o n o a e v a c u a r e Napoli, l a s c i a n d o solo u n a g u a r n i g i o n e d i p o c h i u o m i n i n e l
forte di Sant'Elmo. La Repubblica fu sola. Ma qui a p p u n t o
si vide in che legno e r a n o intagliati i suoi u o m i n i . Alcuni capi b r i g a n t i le offersero i p r o p r i servigi p e r f e r m a r e Ruffo.
Ma il g o v e r n o rispose che n o n scendeva a patti col delitto.
N o n scendeva a patti con nulla e con n e s s u n o . Fino in fondo rimase fedele a se stesso.
Per n o n farne p e r d e r e il filo al lettore, s e g u i a m o n e la vic e n d a fino all'epilogo.
L'emergenza p o r t alla ribalta un altro p r o t a g o n i s t a : l'ammiraglio Caracciolo. A n c h e lui, c o m e Ruffo, aveva seguito
di malavoglia e con un senso di v e r g o g n a i sovrani a Palerm o . Ma a n c h e lui n o n c'era rimasto che pochi giorni. C o m e
ufficiale, si sentiva umiliato n o n soltanto da quella fuga, ma
a n c h e dalla diffidenza che la Regina nutriva p e r lui e dal disprezzo che Nelson ostentava p e r la fiotta n a p o l e t a n a . N o n
era un democratico, ma era un patriota e un u o m o orgoglioso. C o n la scusa di r e g o l a r e i suoi affari privati, si fece
d a r e il p e r m e s s o di t o r n a r e a N a p o l i , d o v e fu accolto c o n
g r a n d i o n o r i e invitato a collaborare con la Repubblica. Per
u n pezzo aveva rifiutato. M a q u a n d o u n a flottiglia c o m a n d a t a da Nelson sbarc a Procida e se ne i m p a d r o n , lanci
un p r o c l a m a in cui accusava gl'inglesi di aver p r o v o c a t o la
rovina dei sovrani obbligandoli alla fuga e assunse il c o m a n do delle navi scampate all'affondamento o r d i n a t o da Pignatelli. C o n quelle carcasse affront i vascelli b r i t a n n i c i e rip o r t a n c h e qualche successo, ma n o n riusc a i m p e d i r e che
a n c h e C a p r i e Ischia cadessero in m a n o al nemico. O r a Na84

poli e r a c h i u s a sia dalla p a r t e del m a r e c h e dalla p a r t e d i


t e r r a , d o v e Ruffo seguitava ad a v a n z a r e , affiancato dai r e p a r t i dell'esercito r e g o l a r e c h e il Re gli aveva m a n d a t o di
rincalzo.
In citt, b e n lavorati dalla p r o p a g a n d a m o n a r c h i c a , i
lazzaroni scesero p e r strada, e la caccia al giacobino ricominci. Sugli o r r o r i che v e n n e r o p e r p e t r a t i , le testimonianze sono u n a n i m i . Ruffo, che si e r a fermato, chiese al Re d'int e r v e n i r e con un messaggio p e r far cessare il massacro. Rispose la R e g i n a : Il v e r m i n a i o r i v o l u z i o n a r i o d e v ' e s s e r e
estirpato. Allora il C a r d i n a l e , a g e n d o d'iniziativa, m a n d
degli emissari a t r a t t a r e un armistizio con gli e s p o n e n t i repubblicani asserragliati in Castel N u o v o e in Castel dell'Ovo. Essi n o n p o t e v a n o o r m a i o p p o r r e pi n e s s u n a resistenza. E q u i n d i chiaro che il C a r d i n a l e voleva soltanto offrir
loro u n o scampo.
La resa fu firmata il 23 giugno, recava l'avallo dell'ammiraglio inglese Foote, d e l g e n e r a l e francese Mjean c o m a n d a n t e della piccola g u a r n i g i o n e rimasta a S a n t ' E l m o , e d e gli ambasciatori russo e t u r c o . Ai r e p u b b l i c a n i si garantiva
la vita e la libert a Napoli, o p p u r e il p e r m e s s o d'imbarcarsi
p e r Tolone. Ma l'indomani, a c c o m p a g n a t o dagli H a m i l t o n ,
s o p r a g g i u n s e c o n la sua n a v e N e l s o n , cui la R e g i n a aveva
r a c c o m a n d a t o di trattare i n a p o l e t a n i c o m e gli abitanti di
u n a citt inglese in rivolta. Fece u n a scenata a Ruffo accusandolo di aver abusato dei suoi poteri, ma il C a r d i n a l e gli
t e n n e testa. E m o r a l m e n t e , da quello s c o n t r o , usc meglio
dell'Ammiraglio che, q u a n d o n o n faceva l'ammiraglio, faceva soltanto delle sciocchezze.
Forse l'inglese si sarebbe a r r e s o , se ad aizzarlo n o n ci fosse stata E m m a , che si sentiva investita della p a r t e di vendicatrice affidatale dalla Regina. N o n si sa se essa abbia messo
lo zampino anche nel proditorio compromesso, proposto
da suo m a r i t o , c h e decise la sorte di quegli sventurati. Ma,
d a t a l'assoluta nullit d e l l ' u o m o , p i c h e p r o b a b i l e . H a milton scrisse a Ruffo che Nelson accettava la capitolazione.
85

Ruffo l'interpret come un riconoscimento delle condizioni,


e ne inform i repubblicani, che c o n s e g n a r o n o la loro fortezza e t r a g h e t t a r o n o sulle navi che dovevano portarli a Tolone. Le navi v e n n e r o i m m e d i a t a m e n t e sequestrate ed essi
gettati nelle stive: Nelson aveva i n t e r p r e t a t o la loro resa come resa a discrezione.
A i n a u g u r a r e il massacro fu Caracciolo. Ruffo gli offr il
destro di sottrarvisi con la fuga. Ma l'Ammiraglio, forse diff i d a n d o di lui, rifiut, v e n n e c a t t u r a t o , c o n d o t t o a b o r d o
della nave di Nelson e giudicato p e r direttissima da u n a corte marziale inglese. Il processo fu u n a semplice formalit e
si concluse, secondo le istruzioni del Re, con la c o n d a n n a a
m o r t e . L'infelice v e n n e impiccato sul posto, e il suo cadavere gettato in m a r e . E m m a Hamilton, dicono, volle assistere
all'esecuzione da u n a barca p e r p o t e r n e riferire tutti i dettagli alla sua diletta amica Maria Carolina.
Per un pezzo la forca n o n ebbe r e q u i e . S e c o n d o C u o c o ,
che la scans p e r miracolo, le vittime furono centodiciannove, fra le quali tutti gli u o m i n i migliori della Repubblica: Pagano, Cirillo, Ciaja eccetera. Ma Cuoco n o n contava tutti coloro che v e n n e r o trucidati alla spicciolata dalla plebaglia. Fu
u n a delle pi orribili e ignobili feste di sangue che si fossero
mai viste. I giustiziandi venivano condotti al patibolo eretto
sulla pubblica piazza fra d u e file di folla e s u l t a n t e e insultante, e p p o i sospesi con la c o r d a al collo a un cavo oscillante
in m o d o che la loro agonia durasse pi a l u n g o . Tutti morir o n o con g r a n d e coraggio e dignit. Ma forse lo spettacolo
di p i g r a n d e fermezza e nobilt lo forn E l e o n o r a P i m e n tel, le cui ultime p a r o l e furono un verso di Virgilio. I n v a n o
Ruffo invoc u n a p a r o l a di c l e m e n z a da p a r t e del Re. Sul
patibolo sal a n c h e un ragazzo di sedici anni, Filippo Marini, reo di aver decapitato la statua di re Carlo, p a d r e di Ferd i n a n d o . E infine fu la volta di Luisa Sanfelice. Essa riusc a
g u a d a g n a r e qualche mese fingendosi incinta, e in suo aiuto
si mosse a n c h e la m o g l i e del P r i n c i p e E r e d i t a r i o . Q u e s t a
aveva avuto p r o p r i o di quei t e m p i un b a m b i n o , e q u a n d o
86

F e r d i n a n d o v e n n e a vederlo, trov nella culla u n a supplica.


Ma accortosi che si trattava della Sanfelice, la gett via stizzito insieme alla c r e a t u r a che aveva p r e s o tra le braccia. E cos a n c h e questa povera d o n n a fu avviata a un martirio assol u t a m e n t e s p r o p o r z i o n a t o n o n solo alle sue colpe, ma a n c h e
alla sua statura.
Carafa teneva a n c o r a le sue posizioni a Pescara. Per venire a capo della sua resistenza, a n c h e con lui si ricorse a un
i n g a n n o , ch'ebbe p e r protagonista u n o dei pi scellerati briganti abruzzesi, P r o n i o . A n c h e questo episodio n o n stato
mai messo del tutto in chiaro. Il patto era che Carafa avrebbe a b b a n d o n a t o Pescara con la garanzia di un pacifico ritiro
delle sue t r u p p e verso n o r d p e r riunirsi a quelle francesi.
Concluso l'accordo, pranzava con Pronio, q u a n d o la polver i e r a della cittadella salt p r o v o c a n d o c i n q u e c e n t o m o r t i .
Pare che l'attentato fosse stato c o m p i u t o da alcuni emissari
del b a n d i t o . C o m u n q u e , costui lo attribu al G e n e r a l e accusandolo di aver c o n t r a v v e n u t o ai patti e, arrestatolo s e d u t a
s t a n t e lo m a n d a N a p o l i , d o v e v e n n e i m m e d i a t a m e n t e
processato e c o n d a n n a t o a m o r t e ma, trattandosi di un Duca, il tribunale gli us il r i g u a r d o di farlo decapitare invece
che impiccare. Il Generale esigette anche di essere steso sup i n o e n o n bocconi, in m o d o da p o t e r g u a r d a r e la scure. E
al m o m e n t o in cui il boia la librava in alto, grid: Dite alla
Regina c o m ' m o r t o Carafa!, p e r sottolineare che a lei andava attribuito tutto quel massacro.
L'ultimo ritocco a questa tragica odissea lo d e t t e il generale francese Mjean, che p e r d e n a r o consegn ai borbonici
n o n solo le sue piazzeforti, ma a n c h e i repubblicani che vi si
e r a n o rifugiati m i m e t i z z a n d o s i sotto la divisa m i l i t a r e .
Q u a n d o t o r n a Parigi, C h a m p i o n n e t lo d e n u n c i al tribunale di g u e r r a . L'assoluzione aveva s e m p r e fatto c r e d e r e che
l'accusa n o n fosse stata provata. Invece dagli ultimi accertam e n t i risulta che lo fu, in pieno. Ma Mjean fu u g u a l m e n t e
r i a s s u n t o in servizio: in fondo, n o n aveva v e n d u t o che degl'italiani.
87

I pi fortunati furono quelli che languivano nelle galere.


Fra di essi c ' e r a n o lo storico V i n c e n z o C u o c o e i musicisti
Cimarosa e Paisiello. Dal fondo delle loro s o r d i d e celle p o tevano u d i r e il ritornello scandito in coro dai p o p o l a n i esultanti (chiss mai di che): A lu s u o n o de li violini - s e m p r e
m o r t e ai giacobbini!

CAPITOLO N O N O

I L '99

Per seguire le vicende di Napoli, abbiamo un p o ' sopravanzato gli avvenimenti. R i p r e n d i a m o n e d u n q u e il filo.
Visto che la g u e r r a e r a inevitabile, e r a stata la Francia a
dichiararla all'Austria il 2 febbraio (del '99) p r i m a che i suoi
eserciti si c o n g i u n g e s s e r o con quelli russi. Sul fronte t e d e sco le ostilit c o m i n c i a r o n o subito. Q u e l l o italiano g o d e t t e
a n c o r a un m e s e di calma, di cui i francesi p r o f i t t a r o n o p e r
liquidare s o m m a r i a m e n t e le p o c h e p e n d e n z e a n c o r a in sospeso.
Anzitutto, il Piemonte dove, abbiamo detto, era stata p r o clamata la Repubblica. I l o m b a r d i avevano subito avanzato
il p r o g e t t o di a n n e t t e r l a alla Cisalpina. Ma esso incontr l'ostilit n o n solo di Parigi, ma a n c h e di T o r i n o , t i m o r o s a di
d i v e n t a r e u n ' a p p e n d i c e di Milano. I particolarismi regionali seguitavano ad essere pi forti dello slancio unitario. Piuttosto che u n a d i p e n d e n z a l o m b a r d a , gli stessi r e p u b b l i c a n i
p r e f e r i r o n o fare del loro P i e m o n t e u n a provincia francese e
inviarono u n a richiesta in questo senso al Direttorio, che indisse un plebiscito n a t u r a l m e n t e t r u c c a t o . Di p r o c e d e r e a
u n ' a n n e s s i o n e ufficiale n o n ci fu il t e m p o . Ma l'amministrazione fu affidata a un Commissario che aveva i p o t e r i di un
prefetto, e la frontiera con la Francia fu p r a t i c a m e n t e soppressa.
Poi fu la volta della Toscana. II g r a n d u c a F e r d i n a n d o
n o n aveva la personalit, l ' i m p e g n o , lo zelo r i f o r m a t o r e di
suo p a d r e L e o p o l d o . M a e r a u n s o v r a n o d i g r a n d e accortezza e correttezza, equilibrato e u m a n o . Fin d a l l ' a p p a r i r e
del p r i m o esercito francese, aveva d i c h i a r a t o l a p r o p r i a
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neutralit e l'aveva s c r u p o l o s a m e n t e osservata, n o n o s t a n t e


le sollecitazioni di suo fratello l ' I m p e r a t o r e d'Austria e di
sua zia, Maria Carolina di Napoli, ch'era anche sua suocera
p e r c h ne aveva sposata u n a figlia. Abbiamo gi d e t t o con
q u a n t a amicizia aveva accolto N a p o l e o n e q u a n d o era sceso
a s t r a p p a r e L i v o r n o agl'inglesi. La sua polizia n o n faceva
ostacolo all'alluvione di agenti della Cisalpina e ne tollerava
la p r o p a g a n d a repubblicana. N o n aveva battuto ciglio n e m m e n o alla sovversione del r e g i m e di Lucca, fin allora Stato
i n d i p e n d e n t e , c h e aveva d o v u t o istituire u n g o v e r n o - f a n toccio r a d i o c o m a n d a t o da Parigi. E aveva imbrigliato le dimostrazioni p o p o l a r i a favore del Papa, q u a n d o questi e r a
stato scacciato da R o m a .
Ma n e m m e n o questo bast a salvarlo. Alla fine di m a r z o ,
q u a n d o gli eserciti austriaci discendevano l'Adige, i francesi
discesero gli A p p e n n i n i e p r o c e d e t t e r o all'occupazione del
G r a n d u c a t o . Testimone oculare, l'amica di Alfieri, Contessa
d'Albany, scrisse che a Firenze essi t r o v a r o n o strade e piazze
deserte: A p a r t e qualche canaglia, n e s s u n o ha manifestato
in l o r o favore. F e r d i n a n d o n o n si mosse, c o n v i n t o che lo
a v r e b b e r o lasciato sul t r o n o . Invece lo invitarono, sia p u r e
con tutti i r i g u a r d i , ad a n d a r s e n e . Part quasi senza bagaglio. Al m o m e n t o di salire in carrozza si avvide c h e tra gli
effetti p e r s o n a l i gli a v e v a n o messo u n a M a d o n n a del T r e cento. Questa n o n mia; della nazione disse restituendola al m a g g i o r d o m o . Nel proclama di a d d i o che lasciava ai
sudditi, diceva ch'essi gli avrebbero dato p r o v a di lealt e di
affetto s o t t o m e t t e n d o s i agli o r d i n i dei n u o v i p a d r o n i . La
moglie dell'ambasciatore francese R e i n h a r d t scrisse: E partito in m o d o da far sentire a disagio noi che restiamo.
La p r o c l a m a z i o n e della R e p u b b l i c a fu s a l u t a t a d a i fior e n t i n i con q u a l c h e festa, m a senza g r a n d i e n t u s i a s m i . I l
giacobinismo in Toscana e i a debolissimo p e r c h l'illuminato e benevolo r e g i m e dei L o r e n a gli aveva fornito poco concime. Per di pi i commissari francesi i r r i t a r o n o subito il tenace spirito m u n i c i p a l e di Firenze e il suo a t t a c c a m e n t o al
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p a t r i m o n i o artistico, b u t t a n d o s e n e al saccheggio. Vediamo


il palazzo g r a n d u c a l e v u o t a r s i r a p i d a m e n t e d a c c h le sue
chiavi sono nelle m a n i di questi barbari ladroni scriveva la
stessa signora R e i n h a r d t . A n c h e qui i pochi patrioti che avevano salutato i francesi c o m e liberatori venivano considerati dalla cittadinanza complici della r a p i n a , e la loro causa
ne g u a d a g n solo in impopolarit.
Molte cose frattanto e r a n o m a t u r a t e a n c h e nella Cisalpina,
cui d o b b i a m o p e r u n m o m e n t o t o r n a r e .
Sebbene fosse u n o Stato, c o m e oggi si direbbe, a sovranit limitata, anzi limitatissima, essa e r a p u r s e m p r e u n o
Stato, e c o m e tale pretese di trattare d i r e t t a m e n t e con Parigi. Il Direttorio n o n aveva fatto sfoggio di generosit. Aveva
imposto che a tutte le g u e r r e in cui la Francia si fosse trovata coinvolta, la Cisalpina c o n t r i b u i s s e c o n un esercito di
30.000 u o m i n i e che al m a n t e n i m e n t o dei 25.000 francesi di
g u a r n i g i o n e nel suo territorio provvedesse con un a n n u a l e
stanziamento di 18 milioni. Ma il p a r l a m e n t o milanese, che
doveva ratificare il trattato, lo contest: le finanze della Repubblica, disse, n o n e r a n o in g r a d o di far fronte a un simile
gravame.
Q u e s t a resistenza irrit Parigi che decise di sostituire gli
u o m i n i al p o t e r e c o n altri p i docili e m a n e g g e v o l i . Q u i
p e r si vide q u a n t o a n c h e i francesi fossero tra loro discordi. L'ambasciatore T r o u v era p e r un g o v e r n o di m o d e r a t i ;
il c o m a n d a n t e m i l i t a r e , B r u n e , e r a p e r i d e m o c r a t i c i p i
avanzati. D a p p r i m a vinse Trouv, che con un colpo di Stato
fece n o m i n a r e un n u o v o Direttorio (il g o v e r n o si chiamava
cos a n c h e a Milano) con poteri amplificati a spese di quelli
del p a r l a m e n t o . Poi B r u n e riusc a farlo richiamare e sostituire con F o u c h - il f u t u r o capo della polizia di N a p o l e o ne - con cui realizz un secondo colpo di Stato che rimise in
sella i democratici. Poco d o p o p e r a n c h e B r u n e fu richiamato e sostituito da J o u b e r t , che con un terzo colpo di Stato
restitu il p o t e r e ai m o d e r a t i .
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N o n vogliamo affliggere, col dettagliato resoconto delle


successive crisi di governo, un lettore gi abbastanza afflitto
da quelle attuali. Ci basta avergli fatto capire tra quali difficolt agivano gli uomini della Cisalpina, alla m e r c di un pad r o n e che, dilaniato dalle sue i n t e r n e dissidenze, si contraddiceva ad ogni passo, e solo in u n a cosa si mostrava coerente
e senza t e n t e n n a m e n t i : nel saccheggio. Le finanze, grazie ai
pesanti prelievi che vi o p e r a v a n o i francesi, e r a n o in dissesto: la gestione del p r i m o a n n o si era conclusa con un disavanzo di quasi 35 milioni. La vecchia burocrazia austriacante, invece di collaborare, creava intoppi. Per sottrarle alle requisizioni, i contadini imboscavano le d e r r a t e p r o v o c a n d o il
vertiginoso a u m e n t o dei prezzi. M a pi g r a v e d i t u t t o e r a
l'impossibilit di un p r o g r a m m a politico conseguente.
Per i democratici, che p u r con la loro inesperienza e pochezza ne costituivano la forza n u o v a e t r a e n t e , la Cisalpina
doveva r a p p r e s e n t a r e l ' e l e m e n t o unificatore, il polo di attrazione di tutte le altre Repubbliche italiane che si venivano via via c o s t i t u e n d o . E infatti, se n o n fosse stata q u e s t o ,
n o n sarebbe stata che un r e g i m e di Quisling al servizio dell'invasore. Perci, ora che i francesi avevano sbancato i Savoia, il G r a n d u c a di Toscana, il P a p a e i B o r b o n e , Milano
cerc di abbozzare u n a sua azione diplomatica allacciando
relazioni con Torino, Firenze, R o m a e Napoli. Ma i francesi
b l o c c a r o n o i m p l a c a b i l m e n t e questi tentativi, d i m o s t r a n d o
in m a n i e r a solare ch'essi n o n e r a n o affatto venuti a liberare
l'Italia e a farne u n a nazione i n d i p e n d e n t e , anzi intendevano impedirglielo nel t i m o r e - n o n del t u t t o i n f o n d a t o , del
resto - che un'Italia unita, a n c h e se r e p u b b l i c a n a e d e m o cratica, sarebbe stata un vassallo m e n o docile di u n a galassia
d'impotenti staterelli.
N o n meglio, anzi molto peggio, a n d a v a n o le cose nella Repubblica R o m a n a , la cui seconda versione ricalcava scrupol o s a m e n t e l e o r m e della p r i m a , a n c h e p e r c h n o n p o t e v a
c o n t a r e n e m m e n o su un ceto b o r g h e s e abbastanza evoluto.
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Ad a p p o g g i a r e il n u o v o r e g i m e , d o p o il tragicomico intermezzo dell'occupazione n a p o l e t a n a , n o n furono che p o c h e


centinaia di p e r s o n e , fra cui i profittatori facevano aggio sugl'idealisti, senza nessun seguito nel p o p o l o , che i suoi u m o ri li aveva dimostrati con le sue calorose accoglienze a Ferdin a n d o . I loro p o t e r i e r a n o a n c o r a p i limitati di quelli dei
l o r o colleghi della Cisalpina in q u a n t o sia i m e m b r i d e l
Consolato che quelli del Tribunato, c o m e p o m p o s a m e n te si chiamavano il g o v e r n o e il p a r l a m e n t o , e r a n o nominati
dal c o m a n d a n t e francese, e i loro b a n d i e discorsi n o n varcavano le m u r a della citt. Fuori di essa, e r a un caos, in cui
l'unico e l e m e n t o d ' o r d i n e e r a r a p p r e s e n t a t o dai briganti: in
n o m e della Santa Fede e con l'avallo dei p r e t i che b e n e d i c e vano le loro imprese, M a m m o n e in Abruzzo e Sciabolone in
Ciociaria estorcevano tributi e tagliavano teste.
Q u e s t o era pressappoco il q u a d r o della penisola nel mom e n t o in cui vi calavano gli eserciti austriaci.
Era la m e t di m a r z o del '99. Per o c c u p a r e gli Stati del cent r o Italia, i francesi avevano s p a r p a g l i a t o le loro t r u p p e , e
l ' e r r o r e gli cost c a r o . P r i m a di averle r i u n i t e , il loro com a n d a n t e M o r e a u fu b a t t u t o a pi r i p r e s e , e l'unico caposaldo che riusc a d i f e n d e r e fu Genova. L o m b a r d i a , Emilia
e P i e m o n t e c a d d e r o nelle m a n i degli austro-russi. E a n c h e
q u i l a r e a z i o n e n o n t r o v resistenze d a p a r t e del p o p o l o ,
che anzi, alla p a r t e n z a dei francesi, aveva gi p r o v v e d u t o a
l i q u i d a r e il r e g i m e r e p u b b l i c a n o e i suoi e s p o n e n t i . Quelli
l o m b a r d i n o n subirono la sorte dei loro colleghi napoletani
p e r c h p o t e r o n o mettersi in salvo oltre i confini c h ' e r a n o a
d u e passi o seguire le t r u p p e francesi nella loro ritirata. Ma
quelli che c a d d e r o nelle m a n i del conte Cocastelli cui l'Austria aveva dato in appalto la rappresaglia finirono in galera
o furono d e p o r t a t i in Dalmazia.
Ma in P i e m o n t e , p r i m a c h e gli austriaci vi a r r i v a s s e r o ,
l'insurrezione p o p o l a r e c o n t r o la Repubblica d i v a m p , capeggiata da preti e da monarchici. U n a b a n d a chiamata
93

Massa cristiana e c o m a n d a t a da un certo Brandaluccioni, che


poi fu o n o r a t o c o m e un patriota, si distinse nei saccheggi e
nei massacri. I francesi, p r i m a di ritirarsi, risposero con alt r e t t a n t a violenza, e i r e p u b b l i c a n i c h e n o n m o r i r o n o p e r
m a n o dei rivoltosi si t r o v a r o n o coinvolti nelle responsabilit
della r a p p r e s a g l i a . Il caos e r a a l i m e n t a t o dal c o n t r a s t o fra
gli alleati. I russi volevano l'immediata restaurazione di Carlo E m a n u e l e , m e n t r e gli austriaci la r i t a r d a v a n o p e r potersi
p r i m a assicurare qualche g u a d a g n o territoriale. Il g o v e r n o
provvisorio assunto da T h a o n di Revel in n o m e del Re n o n
aveva poteri, e tanto m e n o quello di frenare le violenze. Ma
a n c h e qui si ripeteva il f e n o m e n o , che gi si era visto a Napoli, delle masse p o p o l a r i in c o m b u t t a con la r e a z i o n e p i
retriva c o n t r o la borghesia democratica e unitaria.
Il g e n e r a l e M a c d o n a l d , c h e da N a p o l i risaliva verso il
n o r d p e r ricongiungersi col grosso a Genova, era i m p e g n a to in continui combattimenti con b a n d e di guerriglieri. Nel
V a l d a r n o u n ex-ufficiale della G u a r d i a G r a n d u c a l e , Mari,
aveva o r g a n i z z a t o un'Armata aretina, di cui divideva il com a n d o con l'amante inglese di sua moglie S a n d r i n a che tutti chiamavano la pulzella sebbene di a m a n t i ne avesse avuti a bizzeffe. In questa specie di b a n d a Carit avanti lettera
m i l i t a v a n o a n c h e p a r e c c h i frati e p r e t i c h e , n o n p o t e n d o
esercitare v e n d e t t e c o n t r o i responsabili di un g o v e r n o che
in Toscana n o n aveva n e m m e n o avuto il t e m p o di formarsi,
se la rifacevano con c h i u n q u e fosse s o s p e t t o di giacobinismo, specie se era ebreo. Ne a n d di mezzo a n c h e il Gianni,
l'illuminato m i n i s t r o di Pietro L e o p o l d o che d o v e t t e emigrare.
In q u e s t o m a r a s m a v a g a b o n d a v a n o , sotto falsi n o m i e
abiti, i superstiti delle repubbliche e repubblichette del cent r o . C ' e r a n o a n c h e i r o m a n i che il g e n e r a l e francese G a r nier aveva sottratto p r i m a di ritirarsi, alle furie del popolin o , facendogli rilasciare dei salvacondotti. Ma n o n p r o p r i o
tutti si c o n t e n t a r o n o di s c a p p a r e . Ci fu q u a l c u n o che volle
battersi. E fu il caso di un curioso personaggio, di cui deplo94

r i a m o che la storiografia italiana n o n abbia s a p u t o l u m e g giare la figura, che a noi sembra riassumere le d r a m m a t i c h e
contraddizioni della nascente sinistra democratica italiana.
Si chiamava G i u s e p p e Lahoz, ed era un milanese di pad r e spagnolo. Giovane ufficiale dell'esercito austriaco, aveva disertato p e r militare nell'ala p i estrema, giacobina, dello s c h i e r a m e n t o r e p u b b l i c a n o e si e r a messo al servizio di
N a p o l e o n e che gli aveva affidato il c o m a n d o della piazza di
Milano. Ma q u a n d o i francesi p r e t e s e r o r i f o r m a r e in senso
m o d e r a t o e c o n s e r v a t o r e la costituzione della Cisalpina,
a n d a Parigi a protestare, e p e r castigo fu destituito. Riebbe il g r a d o e il c o m a n d o nella L e g i o n e p e r c h e r a l'unico
c a p o militare c h e avesse d i m o s t r a t o notevoli capacit, m a
t o r n a p e r d e r l o p e r la sua riottosit alle direttive francesi.
S e c o n d o q u a l c u n o , aveva gi p r e s o segreti contatti con gli
austriaci; ma ne m a n c a qualsiasi p r o v a . p r o v a t o soltanto
c h e aveva p e r s o o g n i fiducia nella Francia, e p e r c i aveva
deciso di fare da solo, i s t a u r a n d o nelle M a r c h e u n a specie
di r e p u b b l i c a a c a r a t t e r e dittatoriale e militare. Per q u e s t o
n o n esit a fare c o m b u t t a col b r i g a n t e Sciabolone, il Fra'
Diavolo marchigiano, che terrorizzava la zona alla testa della sua b a n d a . Q u a n d o francesi e austriaci r i a p r i r o n o le ostilit, egli si mise a d i s t u r b a r e gli u n i e gli altri con azioni di
guerriglia. La voce di u n a sua intesa sotto banco con gli austriaci s e m b r a avvalorata dal fatto che, c a d u t o loro prigioniero in u n o di questi scontri, fu liberato. Ma in realt il suo
rilascio fu d o v u t o a un'intercessione del g e n e r a l e russo Suvorov. T o r n a t o fra i suoi, Lahoz li condusse all'assalto di Ancona, t u t t o r a nelle m a n i dei francesi, e q u i c a d d e c o m b a t t e n d o . N o n aveva ancora t r e n t ' a n n i .
E possibile che L a h o z sia stato soltanto un a n a r c h i c o ribelle a qualsiasi autorit e che la sua vera n a t u r a fosse p r o p r i o quella di un capo b r i g a n t e , quale fu sul finire della sua
breve e avventurosa vita. Ma a n c o r a pi probabile ch'egli
fosse u n o di quei pochi democratici che fecero in t e m p o ad
accorgersi d e l l ' e r r o r e c o m m e s s o l e g a n d o s i a u n a Francia
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c h e di r i v o l u z i o n a r i o aveva s e r b a t o s o l t a n t o l'etichetta, e
c e r c a r o n o di r i m e d i a r v i g e t t a n d o s i allo sbaraglio da soli,
contro tutti. Forse in lui c'erano insieme l'una e l'altra cosa.
C o m u n q u e , egli fu il p r i m o italiano a p e n s a r e che gl'italiani
d o v e v a n o fare da s e ad agire in c o n s e g u e n z a , sia p u r e
alla disperata. C h e sia m o r t o da brigante dimostra u n a cosa
soltanto: che p e r i patrioti italiani n o n c'era altra via da batt e r e che fuori e c o n t r o o g n i o r d i n e costituito, sia di m a r c a
austriaca che di m a r c a francese.
E r a p r o p r i o q u a n t o cominciava a chiarirsi nella m e n t e
dei superstiti della g r a n d e illusione. Quasi tutti r i p a r a t i in
Francia, essi o r a e r a n o intenti a r e d i g e r e il fallimentare bilancio della loro a v v e n t u r a . I pi se ne s b r i g a v a n o a d d o s s a n d o tutte le colpe alla Francia, e gli a r g o m e n t i a sostegno
di q u e s t a tesi n o n facevano difetto. C h e la Francia si fosse
servita dei rivoluzionari italiani p e r poi d e l u d e r n e t u t t e le
s p e r a n z e di u n i t e di d e m o c r a z i a , c h e li avesse screditati
agli occhi della p o p o l a z i o n e facendoli complici d e i p r o p r i
saccheggi, e che alla fine li avesse a b b a n d o n a t i e in certi casi
perfino v e n d u t i alla furia reazionaria, e r a vero. E queste fur o n o le d e n u n z i e s p o r t e dal Paribelli, dal Botta, dal Salvador, dal Fantoni e da tanti altri in n u m e r o s i indirizzi al Direttorio. Tutta la sua condotta militare e politica in Italia fu
messa sotto processo, e il fatto che alcuni dei nuovi dirigenti sposassero le tesi dei nostri democratici consent a questi
ultimi di sorvolare sulle p r o p r i e responsabilit. C o m e semp r e , nel giuochetto del capro espiatorio, anche allora gl'italiani si d i m o s t r a v a n o maestri.
U n o solo si rifiut di seguirli su questa strada: il n a p o l e tano Vincenzo Cuoco.

CAPITOLO DECIMO

CUOCO

Nel suo n o m e ci siamo gi imbattuti a p r o p o s i t o della cong i u r a del Baccher, e d o b b i a m o r i c o n o s c e r e c h e l'episodio


n o n gli fa m o l t o o n o r e . Sulla p a r t e ch'egli vi e b b e ci s o n o
m o l t e versioni, e q u i n d i p u a n c h e d a r s i ch'essa sia stata
e s a g e r a t a dai suoi n e m i c i (e ne aveva tanti). Ma c h e fosse
stato lui a s p i n g e r e Luisa Sanfelice a d e n u n z i a r e il suo
a m a n t e , e anzi a d d i r i t t u r a a r e d i g e r e la delazione, s e m b r a
accertato, e p u r t r o p p o il carattere del p e r s o n a g g i o lo r e n d e
verosimile.
C u o c o a p p a r t e n e v a a u n a famiglia di piccola b o r g h e s i a
p r o v i n c i a l e , ed e r a n a t o a C i v i t a c a m p o m a r a n o in quel di
Campobasso. Ma fin da giovane era v e n u t o a Napoli a farvi
l'avvocato, unico mestiere, insieme a quello di prete, che offriva qualche prospettiva di promozione economica e sociale a chi n o n aveva il privilegio di n a s c e r e nobile. C o m e
tutti i suoi c o n t e m p o r a n e i , si era imbevuto di cultura illuministica, ma n o n se n ' e r a u b r i a c a t o . Da correttivo gli faceva
Vico, di cui fu forse il p r i m o a capire la grandezza, e che lo
t e n n e legato allo storicismo di Machiavelli. Fin d'allora aveva capito c h e o g n i n a z i o n e e o g n i c u l t u r a h a n n o u n a loro
vocazione c h e le r e n d e allergiche a g l ' i n n e s t i d ' i d e o l o g i e
s t r a n i e r e . I lumi i n s o m m a li accettava, ma previo adattam e n t o alle condizioni italiane.
Q u e s t o lo r e n d e v a molto cauto nei confronti del r e g i m e
b o r b o n i c o . L o criticava, m a n o n i n t e n d e v a sovvertirlo, anche p e r c h n o n ci si trovava male. Reclamava p e r gli uomini della sua categoria pi p o t e r e e pi r a n g o , ma al r a n g o e
al p o t e r e ci teneva moltissimo e n o n i n t e n d e v a m e t t e r n e in

discussione la legittimit. Avrebbe p o t u t o benissimo divent a r e un m i n i s t r o d e l Re, se il Re avesse a v u t o a b b a s t a n z a


cervello p e r scegliersi dei ministri c o m e lui. E r a i n s o m m a
un riformista, n o n un rivoluzionario. Infatti della rivoluzione francese fu un critico severissimo, n mai fece lega coi
giacobini napoletani, anzi li combatt accanitamente corbell a n d o n e l'astratto d o t t r i n a r i s m o .
Ma ci n o n gl'imped di arruolarsi sotto le loro b a n d i e r e
q u a n d o essi a s s u n s e r o il p o t e r e e p r o c l a m a r o n o la R e p u b blica. Forse il b r u t t o e p i s o d i o della Sanfelice va m e s s o in
r a p p o r t o a questa conversione. I suoi passati atteggiamenti
dovevano r e n d e r l o sospetto ai nuovi dirigenti. E p e r g u a d a g n a r s e n e la fiducia, Cuoco si sent t e n u t o a u n a prova di zelo. Ma n o n ebbe il t e m p o di c a v a r n e gli utili che probabilm e n t e se ne riprometteva. E fu p r o p r i o questa la sua fortuna, q u a n d o di l a p o c o si trov rinchiuso in galera c o m e collaborazionista del r e g i m e giacobino.
Per le accuse che gli p e n d e v a n o sulla testa e di cui l'affare Baccher costituiva il capo pi grosso, gli a n d abbastanza
b e n e . Se la cav con alcuni mesi di p r i g i o n e e la c o n d a n n a a
v e n t ' a n n i di esilio. Fu nel l u n g o girovagare parte p e r m a r e , p a r t e p e r gli a l b e r g h i di Francia e s e n z ' a l t r o a i u t o che
quello della memoria che scrisse la sua o p e r a pi nota e discussa, il Saggio storico sulla Rivoluzione napoletana del 1799,
poi pubblicato a Milano dov'egli a p p r o d d o p o la r e s u r r e zione della Cisalpina.
Q u e s t o libro fu c o n s i d e r a t o un mezzo t r a d i m e n t o dagli
altri r e d u c i n a p o l e t a n i e a n c o r oggi violentemente contestato dagli storici di p a r t e radicale. Ma in realt contiene l'analisi pi lucida di quegli avvenimenti e r a p p r e s e n t a un doc u m e n t o di p r o f o n d a p e n e t r a z i o n e politica.
Sull'insuccesso della Repubblica p a r t e n o p e a - dice in sostanza Cuoco -, le colpe dei francesi p e s a n o molto, ma i n o stri democratici n o n d e b b o n o farsene r i p a r o p e r nascondere quelle loro. La p r i m a quella di aver sposato in blocco e
a scatola chiusa la causa r i v o l u z i o n a r i a di un Paese, le cui
98

condizioni n o n c o r r i s p o n d e v a n o affatto a quelle dell'Italia


in g e n e r e e di N a p o l i in p a r t i c o l a r e . E r a n o diverse quelle
e c o n o m i c h e p e r lo stato di arretratezza e di sottosviluppo in
cui versava - e versa - il nostro Mezzogiorno. E r a n o diverse
quelle sociali p e r la pochezza e debolezza dei ceti m e d i . Eran o s o p r a t t u t t o d i v e r s e quelle c u l t u r a l i . L e m a s s e francesi
e r a n o abbastanza istruite p e r p o t e r c o m p r e n d e r e il messaggio rivoluzionario lanciato dagl'intellettuali e dargli con la
loro p a r t e c i p a z i o n e la forza di t r a d u r s i in istituti: l'appello
della cattedra veniva raccolto dalla piazza e vi diventava barricata. I n Italia q u e s t a p r e m e s s a m a n c a v a : La c u l t u r a d i
pochi n o n aveva giovato alla n a z i o n e intera; e questa, a vic e n d a , quasi disprezzava u n a c u l t u r a che n o n l'era utile, e
che n o n intendeva.
Perci, dice C u o c o , la rivoluzione in Italia e r a rimasta e
n o n p o t e v a che r i m a n e r e l'iniziativa asfittica di u n a esigua
m i n o r a n z a isolata dalle masse, con cui n o n poteva aver contatti. Lo i m p e d i v a n o il m u r o dell'analfabetismo e il fatto che
quella m i n o r a n z a , invece d i e l a b o r a r e u n suo p r o p r i o p r o g r a m m a basato sulle reali condizioni del Paese e in cui quindi il Paese potesse riconoscere i p r o p r i aneliti e aspirazioni,
s'ispirava a princpi altrui, vivendone passivamente d'imitazione e di r i p o r t o . La n a z i o n e n a p o l i t a n a si p o t e v a consid e r a r e c o m e divisa in d u e popoli, diversi p e r d u e secoli di
t e m p o e p e r d u e g r a d i di clima. Siccome la p a r t e colta si era
f o r m a t a s o p r a modelli s t r a n i e r i , cos la sua c u l t u r a e r a diversa da quella di cui abbisognava la Nazione intera. Alcuni
e r a n o diventati francesi, altri inglesi; e coloro che e r a n o rimasti n a p o l e t a n i , e che c o m p o n e v a n o il m a s s i m o n u m e r o ,
e r a n o a n c o r a incolti.
Ecco p e r c h la p r e p a r a z i o n e ideologica di u n a rivoluzione che, p e r diventare v e r a m e n t e democratica c o m e si qualificava, avrebbe d o v u t o diffondersi in mezzo al p o p o l o e suscitarne la p a r t e c i p a z i o n e , e r a invece rimasta u n a d i a t r i b a
di iniziati chiusi nelle loro accademie e intenti pi a dibattere astratte questioni di dottrina, c o m e s e m p r e avviene a p 99

p u n t o nelle a c c a d e m i e , che a risolvere i p r o b l e m i concreti


di u n a societ assai d i v e r s a da q u e l l e p r e s e a m o d e l l o , e
ch'essi n o n conoscevano affatto. I m p e g n a t i a d i s s e r t a r e su
Rousseau, i democratici n a p o l e t a n i n o n si e r a n o mai curati
di svolgere o p e r a di a p o s t o l a t o fra le masse, n o n a v e v a n o
mai visto un c o n t a d i n o lucano o calabrese, ne ignoravano le
condizioni di vita, e q u i n d i n o n p o t e v a n o trovare in lui ness u n a eco. Traditi dai francesi, avevano a loro volta tradito il
p o p o l o , sia p u r e i n c o n s a p e v o l m e n t e . Ed e r a q u e s t o c h e li
aveva c o n d a n n a t i alla catastrofe.
Era fatale che le tesi di Cuoco venissero poi sfruttate dalla storiografia dell'Italia m o n a r c h i c a e moderata p e r dim o s t r a r e che i democratici del '99 n o n e r a n o che le scimmie
dei giacobini francesi, degl'inconcludenti retori, delle povere teste piene solo di vento demagogico. Il che falso. Q u e gli u o m i n i e b b e r o il t o r t o di nascere in anticipo sui t e m p i ,
ma senza d u b b i o c o n t r i b u i r o n o moltissimo a farli m a t u r a r e .
C o m e t u t t e le g r a n d i i m p r e s e , il R i s o r g i m e n t o aveva bisog n o di pionieri, ed essi lo furono fino al sacrificio della p r o p r i a vita. Per p r i m i v i d e r o che la causa d e l l ' i n d i p e n d e n z a
nazionale faceva t u t t ' u n o con quella democratica e che il solo m o d o di p e r s e g u i r l a e r a l'azione rivoluzionaria. Essi lasciarono, se n o n altro, l'esempio del sacrificio. E a n c h e i loro sbagli f u r o n o utili p e r c h m i s e r o o a v r e b b e r o d o v u t o
m e t t e r e i successori in g u a r d i a dal ripeterli.
Ma che ne avessero compiuti n o n c' da d u b i t a r n e , e n o n
si p u far torto a Cuoco di averli d e n u n z i a t i . Egli n o n p u
esser t e n u t o r e s p o n s a b i l e d e l l ' u s o e d e l l ' a b u s o c h e altri
avrebbe fatto delle sue tesi. Di fronte agli avvenimenti di cui
era stato testimone, egli si p o n e da storico p r e n d e n d o da essi le distanze necessarie a d a r n e u n a visione critica. E questa
visione ineccepibile. C h e la rivoluzione n a p o l e t a n a fosse,
c o m e lui dice, passiva, cio copiata da quella francese,
scritto nei fatti. Il suo fallimento fu u n a vera e p r o p r i a crisi
di rigetto della societ italiana a questo c o r p o estraneo trap i a n t a t o nel suo o r g a n i s m o . A l t r e t t a n t o i n d u b i t a b i l e che
100

furono le masse - quelle cittadine dei lazzari e quelle cont a d i n e dei cafoni - a ribellarvisi. Q u e s t o un fatto spiacevole, ma un fatto. Cuoco avrebbe tradito il suo i m p e g n o se
lo avesse disconosciuto, c o m e fa certa nostra storiografia che
i fatti spiacevoli, invece di ragionarci sopra p e r t r a r n e le necessarie conclusioni, li rifiuta.
B e n altri son gli addebiti che a Cuoco si possono e si debb o n o m u o v e r e . Il p r i m o e f o n d a m e n t a l e quello di essersi
messo p e r la sua sete di impieghi decentissimi c o m e lui li
chiamava, cio p e r il suo arrivismo, in u n a posizione falsa.
Cuoco e r a se stesso q u a n d o , da b u o n illuminista c o r r e t t o da
Vico, c o m e giustamente lo definisce Croce, criticava i giacobini. Cess di esserlo q u a n d o , c r e d e n d o che avessero vinto,
si a r r u o l nelle loro fila. E questo che d al Saggio un certo
s a p o r e di fellona. Se Cuoco fosse rimasto sulle sue, a fare il
testimone, c o m ' e r a nella sua vera vocazione, oltre che la galera e l'esilio, si sarebbe risparmiato a n c h e le accuse di d o p pio gioco.
L'altro suo difetto l'atteggiamento pedagogico. Cuoco
u n o storico di g r a n classe, infinitamente s u p e r i o r e al Colletta e a tutti gli altri della sua epoca. La sua diagnosi della societ n a p o l e t a n a ineccepibile e ancor oggi p u essere cont r a p p o s t a a certo meridionalismo p i a g n o n e e vittimista che
i m p u t a tutte le m a g a g n e del S u d al malvolere del N o r d . Le
sue p a g i n e traboccano di osservazioni taglienti e a bersaglio,
c o m e quella dell'impiegomania dei meridionali. Ma n o n resisteva alla tentazione di fare il moralista. E vero che quella
di far discendere la luce dal p r o p r i o p o d i o la vocazione di
tutta la storiografia illuministica, che in Voltaire tocca le sue
p u n t e p i alte e s t r e n u e . Ma forse T i t o n e nel giusto q u a n do dice che Cuoco la derivava a n c o r a di pi dalla tradizione
precettistica italiana che affonda le sue radici fino a Machiavelli e a Tacito. Io tuttavia ci aggiungerei a n c h e un altro elem e n t o : il cinismo. I cinici sono tutti moralisti, e spietati p e r
giunta.
Cuoco terribile. Per pagine e pagine, p e r interi capito101

li, la sua storia si t r a m u t a in requisitoria, e ce n' p e r tutti;


reazionari e rivoluzionari, statisti borbonici e t r i b u n i giacobini, nobili, intellettuali e p o p o l o . Anche lui p r o c e d e p e r capri espiatori, cio p e r semplificazioni, talvolta a n c h e molto
g r o s s o l a n e . Il Re e r a un p o v e r o i r r e s p o n s a b i l e , la R e g i n a
u n a pazza isterica, i l o r o ministri degl'imbecilli o dei m a riuoli, la sconftta dell'esercito borbonico ad o p e r a di quello
francese colpa di Mack: il quale e r a effettivamente un som a r o , ma a n c h e se fosse stato v o n Moltke, al c o m a n d o di
t r u p p e c o m e quelle, n o n avrebbe p o t u t o far meglio di quel
che fece Mack, cio scappare.
I r a z z o l a m e n t i di C u o c o n o n f u r o n o in p a r i c o n le sue
p r e d i c h e . Dell'impiegomania che rinfacciava ai suoi c o m p a trioti, egli stesso forn un e s e m p l a r e m o d e l l o . A Milano si
attacc subito al Melzi, ne d i v e n n e grandissimo amico e grazie a lui o t t e n n e la d i r e z i o n e del Giornale italiano. Anzi, fu
forse anche p e r far piacere a lui, antigiacobino fino all'osso,
e p e r procacciarsene le simpatie, che pubblic il Saggio. Pi
tardi divent il p o r t a p a r o l a di E u g e n i o di B e a u h a r n a i s , di
cui avrebbe p o t u t o restare fino in fondo al servizio. Ma n o n
resistette alla nostalgia di Napoli q u a n d o i B o r b o n e rifecero
fagotto, e pi ancora forse alla smania di t o r n a r v i da vincitore e vindice. A l u n g o tuttavia contratt, p r i m a del r i m p a trio, lo scatto di g r a d o , e lo ebbe: fu n o m i n a t o m e m b r o del
Sacro Real Consiglio con diritto a carrozza e valletti, poi dir e t t o r e del Tesoro Reale di M u r a t e alto c o n s u l e n t e p e r la
pubblica istruzione. Teneva moltissimo alle insegne del potere e ne faceva u n o sfoggio spagnolesco. N o n c'era carica a
cui n o n ambisse e n o n c'era piaggeria a cui rinunciasse, p u r
di p r o c u r a r s e l a . P r o b a b i l m e n t e fu a n c h e il d o l o r e di p e r derle, q u a n d o i B o r b o n e t o r n a r o n o definitivamente sul trono e p r o c e d e t t e r o alla solita purga, a procurargli la malattia mentale che afflisse i suoi ultimi anni. U n a strana e terribile nemesi volle che il cervello pi lucido di quel t e m p o finisse o t t e n e b r a t o dalla folla.

CAPITOLO UNDICESIMO

L'ITALIA R E P U B B L I C A N A : S E C O N D A FASE

Gli avvenimenti si susseguivano rapidi, c o m e mai fin allora


era avvenuto.
U n o dei motivi p e r cui il Direttorio di Parigi aveva favorito la spedizione in Egitto era - lo abbiamo gi detto - il desiderio di liberarsi di N a p o l e o n e , che lo aveva salvato dalla minaccia di u n a controrivoluzione monarchica, ma che si m o strava un creditore s e m p r e pi esigente. Fu un calcolo sbagliato. Le folgoranti vittorie riportate a n c h e in Africa accrebb e r o l a p o p o l a r i t d e l G e n e r a l e , m e n t r e l'incalzare degli
eserciti russi, austriaci e t u r c h i uniti alla flotta inglese nella
seconda coalizione ne aizzavano nel p o p o l o la nostalgia.
In questo clima di e m e r g e n z a nazionale il giacobinismo
rialzava la cresta, e il Direttorio, s e n t e n d o s e n e minacciato,
a c c e n t u la p r o p r i a i m p r o n t a a u t o r i t a r i a g r a z i e a Sieys,
questa talpa della rivoluzione c o m e lo aveva chiamato Rob e s p i e r r e : un ambizioso e spregiudicato intrigante. Egli redasse u n a n u o v a Costituzione che p r a t i c a m e n t e esautorava
il Consiglio dei C i n q u e c e n t o , cio il P a r l a m e n t o , p e r d a r e
tutto il p o t e r e all'esecutivo nella s p e r a n z a di essere lui a beneficiarne. N a p o l e o n e infatti n e s e m b r a v a o r m a i tagliato
fuori p e r c h n o n aveva pi u n a flotta che potesse r i c o n d u r lo in patria: Nelson gliel'aveva distrutta ad Abukir e lo t e n e va bloccato in Egitto. Ma il Generale, a v v e r t e n d o col suo fiuto l'occasione propizia, piant in asso il suo esercito, ed elud e n d o le navi inglesi c h e p a t t u g l i a v a n o il M e d i t e r r a n e o ,
r i e n t r a Parigi accolto come un trionfatore.
R e n d e n d o s i conto di n o n p o t e r c o m p e t e r e con lui, Sieys
prefer cercare un accordo che si risolse in u n a vera e p r o 103

p r i a c o n g i u r a p e r la s p a r t i z i o n e del p o t e r e . Il P a r l a m e n t o
ne ebbe q u a l c h e sospetto, e il 9 n o v e m b r e (del '99) alcuni
d e p u t a t i p r o n u n c i a r o n o violenti attacchi contro il Generale,
invano richiamati all'ordine dal fratello di lui, Luciano, che
sedeva al tavolo della presidenza. N a p o l e o n e v e n n e di persona a r i s p o n d e r e . Q u a n d o i suoi avversari chiesero che fosse dichiarato fuori legge, si rivolse ai soldati di g u a r d i a soll e c i t a n d o la l o r o p r o t e z i o n e . Essi e s i t a r o n o , ma L u c i a n o
tocc i loro cuori d e n u n z i a n d o un tentativo di assassinio che
in realt n o n c'era stato. Le g u a r d i e i r r u p p e r o nella sala e
ne scacciarono i C i n q u e c e n t o . Senza pi opposizione, al p o sto del Direttorio fu istituito un Consolato di tre m e m b r i , con
B o n a p a r t e in veste di Primo Console, cio p r a t i c a m e n t e cap o del g o v e r n o .
Subito d o p o il colpo di Stato, B o n a p a r t e volle che il p o p o l o lo consacrasse c o n un plebiscito che n o n t r a d le s u e
speranze: oltre tre milioni votarono a suo favore, solo 1.500
contro. E o r m a i sicuro del p r o p r i o p o t e r e , t o r n alla sua attivit favorita: la g u e r r a . Affidato il fronte del R e n o a M o r e a u , discese con un n u o v o esercito le Alpi p e r affrontare
gli austriaci. Stavolta, p i che al p r o p r i o g e n i o strategico,
dovette la vittoria alla fortuna. Il nemico lo colse di sorpresa
a M a r e n g o e lo avrebbe c e r t a m e n t e sconfitto, se p e r caso in
q u e l m o m e n t o n o n fosse s o p r a g g i u n t o il g e n e r a l e Desaix
con la sua divisione di cavalleria che p r e s e gli austriaci alle
spalle e spinse la p r o p r i a generosit fino a m o r i r e sul campo in m o d o da lasciare tutti gli allori del trionfo al B o n a p a r te. Questi volle p o r t a r e di p e r s o n a la notizia a Parigi a n c h e
p e r s m i n u i r e quella d e i successi o t t e n u t i i n G e r m a n i a d a
M o r e a u , o r m a i a p o c h i c h i l o m e t r i da V i e n n a , e l'Austria,
con l'acqua alla gola, si rassegn a firmare con lui la pace di
Lunville che p r a t i c a m e n t e richiamava i t e r m i n i di quella di
C a m p o f o r m i o , cio rifaceva dell'Italia u n a provincia francese. La Russia si e r a gi ritirata dalla coalizione. In c a m p o restava solo l'Inghilterra, ma di l a poco (marzo del 1802) anch'essa si decise a firmare la t r e g u a di Amiens.
104

I n q u e l m o m e n t o N a p o l e o n e e r a gi a l lavoro p e r d a r e
al nostro Paese un n u o v o assetto. A n c h e lui dall'esperienza
del '99 aveva tratto le sue lezioni.
La p r i m a r i g u a r d a v a il Piemonte. Da q u a n d o la Casa d'Austria p o s s i e d e Venezia, il P i e m o n t e d i v e n t a t o necessario
alla Francia disse b r u t a l m e n t e N a p o l e o n e al plenipotenziario San M a r z a n o , m a n d a t o g l i dal re Carlo E m a n u e l e . Ma i
veri motivi d e i suoi p r o p o s i t i annessionistici e r a n o quelli
economici e quelli logistici.
I setifici di Lione e r a n o piombati in u n a gravissima crisi
da q u a n d o e r a v e n u t o a m a n c a r e il g r e g g i o del P i e m o n t e
che ne p r o d u c e v a p e r 17 milioni di lire a l l ' a n n o , cifra p e r
quei t e m p i colossale. I lionesi r a p p r e s e n t a v a n o u n a grossa
forza nel capitalismo francese, che a sua volta r a p p r e s e n t a va u n a grossa c o m p o n e n t e dell'elettorato di B o n a p a r t e . Essi volevano garantirsi u n a volta p e r s e m p r e la m a t e r i a prima, e N a p o l e o n e si m o s t r sensibilissimo al loro appello.
Ma forse su di lui influ a n c o r a di pi la p r e o c c u p a z i o n e
dei passi alpini: S e m p i o n e , Cenisio e M o n g i n e v r o . Era qui
che nelle sue spedizioni italiane aveva s e m p r e incontrato le
pi grosse difficolt, e o r a n o n voleva pi c o n d i v i d e r n e con
nessuno gli sbocchi. La loro facile transitabilit - scriveva p u cambiare tutto il sistema delle g u e r r e in Italia.
Ai suoi disegni c'era un ostacolo: lo Zar di Russia, Paolo
I, aveva p r e s o il P i e m o n t e sotto la sua protezione, e il Bonap a r t e n o n voleva i n i m i c a r s e l o . M a nel m a r z o (del 1801),
Paolo fu assassinato, e il suo figlio e successore Alessandro
d i e d e subito a d i v e d e r e che il P i e m o n t e lo interessava b e n
poco. B o n a p a r t e n o n gli dette il t e m p o di cambiare opinione. In aprile fece di quello Stato u n a semplice divisione amm i n i s t r a t i v a e militare della Francia, affidata al g e n e r a l e
J o u r d a n . Q u e s t o fu il p r i m o passo. Il secondo v e n n e tre m e si d o p o , q u a n d o l'esercito p i e m o n t e s e fu i n c o r p o r a t o in
quello francese.
A q u e s t o p u n t o l'indeciso e abulico C a r l o E m a n u e l e
105

t r o v f i n a l m e n t e la forza di a b d i c a r e in favore d e l fratello


Vittorio E m a n u e l e , p r i m o di questo n o m e , che invano tent
di riallacciare u n a trattativa. N a p o l e o n e gli p r o p o s e di riconoscerlo c o m e Re di S a r d e g n a (quale tuttora era), ma l'avvenire del Piemonte - gli disse - fissato p e r sempre. E infatti nel s e t t e m b r e del 1802 il P i e m o n t e fu cancellato dalla
carta politica d ' E u r o p a : al suo posto n o n ci furono pi che
sei d i p a r t i m e n t i francesi. Lo storico C a r l o Botta p r o t e s t .
P r o t e s t il cosiddetto partito Italico c o m p o s t o da d e m o cratici che, p u r avversi al vecchio r e g i m e dei Savoia, e r a n o
tuttavia fedeli alla tradizione d e l l ' i n d i p e n d e n z a p i e m o n t e s e
c o m e p e g n o e forza unificatrice della penisola. Ma la loro
voce n o n trov eco nella popolazione.
Molto pi laboriosa e complessa fu la sistemazione della
vecchia Cisalpina. Essa emergeva dai tredici mesi della rioccupazione austriaca in condizioni disastrose. C o m e al solito,
la caccia al giacobino aveva fatto da alibi di o g n i sorta di
soprusi, r u b e r i e e v e n d e t t e personali. I m p e g n a t i nella g u e r ra, gli austriaci n o n avevano avuto il t e m p o di r e s t a u r a r e il
vecchio r e g i m e . Si e r a n o limitati a l i q u i d a r e gl'istituti di
quello r e p u b b l i c a n o e a p e r s e g u i t a r n e i responsabili con la
g a l e r a , la d e p o r t a z i o n e e l'esilio; e t u t t o e r a r i m a s t o alla
m e r c di u n a burocrazia improvvisata e senza controlli. Come s e m p r e capita in Italia, il p a d r o n e n u o v o , r e g o l a r m e n t e
accolto c o m e liberatore, faceva r i m p i a n g e r e q u e l l o vecchio. Sicch q u a n d o , nella p r i m a v e r a del 1800, N a p o l e o n e
r i c o m p a r v e alla testa del suo esercito in marcia su M a r e n g o ,
Milano lo accolse con e n t u s i a s m o , a n c h e se c o n m e n o illusioni della volta p r e c e d e n t e .
In settembre Napoleone ricostitu ufficialmente la Cisalpina a r r o t o n d a n d o l a con la provincia di Novara, distaccata dal
Piemonte. E d o p o la definitiva vittoria sull'Austria, vi aggiunse
anche la provincia di Verona fino all'Adige, di cui il trattato di
Lunville faceva la nuova frontiera fra L o m b a r d i a francese e
Veneto austriaco. La Cisalpina o r a r a g g i u n g e v a u n a certa
compattezza territoriale e quasi quattro milioni di abitanti.
106

Si t r a t t a v a di d a r l e un assetto politico, e n o n e r a facile


p e r c h m a n c a v a n o gli u o m i n i . I tre che formavano il governo provvisorio - Ruga, S o m m a r i v a e Visconti - valevano poco, e B o n a p a r t e lo sapeva. C ' e r a poi u n a Consulta, cio un
piccolo P a r l a m e n t o di c i n q u a n t a m e m b r i , in cui qualche fig u r a di spicco allignava: C i c o g n a r a , M a s c h e r o n i , Moscati,
G r e p p i , Marescalchi. Ma B o n a p a r t e , che di u o m i n i s'intendeva, sbranc subito quello che pi faceva al suo caso: Melzi
d'Eril.
Melzi a p p a r t e n e v a a u n a delle pi g r a n d i famiglie dell'aristocrazia l o m b a r d a , e ne p o r t a v a nel s a n g u e le doti migliori: la r e t t i t u d i n e , la cultura, la cortesia, ma a n c h e u n a certa
alterigia, che p r o b a b i l m e n t e gli veniva dalla m a d r e s p a g n o la. Aveva fatto p a r t e dei circoli illuministici dei Serbelloni,
dei Beccaria e di Pietro Verri, di cui e r a anche cognato. Nap o l e o n e lo aveva conosciuto al t e m p o della sua p r i m a camp a g n a d'Italia, d o p o la battaglia di L o d i lo aveva invitato a
Mombello, e ne aveva fatto il p r o p r i o consigliere. Q u e l g r a n
signore che p o r t a v a ancora il costume settecentesco, le calze
bianche e la p a r r u c c a incipriata, gli piaceva. Gli piaceva perch n o n era servile, p e r c h n o n e r a venale, p e r c h n o n era
n e m m e n o ambizioso. U n a leggera sordit e u n a salute piuttosto precaria, insidiata da un forte artritismo, l'obbligavano a r i g u a r d i i n c o m p a t i b i l i c o n l'esercizio d e l p o t e r e . Pi
che il protagonista, preferiva fare il suggeritore. N o n era affatto un democratico. Anzi, al t e m p o della p r i m a Cisalpina,
coi d e m o c r a t i c i s'era t r o v a t o in c o n t r a s t o , t a n t o c h e a un
certo p u n t o aveva a b b a n d o n a t o n o n solo ogni attivit politica, m a a n c h e Milano, p e r ritirarsi nella vasta p r o p r i e t d i
S a r a g o z z a c h e sua m a d r e gli aveva lasciato. Dei giacobini
l o m b a r d i pensava ci che di quelli napoletani stava scrivendo Cuoco, suo g r a n d e amico: c h ' e r a n o degli astratti dottrinari, incapaci di affrontare i p r o b l e m i concreti.
Di questi p r o b l e m i , a lui ne interessava s o p r a t t u t t o u n o :
la costituzione di u n o Stato italiano abbastanza forte da poter diventare un polo d'attrazione p e r tutti gli altri. Ma n o n
107

10 voleva repubblicano, n tanto m e n o p a r l a m e n t a r e . Nelle


trattative eli Rastadt tra Francia e Austria, nel '98, si era a d o p e r a t o p e r l a t r a s f o r m a z i o n e della Cisalpina i n u n R e g n o
lombardo-emiliano da affidare a un B o r b o n e di Spagna. Ma
11 p r o g e t t o era stato respinto.
O r a che N a p o l e o n e lo richiamava da Saragozza p e r sollecitare n u o v a m e n t e i suoi lumi, Melzi rispolver quell'idea,
ma senza miglior successo. Cap subito che B o n a p a r t e voleva tenersi la Cisalpina p e r s e che l'unica cosa da fare e r a
secondarlo nel senso pi favorevole agl'interessi italiani. La
Costituzione c h ' e r a stata a p p r o n t a t a attribuiva poteri quasi
illimitati al Presidente. Ma p e r l'elezione di costui, occorreva il voto di un'Assemblea che si potesse considerare in qualche m o d o rappresentativa. La Consulta n o n lo e r a in q u a n to i suoi m e m b r i e r a n o n o m i n a t i in massima p a r t e dal Gov e r n o . Si provvide q u i n d i a convocarne un'altra di 500 notabili, scelti fra le p e r s o n a l i t p i in vista delle varie citt
l o m b a r d e ed emiliane.
Melzi p e r s'avvide subito che della loro arrendevolezza
n o n c'era molto da fidarsi p e r c h , sebbene divisi in moderati e democratici, e r a n o accomunati dalla ferma volont
di fare della Cisalpina u n o Stato italiano, anzi lo Stato-guida
dell'Italia. E, p e r poterli meglio m a n e g g i a r e , decise di sottrarli alle suggestioni ambientali, convocandoli n o n a Milan o , ma a Lione p e r i p r i m i di g e n n a i o del 1802. Sperava che
l, in mezzo ai francesi, i loro s e n t i m e n t i e r i s e n t i m e n t i nazionalisti si sarebbero addolciti.
N o n fu cos. I 450 (c' chi dice a n c h e m e n o ) che a d e r i r o no all'invito a r r i v a r o n o a Lione d o p o un viaggio massacrante flagellato da p i o g g e a d i r o t t o , e t r o v a r o n o quella citt
piuttosto l u g u b r e , inospitale e carissima. Si paga a n c h e l'aria che si respira scriveva u n o di loro a sua moglie. C r e d e v a n o di essere subito ricevuti da N a p o l e o n e e convocati in
assemblea plenaria. Invece furono accolti dal ministro degli
esteri Talleyrand e divisi in cinque sezioni, con la scusa che
cos avrebbero p o t u t o meglio studiare il testo della Costitu108

zione e m a t u r a r e le loro decisioni. In realt si voleva i m p e dire un loro eventuale pronunciamienlo.


I l t i m o r e n o n e r a i n f o n d a t o . Ci h a trascinati q u a c o n
u n a legge informe, e m a n a t a da un c o r p o legislativo pi vile
del Senato di Tiberio. Nella sezione ci si o r d i n a di esaminare in ventiquattr'ore u n a Costituzione letta in fretta, gi accettata con un d e c r e t o sin ora incognito, che rimette ad un
m a g i s t r a t o e s t e r o la n o m i n a alle p r i m e cariche del n o s t r o
Paese... Frattanto i d e p u t a t i v a n n o e r r a n d o di caff in caff,
a n n o i a t i dei l o r o ospiti e dei c o n t i n u i affronti che ricevono...
N a p o l e o n e a r r i v 1' 11 g e n n a i o , a c c o m p a g n a t o da Gius e p p i n a . F u u n ingresso spettacolare, studiato a p p o s t a p e r
i m p r e s s i o n a r e i Cisalpini e r i d u r n e la p r o t e r v i a . A n o m e
della C o n s u l t a travolta nelle acclamazioni, Melzi lo salut
con queste parole: Si rialzino tutte le speranze! Voi, Bonap a r t e , lo avete voluto, e la Cisalpina ecco esiste. Se voi lo volete, sar a n c h e felice.
Ma il 20, q u a n d o l'assemblea si r i u n in seduta plenaria,
di felicit se ne vide poca, anzi si vide soltanto u n a g r a n delusione allorch il p r e s i d e n t e Marescalchi invit i d e p u t a t i a
d e s i g n a r e un C o m i t a t o di t r e n t a m e m b r i , che a loro volta
avrebbero p r o v v e d u t o a eleggere il Presidente. Era p e r q u e sto che li avevano fatti s c o m o d a r e fino a Lione? Per delegare i loro poteri a un Comitato che si poteva costituire anche
a Milano?
Sebbene avessero p e r f e t t a m e n t e capito cosa gli si chiedeva, i T r e n t a d e t t e r o un solo voto a B o n a p a r t e , e C a p r a r a disse che se questi voleva il p o t e r e , se lo p r e n d e s s e con la forza. Venticinque voti si riversarono su Melzi, che rifiut. U n a
seconda votazione dette la m a g g i o r a n z a all'Aldini, che segu
l'esempio del Melzi. La terza design un oscuro d e p u t a t o di
Milano, Villa, c h e n o n p o t rifiutare p e r c h n o n e r a a Lion e . E la seduta fu aggiornata.
B i s o g n a v a i n f o r m a r n e B o n a p a r t e . T a l l e y r a n d , c h e acc o m p a g n i delegati all'udienza, li avvert c h e il G e n e r a l e
109

somigliava a un leone con la febbre. Secondo alcune testim o n i a n z e , si rifiut di riceverli. Secondo altre, li ascolt senza p r o n u n c i a r parola. Secondo il Motti, scagli u n o sgabello
contro di loro: cosa che c e r t a m e n t e avrebbe voluto fare, ma
altrettanto c e r t a m e n t e n o n fece.
Fu Talleyrand c h e a m m o r b i d i ribelli e li r i c o n d u s s e al
senso della realt. Nelle vostre condizioni, gli disse, senza
u n o Stato n u o m i n i di Stato, in u n a situazione internazionale che p u precipitare da un m o m e n t o all'altro, avete bis o g n o di u n a m a n o forte c h e vi p r o t e g g a col suo esercito,
con la sua diplomazia, con la sua esperienza.
I T r e n t a esitarono a n c o r a d u e giorni, trattenuti dalla ferma e coraggiosa opposizione del Cicognara. Ma alla fine d o vettero a r r e n d e r s i agli a r g o m e n t i di Talleyrand, che e r a n o
quelli stessi di Melzi. E il 24 decisero di p r o p o r r e alla Consulta i l n o m e d i N a p o l e o n e , che p e r l a p r i m a volta v e n n e
d e s i g n a t o in un atto ufficiale solo col suo n o m e di battesimo.
L'Assemblea fu convocata il giorno d o p o in s e d u t a plenaria p e r la ratifica, e dal processo verbale risulta c h e questa
fu concessa fra i generali applausi. Ma n o n vero. La battaglia fu l u n g a e d u r a . Bellani disse c h e , c o n un P r e s i d e n t e
francese, la Repubblica sarebbe stata p i sicura, ma n o n pi
italiana. Terzi rincar la dose. I loro oppositori furono zittiti. V e d e n d o la mala parata, Marescalchi strozz la discussione e b a n d la votazione p e r alzata e s e d u t a . Un t e s t i m o n e
assicura che ad alzarsi furono al massimo un terzo dei p r e senti, ma g e s t i c o l a n d o e l a n c i a n d o tali g r i d a da s e m b r a r e
maggioranza. Tale c o m u n q u e la consider Marescalchi, che
i m m e d i a t a m e n t e p r o c e d e t t e alla lettura del p r i m o articolo:
Il cittadino N a p o l e o n e B o n a p a r t e eletto p e r acclamazione Presidente della Repubblica cisalpina.
L'indomani il G e n e r a l e si p r e s e n t di p e r s o n a a ricevere
l'investitura. G r a n d e attore c o m e s e m p r e , rifiut la t r i b u n a
speciale che gli avevano allestito, decorata di ori e di bronzi
come un t i o n o , sedette sullo scanno presidenziale e parl in
110

italiano (lo parlava abbastanza b e n e ) . Ma il suo discorso fu


di u n o spietato realismo. Accetto q u e s t a carica, disse, p e r ch fra voi n o n c' n e s s u n o in g r a d o di occuparla. N e s s u n o
di voi ha un seguito p o p o l a r e . N e s s u n o di voi al di s o p r a
degl'interessi particolari che r a p p r e s e n t a .
Ma d o p o Tamaro v e n n e il dolce. La scena stata riferita
in vari m o d i , ma s e m b r a che si sia svolta cos. Alla fine della
sua f r u s t a n t e a r r i n g a N a p o l e o n e o r d i n al s e g r e t a r i o : Si
dia lettura della Costituzione della Repubblica..., e qui fece
p a u s a . I d e p u t a t i c a p i r o n o i m m e d i a t a m e n t e . B a l z a r o n o in
p i e d i e u r l a r o n o in c o r o , finalmente u n a n i m i : Italiana!...
Italiana!... N a p o l e o n e sorrise e, p l a c a n d o con un gesto il
t u m u l t o , disse: Ebbene, Repubblica italiana! Stavolta l'acclamazione fu i m m e n s a e g e n e r a l e . B o n a p a r t e d i e d e l'ultimo tocco alla sua vittoria a n d a n d o incontro a Melzi, abbracciandolo e facendolo s e d e r e alla sua destra nel posto di vicep r e s i d e n t e . E r a u n o m a g g i o n o n solo a l l ' u o m o , m a a n c h e
alla Consulta che gliel'aveva c o n t r a p p o s t o .
L'episodio aveva un suo significato che t r a s c e n d e v a la
questione di n o m e n c l a t u r a . Fin allora il p r o g r a m m a di u n ' I talia unita era stato privativa dei patrioti di estrazione giacobina. Q u e l g i o r n o d i v e n t a p p a n n a g g i o a n c h e dei moderati. U n o di loro scriveva al Melzi, a p r o p o s i t o della n u o v a
Repubblica: Il g r a n d e suo oggetto a d u n q u e si di t e n d e r e
ad ampliarsi p e r t u t t a la circonferenza d'Italia. E, a p a r t e
quegli orribili adunque e circonferenza, era l'espressione di un
pensiero o r m a i condiviso, se n o n da tutti, dai pi. Ma il lettore n o n p r e n d a abbagli: q u e s t i o n i v a n n o s e m p r e riferiti a
quella s p a r u t a p a t t u g l i a di p e r s o n e che costituivano la cosiddetta pubblica opinione p e r il semplice motivo ch'erano le uniche ad avere u n ' o p i n i o n e : p o c h e migliaia di uomini s p e r d u t i in u n a massa i n e r t e e priva d'idee p e r c h priva
degli s t r u m e n t i p e r farsene.
I m p a z i e n t e d i c o r o n a r e l a sua ascesa a l s u p r e m o p o t e r e ,
N a p o l e o n e liquid alla svelta le p e n d e n z e con gli altri Stati
111

della penisola. Nel m a r z o del 1801 aveva stipulato a Firenze la p a c e c o n N a p o l i , lasciando il R e a m e ai B o r b o n e , ma


m e t t e n d o l o p r a t i c a m e n t e sotto i l p r o p r i o c o n t r o l l o c o m e
poi d i r e m o . Quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e aveva firmato col
n u o v o Papa, Pio V I I , u n C o n c o r d a t o c o n cui s'illudeva d i
averlo asservito al suo c a r r o . A G e n o v a aveva istallato il fido Saliceti col c o m p i t o di d a r e a quella Repubblica u n a Cos t i t u z i o n e c h e la legasse e c o n o m i c a m e n t e e m i l i t a r m e n t e
alla Francia. D u e sole questioni restavano da definire: Parma e la Toscana.
Il p r o b l e m a e r a delicato p e r c h il Duca di P a r m a era un
B o r b o n e s p a g n o l o s t r e t t a m e n t e i m p a r e n t a t o con quelli d i
M a d r i d , della cui amicizia N a p o l e o n e faceva g r a n conto p e r
n o n trovarsi un n e m i c o a n c h e sui Pirenei. E fu infatti con
loro ch'egli si accord col trattato di Aranjuez di quello stesso m a r z o 1801. Esso disponeva che il Duca di P a r m a r i n u n ciasse al suo Stato e che in c o m p e n s o suo figlio Luigi assumesse il G r a n d u c a t o di Toscana, ribattezzato R e g n o di Etruria.
Luigi si e r a affrettato a p r e n d e r e possesso d e l p r o p r i o
t r o n o , ma il p a d r e si era rifiutato di a b b a n d o n a r e il suo. All'ambasciatore spagnolo che ne p e r o r a v a la causa, B o n a p a r te r i s p o s e c o n insolita a r r e n d e v o l e z z a : Se vuol r e s t a r e
dov', ci resti! Il fatto che n o n sapeva c o m e cavarsela con
quelli della Cisalpina, che i m m e d i a t a m e n t e avevano avanzato le l o r o p r e t e s e a l l ' a n n e s s i o n e del D u c a t o . Capisco aveva detto a Melzi - che sarebbe un b u o n a r r o t o n d a m e n t o
p e r la Repubblica italiana. Ma a p p u n t o p e r questo n o n volle concederglielo n e m m e n o q u a n d o , di l a poco, il Duca lo
liber della sua p r e s e n z a , m o r e n d o p e r u n ' i n d i g e s t i o n e d i
c a r n e d i maiale. P a r m a r i m a s e i n d i p e n d e n t e , cio alle dip e n d e n z e dirette della Francia che vi n o m i n u n a specie di
prefetto con qualifica di Residente.
A F i r e n z e , il n u o v o S o v r a n o e sua moglie, la s p a g n o l a
Maria Luisa, e r a n o stati accolti con indifferenza. Lui era un
p o v e r o epilettico che n o n sapeva n e m m e n o m o n t a r e a ca112

vallo e passava le sue notti a tirar sciabolate c o n t r o i fantasmi. Lei e r a intelligente, astuta e intrigante, ma mezzo gobba e sciancata. Sebbene si fossero presentati con un seguito
di q u a r a n t a carrozze s p a g n o l e , i fiorentini c a p i r o n o subito
c h ' e r a n o figure di p a s s a g g i o , e n ' e b b e r o u n a c o n f e r m a il
g i o r n o stesso del loro arrivo, q u a n d o videro che a riceverli
in Palazzo Pitti e a metterli sul t r o n o era il g e n e r a l e Murat,
che c o m a n d a v a le t r u p p e francesi di stanza in Italia centrale. Il v e r o Re s e m b r a v a lui, bello e marziale nella sua r u t i lante divisa. E c o m e tale infatti seguit a c o m p o r t a r s i oscur a n d o con le sue brillanti feste a Palazzo Corsini quelle sussiegose e tetre di Palazzo Pitti.
Q u e s t a e r a in sintesi la situazione della penisola, m e n t r e
N a p o l e o n e a Parigi si p r e p a r a v a all'ultimo balzo: quello sul
t r o n o imperiale. Il 25 m a r z o (del 1802) anche il suo nemico
pi irriducibile, l ' I n g h i l t e r r a , aveva a b b a n d o n a t o la lotta e
f i r m a t o c o n lui la p a c e di A m i e n s . N o n s a r e b b e stata in
realt che u n a breve tregua, ma B o n a p a r t e la mise a profitto.
Il 18 maggio del 1804 un plebiscito Io proclam I m p e r a tore. L'Inghilterra aveva rotto la pace e ripreso le armi l'anno p r i m a . Ma p e r il m o m e n t o n o n trovava alleati. Napoleone poteva b a d a r e soltanto al riassetto politico che il cambiam e n t o istituzionale esigeva e in cui anche l'Italia doveva and a r e di mezzo. Le Repubbliche avevano fatto il loro t e m p o .

CAPITOLO DODICESIMO

R E X T O T I U S ITALIAE

Alla cerimonia della consacrazione imperiale di N a p o l e o n e


il 2 d i c e m b r e del 1804, c'era a n c h e u n a d e p u t a z i o n e della
Repubblica italiana, guidata da Melzi. N o n e r a n o venuti solo p e r d o v e r e di r a p p r e s e n t a n z a . Alla vigilia del plebiscito, N a p o l e o n e aveva avvertito l'ambasciatore milanese Marescalchi che la proclamazione d e l l ' I m p e r o obbligava anche
l'Italia a darsi a d e g u a t e f o r m e istituzionali, cio in p a r o l e
p o v e r e a r i n u n z i a r e a quelle r e p u b b l i c a n e . Per Milano, l'unica soluzione era u n a m o n a r c h i a . N o n disse chi doveva esserne il titolare, ma lo lasci capire.
Melzi n o n pose t e m p o in mezzo. Convoc la Consulta, e
le fece v o t a r e un p r o g e t t o di legge c h e t r a s f o r m a v a la Repubblica in un R e g n o e r e d i t a r i o d e s t i n a t o a B o n a p a r t e .
Questi n o n si affrett ad accettare. Disse che a v r e b b e d a t o
u n a risposta al r i t o r n o da un suo viaggio d'ispezione in Belgio e Renania. In realt era contrariato: n o n dall'offerta, si
capisce, ch'egli stesso aveva sollecitata, ma dalle f o r m u l e
cautelative di cui gliel'avevano condita: gl'italiani chiedevano che, alla m o r t e d e l l ' I m p e r a t o r e , le d u e c o r o n e venissero
s e p a r a t e , c h e l ' u n i o n e fosse sostituita da un t r a t t a t o di alleanza, che i tributi cessassero, e che il p o t e r e della Consulta
venisse accresciuto a spese di quello r e g i o . Cosa d u n q u e
vogliono questi signori di Milano? aveva gridato N a p o l e o ne a Marescalchi che gli aveva recapitato il messaggio. Se
p e r caso pensassero di tirarsi indietro, potrei anche r i d u r r e
il loro Stato a d i p a r t i m e n t o francese c o m e il Piemonte!
N o n era la p r i m a volta che B o n a p a r t e faceva scenate ai
suoi italiani. Da q u a n d o a Lione lo avevano acclamato Pre114

siderite, a M i l a n o n o n aveva p o t u t o r i s i e d e r e m o l t o , e gli


affari li aveva lasciati nelle m a n i di Melzi, c h e faceva q u e l
c h e poteva, m a n o n p o t e v a t u t t o quello che a v r e b b e voluto. Di l o n t a n o , N a p o l e o n e n o n si r e n d e v a conto delle difficolt in m e z z o a cui il s u o vicario si d i b a t t e v a . Ma q u e s t e
difficolt e r a n o grosse, e c o m u n q u e s p r o p o r z i o n a t e alle capacit degli u o m i n i che d o v e v a n o risolverle. Milano forniv a q u a l c h e b u o n a m m i n i s t r a t o r e ; m a , n o n e s s e n d o pi l a
capitale d i u n o Stato d a i t e m p i d i L u d o v i c o i l M o r o , n o n
aveva u n a classe dotata di e s p e r i e n z a politica. Nel g o v e r n o
di Melzi, personalit di rilievo n o n ce n ' e r a n o . Villa e Felici, che si a v v i c e n d a r o n o al ministero d e g l ' i n t e r n i , si d i m o s t r a v a n o t i t u b a n t i e di c o r t e v e d u t e . Gli esteri e r a n o stati
affidati a Marescalchi, c h e p e r B o n a p a r t e obbligava a ris i e d e r e a Parigi p e r b e n sottolineare che la politica estera
della R e p u b b l i c a la faceva lui. Il guardasigilli S p a n n o c c h i
e r a un b u o n giurista, ma n i e n t e a l t r o , e il conte Trivulzio,
ministro della g u e r r a , u n g r a n signore che d i g u e r r a sapeva poco s e b b e n e al t e m p o della Cisalpina si fosse improvvisato g e n e r a l e .
L'unico che avesse qualit di u o m o di Stato e r a il ministro delle finanze, Prina, a n c h e p e r c h era p i e m o n t e s e , cio
veniva da un Paese che u n o Stato lo era da secoli. Ex-procur a t o r e g e n e r a l e della C o r t e dei Conti di T o r i n o e m e m b r o
del g o v e r n o provvisorio d e l '99, si e r a p o i trasferito nella
Cisalpina e ne aveva p r e s o la cittadinanza. N o n aveva un carattere che attirasse simpatie. Anzi, chiuso e freddo com'era,
le respingeva. Ma era un lavoratore instancabile e scrupoloso, d o t a t o di un a c u t o senso politico e - diceva S t e n d h a l ha del g r a n d e in testa.
Far q u a d r a r e i conti della Repubblica era u n ' i m p r e s a ard u a . Essa d o v e v a p r o v v e d e r e a l m a n t e n i m e n t o del c o r p o
d ' a r m a t a francese, di quello italiano, e alla c o s t r u z i o n e di
fortificazioni e di strade militari. Q u e s t e spese, su cui N a p o leone n o n a m m e t t e v a riduzioni, assorbivano c i n q u a n t a milioni, m e n t r e le e n t r a t e n o n s u p e r a v a n o i settanta. N o n ne
115

r i m a n e v a n o c h e u n a v e n t i n a , insufficienti a n c h e a p a g a r e
gli stipendi dei funzionari.
P e r c h n o n a n d a s s e r o p e r s e n e a n c h e l e briciole, P r i n a
r i f o r m t u t t o il sistema fiscale r i d u c e n d o n e il p e r s o n a l e e
facendone u n a macchina di straordinaria efficienza. Fu lui a
inventare la tassa di famiglia, o meglio a ripristinarla, perch la sua vera iniziatrice era stata Maria Teresa. Ma la maggior pressione la esercit nel c a m p o delle imposte indirette
che colpivano tutti i consumi senza distinguere fra quelli di
lusso e quelli di p r i m a necessit. N a t u r a l m e n t e a f a r n e le
spese furono s o p r a t t u t t o le classi popolari, che di l a pochi
a n n i gliel'avrebbero fatta p a g a r e . Ma con questi sistemi riusc a p o r t a r e le e n t r a t e da settanta a oltre c e n t o milioni e a
p a r e g g i a r e il bilancio. U n ' a l t r a o p e r a z i o n e di g r a n d e successo fu la sistemazione del debito pubblico, che versava nel
caos. P r i n a ne accert l ' a m m o n t a r e (217 milioni) e trasform i crediti in veri e p r o p r i titoli di Stato al 3,50%. Per
le operazioni che li r i g u a r d a v a n o , istitu il M o n t e N a p o l e o n e , facendone n o n p i u n a corporazione privilegiata di creditori c o m ' e r a n o i vecchi Monti di tutta Italia, ma un vero e
p r o p r i o istituto finanziario qualificato a n c h e all'emissione
di b u o n i fruttiferi. Finch d u r a r o n o le esazioni francesi che
fagocitavano u n a b u o n a m e t delle e n t r a t e , questa rigorosa
politica serv pi a d r e n a r e i r e d d i t i c h e ad accrescerli. Ma
d o p o , ereditata e gestita da p a d r o n i m e n o esosi c o m e gli austriaci, si rivel - c o m e oggi si direbbe - u n o s t r u m e n t o p r o mozionale di g r a n d e efficacia p e r l'accumulo del capitale e
il suo investimento a scopi produttivi. Le f o n d a m e n t a della
b u o n a amministrazione che nell'Ottocento consent al L o m b a r d o - V e n e t o di d i v e n t a r e la sola area di sviluppo di un
Paese sottosviluppato, era stato il Prina a gettarle.
Ma le difficolt in mezzo a cui la Repubblica si dibatteva
n o n e r a n o soltanto quelle economiche. Formata di province
e t e r o g e n e e , r e d u c i da e s p e r i e n z e storiche assai d i v e r s e , e
che p r i m a di allora n o n avevano avuto fra loro altri r a p p o r ti c h e di rivalit e d'inimicizia, essa restava u n o Stato im116

provvisato, senza tradizioni e m i n a t o dai particolarismi m u nicipali. Questi e r a n o forti s o p r a t t u t t o nelle vecchie Legazioni di Emilia e R o m a g n a , reste a riconoscere il p r i m a t o di
M i l a n o . A B o l o g n a bast u n a piccola carestia di p a n e p e r
s c a t e n a r e nel 1802 u n a s o m m o s s a , e la g u a r d i a civica c h e
avrebbe d o v u t o r e p r i m e r l a si schier invece coi ribelli.
A soffiare sul fuoco e r a n o a n c h e i patrioti di tutte le altre
parti d'Italia. Ce n ' e r a n o migliaia. Tutti di estrazione d e m o cratica, e r a n o t e n u t i alla larga dal r e g i m e m o d e r a t o d i
Melzi. Questi anzi a un certo p u n t o p r o p o s e di rinchiuderli
in un c a m p o di c o n c e n t r a m e n t o o di d e p o r t a r l i , ma N a p o leone si o p p o s e . G u a r d a t i con sospetto, delusi nei loro sogni
rivoluzionari e unitari, resi inquieti da u n a disoccupazione
che p e r molti di loro significava a n c h e fame, questi fuorusciti n o n facevano che aizzare c o n t r o il g o v e r n o . Mancava
u n a vita politica e u n a lotta di partiti, in cui la loro opposizione potesse manifestarsi e svolgersi l e g a l m e n t e . E questa
e r a forse la p i grossa t a r a del r e g i m e . A n c h e negli organi
che a v r e b b e r o d o v u t o funzionare da p a r l a m e n t o - la Consulta e il Consiglio legislativo -, il p r e d o m i n i o dei notabili
m o d e r a t i era assoluto. Le figure pi r a p p r e s e n t a t i v e e r a n o
il Paradisi e l'Aldini. Ma i loro contrasti con Melzi - e ce ne
furono di aspri - e r a n o di n a t u r a personale, n o n ideologica.
Fin d'allora la politica italiana palesava q u e s t o vizio, di cui
n o n doveva mai pi g u a r i r e .
N a t u r a l m e n t e la c o n v e r s i o n e della R e p u b b l i c a in Reg n o , sollecitata d a Melzi, avallata s e n z a m o l t e o b b i e z i o n i
dalla C o n s u l t a e d a l Consiglio, accettata c o n indifferenza
dalla p o p o l a z i o n e , rese a n c o r a pi a c u t o il disagio dei d e mocratici e li spinse ad a r r u o l a r s i nelle societ segrete, che
avevano cominciato a diffondersi p e r i motivi c h e d i r e m o .
N o n a v e v a n o altra s t r a d a . Il g u a i o c h e la b a t t e v a n o con
malaccortezza. B a d a v a n o pi a litigare fra loro che a svolg e r e o p e r a di a p o s t o l a t o in m e z z o alle masse p o p o l a r i , di
cui p r e t e n d e v a n o sollecitare l'iniziativa. N o n n e a v e v a n o
l'umilt. N o n ne avevano il linguaggio. Si dicevano incom117

presi, ma n o n facevano n e s s u n serio sforzo p e r farsi comp r e n d e r e . E sebbene fra loro ci fossero m o k i u o m i n i onesti
e disinteressati, n o n riuscivano a g u a d a g n a r s i alcun credito. Q u e s t a sinistra d e m o c r a t i c a e r i v o l u z i o n a r i a conferm a v a i n s o m m a , in t u t t o e p e r t u t t o , l'analisi c h e ne aveva
fatto Vincenzo C u o c o .
D o p o la cerimonia della consacrazione, l ' I m p e r a t o r e ricevette Melzi e gli altri d e p u t a t i lombardi. Ma era ancora incerto
sul da farsi. A s s u m e n d o di p e r s o n a la c o r o n a d'Italia, temeva di scatenare la reazione dell'Austria, con cui in quel m o m e n t o e r a in pace. Preferiva, disse, delegarla a suo fratello
Giuseppe, anche p e r c h questo gli consentiva di risolvere un
altro spinoso p r o b l e m a . N a p o l e o n e n o n aveva a v u t o f i g l i .
Q u i n d i , se fosse m o r t o , la successione sarebbe automaticam e n t e toccata a Giuseppe: soluzione che n o n lo seduceva affatto, e che si poteva e l e g a n t e m e n t e evitare s e p a r a n d o le d u e
c o r o n e e assegnando a suo fratello quella d'Italia.
Melzi accett subito: un p o ' p e r c h n o n poteva far altro,
un p o ' p e r c h la separazione e r a p r o p r i o quello a cui gl'italiani a s p i r a v a n o . Ma a rifiutare fu G i u s e p p e , che preferiva
restare principe ereditario di Francia. N a p o l e o n e ripieg su
un nipote, figlio del fratello Luigi. Ma il giovane, t u t t o r a min o r e n n e , aveva bisogno del consenso del p a d r e che lo n e g .
N o n restava c h e t o r n a r e a l p r i m o p r o g e t t o : l ' I m p e r a t o r e
dei francesi sarebbe stato a n c h e il Re d'Italia.
Nell'aprile del 1805 si mise in viaggio p e r Milano, dove
aveva s p e d i t o in a v a n s c o p e r t a il figliastro E u g e n i o di
B e a u h a r n a i s col p r e t e s t o di assumervi un c o m a n d o militar e . Aveva o r d i n a t o di d a r e a l l ' a v v e n i m e n t o la m a s s i m a solennit, e i suoi desideri v e n n e r o p u n t u a l m e n t e soddisfatti.
Per la p a r a t a militare, furono ammassati i pi bei r e p a r t i dei
d u e eserciti, e i bastioni di Porta Ticinese v e n n e r o sfondati
p e r r e n d e r e p i i m p r e s s i o n a n t e il colpo d ' o c c h i o . Mai si
e r a n o visti archi di trionfo p i sontuosi e p i s p l e n d i d e luminarie.
118

L'imponente messinscena r a g g i u n s e l'effetto voluto. L'accoglienza fu trionfale, e l'entusiasmo tocc l'acme q u a n d o il


cocchio i m p e r i a l e attravers la piazza del D u o m o , g r e m i t a
di folla festante La c e r i m o n i a in c a t t e d r a l e n o n ebbe nulla
da i n v i d i a r e a quella c h e p o c h i mesi p r i m a si e r a svolta a
N o t r e - D a m e , anzi i testimoni d i c o n o che fu a n c o r a p i solenne. Affiancato da sedici Vescovi, il cardinale C a p r a r a benedisse e impose al n u o v o Re gli onori di C a r l o m a g n o : scettro, spada, anello e m a n t e l l o . Poi fu p o r t a t a la c o r o n a . Era
quella, di ferro, che avevano cinto gli antichi Re l o n g o b a r d i
e c h e si conservava a M o n z a nella chiesa di San G i o v a n n i ,
eretta dalla r e g i n a Teodolinda. N a p o l e o n e la sollev in alto
con le p r o p r i e m a n i e se l'infil in testa, c o m e aveva fatto a
Parigi, p r o n u n c i a n d o la formula di rito: Dio me l'ha data,
guai a chi la tocca! Gli rispose, fragoroso, il grido della folla d e n t r o e fuori della cattedrale: Viva l ' I m p e r a t o r e e Re!
La sua eco a r r i v a n c h e a Vienna, dove si disse che N a p o l e o n e si e r a p r o c l a m a t o n o n Re d'Italia, ma Re di t u t t a
l'Italia, e che aveva fatto i n c i d e r e questo m o t t o , Rex totius
Italiae, sulla m e d a g l i a c o m m e m o r a t i v a d e l l ' a v v e n i m e n t o .
N o n e r a vero, ma tutti ci c r e d e t t e r o . E fu la spinta decisiva
alla g u e r r a .
N a p o l e o n e , c h e vi e r a gi p r e p a r a t o , se ne r e s e c o n t o .
Ma, p r i m a di lasciare Milano p e r rimettersi alla testa delle
sue t r u p p e , convoc il C o r p o legislativo p e r i n a u g u r a r n e i
lavori e p r e s e n t a r g l i E u g e n i o nella sua veste di Vicer. In
mezzo alle c u r e e alle a m a r e z z e inseparabili dall'alta posizione che occupiamo - disse -, il nostro c u o r e ha avuto bisog n o di t r o v a r e un c o n f o r t o nell'affetto e nella c o n s o l a n t e
amicizia di questo nostro figlio adottivo.
N o n e r a n o soltanto p a r o l e convenzionali. I n m a n c a n z a
di figli suoi, N a p o l e o n e si e r a effettivamente affezionato a
q u e s t o ragazzo, frutto del p r i m o m a t r i m o n i o d i G i u s e p p i na, e ne era ricambiato. E u g e n i o amava N a p o l e o n e e gli rim a r r fedele a n c h e nelle o r e a m a r e del d i s a s t r o , q u a n d o
tutti lo a b b a n d o n e r a n n o , c o m p r e s i i suoi fratelli e sorelle.
119

N o n aveva c h e v e n t i t r a n n i , e d e r a u n bel g i o v a n o t t o , d i
m o d i semplici, ma di scarsa comunicativa, che aveva cercato
di m e r i t a r e i r a p i d i avanzamenti di cui aveva beneficiato con
g r a n d e invidia e stizza del clan B o n a p a r t e . O g n i sua p r o m o zione aveva p r o v o c a t o violente s c e n a t e fra N a p o l e o n e e i
suoi che, da b u o n i crsi, n o n volevano dividere c o n nessuno ci ch'essi c o n s i d e r a v a n o il bottino di famiglia. E a n c h e
quella sua n o m i n a a Vicer - di un R e g n o di cui n e s s u n o di
loro aveva voluto d i v e n t a r Re - aveva fatto s c o p p i a r e u n a
t e m p e s t a di reciproci rinfacciamenti che aveva richiesto la
convocazione di un consiglio di famiglia con l'intervento di
M a m m a Letizia - Madame Mre - in qualit di paciera.
I p o t e r i conferiti a E u g e n i o e r a n o scarsi. N a p o l e o n e n o n
si contentava di dirgli in u n a lettera d'istruzioni: Se un ministro viene a dirvi che occorre s p e n g e r e il fuoco p e r c h Milano brucia dovete rispondergli che bisogna aspettare gli ordini del Re. E se questi o r d i n i n o n v e n g o n o , dovete lasciarla
bruciare; voleva a n c h e che tutti toccassero con m a n o q u e sta posizione s u b a l t e r n a . E u g e n i o e r a autorizzato a sedersi
sul t r o n o reale ma sotto un baldacchino su cui campeggiava
un g r a n d e ritratto del Re, cio di N a p o l e o n e ; e q u a n d o riceveva il C o r p o legislativo doveva s c e n d e r n e e p r e n d e r e p o sto s u u n o s c r a n n o d i f i a n c o . L ' I m p e r a t o r e n o n d u b i t a v a
della lealt del suo figlioccio. Ma temeva, data la sua giovane et, che si montasse la testa, o che gliela m o n t a s s e r o i milanesi e cercassero di strumentalizzarlo, solleticando le s u e
ambizioni, p e r affermare t e n d e n z e separatiste. Nel passargli le consegne, lo mise in g u a r d i a dai collaboratori, nei quali n o n r i p o n e v a n e s s u n a fiducia: Qui - gli disse -, n o n c'
che un u o m o intelligente e di carattere: Prina.
Melzi infatti n o n c'era p i . Fin allora il v e r o Vicer e r a
stato lui. O r a che ce n ' e r a un altro, n o n avrebbe p o t u t o restare che a prezzo di u n a d e g r a d a z i o n e , cui n o n r i p u g n a v a
soltanto il suo orgoglio. La sua vita e r a stata difficile fra un
p a d r o n e a u t o r i t a r i o e i m p a z i e n t e e un p a r l a m e n t o i m p o t e n t e m a velleitario. N o n a m a v a a b b a s t a n z a i l p o t e r e p e r
120

s o p p o r t a r e t u t t e queste c o n t r a r i e t , e approfitt dell'occasione p e r ritirarsi in u n a carica p u r a m e n t e rappresentativa:


la p r e s i d e n z a del Senato. Ma lo fece da p a r suo, a n d a n d o s e ne con inchino e in p u n t a di piedi senza sbattere la p o r t a , e
m a n t e n e n d o inalterato il suo prestigio.
Un m e s e d o p o l'incoronazione nel D u o m o di Milano, il 23
g i u g n o , N a p o l e o n e firm u n d e c r e t o che d e c i d e v a l e sorti
di Lucca.
Per secoli questa piccola Repubblica e r a riuscita a salvare
la p r o p r i a i n d i p e n d e n z a dalla cupidigia dei G r a n d u c h i nel
cui territorio e r a incastrata. E r a un'oligarchia un p o ' sul tipo di quella di Venezia. Il p o t e r e e r a m o n o p o l i o di un centinaio di famiglie c h e lo gestivano a t t r a v e r s o d u e Consigli
- i Nobili e gli Anziani - e lo i n c a r n a v a n o nella figura del
G o n f a l o n i e r e , simbolica c o m e quella d e l D o g e . I francesi
d a p p r i m a si l i m i t a r o n o a i m p o r l e un t r i b u t o e a requisirle
armi, stoffe e calzature p e r il loro esercito. Poi le ingiunsero
un c a m b i a m e n t o di r e g i m e in senso democratico. E alla fine
N a p o l e o n e ci m a n d il fido Saliceti a r e d i g e r e u n a Costituzione. Q u a l c u n o dice ch'egli volle d i p r o p o s i t o c r e a r e u n a
situazione d'incertezza e confusione che gli desse un p r e t e sto d'intervento. C o m u n q u e , questo fu il risultato. Q u a n d o
u n a d e p u t a z i o n e di lucchesi v e n n e a M i l a n o a r e n d e r e
o m a g g i o al Re d'Italia e si sent r i m p r o v e r a r e con asprezza
il disordine in cui versava lo Stato, cap che il r e g i m e r e p u b blicano aveva fatto il suo t e m p o e che, p e r evitargli u n a fine
violenta, era meglio farlo m o r i r e di m o r t e n a t u r a l e . Fu subito b a n d i t o un plebiscito c h e d e t t e il risultato voluto a n c h e
p e r c h le astensioni furono considerate s: Lucca chiedeva
a N a p o l e o n e l'alto o n o r e di e n t r a r e a far p a r t e del suo I m p e r o . Ricevendo il 23 g i u g n o i delegati che gli p o r t a v a n o il
responso, N a p o l e o n e disse: Accetto il vostro voto.
L'offerta gli veniva b u o n a p e r c o n t e n t a r e sua sorella Elisa
che, nella spartizione del bottino di famiglia, si considerava
la pi sacrificata. A suo m a r i t o Felice Baciocchi n o n era toc121

cato che il Principato di Piombino, p o c o p i che u n a fattoria. E la sorella d e l l ' I m p e r a t o r e n o n poteva restare u n a fattoressa. N a p o l e o n e fece di Lucca un Principato e gliel'asseg n . L ' i n s e d i a m e n t o a v v e n n e il 14 luglio e fu s o l e n n e . Ai
lucchesi Elisa p i a c q u e (di Baciocchi n o n si accorsero n e m m e n o ) : b e n e o m a l e , e r a u n a g a r a n z i a d ' i n d i p e n d e n z a dal
Granducato.
Poche o r e d o p o aver accolto il voto dei lucchesi, N a p o leone part p e r Genova.
A n c h e questa R e p u b b l i c a aveva o s t i n a t a m e n t e difeso la
sua i n d i p e n d e n z a , s p e c i a l m e n t e quella delle sue b a n c h e e
delle sue flotte, e anch'essa e r a retta da u n a oligarchia. Ma
d o p o M a r e n g o , N a p o l e o n e l e aveva i n g i u n t o d i r i f o r m a r e
la sua Costituzione, e p e r facilitarle il c o m p i t o ci aveva trasferito da Lucca il solito Saliceti, che coi plutocrati genovesi
era in stretti r a p p o r t i dal '96, q u a n d o aveva contrattato con
essi un prestito p e r finanziare (ricordate?) la p r i m a spedizione di B o n a p a r t e in Italia.
N o n vai la p e n a a p p r o f o n d i r n e i dettagli. L'articolo pi
i m p o r t a n t e e r a il 14 che diceva: Sar istituito a Genova un
arsenale di costruzioni, e la Repubblica avr un a r m a m e n t o
m a r i t t i m o che c o m p r e n d e r a l m e n o d u e vascelli da 74, d u e
fregate e q u a t t r o corvette. E r a questo infatti, e n i e n t e altro,
c h e N a p o l e o n e voleva assicurarsi: u n b u o n p o r t o , b u o n i
cantieri e un p o ' di flotta p e r t e n e r e quella inglese l o n t a n a
dalle coste italiane.
Ma, priva di e n t r o t e r r a , G e n o v a viveva solo di m a r e , il
m a r e era in m a n o agl'inglesi, e gl'inglesi ne interdicevano il
transito n o n soltanto alla Francia, ma a n c h e agli amici della
Francia. La citt cominci a d a r sintomi di asfissia, e Saliceti
scrisse in un suo r a p p o r t o che bisognava scegliere: o farne
un p o r t o franco c o m e Trieste e Livorno, o annetterla all'Imp e r o i n g l o b a n d o l a nel suo sistema d o g a n a l e . N a p o l e o n e
scelse n a t u r a l m e n t e la s e c o n d a alternativa. E Saliceti, m e n tre il doge Durazzo viaggiava alla volta di Milano p e r r e n d e r e o m a g g i o a l l ' I m p e r a t o r e , fece v o t a r e dal S e n a t o u n a di122

chiarazione in questo senso. Il Doge n o n se ne r a m m a r i c , o


p e r lo m e n o n o n lo dette a divedere, anzi egli stesso p r e s e n t
a N a p o l e o n e l'appello che terminava con queste parole: Vogliate accordarci il b e n e di d i v e n t a r e vostri sudditi. Al che
N a p o l e o n e rispose: T o r n a t e nella vostra p a t r i a . Fra poco
anch'io ci v e r r a suggellare l'unione fra i nostri popoli.
Ci si ferm infatti il 30 g i u g n o nel suo viaggio di r i t o r n o
a Parigi, accolto con le solite feste. La sua visita in Italia era
d u r a t a p o c o pi di d u e mesi, e n o n si p u c e r t o d i r e che li
avesse sprecati. Ci aveva raccolto u n a c o r o n a di Re, u n a d o te p e r sua sorella e un bel regalo p e r la Francia: i tre dipartimenti in cui la Liguria e r a stata divisa. Ma sapeva benissimo c h e t u t t o q u e s t o aveva un p r e z z o , e Melzi glielo aveva
d e t t o : Io n o n h o m a i cessato d i r i p e t e r g l i c h e d o v e v a a b b a n d o n a r e l'atteggiamento che egli teneva in Italia p e r cessare di d a r e preoccupazioni a tutte le p o t e n z e e u r o p e e . Ma
lui gli aveva risposto che, a n c h e se lo avesse a b b a n d o n a t o , le
p o t e n z e e u r o p e e a v r e b b e r o seguitato a insidiarlo e combatt e r l o . E r a p r e p a r a t o alla g u e r r a . Forse l a d e s i d e r a v a . Com u n q u e , n o n aveva fatto nulla p e r evitarla, anzi aveva fatto
di t u t t o p e r p r e c i p i t a r l a . Vero o i n v e n t a t o che fosse, q u e l
Rex totius Italiae aveva fornito i migliori a r g o m e n t i ai falchi
di V i e n n a . Ma a n c o r a p i decisiva si rivel l'annessione di
G e n o v a c h e - dice lo storico inglese H o l l a n d Rose - fece
nascere in nove settimane u n a coalizione che la diplomazia
britannica n o n era riuscita a c r e a r e in ventisei mesi.
Il 9 agosto (del 1805), l'Austria a d e r all'alleanza a n g l o russa. La p a r o l a e r a di n u o v o agli eserciti. E noi siamo costretti a seguirne, sia p u r e in r a p i d a sintesi, la vicenda, poich da essa p r e n d e avvio un e n n e s i m o rimescolamento delle carte italiane.
Tutta la G r a n d e A r m a t a in m a r c i a e il p r i m o v e n d e m miaio s a r sul R e n o . F a r a l n e m i c o u n o s c h e r z o tale c h e
n o n avr il t e m p o di v e n i r e ad a n n o i a r v i in Italia scrisse
N a p o l e o n e a Eugenio.
123

Lo scherzo consisteva nella r a p i d i t dei m o v i m e n t i . Gli


austriaci, che avevano scelto c o m e principale teatro di guerra la G e r m a n i a , basavano il loro p i a n o sulla previsione che
ai russi s a r e b b e r o bastati sessanta g i o r n i p e r r a g g i u n g e r l i ,
m e n t r e a N a p o l e o n e ne sarebbero occorsi ottanta: i d u e alleati avrebbero q u i n d i avuto il t e m p o di u n i r e le loro forze e
di a s s u m e r e lo s c h i e r a m e n t o p i favorevole. N a p o l e o n e lo
aveva capito. R i n u n z i a n d o a soste e a m i s u r e di sicurezza,
giunse con tre settimane d'anticipo, colse gli austriaci da soli e in fase di assestamento a Ulm, e in p o c h e o r e di battaglia
li sbaragli e ridusse alla resa. Lo scherzo e r a riuscito.
Gli austriaci dovettero richiamare in tutta fretta l'esercito
che avevano m a n d a t o in Italia p e r tenervi agganciate le forze francesi. N a p o l e o n e , r i t e n e n d o E u g e n i o t r o p p o giovane
e i m m a t u r o , ne aveva affidato il c o m a n d o a M a s s n a c h e ,
n u m e r i c a m e n t e inferiore, avrebbe d o v u t o limitarsi alla difensiva. Ma o r a ricevette l ' o r d i n e di b u t t a r s i alle calcagne
del nemico in ritirata in m o d o da impedirgliela o ritardarla.
Il c o m p i t o fu b r i l l a n t e m e n t e assolto. Solo con m o l t a fatica
gli austriaci riuscirono a ripassare le Alpi e, attaccati sul fianco dalle cavallerie francesi, d o v e t t e r o d i r o t t a r s i verso Est.
E r a n o c o m p l e t a m e n t e tagliati fuori, q u a n d o N a p o l e o n e
sferr l'attacco risolutivo ad Austerlitz il 2 d i c e m b r e , p r i m o
a n n i v e r s a r i o della sua i n c o r o n a z i o n e . N o n p o t e v a festeggiarlo meglio: fu il suo pi g r a n d e trionfo, l'acme della sua
favolosa carriera di c o n d o t t i e r o .
Per gli austriaci, fu un a m a r o Natale. L'indomani dovettero firmare la pace di Presburgo che, oltre a costargli gravi
p e r d i t e in G e r m a n i a , li estrometteva definitivamente dall'Italia obbligandoli a r i n u n c i a r e a tutti i c o m p e n s i o t t e n u t i a
C a m p o f o r m i o e a Lunville. Riconoscevano a N a p o l e o n e il
titolo di Re d'Italia e gli c e d e v a n o Venezia coi suoi antichi
d o m i n i di terraferma, Istria e Dalmazia. Q u a n d o c e r c a r o n o
di s p e n d e r e u n a b u o n a parola p e r i B o r b o n e di Napoli, che
si e r a n o schierati al loro fianco, N a p o l e o n e tagli corto: Dite al vostro I m p e r a t o r e che n o n ficchi il naso in questa fac124

cenda. venuto il m o m e n t o di saldare i conti con quella miserabile. Q u e l l a miserabile e r a la r e g i n a M a r i a C a r o l i n a ,


zia d e l l ' I m p e r a t o r e d'Austria. L'indomani lanci da Schnb r u n n il celebre p r o c l a m a : Soldati! La dinastia di N a p o l i
ha cessato di r e g n a r e . La sua esistenza incompatibile con
la p a c e d e l l ' E u r o p a e l ' o n o r e della mia c o r o n a . B u t t a t e in
m a r e , a m m e s s o che vi aspettino, i deboli battaglioni di quei
tiranni.
Le scenate di N a p o l e o n e e r a n o s e m p r e a freddo. Q u e s t a
era a caldo. I testimoni assicurano che mai nessuno lo aveva
visto p r e d a d i u n f u r o r e vendicativo cos v i o l e n t o c o m e
q u a n d o i m p a r t alle sue t r u p p e d'Italia l ' o r d i n e di scarav e n t a r e gi dal t r o n o questa infame criminale. Ma ne aveva qualche motivo.

CAPITOLO TREDICESIMO

GL'INTRIGHI DI NAPOLI

Dobbiamo fare un passo indietro: il lettore - s p e r i a m o - ce


lo p e r d o n e r . C o m e abbiamo gi raccontato, la restaurazione borbonica a Napoli aveva fatto il suo d e b u t t o con le forche. M a r e F e r d i n a n d o , p u r sollecitandole, n o n aveva ness u n a voglia di v e d e r l e in azione. Solo nel luglio (del '99) si
era deciso a t o r n a r e insieme ad Acton nella sua capitale, ma
facendo divieto a sua moglie di seguirvelo.
Maria Carolina fece scene terribili. D o p o aver inseguito
N e l s o n e la sua a m a n t e c o n a i z z a m e n t i alla ferocia (Non
preoccupatevi del n u m e r o : molte migliaia di d e l i n q u e n t i in
m e n o r e n d e r a n n o la Francia pi povera, e noi staremo m e glio), o r a si sentiva d e f r a u d a t a della v e n d e t t a e sfogava la
sua d e l u s i o n e in l e t t e r e r a n c o r o s e , p i e n e di esclamativi e
a n a t e m i . Ne scriveva a tutti p e r c h e r a g r a f m a n e , altern a n d o i toni solenni alle invettive pi volgari, p i a n g e n d o s i
a d d o s s o , c o i n v o l g e n d o il b u o n Dio nelle sue passioni, contraddicendosi ad ogni passo e s e m p r e in b u o n a fede, senza
un briciolo di senso critico e di u m o r i s m o . Ma il Re fu irremovibile.
A Napoli si t r a t t e n n e poco e prefer alloggiare sulla nave
di Nelson invece che a palazzo reale: ci si sentiva pi sicuro.
De Nicola racconta che u n a mattina, m e n t r e era sulla tolda,
vide e m e r g e r e dal f o n d o del m a r e u n c o r p o u m a n o . Cos'? g r i d sbiancando. Il cadavere di Caracciolo che chiede sepoltura gli disse un ufficiale. Gli sia concessa rispose, r i d i s c e n d e n d o precipitosamente in cabina.
In agosto era gi di r i t o r n o a Palermo, dove fu data u n a
s p l e n d i d a festa p e r o n o r a r e gli e r o i della r i c o n q u i s t a del
126

R e a m e . Nelson ricevette il feudo di B r o n t e col titolo di Duca trasmissibile agli eredi e la s p a d a con l'elsa tempestata di
d i a m a n t i che Luigi X I V aveva d o n a t o a suo n i p o t e Filippo
V, n o n n o del Re. E m m a H a m i l t o n ebbe u n a collana di diam a n t i e d u e carrozze di gala p i e n e di vestiti. C ' e r a n o a n c h e
i d u e briganti Fra' Diavolo e M a m m o n e , che furono decorati e promossi colonnelli. Ma r i p a r t i r o n o quasi subito p e r rip r e n d e r e il c o m a n d o delle loro b a n d e in marcia con l'esercito n a p o l e t a n o su Roma.
Era infatti il m o m e n t o in cui, profittando dell'assenza di
N a p o l e o n e bloccato in Egitto dalla d i s t r u z i o n e della sua
flotta ad Abukir, le a r m a t e austro-russe spazzavano i francesi dall'Alta Italia, e Maria Carolina aveva persuaso il m a r i t o
ad a p p r o f i t t a r n e p e r p i a n t a r e n u o v a m e n t e la sua b a n d i e r a
n e l l ' U r b e . D'accordo con la Regina, Nelson cerc di far cap i r e a F e r d i n a n d o c h ' e r a difficile d i r i g e r e le o p e r a z i o n i dip l o m a t i c h e e militari da Palermo, ma il Re faceva orecchio
da m e r c a n t e . A N a p o l i a v r e b b e d o v u t o t o r n a r e a palazzo
reale insieme alla moglie, e n o n c'erano riserve di caccia ricche di selvaggina c o m e quelle che i b a r o n i siciliani gli mettevano a disposizione. E p p o i , voleva p r i m a v e d e r e che piega avrebbe preso quella g u e r r a , in cui s'era lasciato coinvolgere p i p e r ignavia che p e r convinzione.
Gli avvenimenti si affrettarono a dargli ragione. Alla fine
d e l l ' a n n o , N a p o l e o n e t o r n in Francia, si fece p r o c l a m a r e
P r i m o C o n s o l e e r i p r e s e il c o m a n d o d e l l ' a r m a t a d'Italia.
Napoli doveva vedersela n u o v a m e n t e con lui.
A P a l e r m o , il c o n t r a c c o l p o fu i m m e d i a t o . N o n a v e n d o
pi r a g i o n e di tenerlo a g u a r d i a del M e d i t e r r a n e o o r a che il
B o n a p a r t e aveva a b b a n d o n a t o l'Africa, L o n d r a r i c h i a m
Nelson, e il richiamo di Nelson c o m p o r t a u t o m a t i c a m e n t e
quello degli Hamilton, che o r m a i facevano con lui u n a sola
famiglia.
Per Maria Carolina fu un terribile d o l o r e . E r a legatissima a E m m a . C h i delle d u e fosse lo s t r u m e n t o dell'altra,
diffcile dire. Ma fatto sta che grazie alla loro amicizia il Rea127

me e r a d i v e n t a t o un p r o t e t t o r a t o inglese e Nelson un a m miraglio borbonico molto pi di q u a n t o la situazione politica richiedesse. E infatti la loro p a r t e n z a , che rese la Regina
mezzo m o r t a , c o m p o r t notevoli n o v i t nelle r e l a z i o n i
con L o n d r a .
Il n u o v o ambasciatore, Paget, aveva ricevuto dal suo governo istruzione d ' i n d u r r e il Re a t o r n a r e a Napoli. Ma Ferd i n a n d o n o n voleva s a p e r n e p e r c h ne aveva capito benissimo il motivo. Convinta che la lotta c o n t r o N a p o l e o n e fosse
a n c o r a lunga, l ' I n g h i l t e r r a voleva, scacciandone i francesi,
o c c u p a r e Malta che i siciliani consideravano u n a loro d i p e n denza, e preferiva farlo col Re a Napoli piuttosto che a Pal e r m o . Oltre a questo, F e r d i n a n d o e r a su tutte le furie perch il suo Acton, che lo aveva s e m p r e sollevato da o g n i peso
e responsabilit, s'era i n n a m o r a t o e aveva sposato, a sessant a q u a t t r ' a n n i , u n a n i p o t e di tredici: il che lo r e n d e v a p e r il
m o m e n t o inutilizzabile.
A restituirgli un p o ' di b u o n u m o r e fu solo la decisione
della Regina di a n d a r e a Vienna a rinsaldare i legami di famiglia - l ' i m p e r a t o r e F r a n c e s c o e r a i n s i e m e suo n i p o t e e
suo g e n e r o -, a l q u a n t o deteriorati dacch il R e a m e e r a passato a r m i e bagagli all'Inghilterra. O r a che questa si faceva
t r o p p o esigente, meglio crearle u n c o n t r a p p e s o . F e r d i n a n d o , s e b b e n e i n c r e d u l o sulla riuscita della missione, l'aveva
a p p r o v a t a c a l d a m e n t e p e r liberarsi da quella insopportabile
d o n n a . Essa arriv a Vienna quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e alla notizia della disfatta a u s t r i a c a a M a r e n g o , c h e lasciava
n u o v a m e n t e l'Italia in bala di N a p o l e o n e e il R e g n o b o r b o nico a n c o r a p i bisognoso della flotta inglese. La missione
e r a fallita p r i m a a n c o r a di cominciare.
In settembre, la b a n d i e r a francese fu a m m a i n a t a a Malta
e sostituita da quella inglese. Anche le navi n a p o l e t a n e avev a n o partecipato al blocco dell'isola, ma d o p o la capitolazione furono amabilmente congedate. Ferdinando n o n ebbe
n e a n c h e il t e m p o di protestare. L'Austria si a p p r e s t a v a a firm a r e il trattato di Lunville, che dava m a n o libera al Bona128

p a r t e sulla penisola, senza n e a n c h e c h i e d e r e u n a g a r a n z i a


p e r N a p o l i . Q u e s t a f u salvata solo d a u n i n t e r v e n t o dello
Zar di Russia, che N a p o l e o n e allora corteggiava. Il g e n e r a l e
M u r a t , che aveva gi ricevuto l'ordine d ' i n v a d e r e il R e a m e ,
fu f e r m a t o , ma rimase con l ' a r m a al p i e d e , m e n t r e i plenipotenziari francesi e n a p o l e t a n i negoziavano a Firenze u n a
pace che somigliava molto a un diktat. I B o r b o n e d o v e v a n o
c e d e r e i Presidi Toscani, Porto L o n g o n e e Piombino, accett a r e g u a r n i g i o n i francesi in A b r u z z o , a c c o l l a n d o s e n e t u t t e
le spese, c o n s e g n a r e un pezzo di flotta, p a g a r e u n a forte ind e n n i t e c o n c e d e r e u n a p l e n a r i a amnistia ai p r i g i o n i e r i e
agli esuli politici.
Q u e l t r a t t a t o , c h e p r a t i c a m e n t e sottraeva Napoli all'Ing h i l t e r r a p e r f a r n e u n p r o t e t t o r a t o francese, n o n e r a u n
successo p e r Paget, c h e cerc d ' i n d u r r e il Re a rifiutare la
ratifica. Ma il Re gli rispose che n o n poteva farne a m e n o , e
aveva ragione. Egli capiva che d ' o r a in poi, q u a n t o pi avesse c e d u t o alla F r a n c i a p e r N a p o l i , t a n t o p i p e r la Sicilia
a v r e b b e d o v u t o c e d e r e a l l ' I n g h i l t e r r a , cui l'isola diventava
s e m p r e p i preziosa. Tuttavia, di tutti i pericoli che lo minacciavano, quello che pi lo spaventava seguitava ad essere sua moglie. Le scrisse: Ti p r e g o di n o n m u o v e r t i da d o ve sei senza il mio consenso... N o n la voleva t r a i p i e d i in
quei r e p e n t a g l i , o r a che aveva deciso di t o r n a r e a N a p o l i
dove avrebbe d o v u t o convivere con lei.
La R e g i n a gli o b b e d a n c h e p e r c h aveva d o v u t o sottop o r s i a u n a dolorosissima o p e r a z i o n e di e m o r r o i d i , di cui
come al solito aveva sentito il bisogno di d a r e minuziosissimi ragguagli in u n a lettera c o r r e d a t a a n c h e di disegni che
r a p p r e s e n t a v a n o la p a r t e o p e r a t a . Q u a n d o rimise p i e d e a
Napoli, la citt, c h e aveva accolto t r i o n f a l m e n t e F e r d i n a n do, finse di n o n accorgersi di lei.
Il g o v e r n o che il Re aveva insediato navigava tra grosse
difficolt. A n c h e se i repubblicani n o n e r a n o che u n a sparuta m i n o r a n z a ignorata o a d d i r i t t u r a mal vista dalla popolazione, la spietata p u r g a abbattutasi contro di essi nel '99 ave129

va lasciato u n o strascico di r a n c o r i nell'aristocrazia e nella


borghesia, dove n o n c'era famiglia che n o n avesse il suo decapitato o d e p o r t a t o . Col trattato di Firenze che ne i m p o n e va il richiamo, molti esuli e r a n o rientrati e, anche se n o n org a n i z z a r o n o veri e p r o p r i complotti, n o n svolsero di certo
o p e r a distensiva.
P a r t i c o l a r m e n t e grave e r a la situazione e c o n o m i c a n o n
s o l t a n t o p e r i g u a s t i p r o v o c a t i dalla l u n g a g u e r r i g l i a di
Ruffo, ma a n c h e p e r c h , oltre a t o l l e r a r e le g u a r n i g i o n i
francesi nel suo territorio, Napoli si e r a i m p e g n a t a a m a n t e nerle. Il ministro delle Finanze, Zurlo, sebbene u o m o di notevoli capacit, n o n riusciva a far fronte alla crisi, e fu q u e sto che r i p o r t alla ribalta u n a delle figure pi discusse, ma
a n c h e pi interessanti di questo p e r i o d o : Luigi d e ' Medici.
Medici e r a un aristocratico c h e d i s p r e z z a v a i suoi p a r i
p e r la loro i g n o r a n z a , ma ne condivideva il suscettibile orgoglio e t e n e v a moltissimo al suo b l a s o n e . Si c i r c o n d a v a
d'intellettuali, ma li trattava dall'alto con paternalistica condiscendenza. Detestava la C o r t e e ironizzava sui suoi intrighi, ma p e r fare strada si era servito di quelli di sua sorella,
la marchesa di San Marco. Era stata costei, d o n n a scaltrissima, a m o n t a r e la Regina c o n t r o Acton che r a p p r e s e n t a v a il
p i grosso ostacolo alle ambizioni di suo fratello. N o n p o t e n d o silurare l'ex-favorito, Maria C a r o l i n a aveva p e n s a t o
d i creargli u n c o n t r a p p e s o facendo n o m i n a r e Medici capo
della polizia. T u t t o q u e s t o e r a a v v e n u t o , si capisce, p r i m a
che N a p o l e o n e si affacciasse sulle Alpi.
E probabile che Medici fosse in b u o n a fede u s a n d o i suoi
p o t e r i pi p e r a m m a n s i r e che p e r p e r s e g u i t a r e gli oppositori politici, cio i giacobini. Ma un p o ' vi era a n c h e costretto dai legami di amicizia che aveva contratto con loro. Aveva p r o t e t t o il loro circolo pi radicale, l'Accademia di Chimica, e d u e dei suoi adepti, i fratelli G i o r d a n o , vivevano add i r i t t u r a in casa sua. Forse, se ne avesse avuto il t e m p o , sar e b b e riuscito a fare di questi ribelli dei c o l l a b o r a t o r i p e r
p o r t a r e a v a n t i u n r i f o r m i s m o d i m a r c a illuministica. Per
130

q u a n t o difficile, il giuoco si poteva t e n t a r e . F u r o n o le circostanze e la pochezza degli u o m i n i a farlo fallire.


N e l '94 e r a stato s c o p e r t o u n c o m p l o t t o r i v o l u z i o n a r i o
d'ispirazione francese. E r a l ' i n d o m a n i della d e c a p i t a z i o n e
di Luigi X V I e di Maria Antonietta, sorella della Regina. Polizia e tribunali ricevettero l'ordine di p r o c e d e r e con la massima severit. Sotto le t o r t u r e , gli arrestati cantarono. Medici riusc a far fuggire in t e m p o alcuni caporioni, fra i quali L a u b e r g ; ma i G i o r d a n o r i m a s e r o nella p a n i a . Medici
tent di farli evadere, e u n o ci riusc, ma l'altro fu ripreso e
c o n d a n n a t o all'ergastolo. Il loro p a d r e , convinto che Medici
li avesse traditi, lo d e n u n z i d i c e n d o c h ' e r a stato lui a convertire i suoi figli alle idee giacobine. Acton m o s t r la delazione alla Regina che la m o s t r al Re, e Medici si trov, da
arrestatore, arrestato. Gli ci vollero tre a n n i , la falsificazione
di alcuni d o c u m e n t i e un provvisorio m u t a m e n t o di situazione politica p e r essere assolto e liberato.
M a l g r a d o questi p r e c e d e n t i , q u a n d o nel '98 assunsero il
p o t e r e , i r e p u b b l i c a n i n o n lo c o n s i d e r a r o n o dei l o r o , ma
d a p p r i n c i p i o n o n Io d i s t u r b a r o n o , a n c h e p e r c h sua sorella
aveva t e m p e s t i v a m e n t e abbracciato la loro causa ed esercitava su di essi un notevole ascendente. Ma negli ultimi mesi
della resistenza, q u a n d o il pericolo aveva p o r t a t o alla ribalta
gli elementi p i estremisti, a n c h e lui fu i m p r i g i o n a t o c o m e
potenziale nemico. Pi tardi q u a l c u n o disse che, p r e s e n t e n do l'imminente crollo della Repubblica, era stato lui stesso a
denunziarsi c o m e m o n a r c h i c o p e r passare d a m a r t i r e della
causa b o r b o n i c a . N i e n t e suffraga q u e s t a voce. Ma il fatto
ch'essa trovasse credito la dice abbastanza l u n g a sull'opinione che la gente aveva di lui.
C o m u n q u e , a n c h e questa seconda p e r s e c u z i o n e n o n gli
era valsa a nulla. Molto p i abile di lui, sua sorella era riuscita a r i e n t r a r e nelle grazie della R e g i n a , c h e p e r la sua
c o n v e r s i o n e alla R e p u b b l i c a l'aveva c h i a m a t a traditrice,
vipera e m e g e r a . Ma la riconciliazione e r a t r o p p o r e c e n t e p e r c o n s e n t i r l e di s o s t e n e r e il fratello, n u o v a m e n t e
131

nei guai p e r u n a seconda delazione dell'implacabile Giordan o , c h e lo accusava d'infami collusioni c o n la R e p u b b l i c a .


Sebbene l'inchiesta a p p u r a s s e la falsit della d e n u n z i a , Medici v e n n e b a n d i t o .
E r a t o r n a t o c o n l'amnistia, e la soccorrevole sorella fu
p r o n t a , c o m e al solito, a dargli u n a m a n o . L'aggravarsi della
crisi finanziaria aveva p o r t a t o alla c a d u t a di Z u r l o , di cui
p e r n o n si riusciva a trovare un successore. Il Blanch dice
che la San Marco consigli al fratello di r e d i g e r e un r a p p o r to sulla situazione, s u g g e r e n d o n e a n c h e i rimedi, e lo p o r t
alla R e g i n a . Q u e s t a ne r i m a s e p r o f o n d a m e n t e colpita, e a
sua volta lo p o r t al Re, che detestava Medici, ma ancora di
pi detestava leggere. R e s p i n g e n d o infastidito il m e m o r i a le, le disse: Fa' quello che vuoi, io n o n voglio diventar pazzo con questi briganti. La R e g i n a sottopose il d o c u m e n t o
ad Acton; ma, b e n s a p e n d o q u a n t o a n c h e lui odiasse Medici, n o n gli disse chi lo aveva scritto. A n c h e Acton rimase colp i t o , s e b b e n e di e c o n o m i a n o n capisse nulla, o forse p r o p r i o p e r q u e s t o . Ma, t r o v a n d o s i con l'acqua alla gola e ved e n d o in q u e l m e m o r i a l e delle p r o p o s t e costruttive, si lasci scappar detto c h ' e r a p r o p r i o quel che ci voleva. D o p o dich n o n pot pi sottrarsi all'impegno di p r o p o r n e l'autore al Re c o m e ministro delle Finanze.
Tutto ci sa un p o ' di r o m a n z o , ma n o n c o m p l e t a m e n te inverosimile in un covo d'intrighi c o m e la Corte di Maria
C a r o l i n a . Il Re rifiut a Medici il titolo e il r a n g o di ministro, ma gli dette u g u a l m e n t e carta bianca in fatto di economia, e Medici d i m o s t r che i suoi n o n e r a n o vaneggiamenti.
C o n o p p o r t u n e m i s u r e d i e m e r g e n z a , egli mise r i p a r o a i
dissesti pi gravi e p r e d i s p o s e u n a serie di riforme che col
t e m p o a v r e b b e r o p o t u t o s c a r d i n a r e l ' o r d i n a m e n t o feudale
del R e a m e . P u r t r o p p o , fu p r o p r i o il t e m p o che m a n c .
Un'altra b u o n a scelta si rivel quella del n u o v o capo della polizia. Nei salotti si rise q u a n d o si sparse la notizia che a
quel posto era stato designato il Duca d'Ascoli, considerato
u n a specie di play boy avanti lettera, donnaiolo e c o m p a r e di
132

bisbocce d e l Re. E p p u r e , egli spieg nel suo incarico d o t i


i n s o s p e t t a t e di accortezza e m o d e r a z i o n e . In q u e l l ' i n c e r t a
situazione politica, egli c o m p r e s e che l'unico obbiettivo da
p e r s e g u i r e era la concordia e fece di tutto p e r ristabilirla al
di s o p r a dei c o n t r a s t i ideologici. Fece uscire di p r i g i o n e
molti p r e g i u d i c a t i politici e c o m m i n p e n e severe a chi att r i b u i v a a q u a l c u n o , senza d a r n e le p r o v e , la qualifica di
giacobino, un t e r m i n e che aveva fatto da alibi a t r o p p i soprusi.
Ci n o n i m p e d che q u a e l seguitassero a manifestarsi
dei focolai rivoluzionari. Il pi vasto e attivo fu quello acceso in Calabria da Rodino con la collaborazione di un giovan o t t o di cui u d r e m o r i p a r l a r e , G u g l i e l m o P e p e . Ma abbiamo l'impressione che queste attivit rivoluzionarie siano state a l q u a n t o esagerate dagli storiografi risorgimentali. Per il
R e a m e b o r b o n i c o la minaccia n o n veniva d a l l ' i n t e r n o , ma
d a l l ' e s t e r n o , cio dalla situazione i n t e r n a z i o n a l e . E a farla
precipitare in catastrofe furono ancora u n a volta gl'intrighi
della Regina.
Sul p i a n o diplomatico, la situazione di Napoli e r a obbiettiv a m e n t e difficile. Il suo m a r e , e perfino il suo golfo e r a n o
p i a n t o n a t i dalla flotta b r i t a n n i c a , m e n t r e il suo e n t r o t e r r a
era presidiato dalle g u a r n i g i o n i francesi. La pace di Amiens
tra F r a n c i a e I n g h i l t e r r a al p r i n c i p i o del 1802 n o n fu p e r
Napoli che un sollievo m o l t o relativo. Tutti capivano che le
d u e P o t e n z e a v e v a n o n e g o z i a t o l a t r e g u a solo p e r m e g l i o
prepararsi a u n a nuova guerra, e Napoli era proprio u n o
dei p u n t i in cui p i se ne aveva la s e n s a z i o n e . Sia l'ambasciatore di L o n d r a , Elliot, che quello di Parigi, Alquier, vi si
c o m p o r t a v a n o da proconsoli t e n e n d o la C o r t e sotto il fuoco
incrociato delle loro minacce e ricatti.
Dei d u e , Alquier e r a il pi scomodo. Maria Carolina considerava u n a provocazione la p r e s e n z a di q u e s t ' u o m o ch'era stato u n o di quei d e p u t a t i della C o n v e n z i o n e che avevano c o n d a n n a t o a m o r t e sua sorella M a r i a A n t o n i e t t a . Ma
133

doveva fare i conti con la sua abilit e spregiudicatezza. La


posta del giuoco era la testa di Acton. Alquier aveva capito
che con lui al p o t e r e Napoli avrebbe s e m p r e gravitato nella
sfera britannica. Ma aveva capito a n c h e che la R e g i n a n o n
a m a v a pi il suo ex-favorito, specie o r a c h e di favorito ne
aveva un altro, di v e n t ' a n n i pi giovane di lei. Per trarla dalla sua p a r t e , la mise in diretta c o r r i s p o n d e n z a con Napoleon e . D o p o averlo t a n t o m a l e d e t t o , l'impulsiva d o n n a scrisse
al cane crso, c o m e lo chiamava, u n a lettera p i e n a di piaggerie e proteste di amicizia. N a p o l e o n e le rispose p r e m u r o s a m e n t e che l'amicizia gliela ricambiava in p i e n o . Ma - aggiunse - le circostanze mi obbligano a considerare il R e g n o
di Napoli c o m e un Paese governato da un ministro inglese.
P u r p r o t e s t a n d o la sua indignazione c o n t r o questo velato ultimatum, la Regina m o s t r la lettera ad Acton, che offr
i m m e d i a t a m e n t e le dimissioni. Ma il Re le rifiut in m a n i e ra decisa, e l'episodio n o n c o n t r i b u di certo a m i g l i o r a r e i
r a p p o r t i con la Francia. Ma il colpo di grazia lo dette la tresca di Maria Carolina con M a d r i d .
Il lettore c e r t a m e n t e ricorda che F e r d i n a n d o era figlio di
quel Carlo I I I di B o r b o n e che, d o p o essere stato Re di Napoli, e r a diventato Re di Spagna. O r a su questo t r o n o sedeva il suo p r i m o g e n i t o , C a r l o IV, fratello di F e r d i n a n d o . Il
l e g a m e dinastico e r a stato r o t t o d a u n pezzo p e r o p e r a d i
Maria Carolina, che aveva p o r t a t o Napoli a gravitare semp r e pi nella sfera degli Asburgo di Vienna, da cui essa stessa proveniva. Ma negli ultimi t e m p i era stato r i a n n o d a t o da
un doppio matrimonio. Il principe ereditario di Spagna
aveva sposato Maria Antonietta, figlia di F e r d i n a n d o , e sua
sorella aveva sposato il principe ereditario d Napoli, Francesco.
Mezzo ebete, Carlo IV era c o m p l e t a m e n t e nelle m a n i di
sua moglie Maria Luisa, che a sua volta e r a c o m p l e t a m e n t e
nelle m a n i del suo favorito e a m a n t e Godoy, che a sua volta
e r a c o m p l e t a m e n t e nelle m a n i d i N a p o l e o n e . Q u e s t i forse
n o n aveva a n c o r a delle mire sul t r o n o di M a d r i d , ma teneva
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all'amicizia della Spagna. La sua collera q u i n d i n o n conobbe limiti q u a n d o Godoy lo inform che Maria Antonietta, su
istruzioni di sua m a d r e , stava m o n t a n d o un partito del principe ereditario p e r m e t t e r e fuori causa lui e la Regina e rovesciare il sistema delle alleanze.
Era vero. Le torrentizie lettere di Maria Carolina a sua figlia e r a n o tutte un aizzamento contro la suocera, che replicava c h i a m a n d o la n u o r a ranocchia semimorta, vipera velenosa e sputo di sua madre. C h e atmosfera dovesse regnare in quella C o r t e , lo dice il fatto che n e s s u n o osava toccare
cibo senza p r i m a farlo assaggiare a q u a l c h e servo. U n a di
quelle lettere fu intercettata o sottratta dagli scrigni di Maria
A n t o n i e t t a e fatta r e c a p i t a r e da G o d o y a N a p o l e o n e . C'era
scritto che, a p p e n a salito al trono, il principe ereditario doveva a r r e s t a r e la m a d r e e il suo a m a n t e e s c e n d e r e in g u e r r a
contro il crso bastardo, villan rifatto e nuovo Attila.
N a p o l e o n e rispose a un ricevimento del c o r p o diplomatico a Milano. A n d a n d o incontro all'ambasciatore di Napoli,
lo a l l u v i o n e di epiteti da fureria rinfacciandogli il d o p p i o
giuoco e i t r a d i m e n t i dei suoi Sovrani, e concluse: Dite alla
vostra Regina che n o n le lascer n e a n c h e la Sicilia e la m a n d e r coi suoi figlioli a m e n d i c a r e il p a n e p e r tutta Europa!
E r a il 1805. La p a c e di A m i e n s e r a finita. L'Inghilterra,
di n u o v o in g u e r r a con la Francia, cercava alleati che gliela
combattessero p e r t e r r a . Gi da d u e a n n i , Napoli si e r a seg r e t a m e n t e i m p e g n a t a a lasciar o c c u p a r e Messina dalla flotta b r i t a n n i c a , se fosse stata m i n a c c i a t a dalle g u a r n i g i o n i
francesi che presidiavano il R e a m e . In cambio aveva ricevuto un grosso aiuto finanziario p e r ricostituire alla chetichella un p o ' di esercito. Ma F e r d i n a n d o n o n voleva avventure.
Fu Maria Carolina che gli forz la m a n o , q u a n d o si profil
l'intervento di Russia e Austria.
A b b i a m o gi visto c o m e e p e r c h si form q u e s t a coalizione (la terza), e con quale fulminea rapidit N a p o l e o n e ne
v e n n e a capo a Ulm e ad Austerlitz. Ma rivediamolo dall'angolatura di Napoli.
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Da q u a n d o le aveva p o r t a t o via i suoi a m a t i H a m i l t o n e


Nelson, l'Inghilterra n o n godeva pi i favori di Maria Carolina. I suoi entusiasmi o r a e r a n o tutti p e r lo zar Alessandro,
c h e sul R e a m e t e n e v a a svolgere, sia p u r e di l o n t a n o , u n a
p a r t e di alto p r o t e t t o r e . T e m e v a che i francesi se ne servissero c o m e d ' u n t r a m p o l i n o d i lancio p e r u n ' a z i o n e c o n t r o
la T u r c h i a , d e l cui i m p e r o egli si c o n s i d e r a v a il legittimo
e r e d e . E p r o p r i o p e r q u e s t o aveva i n d o t t o N a p o l e o n e ,
q u a n d o e r a in b u o n i r a p p o r t i con lui, a negoziare coi Borb o n e l a p a c e d i F i r e n z e , lasciandoli sul t r o n o . Q u e s t o n e
aveva fatto il n u o v o E r o e di Maria Carolina che senza Eroi
n o n sapeva stare.
Nel maggio (del 1805) giunsero a Napoli, sotto falso nome e c o n l'aria di semplici turisti, d u e g e n e r a l i russi p e r
concertare l'azione contro la Francia. L'entusiasmo della Regina sal alle stelle. Siccome il Re n o n i n t e n d e v a r i n u n c i a r e
alle sue cacce (era il m o m e n t o del passo delle quaglie), fu lei
ad a s s u m e r e di p e r s o n a i negoziati, n a t u r a l m e n t e segretissimi. A p p e n a la g u e r r a fosse scoppiata, i russi s'impegnavano
a m a n d a r e nel R e a m e 25.000 u o m i n i in a g g i u n t a ai 7.000
c h e s ' i m p e g n a v a a m a n d a r e l ' I n g h i l t e r r a . S a r e b b e r o stati
loro a decidere la data e il luogo dello sbarco e ad a s s u m e r e
il c o m a n d o delle operazioni. Alle spese doveva p r o v v e d e r e
Napoli. Il p r e m i o sarebbe stata la garanzia dello Zar all'int e g r i t del R e a m e . Q u e s t i p a t t i e r a n o p r a t i c a m e n t e u n a
cambiale in bianco rilasciata ai russi senza c o n t r o p a r t i t a . E
n o n e r a f i n i t a . L o sbadato Elliot, che n a t u r a l m e n t e sapeva
d e i negoziati, ne lasci t r a p e l a r e il s e g r e t o , e cos ne fu
informato a n c h e Alquier, che si p r e s e n t furente alla Regina. La scena la descrisse lei stessa in u n a delle sue solite lettere. Mi ha trattata c o m e l'ultima delle d o n n e , u r l a n d o come un e n e r g u m e n o , lui, il regicida Alquier, a m e , figlia di
Maria Teresa!
Da b u o n crso, N a p o l e o n e sapeva che la v e n d e t t a un
piatto da m a n g i a r e freddo. Al r a p p o r t o del suo ambasciatore, che lo r a g g i u n s e m e n t r e si p r e p a r a v a all'attacco su Ulm,
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r e a g a p r e n d o trattative con Napoli. I n c a m b i o della n e u tralit offriva il ritiro delle t r u p p e d a l R e a m e . S a l t a n d o la


Regina, Alquier p o r t il testo della p r o p o s t a al Re, e nel successivo r a p p o r t o scrisse: La cosa pi strana che nel mezzo
di u n a discussione il cui risultato avrebbe p o r t a t o la pace a
Napoli, o privato il Re della sua c o r o n a , questi si p r e o c c u pava soltanto della v e n d e m m i a , e fu p r o p r i o in un vigneto
ch'egli a p p o s e tra i v e n d e m m i a t o r i la sua firma al trattato.
I n r e a l t quella f i r m a n o n valeva n u l l a p e r c h p o c h i
giorni p r i m a egli ne aveva gi a p p o s t a u n ' a l t r a sul patto di
alleanza con la Russia e l'Inghilterra: la volont della Regina aveva c o m e al solito prevalso sulla sua. All'ambasciatore
russo egli spieg che aveva d o v u t o sottoscrivere il foglio di
Alquier p e r c h le guarnigioni francesi avevano gi ricevuto
l ' o r d i n e di m a r c i a r e su N a p o l i , e q u i n d i aveva agito sotto
costrizione.
I russi cominciarono i loro sbarchi q u a n d o a Napoli era gi
arrivata la notizia della strepitosa vittoria r i p o r t a t a da Nap o l e o n e a Ulm. E vero che subito d o p o e r a arrivata quella
del trionfo di Nelson a Trafalgar. Ma il g r a n d e a m m i r a g l i o
vi aveva p e r s o la vita, N a p o l e o n e a v a n z a v a su V i e n n a , e
q u a n t o pi la sua marcia si accelerava, tanto pi rallentavano gli arrivi a n g l o - r u s s i . Q u e s t i e r a n o a n c o r a a m e z z o ,
q u a n d o g i u n s e l ' a n n u n z i o di Austerlitz, della resa dell'Austria e del p r o c l a m a rivolto da N a p o l e o n e alle sue t r u p p e :
Soldati, p e r dieci a n n i ho fatto il possibile p e r salvare il Re
di Napoli, e lui ha fatto il possibile p e r rovinarsi... Soldati,
avanti! Mio fratello vi guider...
M e n t r e a Corte lo s g o m e n t o dilagava, i c o m a n d a n t i russo e inglese t e n e v a n o consiglio di g u e r r a , di u n a g u e r r a che
n o n avevano nessuna intenzione di fare. Infatti la decisione
che p r e s e r o fu di m a n d a r e i r e p a r t i napoletani a g u a r n i r e i
confini, m e n t r e le loro t r u p p e sarebbero rimaste a presidio
di Napoli, o p e r meglio dire a g u a r d i a delle loro navi, su cui
avevano gi deciso di reimbarcarsi. Il Re n o n mosse un dito
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p e r i m p e d i r l o . Seguitava ad a n d a r e t r a n q u i l l a m e n t e a caccia come se tutto quel che succedeva n o n fosse affar suo. Un
g i o r n o i n c o n t r un r e p a r t o in marcia. E, sentito che a n d a vano in Abruzzo a far la g u e r r a , chiese: Contro chi? Contro i francesi gli risposero. Dio ve la m a n d i buona! disse,
e p r o s e g u dietro i suoi cani.
A n c h e q u e s t o suo a t t e g g i a m e n t o c o n t r i b u i v a a m e t t e r e
fuori di s la Regina, che n o n a b b a n d o n a v a il suo scrittoio.
Gl'infami s'imbarcano!... Ci a b b a n d o n a n o , i vigliacchi!...
Tempestava di lettere Vienna e L o n d r a . Faceva scenate agli
ambasciatori russo e inglese. Il 7 g e n n a i o (1806) m a n d a
R o m a il c a r d i n a l e Ruffo, l ' u o m o d e l l ' e m e r g e n z a , a p a r l a r e
con Massna. C o m e al solito, aveva scelto male. Sia p u r e a
tolto, i francesi consideravano Ruffo il p e r s e c u t o r e dei loro
a n t i c h i alleati r e p u b b l i c a n i . Massna lo mise alla p o r t a e
gl'imped di p r o s e g u i r e p e r Parigi. La sorte di Napoli gi
stata i r r e v o c a b i l m e n t e decisa gli disse. M a r i a C a r o l i n a si
rassegn alla s u p r e m a umiliazione. Prese la p e n n a e scrisse
a N a p o l e o n e : Ravvedutami dall'accecamento nel quale fui
trascinata da u n o zelo e da un a m o r e male calcolati e male
intesi, e che m ' i s p i r a r o n o u n a forte inimicizia, r i n u n c i a n d o
o r m a i ad essere la nemica di Vostra Maest I m p e r i a l e e Reale, r i c o r r o alla vostra generosit... La risposta di N a p o l e o ne fu l ' o r d i n e alle sue t r u p p e di m a r c i a r e su N a p o l i per
p u n i r e il t r a d i m e n t o della R e g i n a e b u t t a r e gi dal t r o n o
questa criminale...
In q u e l m o m e n t o gTinfami se n ' e r a n o gi a n d a t i . La
Regina decise di rivolgersi al p o p o l o , e scese in mezzo ad esso p e r le strade. Ma n o n riusc a toccargli il c u o r e p e r il semplice motivo che n o n gliene aveva mai mostrato. Il Re, molto pi p o p o l a r e di lei, si rifiut di a c c o m p a g n a r l a . Prefer
a n d a r e a M o n d r a g o n e p e r d i s t r u g g e r e c o n u n a colossale
b a t t u t a di caccia t u t t a la selvaggina in m o d o c h e a l m e n o
quella n o n cadesse in m a n o ai francesi, e a n n u n z i che se
ne tornava in Sicilia. A stento lo p e r s u a s e r o ad aspettare alm e n o il m o m e n t o in cui i francesi avessero varcato la fron138

tiera. Rimase fino al 23, poi s'imbarc alla chetichella dicendo alla Regina di sbrigarsela lei, che aveva provocato quella
catastrofe, insieme a suo figlio: lui ne aveva abbastanza.
Sono p r e p a r a t a a tutto - scrisse la Regina al suo ambasciatore a Parigi, Gallo - n o n ho p a u r a di n i e n t e . Mi r i t r o ver povera ed e r r a n t e , d o p o aver s e m p r e pensato agli altri
e mai a me stessa... Vi r a c c o m a n d o la mia a d o r a t a famiglia:
l'affido alla vostra fedelt... In quel m o m e n t o Gallo aveva
gi offerto i suoi servigi a N a p o l e o n e che, d o p o averli accettati, scriveva a suo fratello G i u s e p p e : Il m a r c h e s e Del Gallo
si a p p r e s t a a m e t t e r e a t u a disposizione tutti i suoi talenti.
Sar il p r i m o n a p o l e t a n o a giurarti fedelt.
Vestita a lutto, la Regina faceva il giro dei Santuari. Sperava ancora che il p o p o l o di Napoli scendesse p e r le strade
come aveva fatto nel '98. Ma del '98 il p o p o l o di Napoli ricordava solo la fuga dei suoi Sovrani. L' 11 febbraio anch'essa s'imbarc con la n u o r a (il P r i n c i p e E r e d i t a r i o si e r a gi
trasferito in Calabria) e il resto della famiglia. Noi partiamo disse alla piccola folla che si era riunita sulla b a n c h i n a .
Le risposero: P r e g h e r e m o p e r c h facciate b u o n viaggio.
Era p r o p r i o f i n i t a .

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

I VICER

L'esercito che ai p r i m i del 1806 N a p o l e o n e aveva scagliato


c o n t r o Napoli aveva c o m e c o m a n d a n t e effettivo il generale
Massna, ma f o r m a l m e n t e e r a agli o r d i n i di G i u s e p p e Bon a p a r t e , gi designato al t r o n o .
In un p r i m o m o m e n t o N a p o l e o n e aveva p e n s a t o di offrirlo a un altro B o r b o n e , il s e c o n d o g e n i t o del Re di Spag n a , p e r g a r a n t i r s e n e a n c o r a d i p i l'amicizia. M a C a r l o
aveva declinato un p o ' p e r c h il piccolo Principe n o n aveva
che q u a t t o r d i c i a n n i , e un p o ' p e r scrupolo dinastico. Sebb e n e da un pezzo egli fosse in p i e n a rotta con F e r d i n a n d o ,
questi era p u r s e m p r e suo fratello, e n o n volle u s u r p a r n e il
posto.
Fatto il bel gesto, N a p o l e o n e n o n dovette dispiacersi del
rifiuto. Quella c o r o n a gli faceva gola e gli p e r m e t t e v a finalm e n t e di risolvere il p r o b l e m a di Giuseppe, che seguitava a
cullarsi nelle sue p r e t e s e di successore al t r o n o i m p e r i a l e .
Quello che gli rivolse n o n e r a un'offerta, ma un o r d i n e p e r e n t o r i o : Gli d i r e t e c h e lo faccio Re di N a p o l i , ma c h e la
pi piccola esitazione, la pi piccola incertezza da p a r t e sua
lo p e r d e definitivamente ai miei occhi. N o n posso pi avere
p a r e n t i che vivano nell'oscurit. Quelli che n o n accetteranno d'innalzarsi con m e , n o n faranno pi p a r t e della mia famiglia. Del resto, ne faccio u n a famiglia di Re. Ci r i p e n s
un m o m e n t o , p o i a g g i u n s e : O m e g l i o di Vicer. P e r c h
l'unico vero Re, si capisce, era lui.
G i u s e p p e cap c h e stavolta n o n p o t e v a rifiutare c o m e
aveva fatto p e r il R e g n o Italico e, sia p u r e senza molto entusiasmo, assunse il c o m a n d o dell'esercito in marcia su N a p o 140

li, l a s c i a n d o a M a s s n a quello effettivo. La divisione d e i


compiti si rivel superflua p e r c h tutto si risolse in u n a passeggiata m i l i t a r e . L'esercito b o r b o n i c o si a r r e s e p r i m a di
combattere, o p e r meglio dire si dissolse. Solo Gaeta, grazie
alle sue fortificazioni, resistette p e r c i n q u e mesi; ma n a t u r a l m e n t e n o n p o t a r r e s t a r e le colonne francesi.
G i u s e p p e g i u n s e a N a p o l i il 15 febbraio, s o l e n n e m e n t e
accolto dal Senato in p o m p a m a g n a , dalle c a m p a n e a distesa e dalle salve di c a n n o n i . Prese possesso di palazzo reale, e
i m m e d i a t a m e n t e si rec a r e n d e r e o m a g g i o a San G e n n a r o ,
anche stavolta puntualissimo al solito miracolo. La messa fu
officiata dal cardinale Ruffo, o r m a i guarito della sua fedelt
ai B o r b o n e d o p o il t r a t t a m e n t o che ne aveva ricevuto. Nell'interno si combatteva ancora, specialmente in Calabria. La
rivolta che d o p o qualche settimana di repressione sembrava
d o m a t a , t o r n a d i v a m p a r e in estate, q u a n d o sbarc un piccolo c o r p o di s p e d i z i o n e inglese. I francesi lo a t t a c c a r o n o
alla cieca, s u b i r o n o un s a n g u i n o s o smacco, e q u e s t o bast
p e r r i d a r fuoco alle polveri. Fu u n ' a t r o c e guerriglia, di cui
un g r a n d e giornalista, Paul Louis Courier, allora in servizio
militare, ha lasciato nelle sue lettere un p a l p i t a n t e e raccapricciante affresco. Fra' Diavolo vi riacquist il suo r a n g o di
protagonista, ma lo t e n n e p e r poco: in n o v e m b r e il suo corpo gi dondolava, a p p e s o a u n a forca, in piazza del Mercato
a Napoli. Tuttavia ci vollero d u e a n n i di operazioni di polizia c o n d o t t e con m e t o d i spietati p e r ristabilire l ' o r d i n e nel
profondo Sud e v e n i r e a c a p o del b r i g a n t a g g i o o meglio
per riportarlo alle sue n o r m a l i misure.
A Napoli, G i u s e p p e faceva il Re in condizioni di sorvegliato speciale. Oltre che Massna p e r la p a r t e militare, Nap o l e o n e gli aveva messo alle costole il solito Saliceti p e r gli
affari politici. Aveva nel fratello u n a totale sfiducia, e forse
sbagliava. G i u s e p p e n o n possedeva, si capisce, n il suo genio n il suo carattere. Ma era un u o m o equilibrato, ricco di
u m a n i t e n o n privo di fiuto. Di formazione illuminista, aveva studiato a Pisa, q u i n d i conosceva b e n e l'Italia, la sua lin141

g u a e i suoi problemi, p u r cos diversi da regione a regione.


Ma n o n e r a un l o t t a t o r e , e n o n cerc m a i di sottrarsi alla
posizione subalterna che il suo imperiale e prepotentissimo
fratello gli assegnava. Questi lo b o m b a r d a v a di consigli che
s u o n a v a n o c o m e o r d i n i : A u m e n t a le tasse, sii severo, d a '
degli e s e m p i : i n u n p a e s e c o n q u i s t a t o n o n b i s o g n a e s s e r e
u m a n i . Ruba senza riserve: nulla sacro d o p o u n a conquista. N o n fidarti di nessuno, tieni d'occhio la tua cucina, adop r a solo cuochi francesi. N o n p e n s a r e a f o r m a r e un esercito
n a p o l e t a n o : diserterebbe al p r i m o segno di pericolo.
Ma p r o p r i o da q u e s t e l e t t e r e si capisce c h e G i u s e p p e
avrebbe voluto g o v e r n a r e con altri metodi, m e n o autoritari.
Se n o n ci riusc, fu colpa soprattutto degl'intrighi e dei complotti orditi dagli emissari borbonici e inglesi. Specialmente
Saliceti fu bersaglio di parecchi attentati. U n a macchina infernale gli fece c r o l l a r e in testa la casa, e fu un m i r a c o l o
ch'egli e sua figlia n o n perissero sotto le macerie. In queste
condizioni e r a difficile f e r m a r e la m a n o alla polizia. Ma ci
n o n i m p e d l'avvo di u n a saggia o p e r a di riforme, che poi
avrebbe avuto i suoi sviluppi sotto il R e g n o di M u r a t .
Ma t o r n i a m o al n u o v o assetto che N a p o l e o n e stava d a n do alla penisola, o r a che la pace di Presburgo gli dava m a n o
libera su di essa. L'Italia - diceva - u n ' a m a n t e , di cui n o n
voglio dividere le grazie con nessuno.
Il 19 g e n n a i o del 1806 la b a n d i e r a austriaca fu a m m a i n a t a
sui p e n n o n i di Piazza San M a r c o a Venezia e sostituita dal
tricolore italiano. N a p o l e o n e aveva deciso di a n n e t t e r e i terr i t o r i veneti s t r a p p a t i all'Austria al R e g n o Italico c h e o r a
contava circa sette milioni di abitanti e si estendeva fino all'Istria e alla Dalmazia. Il P r i n c i p e E u g e n i o v e n n e a p r e n d e r n e ufficialmente possesso in febbraio, accolto con schietto e n t u s i a s m o . Alla vecchia Repubblica, divisa o r a in sette
d i p a r t i m e n t i , f u r o n o lasciate delle m a g i s t r a t u r e speciali e
u n a certa a u t o n o m i a nei confronti di Milano. Grazie alla sua
l u n g a e gloriosa tradizione politica, la Serenissima dispone142

va a n c o r a di u n a classe d i r i g e n t e di notevole livello. Nella


loro qualit di Podest di Venezia, sia Renier che G r a d e n i g o
d i e d e r o p r o v e eccellenti. La Dalmazia v e n n e affidata, col titolo di Provveditore Generale, a un patrizio di lontana origine ebraica, ma il cui n o m e brillava nel Libro d'Oro della
citt, D a n d o l o , di cui N a p o l e o n e aveva d e t t o : E con Melzi
l'unico v e r o u o m o politico italiano. Ce n ' e r a bisogno p e r c h l a Dalmazia, c o m e a n c h e l'Istria, n o n e r a g o v e r n a b i l e
n da Milano n da Venezia, ed ebbe un'esistenza tribolata
dalle c o n t i n u e rivolte delle popolazioni slave. Per r e p r i m e r le, E u g e n i o vi m a n d dei r e p a r t i dell'esercito italiano, che l
fece le sue p r i m e esperienze di g u e r r a d o p o secoli d'imbelle
passivit. Si b a t t e r o n o con o n o r e , ma s e m p r e a fianco delle
t r u p p e francesi, che n o n p o t e r o n o mai s g u a r n i r e quelle terre dilaniate da u n a e n d e m i c a guerriglia.
In o m a g g i o alla giustizia distributiva nella s p a r t i z i o n e
delle spoglie fra i p a r e n t i , N a p o l e o n e p r o c e d e t t e ad altri
parziali aggiustamenti. Avendo dato al R e g n o Italico, cio a
Eugenio, tutto il Veneto, gli tolse la Garfagnana e il Ducato
di Massa-Carrara p e r a r r o t o n d a r e la dote di sua sorella Elisa, Principessa di Lucca. Ma costei n o n si c o n t e n t . Voleva
tutta la Toscana, e la voleva da vera sorella di N a p o l e o n e ,
tenace e i m p e r i o s a c o m e lui. Fare il sottoprefetto a Lucca
n o n p u e n o n deve piacermi gli scriveva.
Ma c o n t e n t a r l a n o n e r a facile. Luigi di B o r b o n e , a cui
nel 1801 la Toscana e r a stata a s s e g n a t a col titolo di Re di
E t r u r i a , n o n aveva r e g n a t o - e m a l e - c h e d u e a n n i . Nel
1803 e r a m o r t o , ma sul t r o n o restava la vedova Maria Luisa
in qualit di reggente p e r conto del figlioletto m i n o r e n n e .
N a p o l e o n e c h e q u a n d o e r a n o i n giuoco interessi politici
n o n si lasciava c o n d i z i o n a r e da scrupoli di g a l a n t e r i a , le
avrebbe d a t o volentieri il benservito. Ma essa e r a u n a Borb o n e di Spagna, cio a p p a r t e n e v a a u n a dinastia e a un Paese, di cui l ' I m p e r a t o r e voleva a tutt'i costi serbare l'amicizia.
Bisognava d u n q u e risolvere il p r o b l e m a d'accordo con loro,
e alla ricerca di questo accordo fu intavolata u n a complessa
143

trattativa che d u r quasi d u e anni, ma di cui a noi interessa


solo il risultato.
Abbiamo gi detto che l ' u o m o di fiducia di N a p o l e o n e a
M a d r i d era Godoy, il favorito della Regina. Per averlo dalla
p r o p r i a p a r t e in u n a transazione di quell'importanza, ci voleva u n a m a n c i a a d e g u a t a . N a p o l e o n e , che o r m a i c r e d e v a
di p o t e r d i s p o r r e dei troni e u r o p e i c o m e di suoi beni privati, offr a Godoy quello del Portogallo, o p e r meglio dire di
u n a m e t del Portogallo l'altra sarebbe a n d a t a a Maria Luisa in cambio dell'Etruria.
Del p a t t o fra i d u e c o m p a r i n e s s u n o fu informato, n e m m e n o il Re Carlo IV, che del resto n o n veniva mai informato di nulla e si limitava ad avallare r e g o l a r m e n t e ci che avevano deciso la Regina e il suo a m a n t e . Questi ultimi, m i r a n do a c r e a r e a n c h e stavolta il fatto c o m p i u t o , ai p r i m i del
1807 r i c h i a m a r o n o alla chetichella le t r u p p e s p a g n o l e che
presidiavano la Toscana. Subito d o p o , quelle francesi occup a r o n o il p o r t o di Livorno. In n o v e m b r e l'ambasciatore di
N a p o l e o n e a Firenze inform Maria Luisa ch'essa n o n e r a
p i Regina di Etruria, ma del Portogallo settentrionale. La
R e g i n a n o n solo n o n mosse obbiezioni, m a n o n s e n e m o str n e m m e n o sorpresa. Unica sua p r e o c c u p a z i o n e fu quella di stivare nelle casse tutto ci che da palazzo Pitti si poteva p o r t a r via, c o m p r e s a la salma del m a r i t o . La c o l o n n a di
carri che nel d i c e m b r e (1807) si avvi p e r la via Bolognese
r i c o r d ai fiorentini quella che aveva seguito Francesco di
L o r e n a e sua moglie Maria Teresa d o p o la loro p r i m a e unica visita a Firenze c o m e successori dei Medici. Ma i saccheggi n o n li subiscono che coloro che se li m e r i t a n o . E i toscani
e gl'italiani da secoli n o n meritavano altro.
C o n l'abituale docilit il Senato fiorentino, in un p r i m o
consulto del maggio 1808, p r o c l a m la Toscana territorio
d e l l ' I m p e r o , e con un s e c o n d o del m a r z o 1809 r e s t a u r il
G r a n d u c a t o sotto la c o r o n a di Elisa Baciocchi B o n a p a r t e .
Firenze se ne dimostr cos poco entusiasta che la n u o v a sov r a n a prefer farvi il suo ingresso nelle o r e a n t e l u c a n e , in144

sieme - dice Bargellini - agli erbivendoli e ai lattai. Abituati


al t o n o affabile e alla m a n o m o r b i d a d e i l o r o G r a n d u c h i ,
Medici o L o r e n a c h e fossero, i fiorentini a v e v a n o s e m p r e
detestato i francesi soprattutto p e r le loro m a n i e r e imperiose e altezzose. Siccome in testa ai loro o r d i n i e b a n d i c'era
s e m p r e la tronfia espressione nous voulons, noi vogliamo, li
chiamavano i nuvoloni.
Bisogna dire che Elisa, nel poco t e m p o ch'ebbe a disposizione, fece del suo meglio p e r affezionarseli. I suoi p o t e r i
e r a n o ancora pi circoscritti di quelli di Giuseppe a Napoli e
di E u g e n i o a Milano: si limitavano a u n a vaga supervisione
sull'operato delle autorit politiche e militari che p r e n d e v a no gli o r d i n i d i r e t t a m e n t e da Parigi. Ma essa li esercit con
accortezza e con u n a diligenza che rasentava il puntiglio. Il
lavoro diventato la mia unica passione scriveva al fratello,
e infatti voleva v e d e r e , sapere e controfirmare tutto. Confinato in un platonico c o m a n d o di t r u p p e , il marito aveva cos
poca voce in capitolo che l'ambasciatore M e n o u consigli a
N a p o l e o n e di rinchiudere questo rimbambito in Senato.
Piena di fiducia, la G r a n d u c h e s s a scriveva: Fra qualche
a n n o i toscani s a r a n n o c o m p i u t a m e n t e francesi. Q u a n t o
fondato fosse il suo ottimismo, m a n c il t e m p o di verificarlo. Ma p e r il m o m e n t o tuttavia il sogno italiano di Napoleone p a r e v a avverato. M e n o le d u e isole, egli era davvero Rex
totius Italiae. Ne d i s p o n e v a da p a d r o n e assoluto, e lo d i m o str p e r l'ennesima volta col cambio della g u a r d i a sul t r o n o
di Napoli: un a v v e n i m e n t o s t r e t t a m e n t e legato a quelli internazionali che lo c o n d u s s e r o alla catastrofe.
U n o dei p u n t i fermi della sua politica, lo abbiamo gi detto,
era s e m p r e stato l'amicizia con la S p a g n a p e r n o n essere costretto a c o m b a t t e r e a n c h e sul fronte dei Pirenei. Ma dell'amicizia N a p o l e o n e aveva u n c o n c e t t o m o l t o p e r s o n a l e : l a
confondeva con la d i p e n d e n z a . Quella che Godoy gli assicurava, grazie a l l ' a s c e n d e n t e che esercitava sulla R e g i n a , da
qualche t e m p o n o n lo contentava pi. E siccome n o n riusci145

va a r e n d e r l a p i sollecita, decise di tagliar c o r t o alla sua


m a n i e r a , cio i m p a d r o n e n d o s i a n c h e del t r o n o di M a d r i d .
D o p o il trionfo di Austerlitz e l'accordo di Tilsit con la Russia, egli era convinto di p o t e r o r m a i d i s p o r r e dell'Europa.
N o n r i f a r e m o la storia d e i s o r d i d i i n t r i g h i c o n cui egli
cerc di screditare agli occhi del m o n d o e dei loro stessi sudditi i B o r b o n e di M a d r i d . E v e n i a m o al risultato di q u e s t a
m a n o v r a . Nel maggio del 1808 tutta la famiglia reale, comp r e s o il favorito Godoy, fu c o n v o c a t a a B a i o n a e c o s t r e t t a
con un ricatto a r i n u n c i a r e al t r o n o . N a p o l e o n e credeva di
aver risolto tutto con quell'estorsione. N o n aveva fatto i conti con l'orgoglio degli spagnoli, s e m p r e disposti a sbeffeggiare i loro Re in carica (e Carlo IV ne aveva offerto abbond a n t i pretesti), ma altrettanto p r o n t i a scendere in a r m i p e r
difenderli dal sopruso straniero.
In un battibaleno il Paese fu in fiamme, N a p o l e o n e d o vette dislocarvi 300.000 u o m i n i p e r venire a capo della ribellione, e n o n ci riusc. L'Austria, che d o p o Austerlitz n o n
spiava che l'occasione della rivalsa, credette ch'essa fosse ven u t a e scese di n u o v o in g u e r r a con un attacco a sorpresa.
N a p o l e o n e fece in t e m p o a r i e n t r a r e a Parigi e a riassumere
il c o m a n d o dell'esercito. Vinse a n c o r a , a W a g r a m , ma fatic o s a m e n t e e n o n in m a n i e r a risolutiva: la S p a g n a gli stava
d i v o r a n d o u o m i n i e materiali.
La p a c e fu saldata con modifiche t e r r i t o r i a l i c h e , p e r
q u a n t o r i g u a r d a il n o s t r o Paese consistettero nell'assegnazione dell'Alto Adige al R e g n o Italico, e con un m a t r i m o n i o .
Da q u a n d o gli e r a sbollita la passione p e r G i u s e p p i n a e q u e sta si e r a dimostrata incapace di dargli un e r e d e , N a p o l e o n e
meditava di divorziare da lei p e r c o n t r a r r e u n ' a l t r a u n i o n e
che fosse a n c h e p o l i t i c a m e n t e redditizia. L ' I m p e r a t o r e
d'Austria d i s p o n e v a di u n a figlia che, oltre a p r o v e n i r e da
u n a famiglia che forniva solide g a r a n z i e di prolificit, e r a
disposta, c o m e diceva M e t t e r m e l i , ad a c c e t t a r e t u t t o ci
che possa c o n t r i b u i r e al b e n e s s e r e e alla p a c e dello Stato.
S p o s a n d o l a , N a p o l e o n e s ' i m p a r e n t a v a c o n la p i antica e
146

prestigiosa dinastia d ' E u r o p a , gli Asburgo, e se la faceva alleata o a l m e n o n o n pi nemica.


Bisognava p e r a n n u l l a r e la p r e c e d e n t e u n i o n e con Gius e p p i n a p e r c h i cattolicissimi Asburgo n o n si contentavano
d ' u n m a t r i m o n i o civile; v o l e v a n o a n c h e quello religioso.
D o p o pianti e disperazioni, G i u s e p p i n a dovette consentire
a dichiarare ch'essa aveva costretto N a p o l e o n e a sposarla,
e il t r i b u n a l e ecclesiastico finse di c r e d e r l o . Il m a t r i m o n i o
con Maria Luigia fu celebrato nel 1810, e l'anno d o p o nacq u e il sospirato e r e d e , p r o c l a m a t o subito Re di R o m a , ma
destinato a n o n salir mai su nessun t r o n o .
Abbiamo anticipato questi avvenimenti p e r far capire al lettore quelli italiani che ne furono il riflesso.
T o r n i a m o p e r un m o m e n t o a M a d r i d . Ad a n n u n c i a r e al
Consiglio di Reggenza che i B o r b o n e avevano rinunciato
al t r o n o di S p a g n a , era stato il g e n e r a l e M u r a t , cognato di
N a p o l e o n e , di cui aveva sposato la sorella Carolina. Su ordine d e l l ' I m p e r a t o r e , egli aveva invitato gli s p a g n o l i a desig n a r e un altro Re nella speranza - p a r e - di essere lui il p r e scelto. I g n o r a v a che N a p o l e o n e aveva gi tutto predisposto:
il t r o n o di M a d r i d era d e s t i n a t o a G i u s e p p e p e r c h , c o m e
fratello m a g g i o r e , gli toccava il posto pi i m p o r t a n t e . Lui,
M u r a t , veniva d e s i g n a t o al t r o n o di Napoli, e n o n a titolo
personale, ma c o m e marito di sua moglie, la quale - diceva
l'atto d'investitura - con la p r e s e n t e cessione attuata soprattutto in suo favore, m e t t e la sua famiglia sul trono. E q u e sta formula piuttosto insultante e r a destinata a far sentire i
suoi effetti sui successivi atteggiamenti di M u r a t .
Q u a l c u n o si aspettava un cambio della g u a r d i a a n c h e a
Milano, ora che il vicer E u g e n i o n o n poteva pi contare su
sua m a d r e G i u s e p p i n a . M a N a p o l e o n e s i m o s t r p e r u n a
volta t a n t o g e n e r o s o , a n c h e p e r c h d i q u e l f i g l i a s t r o n o n
aveva d a l a g n a r s i . E u g e n i o n o n aveva m a i t r a s g r e d i t o u n
suo o r d i n e e aveva esercitato i suoi scarsi p o t e r i con m o k a
oculatezza. C o n d u c e v a u n a vita e s e m p l a r e con la moglie che
147

N a p o l e o n e gli aveva assegnato, la figlia del Re di Baviera. E


a n c h e se n o n riusciva a farsi a m a r e d a i s u d d i t i p e r la sua
scarsa comunicativit, e r a riuscito a farsi stimare. Suo suoc e r o aveva s t r a p p a t o a N a p o l e o n e la p r o m e s s a di d a r e un
g i o r n o a E u g e n i o e a sua moglie un vero R e g n o . D o p o il divorzio da Giuseppina era chiaro che la p r o m e s s a n o n sarebbe stata m a n t e n u t a , ma questo n o n i m p e d a E u g e n i o di restare fedele a l l ' I m p e r a t o r e .
Ecco d u n q u e all'ingrosso il q u a d r o di questa Italia alla fine i n t e r a m e n t e napoleonica dalle Alpi allo stretto di Messina. Al mosaico m a n c a un pezzo solo: gli Stati pontifici. Ma
questa u n a vicenda che merita un capitolo a p a r t e .

CAPITOLO QUINDICESIMO

CESARE E P I E T R O

La crisi che p o r t alla soppressione dello Stato della Chiesa


ha origini l o n t a n e , che ci obbligano n u o v a m e n t e ad alcuni
passi indietro.
Q u a n d o nel 1800 t o r n in Italia d o p o l'avventura egiziana, N a p o l e o n e e r a gi P r i m o Console e c e r t a m e n t e meditava la scalata al t r o n o i m p e r i a l e . Per c o m p i e r l a , aveva bisog n o dell'appoggi delle forze conservatrici, di cui n o n voleva u r t a r e i s e n t i m e n t i cattolici, e q u e s t o l'obbligava a cambiare politica verso la Chiesa. N o n restitu al Papa le Legazioni, cio le province di Bologna e di Ferrara, o r m a i a n n e s se alla Cisalpina. Ma tutto il resto glielo lasci, e anzi gli p r o pose u n C o n c o r d a t o p e r r e g o l a r e t u t t e l e p e n d e n z e fra
Chiesa e Stato.
N o n era facile p e r c h il r e g i m e politico francese si basava
su princpi e aveva i n t r o d o t t o istituti che la Chiesa n o n p o teva a p p r o v a r e : il p i indigesto e r a il g i u r a m e n t o i m p o s t o
ai sacerdoti, che faceva di essi quasi dei funzionari di Stato e
di quella francese u n a Chiesa gallicana, cio nazionale. Infatti i negoziati d u r a r o n o dieci l u n g h i mesi e misero a d u r a
p r o v a l a p a z i e n z a d i N a p o l e o n e , c h e n o n n e aveva m o l t a .
Per farli p r o g r e d i r e , egli ricorse varie volte alle minacce e ai
p u g n i sul tavolo, e alla fine lanci un u l t i m a t u m , c h e dava
alla C u r i a solo c i n q u e giorni di t e m p o p e r decidersi. Il lettore richiami alla m e m o r i a quel particolare m o m e n t o politico. La g u e r r a sembrava finita, l'Austria e r a spazzata via dall'Italia, la stessa I n g h i l t e r r a stava p e r firmare la p a c e di
Amiens. N o n p o t e n d o p i c o n t a r e su n e s s u n aiuto, il P a p a
respinse l ' i n g i u n z i o n e , ma m a n d a Parigi il S e g r e t a r i o di
149

Stato, cardinale Consalvi, e l'accordo fu firmato il 19 m a r z o


del 1801.
Alcuni storici dicono che fu questo successo, diplomaticam e n t e importantissimo, a t r a r r e in e r r o r e B o n a p a r t e facendogli c r e d e r e di avere nel Papa un interlocutore dalle mosse lente, ma debole e docile. N o n e r a cos. Pio V I I n o n a p p a r t e n e v a di c e r t o alla c a t e g o r i a dei g r a n d i Papi rinascimentali, u o m i n i pi di politica e di g u e r r a che di p r e g h i e r e .
Di umili origini, timido, fragile e m i n u t o , con gli occhi incavati nel volto ossuto e olivastro, n o n aveva nulla d ' i m p o n e n te. Ma era sacerdote fino al midollo e p r o n t o , q u a n d o e r a n o
in ballo gl'interessi della Chiesa, a t r a m u t a r s i in m a s t i n o .
Q u e s t o , N a p o l e o n e n o n cap. E il suo ambasciatore a Roma,
Cacault, che cerc di spiegarglielo, fu silurato e rimpiazzato
dal cardinale Fesch, un u o m o rozzo, che aveva un solo m e rito: quello di essere zio del Primo Console.
Il 18 m a g g i o del 1804 ci fu il plebiscito che p r o c l a m a v a
N a p o l e o n e I m p e r a t o r e . Dieci giorni p r i m a questi aveva acc e n n a t o a l c a r d i n a l C a p r a r a , L e g a t o pontificio i n Francia,
all'eventualit che il P a p a venisse a investirlo a Parigi d o v e
la Chiesa a v r e b b e cos r i g u a d a g n a t o t u t t o il suo p r e s t i g i o .
N a t u r a l m e n t e il prestigio che a N a p o l e o n e interessava e r a
quello suo. La sua c o r o n a ne avrebbe acquistato molto agli
occhi di tutto il m o n d o , se il Papa si fosse scomodato a venire fin l p e r consacrarla.
Vecchio, m a l a n d a t o e facilmente influenzabile, C a p r a r a
inform la Curia s u g g e r e n d o u n a risposta favorevole. Ma le
trattative, subito d o p o a p e r t e tra Fesch e Consalvi, si rivelar o n o difficili. I francesi p r o p o s e r o che il Papa andasse a cond u r l e di p e r s o n a a Parigi, dove ci s'impegnava a trovare soluzioni p e r o g n i p r o b l e m a . Il d i l e m m a , p e r Pio V I I , era angoscioso. A c c e t t a n d o , t e m e v a di c o n s e g n a r s i nelle m a n i di
un i n t e r l o c u t o r e capace di qualsiasi ricatto. Rifiutando, temeva di p e r d e r e p e r s e m p r e la Francia, c o m e i suoi p r e d e cessori avevano perso l'Inghilterra ai t e m p i di Enrico V i l i .
Delle d u e p a u r e , la s e c o n d a fin p e r p r e v a l e r e . E cos il 2
150

n o v e m b r e il P a p a sal in carrozza, c o n g r a n m a l u m o r e dei


r o m a n i che consideravano la loro citt unica depositaria dei
p o t e r i d'investitura, e scandalo delle altre Corti, che seguitavano a v e d e r e in N a p o l e o n e un u s u r p a t o r e .
Il viaggio fu p e n o s o a n c h e p e r c h il seguito e r a c o m p o sto p e r g r a n p a r t e di alti prelati molto avanti negli a n n i e di
salute m a l f e r m a . U n o di essi infatti, il c a r d i n a l e Borgia,
m o r a Lione. Finalmente, d o p o tre settimane di diligenza e
di scossoni, nella foresta di Fontainebleau, avvenne l'incont r o c o n l ' I m p e r a t o r e , c h e la p r o p a g a n d a ufficiale spacci
p e r fortuito e provvidenziale. Viceversa e r a stato accurat a m e n t e studiato e p r o g r a m m a t o . E la sera del 25 il corteo
e n t r nelle Tuileries.
Il P a p a si r i t r o v sul p e t t i n e p i n o d i di q u a n t i avesse
previsto e senza m a r g i n e contrattuale p e r risolverli. Se avesse b u t t a t o t u t t o all'aria, a v r e b b e n o n soltanto fatto la fine
del suo p r e d e c e s s o r e Pio VI, ma forse a n c h e p e r s o davvero
la Francia. Decise q u i n d i di c o n c e n t r a r e la sua resistenza sul
solo p u n t o che gli p a r e v a essenziale: il g i u r a m e n t o costituzionale del n e o - I m p e r a t o r e . Se esso avesse fatto p a r t e della
c e r i m o n i a e fosse stato p r o n u n c i a t o in s u a p r e s e n z a , ci
a v r e b b e significato d a p a r t e sua l'accettazione d i certi
p r i n c p i di g o v e r n o , c h e la Chiesa n o n p o t e v a s a n z i o n a r e .
Esigette q u i n d i che il g i u r a m e n t o fosse p r o n u n c i a t o a p a r t e .
Su tutto il resto dovette c e d e r e , e n o n e r a n cose da poco.
Anzitutto, dovette r i n u n c i a r e a p o r r e con le sue m a n i la cor o n a sulla testa d e l l ' I m p e r a t o r e , cio al simbolo del suo p o tere d'investitura. N a p o l e o n e se la sarebbe infilata da s, a
significare c h ' e r a lui a d i s p o r n e , e n o n il P a p a a c o n c e d e r gliela. Questi n o n doveva d i r e Eligimus, lo eleggiamo, c o m e
s e m p r e si e r a fatto nelle i n c o r o n a z i o n i , ma Consecraturi sumus, lo c o n s a c r i a m o . Per di p i veniva abolita la p r e s e n t a zione dei d u e Vescovi cui, secondo la p r o c e d u r a tradizionale, il P a p a avrebbe d o v u t o c h i e d e r e , i n d i c a n d o l ' I m p e r a t o re: Scis illum esse dignum, ti risulta che sia d e g n o ? I n s o m m a ,
il millenario rituale e r a stato c o m p l e t a m e n t e rivoluzionato
151

p e r fare d e l l ' I m p e r a t o r e l'unico protagonista della cerimonia e r i d u r r e la p a r t e del Papa a quella di semplice notaio.
Cos fu. II rito del 2 d i c e m b r e nella chiesa di Notre-Dame fu i m p o n e n t e e r a g g i u n s e i p i alti effetti spettacolari.
Ma il gesto di N a p o l e o n e che s'infilava da s la c o r o n a e r a
t a l m e n t e inatteso e in c o n t r a s t o con la prassi tradizionale,
che molti p e n s a r o n o a un colpo di forza; e q u a n d o s e p p e r o
c h ' e r a stato c o n c o r d a t o , ne f u r o n o indignati. Tutto, nella
rivoluzione - scrisse il cattolicissimo De Maistre - miracol o s a m e n t e cattivo, ma q u e s t o il non plus ultra. N o n r e s t a
che d e s i d e r a r e che il P a p a s c e n d a fino in f o n d o , in m o d o
d a n o n essere p i che u n pulcinella senza p e s o n i m p o r tanza.
Q u a n d o risal in carrozza p e r t o r n a r e a Roma, Pio V I I si
e r a gi accorto che q u e l l ' a v v e n t u r a si c h i u d e v a p e r lui in
n e t t o passivo. Aveva s p e r a t o di o t t e n e r e a l m e n o la restituzione delle Legazioni, ma N a p o l e o n e se l'era cavata con parole v a g h e che n o n lo i m p e g n a v a n o a nulla. A p p e n a r i e n t r a t o , scrisse a l l ' I m p e r a t o r e : N o n p o s s i a m o n a s c o n d e r e
c h e r e s t a in n o i m o l t a a m a r e z z a . Ma p o i , a q u a n t o p a r e ,
stracci la lettera e l'amarezza se la t e n n e in corpo. Q u a n t o
a N a p o l e o n e , si e r a v i e p p i c o n v i n t o d e l l ' a r r e n d e v o l e z z a
del Papa. E un b u o n uomo diceva, sicuro di poterlo tenere a guinzaglio. E su q u e s t o e r r o r e di valutazione i m p o s t
tutta la sua politica con la Chiesa.
C o m e abbiamo gi detto, difficile stabilire q u a n t o l'incoronazione di N a p o l e o n e p r i m a a I m p e r a t o r e dei francesi, poi
a Re d'Italia, abbia influito sulla formazione della terza coalizione anglo-russo-austriaca. Ma che vi abbia influito n o n
c' dubbio. C o m u n q u e , nel settembre del 1805 la parola era
- scusate se ci r i p e t i a m o - di n u o v o agli eserciti. E, sebbene
il teatro principale delle operazioni fosse stavolta la G e r m a nia, anche l'Italia ne fu coinvolta, e le forze francesi vi si trov a r o n o in u n a situazione piuttosto delicata. Se i porti pontifici e s o p r a t t u t t o A n c o n a avessero consentito u n o sbarco ai
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russi e agl'inglesi, p e r l ' a r m a t a del B e a u h a r n a i s n o n ci sar e b b e stato s c a m p o . Per p r e v e n i r e q u e s t o pericolo, N a p o leone o r d i n l'occupazione di quella citt.
Il P a p a reag con u n a lettera traboccante di collera e di
minacce. N a p o l e o n e , che n o n se l'aspettava, la ricevette p r o p r i o alla vigilia della battaglia di Austerlitz, decisiva p e r le
sue f o r t u n e . La c o n s i d e r u n a p u g n a l a t a nella schiena e
d e t t u n a risposta b r u t a l e e b r u c i a n t e in cui i n t i m a v a al
Pontefice di s b a r r a r e la p o r t a dei suoi Stati ai nemici dell'Italia, che e r a n o i nemici di N a p o l e o n e , cio in parole povere di r i n u n z i a r e alla neutralit.
Q u e s t a replica dovette arrivare a Roma quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e alla notizia della c l a m o r o s a vittoria r i p o r t a t a
d a l l ' I m p e r a t o r e , che ribadiva il suo assoluto d o m i n i o sulla
penisola e p o n e v a fine a quella e n n e s i m a g u e r r a . Ma n o n
p e r questo il Papa disarm, e la sua c o r r i s p o n d e n z a con Nap o l e o n e s e g u i t a svolgersi su toni a s p r a m e n t e polemici.
T u t t o o r m a i e r a p r e t e s t o di litigio fra i d u e . Ma il nocciolo
della questione in u n a lettera d e l l ' I m p e r a t o r e che la riassumeva cos: I nostri r a p p o r t i d e v o n o basarsi sul fatto che
Vostra Santit mi d e v e , n e l c a m p o t e m p o r a l e , gli stessi rig u a r d i che io ho p e r Essa nel c a m p o spirituale. Vostra Santit sovrana di Roma, ma io ne sono l'Imperatore. Al che
Pio V I I r i s p o n d e v a : Non esiste un I m p e r a t o r e c h e abbia
diritti su Roma... N o n esiste un I m p e r a t o r e di Roma.
N a p o l e o n e p r o p o s e n u o v i negoziati, m a a c o n d i z i o n e
che si svolgessero a Parigi e che il delegato di R o m a fosse un
Cardinale francese m u n i t o di pieni poteri. Il Papa p r i m a si
pieg, poi ritir la delega e respinse l'abbozzo di trattato che
gli avevano spedito. N a p o l e o n e tagli corto. In g e n n a i o (del
1808) o r d i n al generale Miollis di m u o v e r e con le sue t r u p pe su Roma, e l'ambasciatore Alquier a m m o n la Santa Sede
che qualsiasi atto di resistenza a v r e b b e i m m e d i a t a m e n t e
provocato l'annessione degli Stati della Chiesa al Regno Italico.
Stando alle dichiarazioni ufficiali, doveva trattarsi soltan153

to di u n ' o c c u p a z i o n e t e m p o r a n e a p e r i n d u r r e il P a p a a un
atteggiamento pi a r r e n d e v o l e . Ma le istruzioni ad Alquier
parlavano un linguaggio assai diverso: L'Imperatore vuole
che la Corte Papale cessi insensibilmente, senza che quasi ci
se ne accorga, di esistere come p o t e r e temporale.
I r o m a n i a v e v a n o a s s u n t o , nei confronti dei francesi, il
solito a t t e g g i a m e n t o c a n z o n a t o r i o , c h e gli p e r m e t t e v a di
m a n i f e s t a r e ostilit senza c o r r e r e rischi. M a n o n m o s s e r o
un dito q u a n d o gli videro d i s a r m a r e gli svizzeri e incarcerare in Castel Sant'Angelo la G u a r d i a Nobile. N a p o l e o n e stava gi smantellando gli Stati Pontifici. Ne aveva staccato Ancona, U r b i n o , Macerata e C a m e r i n o , a n n e t t e n d o l e al R e g n o
Italico. Forse avrebbe seguitato di quel passo, senza precipitare le cose, se ancora u n a volta n o n si fosse trovato in guerra. L'Austria lo aveva attaccato di sorpresa m e n t r e era i m p e g n a t o in S p a g n a . R i e n t r a t o in g r a n fretta, aveva fulmineam e n t e rintuzzato l'aggressione a W a g r a m , e dalla G e r m a n i a
si e r a a v v e n t a t o sulla capitale n e m i c a . Fu nella r i n n o v a t a
certezza della p r o p r i a invincibilit che dal campo imperiale di Vienna firm nel maggio (del 1809) il decreto che decideva il destino dell'Urbe.
Miscuglio di s o l e n n i t e di d i l e t t a n t i s m o , di storia e di
teologia, q u e l d o c u m e n t o i n t e n d e v a p a r l a r e al P a p a in un
linguaggio da P a p a e impartirgli alcuni i n s e g n a m e n t i sulle
faccende del cielo. In C u r i a dovette suscitare u n a certa ilarit, ma fugace, p e r c h s c e n d e n d o sulla t e r r a il discorso div e n t a v a t e r r i b i l m e n t e serio. L a d o n a z i o n e fatta d a C a r l o
M a g n o ai Pontefici con tutti i diritti temporali che ne conseguivano, veniva abrogata, il loro Stato soppresso e i loro territori annessi a l l ' I m p e r o . R o m a diventava citt imperiale. Al
P a p a v e n i v a n o lasciati soltanto i suoi palazzi con g a r a n z i a
d ' i m m u n i t e u n a r e n d i t a di d u e milioni l'anno.
II 10 giugno, fra le salve di c a n n o n e , la b a n d i e r a pontificia veniva a m m a i n a t a su Castel Sant'Angelo e sostituita dal
tricolore francese. Lo stesso g i o r n o il Papa e m a n u n a bolla, che scomunicava i responsabili degli attentati c o n t r o la
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Santa Sede q u a l u n q u e sia l'onore dell'alta dignit di cui sono investiti. Il n o m e di N a p o l e o n e n o n e r a citato. Ma e r a
chiaro che l'anatema ricadeva su di lui.
L ' I m p e r a t o r e ne fu i n d i g n a t o c o m e di un t r a d i m e n t o : da
un buon uomo c o m e Pio V I I n o n se l'aspettava. Furibond o , scrisse a Miollis: Non bisogna pi avere r i g u a r d i : questo pazzo furioso va rinchiuso. Se questa lettera fosse giunta al destinatario, u o m o accorto e cauto, forse n o n sarebbe
stata i n t e r p r e t a t a c o m e u n o r d i n e . M a v e n n e i n t e r c e t t a t a
dal capo della g e n d a r m e r i a R a d e t che, c o m e tutti i g e n d a r mi, n o n distingueva che fra obbedienza e insubordinazione.
Nella notte fra il 5 e il 6 luglio, alla testa di un d r a p p e l l o
f o r m a t o di soldati e di fabbri, R a d e t si rec al Q u i r i n a l e e,
t r o v a n d o n e chiusa la p o r t a , ne fece d e m o l i r e le s e r r a t u r e .
L'operazione fu r i p e t u t a altre tredici volte p e r c h altrettante e r a n o le p o r t e da attraversare p e r r a g g i u n g e r e l'appartam e n t o del Papa. I c u p i tonfi della scure si m e s c o l a v a n o ai
rintocchi delle c a m p a n e sciolte a distesa p e r c h i a m a r e il p o p o l o alle a r m i . Il p o p o l o accorse, ma d i s a r m a t o , e stette a
guardare.
Q u a n d o fu davanti al Papa che, pallidissimo, con u n a stola sulla veste bianca e un crocefisso in m a n o , lo a t t e n d e v a
nel suo studio, a R a d e t la b a l d a n z a c a d d e di dosso. Sull'attenti e incespicando con le parole, intim al Papa di r i n u n ciare a l p o t e r e t e m p o r a l e e , n o n a v e n d o o t t e n u t o c h e u n
f e r m o rifiuto, disse: Poich tale la d e c i s i o n e di Vostra
Santit, d e v o d i c h i a r a r l e c h e h o l ' o r d i n e d i c o n d u r l a c o n
me. Il P a p a lo segu senza o p p o r r e resistenza. Q u a n d o fu
in mezzo alla t r u p p a che presidiava il cortile, la benedisse. E
sal sulla carrozza che lo attendeva.
Il seguito della sua vicenda lo v e d r e m o pi tardi.
C o n la d e p o r t a z i o n e del buon uomo, N a p o l e o n e credeva
di aver risolto u n a volta p e r tutte i r a p p o r t i fra Stato e Chiesa. Ma dovette presto accorgersi che la Chiesa n o n era u n a
provincia o un R e a m e da potersi alienare o a n n e t t e r e a pia155

cere. Siccome c'erano delle diocesi vacanti, egli ne n o m i n i


titolari, convinto che il Sacro Collegio avrebbe a p p r o v a t o le
sue scelte. Invece il Sacro Collegio si rivolse al Papa internato a Savona e, siccome questi rispose che nella sua condizione di prigioniero n o n e r a libero di d e c i d e r e , n e g la ratifica. Firenze e Asti si rifiutarono di ricevere il n u o v o Vescovo,
Fioccarono i p r i m i arresti di sacerdoti e il P a p a fu sottoposto a un isolamento quasi totale. Non c' d u n q u e un mezzo
canonico di p u n i r e un Papa che predica la rivolta e la g u e r ra civile? chiedeva l ' I m p e r a t o r e furibondo.
E v i d e n t e m e n t e , n o n c'era. C o n v o c a t i p e r suo o r d i n e ,
d u e Consigli ecclesiastici si rimisero p e r le decisioni finali a
un Concilio c h e a sua volta si rimise al P a p a . Pi c h e dal
vertice, la resistenza veniva dalla base, cio dal basso cler o . Quello alto, disse il cardinale Pacca, m o s t r a un compiac i m e n t o servile, malattia e n d e m i c a fra i p r e l a t i che fin dai
t e m p i d i C o s t a n t i n o h a n n o f r e q u e n t a t o l e Corti. M a n o n
e r a del t u t t o vero: q u a n d o gli fu i m p o s t o il g i u r a m e n t o all ' I m p e r a t o r e , nove dei dodici Vescovi d e l l ' U m b r i a lo rifiutar o n o . Voglio che si esca da questa situazione ridicola tuonava Napoleone. Cominciarono le deportazioni. In mancanza di vagoni piombati, l u n g h e colonne di preti e frati fur o n o avviate a piedi oltre le Alpi e in Corsica. C ' e r a n o a n c h e
parecchi laici, che avevano anch'essi rifiutato il g i u r a m e n t o
cui e r a n o tenuti p e r le loro funzioni: a R o m a , su milleduec e n t o avvocati, solo q u a r a n t a lo avevano prestato. Chiss se
N a p o l e o n e riflett sulla singolarit di questo Paese che sfornava con altrettanta generosit renitenti alla leva e volontari della persecuzione.
N e s s u n o p u d i r e c o m e si s a r e b b e r o sciolti questi n o d i ,
se a tagliarli n o n fosse s o p r a v v e n u t o il crollo d e l l ' I m p e r o .
Pio V I I diceva: E u n o scisma, e forse lo sarebbe diventato.
Ma n o n ce ne fu il t e m p o . Il poco che gli restava, Napoleone lo i m p i e g a fare di R o m a , d o v e n o n aveva m a i m e s s o
piede, ma di cui subiva il fascino, la seconda citt d e l l ' I m p e r o . D a p p r i m a aveva p e n s a t o di m a n d a r c i c o m e g o v e r n a t o r e
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q u a l c u n o della sua famiglia. Ma poi vi lasci, attribuendogli


il titolo di L u o g o t e n e n t e e vasti p o t e r i , il g e n e r a l e Miollis,
dal quale d i p e n d e v a n o i d u e prefetti del Tevere e del Trasim e n o , cio del Lazio e dell'Umbria. Il resto era stato a n n e s so al R e g n o Italico.
T u t t o s o m m a t o , fu un b u o n g o v e r n o . Il p r o s c i u g a m e n t o
delle p a l u d i p o n t i n e , gi iniziato da Pio VI e Pio V I I , ricevette u n ' e n e r g i c a spinta, e alcune drastiche riforme misero
fine al caos amministrativo e finanziario in cui versava quello Stato, di cui G o e t h e diceva che stava in p i e d i solo p e r c h a n c h e l ' i n f e r n o si rifiutava d ' i n g h i o t t i r l o . Il d e b i t o
pubblico fu liquidato, sia p u r e con m e t o d i di r a p i n a . Molti
m o n u m e n t i e palazzi c h e d i r o c c a v a n o v e n n e r o r e s t a u r a t i .
V e n n e r o c o m p i u t i n u m e r o s i tentativi p e r r i p o p o l a r e il sem i d e s e r t o agro, ma qui i successi f u r o n o scarsi: la g e n t e
n o n voleva starci p e r p a u r a n o n tanto della malaria q u a n t o
dei b r i g a n t i , le cui b a n d e e r a n o a l i m e n t a t e s o p r a t t u t t o dai
disertori.
I l n u o v o r e g i m e n o n v e n n e m a i m i n a c c i a t o d a rivolte,
ma fu s e m p r e avversato dalla massa della popolazione, sensibile alle istigazioni di un clero disoccupato, ridotto in g r a n
p a r t e alla clandestinit e b u o n fornitore anch'esso di reclute
al brigantaggio. Solo u n a p a r t e della nobilt e dell'alta borghesia furono favorevoli all'opera riformatrice e vi collabor a r o n o . Ceti m e d i e p o p o l i n o , abituati a vivere di Papi, di
Cardinali e di elemosine, m a n i f e s t a r o n o la loro ostilit con
l'inerzia, il boicottaggio, le solite corbellature affisse alla statua di Pasquino e la larga ospitalit accordata agli agenti inglesi e borbonici. Di essere stata p r o m o s s a a seconda capitale dell'Impero, R o m a n o n m o s t r mai l'orgoglio.

L'Italia napoleonica (1810)

CAPITOLO SEDICESIMO

MURAT

Q u a n d o , il 6 settembre del 1808, v e n n e a p r e n d e r e possesso d e l suo R e g n o , G i o a c c h i n o M u r a t fece ai n a p o l e t a n i


u n ' e c c e l l e n t e i m p r e s s i o n e . Bello, giovane, a i t a n t e , il volto
incorniciato in u n a cascata di riccioli n e r i e illuminato dagli
s t u p e n d i occhi turchini, aveva tutto e di tutto fece p e r piacere a tutti: aveva i n v e n t a t o a n c h e u n a divisa a p p o s t a p e r
l'occasione, scintillante di fregi e di medaglie; e r a e n t r a t o in
citt seguito soltanto da un aiutante di c a m p o p e r dimostrare la sua fiducia nella popolazione; a n c h e lui era subito andato a r e n d e r e o m a g g i o a San G e n n a r o ; e aveva al suo fianco, c o m e plizza di assicurazione, C a r o l i n a B o n a p a r t e , sorella d e l l ' O n n i p o t e n t e .
I biografi dicono c h e in origine il suo n o m e e r a M u r a d ,
tipicamente arabo, e l'ipotesi suffragata dal fatto che nella
sua c o n t r a d a di nascita, il Quercy, ci sono a n c o r a i resti di
un villaggio m u s s u l m a n o dei t e m p i di Carlo Martello che si
chiamava a p p u n t o Murad-la-Rave, cio M u r a d - l ' a r a b o . Era
figlio di un piccolo albergatore, che lo mise in seminario p e r
far di lui un p r e t e . Il ragazzo, che aveva solo la passione delle d o n n e , dei cavalli e delle avventure, fugg, si a r r u o l nell'esercito del Re, e se ne fece cacciare p e r insubordinazione.
Fu q u e s t o i n c i d e n t e a convertirlo alla Rivoluzione. Q u e s t a
aveva fatto piazza pulita di tutti gli alti gradi militari, fedeli
alla m o n a r c h i a o sospetti di esserlo. L'occasione e r a d'oro, e
Gioacchino n o n se la fece sfuggire. Per propiziarsi u n a carriera pi r a p i d a , d i e d e u n ritocco a l p r o p r i o n o m e , t r a m u tandolo in Marat, c h ' e r a quello del pi famoso t r i b u n o dell'epoca. Il resto lo fecero le g u e r r e . Sergente nel '92, l'anno
159

d o p o G i o a c c h i n o e r a gi c a p i t a n o . Gli scatti di g r a d o se li
era g u a d a g n a t i a furia di cariche e di sciabolate. Comandati da lui, venti u o m i n i valgono un reggimento diceva Bour i e n n e , e questa voce arriv a n c h e all'orecchio di un g e n e rale quasi suo c o e t a n e o che si apprestava a i n v a d e r e l'Italia
con un esercito in brandelli: B o n a p a r t e .
Q u a n d o , p o c h i mesi d o p o , r i t o r n a Parigi p e r d e p o r r e
ai piedi del Direttorio le v e n t u n b a n d i e r e che il suo c o m a n d a n t e aveva s t r a p p a t e agli austro-piemontesi, M u r a t e r a gi
colonnello, ma il Direttorio lo n o m i n seduta stante generale. In u n ' u n i f o r m e di sua i n v e n z i o n e - v e r d e c o n c o r d o n i
d ' o r o , nastri d ' a r g e n t o e stivali rossi -, questo Apollo della
G u e r r a m a n d in frantumi molti cuori femminili, e fra gli
altri quello - fragilissimo - di G i u s e p p i n a B o n a p a r t e . Q u a n to abbia pesato questa sua relazione con lei sulla diffidenza
che N a p o l e o n e poi s e m p r e n u t r nei r i g u a r d i d i Gioacchin o , difficile dire. Lo aveva decorato e p r o m o s s o pi volte,
ma lo aveva b e n misurato. Pi che un vero generale, lo considerava u n guappo capace d ' i m p r e s e eroiche, m a pi p e r
esibizionismo e spavalderia che p e r autentico coraggio. Nell'impresa d'Egitto p a r e che n o n lo volesse con s e che d o vette subirlo p e r i m p o s i z i o n e del D i r e t t o r i o . M a i n quella
c a m p a g n a di g r a n d i spazi e di c a r i c h e a briglia sciolta,
Gioacchino rese tali servigi che N a p o l e o n e se lo r i p o r t al
seguito q u a n d o di sorpresa r i e n t r a Parigi, e fu a lui che affid il delicato compito di cacciare dal p a r l a m e n t o i d e p u t a ti che facevano resistenza alla sua n o m i n a a P r i m o Console.
La m a n c i a c h e G i o a c c h i n o gli chiese fu la m a n o di sua
sorella Carolina. N a p o l e o n e n o n voleva s a p e r n e , ma Carolina si era incapricciata e aveva dalla sua Giuseppina, s e m p r e
t e n e r a e m a t e r n a con i suoi vecchi amanti. Il m a t r i m o n i o si
fece, s p a l a n c a n d o all'avventuriero nuovi insperati orizzonti.
Da b u o n crso, N a p o l e o n e aveva il culto della famiglia. E,
u n a volta d i v e n t a t o I m p e r a t o r e e p a d r o n e di mezza E u r o p a , si e r a m e s s o a d i s t r i b u i r n e i t r o n i fra i suoi c o n g i u n t i .
M u r a t s p e r a v a c h e ne toccasse u n o a n c h e a lui e q u a n d o
160

N a p o l e o n e , d o p o a v e r cacciato i B o r b o n e di S p a g n a , lo
m a n d a M a d r i d p e r t e n e r e in briglia il Paese, c r e d e t t e di
essere il designato a quella successione.
Secondo qualche memorialista, N a p o l e o n e deluse la sua
attesa p e r c h p r o p r i o allora v e n n e a conoscenza di un piano s e g r e t a m e n t e a p p r o n t a t o dai suoi ministri Talleyrand e
Fouch. In caso di m o r t e d e l l ' I m p e r a t o r e , costoro si e r a n o
accordati, in m a n c a n z a di un e r e d e legittimo, a sostenere la
c a n d i d a t u r a alla successione di Gioacchino, c o n s i d e r a n d o l o
il pi facile da m a n e g g i a r e . N o n si sa se costui fosse al corr e n t e . Ma N a p o l e o n e lo sospettava. S e m p r e pi lo consider a v a un bravaccio velleitario, r u m o r o s o e pasticcione c h e
q u a n d o mi vede, tutto m i o ; l o n t a n o , c a d e nelle m a n i di
chi lo lusinga, e n o n migliore o p i n i o n e aveva di Carolina,
d o n n a ambiziosa e i n t r i g a n t e che m e t t e mille sciocchezze
in testa a suo marito... Fatto sta che la S p a g n a l'aveva asseg n a t a a G i u s e p p e . E p e r q u e s t o , sotto il s o r r i s o c o n cui i
n u o v i sovrani r i s p o n d e v a n o alle acclamazioni della folla di
Napoli, c'era soltanto u n a p r o f o n d a amarezza. Si sentivano
n o n soltanto defraudati di un titolo molto p i illustre e qualificante, ma a n c h e diffidati e sospettati.
Lo stesso a t t o d ' i n v e s t i t u r a c h e r e g o l a v a i r a p p o r t i fra
Napoli e l ' I m p e r o e r a oltraggioso. Vi si diceva che la c o r o n a
era assegnata soprattutto in favore della principessa Carolina, il c h e r i d u c e v a p r a t i c a m e n t e Gioacchino al r a n g o di
un principe-consorte. Seguiva u n a sfilza di clausole j u g u l a torie. Il R e a m e avrebbe p a r t e c i p a t o a qualsiasi g u e r r a - difensiva o offensiva - d e l l ' I m p e r o , c o n t r i b u e n d o v i c o n
16.000 fanti, 2.500 cavalieri, 20 c a n n o n i e 12 vascelli di
g u e r r a ; doveva p r o v v e d e r e alle spese dell'esercito di occup a z i o n e francese dislocato n e l R e a m e p e r d i f e n d e r l o , m a
anche p e r t e n e r l o sotto controllo. Per di pi, le cariche pi
i m p o r t a n t i d o v e v a n o r e s t a r e nelle m a n i d e i f i d u c i a r i dell ' I m p e r a t o r e , fra i quali faceva spicco Saliceti, ministro della
polizia. Della sua f e r m a i n t e n z i o n e di t e n e r e il c o g n a t o a
guinzaglio, N a p o l e o n e n o n faceva m i s t e r o n e a n c h e nelle
161

sue lettere a lui: Non fatevi illusioni: vi ho fatto Re soltanto


nell'interesse del mio sistema. Glielo faceva r i c o r d a r e , con
p o c o g a r b o , a n c h e dai suoi sottoposti. B e r t h i e r scriveva a
Gioacchino: Per i vostri sudditi, siate Re. Per l ' I m p e r a t o r e
n o n siete che un vicer.
M u r a t m o r d e v a il freno. L ' I m p e r a t o r e - scriveva a sua
moglie - e m a n a d e c r e t i c o m e se fosse il p a d r o n e , i m p o n e
o r d i n i a Napoli come se fosse a Parigi. N o n si Re soltanto
p e r o b b e d i r e . Q u e s t o e r a l'unico p u n t o s u cui C a r o l i n a
consentiva con lui p e r c h su tutto il resto, c o m p r e s o il letto,
e r a n o in p i e n o disaccordo. N o n bella, ma piena di femminilit, Carolina aveva l'ambizione di Elisa e il sesso di Paolina,
ma era pi di loro calcolatrice e ambigua. Detestava il fratello, disprezzava il marito, e cercava di giuocarli l'uno contro
l'altro p e r accrescere il p r o p r i o p o t e r e . I n a p o l e t a n i fecero
p r e s t o ad accorgersi che con l'altra Carolina, quella di Pal e r m o , essa n o n aveva in c o m u n e soltanto il n o m e ; ma e r a
molto pi intelligente, abile e tortuosa.
Per sottrarsi alla tenaglia della moglie e del cognato, Murat n o n aveva che u n ' a r m a : la popolarit. E p e r p r o c u r a r s e la, ricorse a tutto. Si aggirava senza seguito p e r le strade di
N a p o l i p a r l a n d o c o n la g e n t e e r a c c o g l i e n d o n e le s u p p l i che, moltiplicava le p a r a t e militari - che tanto piacciono ai
n a p o l e t a n i - esibendovisi a cavallo alla testa di r e p a r t i rivestiti in sgargianti uniformi, a n d perfino in processione p e r
San G e n n a r o m a n d a n d o in bestia N a p o l e o n e che gli d e t t e
del burattino.
Ma questa attivit di pubbliche relazioni n o n e r a che il
c o m p l e m e n t o di un disegno politico b e n preciso, ispiratogli
dai consiglieri e funzionari di cui si era c i r c o n d a t o : fare di
Napoli u n o Stato i n t e r a m e n t e n a p o l e t a n o , che all'occorrenza potesse d i v e n t a r e i n t e r a m e n t e italiano. Il c o m p i t o gli fu
facilitato dall'improvvisa m o r t e di Saliceti che, p e r la sua fedelt a l l ' I m p e r a t o r e e p e r il posto che occupava di ministro
della polizia, e r a il p i a u t o r e v o l e e r i g o r o s o dei suoi controllori. N a p o l e o n e disse che con Saliceti l ' E u r o p a aveva
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perso u n a delle sue teste pi forti. Ma M u r a t p r e s e la palla


al balzo p e r rimpiazzarlo con un u o m o suo che tuttavia, ess e n d o d i G e n o v a , aveva o r m a i c i t t a d i n a n z a francese: Maglietta. Le m a l e l i n g u e dissero c h ' e r a stato lui a e l i m i n a r e
col veleno Saliceti. N o n era vero. Ma il fatto che lo dicessero
d i m o s t r a c h e fama godesse q u e s t o p e r s o n a g g i o e q u a n t o
fosse qualificato a un posto in cui i g a l a n t u o m i n i n o n h a n n o
mai fatto b u o n a figura. Era i n s o m m a p r o p r i o l'uomo che ci
voleva p e r il d o p p i o giuoco che M u r a t si p r e p a r a v a a svolgere p e r affrancarsi dalla Francia senza rimetterci il t r o n o .
Su questa strada lo spingevano gli alti dignitari napoletani del suo r e g i m e : il m i n i s t r o degli Esteri Gallo, che nella
sua c a r r i e r a era riuscito ad essere l'uomo di fiducia di tutti:
p r i m a di Carolina di Borbone, poi di Napoleone, poi di
G i u s e p p e , e o r a di M u r a t . C ' e r a il m i n i s t r o d e g l ' I n t e r n i
Zurlo, anch'egli ex-servitore del vecchio regime. C'era quello della Giustizia, Ricciardi. C ' e r a n o militari, f u n z i o n a r i e
intellettuali, c o m e Carascosa, Colletta, Cuoco, Borrelli, tutti
o quasi tutti affiliati alla Massoneria, di cui Gioacchino si atteggiava ad alto p a t r o n o .
E s p o n e n t i di un m o v i m e n t o che si chiamava italico, q u e sti u o m i n i s p e r a v a n o , p e r realizzare il loro p r o g r a m m a di
unit nazionale, di servirsi del Re, il quale sperava di servirsi di loro p e r diventare un Re italiano i n d i p e n d e n t e . Per far
questo, occorreva anzitutto sloggiare dalle p i alte cariche
dello Stato i francesi, cui N a p o l e o n e le aveva affidate a p p u n t o p e r i m p e d i r e che questo avvenisse. La lotta fu a coltello e si svolse in un groviglio d'intrighi da far impallidire
quelli orditi a suo t e m p o da Carolina di B o r b o n e . La polizia
di Maghella sorvegliava quella d e i servizi n a p o l e o n i c i c h e
sorvegliavano il Re e la Regina, che a loro volta cercavano
di s o r v e g l i a r e tutti e di sorvegliarsi t r a l o r o in un n u g o l o
d ' i n f o r m a t o r i al servizio di un c e r t o B o r i a c h e , a furia di
d o p p i giuochi, n o n sapeva p i egli stesso da che p a r t e era.
I n q u e s t o g u a z z a b u g l i o n a t u r a l m e n t e i n z u p p a v a n o tutti:
n o n soltanto gli agenti borbonici e inglesi, ma a n c h e i diplo163

matici austriaci, russi e quelli d e l R e g n o Italico di M i l a n o


che cercava un contatto con gl'Italici di Napoli p e r un p r o g r a m m a di azione unitaria.
D i t u t t o q u e s t o , N a p o l e o n e e r a i n f o r m a t i s s i m o . L a sua
collera esplodeva in lettere fulminanti al cognato. U n a delle
crisi p i grosse scoppi q u a n d o l ' I m p e r a t o r e decise di r i p u d i a r e G i u s e p p i n a p e r i m p a l m a r e l'austriaca M a r i a Luigia.
Essa e r a la nipote di quella Carolina di B o r b o n e , che N a p o leone odiava a m o r t e , ma che con questo m a t r i m o n i o diventava o r a sua zia. I n a p o l e t a n i , p e r i quali n o n c' r a g i o n di
Stato c h e t e n g a c o n t r o quella d i famiglia, p e n s a r o n o c h e
N a p o l e o n e volesse restituire Napoli ai B o r b o n e , e a q u a n t o
p a r e lo t e m e t t e a n c h e M u r a t , c h e accorse a Parigi p e r le
nozze. L'incontro fu tempestoso. L ' I m p e r a t o r e minacci addirittura il cognato di fargli tagliare la testa. Poi si riconcili
con lui e anzi, c o m e p e g n o di benevolenza e b u o n a volont,
lo autorizz a u n a spedizione c o n t r o la Sicilia p e r a n n e t t e r l a
al R e a m e .
T o r n a t o a N a p o l i , M u r a t affid l ' i m p r e s a al g e n e r a l e
G r e n i e r che, di q u a t t r o divisioni, riusc a sbarcarne nell'isola u n a sola; ma, attaccato dagl'inglesi, richiam a n c h e quella. Q u e l fiasco fu causa di n u o v i e p i gravi dissapori fra i
d u e cognati. N a p o l e o n e rinfacci a Gioacchino di aver mal
p r e p a r a t o la spedizione e di aver dato pubblicit al suo fallim e n t o . G i o a c c h i n o si c o n v i n s e o si lasci c o n v i n c e r e c h e
G r e n i e r si e r a ritirato su o r d i n e segreto d e l l ' I m p e r a t o r e cui
interessava soltanto t e n e r e i m p e g n a t e le forze inglesi in Sicilia. E n o n da escludere che fosse p r o p r i o cos.
A b i l m e n t e sfruttato dai suoi consiglieri italici, q u e s t o
incidente lo spinse ad a c c e n t u a r e i suoi atteggiamenti d'ind i p e n d e n z a . Gi da t e m p o egli a n d a v a rafforzando l'esercito e moltiplicandone gli effettivi. I 20 mila u o m i n i lasciatigli
in e r e d i t da G i u s e p p e e r a n o diventati 40 e o r a si stavano
avviando ai 60 mila. N a p o l e o n e se ne allarm. Il deficit del
vostro bilancio - scrisse al c o g n a t o - d o v u t o al m a n t e n i m e n t o di u n a milizia s p r o p o r z i o n a t a ai vostri bisogni. Se vi
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c o n t e n t a s t e di q u i n d i c i o ventimila u o m i n i , sareste ricco.


M u r a t fece orecchio da m e r c a n t e , e anzi volle d a r e a questo
suo esercito u n a b a n d i e r a che ne sottolineasse l ' i n d i p e n d e n za: un tricolore bianco, celeste e a m a r a n t o . Nell'annunziarlo a l l ' I m p e r a t o r e , gli disse che il bianco voleva simboleggiare i legami di N a p o l i con l ' I m p e r o e gli chiese il p e r m e s s o
di accorrere a Parigi p e r la nascita del sospirato e r e d e .
Vi a n d infatti nel m a r z o del 1811. Pare che nei colloqui
a t u p p e r t si ripetessero le scenate del p r e c e d e n t e incontro.
Ma f o r m a l m e n t e i r a p p o r t i furono cordiali, anzi N a p o l e o n e
p r e g Carolina di t e n e r e a battesimo il Re di Roma. Il fatto
che l ' I m p e r a t o r e n o n voleva c r e a r e incidenti con Napoli,
ora che g r a n p a r t e delle sue forze e r a n o i m p e g n a t e in Spagna e il resto aveva d o v u t o concentrarlo in Polonia p e r p r e v e n i r e un attacco della Russia c h e , da alleata, si stava tras f o r m a n d o n u o v a m e n t e in nemica. Probabilmente si r i p r o p o n e v a di r e g o l a r e pi t a r d i i conti con M u r a t , che in caso
di g u e r r a gli faceva c o m o d o , anzi era insostituibile.
T o r n a t o a Napoli con la certezza della p r o p r i a intoccabilit, Gioacchino credette di p o t e r assestare il colpo decisivo.
Nel g i u g n o e m a n un d e c r e t o che o r d i n a v a a tutti gli stranieri che occupavano cariche civili di naturalizzarsi, p e n a la
perdita del posto. Era chiaro che la misura era diretta contro i francesi. Furiosi, essi si a p p e l l a r o n o a N a p o l e o n e che
i n t e r v e n n e con un c o n t r o - d e c r e t o brutale: Tutti i cittadini
francesi sono a n c h e cittadini del R e g n o delle D u e Sicilie
diceva. Ma c'era a n c h e di p e g g i o : l'esercito n a p o l e t a n o veniva t r a s f o r m a t o in semplice corpo di osservazione agli
ordini del generale Grenier, il quale li avrebbe presi direttam e n t e d a l l ' I m p e r a t o r e . E il p r i m o di questi ordini, segreto,
era di o c c u p a r e , in caso di r e a z i o n e da p a r t e di M u r a t , la
fortezza di Gaeta su cui s'imperniava tutto il sistema difensivo settentrionale del R e a m e .
C o m e spesso gli accadeva fuori del c a m p o di battaglia, il
c u o r - d i - l e o n e d i v e n t c u o r di coniglio e scrisse al c o g n a t o
una lettera piagnucolosa: Mi avete fatto quasi morire, avete
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p e r d u t o il vostro amico migliore, mai mi sarei aspettato un'azione cos b a r b a r a da p a r t e vostra... Ma Maghella gli forn il
pretesto di u n a rivincita facendogli r e c a p i t a r e delle lettere
dalle quali risultava c h e il m i n i s t r o francese della g u e r r a
D a u r e , u n o dei p i ringhiosi g u a r d i a n i d i M u r a t , e r a l'am a n t e della Regina. Gioacchino lo sapeva da un pezzo, e sapeva anche che D a u r e n o n era il solo ad aver g o d u t o i favori
di sua moglie, alta p a t r o n a del partito francese. Ma finse di
esserne sorpreso e indignato p e r liberarsi dell'uno e m e t t e r e
l'altra in castigo. Rientrato a Parigi, D a u r e sporse le sue contro-accuse all'Imperatore che frattanto aveva ricevuto anche
u n a lettera di C a r o l i n a . F u r i b o n d o , N a p o l e o n e o r d i n a
G r e n i e r di occupare Gaeta, tolse le credenziali all'ambasciatore di Napoli, C a m p o c h i a r o , convoc a Parigi Maghella e lo
incrimin di fellona e intelligenza col nemico.
C o m e s e m p r e avveniva fra i c o n i u g i M u r a t , l'interesse
delia ditta fin p e r p r e v a l e r e sulle loro disarmonie. R e n d e n dosi conto che la disgrazia del marito era a n c h e la disgrazia
sua, Carolina corse dal fratello p e r p l a c a r n e le ire. Ma, pi
che la sua sottile diplomazia, f u r o n o le circostanze ad aiutarla. La g u e r r a c o n la Russia a p p a r i v a o r m a i inevitabile e
i m m i n e n t e . Per b a t t e r e quelle cosacche, le cavallerie n a p o leoniche avevano bisogno di M u r a t , che infatti fu richiamato alla loro testa nella p r i m a v e r a successiva (1812). La guerra, di cui d i r e m o pi tardi, fu d a p p r i n c i p i o la solita marcia
trionfale dell'armata francese. Ma q u a n d o a Napoli il cardinale Firrao celebr un Te Deum, di r i n g r a z i a m e n t o p e r questi successi, Z u r l o gli disse: M o n s i g n o r e m i o , a n c o r a un
paio di queste vittorie, e Voi ed io siamo fottuti!
A N a p o l i , M u r a t n o n si era limitato a fare la f r o n d a al cog n a t o . Aveva a n c h e spinto avanti le riforme gi iniziate da
Giuseppe. Questi, al m o m e n t o di partire per assumere la
c o r o n a di S p a g n a , sapeva che l'unico sostegno del r e g i m e ,
oltre le baionette francesi, e r a la n u o v a borghesia di funzion a r i , magistrati, ufficiali, professionisti, intellettuali, divisi
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da varie sfumature ideologiche, ma uniti da d u e ideali: l'unit nazionale e qualche forma di g o v e r n o rappresentativo.
N o n p o t e n d o , ovvio, c o n c e d e r e la p r i m a , concesse la sec o n d a lasciando in e r e d i t al suo successore un abbozzo di
C o s t i t u z i o n e che p r e v e d e v a l a c o n v o c a z i o n e d i u n p a r l a mento.
M u r a t r i p r e s e con m a g g i o r e energia l ' o p e r a riformatrice, e successi ne o t t e n n e . Le resistenze degl'interessi conservatori c h e fin allora e r a n o riusciti a r e n d e r e i n o p e r a n t i le
leggi contro la feudalit v e n n e r o demolite. Divise le t e r r e e
suddivise, videsi n u m e r o infinito di nuovi possidenti, franca
la p r o p r i e t dei gi b a r o n i e dei gi vassalli; tutte le servit
disciolte scrive Colletta, che fu partecipe di quest'azione, e
q u i n d i t e n d e v a a s o p r a v v a l u t a r l a . In r e a l t i n u o v i possidenti m o s t r a r o n o un'ostinata r e n i t e n z a a moltiplicarsi, ciascuno a g g r a p p a n d o s i al suo ed esercitandovi i diritti di p r o p r i e t a r i o c o n lo stesso e g o i s m o e p r e p o t e n z a c h e a v e v a n o
caratterizzato i gi baroni. Per q u a n t o di estrazione cittadina, essi s e r b a v a n o u n a m e n t a l i t t e r r i e r a , a n c h e p e r c h
quasi e s c l u s i v a m e n t e in t e r r e investivano, in m a n c a n z a di
attivit industriali, mai decollate un p o ' p e r scarsezza di capitali e molto p e r totale assenza di spirito i m p r e n d i t o r i a l e .
M u r a t , c o m e G i u s e p p e , c o n s i d e r a v a q u e s t a classe b o r ghese il p u n t e l l o del r e g i m e , e aveva ragione. Ma commise,
nei suoi confronti, d u e e r r o r i . Il p r i m o fu di sopravvalutarne la forza, e si capisce p e r c h : e r a questa classe che gli forniva funzionari e consiglieri, e c h e q u i n d i esercitava su di
lui la m a g g i o r e influenza. Il secondo fu quello di d e l u d e r l a
nelle sue aspirazioni a un g o v e r n o rappresentativo. Salendo
sul t r o n o , egli aveva definito eccellente lo Statuto abbozzato da G i u s e p p e . Ma lo aveva messo nel d i m e n t i c a t o i o , e
questo dimostra la sua malaccortezza politica. Quello Statuto prevedeva un p a r l a m e n t o m u n i t o di poteri soltanto consultivi e formato di notabili gi p e r f e t t a m e n t e , c o m e oggi
i direbbe, integrati nel sistema e q u i n d i facili da d o m i n a r e
m a n e g g i a r e . Gioacchino avrebbe p o t u t o farsi forte del los

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ro avallo n e l l ' a z i o n e c h e si r i p r o m e t t e v a d ' i n t r a p r e n d e r e


p e r affrancarsi dalla tutela della Francia e presentarsi c o m e
un Re nazionale. Ma da b u o n militare r i p u g n a v a a qualsiasi d e c e n t r a m e n t o di poteri: credeva che a n c h e in politica
tutto dipendesse soprattutto dalla rapidit delle decisioni, la
quale esige unit di c o m a n d o .
Un'altra cosa che dovette trarlo in i n g a n n o fu la sua p o polarit. Egli scambiava p e r devozione alla sua p e r s o n a e alla sua c o r o n a gli applausi che mieteva q u a n d o , nelle sue r u tilanti u n i f o r m i , si m o s t r a v a a cavallo alla testa delle s u e
t r u p p e in p a r a t a o q u a n d o si aggirava nei vicoli e si fermava
a p a r l a r e con la g e n t e . I suoi m o d i di guappo piacevano
molto a quei meridionali, e perfino in Calabria, la pi ribelle di t u t t e le sue p r o v i n c e , lo a v e v a n o accolto con calore.
N o n capiva che si t r a t t a v a di e n t u s i a s m i di pelle, suscitati
soltanto dalla sua prestanza e spavalderia.
Per rafforzare la p r o p r i a posizione, egli cerc di attirare
a s a n c h e quella frangia estremista di patrioti di formazione d e m o c r a t i c a e giacobina c h e aveva c o m i n c i a t o a raccogliersi nelle societ segrete e specialmente nella Carboneria.
Ufficialmente, q u e s t a e r a fuori legge. Di fatto M a g h e l l a ,
lungi dal perseguitarla, teneva con essa stretti contatti cerc a n d o di attrarla nel giuoco del Re. Forse ci sarebbe riuscito, se M u r a t avesse concesso la sospirata Costituzione. Ma
a n c h e d o p o l'aperta r o t t u r a p r o v o c a t a dall'ostinazione del
Re, Maghella m a n t e n n e i suoi b u o n i r a p p o r t i coi C a r b o n a ri, cos c o m e li m a n t e n e v a - a q u a n t o p a r e - a n c h e coi Borb o n e d i P a l e r m o . Molto p i accorto del suo p a d r o n e , egli
c o m p r e n d e v a che la sorte del r e g i m e d i p e n d e v a soltanto da
u n a situazione i n t e r n a z i o n a l e c h e p o t e v a c a m b i a r e d a u n
m o m e n t o all'altro. Il partito italico su cui esso si appoggiava
era quello di u n a borghesia asfittica, politicamente i m m a t u ra, con pochissimo seguito in provincia e p u n t o nelle camp a g n e , t u t t o r a pervase dai sentimenti sanfedisti e dall'odio
verso i giacobini.
M u r a t se ne sarebbe presto accorto a p r o p r i e spese.

CAPITOLO DICIASSETTESIMO

LA C O S T I T U Z I O N E S I C I L I A N A

M e n t r e M u r a t a Napoli faceva la fronda a N a p o l e o n e , Maria Carolina da Palermo p r e t e n d e v a fargli la g u e r r a . Privato


del p u n t e l l o di Acton o r m a i d e f i n i t i v a m e n t e in d i s a r m o e
assorbito dalla sua fresca sposina, F e r d i n a n d o si e r a ritirato
nella sua villa della Ficuzza, u n i c a m e n t e intento alla caccia,
e il Principe Ereditario lo imitava dedicandosi alla pollicoltura nella sua t e n u t a di Boccadifalco. A p r e s i e d e r e il Consiglio dei Ministri era lei, pi egocentrica, p i imperiosa, pi
intrigante, p i declamatoria e pi g r a f o m a n e che mai. Scriveva a tutti, allo Zar, a suo nipote l ' I m p e r a t o r e d'Austria, ai
ministri e d i p l o m a t i c i inglesi, e s o r t a n d o , c o n d a n n a n d o ,
p r o p o n e n d o alleanze e piani di g u e r r a u n o pi assurdo dell'altro. Q u a n d o nel 1809 l'Austria ritent la carta c o n t r o Napoleone i m p e g n a t o dalla rivolta spagnola, essa riusc a p e r s u a d e r e gl'inglesi a t r a s p o r t a r e con le loro navi un contingente di t r u p p e a Napoli, convinta che alla loro vista la citt
s a r e b b e i n s o r t a c o n t r o M u r a t . I n a p o l e t a n i s a l u t a r o n o la
flottiglia dai loro balconi, e n o n si mossero. Anzi, accorsero
in Via Chiaia p e r acclamare l'altra Carolina che passava in
carrozza. Gl'inglesi o c c u p a r o n o Ischia e Procida, vi lasciarono dei distaccamenti e si ritirarono.
A questa delusione ne segu un'altra. F e r d i n a n d o diede il
c o n s e n s o al m a t r i m o n i o della figlia Amalia col D u c a
d'Orlans, figlio del famoso Luigi Filippo Egalit, considerato il t r a d i t o r e di casa B o r b o n e p e r c h aveva simpatizzato coi
rivoluzionari che avevano tagliato la testa al Re. La disobbediente Amalia - scrisse Maria Carolina - ha sposato il Duca d ' O r l a n s ( n o m e terribile!), e io posso soltanto sospirare
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e s o t t o m e t t e r m i . N o n h a n n o mezzi p e r vivere... Q u e l mat r i m o n i o d a lei a v v e r s a t o , c h e d u r senza n u b i p e r oltre


q u a r a n t ' a n n i e c o n d u s s e Amalia sul t r o n o di Francia, fu il
pi felice tra quelli delle sue figliuole.
Ma il colmo p e r lei doveva ancora venire e lo tocc q u a n do da Vienna giunse notizia delle prossime nozze di N a p o leone con sua nipote Maria Luigia. Ecco cosa le toccava: div e n t a r e zia del brigante crso che l'aveva cacciata dal trono! Ho detto a d d i o p e r s e m p r e alla t e r r a dove sono nata e
che ho t e n e r a m e n t e a m a t o . T r a tutti gli eventi terribili che
mi minacciano, speravo di trovare l un rifugio sicuro dove
m o r i r e in pace, ma finita anche questa speranza...
C' tuttavia da c r e d e r e che quella p a r e n t e l a le dispiacesse m e n o di q u a n t o mostrava p e r c h in quel m o m e n t o , nella
g e r a r c h i a dei suoi odi, al p r i m o posto n o n c'era pi il brig a n t e crso, ma il g e n e r a l e B e n t i n c k , c h e c o m a n d a v a il
c o n t i n g e n t e inglese in Sicilia, circa 17 mila u o m i n i , e q u i n d i
era il vero p a d r o n e dell'isola. Bentinck e r a un u o m o d'idee
radicali, complicate da un cattivo carattere. In India, dov'era stato g o v e r n a t o r e , aveva vietato ai suoi soldati di p o r t a r e
i segni di casta, p r o v o c a n d o n e l ' a m m u t i n a m e n t o . S'era rifatto a r r u o l a n d o s i con gli spagnoli in rivolta c o n t r o N a p o leone e g u a d a g n a n d o s i i galloni di Generale. Nei suoi ideali
democratici portava un imperioso a r d o r e , che lo r e n d e v a di
difficile m a n e g g i o .
La situazione che trov a Palermo, q u a n d o v e n n e ad ass u m e r v i il c o m a n d o , e r a fra le p i ingarbugliate. Gl'inglesi
a v e v a n o b u o n i motivi d i s c o n t e n t e z z a n e i c o n f r o n t i della
C o r t e . Il sussidio ch'essi le p a s s a v a n o p e r c h p r o v v e d e s s e
alla difesa dell'isola c o n t r o i francesi, si p e r d e v a p e r mille rivoli c o m e s e m p r e avviene in Sicilia e n o n p r o d u c e v a n e a n c h e u n r e g g i m e n t o . I l R e n o n aveva b a n d i t o n e m m e n o l a
coscrizione, t r o v a n d o molto pi c o m o d o farsi difendere dalle forze terrestri e navali b r i t a n n i c h e .
E c o n o m i c a m e n t e , l'isola attraversava un m o m e n t o di relativa p r o s p e r i t . Gl'inglesi e r a n o b u o n i clienti: n o n solo
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c o m p r a v a n o sul posto d e r r a t e alimentari, ma vi sollecitavano la nascita d ' i n d u s t r i e p o r t a n d o v i i loro capitali e il l o r o


spirito i m p r e n d i t o r i a l e . Fu in questo p e r i o d o che le zolfare
si moltiplicarono e n a c q u e r o i cantieri O r l a n d o . Ma questa
r i a n i m a z i o n e r e n d e v a a n c o r a p i u r g e n t e u n a revisione d i
tutto il sistema fiscale, t u t t o r a i n c e p p a t o dai privilegi b a r o nali: il p r o b l e m a c h e il Caracciolo aveva i n v a n o t e n t a t o di
risolvere tornava a galla.
C o m e il lettore ricorder, la c o m p e t e n z a in questa m a t e ria e r a riservata a l P a r l a m e n t o , u n p a r l a m e n t o c h ' e r a tale
solo p e r m o d o d i d i r e . Diviso i n t r e C a m e r e c o m e quello
francese di p r i m a della rivoluzione, esso e r a c o m p l e t a m e n t e
d o m i n a t o dalle p r i m e d u e , quella dei nobili o b a r o n i , e
quella del clero, c o n t r o cui la terza, quella delle citt demaniali, cio sottratte alla giurisdizione di qualche feudatario,
n o n p o t e v a nulla, e con essa q u i n d i n o n p o t e v a n o nulla le
classi m e d i e che in m a g g i o r a n z a la c o m p o n e v a n o .
La Regina, che seguitava a g o v e r n a r e nella totale assenza
del Re, aveva bisogno di soldi p e r finanziare le sue a s s u r d e
imprese di riconquista. Si rivolse a Medici, che stavolta aveva s e g u i t o i suoi S o v r a n i a P a l e r m o , e Medici si rivolse al
P a r l a m e n t o c e r c a n d o d i d i v i d e r e l a C a m e r a d e l clero d a
quella dei b a r o n i con p r o m e s s e di esenzione p e r i b e n i della
Chiesa. Ma i b a r o n i c o n t r a r o n o la mossa facendo al clero altre e pi sostanziose promesse. Sicch q u a n d o l'assemblea si
r i u n ai p r i m i d e l 1810, si r i f o r m c o n t r o le p r e t e s e della
C o r t e il solito fronte clerico-baronale, g u i d a t o dai Principi
di Castelnuovo e di B e l m o n t e , che fra l'altro e r a n o zio e nipote. Esso dimezz il c o n t r i b u t o richiesto dal g o v e r n o e accett solo l'imposizione di u n a tassa del 5 p e r cento su tutti i
b e n i mobili, c h e q u i n d i n o n colpiva le i m m e n s e p r o p r i e t
terriere della nobilt e della Chiesa.
A b i l m e n t e sfruttata dalla p r o p a g a n d a , q u e s t a vittoria
inorgogl tutta la Sicilia, che c r e d e t t e di vedervi un'affermazione della p r o p r i a i n d i p e n d e n z a . In realt n o n aveva fatto
che ribadire i p o t e r i e i privilegi dei b a r o n i e del clero che,
171

dietro lo s c h e r m o d e l l ' i n d i p e n d e n t i s m o siciliano, seguitavano a far ricadere tutto il peso fiscale sulle altre classi. Secondo i calcoli di Mack-Smith, i b a r o n i p a g a v a n o a n n u a l m e n t e
35 mila scudi, il clero 31 mila e il resto p o v e r o della popolazione oltre 400 mila. Ma i siciliani n o n lo sapevano. Vedevano soltanto che i loro b a r o n i d a v a n o scacco m a t t o al governo del Re n a p o l e t a n o , e ci bastava a riempirli di fierezza.
A s m o n t a r e il meccanismo di questa o m e r t n o n e r a riuscito Caracciolo. Figuriamoci se p o t e v a riuscirvi Maria Car o l i n a c h e , col suo solito p a s s i o n a l e e g o c e n t r i s m o , i n t e r p r e t l'opposizione p a r l a m e n t a r e c o m e un affronto alla Cor o n a e a lei stessa, f o r n e n d o cos alla pubblica o p i n i o n e validi motivi p e r v e d e r e in quella d i a t r i b a un c o n t r a s t o fra il
p o t e r e centrale e l'autonomia siciliana. Essa diede di giacobini ai b a r o n i , di usurpazione al loro rifiuto, e suo g e n e r o D ' O r l a n s , che aveva u n certo b u o n senso, dovette mettercela tutta p e r p e r s u a d e r l a che il ricorso alla forza n o n sol o e r a impossibile p e r c h l'unica forza d e l g o v e r n o e r a n o
gl'inglesi che mai si sarebbero messi al servizio di quella causa, ma sarebbe a n c h e stata c o n t r o p r o d u c e n t e . Su suo consiglio, alcune alte cariche furono affidate a b a r o n i siciliani, e
q u e s t o bast ad a m m o r b i d i r n e la resistenza. Si c o n s e n t al
Re d ' i m p o r r e u n a tassa sulle vendite che, p e r q u a n t o m o d e sta, infrangeva l'esclusiva p a r l a m e n t a r e in m a t e r i a d ' i m p o ste, e su q u e s t o p u n t o si r u p p e il f r o n t e d e l l ' o p p o s i z i o n e .
Q u a l c u n o dice che B e l m o n t e si ribell p e r c h dalle cariche
e r a rimasto escluso, m a n e m a n c a n o l e p r o v e . C o m u n q u e ,
la sua reazione fu da siciliano vero, cio a b n o r m e . Si rivolse
s e g r e t a m e n t e agl'inglesi d i c e n d o s i p r o n t o a c o n v o c a r e un
altro p a r l a m e n t o a Messina e a fargli p r o c l a m a r e Re qualsiasi principe, a n c h e p r o t e s t a n t e , L o n d r a designasse al trono di Sicilia.
Il Re ne fu subito i n f o r m a t o e, sotto le solite p r e s s a n t i
sollecitazioni della Regina, fece a r r e s t a r e e d e p o r t a r e in varie isole B e l m o n t e , suo zio Castelnuovo e altri t r e influenti
b a r o n i . I n v a n o l ' O r l a n s cerc di o p p o r s i a q u e l gesto av172

v e n t a t o . Maria Carolina disse a sua figlia: Poich ho commesso la pazzia di p r e n d e r l o p e r g e n e r o , devo s o p p o r t a r l o ,


ma deve r e n d e r s i c o n t o che l'autorit legittima vince sempre. Sembrava che fosse p r o p r i o cos. Privata dei suoi capi
e i n t i m i d i t a d a l l ' e s e m p i o , l ' o p p o s i z i o n e b a r o n a l e vacill.
Ma p r o p r i o in quel m o m e n t o a rianimarla sopravvenne
Bentinck.
Il m a n d a t o che aveva ricevuto dal suo g o v e r n o era anche
politico. Allarmata dalla totale inefficienza del r e g i m e di Pal e r m o e dal m a l c o n t e n t o che r e g n a v a nell'isola, L o n d r a credeva che a rimediarvi bastasse qualche istituto r a p p r e s e n t a tivo che desse ai siciliani una giusta partecipazione al potere e che il P a r l a m e n t o dovesse a p p u n t o servire a q u e s t o .
Era logico che gl'inglesi lo credessero p e r c h cos era avven u t o in I n g h i l t e r r a . Il loro e r r o r e - del resto c o m p r e n s i b i le - e r a di attribuire al P a r l a m e n t o siciliano le stesse finalit
che aveva perseguito quello inglese, m e n t r e esso n o n era in
realt che il b a l u a r d o dei privilegi feudali. Ma ad a g g r a v a r e
l'equivoco c'era a n c h e il fatto che questi privilegi feudali il
g o v e r n o borbonico n o n voleva eliminarli o ridurli p e r istaur a r e u n a m a g g i o r e giustizia sociale, ma solo p e r alimentare
i p r o p r i sciali, soprusi e capricci. Lo scontro era q u i n d i fra
d u e antagonisti e n t r a m b i prevaricatori e d e n t r a m b i i n m a lafede. O g n u n o di essi si batteva p e r i p r o p r i esclusivi interessi. Ma e r a logico che l'occhio del radicale Bentinck fosse
colpito soprattutto dalle i n a d e m p i e n z e della Corte.
A v e n d o capito c h e il Re c'era solo p e r figura, egli a n d
subito dalla Regina e le t e n n e tale linguaggio ch'essa lo d e fin un insolente caporale. Fra i d u e cominci un duello
senza esclusione di colpi. O r a c h ' e r a diventata sua zia, p a r e
che M a r i a C a r o l i n a iniziasse u n n e g o z i a t o sotto b a n c o a n che con Napoleone, il quale le diede spago p e r tenere in
briglia M u r a t , che a: sua volta d e n u n z i a v a q u e s t e m a n o v r e
agl'inglesi. La tensione e r a tale che la Regina fu colpita da
un attacco apoplettico, ma se ne riprese con disperata energia. Era convinta che gl'inglesi volessero servirsi del Parla173

m e n t o p e r rovesciare la m o n a r c h i a e a n n e t t e r s i l'isola, e di
questo cerc di convincere a n c h e il Re.
F e r d i n a n d o ne fu pi a n n o i a t o che allarmato: n o n voleva seccature specie o r a c h e , oltre alla caccia, aveva trovato
a n c h e u n altro piacevole p a s s a t e m p o : l a c o m p a g n i a della
Principessa di P a r t a n n a . Ma c o m e al solito si lasci travolgere dalle frenese della m o g l i e e si rifiut di r i c e v e r e B e n tinck. Costui si rivolse al principe ereditario Francesco, e gli
p a r v e di t r o v a r e in lui un i n t e r l o c u t o r e r a g i o n e v o l e e di
b u o n senso. In realt il principe era un b u r o c r a t e pignolo e
abitudinario, p e d a n t e s c a m e n t e attaccato al particolare, che
si p e r d e nelle piccole cose e n o n vede le grandi c o m e diceva Ascoli, e cercava di e v a d e r e le responsabilit. Ma tale lo
aveva reso sua m a d r e t e r r o r i z z a n d o l o . A n c h e stavolta essa
cerc d'intimidirlo tacciandolo di ribelle p e r c h si era m o strato a c c o m o d a n t e con Bentinck. Ma questi n o n gliene dette il t e m p o . Ai p r i m i di g e n n a i o del 1812 o r d i n alle sue
t r u p p e di marciare su Palermo e intim al Re di delegare il
p o t e r e al Principe in qualit di Vicario sotto minaccia di d e p o r t a z i o n e di t u t t a la famiglia reale a Malta e d'istituzione
di u n a r e g g e n z a affidata all'Orlans. Maria Carolina g r i d
al t r a d i m e n t o e invoc la resistenza a oltranza. F e r d i n a n d o ,
pi ragionevole di lei e in fondo c o n t e n t o di essere esentato
da tutti quei fastidi, si rassegn.
Le p r i m e m i s u r e del Vicario furono il richiamo dei b a r o ni d e p o r t a t i , la n o m i n a di B e l m o n t e agli Affari Esteri e di
C a s t e l n u o v o alle F i n a n z e , e la revoca della tassa i m p o s t a
senza il consenso del P a r l a m e n t o . D o p o d i c h fu n o m i n a t o
u n comitato d i giuristi, p r e s i e d u t o dall'abate Balsamo, p e r
r e d i g e r e un testo di Costituzione. Secondo alcuni storici, fra
cui H a r o l d Acton, fu Bentinck a volerlo ricalcato sul modello inglese. Secondo Mack-Smith invece il Generale, il quale
o r m a i agiva da p r o c o n s o l e in t e r r a di conquista, fece p r e senti a Balsamo i pericoli di un simile trapianto in un contesto sociale cos diverso da quello britannico e molto p i arcaico. Per il modello inglese si p r o n u n c i invece c e r t a m e n t e
174

il Re, c o n s i d e r a n d o l o n o n il meglio ma il m e n o peggio p e r


gl'interessi suoi e della dinastia. Egli odiava la Costituzione,
si r i p r o m e t t e v a di abolirla e s p e r a v a c h e il suo c o m p l e s s o
meccanismo contribuisse al suo discredito r e n d e n d o l a inop e r a n t e . Il calcolo si rivel abbastanza fondato.
U n ' a u r a di entusiasmo p e r v a d e v a il P a r l a m e n t o q u a n d o
si r i u n p e r la discussione e l'approvazione di quello Statuto, nell'estate del '12. Sulla carta, esso r a p p r e s e n t a v a la fine
del r e g i m e feudale. I bracci da tre e r a n o ridotti a d u e che
si c h i a m a v a n o , c o m e in I n g h i l t e r r a , dei Pari e dei C o m u n i .
L a Sicilia e r a p r o c l a m a t a R e g n o i n d i p e n d e n t e : i l R e n o n
p o t e v a lasciarla senza il c o n s e n s o d e l p a r l a m e n t o , e se un
g i o r n o fosse t o r n a t o a Napoli avrebbe d o v u t o affidare il tron o dell'isola a l f i g l i o p r i m o g e n i t o . T u t t i e r a n o u g u a l i d i
fronte alla legge e n e s s u n o poteva essere i m p r i g i o n a t o senza r e g o l a r e processo. La t o r t u r a e r a abolita e la c e n s u r a limitata alle questioni religiose.
A n c o r a p i i m p o r t a n t e fu l'abrogazione di tutti quegl'istituti su cui si basava l'impalcatura feudale della societ siciliana. Q u e s t a dichiarazione di p r i n c i p i o fu letta fra le generali ovazioni, c o m p r e s e quelle dei b a r o n i che a v r e b b e r o
d o v u t o farne le spese. Ma q u a n d o si cominci a d i s c u t e r n e
l'applicazione ai casi concreti, ci si accorse che il feudalesimo o g n u n o lo vedeva a m o d o suo e aveva u n ' i d e a sua p r o pria di cosa in realt dovesse essere abolito e c o m e lo si d o vesse abolire.
La battaglia pi grossa s'imperni sul fedecommesso che
fin allora aveva fatto obbligo al testatore di lasciare la p r o priet indivisa a un unico successore, p e r c h e r a su questo
diritto di maggiorasco che si reggeva tutta la s t r u t t u r a feudale. Q u i il fronte d e i b a r o n i , che d o m i n a v a n o la C a m e r a
dei Pari, si r u p p e p e r c h Castelnuovo, n o n a v e n d o figli, e r a
p e r l'abolizione, cio p e r la libert di ripartire il p a t r i m o n i o
fra pi eredi, m e n t r e B e l m o n t e che, c o m e suo p r i m o nipote, e r a designato alla sua cospicua eredit, voleva la conferma della indivisibilit, cio del fedecommesso.
175

N o n fu il solo p u n t o su cui n o n si riusc a trovare l'accord o , p e r il semplice motivo che m a n c a v a quello di base. Alcuni b a r o n i e r a n o p e r la resistenza indiscriminata e la difesa di tutti i privilegi, a n c h e i p i retrivi, c o m e l'esenzione
totale dai tributi e il m a n t e n i m e n t o della p r o p r i a giurisdizione nei rispettivi feudi. Ma a n c h e quelli che con m a g g i o re accortezza si m o s t r a v a n o disposti ad a b b a n d o n a r e queste
trincee del p i ottuso c o n s e r v a t o r i s m o , in realt m i r a v a n o
n o n a l i q u i d a r e , ma solo a r i d i m e n s i o n a r e il f e u d a l e s i m o ,
salvandone l'essenziale e anzi p u n t e l l a n d o l o . Facendosi come al solito s c h e r m o della p a r o l a libert, essi v o l e v a n o
soltanto rafforzare la p r o p r i a nei confronti del p o t e r e centrale, cio del Re. Quella delle plebi, in s t r a g r a n d e maggior a n z a c o n t a d i n i , restava p u r a m e n t e platonica p e r c h , n o n
a v e n d o essi p r o p r i mezzi di sussistenza, tutta la loro libert
consisteva al massimo nel cambiare p a d r o n e . I n s o m m a , e r a
u n a r i v o l u z i o n e t i p i c a m e n t e italiana, cio c h e si e s a u r i v a
nei n o m i . Nel p a r l a m e n t o siciliano si faceva un g r a n scialo
di p a r o l e inglesi: le leggi si c h i a m a v a n o bills, il bilancio budget e ad o g n i passo s'invocava Yhabeas corpus. Ma al r i p a r o di
q u e s t a t e r m i n o l o g i a , d i r i f o r m e sostanziali, c o m e q u e l l a
agraria, n o n se ne var u n a , e il risultato fu u n a riconferma
degli assoluti e intangibili diritti del p r o p r i e t a r i o n o n soltanto sul suolo, ma a n c h e sul sottosuolo, che p r o p r i o allora
d i v e n t a v a i m p o r t a n t i s s i m o p e r l a famelica d o m a n d a d i
zolfo sul m e r c a t o m o n d i a l e . Alcuni p r o p r i e t a r i c o m e i L a m p e d u s a ci fecero degli affari che c o m p e n s a v a n o l a r g a m e n t e
la rinunzia alla giurisdizione sul feudo, il quale in sostanza tale restava.
Q u e s t o imbroglio fu favorito dalla inesperienza e pasticcioneria di chi cercava di avversarlo, cio della C a m e r a dei
C o m u n i , i n t e r p r e t e delle esigenze dei ceti m e d i , s o p r a t t u t t o
delle p r o v i n c e orientali. Essa e r a g u i d a t a da d u e ex-fuorusciti vissuti e n t r a m b i in Francia, dove si e r a n o intrisi di giacobinismo: Vaccare e Rossi, detto il Mirabeau della Sicilia.
Invece di a p p o g g i a r e il riformismo realistico, a n c h e se m o 176

d e r a t o , di Castelnuovo, col loro astratto e demagogico massimalismo - destinato a r e s t a r e la d a n n a z i o n e delle sinistre


italiane -, favorirono soltanto il subdolo giuoco dei Pari, intesi a svuotare la Costituzione di ogni c o n t e n u t o economico
e sociale. C o m e i loro p r e d e c e s s o r i della Repubblica Parten o p e a , essi p a r l a v a n o delle masse p o p o l a r i c o m e se le avess e r o a v u t e d i e t r o di l o r o , m e n t r e q u e s t e e r a n o in piazza a
t u m u l t u a r e c o n t r o il P a r l a m e n t o , cui a d d e b i t a v a n o la carestia di p a n e c h e le aveva colpite, e B e l m o n t e d o v e t t e fare
appello alle t r u p p e inglesi p e r ripristinare l'ordine.
Il Re si fregava le m a n i . Egli aveva accettato la Costituzione p e r c h Bentinck gliel'aveva imposta e p e r c h essa gli
assegnava u n a lista civile che, con g r a n d e scandalo del Gen e r a l e inglese, a m m o n t a v a alla m e t del r e d d i t o nazionale.
Ma la Regina n o n si contentava di questo e seguitava a trescare, t a n t o che B e n t i n c k a un c e r t o p u n t o chiese al Re di
a l l o n t a n a r l a c o m e p e r t u r b a t r i c e d e l l ' o r d i n e pubblico. La
figlia di Maria Teresa p u essere oppressa e calunniata, n o n
disonorata! essa rispose nel suo m e l o d r a m m a t i c o tono. Ma
di l a poco, q u a n d o il Principe Vicario c a d d e vittima di un
m a l a n n o che lo ridusse in fin di vita e p r e s e n t a v a tutti i sintomi di un'intossicazione, la voce pubblica accus sua m a d r e di averlo avvelenato ed egli stesso ne ebbe il sospetto.
Bentinck, ci c r e d e s s e o n o n ci c r e d e s s e , ne a p p r o f i t t p e r
reiterare in t e r m i n i ultimativi la sua richiesta, e F e r d i n a n d o
d o v e t t e r a s s e g n a r s i a esiliare la moglie a S. M a r g h e r i t a in
quel di Girgenti, con l ' i m p e g n o che nella successiva p r i m a vera essa sarebbe partita p e r Vienna.
Invece di tenersi finalmente tranquilla, la turbolenta d o n na t o r n segretamente da lui p e r i n d u r l o a revocare il Vicariato, a r i p r e n d e r e in m a n o il potere e ad a n n u l l a r e la Costit u z i o n e . Bentinck, q u a n d o lo s e p p e - e lo s e p p e subito -,
perse le staffe. Della Costituzione, a n c h e lui era deluso: Da
q u a n d o e n t r a t a in v i g o r e - scriveva -, n o n si e m a n a t a
u n a legge che si sia c o n f o r m a t a alle sue regole, e aveva finito p e r d a r r a g i o n e a Balsamo q u a n d o diceva che la libert
177

nelle m a n i dei siciliani e r a come u n a pistola nelle m a n i di


un b i m b o o di un pazzo. Ma a l m e n o su u n a cosa n o n intendeva t o r n a r e indietro: nella riduzione dei poteri del Re.
Q u a n d o s e p p e che questi, c o m e al solito succubo di sua m o glie, e r a t o r n a t o a P a l e r m o p e r d i s a r c i o n a r e il figlio, lo affront di p e r s o n a e lo costrinse a r i n u n c i a r e al p r o g e t t o e a
firmare u n a lettera con cui ingiungeva alla Regina di partire, consigliando ci c o m e amico, c h i e d e n d o l o c o m e m a r i t o
e o r d i n a n d o l o c o m e Re.
C o m e al solito Maria C a r o l i n a si r i c o r d di essere figlia
di Maria Teresa e si sfog in lettere d e g n e di un p e r s o n a g gio di Racine. Ne scrisse a tutti, a n c h e a Bentinck. Fu forse
p e r subire questo t r a t t a m e n t o che sfuggii alla scure, alle cospirazioni, ai t r a d i m e n t i dei giacobini n a p o l e t a n i ? Fu p e r
questo che aiutai Nelson a vincere la battaglia del Nilo? Per
q u e s t o c h e p o r t a i il vostro esercito in Sicilia? G e n e r a l e ,
q u e s t o il vostro o n o r e inglese? Part in m a g g i o e i m p i e g
otto mesi p e r r a g g i u n g e r e V i e n n a , d o v e se n ' e s c o g i t a r o n o
di tutte p e r r i t a r d a r e il suo arrivo. Q u a n d o vi giunse, il Primo Ministro Metternich la confin a sei miglia dalla C o r t e ,
col divieto di recarvisi. Vi a n d r u g u a l m e n t e - ella disse -:
v e d r e m o se ne scacceranno l'ultima figlia di Maria Teresa.
N o n la scacciarono. E fu, fra t a n t e a m a r e z z e , l'unica sua
consolazione.
, Pochi mesi d o p o , m o r .
A P a l e r m o , il giuoco c o n t i n u a v a s e r r a t o nella paralisi d e i
pubblici p o t e r i . Bentinck, i m p r e s s i o n a t o dal massimalismo
parolaio dei C o m u n i , cerc di r i p o r t a r e la concordia almeno fra i Pari riconciliando B e l m o n t e con C a s t e l n u o v o , ma
n o n c i riusc. F u forse p e r q u e s t o c h e chiese u n c o m a n d o
militare ih Spagna. L'ottenne, ma n o n vi g u a d a g n molti allori e ci rimase poco. L o n d r a lo rivolle a Palermo, dove la situazione n o n faceva che deteriorarsi. B e l m o n t e p r o p o s e add i r i t t u r a c h e , p e r r i m e t t e r v i o r d i n e , l ' I n g h i l t e r r a facesse
della Sicilia un suo p r o t e t t o r a t o , e Bentinck n o n respnse l'i178

dea. Ma da L o n d r a risposero che, c o m e fonte di guai, l'Irl a n d a gli bastava, e che l'unico interesse inglese in Sicilia era
strategico e q u i n d i sarebbe finito con la g u e r r a , cio con Nap o l e o n e . Nel P a r l a m e n t o n o n si riusciva a f o r m a r e u n a
m a g g i o r a n z a su nulla, il g o v e r n o si dimise, quello che p r e s e
il suo posto e r a formato di u o m i n i la cui et m e d i a s u p e r a v a
i 75 a n n i , e i c o n s e r v a t o r i p r o f i t t a r o n o di t u t t o q u e s t o p e r
abbozzare u n a m a n o v r a intesa a restituire al Re tutti i poteri, c o m p r e s o quello di abolire la Costituzione.
Di fronte a q u e s t a minaccia, B e n t i n c k assunse il m a n t o
del d i t t a t o r e , sciolse g o v e r n o e p a r l a m e n t o , indisse n u o v e
elezioni e vi partecip di p e r s o n a raccogliendo tali ovazioni
d o v u n q u e si presentava che ricominci ad accarezzare il sog n o di u n a Sicilia r i d o t t a a suo p r o c o n s o l a t o in n o m e di
S.M. Britannica. Per sua fortuna la g u e r r a che o r m a i divampava in E u r o p a d o p o la catastrofe di N a p o l e o n e in Russia lo
richiam ad altre mansioni. Ma il seguito di questa vicenda
lo v e d r e m o d o p o .
A P a l e r m o il suo p o s t o e r a stato p r e s o dal d i p l o m a t i c o
A C o u r t , che nei suoi r a p p o r t i a L o n d r a fece della situazione u n a disamina molto obbiettiva. In Sicilia, scrisse pressapp o c o , u n g o v e r n o costituzionale p u r e g g e r s i solo s u u n a
forza esterna, p e r c h di sue n o n ne ha. L'analfabetismo n o n
consente la nascita di u n a pubblica o p i n i o n e che possa esercitare il suo peso. Abituati all'obbedienza passiva, i siciliani
si a s p e t t a n o che a far p e r loro siano gli altri, e nel caso specifico gl'inglesi. Se costoro, invece di a p p o g g i a r e una cosa
poco adatta al Paese c o m e la Costituzione, avessero a p p o g giato delle riforme spicciole c o m e l'uguaglianza di fronte alla legge e u n a p i e q u a ripartizione fiscale, a v r e b b e r o fatto
molto meglio. O r a , bisognava scegliere: seguitare a difendere la Costituzione significava a s s u m e r e in q u a l c h e m o d o il
g o v e r n o dell'isola. Disinteressarsene, significava a b b a n d o narla nelle m a n i di un Re che n o n vedeva l'ora di revocarla.
Q u a n t o a l l ' i n d i p e n d e n z a della Sicilia da Napoli, questo sarebbe equivalso ad a b b a n d o n a r e l'isola alla m e r c di u n a ca179

sta b a r o n a l e a n c o r a p i s a t r a p e s c a e retriva dei B o r b o n e .


Per i siciliani, concludeva A' C o u r t , la Costituzione soltanto un balocco, un p r e t e s t o di vuota logomachia, in cui n o n
si sa se sia pi spregevole il d o p p i o giuoco dei reazionari o
la d e m a g o g i a dei radicali. I siciliani h a n n o capito che la lib e r t solo la libert dei b a r o n i di c o n t i n u a r e a o p p r i m e r l i .
Perci, sotto sotto, e p u r d i s s i m u l a n d o l o , essi d e s i d e r a n o
u n a r e s t a u r a z i o n e dei p o t e r i del Re, il q u a l e c e r t a m e n t e li
u s e r p e r i m p o r r e u n a tirannia esosa, m a s e m p r e m e n o
esosa di quella dei baroni.
Ma a q u e s t o p u n t o b i s o g n a far p a u s a p e r r i p r e n d e r e il
corso degli avvenimenti internazionali, di cui quelli italiani
n o n e r a n o che u n riflesso.

CAPITOLO DICIOTTESIMO

LA CATASTROFE

Verso la fine del 1812, il vocabolario degl'italiani si arricch


di n u o v e e strane parole, c h ' e r a n o soprattutto n o m i di citt
e di fiumi: Vilna, Kovno, Smolensk, la Vistola, B o r o d i n o , il
N i e m e n . Abituato ad aspettare che altri decidesse la sua sorte, il p o p o l i n o n o n aveva mai seguito con molto interesse le
a v v e n t u r e g u e r r i e r e di N a p o l e o n e . Ma stavolta, sotto le
b a n d i e r e d e l l ' I m p e r a t o r e , c'erano a n c h e gl'italiani: 30 mila
l o m b a r d i sotto il c o m a n d o d e l vicer E u g e n i o , e o t t o m i l a
n a p o l e t a n i sotto il c o m a n d o di M u r a t . Le notizie sembravan o a r r i v a r e d a u n altro m o n d o , t a n t o r e m o t o e r a i l t e a t r o
degli avvenimenti. Ma da u n a lettera di E u g e n i o a sua m o glie, a Milano si riseppe che in un certo paese dalla p r o n u n cia impossibile, Malojaroslawetz o qualcosa del g e n e r e , 17
mila italiani g u i d a t i dal g e n e r a l e Pino a v e v a n o r e t t o vittor i o s a m e n t e il confronto c o n t r o 60 mila russi, tanto da meritarsi la citazione all'ordine del g i o r n o .
Di singoli italiani dotati di virt militari, ce n ' e r a n o semp r e stati, anzi e r a l'Italia che aveva fornito alla S p a g n a e all'Austria i loro d u e pi g r a n d i generali: Alessandro Farnese
ed E u g e n i o di Savoia. Ma era la p r i m a volta che si sentiva di
un reparto italiano che si copriva di gloria sotto b a n d i e r a italiana. E p e r q u a n t o scarsi fossero nel nostro Paese l'orgoglio
e gli e n t u s i a s m i militari, la g e n t e si a p p a s s i o n a q u e g l i
eventi e ne attese c o n i m p a z i e n z a i r e d u c i p e r farseli r a c contare.
Di r e d u c i ce ne f u r o n o pochi, a p p e n a un migliaio. Altri
t o r n a r o n o alla spicciolata d o p o mesi, e q u a l c u n o d o p o anni,
distrutti nel fisico e n e l m o r a l e . Ma di oltre 25 mila n o n si
181

ebbe pi n e s s u n a notizia. I sopravvissuti p a r l a v a n o con gli


occhi sbarrati di u n a marcia senza fine in solitudini senza fin e , c o p e r t e da un m a n t o di neve in cui le g a m b e sprofondavano, di morti e m o r e n t i lasciati p e r strada. Cos e r a termin a t a la c a m p a g n a di Russia, c o n cui N a p o l e o n e aveva sognato di diventare il C a r l o m a g n o della n u o v a E u r o p a , e che
invece lo aveva c o n d o t t o alla catastrofe.
Riepiloghiamone il filo.
N e l 1810 egli aveva b u o n i motivi di c r e d e r s i al r i p a r o da
qualsiasi sorpresa. A combatterlo, perseverava solo l'Inghilt e r r a , rimasta da s e m p r e in g u e r r a con lui, salvo l'armistizio
di Amiens d u r a t o a p p e n a tredici mesi fra il 1802 e il 1803.
Ma era u n a g u e r r a che n o n si combatteva p e r c h gl'inglesi
p o t e v a n o farla solo sul m a r e , d o v e invece N a p o l e o n e n o n
poteva farla d o p o l ' a n n i e n t a m e n t o della sua flotta a Trafalgar da p a r t e di Nelson (1805). Gl'inglesi cercavano di mettere in crisi la Francia e i suoi satelliti i m p e d e n d o n e il commercio marittimo. N a p o l e o n e r i s p o n d e v a col blocco continentale, cio c h i u d e n d o i p o r t i alle navi inglesi. S e b b e n e
recasse gravi d a n n i all'economia di e n t r a m b i i c o n t e n d e n t i ,
q u e s t a situazione a v r e b b e p o t u t o c o n t i n u a r e all'infinito.
L'Inghilterra n o n poteva risolverla che a n n o d a n d o alleanze
con p o t e n z e in g r a d o di attaccare N a p o l e o n e a n c h e coi loro
eserciti. A q u e s t o aveva s e m p r e teso la sua diplomazia, instancabile suscitatrice di coalizioni antifrancesi.
M a o r m a i s e m b r a v a c h e q u e s t o giuoco n o n potesse p i
riuscirle. Di p o t e n z e infatti in g r a d o di sfidare N a p o l e o n e
ce n ' e r a n o d u e sole: la Russia e l'Austria, e di e n t r a m b e egli
si e r a g u a d a g n a t a l'amicizia. Nel 1807 si e r a i n c o n t r a t o a
Tilsit con lo Zar Alessandro, e aveva stabilito con lui u n a pace, che fin allora aveva funzionato abbastanza b e n e e pareva
fornire garanzie a n c h e p e r il futuro. Q u a n t o all'Austria, d o po averla p e r l'ennesima volta b a t t u t a a W a g r a m nel 1809,
N a p o l e o n e se n ' e r a assicurata la b e n e v o l e n z a con un legame dinastico s p o s a n d o la figlia d e l suo I m p e r a t o r e , Maria
182

Luigia. Q u e s t e p a r e n t e l e tra famiglie r e g n a n t i in realt contavano m e n o di q u a n t o pensasse e sperasse N a p o l e o n e . Ma


contavano. Sicch q u a n d o nel 1811 Maria Luigia gli dette il
sospirato e r e d e , che fu subito insignito del titolo di Re di
Roma, Napoleone credette di aver finalmente dato u n a
stabile base al suo I m p e r o e di poterlo trasmettere al legittimo successore: mescolato con quello Asburgo, il sangue di
Napoleone, c o m e lui lo chiamava con orgoglio, avrebbe reg n a t o su mezza E u r o p a .
Ma fu p r o p r i o in q u e l m o m e n t o c h e l ' a c c o r d o di Tilsit
e n t r in crisi. N o n qui il caso di analizzare i complicati m o tivi che ne p r o v o c a r o n o l'incrinatura. Quello f o n d a m e n t a l e
che e n t r a m b i i c o n t r a e n t i lo avevano stipulato in mala fede, diffidando l'uno dell'altro e in attesa di u n a b u o n a occasione p e r r e g o l a r e i conti. Per lo Zar q u e s t ' o c c a s i o n e fu la
r a g g i u n t a pace con l ' I m p e r o Turco che finalmente lo liberava da un nemico insidioso, coraggioso e ostinato. Egli riapr
i p o r t i al c o m m e r c i o inglese e i m p o s e forti dazi alle m e r c i
francesi, cio fece il c o n t r a r i o di ci che aveva p r o m e s s o a
Tilsit. E N a p o l e o n e , che dal canto suo aveva ridotto il G r a n ducato di Varsavia a base militare, decise la spedizione p u nitiva.
Quella che nel g i u g n o del 1812 inizi la l u n g a marcia nel
c u o r e della Russia, si chiamava G r a n d e Armata, e lo era:
quasi 800 mila u o m i n i delle pi diverse nazionalit. I tecnici dicono che fu p r o p r i o la sua i m p o n e n z a a fare la sua imp o t e n z a di fronte alla strategia russa, basata su rapidi sganciamenti e ritirate. Sta di fatto che p e r t r o v a r e un esercito
schierato in quell'ordine di battaglia in cui e r a un i n s u p e r a to m a e s t r o , N a p o l e o n e d o v e t t e a r r i v a r e fino a Mosca, e
n e m m e n o l riusc a r i p o r t a r e u n a vittoria definitiva. Sebbene b a t t u t o , il n e m i c o riusc a sfuggire alla sua m a n o v r a aggirante, m e n t r e la citt, quasi tutta di legno, finiva in un imm e n s o r o g o e i p r i m i f r e d d i c o m i n c i a v a n o a m o r d e r e la
t r u p p a s t r e m a t a d a q u e l l ' i n t e r m i n a b i l e cavalcata. Per cinque settimane, N a p o l e o n e attese dei plenipotenziari con of183

ferte di p a c e . E forse fu q u e s t o il s u o p i t r a g i c o sbaglio.


Q u a n d o d i e d e il via alla ritirata, gi la neve ricopriva c o m e
un funebre sudario quegl'immensi spazi, e il nemico riorganizzato tornava alla controffensiva con le sue cavallerie.
Q u a n t i ne m o r i r o n o ? Impossibile d i r l o . Ma sta di fatto
c h e l'unico r e p a r t o o r g a n i c o c h e riusc a r i a t t r a v e r s a r e il
confine polacco fu quello delle G u a r d i e al c o m a n d o di Ney.
N a p o l e o n e aveva affidato il c o m a n d o s u p r e m o a M u r a t p e r
accorrere a Parigi dove alcuni congiurati, d a n d o l o p e r m o r to, avevano tentato un colpo di Stato e p e r poco n o n c'erano riusciti. C o n la sua s o v r u m a n a energia e a mezzo di misure spietate raccolse un altro esercito p e r farsi i n c o n t r o ai
russi cui o r a si e r a n o uniti a n c h e i prussiani. Bisognava batterli p e r p r e v e n i r e un i n t e r v e n t o dell'Austria, il cui attegg i a m e n t o , m a l g r a d o i l e g a m i dinastici, stava r i d i v e n t a n d o
i n c e r t o . Ma i n c e r t o fu a n c h e l'esito delle d u e p r i m e battaglie. Segu un armistizio che si sarebbe a n c h e p o t u t o t r a d u r re in u n a pace, se N a p o l e o n e si fosse indotto a qualche concessione. Ma ne e r a i n c a p a c e , e q u e s t o forn all'Austria il
pretesto p e r scendere in c a m p o c o n t r o di lui. Dresda fu l'ultima vittoria del g r a n d e condottiero. A Lipsia, d u e mesi d o p o , il suo raccogliticcio esercito, p i c h e essere disfatto, si
disfece, e l'esausta Francia n o n e r a pi in g r a d o di fornirne
u n altro.
M e n t r e gli Alleati cominciavano a invaderla, il Parlamento chiedeva la pace, cio la resa. Se N a p o l e o n e ne avesse accolto l'invito r i n u n z i a n d o a t u t t e le sue c o n q u i s t e , forse
a v r e b b e p o t u t o c o n s e r v a r e il t r o n o . Invece sconfess i p a r l a m e n t a r i tacciandoli di fellona, riusc a raccogliere qualche
migliaio di u o m i n i , e tra il febbraio e il m a r z o 1814 inflisse
a n c o r a gravi p e r d i t e agli invasori, ma senza riuscire a fermarli. Essi e n t r a r o n o a Parigi, e v ' i s t a u r a r o n o un g o v e r n o
provvisorio con cui i n t a v o l a r o n o negoziati d i p a c e . N a p o leone era a n c o r a col suo q u a r t i e r generale a Fontainebleau,
a p o c h i c h i l o m e t r i dalla capitale. N o n voleva a r r e n d e r s i .
Consult i suoi marescialli che a lui d o v e v a n o tutto: carrie184

ra, gloria, titoli, onori. Ma il loro rifiuto di r i p r e n d e r e le armi n o n e r a un t r a d i m e n t o , a n c h e se tale a lui parve; era solo u n a constatazione d'impotenza.
Il 6 aprile abdic. Ma p e r il c o m o d o del lettore, seguiam o n e a n c o r a la vicenda. I suoi riflessi sull'Italia li v e d r e m o
dopo.
P r i m a a n c o r a che i vincitori decidessero il da farsi, r i e n t r
in F r a n c i a il legittimo p r e t e n d e n t e al t r o n o d e i B o r b o n e .
Era il C o n t e di Provenza, fratello m i n o r e del Re finito sotto
la ghigliottina. Egli assunse il titolo di Luigi X V I I I , Re di
F r a n c i a e di N a v a r r a p e r grazia di Dio d i m o s t r a n d o con
q u e s t a f o r m u l a c h e n o n t e n e v a a l c u n c o n t o della v o l o n t
della N a z i o n e e cio c h e si c o n s i d e r a v a un Re assoluto sec o n d o il c o n c e t t o d e l l ' a n t i c o r e g i m e , c o m e se in q u e i
v e n t ' a n n i n o n fosse successo nulla. E gli Alleati cominciarono a n e g o z i a r e c o n lui il s e c o n d o d e i t a n t i trattati che o r a
sono conosciuti col n o m e r i a s s u n t i v o di Trattati di Vienna, dove si conclusero.
Il p r i m o , quello di F o n t a i n e b l e a u , lo a v e v a n o stipulato
fra loro p e r decidere la sorte di N a p o l e o n e . L'avversario pi
cavalleresco nei r i g u a r d i del vinto si era mostrato lo Zar, che
gli aveva fatto a s s e g n a r e l'isola d ' E l b a col titolo di Re, un
decoroso a p p a n n a g g i o e un piccolo presidio p e r difendersi
c o n t r o le incursioni dei pirati saraceni. N a p o l e o n e p a r t in
carrozza p e r Frjus. Nel N o r d ricevette le acclamazioni delle citt in cui passava. Ma via via c h e s c e n d e v a verso S u d ,
l'accoglienza si faceva s e m p r e p i ostile: t a n t o che p e r n o n
farsi r i c o n o s c e r e , i n d o s s u n a divisa di ufficiale a u s t r i a c o
(un episodio che a noi italiani d o v r e b b e r i c o r d a r e qualcosa)
e p r e f e r i m b a r c a r s i su u n a fregata inglese t e m e n d o c h e i
francesi lo avvelenassero.
N o n aveva che q u a r a n t a c i n q u e anni, u n ' e t a cui difficile rassegnarsi, e le notizie che gli arrivavano dalla Francia
n o n e r a n o tali da invogliarvelo. I saccheggi commessi dagli
Alleati a v e v a n o resuscitato il p a t r i o t t i s m o francese m e n t r e
185

l'assolutismo del n u o v o r e g i m e rianimava lo spirito rivoluzionario. Luigi aveva gi firmato la r i n u n z i a a tutte le conquiste p e r cui il Paese si e r a d i s s a n g u a t o : O l a n d a , Belgio,
G e r m a n i a , Svizzera, Italia. Certo, n o n poteva sottrarvisi. Ma
era la fine di u n a Grandeur, di u n a grandezza cui la Francia
o r m a i si era abituata. E p e r di pi infierivano le purghe,
disgrazia di t u t t e le Restaurazioni. Gli alti c o m a n d i civili e
militari venivano monopolizzati dagli migrs, dai fuorusciti,
che la Francia si e r a o r m a i avvezzata a c o n s i d e r a r e dei traditori, e che o r a sfogavano le loro vendette sugli uomini che
avevano contribuito a r e n d e r l a p o t e n t e e t e m u t a . L'indignazione r a g g i u n s e il colmo q u a n d o al vecchio glorioso tricolore, che aveva sventolato su tanti camp di battaglia e di vittoria, fu sostituito il vessillo bianco dei B o r b o n e .
Di tutto questo, N a p o l e o n e era informato dai suoi seguaci. Alla fine di febbraio (del 1815), part di nascosto dall'Elba, e il 1 m a r z o sbarc a Frjus. I suoi calcoli si rivelarono
esatti. Alla sua c o m p a r s a la Francia prese fuoco. Un r e p a r t o
m a n d a t o g l i incontro, invece di arrestarlo, si mise ai suoi ordini. La colonna in marcia su Parigi n o n faceva che ingross a r e . I vecchi g e n e r a l i di N a p o l e o n e , che p o i e r a n o quasi
tutti giovani, si schieravano con lui. Il Re fugg. Le G r a n d i
Potenze a c c a n t o n a r o n o i negoziati p e r restituire la p a r o l a
agli eserciti.
Da Parigi, che lo aveva accolto in delirio, N a p o l e o n e lanci un proclama con cui s'impegnava a r i n u n c i a r e al g r a n d e
I m p e r o , ma senza precisare fino a che p u n t o . Sapeva benissimo che, a n c h e se si fosse contentato delle antiche frontiere
naturali, n o n avrebbe evitato la g u e r r a . Voleva soltanto dim o s t r a r e ai francesi che questa gli era imposta, e infatti n o n
p e r s e t e m p o a p r e p a r a r v i s i p e r n o n d a r e al n e m i c o quello
di c o n c e n t r a r e le sue i m p o n e n t i forze.
I p r e p a r a t i v i , da u n a p a r t e e dall'altra, d u r a r o n o circa
t r e mesi, i famosi Cento giorni. Al t e r m i n e N a p o l e o n e ,
che aveva sperato di raccogliere 600 mila uomini, n o n se ne
trov sotto le b a n d i e r e che 130 mila. I soli prussiani ne ave186

vano altrettanti, e con gli altri alleati lo a t t e n d e v a n o in Belgio. A n c o r a u n a volta f u r o n o s o r p r e s i dalla sua r a p i d i t e
colti di c o n t r o p i e d e , p r i m a che russi e austriaci arrivassero.
Il 18 g i u g n o , a W a t e r l o o , il c o m a n d a n t e in c a p o inglese,
Wellington, fu sopraffatto, e N a p o l e o n e sped a Parigi l'ann u n z i o della vittoria. Ma al m o m e n t o di assestare il colpo
decisivo, fu a sua volta sorpreso dai prussiani, e la vittoria si
t r a m u t in disfatta.
Rientr a Parigi il 2 1 . Voleva ancora t e n t a r e . Ma il Paese
stremato n o n gli obbediva pi. Per la seconda volta abdic,
e stavolta senza speranza. Scrisse u n a lettera al Re d'Inghilterra r i m e t t e n d o s i alla sua generosit. E l'Inghilterra, a cui
N a p o l e o n e e r a costato v e n t ' a n n i di g u e r r e , rispose inviandogli a Rochefort u n a nave che lo condusse, senza dirglielo,
nell'Isola di S a n t ' E l e n a , a d u e m i l a c h i l o m e t r i dalla costa
africana.
Ci visse, o meglio ci agonizz ancora sei anni.
Lo Zar Alessandro che aveva dato il maggior contributo alla
vittoria cerc di r e s t a r n e a n c h e il m a g g i o r beneficiario imp e g n a n d o gli altri alleati ( I n g h i l t e r r a , Austria e Prussia) a
firmare quel d o c u m e n t o che poi fu chiamato Santa Alleanza. Gli storici a n c o r a si scervellano sulle i n t e n z i o n i che lo
s p i n s e r o a c o m p i l a r e q u e s t a specie di magna charta della
nuova E u r o p a , redatta su toni ispirati di pietismo mistico.
Goethe la salut c o m e l'accendersi di u n a g r a n d e s p e r a n z a
per tutta l'umanit. Ma il ministro inglese Castlereagh ci vide soltanto un sublime miscuglio d'idealismo e di follia e
quello austriaco Metternich un p o m p o s o vuoto. A loro interessavano d u e cose sole: ripristinare in E u r o p a il principio della legittimit dinastica, c h e la Rivoluzione francese
aveva n e g a t o e violato, e i m p e d i r e che il vuoto di p o t e r e lasciato da N a p o l e o n e fosse r i e m p i t o da qualche altra Potenza. La pi qualificata a occuparlo era l'immensa Russia, vera vincitrice di quella g u e r r a che aveva p o r t a t o i suoi eserciti nel c u o r e d ' E u r o p a . Bisognava d u n q u e imbrigliarla. E a
187

ci p r o v v i d e l ' I n g h i l t e r r a , i n s u p e r a b i l e m a e s t r a in questi
giuochi di c o n t r a p p e s o , i n d u c e n d o gli altri alleati a trasform a r e l a S a n t a i n u n a Q u a d r u p l i c e Alleanza, che n e i m p e gnava i m e m b r i a regolari consultazioni tra loro allo scopo
di garantire, a n c h e con interventi armati, l'ordine e u r o p e o ,
e a p p o g g i a n d o le m i r e territoriali dell'Austria in m o d o che
questa potesse far da diga all'avanzata russa.
La sistemazione italiana fu a p p u n t o il frutto della combinazione fra queste d u e esigenze: quella del legittimismo che
i m p o n e v a la restituzione dei vecchi Stati ai Sovrani s p o d e stati da N a p o l e o n e , o ai loro discendenti; e quella dell'equilibrio, che favoriva l'Austria in q u a n t o b a l u a r d o antirusso.
Ecco p e r c h , p r i m a di v e d e r e c o m e v e n n e in c o n c r e t o a p plicata, occorre fare un r a p i d o sopralluogo a Vienna che si
a p p r e s t a v a a svolgere sulla penisola la p a r t e fin allora svoltavi da Parigi.
Sul suo t r o n o sedeva, col titolo di Sacro R o m a n o I m p e r a t o r e , Francesco I I . E r a f i g l i o d i L e o p o l d o , l ' e x - G r a n d u c a d i
Toscana, e r a n a t o e cresciuto a F i r e n z e , e q u i n d i l'Italia la
conosceva abbastanza b e n e . Al p a d r e era succeduto nel '92,
q u a n d o aveva a p p e n a ventiquattr'anni, e sulle sue spalle e r a
r i c a d u t o il peso delle cinque g u e r r e combattute contro Nap o l e o n e . Per altrettante volte aveva d o v u t o umiliarsi a chiedergli pace. Ma questo n o n aveva affatto sminuito il concetto quasi religioso ch'egli aveva della dinastia Asburgo e della sua missione. Dal p a d r e aveva ereditato lo zelo e la tenacia, ma n o n l'intelligenza politica e lo spirito r i f o r m a t o r e .
E r a un b u r o c r a t e coscienzioso, ma f r e d d o e senza fantasia.
Lavorava quattordici o r e al g i o r n o un po' p e r c h era di l'iflessi lenti, un p o ' p e r c h r i p u g n a v a a qualsiasi d e l e g a di
p o t e r e . Sospettoso verso ogni novit e diffidente di tutti, voleva tutto vedere e regolare di persona. Qualche volta sono
riuscito a g o v e r n a r e l'Europa, ma mai l'Austria si lamentava il suo p r i m o ministro.
Era questi il Principe di Metternich, un r e n a n o cresciuto
188

nell'odio della rivoluzione da q u a n d o , b a m b i n o , l'aveva vista arrivare a Coblenza sulla p u n t a delle baionette francesi e
sovvertire tutti i valori nei quali l'avevano e d u c a t o a c r e d e re. Tutti i suoi talenti, c h ' e r a n o notevoli, li aveva spesi in dip l o m a z i a al servizio d e l l ' I m p e r o e della causa legittimista.
Ed e r a p e r q u e s t o che Francesco aveva p r e s o a b e n v o l e r l o
fino a farne, oltre che il suo Cancelliere, a n c h e il suo u o m o
di fiducia, c o m e sua n o n n a M a r i a T e r e s a aveva fatto col
p r i n c i p e K a u n i t z , d i cui M e t t e r m e l i e r a a n c h e n i p o t e p e r
p a r t e di moglie. Mettermeli e r a destinato a restare alla guida dello Stato anche oltre la m o r t e del suo Sovrano, fino al
] 848, cio fino allo sfaldamento in tutta E u r o p a del sistema
di cui egli era stato nel T5 il massimo artefice e di cui d'allora in poi sarebbe rimasto il pi vigile g u a r d i a n o .
Nelle sue voluminose Memorie, Metternich assume spesso
la posa di u o m o di p e n s i e r o . Se lo fosse v e r a m e n t e stato, si
sarebbe accorto che la sua o p e r a andava contro la Storia, di
cui p r e t e n d e v a invertire il corso. Ma a questo e r a fatalmente p o r t a t o dal suo t e m p e r a m e n t o ed e d u c a z i o n e . Per lui la
parola libert n o n era che un sinonimo di anarchia, alla
quale n o n vedeva altra alternativa che un o r d i n e basato sull'autorit e la tradizione. Tutta la vita spese a p u n t e l l a r e Trina e l'altra sino a fare dell'Austria la Cina dell'Europa, un
fossile isolato in un m o n d o avviato alle libert individuali e
alle i n d i p e n d e n z e nazionali. Ma al servizio di questa causa
sbagliata, egli mise incomparabili doni di t e m p i s m o , d'intelligenza tattica, di zelo e di onest. N o n aveva la spregiudicatezza e lo spirito tagliente di T a l l e y r a n d , ma n e m m e n o la
sua disponibilit al d o p p i o giuoco e la sua a r r e n d e v o l e z z a
agl'interessi p e r s o n a l i . T a l l e y r a n d n o n c r e d e v a a nulla, e
quindi era sempre pronto a tradire chiunque. Metternich
rimase s e m p r e specchiatamente fedele al suo Paese e al suo
Sovrano, e in ci che faceva ci credeva, a n c h e se era sbagliato. Q u a n d o diceva che l'Italia era un'espressione geografica, n o n ci faceva un t r a t t a m e n t o di sfavore. Cos considerava a n c h e le altre nazioni che facevano p a r t e del Sacro Ro189

m a n o I m p e r o affidato alla sua custodia: la Polonia, la Moravia, la Boemia, l ' U n g h e r i a , la Slovenia, la Croazia. E r a ferm a m e n t e convinto che il vero interesse di tutte queste p r o vince e dei loro rispettivi popoli fosse di restare uniti sotto
la c o r o n a di u n a dinastia c o m e quella degli Asburgo in grado di g a r a n t i r e a tutti o r d i n e e sicurezza. Ed era altrettanto
c o n v i n t o c h e dello stesso p a r e r e fossero d o v u n q u e l e d u e
classi che ai suoi occhi c o n t a v a n o : i nobili e i c o n t a d i n i . Le
sue antipatie e diffidenze si a p p u n t a v a n o tutte verso le borghesie c i t t a d i n e , e dal suo p u n t o di vista n o n aveva t o r t o .
Ma era questo che faceva di lui, a n c h e socialmente, un conservatore dell'ancien regime, del vecchio r e g i m e pre-illuminista. Per lui, a n c h e Pietro L e o p o l d o e r a stato un pericoloso e
avventato progressista.
Tale e r a l ' u o m o c h e o r a d i v e n t a v a l ' a r b i t r o d e l n o s t r o
Paese. Per il c o m o d o del lettore, riassumiamo alla svelta l'assetto ch'egli gli d i e d e coi t r a t t a t i di V i e n n a d e l 1815, c h e
r a p p r e s e n t a n o il suo capolavoro. Essi furono il frutto di un
intenso e complicato a r m e g g i o diplomatico su cui esiste u n a
sterminata letteratura, ma in cui n o n vogliamo a d d e n t r a r c i
p e r c h l'Italia e gl'italiani vi figurano solo c o m e oggetto. Per
chi voglia a p p r o f o n d i r e questo capitolo, che coinvolge tutti
i g r a n d i Stati d ' E u r o p a e la loro politica, i n d i c h e r e m o nella
n o t a bibliografica i testi principali. E v e n i a m o agli Stati n o stri.
Il p r i n c i p i o c h e prevalse fu quello della r e i n t e g r a z i o n e
delle dinastie p r e n a p o l e o n i c h e , ma con qualche d e r o g a , eccezione e c o m p r o m e s s o . Il P i e m o n t e v e n n e restituito ai Savoia, ma maggiorato. Nei trattati di Parigi del '14, quelli cio
stipulati p r i m a del r i t o r n o di N a p o l e o n e dall'Elba, si e r a stabilito di a n n e t t e r e la Repubblica di Genova al R e g n o sabaudo p e r c o m p e n s a r l o della p e r d i t a di Nizza e della Savoia lasciate alla Francia. Ma in quelli di V i e n n a del '15, a p p u n t o
p e r castigare la F r a n c i a d e l l ' a p p o g g i o d a t o a N a p o l e o n e ,
a n c h e Nizza e Savoia f u r o n o r e s t i t u i t e al P i e m o n t e senza
p e r questo ritogliergli Genova.
190

Sulla L o m b a r d i a che gi p r i m a le a p p a r t e n e v a come d o minio diretto, e sul Veneto che col trattato di C a m p o f o r m i o
le era stato venduto da N a p o l e o n e , a n c h e se poi questi se
lo e r a r i p r e s o , l'Austria fece facilmente valere i suoi diritti,
aiutata - c o m e v e d r e m o - dalle divisioni, dalla litigiosit e
dal confusionarismo degli esponenti locali che cercavano di
contestarglieli. Le d u e p r o v i n c e f u r o n o alla fine r i u n i t e in
un R e g n o Lombardo-Veneto che n o n fu n e m m e n o un Vicer e g n o , t a n t o e r a s t r e t t a m e n t e sottoposto al p o t e r e centrale
di Vienna.
P a r m a e Piacenza f u r o n o un p o m o di discordia. Su q u e sto D u c a t o i B o r b o n e spagnoli, c h e lo avevano ricevuto in
dote da Elisabetta Farnese moglie del loro Filippo V, avanzavano p r e t e s e indiscutibili sul p i a n o della legittimit, e che
infatti f u r o n o riconosciute. Essi ne s a r e b b e r o t o r n a t i in possesso, ma solo alla m o r t e di Maria Luigia, la moglie di Nap o l e o n e , che frattanto avrebbe o c c u p a t o quel t r o n o a titolo
vitalizio. Nell'attesa, Maria Luisa di B o r b o n e che N a p o l e o ne, d o p o averla istallata n e l G r a n d u c a t o di Toscana, aveva
scacciato, a v r e b b e gestito, p e r s e p e r il figlioletto C a r l o
Ludovico, il Principato di Lucca c h e , q u a n d o essi avessero
r e c u p e r a t o P a r m a , s a r e b b e stato a n n e s s o a l G r a n d u c a t o .
Un b e l l ' i m b r o g l i o , c o m e v e d e t e . Ma q u e s t a e r a la politica
dinastica cui si p r e t e n d e v a t o r n a r e , che concepiva gli Stati
come p a t r i m o n i di famiglia, da r i p a r t i r e s e c o n d o le p a r e n tele.
S e m p r e p e r il principio di legittimit, il Ducato di Modena toccava agli Este, r a p p r e s e n t a t i da u n a d o n n a , Ricciarda,
vedova d i u n A r c i d u c a L o r e n a , e d a suo f i g l i o . L a m a d r e
ebbe a titolo vitalizio il piccolo Principato di Massa e C a r r a ra. M o d e n a a n d al figlio Francesco IV, che aveva sposato
u n a Savoia, figlia di Vittorio E m a n u e l e I: m a t r i m o n i o c h e
sulle sorti del Piemonte e r a destinato a pesare.
Il G r a n d u c a t o di Toscana e gli Stati pontifici f u r o n o r e stituiti nella l o r o i n t e r e z z a ai S o v r a n i c h e ne e r a n o stati
spossessati e che t u t t o r a vivevano: il p r i m o a F e r d i n a n d o I I I
191

di L o r e n a , figlio di Pietro L e o p o l d o e fratello d e l l ' I m p e r a tore, i secondi a p a p a Pio V I I , il prigioniero di N a p o l e o n e .


La s i s t e m a z i o n e p i difficile e c o m p l e s s a fu quella del
R e a m e delle D u e Sicilie, che rimase a l u n g o in sospeso p e r
via della o n d e g g i a n t e politica di M u r a t . E di questa, c o m e
di t u t t e le altre vicende che a c c o m p a g n a r o n o la R e s t a u r a zione c o m e si chiam, nel suo complesso, il r i t o r n o dell'Italia al suo vecchio r e g i m e pulviscolare, d i r e m o a p r o p o s i t o
dei singoli Stati.
Ma p r i m a occorre s t e n d e r e un r a p i d o consuntivo dell'eredit lasciata da N a p o l e o n e .

CAPITOLO DICIANNOVESIMO

CONSUNTIVO

A N a p o l e o n e s o n o stati a t t r i b u i t i m o l t i p i a n i e m i r a g g i .
Q u a l c u n o dice che il suo sogno era quello di ricalcare le orme di A l e s s a n d r o il G r a n d e c o n q u i s t a n d o l ' O r i e n t e e l'India. Q u a l c h e altro dice che tutta la sua politica si svolse in
funzione dell'Italia p e r c h egli stesso e r a e si sentiva italian o . Q u e s t ' u l t i m a tesi trov e l o q u e n t i avvocati specie al tempo d e l fascismo c h e nella sua c u p i d i g i a di g l o r i a m i l i t a r e
cerc d i a p p r o p r i a r s i i l g r a n d e c o n d o t t i e r o c a m b i a n d o g l i
a n c h e il c o g n o m e da B o n a p a r t e in B u o n a p a r t e . Se oggi a
q u e s t e b a l o r d a g g i n i si r i n u n c i a t o , n o n t a n t o p e r a m o r
di verit quanto per un rovesciamento di m o d e che ora
h a n n o c e d u t o il passo a quelle pacifiste e antimilitariste. Il
n a p o l e o n i s m o , c o m e quella maltese, u n a febbre a fasi ricorrenti.
Ai s o s t e n i t o r i della sua italianit, N a p o l e o n e stesso ha
prestato a r g o m e n t i con le p a r o l e e coi fatti. Pi che francese e crso, io sono italiano e toscano disse u n a volta. E n o n
c' d u b b i o c h e dei molti Paesi in cui p i a n t b a n d i e r a nella
sua vertiginosa corsa di conquistatore, l'Italia fu quello a cui
pi t e n n e e in cui pi si sentiva a suo agio. Ne parlava la lingua, ne p r e d i l i g e v a la cucina, ne capiva il c a r a t t e r e a n c h e
p e r c h in molte cose Io condivideva: da b u o n crso, a n c h e
lui era, c o m e gl'italiani, un uomo di famiglia che odiava la
famiglia, ma si sentiva t e n u t o a r e n d e r l a p a r t e c i p e delle
p r o p r i e f o r t u n e . Di s t a m p o tipicamente italiano, anzi guicciardiniano, e r a n o la sua sfiducia negli u o m i n i , il suo realismo spinto fino al cinismo. Per q u a n t o di cultura abborracciata, sentiva il valore del g r a n d e retaggio italiano, e soprat193

tutto R o m a lo affascinava sebbene n o n ci avesse mai messo


p i e d e , o forse p r o p r i o p e r q u e s t o . R o m a era p e r lui il m o dello della s t r u t t u r a che i n t e n d e v a d a r e a u n ' E u r o p a unificata sotto la stessa legge. N o n da escludere che l'ambizione di d a r e a suo figlio l'altisonante titolo di Re di R o m a abbia c o n t r i b u i t o alla sua rovinosa r o t t u r a col Papa. E infine
c'era il richiamo dei ricordi. Era stato in Italia che il piccolo
g e n e r a l e , m a n d a t o v i a recitare u n a p a r t e di c o m p r i m a r i o ,
era diventato protagonista. Era qui che aveva combattuto le
sue pi belle battaglie e r i p o r t a t o le pi squillanti vittorie.
Era a Mombello che aveva trascorso la sua luna di miele con
G i u s e p p i n a nel m o m e n t o della sua b r u c i a n t e passione p e r
lei.
Ma questo tutto, e r i m a n e confinato in un ambito p u r a m e n t e s e n t i m e n t a l e . P o l i t i c a m e n t e egli assegn all'Italia
u n a p a r t e d i p r i m o p i a n o f i n c h q u e s t o gli p e r m e t t e v a d i
assumerla egli stesso nei confronti del Direttorio e agli occhi
dei francesi. Fu il suo t r a m p o l i n o di lancio nella scalata al
p o t e r e . Ma u n a volta r a g g i u n t o l o , essa n o n fu p i p e r lui
che u n a provincia di conquista, a n c h e se la pi vicina al suo
c u o r e , e u n a dispensatrice di troni p e r i suoi familiari. A restituirla agl'italiani, f a c e n d o n e un Paese u n i t o e i n d i p e n d e n t e , n o n p e n s mai. Ma gli u o m i n i n o n c o n t a n o p e r ci
che p e n s a n o . C o n t a n o p e r ci c h e fanno, e che spesso il
contrario di ci che p e n s a n o di fare. Se lo p r o p o n e s s e o no,
fu N a p o l e o n e a d a r e avvo al Risorgimento, o a l m e n o ad abb r e v i a r n e di p a r e c c h i d e c e n n i la scadenza. E v e d i a m o p e r ch.
A p p a r e n t e m e n t e , il bilancio del suo quasi v e n t e n n a l e dominio si chiudeva p e r l'Italia in passivo, specialmente dal p u n to di vista economico. Gi fragile e dissestato di suo, il Paese
e r a stato messo a d u r a p r o v a dai tributi e dai saccheggi. Il
m a n t e n i m e n t o dell'armata di occupazione francese, che Parigi g l ' i m p o n e v a , era al di s o p r a delle sue forze. I capitali,
gi scarsi, venivano d r e n a t i da un fisco implacabile. E diffi194

cile fare un conto globale delle estorsioni subite. Ma all'ingrosso si p u dire che un b u o n terzo del r e d d i t o nazionale,
in d e n a r o e in n a t u r a , finiva nelle fauci dei commissari francesi. A questo si a g g i u n g a la spoliazione del p a t r i m o n i o artistico. E vero che g r a n p a r t e v e n n e restituito d o p o la caduta
di N a p o l e o n e . Ma parecchi vuoti rimasero.
N a p o l e o n e n o n nascose mai la sua i n t e n z i o n e di fare di
quella italiana u n ' e c o n o m i a c o m p l e m e n t a r e di quella francese, u n a sua a p p e n d i c e agricola e coloniale. Tutti gli Stati in
cui egli aveva frazionato la penisola e r a n o tenuti p e r diktat a
e s p o r t a r e soltanto in Francia i loro p r o d o t t i e a i m p o r t a r e
manufatti soltanto dalla Francia. Secondo le parole dell'ambasciatore francese a Napoli, l'Italia doveva restare paese
agricolo, esclusivamente agricolo.
Q u e s t a d i p e n d e n z a dalla Francia divent a n c o r a pi rigida nel 1806, d o p o la p r o c l a m a z i o n e del blocco c o n t i n e n tale c o n t r o l'Inghilterra. I p o r t i italiani, p e r i quali la flotta
inglese e r a la migliore cliente, f u r o n o fra quelli che p i ne
risentirono. Venezia un cadavere si legge in un r a p p o r t o
del 1807. Anzi, la crisi arriv a tal p u n t o che, p e r salvare le
citt di m a r e , furono i n t r o d o t t e delle licenze di esportazione e importazione, cio in parole povere delle eccezioni al
blocco. La misura era circoscritta alle merci considerate indispensabili. Ma serv di grimaldello p e r far saltare tutta la
serratura. Se il blocco fall, fu in g r a n p a r t e p e r colpa (o m e rito) degli italiani c h e s p i e g a r o n o u n a u t e n t i c o g e n i o n e l
c o n t r a b b a n d a r e a n c h e le merci proibite. Ma e r a n o , si capisce, palliativi.
La medaglia tuttavia aveva il suo rovescio. Se la riduzione dell'Italia ad a p p e n d i c e agricola della Francia blocc il
suo timido slancio industriale, giov allo sviluppo dell'agricoltura, che ricevette p a r e c c h i incentivi. Per r e n d e r l a p i
produttiva, G i u s e p p e e M u r a t abolirono nel R e a m e le strozzature doganali e v'introdussero alcune colture, come quella del cotone. Negli Stati pontifici il prefetto T o u r n o n spinse
fondo con energia la bonifica delle paludi p o n t i n e gi inia

195

ziata da Pio VI. In P i e m o n t e v e n n e sviluppata al massimo la


cultura dei bozzoli da seta, da cui le industrie lionesi strettam e n t e d i p e n d e v a n o . E g r a n p a r t e dei pascoli lombardi venn e r o convertiti a risaie.
Ma dal suo a s s o r b i m e n t o nel sistema politico ed e c o n o mico francese, l'Italia trasse b e n altri e p i sostanziosi b e n e fci. Anzitutto, le strade. N a p o l e o n e e r a un tecnocrate pianificatore che, p r i m a a n c o r a che la p a r o l a venisse coniata, credeva nelle infrastrutture. Delle strade aveva la passione, e
l'Italia fu il Paese in cui pi la sfog. Abbiamo gi detto che
u n o dei motivi f o n d a m e n t a l i dell'annessione del P i e m o n t e
fu il controllo e la sistemazione dei passi alpini. N o n si cont e n t d ' i n t r a p r e n d e r e g r a n d i lavori sul S e m p i o n e e sul
M o n c e n i s i o . Siccome l ' i n v e r n o r e n d e v a m a l c e r t a l a l o r o
transitabilit, fece costruire la strada della Comiche che collega i d u e Paesi attraverso la Riviera. A g u i d a r l o e r a n o sop r a t t u t t o le considerazioni strategiche: di tutte le g u e r r e , la
p i a n u r a p a d a n a e r a s e m p r e stata u n o dei principali teatri. E
siccome la sua strategia e r a affidata soprattutto alla rapidit
di m a n o v r a , egli c u r p a r t i c o l a r m e n t e la rete settentrionale,
quella che si s n o d a trasversalmente da Torino a Trieste.
Ma n o n vi si limit. Nei suoi piani l'Italia doveva diventare u n a specie di p r o p a g g i n e allungata verso il Levante, i cui
m a r i e r a n o gli unici che sfuggissero al controllo della flotta
inglese. Le merci in arrivo dall'Asia M i n o r e e da Salonicco,
s o p r a t t u t t o il c o t o n e , s a r e b b e r o s b a r c a t e nelle Puglie. Per
avviarle alle Alpi, bisognava d u n q u e costruire a n c h e u n a rete stradale dal s u d al n o r d , c h e infatti v e n n e affidata a un
c o r p o d ' i n g e g n e r i a p p o s i t a m e n t e costituito nel 1809. Esso
n o n ebbe il t e m p o di c o n d u r r e a t e r m i n e l'impresa, ma costru alcuni p o n t i c o m e quello sul Garigliano e a p p o r t sostanziosi miglioramenti, specie alla via Emilia.
E difficile calcolare l'incidenza che questa ristrutturazion e , c o m e oggi si dice, ebbe sulla vita del Paese. Ma certo
che u n o dei motivi della incomunicabilit fra italiani e r a
a n c h e l'arteriosclerosi stradale. Un p o ' p e r incapacit e in196

curia, un p o ' p e r istinto di conservazione, i vecchi Stati n o n


favorivano la circolazione degli u o m i n i e delle idee, in cui
v e d e v a n o u n a minaccia al l o r o i m m o b i l i s m o . T r a s p o r t i e
servizi postali e r a n o , specie dal Po in gi, fra i pi a r r e t r a t i
d ' E u r o p a . L a g r a n d e massa della p o p o l a z i o n e r u r a l e , ch'era la g r a n d e massa della popolazione italiana, nasceva, viveva e m o r i v a nello stesso p o d e r e o nello stesso villaggio,
mummificata nelle sue piccole autarchie, nei suoi tab, p r e giudizi e abitudini.
Su questo intorpidito organismo, l'invasione napoleonica
ag da elettrochoc. Dietro alle a r m a t e p e r raccoglierne le briciole o davanti ad esse p e r sfuggire le loro a n g h e r i e , chi p e r
sottrarsi alla p e r s e c u z i o n e dei vecchi regimi, chi p e r p a r t e cipare alla costruzione di quelli nuovi, gl'italiani cominciar o n o a muoversi e q u i n d i a n c h e a conoscersi fra loro. L'emig r a z i o n e i n t e r n a , c h e p r i m a e r a stata u n fatto s o l t a n t o d i
notabili e d'intellettuali, d i v e n t un f e n o m e n o di massa.
Sulle strade riassettate dai genieri francesi p e r i bisogni dell'esercito, passavano a n c h e le diligenze, che p o r t a v a n o lettere e giornali. A saperli leggere e r a n o pochi. Ma costoro ne
comunicavano il c o n t e n u t o a n c h e agli altri. L'orizzonte m u nicipale, e spesso p a r r o c c h i a l e d e l l ' u o m o d e l b o r g o e del
c a m p o , si allargava p o n e n d o l o in contatto con n u o v e realt
che, a n c h e q u a n d o gli r i p u g n a v a n o , gli facevano sentire l'anacronismo di quelle tradizionali. Infatti n e m m e n o i regimi
della Restaurazione p o t e r o n o pi ristabilire del t u t t o i vecchi c o m p a r t i m e n t i stagni che p e r secoli avevano preservato
le l o r o a r c a i c h e s t r u t t u r e : alla libert di m o v i m e n t o e di
scambio d o v e t t e r o fare delle concessioni.
Pi i m p o r t a n t e ancora fu la rivoluzione legislativa. N a p o leone e r a tutto fuorch un ideologo. Per si e r a formato nel
clima illuministico del Settecento e, da b u o n allievo di Rousseau, e r a f e r m a m e n t e convinto che la salute dei p o p o l i dipendesse u n i c a m e n t e dalle loro leggi e istituzioni e che quelle francesi fossero le migliori di tutte. In Italia aveva trovato
il caos. N o n solo i sistemi giuridici e r a n o diversi da Stato a
197

Stato, ma o g n u n o di essi era u n a j u n g l a di regolamenti speciali che si contraddicevano o si eccepivano a vicenda. Nella
sola Toscana, che poi e r a u n a delle regioni p i organiche e
m e n o ingarbugliate, c'erano 1.500 leggi speciali, fra le quali
lo stesso magistrato n o n riusciva a raccapezzarsi.
Su questo intrico, N a p o l e o n e o p e r con l'accetta, n altro poteva fare p e r v e n i r n e a capo. Le regioni d i r e t t a m e n t e
annesse c o m e il P i e m o n t e e b b e r o senz'altro le leggi francesi. Ma a n c h e le altre d o v e t t e r o accettarle, sia p u r e con qualche a d a t t a m e n t o . Nel R e g n o (per capirci u n a volta p e r tutte: q u a n d o si dice Regno s ' i n t e n d e quello italico l o m b a r d o emiliano-veneto; q u a n d o si dice Reame, s'intende quello di
Napoli), il codice civile francese, che fra l'altro contemplava
a n c h e il divorzio, v e n n e introdotto nel g i u g n o 1805, e p e r i
suoi parziali a d a t t a m e n t i alle necessit locali N a p o l e o n e n o n
concesse ai legislatori c h e sei mesi di t e m p o . I n v o c a n d o il
n o m e di Beccaria, costoro o t t e n n e r o un t e r m i n e pi largo e
m a g g i o r e a u t o n o m i a p e r i l codice p e n a l e . M a N a p o l e o n e
accett i s u g g e r i m e n t i di R o m a g n o s i solo p e r q u a n t o rig u a r d a v a la p r o c e d u r a . Per il resto, n o n fu che la traduzione di quello francese.
Nel R e a m e l ' o p e r a z i o n e fu in p a r t e r i t a r d a t a dalle resistenze di G i u s e p p e , che si fece i n t e r p r e t e delle esigenze locali con m a g g i o r e a u t o r i t di E u g e n i o . Egli p a v e n t a v a (e
n o n senza qualche f o n d a m e n t o ) gli scompensi che potevano derivare da u n a drastica abolizione di tutti i diritti e privilegi feudali in un Paese di s t r u t t u r e t r o p p o a r r e t r a t e p e r
potersi a d a t t a r e d ' u n colpo a quelle m o d e r n e . Ma Napoleone lo p u n g o l a v a : Non lasciatevi i n f l u e n z a r e : i n t r o d u c e t e
nei vostri Stati il codice francese, cos com'. Tutto sommato, aveva r a g i o n e lui. Scompensi ce ne furono, e gravi. L'abolizione del fedecommesso che r e n d e v a intoccabili e indivisibili i b e n i ereditari da un p r i m o g e n i t o all'altro, e quella dei monti di famiglia che ne congelavano grosse aliquote, le cui r e n d i t e d o v e v a n o servire p e r l'istruzione dei ragazzi e la d o t e delle ragazze, m a n d in liquefazione molti
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p a t r i m o n i . Ma e r a n o p a t r i m o n i di parassiti, la cui scomparsa n o n r a p p r e s e n t a v a p e r la societ n e s s u n a p e r d i t a . P u r t r o p p o , ad approfittarne n o n furono i contadini, t r o p p o poveri, i g n o r a n t i e legati alle loro abitudini di gleba; ma u n a
borghesia t e r r i e r a n o n m e n o avida, r e d d i t i e r a e feudalesca
dell'aristocrazia.
Lo stesso si dica del divorzio. Nel R e a m e , a q u a n t o p a r e ,
n o n ce ne furono che un paio di casi, tanto a fondo era radicata l'intoccabilit del m a t r i m o n i o n o n nella coscienza, ma
nel costume della gente. Ma il riconoscimento del diritto di
divorziare dette u n o scossone a questa mentalit, cos c o m e
glielo d e t t e r o le limitazioni p o s t e all'esercizio della p a t r i a
potest, che fin allora aveva fatto del capo di casa un despota e della famiglia la roccaforte di tutte le resistenze ai diritti della societ.
Il t r a u m a pi grosso lo subirono Roma e gli Stati pontifici p e r c h qui il disordine legislativo e giudiziario era al colm o , grazie alla e t e r n a incapacit della Chiesa di distinguere
fra legge e precetto morale, fra giustizia e legalit, fra reato
e peccato, fra p e n a e penitenza. N e a n c h e i p i g r a n d i luminari della p r o c e d u r a riuscivano a orientarsi nel groviglio di
c o m p e t e n z e fra tribunali del C a m p i d o g l i o , della Rota, del
G o v e r n a t o r e , della C a m e r a Apostolica, dell'Uditore Pontificio, del B u o n G o v e r n o (!) eccetera, oltre a quelli che p r e t e n devano di costituire per loro conto i singoli prelati e p a r r o ci. Q u e s t a fungaia di Fori fu abolita con un tratto di p e n n a
insieme ai privilegi del clero e allo scandaloso diritto di asilo che, c o n s i d e r a n d o ospite di Dio e q u i n d i intoccabile il
d e l i n q u e n t e rifugiato in chiesa, faceva di R o m a la m a d r e
n o n pi del diritto, ma del delitto. Lo sconvolgimento p r o d o t t o d a l l ' i n t r o d u z i o n e d i p r i n c p i e l e m e n t a r i c o m e : La
giustizia d o v u t a a tutti, e tutti d e b b o n o ottenerla a mezzo
delle stesse leggi e Gli autori e i complici di delitti n o n p o t r a n n o in alcun l u o g o essere p r o t e t t i dall'azione delle leggi, d i m o s t r a in quale stato confusionale versasse la legislazione pontificia.
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Sui vantaggi recati all'Italia da questo massiccio trapianto di princpi e istituti giuridici francesi, si p u discutere a
l u n g o . Si p u d i r e c h e fu t r o p p o p r e c i p i t o s o e b r u t a l e . Si
p u dire che certe n o r m e violentavano la societ italiana obb l i g a n d o l a a fare un passo p i l u n g o della g a m b a . Si p u
dire che tutta questa riforma s'ispirava al p r o p o s i t o colonialista di francesizzare l'Italia. Si p u d i r e c h ' e b b e il t o r t o di
spregiare i suggerimenti del pensiero giuridico italiano, pi
p r o f o n d o - a l m e n o sul p i a n o teorico - di quello francese.
Ma c' u n a cosa che n o n si p u discutere: il suo effetto u n i ficatore. L'Italia ancora n o n c'era, ma gi c'erano dei princpi giuridici che valevano p e r tutti, a q u a l u n q u e Stato a p p a r tenessero, di R o m a , di Napoli, o di Milano. La Restaurazione n o n riuscir che parzialmente a d i s t r u g g e r e questa unit
e ad ogni m o d o ne lascer un diffuso r i m p i a n t o .
Ma anche a un'altra unit gl'italiani si e r a n o frattanto affezionati: quella amministrativa. O g n u n o degli Stati in cui
N a p o l e o n e aveva diviso la penisola aveva, si capisce, la sua
amministrazione. Ma tutte r i s p o n d e v a n o agli stessi criteri di
simmetria e di centralismo, e tutte richiedevano gli stessi requisiti di c o m p e t e n z a e di efficienza. In fatto di a u t o n o m i a
politica, N a p o l e o n e era avaro: n o n n e concedeva n e m m e n o
ai suoi pi fidati vicari, c o m e E u g e n i o a Milano e G i u s e p p e
a Napoli. Ma ai suoi funzionari n o n lesinava onori e p r e b e n d e . Salvo il P i e m o n t e e un po' Napoli, l'Italia n o n aveva
mai conosciuto la r e l i g i o n e del servizio di Stato p e r c h lo
Stato e r a un P r i n c i p e s t r a n i e r o , si c o n f o n d e v a c o n la sua
p e r s o n a e q u i n d i lo si p o t e v a servire solo da cortigiani. Fu
N a p o l e o n e a i n t r o d u r l a , e i suoi effetti si videro soprattutto
a Milano. Molte delle pi i m p o r t a n t i cariche e r a n o occupate da francesi. Ma molte altre furono a p e r t e ai figli dell'aristocrazia e della borghesia, che p e r la p r i m a volta sentirono
l'orgoglio del pubblico servizio e ci t r o v a r o n o il loro tornaconto. Un capodivisione era un personaggio importante,
che poteva c o n t a r e su un lauto stipendio e sugl'inviti ai ricevimenti di Corte. Un magistrato era quasi un intoccabile. Il
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s o g n o del giovane l a u r e a t o i n i n g e g n e r i a e r a l'assunzione


nei r a n g h i del G e n i o Civile, indaffaratissimo a c o s t r u i r e
s t r a d e e canali. I Verri di questo t e m p o n o n a v e v a n o bisog n o di f o n d a r e
Caff p e r p r o p u g n a r e le loro r i f o r m e ; si
a r r u o l a v a n o , p e r realizzarle, nel Ministero di Prina. Il p r e mio di queste carriere era il Senato. I suoi poteri e r a n o solt a n t o consultivi, cio p o t e v a e s p r i m e r e d e i p a r e r i , n o n
p r e n d e r e decisioni. Per era ambitissimo sia p e r c h riuniva
il meglio della societ, sia p e r il prestigio che conferiva, sia
p e r la p r e b e n d a che p r o c u r a v a : 24.000 lire l'anno.
N o n d a p p e r t u t t o le cose e r a n o a n d a t e allo stesso m o d o .
A Napoli u n a classe legata allo Stato c'era gi p r i m a che arrivassero i francesi, le cui i n f r a m e t t e n z e p r o v o c a r o n o soltanto - c o m e abbiamo detto - gravi conflitti. In Toscana n o n
ci fu il t e m p o di formarla. A R o m a ne m a n c l'occasione, un
p o ' p e r c h gli Stati pontifici furono ridotti a semplici dipartimenti francesi, un p o ' per la r e n i t e n z a della borghesia, irriducibile nella sua fedelt alla C u r i a di cui era abituata a vivere. Alla collaborazione si m o s t r molto pi docile l'aristocrazia, u n o dei cui massimi esponenti, il principe Borghese,
aveva sposato la sorella di N a p o l e o n e , Paolina, l'unica Bon a p a r t e che preferiva l'amore al p o t e r e e lo faceva con tutti,
qualche volta a n c h e col m a r i t o .
Ma i n s o m m a , a n c h e l dove p r i m a n o n c'era - L o m b a r dia, Veneto, Emilia - le amministrazioni n a p o l e o n i c h e avevano gettato il seme di quel sacerdozio laico ch' il servizio
civile. E a n c h e questa era u n a delle tante rivoluzioni provocate da N a p o l e o n e .
Un'altra fu la coscrizione obbligatoria, che m e r i t a un discorso a p a r t e , a n c h e p e r c h ci sembra che la nostra storiografia
ne trascuri i decisivi riflessi sociali e morali.
Oltre ai tributi in d e n a r o , N a p o l e o n e esigeva dalle t e r r e
conquistate quelli in u o m i n i . N o n lo faceva soltanto p e r ingrossare i suoi eserciti, ma a n c h e p e r f o n d e r e i p o p o l i soggetti: n o n c' nulla che unisca pi dello spirito di corpo e
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che affratelli pi della naja. A n c h e in Italia i giovani di leva v e n n e r o recensiti e ricevettero la cartolina-precetto.
In P i e m o n t e la cosa n o n suscit reazioni. C ' e r a n o abituati. Da secoli il P i e m o n t e e r a u n o Stato e aveva un esercito.
Q u a l c u n o in c u o r suo avr obbiettato che u n a cosa e r a servire l'esercito p i e m o n t e s e , u n ' a l t r a quello francese, e a v r
a n c h e disertato. Ma l'abitudine al servizio l'aveva. Suo pad r e , suo n o n n o e suo b i s n o n n o lo a v e v a n o assolto. Faceva
p a r t e dei suoi doveri di suddito. A n c h e nel R e a m e e r a press a p p o c o cos. L'esercito n a p o l e t a n o n o n valeva quello p i e m o n t e s e . Per a n c h e a Napoli un esercito c'era p e r c h c'era
u n o Stato, e q u i n d i c'era a n c h e la coscrizione.
Ma in t u t t o il resto della penisola, n o . Fin dal T r e c e n t o ,
le sue varie R e p u b b l i c h e e Principati a v e v a n o a p p a l t a t o la
p r o p r i a difesa alle milizie m e r c e n a r i e s t r a n i e r e , e p e r q u e sto l'Italia si e r a r i d o t t a a u n a galassia coloniale di Stati satelliti alla m e r c d i qualsiasi i n v a s o r e , c o m e l u c i d a m e n t e
a v e v a p r e v i s t o M a c h i a v e l l i . Gl'italiani n o n h a n n o v i r t
m i l i t a r i p e r c h n o n h a n n o p a t r i a scriveva M a d a m e D e
Stal d i m e n t i c a n d o solo d i a g g i u n g e r e u n e viceversa.
Foscolo la rimbecc furiosamente, ma di l a p o c o n o n solo
le dette ragione, ma rincar la dose. Se n o n sapete comb a t t e r e , disse agl'italiani in un suo celebre discorso, siate
servi e tacete.
La c a r t o l i n a - p r e c e t t o p r o v o c t r a loro il finimondo, sop r a t t u t t o negli Stati pontifici. Dei 450 giovani che la ricevett e r o (450 in t u t t o , m e n o di un battaglione), se ne p r e s e n t
m e n o della m e t , seguiti da m a m m e e sorelle che si s t r a p p a v a n o i capelli, e a c c o m p a g n a t i dai p a r r o c i che li esorcizzavano con segni di croce. Gli altri d i s e r t a r o n o e si d e t t e r o
alla macchia p r e f e r e n d o arruolarsi nelle b a n d e dei fuorilegge c h e infestavano l ' i n t e r n o . Perfino l'aristocrazia, c h e in
t u t t e le altre p a r t i del m o n d o si atteggia a depositaria della
t r a d i z i o n e e delle virt militari, q u a n d o u n a s e t t a n t i n a di
suoi giovani r a m p o l l i v e n n e r o p r e c e t t a t i , si vest a l u t t o e
s p r a n g le p o r t e dei suoi palazzi. Il conte Patrizi, piuttosto
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che c o n s e g n a r e i suoi figlioli, prefer a d d i r i t t u r a farsi gettare in p r i g i o n e . N o n e r a n o obbiezioni di coscienza, o lo


e r a n o solo in pochissimi casi. Era la secolare disabitudine al
concetto del servizio. Gl'italiani consideravano quello delle a r m i un mestiere p e r c h c o m e tale lo p r a t i c a v a n o i
m e r c e n a r i a cui si e r a n o s e m p r e affidati. E il vederselo imp o r r e l o c o n s i d e r a v a n o u n i n a u d i t o s o p r u s o . I l c o n t e Monaldo L e o p a r d i , p a d r e di Giacomo, diceva che la g u e r r a era
un dovere p e r i soldati, ma un disonore p e r i cittadini. N o n
era u n a questione di codardia: i disertori, q u a n d o s'imbrancavano coi banditi, m o s t r a v a n o un coraggio c h e spesso rasentava la t e m e r i t . E r a - c o m e diceva M a d a m e De Stal,
c h e gl'italiani li aveva capiti m e g l i o di q u a n t o p e n s a s s e r o
Foscolo e gli altri - la totale m a n c a n z a delle idee di o n o r e e
di dignit su cui si r e g g o n o n o n soltanto gli eserciti, ma i
popoli.
Le m e d e s i m e reazioni la coscrizione provoc d a p p r i n c i pio a n c h e nel R e g n o . Anche qui, sebbene essa n o n colpisse
che un giovane su tre, fu considerata u n ' a n g h e r i a , e casi di
diserzione ce ne furono parecchi. Ma poi questa renitenza si
a t t e n u , e s e m p r e pi docilmente i coscritti affluirono nelle
c a s e r m e . Dai 23 mila u o m i n i del 1804, q u a n d o e r a a n c o r a
R e p u b b l i c a Cisalpina, l'esercito italico sal ai 90 mila d e l
1813. E , cosa a n c o r a p i i m p o r t a n t e , n o n e r a n o affatto
u n ' a r m a t a b r a n c a l e o n e , c o m e gli a v v e n i m e n t i stavano p e r
d i m o s t r a r e . E r a n o , a l c o n t r a r i o , r e p a r t i disciplinati, a d d e strati e b e n c o m a n d a t i , specialmente quelli speciali dei Veliti e della Guardia.
Q u e s t a trasformazione era visibile s o p r a t t u t t o negli ufficiali, sfornati dalle scuole militari di M o d e n a p e r l'artiglieria, di Lodi p e r la cavalleria, di Pavia e Bologna p e r la fanteria. Fra di essi allignavano alcuni fra i p i bei n o m i della
nobilt e della borghesia, su cui la c a r r i e r a militare cominciava p e r la p r i m a volta a e s e r c i t a r e un n o t e v o l e fascino.
Fosse la smania di gloria o il semplice desiderio dell'evasione dalla vita q u o t i d i a n a o l'attrattiva della bella u n i f o r m e ,
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fatto sta che questi giovani dall'aria marziale costituivano
- dice P i n g a u d - un fatto del tutto n u o v o nelle citt lombarde, emiliane e venete, fin qui abituate ai cicisbei e agli abatini. Fra di essi c'era a n c h e U g o Foscolo che, d o p o aver abb a n d o n a t o la divisa p e r la p e n n a , nel 1812 t o r n ad abband o n a r e la p e n n a p e r la divisa, t r o v a n d o l a molto pi consona alla sua vocazione d'italiano. La c a m e r a t e r i a del reggim e n t o spegneva le differenze e i meschini campanilismi della vecchia Italia p e r accendere lo spirito di c o r p o e l'ansia di
emulazione. A m e n s a , i dialetti e r a n o fuori legge: tutti erano t e n u t i a p a r l a r e italiano, p o s s i b i l m e n t e con un accento
toscano.
Tutto questo d i e d e avvo a u n o snobismo militare, che
n o n si limit alla retorica e alle a p p a r e n z e . Q u a n d o N a p o leone li chiam a c o m b a t t e r e in Spagna, gl'italiani vi accorsero in t r e n t a m i l a e ce ne p e r s e r o ventimila. Altri venticinquemila c a d d e r o nelle steppe russe. L e o p a r d i pianse e rimp i a n s e nei suoi versi (Oh, m i s e r o colui che in g u e r r a
spento - n o n p e r li patri lidi...) questo sacrificio di sangue,
c o n s i d e r a n d o l o inutile. Ma sbagliava. E vero ch'esso aveva
privato l'Italia della sua giovent migliore, ma aveva lasciato un seme che n o n doveva a n d a r e p e r d u t o . F u r o n o infatti i
r e d u c i di queste ultime a v v e n t u r e n a p o l e o n i c h e , messi p e r
castigo in c o n g e d o dai regimi della Restaurazione o rimasti
in servizio da sorvegliati speciali, ad a l i m e n t a r e i focolai
insurrezionali accesi dalla C a r b o n e r i a e dalla Giovane Italia. Scrisse S t e n d h a l : Il colonnello di un r e g g i m e n t o del
Papa, che in passato e r a un lacch, oggi il colonnello della
Moscova e di Montmirail e - a g g i u n g i a m o noi - n o n si rassegnava a ridiventare un lacch.
E r a n o t r o p p o pochi p e r trasformare l'Italia in u n a nazione g u e r r i e r a . Ma furono abbastanza p e r farle capire c h ' e r a
imbelle e che p e r questo era divisa e schiava. Fu da loro che
gl'italiani disposti a i m p a r a r e qualcosa i m p a r a r o n o che il
servizio militare n o n che u n a delle t a n t e espressioni dell'impegno civile, e cio che un cittadino t e n u t o a n c h e a fa204

re il soldato, e anche a m o r i r e , q u a n d o la patria lo richiede.


Il R i s o r g i m e n t o , cui le masse r e s t a r o n o c o s p i c u a m e n t e
estranee, q u a n d o n o n a d d i r i t t u r a ostili, doveva d i m o s t r a r e
che ad a p p r o f i t t a r e di questa lezione e r a stata solo un'esigua m i n o r a n z a . Ma se un Risorgimento ci fu, lo si deve sop r a t t u t t o a questi uomini e al loro inutile sacrificio.
Ma forse lo sconvolgimento p i grosso e decisivo fu quello
s o p r a v v e n u t o nel c a m p o della cultura.
L'irrequieto Angeloni, che trascorse la vita a o r d i r e congiure c o n t r o di lui, accusava N a p o l e o n e di c o a r t a r e il p e n siero italiano e di voler perfino c o r r o m p e r e la n o s t r a ling u a dolcissima. Ma u n ' a c c u s a r e c i s a m e n t e s m e n t i t a dai
fatti. C o m e tutti i dittatori, N a p o l e o n e considerava la cultura - n o n soltanto quella italiana, ma anche quella francese un instrumentum regni, u n o s t r u m e n t o del p o t e r e . Ma in Italia n o n ebbe bisogno di fare sforzi p e r p i e g a r e a questo scopo u n a c u l t u r a , che n o n e r a mai stata altro. I poeti n o n si
fecero p r e g a r e p e r sciogliere inni al Conquistatore. La sfilza
delle Napoleonie e delle Napoleonidi pubblicate nel v e n t e n n i o
interminabile. Ce n' a n c h e u n a di Foscolo, la Ode a Bonaparte liberatore, c h e p e r ha il suo alibi: a ispirarla era u n a
speranza sincera, n o n la piaggeria. Della piaggera, il grande c a m p i o n e fu V i n c e n z o M o n t i che ne fece u n a proficua
industria. A furia di o m a g g i e di elogi, d i v e n t assessore
del g o v e r n o di Milano, storiografo ufficiale e p o e t a aulico
del Regno, ricevette u n a cospicua p e n s i o n e e le insegne della Legion d ' O n o r e e della C o r o n a di Ferro, si fece s t a m p a r e
tutte le o p e r e a spese dello Stato, ed Elisa gli p a g in gioielli le sonanti q u a r t i n e ch'egli le aveva dedicato. Q u e s t o n o n
gl'imped, q u a n d o N a p o l e o n e c a d d e , di spiegare a s t o r m o
le sue argentee c a m p a n e p e r il r i t o r n o degli austriaci. E nessuno se ne scandalizz; i poeti italiani da secoli n o n facevano che q u e s t o : sciogliere i n n i al p a d r o n e di t u r n o p e r c h ,
n o n a v e n d o un pubblico, solo del p a d r o n e e dei suoi favori
vivevano. U n a simile letteratura n o n si poteva c o r r o m p e r e :
205

smisero di a n d a r e a sentire Goldoni. Era i n s o m m a la schiacciante superiorit della letteratura, della saggistica, del teat r o francesi che metteva in crisi la cultura italiana, sottrattasi fino allora, grazie alla c e n s u r a dei vecchi r e g i m i , al confronto pubblico e diretto con quelle straniere. Era fatale che
l'irruzione dei Diderot, dei D'Alembert, dei Lesage, dei Dor a t n e l Paese dei pastorelli d e l l ' A r c a d i a vi p r o v o c a s s e lo
scompiglio.
La reazione fu goffa. Minacciata da questa terribile conc o r r e n z a che smascherava t u t t e le sue m a g a g n e - l'accadem i s m o p a r r u c c o n e , la b o r i a aulica, le i p e r b o l i c o r t i g i a n e sche, la disabitudine ad affrontare i p r o b l e m i concreti della
societ, il r e t o r i c o trionfalismo al servizio d e l p o t e r e -, la
c u l t u r a italiana assunse a t t e g g i a m e n t i di d i s d e g n o s o s p r e gio. Bestia francese chiam il Monti, che i n o n d a v a l'Italia
d'inni ai francesi, l'abate Guillon, che aveva osato m u o v e r e
qualche critica alla poesia italiana. Testa n o n italiana, di
stirpe e formazione straniera si diceva e si scriveva di tutti
quei francesi che osavano p r o n u n c i a r e giudizi su cose italian e . Sembrava, a leggere questi scampoli polemici, che la cult u r a italiana fosse ancora, c o m e lo e r a stata fra il Tre e il Cinquecento, il faro dell'Europa, m e n t r e ne reggeva soltanto il
fanalino di c o d a . Foscolo c h ' e r a l'unico v e r o e serio antifrancese, cap tutta la ridicolaggine di q u e s t o starnazzo di
p e d a n t i e gli dette il n o m e che meritava: eunucomachia.
Ma il f e n o m e n o aveva a n c h e un a s p e t t o positivo. Per la
p r i m a volta, di fronte alla minaccia della c u l t u r a francese,
quella italiana si e r a sentita italiana. Di appelli all'Italia, nelle p a g i n e dei nostri scrittori e poeti, ce n ' e r a n o s e m p r e stati.
Ma n o n e r a n o c h e v u o t a e tronfia retorica, u n ' e s i g e n z a di
rituale. Stavolta, n o . P u r n e g a n d o l a , gl'intellettuali italiani
avevano capito che la superiorit della c u l t u r a francese derivava dal fatto ch'essa aveva alle spalle u n a patria e u n a societ di cui finalmente avvertirono la m a n c a n z a . La furiosa
lotta ch'essi i m p e g n a r o n o c o n t r o i gallicismi, cio c o n t r o
le contaminazioni della lingua, n o n fu che l'aspetto p i p e 208

d a n t e s c o d i q u e s t a r e a z i o n e , c h e n e e b b e degli altri m o l t o
pi sostanziosi.
Il d o m i n i o francese funzion i n s o m m a da r e a g e n t e . Per
p a u r a che N a p o l e o n e gliela togliesse, la c u l t u r a italiana ritrov la p r o p r i a a n i m a e s e r r i r a n g h i in sua difesa con u n a
compattezza che n o n aveva mai conosciuto p r i m a di allora.
N o n a v e n d o da c o n t r a p p o r r e a quella francese nulla o quasi nulla di valido in senso m o d e r n o , si mise a r i c e r c a r e e a
r i n v e r d i r e i p r o p r i blasoni di nobilt d i s s e p p e l l e n d o l i d a l
sottosuolo, e n o n soltanto in senso figurato: si p r o p a g a la
febbre a r c h e o l o g i c a , si s c o p r e la civilt e t r u s c a , cui v i e n e
frettolosamente attribuito, a d a n n o della Grecia e di R o m a ,
u n r u o l o d i g r a n d e m a d r e n e i confronti d i quella e u r o pea, si lancia D a n t e , o meglio lo si rilancia, ma in g r a n d e
stile, facendolo padre di t u t t o : della lingua, della poesia,
del pensiero, della democrazia, della patria.
Q u e s t a patria e r a ancora un concetto astratto e retorico,
ma lo e r a m o l t o m e n o di p r i m a . I t r o m b o n i alla M o n t i seg u i t a v a n o a farne o g g e t t o solo di q u a r t i n e (e di quattrini).
Ma i giovani intellettuali cresciuti n e l clima di N a p o l e o n e
c o m i n c i a v a n o a d accorgersi c h e solo u n ' I t a l i a n a z i o n a l e
a v r e b b e p o t u t o r i t r o v a r e il suo p o s t o e il suo r a n g o a n c h e
nella cultura.
Ma stiamo attenti a n o n p e r d e r e , c o m e spesso si fa, il senso delle m i s u r e . Ad a v e r n e coscienza n o n e r a n e a n c h e tutta
l a c u l t u r a , m a solo u n a sua s p a r u t a m i n o r a n z a , c h e p u r t r o p p o n o n si rese conto del p r o p r i o isolamento e n o n fece
nulla, o fece t r o p p o poco p e r r o m p e r l o . Per q u a n t o infinitam e n t e migliori dei l o r o p a d r i e n o n n i , gl'intellettuali c h e
nei successivi d e c e n n i salirono sulle forche e p o p o l a r o n o le
g a l e r e , ne p o r t a v a n o a n c o r a nel s a n g u e il vizio: quello di
parlare soltanto fra loro c o m e d e n t r o le m u r a di un'Accademia. U n ' o p e r a di apostolato p o p o l a r e n o n la svolsero: n o n
ne a v e v a n o l'abitudine, n o n ne avevano il linguaggio, n o n
ne a v e v a n o l'umilt. Per q u e s t o t u t t a la l o r o vita n o n sar
che u n s e g u i t o d i t r a g i c h e d e l u s i o n i . N e l ' 2 1 , nel ' 3 1 , n e l
209

'48, li v e d r e m o insorgere lanciando appelli al p o p o l o , nella


certezza di esserne seguiti; e il p o p o l o n o n si m u o v e r o addirittura li c o n s e g n e r agli sbirri. logico. Ad esso n e s s u n o
aveva parlato. Il discorso seguitava a svolgersi fra iniziati,
a n c h e q u a n d o verteva sulla democrazia (e t u t t o r a cos).
Alla c u l t u r a italiana seguitava a m a n c a r e ci c h e m a n c a v a
alla burocrazia, all'esercito, a tutto, cio il senso, la religione
del servizio pubblico. Alle masse n o n volle o n o n s e p p e rivolgersi. Intrisa di clericalismo - a n c h e q u a n d o faceva p r o fessione di fede anticlericale - le considerava gregge, come faceva la Chiesa. Cos c o n d a n n se stessa e la p r o p r i a
o p e r a - il R i s o r g i m e n t o - a r e s t a r e un fatto di lite e, n o n
riuscendo a dargli un c o n t e n u t o p o p o l a r e , dovette c e d e r n e
l'iniziativa alla m o n a r c h i a sabauda.

PARTE SECONDA

LA RESTAURAZIONE

CAPITOLO VENTESIMO

I L B A L L E T T O D I M I RAT

Di tutti i problemi italiani che i r a p p r e s e n t a n t i delle G r a n d i


Potenze dovettero affrontare p e r d a r e all'Europa u n a sistemazione che rispondesse ai loro princpi e soprattutto ai loro interessi, e c h e va sotto il n o m e di Restaurazione, il p i
complicato fu quello del R e a m e , cio delle D u e Sicilie.
A b b i a m o lasciato M u r a t , alla vigilia della c a m p a g n a di
Russia, intento a tessere la sua tela, combattuto fra la p a u r a
di N a p o l e o n e e l'ambizione di affrancarsi dalla sua t u t e l a
p e r d i v e n t a r e un vero Re, e n o n soltanto di Napoli. C o n la
sua c o n s u e t a l e g g e r e z z a aveva c o n d o t t o le cose t a l m e n t e
m a l e c h e o r a si trovava quasi e s a u t o r a t o e sotto la stretta
sorveglianza dei fiduciari del suo imperiale e p r e p o t e n t e cognato. Temeva di essere estromesso dal t r o n o , e p e r stornare questa minaccia m a n d a Parigi Carolina. Costei si vant
in seguito di a v e r e riconciliato m a r i t o e fratello, e forse lo
credeva sul serio. In realt a c o m p i e r e il miracolo n o n era
stata la sua diplomazia, ma la situazione internazionale. Napoleone si e r a definitivamente p e r s u a s o che il conflitto con
la Russia e r a inevitabile, e in q u e l r e p e n t a g l i o n o n voleva
storie con M u r a t , di cui anzi d e s i d e r a v a la collaborazione.
Con lui avrebbe regolato i conti a c a m p a g n a conclusa.
M u r a t fu i n f o r m a t o delle sue i n t e n z i o n i di g u e r r a solo
q u a n d o , nell'aprile del 1812, ricevette l'ordine di raccogliere le sue migliori t r u p p e , di affidarne il c o m a n d o a un generale di sua scelta e di a s s u m e r e egli stesso quello di tutta
la cavalleria francese. N a p o l e o n e lo voleva al suo fianco n o n
solo p e r c h a cavallo lo considerava insostituibile, ma a n c h e
perch n o n si fidava di lasciarlo a Napoli.
213

Gioacchino p a r t c o n t r o voglia. Per q u a n t o di testa piuttosto debole, capiva benissimo che un N a p o l e o n e vittorioso
gli avrebbe tolto il t r o n o o gliel'avrebbe lasciato in posizione
pi subalterna di p r i m a . Per di pi, doveva affidare lo Stato
a sua moglie e temeva che costei, smaniosa c o m ' e r a di potere personale, ne approfittasse per m a n d a r e in fumo quel
partito italico su cui egli fondava tutte le sue ambizioni.
La sua condotta in Russia fu condizionata da questi crucci.
Alla testa dei suoi cavalieri si batt b e n e , c o m e s e m p r e . Ma
q u a n d o , d o p o la disastrosa ritirata, Napoleone gli affid il com a n d o di tutto l'esercito p e r accorrere a Parigi a r e p r i m e r v i
un colpo di Stato, egli contravvenne agli ordini rinunziando a
qualsiasi resistenza anche sulle posizioni che vi si prestavano,
t r a s f o r m a n d o la ritirata in u n a vera e p r o p r i a rotta, e finalm e n t e c e d e n d o a sua volta il suo posto a Eugenio di Beauharnais, p e r rientrare precipitosamente a Napoli. Ci arriv ai primi del '13, accolto da fiori e applausi. Apparve sorridente e sic u r o di s, ma n o n lo era affatto. C o m e avrebbe reagito alla
sua diserzione il cognato, che n o n era pi in g r a d o di garantirgli il trono, ma era ancora in grado di toglierglielo?
Il cognato reag con d u e lettere. Una, a Carolina, diceva:
Vostro marito e un g r a n b r a v ' u o m o sul c a m p o di battaglia,
ma p i debole di u n a d o n n a o di un frate q u a n d o n o n
davanti al n e m i c o . M a n c a c o m p l e t a m e n t e di coraggio m o rale. L'altra, a lui, c o n t e n e v a queste frasi: Spero che n o n
siate di quelli che p e n s a n o che il leone m o r t o . Il titolo di
Re vi ha fatto girare la testa. Se questa testa volete salvarla,
comportatevi bene.
Per q u a n t o ferito n e l l ' o r g o g l i o , G i o a c c h i n o r e s p i r : se
l'era cavata con un cicchetto, e quel comportatevi bene
implicava la concessione di u n a p r o v a d ' a p p e l l o . Ma c'era
a n c h e u n ' a l t r a c o n s t a t a z i o n e da fare, e i suoi consiglieri la
fecero subito: p e r m o s t r a r s i cos a r r e n d e v o l e , voleva d i r e
che N a p o l e o n e era p r o p r i o allo stremo. Bisognava approfitt a r n e , m a n o v r a n d o i n m o d o d a p r o c u r a r s i q u a l c h e controassicurazione p e r il futuro.
214

La Potenza pi disposta a darla e r a l'Austria, t u t t o r a neutrale, ma p r o n t a a gettarsi anch'essa sul vinto p e r partecipare alla spartizione del b o t t i n o . M e t t e r n i c h p e r voleva fare
il giuoco suo, n o n quello della Russia che gi aveva steso le
m a n i sulla Polonia, e della Prussia che gi reclamava la Sassonia. Era in G e r m a n i a ch'egli voleva la g u e r r a p e r sottrarla
a questi d u e famelici concorrenti, ed e r a l che contava quindi di c o n c e n t r a r e tutte le sue forze. Per l'Italia, bastava n e u tralizzare E u g e n i o o Gioacchino, o tutt'e d u e , staccandoli da
N a p o l e o n e . E questo era c o m p i t o della diplomazia.
C o n E u g e n i o , Metternich n o n p o t t r a t t a r e p e r tre motivi. P r i m a di t u t t o p e r c h il Vicer e r a rimasto disciplinatam e n t e al c o m a n d o dei brandelli della G r a n d e A r m a t a , aveva r a g g i u n t o l ' I m p e r a t o r e a Parigi, e solo nel maggio questi
lo r i m a n d a Milano. Secondo, p e r c h sarebbe occorso d a r gli q u a l c h e garanzia di p e r m a n e n z a sul t r o n o del L o m b a r do-Veneto cui l'Austria n o n intendeva assolutamente r i n u n ziare. Terzo, p e r c h fu subito chiaro che E u g e n i o n o n tradiva. Motivi n e a v r e b b e avuti: d o p o avergliela f o r m a l m e n t e
p r o m e s s a , N a p o l e o n e gli aveva s e m p r e rifiutato la c o r o n a
d'Italia e n o n gli aveva mai concesso un m i n i m o di a u t o n o mia. E, ne avrebbe avuto a n c h e i mezzi: suo suocero, Re di
Baviera, gli aveva gi offerto la sua mediazione presso Vienna. Ma E u g e n i o l'aveva respinta. C o m e m o t t o si e r a scelto:
Onore e fedelt, e n o n vi contravvenne.
Il R e g n o di Napoli n o n rivestiva, agli occhi di Metternich, la stessa i m p o r t a n z a . U n a volta r e s t a u r a t o il p r e d o m i n i o
austriaco sull'Italia, che su q u e l t r o n o sedesse un B o r b o n e
o un M u r a t , a v r e b b e c o m u n q u e d o v u t o a c c e t t a r e il p a t r o nato di V i e n n a . E p e r di p i l'ambasciatore austriaco Mier
riferiva che Gioacchino e r a trattabile. Metternich lo sapeva
gi p e r c h , p r i m a a n c o r a di r i e n t r a r e a N a p o l i , M u r a t gli
aveva m a n d a t o un messo, Cariati, a s o n d a r e le sue intenzioni. E r a n o cos allettanti c h e M u r a t si affrett a r i s p e d i r e a
Vienna l ' i n t e r m e d i a r i o che, a q u a n t o s e m b r a , invece di limitarsi a d ascoltare c o m e G i o a c c h i n o gli aveva o r d i n a t o ,
215

p a r l , e anzi parl t r o p p o sino a p r o p o r r e u n a vera alleanza militare in cambio di u n a garanzia p e r la c o r o n a del suo
sovrano.
La transazione rest a mezz'aria p e r vari motivi. Anzitutto, o c c o r r e v a l'avallo degl'inglesi c h e o r m a i e s e r c i t a v a n o
u n a specie di tutela sulle D u e Sicilie, e gl'inglesi n o n e r a n o
d ' a c c o r d o n e m m e n o t r a l o r o . A L o n d r a il P r i m o Ministro
Castlereagh, p r e o c c u p a t o a n c h e lui del rafforzamento russo
e p r u s s i a n o , voleva in tutti i m o d i s e c o n d a r e l'Austria p e r
consentirle di fare da c o n t r a p p e s o . Ma l'inglese di Palermo,
cio Bentinck, aveva tutt'altre idee. Questo g r a n d e p o p o l o
- scriveva (bont sua) degl'italiani - n o n deve d i v e n t a r e lo
s t r u m e n t o di un soldato t i r a n n o o di q u a l c h e altro o s c u r o
p e r s o n a g g i o , ma u n a formidabile b a r r i e r a alzata sia contro
l'Austria che c o n t r o la Francia. Secondo lui i n s o m m a si doveva b u t t a r e a m a r e sia M u r a t che i B o r b o n e p e r p u n t a r e su
un'Italia unita e i n d i p e n d e n t e . Q u e s t o inglese autoritario e
generoso p r e c o r r e v a il Risorgimento, ma di t r o p p i decenni.
Q u a n d o ricevette l ' o r d i n e d i p r e n d e r e c o n t a t t i c o n
Gioacchino, li esegu, ma a m o d o suo. A n d a Ponza, che la
sua flotta aveva o c c u p a t o c o n un colpo a s o r p r e s a , e di l
m a n d ambascerie a M u r a t invitandolo a r o m p e r e con Nap o l e o n e , ma senza dargli nessuna garanzia p e r il futuro, anzi r e c l a m a n d o la consegna di Gaeta, pilastro di tutto il sistem a difensivo n a p o l e t a n o . M u r a t replic c h i e d e n d o , oltre
N a p o l i , gli Stati pontifici: a n c h e lui voleva u n ' I t a l i a unita,
ma sotto la p r o p r i a corona.
N a p o l e o n e e r a i n f o r m a t o di tutto, e le sue lettere al cog n a t o si facevano s e m p r e pi violente. Fece p u b b l i c a r e sul
giornale ufficiale la notizia che i napoletani, cio M u r a t , avevano venduto Ponza agl'inglesi, impose il ritiro di Cariati
da Vienna, e chiese otto battaglioni n a p o l e t a n i con contorno di artiglieria e di cavalleria p e r le successive operazioni
in G e r m a n i a . Gioacchino tergivers finch pot. Ma alla notizia delle vittorie r i p o r t a t e dal c o g n a t o a D r e s d a e a Lutzen, s'impaur, piant a mezzo le trattative con Mettermeli e
216

Bentinck, e accorse a n c h e lui p e r p a r t e c i p a r e alla battaglia


decisiva.
Il r o v e s c i a m e n t o di fronte s e m b r a v a s c o n g i u r a t o , ma a
ricucirlo fu Carolina, rimasta a Napoli. Essa conosceva molto b e n e M e t t e r n i c h p e r c h ne e r a stata l ' a m a n t e , e col suo
femminile intuito aveva capito c h e la stella del fratello e r a
o r m a i t r a m o n t a t a e i suoi successi n o n avrebbero avuto dom a n i . Il g i o r n o stesso in cui suo fratello e suo m a r i t o scend e v a n o in c a m p o a Lipsia, essa convoc Mier e si disse disposta a c o n c l u d e r e la t r a t t a t i v a s c h i e r a n d o s i in g u e r r a a
fianco dell'Austria, q u a n d o questa vi fosse entrata, p u r c h a
lei e a suo m a r i t o fosse g a r a n t i t o il t r o n o di Napoli. M u r a t
ne fu i n f o r m a t o d o p o la battaglia che si e r a risolta in u n a
completa sconfitta. N o n poteva aver pi nulla da eccepire.
A b b a n d o n l'esercito e il c o g n a t o al l o r o d e s t i n o , accorse
p r e c i p i t o s a m e n t e a Napoli, c h i a m Mier, e gli disse c h ' e r a
p r o n t o a m e t t e r e a disposizione degli Alleati 30 mila u o m i n i
p e r m a r c i a r e c o n t r o il R e g n o Italico. Ma p o n e v a la solita
c o n d i z i o n e : gli Stati della Chiesa, e anzi ne a g g i u n g e v a
un'altra: Corf.
Per s t r i n g e r e la trattativa, alla fine d e l l ' a n n o V i e n n a invi il conte N e i p p e r g . La controfferta e r a questa: Gioacchino a v r e b b e fornito 30 mila u o m i n i in a p p o g g i o ai 60 mila
che l'Austria a v r e b b e m a n d a t o in Italia, e in c o m p e n s o sarebbe stato confermato nei suoi Stati attuali. N e i p p e r g vi
aggiunse di suo l ' i m p e g n o , che n o n i m p e g n a v a a nulla, di
adoperarsi p e r assicurargli una frontiera migliore.
Subito d o p o aver accettato le d e l u d e n t i p r o p o s t e , Gioacchino scriveva a N a p o l e o n e : Sire, eccomi nel m o m e n t o pi
doloroso della mia vita. Si tratta, p e r m e , di scegliere tra la
perdita dei miei Stati, della mia famiglia e della mia gloria,
ed il mio inalterabile affetto p e r la Francia... Voi n o n m'avete dato alcun p o t e r e sul paese da me occupato, n o n m'avete
n e p p u r p a r l a t o della garanzia dei miei Stati... O t t o giorni
dopo firm l'accordo con gli austriaci, ne inizi un altro, pi
difficile, con l'inviato di Bentinck, e riscrisse a N a p o l e o n e :
217

Sire, colui che ha c o m b a t t u t o a l u n g o vicino a Voi, vostro


cognato, vostro amico, ha firmato un atto che s e m b r a fargli
a s s u m e r e un a t t e g g i a m e n t o ostile nei vostri confronti... Ho
d o v u t o farlo, ma il mio c u o r e s e m p r e lo stesso. Ho bisog n o di s a p e r e che Voi mi a m a t e a n c o r a p e r c h io vi a m e r
sempre... Quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e scriveva all'Imperatore d'Austria: Prego Vostra Maest di essere persuasa della mia sincera amicizia e riconoscenza... Molti biografi di
M u r a t si c h i e d o n o se questi mentisse pi a N a p o l e o n e o agli
Alleati. Forse, nel m o m e n t o in cui scriveva, era sincero con
l ' u n o c o m e lo e r a c o n gli altri: voleva b e n e a tutti e voleva
che tutti gli volessero b e n e .
Bentinck, che aveva ricevuto l ' o r d i n e di a p r i r e il n e g o ziato con lui, stava facendo il possibile p e r m a n d a r l o a m o n te, e q u a n d o da L o n d r a g l ' i n g i u n s e r o di c o n c l u d e r l o s'imp e g n alla cessazione delle ostilit fra Napoli e l'Inghilterra,
ma senza fornire n e s s u n a garanzia sul futuro del R e g n o . E
o r a bisognava agire. Alla testa dei suoi u o m i n i , Gioacchino
varc il confine pontificio ed e n t r in R o m a . Il g e n e r a l e
Miollis, n o n a v e n d o forze da opporgli, si chiuse in Castel S.
Angelo. Evitando di attaccare le t r u p p e francesi, M u r a t p r o segu p e r Bologna, e da A n c o n a lanci un p r o c l a m a ai soldati in cui, nel tentativo di giustificare il p r o p r i o voltafaccia,
d e n u n c i a v a la folle ambizione di Napoleone, e p e r la p r i ma volta si firmava col solo n o m e italianizzato Gioacchino.
C o m e u n a volta aveva cambiato il M u r a t in Marat, cos o r a
voleva farlo d i m e n t i c a r e p e r meglio accreditarsi c o m e Re
i n d i g e n o , p e r c h q u e s t o e r a o r m a i i l suo giuoco: m e t t e r e
tutti, amici e n e m i c i (sebbene a n c o r a n o n sapesse c h i a r a m e n t e chi fossero gli u n i e gli altri) dinanzi al fatto compiuto di un'Italia unificata sotto il suo scettro.
La c o n d o t t a del Re di Napoli che spara c o n t r o i francesi
infame e quella della Regina inqualificabile. S p e r o di vivere abbastanza a l u n g o p e r v e n d i c a r e me e la Francia d ' u n a
i n g r a t i t u d i n e cos spaventosa scrisse N a p o l e o n e c h e stava
t e n t a n d o u n ' u l t i m a d i s p e r a t a resistenza all'invasione allea218

ta. In realt fin allora Gioacchino aveva sparato solo parole.


Ma i movimenti delle sue t r u p p e , c r e a n d o u n a minaccia alle
spalle di Eugenio, avevano costretto quest'ultimo ad abband o n a r e le difese dell'Adige a p r e n d o cos la s t r a d a agli austriaci in m a r c i a sulla P a d a n i a . G i o a c c h i n o , in p r e d a a un
delirio di attivismo, nelle p a u s e dei suoi c o n t i n u i trasferim e n t i scriveva a tutti i potenti della t e r r a p e r professargli il
suo a m o r e e g u a d a g n a r l i alla causa del R e g n o Italico. Scrisse a n c h e a F e r d i n a n d o V I I di Spagna, ch'era fuori del giuoco. Scrisse perfino a Luigi X V I I I dicendosi p i e n o di vener a z i o n e p e r il s a n g u e di E n r i c o IV e di San Luigi. Aveva
sguinzagliato i suoi fiduciari in tutta la penisola a suscitarvi
adesioni e d o m a n d e di a r r u o l a m e n t o nel suo esercito. Ma
u n o di essi, Gabriele Pepe, sebbene fra i p i entusiasti, annotava nel suo diario: Il Re m a n c a di coraggio politico. Crii
alleati, che n o n h a n n o p o t u t o a n c o r a constatarlo, n o n tard e r a n n o ad accorgersene e n o n m a n c h e r a n n o di approfittarne.
Il 1 m a r z o (sempre del T 4 ) , Gioacchino scrisse ancora a
N a p o l e o n e , sebbene ormai fosse con lui in g u e r r a g u e r r e g giata: Sire, Vostra Maest c o r r e pericolo. La Francia minacciata nella sua capitale. Sire, dite u n a parola, e sacrifico
la mia famiglia e i miei sudditi. Q u e s t a lettera vi r e n d e inter a m e n t e p a d r o n e della mia sorte. La mia vita vi a p p a r t i e n e .
Amatemi. Mai fui pi d e g n o della vostra tenerezza. Fino alla m o r t e vostro amico. Cos'era accaduto? Era accaduto che
N a p o l e o n e aveva r i p o r t a t o q u a l c h e piccolo successo, m e n tre il c o m a n d a n t e a u s t r i a c o aveva lanciato a sua volta un
p r o c l a m a in cui a n n u n c i a v a agl'italiani il p r o p o s i t o di ricostituire i vecchi Stati che h a n n o assicurato cos a l u n g o la
loro felicit e la loro gloria. V e d e n d o sfumare il suo sogno
di R e g n o Italico, Gioacchino e r a p r o n t o a un e n n e s i m o rovesciamento di fronte, ma le sorti della g u e r r a n o n gliene
dettero il t e m p o : il 6 aprile (1814) N a p o l e o n e era costretto
ad abdicare e pochi giorni d o p o partiva p e r l'Elba.
Napoli riserv le solite g r a n d i accoglienze a Gioacchino
219

che se ne finse p a g o . N o n si sa cos'avvenne nell'intimit fra


lui e la moglie, ma n o n dovett'essere un facile incontro. Napoleone diceva che Carolina portava la testa d ' u n u o m o di
Stato sulle spalle d ' u n a bella d o n n a . Molto p i realistica
del m a r i t o , essa aveva capito fin d a p p r i n c i p i o che il R e g n o
Italico e r a u n a c h i m e r a , c h e c o n s e r v a r e il t r o n o di Napoli
sarebbe gi stata u n a m a n n a e c h e , di tutti gli Alleati, solo
sull'Austria si poteva fare qualche affidamento. Perci, n o n
e s s e n d o riuscita ad a c c r e d i t a r e dei r a p p r e s e n t a n t i ufficiali
al Congresso di Vienna, vi teneva d u e osservatori e privat a m e n t e scriveva a M e t t e r m e l i p e r rassicurarlo: la dinastia
M u r a t si s a r e b b e legata s t r e t t a m e n t e all'Austria e a v r e b b e
m o n t a t o b u o n a g u a r d i a c o n t r o i rivoluzionari. E r a il capovolgimento di tutta la politica di suo marito.
Q u e s t i s a p e v a t u t t a v i a che M e t t e r n i c h e r a s e m p r e p i
isolato fra le altre Potenze che volevano r i p o r t a r e i B o r b o n e
sul t r o n o di Napoli, ed aveva ripreso ad a r m e g g i a r e . Alla fine di febbraio ricevette u n a lettera di N a p o l e o n e dall'Elba:
Caro M u r a t , vi r i n g r a z i o di quello che avete fatto p e r la
contessa Walewska. Ve la r a c c o m a n d o , e vi r a c c o m a n d o suo
figlio (che era figlio di Napoleone). C o l o n n a vi dir cose gravi e
i m p o r t a n t i . C o n t o su di voi. Q u e s t o messaggio e r a il risultato di u n a complessa m a n o v r a di riavvicinamento condotta
da Gioacchino, all'insaputa di sua moglie, attraverso la cognata Paolina e il cardinale Fesch. E v i d e n t e m e n t e lo avevano informato delle intenzioni di N a p o l e o n e e, vedendosi abb a n d o n a t o dagli Alleati, p u n t a v a n u o v a m e n t e su di lui che,
freddo calcolatore, Io riaccoglieva nel p r o p r i o giuoco.
Pochi giorni d o p o il prigioniero dell'Elba fugg, sbarc a
Frjus, e sulle ali dell'entusiasmo p o p o l a r e vol a Parigi, dove lo raggiunse u n a lettera di M u r a t : Sire, n o n ho mai cessato d'essere vostro amico. Attendevo solo un'occasione favorevole. Tutto il mio esercito in m o v i m e n t o e alia fine del
m e s e sar sul Po. In q u e l l ' e s e r c i t o e r a n o affluiti da tutta
Italia i veterani delle g u e r r e di S p a g n a e di Russia, ma solo
quelli dal g r a d o di colonnello in su. Di subalterni, sottuffi220

ciali e soldati, n e s s u n o . E il particolare ha il suo significato:


il patriottismo in Italia restava la p r e r o g a t i v a di coloro che
ad esso l e g a v a n o un r a n g o e un s t i p e n d i o . Sugli altri, n o n
esercitava n e s s u n fascino. Quasi tutti gli storici d i c o n o che
questa r e n i t e n z a fu colpa di M u r a t che, contro il p a r e r e dei
suoi consiglieri e l u o g o t e n e n t i , d e l u s e le d u e p i g r a n d i
aspirazioni del p o p o l o : l'adozione della b a n d i e r a tricolore e
di u n a Costituzione liberale. Ma noi ci c r e d i a m o poco. Q u e ste d u e m i s u r e gli a v r e b b e r o a t t i r a t o q u a l c h e s i m p a t i a in
p i ; ma il p o p o l o s a r e b b e r i m a s t o u g u a l m e n t e i n e r t e p e r ch q u e g l ' i d e a l i di n a z i o n e e di l i b e r t gli e r a n o d e l t u t t o
estranei. Pietro Colletta, che Gioacchino aveva n o m i n a t o capo di Stato Maggiore e c o m a n d a n t e del genio, lo disse chiar a m e n t e : Un filone d ' u o m i n i colti si a b b a n d o n e r a questa
idea lusinghiera, ma la massa degl'italiani o la spreger, o la
r i g u a r d e r con indifferenza, o si a r m e r p e r combatterla...
Il 22 m a r z o Gioacchino, o r m a i deciso a p u n t a r e tutto sulla carta di N a p o l e o n e , part alla testa del suo esercito, e il 30
lanci da Rimini il famoso proclama, impastato di retorica e
di a m b i g u i t : ...Ottantamila italiani degli Stati di N a p o l i
marciano c o m a n d a t i dal loro Re, e g i u r a n o di n o n d o m a n d a r e riposo se n o n d o p o la liberazione d'Italia... Io c h i a m o
d'intorno a me tutti i bravi p e r combattere... Q u e s t o enfatico a p p e l l o riusc a i s p i r a r e a M a n z o n i alcuni dei suoi p i
brutti versi, che sono quasi tutti brutti. Ma di veri bravi p e r
combattere ne accorsero cinquecento in tutto.
Gli a n i m i n o n si s c a l d a r o n o n e m m e n o alla notizia dei
primi successi di M u r a t . Presi di c o n t r o p i e d e , gli austriaci
a b b a n d o n a r o n o M o d e n a e B o l o g n a e si fecero b a t t e r e sul
Panaro. Ma l'indomani, a Occhiobello, r e s p i n s e r o un assalto, sebbene c o n d o t t o p e r s o n a l m e n t e da Gioacchino col suo
impeto consueto. Perdite fra gli italiani ce ne furono poche,
ma diserzioni a centinaia.
A m e t a p r i l e gli austriaci i n i z i a r o n o la controffensiva.
Gioacchino si ritir p e r attenderli fra Macerata e Tolentino.
Abituato ai ferrei e disciplinati r e p a r t i francesi, n o n riusciva
221

a d o m i n a r e quel raccogliticcio esercito d o v e o g n i g e n e r a l e


faceva ci che voleva e voleva s e m p r e il c o n t r a r i o di ci che
faceva l'altro. Pepe e Carascosa si odiavano. Pignatelli qualificava Colletta un mozzorecchi. Ci m a l g r a d o la battaglia
iniziata ai p r i m i di m a g g i o s e m b r a v a v o l g e r e al m e g l i o ,
q u a n d o giunse la notizia che u n a seconda colonna austriaca
aveva sfondato in Abruzzo e u n a terza scendeva da R o m a su
Gaeta. R i n u n z i a n d o a un successo che p a r e v a a p o r t a t a di
m a n o , Gioacchino ripieg in furia e, a b b a n d o n a t o il c o m a n do ai suoi l u o g o t e n e n t i , accorse a N a p o l i . La folla di Via
Ghiaia lo p o r t in trionfo (non si capisce di che) a palazzo
reale. Ma nei bassi si cantava: Tra Macerata e Tolentino finito Re G i o a c c h i n o . - T r a il C h i e n t i e il P o t e n z a - fin
l'indipendenza!, e si p r e p a r a v a n o l u m i n a r i e p e r il r i t o r n o
dei B o r b o n e . A Carolina disse: Tutto p e r d u t o fuorch la
vita, n o n sono riuscito a m o r i r e , le affid i p i e n i p o t e r i , e
s'imbarc p e r C a n n e s . O r a m a i d o p p i g i u o c h i n o n p o t e v a
pi farne. L'unica sua speranza era N a p o l e o n e .
N a p o l e o n e , che se ne r e n d e v a conto, fu d u r o . Attraverso
un messo, gli chiese spiegazioni sulla sua c o n d o t t a dell'anno
p r i m a e respinse la sua d o m a n d a di a r r u o l a m e n t o nell'esercito che i n t a n t o stava allestendo p e r l'ultima battaglia. Scriver nelle sue Memorie: Non mi sentivo abbastanza forte da
i m p o r r e ai soldati francesi un t r a d i t o r e come quello. E p p u re, a Waterloo, forse M u r a t mi avrebbe d a t o la vittoria.
C o n f i n a t o i n u n a casa d i c a m p a g n a p r e s s o G r e n o b l e ,
Gioacchino trascorreva quella febbrile vigilia a piangersi addosso in l u n g h e lettere a tutti. Il 19 g i u g n o ne scrisse u n a
a n c h e a N a p o l e o n e : Non ho pi nulla da c h i e d e r e a Vostra
Maest. Ella p u o r m a i p r o n u n z i a r s i t r a n q u i l l a m e n t e sulla
mia sorte, le sue volont s a r a n n o eseguite: felice d'essermi
p e r d u t o p e r voi, n e s s u n l a m e n t o uscir dalla mia bocca.
C h e i vostri ministri mi facciano conoscere il luogo del mio
esilio... Ma n e a n c h e N a p o l e o n e aveva p i n u l l a da fargli
c o n o s c e r e . E r a lui c h e , d e f i n i t i v a m e n t e sconftto il g i o r n o
p r i m a , aspettava di conoscere il luogo del suo esilio.
222

A Napoli, C a r o l i n a aveva trasmesso i suoi p o t e r i agl'inglesi che vi e r a n o sbarcati alla fine di maggio e che l'accolsero su u n a loro n a v e p e r i s t r a d a r l a a Trieste e c o n s e g n a r l a
agli austriaci. P o r t via t u t t o q u e l che poteva, perfino u n a
m u c c a che aveva un c o r n o solo e si chiamava c o m e lei, Carolina, in m o d o che d u r a n t e la traversata i bambini avessero
il latte fresco. D o p o pochi giorni di navigazione, la nave incroci l u n g o le coste Calabre quella che r i p o r t a v a a N a p o l i
F e r d i n a n d o . II c o m a n d a n t e si scus con la Regina di dover
s p a r a r e v e n t u n colpi di c a n n o n e a salve. Lo prescrive il regolamento disse in t o n o mortificato.

CAPITOLO VENTUNESIMO

DA F E R D I N A N D O IV A F E R D I N A N D O I

Sulla nave che lo r i p o r t a v a a Napoli e che aveva incrociato


quella che ne c o n d u c e v a via Carolina B o n a p a r t e , re Ferdin a n d o era allegrissimo, e i motivi n o n gli m a n c a v a n o . Il ministro inglese a Palermo A C o u r t gli aveva p r a t i c a m e n t e lasciato carta bianca sulla Costituzione che il suo predecessore
Bentinck aveva imposto, e F e r d i n a n d o ne aveva approfittato p e r a p p o r t a r v i delle riforme che p r a t i c a m e n t e l'annullavano. Poi, siccome il p a r l a m e n t o n o n si decideva a stanziare
i sussidi richiesti dalla C o r o n a , lo aveva sciolto. E o r a si
c o n s i d e r a v a libero da tutti g l ' i m p e g n i che c o n esso aveva
contratto, c o m p r e s o quello di n o n lasciare la Sicilia senza la
sua autorizzazione.
Ma c'era di pi. Pochi mesi p r i m a , a V i e n n a , e r a m o r t a
Maria Carolina, che p e r F e r d i n a n d o r a p p r e s e n t a v a un peso
ancora pi o p p r i m e n t e della Costituzione. Egli fece celebrare in suo suffragio un'infinit di messe, o r d i n la c h i u s u r a
dei teatri, indisse sei mesi di stretto lutto, e alla fine del sec o n d o lo infranse s p o s a n d o la signora Migliaccio, promossa
p e r l'occasione Duchessa di Floridia, donna - dice Colletta di nobile stirpe, di volgare i n g e g n o e p e r antiche libidini famosa. Dicono c h e il figlio Francesco t e n t di o p p o r s i alle
nozze rivelando al p a d r e gli scabrosi p r e c e d e n t i di quella sig n o r a , e che F e r d i n a n d o rispose: Pienza a m m m e t a , figlio
mio, pienza a mmmeta! Anche se n o n vero, p o t r e b b e esserlo. O r a , secondo Lady Morgan, il Re a n d a v a r i p e t e n d o a
tutti: Che bellezza! Ho u n a moglie che mi lascia fare quel
che voglio, e un ministro che n o n mi lascia n i e n t e da fare!
Il ministro e r a Medici. F e r d i n a n d o n o n lo amava, anzi lo
224

detestava, ma ne riconosceva l'efficienza. E r a stato lui c h e


aveva ideato le m a n o v r e p e r liquidare Costituzione e Parlam e n t o e p r e p a r a t o il g r a n d e r i t o r n o a Napoli senza bisogno
di c h i e d e r e p e r m e s s i a n e s s u n o . Il Re si e r a i m b a r c a t o in
g i u g n o (del ' 1 5 , si capisce) facendosi p r e c e d e r e da un p r o clama che diceva fra l'altro: Napoletani, r i t o r n a t e fra le mie
braccia, io s o n o n a t o tra voi e si c h i u d e v a con la s o l e n n e
p r o m e s s a della m o d e r a z i o n e , della bont, della reciproca
fiducia.
De Nicola r a c c o n t a c h e , s b a r c a n d o a Portici, il Re sembrava in stato di ubriachezza, tanto era eccitato e felice. Straparlava mezzo r i d e n d o , mezzo s i n g h i o z z a n d o , e di q u e s t o
suo stato d ' a n i m o Medici approfitt largamente p e r i n d u r l o
a m a n t e n e r e il suo i m p e g n o di m o d e r a z i o n e e di bont. In
realt u n a r e p r e s s i o n e tipo '99 sarebbe stata impossibile: il
r e g i m e francese e r a d u r a t o un d e c e n n i o e tutti, di b u o n a o
di malavoglia, vi avevano collaborato. Di e p u r a z i o n i q u i n d i
n o n ce ne f u r o n o , o si r i d u s s e r o a b e n p o c o . Forse Ferdin a n d o a v r e b b e voluto a l m e n o a l l o n t a n a r e dall'esercito gli
ufficiali c h e vi a v e v a n o fatto c a r r i e r a sotto le b a n d i e r e di
Murat. Ma un clamoroso episodio sopravvenne a dimostrargli che n o n c'era motivo di diffidarne.
Abbiamo lasciato Gioacchino al m o m e n t o in cui, fuggiasco
da Napoli, riparava in Francia. N o n ci si trov b e n e . Inviso
a tutti, nostalgici del vecchio e fautori del n u o v o r e g i m e , viveva in semiclandestinit g i r o v a g a n d o fra Marsiglia, Tolone
e Lione. Attraverso Fouch, M e t t e r n i c h gli fece s a p e r e che
l'Austria e r a p r o n t a a dargli asilo, a riconoscergli il titolo di
Conte e a concedergli u n a decorosa p e n s i o n e p u r c h facesse atto di solenne rinuncia al t r o n o di Napoli. Ma m e n t r e si
svolgevano questi negoziati, Gioacchino s e p p e che a Parigi
era stato spiccato c o n t r o di lui m a n d a t o di cattura e p e r sottrarvisi r i p a r , d o p o varie peripezie, in Corsica. Anche qui
la g e n d a r m e r i a voleva arrestarlo, ma i veterani della G r a n de A r m a t a insorsero in sua difesa.
225

Forse fu questo episodio a trarlo in i n g a n n o , facendogli


c r e d e r e che il suo prestigio e la sua popolarit e r a n o ancora
intatti. S p e d emissari a N a p o l i p e r s a g g i a r n e gli u m o r i , e
quelli t o r n a r o n o con notizie incoraggianti, che poi si rivelar o n o del t u t t o i n f o n d a t e : la p o p o l a z i o n e lo r i m p i a n g e v a e
soprattutto l'esercito sperava in un suo r i t o r n o . Superficiale
ed entusiasta c o m ' e r a , e viziato dalla fortuna, fece presto a
convincersi che il suo sbarco laggi sarebbe stato c o m e quello di N a p o l e o n e in Francia al r i t o r n o dall'Elba coi soldati
che, d o p o avergli m i r a t o al petto, a v r e b b e r o abbassato i fucili p e r sollevarlo in trionfo. A l c u n e teste calde italiane e
francesi che gli si e r a n o raccolte i n t o r n o gliela d a v a n o p e r
fatta. Col loro aiuto noleggi sei t a r t a n e , e su di esse il 28
s e t t e m b r e (del T 5 ) p r e s e il largo. In tutti e r a n o d u e c e n t o cinquanta.
B u o n o d a p p r i n c i p i o , il t e m p o si mise al b r u t t o , e u n a violenta tempesta scompagin la flottiglia. D u e dei sei legni fur o n o trascinati verso la Sicilia, d u e su Policastro. U n o solo
riusc a restare in contatto con quello di Gioacchino spinto
nel Golfo di S a n t ' E u f e m i a . S c o r a g g i a t o dalla m a l a s o r t e ,
G i o a c c h i n o chiese al c a p i t a n o , un e x - c o r s a r o m a l t e s e , di
p r o s e g u i r e il viaggio attraverso lo stretto di Messina e l'Adriatico fino a Trieste. Il capitano rispose che in tal caso doveva s c e n d e r e a t e r r a p e r far incetta di viveri. M u r a t , che
forse diffidava di lui, rifiut, e ne segu un l u n g o alterco, cui
alla fine Gioacchino tagli corto con u n a brusca decisione:
scialuppe in acqua, e via all'avventura coi t r e n t a c o m p a g n i
rimastigli. Era l'8 ottobre.
Per la g r a n d e scena che aveva i m m a g i n a t o e che doveva
concludersi con la marcia trionfale su Napoli, Gioacchino si
e r a confezionata u n a divisa a p p o s t a con u n cappello guarnito d i u n f i o c c o t r i c o l o r e a p p u n t a t o con fermagli d i diamanti, s p a d a con l'elsa d o r a t a e un c i n t u r o n e g r o n d a n t e di
pistole. Alla testa del suo piccolo d r a p p e l l o , sal verso il paese c h ' e r a Pizzo di Calabria, e ne trov la piazza affollata di
g e n t e p e r c h e r a g i o r n o d i m e r c a t o . I l c a n o n i c o Masdea,
226

che si trov p r e s e n t e alla scena, racconta che tutti rimasero


a bocca a p e r t a e senza fiato all'apparizione di quegli uomini
forse scambiandoli p e r banditi, ma q u a n d o questi l'invitarono a g r i d a r e : Viva re Gioacchino!, v o l t a r o n o le spalle, si
d i e d e r o a precipitosa fuga, e di colpo la piazza fu vuota.
G i o a c c h i n o si g u a r d i n t o r n o i n t e r d e t t o , vide p o c o distante u n a c o m p a g n i a di reclute che facevano le loro esercitazioni, si diresse verso di loro e li apostrof in t o n o militaresco: Voi siete miei soldati, u b b i d i t e m i . A n d a t e su quella
t o r r e , a m m a i n a t e la b a n d i e r a , e al suo posto metteteci questa tricolore del vostro re Gioacchino. Anche quelli lo guard a r o n o a bocca a p e r t a e senza fiato, poi fecero ci che avevano fatto i villici in piazza: voltarono le spalle e si d i e d e r o a
precipitosa fuga.
In quel m o m e n t o M u r a t dovette capire che n lui era Nap o l e o n e , n l'Italia e r a la Francia. Ma o r m a i n o n aveva pi
scelta: bisognava a n d a r e avanti. Avanti c'era il capoluogo del
circondario, M o n t e l e o n e , dove forse poteva t r o v a r e dei seguaci, e vi si avvi di b u o n passo. Ma intanto a Pizzo la notizia della sua comparsa, volando di casa in casa, giunse all'orecchio di un capitano Trentacapilli, borbonico arrabbiato e
arrivista di pochi scrupoli, che ci vide subito la g r a n d e occasione di u n o scatto di g r a d o . Alla testa di u n a b a n d a di paesani a r m a t i di schioppi e forconi, si lanci all'inseguimento
della pattuglia m u r a t t i a n a , la r a g g i u n s e e l'assal. Sotto u n a
g r a g n u l a di pallottole, Gioacchino e i suoi si g e t t a r o n o p e r
balzi e d i r u p i verso il m a r e nella s p e r a n z a di r a g g i u n g e r e i
canotti e con essi la tartana. I canotti c'erano, ma la t a r t a n a
era gi scomparsa al largo. Molti m o r i r o n o sotto la fucileria,
altri c e r c a r o n o a n u o t o scampo sugli scogli, e Gioacchino si
trov solo di fronte alla turba inferocita. Per aver salva la vita, offr i suoi gioielli, ma quelli n o n c a p i r o n o p e r c h dovevano mercanteggiarli, visto che p o t e v a n o strapparglieli, come fecero, lasciandolo s e m i n u d o coperto di ecchimosi e di
sputi: p e r f i n o i baffi gli a v e v a n o p o r t a t o via. Poi a calci e
spintoni lo ritrascinarono in paese e lo chiusero nel sotterra227

n e o del castello n e g a n d o g l i a n c h e l'acqua. Solo q u a n d o sop r a v v e n n e da Reggio il g e n e r a l e N u n z i a n t e , al p r i g i o n i e r o


fu concessa u n a stanza decente e un t r a t t a m e n t o u m a n o .
A N a p o l i la notizia n o n g i u n s e i n a s p e t t a t a . I servizi
d'informazione avevano gi s a p u t o dei preparativi di Gioacchino, ma ignoravano dove e q u a n d o sarebbe sbarcato e sop r a t t u t t o c o m e s a r e b b e stato accolto. Perci la citt e r a in
stato di p r e a l l a r m e e i c o m a n d i militari sotto controllo p e r
p r e v e n i r e sollevazioni e a m m u t i n a m e n t i . Ma i timori si rivel a r o n o del t u t t o infondati. N e s s u n o mosse u n dito, n o n c i
furono n e m m e n o degli appelli alla clemenza. Il Re o r d i n a
N u n z i a n t e d i r i u n i r e s e d u t a stante u n t r i b u n a l e d i g u e r r a
c h e giudicasse i l p r i g i o n i e r o c o m e p u b b l i c o n e m i c o . N o n
suggeriva quale dovesse essere la sentenza, ma ingiungeva
ch'essa fosse eseguita e n t r o un q u a r t o d ' o r a dalla sua lettura. Cosa intendesse, era chiaro.
Gioacchino n o n se l'aspettava. Anzi, nei suoi colloqui con
N u n z i a n t e aveva d e t t o c h ' e r a p r o n t o a m e t t e r s i d ' a c c o r d o
con F e r d i n a n d o riconoscendo tutti i suoi diritti sulla Sicilia
p u r c h F e r d i n a n d o riconoscesse a lui quelli su Napoli: il che
d i m o s t r a q u a n t o fosse fuori della realt. P u r e , q u a n d o l a
b e n d a gli fu strappata dagli occhi, quegli occhi n o n batterono ciglio. Si rifiut di c o m p a r i r e e di difendersi di fronte al
tribunale p e r c h , disse, un Re n o n p u essere giudicato dai
suoi sudditi; scrisse u n a lettera di addio, commossa, ma senza enfasi, alla moglie e ai figli, e d o p o aver ricevuto la comun i o n e da p a d r e Masdea, si avvi d i c e n d o : Andiamo a fare
la volont di Dio. Davanti al p l o t o n e di esecuzione, rifiut
la b e n d a , si d e n u d il p e t t o e p r e g i soldati di m i r a r e al
c u o r e r i s p a r m i a n d o la faccia. Pi c h e c o r a g g i o , s a r stata
m a g a r i spavalderia e teatralit. Ma quella m o r t e salv la legg e n d a d e l Re cavalleresco e s v e n t u r a t o . C r o c e r a c c o n t a
che fino al '60 e oltre, era dato i n c o n t r a r e vecchi napoletani che usavano p o r t a r e c o m e reliquia, nel taschino, u n a m o n e t a di q u e l Re, e la t r a e v a n o fuori p e r c o n t e m p l a r l a e la
baciavano sospirando.
228

C o n la sua abituale insensibilit, F e r d i n a n d o n o n cap che,


g r a z i a n d o M u r a t e m a n d a n d o l o a fare il p e n s i o n a t o in Austria, avrebbe pi facilmente debellato il m u r a t t i s m o . Egli si
finse dispiaciuto di aver d o v u t o sacrificare la sua vittima alla
ragion di Stato, ma in realt tripudiava p e r quella ch'egli riteneva u n a dimostrazione di lealt da p a r t e del p o p o l o ; e di
questo Medici approfitt p e r p o r t a r e avanti la sua cosiddetta politica di amalgama, cio di distensione. Il codice napoleonico fu sottoposto a u n a commissione di giuristi p e r i
necessari a d a t t a m e n t i alle esigenze locali, ma p e r il m o m e n to v e n n e confermato con la sola revoca del divorzio che del
resto n e s s u n o voleva.
Il grosso p r o b l e m a era la Sicilia, che seguitava a reclamare la sua a u t o n o m i a nel rispetto della Costituzione del '12,
s e c o n d o la q u a l e , se il Re fosse t o r n a t o a N a p o l i , a v r e b b e
d o v u t o insediare sul t r o n o di Palermo il figlio p r i m o g e n i t o .
I n realt, f o r m a l m e n t e , l e d u e c o r o n e e r a n o s e m p r e state
divise, t a n t ' v e r o c h e F e r d i n a n d o si c h i a m a v a Re delle
D u e Sicilie, ed era IV a Napoli e I I I a Palermo. Ma su q u e sto p u n t o Medici, d a b u o n illuminista fautore d i u n p o t e r e
accentrato, la pensava c o m e il suo Sovrano, che di d e l e g h e
e divisioni n o n voleva sentir p a r l a r e . C o n un tratto di p e n na, cui le G r a n d i Potenze n o n mossero obbiezioni, il Re delle D u e Sicilie divent Re del R e g n o delle D u e Sicilie, e di
questo Stato g i u r i d i c a m e n t e n u o v o si p r o c l a m titolare col
n o m e d i F e r d i n a n d o I . N o n era u n a q u e s t i o n e soltanto d i
parole. Ci significava che il R e g n o era unico con u n a unica
capitale, Napoli, e un unico r e g i m e , quello di Napoli, dove
di Costituzioni n o n se n ' e r a n o mai p r o m u l g a t e .
A Palermo reagirono i b a r o n i e i loro clienti; ma n o n certo
le masse, che d a l l ' a u t o n o m i a n o n avevano mai t r a t t o alcun
beneficio. Essi si rivolsero all'Inghilterra c h ' e r a stata la madrina delle loro libert costituzionali. Ma l'Inghilterra aveva
in quel m o m e n t o un governo conservatore e per di pi legatissimo all'Austria, l'alta p a t r o n a dell'assolutismo. Ferdinando
pot quindi p r o c e d e r e in tutta tranquillit anche p e r c h l'u229

nifcazione del Regno era caldeggiata dagli stessi q u a d r i militari e amministrativi murattiani, formatisi nel culto francese
del centralismo. Anzi, F e r d i n a n d o ebbe a n c h e il d e s t r o di
p r e n d e r s i u n a rivincita p e r s o n a l e sul suo arcinemico Bentinck, che gli aveva fatto inghiottire tante umiliazioni, e che
p r o p r i o in quel m o m e n t o ebbe la cattiva idea di fare u n a visita a Napoli. Il Re, sapendolo o r m a i in disgrazia presso il suo
governo, gli fece dire che n o n si azzardasse. Bentinck, col suo
caratteraccio, n o n se ne dette p e r inteso e si present ugualm e n t e , a b o r d o di u n a nave. La polizia consent a sua moglie
di a n d a r e a u n o spettacolo del San Carlo, e ve la scort. Ma a
lui n o n permise di metter piede a terra.
Tutto d u n q u e sembrava p r o c e d e r e nel migliore dei m o d i
p e r il vecchio Re che aveva r i p r e s o le sue abitudini lazzarone, convinto che il Decennio n o n fosse stato che un b r u t t o
s o g n o o r m a i d i l e g u a t o . Viceversa n o n t u t t o e r a cos r o s e o
c o m e lui lo immaginava. L'opera distensiva di Medici trovava un grosso ostacolo nel Principe di Canosa che, c o m e ministro della polizia, sfogava i suoi uzzoli r e a z i o n a r i in u n a
lotta a coltello c o n t r o la C a r b o n e r i a . Per meglio colpirla, le
c o n t r a p p o n e v a u n ' a l t r a societ segreta, quella dei Calderari, atroce avanzo dei sanfedisti del '99, c o m e la chiamava
Medici che, fedele alle p r o p r i e vecchie ricette, n o n voleva
persecuzioni. Canosa n o n b a d a v a ai mezzi p e r discreditare
il suo avversario. Ritir fuori la storia delle sue collusioni coi
giacobini, intercettava la sua c o r r i s p o n d e n z a , ispirava libelli
c o n t r o di lui, e poteva c o n t a r e sulla benevolenza del Re che,
di t e m p e r a m e n t o , p r o p e n d e v a pi p e r i suoi criteri spicciativi e forcaioli che p e r quelli di Medici. Questi p e r aveva
dalla sua la Duchessa di Floridia, che sia p u r e con m e t o d i
m o l t o p i sottili e sfumati di quelli di M a r i a C a r o l i n a , ma
a p p u n t o p e r q u e s t o p i efficaci, esercitava s u F e r d i n a n d o
un forte a s c e n d e n t e . Fra i d u e ministri ci fu a p e r t a r o t t u r a
che scoppi in piena r i u n i o n e di Gabinetto alla p r e s e n z a del
Re. Canosa dette a Medici di doppiogiuochista e Medici rispose d a n d o g l i di p r o t e t t o r e degli assassini. Bisognava sce230

gliere: o la politica dell'uno, o quella dell'altro. F e r d i n a n d o


ci p e n s s o p r a un m e s e , p o i scelse quella di Medici, ma a
m a l i n c u o r e . C a n o s a si trasfer a Pisa dove pose m a n o a un
trattato in t r e volumi dal titolo: Perch il sacerdozio dei nostri
tempi e la moderna nobilt non siansi dimostrati egualmente generosi ed interessati come gli antichi per la causa della Monarchia e
dei Re. Era un i n n o all'Inquisizione, ai r o g h i e alla t o r t u r a .
Liberato d a quell'ottuso o p p o s i t o r e , Medici n e i n c o n t r
tuttavia degli altri a ostacolare il suo lavoro di a m a l g a m a .
Specie nelle forze a r m a t e la pressione e i raggiri dei vecchi
elementi borbonici si facevano sentire. Per sventarli, fu n o m i n a t a u n a commissione p r e s i e d u t a dal principe L e o p o l d o ,
secondogenito del Re, e formata da d u e generali della vecchia g u a r d i a e da d u e murattiani. Ma i primi, p i vicini alla
C o r t e a n c h e p e r c h nobili, r i u s c i r o n o a i n t r o d u r r e discriminazioni facendo di u n a nuova decorazione che andava
solo ai fedelissimi p e r Costante Attaccamento un titolo di
preferenza negli scatti di g r a d o . Questa infelice trovata acu
a tal p u n t o la tensione fra gli u n i e gli altri che p e r i m p e d i r le di scoppiare il c o m a n d o s u p r e m o fu affidato a un G e n e rale austriaco, N u g e n t . Ma il r i m e d i o si rivel p e g g i o r e del
male p e r c h e n t r a m b e le parti ci videro un affronto all'onore nazionale.
Un altro grosso m a l a n n o e r a il b r i g a n t a g g i o , c h e aveva
r i p r e s o p i v i r u l e n t o d i p r i m a nelle p r o v i n c e d e l l ' i n t e r n o .
A n c h e p e r c o m b a t t e r e q u e s t a p i a g a , s i p r e f e r d a r n e l'appalto a un generale straniero, l'inglese C h u r c h , che un certo o r d i n e lo r i p o r t , ma a p r e z z o di carneficine. Il r e g i m e
i n s o m m a , m a l g r a d o gli sforzi di Medici, seguitava ad essere
quello ch'era s e m p r e stato: un r e g i m e di polizia, basato sulla pazienza e la rassegnazione dei sudditi, n o n sul loro consenso e partecipazione. La sua unica vera garanzia restava il
trattato stipulato con l'Austria che s'impegnava a m a n t e n e r lo a n c h e con le baionette. Qualsiasi m o t o liberale o costituzionale sarebbe stato u n a provocazione alla Potenza protettrice e un invito al suo intervento.

CAPITOLO VENTIDUESIMO

LA F I N E DEL R E G N O I T A L I C O

Alcuni storici dicono che se Gioacchino perse il t r o n o p e r il


suo d o p p i o giuoco, E u g e n i o Io p e r s e p e r la sua fedelt. Ci
p e r m e t t i a m o d i d u b i t a r n e , anzi c r e d i a m o c h e l o a v r e b b e
perso comunque.
Il Vicer era rientrato dalla c a m p a g n a di Russia nel maggio d e l ' 1 3 , d o p o aver esercitato p e r q u a l c h e t e m p o il com a n d o s u p r e m o disertato da Murat. N a p o l e o n e lo aveva rim a n d a t o in t u t t a fretta a Milano a p r e p a r a r e la difesa del
Lombardo-Veneto dall'attacco dell'Austria che o r m a i si p r o filava i m m i n e n t e : un compito che la situazione politica r e n d e v a m o l t o difficile. Del disastro di Russia la g e n t e sapeva
p o c o p e r c h le notizie a q u e i t e m p i viaggiavano l e n t e e la
c e n s u r a vigilava. Ma, abituati da secoli a fiutare il vento prima che soffiasse, gl'italiani avevano capito ch'esso era girato: lo diceva, se n o n altro, il m a n c a t o r i t o r n o dei loro soldati. Di 27 mila che n ' e r a n o partiti, n ' e r a n o rientrati solo un
migliaio, e i loro b r a n d e l l i e i loro racconti n o n lasciavano
dubbi. Questi reduci e r a n o ci che restava di un esercito la
cui formazione e r a costata u n a d u r a lotta contro la secolare
renitenza degl'italiani alla coscrizione. I pochi cui si era riusciti a istillare u n a certa coscienza militare e r a n o stati sperperati nelle gelate steppe russe. E o r a che si trattava di sostituirli, i coscritti r i s p o n d e v a n o c o n la d i s e r z i o n e in massa.
Gl'italiani n o n si b a t t e v a n o v o l e n t i e r i n e m m e n o sotto le
b a n d i e r e del vincitore; figuriamoci se volevano a r r u o l a r s i
sotto quelle del vinto. Quelli che accorsero al b a n d o cercar o n o di c o m p e n s a r e i vuoti col c o r a g g i o i n d i v i d u a l e . Ma
e r a n o pochi, i soliti pochi di tutte le g u e r r e italiane.
232

Per n o n restare in trappola fra le d u e colonne austriache


che s c e n d e v a n o dall'Est e dal N o r d , E u g e n i o c o n c e n t r le
p r o p r i e t r u p p e sull'Adige, a b b a n d o n a n d o n a t u r a l m e n t e
Istria, Dalmazia, T r e n t i n o , Friuli e quasi t u t t o il Veneto
c o m p r e s a Venezia, che p e r sei mesi resist p e r conto suo all'assedio d e n t r o la cintura delle sue l a g u n e . In quel m o m e n to al Vicer si p r e s e n t il d e s t r o di c o n t r a t t a r e il p r o p r i o
t r o n o . Suo suocero, il Re di Baviera, che frattanto e r a passato nel c a m p o degli Alleati, gli m a n d un messo p e r invitarlo
a fare altrettanto p r o m e t t e n d o g l i in c o m p e n s o la c o r o n a di
Re, che N a p o l e o n e gli aveva s e m p r e negato. Rispose Eugenio: Credo che a n c h e Voi preferiate un g e n e r o senza coron a a u n g e n e r o senza o n o r e . N o n c h e alla c o r o n a avesse
o r m a i rinunziato. Q u a n d o l ' I m p e r a t o r e gli o r d i n di accorr e r e col suo esercito in Francia dove stava t e n t a n d o l'ultima
resistenza, il Vicer nicchi a p p u n t o p e r affermare i suoi diritti sul R e g n o Italico; ma si rifiut di c o m p r a r l i col t r a d i mento.
Il voltafaccia di Gioacchino che s o p r a g g i u n g e v a da Sud
col suo esercito, l'obblig a r e t r o c e d e r e a n c o r a sulla linea
del Mincio; ma qui gli austriaci ricevettero u n a secca batosta, e a infliggergliela f u r o n o s o p r a t t u t t o i r e p a r t i italiani,
c o m a n d a t i dal g e n e r a l e Zucchi. E r a il m o m e n t o (febbraio
del T 4 ) in cui a n c h e N a p o l e o n e riportava i suoi ultimi successi. S e m b r a v a c h e la f o r t u n a stesse p e r c a m b i a r e n u o v a m e n t e cavallo. Sebbene ufficialmente in g u e r r a con la Francia, Gioacchino n o n si muoveva dalla linea del Po, anzi m a n dava lettere p i e n e di devozione a l l ' I m p e r a t o r e e di affetto a
Eugenio, assicurandolo che n o n avrebbe mai attaccato.
Ma a Milano sentivano t u o n a r e il c a n n o n e , e il c a n n o n e
in Italia trova s e m p r e un partito disposto a fargli eco. Quello austriacante, di cui negli ultimi a n n i s'era p e r s o ogni traccia, risult improvvisamente fortissimo. Dalla sua aveva n o n
solo i b u o n i ricordi della seria, onesta, efficiente burocrazia
di Vienna, ma a n c h e la litigiosit degli avversari, divisi fra
quelli c h e volevano la c o n f e r m a del R e g n o Italico sotto la
233

c o r o n a di Eugenio, quelli che preferivano un Principe indig e n o c o m e Francesco di L o r e n a - E s t e (il f u t u r o Francesco


IV di Modena) c h ' e r a nato a Milano, e quelli che pensavano
a d d i r i t t u r a a un R e g n o p i vasto e di c a r t t e r e n a z i o n a l e
sotto lo scettro di M u r a t .
Costui nel mese di aprile r o m p e v a g l ' i n d u g i a t t a c c a n d o
da sud l'esercito franco-italiano. Sebbene ancora n o n sapesse che N a p o l e o n e aveva abdicato, lo aveva intuito e voleva
g u a d a g n a r s i b e n e m e r e n z e presso gli Alleati. Per E u g e n i o
n o n c'era scampo. Il 15 aprile concluse un armistizio col gen e r a l e austriaco Bellegarde, che autorizzava ufficiali e soldati francesi a r i e n t r a r e in patria, m e n t r e gl'italiani sarebbero rimasti nelle loro fortezze e g u a r n i g i o n i . Le t r u p p e austriache a v e v a n o libero passo, ma senza diritto di o c c u p a zione, nei territori del R e g n o , la cui sorte sarebbe stata decisa dagli Alleati a Parigi, dove i milanesi p o t e v a n o m a n d a r e
u n a delegazione p e r e s p r i m e r e i loro desideri.
Di questi d e s i d e r i cerc di farsi i n t e r p r e t e Melzi d'Eril.
Era a n c o r a il miglior cervello politico, anzi l'unico, di cui
Milano disponesse. C o n l'istituzione del R e g n o , n o n e r a pi
stato in p r i m o p i a n o , ma aveva s e g u i t a t o a e s e r c i t a r e u n a
forte i n f l u e n z a c o m e p r e s i d e n t e d e l S e n a t o . Egli la usava
con la discrezione del g r a n signore, ma a p p u n t o p e r questo
il suo consiglio pesava, specie nelle e m e r g e n z e . Il 17 convoc il S e n a t o , e s e b b e n e n o n potesse i n t e r v e n i r v i p e r un
attacco di gotta, m a n d un messaggio con la p r o p o s t a d'inviare subito a Parigi la delegazione p e r c h i e d e r e l'indipend e n z a e l'integrit del R e g n o sotto la c o r o n a di Eugenio. Ma
il Senato n o n fu d'accordo e prefer imboccare u n a di quelle mezze vie che sono s e m p r e state la specialit del piccolo
machiavellismo italiano. Esso decise di m a n d a r e a Mantova
u n a c o m m i s s i o n e p e r e s p r i m e r e al Vicer i s e n t i m e n t i di
a m m i r a z i o n e p e r le sue virt e di g r a t i t u d i n e p e r il suo governo, ma senza n e s s u n i m p e g n o di difendere la sua causa
a Parigi.
Disorientata da voci contrastanti e aizzata da improvvisa234

ti tribuni, la citt tumultuava. A n n u s a n d o o d o r e di saccheggio, m o l t a g e n t e vi e r a accorsa dal c o n t a d o , carica di o d i o


verso le cosiddette marsine ricamate, cio in p a r o l e povere gli esponenti del r e g i m e . Il 20 u n a folla inferocita n o n si
sa b e n e c o n t r o cosa i r r u p p e d e n t r o il S e n a t o e lo devast,
poi s'incolonn in corteo verso la casa di Melzi. Ma p e r strada cambi idea e si diresse invece verso l'abitazione di Prina, di cui si diceva che nascondesse favolose ricchezze. N o n
era vero: Prina n o n aveva un soldo, ma aveva m o n t a t o u n a
macchina fiscale rigorosa ed efficiente, di cui tutti, dal pi al
m e n o , e r a n o stati vittime.
Gli amici gli avevano consigliato di p r e n d e r e il largo. Ma
il ministro n o n aveva voluto s a p e r n e . Vedendosi assalito, si
nascose in soffitta e t e n t di ecclissarsi vestito da p r e t e . Ma
lo riconobbero, lo trascinarono p e r strada e cominciarono a
dilaniarlo. Alcuni coraggiosi passanti lo s p i n s e r o d e n t r o il
p o r t o n e di un'altra casa, e fra di essi c'era anche Foscolo che
a r r i n g gli aggressori p e r p e r s u a d e r l i a desistere. Ma fu travolto anche lui e Prina, n o n volendo e s p o r r e a rappresaglie
i suoi soccorritori, si riconsegn di p r o p r i a volont ai m a n i goldi che lo sottoposero a un coscienzioso linciaggio strapp a n d o g l i occhi, denti e lingua.
Q u a n d o E u g e n i o s e p p e d i q u e l l ' o r r e n d o delitto, scrisse
al g e n e r a l e Pino che c o m a n d a v a la g u a r n i g i o n e di Milano:
Fate sapere al p o p o l o che se n o n si acquieta, c o m p r o m e t t e
la sua esistenza politica e l ' i n d i p e n d e n z a avvenire. Ma il
p o p o l o a t u t t o p e n s a v a f u o r c h a l l ' i n d i p e n d e n z a ; e i dirigenti, atterriti dall'esempio del Prina, s p e d i r o n o emissari al
quartier g e n e r a l e austriaco p e r supplicare l'invio di t r u p p e
che ristabilissero l'ordine. Tale e r a l'abitudine a fidare soltanto nello straniero e a chiamarlo arbitro nelle contese italiane che a n e s s u n o v e n n e in testa di c h i a m a r e in soccorso i
r e p a r t i italiani t u t t o r a c o n c e n t r a t i a M a n t o v a . E q u e s t a rinuncia alla p r o p r i a difesa era a n c h e la rinuncia alla p r o p r i a
indipendenza.
Per M e t t e r n i c h fu la m a n n a . Egli aveva gi a v u t o dagli
235

Alleati solidi affidamenti circa il r e c u p e r o del L o m b a r d o Veneto. Ma la faccenda n o n e r a stata a n c o r a regolata, e in


sede di trattative p o t e v a n o nascere complicazioni. L'appello
della Reggenza milanese creava il fatto c o m p i u t o e lo giustificava d i m o s t r a n d o che il R e g n o n o n aveva n e m m e n o la forza di g a r a n t i r e il p r o p r i o o r d i n e i n t e r n o . E u g e n i o ne trasse
le sue conclusioni. Scrisse a Melzi: Tutti i miei doveri sono
finiti, io n o n ho p i o r d i n i da dare, e la mattina del 27, con
la moglie e i figli, si avvi attraverso il B r e n n e r o alla volta di
Monaco di Baviera, la capitale di suo suocero.
A insorgere c o n t r o la Reggenza furono gli ufficiali dell'esercito c h e se ne s e n t i r o n o traditi. Alcuni di essi c o r s e r o a
Milano p e r i n d u r r e il l o r o c o m a n d a n t e , g e n e r a l e P i n o , a
b a n d i r e la resistenza a oltranza. Ma Pino d i p l o m a t i c a m e n t e
d e c l i n . Allora b r u c i a r o n o le b a n d i e r e sotto cui a v e v a n o
c o m b a t t u t o in Russia s a l v a n d o n e s o l t a n t o gli s t e m m i c h e
v e n n e r o affidati al generale Lechi, il quale visse abbastanza
p e r farne omaggio a Carlo Alberto nel '48.
Alla fine del m e s e le t r u p p e a u s t r i a c h e fecero il loro ingresso a Milano, dove si e r a n o riuniti i collegi elettorali, ma
della sola L o m b a r d i a , p e r c h o r m a i Veneto ed Emilia e r a n o
dati p e r persi. Li presiedeva il conte Giovio che, d o p o aver
i n n a l z a t o p e r a n n i elogi alla F r a n c i a , concluse cos la sua
orazione: Possano le Alpi, le u n e sopra le altre ammassate,
separarci da quella nazione che s e m p r e p o r t l'infortunio e
la desolazione nella patria nostra. E quell'ammasso di Alpi
dimostrava che questi Italici valevano poco a n c h e c o m e rtori.
Solo ora che l'occupazione austriaca era cosa fatta, si decisero a m a n d a r e a Parigi la famosa delegazione, il cui capo
pi autorevole era il conte Confalonieri. Poco d o p o l'arrivo,
egli scrisse ai colleghi di M i l a n o : Tardi siam g i u n t i , e ci
p e r inesplicabile imbecillit di chi o r d la p r o p r i a e la nostra
rovina, c o m p l e t a m e n t e d i m e n t i c o di essere stato p r o p r i o
lui ad a v v e r s a r e e r i t a r d a r e fin allora quella missione p e r
odio c o n t r o E u g e n i o . L ' i m p e r a t o r e Francesco d'Austria gli
236

aveva detto chiaro e t o n d o : Voi mi a p p a r t e n e t e p e r diritto


di cessione e p e r diritto di conquista. E il p r i m o m i n i s t r o
inglese C a s t l e r e a g h lo avvert c h e c o n s i d e r a v a l'Italia u n a
riserva di caccia austriaca. Q u a n d o , di r i t o r n o a L o n d r a ,
p r o p r i o p e r questo fu attaccato in p a r l a m e n t o , Castlereagh
rispose: Che ha d u n q u e fatto l'Italia p e r meritarsi di m e glio?
I I n o n a v e r fatto n u l l a n o n i m p e d agl'italiani, q u a n d o
c o n o b b e r o il trattato di Fontainebleau che faceva del L o m bardo-Veneto u n a provincia austriaca, di sentirsi le vittime
di un t r a d i m e n t o . Subito c o m i n c i a r o n o a c o m p l o t t a r e ; ma,
come al solito, invece di affidarsi alle p r o p r i e forze cercarono di e v o c a r n e q u a l c u n a dal di fuori che venisse a trarli
d'impaccio. E siccome n e s s u n a delle G r a n d i Potenze ne aveva l'intenzione, eccoli rivolgersi al prigioniero dell'Elba. Fra
le molte lettere che questi cominci a ricevere a p p e n a arrivato nell'isola, le pi pressanti e r a n o p r o p r i o quelle degl'italiani raccolti in g r u p p i e circoli dai n o m i immaginosi: Gli
avvoltoi di Bonaparte, Lo spillo nero, I Cavalieri del Sole ecc. Dicevano: Vasta c o n g i u r a ferve p e r tutta Italia... Sire, un sol
grido vostro, un sol passo, b a s t e r a n n o a far sorgere la nazione intera... Era l'anticipo della g r a n d e illusione di cui si sarebbe n u t r i t o tutto il Risorgimento.
U n a c o n g i u r a ci fu, ma t u t t ' a l t r o che vasta, ed ebbe p e r
protagonisti un g r u p p o di ufficiali. Gli austriaci avevano deciso d'incorporarli nel loro esercito, ma dislocandoli in altre
province del loro I m p e r o p e r c h di lasciarli in Italia n o n si
fidavano. La r i p u g n a n z a a questo trasferimento in c o n t r a d e
r e m o t e d i cui n o n c o n o s c e v a n o n e m m e n o l a l i n g u a , oltre
che quella a servire sotto u n a b a n d i e r a diversa dal tricolore,
spinse alcuni di loro a cercare contatti con gl'inglesi. A far
s p e r a r e in un loro aiuto era Bentinck c h e si trovava tuttora
in Italia e che, c o m e al solito, seguitava a svolgere u n a politica p e r s o n a l e in contrasto con quella del suo g o v e r n o . Tra i
fautori di questa iniziativa ci fu a n c h e Foscolo c h ' e r a rimasto sotto le a r m i col g r a d o di m a g g i o r e e che prese contatti
237

col g e n e r a l e M a c f a r l a n e . Q u e s t i fu esplicito n e l rifiutare


qualsiasi collaborazione. Ma n e m m e n o questo valse a smont a r e gli a n i m i . Tutti e r a n o c o n v i n t i c h e s a r e b b e successo
qualcosa, che qualcuno sarebbe v e n u t o in aiuto, e il b a r o n e
von H g e l a n n o t a v a nel suo diario: Aspettano un Messia,
che ristabilisca il R e g n o di Dio in Italia.
Perfettamente al c o r r e n t e di queste tresche, gli austriaci
a l l o n t a n a r o n o Foscolo facendogli affidare dalla R e g g e n z a
u n a vaga missione militare a Bologna e accelerarono i tempi dell'integrazione dei d u e eserciti. Fu in questo m o m e n t o
che nacque la vera e p r o p r i a congiura. Essa part dai colonnelli, coinvolse alcuni civili, ma n o n trov n e s s u n g e n e r a l e
in attivit di servizio disposto ad a s s u m e r n e la g u i d a e la responsabilit. Il p i a u t o r e v o l e , Zucchi, accett di e s s e r n e
i n f o r m a t o , m a r i s p o s e c h e n o n c r e d e v a alla disponibilit
della t r u p p a n alla partecipazione p o p o l a r e che i congiurati d a v a n o p e r scontate. Lo stesso Foscolo rifiut la sua a d e sione. L'Italia c a d a v e r e - scrisse -, che n o n va tocco n
smosso p e r n o n provocare pi tristo il fetore, e si a u g u r a v a
che i venti ne disperdessero le ceneri.
Il Maresciallo austriaco Bellegarde n o n p r e n d e v a sul serio questo tramestio. Fu la polizia che l'obblig ad agire in
seguito alla d e n u n c i a d ' u n delatore francese, insinuatosi fra
i cospiratori. Sulla fine dell'anno i maggiori responsabili fur o n o tratti in arresto e trascinati davanti a un tribunale speciale sotto accusa di t r a d i m e n t o . Ma le c o n d a n n e furono miti: nessuna s u p e r i d u e a n n i di carcere. Zucchi, che gi aveva assunto il suo c o m a n d o in Moravia, fu messo agli arresti
in fortezza, ma poco d o p o r e i n t e g r a t o nelle sue funzioni. La
collocazione a r i p o s o la chiese egli stesso, c o m p r e n d e n d o
che la sua carriera e r a c o m u n q u e finita. Pi spietato del trib u n a l e , Foscolo scrisse che i p r o t a g o n i s t i di quella vicenda
ne uscivano coperti n o n di eroismo, ma di ridicolo. Forse a
ispirargli t a n t a severit e r a a n c h e il r i m o r s o di n o n avervi
partecipato. Ma tutti i torti n o n aveva: quel tentativo era stato velleitario, dilettantesco e fuori t e m p o . La g r a n d e occa238

sione, gl'Italiani di Milano l'avevano p e r s a q u a n d o , invece


di unirsi a difesa della p r o p r i a i n d i p e n d e n z a , si e r a n o divisi
di f r o n t e agli a v a n z a n t i eserciti austriaci, anzi li a v e v a n o
c h i a m a t i a ristabilire l ' o r d i n e , e o r a n o n facevano che rinfacciarsi le colpe gli u n i agli altri a p p r o f o n d e n d o e moltiplic a n d o le p r o p r i e divergenze.
Gli effetti si videro q u a n d o la g u e r r a t o r n a d i v a m p a r e
in s e g u i t o alla fuga di N a p o l e o n e dall'Elba. N e m m e n o la
c o m p a r s a in Emilia di M u r a t e il suo proclama di Rimini sus c i t a r o n o i n L o m b a r d i a a l c u n a eco. I n t u t t a t r a n q u i l l i t
l'Austria pot c o n d u r r e a t e r m i n e la sua o p e r a d'integrazione c h e poi, d o p o W a t e r l o o , il C o n g r e s s o di V i e n n a sanzion. Il L o m b a r d o - V e n e t o fu eretto in R e g n o , ma solo pr
forma. I d u e G o v e r n a t o r a t i c h e lo c o m p o n e v a n o - quello
della L o m b a r d i a con sede a Milano, e quello del Veneto con
sede a Venezia - d i p e n d e v a n o d i r e t t a m e n t e dalla Cancelleria austriaca. Molto p i intelligente dei Savoia e del Papa,
M e t t e r n i c h n o n p r e t e s e t i r a r e u n colpo d i s p u g n a s u t u t t o
l ' o r d i n a m e n t o a m m i n i s t r a t i v o e legislativo francese. Molte
cose le m a n t e n n e , e se altre ne riform, fu p e r i n t r o d u r r e al
loro posto le regolamentazioni austriache c h ' e r a n o anch'esse fra le pi avanzate d ' E u r o p a . Tuttavia a l c u n e conquiste
a n d a r o n o p e r d u t e . Per e s e m p i o , v e n n e r e s t a u r a t o i l fedecommesso e altre consuetudini feudali che consentirono alla nobilt di r i p r e n d e r e il passo sulla borghesia. Fu abolita
la pubblicit dei processi c h ' e r a la pi solida g a r a n z i a del
cittadino c o n t r o i soprusi della polizia e gli arbitri della magistratura. Fu confermata la coscrizione, ma le reclute a n d a vano a servire fuori d'Italia sotto u n a b a n d i e r a che n o n era
il tricolore, ma quella giallo-nera dell'Austria c h ' e r a a n c h e
l a b a n d i e r a del R e g n o . L ' o r d i n a m e n t o t r i b u t a r i o , che con
P r i n a aveva d a t o eccellenti p r o v e d i funzionalit, r i m a s e .
Q u a n t o a quello scolastico, fu migliorato, ma a n c h e sottoposto a un controllo molto pi severo. Sappiate, signori - disse l ' I m p e r a t o r e ai professori dell'Universit di Pavia, q u a n do v e n n e a p r e n d e r possesso delle province l o m b a r d e - che
239

io n o n voglio letterati; voglio solo sudditi fedeli a me e alla


mia Casa.
Bellegarde, che d a p p r i n c i p i o esercit i pieni poteri, n o n
ne abus, anzi. D'origine savoiarda e q u i n d i mezzo italiano,
fece del suo meglio p e r togliere al n u o v o r e g i m e ogni carattere repressivo. Ma l'ostacolo pi grosso lo trov nella stessa
popolazione. La sua scrivania era i n g o m b r a di lettere a n o n i m e scritte da italiani c o n t r o altri italiani p e r farli licenziare e o c c u p a r n e il posto: un vizio di antica data, destinato a
restare nel s a n g u e del nostro Paese. Q u a n d o l'arciduca Giovanni v e n n e a Milano a insediarsi nella carica di Vicer, dovette mettercela tutta p e r frenare lo zelo di nobili e preti austriacanti che volevano far e p u r a r e perfino gli affreschi dipinti dall'Appiani in palazzo Reale.
Nelle sue mani, Bellegarde aveva rimesso i p r o p r i poteri
e gl'italiani g i u r a r o n o di essere fedeli e o b b e d i e n t i a Sua
Maest. Il Vicer contava poco: i suoi compiti e r a n o p u r a m e n t e r a p p r e s e n t a t i v i . Ma il M o n t i , che t a n t i i n n i aveva
sciolto a N a p o l e o n e e a E u g e n i o , ne sciolse u n o g r o n d a n t e
d'iperboli anche a lui. Foscolo, cui sarebbe bastata u n a quartina p e r inserirsi, n o n solo tacque, ma rifiut la direzione
d ' u n giornale letterario che gli austriaci gli avevano offerto
p e r adescarlo, e prese la via dell'esilio. N o n avrebbe mai pi
rivisto la sua patria.

CAPITOLO VENTITREESIMO

I L R I T O R N O DEI SAVOIA

Il 20 maggio 1814, Torino si e r a p a r a t a a festa p e r accogliere il Re s a b a u d o c h e t o r n a v a sul t r o n o . N a p o l e o n e in quel


m o m e n t o e r a all'Elba, e doveva a n c o r a giuocare la sua ultima carta. Ma il Congresso di Vienna aveva gi deciso di restituire il P i e m o n t e al s u o legittimo S o v r a n o e anzi di agg i u n g e r e alla sua c o r o n a la R e p u b b l i c a di G e n o v a p e r indennizzarlo di Nizza e della Savoia che il ministro degli esteri francese Talleyrand era riuscito a conservare - p e r il mom e n t o - al p r o p r i o Paese.
Vittorio E m a n u e l e I aveva c i n q u a n t a c i n q u e anni, ma ne
d i m o s t r a v a molti di p i . E r a il s e c o n d o g e n i t o di Vittorio
A m e d e o I I I che, scomparso nel '96 q u a n d o la bufera n a p o leonica si a b b a t t e v a sui suoi Stati, aveva a v u t o sul letto di
m o r t e u n a sola c o n s o l a z i o n e : quella d i vedersi c i r c o n d a t o
da b e n cinque figli maschi che s e m b r a v a n o g a r a n t i r e la continuit della dinastia. A succedergli era stato il p r i m o g e n i t o
Carlo E m a n u e l e , che p u r t r o p p o e r a il m e n o qualificato a far e i l Re, specie i n u n m o m e n t o c o m e q u e l l o . T u r b a t o d a
scrupoli religiosi cui si a g g i u n g e v a n o forti crisi depressive,
aveva a n c h e a v u t o la disgrazia di s p o s a r e u n a p r i n c i p e s s a
s p a g n o l a a n c o r a p i b a c c h e t t o n a e t i m i d a di lui. Il m a t r i m o n i o e r a a n d a t o benissimo p e r c h o g n u n o dei d u e cercava e trovava nell'altro u n o scampo alle p r o p r i e angosce; ma
n o n aveva d a t o eredi.
La situazione che Carlo E m a n u e l e aveva ereditato era catastrofica. La pace di Cherasco dettata da N a p o l e o n e nel '96
faceva p r a t i c a m e n t e del P i e m o n t e u n p r o t e t t o r a t o della
Francia, c h e solo p e r c o m o d i t vi aveva lasciato la vecchia
241

dinastia. Ma tre a n n i d o p o il Direttorio decise di liquidare


a n c h e quella. Il Re p a r t di n o t t e con la Regina, suo unico
c o n f o r t o . Ma q u a n d o essa m o r , n o n ebbe p i la forza di
c o n t i n u a r e a p o r t a r e da solo il peso di quelle t r e m e n d e responsabilit, e abdic in favore del fratello p e r ritirarsi in
un m o n a s t e r o p r i m a di Firenze, poi di R o m a , dove t u t t o r a
viveva, mezzo cieco.
Vittorio E m a n u e l e , che con gli altri fratelli aveva d o v u t o
seguirlo nell'esilio, n o n aveva molta pi stoffa e vocazione
di lui. Nella speranza che N a p o l e o n e fosse finalmente sconftto dalle coalizioni che c o n t i n u a m e n t e gli si a n n o d a v a n o
c o n t r o , aveva g i r o v a g a t o fra R o m a e Napoli p e r t e n e r s i in
contatto con le altre Potenze e richiamar loro alla m e m o r i a i
suoi diritti sul P i e m o n t e . Solo d o p o che il B o n a p a r t e si fu
a n n e s s a tutta la penisola scacciando dai loro t r o n i a n c h e il
P a p a e i B o r b o n e , si decise a rifugiarsi n e l l ' u n i c o Stato rimastogli, la S a r d e g n a , d o v e gi si era istallato il resto della
famiglia, e di cui aveva affidato il g o v e r n o al fratello Carlo
Felice.
F u r o n o anni di afflizioni, anche finanziarie. I Savoia n o n
a v e v a n o mai guazzato n e l l ' o r o , e p o c o c'era da s p r e m e r n e
in quell'isola a r r e t r a t a , s e m i d e s e r t a e infestata dalla malaria, le cui u n i c h e risorse e r a n o la pastorizia e un po' d'agricoltura. Per q u a n t o abituata alla parsimonia, la Corte dovette fare p a r e c c h i sacrifici. Ma alle difficolt materiali si agg i u n g e v a n o le p r e o c c u p a z i o n i politiche: N a p o l e o n e seguitava a vincere e il suo s e c o n d o m a t r i m o n i o con Maria Luigia, che creava un legame di p a r e n t e l a fra le dinastie imperiali di Francia e Austria, toglieva o g n i prospettiva di rinascita allo Stato p i e m o n t e s e vissuto s e m p r e sulla rivalit fra
quelle d u e p o t e n z e . E infine si profilava un altro pericolo,
p r o p r i o quello da cui Vittorio A m e d e o si era c r e d u t o al sic u r o : la m a n c a n z a di un successore. Dei cinque figli ch'egli
aveva lasciato, d u e nel f r a t t e m p o e r a n o morti; Carlo Eman u e l e n o n aveva a v u t o e r e d i , Vittorio E m a n u e l e n e aveva
avuti tre, ma d u e e r a n o f e m m i n e , il maschio e r a m o r t o in
242

fasce e la r e g i n a M a r i a Teresa, figlia d ' u n A r c i d u c a d'Austria e di u n a Este di M o d e n a , n o n riusciva pi a concepire.


Restava, u l t i m a s p e r a n z a , l'altro fratello, Carlo Felice che,
p u r n o n a v e n d o n e p u n t a voglia, dovette decidersi al matrim o n i o , ma scelse m a l e . La sposa, figlia di F e r d i n a n d o e di
Maria Carolina di Napoli, era p i e n a di virt, ma sterile. Insomma, di tutta la dinastia Savoia, cos frondosa fino all'ultima generazione, n o n restava che un l o n t a n o cugino del ram o cadetto C a r i g n a n o : u n ragazzo d i n o m e Carlo Alberto,
di cui si e r a n o un po' p e r s e le tracce p e r c h suo p a d r e , arruolatosi nell'esercito napoleonico, lo aveva c o n d o t t o e allevato in Francia.
Nel 1812, la m a g g i o r e delle d u e figlie di Vittorio E m a n u e l e , M a r i a Beatrice, a n d sposa a Francesco di L o r e n a Este, fratello della Regina e q u i n d i zio della Principessa, e la
voce corse che il Re si disponesse a n o m i n a r l a e r e d e al trono. N o n e r a cos. Nel contratto matrimoniale anzi e r a specificamente detto che Maria Beatrice giurava di r i n u n c i a r e a
qualsiasi pretesa sugli Stati del p a d r e . Ma il p r o b l e m a si era
posto ed e r a stato discusso. Se lo si e r a risolto in quel senso,
era p e r c h la legge salica che vigeva in casa Savoia escludeva la successione in linea f e m m i n i l e , e p e r i n f r a n g e r l a sar e b b e occorso il c o n s e n s o delle a l t r e m o n a r c h i e e u r o p e e ,
che Dio sa di quale mercato ne avrebbero fatto oggetto. Tuttavia lo stesso contratto aggiungeva che, in m a n c a n z a assoluta di eredi maschi - cio nel caso in cui a n c h e Carlo Alberto
fosse v e n u t o m e n o p e r q u a l c h e r a g i o n e - , l ' i m p e g n o n o n
avrebbe avuto effetto. Restava q u i n d i u n o spiraglio alla successione di Maria Beatrice, d o n n a ambiziosa e moglie di un
m a r i t o ambiziosissimo. E q u e s t o spiraglio e r a d e s t i n a t o a
pesare sui successivi avvenimenti.
Il m a t r i m o n i o e r a avvenuto p r o p r i o nel m o m e n t o in cui
N a p o l e o n e partiva p e r la catastrofica spedizione in Russia.
D o p o p o c h i mesi rientrava c o n l'esercito in b r a n d e l l i , e
le G r a n d i P o t e n z e , n u o v a m e n t e coalizzate, Io b a t t e v a n o a
Lipsia. Vittorio E m a n u e l e , che invano aveva cercato di met243

tere insieme un p o ' d'esercito p e r p a r t e c i p a r e all'ultima fase


di quella c a m p a g n a , a p p e n a p o t s'imbarc p e r Genova, affidando la S a r d e g n a alla moglie e a Carlo Felice. E Massimo
D'Azeglio, c h e vi si t r o v p r e s e n t e , cos descrive la sua ric o m p a r s a a Torino nella carrozza prestatagli da suo p a d r e :
In q u e s t o cocchio il b u o n Re, con quella sua faccia, via
diciamolo, un p o ' di babbeo, ma altrettanto di g a l a n t u o m o ,
gir fino al tocco d o p o mezzanotte passo passo le vie, fra gli
evviva della folla, d i s t r i b u e n d o sorrisi e saluti a diritta e a sinistra; il che portava, p e r meccanica conseguenza, un incessante spazzolare da sinistra a destra di quella sua coda, tanto curiosa o r m a i pei giovani della mia et. Era infatti vestito all'uso antico con p a r r u c c a incipriata, e i n t o r n o a lui e r a
tutto un frusciare di z i m a r r e settecentesche e t o n a c h e fratesche.
Q u a l e senso letterale egli desse alla p a r o l a restaurazione lo
d i m o s t r il d e c r e t o e m a n a t o l'indomani, c h e richiamava in
vigore tutte le leggi e costituzioni del '96 facendo tabula rasa di quelle degli ultimi t r e lustri. Nobili e p r e t i riacquistav a n o tutti i loro privilegi ai d a n n i della b o r g h e s i a c h e p e r deva molti dei suoi p i sudati diritti. E l'applicazione di q u e sta n o r m a v e n n e affidata a funzionari c o m e il Bellosio che
p r o g e t t a d d i r i t t u r a di far saltare il p o n t e sul Po p e r c h era
stato costruito dai francesi, e d o v e t t e r i n u n c i a r v i solo p e r c h a u n o dei suoi capi c'era u n a villa della Regina. Ma se
ne rivalse c h i u d e n d o il valico d e l M o n c e n i s i o p e r c h ad
aprirlo era stato N a p o l e o n e e i s t r a d a n d o il traffico sulla disselciata e tortuosa strada della Novalesa. Gli alti q u a d r i dell ' a m m i n i s t r a z i o n e v e n n e r o e p u r a t i p e r fare p o s t o a coloro
che li avevano occupati p r i m a del '98 e, se frattanto e r a n o
m o r t i , ai loro figli e nipoti. Gli ufficiali che avevano servito
sotto la b a n d i e r a francese e vi a v e v a n o g u a d a g n a t o m e d a glie e d esperienza, v e n n e r o retrocessi d i u n g r a d o , m e n t r e
gli alti c o m a n d i v e n i v a n o affidati a vecchi ufficiali in ritiro
da quindici a n n i . L'Universit v e n n e meticolosamente p u r gata dei suoi migliori docenti, i Gesuiti r i e b b e r o l'esclusiva
244

dell'istruzione, e il m e r c a t o del lavoro r i c a d d e in m a n o alle


resuscitate corporazioni, rigide custodi d'interessi m o n o p o listici.
E t e r n a d a n n a z i o n e di t u t t e le Restaurazioni, gli ex-fuorusciti e r a n o tornati in massa, pieni di r a n c o r e e convinti di
p o t e r r i p r i s t i n a r e il vecchio r e g i m e assolutista, in t u t t a la
sua feudalesca impalcatura. Si giunse fino a n e g a r e al creditore plebeo il diritto di citare in giudizio il debitore nobile.
M e n t r e il Re era i n t e n t o a r i m e t t e r e i n d i e t r o di quindici
a n n i la l a n c e t t a d e l suo o r o l o g i o , gli g i u n s e u n a l e t t e r a di
Carlo Alberto, s t u d e n t e in un collegio di Bourges, che metteva ai suoi piedi l'omaggio della sua sottomissione. E subito d o p o la lettera, arriv lui stesso. Vittorio E m a n u e l e accolse p a t e r n a m e n t e quel giovanotto altissimo e magrissimo,
e scrisse al fratello di a v e r n e ritratto l'impressione di un ragazzo di b u o n c u o r e e di b u o n a volont, ma di cui c' da rifare tutta l'educazione. N o n ci voleva molto p e r c h l'educazione di Carlo Alberto e r a poca cosa. Ma quella poca era
p e r m e t francese, cio giacobina, e p e r l'altra m e t svizzera, cio p r o t e s t a n t e : che, in u n a C o r t e retriva e bigotta come quella, e r a c o n s i d e r a t a farina del diavolo. Per far
lui
un b u o n Savoia, il Re gli d e t t e c o m e t u t o r e il conte d i m a ni, c h e ai Savoia r i m p r o v e r a v a di n o n aver r e s t a u r a t o l'Inquisizione, la t o r t u r a e i roghi.
F i n a l m e n t e , d o p o tanti u r a g a n i , s e m b r a v a c h e n e l cielo
del P i e m o n t e il sole fosse t o r n a t o a brillare. La fuga di Napoleone dall'Elba aveva costretto il Congresso di Vienna ad
aggiornare le sue decisioni p e r d a r m o d o alle Potenze di rip r e n d e r e la lotta c o n t r o il b r i g a n t e crso. P u r c o n un
esercito in crisi di ricostituzione, Vittorio E m a n u e l e riusc
ad agganciarsi all'alleanza e, a n c h e se n o n p o t esser p r e sente a Waterloo, fu in g r a d o di s p a r a r e qualche c a n n o n a t a
c o n t r o i francesi a G r e n o b l e . Q u e s t o gli valse, q u a n d o il
Congresso t o r n a riunirsi, u n a posizione di cobelligerante,
che a sua volta gli frutt la restituzione di Nizza e della Savoia.
245

In

Cos, da tutto quel t r a m b u s t o di g u e r r e e di occupazioni,


il R e g n o usciva n o n soltanto r e i n t e g r a t o nei suoi vecchi Stati, ma m a g g i o r a t o della Liguria. E n o n era poco.
Ma n o n altrettanto favorevole era la situazione interna.
C o m ' e r a logico attendersi, sbolliti i p r i m i entusiasmi p e r
il r i t o r n o della vecchia dinastia cui la popolazione e r a sincer a m e n t e affezionata, cominci a farsi sentire la reazione degl'interessi lesi da quell'insensato r i t o r n o al passato. L'epicentro della scontentezza e r a Genova, e n t r a t a a malincuore
a far p a r t e di u n o Stato che aveva s e m p r e c o n s i d e r a t o n e mico, e ancora attaccata alle p r o p r i e istituzioni repubblican e . Q u i le i n c o m p a t i b i l i t n o n e r a n o s o l t a n t o politiche e
ideologiche; e r a n o a n c h e e c o n o m i c h e . C o m e tutti i g r a n d i
porti, Genova viveva di traffici, cio di libero scambio; e ora
si trovava invece p r i g i o n i e r a di un sistema vincolistico, che
aveva ripristinato perfino le d o g a n e i n t e r n e fra provincia e
provincia. Per di pi vedeva affidate tutte le cariche a m m i nistrative a p i e m o n t e s i , che di m a r e , di navi e di noli n o n
sapevano e n o n capivano nulla. Il risentimento era condiviso da tutti: dagli scaricatori alle g r a n d i famiglie, che si chiusero s d e g n o s a m e n t e nei loro palazzi rifiutando ogni contatto coi proconsoli di Torino.
In P i e m o n t e la cosa e r a diversa. C o n t a d i n a e m o n t a n a r a ,
la massa della popolazione aveva visto con favore quel ritorno all'antico. Ma e r a n o le borghesie cittadine che n o n vi si
rassegnavano p e r c h e r a n o esse a farne le spese. Sotto l'amministrazione n a p o l e o n i c a e r a n o cresciute di n u m e r o e di
p o t e n z a p e r le g r a n d i occasioni c h e gli a v e v a n o offerto le
forniture militari, la vivacit degli scambi con la Francia e la
Svizzera, la facilit di accesso alle pi alte funzioni militari e
civili. Era logico che n o n si rassegnassero a un r e g i m e che le
escludeva dal p o t e r e , le colpiva nel portafogli e le squalificava socialmente.
Il l o r o s c o n t e n t o trovava eco in quella frangia della nobilt che, p u r devota alla dinastia, nutriva sentimenti libera246

li, aveva in qualche m o d o collaborato con le autorit francesi, e p e r questo era stata allontanata dalla Corte e dalle cariche. Alcuni suoi r a p p r e s e n t a n t i , e fra i pi illustri, strinsero
r a p p o r t i s e m p r e pi stretti con gl'intellettuali di estrazione
borghese. Di questi ultimi i pi vivaci, c o m e il Di B r e m e e il
Pellico, p r e f e r i r o n o e m i g r a r e a Milano, dove a l m e n o avevano un giornale cui far capo: // Conciliatore. Gli altri si riunir o n o in un'Accademia, i Concordi, che tuttavia pot fare b e n
poco, sottoposta c o m ' e r a a u n a c e n s u r a puntigliosa e ottusa.
In q u e s t a statica e asfissiante a t m o s f e r a , in q u e s t o a m biente meschino e senza orizzonti, era fatale che soprattutto
i giovani si volgessero alle societ segrete che schiudevano,
se n o n altro, p r o s p e t t i v e di lotta e d ' i m p e g n o . Ce n ' e r a n o
gi d u e , gli Adelfi e i Filadel.fi che nel '18, a q u a n t o p a r e , si
fusero nel c o r s o di un s e g r e t o c o n v e g n o t e n u t o s i ad Aless a n d r i a , o p e r m e g l i o d i r e p a s s a r o n o sotto il c o n t r o l l o di
u n a n u o v a organizzazione, i Sublimi Maestri Perfetti, fondata
e d i r e t t a da un rivoluzionario italiano o r m a i n a t u r a l i z z a t o
francese, di cui d o v r e m o riparlare: Filippo B u o n a r r o t i .
Ma queste societ p o r t a v a n o nel s a n g u e un vizio d'origine che ne annullava le capacit di proselitismo: e r a n o d'imp o r t a z i o n e . Infatti si e r a n o costituite sul m o d e l l o di quelle
francesi, di cui condividevano a n c h e le finalit: a b b a t t e r e il
r e g i m e n a p o l e o n i c o p e r r e s t i t u i r e alla Rivoluzione il suo
slancio repubblicano, democratico ed egalitario. T u t t o q u e sto aveva un senso finch N a p o l e o n e e r a stato sul t r o n o e il
P i e m o n t e u n d i p a r t i m e n t o francese. M a o r a q u e s t e c o n d i zioni n o n sussistevano pi. Le vecchie societ c e r c a r o n o di
adeguarsi a quelle n u o v e ; ma B u o n a r r o t i , l o n t a n o dall'Italia, e i suoi fiduciari e r a n o t r o p p o legati alle l o r o vecchie
p r e m e s s e ideologiche p e r p o t e r capire le n u o v e esigenze e
adattarvisi. Ai loro o r d i n i n o n rimasero che i pochi sopravvissuti m a t u s a delle cospirazioni del '92 e del '96. Le forze
giovani si o r g a n i z z a r o n o in u n a n u o v a f o r m a z i o n e c h e in
poco t e m p o fu assoluta p a d r o n a del c a m p o : la Federazione
italiana.
247

I suoi q u a d r i e r a n o formati da u o m i n i che p r o v e n i v a n o


da quei ceti borghesi e aristocratici di cui a b b i a m o d e t t o , e
che a p p u n t o p e r questo n o n m i r a v a n o alla sovversione del
sistema, ma soltanto alla sua correzione in senso patriottico
e liberale. N o n c o n t e s t a v a n o la m o n a r c h i a , cui anzi e r a n o
tutti o quasi tutti s i n c e r a m e n t e affezionati. Volevano soltanto che ripudiasse l'assolutismo, concedesse la Costituzione e
assumesse r i s o l u t a m e n t e la guida del m o v i m e n t o nazionale
e u n i t a r i o italiano c o n t r o l'Austria: cio a n t i c i p a v a n o di
q u a l c h e d e c e n n i o quello che p o i s a r e b b e d i v e n t a t o il p r o g r a m m a del P i e m o n t e s a b a u d o .
Ecco p e r c h la Federazione pot svilupparsi e far proseliti senza t r o p p a difficolt: l'affiliazione n o n implicava u n a
slealt nei confronti del Sovrano, e q u i n d i potevano aderirvi a n c h e u o m i n i fedeli allo Stato e alla dinastia, c o m e gli ufficiali dell'esercito che infatti le d e t t e r o molte reclute. Ed ecco anche p e r c h i loro sguardi cominciarono ad a p p u n t a r s i
su Carlo Alberto, unico Principe di Casa Savoia ch'essi potevano s p e r a r e di t r a r r e dalla loro p a r t e , visto che sul retrivo
Vittorio E m a n u e l e e su suo fratello Carlo Felice, ancora pi
retrivo di lui, n o n c'era da fare a s s e g n a m e n t o .
A far da tramite fra Carlo Alberto e i Federati fu il Colleg n o , un ufficiale che aveva servito nell'esercito napoleonico
e p e r un m o m e n t o aveva avuto la tentazione di farsi francese. Il Principe lo aveva n o m i n a t o suo scudiere, e lui ne a p profitt p e r i n t r o d u r r e a palazzo C a r i g n a n o S a n t o r r e di
Santarosa e altri suoi amici - Provana, Vidua, Cesare Balbo che subito ne d i v e n t a r o n o abituali frequentatori. Sebbene il
Re gli dimostrasse molta benevolenza e lo avesse n o m i n a t o
G r a n M a e s t r o , cio c o m a n d a n t e in c a p o dell'Artiglieria, il
Principe n o n nascondeva la sua insofferenza p e r le grettezze e il misoneismo della Corte. Si e r a ribellato al Grimani, e
o r a recalcitrava al m a t r i m o n i o che gli avevano imposto con
Maria Teresa, figlia del G r a n d u c a di Toscana e n i p o t e dell ' I m p e r a t o r e d'Austria. Q u a n d o a n d a Firenze p e r il mat r i m o n i o , fece sosta ad A r q u e a R a v e n n a p e r inginocchiar248

si sulle t o m b e di Petrarca e di D a n t e , e a Firenze si leg di


stretta amicizia con Gino C a p p o n i con cui a l u n g o p a r l della sua voglia di m a n d a r via i t e d e s c h i dall'Italia. T u t t o
questo fece presto a essere risaputo a n c h e negli ambienti liberali delle altre citt. Vincenzo Monti scrisse a un p i e m o n tese: Beati voi che avete il Principe di Carignano, il Giord a n i lo definiva un Messia, e p e r f i n o un incallito r e p u b blicano c o m e l'Angeloni n e p a r l a v a c o m e d i un a s t r o che
m a e s t o s a m e n t e s'erge sull'alpino l e m b o dell'orizzonte n o stro.
T u t t o q u e s t o offriva a S a n t o r r e e ai suoi c o m p a g n i un
fertile t e r r e n o , ed essi vi s e m i n a r o n o a piene m a n i . Influenzabile c o m ' e r a , il Principe soggiacque alle loro suggestioni,
si affezion alla p a r t e di E r o e della giovent dorata torin e s e , e s'inebri della p o p o l a r i t c h e gliene derivava. Ci
n o n significa ch'egli fingesse. Il suo fremito d'italianit e r a
sincero, a n c h e se mescolato con u n ' a m b i z i o n e s p r o p o r z i o nata ai mezzi suoi e a quelli del Piemonte. I discorsi dei suoi
amici, che gi lo v e d e v a n o alla testa di u n a crociata p e r la lib e r a z i o n e nazionale, lo e n t u s i a s m a v a n o . Lo entusiasmavan o a l p u n t o d a fargli c o m m e t t e r e p a r e c c h i e i m p r u d e n z e .
T a n t o che C a p p o n i si sent in obbligo di scrivergli p e r raccom a n d a r g l i di non p r o m e t t e r e quelle cose che n o n p o t r e b be m a n t e n e r e . Ma Carlo Alberto ne fece poco conto a n c h e
p e r c h il Re, nella sua b o n o m i a , n o n ne faceva a l c u n o dei
r a p p o r t i che gli p e r v e n i v a n o sulle pericolose frequentazioni
del Principe. Questi, d o p o il m a t r i m o n i o , gli aveva d a t o la
pi g r a n d e delle gioie: u n bel m a s c h i e t t o c h ' e r a stato battezzato con lo stesso suo n o m e : Vittorio E m a n u e l e .
Sia p u r e p e r u n r a m o collaterale, i l vecchio t r o n c o d e i
Savoia aveva g e r m o g l i a t o un n u o v o p o l l o n e , e la dinastia
era salva.

CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

LA V I T T O R I A DEGLI ZELANTI

Di tutti i Sovrani spodestati da N a p o l e o n e , il P a p a fu senza


d u b b i o quello che ricevette, al suo r i t o r n o , l'accoglienza pi
calorosa. Dalle Alpi a R o m a , il suo viaggio fu u n a m a r c i a
trionfale. Alle p o r t e dell'Urbe i nobili staccarono i cavalli dal
cocchio p e r c o n d u r l o a braccia fino a San Pietro f e n d e n d o a
fatica u n a m a r e g g i a t a di folla o s a n n a n t e . Vestite di bianco,
le ragazze gli rovesciavano addosso g h i r l a n d e di fiori. Era il
24 maggio del 1814.
E r a stato N a p o l e o n e stesso ad anticipare il suo r i t o r n o , al
t e r m i n e di un duello di cui abbiamo ricapitolato soltanto la
p r i m a p a r t e . Il lettore ci scusi se t o r n i a m o un p o ' i n d i e t r o
p e r ricostruirne il seguito: esso esercit un peso decisivo sui
successivi a t t e g g i a m e n t i assunti dalla Chiesa sia in c a m p o
spirituale che in c a m p o t e m p o r a l e .
Poco d o p o l ' i n t e r n a m e n t o del Papa a Savona, nel 1810, e
m e n t r e in tutta l'Italia fioccavano le d e p o r t a z i o n i di sacerd o t i e di laici che si rifiutavano di p r e s t a r e g i u r a m e n t o all ' I m p e r a t o r e , questi aveva ripudiato G i u s e p p i n a p e r impalm a r e la principessa austriaca Maria Luigia. Ma a Vienna reclamavano il m a t r i m o n i o religioso che p r e s u p p o n e v a l'ann u l l a m e n t o di quello p r e c e d e n t e . Nel clero francese N a p o leone trov dei prelati abbastanza compiacenti p e r p r o n u n ciare quella sentenza. Ma tredici Cardinali invitati alle nozze, c h e lo sposo voleva s p l e n d i d e e solenni, si r i f i u t a r o n o
d'intervenire. N a p o l e o n e ne fu t a l m e n t e irritato che in piena cerimonia sbott a g r i d a r e : Questi pazzi! Vogliono rovin a r e la mia dinastia r e c l a m a n d o n e in d u b b i o la legittimit!
Gliela far vedere! L ' i n d o m a n i li convoc, e d o p o avergli
250

imposto u n a inutile anticamera, li fece r i b u t t a r e sulla strada


d o n d e aveva fatto a l l o n t a n a r e le c a r r o z z e . D o p o d i c h gli
tolse gli e m o l u m e n t i , g l ' i n g i u n s e di vestire c o m e semplici
p r e t i , p e r cui d ' a l l o r a i n p o i v e n n e r o c h i a m a t i Cardinali
neri, e ne m a n d alcuni in esilio, fra cui Pacca, il pi d u r o .
Subito d o p o convoc un concilio di Vescovi p e r fargli dic h i a r a r e che il P a p a agiva c o n t r o i veri interessi della religione; ma i Vescovi, a n c h e in assenza di Pacca, r i n n o v a r o n o
il loro g i u r a m e n t o di fedelt al Papa, e n o n vollero avallare
le n o m i n e fatte da N a p o l e o n e nelle sedi episcopali rimaste
vacanti. L ' I m p e r a t o r e m a n d a Savona u n a commissione di
C a r d i n a l i rossi, cio docili ai suoi o r d i n i , p e r c o n v i n c e r e il
p r i g i o n i e r o , t e n u t o r i g o r o s a m e n t e a l l ' o s c u r o di t u t t o , a
s c e n d e r e a un a c c o r d o : se nello spazio di sei mesi egli n o n
avesse d i s a p p r o v a t o le n o m i n e fatte, queste s a r e b b e r o state
r i t e n u t e regolari. Il Papa accett, ma a m o d o suo, cio diram a n d o c o n t e m p o r a n e a m e n t e u n a lettera a i Vescovi dell'Impero in cui ribadiva che tutte le Chiese nazionali restavano sottomesse a quella di R o m a , loro M a d r e e Signora.
Stavolta fu N a p o l e o n e a rifiutare. P r e t e n d e v a che il Papa riconoscesse il p r i m a t o del Concilio dei Vescovi di Parigi e si
sottomettesse ai suoi deliberati. Pi tardi scrisse nelle Memorie: Volevo che i Concili della mia Chiesa fossero considerati i
legittimi i n t e r p r e t i di tutta la cristianit e che il Papa ne diventasse il portavoce. Sarei stato io ad a p r i r e e c h i u d e r e le
sue sessioni e ad a p p r o v a r e e r e n d e r e obbligatori i suoi deliberati, c o m e avevano fatto Costantino e C a r l o m a g n o . Forse Talleyrand n o n faceva un p a r a d o s s o q u a n d o si chiedeva
se il cervello di N a p o l e o n e era del tutto in o r d i n e . Al principio del '12 l ' I m p e r a t o r e scrisse al Papa invitandolo a dimettersi, c o m e un prefetto, e p p o i o r d i n che venisse trasferito
a Fontainebleau, presso Parigi, p e r p o t e r l o meglio controllare.
Per il fragile vecchio, quel viaggio fu un calvario, che p e r
poco n o n gli cost la vita. Al passaggio del Moncenisio aveva la febbre alta, bisogn sistemare u n a lettiga d e n t r o la car251

rozza, e i n v a n o il m e d i c o che lo a c c o m p a g n a v a chiese u n a


sosta. Negli abitati i cavalli v e n i v a n o messi al g a l o p p o p e r
n o n d a r t e m p o alla popolazione di riconoscere il viaggiatore e di rendergli omaggio, e le scosse m e t t e v a n o a d u r a p r o va le r e s i d u e forze del malato. A F o n t a i n e b l e a u giunse pi
m o r t o che vivo, e stent parecchio a r i p r e n d e r s i , ma si trov
p i isolato di p r i m a e a n c o r a pi all'oscuro di ci che succed e v a . Ai p r i m i di g e n n a i o (del T 3 ) a l l ' i m p r o v v i s o , gli a n n u n z i a r o n o u n a visita d e l l ' I m p e r a t o r e .
Q u e s t i e r a a p p e n a r i e n t r a t o , sconftto, dalla Russia, si
p r e p a r a v a a b a n d i r e la leva in massa p e r l'ultima battaglia, e
q u i n d i aveva b i s o g n o di r i c r e a r e i n t o r n o a s l ' u n a n i m i t
della nazione che il conflitto con la Chiesa aveva pericolosam e n t e incrinato. N o n c'era che un mezzo: la riconciliazione
col Papa. Ma p r i m a di tentarla gli m a n d , a saggiarne le intenzioni, u n a delegazione d i C a r d i n a l i rossi con u n elenco
di n u o v e p r o p o s t e , u n a pi insensata dell'altra: che il Papato si trasferisse a Parigi, che i Cardinali venissero designati
p e r d u e terzi dai loro rispettivi Sovrani, cio da N a p o l e o n e ,
e che i Cardinali n e r i venissero castigati. Il Papa si disse sgom e n t o - e doveva esserlo - che dei prelati gli sottoponessero simili richieste, e le respinse n e t t a m e n t e .
Poi v e n n e N a p o l e o n e . Il colloquio si svolse a q u a t t r ' o c chi, si p r o l u n g p e r sei giorni, e n o n n' rimasta n e s s u n a testuale d o c u m e n t a z i o n e . Anche in seguito il Papa si rifiut di
d a r n e esatto c o n t o e solo c a s u a l m e n t e ne lasci t r a p e l a r e
qualche episodio. N a p o l e o n e , disse, n o n aveva alzato la mano c o n t r o di lui, c o m e si e r a raccontato in giro; ma u n a volta, d o p o aver f r a n t u m a t o parecchie porcellane, lo aveva afferrato p e r il l e m b o della sottana e trascinato q u a e l p e r la
stanza. Alla fine, d o p o u n a s e t t i m a n a di q u e s t e scenate e
scenette, aveva riconvocato i Cardinali rossi alla cui presenza aveva fatto firmare al P a p a un a c c o r d o di m a s s i m a che
i m p e g n a v a i c o n t r a e n t i a c e r c a r e un c o m p r o m e s s o . Poi,
c o n t r a v v e n e n d o all'intesa, p r e s e n t quel d o c u m e n t o come
un vero e p r o p r i o c o n c o r d a t o ; ma, p e r addolcire la pillola,
252

rilasci i Cardinali n e r i e gli permise di r a g g i u n g e r e il Papa.


Pacca raccont in seguito che aveva trovato un u o m o pallido, incurvito e c o m e t r a s o g n a t o , che con u n a voce d'oltre
tomba rotta dai singhiozzi gli aveva raccontato di essere stato trascinato al tavolo da quei Cardinali (i Cardinali rossi)
e costretto a firmare. Ma ora che aveva ritrovato i suoi, si affrett a far sapere che il foglio firmato n o n aveva nessun valore p r i m a d i tutto p e r c h era soltanto u n d o c u m e n t o p r e paratorio, e p p o i p e r c h la firma gli e r a stata estorta. Di q u e sta p r o t e s t a p e r l ' o p i n i o n e pubblica n o n s e p p e nulla. Ved e n d o c h e i C a r d i n a l i n e r i e r a n o stati rilasciati e si e r a n o
riuniti al Papa, tutti p e n s a r o n o che questi o r m a i n o n fosse
pi prigioniero, n e b b e r o t e m p o di ricredersi sotto l'incalzare di n u o v i e p i d r a m m a t i c i a v v e n i m e n t i . Sconfitto a
Lipsia, N a p o l e o n e n o n era pi in g r a d o di fermare gli Alleati in marcia su Parigi. Un po' p e r c h n o n voleva che costoro
si attribuissero il merito di aver liberato il Papa, un po' p e r
vendicarsi di M u r a t che, c o m e abbiamo gi raccontato, aveva invaso gli Stati pontifici nella speranza di annetterseli, risped in Italia quell'imbarazzante e irriducibile prigioniero.
In q u e l m o m e n t o l ' a u t o r i t m o r a l e di Pio tocc il suo
a p o g e o . A n c h e gli anticlericali p i a r r a b b i a t i d o v e v a n o inchinarsi al coraggio, alla tenacia, alla forza d ' a n i m o con cui
quel fragile vegliardo aveva difeso gl'interessi di u n a Causa
che n o n era soltanto quella della Chiesa, ma a n c h e della lib e r t e della d i g n i t d e l l ' u o m o . E di q u e s t a u n a n i m i t di
consensi d o v e t t e r o t e n e r conto a n c h e i plenipotenziari che
a Vienna stavano d e c i d e n d o le sorti dell'Italia.
Q u i n e s s u n o metteva in discussione il diritto del Papa a
r i p r e n d e r e possesso dei suoi Stati. Ma c'era il p r o b l e m a delle Legazioni (Bologna, F e r r a r a e la R o m a g n a ) che, annesse
p r i m a alla Cisalpina, poi al R e g n o Italico del Lombardo-Veneto, e o r a presidiate dalle t r u p p e austriache, n o n mostravano n e s s u n a voglia di t o r n a r e sotto il g o v e r n o di R o m a .
Metternich cercava di sfruttare la loro agitazione p e r r e n d e re p e r m a n e n t e l'occupazione e c o n f e r m a r e l'unione di quel253

le p r o v i n c e al L o m b a r d o - V e n e t o , di cui l'Austria e r a ridiventata p a d r o n a .


Per p a r a r e la sua mossa, il Papa aveva m a n d a t o a Vienna
l'elemento migliore di cui la Chiesa disponeva: il cardinale
Consalvi, s e g r e t a r i o di Stato, un u o m o di f o r m a z i o n e illuminista, f e r m a m e n t e a v v e r s o a o g n i i d e o l o g i a c h e avesse
q u a l c h e p a r e n t e l a con quelle della Rivoluzione, m a altrett a n t o ostile a un p u r o e semplice r i t o r n o al p a s s a t o . Egli
svent la m a n o v r a del Cancelliere austriaco e o t t e n n e la restituzione delle Legazioni, ma solo al t e r m i n e di u n a spossante lotta n o n tanto c o n t r o la volpina abilit di Metternich
q u a n t o c o n t r o l'ottusit del suo p r o p r i o g o v e r n o .
Partito infatti Consalvi p e r la sua missione, la C u r i a e r a
rimasta in m a n o agli Zelanti, cio a quel g r u p p o di C a r d i n a li che, p e r essersi distinti nella resistenza a N a p o l e o n e , o r a
t e n e v a n o banco e d e t t a v a n o legge. I loro maggiori e s p o n e n ti e r a n o Pacca e Rivarola, u o m i n i senza d u b b i o coraggiosi e
risoluti, ma di cui la p e r s e c u z i o n e aveva acuito l'odio verso
o g n i novit fino a r e n d e r l o patologico. A p p e n a r i e n t r a t i a
R o m a al seguito di Pio, si e r a n o messi a cancellare tutto ci
che a v e v a n o fatto i francesi c h e avevano fatto a n c h e molte
cose b u o n e . Al posto delle leggi semplici e chiare ch'essi avev a n o i n t r o d o t t o sia nel c a m p o p e n a l e che in quello civile e
amministrativo, r e i n t r o d u s s e r o quella j u n g l a di n o r m e cont r a d d i t t o r i e e di fri privilegiati che lasciavano il cittadino
all'oscuro d e i p r o p r i diritti e c h e a v e v a n o s e m p r e fatto di
quello pontificio lo Stato italiano pi disordinato, inefficiente e arbitrario. Lo stesso D'Azeglio, che in quel m o m e n t o si
trovava a R o m a e che n o n si p u certo tacciare di giacobinismo, annotava scandalizzato: Tutto fu rimesso c o m ' e r a temporibus illis. Vidi t o r n a t o il Bargello colla corte, i birri, il cavalletto ecc. ecc. con tutto quel che gli s'assomiglia.
I n v a n o Consalvi riferiva da Vienna nei suoi r a p p o r t i che
di queste d i s s e n n a t e m i s u r e M e t t e r n i c h si faceva forte p e r
p e r s u a d e r e gli altri soci del Congresso che il g o v e r n o pontificio con la sua retriva ottusit avrebbe finito p e r sollevare le
254

violente r e a z i o n i dei s u d d i t i r i v e l a n d o s i cos u n a fonte di


p e r t u r b a z i o n e pi che u n a garanzia di stabilit, e q u i n d i e r a
meglio r i d u r n e i t e r r i t o r i . Pacca e c o m p a g n i p e r s i s t e v a n o
nella loro o p e r a . Tutto, specialmente nelle province d e t t e di
primo recupero (Lazio e Umbria) fu ricostituito c o m e prima e peggio di p r i m a , cio nell'esclusivo interesse di un ristretto g r u p p o di prelati che, come poi scrisse il Farini, teng o n o l o Stato c o m e u n g r a n d e beneficio ecclesiastico, u n
p r e d i o da usufruttuarsi dagli uomini di Chiesa.
Q u a n d o , a l t e r m i n e della sua missione, Consalvi t o r n
da Vienna con le Legazioni in tasca, mise a frutto il successo
p e r r i p r e n d e r e in m a n o il p o t e r e e g o v e r n a r l o in m a n i e r a
pi ragionevole. Egli cap che quelle province, dette di sec o n d a r e c u p e r a n o n si potevano trattare come le altre, dato il loro s u p e r i o r e livello economico e sociale e gli consent
di conservare in g r a n p a r t e gl'istituti giuridici e amministrativi introdotti da N a p o l e o n e , ai cui benefici esse si e r a n o ormai affezionate. Poi o t t e n n e dal P a p a un motuproprio c h e ,
col p r e t e s t o della unificazione legislativa, estendeva questo
criterio a tutti gli Stati. Cos la dissennata o p e r a degli Zelanti v e n n e bloccata e in certi c a m p i a d d i r i t t u r a capovolta. Per
e s e m p i o v e n n e r o riconosciute le alienazioni dei b e n i ecclesiastici c o m p i u t e nel p e r i o d o francese, v e n n e m a n t e n u t a la
revoca delle giurisdizioni baronali, cio del diritto dei nobili
a istituire loro p r o p r i tribunali, e v e n n e abolita la tortura.
E r a n o sensibili progressi nei confronti dello Stato p o n t i f i c i o d i p r i m a della Rivoluzione. M a n e m m e n o Consalvi,
m a l g r a d o i suoi sforzi, riusc a i m p e d i r e il solito s t r a p o t e r e
di u n a polizia ciacciona e o p p r e s s i v a , il r i t o r n o alle inframettenze del p o t e r e esecutivo in quello giudiziario, il ripristino di un sistema d o g a n a l e asfissiante che c o n d a n n a v a l'economia pontificia a un totale ristagno e di u n a censura ottusa c o m e s o n o t u t t e le c e n s u r e e s p e c i a l m e n t e quelle dei
preti, il ristabilimento dell'assoluto m o n o p o l i o ecclesiastico
sull'istruzione, s e m p r e c o n s i d e r a t a u n p e r i c o l o s o veicolo
d'infezione. E s o p r a t t u t t o n o n riusc a laicizzare g l ' i n g r a 255

naggi amministrativi su cui p a r r o c i e m o n s i g n o r i m o n t a v a no ringhiosa g u a r d i a e in cui p o r t a v a n o la loro tradizionale


incompetenza.
Successe ci c h ' e r a inevitabile che succedesse: e cio che
specialmente nelle province di seconda r e c u p e r a , cio le Legazioni, vissute p e r molti a n n i nel giro di un m o n d o pi lib e r o e m o d e r n o qual era il Vicereame del Lombardo-Veneto, il m a l c o n t e n t o d e t e r m i n i m m e d i a t a m e n t e gravi tensioni. La carestia del '16 acu la crisi. Secondo calcoli del Cand e l o r o , su u n a p o p o l a z i o n e complessiva di d u e milioni e
mezzo di abitanti, lo Stato pontificio contava mezzo milione
di accattoni, u n o su cinque. Era il risultato dell'amministrazione clericale. Essa n o n riusciva a r e n d e r s i conto che la relativa libert dei traffici, le forniture militari, le v e n d i t e dei
b e n i ecclesiastici e d e m a n i a l i a v v e n u t e n e l l ' u l t i m o v e n t e n nio avevano p r o f o n d a m e n t e alterato il tessuto sociale d a n do l'are a u n a borghesia di funzionari, professionisti, m e r canti, ex-fittavoli diventati p r o p r i e t a r i , che n o n si rassegnavano pi a quel r e g i m e di lager e alla p r o p r i a esclusione dal
p o t e r e e dagli uffici.
Gi nel '17 la polizia scopr un c o m p l o t t o p e r u n a sollevazione p o p o l a r e a Macerata. Ci furono un centinaio di arresti, e un processo che si concluse c o n u n d i c i c o n d a n n e a
m o r t e . Consalvi ebbe il suo daffare p e r c o m m u t a r l e in carcere a vita. Irritati dalla sua clemenza, gli Zelanti passarono
al c o n t r a t t a c c o i s t i t u e n d o a n c h ' e s s i u n a societ s e g r e t a di
squadristi manganellatori, la Santa unione, detta a n c h e , senza alcun sottinteso umoristico, Ipacifici. Era u n a riedizione
d e l S a n f e d i s m o di Ruffo. Cos Consalvi si t r o v p r e s o fra
d u e estremismi.
Egli n o n aveva p i a l t r o a p p o g g i o c h e il P a p a . Ma Pio
V I I era o r m a i alla fine. Oltre ai triboli della vecchiaia, doveva affliggerlo la sensazione di essersi sopravvissuto t r o p p o a
l u n g o . Fosse m o r t o a F o n t a i n e b l e a u , s a r e b b e p a s s a t o alla
Storia c o m e un G r e g o r i o V I I , e tale infatti e r a a p p a r s o ai
cattolici di tutto il m o n d o q u a n d o era trionfalmente tornato
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a R o m a . Di t u t t o quel capitale di prestigio a c c u m u l a t o nell ' e m e r g e n z a , d o p o sei a n n i d i o r d i n a r i a a m m i n i s t r a z i o n e


n o n gli restava n e a n c h e u n a briciola. L'uomo che aveva sap u t o sfidare i fulmini di N a p o l e o n e e affrontare coraggiosam e n t e d e p o r t a z i o n e ed esilio, n o n riusciva a sottrarsi al sistema e ne e r a restato prigioniero.

CAPITOLO VENTICINQUESIMO

I DUCATI CENTRALI

S e c o n d o le figurazioni allegoriche del t e m p o , F e r d i n a n d o


I I I di L o r e n a r i e n t r a F i r e n z e t o g a t o e cinto d ' a l l o r o , su
un c a r r o trainato da un leone e da un agnello. L'agnello andava b e n e , ma il leone n o . Il mite e affabile G r a n d u c a , che
n o n aveva mai voluto dichiarar g u e r r a a N a p o l e o n e e anzi
lo aveva invitato a cena q u a n d o era passato da Firenze, n o n
gli serbava n e s s u n r a n c o r e n e m m e n o del fatto d i e s s e r n e
stato scacciato. T u t t o r a gli scriveva all'Elba lettere affettuose
p e r dargli notizie della moglie Maria Luigia, sua p r o p r i a nip o t e . Sicch q u a n d o alcuni vecchi nobili, andatigli incontro
a porgergli il b e n t o r n a t o , si v a n t a r o n o di n o n aver mai collaborato coi francesi, rispose: Faceste male. Se l'ho servito
io, potevate servirlo a n c h e voi. E con questa b a t t u t a tagli
corto a ogni velleit di epurazioni.
L a sua r e s t a u r a z i o n e n o n e r a stata e s e n t e d a difficolt.
C o m e forse il lettore ricorda, la Toscana e r a stata oggetto di
un b a r a t t o fra N a p o l e o n e e i B o r b o n e di Spagna, che se l'er a n o accaparrata p e r la loro infanta Maria Luisa c e d e n d o in
c a m b i o il D u c a t o di P a r m a . Poi N a p o l e o n e aveva cacciato
via a n c h e costei p e r a s s e g n a r e il G r a n d u c a t o alla p r o p r i a
sorella Elisa. Al C o n g r e s s o di V i e n n a la S p a g n a , c h e aveva
dato un contributo d e t e r m i n a n t e alla lotta antinapoleonica,
e r a t o r n a t a ad avanzare i suoi diritti c h i e d e n d o la restituzione di u n o dei d u e principati. Ma Metternich era riuscito ad
assicurarseli e n t r a m b i r i p o r t a n d o F e r d i n a n d o , fratello dell ' i m p e r a t o r e Francesco, a Firenze, e facendo assegnare Parma a Maria Luigia con l'intesa che alla sua m o r t e il Ducato
sarebbe r i t o r n a t o ai B o r b o n e .
258

Q u a n d o ci arriv nella primavera del '14, i fiorentini accolsero Ferdinando sventolando le tube al posto dei tricorni perch ormai vestivano alla francese con lunghi pantaloni attillati e alti colletti a sbuffo m e n t r e le d o n n e avevano smesso la
parrucca e portavano la vita sotto il petto. Ma al G r a n d u c a anche la nuova m o d a piacque, perch in quel m o m e n t o gli piaceva tutto. Unica o m b r a nella sua felicit di ritrovarsi a Firenze era il fatto di averci dovuto tornare da solo perch sua moglie era morta d u r a n t e l'esilio in Germania, e lui n o n era mai
riuscito a consolarsene. Ma subito d o p o lo raggiunsero le d u e
figlie e poi anche il figlio, Leopoldo, che i fiorentini, a p p e n a lo
videro, battezzarono immediatamente Canapino per il colore biondo sbiadito dei capelli. Il ragazzo, ch'era nato anche lui
a Firenze, n o n p r o m e t t e v a , q u a n t o a salute, g r a n c h . Infatti
subito d o p o l'arrivo si ammal, e i medici gli prescrissero u n a
strana cura a base di latte di donna. L'hanno r i m a n d a t o a balia dissero i fiorentini e q u a n d o , guarito, il giovane ricomparve p e r le sue abituali passeggiate a cavallo alle Cascine, lo fermavano e gli chiedevano: Che s' divezzato, Altezza?
Il r i o r d i n a m e n t o dello Stato si svolse in quest'atmosfera
di familiarit. Invece c h e a q u a l c h e vecchio nobile i n c a r o gnito nelle nostalgie dell'antico r e g i m e , F e r d i n a n d o lo aveva appaltato a un borghese ex-collaborazionista, l'ingegnere
a r e t i n o Vittorio F o s s o m b r o n i , c h e aveva servito l ' a m m i n i strazione francese e che N a p o l e o n e c h i a m a v a un g i g a n t e
nel m e z z a n i n o . La revisione del codice n a p o l e o n i c o si ridusse a b e n p o c o . Fu abolito il divorzio, che n e s s u n o d'alt r o n d e reclamava. F u r o n o ristabilite le decime parrocchiali
e r i s t r e t t e le a u t o n o m i e m u n i c i p a l i , ma fu c o n s e r v a t a la
pubblicit dei processi e, sebbene alla polizia venissero concessi a m p i poteri, essi furono usati in tale m a n i e r a che la Toscana divent lo Stato italiano di g r a n l u n g a p i libero e la
Mecca di tutti i perseguitati politici. Q u a n d o Metternich com i n c i ' a l a m e n t a r s i del fatto c h e la c e n s u r a n o n faceva il
p r o p r i o d o v e r e , F e r d i n a n d o gli rispose: Ma il d o v e r e della
censura quello di n o n farlo.
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Le innovazioni si r i d u s s e r o al c a m p o e c o n o m i c o , e n o n
f u r o n o i n n o v a z i o n i p e r c h si t r a t t di un r i t o r n o ai saggi
criteri liberistici di Pietro L e o p o l d o . A p p e n a finita la carestia c h e in questi a n n i si e r a a b b a t t u t a sull'Italia e c h e costrinse anche la Toscana a calmieri e c o n t i n g e n t a m e n t i , Foss o m b r o n i spalanc le f r o n t i e r e alle i m p o r t a z i o n i , facendo
piazza pulita di dazi e gabelle. I n d u s t r i a e agricoltura dilatar o n o i p o l m o n i , e lo si vide dal bilancio. Per sedici milioni di
spese a n n u e , ce n ' e r a n o diciannove di e n t r a t e , e il Ministro
ne approfitt p e r d a r e avvo a u n a serie di lavori pubblici o,
c o m e oggi si c h i a m a n o , di infrastrutture che contribuirono moltissimo al riequilibrio del Paese. Fu a p e r t a u n a strada
p e r la valle tiberina, u n ' a l t r a da Volterra a Siena, u n ' a l t r a
a n c o r a da Siena ad Arezzo che trasse la Valdichiana dal suo
secolare isolamento. Ma gli sforzi maggiori furono rivolti alla M a r e m m a p e r guarirla dalla malaria e metterla a cultura.
Molti criticarono q u e s t a i m p r e s a c o n s i d e r a n d o l a s p r o p o r zionata alle forze del G r a n d u c a t o . Per la smania d ' e t e r n a r si asciuga-tasche e m a r e m m e scriveva il Giusti di Baldasseroni, il giovane tecnocrate livornese che dirigeva questo assalto c o n t r o b r u g h i e r e e acquitrini. E infatti l'opera richiese
il sacrifcio di p a r e c c h i e g e n e r a z i o n i . Ma n o n s a r e b b e mai
a r r i v a t a al t r a g u a r d o senza q u e s t o p i o n i e r i s m o , c h e fu a n che la scuola delle migliori e n e r g i e i m p r e n d i t o r i a l i toscane
nel c a m p o dell'agricoltura.
Dove Fossombroni si rivel inflessibile fu nella difesa dello Stato dalle i n t e r f e r e n z e ecclesiastiche. N o n volle r i a m m e t t e r e nel G r a n d u c a t o i Gesuiti, di cui il P a p a aveva ricostituito l ' O r d i n e e si e r a fatto l'alto p a t r o n o , e fu un vigile
g u a r d i a n o del c o s t u m e di tolleranza che il G r a n d u c a aveva
istaurato. Gli stranieri avevano scoperto Firenze, ci venivano s e m p r e p i n u m e r o s i , e molti ci restavano. Q u e s t o ne faceva u n a f i n e s t r a spalancata sul m o n d o m o d e r n o , u n p u n t o
d ' i n c o n t r o , u n a t a p p a d'obbligo, specie p e r gl'intellettuali
della penisola, messi in fuga dall'asfissiante atmosfera degli
altri Stati. Il suo p r i m a t o culturale cominciava a delinearsi.
260

L e p i grosse p r e o c c u p a z i o n i d i F e r d i n a n d o f u r o n o d i
o r d i n e m a t r i m o n i a l e . La p r i m a ad a n d a r e sposa fu la figlia
M a r i a T e r e s a c o n u n g i o v a n o t t o sul q u a l e c o r r e v a n o voci
c o n t r a d d i t t o r i e . Si c h i a m a v a Carlo Alberto di Savoia Carig n a n o , e s e m b r a v a destinato a salire sul t r o n o del P i e m o n te, ma n o n e r a del tutto sicuro p e r c h contro questa successione p e r via collaterale m a n o v r a v a Francesco IV di M o d e na, g e n e r o del Re in carica. Q u a n d o il Principe v e n n e a Fir e n z e a conoscere la fidanzata, i fiorentini lo t r o v a r o n o di
leggiadro aspetto e di m a n i e r e assai civili, ma pi l u n g o e
malinconico d ' u n a quaresima. E il Principe, dal canto suo,
confid a Gino C a p p o n i , di cui era diventato subito g r a n d e
amico, c h e Maria Teresa era, s, m o l t o graziosa, ma terrib i l m e n t e austriaca. Sbagliava p e r c h q u e s t a a u s t r i a c a fu
poi la pi italiana delle r e g i n e , spos in p i e n o la politica di
suo m a r i t o , ne condivise i d r a m m i e l'esilio, e q u a n d o t o r n
vedova a Firenze n o n volle pi m e t t e r p i e d e a palazzo Pitti
p e r c h c'erano di g u a r d i a i soldati austriaci.
A L e o p o l d o fu d a t a in moglie u n a principessa di Sassonia, Maria A n n a Carolina, che fece ai fiorentini la migliore
impressione, ma n o n dette e r e d i maschi. Assillato dalla p a u ra di un'estinzione della dinastia, F e r d i n a n d o dovette decidersi a r i p r e n d e r m o g l i e a c i n q u a n t a d u e a n n i , e p e r n o n
c o r r e r e a v v e n t u r e fuori casa se la scelse nella sorella di sua
n u o r a , il che lo rese cognato di suo figlio. Ma e r a n cose che
succedevano spesso, in questi m a t r i m o n i dinastici. P u r t r o p po n e m m e n o lui riusc a m e t t e r e al m o n d o un successore, e
q u a n d o m o r , ucciso p r o p r i o dalla malaria m a r e m m a n a che
aveva cercato di debellare, t e m e t t e che l ' i m p e r a t o r e Francesco suo fratello ne approfittasse p e r s o p p r i m e r e , in caso di
m o r t e di L e o p o l d o , il G r a n d u c a t o e r i d u r r e la Toscana come il L o m b a r d o - V e n e t o . E r a le mille miglia dall'immaginare che a cacciare dal t r o n o Canapino d i v e n t a t o frattanto
Canapone, s a r e b b e stato u n c e r t o Vittorio E m a n u e l e , f i glio di sua figlia M a r i a T e r e s a e d e l giovane di l e g g i a d r o
aspetto.
261

A Lucca si e r a installata Maria Luisa di B o r b o n e , colei a


cui N a p o l e o n e aveva concesso d i r e g n a r e p e r a l c u n i a n n i
sulla Toscana, e che poi aveva costretto a c e d e r e il posto alla
p r o p r i a sorella Elisa Baciocchi. Il patto stabilito al C o n g r e s so di Vienna era, ripetiamo, che i B o r b o n e sarebbero rimasti Principi di Lucca finch n o n avessero r e c u p e r a t o il loro
vecchio Ducato di P a r m a e Piacenza, assegnato a titolo vitalizio all'altra Maria Luigia, la moglie di N a p o l e o n e ; e che a
quella scadenza, Lucca sarebbe stata annessa al G r a n d u c a t o
di Toscana.
Maria Luisa era rimasta la spagnola di s e m p r e , sussiegosa, bigotta e p r o f o n d a m e n t e avversa alle idee liberali, tanto
che si era p r e s o c o m e consigliere Canosa, l'ex-ministro della polizia di Napoli. E m a n u n a legge con cui faceva obbligo ai funzionari civili e militari di a n d a r e a messa e ai genitori di m a n d a r e i figli a Dottrina, p e n a l'esclusione dai p u b blici i m p i e g h i . E r a ossessionata dalla p a u r a dei C a r b o n a r i ,
che a Lucca n o n c'erano, e tutta la sua politica estera consistette in accordi di polizia con gli Stati vicini p e r il coordinam e n t o dello spionaggio e l'estradizione dei colpevoli. Il p r o b l e m a che p i l'assill fu di d a r e u n a b u o n a moglie a suo figlio Carlo Ludovico e, c o m e spesso capita alle m a m m e t r o p po ciaccione, la sbagli.
Maria Teresa di Savoia, s e c o n d o g e n i t a di Vittorio E m a n u e l e I (la p r i m o g e n i t a Beatrice e r a a n d a t a sposa, c o m e ric o r d e r e t e , a Francesco IV di M o d e n a ) aveva diciassette anni, e r a a p p e n a uscita di c o n v e n t o e p a r e che fosse stata inn a m o r a t a di Carlo Alberto. Aveva abbastanza riserve sentimentali p e r i n n a m o r a r s i anche di Carlo Ludovico, ma fu lui
che n o n s ' i n n a m o r di lei. In c o m u n e e b b e r o un figlio, il fut u r o D u c a d i P a r m a , m a n i e n t e a l t r o . C a r l o L u d o v i c o era
stato t a l m e n t e o p p r e s s o dalla m a d r e che sognava di disfare
t u t t o ci ch'essa aveva fatto, c o m p r e s o il p r o p r i o m a t r i m o nio; e q u a n d o le successe nel ' 2 4 , i n t r o d u s s e a n c h e , p e r
b u o n a f o r t u n a d e i lucchesi, m e t o d i d i g o v e r n o d i a m e t r a l m e n t e opposti a quelli di lei. Ridusse l ' a p p a n n a g g i o che Ma262

ria Luisa esigeva p e r alimentare i suoi fasti spagnoleschi, liberalizz i commerci, e alla fine si convert a d d i r i t t u r a al luteranesimo, m e n t r e sua moglie diventava Terziaria d o m e n i c a n a . F u u n cattivo m a r i t o , m a n o n u n cattivo s o v r a n o . E
Lucca, sotto di lui, respir.
A P a r m a , Maria Luigia giunse tardi, soltanto nel '16, e n o n
fu b e n e accolta. I p a r m e n s i consideravano la moglie di Nap o l e o n e un p e r s o n a g g i o s p r o p o r z i o n a t o a un d u c a t o che si
estendeva solo fino a Piacenza e a Guastalla. Ma cambiarono o p i n i o n e q u a n d o la Duchessa o r d i n che le s o m m e raccolte p e r i festeggiamenti del suo arrivo fossero devolute alla beneficienza.
Maria Luigia n o n aveva la stoffa dell'eroina. Malvolentieri e r a a n d a t a sposa all'uomo pi p o t e n t e della terra, n o n lo
aveva mai a m a t o , n mai si e r a sentita c o m p e n e t r a t a della
sua grandezza. Per p u r o senso del d o v e r e , aveva p e n s a t o di
restare accanto al m a r i t o a n c h e nella disfatta e di accompag n a r l o all'Elba, ma se n ' e r a lasciata facilmente d i s s u a d e r e
da suo p a d r e e da M e t t e r n i c h , a n c h e p e r c h gi allora e r a
i n n a m o r a t a del conte N e i p p e r g , che il Cancelliere le aveva
messo al fianco, e a u n a cosa sola aspirava: a u n a vita tranquilla con lui, l o n t a n o dalla C o r t e di V i e n n a , d o v e quella
relazione a v r e b b e c e r t a m e n t e i n c o n t r a t o degli ostacoli.
Per q u e s t o aveva insistito p e r P a r m a : e r a u n a citt di p r o vincia, ma p i e n a di fascino, e con un suo r a n g o di capitale.
Per averla, aveva consentito a lasciare a V i e n n a a n c h e il figlioletto a v u t o da N a p o l e o n e , il piccolo Re di R o m a , c h e
M e t t e r n i c h voleva allevare d a a u s t r i a c o p e r s o t t r a r l o alle
suggestioni della gloria p a t e r n a .
C o n u n a b e n d a n e r a a c o p e r t u r a dell'occhio p e r s o i n
c o m b a t t i m e n t o , N e i p p e r g n o n e r a soltanto un b e l l ' u o m o e
un p r o d e soldato. Era a n c h e un politico di m e n t e a p e r t a e
di n o t e v o l e accortezza, c h e s e p p e e s e r c i t a r e m o l t o b e n e i
pieni p o t e r i conferitigli dalla D u c h e s s a . Anzi, la v e r a Duchessa fu lui, a n c h e se lo fece con molta discrezione.
263

P a r m a n o n aveva grossi p r o b l e m i da risolvere. Subito d o po la c a d u t a di N a p o l e o n e nel T 4 , il suo g o v e r n o e r a stato


affidato dall'Austria p r i m a a Marescalchi col titolo di C o m missario I m p e r i a l e , poi al c o n t e Magawly-Cerati, un irlandese naturalizzato, che si era rivelato un eccellente a m m i n i stratore. N e i p p e r g n o n a p p o r t n e s s u n a variante al suo sistema e spinse avanti i lavori ch'egli aveva iniziato: il g r a n d e
p o n t e sul T a r o , la r i o r g a n i z z a z i o n e dell'Universit c h e divent u n a delle migliori d'Italia, e la riforma legislativa che
salv il meglio dei codici napoleonici. Sulla c e n s u r a , N e i p p e r g c o n d i v i d e v a l ' o p i n i o n e del G r a n d u c a : c h e ci d o v e v a
essere, ma n o n farsi s e n t i r e . E infatti il D u c a t o g o d e t t e di
u n a relativa libert, c h e a n d a v a n t a g g i o s o p r a t t u t t o del
suo sviluppo culturale. S e b b e n e ufficiale di c a r r i e r a , Neipp e r g si c o n t e n t di un esercito di tremila u o m i n i , e ci che
r i s p a r m i a v a in c a s e r m e , lo spese p e r le scuole, il M u s e o ,
l'Accademia, i teatri, e a n c h e lui difese con tenacia lo Stato
dalle i n t e r f e r e n z e ecclesiastiche. A n c h e d o p o c h e , r i m a s t a
v e d o v a p e r l a m o r t e d i N a p o l e o n e , M a r i a Luigia l'ebbe
m o r g a n a t i c a m e n t e sposato, egli r i m a s e d i s c r e t a m e n t e nell'ombra, lasciando che tutto il m e r i t o di quel b u o n g o v e r n o
andasse a lei e giovasse alla sua popolarit, che fu ed ancora grande.
A M o d e n a si era istallato Francesco IV, figlio dell'arciduca
F e r d i n a n d o , a sua volta fratello d e l l ' I m p e r a t o r e . Francesco
aveva ereditato il Ducato di M o d e n a , che c o m p r e n d e v a anche Reggio, dalla m a d r e Ricciarda, ultima della casa d'Este.
E un po' p e r questa ascendenza m a t e r n a , un po' p e r c h era
n a t o a M i l a n o , veniva c o n s i d e r a t o un P r i n c i p e italiano, il
che contribu ad alimentare sul suo conto parecchi equivoci.
Era un giovanotto tutt'altro che s p r o v v e d u t o , a cominciare
dai mezzi. U n a serie di fortunate coincidenze lo avevano reso e r e d e di molti cospicui p a t r i m o n i : quelli dei Cybo, dei Pico, dei Malaspina, il che faceva di lui u n o dei pi ricchi Principi d ' E u r o p a . Fra poco gli sarebbe toccato a n c h e il Ducato
264

di Massa e C a r r a r a , che p e r il m o m e n t o e r a stato assegnato


a sua m a d r e a titolo vitalizio. Ma alle viste c'era a n c h e un
b o c c o n e p i g r o s s o : il P i e m o n t e , d e l cui re Vittorio E m a nuele I egli aveva sposato la figlia primogenita. Abbiamo gi
detto che costei, nel contratto di m a t r i m o n i o , aveva gi fatto
s o l e n n e r i n u n z i a agli Stati del p a d r e , destinati a C a r l o Alb e r t o . Ma Francesco n o n era rassegnato e, se n o n p r o p r i o al
Piemonte, a l m e n o alla S a r d e g n a ci pensava: tant' vero che
seguitava ad agitarsi p e r o t t e n e r e La Spezia p e r assicurarsi
le comunicazioni con l'isola.
Subito d o p o la catastrofe di N a p o l e o n e , a Francesco avev a n o g u a r d a t o molti patrioti l o m b a r d i nella s p e r a n z a c h e ,
essendo egli un Principe della sua dinastia, l'Austria gli affidasse il R e g n o Italico e che poi, italianizzandosi s e m p r e pi,
egli realizzasse sotto il suo scettro l'unit nazionale. Ma sar e b b e r o occorse d u e cose: che Metternich fosse d'accordo, e
invece n o n lo era, a p p u n t o p e r c h p r e v e d e v a con chiarezza
quello s v i l u p p o di s i t u a z i o n e ; e c h e F r a n c e s c o a n d a s s e in
qualche m o d o incontro alle generali aspirazioni di libert, e
invece fece p r o p r i o il contrario. Il suo p r o g r a m m a di governo si c o m p e n d i a v a nelle p a r o l e che p i tardi p r o n u n c i al
c o n g r e s s o di L u b i a n a : Il p a r e g g i a m e n t o di tutti in faccia
alle leggi, la soverchia spartizione delle ricchezze, la libert
di stampa, la via delle c a r r i e r e a p e r t a a c h i u n q u e , l'eccessiva
considerazione accordata agli scienziati e agli u o m i n i di lett e r e , la diffusione delle scuole, il libero passo a c c o r d a t o a
tutti d ' i m p a r a r e a leggere e a scrivere: ecco i cattivi semi da
cui g e r m o g l i a n o le rivoluzioni.
A questi princpi aveva intonato i suoi criteri di g o v e r n o .
Tutta la legislazione napoleonica v e n n e revocata e al suo p o sto ripristinata quella estense di p r i m a del '97. Dell'ordinam e n t o francese v e n n e m a n t e n u t o solo il sistema t r i b u t a r i o
p e r c h il c o n t r i b u e n t e lo sapeva spolpare. Gli ordini religiosi furono richiamati, compresi i Gesuiti. Fu istituito un esercito di settemila u o m i n i a s s o l u t a m e n t e s p r o p o r z i o n a t o al
peso politico del Ducato e alle sue esigenze.
265

Francesco si rivel un eccellente a m m i n i s t r a t o r e a n c h e


p e r c h n o n distingueva fra finanze pubbliche e private, cio
considerava private a n c h e quelle pubbliche. Fra le altre cose affid il m o n o p o l i o dell'industria p i sviluppata nel Paese, la concia delle pelli, a u n a societ di cui poi si scopr che
il titolare era lui. N o n si p u d i r e che l'economia di M o d e n a
ne soffrisse. Anzi, t u t t o il suo a p p a r a t o p r o d u t t i v o e commerciale funzion b e n e p e r c h Francesco aveva il culto dell'efficienza e c o m e manager era abbastanza dotato. Ma il Ducato divent u n a prigione, in cui i n c u b a v a n o soltanto analfabetismo e ribellioni.
Q u i finisce il p a n o r a m a dell'Italia r e s t a u r a t a . Alfredo
O r i a n i doveva scrivere pi tardi ch'essa n o n c o r r i s p o n d e v a
p i alla realt del Paese p e r c h l'Italia dei cicisbei, a d d o r m e n t a t a nelle r i f o r m e , s t u p i d a m e n t e d e v o t a a i p r o p r i Re,
a d o r a n t e il Papa c o m e un semidio, sferzata da Parini, schiaffeggiata da Alfieri, n o n esisteva pi. Ma sbagliava. Q u e s t ' I talia esisteva, e c c o m e . Solo, ce n ' e r a o r m a i a n c h e u n ' a l t r a :
quella di coloro che n o n l'accettavano pi. Facciamo un rap i d o sopralluogo nei loro rifugi: le vendite c a r b o n a r e .

CAPITOLO VENTISEIESIMO

I CARBONARI

G i o v a n n i Ruffini, c h e fu dei l o r o , r a c c o n t a c o m e e n t r in
contatto coi C a r b o n a r i . E r a la sera di un m a r t e d grasso, e
suo fratello J a c o p o gli aveva d a t o a p p u n t a m e n t o i n u n a
piazza g r e m i t a di m a s c h e r e . D u e di queste gli si avvicinarono e gli chiesero se stesse a s p e t t a n d o u n a d o n n a . Giovanni
a n n u , u n o dei d u e interlocutori gli m o r m o r all'orecchio:
L'ora suonata! c h ' e r a la p a r o l a d ' o r d i n e gi datagli da
J a c o p o , e lo invit a seguirli. Arrivati in un vicolo s c u r o lo
b e n d a r o n o , gli trassero il bavero del mantello fin sulla bocca, lo p r e s e r o a braccetto e gli fecero fare un l u n g o p e r c o r s o
a giravolte in m o d o da disorientarlo. C o n u n a chiave aprir o n o u n a p o r t a e, q u a n d o gli tolsero la b e n d a , G i o v a n n i si
trov in u n a stanza rischiarata solo dal fuoco che a r d e v a nel
c a m i n o , col p i a n c i t o c o p e r t o d ' u n t a p p e t o rosso s a n g u e e
un globo d'alabastro in mezzo. O l t r e agli a c c o m p a g n a t o r i ,
c'erano altri d u e d o m i n i anch'essi m a s c h e r a t i . U n o d i loro
gli chiese le generalit e se aveva intenzione di far p a r t e dei
Buoni Cugini. Giovanni conferm.
Hai u n ' i d e a - disse l'altro - dei terribili doveri che t'incombono? Sai tu che, a p p e n a prestato il solenne g i u r a m e n to, il t u o braccio, le t u e sostanze, la t u a vita, t u t t o te stesso
insomma n o n a p p a r t e r r a n n o pi a te, ma all'Ordine? Sei tu
p r o n t o a m o r i r e mille volte anzich rivelare i suoi segreti?
Sei p r o n t o a o b b e d i r e ciecamente e a r i n u n z i a r e alla tua volont dinanzi a quella delle gerarchie dell'Ordine?
Finito l ' i n t e r r o g a t o r i o , al neofita fu i m p o s t o di p r o n u n ciare, inginocchiato e con un p u g n a l e in m a n o , la f o r m u l a
del g i u r a m e n t o : G i u r o e p r o m e t t o s o p r a gli stabilimenti
267

1
d e l l ' O r d i n e in g e n e r a l e e su q u e s t o f e r r o p u n i t o r e degli
s p e r g i u r i , di c u s t o d i r e g e l o s a m e n t e tutti i segreti della rispettabile Carboneria, di n o n scrivere o incidere o disegnare cosa alcuna senz'averne o t t e n u t o p e r iscritto il p e r m e s s o
dall'Alta Vendita. G i u r o di s o c c o r r e r e i miei B u o n i C u g i n i
p e r q u a n t o c o m p o r t a n o le mie facolt, e di n o n a t t e n t a r e all'onore delle loro famiglie. Se divengo spergiuro, sono cont e n t o che il mio c o r p o sia fatto a pezzi, indi bruciato e le mie
ceneri sparse al v e n t o affinch il mio n o m e sia esecrato da
tutti i B u o n i Cugini sparsi sulla terra. Cos Dio mi aiuti!
D o p o d i c h il d o m i n o assegn all'iniziato un n o m e convenzionale, gl'insegn alcuni c e n n i e p a r o l e p e r farsi ricon o s c e r e dai confratelli, ma r a c c o m a n d a n d o g l i di f a r n e il
m e n o uso possibile. Poi gli disse: Tu a p p a r t i e n i da o r a al
p r i m o g r a d o d e l l ' O r d i n e , che soltanto u n a fase di prova.
N o n hai alcun diritto, n e m m e n o quello di p r e s e n t a r e nuovi
aspiranti; hai p e r dei doveri, che ti sar facile a d e m p i e r e .
Custodisci religiosamente il t u o segreto, a t t e n d i con pazienza, fede e sommissione, e denti p r o n t o ad agire nel m o m e n to o p p o r t u n o . A suo t e m p o saprai il n o m e della Vendita cui
a p p a r t e r r a i e del capo da cui riceverai gli ordini. Se frattanto d o v r e m o d a r t e n e q u a l c u n o , ti sar comunicato dal Cugino che ti p r e s e n t . L'Ordine ha occhi e orecchi o v u n q u e , e
da q u e s t o istante ti vigila o v u n q u e tu sia e q u a l u n q u e cosa
tu faccia.
Q u e s t o avveniva a Genova. Ma a Napoli s t a n d o alle Memorie sulle Societ segrete s t a m p a t e a n o n i m e in I n g h i l t e r r a , la
c e r i m o n i a dell'iniziazione e r a m o l t o pi complicata e tenebrosa. L'aspirante, chiamato pagano, veniva p r i m a c o n d o t t o
b e n d a t o nel bosco e sospinto attraverso u n a b a r r i e r a di fuoco, simbolo di quella fiamma di carit che deve a r d e r e semp r e nel vostro c u o r e p e r d i s t r u g g e r e i g e r m i dei sette peccati capitali. Poi gli si mostrava la testa recisa o la m a n o mozza di un t r a d i t o r e , ed e r a su q u e s t i trofei c h e gli si faceva
p r o n u n c i a r e il g i u r a m e n t o . Q u i n d i il maestro vibrava tre colpi di scure su un t r o n c o , c o m u n i c a v a al neofita il n o m e e i
268

segni c o n v e n z i o n a l i , vibrava altri t r e colpi, e d i c h i a r a v a


chiusi i sacri travagli c o n un d u p l i c e evviva al G r a n d e
Maestro divino e u m a n o Ges Cristo e a San Teobaldo.
C o m e si v e d e , n e a n c h e in q u e s t o p i complesso r i t u a l e
c ' e r a n o accenni ai fini della societ, cio alla sua ideologia.
Ed n a t u r a l e p e r c h questa fu s e m p r e m o l t o c o m p o s i t a e
incerta, c o m e c o m p o s i t a e i n c e r t a e r a l'origine della setta.
La C a r b o n e r i a era infatti un derivato, un a m a l g a m a di molte a l t r e stte, o g n u n a delle quali ci aveva p o r t a t o d e l suo,
spesso in c o n t r a d d i z i o n e con quello delle altre. La loro storia e s t r e m a m e n t e arruffata e forse n e s s u n o riuscir mai a
d i p a n a r l a i n m a n i e r a esauriente a n c h e p e r c h n e m a n c a n o
le i m p r o n t e digitali, cio i d o c u m e n t i , che la segretezza imp o n e v a di d i s t r u g g e r e . Noi ci l i m i t e r e m o q u i n d i a ricos t r u i r n e il filone p r i n c i p a l e , ma senza i m p e g n o di assoluta
esattezza.
La g r a n d e m a d r e di t u t t e e r a stata c e r t a m e n t e la Massoneria, di cui abbiamo gi disegnato la vicenda. Per n o n ripeterci, ci l i m i t e r e m o a r i c o r d a r e c h e di s e g r e t o , p e r l u n g o
t e m p o , essa n o n aveva avuto che la liturgia. I suoi a d e r e n t i ,
quasi tutti illuministi, n o n p e r s e g u i v a n o scopi rivoluzionari e q u i n d i n o n avevano motivo di nascondersi. L u n g i dal
perseguitarli, molti governi li p r o t e g g e v a n o , e fra di essi militavano a n c h e d e i Re: G i u s e p p e I I d'Austria, C a t e r i n a d i
Russia, perfino Maria Carolina di Npoli ne fecero p a r t e .
Le cose c a m b i a r o n o c o n la rivoluzione francese, che mise
anche i massoni alla scelta: o col vecchio r e g i m e , o col n u o vo. La s p a c c a t u r a fu p r o f o n d a , e n o n si m a i p i s a n a t a .
Per il n u o v o r e g i m e e al servizio delle idee d e m o c r a t i c h e fu
c e r t a m e n t e la massoneria di rito scozzese, che tutti ritengon o , p e r q u e s t a sua qualifica, di o r i g i n e inglese. E r r o r e . Si
c h i a m cos p e r c h i suoi a d e r e n t i s o s t e n n e r o p e r q u a l c h e
t e m p o le pretese al t r o n o d ' I n g h i l t e r r a degli scozzesi Stuart
- che oltre a tutto e r a n o fior di reazionari -, ma e r a n o francesi. Essi si c o n v e r t i r o n o b e n p r e s t o all'ideologia rivoluzionaria, e le l o r o logge ne d i v e n t a r o n o fra i p i efficaci stru269

m e n t i di p r o p a g a n d a all'estero. Ma ce ne furono delle altre


che invece questa ideologia la rifiutarono e anzi p a s s a r o n o
all'estremo o p p o s t o . Per strano che possa s e m b r a r e a qualc h e l e t t o r e a b i t u a t o a c o n s i d e r a r e la M a s s o n e r i a c o m e la
roccaforte dell'anticlericalismo pi arrabbiato, fra la fine del
Sette e i p r i m i dell'Ottocento ce ne fu a n c h e u n a d o m i n a t a
dai nostalgici del vecchio r e g i m e assolutistico e dai Gesuiti
al contrattacco d o p o la soppressione del loro O r d i n e .
L u n g i dal c o m b a t t e r l a , N a p o l e o n e cerc di asservire la
Massoneria e, a n c h e se n o n del tutto, ci riusc. A n c h e in Italia i regimi ch'egli v'instaur ebbero l'appoggio delle logge,
che infatti f u r o n o p r o t e t t e sia da E u g e n i o a Milano che da
M u r a t a Napoli. E fu p r o p r i o p e r questo loro atteggiamento
collaborazionistico che i dissenzienti se ne s e p a r a r o n o p e r
d a r e avvo ad altre societ molto pi segrete di q u a n t o n o n
fosse la Massoneria p e r c h in dissenso con l'ordine costituito che il dissenso lo perseguitava c o m e sovversione.
La p r i m a ad a t t e c c h i r e in Italia fu, a q u a n t o p a r e , u n a
Lega nera, di cui a v r e b b e r o fatto p a r t e u o m i n i di varie tend e n z e , ma accomunati dal proposito di liberare l'Italia dallo
s t r a n i e r o , a u s t r i a c o o francese c h e fosse. La cita nella sua
Storia d'Italia il Botta che, senza d a r n e altri ragguagli, nel seguito della sua - molto confusa - n a r r a z i o n e , attribuisce gli
stessi connotati a un'altra societ, quella dei Raggi, fra i cui
pi i m p o r t a n t i affiliati spicca il n o m e di Lahoz.
N o n si riesce a capire se le d u e organizzazioni facessero
t u t t ' u n o o fossero in c o n c o r r e n z a . Si a p p u r a t o soltanto
che i Raggi si chiamavano cos p e r c h si diffondevano a ragger dalla casa-madre centrale di Bologna, che la loro fiorit u r a risale al p e r i o d o della Repubblica Cisalpina, cio fra il
'96 e il 1804, e che in ogni c a p o l u o g o c'era u n a succursale
f o r m a t a di cinque patrioti sotto la g u i d a di un capo-colonna. S e c o n d o un r a p p o r t o della polizia n a p o l e o n i c a , la
setta aveva messo radici a n c h e in Piemonte, dove perfino alcuni m e m b r i del g o v e r n o provvisorio ne facevano p a r t e . Essi e r a n o in stretti r a p p o r t i coi giacobini di Parigi p e r c h di
270

questo a p p u n t o si trattava: di u n a r i p r e s a di giacobinismo


d o p o la liquidazione di R o b e s p i e r r e e c o n t r o la politica di
un Direttorio, s e m p r e pi d o m i n a t o dai militari e soprattutto da N a p o l e o n e .
T u t t o lascia c r e d e r e c h e i Raggi siano stati al m a s s i m o
qualche centinaio di p e r s o n e . Ma la loro presenza i m p o r tante p e r c h segna u n a r o t t u r a del fronte patriottico destinata ad approfondirsi s e m p r e pi l u n g o il Risorgimento: da
u n a p a r t e i democratici, di cui i Raggi r a p p r e s e n t a v a n o
l'avanguardia, e che la liberazione dell'Italia volevano affid a r l a all'iniziativa p o p o l a r e , cio a un m o t o rivoluzionario
dal basso; dall'altra i cosiddetti moderati che, n o n c r e d e n do a questa iniziativa e n o n volendola p e r t i m o r e dei disordini sociali ch'essa avrebbe c o m p o r t a t o , cercavano di a d d o s sarla a qualche p o t e r e costituito e alla fine lo t r o v a r o n o nella m o n a r c h i a p i e m o n t e s e dei Savoia.
N e l '99 ci fu nel M o n f e r r a t o u n a piccola i n s u r r e z i o n e
contro il r e g i m e instaurato dai francesi, che la polizia a d d e bit ai Raggi. Ma gli studi pi recenti h a n n o dimostrato che
l'attribuzione e r a arbitraria. La rivolta era scoppiata p e r autocombustione, cio dal m a l c o n t e n t o dei contadini p e r i soprusi e le requisizioni delle t r u p p e francesi. I Raggi cercarono di a p p r o p r i a r s e l a e di darle un c o n t e n u t o politico distrib u e n d o o p u s c o l i d i p r o p a g a n d a e r i t r a t t i d e i g r a n d i capi
giacobini di Parigi. Ma gl'insorti, quasi tutti c o n t a d i n i , gli
opuscoli n o n li lessero p e r c h e r a n o analfabeti e i ritratti dei
capi giacobini li scambiarono p e r i m m a g i n i di Santi. Il loro
p r o g r a m m a politico e r a l'incolumit del pollaio, n i e n t e altro.
I Raggi n o n ressero alla r e p r e s s i o n e poliziesca di cui poi
finirono p e r fare le spese: tant' vero che, dal 1802, della loro setta n o n si trova pi traccia. Ma da essa ne p u l l u l a r o n o
infinite a l t r e , di cui s a r e b b e v a n a i m p r e s a c e r c a r di ricostruire i dati anagrafici e ideologici. U n a delle p i i m p o r tanti fu YAdelfia, versione i n d i g e n a della Filadelfia francese
d'ispirazione giacobina. Ma ce ne furono a n c h e di t e n d e n z a
271

d i a m e t r a l m e n t e opposta, cio reazionaria, c o m e i Trinitari e


i Calderari a Napoli, diretti discendenti dei Sanfedisti del card i n a l e Ruffo, che c o s p i r a v a n o p e r il r i t o r n o dei B o r b o n e ;
c o m e l'Amicizia cattolica e XAmicizia cristiana a Torino, d o m i nata dai Gesuiti e dai nostalgici dei Savoia; e c o m e la Societ
del Cuore di Ges in L o m b a r d i a , o r g a n o d e l p a r t i t o austriacante.
I motivi di q u e s t o improvviso pullulo di stte s o n o evid e n t i . Alla base, n a t u r a l m e n t e , c ' e r a n o le scontentezze p r o vocate dai regimi napoleonici. Ma questo n o n spiega nulla
p e r c h di regimi stranieri e sopraffattori gl'italiani soffrivano da secoli, senza che ci li avesse mai spinti a c o s p i r a r e .
L'unica loro manifestazione di protesta e r a n o stati i t u m u l t i
e il b r i g a n t a g g i o . Di qualcosa che assomigliasse a u n a lotta
politica organizzata n o n e r a n o mai stati capaci. Cominciav a n o ad esserlo o r a grazie all'invasione francese che aveva
acceso n o n soltanto molte s p e r a n z e , ma a n c h e molte ambizioni.
Le stte pescavano i loro a d e p t i s o p r a t t u t t o nei ceti m e di. Abituati da secoli a restare esclusi dal p o t e r e , essi avevano visto nella rivoluzione la g r a n d e occasione p e r inserirvisi
e d i v e n t a r n e i protagonisti, c o m e a p p u n t o e r a avvenuto in
Francia; e perci e r a n o corsi i n c o n t r o al conquistatore che
la i n c a r n a v a . Ma N a p o l e o n e aveva in g r a n p a r t e deluso le
loro aspettative. All'Italia egli chiedeva soldati, ufficiali, magistrati, funzionari, i n s o m m a m a n o d o p e r a e tecnici. Politici,
n o . La politica e r a privativa sua e dei suoi. Ci fu chi si content di diventare colonnello o magistrato. Ma ci furono anche quelli che n o n si c o n t e n t a r o n o . E furono costoro i primi
militanti delle societ segrete d'ispirazione democratica. Ma
poco d o p o sopraggiunse u n a seconda e pi massiccia o n d a ta: quella dei colonnelli e dei magistrati e p u r a t i p e r collabor a z i o n i s m o col d e s p o t a , q u a n d o q u e s t i c a d d e . Infatti la
g r a n d e fioritura delle stte comincia p r o p r i o con la restaurazione, la quale mise sul lastrico tutta u n a categoria di notabili b o r g h e s i c h e , d o p o a v e r e m o r s o l ' i n e b r i a n t e p o m o
272

del potere, n o n intendevano restarne a digiuno. C'era di


mezzo a n c h e u n a questione di p a n e . In un Paese economic a m e n t e d e p r e s s o e c u l t u r a l m e n t e a r r e t r a t o c o m e l'Italia,
dove il posto r a p p r e s e n t a v a la p i ambita delle grazie, la
politica appariva la pi p r o m e t t e n t e di tutte le carriere.
C o n ci n o n vogliamo dire che gli adepti delle societ segrete fossero soltanto degli ambiziosi carrieristi. Fra loro c'era di tutto, e di tutto forse c'era in o g n u n o di loro, salvi i casi eccezionali di p u r o idealismo e di p u r o arrivismo. Vogliamo soltanto dire che n o n c' materiale pi esplosivo e quindi p i d i s p o n i b i l e alla c o s p i r a z i o n e di u n a classe m e s s a al
b a n d o dal p o t e r e d o p o averlo assaggiato e d e s s e r n e stata,
sia p u r e in avara misura, compartecipe. Fu essa infatti a fornire le reclute della Carboneria.
Era la pi giovane di t u t t e le stte, a l m e n o in Italia. E p e r ch prevalse su tutte le altre che l'avevano p r e c e d u t a , difficile dire. Ma, p e r q u a n t o ancora molto discusso, a noi semb r a che il suo albero genealogico sia abbastanza chiaro.
A f o n d a r l a , o p e r meglio d i r e a t r a p i a n t a r l a nel n o s t r o
Paese fu un c o m m i s s a r i o politico francese, Briot, v e n u t o a
Napoli al seguito di G i u s e p p e B o n a p a r t e nel 1806, e m a n d a t o in qualit d ' i n t e n d e n t e , cio p r e s s a p p o c o di prefetto,
p r i m a a Chieti e p p o i a Cosenza dove n a c q u e r o infatti le prime vendite. Briot e r a un e x - d e p u t a t o giacobino che nel '99
aveva p r o n u n c i a t o nel p a r l a m e n t o di Parigi un violento discorso in favore dell'unit italiana c o n t r o la politica del Direttorio che l'avversava. Originario della Franca Contea, faceva p a r t e di un vecchio compagnonnage - o confraternita locale di boscaioli, cacciatori e c o n t r a b b a n d i e r i che si chiam a v a n o charbonners, carbonai. Fra loro si d a v a n o di cugini o
buoni cugini, e dicevano di risalire ai t e m p i medievali di u n a
leggendaria r e g i n a Isabella che coi suoi soprusi li aveva costretti a rifugiarsi nella foresta. Qui si e r a n o imbattuti in un
eremita, T e o b a l d o , che poi e r a diventato il loro Santo p r o tettore e li aveva miracolati facendogli i n c o n t r a r e e t r a r r e a
273

salvamento il Re smarritosi d u r a n t e u n a caccia c h e p e r ringraziarli si fece a n c h e lui carbonaio.


A p a r t e questa mitologia, e r a u n a societ di m u t u o soccorso, che n o n aveva mai a v u t o c o n t e n u t o politico. Lo acquist con la rivoluzione, forse p e r o p e r a dello stesso Briot
che, essendo dei suoi, la convert ai p r o p r i ideali d e m o c r a tici e repubblicani. Q u a n d o questi ideali furono accantonati e c o n t r a d d e t t i dal D i r e t t o r i o , i C a r b o n a r i p a s s a r o n o all'opposizione e, siccome l'opposizione n o n e r a tollerata, si
rifugiarono nella clandestinit, d i v e n t a n d o u n a vera e p r o p r i a setta.
C h e da questa discendesse la C a r b o n e r i a italiana, lo p r o v a n o n solo l ' i d e n t i t d e l n o m e , m a a n c h e l a qualifica d i
B u o n i Cugini che si attribuivano gli adepti, l'organizzazione
p e r Vendite, Alte vendite e Vendite madri, la gerarchia dei gradi
- apprendista, maestro, gran maestro -, il r i c o n o s c i m e n t o di
Teobaldo c o m e Santo p r o t e t t o r e . L u n i c a differenza e r a forse il c o n t e n u t o ideologico. E n o n gi p e r c h quello italiano
differisse da quello francese; ma p e r c h la C a r b o n e r i a italiana, a differenza di quella francese, un c o n t e n u t o ideologico preciso n o n l'aveva, o p e r lo m e n o n o n lo f o r m u l a v a
c h i a r a m e n t e ; e questa fu forse la r a g i o n e del suo p r e v a l e r e
sulle altre stte.
Queste erano morte non tanto di persecuzione, quanto
di asfissia, cio p e r m a n c a n z a di seguito e di eco in u n a pop o l a z i o n e t r o p p o i g n o r a n t e e a r r e t r a t a p e r c a p i r e , o com u n q u e p e r c o n d i v i d e r e , certi ideali. L a C a r b o n e r i a n o n
volle r i p e t e r e q u e s t o e r r o r e . E p e r evitarlo, n o n c'era che
u n m o d o : a d e g u a r s i agli u m o r i della p u b b l i c a o p i n i o n e e
s o p r a t t u t t o ai suoi m a l u m o r i , che variavano s e c o n d o il mom e n t o , la l a t i t u d i n e e le circostanze. N e l S u d , al t e m p o di
Murat, le Vendite c e r c a r o n o di sfruttare il sentimento cattolico offeso dalla politica anticlericale del r e g i m e e raccattarono proseliti perfino diffondendo u n a falsa bolla di Pio V I I
che consacrava la C a r b o n e r i a e invitava i fedeli ad aderirvi.
In R o m a g n a , dove a r r i v a r o n o p i tardi, esse furono rigoro274

s a m e n t e d e m o c r a t i c h e e r e p u b b l i c a n e . In P i e m o n t e , d o p o
la Restaurazione, fecero fronte con la Federazione m o n a r c h i ca, o a d d i r i t t u r a vi si fusero. Ecco p e r c h nelle iniziazioni
n o n si faceva c e n n o al suo p r o g r a m m a .
Questa sua elasticit fu u n o dei motivi che c o n t r i b u i r o n o
al r a p i d o diffondersi della setta. Un altro f u r o n o i suoi lati
ciarlataneschi. Essa si giov moltissimo dell'alone di t r u c u lento mistero che s e p p e c r e a r e i n t o r n o a s e delle l e g g e n d e
a cui d i e d e avvo. Si r a c c o n t a v a di s p e r g i u r i r i n v e n u t i p u gnalati n e l letto accanto alla moglie i g n a r a , di altri trovati
crocefissi nel bosco con u n a c o r o n a di spine in testa, di altri
fulminati da veleni inesplorabili. E l'impressione che t u t t o
questo suscitava, insieme con la l u g u b r e simbologia, esercitava sugli a d e p t i un g r a n fascino.
In seguito Mazzini d e n u n z i questo scialo di p u g n a l i , di
veleno, d i croci, d i scuri, d i p a r o l e d ' o r d i n e , t u t t a q u e s t a
messinscena di formule, di sigle, di segni di riconoscimento,
di cenni, di ammiccamenti, tutto questo tenebrore di app u n t a m e n t i nel bosco, di b e n d e , di baveri rialzati, d i c e n d o
che molto spesso e r a n o fine a se stessi, un giuoco p e r darsela da b e r e a v i c e n d a e credersi i m p o r t a n t i e pericolosi. I n fatti l ' a r r o s t o n o n e r a in p r o p o r z i o n e al f u m o . Alla p r o v a
dei fatti, risult che questi g r a n d i cospiratori n o n riuscivano
a s v e n t a r e l'infiltrazione delle spie di cui le Vendite e r a n o
s e m p r e p i e n e , n i t r a d i m e n t i degli s p e r g i u r i c o n t r o cui il
castigo si riduceva quasi s e m p r e a i n n o c u i bruciamenti in
effigie, n le confessioni sotto g l ' i n t e r r o g a t o r i . Per a n c h e
Mazzini, da giovanissimo, aveva a p p a r t e n u t o alla setta, anzi
vi aveva fatto c a r r i e r a fino al g r a d o di Maestro. Ed e r a logico: fino alla Giovane Italia, la C a r b o n e r i a fu l'unico strum e n t o di milizia rivoluzionaria, tutti i patrioti ci p a s s a r o n o ,
e molti di loro furono autentici martiri. Resta solo da vedere se il suo tirocinio fu tutto positivo p e r i valori ch'essa intendeva p r o p u g n a r e .
C o m e a b b i a m o d e t t o , l'organizzazione e r a r i g i d a m e n t e
g e r a r c h i c a . O g n i Vendita o Baracca e r a costituita da venti
275

B u o n i Cugini. U n o solo, il Maestro, conosceva il p a r i g r a d o


delle altre diciannove Vendite che c o m p o n e v a n o la Vendita
C e n t r a l e , la quale c o n lo stesso m e t o d o c o m u n i c a v a - solo
o r a l m e n t e , mai p e r iscritto - con la Vendita Suprema. Q u e s t o
o r g a n i g r a m m a , c o m e oggi si dice, e r a imposto dalle condizioni di clandestinit in cui la setta doveva agire. Ma introduceva, o meglio ribadiva, un criterio a u t o r i t a r i o che p u r t r o p p o in Italia trovava il p i congeniale dei t e r r e n i . Tutto
veniva dall'alto. Gli A p p r e n d i s t i , che poi e r a n o la massa di
m a n o v r a , n o n partecipavano m i n i m a m e n t e alla formazione
della volont politica, e ne e r a n o t e n u t i c o m p l e t a m e n t e all'oscuro. Nelle Vendite n o n c'era un d i b a t t i t o i d e o l o g i c o .
Q u e s t o era riservato agli alti dignitari della Vendita Suprema,
che c o n s i d e r a v a la rivoluzione u n a sua privativa, a m m i n i s t r a n d o n e i p r i n c p i c o m e a l t r e t t a n t e verit rivelate di cui
essa restava l'unica depositaria. Ci ne faceva, nel migliore
dei casi, u n a casta sacerdotale coi suoi alti p r o b l e m i ideologici; nel p e g g i o r e , u n a consorteria coi suoi interessi c o r p o rativi che c o n t r a p p o n e v a a un'Italia a u t o r i t a r i a e di vertice un'Italia altrettanto autoritaria e di vertice sostituendo
a u n a mafia di nobili u n a mafia di borghesi. Infatti la Carb o n e r i a fu a volte l'una, a volte l'altra cosa, s t r u m e n t o - sec o n d o gli u o m i n i che l ' a m m i n i s t r a v a n o - di alti ideali, o di
arrivismi, e a n c h e di basse vendette. C o m u n q u e , n o n fu certo u n a scuola di e d u c a z i o n e politica, e p r o b a b i l m e n t e anche al suo esempio e modello che sono d o v u t e le malformazioni della nostra democrazia e la sua intrinseca debolezza.
Figli e n i p o t i d e i C a r b o n a r i f u r o n o q u e i notabili c h e gov e r n a r o n o l'Italia fino alla p r i m a g u e r r a m o n d i a l e e che, insieme a innegabili virt, ebbero a n c h e il vizio di considerare
il Paese u n a clientela di A p p r e n d i s t i esclusi dai sacri travagli. E a n c h e la d e m o c r a z i a a t t u a l e s e g u i t a ad essere
p r o f o n d a m e n t e c a r b o n a r a nei suoi partiti organizzati come
Supreme Vendite e gestiti da ristretti g r u p p i di professionisti
che agiscono n o n da delegati del p o p o l o , ma da pastori
del gregge.
276

Q u e s t o fu il vero lato negativo della C a r b o n e r i a che pi


tardi indusse Mazzini a divorziarne e a combatterla. E risaliva all'insegnamento e all'esempio di un u o m o che ne fu insieme il g r a n d e i s p i r a t o r e e il g r a n d e c o r r u t t o r e : Filippo
Buonarroti.

CAPITOLO VENTISETTESIMO

BUONARROTI

Quello che Bakunin ha chiamato il pi g r a n d e cospiratore


del secolo fino a pochi a n n i fa era conosciuto quasi esclusiv a m e n t e c o m e u n o dei protagonisti del complotto e del p r o cesso di Babeuf. O g g i esiste su di lui un i n t e r o scaffale di
o p e r e , fra cui f a n n o spicco quelle d e l Saitta e di G a l a n t e
Garrone.
A p p a r t e n e v a alla famiglia fiorentina di Michelangelo, ma
e r a n a t o a Pisa nel 1 7 6 1 , e l fece i suoi studi che a q u a n t o
p a r e f u r o n o p i u t t o s t o d i s o r d i n a t i p e r c h a n d a v a n o dalla
matematica alla musica, di cui fu p e r tutta la vita un appassionato cultore. Tuttavia u n a l a u r e a in legge la p r e s e , spos
u n a ragazza nobile di Firenze, e n t r c o m e paggio alla Corte
del g r a n d u c a P i e t r o L e o p o l d o , fu fatto cavaliere di Santo
Stefano, e i n s o m m a s e m b r a v a avviato a o c c u p a r e un posto
di tutto c o m o d o e rispetto in quella piccola ma civile societ
di p r o v i n c i a . A n c h e la sua iscrizione alla M a s s o n e r i a n o n
aveva nulla di rivoluzionario: la Massoneria era lo s t r u m e n to dell'Illuminismo, di cui lo stesso Sovrano era un a d e p t o .
Ma l fece conoscenza con le o p e r e di Rousseau, che agir o n o su di lui come un t r a u m a . Alla loro luce Pietro Leopold o , che aveva abolito la t o r t u r a e la p e n a di m o r t e e che tutta la cultura e u r o p e a salutava come il m o n a r c a pi progressista d ' E u r o p a , gli a p p a r v e un d e s p o t a e il suo r e g i m e
un'infamia. Per combatterli in n o m e della Democrazia e dell'Eguaglianza, fond u n a Gazzetta universale che fece molto
r u m o r e , ma suscit poca eco. La polizia del despota si limit a qualche perquisizione. Ma q u a n d o da Parigi giunsero le notizie della Bastiglia, B u o n a r r o t i n o n ebbe esitazioni'.
278

piant la moglie e le q u a t t r o figlie ch'essa gli aveva dato p e r


trasferirsi in Corsica e mettersi al servizio della Rivoluzione.
11 gesto era rivelatore di u n a certa scelta: B u o n a r r o t i si sentiva legato a u n ' i d e a pi che a u n a patria, e p e r tutta la vita
seguiter a c o n s i d e r a r e la patria u n o s t r u m e n t o dell'idea.
A Bastia il suo zelo rivoluzionario gli valse un posto di dirigente, ma anche l'ostilit dei b e n p e n s a n t i che alla fine ins o r s e r o c o n t r o di lui e lo c o s t r i n s e r o alla fuga. A L i v o r n o ,
dove ripar a b o r d o d ' u n peschereccio, la polizia lo arrest
per espatrio clandestino, ma il despota lo fece subito liber a r e p e r restituirlo alle a u t o r i t crse c h e l o r e c l a m a v a n o
tra loro. Probabilmente ricevette l'incarico di costituire delle cellule rivoluzionarie in Toscana p e r c h , m a l g r a d o l'incidente, poco d o p o t o r n di nascosto a Firenze, d o v e fu di
n u o v o arrestato. Ma evase, scamp a Genova, ne fu espulso
e t o r n in Corsica a r i p r e n d e r v i il suo posto di agitatore.
Q u e s t o p e r i o d o fu p e r lui molto i m p o r t a n t e p e r d u e ragioni. Anzitutto p e r c h le sue mansioni lo misero in contatto coi B o n a p a r t e e c o n Saliceti. E p p o i p e r c h in q u e l l ' a m b i e n t e s o t t o s v i l u p p a t o l e sue i d e e a s s u n s e r o u n indirizzo
massimalista che di l a poco lo avrebbe messo in contrasto
con la politica del regime. Fu qui ch'egli elabor la sua utopia di u n a societ egalitaria e dispotica molto pi vicina al
modello di Sparta e degli Esseni che a quello borghese perseguito dai G i r o n d i n i allora al p o t e r e .
Q u a n d o questi c a d d e r o nel '93, B u o n a r r o t i e r a a Parigi
per sollecitare la naturalizzazione. La sua intimit con Rob e s p i e r r e fa p a r t e pi del mito di B u o n a r r o t i che della sua
storia. Ma che frequentasse i circoli giacobini, vi fosse considerato di casa e tripudiasse del loro trionfo, certo. F u r o n o
essi a dargli la cittadinanza e a m a n d a r l o in qualit di commissario a Oneglia che le t r u p p e francesi avevano strappato al P i e m o n t e . Vi trov molti rivoluzionari italiani in fuga
dai loro rispettivi Stati e stabil con loro dei r a p p o r t i che ebbero il loro peso sulla nascita delle p r i m e societ segrete nel
nostro Paese e sul loro iniziale o r i e n t a m e n t o ideologico. Ma
279

come politico n o n diede b u o n a p r o v a a causa del suo estremismo. C o m e gi a Bastia, istaur il t e r r o r e p r o v o c a n d o anche la reazione dei simpatizzanti. E finch il T e r r o r e vinceva a n c h e a Parigi, gli a n d b e n e . Ma q u a n d o R o b e s p i e r r e
c a d d e , fu d e n u n z i a t o p e r abuso di p o t e r e e - c o m e oggi si
direbbe - deviazionismo di sinistra, richiamato nella capitale e rinchiuso in prigione.
Fu q u i c h e i n c o n t r Babeuf, il r i v o l u z i o n a r i o francese
che portava le idee rousseauiane fino alle loro e s t r e m e cons e g u e n z e comuniste. B u o n a r r o t i n o n arrivava alle medesime conclusioni: egli restava fermo al Vangelo giacobino. Ma
a n c h e se divergevano sul piano ideologico, i d u e u o m i n i sald a r o n o s u quello u m a n o u n v e r o e p r o p r i o g e m e l l a g g i o .
E n t r a m b i c o n s i d e r a v a n o l'attivit r i v o l u z i o n a r i a l'unica
c o m p a t i b i l e con l a d i g n i t d e l l ' u o m o , u n s a c e r d o z i o che
c o m p o r t a v a il sacrificio di qualsiasi interesse e diletto personale. Nelle loro u t o p i e la Virt doveva essere la gruccia della Giustizia.
Q u a n d o furono rimessi in libert, B u o n a r r o t i s'iscrisse al
P a n t h e o n , la societ s e g r e t a c h e B a b e u f aveva costituito
p e r rovesciare il regime, s e m p r e pi borghese e conservatore, del Direttorio, e anzi ne divent u n o dei principali esponenti. Sciolto dalla polizia, il g r u p p o si riform clandestinam e n t e p e r sfociare p i tardi nella cosiddetta congiura degli eguali. Ma questo n o n i m p e d a B u o n a r r o t i di ricevere
nel f r a t t e m p o e svolgere altri incarichi governativi, p r o b a b i l m e n t e procuratigli dal vecchio amico Saliceti il cui astro
cresceva col crescere di quello di B o n a p a r t e . Fra l'altro, ora
c h e questi si d i s p o n e v a a i n v a d e r e l'Italia, gli fu affidato il
c o m p i t o di riallacciare i r a p p o r t i coi r i v o l u z i o n a r i italiani
p e r farne delle quinte colonne. Stavolta dovette d a r prova
di efficienza p e r c h n e l '96 il D i r e t t o r i o lo p r o p o s e c o m e
collaboratore a Cacault, suo a g e n t e nella penisola. Ma questi declin l'offerta. B u o n a r r o t i - scrisse - ricco d'immag i n a z i o n e e di talenti l e t t e r a r i e filosofici. Ma di p r o b l e m i
politici concreti n o n sa nulla. N o n ebbe bisogno d'insistere
280

p e r c h la scoperta della c o n g i u r a condusse all'arresto di tutti gli eguali, c o m p r e s o B u o n a r r o t i .


Nell'emergenza r i c o m p a r v e in scena - e fu, c r e d o , l'ultima volta - sua moglie, che d o p o l'espatrio lo aveva r a g g i u n to a Bastia dove gli aveva dato un q u i n t o figlio. Sebbene egli
l'avesse rimpiazzata con u n ' a m a n t e , Teresa Poggi, la p o v e r a
d o n n a fece del suo meglio p e r p r o c u r a r g l i aiuti b u s s a n d o
alla p o r t a dei p e r s o n a g g i pi altolocati. E a l m e n o d u e di essi lo p o r s e r o : N a p o l e o n e e il capo della polizia F o u c h , un
p o ' p e r c h B u o n a r r o t i aveva s a p u t o r e s t a r e i n b u o n i r a p p o r t i con loro, un p o ' forse p e r alleggerire la posizione di
Saliceti ch'era rimasto invischiato nella vicenda p e r i suoi legami con l'italiano.
Fatto sta c h e d e i t r e p r i n c i p a l i i m p u t a t i , solo B a b e u f e
D a r t h f u r o n o c o n d a n n a t i a m o r t e e avviati al p a t i b o l o .
B u o n a r r o t i , che nel processo si e r a c o m p o r t a t o con m o l t o
coraggio e dignit, se la cav con la d e p o r t a z i o n e in u n a fortezza davanti a C h e r b o u r g , dove gli c o n s e n t i r o n o a n c h e di
ospitare la sua concubina. Q u e s t o t r a t t a m e n t o di favore gli
valse l'ostilit degli altri eguali c h e n o n ci v e d e v a n o un
g r a n d e esempio di uguaglianza, ma gli p e r m i s e di tenersi in
c o r r i s p o n d e n z a coi vecchi amici giacobini di Parigi. N o n
chiedeva aiuti. C h i e d e v a soltanto u n a revisione del processo nella s p e r a n z a di farne u n a clamorosa affaire che riaccendesse nelle masse lo spirito rivoluzionario. C r e d e v a che ce
ne fosse a n c o r a , che bastasse u n a scintilla p e r farlo divamp a r e : e questo conferma il giudizio che di lui aveva d a t o Cacault.
D i v e n t a t o P r i m o C o n s o l e , N a p o l e o n e lo fece trasferire
come semplice sorvegliato speciale nelle Alpi Marittime, gli
assegn un piccolo sussidio; e finalmente, da I m p e r a t o r e ,
gli permise di trasferirsi c o m e libero cittadino a Ginevra, allora ridotta anch'essa a d i p a r t i m e n t o francese. Fu mal ripagato p e r c h nel '12 il Prefetto lo i n f o r m c h e B u o n a r r o t i
aveva m o n t a t o u n a c o n g i u r a contro di lui. Ma N a p o l e o n e , o
che n o n ci c r e d e s s e , o c h e - c o m ' p i p r o b a b i l e - n o n lo
281

p r e n d e s s e molto sul serio, si limit a farlo trasferire a G r e noble. E stavolta la sua generosit fu c o m p e n s a t a . Q u a n d o ,
d o p o la parentesi dell'Elba, riprese il p o t e r e , B u o n a r r o t i gli
offr i suoi servigi. Ma forse la g r a t i t u d i n e n o n c ' e n t r a v a .
Quasi tutti gli ex-giacobini, sebbene n o n avessero cessato di
complottare contro N a p o l e o n e che li aveva messi in disparte, nei C e n t o Giorni si s c h i e r a r o n o con lui: un p o ' p e r c h ,
di fronte all'invasione straniera, il s e n t i m e n t o patriottico rip r e n d e v a in loro il s o p r a v v e n t o sull'avversione ideologica;
u n p o ' p e r c h , p e r q u a n t o l o esecrassero, essi p r e f e r i v a n o
l ' I m p e r o alla Restaurazione.
D o p o Waterloo, B u o n a r r o t i r i t o r n a Ginevra restituita
alla sua patria svizzera, e qui si diede a n i m a e c o r p o alla tessitura della sua rete rivoluzionaria. Gli specialisti discutono
a n c o r a con a c c a n i m e n t o a quale delle molte societ segrete
di allora egli attinse i criteri organizzativi. S e m b r a che s'ispirasse s o p r a t t u t t o alla loggia massonica degli Illuminati di
Baviera. Ma q u e s t o c'interessa p o c o . C'interessa m o l t o di
pi v e d e r e c o m e funzionava in concreto la macchina che
egli m o n t .
Per la p r o p a g a n d a e il proselitismo, cre u n a c o m p a g n i a
di Sublimi Maestri Perfetti che c o m p o r t a v a solo u n a sommaria iniziazione e l'adesione a princpi che, essendo di ordine pi morale che politico, n o n e s p o n e v a n o gli affiliati alla persecuzione poliziesca e q u i n d i li attiravano facilmente.
Ma essa n o n era che lo s c h e r m o e lo s t r u m e n t o di un piccolo stato m a g g i o r e d'intellettuali avvolti nel pi fitto segreto
e i n t e r a m e n t e dedicati alla Causa, che si chiamava Aerpago, c o r r i s p o n d e v a p r e s s a p p o c o al Pantheon di Babeuf, e
doveva r a p p r e s e n t a r e un vero e p r o p r i o o r d i n e monastico,
di cui lo stesso B u o n a r r o t i a m m e t t e v a il carattere dittatoriale. Solo i suoi m e m b r i conoscevano i veri fini della setta, di
cui a v r e b b e r o g u i d a t o l'azione senza rivelarli n e m m e n o a
coloro che la svolgevano. Era il concetto di u n a rivoluzione
diretta da un vertice d'Illuminati, di cui le masse dovevano essere gl'inconsapevoli s t r u m e n t i .
282

La C a r b o n e r i a esisteva gi, q u a n d o B u o n a r r o t i si mise


all'opera, c o m e esistevano gli Adelfi e t a n t e altre societ segrete. Egli cerc di r i d u r l e sotto il suo c o m a n d o infiltrandovi u o m i n i suoi e s t i p u l a n d o c o n esse a m b i g u e alleanze.
Q u a n t o ci riuscisse, c o n t r o v e r s o . S e c o n d o Saitta, il suo
prestigio e r a i m m e n s o e lo r e n d e v a , se n o n o n n i p o t e n t e , alm e n o o n n i p r e s e n t e . M a Galante G a r r o n e , che r i d i m e n s i o na a l q u a n t o la sua influenza, ci p e r s u a d e di p i . C o m u n que, egli incorse presto in un incidente che, oltre a b u t t a r e
all'aria tutta la sua o p e r a , n o n d e p o n e molto a favore della
sua oculatezza ed efficienza.
Fra gli altri giovani che riusc a irretire, ci fu un certo And r y a n e che, v e n u t o da lui p e r i m p a r a r l'italiano, si lasci iniziare alla politica s e b b e n e vi fosse del t u t t o allergico. B u o n a r r o t i lo s p e d a Milano con u n a valigia p i e n a di d o c u m e n t i u n o pi inutile e pericoloso dell'altro, ma tali da comp r o m e t t e r e mezza Italia, fra i quali c'erano a n c h e le regole
e gli statuti della societ, i segni di riconoscimento e le p a r o le d ' o r d i n e tra affiliati. I n e s p e r t o ed emotivo, il ragazzo cadde subito nei tranelli della polizia ed espi la sua storditaggine nella c u p a p r i g i o n e dello Spielberg, dove lo ritroveremo insieme a Pellico, Maroncelli, Confalonieri e tanti altri
patrioti italiani. Ma la leggerezza con cui B u o n a r r o t i aveva
m a n d a t o allo sbaraglio quel poveraccio si concilia male con
la sua fama di m a g o dei complotti e ha fatto s o r g e r e il
d u b b i o , s p e r i a m o i n f o n d a t o , ch'egli volesse q u e l disastro
p e r a t t i r a r e l ' a t t e n z i o n e sulla sua societ e p r o v o c a r e u n a
repressione che gli fornisse nuovi adepti. Altra cosa curiosa
che, sebbene identificato c o m e m a n d a n t e , n o n ebbe noie
dalla polizia. Solo p e r p r e c a u z i o n e si trasfer da G i n e v r a a
Losanna, e alla fine prese stabile d i m o r a a Bruxelles.
Bruxelles era il luogo di raccolta di quegli ultimi giacobini, che n o n p o t e v a n o r i m p a t r i a r e p e r c h n e l ' 9 3 a v e v a n o
c o n d a n n a t o a m o r t e il Re. C ' e r a n o C a m b o n , Levasseur,
Sieys, C a m b a c r s e tanti altri c h e si r i u n i v a n o la sera al
Caff delle Mille Colonne. C o m e tutti i fuorusciti, si odia283

vano come fratelli e passavano il t e m p o a scrivere m e m o r i a li p e r rinfacciarsi gli u n agli altri il fallimento della rivoluzione. B u o n a r r o t i s'imbranc con loro, m a d i s p r e z z a n d o l i
dall'alto della sua ortodossia robespierriana. Per lui la Rivol u z i o n e e r a stata il T e r r o r e ; t u t t o ci c h ' e r a v e n u t o d o p o
n o n n'era stato che il t r a d i m e n t o . E fu al l u m e di questa tesi
che c o m p o s e quella che passa p e r la sua o p e r a capitale: La
cospirazione per l'uguaglianza detta di Babeuf.
C o m e pezzo polemico c o n t r o i regimi restaurati, questa
esaltazione degli eroici ideali che avevano ispirato gli u o m i ni della C o s t i t u e n t e e della C o n v e n z i o n e esercit sui cont e m p o r a n e i u n a n o t e v o l e influenza. M a c o m e s c a m p o l o
ideologico, b e n p o v e r a cosa: un r i m a s t i c a m e n t o del p e n siero di Rousseau condito con la retorica e la d e m a g o g i a di
R o b e s p i e r r e . Vi s'invoca il dispotismo della libert c o n t r o
quello della tirannia, il d o v e r e di r e n d e r libero l'uomo anche c o n t r o la sua volont, il culto di un vago Essere S u p r e mo eccetera. un r i t o r n o alle origini del giacobinismo pi
rozzo e arcaico, c h e d r a g i o n e a T a l m o n q u a n d o allinea
B u o n a r r o t i fra i p r e c u r s o r i di quella democrazia totalitaria che nel nostro secolo doveva incarnarsi nel c o m u n i s m o
e nel fascismo. Perfino il linguaggio il m e d e s i m o . B u o n a r roti qualifica tradimento ci che oggi si chiama deviazionismo e p r o n u n c i a il t e r m i n e hbertista o dantonista
c o m e i fascisti di ieri p r o n u n c i a v a n o quello di demopluto
e i comunisti di oggi quelli di trotzkista e bucharinista.
Il r i c h i a m o che q u e s t o libro esercit sui c o n t e m p o r a n e i fu
d o v u t o solo alla sua forza, d i c i a m o cos, di c o n t r a p p u n t o .
Era il m o m e n t o in cui il ministro Guizot lanciava ai francesi
la famosa p a r o l a d ' o r d i n e : Arricchitevi! Era logico che a
un invito cos prosaico gli u o m i n i della n u o v a g e n e r a z i o n e
r o m a n t i c a preferissero quello di B u o n a r r o t i a un eroico rilancio rivoluzionario.
Siccome l'affare A n d r y a n e aveva sconvolto tutta la rete
dei Sublimi Maestri, B u o n a r r o t i si diede a tesserne un'altra
sotto u n a n u o v a sigla: Le, Monde, il M o n d o , che tuttavia s'i284

spirava ai m e d e s i m i criteri organizzativi. A n c h ' e s s a aveva


d u e facce: quella pubblica che si atteneva a un p r o g r a m m a
riformista, che a n c h e i r e g i m i m o d e r a t i a v r e b b e r o p o t u t o
adottare; e quella segreta dei soliti iniziati, p r o n t i a impadronirsi del m o v i m e n t o p e r i loro fini rivoluzionari. Ancora
u n a volta B u o n a r r o t i cerc d ' i n f l u e n z a r e i C a r b o n a r i , gli
Adelfi, gli Apofasimeni e tutte le altre societ segrete italiane col solito sistema delle alleanze e delle infiltrazioni. Saitta
dice che quest'influenza fu tale da far di lui il vero p a d r e del
Risorgimento. Ma n o n ci convince p e r un motivo molto p r e ciso: e cio che il Risorgimento si veniva s e m p r e pi ispirando a u n ' i d e a di patria, cui B u o n a r r o t i era sordo. E vero che
a suo t e m p o aveva detto ai patrioti di Oneglia: Spicciatevi a
fare l'unit nazionale. Ma poi aveva aggiunto: E la condizione p e r istaurare in tutta la penisola u n a democrazia egalitaria. Il s u o t r a g u a r d o restava q u e s t ' u l t i m a ; l'unit ne
r a p p r e s e n t a v a solo lo s t r u m e n t o e la scorciatoia. La Francia
lo interessava molto pi dell'Italia, era convinto che solo da
essa potesse venire la r i g e n e r a z i o n e del m o n d o , e p e r q u e sto n o n aveva esitato a p r e n d e r n e la nazionalit. C o m e tanti
suoi c o n t e m p o r a n e i , a n c h e lui p e n s a v a che l'Europa starn u t a q u a n d o Parigi p r e n d e il raffreddore, e c h e qui d u n que la battaglia andasse combattuta.
O r a , tutto questo p e r l'Italia aveva un senso finch l'Italia fu francese e q u i n d i al r e g i m e francese era d i r e t t a m e n t e
interessata. Ma d o p o la restaurazione dei vecchi Stati, p e r i
patrioti italiani l'unit e l ' i n d i p e n d e n z a n o n f u r o n o p i il
mezzo, ma il fine. B u o n a r r o t i n o n ebbe n poteva avere pi
presa su di loro, e lo si e r a visto in Piemonte, dove la Feder a z i o n e si e r a c o m p l e t a m e n t e s o t t r a t t a alla sua influenza.
Da allora n o n riusc p i a e s e r c i t a r n e ; e d e f i n i t i v a m e n t e
gliela s t r a p p e r di m a n o Mazzini, che i n t e r p r e t a v a q u e s t o
nuovo corso con pi i m p e g n o e a n c h e - riconosciamolo con pi i n g e g n o e coerenza e altezza m o r a l e di lui.
In u n a sola cosa B u o n a r r o t i r i m a s e p r e c u r s o r e e m a e stro: nel conio di q u e l l ' a r c h e t i p o u m a n o che la Eisenstein
285

c h i a m a il rivoluzionario professionista. In q u e s t o , a n c h e
Mazzini d o v e t t e qualcosa alla sua lezione, c o m e m o l t o gli
d e v o n o a n c h e gli altri g r a n d i rivoluzionari d e l l ' O t t o e del
p r i m o Novecento da N e c h a e v a B a k u n i n a Malatesta a L e nin. Si parla, ripeto, di a r c h e t i p o u m a n o , n o n di c o n t e n u t o
ideologico.
Ecco p e r c h di tutti i suoi scritti il pi significativo , caso
mai, quello che n o n ebbe il t e m p o - e forse n e a n c h e l'intenzione - di d i v e n t a r e un libro. Si tratta di u n a specie di taccuino di a p p u n t i , scoperto di r e c e n t e e pubblicato dal Saitta, che r a p p r e s e n t a u n a specie di catechismo p e r gli iniziati al s a c e r d o z i o r i v o l u z i o n a r i o . Esso esige, s e c o n d o B u o n a r r o t i , doti di carattere e regole di vita rigorosissime. L'iniziato d e v ' e s s e r e u o m o di g r a n d e c o r a g g i o , ma riflessivo e
p r u d e n t e , n o n c h paziente e p e r s e v e r a n t e . Deve t e n e r e nel
debito conto la liturgia dell'organizzazione p a r t e c i p a n d o alle sue c e r i m o n i e allegoriche, r i s p e t t a n d o n e i riti, le formalit e le gerarchie. Deve osservare scrupolosamente il segreto e rifiutare qualsiasi o s t e n t a z i o n e . Deve p a r l a r e p o c o e
m a n t e n e r s i sobrio in tutto, specialmente in a m o r e .
Di alcune di queste virt, n o n si p u dire ch'egli fornisse
u n g r a n d e e s e m p i o . L e t e s t i m o n i a n z e dei c o n t e m p o r a n e i
c o n c o r d a n o nel p r e s e n t a r c e l o c o m e u n p e r s o n a g g i o estroverso e bollente, che colpiva l'occhio n o n solo p e r la bizzarria dei suoi acconciamenti, ma a n c h e p e r lo smalto della sua
c o n v e r s a z i o n e infiorata di p a r a d o s s i . Un giovane francese
che a n d da lui a p r e n d e r e lezioni d'italiano, lo t r o v che
suonava il p i a n o i m p r o v v i s a n d o e c a v a n d o d a l suo strum e n t o g i r a n d o l e di fuoco. I n v e c e c h e alla lingua, volle a
t u t t i i costi iniziare al c a n t o l'allievo, s e b b e n e q u e s t i n o n
avesse n voce n orecchio, e c r e d o che ci sarebbe riuscito
grazie al suo musicale a r d o r e e indomabile energia. Si amm a n t a v a di mistero, ma facendo in m o d o che tutti se ne accorgessero e incuriosissero. C'era i n s o m m a in lui a n c h e un
lato ciarlatanesco che gli attirava in u g u a l misura simpatie e
diffidenze. Aveva la p a s s i o n e degli p s e u d o n i m i , dei docu286

m e n t i falsi, dei rifugi clandestini, dei segni di riconoscimento stregoneschi. Q u a n t o all'amore, fu tutt'altro che astinente. D o p o aver a b b a n d o n a t o la moglie p e r l ' a m a n t e lasciandole a carico cinque figli di cui pi n o n si c u r - b u o n allievo a n c h e in q u e s t o del m a e s t r o R o u s s e a u che i figli suoi li
aveva messi all'ospizio -, lasci anche l'amante p e r c h costei
si rifiutava di p r e n d e r g l i in casa u n ' a l t r a a m a n t e . Il carteggio fra lui e queste d u e d o n n e n o n privo di comicit n o n
solo p e r c h si svolgeva fra protagonisti che avevano tutti sup e r a t o la sessantina, ma a n c h e p e r il c a n d o r e con cui B u o n a r r o t i s o s t e n e v a la p e r f e t t a r e g o l a r i t del mnage a t r e .
Mio caro - gli scrisse un amico che agiva da paciere fra lor o - , t u p r e t e n d e r e s t i c h e u n a signora e d u c a t a s e c o n d o l e
regole d e l l ' E u r o p a c o n t e m p o r a n e a accettasse di vivere come u n a m u s s u l m a n a del sesto secolo. La c o n c l u s i o n e fu
c h e B u o n a r r o t i d o v e t t e c o n t e n t a r s i della terza a m a n t e che
lo segu a Parigi, p u r r e s t a n d o con la s e c o n d a in r a p p o r t i
epistolari fino alla fine dei suoi giorni, che scadde nel '37.
Il rilancio ideologico di B u o n a r r o t i , a cui abbiamo assistito in q u e s t o d o p o g u e r r a , si p u capirlo. Egli stato un ass e r t o r e di q u e l l e istanze sociali c h e oggi, specie in Italia,
h a n n o p r e s o un netto sopravvento su quelle nazionali screditate dal fascismo. Ma il t e n t a t i v o di farlo a p p a r i r e c o m e
un g r a n d e i n n o v a t o r e e anzi un p r e c u r s o r e del m a r x i s m o ,
goffo e ridicolo. B u o n a r r o t i s e m p r e rimasto al ' 9 3 , e n o n
se ne mosse pi, convinto che la Storia si fosse fermata l, a
Robespierre. Di R o b e s p i e r r e aveva un tale culto, che firmava i suoi scritti col n o m e di lui, Massimiliano. Ma n o n gli somigliava affatto, anzi ne r a p p r e s e n t a v a l'antitesi u m a n a . Era
e s a t t a m e n t e il c o n t r a r i o del gelido asceta della ghigliottina
che chiedeva agli altri di d i v e n t a r e . C o m e t u t t e le c r e a t u r e
u m a n a m e n t e ricche, lo e r a a n c h e di c o n t r a d d i z i o n i . Il suo
s a n g u e si a c c e n d e v a p e r le sofferenze d e l l ' u m a n i t , ma
quelle dei singoli, a n c h e se amici suoi, lo lasciavano indiffer e n t e . Sebbene Blanch gli attribuisca u n a augusta malinconia, era rimasto giovane a n c h e da vecchio, i m p a r z i a l m e n t e
287

p r o n t o all'entusiasmo e alla collera. curioso c h e molti lo


descrivano d ' i m p o n e n t e p r e s e n z a . Risulta invece che misurava poco pi d ' u n m e t r o e sessanta. Ma p o r t a v a la testa leonina con tale piglio e maest da s e m b r a r e un gigante.
Q u a n d o m o r , l'influsso ch'egli aveva esercitato sulle societ s e g r e t e italiane e r a f i n i t o , c o m e d e l r e s t o e r a logico:
egli n o n aveva r a p p r e s e n t a t o che u n m o m e n t o della storia
francese, che poteva interessare solo l'Italia di N a p o l e o n e e
le sue sopravvivenze. Per aveva creato u n a p e d a g o g i a rivoluzionaria, e n o n delle migliori. Proprio a lui la C a r b o n e r i a
doveva i vizi che l'afflissero - la spregiudicatezza m o r a l e , gli
a t t e g g i a m e n t i mafiosi, le s t r u t t u r e a n t i d e m o c r a t i c h e , le
buffonesche messinscene - cui Mazzini pi tardi si ribeller.
Il p a r a g o n e fra i d u e u o m i n i n o n r e g g e . Anzi, n o n si p o n e
nemmeno.

CAPITOLO VENTOTTESIMO

I C O S T I T U Z I O N A L I DI N A P O L I

I moti italiani del '21 cominciarono in Spagna. Qui, d o p o la


parentesi napoleonica, il t r o n o era t o r n a t o ai B o r b o n e , e su
di esso sedeva F e r d i n a n d o V I I che, oltre ad essere n i p o t e
dell'altro F e r d i n a n d o , quello di Napoli, ne era a n c h e genero p e r c h ne aveva sposato la figlia. Per lui, la S p a g n a si era
dissanguata e aveva dissanguato N a p o l e o n e . E F e r d i n a n d o
se ne sdebit r e v o c a n d o la Costituzione che i francesi le avevano concesso. Nel gennaio del '20 egli dovette m a n d a r e un
c o r p o di spedizione nell'America del Sud, c h ' e r a ancora d o m i n i o in g r a n p a r t e spagnolo. Le t r u p p e c o n c e n t r a t e a Cadice si a m m u t i n a r o n o c h i e d e n d o la revoca della revoca, e la
rivolta si p r o p a g di colpo a tutto il Paese. Le Potenze della
Santa Alleanza m i n a c c i a r o n o d ' i n t e r v e n i r e . M a p e r questo
occorreva alle loro forze libero transito attraverso la Francia
c h e lo rifiut, e F e r d i n a n d o dovette acconciarsi alla limitazione dei p r o p r i poteri.
L'Italia rimase contagiata dall'esempio p e r c h da q u a n d o
e r a diventata u n a galassia di Stati coloniali, si e r a abituata a
vivere di r i p o r t o . Incapace di elaborare qualcosa di suo, n o n
faceva che copiare i modelli stranieri. Quello spagnolo era il
pi congeniale alle popolazioni delle D u e Sicilie un p o ' p e r
gli strettissimi vincoli che u n i v a n o le d u e dinastie b o r b o n i che, u n p o ' p e r similarit d i condizioni semifeudali, u n p o '
p e r c h l a rivolta d i C a d i c e aveva u n a v e n a t u r a a n a r c o i d e
c h e si confaceva p e r f e t t a m e n t e agli u m o r i del n o s t r o Sud.
Fu Napoli infatti a d a r e il segnale.
Vediamola un p o ' da vicino questa rivolta, poich essa ill u m i n a c o m e meglio n o n si p o t r e b b e la fragilit dei regimi
289

restaurati, ma anche i limiti, le insufficienze e la confusione


mentale delle forze rivoluzionarie italiane.
Nella notte fra il 1 e il 2 luglio del 1820, un piccolo r e p a r t o
di cavalleria di stanza a N o l a e c o m a n d a t o da un t e n e n t e
Morelli, scese in piazza al grido: Viva la libert e la Costituzione! e si mise in marcia su Avellino. Morelli era un carbon a r o , ma aveva agito per conto suo, stanco di aspettare dalla sua setta degli ordini che n o n venivano. D a p p r i m a nessuno si mosse al suo appello. Ma ad Avellino qualche centinaio
di cugini si u n i r o n o al suo p l o t o n e a p p u n t a n d o sui cappelli la coccarda azzurra, n e r a e rossa della Carboneria.
Morelli aveva scelto c o m e meta quella citt p e r c h l aveva il suo c o m a n d o il generale Guglielmo Pepe. Pepe n o n e r a
c a r b o n a r o . Ma e r a la personalit pi in vista di quegli ufficiali formatisi nell'esercito di M u r a t che, sebbene rimasti nei
q u a d r i grazie alla politica di amalgama d e l Medici, vi si
trovavano a disagio. Egli aveva s e m p r e avuto contatti con la
C a r b o n e r i a , e negli ultimi mesi aveva anzi cercato di concertare con essa un p i a n o d'azione c o m u n e sul tipo di quello s p a g n o l o . N o n c'era riuscito p e r c h la C a r b o n e r i a n o n
aveva n u n capo n u n ' o r g a n i z z a z i o n e capaci d i u n a v e r a
volont politica. C o m e abbiamo gi detto, sul suo originario
t r o n c o giacobino, si e r a i n n e s t a t o un p o ' di t u t t o , trasform a n d o l a i n u n d e p o s i t o d i scontentezze senza u n a precisa
ideologia e s o p r a t t u t t o senza q u a d r i d i r i g e n t i . Il m a g g i o r
contributo glielo dava infatti un ceto piccolo-borghese di ufficiali subalterni, sottufficiali, artigiani, m e r c a n t i , professionisti di provincia e preti di c a m p a g n a (ce n ' e r a n o parecchi),
tra i quali n o n emergeva nessuna personalit di rilievo. Ecco p e r c h , tratto il d a d o , Morelli si rivolgeva a Pepe. Cercava un capo.
P e p e n o n c'era: e r a a Napoli. Morelli p a r l d u n q u e col
c o l o n n e l l o De Concilj c h e lo sostituiva, m u r a t t i a n o a n c h e
lui. N o n s a p e n d o che pesci p r e n d e r e , De Concilj lo invit a
restar fuori della citt in attesa del r i t o r n o del Generale. Ma
290

l'indomani Morelli vi e n t r e gli affid p u b b l i c a m e n t e il com a n d o dei suoi uomini, c o m e se si trattasse di cosa gi concordata. D o p o aver provocato la rivolta, il c a r b o n a r o ne affidava la d i r e z i o n e al m u r a t t i a n o r i l u t t a n t e c h e forse lo
a v r e b b e messo agli a r r e s t i , se le t r u p p e della g u a r n i g i o n e
n o n si fossero mostrate totalmente solidali con gl'insorti.
S o r p r e s o dagli a v v e n i m e n t i , il g e n e r a l e a u s t r i a c o N u gent, che c o m a n d a v a l'esercito borbonico, sped c o n t r o i ribelli un c o r p o d ' a r m a t a al c o m a n d o di Carascosa. Ma a n c h e
Carascosa e r a m u r a t t i a n o , e si limit a p r e n d e r posizione,
ma senza attaccare. Il colpo di grazia lo dette Pepe che, messo alla scelta fra sconfessare la rivolta o d i v e n t a r n e il p r o t a gonista, prefer la seconda alternativa, mobilit alcuni regg i m e n t i della capitale, e alla l o r o testa m a r c i su Avellino
p e r unirsi a De Concilj e Morelli.
Anche re F e r d i n a n d o dovette scegliere: o la g u e r r a civile, o la Costituzione. S e g u e n d o l'esempio del suo o m o n i m o
e nipote di M a d r i d , scelse la Costituzione, cio s ' i m p e g n a
concederla e n t r o otto giorni. Gl'insorti risposero che la scad e n z a e r a t r o p p o l u n g a , visto che si trattava di a d o t t a r e il
testo s p a g n o l o , gi bell'e p r o n t o . E il Re c e d e t t e a n c h e su
questo c o n t r o f i r m a n d o il decreto di suo figlio Francesco, cui
frattanto aveva riaffidato poteri di Vicario. Il bello che, da
q u a n t o risulta, quella famosa Costituzione spagnola n o n l'avevano mai letta n lui n gli altri. Tutti s a p e v a n o soltanto
ch'era considerata la pi democratica fra q u a n t e ne fossero
state fin allora r e d a t t e .
Il 9 luglio i Costituzionali, c o m e o r m a i gl'insorti si chiamavano, sfilarono p e r le vie di N a p o l i fra b a n d e e b a n d i e r e .
Apriva il c o r t e o lo s q u a d r o n e di Nola, ribattezzato battaglione sacro. A cavallo seguiva Pepe coi suoi reggimenti. In
coda si affollava u n a m a r e a di civili con la coccarda azzurra,
n e r a e rossa: gli stessi c a r b o n a r i d o v e t t e r o essere stupiti di
quella loro improvvisa moltiplicazione. Fra i n u o v i iscritti
c'era lo stesso Vicario che, con tutti i Principi reali, assisteva
alla sfilata da un balcone della Reggia a g i t a n d o il cappello
291

con la coccarda. F e r d i n a n d o si e r a d a t o malato, ma ricevette


Pepe e gli altri capi del m o v i m e n t o .
La r a p i d i t e facilit di q u e s t o successo che n o n e r a costato u n a goccia di sangue, fece dfre agli osservatori stranieri nei loro r a p p o r t i ch'esso e r a d o v u t o a u n a u n a n i m i t pop o l a r e d ' i n t e n t i , di cui il pronunciamiento militare e r a stato
solo lo s t r u m e n t o . Tutto infatti sembrava a n d a r e p e r il m e glio. F u costituito u n n u o v o g o v e r n o , n u o v o p e r m o d o d i
d i r e p e r c h vi figuravano tutti i vecchi n o m i , m e n o quello
di Medici: il solito Gallo, il solito Zurlo, il solito Ricciardi, il
solito C a m p o c h i a r o . I nuovi e r a n o solo quello di Carascosa,
ministro della G u e r r a , e di Pepe, c o m a n d a n t e dell'esercito.
T r a d o t t a in italiano, la Costituzione spagnola v e n n e adottata senza modifiche, e il Re g i u r sul Vangelo di rispettarla.
Ma p r o p r i o a questo p u n t o cominciarono i guai.
Alla notizia della vittoria r i p o r t a t a dagl'insorti n a p o l e t a n i ,
a n c h e P a l e r m o e s p l o s e , m a p e r t u t t ' a l t r i m o t i v i . L a citt
n o n si e r a rassegnata all'abolizione d e l l ' a u t o n o m i a siciliana
e alla p e r d i t a del suo r a n g o di capitale che n o n coinvolgeva soltanto l'orgoglio di c a m p a n i l e , ma si t r a d u c e v a a n c h e
in crisi e c o n o m i c a e disoccupazione. Protagoniste della rivolta furono infatti n o n la C a r b o n e r i a , ma le maestranze, come gi e r a a c c a d u t o nel ' 7 3 . Per p l a c a r n e la violenza, che
i m m e r s e la citt in un b a g n o di s a n g u e , il g e n e r a l e Naselli,
l u o g o t e n e n t e del Re, si affrett a c o n c e d e r e la Costituzion e . Ma q u e s t o n o n d i s a r m affatto gl'insorti che anzi l'obb l i g a r o n o a reimbarcarsi d o p o aver debellato e scacciato la
guarnigione.
Fino a questo m o m e n t o c'era stata tra loro u n a certa concordia p e r c h il m a l c o n t e n t o verso Napoli era condiviso da
nobilt, b o r g h e s i a e p r o l e t a r i a t o . Ma o r a che si t r a t t a v a di
scegliere un p r o g r a m m a politico, si accorgevano che i loro
fini e r a n o assai diversi e difficilmente conciliabili. La Costituzione che volevano i nobili e r a quella siciliana del ' 12 che
ribadiva i loro privilegi e li r e n d e v a p a d r o n i dell'isola. La
292

Costituzione che volevano le maestranze era quella spagnola,


c h e i privilegi li aboliva e il p o t e r e lo affidava alla v o l o n t
p o p o l a r e . Di q u e s t o conflitto, la b o r g h e s i a a v r e b b e p o t u t o
diventare l'arbitra. Ma, i m p a u r i t a dalle violenze di piazza e
abituata da s e m p r e a vivere agli stipendi e al r i m o r c h i o dei
b a r o n i , tent di far fronte con loro in u n a G i u n t a provvisoria di g o v e r n o . Le maestranze scesero di n u o v o p e r le strade,
massacrarono d u e dei nobili pi influenti, e istituirono u n a
n u o v a G i u n t a composta di nove aristocratici e nove b o r g h e si, ma posti sotto il controllo dei p r o p r i Consoli. A differenza
di quella di Napoli, la rivolta di Palermo era d u n q u e di m a r ca p o p o l a r e c o n forti v e n a t u r e di r a d i c a l i s m o g i a c o b i n o .
Ma, p e r m a n c a n z a di q u a d r i , era costretta ad affidarsi a uomini di altri ceti.
A q u e s t o motivo di debolezza, se ne a g g i u n s e subito un
s e c o n d o : la r e n i t e n z a delle altre citt siciliane. C o n la sola
eccezione di Girgenti, n o n solo esse r i m a s e r o s o r d e all'appello di Palermo, ma vi si m o s t r a r o n o ostili. Q u e s t o dissenso era d o v u t o anzitutto al fatto che in queste citt, e specialm e n t e a Catania e a Messina, il ceto b o r g h e s e e r a molto pi
forte che a P a l e r m o e n o n si sentiva solidale con u n a rivoluzione che n o n era o p e r a sua e n o n lo vedeva p r o t a g o n i s t a ;
e p p o i alla rivalit di c a m p a n i l e . N e s s u n a di esse p o t e n d o
a s p i r a r e a l r a n g o d i capitale, t u t t e p r e f e r i v a n o c h e q u e s t a
restasse a Napoli.
A d o m a r n e la resistenza, P a l e r m o invi delle squadracce che riuscirono a p e n e t r a r e a Caltanissetta e la m i s e r o a
sacco. Ma T r a p a n i e Siracusa le respinsero, m e n t r e nel cont a d o si a c c e n d e v a la g u e r r i g l i a . In q u e s t ' e m e r g e n z a , la
G i u n t a sped a Napoli u n a d e p u t a z i o n e che si chiamava siciliana, ma che in realt era soltanto p a l e r m i t a n a , c o m p o s t a
pariteticamente di nobili, borghesi e maestranze, p e r trattare un accordo, m e n t r e Napoli spediva a Palermo un n u o v o
L u o g o t e n e n t e , il principe Ruffo, e un Generale, Florestano
Pepe, fratello di Guglielmo, che mosse su Palermo alla testa
delle sue t r u p p e . La Giunta decise di negoziare con lui, ma
293

il p o p o l i n o scese in a r m i p e r le strade, e Pepe dovette aprirsi la s t r a d a a suon di c a n n o n a t e . Nel f r a t t e m p o a Napoli la


delegazione trattava, e alla fine r a g g i u n s e un accordo: il gov e r n o c e n t r a l e riconosceva a P a l e r m o il diritto di e l e g g e r e
un p a r l a m e n t o s e p a r a t o che p e r a v r e b b e esercitato i suoi
p o t e r i solo se la sua a u t o n o m i a fosse stata a p p r o v a t a dalle
altre citt e c o m u n i siciliani. Nobilt e borghesia palermitane accettarono questi termini. Le m a e s t r a n z e , rimaste sole,
r i n u n z i a r o n o alla lotta. E il 6 o t t o b r e Pepe p o t fare il suo
ingresso in citt.
C i n q u e giorni p r i m a a Napoli si e r a i n a u g u r a t o il p r i m o
p a r l a m e n t o di tipo m o d e r n o , cio a u t e n t i c a m e n t e rappresentativo, che l'Italia abbia avuto. Gli eletti e r a n o ottantanove, di cui i nobili n o n r a g g i u n g e v a n o la diecina. Il grosso
era formato da professionisti, intellettuali, magistrati, possid e n t i e p r e t i , cio da b o r g h e s i . Q u a n t i fossero iscritti alla
Carboneria, n o n si sa. Ma si trattava, dice Croce, di vecchi
o u o m i n i m a t u r i , che a v e v a n o c o s p i r a t o t r a il '92 e il ' 9 9 ,
p a r t e c i p a t o alla R e p u b b l i c a , g u e r r e g g i a t o e a m m i n i s t r a t o
n e l D e c e n n i o di M u r a t , e o r a p r o c u r a v a n o di m a n t e n e r e
q u a n t o s'era acquistato, n o n solo dal p r o p r i o paese, ma dalle p r o p r i e persone. Di rivoluzionario q u i n d i avevano poco,
e lo d i m o s t r a r o n o q u a n d o si t r a t t di ratificare l'accordo
r a g g i u n t o coi siciliani. Sicuri che P a l e r m o era o r m a i isolata
r i s p e t t o alle a l t r e citt isolane e c h e a n c h e le M a e s t r a n z e
avevano p e r s o il m o r d e n t e , lo respinsero, r i c h i a m a r o n o Pepe e al suo posto m a n d a r o n o un duro, Pietro Colletta, con
altre t r u p p e di rinforzo. La resistenza p a l e r m i t a n a s'illanguid. Ma s'illanguid anche lo slancio rivoluzionario di tutto il Mezzogiorno, che aveva sperato di r o m p e r e il centralismo dello Stato assoluto. Assoluto, lo Stato n u o v o n o n lo era
pi. Ma il centralismo restava.
A V i e n n a , M e t t e r n i c h aveva seguito lo s v o l g i m e n t o di
queste vicende con molta i n q u i e t u d i n e . Ci che lo preoccupava n o n e r a n o gli atteggiamenti del n u o v o r e g i m e napoletano, di cui aveva capito benissimo il carattere moderato,
294

ma la forza di contagio ch'esso poteva sviluppare sugli altri


Stati italiani. U n a volta impiantata a Napoli, u n a Costituzione liberale n o n vi si sarebbe fermata: l'avrebbero voluta anche a Milano, a Torino, a Firenze; e sarebbe stata la fine del
d o m i n i o austriaco sulla penisola. Bisognava q u i n d i estirpare quella pianta velenosa con un p r o n t o intervento. Q u e s t o
era legittimato dai trattati del '15 che riconoscevano all'Austria u n a specie di t u t e l a sugli Stati italiani. Ma sul p i a n o
pratico l'operazione presentava parecchie difficolt.
Anzitutto, quelle di politica estera. La Francia, che oramai aveva riacquistato il suo r a n g o di g r a n d e Potenza, n o n
era favorevole al r e g i m e costituzionale di Napoli, ma lo e r a
ancora m e n o al rafforzamento dell'influenza austriaca in
Italia. A l t r e t t a n t o ostile, p e r gli stessi motivi, e r a la Russia.
Per l'intervento era invece l'Inghilterra, o p e r meglio dire il
suo P r i m o Ministro C a s t l e r e a g h , c o n s e r v a t o r e a r r a b b i a t o .
Ma poi bisognava fare i conti a n c h e con gli Stati italiani, e
soprattutto con quello Pontificio che avrebbe d o v u t o conced e r e libero t r a n s i t o alle t r u p p e a u s t r i a c h e . N a t u r a l m e n t e
a n c h e il g o v e r n o p a p a l i n o paventava il m o v i m e n t o costituzionale da cui si sentiva esso stesso minacciato. Ma n o n paventava di m e n o l'Austria che al Congresso di V i e n n a aveva
cercato di s t r a p p a r g l i le L e g a z i o n i e p o t e v a p r o f i t t a r e di
quella s p e d i z i o n e p u n i t i v a s u N a p o l i p e r r i o c c u p a r l e . I n somma, le opposizioni n o n m a n c a v a n o . Per metterle a tacere, n o n c'era che un m o d o : far s che fosse la stessa Napoli,
cio il suo legittimo s o v r a n o - visto che i r e g i m i r e s t a u r a t i
n o n riconoscevano altra r a p p r e s e n t a n z a - a richiedere l'intervento p e r motivi di o r d i n e i n t e r n o .
Q u e s t a richiesta, M e t t e r n i c h n o n ebbe n e a n c h e bisogno
di sollecitarla. F e r d i n a n d o gli aveva gi s e g r e t a m e n t e scritto
che n o n vedeva l'ora di r i n n e g a r e la Costituzione e p e r farlo chiedeva l'aiuto delle baionette austriache. Il Cancelliere
convoc d ' u r g e n z a p e r il 27 ottobre (1820) i r a p p r e s e n t a n t i
delle m a g g i o r i Potenze a L u b i a n a . Ci f u r o n o l u n g h e contrattazioni d o v u t e alle solite reciproche diffidenze e gelosie.
295

Ma alla fine prevalse la tesi austriaca secondo cui l'intervento era legittimo l dve si compivano riforme illegali (cio
c o n t r o l ' o r d i n e costituito degli Stati assoluti) e c h e q u e s t o
era p r o p r i o il caso delle D u e Sicilie (un'anticipazione, c o m e
si vede, del principio di sovranit limitata che oggi l'Unione Sovietica applica ai suoi Stati satelliti). E F e r d i n a n d o venne invitato a presentarsi a L u b i a n a p e r chiarire se la situazione del suo Regno rispondesse al caso previsto.
G o v e r n o e p a r l a m e n t o n a p o l e t a n i si t r o v a r o n o di fronte
a u n a scelta in realt assai difficile. N o n avevano c o m b i n a t o
molto, in quei mesi, n c o m e politica estera, n c o m e politic a i n t e r n a . I n u n r a p p o r t o d e l l ' a m b a s c i a t o r e inglese sta
scritto: Si occupano di tutto, fuorch del necessario. La settimana scorsa vi fu u n a l u n g a discussione, risoltasi in disputa, p e r giudicare se Dio fosse o no il legislatore dell'universo. Altri p r o b l e m i a s p r a m e n t e d i b a t t u t i e r a n o se Napoli
dovesse essere ribattezzata P a r t e n o p e e il P a r l a m e n t o n o n
fosse da chiamare Cortes c o m e in S p a g n a . C o m e s e m p r e , come a n c h e oggi, le sole rivoluzioni che gl'italiani s a n n o fare
sono quelle dei nomi. O r a p e r si trattava di d e c i d e r e b e n
altro. C o n c e d e r e al Re il passaporto p e r Lubiana significava
rimettersi nelle sue m a n i p e r c h solo alla sua p a r o l a le Potenze a v r e b b e r o c r e d u t o . Negarglielo significava la g u e r r a
con esse.
Su F e r d i n a n d o , nessuno si faceva illusioni. La sua avversione a qualsiasi istituto costituzionale era nota, c o m e lo e r a
la sua infedelt a qualsiasi g i u r a m e n t o . Ma n o n c'era alternativa: o fingere di credergli, o battersi. F e r d i n a n d o , gi d e ciso al t r a d i m e n t o , m a n d al P a r l a m e n t o un messaggio con
cui s ' i m p e g n a v a a d i f e n d e r e p r e s s o le P o t e n z e la causa di
u n a Costituzione saggia e liberale, ma senza dire quale. 11
P a r l a m e n t o gli chiese di precisare. E il Re precis che alludeva alla Costituzione vigente, cio a quella spagnola. I Carb o n a r i n o n e r a n o p e r s u a s i , p r o p o n e v a n o di rifiutargli il
p a s s a p o r t o , e q u a n d o q u e s t o invece gli fu a c c o r d a t o , gli
m a n d a r o n o u n a deputazione fin sulla nave che doveva con296

d u r l o a Trieste p e r ricordargli la p r o m e s s a . Pur acca' me


v n e n o a r o m p ' e bballe! b r o n t o l in dialetto il Re lazzaron e . E a p p e n a a r r i v a t o da L i v o r n o a F i r e n z e , gett la m a schera rilasciando u n a dichiarazione in cui diceva che la Costituzione gli e r a stata estorta con la violenza e p e r t a n t o egli
la sconfessava.
Per M e t t e r n i c h , quella d i c h i a r a z i o n e g i u n g e v a a b u o n
p u n t o . Francesi e russi ricominciavano a m u o v e r e obbiezioni all'intervento, e il g o v e r n o pontificio cercava a tutti i costi
di s v e n t a r l o . Ma il Re lo legittimava col suo t r a d i m e n t o .
Metternich se ne avvalse p e r lanciare al g o v e r n o napoletano l'invito a sottomettersi senza condizioni ai voleri del Sov r a n o , sul quale tuttavia n e m m e n o lui si faceva illusioni. E
la terza volta - scriveva - che rimetto in piedi F e r d i n a n d o , il
q u a l e ha il malvezzo di r i c a d e r e s e m p r e . Nel 1821 egli seguita a c r e d e r e che il t r o n o sia un seggiolone su cui potersi
sdraiare e d o r m i r e . N e m m e n o in quei frangenti il Re lazzarone aveva m u t a t o p a r e r e . Le u n i c h e sue preoccupazioni
a n c h e a Lubiana, e r a n o la caccia di giorno e il picchetto a
carte la sera. N o n si curava n e p p u r e di sapere cosa succedeva a Napoli.
In realt n o n vi succedeva g r a n c h . All'arrivo del ministro Gallo, latore del messaggio di Metternich, i C a r b o n a r i
p r o p o s e r o la lotta a oltranza, ma l'ebbero vinta soltanto a
parole. Il Principe Vicario dichiar che suo p a d r e e r a stato
c e r t a m e n t e costretto a r i n n e g a r e la Costituzione, ma che lui
l'avrebbe difesa anche con le armi, e i m p a r t l'ordine di mobilitazione. Ma si vide subito ch'esso c a d e v a nel v u o t o . Il
P a r l a m e n t o sentiva di n o n rappresentare nulla: la g r a n d e
massa della p o p o l a z i o n e e r a r i m a s t a d e l t u t t o e s t r a n e a a l
m o v i m e n t o costituzionale, c o m e del resto e r a logico, visto
che i ceti m e d i che ne avevano a s s u n t o l'iniziativa avevano
m i r a t o a u n a cosa sola: a costituirsi in g r u p p o di p o t e r e e
casta privilegiata al p o s t o della vecchia aristocrazia. C o m e
nel '99, n e a n c h e stavolta n i e n t e e r a stato fatto p e r d a r e al
n u o v o r e g i m e un c o n t e n u t o p o p o l a r e e a u t e n t i c a m e n t e de297

mocratico. L'emergenza p o r t a v a a galla t u t t e le c o n t r a d d i zioni che lo m i n a v a n o dalla nascita, e soprattutto quella fra
il centralismo della capitale e l ' a u t o n o m i s m o della p r o v i n cia. La Costituzione aveva c o p e r t o tutti questi contrasti sociali e municipali, ma senza p u n t o risolverli, e q u i n d i n o n
poteva c o n t a r e su n e s s u n a concordia di voleri.
Q u e s t a c o n d i z i o n e si rifletteva a u t o m a t i c a m e n t e sull'esercito. L'azione dei C a r b o n a r i ne aveva m i n a t o la disciplina
ed era servita soltanto ad allontanare la t r u p p a dagli ufficiali, quasi tutti m u r a t t i a n i . A questo si e r a n o a g g i u n t e le rivalit personali. Filangieri scrisse al generale Carascosa: I generali napoletani n o n possono m o r i r e che p e r m a n o dei loro soldati p e r c h siamo arrivati a tal p u n t o che gli ufficiali,
q u a l u n q u e g r a d o abbiano, n o n r i u s c i r a n n o mai a v e d e r e il
n e m i c o , n e a n c h e con u n cannocchiale. M a Carascosa n o n
se ne diede p e r inteso p e r c h il suo vero nemico n o n e r a n o
gli austriaci, ma P e p e che aveva a s s u n t o il c o m a n d o delle
milizie provinciali reclutate p e r l'occasione.
Ciascuno di questi d u e g e n e r a l i redasse il suo p i a n o all ' i n s a p u t a e in c o n c o r r e n z a c o n l'altro. Carascosa assunse
u n a posizione difensiva s c h i e r a n d o p r i m a sul Garigliano e
poi sul V o l t u r n o u n esercito m u t i l a t o d e i suoi migliori r e p a r t i , p r e c e d e n t e m e n t e m a n d a t i di g u a r n i g i o n e in Sicilia.
Pepe, u o m o di scarso carattere ma di fervida fantasia, prese
l'iniziativa m u o v e n d o i n c o n t r o a l g e n e r a l e F r i m o n t che
scendeva dalla L o m b a r d i a alla testa delle sue solide t r u p p e
e p e r s e g u e n d o il g r a n d i o s o p r o g r a m m a di r a g g i u n g e r e la
R o m a g n a , sollevarla e a c c e n d e r e la g u e r r a in t u t t a l'Italia
settentrionale. O p e r lo m e n o cos scrisse nelle sue Memorie.
Ma gi a Rieti fu bloccato dalle a v a n g u a r d i e austriache che
con p o c h i colpi di fucile misero in fuga i suoi raccogliticci
r e p a r t i . T e n t la resistenza ad A n t r o d o c o , ma senza migliori
risultati. Carascosa, dal c a n t o suo, p e r e v i t a r e la disfatta,
evit il c o m b a t t i m e n t o . E il 20 m a r z o gli austriaci e n t r a r o n o
a C a p u a quasi senza colpo ferire.
Il giorno p r i m a il Parlamento, contagiato a sua volta dal298

la diserzione e r i d o t t o a ventisei d e p u t a t i , vot la p r o t e s t a


r e d a t t a da Poerio c o n t r o il r i p u d i o della Costituzione e decise il p r o p r i o a g g i o r n a m e n t o , soave eufemismo di scioglim e n t o . I lazzaroni a p p e s e r o sulla p o r t a un cartello con la
scritta Affittasi, e corsero in piazza ad acclamare le t r u p p e
austriache che e n t r a r o n o in citt il 2 3 .

CAPITOLO VENTINOVESIMO

I FEDERATI DI T O R I N O

Q u a n d o Metternich decise a Lubiana la spedizione punitiva


contro Napoli, si p r e o c c u p del Piemonte. Per quell'impresa, le t r u p p e austriache avrebbero sguarnito la L o m b a r d i a ,
e questo poteva r a p p r e s e n t a r e p e r Torino u n a grossa tentazione. N o n che diffidasse di Vittorio E m a n u e l e che sapeva
di s e n t i m e n t i a n t i a u s t r i a c i , ma legato c o r p o e a n i m a alla
causa legittimista di cui l'Austria e r a l'alta p a t r o n a . Ma anche a lui poteva succedere ci c h ' e r a successo a F e r d i n a n d o :
di trovarsi prigioniero di un m o v i m e n t o patriottico e libertario.
Ricevette informazioni rassicuranti, ma sbagliate. Il moto
costituzionale n a p o l e t a n o aveva acceso g r a n d i e n t u s i a s m i
fra i Federati che s m a n i a v a n o d'imitare i Costituzionali napoletani e di c o r r e r e in loro aiuto o c c u p a n d o la Val P a d a n a
e p r e n d e n d o gli austriaci fra d u e fuochi. I patrioti milanesi,
con cui avevano strettissimi contatti, si dicevano p r o n t i a insorgere p e r far causa c o m u n e con loro.
La p r i m a avvisaglia d e l l ' u r a g a n o fu del tutto casuale. La
sera dell'I 1 gennaio (1821), molti studenti affollavano il teatro in cui recitava Carlotta Marchionni, u n a delle p i famose attrici del t e m p o che r i t r o v e r e m o mescolata alla vicenda
di Silvio Pellico. Q u a t t r o di essi p o r t a v a n o berretti rossi con
fiocco n e r o , i colori della Carboneria. All'uscita, la polizia li
ferm. I giovani resistettero, altri ne accorsero, e ne nacque
un grosso tafferuglio che si concluse c o n alcuni feriti e parecchi arresti.
L'indomani tutti gli studenti di Torino e molti professori
espressero il loro s d e g n o p e r l'accaduto, r e c l a m a r o n o l'im300

mediata scarcerazione dei fermati e, n o n avendola o t t e n u t a


n e m m e n o c o n l'intercessione del m i n i s t r o d e l l ' i s t r u z i o n e
Balbo - il p a d r e di Cesare -, chiusero l'Universit e vi si barr i c a r o n o . Per sloggiarli, bisogn m a n d a r e la t r u p p a all'assalto dell'edificio. Morti n o n ce ne furono p e r c h gli ufficiali a v e v a n o s a g g i a m e n t e fatto scaricare i fucili; ma le corsie
dell'ospedale si r i e m p i r o n o di feriti.
La polizia e r a ricorsa a quella d u r a r e p r e s s i o n e p e r c h
e r a c o n v i n t a c h e gli s t u d e n t i avessero agito, d ' a c c o r d o coi
patrioti, in base a un piano rivoluzionario b e n definito. N o n
era vero. Fra gli u n i e gli altri n o n c'era n e s s u n a collusione,
ma l'episodio la c r e e c o n t r i b u a p r e c i p i t a r e gli avvenim e n t i . Nei confronti delle vittime ci f u r o n o molte manifestazioni di simpatia, e la pi vistosa fu quella di Carlo Alberto che m a n d loro dolci e d e n a r o e anzi, stando a Brofferio,
a n d a d d i r i t t u r a a visitarli.
Tra i Federati, i p a r e r i e r a n o divisi. I pi p r u d e n t i , c o m e
Balbo e Sclopis, sostenevano che n o n valeva la p e n a ricorrere a l l ' i n s u r r e z i o n e : p r i m a di t u t t o p e r c h difficilmente sar e b b e riuscita; e p p o i p e r c h , a n c h e se fosse riuscita, avrebbe m e s s o in crisi lo Stato r e n d e n d o g l i impossibile quella
g u e r r a all'Austria che tutti invocavano. Fra poco, dicevano,
Carlo A l b e r t o s a r e b b e salito a u t o m a t i c a m e n t e sul t r o n o , e
quella rivoluzione l'avrebbe fatta lui, nell'ordine.
Leali monarchici, Santarosa e i suoi amici n o n e r a n o insensibili a questi a r g o m e n t i , ma nello stesso t e m p o n o n volevano p e r d e r e l a g r a n d e occasione della s p e d i z i o n e a u striaca c o n t r o Napoli. Da Milano g i u n g e v a n o appelli semp r e pi pressanti, e lo stesso Carlo Alberto si m o s t r a v a impaziente. Egli si era messo d i r e t t a m e n t e in contatto coi patrioti di quella citt, che gli avevano m a n d a t o un loro emissario, il conte Pecchio, p e r p r e n d e r e accordi. N o n si mai
saputo con precisione quali furono i reciproci i m p e g n i ; ma
che ce ne fossero e che a Milano se ne parlasse abbastanza
liberamente, s e m b r a accertato. C o m u n q u e , era tutto un susseguirsi d'incontri, u n intrecciarsi d i p r o g e t t i , u n parlotto
301

c h e t e n e v a T o r i n o in stato di t e n s i o n e e r e n d e v a i n c o m prensibile l'apatia del Re.


Si e r a a n c o r a in q u e s t a fase, q u a n d o il caso ci mise lo
z a m p i n o . Il 3 m a r z o , in seguito a u n a delazione, v e n n e arrestato alla frontiera il p r i n c i p e Pozzo della Cisterna, un liberale che si era stabilito a Parigi p e r sottrarsi all'asfissia della Restaurazione. In tasca gli furono trovati d o c u m e n t i che
c o m p r o m e t t e v a n o molti Federati con cui era rimasto in contatto e lo stesso Carlo Alberto. La cosa fu subito r i s a p u t a e
a n c h e i pi esitanti, p e r sottrarsi al pericolo di venire coinvolti in quella faccenda che si a n n u n z i a v a clamorosa, si decisero all'azione.
La sera del 6, Santarosa, Collegno, San M a r z a n o e Lisio
a n d a r o n o a palazzo C a r i g n a n o , d o v e li a s p e t t a v a R o b e r t o
D'Azeglio. Al Principe che li ricevette nella sua biblioteca, i
congiurati dissero che, fatta salva l'incolumit personale del
Re e della sua famiglia che n o n e r a n e m m e n o in discussion e , l'indomani (o il d o p o d o m a n i ) avrebbero sollevato i reggimenti di artiglieria e di cavalleria di stanza a Fossano, alla
l o r o testa a v r e b b e r o m a r c i a t o su M o n c a l i e r i d o v e il Re si
trovava con la Corte e che, a p p r o f i t t a n d o a n c h e dell'assenza
di C a r l o Felice, m o l t o p i d u r o e r i s o l u t o d e l fratello, ma
che in quei giorni si trovava con la moglie a M o d e n a , avrebb e r o i m p o s t o a Vittorio E m a n u e l e la C o s t i t u z i o n e e la dichiarazione di g u e r r a all'Austria.
Sulla risposta del Principe, la polemica n o n ancora finita fra gli storici del R i s o r g i m e n t o . S e c o n d o Santarosa, egli
a p p r o v il p r o g e t t o e si d i c h i a r p r o n t o a s e c o n d a r l o . Sec o n d o Carlo Alberto e i suoi agiografi, egli dichiar in tono
i n d i g n a t o che n o n solo se ne dissociava, ma era f e r m a m e n t e
deciso a schiacciare con le sue t r u p p e la ribellione, visto che
di altro n o n si trattava.
Fra le d u e versioni, molto p i attendibile la p r i m a , che
gli altri q u a t t r o p a r t e c i p a n t i n o n s m e n t i r o n o mai e c h e fu
resa da Santarosa q u a n d o e r a gi all'estero e fuor di pericolo, m e n t r e Carlo Alberto rese la sua nei p a n n i dell'imputa302

to, q u a n d o il Re lo accus di fellona. Ma forse il referto pi


esatto quello che si trova negli a p p u n t i di Santarosa, stesi
subito d o p o l'intervista, e in cui detto che il Principe si riserv, c o m e il c o m p i t o p i a d a t t o al suo r a n g o , quello di
m e d i a t o r e fra gl'insorti e il Re. Q u e s t o n o n smentisce il suo
consenso, ma lo sfuma e a n c h e p e r questo somiglia molto di
p i al p e r s o n a g g i o . Ch'egli avesse d i s a p p r o v a t o , c o m e p o i
pretese e i suoi agiografi seguitano a p r e t e n d e r e , lo smentisce il seguito dei fatti.
Rimasto solo e resosi c o n t o della terribile responsabilit
c h e aveva a s s u n t o , fu colto dallo s g o m e n t o , t r a s c o r s e u n a
notte i n s o n n e , e l ' i n d o m a n i c h i a m il Collegno e il San Marzano p e r dirgli che ritirava la sua p a r o l a (che d u n q u e aveva
dato) e i n g i u n g e r g l i di r e v o c a r e gli o r d i n i . Poi si p e n t del
p e n t i m e n t o , si l a m e n t c h e i c o n g i u r a t i lo avessero p r e s o
sul serio e r i c h i a m S a n t a r o s a e San M a r z a n o . C o s t o r o gli
c o n f e r m a r o n o il p i a n o della sollevazione ma, a v e n d o capito
con che tipo avevano a che fare, gliene t e n n e r o nascosta la
data d i c e n d o che n o n l'avevano a n c o r a stabilita. Invece l'avevano gi fissata al 10; ma, viste le contraddizioni del Principe, decisero di r i m a n d a r e .
A n c h e stavolta il caso fu p i forte delle loro intenzioni.
La mattina del 10 giunse la notizia che il colonnello Morozzo di San Michele, n o n a v e n d o ricevuto il c o n t r o r d i n e , e r a
p a r t i t o d a Fossano alla testa d e l suo r e g g i m e n t o . N o n e r a
vero. Morozzo stava p e r farlo, q u a n d o ricevette il c o n t r o r d i n e , ed era rimasto in caserma. Ma Santarosa e i suoi amici,
c r e d e n d o l o o r m a i p e r strada, si s e n t i r o n o m o r a l m e n t e impegnati a n o n lasciarlo solo, e d i e d e r o il via. Alessandria, capitale della rivolta, iss sulla cittadella la b a n d i e r a tricolore
e insedi u n a Giunta di Governo, m e n t r e Lisio e San Marzano sollevavano le guarnigioni di Pinerolo e di Vercelli.
S e c o n d o i patti, C a r l o Alberto a v r e b b e d o v u t o essere a
Moncalieri p e r svolgervi la sua p a r t e di m e d i a t o r e . E infatti
c'era, ma p r o s t e r n a t o ai piedi del Re p e r confessargli la sua
tresca coi ribelli e chiedergliene p e r d o n o . Disorientato e at303

territo, il Re r i e n t r p r e c i p i t o s a m e n t e a Torino, dove lo att e n d e v a n o notizie peggiori: alle p o r t e della capitale e r a gi


attestato un battaglione che sventolava u n a b a n d i e r a coi colori c a r b o n a r i e la scritta: Viva il Re, g u e r r a all'Austria! Il
Re a d u n un Consiglio che si m o s t r p i i r r e s o l u t o di lui.
Ma, d o p o parecchie ore di t e n t e n n a m e n t i e sotto l'incalzare
di r a p p o r t i s e m p r e pi allarmanti dalla provincia, si deline
u n a m a g g i o r a n z a favorevole alla concessione della Costituzione. E il Re stava p e r decidervisi q u a n d o sopraggiunse, di
r i t o r n o da L u b i a n a , il m i n i s t r o degli esteri, con l ' a n n u n z i o
che le Potenze alleate avevano affidato all'Austria il m a n d a to di ristabilire l ' o r d i n e , cio il r e g i m e assolutistico in qual u n q u e Stato italiano esso si trovasse in pericolo. La Costituzione q u i n d i significava g u e r r a all'Austria, e ci la r e n d e v a
impossibile.
D i s p e r a t a m e n t e , il Re c e r c un a c c o r d o coi ribelli, che
dal canto loro vi si rifiutavano, convinti di avere la partita in
p u g n o . Il m o t o si e r a p r o p a g a t o p e r c o n t a g i o e le t r u p p e
costituzionali e r a n o o r m a i p a d r o n e di Vercelli, di Biella, d'Ivrea, di Vigevano. E p p u r e , c'era qualcosa c h e a v r e b b e dov u t o metterli sull'avviso: la latitanza delle masse o p e r a i e e
c o n t a d i n e . Gli entusiasmi libertari e r a n o condivisi solo dalla
borghesia di citt. Le fabbriche e le c a m p a g n e vi restavano
indifferenti, q u a n d o n o n a d d i r i t t u r a ostili.
Tuttavia il moto, fra le t r u p p e , si estendeva sotto l'impulso degli ufficiali, specie da capitano in gi. Il 12 d u e di essi,
di stanza nella cittadella di Torino, ne sollevarono la guarnigione, u c c i d e n d o il c o m a n d a n t e che o p p o n e v a resistenza.
Anche sulla massiccia roccaforte dei Savoia sventol il tricolore. Smarrito, il Re m a n d a p a r l a m e n t a r e con gl'insorti lo
stesso C a r l o Alberto, o r a p i e n o di zelo assolutistico. Ma
gl'insorti gli c h i u s e r o la p o r t a in faccia, facendogli c a p i r e
che o r m a i n o n avevano pi in lui nessuna fiducia.
Sopraffatto dagli avvenimenti, Vittorio E m a n u e l e riconvoc il Consiglio e gli a n n u n z i che i n t e n d e v a a b d i c a r e in
favore del fratello tuttora a M o d e n a , lasciando la Reggenza
304

a Carlo Alberto. Questi lo supplic p i a n g e n d o di r e c e d e r e


dalla sua d e c i s i o n e : la R e g g e n z a in q u e i f r a n g e n t i lo sgomentava, e forse a n c o r a di pi era atterrito dalla prospettiva di trovarsi a t u p p e r t con Carlo Felice, di cui conosceva
la d u r e z z a . Ma t u t t o fu inutile. p r o b a b i l e che all'abdicazione Vittorio E m a n u e l e , che il Re n o n lo aveva m a i fatto
con entusiasmo, pensasse da un pezzo e che gli ultimi avven i m e n t i fossero stati solo la spinta decisiva. C o m u n q u e , diede o r d i n e di p r e p a r a r subito bagagli e c a r r o z z e , e sul far
della notte si avvi alla volta di Nizza. Prima p e r volle rived e r e il bambinello che portava il suo n o m e , lo p r e s e in braccio e disse alla m a d r e : Spero che sia pi fortunato di me. I
vecchi g e n t i l u o m i n i , inginocchiati, gli b a c i a v a n o la m a n o
i n o n d a n d o g l i e l a di lacrime, e n o n a v e v a n o tutti i torti. Di
p o c a intelligenza, d i p u n t a c u l t u r a , d i scarsa p e r s o n a l i t ,
Vittorio E m a n u e l e n o n e r a stato u n g r a n Re. M a u n g r a n
g a l a n t u o m o , s. Aveva assunto la c o r o n a senza desiderarla,
l'aveva p o r t a t a c o m e un p e s a n t e fardello, ligio ai doveri che
gliene derivavano e che avevano fatto della sua vita u n a perp e t u a quaresima. Era stato, c o m e quasi tutti i Savoia, un Re
m a l i n c o n i c o , ma c h e si e r a o n e s t a m e n t e p r o p o s t o il b e n e
dei suoi s u d d i t i , o p e r m e g l i o d i r e q u e l l o ch'egli r i t e n e v a
che fosse il loro b e n e , e o r a se n ' a n d a v a a p p u n t o p e r n o n
fargli del male o scatenando contro di loro u n a repressione
violenta o i n g a n n a n d o l i c o n u n a C o s t i t u z i o n e c h e n o n
avrebbe p o t u t o m a n t e n e r e . Alla bassezza cui e r a sceso Ferd i n a n d o di fingere di largirla p e r poi affidarne la revoca all'Austria, si rifiut di arrivare. Santarosa, che tanto lo aveva
criticato, scrisse: I nostri c u o r i identificavano t r o n o e patria, anzi Vittorio E m a n u e l e e patria. E i giovani p r o m o t o r i
della rivolta a v e v a n o r i p e t u t a m e n t e esclamato. "Ci p e r d o ner b e n e di averlo fatto Re di sei milioni d'italiani!"
Per la rivolta quell'abdicazione e r a un colpo mortale. Essa apriva u n a crisi dinastica di cui le Potenze n o n p o t e v a n o
disinteressarsi e gettava lo scompiglio del r i m o r s o in molte
coscienze soprattutto degli ufficiali, c h ' e r a n o i veri p r o t a g o 305

nisti del m o v i m e n t o . Jl p r i m o a risentirne fu lo stesso Carlo


A l b e r t o c h e o r a , c o m e R e g g e n t e , a v r e b b e p o t u t o fare ci
che aveva s e m p r e r i m p r o v e r a t o a Vittorio E m a n u e l e di n o n
fare. Ai congiurati che lo assediavano badava a dire che n o n
ne aveva i poteri. In realt n o n ne aveva il coraggio. La notizia della p a r t e n z a del Re aveva richiamato davanti a palazzo C a r i g n a n o u n a g r a n folla che reclamava la Costituzione
forse senza b e n sapere di cosa si trattasse. E siccome il Principe r i s p o n d e v a che ci voleva un voto f o r m a l m e n t e espresso, a fargliene esplicita richiesta v e n n e r o i D e c u r i o n i che
c o r r i s p o n d e v a n o p r e s s a p p o c o agli assessori del C o m u n e .
Carlo Alberto c h i a m a consulto i vecchi dignitari della Cor o n a n o n t a n t o p e r u d i r e l a loro o p i n i o n e q u a n t o p e r condividere c o n essi, legatissimi alla Corte, le p r o p r i e responsabilit. Ma tutti c o n v e n n e r o che bisognava inchinarsi alla volont p o p o l a r e .
La sera del 13 Carlo Alberto firm la carta costituzionale,
e d u e g i o r n i d o p o p r o n u n z i su di essa il suo g i u r a m e n t o
davanti a un'improvvisata Giunta Nazionale. Costitu anche
un governo in cui Santarosa e n t r come ministro della guerra. Ma di g u e r r a si rifiut di discutere anche con gli emissari
dei patrioti milanesi c h e subito e r a n o accorsi p e r concertare
un'azione c o m u n e . Essi trovarono un u o m o assai diverso da
quello, infiammabile e g r r u l o , che avevano conosciuto fino
a pochi mesi p r i m a , si sentirono dire che con un Paese diviso
e un esercito in pezzi alle g u e r r e n o n c'era n e a n c h e da pensare, e furono b r u s c a m e n t e congedati. Il Principe era in preda a un p r o f o n d o scoraggiamento, e Metternich dice di aver
saputo che, q u a n d o e r a solo, era colto da crisi di pianto. Viveva nel t e r r o r e di Carlo Felice, a cui aveva scritto u n a lunga
lettera p e r i n f o r m a r l o degli a v v e n i m e n t i e d a r g l i e n e u n a
versione c h e metteva in risalto la sua innocenza. Ma, conoscendo l'uomo, n o n si faceva illusioni.
Dei c i n q u e figli di Vittorio A m e d e o , Carlo Felice e r a forse
quello c h e p i aveva stoffa di Re, ma n e m m e n o lui aveva
306

mai aspirato a diventarlo. La sua lealt nei confronti dei d u e


fratelli che lo avevano p r e c e d u t o sul t r o n o e r a stata assoluta. A quattr'occhi con loro e nel ristretto cerchio di famiglia,
li aveva spesso criticati p e r c h li trovava t r o p p o a r r e n d e v o li, ma aveva s e m p r e scrupolosamente obbedito ai loro o r d i ni, a n c h e q u a n d o gli a n d a v a n o c o n t r a g g e n i o . Nel g o v e r n o
della S a r d e g n a , c h e Vittorio E m a n u e l e gli aveva affidato,
aveva spiegato un tratto ruvido, ma a n c h e u n a notevole efficienza. Nel suo assolutismo manicheo, n o n c'era posto p e r
s f u m a t u r e : p e r lui chi n o n e r a s u d d i t o e r a fellone, e c o m e
tale a n d a v a trattato. Nella repressione del brigantaggio sard o , aveva a v u t o l a m a n o p e s a n t e ; m a m o l t o p i p e s a n t e
avrebbe voluto averla coi piemontesi che avevano solidarizzato con la Francia. Verso di essi nutriva un r a n c o r e profond o , c h e d i v e n t a v a a d d i r i t t u r a ossessivo nei c o n f r o n t i d e gl'intellettuali. Tutti quelli che h a n n o studiato all'Universit s o n o corrotti scriveva al fratello n e l suo francese lardellato di pittoreschi oltraggi all'ortografia e alla sintassi. I
cattivi sono tutti p e r s o n e colte, e i b u o n i son tutti i g n o r a n ti. Aveva p r e s o in uggia a n c h e De Maistre, il fedelissimo sav o i a r d o , p e r c h - diceva - ha la testa confusa da t r o p p e
idee. Inflessibile con tutti, a cominciare da se stesso, aveva
avuto u n a sola debolezza sentimentale: quella p e r il suo pi
giovane fratello, il C o n t e di M o r i a n a , p e r il q u a l e n u t r i v a
u n t r e p i d o a m o r e p a t e r n o . L a m o r t e d e l r a g a z z o , ucciso
dalla malaria in S a r d e g n a , e r a stata p e r lui u n a tragedia, di
cui le sue s g r a m m a t i c a t e lettere forniscono un patetico d o c u m e n t o . Al m a t r i m o n i o con Maria Cristina di B o r b o n e , figlia del Re di Napoli, si era piegato p e r c h gliel'avevano imposto nella s p e r a n z a - poi delusa - di fornire un c o n t i n u a tore alla dinastia; ma un p o ' di resistenza l'aveva fatta dicendo che n o n aveva soldi p e r m a n t e n e r e u n a famiglia, ed e r a
vero. N o n aveva soldi a n c h e p e r c h n o n li desiderava: i suoi
gusti e r a n o quelli di un fattore di c a m p a g n a o di un g u a r dacaccia, ma p e r f o r t u n a M a r i a Cristina li c o n d i v i d e v a , e
questo fu il c e m e n t o della loro felice u n i o n e . Q u a n d o torna307

r o n o a Torino ci vissero a p p a r t a t i un p o ' p e r allergia alla vita di Corte e alle sue cerimonie, ma forse a n c o r a di p i p e r
il r a n c o r e che Carlo Felice seguitava a n u t r i r e nei confronti
di un m o n d o che, salvo r a r e eccezioni, si e r a macchiato del
delitto, ai suoi occhi i n e s p i a b i l e , di c o l l a b o r a z i o n i s m o coi
francesi.
facile c a p i r e q u a l e a v v e r s i o n e p r o v a s s e p e r C a r l o Alb e r t o , che il collaborazionismo lo aveva nel s a n g u e a titolo,
diciamo cos, ereditario, c o m e figlio di un Principe che aveva rinnegato le proprie ascendenze sabaude fino al p u n t o
di arruolarsi sotto le b a n d i e r e del nemico della dinastia. E il
c o n t e g n o d e l r a g a z z o n o n e r a stato c e r t a m e n t e tale d a
s m o n t a r e le sue prevenzioni. Da un u o m o e d u c a t o in collegi svizzeri e francesi e che preferiva gl'intellettuali ai sergenti e ai marescialli d'alloggio, n o n c'era da aspettarsi nulla di
b u o n o . E forse il vero motivo della sua p a r t e n z a da Torino
alla vigilia della rivolta n o n e r a stato il desiderio d'incontrare a M o d e n a il s u o c e r o F e r d i n a n d o che t o r n a v a da Lubiana, ma quello di allontanarsi da u n a C o r t e in cui il suo naso
avvertiva s e m p r e pi un g r a n puzzo di zolfo liberale. Se fosse al c o r r e n t e di ci c h e si p r e p a r a v a , n o n si sa. Ma che qualcosa si p r e p a r a s s e doveva averlo sentito, e n o n voleva trovarcisi mescolato.
O r a i fatti gli d a v a n o r a g i o n e . Egli ne sapeva gi abbastanza, q u a n d o lo scudiere Costa v e n n e a recapitargli la lettera di Carlo Alberto. D o p o averla letta, Carlo Felice gliela
lanci sul viso i n g i u n g e n d o g l i di n o n c h i a m a r l o Maest
p e r c h l'abdicazione di suo fratello, disse, e s s e n d o stata
estorta con la violenza, era da considerare nulla. Poi aggiunse: Riferite al Principe che, se nelle sue vene c' a n c o r a u n a
goccia d e l n o s t r o s a n g u e reale, p a r t a subito p e r N o v a r a e
a t t e n d a l i miei ordini. C o m e risposta alla sua lettera, stil
un p r o c l a m a ai s u d d i t i in cui diceva c h e la R e g g e n z a n o n
aveva f o n d a m e n t o in q u a n t o il Re e r a t u t t o r a in carica. Ma
da M o d e n a n o n si mosse.
Nel leggere quel b a n d o , Carlo Alberto fece al p o v e r o Co308

sta la stessa scenata che poco p r i m a gli aveva fatto Carlo Felice. Il P r i n c i p e i m p r e c c o n t r o il Re, minacci di p a s s a r e
nel c a m p o dei ribelli; ma poi, c o m e s e m p r e gli capitava, si
lasci s o v e r c h i a r e dallo s c o r a m e n t o , e decise di o b b e d i r e ,
ma con la c o n s u e t a d o p p i e z z a . T e n n e nascosti agl'insorti i
preparativi p e r la partenza, anzi convoc p e r l'indomani un
consiglio dei ministri, e d u r a n t e la notte, alla testa di un regg i m e n t o di cavalleria, si avvi verso Novara, u n a citt destinata a s e g n a r e le t a p p e p i d r a m m a t i c h e della sua carriera.
Di l e m a n un p r o c l a m a con cui rinunziava alla Reggenza,
invitava tutti a sottomettersi senza riserve al n u o v o Re, e ne
d e t t e l'esempio p a r t e n d o p e r Firenze, dove frattanto Carlo
Felice gli aveva i n g i u n t o di ritirarsi. P a s s a n d o da M o d e n a ,
chiese di v e d e r e il Re, ma q u e s t i si rifiut di riceverlo. In
quel m o m e n t o sembrava che mai pi egli sarebbe salito sul
t r o n o dei Savoia.
A Torino, la diserzione di Carlo Alberto aveva gettato lo
s g o m e n t o tra i Federati, che frattanto avevano costituita u n a
G i u n t a . L'unico a reagirvi e r a S a n t a r o s a c o n e n e r g i a e coraggio ammirevoli. L'insurrezione dava a n c o r a segni di vitalit. A G e n o v a il p o p o l o t u m u l t u a n t e aveva cacciato il G o v e r n a t o r e e istallato un n u o v o g o v e r n o . Perfino la conservatrice e fedelissima Savoia si muoveva. Ma a r a g g e l a r e questi
e n t u s i a s m i g i u n s e r o le catastrofiche notizie di N a p o l i : l'esercito in rotta, il r e g i m e costituzionale abbattuto, l'assolutismo r i p r i s t i n a t o . E c'era a n c h e di p e g g i o : il g e n e r a l e de la
Tour, cui C a r l o Felice aveva conferito i p i e n i p o t e r i , stava
raccogliendo a N o v a r a i r e p a r t i fedeli.
N e m m e n o questo bast a scoraggiare Santarosa, che all'offerta fattagli di un certo n u m e r o di passaporti p e r lui e i
suoi c o m p a g n i p i c o m p r o m e s s i , r i s p o s e a d u n a n d o a sua
volta l e t r u p p e f e d e r a t e , p r o n t o a n c h e alla g u e r r a civile.
Egli ignorava che Carlo Felice aveva fatto appello a g l ' I m p e ratori d'Austria e di Russia p e r c h , d o p o Napoli, venissero
a r i m e t t e r e l'ordine a n c h e a Torino: n o n credeva che un Savoia potesse scendere al livello di un B o r b o n e .
309

Le t r u p p e f e d e r a t e a v a n z a r o n o su N o v a r a col fucile in
spalla p e r c h S a n t a r o s a aveva o r d i n a t o di fare il possibile
p e r evitare il s a n g u e . Stavano p e r o c c u p a r e pacificamente
San Martino, q u a n d o si videro p i o m b a r e addosso la cavalleria austriaca. La sorpresa si trasform in panico, e il panico
in rotta.
Il 9 aprile Santarosa r i u n p e r l'ultima volta la G i u n t a e
le p r o p o s e il t r a s f e r i m e n t o a G e n o v a p e r t e n t a r v i l'ultima
resistenza. Ma la G i u n t a si rifiut e prefer sciogliersi. I p r o m o t o r i della rivolta c e r c a r o n o scampo sui valichi alpini, chi
verso la Svizzera, chi verso la Francia. I p i p r e f e r i r o n o passare l ' A p p e n n i n o nella s p e r a n z a che G e n o v a fosse a n c o r a
nelle m a n i dei loro amici. Invece la citt aveva gi rinunziato alla lotta e p r e g a t o il G o v e r n a t o r e di r i p r e n d e r e il suo
posto. Costui si m o s t r comprensivo verso i profughi e rilasci l o r o i p a s s a p o r t i p e r e m i g r a r e . A n c h e la p o p o l a z i o n e
indisse q u e s t u e p e r aiutarli. A d a r e il suo obolo ci fu a n c h e
un ragazzo dal volto pallido e dallo s g u a r d o triste: Giuseppe Mazzini.
In P i e m o n t e gli austriaci dilagavano, e il Re n o n si faceva v e d e r e . E r a r i m a s t o a M o d e n a di d o v e aveva m a n d a t o
un p r o c l a m a minaccioso e a r r o g a n t e : Nessuna i n d u l g e n z a
p e r le cose passate, n e s s u n a s p e r a n z a di meglio p e r l'avven i r e , e g u a i a quel s u d d i t o c h e si p e r m e t t a p u r soltanto di
m o r m o r a r e . Gli stessi austriaci ne furono costernati, proib i r o n o ai l o r o g i o r n a l i di r i p r o d u r r e q u e l b a n d o e fecero
pressioni su Vittorio E m a n u e l e , rifugiatosi a Nizza, p e r c h
tornasse sul t r o n o . A n c h e Carlo Alberto gli scrisse in questo
s e n s o , ma Vittorio E m a n u e l e fu i r r e m o v i b i l e e c o n f e r m
l'abdicazione.
Carlo Felice aveva delegato tutti i p o t e r i al conte T h a o n
di Revel e affidato il castigo a un t r i b u n a l e speciale, c h e in
t r e n t a t o r n a t e p r o n u n c i settanta c o n d a n n e a m o r t e - di cui
d u e sole eseguite p e r c h gli altri e r a n o gi in salvo -, e molte a l t r e alla p r i g i o n e . O l t r e t r e c e n t o ufficiali e a l t r e t t a n t i
funzionari civili v e n n e r o e p u r a t i , le Universit di T o r i n o e
310

G e n o v a c h i u s e p e r u n a n n o , m o l t e c a t t e d r e abolite. I l R e
era t a l m e n t e i n d i g n a t o che n o n voleva n e m m e n o r i e n t r a r e
a T o r i n o . Vi t o r n controvoglia solo a m e t o t t o b r e , ma n
allora n mai volle p i m e t t e r e p i e d e n e l l ' a p p a r t a m e n t o
reale, dove si era c o m p i u t o l'orribile crimine dell'attentato alla piena possanza del Re, e ai D e c u r i o n i che gli p o r gevano il b e n t o r n a t o rispose c h e i torinesi si p r e p a r a s s e r o
a r i p a r a r e col loro p e r f e t t o sudditizio a t t a c c a m e n t o e col
loro zelo p e r il servizio del Re allo scandalo che p u r t r o p p o
un n u m e r o di scellerati h a n n o commesso fra le sue m u r a .
D o p o d i c h p a r t p e r G e n o v a e vi si t r a t t e n n e t a n t o da far
c o r r e r e la voce che intendesse trasferirvi la capitale.
C o n Carlo Alberto n o n volle aver p i r a p p o r t i . N o n rispose alle sue i m p l o r a n t i lettere e p r o p o s e a Metternich di
escluderlo dalla successione, d e s i g n a n d o v i d i r e t t a m e n t e il
figlioletto. S e m b r a che questo disegno gli sia stato suggerito
dal Duca di M o d e n a che, c o m e m a r i t o della figlia di Vittorio E m a n u e l e , n o n aveva mai cessato di aspirare al t r o n o di
Torino e forse sperava di trovare con u n a Reggenza la strada p e r arrivarci. Ma Metternich che di Francesco, p e r q u a n to di s a n g u e austriaco, diffidava p i c h e di C a r l o A l b e r t o ,
forse p e r c h lo sapeva p i intelligente e spregiudicato, d e clin. Al C o n g r e s s o di Verona, d o v e le g r a n d i Potenze torn a r o n o a r i u n i r s i l ' a n n o d o p o , f u r o n o decisi il ritiro delle
t r u p p e austriache dal P i e m o n t e e la c o n f e r m a dei diritti di
Carlo Alberto alla successione.
Pochi mesi p r i m a , N a p o l e o n e e r a m o r t o a S. Elena.

CAPITOLO TRENTESIMO

QUELLI DELLO SPIELBERG

Sullo scorcio del '20, q u a n d o la polizia del Lombardo-Veneto a b b a n d o n i criteri di tolleranza c h e aveva fin allora seguito, un n o m e cominci a circolare su tutte le bocche, p r o n u n c i a t o con un misto di rispetto, di p a u r a e di odio: quello
d e l l ' I n q u i s i t o r e A n t o n i o Salvotti. I patrioti lo d i p i n g e v a n o
c o m e u n r i n n e g a t o senza scrupoli, c h e s o t t o p o n e v a gl'imp u t a t i a o g n i sorta di t o r t u r e p e r strappargli le confessioni
al solo scopo di mettersi in b u o n a luce presso il g o v e r n o imperiale e di far carriera.
I documenti n o n lasciano dubbi sull'infondatezza di queste voci. Salvotti e r a un magistrato trentino che si e r a messo
al servizio dell'Austria p e r c h nell'Austria ci c r e d e v a , cio
credeva nei sistema politico di cui l'Austria r a p p r e s e n t a v a il
p u n t e l l o e la garanzia. S e c o n d o q u a l c u n o vi spieg zelo per
farsi p e r d o n a r e di essere stato m a s s o n e . Ma Salvotti aveva
a p p a r t e n u t o alla M a s s o n e r i a q u a n d o q u e s t a era g u a r d a t a
con favore a n c h e dai regimi assolutisti, molti dei loro coronati titolari vi e r a n o iscritti, e come costoro l'aveva abbandonata q u a n d o era diventata s t r u m e n t o delle ideologie rivoluzionarie. Il suo vero torto e r a di assolvere i suoi compiti con
g r a n d i s s i m a c o m p e t e n z a e accortezza; il che tuttavia n o n
gl'impediva di mostrare i denti anche ai suoi colleghi e superiori austriaci q u a n d o c a d e v a n o in q u a l c h e eccesso o arbitrio. Bell'uomo, g r a n signore e dotato di p o d e r o s e a r m i dialettiche, non rinunzia va a dire il fatto suo a c h i u n q u e , anche
a l l ' I m p e r a t o r e , q u a n d o gli capitava a tiro. Molte delle sue
stesse vittime gli t e s t i m o n i a r o n o la loro a m m i r a z i o n e riman e n d o dal carcere in affettuosi r a p p o r t i epistolari con lui.
312

Il processo che lo mise in luce fu quello a carico di t r e n t a q u a t t r o carbonari, fra cui alcuni nobili e tre sacerdoti, arrestati nel '19. A fare i loro n o m i e r a stato il capo della vendita a cui a p p a r t e n e v a n o , Villa. Costui n o n e r a un traditore;
10 divent p e r debolezza sotto l'interrogatorio, in cui spiattell tutto e giunse perfino a offrirsi c o m e informatore della
polizia. Dal carcere in cui si t r o v a r o n o rinchiusi, ma da cui
p o t e v a n o c o m u n i c a r e con l ' e s t e r n o , gli altri r i u s c i r o n o a
fabbricarsi degli alibi con l e t t e r e r e t r o d a t a t e . Ma Salvotti
glieli s m o n t , e li c o n d u s s e u n o p e r u n o alla confessione.
N o n si p u infierire c o n t r o questi u o m i n i che p a g a r o n o con
la galera le loro colpe. Ma n o n si p u n e m m e n o dissentire
dal giudizio poco benevolo che, forse a n c h e p e r aiutarli, ne
dette il Salvotti scrivendo nel suo r a p p o r t o finale che di quei
c o n g i u r a t i l n o n c'era r a g i o n e di a v e r p a u r a . Il t r i b u n a l e
tuttavia n o n ne t e n n e conto e p r o n u n c i b e n otto c o n d a n n e
a m o r t e , che poi l ' I m p e r a t o r e c o m m u t in carcere d u r o . Pochi mesi d o p o , u n d e c r e t o p r o c l a m l ' a p p a r t e n e n z a alla
C a r b o n e r i a reato di alto t r a d i m e n t o passibile della p e n a capitale.
Nell'ottobre di quello stesso a n n o 1820, la polizia trasse
i n a r r e s t o u n a l t r o indiziato, l o s t u d e n t e d i m u s i c a P i e t r o
Maroncelli. Costui aveva gi conosciuto la p r i g i o n e nella sua
Forl che a p p a r t e n e v a agli Stati della Chiesa, e se l'era cavata con l'esilio p e r c h le autorit p a p a l i n e si e r a n o fatte di lui
la stessa o p i n i o n e che Salvotti si e r a fatta di Villa e c o m p a gni. S e b b e n e traumatizzato d a quell'avventura, a p p e n a arrivato a Milano n o n solo si era rimesso a cospirare, ma aveva a t t r a t t o nella C a r b o n e r i a a n c h e un altro g i o v a n e di cui
era diventato g r a n d e amico: Silvio Pellico.
Silvio Pellico e r a un intellettuale p i e m o n t e s e c h e aveva
a b b a n d o n a t o T o r i n o p e r sottrarsi alla sua asfissiante a t m o sfera. A Milano aveva conosciuto Foscolo, di cui e r a da semp r e un fervente a m m i r a t o r e e n'era diventato p r a t i c a m e n t e
11 segretario. Un g i o r n o gli aveva d a t o in visione il testo di
u n a sua t r a g e d i a , la Francesca da Rimini, in cui c ' e r a n o a n 313

che, stivatici un p o ' a forza, degli altisonanti appelli alla patria. Foscolo li aveva a p p r e z z a t i , ma n o n aveva a p p r e z z a t o
tutto il resto, e gli aveva consigliato di m e t t e r e quel d r a m m a
nel cassetto e di n o n pensarci pi.
Mortificato nelle sue ambizioni, c h ' e r a n o s p r o p o r z i o n a t e
ai suoi talenti, e convinto di aver scritto un capolavoro, Pellico vi aveva a p p o r t a t o qualche ritocco e poi lo aveva d a t o in
l e t t u r a alla p i g r a n d e attrice d e l t e m p o , C a r l o t t a M a r c h i o n n i , c h e l o aveva r a p p r e s e n t a t o . C o n t r a r i a m e n t e alle
previsioni di Foscolo, ma senza che questo infirmi il suo giudizio, e r a stato un g r a n d e successo, che aveva d a t o all'autore un'improvvisa notoriet.
Carlotta conviveva con u n a cugina, Teresa, che p e r q u e sto tutti c r e d e v a n o sua sorella e che era corteggiata da Pellico, m e n t r e C a r l o t t a e r a corteggiata da Maroncelli. Fu cos
che i d u e s ' i n c o n t r a r o n o e l ' u n o attrasse l'altro nella cospir a z i o n e . Pellico, c h e vi e r a p r e d i s p o s t o dalla sua fede patriottica e democratica, vi si b u t t a capofitto con p i e n a fiducia n e l s u o iniziatore c h e n o n n e m e r i t a v a m o l t a : n o n gi
p e r la sua disonest - anche se in seguito gliene fu attribuita -, ma p e r la sua avventatezza e faciloneria. Lo d i m o s t r a il
fatto che, q u a n d o lo a r r e s t a r o n o , gli t r o v a r o n o addosso delle c a r t e che c o m p r o m e t t e v a n o i r r e p a r a b i l m e n t e p a r e c c h i e
altre p e r s o n e , fra cui a n c h e il Pellico.
Questi, nei primi i n t e r r o g a t o r i , si difese b e n e . Ammise di
conoscere Maroncelli, ma n e g di aver parlato con lui di p o litica. Q u a n d o gli c h i e s e r o p e r c h fra l o r o si c h i a m a v a n o
cugini, ch'era la qualifica con cui ci si riconosceva tra carb o n a r i , rispose c h e si t r a t t a v a di un anticipo di p a r e n t e l a ,
visto che i n t e n d e v a n o s p o s a r e d u e c u g i n e . P u r t r o p p o , dal
c a n t o suo, Maroncelli aveva c e d u t o e confessato la sua affiliazione alla setta, i m p e r n i a n d o la p r o p r i a difesa sul fatto
che la C a r b o n e r i a r o m a g n o l a n o n solo n o n e r a ostile all'Austria, m a anzi auspicava l ' a n n e s s i o n e della R o m a g n a a l
Lombardo-Veneto austriaco.
Tuttavia, grazie alla sua ferma condotta, Pellico stava p e r
314

cavarsela, q u a n d o l ' I m p e r a t o r e , che quelle vicende le seguiva di p e r s o n a , o r d i n che l'istruttoria fosse affidata a Salvotti. I n d u e i n t e r r o g a t o r i , q u e s t i fece c a p i t o l a r e M a r o n c e l l i
che fin c o n l ' a m m e t t e r e t u t t e le p r o p r i e colpe coinvolgendovi un certo Canova che, a sua volta i n t e r r o g a t o , c o n f e r m
la complicit del Pellico. Costui, messo di fronte alle deposizioni firmate dagli altri d u e , si p e r s e d ' a n i m o , riconobbe di
a v e r agito da emissario della setta in Liguria, e fece a n c h e
altri n o m i . Fu u n a frana. Maroncelli, nel leggere quelle dic h i a r a z i o n i , v e n e a g g i u n s e d i n u o v e . Sicch, i n m e n c h e
n o n si dica, Salvotti e b b e in m a n o tutti gli e s p o n e n t i della
cospirazione. Alcuni, avvertiti in t e m p o , si m i s e r o in salvo
con la fuga, c o m e il conte P o r r o L a m b e r t e n g h i , g r a n d e amico e p r o t e t t o r e di Pellico che fino all'ultimo ne tacque il n o m e . Ma tutti gli altri v e n n e r o arrestati, fra cui, n o n o s t a n t e il
suo alto prestigio e la v e n e r a n d a et, il p i g r a n d e giurista
del t e m p o , Domenico Romagnosi. Questi tuttavia, a p p u n t o
p e r c h g i u r i s t a e n o n o s t a n t e gli acciacchi, fu l'unico c h e
s e p p e t e n e r testa a Salvotti n e g a n d o tutto e o p p o n e n d o arg o m e n t o ad a r g o m e n t o . Siccome a d e n u n z i a r l o e r a stato il
Pellico, chiese un confronto c o n q u e s t o chiacchierone autore di cattive tragedie. E Pellico, inorridito all'idea di trovarsi di fronte alla sua vittima, ritratt. Un altro che riusc a
cavarsela fu l'Arrivabene, n e l cui cassetto e r a stata trovata
u n a lettera che diceva: Monti h a scritto u n i n n o p e r l'Imp e r a t o r e , che sotto i torchi. Bada b e n e : sotto i torchi l'inn o , n o n l ' I m p e r a t o r e , p e r nostra sventura.
Il processo si concluse con la c o n d a n n a a m o r t e del Pellico, del Maroncelli e del C a n o v a , con quella al c a r c e r e p e r p e t u o di altri d u e i m p u t a t i e c o n l'assoluzione del R o m a gnosi e d e l l ' A r r i v a b e n e . Poi, c o m e al solito, i n t e r v e n n e la
grazia e la p e n a capitale fu c o m m u t a t a nel carcere a vita nella fortezza dello Spielberg. Prima del trasferimento, M a r o n celli invoc da Salvotti un attestato che lo dichiarasse p u r o
d'ogni infamia, e Salvotti glielo rilasci per q u a n t o v' di
p i sacrosanto. Voleva giustificarsi presso i c o m p a g n i che
315

10 consideravano u n o spregevole delatore. E Pellico, c h ' e r a


quello che p i aveva di che dolersi di lui, d i e d e l'esempio
d e l p e r d o n o a n c h e p e r c h aveva a n c h ' e g l i p a r e c c h i e cose
da farsi p e r d o n a r e .
Fra le p i e g h e di q u e s t o p r o c e s s o e r a c o m p a r s o a un c e r t o
p u n t o , in qualit di a g e n t e provocatore, un certo Carlo Castillia che, oltre alle attivit c a r b o n a r e , aveva segnalato in un
suo r a p p o r t o alla polizia quelle dei patrioti l o m b a r d i che nel
'21 avevano sollecitato l'intervento p i e m o n t e s e in L o m b a r dia. Fra i denunziati c'era a n c h e il fratello del d e n u n z i a t o r e ,
Gaetano.
A quel r a p p o r t o l p e r l le autorit austriache n o n avevan o d a t o m o l t a i m p o r t a n z a forse p e r c h n e c o n o s c e v a n o
l'autore e, p u r s e r v e n d o s e n e , lo disprezzavano. Ma poi dovettero esserci altre segnalazioni che c o n d u s s e r o all'arresto
di G a e t a n o . Forse su di lui n o n p e n d e v a n o che g e n e r i c h e
accuse di liberalismo. Ma il m a r c h e s e Pallavicino-Trivulzio,
suo g r a n d e amico, si precipit alla polizia e, p e r scagionare
11 Castillia, dichiar c h ' e r a stato lui a c o n d u r l o seco nella sua
missione in Piemonte p e r recapitare a Carlo Alberto la lettera del conte Confalonieri.
I m p e t u o s o , avventato e anche un p o ' esibizionista, p r o babile che Pallavicino avesse agito cos solo p e r generosit e
cavalleria. Ma il suo odio p e r Confalonieri p u a n c h e autorizzare ipotesi m e n o benevole. C o m u n q u e , le sue dichiarazioni fornirono alla polizia il b a n d o l o di u n a matassa che fin
allora si era sforzata i n v a n o di d i p a n a r e . Dei r a p p o r t i fra i
p a t r i o t i l o m b a r d i e p i e m o n t e s i e delle loro collusioni nei
moti del ' 2 1 , essa aveva s u b o d o r a t o qualcosa, e p r o p r i o su
Confalonieri i suoi sospetti si a p p u n t a v a n o ; ma n o n e r a mai
riuscita ad a p p u r a r e nulla di preciso. La s p o n t a n e a confessione di Pallavicino le offriva u n a insperata traccia.
Lasciato libero l p e r l, Pallavicino fu a r r e s t a t o la sera
d o p o a teatro, e sotto gl'interrogatori si dimostr u o m o b e n
diverso da c o m e si e r a p r e s e n t a t o con quella spavalda au316

toaccusa. Croll subito, disse tutto q u e l che sapeva, e p u r t r o p p o sapeva m o l t o . I n d u e giorni l ' i n q u i r e n t e p o t ricos t r u i r e t u t t a la t r a m a della cospirazione, di cui da mesi ricercava i n u t i l m e n t e le fila. E queste fila r i c o n d u c e v a n o tutte
allo stesso protagonista: Federico Confalonieri.
C o n f a l o n i e r i a p p a r t e n e v a a quell'aristocrazia m i l a n e s e
che da t e m p o si e r a alleata alla b o r g h e s i a c o n d i v i d e n d o n e
lo spirito i m p r e n d i t o r i a l e . I n s i e m e a P o r r o L a m b e r t e n g h i ,
aveva dato avvo ad alcune fra le migliori iniziative agricole
e industriali l o m b a r d e , e si era dimostrato anche un abilissim o u o m o d'affari. P o l i t i c a m e n t e , e r a s e m p r e stato d ' i d e e
avanzate ma piuttosto instabili e talvolta avventurose. I nemici lo accusavano di aver istigato la folla al massacro di Prina, tanto ch'egli si e r a visto costretto a scrivere un m e m o r i a le in p r o p r i a difesa. In realt si trattava di responsabilit indiretta. Confalonieri aveva capeggiato i d i s o r d i n i c o n t r o il
vicer E u g e n i o con cui n o n aveva mai voluto c o l l a b o r a r e :
sperava di c o n s e r v a r e il R e g n o Italico senza di lui, e r a andato a Parigi a p e r o r a r e questa causa presso i r a p p r e s e n t a n ti delle G r a n d i Potenze, e q u a n d o si era accorto che questa
era o r m a i pregiudicata, se l'era r i p r e s a con coloro che avevano r i t a r d a t o la missione, dimenticandosi che a boicottarla
e r a stato p r o p r i o lui p e r t i m o r e che a n d a s s e a profitto del
Vicer. M a l g r a d o il g r a n n o m e , la bella p r e s e n z a e le alte
qualit intellettuali, n o n e r a a m a t o . Gli r i m p r o v e r a v a n o un
c a r a t t e r e altezzoso, u n a l i n g u a t a g l i e n t e e u n ' a m b i z i o n e
smodata. Ad a m a r l o riusciva soltanto sua moglie, Teresa Casati, ch'egli trascurava p e r c o r r e r d i e t r o alle sue a v v e n t u r e
galanti. Forse ai cangevoli u m o r i che r e n d e v a n o difficili i
r a p p o r t i con lui contribuiva anche il male da cui era affetto
fin dalla nascita: l'epilessia.
Dei sospetti c h e g r a v a v a n o su di lui e d e i pericoli c h e
correva, lo avevano avvertito. La sera che p r e c e d e t t e il suo
a r r e s t o , il Feldmaresciallo austriaco B u b n a , i n c o n t r a n d o l o
p e r strada, gli disse: Conte Confalonieri, avevo sognato che
foste in Svizzera. Ma Federico si era rifiutato di mettersi in
317

salvo c o n s i d e r a n d o l a fuga u n gesto i n d e g n o d i u n u o m o


c o m e lui. La t e n t solo q u a n d o i g e n d a r m i b u s s a r o n o alla
sua porta, m a o r m a i era t r o p p o tardi.
Fin dal p r i m o i n t e r r o g a t o r i o cap che Pallavicino e Castillia avevano o r m a i fornito tutti gli elementi della congiura ordita coi Federati piemontesi, molto pi grave di quelle
c a r b o n a r e . M a n e g t u t t o con s d e g n o s a fermezza d i c e n d o
c h e Castillia e r a plagiato da Pallavicino, c h e a sua volta
e r a soltanto un visionario irresponsabile. E grazie a q u e s t o
f e r m o c o n t e g n o , l'istruttoria s'insabbi. Ma a questo p u n t o
l ' I m p e r a t o r e , che c o m e al solito seguiva il caso di p e r s o n a e
si e r a convinto ch'esso fosse p e r diffondere sui moti rivoluzionari in Italia u n a luce b e n m a g g i o r e di q u a n t o a v e v a n o
fatto le i n c o n c l u d e n t i inquisizioni delle a u t o r i t p i e m o n t e si, affid il p r i g i o n i e r o a Salvotti. E le cose p r e s e r o subito
u n a diversa piega.
Dalla negativa assoluta, Confalonieri pass alle a m m i s sioni che in questi casi sono c o m e le ciliegie: u n a tira l'altra.
Dalla sua bocca c o m i n c i a r o n o a uscire i n o m i di alcune p e r sone, che n a t u r a l m e n t e v e n n e r o subito arrestate, si trovarono fra loro in flagrante c o n t r a d d i z i o n e e fecero a loro volta
altri n o m i . Fra tutta questa g e n t e ci fu chi s e p p e tacere, come il M o m p i a n i e il Felber. Ma ce ne f u r o n o a n c h e che, in
p r e d a al t e r r o r e , v u o t a r o n o il sacco e f o r n i r o n o all'abilissimo inquisitore tutte le connessioni di u n a tresca c h e aveva
messo p r o f o n d e radici a n c h e a Brescia e a Mantova.
L ' a t t e g g i a m e n t o di C o n f a l o n i e r i lascia p e r p l e s s i . Forse
nel t i m o r e che altri lo avesse gi d e t t o , confess di aver rivolto a C a r l o Alberto l'invito d ' i n t e r v e n i r e a Milano e anzi
forn tutti i d e t t a g l i dei colloqui c h e aveva a v u t o c o n San
M a r z a n o . Cerc di spiegare c h e lo aveva fatto n o n p e r scacciare gli austriaci, ma anzi p e r d a r loro u n a m a n o a ristabilire l ' o r d i n e . Ma i n t a n t o lo a m m i s e , c o i n v o l g e n d o nelle sue
rivelazioni u n a tal massa di p e r s o n e - il fior fiore della n o bilt e della b o r g h e s i a l o m b a r d e - che a un c e r t o p u n t o lo
stesso Salvotti si p r e o c c u p delle dimensioni che la faccenda
318

stava p r e n d e n d o e p r o p o s e a l l ' I m p e r a t o r e di porvi un fermo r e s t r i n g e n d o l'accusa ai m a g g i o r i indiziati e l i b e r a n d o


gli altri con un atto di clemenza. E, c o m e al solito, il suo consiglio fu accolto.
P r o p r i o allora c a d d e nelle reti della polizia un altro p e r sonaggio che p e r un m o m e n t o p a r v e d a r e ai fatti gi accertati un tutt'altro risvolto e significato. Si trattava di quell'And r y a n e , di cui abbiamo gi detto a proposito di B u o n a r r o t i .
La polizia l p e r l credette che i n o m i e gl'indirizzi di cui il
malcapitato era in possesso fossero di Federati, e ne d e d u s se che costoro fossero collegati coi Sublimi Maestri Perfetti
di cui A n d r y a n e era emissario. Ma Salvotti, nelle cui grinfie
a n c h e l'Andryane capit, fece p r e s t o a r e n d e r s i conto che il
giovane n o n diceva nulla dei Federati p e r il semplice motivo che n o n aveva nulla da dire, n o n ne conosceva n e a n c h e i
n o m i , come n o n li conosceva n e p p u r e il suo m a n d a n t e Buon a r r o t i . Gl'indirizzi che costui gli aveva dato e r a n o quelli di
cospiratori di v e n t ' a n n i p r i m a , p e r la maggior p a r t e affiliati
a u n a setta di cui o r m a i n o n restava quasi p i traccia, l'Adelfia. E ci d i m o s t r a q u a n t o B u o n a r r o t i o r m a i fosse fuori
del g i u o c o . Q u e s t o n o n salv il p o v e r o A n d r y a n e dallo
Spielberg, ma smentisce l'accusa che alcuni storici gli h a n n o
fatto di aver a g g r a v a t o con le sue rivelazioni la sorte degli
altri i m p u t a t i . Sia p u r e p e r i g n o r a n z a , A n d r y a n e n o n fece
altri n o m i che quelli che gli avevano trovato addosso e che
con la Federazione avevano b e n poco a che fare, e solo p e r
casuale coincidenza si trov coinvolto in quel processo.
La sentenza fu d u r a . Dei sedici c o n d a n n a t i a m o r t e , nove
e r a n o c o n t u m a c i . Gli altri sette e r a n o : C o n f a l o n i e r i , And r y a n e , Borsieri, Castillia, Arese, Tonelli e q u e l Pallavicino
che con la sua inutile spavalderia aveva messo in m o t o l'ingranaggio. La moglie e il p a d r e di Federico si p r e c i p i t a r o n o
a Vienna p e r i m p e t r a r e grazia. C o n l'aiuto di B u b n a , Teres a o t t e n n e u n colloquio con l ' I m p e r a t r i c e c h e , c o m m o s s a
dal suo dolore, le p r o m i s e aiuto e glielo diede. In suo favore
a n c h e Maria Luigia scrisse da P a r m a al p a d r e , c h e tuttavia
319

p a r v e irremovibile. Teresa r i e n t r a Milano a briglia sciolta


col timore di n o n fare in t e m p o a r i v e d e r e il marito. M a n d
a Vienna u n a petizione con centinaia di firme. L'Imperatore aveva chiesto ai suoi fiduciari che effetto avevano fatto le
c o n d a n n e sulla pubblica o p i n i o n e . Il g o v e r n a t o r e Strassoldo gli aveva risposto che la costernazione era generale e tutti a t t e n d e v a n o la grazia. L ' I m p e r a t o r e la concesse.
II 21 gennaio del '24, m e n t r e a Brescia continuava il p r o cesso a carico degli altri imputati, m e t t e n d o in luce il coraggio di alcuni - il Moretti, il Mompiani, il Mazzoldi - e la fragilit m o r a l e di altri, i c o n d a n n a t i f u r o n o c o n d o t t i su un
palco e legati con le catene al m u r o del palazzo di Giustizia
p e r la lettura della sentenza. Il Confalonieri - scrive D'Ancona - scorse nella folla molti volti amici e occhi pieni di lacrime, e insieme sorrisi e ghigni. A n d r y a n e , che lo vedeva
p e r la p r i m a volta, scrisse pi t a r d i : Avevo b e n visto re e
g r a n d i della terra; ma la p o m p a che li circondava, ma i p r e stigi della gloria e del regale d i a d e m a n o n avevano mai p r o d o t t o in me u n ' i m p r e s s i o n e cos p r o f o n d a di s t u p o r e e di
a m m i r a z i o n e c o m e quel m a r t i r e della libert. Ed un fatto
che tutti gli altri c o n d a n n a t i , m e n o il Pallavicino, gli cedevano il passo e lo trattavano c o m e il loro capo.
P r i m a di essere avviato con loro oltre confine, gli p e r m i s e r o di r i a b b r a c c i a r e il p a d r e e la moglie. In viaggio e b b e
u n a delle sue crisi che l'obblig a u n a sosta di dieci giorni.
Poi, i n a s p e t t a t a m e n t e , si vide dirottato a Vienna. Fu ospitato in g r a n segreto nella direzione di Polizia, e q u i u n a sera
v e n n e a t r o v a r l o M e t t e r n i c h in p e r s o n a . Su q u e s t o colloquio, q u a n d o lo si riseppe, fu costruito tutto un r o m a n z o . Si
disse che il Cancelliere aveva chiesto al c o n d a n n a t o altri dettagli sui suoi r a p p o r t i con Carlo Alberto p e r c o m p l e t a r e un
dossier di accuse c o n t r o il Principe, scartarlo dalla successione al t r o n o e innalzarvi al suo posto Francesco di M o d e n a .
Fatti e d o c u m e n t i d i m o s t r a n o che il Cancelliere n o n carezz mai questo p r o g e t t o , e q u i n d i n o n c' motivo di dubit a r e d e l r e s o c o n t o ch'egli stesso d e t t e di quello s t r a n o in320

c o n t r o . In un salotto s p l e n d i d a m e n t e a d d o b b a t o e sorsegg i a n d o il t in squisite porcellane, il Cancelliere disse al patrizio l o m b a r d o che l ' I m p e r a t o r e e r a p r o n t o a riceverlo, se
aveva qualche confidenza da fargli, ma che in ogni caso egli
n o n e r a l p e r estorcergliene. Voleva soltanto c o n o s c e r e le
sue o p i n i o n i sui m o v i m e n t i liberali n o n nella sola Milano,
ma in t u t t ' E u r o p a e c o m e si p o t e v a n o conciliare con l'ordine costituito della Restaurazione. Q u e s t a assicurazione aveva recato un evidente sollievo al C o n t e che molto difficilm e n t e a v r e b b e accondisceso a rivelare colpe e r e s p o n s a b i lit altrui e che, d u r a n t e tutto il colloquio d u r a t o oltre d u e
ore, n o n p r o n u n c i parola in p r o p r i a difesa n chiese mitigazioni di p e n a . Alla fine il Cancelliere disse: Be', o r a d e b bo a n d a r e a un ballo. E Confalonieri a n d allo Spielberg.
Lo Spielberg e r a u n a vecchia e tetra fortezza appollaiata
in vetta a u n ' a l t u r a che d o m i n a B r n o . A p o p o l a r l a p e r primi e r a n o stati i c o n d a n n a t i del processo di Villa: Foresti, Soler, O r o b o n i , Fortini, M u n a r i , B a c c h i e g a . Poco d o p o v i
e r a n o g i u n t i Maroncelli e Pellico, cui d o b b i a m o la m i n u t a
d e s c r i z i o n e d i q u e l p l u m b e o c a r c e r e . L e celle e r a n o a n t r i
sotterranei, stillanti u m i d i t e senz'altro mobilio c h e un tavolaccio e u n a brocca d'acqua. Regola e dieta e r a n o cos d u re che, se i g u a r d i a n i avessero d o v u t o applicarle alla lettera,
n e s s u n p r i g i o n i e r o v i a v r e b b e s o p r a v v i s s u t o . Per f o r t u n a
e r a n o g e n t e del posto, b u o n i diavoli che in fondo simpatizzavano c o n le loro vittime e il p o c o che p o t e v a n o p e r alleviargli la p e n a e a r r o t o n d a r g l i il rancio, lo facevano. I detenuti li secondavano a r r a n g i a n d o s i , da b u o n i italiani, in mille m o d i . Alcuni si specializzarono in lavori di maglieria p e r
ripararsi alla meglio dal freddo. Maroncelli riusc a ricavare
m a t e r i a l e p e r scrivere i n g o m m a n d o c o n mollica d i p a n e
sciolta nell'acqua i fogli di carta igienica, fabbricando p e n n i ni con lische di pesce e inchiostro con residui di medicinali.
Dapprincipio i prigionieri v e n n e r o tenuti in stretto isolam e n t o , senza contatti fra l o r o . Ma p o i f u r o n o messi d u e a
d u e p e r m a n c a n z a d i spazio. C o n f a l o n i e r i e b b e u n t r a t t a 321

m e n t o speciale: gli furono concesse d u e celle, le migliori, e


il d i r i t t o di scegliersi il c o m p a g n o . Scelse A n d r y a n e forse
p e r c h aveva bisogno di a m m i r a z i o n e e q u e l g i o v a n e n o n
gliene lesinava. C o m e capita spesso fra reclusi, i r a p p o r t i
n o n e r a n o s e m p r e di affettuosa fratellanza e solidariet. L'odio di Pallavicino p e r Confalonieri n o n si e r a a t t e n u a t o . Foresti e r a detestato da tutti p e r il c o n t e g n o t e n u t o al processo
in cui si e r a offerto c o m e a g e n t e p r o v o c a t o r e . Moretti, che
invece si era c o n d o t t o con magnifico coraggio, o r a dava segni di squilibrio, in tutti vedeva traditori e delatori, e o g n i
p o c o p i o m b a v a i n c u p e crisi d i d i s p e r a z i o n e . Col m o n d o
esterno, nessuno aveva r a p p o r t i . Solo a Confalonieri la m o glie riusciva, grazie ai suoi soldi e alle sue a d e r e n z e , a far arr i v a r e q u a l c h e lettera. Le g i o r n a t e si s g r a n a v a n o v u o t e e
uguali: a riempirle c'era solo la disperata lotta p e r sopravvivere alla fame e al freddo. Ma n o n tutti ci riuscirono: d o p o
soli tre anni, O r o b o n i e Villa m o r i r o n o .
Alla fine del '27, si accese un raggio di speranza: Fortini,
Soler e Ducco e r a n o stati graziati, e tutti p e n s a r o n o c h e
u n o alla volta s a r e b b e v e n u t o a n c h e il l o r o t u r n o . Ma n o n
fu cos. Pellico e Maroncelli f u r o n o liberati solo d o p o nove
a n n i , q u a n d o o r m a i e r a n o ridotti a r o t t a m i . L'ultimo a lasciare lo Spielberg fu C o n f a l o n i e r i cui l ' I m p e r a t o r e n o n
p e r d o n a v a di aver guastato lo spirito della classe pi elevata. T e r e s a , c h e p e r lui aveva c o m p i u t o a u t e n t i c i e r o i s m i ,
era morta.

CAPITOLO TRENTUNESIMO

N E G L I STATI C E N T R A L I

Nel dire a Salvotti che la C a r b o n e r i a r o m a g n o l a cui era affiliato avrebbe preferito un g o v e r n o austriaco a quello p a p a lino, M a r o n c e l l i aveva u n p o ' e s a g e r a t o , m a n o n m e n t i t o .
Effettivamente c'era nelle Vendite r o m a g n o l e u n a c o r r e n t e
favorevole a questa tesi, e Salvotti lo sapeva, e lo sapeva anc h e Metternich. A tal p u n t o d'impopolarit era g i u n t o il regime pontificio.
Il c a r d i n a l e Consalvi aveva fatto del suo meglio p e r d a r gli un m i n i m o di efficienza, e Pio V I I aveva cercato di sec o n d a r l o . Ma e n t r a m b i avevano u r t a t o nella resistenza d e gli Zelanti che d o m i n a v a n o la C u r i a . Vecchio e m a l a n d a t o ,
il P a p a c h e aveva affrontato N a p o l e o n e n o n aveva pi abb a s t a n z a e n e r g i a p e r s o s t e n e r e Consalvi c h ' e r a s o s t e n u t o
solo da lui. E il risultato e r a un c o m a n d a r e assoluto, cieco
e variabile a capriccio di p a r r o c i e m o n s i g n o r i avidi e inc o m p e t e n t i che si c o m p o r t a v a n o come feudatari del pi
b u i o Medio Evo. Lo s c o n t e n t o e r a g e n e r a l e , ma le sue manifestazioni v a r i a v a n o da r e g i o n e a r e g i o n e . In quelle p i
d e p r e s s e , L a z i o e U m b r i a , la r e a z i o n e e r a il b a n d i t i s m o .
I n t e r e z o n e e r a n o sotto il controllo di b r i g a n t i che spingev a n o la l o r o a u d a c i a fino a p r e n d e r e c o m e o s t a g g i i n t e r i
collegi di seminaristi, c o m e fecero a T e r r a c i n a , p e r farsene
p a g a r e il riscatto c o n u n a grossa taglia. Agivano i n s o m m a
c o m e tupamaros a v a n t i l e t t e r a , e u n a volta s e q u e s t r a r o n o
p e r s i n o u n colonnello austriaco. N o n avevano p r o g r a m m i
politici. E r a solo la p r o t e s t a c o n t r o la fame e i s o p r u s i che
li s p i n g e v a al saccheggio. Nelle loro b a n d e militavano a n c h e d e i p r e t i c h e d o p o le razzie c e l e b r a v a n o Te Deum di
323

r i n g r a z i a m e n t o cui i p r e d o n i facevano coro biasciando


preghiere.
In R o m a g n a la rivolta aveva un c o n t e n u t o ideologico ed
era condotta dalle societ segrete, fra cui n a t u r a l m e n t e spiccava la C a r b o n e r i a , cui il r e g i m e o p p o n e v a altre societ seg r e t e d'ispirazione sanfedista. Dall'una p a r t e e dall'altra si
moriva di p u g n a l e , e n e s s u n o parlava, n e a n c h e i g e n d a r m i ,
p e r p a u r a delle rappresaglie. Per m e t t e r e fine a questo stillicidio d i c a d a v e r i , f u r o n o m a n d a t i d u e C a r d i n a l i - L e g a t i ,
c o m e si c h i a m a v a n o i g o v e r n a t o r i , Rusconi a R a v e n n a , e
Sanseverino a Forl, i quali n o n s e p p e r o far altro che retate
alla cieca. Alcuni prigionieri accusati di C a r b o n e r i a furono
c o n s e g n a t i a Salvotti, c h e cercava di r i c o s t r u i r e il mosaico
dei m o t i del '21 in t u t t a Italia. Risult c h e fra le c o n g i u r e
del L o m b a r d o - V e n e t o e quelle degli Stati pontifici, a l c u n e
connessioni c'erano, ma p o c h e . Il p i a n o d'azione nazionale
che M e t t e r n i c h p a v e n t a v a , n o n esisteva, o c o m u n q u e n o n
o p e r a v a . In ogni r e g i o n e le Vendite agivano p e r conto p r o p r i o , e spesso in c o n t r a d d i z i o n e fra l o r o . Accanto a quelle
che auspicavano il passaggio della R o m a g n a all'Austria, c'er a n o quelle che auspicavano la sua annessione al G r a n d u c a to di Toscana. C o n le consorelle n a p o l e t a n e e i loro moti costituzionali, collegamenti n o n ce n ' e r a n o stati o risultavano
molto aleatori.
In questa esplosiva situazione, volgeva al t e r m i n e il p o n tificato di Pio V I I , che c o m u n q u e un p o ' di prestigio personale t u t t o r a lo conservava E con lui, che m o r nel luglio del
' 2 3 , finiva a n c h e il p o t e r e di Consalvi, i m m e d i a t a m e n t e acc a n t o n a t o . Il Conclave rimase a l u n g o incerto ma alla fine si
risolse in favore del Della G e n g a c h e sal al Soglio c o m e
L e o n e X I I e, dice l'Anelli, rinnov i vituperi che il Consalvi aveva saviamente frenati, e pose Io Stato in m a n o del Caleffi, del Pacca, del Cavalchini e del Rivarola, prelati di vecchia infamia. Fu un diluvio di leggi e regolamenti, u n o pi
oltraggioso dell'altro: proibizione assoluta dell'insegnamento laico, obbligo del p r e c e t t o p a s q u a l e , divieto delle vesti
324

femminili attillate e dell'uso della lingua italiana nei tribunali, abolito il diritto di p r o p r i e t p e r gli ebrei che v e n n e r o
ricacciati nei g h e t t i , c o n s i d e r a t a r e a t o la vaccinazione che
aveva salvato t a n t a g e n t e dal vaiolo. In c o m p e n s o fu b a n d i to un Giubileo s t r a o r d i n a r i o p e r il 1825, che p o r t a R o m a
q u a t t r o c e n t o m i l a p e l l e g r i n i c o n g r a n sollievo d e l l ' e r a r i o
s e m p r e p i dissestato, ma a n c h e dei briganti che i m p o s e r o
robusti p e d a g g i nelle zone di loro c o m p e t e n z a .
A R a v e n n a , con poteri straordinari, v e n n e m a n d a t o il Rivarola con largo seguito di g e n d a r m i e predicatori. Il regime ch'egli istaur e r a di stato d'assedio: c h i u s u r a anticipata
delle t a v e r n e , p r o i b i z i o n e di qualsiasi giuoco di c a r t e o di
d a d i , divieto di circolazione d o p o il t r a m o n t o senza salvac o n d o t t o della polizia, i n c o r a g g i a m e n t o alle d e n u n z i e a n o n i m e . C o n q u e s t i m e t o d i fu istruito un colossale processo
c o n t r o oltre cinquecento indiziati, di cui, dice Farini, trenta nobili, centocinquantasei possidenti o commercianti, d u e
preti, s e t t a n t a q u a t t r o impiegati, t r e n t o t t o militari, sessantad u e fra medici, avvocati, ingegneri e u o m i n i di lettere, il resto artigiani. Questi ultimi r a p p r e s e n t a v a n o u n a significativa novit. Fin allora la c o s p i r a z i o n e politica e r a r i m a s t a
un'esclusiva della nobilt e della borghesia. Per la p r i m a volta faceva c a p o l i n o il p o p o l o . Ma s e c o n d o il c a r b o n a r o Laderchi, si trattava solo di u n a turba di accoltellatori assoldati dai caporioni p e r c h n o n a n d a s s e r o a ingrossare la fazione opposta.
II v e r d e t t o fu d u r o . Ci f u r o n o sette c o n d a n n e a m o r t e ,
a n c h e se d u e colpivano imputati contumaci e le altre cinque
- fra cui quella del L a d e r c h i - furono c o m m u t a t e nel carcere a vita; c i n q u a n t a q u a t t r o ai lavori forzati p e r p e r i o d i dai
v e n t ' a n n i in g i ; altri c i n q u a n t a alla p r i g i o n e in fortezza,
p e r p e t u a p e r sei; d u e c e n t o t r e n t a al domicilio coatto con obbligo di confessione e di esercizi spirituali. Sicuro di a v e r
d a t o p r o v a di clemenza, il C a r d i n a l e volle c o m p l e t a r l a con
u n ' o p e r a di distensione i m p o n e n d o d'autorit alcuni matrim o n i fra giovani e ragazze delle o p p o s t e fazioni e c o n t r i 325

b u e n d o p e r f i n o di tasca sua, cio di tasca dello Stato, alle


doti delle spose. Questi e r a n o i criteri con cui la Chiesa credeva di r i p o r t a r e il s u d d i t o sulla retta via: obbligandolo ad
a n d a r e in chiesa a n c h e se n o n credeva e d a n d o g l i perfino la
m o g l i e d i p r o p r i a scelta. I n u t i l e d i r e c h e q u e i m a t r i m o n i
forzosi, invece di u n i r e , divisero ancora di p i i cani - come i codini chiamavano i liberali - dai gatti - c o m e i liberali c h i a m a v a n o i codini - a g g i u n g e n d o ai contrasti ideologici quelli familiari.
Al t e m p o di Consalvi, G o e t h e aveva definito il g o v e r n o
p a p a l i n o con u n a frase d e l c a r d i n a l e Albani: A m e n o c h e
voi n o n m o n t i a t e su u n a sedia in piazza di S p a g n a p e r dire
che il Papa l'anticristo, p o t e t e fare e d i r e quel che volete;
Era il ritratto di un dispotismo stanco che spesso la migliore garanzia di liberalismo. Ma ora n o n era pi cos. C o n gli
Zelanti, il d i s p o t i s m o aveva p e r d u t o la stanchezza senz'acq u i s t a r e l'efficienza. Quel vestire di toga l'inquisitore e il
giudice di cocolla - scriveva Farini -, quel mescolare la religione alla politica, gli ecclesiastici coi birri, e quel collocare
il t r o n o sopra l'altare, r e n d e v a n o odioso il g o v e r n o e il partito clericale. Lo stesso M e t t e r n i c h si p r e o c c u p a v a del suo
autoritarismo mescolato d'insipienza.
Q u e s t o e r a i l r e g i m e p a p a l i n o : u n r e g i m e i n cui l a r e pressione r a p p r e s e n t a v a n o n l'emergenza, ma la regola.
Da P a r m a , e r a n o s e m p r e arrivate a V i e n n a notizie rassicur a n t i . Il paese e gli abitanti sono tranquillissimi, q u a n t o a
societ segrete, n o n ne abbiamo traccia, e oserei a g g i u n g e r e
che n o n ne a m m e t t o la possibilit n e a n c h e nel resto d'Italia,
d o v e c r e d o p e r l u n g a e s p e r i e n z a che n i u n a cosa possa r e star segreta p e r molto t e m p o : le genti sono soverchiamente
inclinate a d i s c o r r e r e , e i caff e i l u o g h i di r i t r o v o sono
pubblici p a r l a t o r i , dove t u t t o si dice e t u t t o si sa, scriveva
N e i p p e r g , d a n d o p r o v a della sua perspicacia.
A g o v e r n a r e e r a s e m p r e stato lui. Ma se p r i m a doveva
contentarsi di farlo sotto banco, o r a poteva farlo a n c h e uffi326

cialmente p e r c h d o p o la m o r t e di N a p o l e o n e - il Serenissimo C o n s o r t e dell'Augusta Sovrana l'aveva c h i a m a t o con


squisito tatto La Gazzetta di Parma nel d a r e notizia della sua
scomparsa a Sant'Elena nel m a g g i o del '21 - aveva sposato
Maria Luigia, che gi gli aveva dato u n a figlia ed e r a di n u o vo incinta. P u r s e g u i t a n d o a r e s t a r e n e l l ' o m b r a , N e i p p e r g
conduceva la barca con m a n o ferma d e n t r o il g u a n t o di velluto. Aveva p o r t a t o a t e r m i n e molte i m p o r t a n t i o p e r e p u b bliche, a l t r e ne aveva messe in c a n t i e r e , si d i m o s t r a v a un
oculato a m m i n i s t r a t o r e e n o n aveva sentito il bisogno di a p p e s a n t i r e i controlli polizieschi n e m m e n o d o p o i m o t i di
N a p o l i e di T o r i n o e la s c o p e r t a delle c o n g i u r e c a r b o n a r e
nel Lombardo-Veneto.
F u r o n o le d e n u n c e di Francesco IV di M o d e n a che l'obb l i g a r o n o a m i s u r e r e p r e s s i v e . Q u e s t i aveva s e g n a l a t o a
Vienna u n a rete di Sublimi Maestri Perfetti che dal suo Ducato si d i r a m a v a in quello di P a r m a , e ne dava a n c h e i n o minativi. V i e n n a t r a s m i s e l'elenco a N e i p p e r g , c h e ne fu
molto c o n t r a r i a t o . A q u a n t o p a r e , egli sapeva benissimo di
queste conventicole, ma n o n le p r e n d e v a sul serio consider a n d o l e un'accademia di dilettanti della politica destinata a
esaurirsi in chiacchiere. N o n p o t e n d o o p p o r s i agli o r d i n i di
M e t t e r n i c h che g l ' i n g i u n g e v a un energico i n t e r v e n t o , fece
d i s c r e t a m e n t e a v v e r t i r e i m a g g i o r i indiziati p e r c h p r e n d e s s e r o il largo, t a n t o che in seguito q u a l c u n o l'accus di
c e r c a r e i favori dei settari p e r rafforzare il suo Stato e ing r a n d i r l o : il che risulta assolutamente infondato. Ma sintomatico che gl'indiziati trascurassero l'avvertimento e si lasciassero t r a n q u i l l a m e n t e arrestare.
Al processo, che fu c o n d o t t o nel p i e n o rispetto di tutte le
formalit e garanzie legali, risult che effettivamente a Parma c'era stata u n a chiesa di Sublimi Maestri b u o n a r r o t i a n i ,
la quale aveva cercato di stabilire collegamenti con le Vendite
carbonare emiliane per un'azione armata in appoggio ai
Costituzionali di N a p o l i , c h e poi p e r si e r a risolta nella
stampa e nel lancio di alcuni manifesti in latino da distribui327

re alle t r u p p e austriache e u n g h e r e s i di passaggio nella zona p e r la spedizione c o n t r o il R e a m e .


Il Presidente del tribunale si rifiut di leggere la sentenza p e r c h gli p a r v e t r o p p o d u r a , e bisogn c h i a m a r e il min i s t r o della g u e r r a . C ' e r a n o d u e c o n d a n n e a m o r t e : u n a
c o n t r o l ' i s p i r a t o r e della tresca, Micali, e l'altra c o n t r o un
certo Martini che vi aveva partecipato n o n gi p e r sovvertire lo Stato, ma p e r i m p a d r o n i r s i della Duchessa di cui s'era
i n n a m o r a t o q u a n d o la serviva c o m e g u a r d i a d ' o n o r e . A lui
N e i p p e r g n o n voleva p e r d o n a r e , ma gli p e r d o n con femminile i n d u l g e n z a Maria Luigia c o m m u t a n d o sia a lui che a
Micali la p e n a capitale in quella del carcere a vita.
Pagato questo tributo al delirio repressivo che si e r a imp a d r o n i t o di Vienna, P a r m a t o r n al suo abituale r e g i m e di
relativa tolleranza. C o m e la descrive L a m a r t i n e , Maria Luigia era u n a bella figlia del T i r o l o , dagli occhi cilestri, dai
capelli biondi, dal volto che rifletteva la bianchezza delle n e vi e le rose delle sue vallate, d a l l ' a t t e g g i a m e n t o l a n g u i d o e
stanco di quelle tedesche che s e m b r a n o aver bisogno di a p poggiarsi sul c u o r e di un u o m o . Infatti q u a n d o N e i p p e r g
m o r , nel ' 2 9 , si affrett a sostituirlo con un altro p e r c h
senza u o m o n o n sapeva stare: e r a l'unica cosa c h e la interessasse. Il suo liberalismo veniva dalla disappetenza del potere che a sua volta veniva d a l l ' a p p a g a m e n t o dei suoi sensi
e s e n t i m e n t i di d o n n a . A P a r m a c' a n c o r a chi r i m p i a n g e
questa S o v r a n a affettuosa e m a t e r n a che ispirava ai rivoluzionari il proposito di rovesciarla dal t r o n o , ma solo p e r rovesciarla sul letto e che, invece che p e r s e g u i t a r e i suoi sudditi, avrebbe preferito allattarli.
molto p r o b a b i l e che Francesco IV avesse sfoggiato t a n t o
zelo nel d e n u n c i a r e a n c h e i c o s p i r a t o r i di P a r m a p e r fare
b u o n a i m p r e s s i o n e su C a r l o Felice, zio di sua m o g l i e e in
quel m o m e n t o suo ospite a M o d e n a . Abbiamo gi detto che
alla s p e r a n z a di a c c a p a r r a r s i il t r o n o s a b a u d o o a l m e n o la
S a r d e g n a n o n rinunciava, a n c h e se nel c o n t r a t t o di matri328

m o n i o e r a specificato c h e la figlia di Vittorio E m a n u e l e I


n o n aveva diritti da avanzare sugli Stati del p a d r e , che o r a
stavano a p p u n t o p e r toccare a Carlo Felice. Per c o n t r a p p o r re la p r o p r i a severit ai c e d i m e n t i di C a r l o A l b e r t o , si e r a
a d d i r i t t u r a scatenato c o n t r o le stte infernali che volevano sovvertire l'ordine costituito dell'assolutismo di cui si ergeva a inflessibile c a m p i o n e . E i suoi tribunali e r a n o gi all'opera.
Il c o r p o del r e a t o era, c o m e a P a r m a , un volantino in latino distribuito ai soldati u n g h e r e s i di passaggio nel Ducato
p e r la s p e d i z i o n e su N a p o l i , che li esortava a far causa com u n e con gl'insorti. E molto d u b b i o che i destinatari il latino lo capissero. Ma il tentativo di sovversione c'era, e q u i n d i
doveva esserci a n c h e il castigo. Il c a p o della polizia m o d e nese n o n era un Salvotti. Era soltanto un certo Besini, efficiente solo c o m e seviziatore. P r o c e d e t t e alla cieca c o n t r o
tutti i sospetti oppositori, e ce n ' e r a n o . I pi sospetti di tutti
e r a n o i r e d u c i del R e g n o Italico, ai cui q u a d r i d i r i g e n t i i
m o d e n e s i avevano d a t o un fortissimo contributo di u o m i n i :
Luosi, Venturi, Tassoni all'amministrazione; Zucchi, Fontanelli, M a n a r e s i all'esercito, p e r limitarci a p o c h i n o m i . E r a
logico che costoro si sentissero a disagio e g u a r d a s s e r o con
d i s p r e z z o il r e g i m e r e t r i v o di q u e l piccolo D u c a t o c h e la
p r e t e n d e v a a mosca cocchiera dell'assolutismo reazionario.
Di u n a loro cospirazione n o n c'era altra traccia che l'incauta
lettera di un giovane, Manzini. Ma bast a d e t e r m i n a r e l'arresto di tutti coloro c h e n o n fecero in t e m p o a fuggire, seguito d a brutali i n t e r r o g a t o r i .
Pochi giorni d o p o il Besini fu raccolto p e r strada in fin di
vita p e r un colpo di stiletto infertogli da un passante; e invece che un g i o r n o di lutto, fu p e r M o d e n a un g i o r n o di festa. Ma l'istruttoria del processo rimase in m a n o a u o m i n i ligi ai voleri del Duca, che n o n voleva giustizia, ma v e n d e t t a
c o n t r o questi nemici di Dio e della religione, fra cui c'era
anche un giovane e dotto p r e t e , Andreoli. Fu c o n d a n n a t o a
m o r t e , e il D u c a respinse la sua d o m a n d a di grazia il giorno
329

stesso in cui la c o n c e d e v a a un p a r r i c i d a p e r d i m o s t r a r e
ch'egli c o n s i d e r a v a l'anelito di libert un delitto p i g r a v e
di qualsiasi assassinio.
Nei suoi r a p p o r t i a V i e n n a , F r a n c e s c o si v a n t di aver
sradicato la mala pianta. Era vero p e r c h tutti coloro che
n o n erano finiti in galera avevano dovuto cercare scampo
nella fuga, e r a p p r e s e n t a v a n o q u a n t o c ' e r a di m e g l i o n e l
Ducato, che ne rimase i r r e p a r a b i l m e n t e impoverito. Anche
M e t t e r n i c h lo cap, e n o n ne fu p u n t o g r a t o a q u e l suo zelante vassallo.

CAPITOLO TRENTADUESIMO

DA F E R D I N A N D O A F R A N C E S C O

D o p o aver tradito a Lubiana l ' i m p e g n o p r e s o col suo govern o c h i a m a n d o gli austriaci, F e r d i n a n d o n o n m o s t r a v a ness u n a fretta di t o r n a r e a N a p o l i . Vi m a n d soltanto la lista
dei nuovi ministri, e A C o u r t , q u a n d o la vide, esclam costernato: Non ce n' u n o che abbia m e n o di s e t t a n t ' a n n i e
la capacit di g o v e r n a r e un villaggio! Medici ne e r a stato
d e p e n n a t o , e il suo a l l o n t a n a m e n t o aveva consentito al Re
di reinsediare nel ministero di polizia il Canosa, la cui furia
v e n d i c a t r i c e si a b b a t t a n z i t u t t o sui suoi stessi f u n z i o n a r i .
G r a n p a r t e di essi, rei di essere rimasti ai loro posti nell'intermezzo costituzionale, v e n n e r o e p u r a t i e sostituiti con cap i - c a m o r r a e picciuotti di sgarro illustratisi con delazioni
e violenze.
F u r o n o istituite giunte di scrutinio, n u o v a edizione di
quelle d'inconfidenza p e r la caccia al costituzionale, sin o n i m o di giacobino, e i castighi fioccarono. A m o r t e fur o n o c o n d a n n a t i i generali Pepe e Rossaroll, p e r fortuna gi
fuggiti. Altri sei generali - Colletta, Pedrinelli, Colonna, Costa, Arcovito, Russo - finirono in carcere a far c o m p a g n i a ai
d e p u t a t i p i in vista, Poerio, Borrelli, Gabriele Pepe. C o n tro i m i n o r i e s p o n e n t i , Canosa escogit punizioni p i raffin a t e intese s o p r a t t u t t o a discreditarli. Li faceva sfilare p e r
via T o l e d o a b o r d o di asini e vestiti da pagliacci sotto gli
sberleffi e gli sputi della plebaglia.
Gli stessi austriaci si mettevano le m a n i nei capelli, e avev a n o r a g i o n e p e r c h q u e i t r a t t a m e n t i n o n facevano c h e
spingere alla disperazione e alla rivolta. Piuttosto che rassegnarvisi, parecchi ufficiali fino al g r a d o di colonnello prefe331

r i r o n o buttarsi alla macchia e darsi al b r i g a n t a g g i o , che infatti ebbe i m m e d i a t a m e n t e un notevole rilancio. Fra i protagonisti della guerriglia ci fu quel t e n e n t e Morelli, che a N o la aveva d a t o avvo alla rivolta costituzionale e che o r a cercava di r i a n i m a r n e il fuoco. D o p o la d i s t r u z i o n e della sua
b a n d a , riusc a r a g g i u n g e r e l'Adriatico e a imbarcarsi p e r la
Grecia. Ma u n a tempesta lo sospinse invece sulle coste albanesi. Gli austriaci che lo c a t t u r a r o n o , e ai quali aveva detto
di essere un suddito p a p a l i n o , lo s p e d i r o n o a Ancona dove,
riconosciuto, fu c o n s e g n a t o ai borbonici. Fugg a n c o r a , arriv in Puglia, fu di n u o v o r i c o n o s c i u t o e a r r e s t a t o , e fin
sulla forca. Ma i n t a n t o altri ufficiali, il colonnello Vallante, il
m a g g i o r e Poerio, i c a p i t a n i C o r r a d o e Venite, assaltavano
paesi, tentavano agguati e vi cadevano. Un grosso contributo a q u e s t a guerriglia, lo dava il clero. In u n a sola diocesi,
centoventiquattro preti risultarono iscritti alla Carboneria.
Finalmente il 15 maggio (del '21), il Re si decise a tornare, e i n a p o l e t a n i lo accolsero con b a n d e e l u m i n a r i e , c o m e
se fosse r e d u c e da chiss quale gloriosa impresa. Canosa gli
fece subito un dettagliato resoconto delle p u r g h e che aveva
inflitto, ma a n c h e delle difficolt che i n c o n t r a v a presso gli
austriaci, i quali p r e t e n d e v a n o fermargli la m a n o e reclamav a n o u n ' a m n i s t i a . I l Re, d o p o averli c h i a m a t i , t r o v c h e
questi tedeschi si vogliono i n t r o m e t t e r e e p r e n d e r e inger e n z a in tutto, e n o n esit a mettersi in u r t o col loro ambasciatore q u a n d o questi gli d i m o s t r , d o c u m e n t i alla m a n o ,
che Canosa appaltava g r a n p a r t e delle sue v e n d e t t e n o n alla polizia e ai tribunali, ma a quell'associazione a d e l i n q u e r e
c h ' e r a n o i Calderari, da lui apposta rianimata.
Gli austriaci p e r avevano il coltello dalla p a r t e del manico. Per avere l'aiuto del loro esercito, F e r d i n a n d o a Lubiana
si e r a i m p e g n a t o a m a n t e n e r l o . Ed esso costava caro p e r c h
e r a n o circa c i n q u a n t a m i l a u o m i n i . Per far fronte a quella
spesa, aveva d o v u t o c o n t r a t t a r e un prestito con Rothschildt,
c h ' e r a v e n u t o a n c h e lui a N a p o l i i n s i e m e al g e n e r a l e Frim o n t . O r a quel prestito bisognava rinnovarlo p e r c h lo Sta332

to n o n era assolutamente in grado di rimborsarlo. Rothschildt vi si m o s t r disposto, ma a u n a condizione: che fosse


r i c h i a m a t o Medici, unico m i n i s t r o c h e forniva g a r a n z i a di
un riassestamento del bilancio. E Medici significava l'estromissione di C a n o s a . Il Re rifiut, e seguit a farlo finch
pot, ma n o n lo p o t a l u n g o p e r c h aveva l'acqua alla gola.
Alla fine d o v e t t e a r r e n d e r s i e licenziare il suo zelante poliziotto, che p e r la seconda volta a b b a n d o n il R e a m e , unico
esule per a m o r di t i r a n n i d e in quell'Italia di esuli p e r a m o r
di libert.
C o n la consueta accortezza, ma in u n a situazione gravem e n t e d e t e r i o r a t a , Medici cercava di t a m p o n a r e le falle di
quella sconquassata barca. Coi costi dell'occupazione, il debito pubblico saliva vertiginosamente, e l'epurazione aveva
b u t t a t o sul lastrico t o r m e di funzionari e ufficiali. Questi ultimi e r a n o stati r a d i a t i a n c h e p e r c h il Re aveva deciso di
sciogliere g r a n p a r t e dell'esercito di cui pi n o n si fidava,
p e r sostituirlo con t r u p p e m e r c e n a r i e straniere, soprattutto
svizzere. Al C o n g r e s s o di Verona egli o t t e n n e che l'Austria
richiamasse p a r t e di quelle sue. Ma il grosso dovette contin u a r e a tenerlo e a m a n t e n e r l o fino al '26.
F e r d i n a n d o n o n fece in t e m p o a v e d e r n e lo s g o m b e r o
p e r c h m o r l ' a n n o p r i m a . Fino all'antivigilia e r a a n d a t o a
caccia, c o m e s e m p r e , con g r a n d i s p e r a z i o n e di sua moglie
c h e p o i e r a c o s t r e t t a a m a n g i a r la selvaggina, catastrofica
p e r il suo fegato. Il 3 g e n n a i o dovette restarsene a casa p e r
un forte raffreddore, e il medico, n o t a n d o che aveva il volto
congestionato e la parola inceppata, gli p r o p o s e un salasso,
ma il Re rifiut. La mattina d o p o lo t r o v a r o n o cadavere, fulm i n a t o da un colpo apoplettico, c o m e Maria Carolina. Aveva settantasei a n n i e ne aveva regnati sessantacinque.
Tutte le testimonianze, anche quelle a lui pi ostili, conc o r d a n o nel dire che il cordoglio fu g r a n d e da p a r t e del p o polo, che p e r tre giorni affoll il palazzo p e r r e n d e r e l'estremo o m a g g i o al Re lazzarone. Era c e r t a m e n t e un g r a n b u o n
uomo scrisse L a d y Blessington. Q u e s t o b u o n u o m o aveva
333

sulla coscienza la vita di migliaia d'infelici, morti sulla forca


e nelle galere solo p e r aver voluto un p o ' di libert. Era stato s p e r g i u r o . N o n aveva c o n o s c i u t o c h e disfatte e f u g h e
ignominiose di fronte al nemico. Politicamente, era rimasto
fermo alla concezione settecentesca del pi retrivo assolutis m o . N o n aveva fatto che i p r o p r i interessi, e pi a n c o r a i
p r o p r i comodi, della regalit p r e n d e n d o s i soltanto i piaceri.
N o n aveva s a p u t o i n c r e m e n t a r e che l'ignoranza, di cui era
egli stesso un c a m p i o n e . E p p u r e , il cordoglio p o p o l a r e p e r
la sua m o r t e n o n ci stupisce, p e r c h un d o n o lo aveva avuto: la genuinit. Q u e s t o Re fellone e f a n n u l l o n e n o n aveva
m a i c e r c a t o d i a p p a r i r e d i v e r s o d a q u e l c h e era: u n o scugnizzo dei bassi, p r e p o t e n t e , r i d a n c i a n o e sboccato, nato
p e r caso con u n a c o r o n a in testa, e che aveva s e m p r e concepito l a sua p a r t e c o m e quella d i u n b u o n c a p o - c a m o r r a .
N o n aveva i n t e r p r e t a t o che i caratteri d e t e r i o r i del p o p o l o
n a p o l e t a n o , ma a n c h e i pi appariscenti e riconoscibili.
Il successore Francesco e r a forse un p o ' meglio di lui, ma
pi opaco. Ridusse di p a r e c c h i o le p e n e inflitte ai c o n d a n nati politici, ed ebbe il b u o n senso di s e c o n d a r e l'opera distensiva di Medici. Ma in tutto il resto fu figlio di suo p a d r e .
C o m e lui e r a neghittoso, sordo a ogni richiamo di libert, e
grossolano. U n o dei suoi divertimenti preferiti era di sgocciolare la cera delle candele sul naso del suo c a m e r i e r e che,
p r e s t a n d o s i a questi scherzi, riusc ad a c q u i s t a r e su di lui
u n ' i n f l u e n z a decisiva e la us p e r distribuire cariche e impieghi. Bacchettone e d o m i n a t o da u n a moglie spagnola pi
bacchettona di lui, diede ai preti il m o n o p o l i o della scuola e
b a n d u n a crociata senza q u a r t i e r e c o n t r o ogni forma di cult u r a laica: proib p e r s i n o le o p e r e del Beccaria, le tragedie
dell'Alfieri e le poesie del Foscolo.
O r a che con la p a r t e n z a delle t r u p p e austriache Medici
poteva ricucire alla meglio le dissestate finanze, il p r o b l e m a
p i grosso restava quello del b a n d i t i s m o . G a s p a r o n e i n
A b r u z z o aveva un v e r o e p r o p r i o esercito. Ma p i che dal
n u m e r o dei seguaci, la forza dei b r i g a n t i veniva dalla loro
334

aureola di c a m p i o n i della giustizia e di vindici del sopruso.


S'intitolavano amici dei poveri - dice Nisco -, d i g i u n a v a n o
il mercoled, p o r t a v a n o al collo lo scapolare della M a d o n n a ,
p r o n u n z i a v a n o o r r e n d e bestemmie, ma la sera recitavano il
rosario. Secondata dal basso clero che faceva da tramite, la
C a r b o n e r i a cercava di s t r u m e n t a l i z z a r l i , e in molti casi ci
riusc, a n c h e a costo di p o c o o n o r e v o l i c o m p r o m e s s i . Per
n o n screditare il p r o p r i o n o m e , essa assunse vari p s e u d o n i mi, i Pellegrini bianchi, i Sette dormienti, la Giovent ravveduta, i
Veri patrioti. Era u n o stillicidio di azioni g u e r r i g l i e r e in cui
era difficile distinguere il m o v e n t e politico da quello del saccheggio.
Nel '28 queste sparpagliate iniziative si fusero in u n a vera e p r o p r i a congiura che ebbe il suo epicentro nel Cilento,
la zona collinosa che si stende fra il golfo di Salerno e quello
di Policastro, e il suo a n i m a t o r e nel canonico De Luca, ch'era forse l'ultimo r a p p r e s e n t a n t e di quella vecchia societ Filadelfia di cui da un pezzo n o n si sentiva pi p a r l a r e . Ma i
q u a d r i glieli p r e s t la C a r b o n e r i a , che raccolse circa settec e n t o u o m i n i , fra cui a n c h e vari ufficiali. Il m o t o d o v e v a
c o i n c i d e r e con l'attacco dell'esercito francese a quello austriaco in Italia, di cui n o n si sa c o m e si era sparso l ' a n n u n zio. Si diceva anche c h ' e r a n o in arrivo, p e r a p p o g g i a r e i ribelli, diecimila russi. E il c r e d i t o che r i s c u o t e v a n o q u e s t e
p a n z a n e dimostra q u a n t o poco informati e i m m a t u r i fossero i dirigenti.
C o m e al solito, in mezzo ai congiurati c'era la spia, il p r e te Moccia, che rifer alla polizia t u t t o il p i a n o . Alla vigilia
d e l l ' i n s u r r e z i o n e , i capi v e n n e r o a r r e s t a t i alla chetichella,
m e n o De Luca c h ' e r a riuscito a sfuggire alla cattura, e che
coi pochi rimasti decise u g u a l m e n t e di agire con la collaborazione di alcuni briganti che l'avevano offerta. Riuscirono
a i m p a d r o n i r s i del forte di Palinuro in cui speravano di trovare armi e munizioni. Invece n o n ci t r o v a r o n o quasi nulla.
C o n t r o di loro, ridotti a centotrenta, marciava un intero
c o r p o d'armata, c o m a n d a t o da Del C a r r e t t o , un ex-costitu335

zionale che si e r a g u a d a g n a t o la c o n f e r m a nel g r a d o abiur a n d o e o r a smaniava di riabilitarsi c o m p l e t a m e n t e con u n a


p r o v a di zelo. N o n r i u s c e n d o ad a n n i e n t a r e gl'insorti che si
e r a n o dileguati nei boschi, il generale rase al suolo il villaggio di Bosco p e r c h aveva solidarizzato con loro e ne d e p o r t gli a b i t a n t i p e r c h n o n lo r i c o s t r u i s s e r o . Di q u e s t a
prodezza fu r i c o m p e n s a t o col titolo di marchese.
Ad u n o ad u n o , i congiurati finirono nelle reti della polizia. I p r i m i a c a d e r e sotto il p l o t o n e di e s e c u z i o n e f u r o n o
De Luca, un suo nipote a n c h e lui p a r r o c o , e otto loro compagni, le cui teste mozze furono infisse su pilastri ad a m m o n i m e n t o della p o p o l a z i o n e . U n altro g r u p p o ricevette l o
stesso t r a t t a m e n t o a Salerno, un altro a Napoli. Gli unici che
riuscirono a cavarsela furono i briganti che, molto pi allenati alla caccia all'uomo, t r o v a r o n o il m o d o di scivolare tra
le maglie dei g e n d a r m i e di r a g g i u n g e r e gli Stati pontifici,
la Toscana e infine la Corsica. Ma n o n t r o v a n d o pace n e a n che qui p e r c h la polizia francese voleva arrestarli e riconsegnarli a quella b o r b o n i c a , r i t o r n a r o n o a v v e n t u r o s a m e n t e
nel Cilento, dove c a d d e r o c o m b a t t e n d o o fucilati. U n o solo,
che n o n era un b a n d i t o , ma un vero rivoluzionario, il Gailotti, rimase in Corsica, lasciandosi c a t t u r a r e ed e s t r a d a r e a
N a p o l i . Ma il d e p u t a t o liberale C o n s t a n t d e n u n z i il fatto
nel p a r l a m e n t o di Parigi facendone un caso clamoroso, che
costrinse il g o v e r n o a i n t e r v e n i r e su quello di N a p o l i p e r ch il prigioniero avesse salva la vita. E cos fu. Anzi, p e r levarselo di t o r n o , gli d e t t e r o un foglio di via.
Liquidata anche quella rivolta, nient'altro si vide che fiera e bassa t i r a n n i d e , s e m p r e o p e r o s o il g o v e r n o p e r uccisioni e castighi, s e m p r e immobile il p o p o l o nella p a u r a . Cos
scriveva il Colletta c h e , d o p o alcuni mesi di p r i g i o n e , e r a
stato scarcerato insieme agli altri e s p o n e n t i del r e g i m e costituzionale - il Borrelli, il Poerio ecc. -, ma a n c h e lui aveva
avuto come gli altri il foglio di via, e d o p o molto girovagare
aveva t r o v a t o stabile rifugio a F i r e n z e , la Mecca di tutti i
perseguitati.

CAPITOLO TRENTATREESIMO

IL PAESE DI B E N G O D I

Dall'ondata di repressioni un solo Stato rimase i m m u n e p e r


il semplice m o t i v o che lo e r a stato a n c h e dalle c o n g i u r e e
dai conati insurrezionali: la Toscana.
A b b i a m o lasciato il g r a n d u c a F e r d i n a n d o alle p r e s e coi
p r o b l e m i della successione dinastica, gli unici di cui aveva
qualche ragione di essere p r e o c c u p a t o . Gli era a n d a t a male.
Risposatosi c o n t r o voglia a c i n q u a n t a d u e a n n i con la sorella
di sua n u o r a , n o n aveva a v u t o l ' e r e d e che suo figlio aveva
cercato i n v a n o di dargli con la collaborazione della p r i m a
moglie, e n o n fece in t e m p o a v e d e r e quello che gli avrebbe
dato con la seconda. Q u a n d o m o r , nel '24, ucciso dalla malaria che aveva cercato di debellare con la bonifica della Mar e m m a , i fiorentini p i a n s e r o s i n c e r a m e n t e il dolce sovrano, titolo che si era p i e n a m e n t e meritato.
Il T o m m a s e o , g r a n linguaccia, scrisse c h ' e r a stato un uomo corto, che nel suo gabinetto di studio trovava agio a contare le stelle del soppalco. probabile. Ma di tutti i Sovrani
della Restaurazione era stato di g r a n l u n g a il migliore, il pi
liberale e u m a n o , il pi alieno da v e n d e t t e e r a n c o r i . N o n
aveva rivelato g r a n d i qualit di u o m o di Stato, ma aveva sap u t o scegliere un collaboratore che ne aveva: il Fossombroni. G i u s e p p e Montanelli r i m p r o v e r a v a a questo Ministro un
certo spirito conservatore d o v u t o , secondo lui, a un fondam e n t a l e scetticismo n e i c o n f r o n t i delle g r a n d i i d e e e dei
g r a n d i p r o g r a m m i . C' del vero. Spirito p r a g m a t i c o di form a z i o n e illuminista, F o s s o m b r o n i diffidava d e i vasti p i a n i
di r i f o r m a , ma fu un eccellente a m m i n i s t r a t o r e . In quello
stesso a n n o 1824, n o n o s t a n t e i capitali che la M a r e m m a se337

guitava ad assorbire, il bilancio segnava un avanzo netto di


t r e n t a milioni - cifra r a g g u a r d e v o l e , p e r q u e i t e m p i - e il
c e n s i m e n t o d i e d e , p e r tutto il G r a n d u c a t o , u n a popolazione di un milione e 250 mila abitanti con un i n c r e m e n t o di
oltre il 7 p e r cento negli ultimi dieci anni. Ma oltre a queste
statistiche che d o c u m e n t a v a n o il b e n e s s e r e m a t e r i a l e , ce
n ' e r a u n ' a l t r a c h e d o c u m e n t a v a quello m o r a l e : quella d e i
processi politici. N o n ce n ' e r a n o stati quasi p u n t i . Quelli fiorentini e r a n o gli unici tribunali disoccupati d'Italia, e le galere n o n ospitavano che c o m u n i malfattori.
L'unica citt che dava qualche grattacapo alla polizia era
Livorno, n o n o s t a n t e il suo boom economico, o forse p r o p r i o
p e r questo. Livorno e r a passata quasi d ' u n balzo da q u a r a n ta a settantamila abitanti, grazie al ripristinato r e g i m e liberistico che aveva rilanciato il p o r t o facendovi fiorire banchi
n o n soltanto toscani e italiani, ma francesi, inglesi, greci,
ebrei. Era p r o p r i o questo a m b i e n t e cosmopolita che faceva
di Livorno u n a citt vivacissima a n c h e c u l t u r a l m e n t e , sebb e n e di questo p a r e r e n o n fosse il suo figlio pi illustre, Dom e n i c o G u e r r a z z i , c h e scagliava invettive r o v e n t i c o n t r o i
suoi compatrioti, gente alla quale mai brillata u n a luce di
bellezza e di s a p e r e , che ha avvoltolato il c o r p o e lo spirito
nei t u r p i piaceri del senso, nella lussuria, nell'avarizia, nel
sangue. Ma p r o p r i o in queste intemperanze polemiche
G u e r r a z z i si mostrava a n c h e lui b u o n livornese e legittimo
i n t e r p r e t e di u n a citt t u r b o l e n t a che la violenza l'ha n e l
s a n g u e , commista alla generosit. Essa n o n avr avuto luce
di sapere, ma i n t a n t o dava alimento a b e n nove tipografie
che, in un Paese di analfabeti c o m e l'Italia, d o v e v a n o r a p p r e s e n t a r e un p r i m a t o nazionale o poco m e n o , e tra poco,
p e r iniziativa dello stesso G u e r r a z z i , a v r e b b e d a t o avvi a
u n o dei pi i m p o r t a n t i e battaglieri giornali della penisola,
^Indicatore livornese.
N a t u r a l m e n t e Guerrazzi condivideva l'opinione di Tommaseo che in Toscana si sbadigliava. Ma n o n la condivideva M e t t e r n i c h c h e nella Toscana vedeva, al c o n t r a r i o , u n a
338

pericolosa centrale d'idee rivoluzionarie, n o n si stancava di


far pressioni sul g o v e r n o p e r c h inasprisse i controlli della
censura e della polizia, e q u a n d o F e r d i n a n d o m o r fece, attraverso il suo ambasciatore a Firenze, un tentativo p e r leg a r e p i s t r e t t a m e n t e il successore L e o p o l d o al c a r r o di
Vienna. Ma Fossombroni cap al volo la m a n o v r a e la blocc,
m a n d a n d o il n u o v o Sovrano a p i a n g e r e il p a d r e in campag n a e d i c e n d o all'ambasciatore che l'orfano era t r o p p o turbato p e r poterlo ricevere.
L e o p o l d o , dal canto suo, era f e r m a m e n t e deciso a difend e r e la p r o p r i a a u t o n o m i a . I fiorentini, che da ragazzo lo
avevano chiamato Canapino e che pi tardi lo a v r e b b e r o
c h i a m a t o Canapone s e m p r e p e r il colore dei capelli, o r a
gli avevano a p p i o p p a t o il s o p r a n n o m e di Broncio p e r via
della sua aria malinconica e scontrosa, sottolineata dal labb r o inferiore p n d u l o sul m e n t o . N e a n c h e lui, come suo pad r e , aveva g r a n stoffa di u o m o di Stato. Preferiva starsene
ad a r m e g g i a r e nel suo l a b o r a t o r i o di artigiano, dove si divertiva a c o s t r u i r e o g n i sorta di a g g e g g i . Ma, a n c h e se lasciava fare ai suoi Ministri, ai p r o p r i compiti di supervisione
n o n r i n u n c i a v a e voleva esercitarli in p i e n a i n d i p e n d e n z a .
Dell'etichetta si c u r a v a p o c o , e le c e r i m o n i e l ' a n n o i a v a n o .
Alle p o c h e cui era d'obbligo la sua partecipazione, n o n nascondeva il suo impaccio, specie con le signore, cui rivolgeva s e m p r e la stessa d o m a n d a : q u a n t i figli a v e v a n o , e gli
s e m b r a v a n o s e m p r e t r o p p o pochi. U n a sera, dice Bargellini, lo chiese d u e volte alla stessa d a m a p e r c h , m i o p e com'era, n o n l'aveva riconosciuta. Gli stessi di p r i m a - rispose
costei -: n o n ho avuto il t e m p o di farne altri!
Forse questa ossessione dei figli gli derivava dal fatto di
n o n a v e r n e . Le tre b a m b i n e che gli aveva dato la p r i m a moglie gli e r a n o m o r t e u n a d o p o l'altra. E p e r la p o v e r a G r a n duchessa era stato un tale s t r u g g i m e n t o che ne m o r anche
lei, di etisia. L e o p o l d o la pianse d i s p e r a t a m e n t e , ma il dovere dinastico lo costrinse a r i m p i a z z a r l a . La p r e s c e l t a fu
u n ' e n n e s i m a B o r b o n e di Napoli della inesauribile nidiata di
339

F e r d i n a n d o e Maria Carolina. Maria Antonia colp i fiorentini p e r la sua bellezza e p e r la sua i g n o r a n z a , u g u a l m e n t e


s p r o p o s i t a t e ; ma s e p p e a n c h e conquistarli con la sua vivacit e naturalezza. E i suoi compiti li assolse d a n d o al marito
il sospirato e r e d e che si c h i a m , c o m e il n o n n o , F e r d i n a n d o , ma che era destinato a n o n e r e d i t a r e nulla p e r c h il trono lo perse p r i m a ancora di salirvi.
F e r d i n a n d o Martini c h i a m il G r a n d u c a t o di L e o p o l d o il
p a e s e di Bengodi, e il letterato G i o r d a n i , che vi si accas,
datava le sue lettere Dal p a r a d i s o terrestre, sebbene p r o venisse d a l D u c a t o d i P a r m a , c h e n o n e r a p o i l ' i n f e r n o .
N e a n c h e a Firenze, si capisce, la libert trionfava. Ma la tolleranza, s. La citt e r a d i v e n t a t a la Mecca dei p e r s e g u i t a t i
politici della penisola che vi trovavano n o n soltanto rifugio,
m a a n c h e occasioni d i lavoro. Bastava n o n g r i d a r t r o p p o
forte, ma con un p o ' di p r u d e n z a si poteva dir tutto; tutto
quello, b e n inteso, che n o n si poteva in n e s s u n ' a l t r a p a r t e
d'Italia.
Il c e n t r o di raccolta degl'intellettuali sbanditi e sbandati
e r a il Gabinetto scientifico-letterario, f o n d a t o da G i a m p i e t r o
Vieusseux, il vero e r e d e del Caff di Verri e Beccaria. Vieusseux era un ligure di origine svizzera che, d o p o l u n g h i soggiorni all'estero, nel '19 si e r a trasferito a Firenze, dove trovava l'aria pi congeniale ai suoi p o l m o n i . Forse n o n possedeva un g r a n d e talento, ma aveva il d o n o di capire i talenti
a l t r u i e le doti di a u t o r i t e di equilibrio necessarie a dirigerli e a orchestrarli. Rilev la vecchia Antologia che fin allora e r a stata soltanto u n a rassegna di scritti gi c o m p a r s i in
altri giornali e ne fece la palestra delle intelligenze italiane.
Sarebbe t e m p o - scrisse - che gli a u t o r i si p e r s u a d e s s e r o
essere i giornali fatti p e r il pubblico e n o n p e r loro. Semb r e r e b b e u n a banalit, ed era invece un'autentica rivoluzione p e r u n a pubblicistica c o m e quella italiana, tutta fatta p e r
loro e n o n gi p e r il pubblico. Sar nostra c u r a - scrisse
a n c h e - che le voci umanit, amor di patria, gloria n o n siano
340

negli scritti dell'Antologia pubblicati, vuoti n o m i e r e t o r i c h e


superfluit. E a n c h e q u e s t a e r a u n ' a u t e n t i c a r i v o l u z i o n e
p e r u n a pubblicistica c o m e quella italiana, marcia di enfasi e
d i t r o m b o n e s c a s o l e n n i t . N a t u r a l m e n t e n e a n c h e Vieusseux riusc a guarirla di questi o r r e n d i difetti, che t u t t o r a le
avvelenano il sangue. Ma fu il p r i m o a dichiarargli g u e r r a e
a fargliela, t e n e n d o sotto costante controllo i suoi collaboratori.
Riusc a r i u n i r e q u a n t o in Italia c'era di meglio: da Leop a r d i a C a p p o n i , da Salvagnoli a Romagnosi, da Guerrazzi
a M o n t a n e l l i , da Niccolini a Mazzini, da L a m b r u s c h i n i a
Mayer a G i o r d a n i a Rosellini, e q u a l c u n o a d d i r i t t u r a ne invent c o m e Pietro Colletta che fin allora aveva fatto soltanto
l ' i n g e g n e r e e il g e n e r a l e e c h e , g i u n t o esule da N a p o l i ,
nell'Antologia si rivel c o m e storico di vaglia. Vieusseux era
u n p a r s i m o n i o s o a m m i n i s t r a t o r e ; m a q u a n d o scopriva u n
cervello, n o n esitava ad assoldarlo. C h i a m a far p a r t e della
r e d a z i o n e un giovane d a l m a t a allora quasi del tutto sconosciuto, T o m m a s e o , dandogli un mensile di centoventi lire, e
dodici scudi a s s e g n a un altro transfuga n a p o l e t a n o , Gabriele Pepe.
^Antologia, il cui credito cresceva di giorno in giorno, e r a
p e r Metternich un p r u n e negli occhi. Ma Vieusseux riusc a
tirarla avanti grazie al suo senso della misura. N o n e r a p e r
m a n c a n z a di coraggio e p e r considerazioni di c o n t i n g e n t e
o p p o r t u n i t , c o m e q u a l c u n o h a d e t t o , ch'egli smussava l e
p u n t e eccessivamente polemiche di certi suoi collaboratori;
ma p e r c h , u o m o di formazione illuminista, alla rivoluzione
n o n ci credeva. C o m e ha scritto il suo biografo P r u n a s , non
pensava eccitare il p o p o l o alle armi p e r u n ' i d e a che n o n capiva e alla quale n o n era p e r anco n m a t u r o n p r e p a r a t o ;
ma senza bisogno di mascherarsi o di mettersi al sicuro da'
pericoli delle polizie, voleva di g i o r n o in g i o r n o r e n d e r l o
p i s e m p r e cosciente d e ' suoi interessi e d e ' suoi d o v e r i ,
p e r c h meglio intendesse i suoi diritti. A differenza di molti suoi colleghi che dell'Italia avevano u n ' i d e a astratta e r e 341

torica e la v e d e v a n o com'essi a v r e b b e r o v o l u t o c h e fosse,


Vieusseux la vedeva senz'illusioni c o m ' e r a : un Paese di poveri analfabeti insensibili a q u a l u n q u e sollecitazione ideologica finch n o n avessero a v u t o gli s t r u m e n t i p e r capirla e
reagirvi, cio un m i n i m o di cultura; su cui galleggiava u n a
piccola lite d'intellettuali, in g r a n p a r t e chiusi nei loro accad e m i s m i e incapaci di p a r l a r e alle masse. Glielo confermavano le m o d e s t e d i m e n s i o n i del suo stesso successo. HAntologia era, e p e r molti a n n i doveva r i m a n e r e , la rivista di g r a n
l u n g a p i influente e autorevole d'Italia. E p p u r e , la sua circolazione n o n s u p e r mai le settecentocinquanta copie p e r
l'intera penisola. Nel Lombardo-Veneto n o n se ne vendevano pi di c i n q u a n t a , sessanta in P i e m o n t e , venti nelle D u e
Sicilie. Sebbene Vieusseux facesse un giornale p e r il pubblico, q u e s t o p u b b l i c o r i m a n e v a p o c h e c e n t i n a i a d i p e r s o n e
p e r c h tutti gli altri n o n s a p e v a n o leggere. Tutto il segreto
del Risorgimento, cio della sua incapacit di tradursi in rivoluzione p o p o l a r e , in queste cifre, pi istruttive di qualsiasi esegesi sociologica.
Nel '26 c o m p a r v e sull'Antologia u n o scritto di P e p e c h e
s e m b r a v a u n o dei tanti elogi d i D a n t e , m a che nel finale
c o n t e n e v a , senza n o m i n a r l o , u n ' a l l u s i o n e a L a m a r t i n e , il
quale in d u e versi famosi aveva detto che in Italia n o n c'eran o u o m i n i , m a soltanto polvere u m a n a . L a c e n s u r a n o n
aveva capito, ma cap benissimo L a m a r t i n e , giunto da poco
a F i r e n z e c o m e s e g r e t a r i o dell'Ambasciata francese. A n d
da P e p e e lo sfid a d u e l l o . La polizia, che coi diplomatici
stranieri n o n voleva storie, convoc Pepe p e r l'indomani alle undici. Pepe lo comunic a L a m a r t i n e con cui si accord
p e r battersi alle sei in m o d o da p r e v e n i r e il divieto. Fu u n a
g a r a di cavalleria. Per n o n e s p o r r e degli amici a r a p p r e s a glie, Pepe accett c o m e p a d r i n i quelli francesi del suo stesso
avversario e, siccome le d u e s p a d e e r a n o di lunghezza disuguale, scelse p e r s la pi corta. Fer u g u a l m e n t e L a m a r t i n e , gli fasci il taglio col p r o p r i o fazzoletto, e a n d a p r e n dersi il rabbuffo della polizia. Ma il m i n i s t r o francese n o n
342

solo chiese che il g o v e r n o si astenesse da qualsiasi r a p p r e s a glia, ma m a n d a Pepe la sua carrozza e lo invit a cena.
L'episodio ebbe u n a risonanza che raggiunse vette di m e l o d r a m m a t i c a comicit. Da Milano, da Roma, da Napoli, Pepe ricevette lettere di questo t e n o r e : Vendetta fatta... L'on o r e salvo... Siamo tutti ai tuoi piedi... Si p u s o r r i d e r n e ,
e c r e d o c h e V i e u s s e u x ne abbia infatti m o l t o s o r r i s o . Ma
e r a n o le reazioni a b n o r m i di un Paese abituato alle umiliazioni.
L'anno d o p o , palazzo B u o n d e l m o n t i , dove il Gabinetto e
VAntologia avevano la loro sede, si p a r a festa p e r il ricevim e n t o a un ospite d'eccezione: Alessandro Manzoni che veniva a Firenze p e r risciacquare in A r n o i p a n n i dei suoi Promessi sposi, il r o m a n z o che aveva messo in subbuglio l'Italia.
C ' e r a n o tutti, a n c h e L e o p a r d i . E a n c h e questo avvenimento
fece epoca. S e m p r e pi l'Italia si abituava a g u a r d a r e a Firenze come alla sua piccola Atene e a p r e n d e r n e il la. Nel '29
Niccolini, altro p u l e d r o di Vieusseux, vi fece r a p p r e s e n t a r e
la sua tragedia Giovanni da Procida, che rievocava i Vespri Siciliani. M o n t a n e l l i scrisse che il Niccolini, p u r n o n a v e n d o
n la vigora dell'Alfieri n l'estro lirico del Manzoni, l'uno
e l'altro s u p e r in ricchezza di a r m o n i e e di colore. Invece li
superava soltanto in bolsaggine e c i a r p a m e retorico. Ma il lavoro ebbe u g u a l m e n t e un i m m e n s o successo p e r il significato patriottico che imprestava ai Vespri, i quali invece n o n ne
a v e v a n o a v u t o n e s s u n o . L'ambasciatore francese p r o t e s t
p e r le violente invettive che vi r i s u o n a v a n o c o n t r o la Francia. Ma il suo collega austriaco lo calm. Queste invettive
- gli disse - sono indirizzate a voi, ma rivolte a noi. Ed e r a
vero. N e a n c h e a Firenze si poteva sproloquiare d i r e t t a m e n te c o n t r o l'Austria. Lo si faceva i n d i r e t t a m e n t e , fingendo di
p a r l a r e di un altro Paese; ma lo si faceva.
Per q u e s t o , solo p e r q u e s t o , F i r e n z e e r a d i v e n t a t a e sarebbe p e r un pezzo rimasta la capitale morale d'Italia: p e r
la sua libert.

CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO

FRA CARLO F E L I C E E CARLO A L B E R T O

C a r l o Felice, i c o n t e m p o r a n e i lo c h i a m a r o n o Carlo Feroce,


ma in realt la sua ferocia si sfog pi a p a r o l e che a fatti. A
giudicarlo dalle lettere, n e s s u n o aveva la forca pi facile di
lui. Q u a n d o e r a in S a r d e g n a , scriveva al fratello n e l suo
s g r a m m a t i c a t i s s i m o francese: Ammazza, a m m a z z a , p e r il
b e n e del g e n e r e u m a n o . D o p o i moti del ' 2 1 , o r d i n un castigo e s e m p l a r e , ma ne affid coi pieni poteri l'esecuzione a
T h a o n d i Revel n o t o r i a m e n t e p o r t a t o alla mitezza. Delle
settanta c o n d a n n e a m o r t e si compiacque, e lo disse; ma forse a l t r e t t a n t o si c o m p i a c q u e , s e b b e n e n o n lo dicesse, c h e
sessantotto di quei c o n d a n n a t i fossero al sicuro oltre frontiera, n m o s s e r i m p r o v e r i a l g o v e r n a t o r e d i G e n o v a c h e
aveva d a t o il passaporto ai fuggiaschi.
A Torino, il Re ci stava poco. L'unica cosa che ve lo richiamava o tratteneva era il teatro. N o n p e r d e v a u n o spettacolo,
sia di musica che di prosa, e u n a sera che D'Azeglio e alcuni
suoi amici chiacchieravano come al solito nel loro palco, si vid e r o arrivare un ufficiale delle guardie che gli disse: D'incarico di Sua Maest, l'invito a tacere. Cos Carlo Felice concepiva e praticava il suo mestiere di Re: che i sudditi si tenessero quieti e si astenessero dal seccarlo anche a teatro. Secondo
D'Azeglio, il suo r e g i m e era un dispotismo pieno di rette e
oneste intenzioni, ma del quale e r a n o rappresentanti ed arbitri quattro vecchi ciambellani, quattro vecchie d a m e d'onore,
con un formicaio di frati, preti, m o n a c h e , gesuiti.
Per istaurarlo, cio p e r restaurarlo, Carlo Felice n o n aveva esitato a c h i a m a r e gli austriaci, e o r a doveva fare i conti
con l o r o c h e o c c u p a v a n o t u t t o il Paese e n o n m o s t r a v a n o
344

p u n t a voglia d ' a n d a r s e n e . Solo d o p o molte proteste, egli ott e n n e che le guarnigioni fossero ridotte, ma p e r il loro totale ritiro dovette aspettare la fine del '23. Ma pi c h e questo,
il motivo dei suoi dissapori con M e t t e r n i c h fu il p r o b l e m a
della successione, da cui voleva a tutti i costi escludere Carlo
Alberto. L'odiava a m o r t e , lo c h i a m a v a pollone d e g e n e r e
della n o s t r a famiglia, e t u t t o q u e s t o o r a faceva c r e d e r e
ch'egli c o m p l o t t a s s e col Cancelliere austriaco p e r m e t t e r e
sul t r o n o , alla p r o p r i a m o r t e , la n i p o t e Beatrice, allora m o glie del d u c a Francesco IV di M o d e n a .
La voce era c o m p l e t a m e n t e falsa. Metternich n o n pensava m i n i m a m e n t e a Francesco di cui, s e b b e n e austriaco e di
concezioni s o l i d a m e n t e r e a z i o n a r i e , diffidava p i c h e d i
Carlo Alberto, e t e m e v a che costui, in caso di estromissione,
sarebbe d i v e n t a t o il Re dei C a r b o n a r i , p r o t e t t o e aiutato
dalla Francia. Ma n e m m e n o Carlo Felice p e n s mai a Francesco. Il suo p r o g e t t o era quello di p r o m u o v e r e d i r e t t a m e n te al t r o n o il figlio di Carlo Alberto, Vittorio E m a n u e l e , sotto u n a R e g g e n z a destinata a d u r a r e p e r la sua m i n o r e et.
Ma Metternich respinse a n c h e questa soluzione, v e d e n d o v i
u n a fonte d'incertezze e instabilit. Al Congresso di Verona,
che le Potenze della Santa Alleanza t e n n e r o alla fine del '22,
fu definitivamente stabilito che il c o n t i n u a t o r e della dinastia
s a b a u d a sarebbe stato Carlo Alberto.
Costui e r a a F i r e n z e , ospite del G r a n d u c a suo s u o c e r o ,
che gli aveva d a t o un a p p a r t a m e n t o in palazzo Pitti. Aveva
rischiato di p e r d e r e il figlio in un incendio c h ' e r a costato la
vita, p e r salvarlo, alla sua nutrice, e ne aveva avuto un altro,
F e r d i n a n d o . N o n stava d a n d o u n a g r a n p r o v a d i carattere.
M a l g r a d o il r a s s i c u r a n t e v e r d e t t o di V e r o n a , si d i s p e r a v a
p e r l'ostracismo cui e r a c o n d a n n a t o , e n o n faceva che scrivere supplici lettere a Carlo Felice, che n o n gli rispondeva.
Gli m a n d a n c h e un l u n g o m e m o r i a l e in cui, p e r scagionarsi, accusava tutti i ministri e dignitari, a t t i r a n d o s e n e a d d o s so l'ira e le maldicenze. Accenn all'idea di c h i e d e r e un com a n d o nell'esercito russo o di e m i g r a r e in America previa
345

r i n u n c i a al t r o n o ; ma C a p p o n i lo dissuase. Scrisse al P a p a
p e r o t t e n e r e la sua i n t e r c e s s i o n e , e il P a p a scrisse a C a r l o
Felice. Q u e s t i gli rispose c h e il r a v v e d i m e n t o del P r i n c i p e
s a r e b b e stato la sua p i g r a n d e consolazione; ma c h e se il
S i g n o r e aveva r e a l m e n t e c o m p i u t o m i r a c o l o , o r a d o v e v a
c o m p i e r n e u n o molto p i difficile: quello di p e r s u a d e r e lui
che il miracolo si e r a avverato.
Carlo Alberto cerc scampo ai suoi struggimenti nella fed e , o a l m e n o fece di tutto p e r lasciarlo c r e d e r e . Chiese le fotografe di C a r l o E m a n u e l e , il Re abdicatario che da p o c o
aveva concluso la sua vita in m o n a s t e r o , e della sua pia m o glie Clotilde, e ne imit l'esempio d a n d o s i a i n t e n s e p r a t i che religiose. Ma Carlo Felice, p e r q u a n t o a n c h e lui religiosissimo, n o n abbocc. u n a vipera intorpidita dal f r e d d o
- scriveva a suo fratello -. A p p e n a si riscalda, t o r n a a m o r dere. E infatti a quella crisi di misticismo e r a n o in pochi a
c r e d e r e , a n c h e p e r c h contrastava con razzolamenti che vi
s'intonavano poco. A Firenze si parlava molto delle scappatelle del Principe dietro t u t t e le donniccile galanti. Successivamente gli agiografi di Carlo Alberto l ' h a n n o smentito. Ma lo stesso C a p p o n i , suo g r a n d e a m i c o , scriveva al
T o m m a s e o c h e tutti r i d e v a n o a v e d e r l o i n g i n o c c h i a t o in
chiesa, essendo n o t o che d e n t r o il libro di p r e g h i e r e teneva la sua c o r r i s p o n d e n z a amorosa.
Alla fine gli si p r e s e n t l'occasione del riscatto. A Verona,
le G r a n d i P o t e n z e a v e v a n o deciso l ' i n t e r v e n t o militare in
S p a g n a p e r r e s t i t u i r e il p o t e r e assoluto al re F e r d i n a n d o ,
o r m a i p r i g i o n i e r o dei Costituzionali e c o m p l e t a m e n t e d e s a u t o r a t o . Stavolta la Francia n o n solo n o n si o p p o n e v a al
transito della spedizione, ma anzi ne forniva il n e r b o e se ne
accollava il c o m a n d o . Carlo Alberto chiese i m m e d i a t a m e n t e
di arruolarsi, e Carlo Felice si affrett a d a r e il suo assenso.
Cos - scrisse il Re al fratello - o si far a c c o p p a r e , e ci saremo liberati di lui; o si m e t t e r in condizioni di r i p a r a r e alm e n o in p a r t e ai suoi torti. P e r c h n o n c' nulla al m o n d o
che mi r i p u g n i pi di lui.
346

Carlo Alberto part nel m a g g i o (del '23), a c c o m p a g n a t o


da un aiutante di c a m p o incaricato di sorvegliarlo e di riferire. Mi p a r e - questi scrisse al Re - che il Principe vorrebbe in un m o d o purchessia r i p o r t a r e sanguinose ferite, e il
Re gli rispose che se la Provvidenza lo voleva salvo, t a n t o
meglio p e r lui; ma se u n a palla gli fracassava la testa, pazienza.
Ci m a n c poco che succedesse. All'assalto del T r o c a d e r o ,
Carlo Alberto si butt a c o r p o m o r t o e tra i p r i m i sventolando la b a n d i e r a , tanto che fu insignito sul c a m p o della massima decorazione e i granatieri francesi della Guardia, ch'egli
aveva g u i d a t o in quello spericolato assalto, gli offrirono le
spalline di c a p o r a l e . Il Principe ne fu lusingato, ma il p r e mio a cui aspirava e r a un altro. Spero che il Re sar contento di me disse all'aiutante. L'aiutante rifer, e il Re rispose facendo s o p p r i m e r e la notizia dell'episodio nei giornali
di Torino.
Finita quella c a m p a g n a in u n ' o r g i a d ' i m p i c c a g i o n i , il
Principe p r e s e la via del r i t o r n o facendo sosta a Parigi. Il re
Luigi X V I I I lo ricevette e gli d i m o s t r tutta la sua interessata b e n e v o l e n z a . Lo p r e s e n t alla C o r t e c o m e l'Eroe d e l
Trocadero, e stavolta esigette attraverso il suo ambasciatore che la notizia fosse d a t a a n c h e dalla s t a m p a p i e m o n t e s e .
D o p o d i c h fece ufficialmente c o m u n i c a r e a C a r l o Felice
ch'egli trovava e s t r e m a m e n t e disdicevole che il Principe foss e t r a t t a t o c o m e u n p r o s c r i t t o . A l l a r m a t o d a q u e s t o gesto
che rischiava di trasformare l'erede del t r o n o di S a r d e g n a
in un g r a n a t i e r e francese, M e t t e r n i c h chiese a sua volta a
Carlo Felice di r e i n t e g r a r e Carlo Alberto in tutti i suoi diritti. Il Re n o n se ne m o s t r p u n t o ansioso, e p r i m a di c e d e r e
volle p r e n d e r e le sue p r e c a u z i o n i . Alla fine d e l l ' a n n o
m a n d a Parigi il m a r c h e s e Alfieri che sottopose alla firma
di Carlo Alberto un solenne i m p e g n o . Il Principe doveva
g i u r a r e di rispettare, u n a volta sul t r o n o , tutte le leggi fond a m e n t a l i della m o n a r c h i a , s o t t o m e t t e n d o s i a l l ' a r b i t r a t o
d ' u n Consiglio di Stato f o r m a t o dai p i alti - e p e r c i dai
347

pi reazionari - notabili della C o r t e e della Chiesa. Sia il Re


che Metternich s a p e v a n o che q u e s t ' i m p e g n i c o n t a n o poco.
Ma s a p e v a n o a n c h e che, firmandoli, Carlo Alberto forniva
n u o v a m a t e r i a agli attacchi dei liberali, il c h e lo a v r e b b e
vieppi allontanato da loro.
O r a alla fine gli e r a concesso di r i e n t r a r e a Torino. Ci arriv p r o p r i o n e l m o m e n t o i n cui F e d e r i c o C o n f a l o n i e r i
p r e n d e v a la via dello Spielberg, e i liberali n o n si a s t e n n e r o
dal sottolineare la coincidenza. Nei loro scritti lo chiamavano il traditore, lo spergiuro, l'esecrato Carignano. E il
Re n o n lo aiut di certo a s u p e r a r e l'amarezza di questi attacchi. Gli m a n d i n c o n t r o u n a staffetta con l ' i n g i u n z i o n e
di n o n e n t r a r e in citt che a notte fonda e p e r viuzze traverse, cio c o m e ne e r a uscito, da ladro, tre a n n i p r i m a . L'indom a n i lo ricevette, ma n e s s u n o assist al loro colloquio.
Subito d o p o il Principe prosegu p e r Firenze p e r congedarsi dal G r a n d u c a , ringraziarlo dell'ospitalit e r i p r e n d e r s i
la moglie e i figli. A T o r i n o n o n ci fu n e s s u n ricevimento in
suo o n o r e . Carlo Felice gli n e g il titolo di Altezza Reale m e n tre, p e r fargli sentire ancora di pi l'umiliazione, lo riconobbe a sua moglie, e lo escluse r i g o r o s a m e n t e da tutti gli affari
di g o v e r n o . La m a g g i o r p a r t e del suo t e m p o Carlo Alberto
la t r a s c o r r e v a nel castello di Racconigi. In citt, a palazzo
C a r i g n a n o , ci stava poco, anche p e r c h n o n ci respirava che
astio e r a n c o r e con tutti i nemici che si era fatto col suo m e moriale. Contribuiva a p r o c u r a r g l i e n e a n c h e la sua p r o p e n sione alla caricatura. C o m e tutti gli u o m i n i di scarsa p e r s o nalit, imitava benissimo quella degli altri e nel rifare il verso alla g e n t e e r a un m a e s t r o . I p i e m o n t e s i n o n h a n n o mai
avuto molto u m o r i s m o , e specie quelli di C o r t e ne e r a n o tot a l m e n t e sprovvisti. Le corbellature l'imbestialivano al p u n to che Cesare Alfieri di Sostegno supplic il Principe di astenersene.
Carlo Alberto obbed. Era diventato docilissimo. N o n vedeva che p e r s o n e d'immacolata fedina reazionaria, che tuttavia, al suo confronto, s e m b r a v a n o quasi rivoluzionari, tan348

to lui a r d e v a di zelo assolutistico. Un g i o r n o si p r e s e n t fur e n t e dal R e p e r d e n u n z i a r g l i u n s o t t o t e n e n t e del G e n i o


che fin allora gli aveva fatto da paggio e che, d e p o n e n d o n e
l'uniforme, l'aveva chiamata livrea da lacch. Q u e l giovane si chiamava Camillo Benso di Cavour, e questo episodio
fu il p r i m o segno della p r o f o n d a antipatia che s e m p r e divise i d u e u o m i n i .
La p r i m a cerimonia ufficiale cui Carlo Alberto fu invitato
a p r e n d e r e p a r t e fu il ricevimento a l l ' I m p e r a t o r e d'Austria,
Francesco I, q u a n d o nel '25 v e n n e a Genova; e l'invito aveva il suo p e r c h . Carlo Felice sperava che i visitatori gli portassero da Vienna la copia dei d o c u m e n t i del processo Confalonieri che coinvolgevano il Principe p e r metterglieli sotto
il n a s o e u m i l i a r l o d a v a n t i a l l ' I m p e r a t o r e . Siccome questi
n o n si p r e s t , il Re esigette che il Principe ribadisse a n c h e
di fronte agli austriaci g l ' i m p e g n i che aveva giurato a Parigi. Metternich racconta che il Principe s'inginocchi davanti al Re, c h e p e r l ' e n n e s i m a volta gli chiese p e r d o n o p i a n g e n d o , e che il Re gli disse, s e v e r a m e n t e : a l l ' I m p e r a t o r e ,
n o n a m e , che dovete la vostra riabilitazione. N o n dimenticatelo mai, e n o n date occasione al vostro p r o t e t t o r e di rimp i a n g e r e la sua generosit.
Se veramente le pronunci, queste parole n o n fanno
molto o n o r e a Carlo Felice: n e s s u n Savoia, p e r n e s s u n motivo al m o n d o , aveva mai spinto un p r o p r i o successore a fare
atto di vassallaggio, sia p u r e m o r a l e , a un S o v r a n o stranier o . Egli r e s p i n s e , c o m e il suo p r e d e c e s s o r e , la p r o p o s t a di
Metternich di e n t r a r e a far p a r t e di u n a Lega Italica, natur a l m e n t e capeggiata dall'Austria; ma n o n esit a sollecitare
ancora u n a volta la protezione di Vienna q u a n d o di l a pochi a n n i la Francia fu n u o v a m e n t e scossa dai fremiti rivoluzionari che p r o v o c a r o n o la c a d u t a dei B o r b o n e e l'innalzam e n t o al t r o n o di Luigi Filippo d'Orlans, il g e n e r o di Ferd i n a n d o di N a p o l i . La sua a z i o n e di g o v e r n o si r i d u s s e a
b e n poca cosa, e a beneficiarne fu s o p r a t t u t t o la S a r d e g n a ,
cui era rimasto attaccato da vincoli d'affetto. Vi fece costrui349

re un certo n u m e r o di o p e r e pubbliche, le dette un c o r p o di


leggi civili e penali p i m o d e r n e di quelle che vigevano in
P i e m o n t e e, p e r metterla al sicuro dalle incursioni dei pirati
b a r b a r e s c h i che c o n t i n u a m e n t e l a tribolavano, m a n d u n a
spedizione navale c h e a s u o n di c a n n o n a t e r i d u s s e alla rag i o n e il Bey di Tripoli e lo costrinse a f i r m a r e un s o l e n n e
impegno.
G r a n p a r t e del t e m p o seguitava a passarla a G e n o v a e in
Riviera, e molti si s t u p i v a n o di q u e s t a sua p r e f e r e n z a p e r
u n a citt e u n a regione a p e r t a m e n t e ostili al d o m i n i o e alla
dinastia sabauda. Ma Carlo Felice n o n ne era offeso p e r c h
n o n ci vedeva nessun t r a d i m e n t o : i liguri e r a n o s e m p r e stati r e p u b b l i c a n i , ed e r a logico c h e s e g u i t a s s e r o ad esserlo.
E r a ai p i e m o n t e s i che n o n p e r d o n a v a il collaborazionismo
c o n la Francia e la ribellione del '21 p e r c h li c o n s i d e r a v a
atti di fellona. Egli aveva della lealt un concetto feudalesco
e m e d i e v a l e , e in o g n i infrazione v e d e v a u n ' e m p i e t . Fin
q u a n d o suo fratello fu vivo, Carlo Felice n o n p e r s e occasioni di r e n d e r g l i omaggio c o m e al vero Re, quasi considerando se stesso un Vicer o L u o g o t e n e n t e . Negli ultimi a n n i
l'impegno che pi lo assorb fu il r i a t t a m e n t o di H a u t e c o m be, il mausoleo gotico dei Savoia, vicino a Chambry. Le sue
frequenti e l u n g h e visite a quel tetro e solenne ossario che si
staglia in u n o dei pi malinconici e funebri angoli delle Alpi, rivela tutto il suo carattere di S o v r a n o m o n t a n a r o e paternalista attaccato alle sue valli e alla tradizione di famiglia.
Politicamente, valeva m o l t o m e n o di Carlo Alberto che,
p u r con tutte le sue ambiguit, la missione italiana della dinastia l'aveva intravista, a n c h e se p e r calcolo o c o d a r d i a era
s e m p r e p r o n t o a t r a d i r l a . Ma m o r a l m e n t e e r a m o l t o al di
s o p r a d i lui. Per i l t r o n o n o n b r i g mai, e b b e u n sacro rispetto del pubblico d e n a r o , n o n concesse nulla alla popolarit, anzi ne rifugg con o r r o r e , n o n fece mai u n a p r o m e s s a
che poi non mantenesse e, p u r vergognandosene come di
debolezze, ebbe le sue generosit. Da un r a p p o r t o del D'Agli risulta che n o n smise mai di passare sotto banco dei sus350

sidi agli esuli del '21 ch'egli aveva fatto c o n d a n n a r e a m o r t e


in contumacia. E il radicale Brofferio, che lo detestava, racconta che q u a n d o Carlo Felice s e p p e che u n o di questi sussidi a n d a v a ai c o n g i u n t i di u n o dei d u e giustiziati, o r d i n
che lo r a d d o p p i a s s e r o .
Ed o r a i n t e r r o m p i a m o il p a n o r a m a politico p e r fare p o sto a quello c u l t u r a l e , esemplificandolo nelle sue p i r a p presentative figure.

CAPITOLO TRENTACINQUESIMO

FOSCOLO

La s e r a del 4 g e n n a i o 1796 si r a p p r e s e n t a Venezia u n a


tragedia di stile alfieriano, cio urlata dalla p r i m a all'ultima b a t t u t a , che s'intitolava Tieste. U r l a n c h e il p u b b l i c o ,
d ' u n e n t u s i a s m o n o n s a p p i a m o q u a n t o sincero, e v o c a n d o
alla ribalta l ' a u t o r e , che n o n si p r e s e n t . Si c h i a m a v a U g o
Foscolo, e aveva diciannove a n n i .
Era nato a Zante, figlio di un medico veneziano, che poi
era m o r t o . E sua m a d r e aveva portato i figli a Venezia, dove
li aveva tirati su con molti sacrifici. Ugo aveva il carattere dei
suoi capelli, c h ' e r a n o d ' u n rosso a r d e n t e . Aveva cominciato
a d a r grattacapi fin da b a m b i n o con la sua cagionevole salute. U n a volta lo c u r a r o n o col vino, e gliene p r o p i n a r o n o tanto che n o n volle m a i pi b e r n e . Fu la sua unica astinenza.
Aveva d e b u t t a t o c o m e capo di s q u a d r a c c e scugnizze dedite a ogni sorta di vandalismi ed era stato il t e r r o r e dei suoi
maestri di scuola. Poi d'improvviso gli era scoppiata in corpo u n a g r a n voglia d ' i m p a r a r e , di leggere e s o p r a t t u t t o di
scrivere. A sedici a n n i b u t t gi un piano di lavoro da riempir la vita di dieci letterati longevi: c'era d e n t r o la traduzion e d i t u t t o O m e r o , d i t u t t o Tacito, d i t u t t o P i n d a r o , saggi
critici, alcuni poemi, un canzoniere. Il suo professore, l'abate D a l m i s t r o , diceva: Non so se da q u e s t o sopraffattore
v e r r fuori un genio o un avventuriero. C o m e se fra l'uno
e l'altro ci fosse incompatibilit.
Si e r a i n n a m o r a t o p r i m a a n c o r a di s a p e r e di chi. Il suo
cassetto e r a g r e m i t o di lettere appassionate in attesa di destinataria, e occasioni di utilizzarle n o n gliene m a n c a r o n o
mai. U n a signora m o l t o ospitale, Isabella Teotochi Marin,
352

mezzo greca a n c h e lei, e moglie di un g r a n d e notabile della Serenissima, sent p a r l a r e di questo ragazzo-prodigio, ne
lesse alcuni scampoli pubblicati su u n a rivista locale, e lo invit nel suo salotto. Privo di qualsiasi uso di m o n d o , Ugo
vi si sent impacciato e a disagio. Ma la p a d r o n a di casa cap
che qualcosa covava sotto quella selvatica scorza e volle scop r i r l o : a Ietto, n a t u r a l m e n t e . Fu investita da u n a colata di
lava, s o m m e r s a n o n solo da baci e carezze, ma a n c h e da sfuriate di gelosia, lettere di p e n t i m e n t o , odi e sonetti. Un giorn o , accorso al solito a p p u n t a m e n t o , U g o si sent d i r e dal cam e r i e r e che la signora e r a p a r t i t a in viaggio di nozze e gli
aveva lasciato u n a l e t t e r a . In essa Isabella gli diceva c h e ,
a v e n d o o t t e n u t o il divorzio dal marito, aveva sposato un alt r o , e t e r m i n a v a c o n q u e s t e p a r o l e : Cogli il favore delle
d o n n e c o m e i fiori delle stagioni. Va' m i o r a g a z z o . Te' un
bacio: n o n mi g i u r a r fedelt, ch'io n c r e d o n lo voglio.
Ugo corse a casa, p r e s e un p u g n a l e , ma lo ripose, c o m e
gli c a p i t e r a n c h e altre volte. Si uccise invece un suo comp a g n o d i scuola friulano, J a c o p o O r t i s , senza lasciare u n a
lettera n u n a parola di spiegazione. Quell'episodio Io colp
p r o f o n d a m e n t e , r e n d e n d o ancora p i c u p a la disperazione
in cui e r a precipitato. Cerc sfogo nella politica, la cui aria
in q u e l m o m e n t o si m e t t e v a a t e m p e s t a . Si p a r l a v a di un
esercito francese in marcia su Milano al c o m a n d o di un giovanissimo G e n e r a l e crso, a r m a t o n o n soltanto di c a n n o n i ,
ma a n c h e d'idee di libert e di uguaglianza. Ugo disse subito la sua, c h ' e r a a p p u n t o la libert e l'eguaglianza, e la disse
cos forte che l ' a r r e s t a r o n o e d o p o il rilascio gli consigliarono di a n d a r e a p r e n d e r aria altrove. A n d sui colli Euganei,
e fu l che c o m p o s e il Tieste.
Il successo n o n l'ubriac. Pi che u o m o di teatro o di lettere, si sentiva u o m o d ' a z i o n e , e p e r agire corse l d o v e si
poteva, nella Repubblica cispadana a p p e n a formata, p e r arruolarsi nel suo esercito c o m e cacciatore a cavallo. In tasca
aveva, p e r farne d o n o alla citt di Reggio, l'Ode a Bonaparte
liberatore, che o r a si p r e p a r a v a a liberare a n c h e Venezia. Vi
353

accorse p e r collaborare all'impresa e assumervi il suo posto,


e la sua voce risuon n o n soltanto dal palcoscenico su cui si
recitava la sua t r a g e d i a . Il p o d i o del t r i b u n o c o n v e n i v a al
suo t e m p e r a m e n t o . Per tutta la sua vita, Foscolo n o n s e p p e
mai discutere e t a n t o m e n o c o n v e r s a r e , ma solo p r e d i c a r e ,
anzi s c h i a m a z z a r e , a l t e r n a n d o i toni della p e r o r a z i o n e a
quelli dell'invettiva. Ne fece le spese a n c h e Alfieri, di cui era
stato fin allora il pi sperticato esaltatore e cui aveva dedicato il Tieste, ma c h e u l t i m a m e n t e aveva c h i a m a t o i francesi
p i d o c c h i u m e . Foscolo chiese che i suoi d r a m m i fossero
b a n d i t i , che fossero chiusi i circoli dei nobili, c h e le statue
dei Dogi reazionari venissero d a t e alle fiamme. T u t t o q u e sto gli valse l'inclusione nella lista dei p a r l a m e n t a r i da inviare a Mombello p e r trattare con B o n a p a r t e , o meglio p e r riceverne gli ordini. Ci a n d t r e p i d a n d o c o m e i n c o n t r o a un
Messia. Ne t o r n deluso dal piglio satrapesco del G e n e r a l e
e dall'aria di baldoria che regnava i n t o r n o a lui. E gli avven i m e n t i che s e g u i r o n o n o n f u r o n o di c e r t o tali da farlo ric r e d e r e . Invece di liberarla, N a p o l e o n e aveva v e n d u t o col
trattato di C a m p o f o r m i o Venezia all'Austria, e i r e a z i o n a r i
p o t e v a n o p r e n d e r s i la loro vendetta.
Per sfuggirvi, a Foscolo n o n rimase che la fuga a Milano.
Vi trov Monti, che aveva gi incontrato e di cui e r a diventato amico a Venezia. Monti e r a nei guai. La sua Bassvilliana, il c a r m e in cui q u a t t r o a n n i p r i m a aveva esaltato il massacro del diplomatico francese Basseville a Roma, aveva corso l'Italia e lo r e n d e v a inviso al n u o v o r e g i m e repubblicano
e giacobino. Ma in c o m p e n s o poteva c o n t a r e su u n a moglie
che, p u r r i e m p i e n d o l o di corna, al marito e alla sua carriera
ci teneva: Teresa Pikler. Accorta amministratrice dei p r o p r i
mezzi di s e d u z i o n e , c h ' e r a n o cospicui, si e r a scelto c o m e
a m a n t e un colonnello francese destinato alla feluca di Maresciallo, M a r m o n t . Ma a d i f e n d e r e il p o e t a minacciato di
e p u r a z i o n e fu a n c h e Foscolo, e p e r gli stessi motivi del colonnello. A p p e n a conosciutala, a n c h e lui si era i n n a m o r a t o
di Teresa al suo solito m o d o tempestoso e delirante. Ma Te354

resa, sebbene un p o ' somigliasse a Isabella, n o n ne aveva la


vocazione di nave-scuola. T e n e v a U g o a mezza c o t t u r a coi
suoi a d e s c a m e n t i p e r r i p a g a r l o delle sue p e r o r a z i o n i in favore del marito, ma le grazie le riservava a corteggiatori pi
altolocati, e q u i n d i pi utili, di quel ragazzo v e n t e n n e p i e n o
di talento, ma senza arte n p a r t e .
U g o cercava consolazione nel lavoro e nella c o m p a g n i a
dei letterati. Scriveva nel Monitore articoli ispirati a un patriottismo enfatico, ma n o n privi di qualche lucida intuizione, ed e r a diventato inseparabile del vecchio Parini, sebbene con lui n o n avesse p r o p r i o nulla in c o m u n e . Ma ogni p o co tornava da Teresa a ossessionarla con d r a m m a t i c h e s u p pliche o d i s p e r a t i silenzi. Forse, p i che a m o r e , e r a a m o r
p r o p r i o ferito da quell'ostinato rifiuto. D o p o averlo pi volte minacciato, a r r i v al suicidio i n g e r e n d o u n a dose d ' o p pio abbastanza forte p e r a d d o r m e n t a r s i , m a n o n p e r semp r e . Invece di c o m m u o v e r s e n e , Teresa se ne vant coi suoi
amici c h e ne fecero o g g e t t o di e p i g r a m m i e c o r b e l l a t u r e .
Era t r o p p o . U g o r u p p e con tutto e con tutti, anche con Milano, e si trasfer a Bologna con a r m i e bagaglio, che si riduceva a un p o ' di b i a n c h e r i a , a Tacito, a P l u t a r c o e alla sua
collezione di lettere d ' a m o r e in attesa di destinataria.
Bologna era allora la capitale della Repubblica cispadana
n o n a n c o r a fusa con la Cisalpina. Ugo trov un piccolo impiego in u n o dei tanti uffici in formazione, e si b u t t a capofitto nella stesura di un r o m a n z o che aveva gi iniziato: Le
ultime lettere di Jacopo Ortis. Il n o m e dice quale episodio gliene avesse suggerito l'idea. Ma a fargliela m a t u r a r e era stata
la lettura del Giovane Werther, che forniva il modello a quella
generazione di romantici disadattati cui egli stesso a p p a r teneva, o credeva di a p p a r t e n e r e . N e s s u n o sa p e r quali m o tivi il vero J a c o p o si fosse ucciso. Ma a Foscolo fu facile attribuirgli i suoi di p a t r i o t a e di a m a n t e d e l u s o . Q u e l J a c o p o ,
cavaliere e r r a n t e di un tradito ideale di patria e di giustizia,
respinto dall'amore, reietto dalla societ, somigliava a lui, o
a ci che lui credeva di essere.
355

Ma n o n p o t c o n d u r r e a t e r m i n e il l a v o r o , r i c h i a m a t o
dall'azione politica e militare. Partito B o n a p a r t e p e r l'Egitto, gli austriaci e r a n o scesi alla controffensiva e dilagavano
in Italia. Il t e n e n t e Foscolo t o r n a indossare la sua divisa di
Cacciatore, combatt in R o m a g n a , c a d d e prigioniero, fu lib e r a t o dai francesi, e li segu p r i m a a Firenze, poi a Genova,
dove essi fecero q u a d r a t o e lui con loro. Partecip con o n o re ad alcuni c o m b a t t i m e n t i , fu p r o m o s s o c a p i t a n o , ma ritrov Teresa rifugiatasi l a n c h e lei insieme al marito, e ci ricasc fino a t e n t a r e u n a s e c o n d a volta il suicidio, ma semp r e con le solite cautele di dosaggio. Di m o r i r e rischi veram e n t e nello scontro dei D u e Fratelli, dove le sue gesta furono citate nell'ordine del g i o r n o dal g e n e r a l e Massna. D o p o
il r i t o r n o di N a p o l e o n e a M a r e n g o , riccolo a Milano addetto allo stato m a g g i o r e del generale Pino, che lo sped in missione a Firenze.
Per lui, Firenze e r a s o p r a t t u t t o Alfieri che da molti a n n i
vi si e r a ritirato con la D'Albany, e con cui si e r a i d e a l m e n t e
riconciliato d o p o le invettive di Venezia. A n d a r e n d e r g l i
omaggio, ma n o n fu ricevuto: irato ai patrii numi, il vate
si era chiuso nella pi sdegnosa solitudine. Da c h i u n q u e altro gli fosse v e n u t o , Foscolo n o n avrebbe s o p p o r t a t o un simile affronto. Da lui lo accett, e aveva ragione: Alfieri era il
suo vero p a d r e , il capostipite della famiglia a cui a p p a r t e n e va. Per consolarsi, girovagava fra le t o m b e di Machiavelli,
Michelangelo e Galileo, ma in un intervallo di queste funebri s c o r r i b a n d e i n c i a m p in Isabella Roncioni, e fu p e r lui
u n ' e n n e s i m a cotta.
Di famiglia nobile e ricca, Isabella e r a a p p e n a uscita di
collegio, sognava l ' a m o r e con l'A maiuscola, e n e s s u n o era
qualificato a i n c a r n a r l o pi di questo giovane ufficiale n o n
bello, anzi f r a n c a m e n t e b r u t t o col suo viso un p o ' scimmiesco; ma vibrante, intenso, esclamativo e d r a m m a t i c o . Tutto
si svolse in un r o m a n t i c o intreccio d ' i n c o n t r i n o t t u r n i , di
m u r e t t i scavalcati, di travestimenti, di snervanti attese dentro le siepi del giardino, e si ridusse a qualche bacio furtivo,
356

ma conquistato a tale prezzo da a p p a g a r e pi di un amplesso. Fu con un s u p r e m o sforzo che U g o dovette i n t e r p o r r e


u n a p a u s a p e r a c c o r r e r e a Bologna, dove l'editore gli aveva
p u b b l i c a t o a t r a d i m e n t o , d a n d o l o p e r concluso, l'abbozzo
dell'Ortis, e in d u e edizioni d i v e r s a m e n t e rimaneggiate: u n a
p e r c o n t e n t a r e gli austriaci, q u a n d o e r a n o arrivati nel '99,
l'altra p e r c o n t e n t a r e i francesi, q u a n d o e r a n o tornati d o p o
Marengo.
Il p o v e r o e d i t o r e si vide i r r o m p e r e addosso un e n e r g u m e n o con la sciabola sguainata che gl'ingiunse di distruggere s e d u t a s t a n t e t u t t e le copie giacenti in m a g a z z i n o e di
pubblicare nei giornali di Firenze e di Bologna u n a dichiarazione in cui riconosceva che il r o m a n z o s t a m p a t o n o n corr i s p o n d e v a a l testo, r i m a n i p o l a t o da u n p r e z z o l a t o c h e
convert le lettere calde, originali, italiane dell'Ortis in un
c e n t o n e di follie r o m a n z e s c h e , di frasi a d u l t e r a t e e di a n n o tazioni vigliacche. D o p o d i c h , col manoscritto sotto il braccio, Foscolo r i p r e s e la via di F i r e n z e , d o v e lo a t t e n d e v a la
notizia che Isabella era stata fidanzata d'autorit a un conte
B a r t o l o m m e i , m o l t o m e n o a t t r e z z a t o d i lui alla p a r t e d i
a m a n t e , ma molto di pi a quella di m a r i t o .
Era u n d r a m m a del tutto d e g n o del suo sventurato eroe,
con cui egli si sent ancora pi spinto a identificarsi. A Milano, dove t o r n subito d o p o , si rimise al lavoro sul brogliaccio, lo disfece, lo rifece. Ma bisognava vivere, e gli stipendi
di C a p i t a n o n o n a r r i v a v a n o . La sua p r o t e s t a fu vibrata: E
infame che colui che contribu in g r a n p a r t e alla vittoria dei
D u e Fratelli, senza di che Genova era p e r d u t a n l'Italia forse liberata..., e sembrava i n s o m m a che a liberarla fosse stato lui col secondario c o n t r i b u t o di N a p o l e o n e . Ma gli a r r e trati li ebbe, e con essi ebbe m o d o di r i e n t r a r e nel giro e
di f r e q u e n t a r e la Scala.
Fu qui c h e vide A n t o n i e t t a F a g n a n i Arese, gi famosa a
ventitr a n n i n o n soltanto p e r la sua bellezza, ma anche p e r
lo sfruttamento intensivo che ne aveva fatto. Probabilmente
e r a u n a frigida, ma che sapeva recitare la sua p a r t e : tutti i
357

giovani p i in vista di Milano c a d e v a n o nelle reti di questa


Circe, e forse fu a n c h e q u e s t o a stimolarlo. N o n ebbe p a c e
finch n o n le fu presentata, e a fargli questa grazia fu Teresa Pikler, forse p e r risarcirlo. A n t o n i e t t a g r a d l ' i m p e t u o s a
c o r t e di quello s p a s i m a n t e cos d i v e r s o dagli altri, ma r e spinse n e t t a m e n t e le s u e p r e t e s e di m o n o p o l i o . U g o la
soffocava. Q u a n d o n o n era da lei, era fuori della sua p o r t a a
spiare chi la varcava. La b o m b a r d a v a di lettere, fino tre al
giorno gliene scriveva: Un a n n o , un solo a n n o di solitudine insieme con te! Antonietta ne dava pubblica lettura agli
amici che l'aiutavano a r i s p o n d e r e p e r c h , in fatto di sintassi, e r a piuttosto malsicura. E r a d i v e n t a t o la favola di Milan o , ma n o n se n ' a c c o r g e v a , o n o n g l i e n ' i m p o r t a v a . Fu in
quest'atmosfera del tutto congeniale al suo eroe che m a t u r
la seconda edizione del r o m a n z o che usc nel 1802, e fu u n o
s t r e p i t o s o successo. Da q u e l m o m e n t o egli fu, p e r t u t t e le
d o n n e , J a c o p o Ortis, e c o m e J a c o p o Ortis e r a giusto, tutto
s o m m a t o , che soffrisse.
Antonietta s e p p e farla d u r a r e a l u n g o , riattizzando cont i n u a m e n t e la passione di lui con la gelosia. Ugo e r a malato,
o meglio pi malato del solito p e r c h un p o ' lo era s e m p r e :
soffriva di qualcosa ai r e n i che ogni g i o r n o gli dava la febb r e , e forse era a n c h e questo che contribuiva a esasperare i
suoi s e n t i m e n t i e passioni. A n c h e p e r distrarsi, giuocava, e
q u a n d o gli capitava di vincere c o r r e v a a c o m p r a r e abiti e
cavalli. Data la fama che gli aveva p r o c u r a t o il r o m a n z o , gli
o r d i n a r o n o l'orazione a B o n a p a r t e che i delegati di Milano
si r i p r o m e t t e v a n o di leggere ai Comizi di Lione dove sarebbe stata p r o c l a m a t a la R e p u b b l i c a italiana. Avevano scelto
male. P u r con tutti i suoi difetti, Foscolo n o n e r a un Monti
p r o n t o a sciogliere inni e a s c a m p a n a r e elogi al p a d r o n e di
t u r n o . Ci si p r o v . I m p i e g mesi, lui scrittore di vena zampillante e rullante, a r e d i g e r e quel testo che gli era diventato a d d i r i t t u r a un incubo. Ma n o n riusc a essere servile. La
sua o r a z i o n e a Lione n o n fu letta, ma fu letta dai milanesi
che se la passavano d a l l ' u n o all'altro, e tutti vi riconobbero
358

la m a n o di un u o m o libero, quale Foscolo era, in un Paese


di cortigiani. Alla fine, d o p o scenate e b u r r a s c h e , t r o v la
forza di liberarsi a n c h e di A n t o n i e t t a . Ad epitaffio, scrisse:
Fu l'amore pi laido della mia vita. Ma n o n aveva che venticinque a n n i .
Per disincagliarsi da Milano, dove n o n poteva pi vedersi, chiese a Melzi d'Eril un posto di diplomatico a Parigi o a
Firenze, ma n o n l'ottenne. O t t e n n e solo di esser richiamato
c o m e c a p i t a n o e m a n d a t o col c o n t i n g e n t e italico a Valenciennes, d o v e N a p o l e o n e stava r a c c o g l i e n d o l'esercito p e r
t e n t a r e lo sbarco in I n g h i l t e r r a . N o n c ' e r a n o molte distrazioni, a V a l e n c i e n n e s . Ma c ' e r a u n a colonia d'inglesi c h e ,
sorpresi in Francia dalla g u e r r a , e r a n o stati confinati l. Foscolo d i v e n t subito amico di u n o di loro, il m a g g i o r e H a milton, titolare di un c o m o d o villino, di u n a moglie e di u n a
figlia, Fanny. N o n e r a bella, e r a anzi un p o ' sbiadita, ma in
q u e i p a r a g g i n o n c'era di meglio, e Foscolo n o n e r a u o m o
da r i n u n z i a r e a u n a d o n n a , specie se si accorgeva di esercitare su di essa del fascino, e su Fanny egli ne esercitava visibilmente moltissimo. Q u a n d o di l a d u e mesi fu trasferito a
Calais, la ragazza gli scrisse c h ' e r a incinta. U g o rispose, in
carattere con la sua m a g n a n i m i t , che avrebbe fatto fronte,
ma poi se ne dimentic. Fanny riusc a r i m e d i a r e t r o v a n d o
un altro marito, e affidando la c r e a t u r a a sua m a d r e . Foscolo era le mille miglia d a l l ' i m m a g i n a r e che nella sua vita essa
avrebbe contato qualcosa.
A Calais e p o i a B o u l o g n e e b b e a n c o r a altre a v v e n t u r e
con mogli e figlie degli ufficiali francesi. N e s s u n a d o n n a riusciva a passare accanto a questo b r u t t o u o m o senza sentirsi
t u r b a t a dai suoi v e e m e n t i m o n o l o g h i e dai suoi procellosi
silenzi. Nel 1806, q u a n d o B o n a p a r t e ebbe definitivamente
r i n u n z i a t o a i n v a d e r e l'Inghilterra, r i e n t r a Milano carico
di lettere e di ciocche di capelli, e corse a Venezia a salutare
la m a d r e , che n o n vedeva da nove a n n i . Pianse di tenerezza
fra le braccia di quella p o v e r a d o n n a i n c a n u t i t a , c h e s o p p o r t a v a con dignitoso coraggio la sua solitudine e povert.
359

Essa gli disse che Isabella T e o t o c h i , o r a contessa Albrizzi,


aveva saputo del suo arrivo e voleva rivederlo. A n c h e lui voleva rivederla, e corse da lei, convinto di t r o v a r e un rottam e . No. Sebbene avesse gi q u a r a n t a q u a t t r o anni, e r a ancora bella. Le p r o p o s e u n a visita al Terraglio, la fastosa villa di
cui il n u o v o marito l'aveva fatta p a d r o n a . Ci a n d a r o n o , passeggiarono p e r i vialetti t e n e n d o s i p e r m a n o e fecero l'amore c o m e dieci a n n i p r i m a , su u n a p r o d a .
Q u e s t o p o s c r i t t o fu l'unico suo a m o r e p l a c i d o e senza
t e m p e s t e , e d u r d u e mesi. Poi dovette r i e n t r a r e a Milano,
b e n deciso a c o n c e n t r a r s i u n i c a m e n t e sui suoi lavori e a
mettervi un p o ' d ' o r d i n e . P u r in mezzo a tutti quei tramesti
aveva s e m p r e continuato a p r o d u r r e , ma in m a n i e r a dispersiva e sommaria, m a n d a n d o avanti parecchie cose alla volta
s e c o n d o gli estri e gli u m o r i : lavori di e r u d i z i o n e c o m e la
Chioma di Berenice e il Didimo Chierico, di t r a d u z i o n e c o m e il
Viaggio sentimentale di Sterne, l'abbozzo di un r o m a n z o autobiografico. Foscolo n o n aveva u n a p r e p a r a z i o n e c u l t u r a l e
organica e p r o f o n d a . Le sue l e t t u r e e r a n o state m o l t e , ma
frettolose, e si possono d e s u m e r e dal suo stile che fin allora
le aveva r i e c h e g g i a t e un p o ' t u t t e : P l u t a r c o , P e t r a r c a , O s sian, Alfieri sono riconoscibilissimi. Forse egli sentiva c h e ,
p e r diventare se stesso, aveva bisogno di assimilare e decantare tutti questi elementi. Si mise a tavolino, scrisse / Sepolcri, e corse a Brescia dallo s t a m p a t o r e B e t t o n i p e r pubblicarli.
Q u e s t ' u o m o disordinato, che scriveva q u a n d o e dove gli
capitava e spesso p e r d e v a i suoi brogliacci, q u a n d o si trattava di s t a m p a era meticoloso fino alla mana, u n a vera disperazione p e r i tipografi. N o n aveva t e m p o p e r gli amici e gli
a m m i r a t o r i locali che lo avevano festosamente accolto, n o n
n e e b b e n e m m e n o p e r accorgersi della contessa Marzia
M a r t i n e n g o , la star di Brescia. Ma, t o r n a t o a Milano d o p o la
pubblicazione del c a r m e , ci r i p e n s . Il lavoro riscosse g r a n
successo p e r c h ribadiva l'immagine o r m a i accreditata, e allora di g r a n m o d a , del m a g n i l o q u e n t e poeta delle tombe. E
360

sulle ali di questo successo t o r n a Brescia p e r farsi p e r d o n a r e da Marzia la sua distrazione. Essa n o n chiedeva di m e glio.
A n c h e q u e s t o f u u n a m o r e a b b a s t a n z a placido che n o n
t u r b il suo accresciuto i m p e g n o di lavoro. O r a gli era nata
in c o r p o u n a n u o v a ambizione: la c a t t e d r a universitaria, e
tanto fece che la o t t e n n e , a Pavia. Convinto che quello fosse
il suo definitivo destino (Ho varcato i t r e n t ' a n n i , e bisogna
ch'io pensi alla quiete e alle lettere), s'indebit fino al collo
p e r mettervi su u n a casa c o m o d a insieme all'amico M o n t e vecchio, un ricco signore marchigiano che faceva lo studente di professione. Per la p r o l u s i o n e , cui aveva lavorato p e r
mesi, aveva invitato tutte le maggiori personalit di Milano,
m e n o quelle ufficiali. C'era a n c h e Monti, che gli aveva racc o m a n d a t o : Aggiungi un c e n n o che a p e r t a m e n t e tocchi le
laudi del Principe, cio di N a p o l e o n e e del vicer Eugenio.
Ma Foscolo i g n o r v o l u t a m e n t e l'uno e l'altro, e forse n o n
fu q u e s t a l'ultima r a g i o n e d e l l ' i m m e n s o successo c h e rip o r t . Particolarmente entusiasti, i giovani g r i d a r o n o : Alle
s t a m p e , alle stampe! E l ' a u t o r e c o n s e n t . Il P r i n c i p e , ti
r a c c o m a n d o il Principe! insist Monti che, da vero letterato italiano, n o n poteva concepire u n o scritto senza cortigianerie. Ma n e a n c h e stavolta Foscolo l'ascolt. Se lo guidasse
un a m o r e di libert o n o n piuttosto un'orgogliosa e p r o t e r va affermazione del p r o p r i o io di stile alfieriano, difficile
dire. C o m u n q u e , poco d o p o la cattedra v e n n e soppressa, e
lui si ritrov ancora u n a volta sul lastrico e con tutte le spese
della casa da rifondere ai creditori.
Q u e i p r i m i mesi del 1809 f u r o n o d u r i , a n c h e sul p i a n o
sentimentale. Carezzando vagamente propositi matrimoniali, aveva messo gli occhi addosso alla figlia del conte Giovio, Cecchina, ma nello stesso t e m p o aveva teso le reti alla
bella m o g l i e d ' u n b a n c h i e r e , M a d d a l e n a B i g n a m i , c h e c i
s'impigli volentieri. A n c h e p e r un p o l i g a m o di quella forza, e r a difficile far fronte c o n t e m p o r a n e a m e n t e a tanti imp e g n i , molto pi che n o n aveva a n c o r a disdetto quelli con
361

Isabella a Venezia e con Marzia a Brescia. Per tenerle a bada, le i n o n d a v a di lettere, e n o n si capisce dove trovasse il
t e m p o di scriverne t a n t e . Forse pescava nel vasto archivio
accumulato nella p r i m a adolescenza.
M a s o p r a v v e n n e u n a c o m p l i c a z i o n e , cui U g o n o n e r a
abituato. Fin l, a n c h e se n o n aveva s e m p r e avuto la m a n o
felice nello scegliersi le amanti, l'aveva avuta s e m p r e felicissima nello scegliersi i mariti delle a m a n t i , che n o n lo avevano mai i m p o r t u n a t o . Ma il b a n c h i e r e trov da r i d i r n e , e lo
disse cos forte che M a d d a l e n a tent di suicidarsi. Al d r a m ma s e n t i m e n t a l e si a g g i u n s e r o quelli letterari. Un diverbio
di salotto con Monti sfoci in u n a violenta polemica sui giornali, in cui Foscolo riusc a tirarsi a d d o s s o t u t t a la c u l t u r a
a c c a d e m i c a italiana. Al pericoloso a t t a c c a b r i g h e n o n e r a n
rimasti fedeli c h e p o c h i giovani e s o p r a t t u t t o u n o v e n u t o
apposta da Torino p e r conoscerlo e fargli g r a t u i t a m e n t e da
segretario: Silvio Pellico.
L'occasione di sfogarsi, fu Ugo stesso a offrirla ai suoi nemici, m e t t e n d o in scena la sua s e c o n d a t r a g e d i a , LAjace.
L'attesa era tale che il lavoro venne r a p p r e s e n t a t o alla Scala
e migliaia di p e r s o n e furono r e s p i n t e p e r m a n c a n z a di p o sti. C ' e r a t u t t o il g o v e r n o , c'era t u t t o il s e n a t o , c'era t u t t a
l'alta societ, c'erano le falangi della giovent foscoliana impazienti di a p p l a u d i r e il loro b a r d o , ma c'erano a n c h e le sue
vittime, Monti alla testa, che s p e r a v a n o in un suo passo falso. E lo aveva fatto. Alla fine dei p r i m i tre atti, i fedeli trascin a r o n o all'applauso la platea. Ma gli altri d u e , lenti e prolissi, c a d d e r o fra sbadigli, risatine e motteggi. A t r a r dai guai
lo sfortunato a u t o r e p r o v v i d e r o le autorit vietando ulteriori rappresentazioni, e ne avevano di che: l'unica cosa b u o n a
dell'Ajace e r a n o le s c o p e r t e e p o c o l u s i n g h i e r e allusioni a
N a p o l e o n e i m p e r s o n a t o in A g a m e n n o n e . E cos l ' a u t o r e ,
bocciato c o m e trageda, si p r e n d e v a la sua rivincita c o m e vittima della persecuzione.
A n d a r i t e m p r a r s i p e r q u a l c h e m e s e a Venezia da sua
m a d r e e da Isabella, poi si trasfer a Firenze s e m p r e trasci362

nandosi dietro u n a l u n g a coda di litigi, di duelli e di debiti.


E a n c h e l le d o n n e gli furono subito i n t o r n o c o m e falene a
un l u m e , attratte dalla fama n o n soltanto dei suoi libri, ma
anche delle sue passioni e dei suoi scandali. Stupisce di trovare fra di esse u n a c r e a t u r a senza debolezze intellettuali e
m o n d a n e c o m e Q u i r i n a Magiotti M o c e n n i , u n a tipica terriera toscana pi fattoressa che d a m a , avvezza a t r a t t a r coi
c o n t a d i n i di viti e d'olivi. N o n e r a bella, n o n faceva n u l l a
p e r s e m b r a r l o , e Foscolo la c o r t e g g i soltanto p e r c h e r a
amica della D'Albany, la vedova di Alfieri. Essa Io a m n o n
p e r c h e r a Foscolo, ma s e b b e n e lo fosse: fu l'unico u o m o
della sua vita, e lo fu p e r s e m p r e .
Firenze r a p p r e s e n t la sua stagione alcionica, a n c h e come poeta. Fu qui che c o m p o s e il pi e il meglio del suo capolavoro lirico, Le Grazie, un canto finalmente sottovoce in
cui zampilla la sua vena pi sincera, quella che n o n ha bisog n o di forzare i toni e schiamazzare. Era diventato il c e n t r o
del salotto D'Albany, c h e a sua volta era il c e n t r o della societ colta fiorentina e italiana. La p r e p o t e n t e e i n v a d e n t e
Contessa aveva p r e s o a p r o t e g g e r l o r i t r o v a n d o in lui molto
del suo Alfieri. Secondava le sue debolezze di narciso facendolo r i t r a r r e dal pittore Fabre c h ' e r a a n c h e il suo a m a n t e e
b u t t a n d o g l i fra le braccia le pi belle d o n n e di Firenze p e r ch Q u i r i n a , n a t u r a l m e n t e , n o n gli bastava. Q u i r i n a sopportava senza proteste le sue infedelt, provvedeva alla sua
biancheria, gli pagava i debiti, lo curava q u a n d o era malato
- e lo era spesso -, subiva i suoi scoppi di collera e le sue cris i d ' i p o c o n d r i a . U g o n o n aveva u n soldo, m a q u e s t o n o n
g l ' i m p e d i v a di t e n e r e casa, servit, cavallo e u n o scelto
g u a r d a r o b a p e r c h , t u t t o s o m m a t o , e r a u n dandy. Nelle
conversazioni di salotto teneva banco, ma guai a chi disturbava i suoi m o n o l o g h i . Alla m i n i m a contraddizione, dava in
escandescenze, s t r a p p a v a il fazzoletto, si m o r d e v a le m a n i ,
imprecava, minacciava, se ne a n d a v a sbattendo la porta. Ma
i fiorentini lo a v e v a n o capito, lo lasciavano fare e alle s u e
provocazioni r i s p o n d e v a n o con inviti. Lo lasciava fare a n 363

che la g r a n d u c h e s s a Elisa Baciocchi, sorella di N a p o l e o n e ,


s e b b e n e egli seguitasse a fare la f r o n d a ai r e g i m i francesi.
Ma era Foscolo.
Si p r e c i p i t a Milano q u a n d o gli g i u n s e notizia c h e la
c e n s u r a aveva fermato la sua n u o v a t r a g e d i a Ricciardo. Era
a pi b r u t t a delle tre che aveva composto, sebbene a n c h e le
altre d u e valessero poco. Ma lui era convinto che questo fosse il suo capolavoro, e tanto fece che, con qualche taglio, riusc a farla accettare. L'opera v e n n e d a t a a Bologna, e c a d d e .
U g o t o r n a Firenze i m m u s o n i t o , ma n o n soltanto del fiasco. Era la fine del '12, e dalla Russia cominciavano ad arrivare le p r i m e notizie del gran disastro. U n o dei suoi pi cari amici e r a c a d u t o a Smolensk e, p u r con tutto il suo odio
p e r N a p o l e o n e , Foscolo cominciava a sentirsi un imboscato.
Che faccio io qui? c o m e mentir? con chi mentir? scriveva a u n a delle sue t a n t e a m a n t i col suo abituale accento di
sincero b u g i a r d o . E pi tardi, a un amico: La mia Dulcinea
l'Italia, e q u e s t a donchisciottesca p a s s i o n e di p a t r i a n o n
mi lascia tanto b u o n senso che basti a r a g i o n a r placidamente: ogni passo degli austriaci verso il R e g n o mi calpesta le ali
del cuore.
La D'Albany, che amava Foscolo a n c h e p e r il suo antinap o l e o n i s m o , e r a i n d i g n a t a di questo tradimento. Ma Foscolo n o n l'ascoltava pi. L'antinapoleonismo di coloro che,
c o m e il Monti, fin allora n o n a v e v a n o fatto che o s a n n a r e
N a p o l e o n e trionfante e o r a gii sputavano addosso p e r c h lo
v e d e v a n o sconfitto, lo nauseava. Rispose alla Contessa: Tir a n n o era, e s a r e b b e in o g n i e v e n t o i n c o r r e g g i b i l m e n t e tir a n n o , questo nostro conquistatore; era, con pensieri sublimi, d ' a n i m o volgarissimo; b u g i a r d o inutilmente, gazzettiere
e d r o g h i e r e universale, ciarlatano anche q u a n d ' e r a o n n i p o tente. Ma egli aveva un altissimo merito presso di m e : aveva
riuniti e educati alla g u e r r a sei milioni d'italiani. E lui era e
si sentiva, nel m o m e n t o del pericolo, u n o di questi.
R i e n t r di furia a Milano, chiese e o t t e n n e l'onore di rivestire la sua divisa di capitano e, n o n o s t a n t e la sua vecchia
364

a n t i p a t i a p e r il vicer E u g e n i o , spinse i suoi amici a stringersi i n t o r n o a lui p e r l'estrema difesa del R e g n o Italico. Le
m a n o v r e , le c o n g i u r e , le rivalit c h e d i s u n i v a n o il m o n d o
milanese e ne m i n a v a n o la volont di resistenza, lo disgustar o n o . Il 20 aprile del '14 si trov coinvolto in u n a dimostrazione di folla imbestialita. E r a quella che dava l'assalto alla
casa del ministro Prina. Coraggiosamente, rischiando il linciaggio, cerc di s t r a p p a r e la vittima dalle m a n i di quei forsennati, e gli a n d b e n e che si limitassero a immobilizzarlo
con u n a c o r d a . C h i a m a raccolta i n t o r n o a s Pellico e gli
altri p o c h i s u cui p o t e v a a n c o r a c o n t a r e p e r o r g a n i z z a r e
b a n d e partigiane in Valtellina e nel Bergamasco, visto che il
governo, invece di mobilitare l'esercito, lo aveva consegnato
nelle caserme p e r lasciarlo in bala degli austriaci. Di sua iniziativa, a n d a p a r l a r e col g e n e r a l e Macfarlane p e r sollecit a r n e l ' a p p o g g i o inglese. N o n o t t e n n e nulla. O t t e n n e solo
c h e il g o v e r n o provvisorio, p e r disfarsi di lui, gli affidasse
u n a vaga missione a Bologna, d o n d e lo richiam a cose fatte, cio subito d o p o la r e s t a u r a z i o n e del d o m i n i o austriaco
sul Lombardo-Veneto.
I suoi sogni d'italiano e r a n finiti: Dulcinea lo aveva tradito. Si trasse in d i s p a r t e rifugiandosi nella l e t t e r a t u r a . N o n
aveva pi voglia di v e d e r nessuno, e n e s s u n o aveva pi voglia di v e d e r lui. N e s s u n o , m e n o il g e n e r a l e austriaco Ficq u e l m o n t , che un giorno lo convoc n o n soltanto p e r conoscerlo, ma a n c h e p e r offrirgli la direzione di un n u o v o giornale. Colto di sorpresa, Foscolo chiese t e m p o p e r riflettere.
Era chiaro che volevano servirsi del suo n o m e p e r accreditare il n u o v o r e g i m e presso la pubblica opinione; ma la p r o posta era allettante. Rimase in forse q u a n t o gli bast p e r accorgersi che gi quell'indecisione bastava a farlo passare p e r
t r a d i t o r e agli occhi di molti, fra cui a n c h e Confalonieri. Invece di t o r n a r e da Ficquelmont, c h i a m Pellico, gli affid le
sue carte, e u n a notte di m a r z o del 1815 travers clandestin a m e n t e la frontiera svizzera s p i n g e n d o s i avanti un m u l o
carico di bagaglio.
365

1
In Svizzera, dove n a t u r a l m e n t e gl'italiani dissero c h ' e r a stata l'Austria a m a n d a r l o c o m e spia, r i m a s e un a n n o , lo impieg a scrivere u n a satira, LTpercalisse, che moltiplic i suoi
nemici - e Dio sa se ne aveva bisogno -, e a impazzire dietro
u n a d o n n a ancora pi pazza di lui, Veronica Rmer, moglie
del b a n c h i e r e italiano Pestalozzi. Brutta e diabolica, essa gli
dava in lettura le lettere di un altro suo a m a n t e . Foscolo lo
sfid a duello. Poi, esasperato, d e n u n z i la tresca al marito,
che n o n ci credette. Foscolo gli chiese p e r d o n o . Lo chiese a
Veronica. Poi lo chiese a n c h e a Quirina, r a c c o n t a n d o l e p e r
filo e p e r segno la poco edificante faccenda e foscolianamente c o n c l u d e n d o : La frenetica febbre del mio cieco r i m o r s o
d u r p e r l ' a p p u n t o otto giorni, d a u n a d o m e n i c a all'altra.
O r a s o n o io, io in t u t t a la forza n a t u r a l e : v e r a c e e s e v e r o
giudice di me stesso; n o n p e r avvilito: anzi r i n c u o r a t o a seguire con piede fermo il corso della mia vita.
Q u e s t o corso l o c o n d u c e v a i n I n g h i l t e r r a p r o p r i o n e l
m o m e n t o in cui dall'Inghilterra partiva p e r l'Italia il suo vero fratello: Giorgio B y r o n . I d u e Paesi si s c a m b i a v a n o se
n o n i loro pi g r a n d i poeti, certo i loro pi g r a n d i posatori, che infatti s'incontrarono sul lago di Ginevra, ma n o n si
c o n o b b e r o n riconobbero. C'era anche, in quei paraggi, la
signora De Stal, ma lo scontroso Foscolo n o n volle vederla
e p r o s e g u . Aveva chiesto a Q u i r i n a di r a g g i u n g e r l o e di
sposarlo, ma la saggia fattoressa ebbe il b u o n senso di vincere la tentazione: Vivi senza i n q u i e t u d i n e alcuna, e ad ogni
tuo bisogno n o n ti d i m e n t i c a r e che mi hai chiamata m a d r e ,
sorella, figlia e amica. Questi titoli fanno la mia gloria: sono
sacri al mio c u o r e e ne vado superba. Addio, mio figlio, mio
fratello, mio amico, addio! Mai smise di scrivergli e di aiutarlo.
A L o n d r a ebbe subito un posto a tavola in casa Holland,
il pi brillante e cosmopolita convegno di tutto il G o t h a politico e culturale. C'era Wellington, il vincitore di N a p o l e o n e , c'era il p r i m o m i n i s t r o C a s t l e r e a g h , c ' e r a n o Greville,
Russell, C a m p b e l l , H o b h o u s e . C'era il M a n z o n i inglese,
366

Walter Scott, c h e fu l'unico a d e t e s t a r e l'ospite italiano


brutto c o m e u n b a b b u i n o che, q u a n d o p a r l a , s e m b r a u n
p o r c o a cui taglino la gola. N o n aveva tutti i torti p e r c h ,
tra quei suoi flemmatici e misurati amici, Foscolo si sent in
d o v e r e di a c c e n t u a r e la p r o p r i a teatralit. Si dimenava, urlava, predicava nel suo pessimo inglese, e u n a volta p e r p o co n o n p r o c u r un coccolone al vecchio W o r d s w o r t h afferr a n d o l o in u n a discussione p e r il collo. Ma gl'inglesi, che da
un inglese n o n a v r e b b e r o mai tollerato simili scompostezze,
da un italiano le accettavano c o m e nota di colore. Trovavano q u e l f o r s e n n a t o talmente originale che riesce ad esserlo a n c h e q u a n d o se Io p r o p o n e . E n a t u r a l m e n t e , c o m e
s e m p r e , le p i entusiaste e r a n o le d o n n e che p e r , a differenza delle italiane, si scaldavano al suo fuoco senza lasciarsene incendiare.
Ma bisognava a n c h e vivere, e questo era m e n o facile. Fin
l, gli aiuti dall'Italia n o n gli e r a n o m a n c a t i . Suo fratello si
e r a ridotto al v e r d e p e r rifornirlo e a n c h e gli amici pi p o veri gli avevano m a n d a t o il loro obolo. Foscolo n o n e r a un
parassita, ma n o n aveva n e s s u n senso d e l d e n a r o e n o n si
dava nessun p e n s i e r o n e a n c h e di quello degli altri. In Inghilterra - scriveva - la povert vergogna che nessun m e rito lava. E lui, p e r n o n macchiarsene, arricchiva il g u a r d a r o b a e si m a n t e n e v a anche un cavallo con cui rincorreva le
c a r r o z z e delle s i g n o r e . U n ' i m p o r t a n t e rivista gli c o m m i s sion u n a serie di lettere, ora conosciuta come Gazzettino del
bel mondo, u n o dei suoi migliori scampoli di p r o s a p e r trasparenza e levit. Ma attendeva a n c h e ad o p e r e pi serie come i saggi su Dante, Petrarca e Boccaccio e quello sulla lett e r a t u r a italiana c o n t e m p o r a n e a , che c o m p a r v e con la firma di H o b h o u s e , ma in cui tutti riconobbero la sua furia polemica, i suoi a m o r i e s o p r a t t u t t o i suoi o d i , che n a t u r a l m e n t e gliene valsero molti a n c h e a lui. Sulle p r o p o s t e di altri lavori che gli piovvero da tutte le parti, egli n o n si limit
a costruire un castello di sogni, volle a n c h e realizzarlo affitt a n d o a d d i r i t t u r a u n a villa, r i e m p i e n d o l a di mobili pregiati
367

1
e oggetti d'arte, e t e n e n d o v i m e n s a imbandita p e r tutti gl'italiani di passaggio. Ci v e n n e C a p p o n i , cui Foscolo d i e d e il
p i a n o del g i o r n a l e c h e a v r e b b e d o v u t o fare con Ficquelm o n t e che poi, p o r t a t o a Firenze, serv di modello all'Antologia di Vieusseux. E ci v e n n e anche Confalonieri fingendosi p e n t i t o dei sospetti nutriti su di lui. In realt seguitava a
detestarlo e, r i e n t r a t o a Milano, contribu a diffondere malevoli voci sul suo conto. Il t e r r e n o era ricettivo p e r c h , nel
suo saggio sulla l e t t e r a t u r a c o n t e m p o r a n e a , Foscolo aveva
offeso tutti e s p e c i a l m e n t e il M o n t i che lo accusava di disprezzantropia. N o n p o t e n d o p i dire c h ' e r a al soldo dell'Austria, dicevano che si era v e n d u t o al g o v e r n o inglese, lo
attaccavano su tutti i giornali, e Ugo n o n rispondeva. Aveva
da p e n s a r e a b e n altro: alle cambiali in scadenza.
Fu a q u e s t a svolta c h e s'imbatt in u n a vecchia s i g n o r a
che viveva in u n a villetta poco distante dalla sua insieme a
u n a n i p o t i n a , e il cui n o m e gli r i c o r d a v a qualcosa: H a m i l ton. Era la m a d r e della ragazza ch'egli aveva lasciato incinta
a Valenciennes, e quella n i p o t i n a , F l o r i a n a , e r a sua figlia.
La n o n n a che aveva p r o v v e d u t o ad allevarla doveva essere
p r o p r i o di b u o n c a r a t t e r e p e r c h n o n solo n o n gli t e n n e il
b r o n c i o , ma anzi lo accolse a f f e t t u o s a m e n t e e, siccome si
sentiva vicina alla fine, accett la sua p r o p o s t a di affidargli
la b a m b i n a con la relativa dote: tremila sterline.
N o n e r a , n e a n c h e a quei t e m p i , un g r a n capitale. Ma a
Foscolo p a r v e i m m e n s o . E q u a n d o , di l a p o c o , ne ebbe la
disponibilit, decise d i m o l t i p l i c a r l o c o n u n b u o n investim e n t o immobiliare. C o m p r un t e r r e n o in u n a zona che gli
s e m b r a v a di sicuro avvenire, e ci costru n o n u n a villa, ma
tre: u n a p e r viverci con Floriana, le altre d u e p e r affittarle.
Disse che a lui bastavano tredici stanze e tre cameriste, che
furono u n a d o p o l'altra a n c h e sue amanti. Ma ai mobili p r e giati e alle o p e r e d ' a r t e n o n rinunci. Q u a n d o Floriana venne a insediarvisi, trov la casa gi assediata dai creditori.
Cominci, p e r Foscolo, u n a disperata ed eroica lotta contro la miseria. Gli editori, che se n'erano accorti, lo prendeva368

no alla gola o r d i n a n d o g l i le fatiche p i ingrate e dimezzandogliene la retribuzione. Per Foscolo, che n o n aveva mai sap u t o lavorare su ordinativo, era u n a dannazione rovinosa p e r
i suoi nervi. A scrivere di cose che n o n lo interessavano faticava, e si sentiva. Pi la sua p r o s a si faceva r u g g i n o s a , p i le
commissioni si d i r a d a v a n o , pi si appesantivano i debiti. Gli
p o r t a r o n o via il t e r r e n o , le case, i mobili. Riusc a salvare solo
i suoi libri e il pianoforte di Floriana, diventata la sua unica
consolazione. La povera ragazza si era affezionata a quel pad r e t o r m e n t a t o e tormentoso, lo seguiva senza protestare da
un trasferimento all'altro in a p p a r t a m e n t i s e m p r e pi squallidi in quartieri s e m p r e pi miserabili. Gl'italiani che venivano a visitarlo dovevano faticare p e r scovarlo, e spesso lo trovavano a letto o su u n a poltrona che seguiva con sguardo assente i motivi che Floriana gli suonava. Aveva passato di poco
la q u a r a n t i n a , ma gi aveva p e r s o quasi tutti i denti, l'oftalmia lo r e n d e v a mezzo cieco, e ai disturbi renali che lo avevano s e m p r e afflitto se n ' e r a n o aggiunti altri di fegato e di vescica. A n d a v a n o a tenergli c o m p a g n i a i d u e protagonisti dei
moti del ' 2 1 , il napoletano Pepe e il torinese Santarosa insieme agli altri scampati: Pecchio, Ugoni, Scalvini. Sebbene tutti
in miseria, p o r t a v a n o a Floriana cibi e piccoli sussidi p e r le
medicine. Qualche volta Foscolo n o n si accorgeva n e m m e n o
della loro p r e s e n z a , qualche altra li a r r i n g a v a nei soliti toni
concitati b r a n d e n d o , alla m i n i m a obbiezione, la pistola che
teneva sempre, carica, sul c o m o d i n o da notte. Q u a n d o le forze glielo consentivano, ridiventava p r e p o t e n t e . Trov m o d o
di sfidare un giornalista inglese a un duello che poteva essere
mortale: pistola, venendosi incontro a volont. Spar p r i m a il
suo avversario, e fall. Foscolo gli a n d sotto il viso, e spar in
aria: un gesto in tutto d e g n o di lui.
M a coi c r e d i t o r i n o n p o t e v a fare a l t r e t t a n t o . D o p o u n a
n o t t e passata a tavolino, Floriana lo vedeva p a r t i r e all'alba
coi suoi scartafacci alla ricerca di q u a l c h e r e d a z i o n e in cui
collocarli. U n g i o r n o n o n t o r n : e r a finito i n p r i g i o n e p e r
debiti. Gli amici italiani v e n n e r o a t u r n o a p o r t a r e scodelle
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di minestra alla ragazza, che sfioriva a vista d'occhio. Un altro g i o r n o a p p a r v e su un giornale un a n n u n z i o pubblicitario: il signor Foscolo offriva lezioni d'italiano, a n c h e fuori
L o n d r a , a d u e scellini l'ora. A questo si era ridotto. E p p u r e ,
seguitava a litigare con tutti: a n c h e con Byron, p e r lettera.
Ma q u a n d o questi m o r in Grecia, Foscolo fu sopraffatto dal
r i m o r s o e p r o p o s e a un editore un saggio apologetico su di
lui. Q u a n d o ebbe c o n s u m a t o gli ultimi vestiti e le ultime calze di seta, fece p e r d e r e a tutti le sue tracce n a s c o n d e n d o s i
in un t u g u r i o e iscrivendo sulla p o r t a un n o m e falso.
Trascorse gli ultimi mesi a descrivere a Floriana il m e r a viglioso viaggio che insieme avrebbero fatto a Venezia, a Firenze, a Zante, e la bella casa che li aspettava in riva al mare, o m b r a t a di pini e di cipressi. Ci s a r e b b e r o state c a m e r e
p e r tutti gli amici: p e r S a n t a r o s a (ch'era m o r t o in Grecia),
p e r Pellico (che languiva nello Spielberg). Il colpo di grazia
glielo dette la p r o p o s t a , poi ritrattata, di u n a cattedra d'italiano all'Universit. Si mise a letto, e i medici dissero: Idropisia. Fino a l l ' u l t i m o seguit a p a r l a r e d e l meraviglioso
viaggio, e q u a n d o cap c h ' e r a la fine chiese a F l o r i a n a di
a p r i r e la finestra p e r lasciar e n t r a r e un raggio di sole. Sulla
scrivania c'era un testamento di sei righe: Cara figlia, il den a r o pagato. Lasciane L. 50 al nostro amico, sig. Roberts,
p e r c h r i m b o r s i se stesso e p a g h i q u a l c h e conto d o v u t o . E
c o n s e r v a il r e s o p e r te. T u o p a d r e . E r a il 16 s e t t e m b r e
1827. Foscolo n o n aveva a n c o r a c o m p i u t o c i n q u a n t ' a n n i .
Della brillante societ m o n d a n a e intellettuale che lo aveva
cos festosamente accolto al suo arrivo, n e s s u n o segu la sua
b a r a che fu sepolta sotto u n a n u d a pietra nel piccolo cimitero di Chiswick. Solo un paio di settimane d o p o , la Litlerary
chronicle gli dedic questa necrologia: Mentre l ' E u r o p a ammira le o p e r e dell'esule, la sua tomba mostri che nel nostro
Paese vi sono alcuni che riverivano il suo i n g e g n o , a n c h e se
d e p l o r a v a n o gli e r r o r i della sua vita privata. O r a tali e r r o r i
n o n sono p i , e solo al suo g e n i o noi i n t e n d i a m o offrire
questo t e n u e segno di rispetto.
370

In Italia i segni furono a n c o r a pi tenui, tant' vero che


Q u i r i n a s e p p e della m o r t e di Ugo solo d o p o qualche mese.
Essa aveva s e m p r e c o n t i n u a t o a scrivergli, ma lui da a n n i
n o n le r i s p o n d e v a . Solo all'ultimo aveva scarabocchiato un
biglietto p e r lei, ma n o n gliel'aveva m a n d a t o . Essa si rivolse
al canonico spagnolo Riego, che si era preso c u r a di Florian a , p e r c h le affidasse la ragazza. Ma a n c h e F l o r i a n a e r a
m o r t a , consunta dall'etisa.
L'oblo di Foscolo d u r q u a n t o la rassegnazione degl'italiani
alla situazione, politica e letteraria, contro cui Foscolo si e r a
disordinatamente, ma vigorosamente battuto. La generazione che ridiscese nelle catacombe della c o n g i u r a p e r p r e p a r a r e il '48 e il '59, lo r i s c o p r . Lo r i s c o p r a m o d o suo
p r e n d e n d o n e ci che pi le serviva e che n o n era di certo il
suo meglio: l'enfatiche Odi, il melenso e convenzionale Ortis,
le t r a g e d i e alfieriane, i n s o m m a Io s t e n t o r e o vate, il m a g n i l o q u e n t e e retorico t r i b u n o . E logico. Era q u e s t o il Foscolo
di cui gl'italiani avevano bisogno, ed a questo che Mazzini
rese o m a g g i o q u a n d o , g i u n t o esule a L o n d r a , corse a inginocchiarsi sulla sua tomba.
Il p o e t a , p e r rivivere, d o v e t t e a s p e t t a r e c h e le passioni
decantassero. Esso tutto o s o p r a t t u t t o nelle Grazie, dove il
suo urlo si smorza, t r a t t e n u t o dal p u d o r e . E questo il segreto della loro perfezione tecnica e stilistica. Q u i tutti i motivi
della sua composita ispirazione, n o n s e m p r e originali e autentici, t r o v a n o u n a misura perfetta e r a g g i u n g o n o u n a tersit e castigatezza di linguaggio cui, nelle sue o p e r e giovanili, Foscolo n o n ci aveva a b i t u a t o . La sua vera g r a n d e lirica
comincia dove finiscono le sue pose.
Q u a n t o al p r o s a t o r e , Foscolo lascia un solo r o m a n z o , nat u r a l m e n t e autobiografico: l'epistolario. C' di tutto - l'oro
e il similoro, il d r a m m a e il m e l o d r a m m a , il vero e il falso, la
sincerit e la ciarlataneria - p e r c h di tutto c'era in Foscolo.
Ma Foscolo c'.

CAPITOLO TRENTASEIESIMO

LEOPARDI

Nacqui di famiglia nobile in u n a citt ignobile scrisse Leop a r d i . Oggi questa citt ignobile, Recanati, rigurgita di targ h e dedicate a lui. Ne h a n n o messe d o v u n q u e sia passato o
si sia seduto, e forse in questa p o s t u m a devozione c' anche
d e l r i m o r s o : la p r o v i n c i a italiana p r o d i g a s e m p r e ai figli
m o r t i gli o m a g g i che gli nega da vivi. Finch ci rimase, Leop a r d i a R e c a n a t i fu c o n o s c i u t o soltanto c o m e il figlio del
Conte, o peggio ancora il gobbo, anzi il gobbo fottuto.
I L e o p a r d i a p p a r t e n e v a n o a quella tipica aristocrazia di
paese che faceva del n o m e e del r a n g o un'autentica religion e . Il loro albero genealogico era g r e m i t o soprattutto di Vescovi, n e s s u n o dei quali tuttavia d i v e n t C a r d i n a l e e t a n t o
m e n o Papa. Il palazzo in cui nascevano e m o r i v a n o , gelido
e sussiegoso, sacrificava alla r a p p r e s e n t a n z a qualsiasi comodit: stanze solenni e piene di spifferi, servizi igienici rudimentali, n i e n t e bagni, n i e n t e angoli d'intimit. Di singolar e , d a t a l'allergia di questo ceto alla cultura, c'era solo la biblioteca.
Vi s o v r i n t e n d e v a il conte M o n a l d o , che aveva p e r i libri
u n a passione sconfinante nella mania. Ne incettava d o v u n q u e potesse, mescolando testi classici e cianfrusaglie. Era un
tipico nobile del Settecento. N o n si era mai mosso da Recanati, e trovava del tutto n a t u r a l e che fino a diciott'anni n o n
gli avessero mai consentito di uscire di casa da solo. Vestiva
a n c o r a in p a r r u c c a , codino, p o l p e e spada. Alla s p a d a teneva moltissimo: diceva c h e , p o r t a n d o l a , si acquista il senso
del decoro. Era stato un pessimo a m m i n i s t r a t o r e del suo pat r i m o n i o , n o n p e r dissipazione, m a p e r i n c u r i a . Lasciava
372

a n d a r e in malora le sue t e r r e , e la casa era p i e n a di zii arteriosclerotici, di servitori in d i s a r m o e di vecchi preti chiamati c o m e t u t o r i e sopravvissuti ai loro pupilli. C o n t r o la volont d e i suoi, aveva sposato u n a r a g a z z a della sua stessa
condizione, la m a r c h e s a Adelaide Antici, che fu p e r lui una
benedizione divina e un divino castigo.
Q u a n d o si accorse in che condizioni la famiglia versava,
essa p r e s e t u t t o i n m a n o d e s a u t o r a n d o c o m p l e t a m e n t e i l
m a r i t o e r e g o l a n d o la casa con ferrea avarizia. N o n ci furono licenziamenti p e r c h gl'impegni del r a n g o lo vietavano.
Ma q u a n d o i c o n t a d i n i le p o r t a v a n o le uova, le m i s u r a v a
con un anello: se ci passavano, le faceva sostituire con altre
p i g r o s s e . I m p o n e v a a tutti u n a d i e t a s p a r t a n a , calzava
s c a r p e da soldato e p o r t a v a s e m p r e lo stesso vestito con le
tasche gonfie di chiavi p e r c h in dispensa e in cantina c'entrava solo lei. T u t t o e r a m i s u r a t o e lesinato, a n c h e la legna
p e r il caminetto. Il marito, q u a n d o voleva p r o c u r a r s i un p o '
di spiccioli, e r a costretto a r u b a r e e a v e n d e r e di soppiatto
qualche fiasco di vino o di olio. N o n c'erano eccezioni n e a n che p e r i figli, che n o n possedettero mai un balocco e si passavano d a l l ' u n o all'altro gli abiti rivoltati. G i a c o m o scrisse
p i t a r d i c h e , q u a n d o u n o di essi si a m m a l a v a (su dodici,
gliene m o r i r o n o sette), Adelaide e r a c o n t e n t a p e r c h pensava di regalare un angelo a Dio. Per u n o solo si a d d o l o r perch n o n aveva fatto in t e m p o a ricevere il battesimo, e p e r ci aveva p e r s o il diritto alle ali.
Giacomo n a c q u e nel '98, a sei a n n i lo vestirono da abatin o , e q u a n d o lo p o r t a r o n o in chiesa p e r la p r i m a c o m u n i o n e , sua m a d r e e n t r anche lei nel confessionale p e r condivid e r e col p r e t e i suoi segreti. C o m e p r i m o g e n i t o , egli sedeva
a tavola alla destra del p a d r e che gli tagliava il cibo nel piatto e c o n t i n u a farlo a n c h e q u a n d o Giacomo aveva venticinq u e a n n i e l'Italia gi lo considerava un g r a n d e p o e t a . Gli
aveva d a t o c o m e t u t o r e quello suo, u n g e s u i t a s p a g n o l o ,
sebbene lo avesse qualificato assassino dei miei studi. Ma
in r e a l t il v e r o t u t o r e e r a lui c h e , da q u a n d o e r a stato ri373

dotto dalla moglie all'indigenza, n o n osava pi uscir di casa,


e passava la sua giornata in biblioteca. Q u i crebbe Giacomo,
sotto il vigile s g u a r d o di quel p a d r e a suo m o d o affettuoso,
che n o n d u b i t mai di p o t e r e di dover fare di lui un altro
se stesso: un p e d a n t e e r u d i t o , zelante suddito del Papa, ins o m m a un vero conte L e o p a r d i .
Il ragazzo lesse di tutto, a v i d a m e n t e e d i s o r d i n a t a m e n t e ,
anche p e r c h altro n o n gli era consentito fare: n e a n c h e lui,
fino alla m a g g i o r e et, ebbe il p e r m e s s o di uscire di casa da
solo. N o n sapeva nulla di letteratura m o d e r n a p e r c h la biblioteca si fermava al p r i m o Settecento. Ma divent un m a e stro di metrica latina e greca, sino a c o m p o r r e perfette imitazioni dei poeti classici. Unici suoi amici e r a n o il fratello
Carlo e la sorella Paolina, v e n u t i al m o n d o subito d o p o di
lui. C o n la m a d r e n o n aveva che r a p p o r t i disciplinari. Essa
n o n s'interess mai ai suoi studi, che d i s a p p r o v a v a , n ai
suoi successi che s e m p r e le p a r v e r o futili. Q u a n d o , d o p o la
m o r t e di Giacomo, un a m m i r a t o r e v e n n e a visitarne il palazzo e la c o m p l i m e n t p e r aver d a t o alla poesia un tale figlio, essa rispose soltanto: Dio lo perdoni.
C o n le ginocchia c o p e r t e da u n o scialle di lana p e r difend e r s i dal f r e d d o , c u r v o s u u n piccolo desco i n u n a n g o l o
buio che metteva a d u r a p r o v a i suoi occhi, Giacomo cercava nei libri un'evasione. Del m o n d o esterno, n o n conosceva
che le piccole fette i n q u a d r a t e dalle finestre di quella casap r i g i o n e . Un g i o r n o ci vide stagliato un volto di ragazza,
Nerina; un altro, quello di Silvia. N e r i n a era p r o b a b i l m e n t e
u n a piccola p o p o l a n a che in realt si chiamava Maria Belardineli; Silvia era c e r t a m e n t e Teresa, la figlia del cocchiere;
ed e n t r a m b e m o r i r o n o giovanissime. Ma n e s s u n o in famiglia ebbe il sospetto che quel ragazzo, o r m a i in l nell'adolescenza, covasse sotto la sua aria m a n s u e t a , timorosa e silenziosa, degl'impulsi. La m o r a l e delle famiglie alla L e o p a r d i
consisteva n e l l ' i g n o r a r e le cose disdicevoli o i m b a r a z z a n t i .
I g n o r a r o n o anche, p u r avendolo tutto il giorno sotto gli occhi, che a furia di stare reclinata sul desco, la spina dorsale
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del ragazzo si e r a deformata. E q u a n d o lo zio Antici, fratello


di Adelaide, scrisse a Monaldo di m a n d a r g l i Giacomo a Roma p e r fargli c u r a r e la malformazione, M o n a l d o rispose ind i g n a t o che il figlio stava benissimo, era un fiore, e con sublime egoismo aggiungeva che, essendo il suo unico amico,
n o n intendeva privarsene.
Fu u n a t r a d u z i o n e dell'Eneide che permise a Giacomo di
trovare un contatto col m o n d o . Ne m a n d copia, con ossequiose d e d i c h e , a tre dei letterati pi in vista. Monti e Mai
gli risposero con u n a d e g n a z i o n e n o n priva di riserve; Giord a n i con u n a lettera piena di calorosi elogi. Giacomo si agg r a p p a lui come il naufrago a u n a zattera, lo s o m m e r s e di
l e t t e r e - f i u m e , e alla fine lo costrinse a v e n i r e a R e c a n a t i .
P r e t e c o n t r o voglia, d i convinzioni liberali, u n p o ' r e t o r e ,
u n p o ' enfatico, m a g e n e r o s o e p i e n o d i c a l o r e u m a n o ,
G i o r d a n i cap subito la tragedia di quel ragazzo, e lo istig a
e v a d e r e dal suo s o r d i d o a m b i e n t e familiare. Pi t a r d i Mon a l d o accus G i o r d a n i di aver a b u s a t o dell'ospitalit rubandogli il figlio e lo t r a t t di miserabile apostata. Dal
suo p u n t o di vista, n o n aveva tutti i torti. G i o r d a n i aveva dischiuso a Giacomo insospettati orizzonti facendogli sentire
a n c o r a di p i la sua condizione di prigioniero, e lo aveva a
tal p u n t o c o n t a g i a t o d e i suoi e n t u s i a s m i d a ispirargli d u e
odi p a t r i o t t i c h e : u n a All'Italia, l'altra Sopra il monumento di
Dante. De Sanctis dice che sotto lo stile artificioso palpita un
s e n t i m e n t o g e n u i n o , ma noi ci p e r m e t t i a m o di d u b i t a r n e :
anzitutto p e r c h al sentimento g e n u i n o qualsiasi artificio rip u g n a , e p p o i p e r c h al patriottismo Giacomo si era mostrato fin allora refrattario. Anzi, d u e a n n i p r i m a aveva c o m p o sto u n a dotta orazione sulla liberazione delle M a r c h e , cio
sulla r e s t a u r a z i o n e del d o m i n i o p a p a l e . Era farina n o n del
sacco suo, ma di Monaldo, d'accordo. Ma, se l'orecchio n o n
ci tradisce, a n c h e queste d u e odi e r a n o farina n o n del sacco
suo, ma di Giordani. Tuttavia quelle d u e poesie, pubblicate
con l'imprimatur del Papa, corsero l'Italia, esaltarono e furono esaltate da tutti, p e r un pezzo. Carducci dice di esserne
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stato, da ragazzo, travolto; e i volontari del '59 si arruolavano al grido: In chiesa col Manzoni, alla g u e r r a con L e o p a r di. L'unico che di quegli e n t u s i a s m i n o n si e n t u s i a s m fu
M o n a l d o , p e r il quale l'Italia era u n a bestemmia.
Il successo rese Giacomo a n c o r a pi impaziente. Nel '19
- e aveva o r m a i v e n t u n a n n i - scrisse di nascosto a un amico
di casa, a Macerata, di p r o c u r a r g l i un p a s s a p o r t o . Ma q u e sto fu intercettato da M o n a l d o , che ne fu quasi pi sorpreso
che costernato. N o n riusciva a capacitarsi c o m e un figlio, a
cui seguitava a tagliare la c a r n e nel p i a t t o , d e s i d e r a s s e allontanarsi da lui e - peggio a n c o r a - glielo avesse nascosto.
Per sua fortuna, n o n lesse la lettera che Giacomo aveva gi
scritto p e r congedarsi da lui. Condita delle solite formule di
ossequio, e r a u n a t r e m e n d a requisitoria che ci ricorda quella di Kafka contro suo p a d r e .
La d e l u s i o n e lo i m m e r s e a n c o r a di p i nelle sue mestizie, e u n a crisi di oftalmia gliele rese ancora pi acute i m p e d e n d o g l i di c e r c a r e s c a m p o nel l a v o r o . Ma fu p r o p r i o in
questi mesi di d i s p e r a z i o n e ch'egli m a t u r i suoi p r i m i autentici c o m p o n i m e n t i poetici, gl'Idilli. Egli stesso riconosce
di a v e r n e derivato e filtrato l'ispirazione pi dalla letteratura che dall'esperienza diretta, e T o m m a s e o p a r a g o n a v a vel e n o s a m e n t e quelle poesie a palinsesti screpolati e r i m a n i polati in cui, sotto la scrittura fresca, affiora l'antica. C' del
vero. Dagl'Idilli affiora la lirica greca, ma con u n a tersit e
lievit d e g n e di Teocrito. Pi tardi L e o p a r d i scrisse che aveva m i r a t o esclusivamente alla semplicit e naturalezza, e lo
c o n f e r m a n o i tormentatissimi manoscritti che r e c a n o i segni
di u n a lotta a oltranza c o n t r o il superfluo. G i u s t a m e n t e Momigliano parla della sublime povert del suo vocabolario,
ridotto all'essenziale.
D o p o quella p r i m a f i o r i t u r a , segu u n altro a n n o d i macerazione e di silenzio, ch'egli impieg a r i e m p i r e oltre mille p a g i n e dello Zibaldone, che ne c o n t a q u a t t r o m i l a c i n q u e cento. C r e d o che siano in p o c h i ad averle lette t u t t e senza
saltarne nessuna, e noi n o n siamo di questi. Ma chi n o n ne
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conosce a l m e n o le parti essenziali, n o n p u conoscere L e o p a r d i . Pi che un diario, lo Zibaldone u n a specie di magazzino in cui p e r q u i n d i c i a n n i egli stiv di t u t t o : i piccoli
eventi della sua vita p o v e r a di eventi, le fantasie, i progetti, i
sogni, i c o m m e n t i critici alle o p e r e sue e altrui, i ricordi, le
confessioni, i rimpianti, le cose pi g r a n d i e le cose pi misere che gli passavano p e r la testa.
Q u a n d o fu pubblicato, i c o n t e m p o r a n e i a m m i r a r o n o sop r a t t u t t o le a n n o t a z i o n i filologiche e filosofiche che lo gremiscono, e a n c o r a u n a volta a dirigere il coro delle lodi fur o n o i p e d a n t i . Sainte-Beuve, che se n ' i n t e n d e v a un p o ' di
pi, vedeva nello Zibaldone il d o c u m e n t o del gusto di Leop a r d i , e aveva r a g i o n e . L e o p a r d i e r a effettivamente un
grande filologo, ma non fu grande perch era filologo.
Q u a n t o alla filosofia, n o n e r a il suo p a n e . Il suo p a n e e r a la
letteratura. E intendiamoci b e n e : n o n che quella dello Zibaldone sia tutta di alto interesse e qualit. In questo m o n u mentale bric--brac si t r o v a n o preziose notazioni, scoperte,
f r a m m e n t i d i g e n i o , i l l u m i n a z i o n i , scintille, p e p i t e d ' o r o ,
m a a n c h e uggiose ripetizioni, l u n g a g g i n i , a r g o m e n t a z i o n i
r u g g i n o s e e i n v o l u t e , goffo l c t t e r a t u m e , p i a g n u c o l i i , mal
riusciti tentativi di satira. I n s o m m a , ci si trova tutto L e o p a r di: quello g r a n d e dei futuri Canti e quello m e d i o c r e delle
Operette morali, che vi son gi tutte c o n t e n u t e in nuce, e c h e
avrebbe fatto meglio a lasciare a questo stato e m b r i o n a l e .
L'evasione v e n n e alla fine, nel '22, col consenso di M o n a l d o ,
che si rassegn a lasciarlo a n d a r e a R o m a insieme al cognato Antici. Il viaggio in carrozza d u r sei giorni. Era la p r i m a
volta che Giacomo usciva da Recanati e poteva v e d e r e quel
m o n d o di cui si sentiva e si mostrava cos airsioso. E p p u r e ,
n o n lo g u a r d . Mai u n a volta mise la testa fuor del finestrin o p e r s c o p r i r e u n p a e s a g g i o o a m m i r a r e u n a chiesa. L a
t e n n e s e m p r e reclinata s u u n testo g r e c o , d i cui a n d a v a
c h i o s a n d o le p a g i n e , del tutto s o r d o al mistico incanto dell'Umbria e alla solennit dell'Agro.
377

Pochi giorni d o p o l'arrivo, scrisse al fratello u n a lettera


intrisa di delusione. R o m a n o n gli piaceva. In realt era lui
che n o n e r a piaciuto a R o m a , dove aveva s p e r a t o di essere
accolto a braccia a p e r t e , a d o t t a t o nei salotti e nelle accademie, e dove invece si era avvisto che pochi lo conoscevano e
quei pochi n o n gli d a v a n o molto peso. Voleva incontrar Canova, cui Giordani lo aveva presentato p e r lettera, ma scopr
c h ' e r a m o r t o pochi giorni p r i m a . Angelo Mai, cui aveva dedicato u n ' o d e , lo accolse con cortesia, ma n i e n t e di p i . II
pi ospitale fu Cancellieri, il bell'abate c o m e lo chiamavan o , e r u d i t o e m o n d a n o , che lo invit alle sue serate, dove il
piccolo provinciale timido, impacciato e deforme, senza p u n to a l l e n a m e n t o alla conversazione e alla b a t t u t a spiritosa, si
sent e mise tutti a disagio. Egli rimase c o m p l e t a m e n t e estraneo alla Roma dei g r a n d i palazzi, delle g r a n d i feste e anche
della pittoresca plebe, che descriveva Stendhal, il quale vi si
trovava a n c h e lui p r o p r i o nello stesso p e r i o d o . L'unico amico che vi si fece fu u n o s t r a n i e r o , l'ambasciatore di Prussia
Niebuhr, il quale a tal p u n t o lo stimava e amava che ne p r o pose l'assunzione alla Corte del Papa. Ma p e r entrarci bisog n a v a o p r e n d e r e i voti, o a l m e n o i n d o s s a r e quella c a p p a
clericale che si chiamava mantelletta. E Giacomo n o n ne volle
s a p e r e . Forse, tutto s o m m a t o , cercava solo un p r e t e s t o p e r
t o r n a r s e n e a Recanati di cui, d o p o averla t a n t o m a l e d e t t a ,
o r a sentiva la nostalgia: l, a l m e n o , e r a p u r s e m p r e il conte
L e o p a r d i . E infatti, d o p o cinque mesi, vi si riaccas.
Fu allora che scrisse quelle Operette morali in cui si sente
benissimo lo sforzo di riconsiderare la vita e le sue amarezze
con s o r r i d e n t e distacc. Ma a p p u n t o p e r c h questo sforzo
si s e n t e , n o n riuscito. S o r r i d e r e , L e o p a r d i n o n sapeva.
Spirito, ironia e scetticismo n o n sono motivi del suo r e p e r torio; e q u a n d o li tenta, ci fa m a g r e figure. Egli n o n conobbe il suo coetaneo S c h o p e n h a u e r . Ma S c h o p e n h a u e r conobbe lui, sia p u r e da m o r t o , e ne d i e d e la giusta definizione: il
p o e t a del dolore, cos c o m e egli stesso ne era il filosofo. Leop a r d i tutto l, e fuori di l n o n nulla.
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A Recanati rimase d u e a n n i , q u a n t i gli b a s t a r o n o p e r rim e t t e r s i a c o v a r e p r o p o s i t i di e v a s i o n e . A f o r n i r g l i e n e il


pretesto fu il suo e d i t o r e milanese Stella, che gli p r o p o s e di
c u r a r e l'Opera omnia di Cicerone. Sebbene il c o m p e n s o fosse assai m o d e s t o , G i a c o m o accett s u b i t o e p e r s t r a d a si
ferm a Bologna, che gli p i a c q u e m o l t o p e r la festosit con
cui lo accolsero G i o r d a n i e B r i g h e n t i . M i l a n o invece n o n
gli p i a c q u e p u n t o p e r c h vi trov la stessa indifferenza che
lo aveva ferito a Roma, tanto che p e r s u a s e Stella a lasciargli
c o n t i n u a r e il l a v o r o a B o l o g n a , d o v e t o r n s u b i t o d o p o .
N o n sapeva c o m e tirare avanti p e r c h il salario n o n gli bastava n e a n c h e p e r l a p e n s i o n e , m a e b b e l a v e n t u r a ( u n a
delle p o c h e della sua d i s a v v e n t u r a t i s s i m a vita) di t r o v a r e
u n a e x - c a m e r i e r a di casa sposata a un oste che gli offr un
p o s t o p e r m a n e n t e alla loro m e n s a . M o n a l d o a v r e b b e r a b brividito all'idea di un conte L e o p a r d i sfamato dalla c a m e riera. Ma Giacomo n o n aveva scelta, e il conto lo sald comp o n e n d o p e r lei u n a poesia, l ' u n i c a p o e s i a d i L e o p a r d i
scritta, diciamo cos, su ordinazione, e p u r t r o p p o a n d a t a
persa. Per c o m b a t t e r e il freddo, lui che il f r e d d o lo soffriva
moltissimo, lavorava d e n t r o u n sacco i m b o t t i t o d i p i u m e ,
ma a riscaldarlo e r a s o p r a t t u t t o il calore u m a n o d e i bolognesi. Diede pubblica lettura di un suo p o e m a all'Accademia
dei Felsinei, e d i v e n t ospite abituale d e l salotto della c o n tessa Malvezzi, u n a fiorentina diventata prima signora di
Bologna n o n grazie alle sue b r u t t e poesie - com'essa c r e d e va -, ma al n o m e c h e p o r t a v a e alla vivacit della sua c o n versazione.
N o n e r a bella. N o n e r a p i n e a n c h e molto giovane. M a
era, alla fine, u n a d o n n a , cosa p e r lui assolutamente nuova.
N o n si sa se ne fu v e r a m e n t e i n n a m o r a t o . Si sa soltanto che
spinse la sua galanteria fino a elogiare p u b b l i c a m e n t e i suoi
p o e m i . Poi, un g i o r n o , ne fu messo alla p o r t a . C o r s e voce
che si fosse gettato ai piedi della Contessa e che costei avesse
c h i a m a t o i l c a m e r i e r e p e r o r d i n a r g l i u n bicchier d ' a c q u a
p e r il signor C o n t e che si sentiva male. Fatto sta che, t e m p o
379

d o p o , Giacomo scrisse a un amico: Ho visto il p o e m a della


Malvezzi. Povera donna!
Ancora u n a volta t o r n a Recanati, e ancora u n a volta ne
fugg, diretto a Firenze, o r a m a i capitale della cultura italiana. Vieusseux, che da un pezzo lo aveva scoperto e invitato
a collaborare all'Antologia, lo accolse con molta cordialit nel
suo Gabinetto, dove tutti s'incontravano c o m e in un club, senza cerimonie n formalismi.
Ma p r o p r i o p e r questo Giacomo si trov a disagio a n c h e
l. N o n e r a abituato a questo tipo di r a p p o r t i semplici e diretti fra u o m i n i che si c o m p o r t a v a n o c o m e se si conoscessero da s e m p r e a n c h e se e r a la p r i m a volta che si v e d e v a n o ,
alle conversazioni franche e a p e r t e , alla schermaglia spiritosa, alle botte e risposte. E p e r di p i c'era fra di essi il suo
m o r t a l e nemico T o m m a s e o che n o n p e r d e v a occasione p e r
m e t t e r e a d u r a p r o v a la sua impacciata timidezza e suscettibilit. N o n p e r d o n a v a a L e o p a r d i le critiche che questi aveva mosso a u n a sua t r a d u z i o n e di Cicerone q u a n d o ne curava le o p e r e da Stella. E ora se ne vendicava accanendosi sulle Operette morali, p r o p r i o allora pubblicate e che, a d i r e il
v e r o , n e offrivano m a t e r i a . A n c h e d o p o m o r t o s e g u i t a
p e r s e g u i t a r l o , c o n i a n d o p e r lui q u e s t o epitaffio: N a t u r a
c o n un p u g n o lo sgobb - " C a n t a " , gli disse irata; ed ei
cant c h e d i m o s t r a q u a n t a poca m i s e r i c o r d i a covasse nel
c u o r e di questo bacchettone. Ma a n c h e gli altri frequentatori del Gabinetto, come C a p p o n i e Colletta, lo trovavano poco
simpatico e inferiore alla sua fama. Q u a n d o v e n n e Manzoni, a n c h e L e o p a r d i fu invitato al ricevimento. E r a n o i d u e
p i g r a n d i geni italiani di quel secolo, ma n o n si riconobbero e n o n t r o v a r o n o nulla da dirsi. Tanti a n n i d o p o , Manzoni confess a De Sanctis che n o n riusciva a capire c o m e L e o p a r d i fosse considerato un g r a n poeta.
Scacciato dalla t r a m o n t a n a e dai sarcasmi di F i r e n z e ,
G i a c o m o si trasfer a Pisa d o v e g o d e t t e u n o dei r a r i intermezzi di relativa quiete. Il clima e r a dolce, e p e r u n a retta
di p o c h i soldi aveva u n a c a m e r a d e c e n t e , discreto cibo, e
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perfino il letto scaldato col prete. Quella piccola citt era


molto meglio tagliata sulla sua m i s u r a di provinciale, e p e r
di pi ci trov u n a ragazza, Teresa Lucignani, di p u n t a cultura, ma fresca e allegra, che n o n gli concesse nulla, salvo la
simpatia. A n c o r a nella sua tardissima et (camp fin oltre i
novant'anni), Teresa ricordava con tenerezza quel giovanotto p a l l i d o e d e f o r m e , s e m p r e vestito di n e r o , che n o n si
cambiava quasi mai la camicia, se la sbrodolava con la cioccolata, e che solo q u a n d o g u a r d a v a lei riusciva a s o r r i d e r e .
Fu Teresa a ispirargli // Risorgimento, che n o n ha nulla a che
fare c o n quello dell'Italia. A r i s o r g e r e e r a il s u o c u o r e , a
contatto di quella c r e a t u r a piena di gioia di vivere. Sono fra
i pochissimi versi n o n dolorosi di L e o p a r d i , e n o n valgono
molto.
T o r n a Firenze in estate, e vi fece conoscenza di un giov a n e p r e t e p i e m o n t e s e con cui t r o v i m m e d i a t a m e n t e u n
c e r t o c o n t a t t o u m a n o : V i n c e n z o Gioberti. R i p a r t i r o n o insieme, Gioberti p e r Torino, lui p e r Recanati, dove aveva deciso di ristabilirsi, forse p e r s e m p r e . Ci ritrov t u t t o c o m e
p r i m a , M o n a l d o ansioso di r e c u p e r a r l o , Adelaide con le sue
chiavi, Paolina nella vana attesa di un marito. Mancava solo
quello c h ' e r a stato il suo unico amico, il fratello Carlo, che
aveva a b b a n d o n a t o il tetto p e r fare un m a t r i m o n i o di sua
testa. In c o m p e n s o , o r m a i poteva uscir di casa da solo, e ne
approfitt p e r fare l u n g h e passeggiate sui poggi circostanti.
Ma sebbene scegliesse i sentieri solitari, q u a l c u n o che gli gridasse dietro: Gobbo fottuto! lo trovava s e m p r e , e alla fine
si rifugi, c o m e p r i m a , fra le solite m u r a della biblioteca.
Anzi, a tal p u n t o di m i s a n t r o p i a si era ridotto che preferiva
p r e n d e r e i pasti da solo, salvo a scrivere nello Zibaldone che
questa abitudine, presso i Greci e i R o m a n i , era considerata
segno di inumanit.
Fu in questo p e r i o d o che c o m p o s e i suoi pi bei p o e m i :
Il passero solitario, Le rimembranze, Il canto notturno, La quiete
dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, le o p e r e i n s o m m a che
d a n n o la sua vera misura. Ma il successo seguitava a sperar381

lo dalle Operette, con cui aveva concorso a un p r e m i o bandito dalla Crusca, che fu invece assegnato a un saggio storico
del Botta. In c o m p e n s o gli giunse da Firenze u n a lettera di
Colletta con u n a p r o p o s t a g e n e r o s a e p i e n a di t a t t o : e r a
p r o n t o p e r lui un assegno mensile che gli avrebbe consentito di vivere d e c e n t e m e n t e . N o n a v r e b b e a v u t o di che ringraziarne n e s s u n o p e r c h nessuno sapeva da chi veniva, ed
egli stesso ne sarebbe stato l'inconsapevole t r a m i t e . Giacomo decise di lasciare Recanati, e stavolta p e r s e m p r e . Suo
p a d r e n o n e r a sulla p o r t a a salutarlo, c o m e alle altre p a r t e n z e : aveva capito c h ' e r a u n a d d i o , n o n u n a r r i v e d e r c i .
Q u e s t ' u o m o che aveva d i s t r u t t o suo figlio, e r a a sua volta
distrutto dall'angoscia di p e r d e r l o .
A Firenze, oltre l'assegno, trov A n t o n i o Ranieri, o m e glio lo ritrov, p e r c h gi si e r a n o incontrati tre a n n i prima,
ma solo di sfuggita. R a n i e r i e r a un giovane n a p o l e t a n o di
bella p r e s e n z a e di b u o n e m a n i e r e , g a r r u l o , e s u b e r a n t e ,
p a s s i o n a l e e superficiale, c h e il g o v e r n o b o r b o n i c o aveva
m a n d a t o in esilio p e r le s u e professioni di fede liberale.
Avendo la fortuna di un b a b b o ricco, ne aveva approfittato
p e r c o m p i e r e lunghi viaggi in Francia, Svizzera e Inghilterra, frequentarvi gente di cultura e a s s u m e r n e a l m e n o la ptina. Le condizioni in cui vide L e o p a r d i , pi m a l a n d a t o e
disperato di prima, lo commossero al p u n t o che, c e d e n d o a
u n o dei suoi soliti slanci, decise di m e t t e r casa con lui p r e n dendoselo a carico. Cos cominci quella simbiosi che doveva d u r a r e fino alla m o r t e del p o e t a e c h e d i e d e la s t u r a a
molte voci malevole.
I l soccorso d i R a n i e r i a r r i v a v a , p e r L e o p a r d i , i n b u o n
p u n t o . L'assegno che Colletta diceva di ricevere p e r lui da
ignoti b e n e f a t t o r i , veniva invece dalle sue p r o p r i e tasche.
Ma egli si aspettava che il poeta a l m e n o un p o ' se ne sdebitasse aiutandolo a c o r r e g g e r e la sua Storia di Napoli. L e o p a r di gliene restitu le bozze senza varianti e dimentic perfino
di m a n d a r g l i in o m a g g i o u n a copia dei suoi Canti che p r o p r i o allora e r a n o stati pubblicati. E Colletta, il q u a l e n o n
382

aveva di che scialare e oltretutto era s e r i a m e n t e a m m a l a t o ,


cess il finanziamento. Per L e o p a r d i sarebbe stata u n a tragedia, se in quel m o m e n t o n o n si fosse trovato coinvolto in
u n a tragedia ancora pi grossa: l'amore.
A p r e s e n t a r l o a Fanny Targioni Tozzetti era stato un altro esule n a p o l e t a n o , Poerio, il quale diceva in u n a lettera a
Ranieri che solo delle male lingue c o m e i fiorentini potevan o p r e s t a r e a quella s i g n o r a q u a t t r o a m a n t i c o n t e m p o r a n e a m e n t e , m e n t r e in realt e r a n o solo d u e . Q u e s t o n o n impediva a Fanny di essere un'eccellente m a d r e e anche, a suo
m o d o , u n a b u o n a moglie, che sapeva s e c o n d a r e le f o r t u n e
del m a r i t o , m e d i c o e b o t a n i c o di alto p r e s t i g i o . Era u n a
d o n n a piacevole, attraente, p e r nulla intellettuale, ma piena
di sesso e di gagliardi appetiti, u n a femmina vera, i n s o m m a .
L e o p a r d i ne fu sconvolto al p u n t o da n o n saper n e m m e n o
r e g g e r e il segreto della sua passione, e da darla in pasto alla
malignit fiorentina. Carducci dice di aver sentito raccontare, tanti a n n i d o p o la m o r t e del poeta, che questi noleggiava un ragazzo molto somigliante a Fanny, lo vestiva c o m e lei
e gli diceva tutto quello che a lei n o n trovava il coraggio di
dire. Fu lei la famosa Aspasia. Fu p e r lei che compose II pensiero dominante, Amore e morte, Consalvo. Essa si mostr lusingata pi della sua passione che dei suoi versi. Lo aizzava, lo
teneva a bada, lo chiamava affettuosamente il mio gobbetto e a n d a v a a far l ' a m o r e con u n o dei suoi d u e o q u a t t r o
a m a n t i . A q u a n t o p a r e , lo fece a n c h e con Ranieri, s e b b e n e
costui fosse in quel m o m e n t o i n n a m o r a t i s s i m o di u n ' a l t r a
d o n n a , un'attrice. Poi, n o n si sa cosa successe. Forse fu Ranieri che, p e r t r a r r e l'amico da quello s c o n v o l g i m e n t o , gli
disse che Fanny si era solo burlata di lui. Forse fu lei che, alla fine a n n o i a t a dai pettegolezzi, lo c o n g e d . C e r t o , che
d a u n g i o r n o all'altro L e o p a r d i cess nelle s u e l e t t e r e d i
p a r l a r di lei, e alla vicenda pose fine con u n o dei suoi pi
toccanti e concisi p o e m i : A se stesso. Tanti a n n i d o p o u n a giov a n e giornalista, Matilde Serao, a n d a t r o v a r e Fanny, ormai vecchia, e le chiese p e r c h aveva rifiutato l'amore di un
383

cos g r a n d e poeta. Fanny fece u n a smorfia e rispose: Puzzava.


Richiamato a Napoli dal p a d r e , c h ' e r a riuscito a fargli rev o c a r e il b a n d o di esilio, R a n i e r i si c o n d u s s e a p p r e s s o il
p o e t a e si accas con lui e con la p r o p r i a sorella Paolina prima a palazzo C a m m a r o t a , poi a C a p o d i m o n t e . La convivenza si rivel a r d u a . Il vecchio Ranieri, che n o n l'approvava,
stringeva i c o r d o n i della borsa, e L e o p a r d i versava in condizioni di nervi da m e t t e r e a d u r a p r o v a a n c h e l'amico pi devoto. Il d r a m m a s e n t i m e n t a l e l'aveva definitivamente p r o strato. Soffriva d'insonnia, di colite e di asma, e viveva insieme nella s p e r a n z a e nel t e r r o r e della m o r t e . C o n t i n u a v a a
far del g i o r n o n o t t e , c o m ' e r a abituato o r m a i da tanti a n n i ,
p r e n d e v a la p r i m a colazione alle c i n q u e del p o m e r i g g i o , a
buio fuggiva di casa e, siccome n o n aveva mai fame ma e r a
g h i o t t o , si r i e m p i v a lo s t o m a c o di sfogliatelle e di gelati.
Lanciato al suo i n s e g u i m e n t o , Ranieri lo trovava in mezzo
al p o p o l i n o dei bassi con cui amava mescolarsi forse p e r c h
a N a p o l i , invece di s c h e r n i r l i , i gobbi li r i v e r i s c o n o c o m e
p o r t a f o r t u n a . Solo gl'intellettuali lo corbellavano c h i a m a n d o l o O r a n a v u t t o l o , il r a n o c c h i e t t o , e a p p u n t o p e r c i
n o n li f r e q u e n t a v a . E b b e r a p p o r t i solo col vecchio a m i c o
Poerio, a n c h e lui t o r n a t o in patria, e col p o e t a tedesco von
Platen.
Nell'estate del '36 a n d ospite del cognato di Ranieri nella sua Villa della G i n e s t r a a T o r r e d e l G r e c o . C r e d e t t e di
aver trovato l'Eden, si rimise a lavorare e scrisse i suoi d u e
ultimi g r a n d i p o e m i , La ginestra e II tramonto della luna. Poi,
c o m e s e m p r e , p r e s e in uggia i suoi ospiti, cominci a odiarli, volle ripartire. Rientr a Napoli p r o p r i o q u a n d o vi scoppiava il colera. Le scene c h e vide p e r le s t r a d e , il l u g u b r e
grido dei m o n a t t i che le p e r c o r r e v a n o con le loro carriole:
Chi ha m o r t i , li cavi!, lo a t t e r r i r o n o . L'asma n o n gli dava
t r e g u a . N o n si m a i s a p u t o se a p r o c u r a r g l i e l a fosse la
deformazione del torace che p r e m e v a sui b r o n c h i o u n a forma di allergia d o v u t a ai suoi devastati nervi. O r a a tutti que384

sti m a l a n n i si a g g i u n g e v a n o un g o n f i o r e di g a m b e c h e il
medico diagnostico c o m e idropisia e le cateratte. Ranieri lo
convinse a t o r n a r e a T o r r e del Greco. Ma q u a n d o la carrozza a r r i v , il m a l a t o n o n riusc ad alzarsi da letto p e r m a n canza di fiato. Il poco che gli restava lo us p e r d e t t a r e all'orecchio di Ranieri, con quella sua voce c h ' e r a s e m p r e stata
un bisbiglio, gii ultimi sei versi del Tramonto della luna ancora i n c o m p i u t o . Poi m o r m o r : Non ti v e d o pi, e il suo
c u o r e cess di battere. Aveva t r e n t a n o v e anni.
N e a n c h e da m o r t o ebbe pace. Per far fronte all'emergenza di quella spaventosa mora, l'ordine era di bruciare i cadaveri. Ranieri dovette mettercela tutta p e r d i m o s t r a r e che
il suo amico n o n e r a m o r t o di colera e o t t e n e r e il p e r m e s s o
di seppellirlo. I doganieri di Piedigrotta f e r m a r o n o il funerale, scoperchiarono la b a r a e, t r o v a n d o sul c o r p o d u e incisioni, a p r i r o n o un'inchiesta p e r assassinio. Solo grazie alla
testimonianza del medico e del p r e t e , si pot p r o c e d e r e alla
sepoltura. All'inizio del Novecento l'Italia volle d a r e al poeta u n a d e g n a tomba, ma scopr che l'umidit si era mangiata la cassa r i d u c e n d o in poltiglia legno e ossa. A n c h e il cranio vi si era sfatto. Anni d o p o un p a d r e filippino, Taglialatela, pubblic un libro in cui diceva che le esequie di Leopardi e r a n o state u n a m a c a b r a farsa inscenata da Ranieri, che il
feretro conteneva solo alcuni vecchi vestiti del poeta, il quale p r i m a di m o r i r e si era confessato e poi era stato bruciato.
Q u e s t o c o m p l e t a m e n t e falso. Di confessarsi, L e o p a r d i n o n
aveva avuto il t e m p o e n e m m e n o la voglia. Poco t e m p o prima aveva scritto nello Zibaldone: Dopo la m o r t e , n o n c'
nulla da sperare.
Ranieri aveva fatto il suo d o v e r e d'amico sino in f o n d o .
Della m o r t e del poeta si era affrettato a d a r subito notizia a
Fanny, a C a p p o n i , a Giordani e a M o n a l d o . Fanny gli rispose c o m p i a n g e n d o n o n il m o r t o , ma lui. Di C a p p o n i n o n conosciamo la replica. Q u e l l a di G i o r d a n i era p i e n a di commozione e di r i m p i a n t o . Q u a n t o a M o n a l d o , l ' a n n u n z i o gli
g i u n s e n e l m o m e n t o m e n o o p p o r t u n o : p r o p r i o i n quel
385

giorno il figlio Pier Francesco gli era scappato di casa con la


figlia del cuoco, e p e r u n a s e t t i m a n a n o n p o t p e n s a r e ad
altro. Poi o r d i n dieci messe in sua m e m o r i a e fece divieto a
tutti di p r o n u n c i a r n e mai pi il n o m e .
Passarono gli anni. E via via che cresceva la fama di Leop a r d i , cresceva quella di Ranieri, considerato il suo a n g e l o
p r o t e t t o r e e consolatore. Ma le cose c a m b i a r o n o q u a n d o fu
pubblicato tutto l'epistolario del poeta. Le lettere degli ultimi a n n i da Napoli e r a n o piene di taglienti critiche ai n a p o letani e allo stesso Ranieri che appariva in tutt'altra luce: fatuo, vanitoso, incapace di affetti profondi. Ranieri, che aveva quasi o t t a n t ' a n n i , rispose infuriato con un libro di m e m o r i e sul loro sodalizio, da cui vien fuori un L e o p a r d i odioso: q u e r u l o , esigente, ipocrita, ingrato e maligno.
Curiosa fine di un'amicizia che aveva perfino autorizzato
sospetti di omosessualit, tanto e r a stata intima. Ma questo
e r a il d e s t i n o di L e o p a r d i e la c o n d i z i o n e della sua infelicit: di aver spasimato p e r tutta la vita d ' a m o r e e di n o n trov a r n e n e a n c h e da m o r t o . Il p r o b l e m a s'egli sia stato un classico o un r o m a n t i c o lo lasciamo ai critici, che a q u a n t o p a r e
n o n lo h a n n o a n c o r a risolto. U n a cosa certa: c h e al suo
t e m p o n o n f u c o m p r e s o p e r c h e r a fuori d e l suo t e m p o ,
n o n ne condivise nulla e in nulla se ne lasci condizionare.
C h e il Risorgimento lo strumentalizzasse a p p r o f i t t a n d o delle sue poesie d'occasione, le u n i c h e b r u t t e del suo r e p e r torio, composte in un vano sforzo di partecipazione, era logico e perfino giusto. Ma o r m a i q u e s t ' i n g a n n o n o n ha p i
r a g i o n e d'essere. L e o p a r d i a p p a r t e n n e al Risorgimento solo p e r ragioni anagrafiche. La sua fu u n a costante evasione
dalla realt, u n a fuga nel cielo, del quale egli fu, d o p o Lucrezio, il p i g r a n d e c a n t o r e , e c h e n o n ha n p a t r i a , n
t e m p o , n storia.

CAPITOLO TRENTASETTESIMO

I P R O M E S S I SPOSI

A r i t a r d a r e il m a t r i m o n i o fra Renzo e Lucia n o n furono solt a n t o D o n R o d r i g o e D o n A b b o n d i o ; fu a n c h e A l e s s a n d r o


Manzoni, che a d a r e u n a definitiva conclusione alla loro storia impieg quasi vent'anni, dal '21 al '40. Nessun r o m a n z o ,
c r e d o , fu mai t a n t o tribolato. Ma un motivo c'era. L'autore
n o n dovette i n v e n t a r e soltanto u n a vicenda. Dovette inventare u n a lingua. Q u e s t o fu il g r a n d e d o n o che Manzoni fece
agl'italiani. Ecco p e r c h la p u b b l i c a z i o n e del libro fu un
g r a n d e evento nazionale che trascendeva il p u r o fatto letter a r i o . Ed ecco p e r c h gli s t r a n i e r i n o n s o n o mai riusciti a
c o m p r e n d e r n e l ' i m p o r t a n z a e , a n c h e q u a n d o n o n l o dicon o , si stupiscono di quella che noi gli attribuiamo.
Nella vita, Manzoni d e b u t t con u n a involontaria bugia.
All'anagrafe di Milano, egli v e n n e registrato il 7 m a r z o 1785
c o m e figlio di Pietro e di Giulia Beccaria. N o n poteva essere
altrimenti, visto che Pietro e Giulia e r a n o m a r i t o e moglie.
M a dalle t e s t i m o n i a n z e dei c o n t e m p o r a n e i risulta c h i a r a m e n t e che il suo v e r o p a d r e e r a Giovanni Verri, il fratello
m i n o r e del famoso illuminista, f o n d a t o r e del Caff insieme
a C e s a r e Beccaria, p a d r e di Giulia. La r e l a z i o n e fra i d u e
giovani d a t a v a da p r i m a del m a t r i m o n i o di lei col c o n t e
Manzoni. A q u a n t o p a r e , essi avevano intenzione di legalizzarla, e sarebbe stata la saldatura di d u e dinastie gi legate
da u n a c o m u n a n z a di blasone nobiliare, di cultura e d'idee.
Ma fu p r o p r i o il famoso illuminista, Pietro, c h e si o p p o s e .
C o m e c a p o della famiglia, egli si p r e o c c u p a v a che suo fratello, piuttosto scapestrato e p i e n o di debiti, sposasse soprattutto u n a b u o n a dote, e quella di Giulia n o n lo era. Cos es387

sa ripieg sul conte Manzoni, ma senza i n t e r r o m p e r e i suoi


r a p p o r t i con Giovanni, e senza che questo provocasse scand a l o : la societ m i l a n e s e e r a p i e n a di tali combinazioni.
Q u a t t r ' a n n i d o p o , q u a n d o Giulia si fece r i t r a r r e col bambino dal p i t t o r e di m o d a , l'Appiani, il q u a d r o fin nella casa
dell'amante, e n e s s u n o trov da ridirne.
L a c o p p i a M a n z o n i n o n poteva essere p e g g i o assortita:
lui g r a n g a l a n t u o m o , ma severo, m i s a n t r o p o , conservatore
e bacchettone, succubo del fratello M o n s i g n o r e e di cinque
sorelle zitelle coi quali conviveva; lei socievole, frivola, curiosa del n u o v o , tutta femminilit e civetteria. E incerto se
Pietro sapesse delle sue infedelt e della vera p a t e r n i t del
b a m b i n o . C o m u n q u e , n o n n e lasci mai n u l l a t r a p e l a r e .
Q u a n d o mor, sebbene lei avesse da un pezzo a b b a n d o n a t o
il tetto coniugale, la ricord nel testamento con parole affett u o s e e le lasci d u e collane di d i a m a n t i in c o n t r a s s e g n o
della mia stima e m e m o r i a che le porto.
Giulia n o n lo aveva lasciato p e r Giovanni, ma p e r Carlo
I m b o n a t i , un ricco, raffinato e colto patrizio milanese, con
cui era a n d a t a a vivere a Parigi. N o n si mostrava molto sollecita del b a m b i n o c h e , d o p o u n a triste infanzia t r a s c o r s a
quasi tutta in quel di Lecco - cornice del suo futuro r o m a n zo -, fu messo in un collegio di p a d r i somaschi p r i m a a Mer a t e e p o i a L u g a n o . N o n d o v e t t e r o essere a n n i felici p e r
A l e s s a n d r o , d e t t o L i s a n d r i n o . Sensibilissimo e afflitto da
u n a timidezza che si manifestava in u n a p r o n u n c i a t a balbuzie, il ragazzo si adattava male alla vita gregaria, alle grossolanit e canaglierie dei suoi c o m p a g n i . L'unico b u o n ricordo
che serb di quei t e m p i fu quello di un i n s e g n a n t e , P a d r e
Soave, che faceva o n o r e al suo n o m e , c o n t r a d d i c e n d o v i solo
q u a n d o L i s a n d r i n o si ostinava a scrivere con le iniziali minuscole re, i m p e r a t o r e e p a p a .
Era un riflesso della situazione politica, la cui eco giungeva, sia p u r e attutita, a n c h e in collegio. M e n t r e Lisandrino
si c i m e n t a v a , senza t r o p p o brillarvi, con Tacito e Virgilio,
N a p o l e o n e era e n t r a t o a Milano scacciandone gli austriaci.
388

Q u e s t i c a m b i a m e n t i n o n e r a n o b e n visti in casa M a n z o n i ,
dove il r a g a z z o t o r n t r e d i c e n n e nel ' 9 8 . Ma i giovani ne
e r a n o entusiasti, e Lisandrino ne subiva il contagio, p u r senza scaldarsi. Fin gli studi secondari presso i p a d r i barnabiti
del collegio L o n g o n e , e s'iscrisse all'Universit di Pavia, ma
con poco profitto e senza nulla concludervi.
A vent'anni, Manzoni era un classico giovin signore di
s t a m p o p a r i n i a n o . Di m e d i a s t a t u r a , p i u t t o s t o fragile, con
un volto delicato e un po' cavallino, il suo carattere sembrava scritto negli occhi p a l l i d a m e n t e cilestri e freddi. F r e d d e
e r a n o le sue m a n i e r e , e freddi e r a n o anche i versi che componeva, c o m e allora era di m o d a fra i giovani, metricamente ineccepibili, ma in cui c'era pi M o n t i e Parini che Manzoni. A Parini n o n fece in t e m p o a mostrarli p e r c h era gi
m o r t o . Ma a Monti ne m a n d u n o scampolo, e il maestro se
ne c o m p i a c q u e , sia p u r e con la solita sufficienza. F r e q u e n t a va il bel m o n d o accettandone tutte le convenzioni e uniform a n d o s i al suo costume, m e n o quello della galanteria. Tutti
lo c r e d e v a n o un frigido, ed era invece un sensuale represso,
che dall'amore si teneva alla larga p e r p a u r a di esserne travolto. I m p e g n i c h e p o t e s s e r o c o m p r o m e t t e r l o con d a m e
della societ n o n n e volle mai. L a p r i m a a v v e n t u r a l'ebbe
infatti con un'attrice di giro incontrata sulla strada di Pavia,
e fu un amico che dovette cacciarlo a spintoni nella c a m e r a
della ragazza p e r c h lui n o n osava. La s e c o n d a fu u n a cam e r i e r a di casa, di cui divise le grazie con un altro amico, e
che rimase incinta n o n si sa b e n e di chi. Secondo i suoi apologeti, p e r M a n z o n i fu un terribile caso di coscienza da cui
sarebbe n a t o , p e r espiazione, il poetico p e r s o n a g g i o di Lucia. Ma n o n so da cosa lo d e d u c a n o . Nei fatti, M a n z o n i fu
b e n c o n t e n t o che la ragazza a n d a s s e a nozze c o n un m a g g i o r d o m o , n risulta c h e si sia mai c u r a t o della c r e a t u r a
ch'essa mise al m o n d o poco d o p o . Era del resto n a t u r a l e in
u n ' e p o c a in cui nelle case della b u o n a societ le domestiche
venivano scritturate a n c h e p e r r e n d e r e servigi di alcova ai
figli di p a p e divezzarli. Di questa vocazione agli a m o r i an389

ciliari e m e r c e n a r i , Manzoni fu castigato di l a poco a Venezia, d o v e a n d da turista c o n u n a sua zia e d o v e contrasse


u n a ciprigna, cio u n a malattia v e n e r e a a quei t e m p i molto diffusa. Apprensivo e salutista com'era, ne fu spaventatissimo; e se n o n a m mai Venezia, p e r c h il r i c o r d o gliene
rimase p u r s e m p r e legato a quello dell'incidente.
Il suo esordio ufficiale di poeta lo fece nel 1802, q u a n d o
in u n ' a n t o l o g i a di L o m o n a c o c o m p a r v e il suo Sonetto per la
vita di Dante. O r m a i faceva p a r t e dei circoli letterari di cui
Milano si era arricchita da q u a n d o vi e r a n o piovuti gli esuli
di tutte le altre p a r t i d'Italia, ma Alessandro ci stava a m o d o
suo, cio c o n u n a certa riserva, senza lasciarsi coinvolgere
dalle rivalit, risse e p o l e m i c h e che li dividevano. C o m e in
politica, cos anche in letteratura, egli riusciva a n o n p a r t e g giare, e questo gli p e r m e t t e v a di restare b u o n amico di tutti
senza esserlo fino in fondo di nessuno. L'unico con cui spinse p i a fondo i r a p p o r t i fu Vincenzo Cuoco, cui Melzi aveva affidato la direzione del p i i m p o r t a n t e giornale.
Un giorno del 1805 lo r a g g i u n s e u n a lettera di Carlo I m bonati che lo invitava a Parigi. Alessandro lo aveva visto u n a
volta sola, ma o g n i t a n t o ne riceveva q u a l c h e p a r o l a affettuosa in calce alle r a r e lettere di sua m a d r e . La p r o p o s t a lo
mise in stato d'orgasmo. Fin allora aveva s e m p r e vissuto col
p a d r e legale che lo trattava, sia p u r e al suo b u r b e r o m o d o ,
c o m e un figlio vero. Ma fra q u e i tetri M a n z o n i , lui s a n g u e
di Verri e Beccaria n o n si sentiva a suo agio, m e n t r e Parigi
gli sorrideva. Disse c h ' e r a Giulia a invitarvelo, e Pietro n o n
mosse obbiezioni. M e n t r e p r e p a r a v a il b a g a g l i o , ricevette
u n ' a l t r a lettera, stavolta di sua m a d r e , c h e con frasi sconnesse lo supplicava di far presto: Carlo era improvvisamente m o r t o .
A Parigi trov u n a p o v e r a d o n n a mezzo impazzita di d o lore che gli si a g g r a p p c o m e il naufrago alla zattera. E fra i
d u e cominci u n a strana simbiosi al limite del m o r b o s o . Rimasta vedova dell'unico u o m o che avesse v e r a m e n t e a m a t o
e a u n ' e t che n o n e r a a n c o r a la vecchiaia, ma che n o n e r a
390

n e m m e n o p i la giovinezza, essa p u n t t u t t o su q u e l ritrovato figliuolo, che a sua volta scopriva in lei n o n soltanto la
m a m m a , ma a n c h e la femminilit. Io n o n vivo c h e p e r la
mia Giulia scrisse a un amico, volle a d o t t a r n e a n c h e il cog n o m e firmandosi M a n z o n i Beccaria, e c o m p o s e l ' o d e In
morte d Carlo Imbonat, in cui la c o m m o z i o n e p r e n d e finalm e n t e il sopravvento sullo scrupolo formale dei p r e c e d e n t i
accademici c o m p o n i m e n t i . Preoccupazioni materiali n o n ne
avevano p e r c h Carlo aveva lasciato a Giulia tutto il suo cospicuo p a t r i m o n i o , c o m p r e s a la villa di Brusuglio. I d u e a n d a r o n o a p r e n d e r n e possesso, ma senza m e t t e r p i e d e a Milano p e r n o n rinfocolare i pettegolezzi che quel testamento
aveva suscitato in u n a societ che agli adulteri n o n dava p e so, ma all'eredit s. E t o r n a r o n o subito a Parigi.
Fra gli amici che Carlo vi aveva lasciato c ' e r a n o p e r s o n e
di tutto rispetto c o m e la vedova C o n d o r c e t , il poeta L e b r u n ,
il saggista Fauriel, il filosofo Destutt de Tracy. Essi accolsero
con m o l t a cordialit A l e s s a n d r o e ne a p p r e z z a r o n o l'ingeg n o . Per il giovane quei salotti e quelle conversazioni, in cui
la cultura e il garbo si sposavano p e r f e t t a m e n t e , furono u n a
scoperta. C o n Giulia l'idillio n o n aveva p a u s e . N o n usciva
che con lei, n o n frequentava che le p e r s o n e che lei frequentava, e r a a lei che leggeva le sue poesie via via che le c o m p o neva. Del p a d r e si e r a c o m p l e t a m e n t e dimenticato. A ricordargliene l'esistenza fu soltanto la notizia c h ' e r a in fin di vita. A l e s s a n d r o si t r o v a v a in q u e l m o m e n t o a B r u s u g l i o .
M a n d a P i e t r o u n a l e t t e r i n a p r o t o c o l l a r e con gli a u g u r i
p e r la g u a r i g i o n e e la p r o m e s s a di u n a visita. C o m e r i s p o sta, ricevette l'annunzio della sua m o r t e . N o n a n d n e m m e no al funerale. E fu il notaio che dovette scomodarsi fino alla villa p e r leggergli il testamento di Pietro che lo n o m i n a v a
e r e d e universale, salvo un piccolo legato alla superstite sorella.
A n c h e ad a m m o g l i a r l o provvide Giulia. Essa aveva p e n sato d a p p r i m a alla figlia dei Destutt, ma poi ebbe notizia di
u n partito a n c o r a p i allettante: u n a s i g n o r i n a B l o n d e l ,
391

figlia di un ricchissimo b a n c h i e r e g i n e v r i n o c h ' e r a stato in


r a p p o r t i d'affari con Carlo. Era d'estrazione b o r g h e s e e di
r e l i g i o n e p r o t e s t a n t e . M a l a d o t e e r a tale d a c o m p e n s a r e
questi difetti e n o n si esauriva nel conto in banca: la ragazza, che si chiamava Enrichetta e aveva sedici anni, era a n c h e
u n a collezione di virt. L'incontro fu combinato a Blevio, in
u n a villa della sorella d e l l ' I m b o n a t i . D i s c i p l i n a t a m e n t e , i
d u e giovani s ' i n n a m o r a r o n o subito, e il f i d a n z a m e n t o n o n
d u r che tre mesi.
Stavolta M i l a n o r e a g . C h e M a n z o n i n o n fosse f i g l i o d i
suo p a d r e , c h e n o n fosse a n d a t o n e a n c h e a l suo f u n e r a l e
p u r a v e n d o n e e r e d i t a t o il p a t r i m o n i o , c h e approfittasse di
quello lasciato d a l l ' a m a n t e di sua m a d r e , passi; ma che sposasse u n a borghese calvinista secondo il rito evangelico, scegliendosi c o m e testimone u n certo Zinammi, c h ' e r a u n p r e te s p r e t a t o : q u e s t o e r a t r o p p o . Gli sposi e v i t a r o n o la citt
che ronzava d i chiacchiere c o m e u n b u g n o d'api impazzite,
e p a r t i r o n o p e r il viaggio di nozze p r i m a sul lago di C o m o ,
poi a Brusuglio, n a t u r a l m e n t e in tre.
Enrichetta lasci docilmente nelle m a n i di Giulia la rega
e accett, s e n z ' o m b r a di gelosia, ch'essa conservasse il suo
p r i m a t o nel c u o r e del f i g l i o . N o n mosse obbiezioni q u a n d o
Giulia decise di t o r n a r e a Parigi, e n o n risulta che mai abbia
avuto un m o t o d'impazienza p e r quel suo c o m p a g n o che seguitava a sentirsi p i figlio di sua m a d r e c h e m a r i t o di sua
moglie. T u t t o q u e s t o p i d a d o n n a d e v o t a che d a d o n n a
i n n a m o r a t a . Ma forse p e r Enrichetta, e d u c a t a secondo la rigida regola calvinista, l ' a m o r e n o n e r a che devozione. U n a
sola volta si ribell, o p e r meglio dire avrebbe voluto ribellarsi: e fu q u a n d o , d o p o la nascita della p r i m a b a m b i n a , che
n a t u r a l m e n t e si chiam Giulia, questa decise di farla battezzare s e c o n d o il rito cattolico. Si rassegn a n c h e p e r c h suo
p a d r e l a spinse a n o n f a r n e u n p o m o d i discordia, m a n e
soffr.
Sui motivi che spinsero Giulia a insistere t a n t o p e r quel
battesimo, noi abbiamo opinioni un po' diverse da quelle di
392

quasi tutti i biografi del Manzoni, che li attribuiscono a u n a


sua p r o f o n d a crisi di coscienza. Di p r o f o n d o , in Giulia n o n
c'era nulla, salvo l ' a m o r m a t e r n o , che del resto le si era risvegliato in c o r p o solo q u a n d o n o n ne aveva p i avuti altri
da coltivare. O r a n o n vedeva che p e r gli occhi del figlio, capiva c h e p e r c u r a r e i suoi interessi n o n soltanto economici
ma a n c h e letterari egli doveva p r i m a o poi t o r n a r e a Milan o , e voleva prepararglici un a m b i e n t e favorevole r i m e t t e n d o l o in p a c e c o n la Chiesa. Ma p e r q u e s t o ci v o l e v a n o la
consacrazione cattolica del m a t r i m o n i o e la c o n v e r s i o n e di
Enrichetta.
N a t u r a l m e n t e Giulia si g u a r d b e n e dal dirglielo. Ma si
tir in casa d u e nuovi amici: u n a vedova svizzera c h e si e r a
a p p u n t o convertita, Angelica Geymuller, e il suo convertitor e , l'abate Degola, p a r t i c o l a r m e n t e tagliato alla b i s o g n a in
q u a n t o g i a n s e n i s t a , cio a b b a s t a n z a vicino ai p r o t e s t a n t i .
Sottoposta a un vero e p r o p r i o lavaggio del cervello, Enrichetta e n t r nel loro giuoco s e n z ' a v v e d e r s e n e e ne rimase
p r o f o n d a m e n t e turbata. A differenza della suocera, u n a coscienza religiosa essa l'aveva davvero, da b u o n a calvinista, e
l'abiura le pesava. Ma u n a volta che l'ebbe decisa, essa p o r t
nella n u o v a fede l ' i m p e g n o , lo zelo e il r i g o r e m o r a l e di
quella vecchia. Il m a t r i m o n i o r i p a r a t o r e fu celebrato quasi
c o n t e m p o r a n e a m e n t e a quello di N a p o l e o n e c o n M a r i a
Luigia d'Austria nel 1810; e c o m e testimone, Giulia volle il
Marescalchi, ambasciatore del R e g n o Italico a Parigi e sicura garanzia che Milano ne sarebbe stata informata. Le pecorelle smarrite r i e n t r a v a n o nel gregge.
A t u t t e q u e s t e m a n o v r e si d i r e b b e c h e A l e s s a n d r o fosse
rimasto d a p p r i n c i p i o e s t r a n e o , o quasi. Sul p r o b l e m a religioso n o n aveva mai assunto posizioni definite, che del resto
n o n s'intonavano al suo carattere evasivo. Ma poco alla volta si e r a lasciato a n c h e lui coinvolgere nelle conversazioni
fra sua m o g l i e e il Degola. Costui p r e s e n t a v a la C h i e s a in
u n a luce assai diversa da quella in cui la p r e s e n t a v a monsig n o r Manzoni, e molto pi congeniale a u n o spirito antiset393

tario c o m e il suo. Quasi pi severe che c o n t r o i protestanti,


le requisitorie dell'abate giansenista c o n t r o i Gesuiti, le loro
teorie sul probabilismo e la riserva mentale e le loro capziose distinzioni fra attritio e contrtio, a poco a poco cominciarono a interessarlo e infine a t u r b a r l o . Forse cominciava a sentire la scontentezza di un i m p e g n o p o e t i c o c h e si esauriva
soltanto in p r o b l e m i di stile e di metrica. Dico forse p e r ch siamo nel c a m p o delle m e r e supposizioni. Ma sta di fatto che r i l e g g e n d o il suo ultimo lavoro, VUrania, se ne spazient e si r i p r o m i s e di n o n scrivere mai pi versi c o m e quelli, sebbene il suo consulente e confessore letterario, Fauriel,
li avesse molto lodati. Fu a questo p u n t o che a sconvolgerlo
sopraggiunse u n t r a u m a .
Un giorno a n d c o n Enrichetta a v e d e r e u n o spettacolo
p i r o t e c n i c o all'Etoile. A un c e r t o p u n t o ci fu u n o s c o p p i o
fuori p r o g r a m m a , a c c o m p a g n a t o d a u n o spaventoso boato
e da u n a nuvola di fumo che semin il panico in mezzo alla
folla. Enrichetta che, di n u o v o incinta, e r a in precarie condizioni di salute, fu spazzata via. E Alessandro, a n c h e lui travolto, solo a m a l a p e n a riusc a mettersi in salvo d e n t r o u n a
chiesa deserta. Era quella di San Rocco, in cui o r a affissa
u n a lapide che r i c o r d a quell'episodio provvidenziale che
avrebbe d e t e r m i n a t o la conversione di Manzoni. Ma siamo
d i n u o v o n e l c a m p o delle ipotesi, p e r c h egli n o n confid
mai a n e s s u n o cosa accadde nel suo a n i m o q u a n d o si ritrov
l d e n t r o , a t u p p e r t col Crocefisso. Solo molti a n n i d o p o ,
alla figlia Vittoria che gliene chiedeva con insistenza, rispose: Fu la grazia del Signore, ch'ebbe piet di me, ma n o n
volle a g g i u n g e r e a l t r o . I m p r e s s i o n a b i l e c o m ' e r a , m o l t o
p r o b a b i l e che in q u e l l ' o r a di s g o m e n t o al S i g n o r e si sia rivolto p e r i m p e t r a r n e la salvezza di Enrichetta. Ma c r e d o che
s a r e b b e i n g i u s t o e d i m i n u t i v o a t t r i b u i r e la sua crisi di coscienza a q u e s t o i n c i d e n t e , c h e c o n t u t t a p r o b a b i l i t serv
solo a precipitarla. C o m u n q u e , esso r a p p r e s e n t , nella sua
vita, u n o spartiacque.
Da allora, egli a b b a n d o n o t r a s c u r le vecchie amicizie
394

salottiere, m e n o Fauriel, p e r s p r o f o n d a r e nella lettura degli


autori che Degola gli p r o p o n e v a : K e m p , A r n a u d , Q u e s n e l ,
Pascal. Manzoni n o n sapeva molto di filosofia. C r e d o che di
veri filosofi n o n conoscesse che K a n t e Locke. Tuttavia e r a
rimasto influenzato dalle p r e d o m i n a n t i c o r r e n t i razionalistiche, e il p r o b l e m a che lo assillava era quello di conciliare
la r a g i o n e con la fede. N o n so se ci sia mai riuscito, e a farm e n e d u b i t a r e il fatto ch'egli n o n r a g g i u n s e mai la serenit del vero c r e d e n t e . Pi che l'amore, si direbbe che lo dominasse il timor di Dio. E se n o n trov la fede, trov di certo u n a morale, c o m e d i m o s t r a n o le rigorose regole del catechismo t u t t o r a depositato nella cappella di Brusuglio. E n o n
i m p o r t a c h e n o n l e abbia s e m p r e p r a t i c a t e . I m p o r t a solo
che n o n smise mai d'ispirarvisi.
Senza sforzo si stacc da Parigi che n o n gli piaceva pi e
che soprattutto pi n o n piaceva n a Giulia n a Enrichetta.
N o n stava b e n e . Soffriva di u n a di quelle crisi d e p r e s s i v e
che p e r tutta la vita n o n smisero mai di tribolarlo. Gli si manifestavano con forme acute di agorafobia che lo r e n d e v a n o
titubante davanti all'attraversamento di u n a strada o di u n a
piazza, specie se e r a n o bagnate, e gli facevano d e s i d e r a r e la
quiete della c a m p a g n a . Forse nelle sue vene riciclava un p o '
i l s a n g u e del n o n n o m a t e r n o , C e s a r e Beccaria. C o m e lui,
era attaccatissimo alle gonnelle delle sue d o n n e , casalingo e
sensuale: la povera Enrichetta, sebbene fosse u n o scricciolo,
passava senza i n t e r r u z i o n e da un allattamento a u n a gravid a n z a e ne era t a l m e n t e spossata che a un certo p u n t o d o vette i n t e r v e n i r e il confessore p e r r i c h i a m a r e Alessandro a
un po' di m o d e r a z i o n e .
Sulla via del ritorno la coppia rese visita ai suoceri in p r e da a u n a smoderatissima collera p e r l'abiura della loro figlia. Ma fu un fallimento. L'accoglienza dei B l o n d e l fu agghiacciante, e ad Alessandro n o n rivolsero n e a n c h e la p a r o la. Poi i d u e r a g g i u n s e r o Brusuglio, dove li avevano preced u t i Giulia e u n a lettera di Degola al p a r r o c o locale, p a d r e
Tosi, con tutte le istruzioni p e r il t r a t t a m e n t o di quei nefiti,
395

e specialmente di Alessandro, che si e r a i m p e g n a t o a mettere la sua p e n n a al servizio della Chiesa. Ci si p r o v infatti, e


pose m a n o a quelle che p o i s a r e b b e r o diventate le Osservazioni sulla morale cattolica. Ma ci lavorava c o n t r o voglia. Pregate il Signore - scriveva a Degola - che gli piaccia di scuotermi dal mio t e p o r e nel servirlo. Il fatto che il suo vero
interesse restava la poesia. E fu p e r accordarlo coi suoi n u o vi doveri di convertito che si mise a c o m p o r r e gl'Inni Sacri,
a t t i n g e n d o n e l'ispirazione ai g r a n d i Misteri cristiani. P u r t r o p p o n o n ce la t r o v e si s e n t e . In q u e s t e poesie ci s o n o
m o k e pregevoli cose: a n c h e un coraggioso rifiuto della mitologia p a g a n a coi suoi convenzionali Dei e le sue rifritte pastorelle. Ma n o n c' la Poesia, m a l a m e n t e s u r r o g a t a dalla
s o l e n n i t o r a t o r i a . N o n e b b e r o n e s s u n successo, m a piacq u e r o a Goethe, e n o n era poco.
O r a la vita d e i M a n z o n i si svolgeva q u i e t a m e n t e , m e t
d e l l ' a n n o a B r u s u g l i o , m e t a M i l a n o d o v e finirono p e r
c o m p r a r e la casa di Via M o r o n e . Ma quieti n o n e r a n o i tempi in quel crepuscolo del d o m i n i o napoleonico, e q u i n d i a n c h e del R e g n o Italico. I l B e a u h a r n a i s , t o r n a t o dalla disastrosa c a m p a g n a di Russia, cercava di o r g a n i z z a r e la resistenza agli austriaci. Ma invece di unirsi i n t o r n o a lui c o m e
Foscolo, p u r detestandolo, avrebbe voluto, Milano si era divisa in u n a m i r i a d e di partiti che si paralizzavano a vicenda
e che finirono p e r fare il giuoco dell'invasore austriaco.
U n p o ' p e r p r u d e n z a , u n p o ' p e r indifferenza, Manzoni
si t e n e v a c o m e al solito in d i s p a r t e . Un g i o r n o vide scatenarsi, sotto le sue finestre, il putiferio. Era u n ' o r d a di scalm a n a t i c h e fra g r i d a , lazzi e b e s t e m m i e t r a s c i n a v a n o p e r
s t r a d a i resti s a n g u i n o l e n t i d e l m i n i s t r o P r i n a . Sconvolto
d a quella vista, A l e s s a n d r o c a d d e s v e n u t o sulla p o l t r o n a ,
p e r parecchi giorni rimase semincosciente, e da quello spav e n t o n o n riusc a r i a v e r s i p i del t u t t o . A p p e n a p o t ,
t o r n a rifugiarsi in villa. N o n s o p p o r t a v a la violenza, ne
aveva o r r o r e .
A Milano rimise p i e d e solo d o p o che l'Austria vi ebbe re396

s t a u r a t o l ' o r d i n e , un o r d i n e che sapeva di c a s e r m a e di cim i t e r o . Per attirare le simpatie della citt, il maresciallo Bell e g a r d e c e r c di r i a n i m a r n e la vita sociale e m o n d a n a ,
c h ' e b b e i suoi c e n t r i p i vivi nelle case Belgioioso e Balzaretti. Ma la vita c u l t u r a l e a p p a s s di c o l p o p e r il d i r a d a r s i
degl'intellettuali che n o n vi trovavano pi ossigeno. Gli austriaci avrebbero preferito assoldarli, e ci riuscirono col solito Monti e alcuni altri. Ma i meglio, Foscolo in testa, preferir o n o l'espatrio. Per il m o m e n t o , l'unico g r u p p o che rimase
u n i t o fu quello della Cameretta, che faceva capo al p o e t a dialettale C a r l o Porta, e la polizia lo lasci fare p e r c h n o n si
trattava che di un'accademia paesana, la cui f r o n d a n o n andava al di l di qualche b o n a r i a scurrilit vernacola. Gli altri, i p i seri (Pellico, Di B r e m e , Berchet, Borsieri, Gioia) si
raccoglievano i n t o r n o ai conti P o r r o e Confalonieri, gi riconosciuti c o m e i veri capi dell'opposizione liberale, in attesa di fondare un giornale che fu poi // Conciliatore.
M a n z o n i p a r t e c i p a q u a l c h e r i u n i o n e della Cameretta,
ma n o n si leg n a questo n all'altro g r u p p o . N o n sfuggiva tuttavia alle g r a n d i emozioni collettive, anzi il suo fragile
sistema nervoso le registrava a m p l i a n d o l e c o m e un sensibilissimo sismografo, e quella suscitata dalla fuga di Napoleon e d a l l ' E l b a l o c o n t a g i p r o f o n d a m e n t e . Pi p e r r a g i o n i
u m a n e c h e politiche, e r a s e m p r e stato u n g r a n d e a m m i r a tore del C o n d o t t i e r o , forse p e r c h r a p p r e s e n t a v a ci ch'egli
a v r e b b e v o l u t o e s s e r e , e q u e l s u o a v v e n t u r o s o r i t o r n o sul
t r o n o lo e m o z i o n . Fu in questo stato d ' a n i m o che segu le
vicende di M u r a t in marcia verso la L o m b a r d i a e ne lesse il
g l a d i a t o r i o a p p e l l o agl'italiani. I n t e r r o m p e n d o l a s t e s u r a
della t r a g e d i a cui stava l a v o r a n d o , Il Conte di Carmagnola,
b u t t gi, altrettanto gladiatorio, un i n n o di plauso a quell ' i m p r e s a : // proclama di Rimini. Ma alla notizia che M u r a t ,
b a t t u t o , e r a fuggito e che il tentativo di N a p o l e o n e e r a n a u fragato a Waterloo, n o n solo rinunzi a pubblicarlo, ma n o n
volle n e a n c h e tenerselo in casa e lo affid in busta chiusa all'amico Visconti che lo tenesse in cassaforte. Poco d o p o , fos397

s e effetto d e l t u r b a m e n t o o d a l t r o , e b b e u n o s v e n i m e n t o
m e n t r e visitava u n a libreria, e c a d d e picchiando m a l a m e n t e
la testa. N o n e r a la p r i m a volta c h e gli capitava, e n o n si
mai s a p u t o c o n esattezza di che m a l e si trattasse: p r o b a b i l m e n t e e r a n o lievi attacchi di epilessia dovuti alla sifilide ereditata dal p a d r e .
Si a p p a r t a n c o r a di p i . N o n volle n e m m e n o a n d a r e a
sentire la Francesca da Rimini del Pellico che fu il g r a n d e avv e n i m e n t o teatrale di quella stagione, forse p e r c h sapeva
c h ' e r a s g r a d i t a , p e r i suoi patriottici accenti, alle a u t o r i t
austriache o r m a i s a l d a m e n t e p a d r o n e del Lombardo-Veneto, e rifiut di c o l l a b o r a r e al Conciliatore finalmente n a t o e
gi alle p r e s e c o n la c e n s u r a . A t o r m e n t a r l o c'era a n c h e , e
s e m p r e di pi, il p a d r e Tosi, che ogni poco gli si presentava
col cipiglio del creditore, a reclamare il p r o m e s s o lavoro sulla m o r a l e cattolica, c h e n o n gli riusciva p o r t a r e a t e r m i n e .
L u n g i dal r i s p o n d e r e p e r le r i m e a q u e l rozzo p r e t e , Manzoni tergiversava e cercava scuse, c o m e se si riconoscesse in
colpa. E forse fu a n c h e p e r sfuggire a quella p e r s e c u z i o n e
c h e decise di t o r n a r e a Parigi c o n la m a d r e , la m o g l i e e i
q u a t t r o figlioletti.
A q u a n t o p a r e , la sua intenzione e r a di stabilircisi definit i v a m e n t e , m a l g r a d o le difficolt c h e si f r a p p o n e v a n o alla
sistemazione di u n a famiglia cos n u m e r o s a , tant' vero che
aveva avviato p r a t i c h e p e r la v e n d i t a sia della casa di citt
c h e di Brusuglio. Rivide i vecchi amici, se ne fece di nuovi,
soprattutto giansenisti. Ma d o p o qualche mese fu colto dalla nostalgia e t o r n , giusto in t e m p o p e r trovarsi in mezzo a
un altro di quei subbugli che tanto paventava.
Si avvicinavano i moti del ' 2 1 , e la polizia si e r a fatta ancora pi sospettosa e vessatoria. // Conciliatore era stato soppresso d o p o pochi mesi di vita, e la citt e r a tutta un rincorrersi di voci. Si diceva c h ' e r a alle viste u n a rivoluzione organizzata da u n a potentissima e misteriosa societ segreta, la
Carboneria, che p e r n o n doveva essere tanto segreta e misteriosa, s tutti ne conoscevano i capi. Si diceva che Confa398

lonieri fosse in r a p p o r t i col Principe di C a r i g n a n o e che le


t r u p p e p i e m o n t e s i s a r e b b e r o v e n u t e a d a r m a n forte ai ribelli l o m b a r d i . N e l l ' a m b i e n t e patriottico m o l t e s p e r a n z e si
e r a n o accese, e c o m e al solito a n c h e M a n z o n i ne fu contagiato. Q u a n d o gli a n n u n z i a r o n o c h e T o r i n o e r a i n m a n o
agl'insorti, che il re Vittorio E m a n u e l e aveva abdicato e che
il Vicer austriaco di Milano aveva a b b a n d o n a t o di n o t t e la
citt, la c o m m o z i o n e lo travolse e gli d e t t un a l t r o i n n o ,
Marzo 1821, che nei suoi scalpitanti versi riflette la schiettezza dell'ispirazione. Anzi, stavolta fece a n c h e di pi: a n d da
un M o n s i g n o r e p e r p e r s u a d e r l o a e n t r a r e in un fronte patriottico di cui gli aveva parlato Visconti.
Il fallimento del m o t o , il r i t o r n o in forze degli austriaci,
gli a r r e s t i d e l M a r o n c e l l i , del Pellico, del C o n f a l o n i e r i , lo
p i o m b a r o n o in u n a n u o v a crisi di p a n i c o e di convulsioni.
C o n quegli u o m i n i n o n aveva a v u t o r a p p o r t i , anzi verso il
Confalonieri n o n nascondeva u n a p r o f o n d a antipatia p e r la
sua nobilesca alterigia mescolata di a t t e g g i a m e n t i d e m a g o gici e piazzaioli. Ma aveva letto il suo i n n o ad alcuni amici,
q u a l c u n o d e i quali poteva d e n u n z i a r l o ; e gi si vedeva a n che lui nelle grinfie del Salvotti. Corse di n u o v o a Brusuglio
e vi si rinchiuse.
L'opera che aveva in lavorazione e r a u n a n u o v a tragedia,
Adelchi. La i n t e r r u p p e p e r c o m p o r r e il famoso 5 Maggio, l'inno in morte di Napoleone, personaggio ormai trasmigrato
nella Storia; poi t o r n aliAdelchi. Trattandosi di u n a tragedia
storica, aveva b i s o g n o di d o c u m e n t a z i o n e , e in q u e s t o egli
e r a scrupolosissimo. Sfogliando gli Annali del M u r a t o r i ,
trov u n a sentenza di tribunale del Seicento che comminava
p e n e severe a un p a r r o c o che si era rifiutato di celebrare un
m a t r i m o n i o . L'episodio era cos banale che c e r t a m e n t e gli sar e b b e subito passato d i m e m o r i a , s e i n quel m o m e n t o n o n
gli fosse capitato di leggere (o di rileggere, p e r c h forse l'aveva gi letto a Parigi) Ylvanoe di Walter Scott, il p r o t o t i p o
del cosiddetto r o m a n z o storico. M a n z o n i n o n aveva m a i
mostrato predilezione p e r i romanzi, ma quello lo aveva en399

tusiasmato. Tuttavia l'idea di scriverne u n o anche lui gli mat u r in c o r p o l e n t a m e n t e e p e r successive provocazioni.
S e m p r e p e r d o c u m e n t a r s i sull'Adelchi, consult le Cronache
milanesi del Ripamonti dove trov le vicende di suor Virginia
di Lejda, la famosa monaca di Monza. Scrisse d u e capitoli,
II curato e Fermo, c h ' e r a n o r i s p e t t i v a m e n t e i ritratti di D o n
A b b o n d i o e di Renzo T r a m a g l i n o , pi u n ' i n t r o d u z i o n e . Riprese e concluse la tragedia. Poi t o r n a quei suoi personaggi del Seicento e alle loro vicende, ma con l'intenzione di farne u n a cantafavola. N o n si riteneva tagliato p e r il r o m a n zo: Io sono un u o m o impacciato nel cervello e nella lingua
confessava in u n a lettera. Era incerto su tutto, anche sul titolo. Il p r i m o abbozzo si chiam Fermo e Lucia, ed era piuttosto
sconnesso p e r c h il p r i m o capitolo, d e d i c a t o a un famoso
processo c o n t r o dei p o v e r i diavoli t o r t u r a t i e uccisi c o m e
untori, cio c o m e p r o p a g a t o r i di peste n e l l ' e p i d e m i a del
1630, faceva p a r t e a s, senza fondersi col resto. Ci vollero
c i n q u e a n n i p e r c h il Fermo e Lucia diventasse Gli sposi promessi e poi {promessi sposi.
Ma, se M a n z o n i stentava t a n t o a i m p a d r o n i r s i del r o m a n z o , il r o m a n z o n o n s t e n t p u n t o a i m p a d r o n i r s i di
Manzoni, che p e r la p r i m a volta conosceva l'ebbrezza di un
totale a b b a n d o n o all'opera creativa. In questo p e r i o d o egli
visse i n t e r a m e n t e calato nei suoi p e r s o n a g g i e nelle loro vic e n d e , e di ogni capitolo che portava a t e r m i n e dava lettura
la sera alla m a d r e , alla moglie, al canonico Tosi, al Visconti e
al Fauriel, v e n u t o ospite a Brusuglio, a n n o t a n d o in m a r g i n e
le loro osservazioni, s u g g e r i m e n t i e censure. F u r o n o Tosi e
Fauriel che per esempio lo i n d u s s e r o a r i d u r r e e a t t e n u a r e
l'episodio della m o n a c a di Monza, sia p u r e p e r diverse ragioni: l'uno p e r salvare la Chiesa, l'altro p e r salvare l'equilibrio narrativo.
Il r o m a n z o fu pubblicato, come oggi si dice; a puntate:
i p r i m i d u e tomi nel ' 2 5 , il terzo nel '27. Manzoni n o n finiva
mai di a p p o r t a r v i c o r r e z i o n i a n c h e sulle bozze di s t a m p a ,
che rivelano le sue incertezze, perplessit e t o r m e n t i . A la400

sciarlo insoddisfatto e r a la lingua c h e aveva usato. E q u i si


p o n e un p r o b l e m a su cui ancora n o n si smesso di litigare,
ma spesso con a r g o m e n t i suggeriti dal c a m p a n i l i s m o , cio
dall'idiozia.
Da secoli, stato d e t t o , gl'italiani n o n f a n n o c h e g u a r darsi la lingua. Ma ne h a n n o qualche motivo, e p i a n c o r a
lo a v e v a n o ai t e m p i di M a n z o n i . Se la g u a r d a v a n o p e r c h
n o n l'avevano e ne a n d a v a n o in cerca. Le ragioni sono abb a s t a n z a c h i a r e . L'affermazione d e l volgare, cio della
lingua parlata, in Italia e r a stata p a r t i c o l a r m e n t e difficile e
contrastata dal latino, rimasto fino al Seicento la lingua della C h i e s a d e l l ' a m m i n i s t r a z i o n e e della Giustizia. A n c h e
q u a n d o ebbe finalmente vinto la sua battaglia, l'italiano r e st, r i s p e t t o al latino, in u n a posizione s u b a l t e r n a e c o m e
afflitto da un complesso d'inferiorit nei suoi confronti: veniva infatti i n s e g n a t o s e c o n d o le r e g o l e del latino, cio come u n a l i n g u a m o r t a , e i suoi u t e n t i c e r c a v a n o di farselo
p e r d o n a r e latineggiando. Per di pi, Paese policentrico,
l'Italia n o n aveva mai avuto u n a capitale c o m e Parigi, che
d a v a il la a t u t t o , a n c h e alla lingua, d e t t a n d o n e il m o d e l l o
al resto della Francia. Gl'intellettuali che a v r e b b e r o d o v u t o
a s s u m e r s e n e il c o m p i t o e r a n o s p a r p a g l i a t i nelle C o r t i dei
vari C o m u n i , Signorie e Principati, o g n u n a delle quali aveva un suo gergo. Ma, oltre a questo, e r a n o m a n c a t e le pales t r e . Il francese aveva a v u t o i salotti, d o v e c u l t u r a e societ s ' i n c o n t r a v a n o facendo della l i n g u a colta u n a l i n g u a
di c o n v e r s a z i o n e e della l i n g u a di c o n v e r s a z i o n e u n a ling u a colta: ed era q u e s t o che la r e n d e v a cos esatta, chiara,
elegante e n a t u r a l e . L'inglese aveva avuto il P a r l a m e n t o e i
clubs: ed era questo che lo r e n d e v a cos c o n c r e t o e pratico.
Gl'italiani n o n avevano avuto che l'Accademia, d o v e il dotto parlava al dotto in una lingua convenzionale, che non
aveva p i nulla a che fare con quella dell'uso c o m u n e e che
cercava di somigliare il pi possibile al latino p e r c h si verg o g n a v a di essere italiano.
Forti della loro s u p e r i o r e tradizione letteraria, i fiorenti-

ni

ni c e r c a r o n o di d a r e a questa lingua u n a specie di C o r t e di


Cassazione o di Sant'Uffizio: il Vocabolario della Crusca che,
iniziato nel 1612 e p r o s e g u i t o fra roventi p o l e m i c h e e contestazioni, d o p o d u e c e n t ' a n n i n o n era ancora arrivato a termine. N o n era un dizionario, ma u n a cripta di m u m m i e ,
che accoglieva i t e r m i n i p i arcaici e in disuso solo p e r c h
e r a n o avallati da q u a l c h e firma accreditata, rifiutando con
o r r o r e tutti gli a p p o r t i della lingua vera, quella che si parlava nelle strade e nelle piazze: il codice i n s o m m a di u n a ling u a n o n m e n o m o r t a del latino. Q u e s t o divorzio fra le d u e
lingue n o n e r a che il riflesso di quello, s e m p r e esistito, fra
cultura e societ. La cultura in Italia n o n si mai considerata al servizio della societ, ma solo del p o t e r e e di se stessa.
Facciamo grazia al lettore di tutte le diatribe che ne erano scaturite. Queste d i v e n t a r o n o p a r t i c o l a r m e n t e a s p r e fra
la fine del Sette e i p r i m i dell'Ottocento, grazie alla nascita
di un c o n c o r r e n t e : quell'Istituto nazionale di Scienze, Lettere e
Arti che, fondato da B o n a p a r t e a Milano come corrispettivo
italiano dell'Accademia di Francia, si p r o p o n e v a fra gli altri
compiti a n c h e quello di m e t t e r e o r d i n e nella lingua. I letterati si divisero: da u n a p a r t e i cosiddetti puristi, fedeli alla
Crusca, e c a p i t a n a t i d a l l ' a b a t e v e r o n e s e Cesari, s e c o n d o il
quale la lingua italiana e r a quella degli scrittori del Trecento e tutto ci ch'era v e n u t o d o p o era da b u t t a r via; dall'altra
gl'innovatori capitanati dal Monti, il quale p r e t e n d e v a i n n o v a r e a d o t t a n d o n o n la l i n g u a successiva al T r e c e n t o , ma
quella p r e c e d e n t e , cio quell'italiano illustre che, diceva,
era stato p a t r i m o n i o di tutto il Paese e n o n m o n o p o l i o della
Toscana. E r a u n a tesi c h e batteva p e r ridicolaggine quella
del Cesari, cui forniva b u o n i a r g o m e n t i p e r r i s p o n d e r e con
ironia che restava tuttavia da s p i e g a r e c o m e mai di questa
bellissima lingua n o n restassero d o c u m e n t i e n e s s u n o si ricordasse di averla mai scritta e parlata. In realt Monti int e n d e v a un'altra cosa: intendeva che l'italiano dovesse restare u n a lingua n o n di p o p o l o e per il p o p o l o , ma di dotti p e r
dotti, fabbricata in aula e imposta dalla cattedra: c h ' e r a la
402

posizione tipica del letterato cortigiano c o m e lui, al servizio


n o n del pubblico, ma della casta.
Q u e s t e p e d a n t e s c h e risse, che d i m o s t r a n o il miserevole
livello dei n o s t r i letterati e q u a n t o l o n t a n i essi fossero da
o g n i concezione d ' i m p e g n o civile, invece di affrettarla, rit a r d a v a n o la nascita di u n a lingua italiana che tutti gl'italiani potessero scrivere c o m e si parlava e p a r l a r e c o m e si scriveva. La signora De Stal, che il nostro Paese l'aveva capito
b e n e , a n n o t a v a nel suo diario: Scrivono di storia, di scienza e di filosofia servendosi di u n a lingua m o r t a e artificiale,
m e n t r e i poeti si a t t e n g o n o a un gergo classico e classicheggiante, sicch le loro o p e r e n o n valicano i confini del piccolo g r u p p o di eruditi.
Ma della stessa o p i n i o n e e r a Manzoni che, p e r aver vissuto l u n g a m e n t e a Parigi e partecipato alla sua civilt di salotto, poteva stabilire dei raffronti. Dove trovarla, confidava a Fauriel, u n a lingua italiana semplice, piana, discorsiva,
che tutti p o t e s s e r o capire? G u a r d a t e che d o m a n d e doveva
porsi un p o v e r o scrittore italiano che volesse rivolgersi n o n
pi al P r i n c i p e e all'Accademia, ma al p u b b l i c o . Infatti la
sua p r i m a idea fu di scrivere il suo r o m a n z o in francese, e
fu lo stesso Fauriel a sconsigliarlo p e r f o r t u n a sua e nostra.
M a c e r t a m e n t e s a r e b b e stata u n a fatica m e n o i m p r o b a d i
q u a n t o gli cost il d o v e r s e l a i n v e n t a r e , quella l i n g u a , p e s c a n d o n e e c o n t r o l l a n d o n e i vari ingredienti. Fu un a u t e n tico t o r m e n t o , di cui offrono u n a patetica t e s t i m o n i a n z a i
tribolatissimi manoscritti e le m i n u t e postille segnate a m a r gine d e l famoso - e artificioso - vocabolario. Nelle l e t t u r e
che s e r a l m e n t e dava agli amici, ogni pagina, ogni p e r i o d o ,
o g n i p a r o l a veniva frugata, rivoltata e d i b a t t u t a , t a n t o da
d a r e l ' i m p r e s s i o n e , c o m e h a scritto Cecchi, che M a n z o n i
abbia lavorato in pubblico, con un m o n t e di consiglieri, refer a n d a r i ecc.. Finita la p r i m a stesura, essa gli parve infiorata di tali e tanti m o d i gergali l o m b a r d i , c h e fu colto dalla
t e n t a z i o n e di disfare t u t t o e di rifarlo in d i a l e t t o . A n c o r a
u n a volta fu Fauriel a sconsigliarlo. Ma il p r o b l e m a restava:
403

d o v e t r o v a r l a , quella b e n e d e t t a l i n g u a , che f o s s e i n s i e m e
t a n t o c o r r e t t a e p o p o l a r e s c a da p o t e r stare, nei d i a l o g h i ,
t a n t o sulla bocca del C a r d i n a l B o r r o m e o che su quella del
c o n t a d i n o Renzo?
Fu allora c h e M a n z o n i p e n s di sciacquare i p a n n i in
Arno, cio di a n d a r e a cercarsi quella lingua a Firenze.
q u e s t o c h e molti letterati l o m b a r d i n o n gli p e r d o n a n o , e
n o n senza q u a l c h e f o n d a t e z z a . Effettivamente, certi vezzi
della parlata toscana (e n o n s e m p r e Manzoni ebbe m a n o felice nello sceglierli) in bocca agli umili p e r s o n a g g i brianzoli
del r o m a n z o , stonano e fanno r i d e r e : i p a n n i di Agnese e di
Lucia, p e r esempio, si prestavano poco a quel bucato. Ma il
p r o b l e m a , p e r M a n z o n i , n o n era d i t r o v a r e u n lessico p i
p u r o , q u a l e c r e d o n o di p a r l a r e i campanilisti toscani, c h e
n o n sono pi intelligenti di quelli lombardi. Ci che Firenze
offriva e forn al M a n z o n i e r a b e n a l t r o , e p r o p r i o quello
che pi gli abbisognava e di cui a n d a v a affannosamente in
cerca: il m o d e l l o di u n a l i n g u a che aveva abolito, o p e r lo
m e n o di g r a n lunga ridotto il divario fra il vocabolario delle
p e r s o n e colte e quello del p o p o l o . E p e r un motivo semplicissimo: che q u e s t a l i n g u a n o n e r a n a t a nella C o r t e o nell'Accademia, c o m e in tutto il resto d'Italia, ma nella fattoria, cio dal dialogo fra il signore e il c o n t a d i n o . I toscani
n o n p a r l a v a n o e n o n p a r l a n o un italiano migliore degli altri; ma quello che p a r l a n o , lo p a r l a n o tutti, il colto e l'incolto, il nobile, il borghese e l'artigiano. Fra i vari ceti sociali, a
Firenze, c' s e m p r e stata lotta, ma mai incomunicabilit. Il
c a r d i n a l e B o r r o m e o f i o r e n t i n o s ' i n t e n d e v a col suo R e n z o
n o n p e r c h parlava il suo dialetto, come a Milano, ma perch Renzo parlava la sua lingua. E siccome M a n z o n i aveva
bisogno p r o p r i o di questo, di u n a lingua che fosse nello stesso t e m p o del Cardinale e di Renzo, e ne r e n d e s s e plausibile
la c o n v e r s a z i o n e , e r a logico che a n d a s s e a cercarsela a Fir e n z e . Lo cap b e n i s s i m o il C a p p o n i c h e , s c r i v e n d o n e al
Vieusseux, gli diceva, a proposito del r o m a n z o : La g r a n d e
questione di sapere se sar letto: ne dubito un poco, d o p o
404

sbollita la p r i m a effervescenza; e n o n tanto p e r difetto del


Manzoni, q u a n t o p e r difetto della lingua ch'egli m a n e g g i a
s t u p e n d a m e n t e , ma n o n ha a n c o r a (l'avr) quello stile conversativo c h e possa r e n d e r e l a l e t t u r a d ' u n libro italiano
agevole q u a n t o quella d ' u n libro francese.
L'osservazione era esatta, ma la p r e d i z i o n e sbagliata perc h l'effervescenza n o n a c c e n n a v a affatto a sbollire. E se
n'accorse lo stesso M a n z o n i via via c h e s c e n d e v a verso Fir e n z e in c o m p a g n i a della m a d r e , della moglie e di c i n q u e
dei suoi sei figlioli. D o v u n q u e si fermassero, veniva riconosciuto e festeggiato. Alla frontiera del G r a n d u c a t o un doganiere, d o p o aver visitato il suo passaporto, si mise a recitare
a m e m o r i a : Quel r a m o del lago di Como... Spogliandosi
la sera, Manzoni confidava al cameriere: Ma chi lo avrebbe
detto, q u a n d o mi affaticavo il cervello sopra quella cantafavola, che avrebbe fatto tanto r u m o r e ? Della p r i m a edizione
si e r a n o esaurite in pochi mesi b e n nove ristampe. E questo
straordinario successo di pubblico d i m o s t r a quale sete ci fosse in Italia di libri scritti n o n pi soltanto p e r i dotti, ma p e r
tutti i lettori.
A Firenze l'accoglienza fu calorosa. Tutti p r e s e r o d'assalto i locali dell'Antologia dove Manzoni fu ricevuto e p r e s e n tato. Firenze e r a in quel m o m e n t o la vera capitale culturale
d'Italia, e n o n p e r c h alla cultura desse il maggior contributo. Anzi. Esausta d i g e n i , d o p o Galileo n o n n e aveva p i
p r o d o t t i . Ma il tollerante r e g i m e dei L o r e n a ne aveva fatto
il rifugio di tutti gl'intellettuali che la repressione poliziesca
metteva in fuga dagli altri Stati della penisola, c o n s e n t e n d o le cos di s t r a p p a r e quel p r i m a t o a Milano che solo d o p o il
'60 lo avrebbe r e c u p e r a t o . C ' e r a n o Mamiani, Niccolini, Ridolfi, Ricasoli, L a m b r u s c h i n i , T o m m a s e o , Colletta, P e p e .
C'era a n c h e , i n u n angolo, L e o p a r d i che a n d a v a borbottand o : Non capisco p e r c h l ' a u t o r e d i u n r o m a n z o c h e vale
cos p o c o d e b b a suscitare t a n t o interesse. M a n z o n i , senza
b o r b o t t a r l o , p e n s a v a lo stesso delle sue poesie. Si strinsero
la m a n o con u n a cortesia priva di cordialit.
405

F u r o n o , p e r M a n z o n i , giorni, settimane, mesi di allegra


o p e r o s i t . Mai lo si e r a visto cos espansivo e socievole. Si
fermava a p a r l a r e con tutti p e r far l'orecchio a certe parole
che la Crusca n o n registrava e a certi m o d i di d i r e che con
gioiosa s o r p r e s a coglieva in bocca sia al p r o f e s s o r e c h e al
fiaccheraio. Voleva sapere di dove venivazro, e segnava tutto
sul taccuino. Scriveva Enrichetta a un'amica: I c a m b i a m e n ti di lingua che si p r o p o n e di fare ai Promessi sposi consistono
n e l l ' i n s e r i r e p a r o l e e e s p r e s s i o n i c h e p r o v e n g o n o dal linguaggio vivo dei toscani. Egli convinto che n o n c' nessun
l u o g o in Italia dove si p u t r o v a r e quello che la sostanza
di tutte le lingue, ossia l'uso. Manzoni aveva b e n capito che
q u e s t a l i n g u a n o n s a r e b b e r o stati i p u r i s t i della Crusca, e
n e a n c h e quelli dell'anti-Crusca, a crearla.
T o r n a t o a Milano coi suoi a p p u n t i , si mise a disfare e a
rifare il suo testo p e r le successive edizioni, che seguitavano
a esaurirsi u n a d o p o l'altra. E n o n s m e t t e r pi fino al '40.
Lasciamolo a questo lavoro, e lasciamo agli esperti il compito di valutarne i risultati, raffrontando l'una all'altra le varie
stesure. Di questi risultati a noi ne interessa u n o solo: gl'italiani finalmente avevano un libro, che tutti coloro che sapevano leggere p o t e v a n o leggere e in cui trovavano il modello
di u n a lingua che a n c o r a n o n c'era, ma che il g i o r n o in cui
ci fosse stata, n o n a v r e b b e p o t u t o essere c h e cos p e r c h
r a p p r e s e n t a v a il p i p e r f e t t o p u n t o di fusione, fin allora
mai r a g g i u n t o , fra quella scritta e quella parlata. Ma il libro
aveva a n c h e un altro i m m e n s o merito: quello di essersi dato
a p r o t a g o n i s t a n o n p i l ' E r o e , il p e r s o n a g g i o d'eccezione,
ma il p o p o l o , il vero p o p o l o , nei suoi scampoli pi realistici
e consueti. Se siano tutti riusciti e quali lo siano meglio degli
altri, a n c h e questo un giudizio che r i m e t t i a m o ai c o m p e tenti, tuttora discordi. Ma p e r la p r i m a volta il c o m u n e lett o r e , c h e fin allora la l e t t e r a t u r a aulica e c o r t i g i a n a aveva
s d e g n o s a m e n t e escluso, riconosceva se stesso e i p r o p r i simili negli attori di u n a vicenda, di cui in tal m o d o si sentiva
partecipe. Se Manzoni a questo mirasse in coerenza con u n a
406

sua b e n precisa concezione politica, n o n lo s a p p i a m o e n o n


lo c r e d i a m o . Oggi c' chi vuol farlo passare p e r u n a specie
di democristiano di sinistra, e questo ci s e m b r a ridicolo, anzi lo senz'altro. Io c r e d o che su questa strada l'abbia condotto la sua morale. Manzoni n o n si p r o c l a m mai giansenista p e r c h ci avrebbe significato u n a r o t t u r a con la Gerarchia, e M a n z o n i n o n e r a u o m o di r o t t u r e . Ma giansenista
era, e lo era p r o p r i o p e r ragioni morali: basta leggere certe
lettere scritte da Parigi al Tosi contro i Gesuiti e il clero facc e n d i e r e . La sua poesia degli umili nasceva da questa esigenza di evangelico rigore che gl'ispirava, nei confronti della Chiesa t e m p o r a l e , a t t e g g i a m e n t i pi eterodossi di quelli
della sua moglie ex-calvinista.
Ecco p e r c h I promessi sposi f u r o n o il p i g r a n d e e v e n t o
di questo p e r i o d o , e n o n soltanto sul p i a n o letterario. Ottuse c o m e lo s o n o s e m p r e t u t t e le c e n s u r e , quella a u s t r i a c a
credette che il r o m a n z o fosse i n n o c u o p e r c h si svolgeva al
t e m p o della Milano spagnola. N o n cap q u a n t o rivoluzionario fosse questo p r i m o esempio di u n a letteratura che r o m p e v a l'antica incomunicabilit delle regioni e delle classi
sociali. N o n c r e d i a m o affatto che esageri chi p o n e Manzoni
fra i g r a n d i padri della patria. Q u e s t ' u o m o pavido, questo
r e n i t e n t e alla leva, fu u n o dei maggiori artefici del Risorgimento.
D o p o di allora n o n scrisse quasi p i nulla, forse p e r c h
sentiva di n o n p o t e r a n d a r e p i in l di d o v ' e r a arrivato. Ma
d o v e t t e r o c o n t r i b u i r v i a n c h e le d o l o r o s e v i c e n d e familiari
che p u n t e g g i a r o n o il seguito della sua l u n g a vita. La p r i m a
a lasciarlo, nel ' 3 5 , fu E n r i c h e t t a , d i s t r u t t a dalla tisi, e p i
a n c o r a dalle g r a v i d a n z e : gli o t t o figli e i t r e a b o r t i e r a n o
t r o p p i , p e r u n a d o n n a fragile come lei. I biografi dicono che
fu, p e r M a n z o n i , un colpo m o r t a l e . E u n ' i p o t e s i lecita, ma
che n o n trova conforto in alcuna testimonianza. N o n esistono lettere di M a n z o n i a sua moglie, s e b b e n e si fosse in un
secolo in cui tutti si scrivevano tutto a n c h e vivendo fianco a
fianco, n confidenze di lui su di lei. L'unico pubblico o m a g 407

gio che le rese fu la dedica dell'Adelchi alla diletta e venerata sua m o g l i e E n r i c h e t t a Luigia B l o n d e l , la q u a l e i n s i e m e
c o n le affezioni c o n i u g a l i e c o n la s a p i e n z a m a t e r n a p o t
serbare un a n i m o verginale: parole talmente convenzionali e di circostanza che n o n ci p a r e di p o t e r n e d e d u r r e nulla,
se n o n a p p u n t o un eccessivo rispetto delle convenzioni. Finito il lutto, si rispos con u n a vedova, Teresa Stampa, quindici a n n i p i g i o v a n e d i lui, c o m e aveva fatto s u o n o n n o
Beccaria di cui, q u a n d o rimase vedovo, tutti avevano t e m u to il suicidio.
Della profondit dei suoi affetti, d u b i t i a m o molto. Sentim e n t a l m e n t e , M a n z o n i e r a p i u t t o s t o frigido, c o m e quasi
s e m p r e lo sono, a n c h e p e r difesa, i malati di nervi. Ci ch'egli e i biografi c h i a m a n o r a s s e g n a z i o n e ai voleri di Dio,
n o n era forse che un istintivo rifiuto delle commozioni. U n a
d o p o l'altra gli m o r i r o n o q u a t t r o figlie, t u t t e s t r o n c a t e a
ventisei a n n i dallo stesso male della m a d r e . I maschi n o n gli
d e t t e r o che dispiaceri e d o v e t t e r o c o n t i n u a m e n t e r i c o r r e r e
p e r a i u t o di d e n a r o a lui, c h e quasi s e m p r e glielo n e g .
M a n z o n i n o n e r a avaro, m a e r a convinto d i essere sull'orlo
del dissesto e r i d o t t o alla fame con tutti quei figlioli scapestrati e il mezzo plotone di nipoti che si ritrovava sulle spalle. I n realt avrebbe p o t u t o benissimo, v e n d e n d o u n p o ' del
suo cospicuo p a t r i m o n i o t e r r i e r o , s a n a r e la situazione. Ma
n o n capiva n u l l a d i q u e s t e cose, anzi p r e f e r i v a i g n o r a r l e ,
s e m p r e p e r salvaguardare la p r o p r i a tranquillit. Per strano
c h e oggi possa p a r e r e , I promessi sposi, n o n o s t a n t e il l o r o
e n o r m e successo, n o n gli avevano reso un soldo. La seconda moglie lo convinse ad a s s u m e r n e in p r o p r i o la s t a m p a e
la diffusione, e ci rimise ottantamila lire, cifra p e r quei tempi colossale. N o n li r e c u p e r m a i p i . Solo molti a n n i p i
t a r d i , e d o p o u n a l u n g a causa in t r i b u n a l e , riuscir a farsi
d a r e dall'editore L e m o n n i e r t r e n t a c i n q u e m i l a lire.
U m a n a m e n t e , l ' u o m o n o n ispira molte simpatie. N o n gli
si conoscono bassezze n acredini nei confronti di n e s s u n o ,
ma n e a n c h e slanci di amicizia e di solidariet. Era dotato di
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u m o r i s m o , m a n e faceva u n uso molto m o d e r a t o p e r l a p a u ra di offendere e di crearsi inimicizie. Tutta la sua vita di relazione a n c h e con gl'intimi, forse perfino con la moglie, e r a
i m p r o n t a t a a u n a cauta diplomazia. E sotto i suoi m o d i gentili e un p o ' u n t u o s i c'era s o p r a t t u t t o la p r e o c c u p a z i o n e di
n o n lasciarsi coinvolgere nelle vicende di quei t e m p i calamitosi n trascinare in amicizie che potessero m e t t e r e in pericolo la sua pace. Per l'Italia e la libert, fu tra gli u o m i n i che
pi fecero, ma a n c h e tra quelli che m e n o rischiarono.
N o n si p u fargliene colpa p e r c h tutto questo aveva orig i n e nella sua fisiologia, o nella sua p a t o l o g i a . Ma n o n si
p u n e m m e n o esimersi dal constatarlo, a n c h e p e r capire i
suoi a t t e g g i a m e n t i nelle successive e m e r g e n z e n a z i o n a l i .
Q u e s t o p o e t a c h e d e t t e p i di Alfieri e di Foscolo, e senza
mai a s s u m e r n e le pose gladiatorie e i toni declamatori, fu il
v e r o Vate dell'Italia, l o r i t r o v e r e m o s e m p r e a r r u o l a t o nei
servizi ausiliari.

CAPITOLO T R E N T O T T E S I M O

DE MAISTRE

N o n a b b i a m o mai capito p e r c h nella n o s t r a storiografia,


sia politica c h e letteraria, il n o m e di G i u s e p p e De Maistre
n o n figuri, o vi figuri solo di r a d o e di straforo. Forse p e r ch scrisse in francese? Ma in francese scrisse anche Casanova, e p p u r e i diritti di c i t t a d i n a n z a n o n gli sono contestati.
C r e d i a m o q u i n d i che a De Maistre l'indice sia stato c o m m i n a t o n o n p e r come scrisse, ma p e r ci che scrisse. Egli r a p p r e s e n t a l'antitesi dell'Italia giacobina e c a r b o n a r a . Ma n o n
ci s e m b r a un b u o n motivo p e r e p u r a r l o . Possiamo d e p l o r a re ch'egli abbia messo il suo p a t r i m o n i o d'intelligenza al servizio d ' u n a causa sbagliata. M a q u e l p a t r i m o n i o resta, d e g n o della pi alta a m m i r a z i o n e . L'avesse avuto la Rivoluzion e , u n o scrittore c o m e lui! P u r t r o p p o , n e s s u n o dei suoi bardi e avvocati s e p p e mai a r g o m e n t a r e le sue verit col vigore
polemico, l'empito lirico, la forza icastica, la tagliente ironia,
la m o d e r n i t di stile e di l i n g u a g g i o c o n cui il r e a z i o n a r i o
De Maistre a r g o m e n t i suoi inganni, se tali sono.
Era n a t o nel '53 a Chambry, p r i m o di dieci fratelli, ma
la sua famiglia e r a nizzarda. Suo p a d r e , un magistrato severo in cui s ' i n c a r n a v a n o le migliori qualit del f u n z i o n a r i o
p i e m o n t e s e , e r a stato fatto C o n t e e p r e s i d e n t e d e l S e n a t o
della Savoia in ricompensa dei servigi resi. G i u s e p p e a p p a r t e n e v a q u i n d i a quella n u o v a nobilt di toga che via via
rinsanguava quella di origine feudale e le impediva di chiudersi in casta. Crebbe in un a m b i e n t e m o n t a n a r o e patriarcale, p r o f o n d a m e n t e legato alle tradizioni, e l'istruzione la
ricevette da dei p a d r i Gesuiti che dovevano essere di b u o n a
qualit p e r c h , invece di covare un anticlericale c o m e molto
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spesso capita ai preti, f o r m a r o n o in lui u n a coscienza cattolica a p r o v a di b o m b a . Egli rimase s e m p r e con loro in r a p porti filiali, tanto da contestare con violenza la Bolla con cui
Clemente XV soppresse l ' O r d i n e : e n o n fu l'unica volta che
si sent pi cattolico del Papa.
A quindici a n n i e n t r a far p a r t e di u n a curiosa associazione detta dei penitenti neri, il cui compito era di accomp a g n a r e al patibolo, sostenendoli e i n c o r a g g i a n d o l i , i cond a n n a t i a m o r t e . N o n c' d u b b i o che fu questo tirocinio di
l u g u b r e filantropia a ispirargli p i t a r d i quell'elogio del
boia c h e r e s t a forse la p i bella pagina d e l l ' o r r o r e della
saggistica m o n d i a l e .
Gli studi li fin, e s e m p l a r m e n t e , a T o r i n o , e senza d u b b i
sulla p r o p r i a vocazione. A differenza di quasi tutti gli altri
suoi coetanei, n o n era stato m i n i m a m e n t e t e n t a t o n dalla
poesia n dalla politica. Per un nobile c o m e lui, di nobile
n o n c'era che il servizio di Stato: avrebbe ricalcato le o r m e
di suo p a d r e , e infatti e n t r in m a g i s t r a t u r a c o m e assistente
del p r o c u r a t o r e g e n e r a l e d i C h a m b r y . L a sua c u l t u r a e r a
solida, ma limitata alla teologia, al diritto e all'economia. Fu
solo p e r effetto di contagio che nella sua m e n t e si svegliarono altri interessi. La rivoluzione francese si avvicinava, e anc h e l in Savoia g i u n g e v a q u a l c h e riflesso d e l g r a n movim e n t o d'idee ch'essa scatenava. Il loro veicolo era la Massoneria, a cui a n c h e De Maistre s'iscrisse.
Q u e s t o il capitolo p i c o n t r o v e r s o della sua rettilinea
vita, l'unico c h e gli venga rinfacciato c o m e u n ' i n c o e r e n z a .
Ma si t r a t t a di un e q u i v o c o . C o m e a b b i a m o gi d e t t o , la
Massoneria di quel t e m p o era divisa in parecchi filoni di diversissima ispirazione ideologica che, riportati al vocabolario d'oggi, si p o t r e b b e r o a n c h e c h i a m a r e di destra, di cent r o e di sinistra. Di sinistra e r a n o p e r e s e m p i o le logge dei
cosiddetti Illuminati di Baviera, f r a n c a m e n t e massimalisti e rivoluzionari. Di c e n t r o e r a n o le logge di rito scozzese,
ispirate ai princpi illuministi, cio riformatori, di cui facev a n o p a r t e a n c h e molti Sovrani. Di destra era u n a c o r r e n t e
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r i g o r o s a m e n t e cattolica, d o m i n a t a in g r a n p a r t e dai Gesuiti


che in essa cercavano un s u r r o g a t o del loro s o p p r e s s o O r dine.
N o n s a p p i a m o c o n esattezza a q u a l e di questi t r e filoni
a p p a r t e n e s s e r o la loggia dei Tre Mortai e quella della
Perfetta-Sincerit cui De Maistre successivamente si affili. L'ora della verit sarebbe v e n u t a solo c o n la Rivoluzione, che le avrebbe messe alla scelta - o p r o c o n t r o - determ i n a n d o n e la spaccatura. Per il m o m e n t o esse e r a n o soltanto delle conventicole di notabili che praticavano il segreto
solo p e r d i l e t t a n t i s m o , visto c h e la polizia le tollerava e in
qualche caso a d d i r i t t u r a le proteggeva.
E probabile che De Maistre vi s'iscrivesse p e r c h in u n a
citt intellettualmente s o n n o l e n t a c o m e C h a m b r y n o n c'era altra palestra p e r u o m i n i che volessero t e n e r e in esercizio il loro cervello. C o m u n q u e , fu q u i ch'egli c o m i n c i a
p r e n d e r e dimestichezza coi p r o b l e m i politici e sociali c h e
s e m p r e pi appassionavano la pubblica opinione. Degli autori francesi che li agitavano, l'unico che gli a n d a s s e a sang u e e r a M o n t e s q u i e u , e Io si e r a sentito dal suo p r i m o discorso p r o n u n c i a t o p e r la v e n u t a di Vittorio A m e d e o I I I a
Chambry, in cui auspicava un p a r l a m e n t o all'inglese c o m e
correttivo del r e g i m e assolutistico. Il fatto che questo bastasse a farlo passare p e r sovversivo agli occhi dei dignitari dim o s t r a solo q u a n t o costoro fossero ottusi.
Q u a n d o la Rivoluzione scoppi, a n c h e p e r lui si pose il
d i l e m m a della scelta. C o n v i n t o che t u t t e le logge massonic h e n o n fossero che veicoli d'infezione, il g o v e r n o mise al
b a n d o a n c h e quella di De Maistre, che disciplinatamente se
ne ritir, ma c o n f u t a n d o la motivazione della c o n d a n n a in
u n a Memoria al Duca di Brunswick in cui rifiutava energicam e n t e la tesi che le logge fossero covi di complotti rivoluzionari. Pu darsi, diceva, che alcuni massoni si siano fatti strum e n t o del diavolo, ma la M a s s o n e r i a n o n c h e la scienza
d e l l ' u o m o , lo s t u d i o della sua o r i g i n e e del suo d e s t i n o , il
quale c o n d u c e n o n alla Rivoluzione, ma alla Rivelazione. A
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questa tesi rimase s e m p r e fedele, ed e r a senza d u b b i o sincer o . Ma ci d i m o s t r a q u a n t o a r b i t r a r i o sia o g n i tentativo di


attribuire alla Massoneria un preciso s t a m p o ideologico.
Nel '92, q u a n d o la Rivoluzione si p r e s e n t n o n p i nella
veste di un'idea, ma in quella di un esercito che strappava la
Savoia al P i e m o n t e e l ' a n n e t t e v a alla Francia, De Maistre
aveva gi m o g l i e e d u e figli. C o n l o r o fugg ad Aosta, ma
p e r e v i t a r e la confisca d e i b e n i fu c o s t r e t t o a t o r n a r e e a
iscriversi alla g u a r d i a civica. La coscienza glielo r i m p r o v e r
come un gesto di fellona, e p e r tacitarla n o n gli rimase che
un'altra fuga, stavolta a Ginevra. Fu qui che inizi la i m p r e vista e n o n d e s i d e r a t a attivit di s c r i t t o r e . Ma n o n lo fece
p e r procacciarsi fama: t a n t ' v e r o c h e l e p r i m e o p e r e l e
pubblic a n o n i m e . Scrivere, p e r lui, e r a agire - dice il suo
biografo C o g o r d e n -. N o n essendo u o m o di spada, p r e s e la
penna. M a p e r b r a n d i r l a c o m e u n a spada.
Il q u a d r i e n n i o g i n e v r i n o fu decisivo p e r lo sviluppo del
suo p e n s i e r o . Nel f r a g o r e delle p o l e m i c h e p r o v o c a t e dal
g r a n rivolgimento, De Maistre fece p r e s t o a orientarsi. Dotato di u n a salute di ferro, egli aveva u n a capacit di lavoro
eccezionale. Poteva restare a tavolino a n c h e quindici o r e di
seguito. Ho raccolto - scriveva a un amico - u n a massa incredibile di testi p e r ridurli a un discorso sistematico.
Q u e s t o discorso sistematico, p e r d i p a n a r n e l a matassa,
bisogna rifarsi al m o m e n t o . C o m ' e r a logico c h e accadesse,
la rivoluzione aveva provocato un contraccolpo ideologico,
che trov la sua espressione pi c o m p i u t a in u n o storico inglese: B u r k e . N o n si trattava di un c o n s e r v a t o r e , ma di un
liberale che dieci a n n i p r i m a aveva parteggiato p e r gli a m e ricani insorti c o n t r o l'Inghilterra. N o n era q u i n d i un partigiano dell'assolutismo, ma n o n lo e r a n e m m e n o dell'ideologia giacobina, di cui contestava t u t t e le p r e m e s s e . Vediamo
d i c h i a r i r e q u e s t o p u n t o c h e n o n h a p e r s o n u l l a della sua
attualit.
Figli di R o u s s e a u , i rivoluzionari francesi p a r t i v a n o dal
p r e s u p p o s t o c h e lo Stato potesse e dovesse a d e g u a r e le sue
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s t r u t t u r e al m o d e l l o di u n a R a g i o n e assoluta e u n i v e r s a l m e n t e valida. Figlio di H u m e - un filosofo che lo aveva p r e c e d u t o di q u a l c h e d e c e n n i o -, B u r k e rifiutava questa posizione. U n a verit assoluta e u n i v e r s a l m e n t e valida, diceva,
esiste solo nel c a m p o delle scienze a s t r a t t e , c o m e la m a t e matica, sulle cui regole si possono i m p o s t a r e delle operazioni che valgono s e m p r e e d o v u n q u e . Ma in u n a realt composita e concreta, qual u n a societ, i r a p p o r t i n o n sono affatto necessari, cio a u n a d e t e r m i n a t a causa n o n c o r r i s p o n d e s e m p r e quel d e t e r m i n a t o effetto, p e r c h u n a societ
vi r i s p o n d e in un m o d o e un'altra in un altro. Sia detto p e r
inciso, q u e s t a tesi, c h e H u m e estese a n c h e alla religione e
alla m o r a l e , influenz tutta la filosofia successiva, c o m p r e s a
quella di Kant. Ma questo un discorso che n o n ci riguarda.
B u r k e l'applic alla politica, ma s v i l u p p a n d o l a fino alle
c o n s e g u e n z e e s t r e m e . Quella che o r g o g l i o s a m e n t e si chiama la ragione, egli dice, n o n sono che le opinioni, s e m p r e
soggettive e a r b i t r a r i e , di alcuni p e n s a t o r i che r i e s c o n o a
i m p o r l e i n u n c e r t o e p e r u n c e r t o m o m e n t o : m o d e , infatuazioni. La vera r a g i o n e della societ b e n altro: quell'insieme di pregiudizi, cio di sentimenti, di convinzioni,
e anche di convenzioni, di miti e di tab che formano il pat r i m o n i o di u n a comunit, sia essa la famiglia, o la classe sociale, o la n a z i o n e . Q u e s t o p a t r i m o n i o n o n n e t e r n o n
universale. Varia da Paese a Paese e si trasforma nel t e m p o
p e r adeguarsi ad esigenze s e m p r e n u o v e e diverse, ma n o n
s o p p o r t a t r a u m i che ne r o m p a n o la continuit. E il lettor e , a q u e s t o p u n t o , avr capito l'antitesi. Da u n a p a r t e l'ideologia rivoluzionaria francese che inventa, o c r e d e d'inventare, u n m o n d o assolutamente n u o v o , che r i n n e g a tutto
il suo passato, e q u i n d i a n c h e la sua storia, i m p o n e n d o all ' u o m o di vivere s e c o n d o u n a r a g i o n e astratta, immobile e
assoluta. Dall'altra l'ideologia storicistica inglese, che postula un sistema in cui alla societ consentito di svilupparsi e
p r o g r e d i r e , m a s e m p r e i n a r m o n i a coi suoi pregiudizi,
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cio c o n la sua t r a d i z i o n e . Rivoluzione c o n t r o riformismo,


insomma: l'eterno d i l e m m a .
B u r k e svilupp queste sue tesi nelle Riflessioni sulla Rivoluzione francese che usc nel '90. E fu questo, nella massa incredibile di testi raccolti da De Maistre, quello c h e pi lo
i m p r e s s i o n e i n f l u e n z nel suo rifugio g i n e v r i n o . Aveva
q u a r a n t a n n i q u a n d o b r a n d l a p e n n a p e r gettarsi nella mischia. Ma trov i m m e d i a t a m e n t e il suo stile - forse p e r c h
n o n lo cerc -, e fu subito scrittore, e g r a n d e scrittore: fenom e n o unico - c r e d o - nella storia della letteratura.
Quella che usc dalla sua p e n n a fu d a p p r i m a u n a profluvie di libelli che cominci con le Lettere di un monarchico savoiardo e c u l m i n nelle Considerazioni sulla Francia, di cui anche il titolo riecheggia l'ispirazione b u r k i a n a . Q u a l c u n o dice che c' d e n t r o anche del Bonald, il g r a n d e c a m p i o n e del
legittimismo francese. Ma l'ipotesi smentita dall'anagrafe.
L'opera del Bonald, Teoria del potere civile e religioso, usc nello stesso a n n o '96 in cui a p p a r v e quella di De Maistre. Sebb e n e vivessero e n t r a m b i in Svizzera, i d u e n o n si conoscevan o . Si riconobbero solo pi tardi, q u a n d o si lessero a vicenda, e De Maistre scrisse a Bonald: E mai possibile che la nat u r a si sia divertita a t e n d e r e d u e c o r d e cos p e r f e t t a m e n t e
assonanti c o m e il vostro spirito e il mio? Si t r a t t a della p i
rigorosa somiglianza. Ed e r a vero, ma fino a un certo p u n to: a n c h e se dicevano le stesse cose, le dicevano in m a n i e r a
assai diversa: la r a p i d i t , l'asciuttezza, la rabbia, il patos di
De Maistre, Bonald se li sognava.
Forse a n c h e p e r impedirgli di c o n t i n u a r e a scrivere cose
c h e ferivano a m o r t e i francesi, C a r l o E m a n u e l e lo invit
nel '97 a r i e n t r a r e a T o r i n o . Q u e l p o v e r o Re travicello r e gnava p e r grazia di Dio, ma p e r volont di N a p o l e o n e c h e
aveva occupato tutto il P i e m o n t e e solo a titolo t e m p o r a n e o
lo lasciava sul t r o n o . De M a i s t r e , in cui la fedelt n o n si
confondeva con la cortigianeria, rimase disgustato dalla pavidit del S o v r a n o e dall'imbecillit d e i suoi m i n i s t r i . De
Maistre - si legge in u n a lettera di questi t e m p i - ha visto i
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potenti, e si gi trovato che parlava t r o p p o , ch'era t r o p p o


franco. S a r s e m p r e lo stesso: ricco di b u o n e qualit, ma
n o n adatto p e r riuscire qui, dove n o n si sa nulla, ma in comp e n s o le schiene h a n n o la flessibilit del vinco.
Poi successe q u e l c h e il l e t t o r e gi sa. C a r l o E m a n u e l e
firm l'atto di abdicazione e part. Part a n c h e De Maistre al
seguito del suo Re, ma part a n c h e N a p o l e o n e p e r la sua avv e n t u r a egiziana, e gli austriaci ne approfittarono p e r scend e r e coi russi al c o n t r a t t a c c o e r i c o n q u i s t a r e l'Italia, scacc i a n d o n e i francesi. Breve illusorio intermezzo. Poco d o p o
N a p o l e o n e t o r n , schiacci gli austro-russi a M a r e n g o e rip r e s e il P i e m o n t e n o n lasciando ai Savoia che la S a r d e g n a .
O u i il n u o v o sovrano Vittorio E m a n u e l e I n o m i n c o m e Vicere il fratello Carlo Felice e c o m e capo della m a g i s t r a t u r a
De Maistre.
L'isola gli fece u n ' i m p r e s s i o n e disastrosa. Il sardo - scrisse - pi selvaggio del selvaggio, p e r c h il selvaggio ignora
la luce, il s a r d o la odia. Esso sprovvisto del miglior attributo d e l l ' u o m o , la perfettibilit. In q u a l u n q u e m e s t i e r e si cimenti, lo fa come lo faceva ieri, c o m e la r o n d i n e fa il suo nido e il castoro la sua casa. G u a r d a s t u p i d a m e n t e u n a p o m pa a s p i r a n t e e va ad a t t i n g e r e l'acqua col secchio. Gli si fa
v e d e r e l'agricoltura del Piemonte, della Savoia, della Svizzera, e t o r n a in patria senza saper innestare un albero. I g n o r a
il fieno come ignora le scoperte di Newton. N o n si p u trattarlo che al m o d o dei R o m a n i inviandogli un p r e t o r e e d u e
legioni, c o s t r u e n d o delle strade e c e r c a n d o di fare il suo bene n o n solo senza di lui, ma a n c h e c o n t r o di lui. Q u e s t o p o p o l o n o n a m a n i e n t e . H o p i volte c o n s t a t a t o c h e ci c h e
pi gli r i p u g n a di d o v e r a p p r o v a r e qualcosa. Tutti i suoi
vizi sono leggi e tutte le sue leggi sono vizi. Q u e s t o disgraziato Paese n o n p u essere r i g e n e r a t o che d a u n a p o t e n z a
o p u l e n t a , saggia e i n t r a p r e n d e n t e : sarebbe u n ' o p e r a , faccio
p e r dire, da inglesi. C o m e si vede, il p r o b l e m a del Mezzog i o r n o n o n di oggi.
Ma, p u r con queste negative idee sui sardi, De Maistre si
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o p p o s e ai m e t o d i spicciativi con cui li trattava Carlo Felice


che intendeva c o m b a t t e r e il banditismo violando il codice e
s a l t a n d o i t r i b u n a l i . Fu il p r i m o m o t i v o d e i dissapori fra i
d u e u o m i n i , ma n o n il solo. Q u e l Principe rozzo e s o m m a rio che diffidava degl'intellettuali e ne vedeva u n o in chiunq u e maneggiasse la sintassi un p o ' meglio di lui che la maneggiava malissimo, n o n poteva a m a r e quel magistrato devoto al Re, ma p i a n c o r a alla L e g g e , e c o n t r o i cui a r g o m e n t i egli n o n poteva far ricorso che all'autorit. E questo
fu il v e r o motivo p e r cui, q u a n d o nel 1803 si rese vacante
l'ambasciata del R e g n o di S a r d e g n a a Pietroburgo, egli stesso p r o p o s e al fratello di n o m i n a r v i De Maistre.
Questi part da solo p e r c h la moglie aveva d o v u t o rient r a r e coi figli in Savoia a d i f e n d e r v i il p a t r i m o n i o n u o v a m e n t e minacciato di confisca: p e r dodici a n n i n o n li avrebbe pi rivisti. Arriv a Pietroburgo d o p o un viaggio di d u e
mesi, con un c a m e r i e r e e p o c h i q u a t t r i n i , p e r c h , c o n la
p e r d i t a del P i e m o n t e , le casse dello Stato e r a n o in secco e
gli stessi Reali a r r a n c a v a n o fra grosse difficolt di bilancio.
Dovette a r r a n g i a r s i a n c h e lui c o m e p o t e v a s e n z ' a i u t o d i
personale (solo d o p o d u e a n n i gli m a n d a r o n o c o m e segretario il figlio Rodolfo) e con l'obbligo di far fronte agl'impegni di r a p p r e s e n t a n z a . E il secondo inverno - scriveva a un
amico - che passo senza pelliccia, ed c o m e n o n avere u n a
camicia cost a Cagliari. Poich il servizio di un solo c a m e riere qui r i t e n u t o impossibile p e r la fatica e il clima, ho ingaggiato c o m e secondo un ladro che stava p e r c a d e r e nelle
m a n i della Giustizia. Gli ho p r o p o s t o di diventare un u o m o
onesto al r i p a r o del mio privilegio di ministro. E d o p o alcuni mesi, p a r e che vada b e n e . Poich l'oste che mi nutriva, o
meglio mi avvelenava, ha traslocato, o r a n o n posso pi raggiungerlo: cos ho deciso di dividere la minestra del ladro.
Ma, n o n o s t a n t e la povert dei mezzi, aveva r i p o r t a t o un
grosso successo p e r s o n a l e p r e s s o la societ moscovita, la
Corte e lo stesso zar Alessandro grazie al suo calore u m a n o ,
alla sua cultura e alla sua brillantissima conversazione. Ave417

va r a p i d a m e n t e i m p a r a t o il russo, e col suo acuto spirito di


osservazione si e r a a tal p u n t o i m p a d r o n i t o della situazione
di quel Paese che lo Zar e i suoi ministri spesso r i c o r r e v a n o
ai suoi lumi sulle riforme da i n t r o d u r r e . Fu a p p u n t o in q u e sta qualit di c o n s u l e n t e c h e c o m p o s e le Cinque lettere sulla
pubblica istruzione in Russia c h e r e s t a n o u n o dei suoi saggi
m e g l i o riusciti. Ma n o n solo A l e s s a n d r o si rivolgeva a lui.
C o m e il suo arcinemico Voltaire, egli teneva c o r r i s p o n d e n za con tutti i g r a n d i d ' E u r o p a nel c a m p o del p e n s i e r o e della politica, col C o n t e di P r o v e n z a - f u t u r o Luigi X V I I I - e
c o n lo stesso N a p o l e o n e che, p u r n o n essendo u o m o di lettere, sapeva distinguere quelle b u o n e e p e r De Maistre, p u r
s a p e n d o q u a n t o gli fosse avverso, aveva un debole. Anzi, fu
p r o p r i o questo che lo indusse a un passo falso. Approfittando della simpatia che N a p o l e o n e gli dimostrava, gli p r o p o s e
un r e g o l a m e n t o a p a r t e della questione del P i e m o n t e . Nap o l e o n e , che dalle simpatie n o n si lasciava t r a s c i n a r e , n o n
r i s p o s e . E Vittorio E m a n u e l e , q u a n d o ne fu i n f o r m a t o ,
m a n d al suo ambasciatore u n a strigliata in cui s'insinuava
perfino u n a velata accusa di t r a d i m e n t o .
C o m e trovasse il t e m p o , fra t a n t e attivit, di p o r t a r e
avanti i suoi libri, lo spiega solo la sua m o s t r u o s a resistenza
al lavoro. N o n usciva mai p e r uscire soltanto. Q u a n d o n o n
e r a a C o r t e , e r a davanti alla sua scrivania dove trascorreva
i n t e r e giornate e talvolta nottate. Per n o n d o v e r s e n e alzare
n e a n c h e ai pasti, si era fatta costruire u n a sedia girevole che
r u o t a n d o su se stessa lo m e t t e v a di f r o n t e al d e s c o . Fu in
questo p e r i o d o ch'egli scrisse le sue o p e r e p i impegnative:
gli undici dialoghi delle Serate di Pietroburgo, che r a p p r e s e n t a n o la sua summa filosofica, il Saggio sul principio generatore
delle costituzioni politiche, l'Esame della filosofia di Bacone, i
Quattro capitoli sulla Russia, e infine quello ch'egli forse cons i d e r a v a il t e t t o della sua c o n c e z i o n e politico-teologica: il
saggio Sul Papa. Ma tutto questo intramezzato da u n a miriade di lettere a tutti: ai Re, ai ministri, ai diplomatici, agl'intellettuali d ' E u r o p a , ma a n c h e alla moglie e alle figlie di cui
418

p r e t e n d e v a dirigere da P i e t r o b u r g o l'educazione. A u n a di
esse c h e a s s u m e v a pose di suffragetta, r i c o r d a v a c h e u n a
d o n n a a t t r a e n t e e graziosa si sposa p i facilmente di u n a
dotta, p e r c h p e r sposare u n a dotta basta essere senza orgoglio, qualit molto rara, m e n t r e p e r sposare u n a d o n n a graziosa basta essere pazzo, qualit molto comune e che una
d o n n a n o n p u essere s u p e r i o r e che c o m e d o n n a ; dal m o m e n t o i n cui v u o l e e m u l a r e l ' u o m o , n o n c h e u n a scimmia.
De Maistre assist all'invasione della Russia da p a r t e di
N a p o l e o n e nel '12, e i suoi r a p p o r t i su quei drammatici avvenimenti costituiscono tuttora u n d o c u m e n t o d i palpitante
interesse che getta qualche d u b b i o sulla ricostruzione fattane a posteriori dagli storici. A sentir lui, le ritirate di Kutuzov,
p i c h e a un calcolato p i a n o strategico, f u r o n d o v u t e alle
esitazioni dello Zar, che fin p e r b a t t e r e il n e m i c o solo p e r ch n o n trov mai il coraggio di affrontarlo.
La Restaurazione lo deluse p r o f o n d a m e n t e . La Costituzione concessa da Luigi X V I I I ai francesi gli p a r v e un vero
e p r o p r i o t r a d i m e n t o . Ci s ' i n g a n n e r e b b e i n f i n i t a m e n t e
- scrisse - a c r e d e r e che il Re di Francia risalito sul t r o n o
dei suoi a n t e n a t i . Egli salito solo sul t r o n o di B o n a p a r t e ,
ed gi u n a g r a n fortuna p e r l'umanit. Ma siamo b e n lont a n i d a l r i p o s o . La Rivoluzione fu d a p p r i m a d e m o c r a t i c a ,
p o i oligarchica. O g g i m o n a r c h i c a ; ma c o n t i n u a a fare il
suo corso. Q u a n t o alla Santa Alleanza, ci vide solo l'ennesimo m o s t r o p a r t o r i t o dall'illuminismo; e se quella s t r a n a
combinazione fu qualcosa, fu p r o p r i o questo.
A tali motivi di s c o n t e n t e z z a , si a g g i u n g e v a n o a n c h e
quelli personali. Per i servigi che aveva reso e p e r il credito
di cui g o d e v a n e l l ' a m b i e n t e d i p l o m a t i c o , De Maistre si
a s p e t t a v a c h e il Re lo m a n d a s s e a V i e n n a , d o v e si stavano
n e g o z i a n d o i trattati di pace, come plenipotenziario del Piem o n t e . Invece fu lasciato in disparte e poi richiamato a Tor i n o . Vi giunse nel '17, d o p o u n a sosta a Parigi d o v e fu accolto c o m e il capo-scuola dai cosiddetti ultras, gli oltranzisti
419

del p e n s i e r o cattolico e m o n a r c h i c o , e ricevuto dallo stesso


Re. A C h a m b r y p o t finalmente riabbracciare i suoi cari.
Ma a Torino si sent spaesato. Egli aveva sognato la restaurazione di certi valori morali, e l n o n trovava che quella delle p a r r u c c h e e dei privilegi. La Corte lo tratt con freddezza e lo esili nella carica p u r a m e n t e onorifica di ministro di
Stato senza portafoglio. Alla figlia che lo complimentava, rispose: Non vi n i e n t e di pi nullo del mio posto. Contavo
di pi q u a n d o facevo il sostituto p r o c u r a t o r e a Chambry.
Poteva tuttavia intervenire alle riunioni di Gabinetto, ma ci
a n d a v a di r a d o e quasi mai vi p r e n d e v a la parola, scoraggiato dai discorsi che vi udiva. Q u e i fantasmi del passato, a cominciare dal Re, c r e d e v a n o che il r e g i m e fosse solo u n a q u e stione di polizia. All'ultimo consiglio cui assiste, gli scapp la
pazienza: Signori - disse -, cosa volete costruire su un suolo che trema? Era il g e n n a i o del '21 : pochi mesi d o p o , sar e b b e r o scoppiati i famosi m o t i c h e a v r e b b e r o p r o v o c a t o
l'abdicazione del Re e l'invasione austriaca. Ma a presentirli
e r a solo lui, che n o n fece in t e m p o a vederli.
Aveva seguitato a lavorare con alacrit. L a m a r t i n e , ch'era v e n u t o a visitarlo, lo descrive c o m e un u o m o di alta statura, u n a bella e virile figura militare con u n a fronte spaziosa su cui o n d e g g i a v a n o , c o m e i resti di u n a c o r o n a , alcune
ciocche di capelli a r g e n t a t i . Il s u o occhio e r a vivo, p u r o ,
franco. La sua bocca aveva l'espressione di fine ironia c h e
caratterizzava tutta la famiglia. Conserv il suo intelletto fino all'ultimo: n e a n c h e la paralisi riusc ad a p p a n n a r g l i e l o .
La sua ultima lettera fu a Bonald: Muoio con l'Europa gli
scrisse.
E v e n i a m o al suo lascito. In Francia esso o r m a i valutato e
catalogato. In Italia, i p o c h i che n o n lo i g n o r a n o lo esaltan o , ma dal verso sbagliato. Dicono c h e De Maistre fu un
g r a n d e p e n s a t o r e , e n o n vero. Il suo p e n s i e r o quello di
M o n t e s q u i e u e di B u r k e , s o p r a t t u t t o di B u r k e . Ci ch'egli
vi a g g i u n g e un e m p i t o lirico e un furore apocalittico che
420

gli altri d u e n o n possedevano e che lo c o n d u c o n o n o n a un


sistema, ma a u n a visione d i v e r s a dalla l o r o . M e n t r e
B u r k e r i m a n e il p a d r e del p e n s i e r o liberale dell'Ottocento e
ne p r e v e d e tutta l'evoluzione, De Maistre p e r c o r r e a ritroso
il c a m m i n o della Storia e risuscita la concezione medievalesca di un i m p e r o universale del Papa, Rex Regum, Re dei Re,
c h ' e r a stata quella di G r e g o r i o V I I , d ' I n n o c e n z o I I I e di Bonifacio V i l i . De Maistre n o n un filosofo. E un profeta che
sbaglia profezia, ma ne azzecca gli accenti. Questi toccano la
vetta pi alta nel famoso elogio del boia in cui si riassume,
p a r a d o s s a l m e n t e , t u t t a la sua u t o p i a teocratica. La s p a d a
della giustizia n o n ha fodero. Dalla formidabile prerogativa
dei Re di p u n i r e i colpevoli, risulta l'esigenza necessaria di
un u o m o d e s t i n a t o a infliggere ai delitti i castighi. O g n i
g r a n d e z z a , o g n i p o t e n z a , o g n i s u b o r d i n a z i o n e r i p o s a sul
boia. Esso l'orrore e il vincolo della societ u m a n a . Togliete dal m o n d o q u e s t ' a g e n t e fatale, e nello stesso istante l'ordine far posto al caos, i troni s'inabisseranno, la societ sparir. Dio, che l ' a u t o r e della sovranit lo d u n q u e a n c h e
del castigo. Il patibolo un altare.
Lo stesso carattere espiatorio, e q u i n d i sacrale ch'egli attribuisce al carnefice, lo impresta a n c h e alla carneficina, cio
alla g u e r r a . Non u d i t e voi la t e r r a che g r i d a e chiede sang u e ? L a g u e r r a d i v a m p a . I n v a s o d a u n divino f u r o r e , c h e
n o n odio n collera, l ' u o m o s'avanza sul c a m p o di battaglia senza s a p e r e n ci che vuole, n ci che fa. C h e cosa
d u n q u e questo orribile enigma? Nulla pi contrario della
g u e r r a alla n a t u r a d e l l ' u o m o , e nulla tuttavia gli r e p u g n a
m e n o . Egli fa con entusiasmo quella stessa cosa di cui ha orr o r e . Q u a n d o i delitti si sono accumulati fino al limite stabilito, l ' a n g e l o s t e r m i n a t o r e accelera il suo infaticabile volo
a n n e g a n d o le n a z i o n i n e l s a n g u e . Si d i r e b b e c h e q u e s t e
g r a n d i colpevoli, illuminate a un tratto dalla loro coscienza,
d o m a n d i n o il supplizio e l'accettino p e r trovarvi l'espiazion e . Fino a che rester loro u n a goccia di s a n g u e , v e r r a n n o a
offrirla; e b e n presto u n a giovent d i r a d a t a si far n a r r a r e
421

questi sacrifici c h ' e b b e r o origine dai misfatti dei loro p a d r i .


La g u e r r a d u n q u e in se stessa divina...
Q u e s t o n o n p e n s i e r o . E, nella sua poetica t r u c u l e n z a ,
visione da g r a n d e quaresimalista molto pi cattolico che cristiano, quale De Maistre fu. Per met.
L'altra m e t il g r a n d e , il grandissimo giornalista, il p u n tuale fotografo di situazioni e di u o m i n i , o r a l'affabile e arg u t o c o n v e r s a t o r e delle lettere familiari, o r a l'aggressivo e
tagliente p r o v o c a t o r e dei libelli polemici: l'unico c h e abbia
s a p u t o d i r e il c o n t r a r i o di Voltaire col b r i o , coi p a r a d o s s i ,
col m o r d e n t e , col diavolo in corpo, con la m o d e r n i t di
Voltaire.
Bisogna infatti intenderci sul reazionarismo di De Maistre. Esso n o n era affatto ispirato da un ottuso attaccamento
al vecchio r e g i m e concepito c o m e trincea d'interessi e privilegi di casta. E infatti questo fedelissimo legittimista fu semp r e in lotta col Re e coi suoi cortigiani che cos, rozzamente,
lo i n t e n d e v a n o e praticavano. Il suo reazionarismo attingeva a u n a certa visione, pessimistica e sfiduciata, d e l l ' u o m o e
del suo destino. Q u e s t o p o v e r o idiota pieno di urla e di furore, c o m e dice Shakespeare (altro g r a n d e reazionario) crede di fare la Storia. La Storia la fa Dio; l ' u o m o p u collaborarvi soltanto riconoscendo gli eterni e immutabili princpi
che la regolano, e attenendovisi. N o n p u c a m b i a r n e il corso, p u soltanto descriverlo c o m e fa Balzac, g r a n d e reazionario anche lui. Guai q u a n d o l'uomo, m o n t a t o in superbia, p r e t e n d e sovvertire le leggi della vita con le sue rivoluzioni: r a g g i u n g e s e m p r e il fine o p p o s t o a quello che perseg u e . Guai q u a n d o s'illude d'istaurare la libert: a b b a n d o n a to a se stesso, egli n o n che un animale nella j u n g l a . La sua
salvezza sta n e l l ' u m i l t di r i c o n o s c e r e q u e s t a sua miseria.
L'uomo n o n g r a n d e che in ginocchio d i r un allievo di
De Maistre.
E vero ch'egli n o n a p p a r t i e n e alla cultura italiana di questo p e r i o d o (ma con D a n t e , p e r e s e m p i o , ci sta benissimo)
n c o m e formazione, n c o m e spirito, n c o m e stile, n co422

me lingua. vero che i suoi pi rispettabili discepoli e cont i n u a t o r i f u r o n o stranieri e s o p r a t t u t t o francesi: i L a m e n nais (prima dell'apostasia), i Barbey d'Aurevilly, i Veuillot, i
Bloy. Ma se in Italia il t e r m i n e reazionario diventato sin o n i m o di forcailo, a p p u n t o p e r c h , invece che ai De
Maistre, i reazionari italiani preferiscono ispirarsi ai Principi di Canosa. E cos avvenuto che m e n t r e i francesi possono essere intelligenti, spregiudicati e m o d e r n i anche da reazionari, i r e a z i o n a r i italiani sono c o n d a n n a t i a r e s t a r e solo
degli squallidi e sgrammaticati caporali.

CAPITOLO TRENTANOVESIMO

ROSSINI

Il fatto che nessun letterato, n e m m e n o Manzoni n o n o s t a n t e


il clamoroso successo del suo r o m a n z o , riuscisse a vivere dei
p r o v e n t i della sua attivit, dice a b b a s t a n z a c h i a r a m e n t e
q u a n t o poco di letteratura gl'italiani si nutrissero. Di chi ne
fosse la colpa, lo a b b i a m o gi fin t r o p p e volte r i p e t u t o p e r
dovervi insistere. C o m u n q u e , quest'allergia faceva s che l'unica manifestazione c u l t u r a l e che r e a l m e n t e interessava il
g r a n d e pubblico fosse la musica, o p e r meglio dire l'opera.
Era anzi u n a vera febbre che teneva l'Italia immersa nell'atmosfera di u n a p e r p e t u a San Remo. O g n i g r a n d e citt aveva
il suo t e a t r o c h e , oltre al sussidio g o v e r n a t i v o , g o d e v a dei
proventi della sala da giuoco che vi era annessa - il Ridotto e che servivano a finanziare le sue tre o q u a t t r o stagioni all ' a n n o . In quelle piccole p r o v v e d e v a a tutto il m e c e n a t e , e
S t e n d h a l ci ha lasciato la descrizione dei suoi metodi:
Per p r i m a cosa m e t t e insieme u n a c o m p a g n i a , c o m p o sta invariabilmente d i u n a p r i m a d o n n a , u n t e n o r e , u n basso c a n t a n t e , un basso buffo e u n a o d u e p e r s o n e di m i n o r e
i m p o r t a n z a . Poi incarica un compositore di scrivere u n ' o p e ra t e n e n d o conto delle voci a sua disposizione e offre a u n o
scrittore del luogo da sessanta a ottanta franchi p e r il libretto. I m m a n c a b i l m e n t e egli s ' i n n a m o r a della p r i m a d o n n a , e
tutta la citt in agitazione p e r s a p e r e se le offrir o no il
braccio in pubblico. Cos organizzata, la c o m p a g n i a d finalm e n t e il suo p r i m o spettacolo d o p o un mese d'intrighi che
sono stati fonte d'infiniti pettegolezzi. Lo spettacolo il pi
g r a n d e avvenimento dell'anno, e nessun avvenimento parigino p u esservi p a r a g o n a t o . Per tre settimane otto o dieci424

mila p e r s o n e discutono i meriti e i demeriti dell'opera e dei


cantanti con tutto l'acume che il cielo ha loro concesso e sop r a t t u t t o con tutta la forza dei loro p o l m o n i . La p r i m a r a p p r e s e n t a z i o n e , se n o n stata fischiata, seguita da a l t r e
t r e n t a o q u a r a n t a , d o p o d i c h la c o m p a g n i a si scioglie. Solo
i memorialisti stranieri riescono a dirci com'era fatta l'Italia.
Siccome i c o m p o s i t o r i di t a l e n t o e r a n o o v v i a m e n t e p o chi, i teatri se li disputavano e le folle ne facevano oggetto di
un v e r o e p r o p r i o culto. Q u a n d o a r r i v a v a n o , di solito con
un l u n g o codazzo di a c c o m p a g n a t o r i , la gente staccava i cavalli dalla carrozza p e r trainarla a braccia, evocava l'idolo al
balcone e gli faceva serenate. Essi p e r dovevano vedersela
coi cantanti che, n o n m e n o divi e capricciosi di loro, esigev a n o c h e le p a r t i t u r e v e n i s s e r o a d a t t a t e alle loro g o l e , e
talvolta a n c h e alle loro m a n e . Il s o p r a n o Crivelli p e r esempio si rifiutava di a p r i r bocca se la sua p r i m a aria n o n cominciava con le parole Felice ognora, e il t e n o r e Marchesi
n o n accettava altre e n t r a t e in palcoscenico se n o n a cavallo
e con un elmo g r o n d a n t e di p i u m e bianche. Inoltre, o g n u no di essi si riservava il d i r i t t o di a p p o r t a r e v a r i a n t i c o n
acrobazie c a n o r e n o n previste dal testo, le cosiddette fiorit u r e . E su un solo p u n t o e r a n o c o n c o r d i : c h e l'orchestra
dovesse restare al suo posto, cio o c c u p a r n e il m e n o possibile, limitandosi al p u r o a c c o m p a g n a m e n t o . Il c h e basta a
farci c a p i r e a q u a l e p a r t e , in questi spettacoli musicali, la
musica fosse ridotta e c o m e mai Glck e Mozart n o n ebbero
in Italia diritto di cittadinanza.
A c o n t e n d e r s i il p r i m a t o nazionale e r a n o la Scala di Milano, che tra poco se lo sarebbe definitivamente aggiudicato, e il San Carlo di Napoli, che p r o p r i o in questo inizio di
secolo toccava l'acme del suo prestigio grazie a un impresario d'eccezione, Barbaja. Misto di genio e di ciarlatano, Barbaja aveva d e b u t t a t o c o m e sguattero, aveva fatto i p r i m i soldi i n v e n t a n d o un dolce di p a n n a e cioccolato, la barbajada, li aveva moltiplicati con la gestione del Ridotto da giuoco della Scala, e o r m a i tanti ne aveva che q u a n d o il San Car425

lo a n d distrutto da un incendio, lo ricostru a p r o p r i e spese. E r a semianalfabeta, e di musica n o n conosceva u n a nota,


ma conosceva il pubblico, e r a un infallibile scopritore di talenti, e nel 1815 si assicur quello di un compositore ventit r e e n n e , in cui gi aveva identificato la figura p i r a p p r e sentativa della lirica c o n t e m p o r a n e a : Gioacchino Rossini.
Rossini e r a nato a Pesaro, ma l'origine della famiglia era
r o m a g n o l a . Suo p a d r e era chiamato Vivazza p e r la sua r u m o r o s a esuberanza, si professava giacobino (il che gli valse a n c h e la prigione) e faceva il s u o n a t o r e di c o r n o nelle gir o v a g h e c o m p a g n i e in cui sua moglie cantava. N o n p o t e n do p o r t a r s i d i e t r o il b a m b i n o , lo m i s e r o a p e n s i o n e da un
salumiere di Bologna e a scuola di musica da un vinaio che
suonava la spinetta con d u e dita sole e la notte d o r m i v a sotto i p o r t i c i p e r c h soffriva di claustrofobia. Fu grazie a
u n ' i n n a t a disposizione che Gioacchino i m p a r il cembalo e
la viola, e a q u a t t o r d i c i a n n i gi si g u a d a g n a v a t r e lire p e r
sera c o m e maestro dei cori in teatro. N o n gli mancava nulla
p e r p i a c e r e a tutti: e r a bello, allegro, spiritoso, a m a b i l e , e
delle simpatie che suscitava a p p r o f i t t l a r g a m e n t e , specie
con le d o n n e .
Il suo d e b u t t o di c o m p o s i t o r e lo fece a sedici a n n i c o n
u n a cantata c o m m i s s i o n a t a g l i d a l Liceo Musicale. Ma il
suo vero battesimo fu, d u e a n n i d o p o , u n ' o p e r a , la Cambiale
di matrimonio. N o n fu un g r a n successo un p o ' p e r c h il lib r e t t o e r a u n accozzo d i s c e m e n z e , u n p o ' p e r c h d o v e t t e
scendere a patti coi cantanti che lo accusavano di aver sacrificato le voci alla musica. Ma il pubblico rimase colpito dal
r i t m o indiavolato e a p p l a u d . Molto di p i a p p l a u d quello
d e l S a n Mois di Venezia d o v e fu r a p p r e s e n t a t o Einganno
felice, il suo p r i m o trionfo. E da allora fu tutto un susseguirsi di scritture fino a quella, decisiva, di Barbaja.
Sobillati d a l vecchio Paisiello o r m a i in d i s a r m o e o r g o gliosi del loro p r i m a t o musicale, i n a p o l e t a n i n o n riconobb e r o gli allori gi raccolti nelle a l t r e citt dal v e n t i t r e e n n e
compositore e lo accolsero con riserva. Ma Rossini li conqui426

sto subito b u t t a n d o gi i n p o c h i g i o r n i u n a n u o v a o p e r a ,
Elisabetta regina d'Inghilterra, tagliata sulla m i s u r a del sopran o c h e l a i n t e r p r e t : Isabella C o l b r a n , u n a s p a g n o l a t u t t a
g o l a e sesso, c h ' e r a l ' a m a n t e d e l l ' i m p r e s a r i o . Rossini che
l'aveva gi sentita a Bologna e a m m i r a t a n o n soltanto p e r la
s t u p e n d a voce, se ne i n n a m o r subito, s e b b e n e lei avesse
sette a n n i pi di lui. Barbaja, a q u a n t o p a r e , n o n sollev difficolt. P r i m a accett il menage a tre, poi si trasse in disparte
lasciando che i d u e si sposassero e r e s t a n d o con loro in eccellenti r a p p o r t i .
N o n a v e n d o firmato con lui n e s s u n a esclusiva, Rossini
accolse l'invito di c o m p o r r e d u e o p e r e a n c h e p e r il d u c a Cesarmi Sforza, i m p r e s a r i o del t e a t r o Argentina di R o m a . La
p r i m a fu u n ' o p e r a seria, e c a d d e . Per la seconda, fu Rossini
stesso a c h i e d e r e che il libretto fosse tratto dalla c o m m e d i a
di B e a u m a r c h a i s , // barbiere di Siviglia. Sulla nascita di q u e sto lavoro c o r r o n o molte l e g g e n d e . Si detto che ci furono
delle i n g e r e n z e da p a r t e della c e n s u r a papale, e n o n vero.
Si detto che Rossini chiese il p e r m e s s o di u s a r e quel libretto a Paisiello, che lo aveva musicato venticinque a n n i p r i m a .
E n e m m e n o questo vero p e r c h a quei t e m p i tutti attingevano agli stessi libretti, che poi e r a n o quasi s e m p r e quelli di
Metastasio. Si detto a n c h e che Rossini ficc nella p a r t i t u r a
b r a n i di musica altrui; e q u e s t o vero, ma solo a m e t , in
q u a n t o f u s o l t a n t o p a r e c c h i o t e m p o d o p o c h ' e g l i sostitu
u n ' a r i a con un'altra composta da R o m a n i (il famoso Manca
un foglio di Don Bartolo). Ma il lettore n o n trasalga: allora
le o p e r e si m o n t a v a n o cos, p r e n d e n d o n e di q u a e di l
pezzi pescati nel magazzino p r o p r i o o in quello degli altri.
Q u a n t o al t e m p o che gli occorse p e r la c o m p o s i z i o n e , egli
disse a W a g n e r di averci impiegato dodici giorni, ma secondo il t e n o r e Garca f u r o n o solo otto. C o m e c o m p e n s o ricevette m i l l e d u e c e n t o franchi e un vestito con b o t t o n i d ' o r o
p e r far bella figura nell'orchestra dove usava che il c o m p o sitore sedesse al cembalo.
L'opera a n d in scena il 20 febbraio d e l '16 e fu, c o m e
427

tutti s a n n o , un colossale fiasco. Ma era un fiasco prefabbricato da u n a claque di nemici del Cesarini. La seconda sera i
fischi furono rintuzzati dagli applausi, e da allora in poi n o n
fu che un crescendo di s t a m p o tipicamente rossiniano. Da
tutte le parti d'Italia e d ' E u r o p a v e n n e r o gl'intenditori p e r
r e n d e r s i c o n t o di q u e l c o n t r o v e r s o lavoro, e a n c h e quelli
pi ostili, c o m e B r a h m s e Berlioz, c o n v e n n e r o che la cosiddetta opera buffa n o n aveva mai r a g g i u n t o , q u a n t o a ricchezza inventiva, vivacit, brio, freschezza e m o v i m e n t o , simili altezze. P r o b a b i l m e n t e vi c o n t r i b u a n c h e l'affinit fra
Rossini e B e a u m a r c h a i s , e n t r a m b i portati pi allo spirito e
all'ironia che al s e n t i m e n t o . Q u e i p e r s o n a g g i s e m b r a v a n o
fatti a p p o s t a p e r quella musica, fortuna c h e a Rossini n o n
capiter mai pi.
A ventisei a n n i Rossini e r a se n o n il p i g r a n d e , certo il
pi p o p o l a r e c o m p o s i t o r e d ' E u r o p a . C h i u n q u e altro forse
si sarebbe sentito schiacciato dalle responsabilit che ne derivavano. Lui, n o . Per nulla s p a u r i t o dall'attesa che creava
nel pubblico ogni sua n u o v a o p e r a , seguitava a c o m p o r n e a
getto c o n t i n u o con u n a disinvoltura che spesso sconfinava
nell'incuria. Accettava qualsiasi libretto, anche il pi idiota e
a s s u r d o : Datemi il c o n t o della l a v a n d a i a - diceva -, e vi
m e t t o i n musica a n c h e quello. M a n o n e r a p r e s u n z i o n e :
a n c h e al c o l m o del suo successo, Rossini restava un u o m o
semplice, affabile, e di u n a modestia che qualche volta, nei
confronti dei suoi rivali, d i v e n t a v a a d d i r i t t u r a umilt. Era
giovane, era sano, e r a allegro, tutto gli era facile, c o m p r e s o
il lavoro p e r c h di musica e r a t u r g i d o c o m e u n a m u c c a di
latte. C o m e disse pi t a r d i , n o n aveva bisogno di a n d a r e a
cercar le m e l o d i e p e r c h e r a n o le m e l o d i e che v e n i v a n o a
c e r c a r e lui. Q u a n d o Barbaja gli p r o p o s e d i m u s i c a r e u n
Otello, n o n mosse obbiezioni: n e a n c h e Shakespeare gli faceva p a u r a , e Byron scrisse c h e n e s s u n o lo aveva servito m e glio di lui e disservito peggio del librettista Berio che infatti
aveva fatto del testo un o r r e n d o scempio.
Basta s c o r r e r e l ' a n a g r a f e delle s u e o p e r e p e r r e n d e r s i
428

conto della sua mostruosa vena. In tre a n n i ne p r o d u s s e dodici fra farse, d r a m m i , m e l o d r a m m i e perfino azioni sacre.
N o n tutte furono successi p e r c h qualche volta il pubblico si
spazientiva di quel suo eccessivo tirar via. Ma gl'insuccessi,
di cui dava r e g o l a r m e n t e notizia alla m a d r e m a n d a n d o l e il
d i s e g n o d i u n f i a s c o , n o n t u r b a v a n o m i n i m a m e n t e i l suo
b u o n u m o r e e t a n t o m e n o il suo r o b u s t o a p p e t i t o . N o n e r a
un ghiottone, come lo h a n n o descritto, ma un raffinato epic u r e o , e n o n soltanto a tavola. Gli p i a c e v a n o i bei vestiti, i
begli o g g e t t i , e n o n p a r l i a m o delle belle d o n n e , di cui la
Colbran ebbe il b u o n senso di accettare la concorrenza. Oltre tutto, era a n c h e spiritosissimo, ma senza cattiveria e, n o nostante la modestia delle sue origini, sapeva stare, tra i signori, da signore.
Q u a n d o , c h i a m a t o v i d a Barbaja c h e n e aveva p r e s o i n
a p p a l t o l ' o p e r a , a n d a V i e n n a , la citt gli c a d d e ai p i e d i ,
d i m e n t i c a n d o p e r lui i suoi Mozart e i suoi H a y d n . Fu Rossini a ricordarglieli d i c h i a r a n d o c o n m o l t a cavalleria c h e
g r a n p a r t e di quel che era egli lo doveva a p p u n t o a quei d u e
maestri che riconosceva molto pi g r a n d i di se stesso. Natur a l m e n t e questo n o n fece che aizzare l'entusiasmo dei viennesi, n o n o s t a n t e la s o r d a g u e r r a fattagli da W e b e r c h e lo
considerava il Lucifero della musica, il quale p u fare qualsiasi cosa, a n c h e il b e n e , ma n o n s e m p r e lo vuole. Ma Rossini riusc a conquistare a n c h e lui. Riusc a conquistare perfino Beethoven che, c o m p l e t a m e n t e s o r d o e chiuso in selvatica solitudine, n o n si lasciava avvicinare da nessuno, ma p e r
Rossini fece eccezione. Questi ha lasciato dell'incontro u n a
patetica testimonianza che gli fa molto o n o r e . Beethoven lo
felicit p e r il Barbiere e gli r a c c o m a n d di restare nell'opera
buffa. Quella seria - gli disse - m a l si a d a t t a agl'italiani.
N o n avete a b b a s t a n z a c o n o s c e n z a musicale p e r t r a t t a r e il
dramma... Q u a n d o Rossini si p r o v a e s p r i m e r e l'ammirazione c h e p r o v a v a p e r lui, B e e t h o v e n lo f e r m c o n un gesto: Oh, un infelice! disse, b e n l o n t a n o d a l l ' i m m a g i n a r e
c h e il suo i n t e r l o c u t o r e lo s a r e b b e d i v e n t a t o un g i o r n o
429

q u a n t o e forse pi di lui. Coi suoi amici viennesi, Rossini fece il diavolo a q u a t t r o p e r convincerli a d a r e al g r a n d e m a e stro u n a casa d e c e n t e e di che vivere c o m o d a m e n t e . Vend e r e b b e tutto - gli dissero - e troverebbe il m o d o di ripiomb a r e nella sua miseria.
C o n f r o n t a n d o l a alla sua s o l i t u d i n e , Rossini si sentiva a
disagio p e r l'ammirazione di cui e r a bersaglio. N o n sapeva
c o m e far fronte agl'inviti, e di notte la folla gli faceva la ser e n a t a cantandogli sotto le finestre i motivi del Barbiere, della Cenerentola, della Gazza ladra. Per sdebitarsi, p r i m a di partire, dedic ai viennesi un Addio e u n a marcia p e r b a n d a militare, che pi tardi p e r si riprese inserendola nella famosa
ouverture del Guglielmo Teli.
La gloria di q u e s t ' u o m o limitata solo dai confini della
civilt scrisse S t e n d h a l d o p o il trionfo della Semiramide,
c o m p o s t a a Venezia in t r e n t a t r g i o r n i . A n d a L o n d r a
c h i a m a t o da Giorgio IV, c h e volle c a n t a r e un d u e t t o della
Cenerentola c o n lui. A n d a M a d r i d , ospite di F e r d i n a n d o
V I I . A n d a Parigi dove gli p r o p o s e r o la direzione del p r e stigioso T e a t r o Italiano. Poteva o r m a i avere quel che voleva,
ma cominciava a n o n volerlo p i con l'ingordigia e la gioia
di vivere di u n a volta. Gli e r a m o r t a la m a d r e , cui era legatissimo. Viveva o r m a i separato dalla Colbran c h ' e r a rimasta
a B o l o g n a e n o n a n d a v a p u n t o d ' a c c o r d o col vecchio Vivazza. E la sua salute, fin allora a p r o v a di b o m b a , d e n u n ziava q u a l c h e s c o m p e n s o : forse e r a n o i p r i m i s i n t o m i del
male che doveva di l a poco r i d u r l o a r o t t a m e . Q u e s t o n o n
gli aveva i m p e d i t o di d i v e n t a r e la vedetta n o n solo del
palcoscenico, ma a n c h e dei salotti di Parigi. In teatro p e r il
successo era d o v u t o pi alle vecchie che alle n u o v e o p e r e , le
quali n o n avevano suscitato g r a n d i entusiasmi, salvo l'Assedio di Corinto, che tuttavia piacque p e r ragioni pi politiche
che artistiche, la Grecia essendo in quel m o m e n t o di m o d a
p e r la sua rivolta contro i Turchi. Pi g e n u i n o fu il successo
del Mose, che Balzac qualific un i m m e n s o p o e m a musicale. Ma n o n e r a n o i trionfi del Barbiere, e soprattutto gli co430

stavano di p i p e r c h e r a lui, ora, che doveva a n d a r e a cercarsi le melodie.


A c o m p o r r e il Guglielmo Teli gli ci vollero sei mesi, d u r a n te i quali a Parigi n o n si parl d'altro. L'opera fu data nell'agosto del '29 in un teatro g r e m i t o c o m e un uovo e teso allo
spasimo. N o n e r a un soggetto che gli si addicesse e il librettista J o u y lo aveva reso ancora pi accademico e inamidato.
L'esito fu i n c e r t o . Il pubblico trov l ' o p e r a fredda, noiosa,
s o p r a t t u t t o t r o p p o l u n g a , e ne r i m a s e d e l u s o . I critici e
gl'intenditori ne furono entusiasti e dissero che quello, n o n
il Barbiere, era il suo vero capolavoro. Perfino W a g n e r ne ric o n o b b e gli altissimi p r e g i . E a c e n t o c i n q u a n t ' a n n i di distanza il dissenso c o n t i n u a . Secondo i c o m p e t e n t i , qui Rossini h a toccato vette c h e Verdi n o n h a m a i r a g g i u n t o . M a
p e r il pubblico, egli resta quello del Barbiere.
Questo p r i m o soggiorno parigino fin nel '30, q u a n d o
s c o p p i a r o n o i moti che c o n d u s s e r o all'abdicazione di Carlo
X e alla successione di Luigi Filippo. La vista delle barricate
s g o m e n t Rossini che negli ultimi t e m p i era diventato estrem a m e n t e emotivo e impressionabile. Per di pi il n u o v o regime invalid il vantaggiosissimo c o n t r a t t o che lo legava al
T e a t r o I t a l i a n o , a n n u l l a n d o a n c h e la sua p e n s i o n e . Gli ci
vollero sei anni di processo p e r far riconoscere i suoi diritti.
Ma p e r intanto prefer trasferirsi a M a d r i d e poi a Baiona al
seguito del ricchissimo b a n c h i e r e s p a g n o l o A g u a d o che lo
a d o r a v a e sovrintendeva con molta accortezza e generosit
ai suoi interessi.
Fu in queste s c o r r i b a n d e che incontr Olimpia Plissier,
u l t i m a d i s c e n d e n t e di quella g r a n d e famiglia di demi-mondaines francesi cui a p p a r t e n g o n o le Du Barry, le P o m p a dour, le M a r g h e r i t e Gauthier. Era di bassissima estrazione:
sua m a d r e l'aveva v e n d u t a m i n o r e n n e a un Duca. Ma la ragazza aveva saputo b e n e amministrarsi, restare in un giro
di a m a n t i altolocati e infine scegliersi c o m e m a r i t o un ricco
agente di cambio che subito d o p o l'aveva lasciata vedova ed
e r e d e della sua fortuna. O r a che poteva d i s p o r r e di se stes431

sa, voleva seguire la sua vocazione, anche questa tipicamente francese, d'ispiratrice e impresaria d ' u n genio. Forse Rossini credette di averla sedotta. In realt fu lei a sedurlo, ma
n o n glielo fece r i m p i a n g e r e . Nessuna d o n n a avrebbe p o t u to essergli pi devota nelle d u r e p r o v e che lo a s p e t t a v a n o .
Isabella n o n o p p o s e molte resistenze alla separazione. Anzi,
q u a n d o Olimpia a n d a Bologna, la invit a colazione, e con
Gioacchino rimase s e m p r e in amichevoli r a p p o r t i .
Alcuni biografi dicono che a scatenare la malattia nervosa di Rossini fu il t r a u m a di s p a v e n t o ch'egli sub q u a n d o
volle p r o v a r e l'emozione del n u o v o aggeggio che la tecnica
aveva inventato: il t r e n o . Ma e v i d e n t e m e n t e c o n f o n d o n o la
causa con l'effetto. Se quell'innocua esperienza lo sconvolse
al p u n t o che n o n riusc a r i m e t t e r s e n e mai pi del tutto, fu
p e r c h era gi p r o f o n d a m e n t e malato, e del resto si vedeva:
a trentasei anni aveva p e r s o quasi tutti i denti, era diventato
obeso e flaccido, e p e r n a s c o n d e r e il cranio c o m p l e t a m e n t e
calvo doveva ricorrere alle p a r r u c c h e , di cui possedeva u n a
collezione. Secondo alcuni clinici che h a n n o studiato il suo
caso, d o v e v a trattarsi di u n a malattia v e n e r e a di cui forse
n o n si era accorto. Certo, gli effetti si rivelavano devastatori,
e n o n soltanto nel fisico. Dopo il Guglielmo Teli, che gi gli era
costato u n o sforzo p e r lui a b n o r m e , n o n gli era riuscito comp o r r e quasi pi nulla, e agli amici che lo sollecitavano dava
risposte evasive e c o n t r a d d i t t o r i e . A Pacini scrisse che u n ' e poca dominata dalla rapina, dalle barricate e dalle macchine
a v a p o r e (quel m a l e d e t t o treno!) n o n offriva motivi a u n a
musica c o m e la sua ispirata al s e n t i m e n t o e all'ideale, che a
dire il vero n o n e r a n o le sue note dominanti. A Wagner disse che q u a r a n t a o p e r e in m e n o di venti a n n i d a n n o un certo diritto alla stanchezza. Forse la confessione pi sincera fu
quella che fece al t e n o r e Donzelli: La musica vuol freschezza d'idee, io n o n ho che l a n g u o r e e idrofobia. La meravigliosa v e n a di cui il m o n d o n o n aveva mai conosciuto l'uguale, si era improvvisamente inaridita.
C o n t r o quel disfacimento che d u r oltre q u a r a n t a n n i e
432

si concluse q u a n d o lui ne aveva settantasei, Rossini b a d a


salvate a l m e n o il p e r s o n a g g i o , e in q u e s t o fu a d d i r i t t u r a
eroico. L o m b r o s o dice che la sua nevrastenia d e g e n e r a un
certo p u n t o in vera e p r o p r i a follia, ma forse esagera, e com u n q u e n e s s u n o se ne accorse p e r c h , secondato dalla vigile Olimpia, egli riusc s e m p r e a c o p r i r e i suoi t o r m e n t i con
u n a m a s c h e r a di amabilit e perfino di b u o n u m o r e . Un nulla bastava a sconvolgerlo, l'insonnia lo r o d e v a , spesso n o n
trovava la forza di alzarsi e restava a covarsi nel letto le sue
angosce. Ma in pubblico rimetteva, con la p a r r u c c a , la mas c h e r a d e l Rossini g a u d e n t e . Mai u n a c c e n n o alle p r o p r i e
condizioni, mai u n a concessione al c o m p a t i m e n t o di se stesso, mai - sembrava - un r i m p i a n t o p e r quello c h ' e r a stato.
Il g r a n d e m a e s t r o d e l l ' o p e r a buffa sentiva di n o n p o t e r diventare, come Beethoven, un personaggio di tragedia, e rest fedele al p r o p r i o r e p e r t o r i o . Cosa provasse, q u a n d o sed e v a a l p i a n o p e r cercarvi i n u t i l m e n t e q u a l c h e m e l o d i a ,
n e s s u n o Io sa, p e r c h a n e s s u n o mai lo confid. Agli occhi
del m o n d o , p e r p u d o r e e coerenza, rimase c o m e il m o n d o
lo vedeva e lo voleva: il p a d r e di Figaro, il re dell'allegria.
Q u a n d o nel '55 si riaccasarono definitivamente a Parigi,
egli vi r i p r e s e la sua p a r t e di vedetta e, sotto la s a p i e n t e
rega di Olimpia, i sabati musicali di casa Rossini d i v e n n e ro u n a delle g r a n d i attrazioni della citt. Rossini vi si p r e p a rava c o m e un a t t o r e a u n a prima, s t u d i a n d o le battute
da s f o r n a r e nella c o n v e r s a z i o n e . U n a volta, al n i p o t e di
Meyerbeer che gli chiedeva un p a r e r e sulla marcia funebre
composta p e r la m o r t e dello zio, rispose: Graziosa, graziosa. Ma s a r e b b e stata m i g l i o r e se l'avesse c o m p o s t a t u o zio
p e r la m o r t e tua. Di W a g n e r : Eh, certo, ci fa passare dei
g r a n bei m o m e n t i , m a a n c h e dei g r a n b r u t t i q u a r t i d'ora.
Degli altri g r a n d i del suo t e m p o : P r e n d o B e e t h o v e n d u e
volte la s e t t i m a n a , H a y d n q u a t t r o , e M o z a r t tutt'i giorni.
Delle p r o p r i e o p e r e : Quella che preferisco resta il Don Giovanni di Mozart. Q u a n d o gli c h i e d e v a n o c o m e m a i n o n
c o m p o n e v a pi nulla, r i s p o n d e v a con un sospiro: Che vo433

lete, da giovani si lavora p e r la gloria, da vecchi p e r i figli.


Io, figli n o n ne ho..., avallando cos la m e n z o g n a del Rossini pigro, vocato all'ozio e ai piaceri della vita: la b u o n a tavola (i famosi Toumedos-Rossini), i b u o n i vini, la bella conversazione: lui che, partiti gli ospiti, passava il resto della settimana a lottare contro l'insonnia, l'inappetenza e le angosce.
Mor alla fine del '68, Cavaliere della C o r o n a d'Italia, di
un'Italia di cui egli aveva seguito la nascita solo sui giornali,
e forse senza m o l t o interesse. B u o n a g u a r d i a n a a n c h e del
suo cadavere, Olimpia lo fece seppellire al Pre Lachaise vicino a Cherubini, C h o p i n e Bellini, del quale era stato amico e p r o t e t t o r e . Il suo u l t i m o sabato musicale si svolse l,
davanti a u n ' e n o r m e folla, ed ebbe a protagoniste le pi belle gole del m o m e n t o : la Patti, Alboni, Nilson, T a m b u r i n i ,
Faure. Olimpia si era riservata un lculo accanto al suo. Ma
q u a n d o Firenze chiese le sue spoglie p e r t u m u l a r l e accanto
a quelle di Machiavelli, Michelangelo e Galileo, consent alla
traslazione, r i m a n d a n d o l a p e r alla p r o p r i a m o r t e .
La valutazione d e l l ' o p e r a artistica di Rossini la r i m e t t i a m o
ai competenti. Sulla ricchezza, freschezza e spontaneit della sua vena n o n ci sono controversie, c o m e n o n ce ne sono
sulla sua abilit tecnica. La sua presa sul pubblico docum e n t a t a dai p a r e r i di u o m i n i che n o n e r a n o di certo facili a
subirla. Stendhal era pazzo di lui. H e g e l scriveva alla moglie
c h e n o n si s a r e b b e mosso da V i e n n a finch avesse a v u t o i
soldi p e r a n d a r e a t e a t r o a sentire Rossini. S c h o p e n h a u e r
curava le p r o p r i e crisi d ' i p o c o n d r i a s u o n a n d o sul flauto le
arie di Rossini. Di queste entusiastiche testimonianze si p o t r e b b e r o r i e m p i r e pagine su p a g i n e .
Le opinioni discordano q u a n t o all'influenza ch'egli esercit sugl'indirizzi fondamentali della musica del suo t e m p o .
Q u a l c u n o dice ch'egli apr n u o v e strade, che p e r esempio la
Gazza ladra precorse il verismo di Puccini e di Mascagni, che
senza il Guglielmo Teli M e y e r b e e r n o n s a r e b b e esistito o sar e b b e stato diverso da quello che fu. P u darsi. A noi sem434

b r a tuttavia che Rossini segni pi la c h i u s u r a di un p e r i o d o


che l'inizio di un altro. Egli a p p a r t i e n e pi al Sette c h e all'Ottocento a n c h e p e r ragioni anagrafiche in q u a n t o la sua
c a r r i e r a si concluse p r a t i c a m e n t e nel '30, cio p r i m a della
g r a n d e v e n t a t a r o m a n t i c a : lo d i m o s t r a il culto che n u t r i v a
p e r Mozart. Anche la sua musica di maggiore i m p e g n o conserva qualcosa di rococ e resta i n s e p a r a b i l e dalla cipria e
dalle p a r r u c c h e . Aveva o r r o r e della r a p i n a , delle barricate e
del v a p o r e p e r c h t u r b a v a n o la sua m u s a c h ' e r a la grazia,
e la grazia e r a u n a m u s a settecentesca.
Q u a l c h e riforma la introdusse. Per esempio la tradizione
esigeva u n a n e t t a separazione di stili fra l'opera buffa e l'op e r a seria: la p r i m a doveva essere tutta caricature e risate,
la seconda tutta solennit e lacrime. Rossini cerc di fonderli con molti accorgimenti, fra cui quello di affidare in u n ' o p e r a seria come il Mose la p a r t e di protagonista a un basso,
che secondo la convenzione poteva farla solo nell'opera buffa. Fu lui che col Guglielmo Teli p e r la p r i m a volta introdusse
nell'orchestra la cornetta. Fu lui il p r i m o che riusc a imbrigliare i capricci vocali dei cantanti scrivendo le fioriture e
q u i n d i i m p e d e n d o g l i d'improvvisarle, cosa che Stendhal gli
r i m p r o v e r c o m e un attentato all'estro e alla fantasia del bel
c a n t o italiano. Fu lui a d a r e m a g g i o r spazio a l l ' o r c h e s t r a
c h i a m a n d o l a ad a c c o m p a g n a r e a n c h e i recitativi e allargando la p a r t e degli strumenti a fiato.
Ma si t r a t t a v a di m i g l i o r e , n o n di r i v o l u z i o n e . Rossini
n o n fu un innovatore p e r c h il n u o v o n o n lo sentiva, n nell'arte n nella vita. La sua lira n o n vibr alle g r a n d i emozioni e alle g r a n d i passioni del suo t e m p o p e r c h a queste era
refrattario egli stesso. C o n la stupidit che a c c o m u n a tutti
gli squadristi di qualsiasi epoca e di q u a l u n q u e professione
ideologica, a n c h e la pi sacrosanta, alcuni volontari del '49,
p a s s a n d o sotto le s u e finestre a B o l o g n a , lo i n s u l t a r o n o
c h i a m a n d o l o reazionario. Nel significato ch'essi le attrib u i v a n o , l'accusa e r a insensata. Ma u n a sua verit l'aveva.
Volendogli d a r e a tutti i costi u n a qualifica storica, possiamo
435

d i r e che Rossini fu il msico della Restaurazione. N o n lo sap e v a , e n e m m e n o sapeva c h e cosa la R e s t a u r a z i o n e fosse,


p e r c h alla politica e r a c o m p l e t a m e n t e estraneo, la consider a v a u n a fonte di squilli a s s o r d a n t i e di b r u t t i inni, cio di
cacofone. M a c e r t a m e n t e egli a p p a r t e n e v a a l m o n d o dei
Re, dei Principi, delle p a r r u c c h e , dei merletti e dei teatri di
C o r t e che M e t t e r n i c h aveva r i e s u m a t o , e p e r q u e s t o si e r a
trovato t a n t o b e n e a V i e n n a e V i e n n a aveva spasimato p e r
lui.
I l Risorgimento i n s o m m a n o n p u a n n o v e r a r l o n e m m e no fra i suoi p r e c u r s o r i : n o n lo p r e v i d e , n o n lo p r e s e n t ,
n o n lo sent. N e s s u n c a r b o n a r o a n d sulla forca e n e s s u n
garibaldino all'assalto canticchiando o fischiettando u n a sua
aria. Il R i s o r g i m e n t o a p p a r t i e n e t u t t o i n t e r o a Verdi, alle
sue t r o m b e , alle sue m a r c e , e a n c h e al suo m e l o d r a m m a .

CAPITOLO QUARANTESIMO

IL GIALLO DI M O D E N A

Se i moti italiani del '20-'21 cominciarono in Spagna, quelli


del '31 cominciarono in Francia.
Grazie alle sue risorse m a t e r i a l i e m o r a l i , q u e s t o Paese
aveva fatto presto a risollevarsi dal salasso di s a n g u e che Nap o l e o n e gli aveva inflitto con le sue c o n t i n u e g u e r r e e dalla
batosta di W a t e r l o o c h e le aveva concluse. E via via c h e le
sue e n e r g i e si r i d e s t a v a n o , cresceva il m a l c o n t e n t o p e r un
r e g i m e che, oltre tutto, aveva il grave torto di essergli stato
imposto dal nemico trionfante. Il re Luigi X V I I I n o n aveva
fatto nulla p e r p r e v e n i r e questo disagio. Aveva r e s t a u r a t o il
vecchio r e g i m e c o m e se la rivoluzione n o n fosse mai avven u t a , e suo fratello che gli e r a successo col n o m e di Carlo X
batteva la stessa strada, u n a strada che n o n poteva c o n d u r re che alla crisi. Q u a n d o questa scoppi, nel luglio del '30,
Carlo c r e d e t t e di poterla risolvere con un i r r i g i d i m e n t o dell'assolutismo e m i s u r e di polizia. Il p o p o l o di Parigi rispose
con le barricate, e a Carlo n o n rimase che l'abdicazione.
D o m i n a t a dall'elemento borghese che aveva molto da rig u a d a g n a r e , ma a n c h e parecchio da p e r d e r e , la rivoluzione
n o n volle c o r r e r e t r o p p i rischi, e alla R e p u b b l i c a p r e f e r
u n a m o n a r c h i a costituzionale i n c a r n a t a i n q u e l Filippo
d ' O r l a n s , che a b b i a m o gi i n c o n t r a t o a P a l e r m o , q u a n d o
c'era a n d a t o p e r i m p a l m a r e Amalia, figlia di F e r d i n a n d o e
di Maria Carolina. Issato sul t r o n o dalla g r a n d e o n d a t a liberale, egli dovette soddisfarne le pi pressanti esigenze: u n a
Costituzione che istituiva un r e g i m e r a p p r e s e n t a t i v o di car a t t e r e p a r l a m e n t a r e , il ripristino del vecchio glorioso tricolore al posto del vessillo bianco crociato dei B o r b o n e , e u n a
437

politica estera in netta antitesi con quella delle Potenze reazionarie della S a n t a Alleanza. Q u e s t ' u l t i m a si t r a d u s s e nel
principio del n o n - i n t e r v e n t o , con cui la Francia s'impegnava a i m p e d i r e , a n c h e con la forza, le interferenze di u n o Stato nelle faccende i n t e r n e di un altro Stato. E r a i n s o m m a la
sconfessione della politica c h e M e t t e r n i c h aveva p r a t i c a t o
dieci a n n i p r i m a c o n t r o Napoli e il Piemonte.
Gli effetti di q u e s t a p r e s a di posizione, che faceva della
Francia l'alta p a t r o n a dei m o v i m e n t i rivoluzionari e u r o p e i ,
s i v i d e r o subito. I n s u r r e z i o n i s c o p p i a r o n o u n p o ' d a p p e r t u t t o , ma s p e c i a l m e n t e in Belgio e in Polonia. Per c o o r d i narli, a Parigi s'era f o r m a t o un C o m i t a t o C o s m o p o l i t a , in
cui gli esuli italiani a v e v a n o g r a n p a r t e a n c h e p e r c h e r a
d o m i n a t o dall'indomabile B u o n a r r o t i , di cui esso fu anzi il
canto del cigno. Il vecchio t r i b u n o n o n perse t e m p o a redigere un p r o c l a m a e un p i a n o d'azione. Il p r o c l a m a diceva:
Cadano i tiranni, s'infrangano le c o r o n e , e sulle m i n e loro
sorga la Repubblica italiana u n a e indivisibile dalle Alpi al
m a r e . Il p i a n o e r a c h e u n a l e g i o n e di esuli p e n e t r a s s e in
Savoia dove, secondo B u o n a r r o t i , il p o p o l o sarebbe i m m e d i a t a m e n t e sorto in a r m i a p p i c c a n d o un incendio che si sar e b b e p r o p a g a t o fino alla Sicilia. I francesi avevano d a t o la
loro a d e s i o n e , anzi s ' i m p e g n a v a n o a c e d e r e a q u e s t a Italia
unita e repubblicana la Corsica in cambio di Nizza e Savoia.
In realt questi francesi e r a n o soltanto il vecchio g e n e r a le Lafayette, carico di gloria, ma a n c h e di arteriosclerosi, e
o r m a i r i d o t t o a u n a p a r t e di venerabile. Egli n o n sapeva
nulla delle cose nostre, ma n o n molto di pi ne sapeva B u o n a r r o t i , d i cui q u e s t o p i a n o d i m o s t r a n o n l a generosit
- come dicono alcuni storici -, ma la faciloneria e il retorico
massimalismo. Ad esso tent invano di o p p o r s i il Poerio, red u c e dalla galera e dalle esperienze n a p o l e t a n e del ' 2 1 . Via
via che parlava - e parlava benissimo -, B u o n a r r o t i lo guatava con occhi carichi d'odio m o r m o r a n d o : E lui, tutto lui,
a n c h e nei gesti e nella voce: quella canaglia di Mirabeau.
E r a n o trascorsi quasi q u a r a n t ' a n n i , ma l'inguaribile giacobi438

no e r a r i m a s t o a M i r a b e a u , il g r a n d e a n t a g o n i s t a di Robes p i e r r e . La rivoluzione italiana, p e r lui, n o n p o t e v a essere


che un poscritto di quella francese dell'89.
S e n o n c h le notizie dall'Italia n o n e r a n o affatto incoraggianti. C h a t e a u b r i a n d , c h e vi si trovava c o m e diplomatico,
scriveva: C' un diffuso m a l c o n t e n t o , che p e r n o n arriva
fino alla cospirazione. Il giudizio n o n del tutto esatto p e r ch di cospirazione ce n'era. Ma la drastica r e p r e s s i o n e seguita ai moti del '21 l'aveva ridotta al lumicino, m a n d a n d o
sulle forche i pi attivi protagonisti, o relegandoli in galera,
o c o s t r i n g e n d o l i all'espatrio. Pi che sulle p r o p r i e forze, i
patrioti c o n t a v a n o sul solito Messia o d e m i u r g o . Si parlava
con insistenza dei discendenti di N a p o l e o n e . Ce n ' e r a n o parecchi a giro p e r l'Italia p e r c h quasi tutta la famiglia Bonap a r t e vi si e r a accasata e partecipava attivamente alle vicende politiche locali. Elisa Baciocchi, l'ex-regina di Etruria, rip o n e v a le sue s p e r a n z e nel figlio stesso d e l l ' I m p e r a t o r e , il
D u c a di Reichstadt, t u t t o r a ostaggio di Vienna, e a n d add i r i t t u r a a parlargliene. Ma quel giovane di scarsa grinta e
di salute malferma, in cui di suo p a d r e n o n riviveva nulla,
e r a cresciuto c o m e un Principe austriaco, e o r m a i tale si sentiva. Sicch le attese finirono p e r c o n c e n t r a r s i su un altro
N a p o l e n i d e , Carlo Luigi, il futuro N a p o l e o n e I I I , figlio di
Luigi B o n a p a r t e , ex-Re d ' O l a n d a , e di Ortensia di Beauharnais: un r a g a z z o di v e n t ' a n n i , d a l c a r a t t e r e i n q u i e t o e avv e n t u r o s o , ossessionato dalla gloria d e l g r a n d e zio e dall'ambizione di e m u l a r l o . Alla notizia delle barricate di Parigi, aveva sperato di p o t e r r i e n t r a r e in Francia. Ma Luigi Fil i p p o si e r a affrettato a c o n f e r m a r e il b a n d o alla famiglia
B o n a p a r t e , e n o n aveva t o r t o p e r c h q u e s t o n o m e stava
s e m p r e pi riacquistando fascino sui francesi, e Carlo Luigi
N a p o l e o n e e r a alla ricerca di occasioni p e r farlo r i s u o n a r e .
Perci si e r a avvicinato ai patrioti italiani di R o m a e partecipava ai loro complotti. Nel d i c e m b r e del '30 ne organizzar o n o u n o assolutamente fantapolitico: i m p a d r o n i r s i d i sorp r e s a di Castel Sant'Angelo, p r o c l a m a r e d e c a d u t o il gover439

no pontificio, affidare il p o t e r e allo stesso Carlo Luigi Napoleone c o m e Reggente, e p p o i consegnarlo al Duca di Reichstadt d o p o averlo rapito a Vienna. Le autorit lo riseppero subito e s affrettarono a sfrattare i congiurati, fra i quali
c'era a n c h e Maroncelli, da p o c o liberato con Pellico dallo
Spielberg. Luigi N a p o l e o n e fu rispedito con sua m a d r e a Firenze, ma n o n per questo smise di complottare: era in contatto con la Carboneria, anzi p a r e che vi fosse stato regolarm e n t e iniziato.
Questi intrighi piuttosto dilettanteschi dimostrano la
fondamentale debolezza di un rivoluzionarismo in attesa di
u n a soluzione dal di fuori. Si rivolgevano a un N a p o l e o n e
un p o ' nella i n g e n u a speranza che quel fascinoso n o m e bastasse a c o m p i e r e il miracolo, un p o ' p e r c h Santi indigeni a
cui votarsi n o n ne avevano. La reazione dei Principi italiani
alle b a r r i c a t e di Parigi e r a stata d ' i r r i g i d i m e n t o . Siccome
tutti, salvo forse il G r a n d u c a di Toscana, si r e g g e v a n o sulle
baionette austriache, si sentivano minacciati dal principio di
n o n - i n t e r v e n t o che li privava di quella garanzia. Ma a sping e r e la loro avversione al n u o v o r e g i m e francese sino alla
furia e all'invettiva furono p r o p r i o i d u e Principi su cui, d o po la catastrofe napoleonica, si e r a n o a p p u n t a t e le s p e r a n z e
dei patrioti.
Il p r i m o fu Carlo Alberto che, in u n a lettera a Carlo Felice, auspicava u n a spedizione militare contro questo scellerato, c o d a r d o e infame Orlans, e vi si prenotava. Il povero C a r i g n a n o n o n si era a n c o r a riavuto dal t r a u m a del ' 2 1 ,
q u a n d o aveva t e m u t o di essersi giuocato il t r o n o p e r le sue
c o n n i v e n z e coi liberali. Ma forse a f o m e n t a r e in lui lo zelo
assolutistico influiva la c o n c o r r e n z a del D u c a di M o d e n a ,
c h e aveva scritto a n c h e lui a Carlo Felice u n a lettera indignata, in cui gli a n n u n z i a v a che aveva r i m a n d a t o al n u o v o
Re di Francia, senza n e m m e n o aprirla, la lettera che questi
gli aveva spedito; e che, siccome Metternich gli aveva consigliato m a g g i o r p r u d e n z a , lui gli aveva risposto che un Sov r a n o posto sul t r o n o da Dio n o n poteva accettarne u n o p o 440

stovi da sudditi ribelli. Diceva tutto questo c o m e se il Re di


Francia fosse stato lui, e Luigi Filippo il D u c a di M o d e n a .
Ma C a r l o Felice lo c o n g r a t u l v i v a m e n t e d i c e n d o g l i che
rimpiangeva di n o n p o t e r imitare il suo gesto p e r c h la geografia n o n glielo consentiva. Q u e s t o carteggio a t r e d i m o stra che la partita p e r il t r o n o di S a r d e g n a era ancora aperta, o a l m e n o tale la consideravano il duca Francesco che n o n
aveva cessato di a s p i r a r v i , e C a r l o A l b e r t o c h e n o n aveva
cessato di t e m e r e ch'egli vi aspirasse. E n t r a m b i cercavano di
g u a d a g n a r s i i favori di Carlo Felice, mostrandosi pi assolutisti di lui e l'uno dell'altro.
E p p u r e , fu p r o p r i o in n o m e del Duca di M o d e n a che si ann o d la c o n g i u r a destinata a sfociare nei moti del ' 3 1 . E qui
si e n t r a in u n a delle vicende pi misteriose del pre-Risorgim e n t o , un autentico giallo.
Nella p r i m a v e r a del '26 aveva fatto la sua c o m p a r s a negli
ambienti degli esuli italiani di Parigi un avvocato m o d e n e s e ,
Enrico Misley. Diceva che il m o v i m e n t o nazionale n o n aveva possibilit di successo se n o n a p p o g g i a n d o s i su un Principe autorevole e risoluto, disposto ad a s s u m e r n e la guida,
ma che questo Principe c'era: Francesco IV di M o d e n a .
Gli esuli t r a s e c o l a r o n o . Su Francesco i patrioti a v e v a n o
effettivamente a p p u n t a t o gli occhi d o p o il crollo del sistema
napoleonico p e r c h , p u r essendo u n Principe austriaco, era
di s a n g u e mezzo italiano p e r via della m a d r e Este, in Italia
e r a nato e cresciuto e q u i n d i si poteva a n c h e s p e r a r e che ne
avrebbe fatto gl'interessi. Ma q u a n d o lo videro all'opera nel
suo Ducato, fecero presto a ricredersi. Era stato lui a istaur a r e il r e g i m e p i r e t r i v o . E r a stato lui a p r o n u n c i a r e al
Congresso di Verona del '22 la pi feroce requisitoria cont r o i liberali: cos feroce che lo stesso M e t t e r n i c h gli aveva
dato sulla voce. Sua era stata la repressione pi spietata. Suo
era il m o t t o : Cristo in cielo, io quaggi, p e r dire che n o n
accettava limiti al suo assoluto p o t e r e . Sua la massima: Meglio un i n n o c e n t e sulla forca che un r e o in libert. Sua la
441

risposta a quelli di Brescello che gli c h i e d e v a n o argini p e r


d i f e n d e r s i dal Po in p i e n a : Un n i d o di c a r b o n a r i c o m e il
vostro paese meglio che vada sommerso. Tutti sapevano
che questo c a m p i o n e d'astuta ignoranza, d u r o il viso, i modi, la voce, c u p o e come convulso faceva staffilare i sudditi
che osavano i m p o r t u n a r l o p e r strada con qualche supplica,
e che speculava sulla loro fame incettando il g r a n o nelle carestie e r i v e n d e n d o l o a prezzi maggiorati. Ma Misley diceva
che questa era la maschera di Francesco, il suo alibi nei confronti dell'Austria. In cuore, covava b e n altro: covava l'amore p e r l'Italia.
Nessuno sapr mai se Misley fosse in b u o n a fede e fino a
che p u n t o fosse autorizzato a quegli scandagli. U o m o di bella p r e s e n z a e di parola facile, ma p r o v i n c i a l m e n t e vanitoso
e ambiziosissimo, p a r e che da g i o v a n e avesse f r e q u e n t a t o
l'ambiente c a r b o n a r o , dove conservava parecchie amicizie.
C o m e fosse e n t r a t o in r a p p o r t i col Duca, n o n s sa. Il biografo di Francesco, Galvani, dice che se ne g u a d a g n le grazie q u a n d o gli confess s p o n t a n e a m e n t e le sue passate p r o pensioni liberali, vi a b i u r e gii promise d ' i n d a g a r e e riferire i segreti dei comitati di L o n d r a e di Parigi coi loro piani
sull'Italia, i n s o m m a q u a n d o gli si offr c o m e spia.
N o n vogliamo e n t r a r e nei dettagli d i q u e s t o t e n e b r o s o
affare, sul quale t u t t e le ipotesi sono lecite. Ci limitiamo a
e n u n c i a r e quella che ci s e m b r a la p i fondata. Le cose n o n
e r a n o a n d a t e come dice Galvani, apologeta del Duca. D a p principio Misley fu un u o m o d'affari di Francesco, che di affari ne aveva molti. Piccolo borghese di provincia, era molto
lusingato della fiducia che il Principe gli accordava e probab i l m e n t e sogn di d i v e n t a r n e l'eminenza grigia, solleticand o n e l'ambizione, che e r a quella del t r o n o di S a r d e g n a . E
qui, molte cose lasciano c r e d e r e che ci sia stato, fra i d u e , un
equivoco. Il Duca, n i p o t e di Carlo Felice p e r p a r t e di m o glie, pensava a quella c o r o n a c o m e a un fine; Misley ci p e n sava come a un mezzo p e r unificare sotto di essa tutta l'Italia. Per realizzare quest'ultima impresa, ci voleva la collabo442

r a z i o n e dei p a t r i o t i , e la sua missione consisteva a p p u n t o


nel tastarne il polso.
C h e il Duca consentisse, lo dimostra la libert con cui Misley parlava di questi c o m p r o m e t t e n t i contatti nelle lettere
scritte da Parigi a un suo amico di M o d e n a che d a p p r i n c i pio, nel riceverle, d o v e t t e t r e m a r e p e r c h e r a n o t o c h e la
polizia le apriva. In esse l'avvocato raccontava con evidente
c o m p i a c i m e n t o i suoi colloqui con Sismondi, con Constant,
con Lafayette ed altre vedette della politica e u r o p e a . Di' a
mia m a d r e - si legge in u n a di esse - che ha un figlio che la
dovr far insuperbire. Ma c' un episodio a n c o r a pi rivelatore. Siccome il comitato di Parigi si mostrava s e m p r e pi
diffidente n e i suoi c o n f r o n t i , Misley si rivolse a q u e l l o di
L o n d r a attraverso un fuoruscito suo c o m p a e s a n o , Manzini,
che aveva tutte le carte in regola, e questo i n t e r m e d i a r i o se
lo c o n d u s s e al seguito a M o d e n a , d o v e n o n solo n o n ebbe
noie, ma fu subito ricevuto dal Duca, cui rifer che il Comitato era p r o n t o a spalleggiarlo p e r unificare l'Italia, n o n gi
p e r allargare i suoi Stati. E a n c h e qui l'allusione al t r o n o d
S a r d e g n a evidente.
Negli a m b i e n t i liberali di M o d e n a questi contatti e r a n o
r i s a p u t i e d e s t a v a n o p e r p l e s s i t e diffidenze. Il D u c a n o n
aveva addolcito il suo r e g i m e , anzi aveva chiamato presso di
s c o m e consigliere q u e l l ' i n f a m e C a n o s a c h e , b a n d i t o d a
Napoli, era stato espulso anche dalla Toscana p e r le sue m e ne r e a z i o n a r i e . Misley diceva che C a n o s a serviva a Francesco di copertura nei confronti dell'Austria. Ma questo era
falso p e r c h e r a stato p r o p r i o Metternich, che lo detestava,
a far allontanare Canosa da Napoli. Molto pi verisimile a p p a r e che fosse Misley a servirsi della copertura di Manzini
p e r accreditarsi presso i liberali. E a questo scopo cerc l'avallo di u n a personalit ancora pi insospettabile di Manzini: Ciro Menotti, un industriale di Carpi, che gi aveva subito la prigione p e r carbonarismo.
U o m o o n e s t o , m a d i u n c a n d o r e c h e sconfinava nella
s p r o v v e d u t e z z a , M e n o t t i si e n t u s i a s m dell'idea e si lasci
443

c o n d u r r e dal Duca. Cosa si dissero, n o n si sa. Il Galvani afferma che a n c h e lui accett di fargli da spia. Q u e s t o in antitesi n o n solo col c a r a t t e r e del p e r s o n a g g i o , ma a n c h e coi
fatti. U n a cosa sola si p u d i r e con certezza: che da questo
m o m e n t o Menotti si gett nell'impresa con a r d o r e e la condusse da u o m o convinto di avere il Duca dalla sua. A n d a
B o l o g n a , a Forl, a R a v e n n a p e r riallacciare i c o n t a t t i coi
vecchi Cugini e stabilire un p r o g r a m m a di azione c o m u n e .
I n c o n t r m o l t e difficolt p e r c h in questi centri Francesco
lo conoscevano meglio che a Parigi e a L o n d r a , tanto che a
B o l o g n a M e n o t t i c o r s e rischio d i essere assassinato c o m e
a g e n t e p r o v o c a t o r e . Ma il suo e n t u s i a s m o e r a tale c h e fin
p e r vincere le altrui diffidenze. Solo Firenze vi si d i m o s t r
refrattaria: e r a diffcile i n d u r r e i toscani a b a r a t t a r e il loro
L e o p o l d o con Francesco. C a p p o n i rispose, profeticamente:
Signor M e n o t t i , vi a m m i r o e vi c o m p i a n g o : voi s a r e t e la
vittima del Duca di M o d e n a . Tuttavia a n c h e l u n a recluta
la fece: Luigi N a p o l e o n e , s e m p r e alla ricerca di occasioni
p e r mettersi in vista agli occhi dei francesi.
Dopo o g n u n o di questi viaggi, t o r n a v a a M o d e n a a rifer i r n e a Francesco, p r e s s o cui o c c u p a v a o r a il p o s t o di Misley, quasi s e m p r e in missione all'estero. Il Duca ascoltava,
approvava, o p e r lo m e n o n o n dava segno di d i s a p p r o v a r e .
Se si p r o p o n e s s e di strumentalizzare il m o t o rivoluzionario
p e r accrescere i p r o p r i domini, o se fin d'allora mirasse solt a n t o a p r o c u r a r s i i n f o r m a z i o n i p e r p o t e r c o l p i r e , al m o m e n t o o p p o r t u n o , c o n m a g g i o r e efficacia, difficile d i r e .
Ma, d a t o il tipo, la seconda ipotesi pi verisimile della prima. Nel '29, p e r la m o r t e di sua m a d r e Ricciarda, aveva arr o t o n d a t o i suoi Stati con Massa e C a r r a r a , rinforzava i servizi di polizia e si t e n e v a in stretto c o n t a t t o e p i s t o l a r e con
C a r l o Felice cui, c h i e d e n d o g l i in p r e s t i t o alcuni c a n n o n i ,
scriveva: So che me la vogliono fare, ma essi mi t e m o n o e
io n o n t e m o affatto loro.
S e c o n d o Misley e il suo b i o g r a f o Ruffini, il D u c a fu in
b u o n a fede fino alla rivoluzione francese di luglio. Q u e l ri444

v o l g i m e n t o ne p r o v o c u n o a n c h e in lui e lo risospinse in
braccio al reazionarismo. Misley ne ebbe sentore, e da Parigi p i o m b a M o d e n a , dove un colloquio col Duca conferm
i suoi timori. Ne avvis Menotti, ma questi - dice Ruffini n o n c i c r e d e t t e , u n p o ' p e r c h n o n voleva crederci, u n p o '
p e r c h i fatti gli d i m o s t r a v a n o il c o n t r a r i o . Ch'egli p r e p a rasse l'insurrezione era n o t o a tutti, e tutti in citt ne parlavano. La sua casa parea u n a borsa di negozianti: chi a n d a va, chi veniva s di g i o r n o che di notte, la scuderia sembrava
u n o stallatico. Tutte le armi da caccia a d u e , a q u a t t r o colpi,
fucili, pistole t r o v a t e presso i m e r c a n t i di M o d e n a f u r o n o
c o m p r a t e in pochi giorni. La citt tutta e i paesi circonvicini
echeggiavano rivoluzione. Le d o n n e in molte case, senza rig u a r d o , si occupavano di sciarpe tricolori e di coccarde. La
polizia n o n poteva ignorarlo. E p p u r e , n o n interveniva.
La data fissata era il 5 febbraio (del '31). Gl'insorti sarebb e r o scesi in piazza al grido di: Viva Francesco IV e m o r t e
ai suoi ministri!, m e n t r e da tutti gli altri centri del Ducato
le colonne dei congiurati si sarebbero messe in marcia sulla
citt. Il Duca sarebbe stato messo al bivio: o darsi prigioniero della r i v o l u z i o n e , o a s s u m e r n e il p a t r o n a t o e m a r c i a r e
con essa alla c o n q u i s t a degli Stati vicini. Ma M e n o t t i e r a
convinto che il Duca avrebbe scelto la seconda alternativa, e
di q u e s t a certezza aveva c o n t a g i a t o tutti gli altri. A Parigi,
d o v ' e r a r i e n t r a t o , Misley a v r e b b e assicurato l ' a p p o g g i o sia
del Comitato, che degli ambienti liberali francesi.
Ma la mattina del 3 ci fu un fatto n u o v o e inatteso: la p o lizia arrest alcuni capi della c o n g i u r a ed espulse dal Ducato alcuni sospetti, fra cui i g e n e r a l i Zucchi e Fontanelli, le
d u e personalit di maggior prestigio. Il colpo e r a grave p e r
gli u o m i n i raccolti in casa Menotti - u n a q u a r a n t i n a -, convinti c o m e lui di avere il Duca dalla loro. E fu forse p e r p r e venire u n a loro diserzione che Ciro decise di precipitare gli
eventi. Stavano p r e n d e n d o gli ultimi accordi, q u a n d o i soldati b u s s a r o n o alla p o r t a e i n t i m a r o n o la resa. L'edificio era
c o m p l e t a m e n t e c i r c o n d a t o e gi sotto la m i r a d e i c a n n o n i
445

prestati da Carlo Felice. A dirigere l'operazione e r a il Duca


in p e r s o n a , che aveva al suo fianco Canosa, inebriato dalla
prospettiva di un massacro di giacobini.
Persi p e r p e r s i , i c o n g i u r a t i d e c i s e r o di v e n d e r c a r a la
pelle, e all'intimazione r i s p o s e r o c o n un n u t r i t o fuoco c h e
stese m o r t i alcuni g e n d a r m i . L a fucileria d u r p a r e c c h i e
o r e . A un certo p u n t o Menotti, n o n si sa se p e r un tentativo
di s c a m p o o di diversione, si b u t t a c o r r e r e p e r i tetti, ma
fu ferito e c a d d e p e r strada. Gli altri s e g u i t a r o n o a s p a r a r e
finch il Duca diede la parola al c a n n o n e che in d u e b o r d a te demol l'edifcio e costrinse gl'insorti alla resa. Il Duca si
p r e c i p i t n e l l ' a p p a r t a m e n t o e lo p e r q u i s di p e r s o n a . Evid e n t e m e n t e , voleva i m p a d r o n i r s i dei carteggi.
E r a convinto di aver liquidato la rivolta, t a n t ' v e r o che
chiese al g o v e r n a t o r e di Reggio di m a n d a r g l i subito il boia.
Ma le notizie che frattanto a r r i v a v a n o a palazzo n o n e r a n o
m o l t o rassicuranti. Dai paesi circonvicini, g r u p p i d'insorti
m a r c i a v a n o su M o d e n a , e i r e p a r t i r e g o l a r i , invece di fermarli, se ne lasciavano d i s a r m a r e . Francesco p e r confidava
nella sua a r m a segreta: le t r u p p e austriache del L o m b a r d o Veneto di cui aveva gi sollecitato l ' i n t e r v e n t o . Ma l ' i n d o m a n i il c a p i t a n o a cui aveva affidato l ' a m b a s c e r i a t o r n a
m a n i vuote: p e r strada i rivoltosi gli avevano sequestrato la
risposta del g e n e r a l e Frimont, che p e r a l t r o e r a negativa: il
c o m a n d a n t e austriaco si rifiutava di m a n d a r e t r u p p e oltre i
confini senza un esplicito o r d i n e di Vienna. E a p p u n t o perch avevano s a p u t o di questa risposta, gl'insorti seguitavano a m a r c i a r e / R i s o l u t o a n c h e nella c o d a r d a , il D u c a n o n
pose t e m p o in mezzo a mettersi in salvo oltre il Po. Ma, insieme alla famiglia, si p o r t al seguito il principale ostaggio.
E chiaro che aveva p a u r a dei segreti di Menotti. E p r o p r i o
questo segnava irrevocabilmente la sorte del prigioniero.
Cos la rivoluzione, che credeva di aver p e r s o , si trov invece vincitrice e p a d r o n a della citt. Essa liber i c o m p a g n i
di Ciro e gli altri d e t e n u t i , p i a n t sulla cittadella il tricolore,
e istaur un g o v e r n o provvisorio di cui Reggio si d i c h i a r
446

solidale, e di cui l'avvocato N a r d i fu l'anima, ma u n ' a n i m a


e s t r e m a m e n t e i n c e r t a e t i m o r a t a , c h e di u n a cosa sola si
p r e o c c u p : di d i s a r m a r e l'ostilit dell'Austria, d i m o s t r a n d o si rispettosissimo d e l l ' o r d i n e costituito e q u i n d i c o m b a t t e n do e s m o r z a n d o lo slancio patriottico e libertario.
Questi bravi rivoluzionari, in fondo, n o n avevano r i n u n ziato alla s p e r a n z a di far la rivoluzione d ' a c c o r d o coi g e n darmi.

CAPITOLO QUARANTUNESIMO

LA R I V O L U Z I O N E MANCATA

Il contagio fu fulmineo.
A p p e n a risapute le notizie di M o d e n a , quelli di P a r m a si
rovesciarono in piazza e vi t u m u l t u a r o n o al g r i d o : Viva la
D u c h e s s a , m o r t e a Werklein! W e r k l e i n e r a l ' u o m o c h e ,
m o r t o N e i p p e r g , ne aveva assunto presso Maria Luigia tutte le funzioni, m e n o quelle coniugali, ma senza p o s s e d e r e le
qualit d e l suo p r e d e c e s s o r e . Era u n c o l o n n e l l o a u s t r i a c o
d u r o , freddo, sussiegoso, privo di tatto e di fiuto e, a q u a n t o
p a r e , a b b a s t a n z a disinvolto in fatto di q u a t t r i n i . I d i m o stranti chiesero alla Duchessa di licenziarlo e di c o n c e d e r e
u n a Costituzione. Spaventata e p i a n g e n t e , Maria Luigia ann u n z i che sarebbe p a r t i t a . E allora t u t t a la citt si rivers
davanti al palazzo evocandola al balcone e supplicandola di
restare. Essa fnse di a r r e n d e r s i , ma d u r a n t e la notte p r e s e
la via di Piacenza, l'altra citt del suo Ducato, dove l'accolsero con g r a n d e entusiasmo p e r fare dispetto a Parma. A Parma fu istituito un g o v e r n o provvisorio che ricalc le o r m e
di quello di M o d e n a .
Ma intanto le Legazioni, da s e m p r e ribelli al m a l g o v e r n o
del Papa, avevano p r e s o fuoco. Un fuoco i n c r u e n t o p e r c h ,
salvo che a Forl dove ci furono alcuni morti, tutto si risolse
in a c c o r d i p i o m e n o c o n s e n s u a l i coi L e g a t i e P r o l e g a t i ,
che finirono p e r accettare l'istituzione di governi laici e liberali, d i e t r o garanzia ch'essi a v r e b b e r o m a n t e n u t o l'ordine.
E infatti quasi esclusivamente a questo i n u o v i regimi p e n sarono, sordi ai richiami dei pochi che a v r e b b e r o voluto dare al m o t o un c o n t e n u t o e delle p r o s p e t t i v e nazionali. Fra
questi p o c h i ci f u r o n o il g e n e r a l e Zucchi che, sloggiato da
448

Reggio dove si e r a rifugiato d o p o l'espulsione da M o d e n a ,


e r a accorso a P a r m a , e di qui lanci il p r o g e t t o d'istituire
u n a milizia cittadina in difesa delle conquiste realizzate; e il
colonnello Sercognani che quel p r o g e t t o lo tradusse in fatti
raccogliendo tremila volontari, o c c u p a n d o alcuni forti e cos t r i n g e n d o alla resa la g u a r n i g i o n e p a p a l i n a di Ancona.
Ma occorreva u n a volont politica, e questa volont n o n
c'era. Un'assemblea di notabili di tutte le province insorte
- Emilia, R o m a g n a e M a r c h e - fu convocata a Bologna, che
aveva a s s u n t o la funzione di capitale. Q u a l e spirito rivoluzionario animasse questi u o m i n i , lo d i m o s t r a il fatto c h e il
delegato designato da Recanati era Giacomo Leopardi,
g r a n poeta, d'accordo, m a n o n u o m o d a Convenzione. Essi
decisero la formazione di un Governo delle province unite
italiane e ne d e l e g a r o n o la p r e s i d e n z a al p i t i m o r a t o di
tutti loro, Vicini. I n v a n o S e r c o g n a n i sollecitava aiuti e l'autorizzazione a marciare su R o m a . Bologna rispose, p e r bocc a del g e n e r a l e A r m a n d i , c h e l ' i m p r e s a e r a irrealizzabile.
C h e lo fosse v e r a m e n t e , c' da d u b i t a r n e . L'esercito pontificio era u n ' o r d a di lanzichenecchi b u o n i soltanto a saccheggiar pollai. E lo stava d i m o s t r a n d o a n c h e in quell'occasione.
Coi suoi improvvisati manipoli, Sercognani e r a p e n e t r a t o in
U m b r i a senza i n c o n t r a r e serie resistenze. L a p o p o l a z i o n e
n o n mostrava molto entusiasmo p e r il n u o v o r e g i m e , ma ne
mostrava a n c o r a m e n o p e r quello vecchio. E a R o m a il panico dilagava. Ma, invece che ad a p p r o f i t t a r n e , i rivoluzion a r i di B o l o g n a m i r a v a n o a calmarlo. P r a t i c a m e n t e essi ten e v a n o il P r o l e g a t o , c a r d i n a l e B e n v e n u t i , in condizioni di
ostaggio, ma lo trattavano con tutti i r i g u a r d i . C o m e potess e r o illudersi c h e il P a p a consentisse alla p e r d i t a di u n a
m e t dei suoi Stati, e la p i ricca e popolosa, Dio solo lo sa.
Ma essi agivano c o m e se nutrissero questa certezza, la quale
a sua volta si pasceva di un'altra certezza: che la Francia impedisse l'intervento dell'Austria. Perci i loro occhi e r a n o rivolti a Parigi.
A Parigi gli a v v e n i m e n t i a v e v a n o p r e s o tutti di c o n t r o 449

piede, anche il Comitato. Questo, s a p e n d o di ci che si p r e p a r a v a a M o d e n a , ne aveva chiesto i p a r t i c o l a r i a Misley,


q u a n d o e r a t o r n a t o d o p o l'ultimo colloquio col Duca. M a
Misley, forse p e r vendicarsi degli affronti fin l ricevuti, si rifiut di darli allegando l ' i m p e g n o del segreto. Disse soltanto che a M o d e n a i d a d i e r a n o tratti e le d a t e fissate p e r far
b e n capire che la sua c o n g i u r a n o n i n t e n d e v a p r e n d e r e direttive dai fuorusciti. A q u a n t o pi tardi rivel, egli era orm a i c o n v i n t o c h e l ' i n s u r r e z i o n e dovesse a n d a r e avanti d i
forza p r o p r i a , senza il Duca e magari a n c h e contro di lui. E
di p r o p r i a iniziativa, si d i e d e a raccogliere a Marsiglia un
carico di a r m i p e r traghettarle in Italia.
Q u a n d o giunse la notizia che il tricolore sventolava sulla
cittadella di M o d e n a , il solito B u o n a r r o t i stil un p r o c l a m a
che recava il sigillo della sua magniloquenza. Esso spronava
gl'italiani a sollevarsi in massa c o n t r o il t r u c e A l e m a n n o
che spietato t r a c a n n a il vostro s a n g u e e si pasce delle vostre
lacrime (chiss cosa avr d e t t o , l e g g e n d o l o , Vieusseux), e
a n n u n z i a v a l'imminente sconfinamento in Savoia di u n a legione di volontari.
Questi si stavano effettivamente raccogliendo a Lione fra
gl'incoraggiamenti della popolazione e la benevola tolleranza della polizia. Il g o v e r n o aveva reiterato il suo i m p e g n o a
i m p e d i r e , a n c h e con la forza, qualsiasi i n t e r v e n t o , cio l'int e r v e n t o dell'Austria, e a n c o r a il g i o r n o 24 l'ambasciatore
francese a Vienna ne aveva a m m o n i t o Metternich. I p r e p a rativi fervevano febbrili in un clima d ' e n t u s i a s m o , q u a n d o
d'improvviso l'atteggiamento delle a u t o r i t cambi, anzi si
capovolse. Le a r m i v e n n e r o sequestrate e i volontari espulsi
con foglio di via, sebbene le loro violente proteste trovassero larga eco nella s t a m p a e nel p a r l a m e n t o di Parigi. Cos'era successo?
E r a successo che M e t t e r n i c h aveva risposto a l l ' a m m o n i m e n t o dell'ambasciatore facendo pubblicare con g r a n d e rilievo la notizia che u n o dei principali e s p o n e n t i del Governo delle Province Unite Italiane era N a p o l e o n e B o n a p a r t e .
450

N o n e r a vero. N a p o l e o n e si era a r r u o l a t o nel piccolo esercito di S e r c o g n a n i , ma poi e r a stato r i c h i a m a t o a B o l o g n a e


messo in disparte a p p u n t o p e r c h i dirigenti t e m e v a n o che
la sua p r e s e n z a alienasse loro la simpatia di Luigi Filippo.
Questi infatti accus il colpo, e Metternich ne approfitt p e r
assestargliene subito un altro a v a n z a n d o p e r la c o r o n a del
Belgio la c a n d i d a t u r a del D u c a di L e u c h t e n b e r g , che p o i
era il figlio di Eugenio di B e a u h a r n a i s .
Luigi Filippo cap. Senza n e a n c h e i n f o r m a r n e il suo Primo Ministro - che, q u a n d o a cose fatte lo s e p p e , si dimise
p e r protesta - fece avvertire Metternich che il principio del
n o n - i n t e r v e n t o , in senso assoluto, valeva solo p e r il Piemonte. Sui Ducati, visto c h ' e r a n o austriaci, Vienna aveva m a n o
libera. Q u a n t o agli Stati della Chiesa, la Francia auspicava
la formazione di un comitato di G r a n d i Potenze che facesse
da m e d i a t o r e . I n s o m m a , era la via libera a quella spedizione punitiva che il Cancelliere aveva gi deciso sin dal p r i m o
giorno.
Di q u e s t o c o m p r o m e s s o sotto b a n c o , che n o n faceva di
certo o n o r e al n u o v o regime francese, in Italia n o n si s e p p e
nulla. Si cominci solo a sospettarne q u a n d o , all'alba del 25
febbraio, u n a colonna di soldati austriaci travers il Po e colse di s o r p r e s a la piccola g u a r n i g i o n e n a z i o n a l e di F i o r e n zuola. Il g o v e r n o di P a r m a ne fu s g o m e n t o . Ma, invece di
b a n d i r e l ' e m e r g e n z a , b a d a c a l m a r e la pubblica o p i n i o n e
d i c e n d o c h e l'atto n o n doveva essere c o n s i d e r a t o ostile in
q u a n t o Fiorenzuola faceva p a r t e della provincia di Piacenza, t u t t o r a sotto la sovranit di Maria Luigia.
Subito d o p o u n ' a l t r a c o l o n n a a u s t r i a c a mosse su Novi,
sulla strada di M o d e n a . Bologna, che vi aveva dislocato u n a
piccola g u a r n i g i o n e , le o r d i n di ritirarsi. Il c o m a n d a n t e
M o r a n d i , ex-legionario di Spagna, disobbed e contrattacc
s u b e n d o p a r e c c h i e p e r d i t e , ma a n c h e i n f l i g g e n d o n e , e fu
d e p l o r a t o da Bologna dove il g o v e r n o fece affliggere questo
bel manifesto: Gli affari dei m o d e n e s i n o n sono i nostri. Il
sano principio di non-intervenzione (sic) i m p o n e le sue leg451

gi sia a noi che ai nostri vicini. Da b u o n i italiani, i bolognesi c r e d e v a n o di salvarsi s e p a r a n d o la loro sorte da quella d e gl'italiani dei Ducati, ed e r a su questa miserabile d i p l o m a zia, n o n sulla volont di difendersi, che f o n d a v a n o le loro
s p e r a n z e . A t e a t r o si r a p p r e s e n t a v a con g r a n d e fragore di
applausi la Francesca da Rimini del Pellico, e il pubblico scandiva in coro il ritornello: Presto all'armi, c o r r i a m o , c'invita
- Lo squillar della t r o m b a g u e r r i e r a - Presto all'armi, la n o stra b a n d i e r a - De' nemici spavento sar. Ma q u a n d o Zucchi si p r e s e n t c o n settecento u o m i n i racimolati alla bell'e
meglio, gl'imposero di disarmarli p e r c h l'Austria n o n se ne
sentisse provocata.
Il 6 m a r z o giunse c o m e u n a folgore la notizia che, sebbene n o n provocata, l'Austria aveva occupato Ferrara. Quella
n o n faceva p a r t e dei Ducati. Faceva p a r t e delle Legazioni,
c o m e Bologna. E p p u r e a Bologna dissero che n o n si trattava di atto ostile, ma dell'esercizio di un vecchio diritto a ten e r e qualche g u a r n i g i o n e a sud del Po. N o n volevano guard a r e in faccia la realt p e r c h n o n avevano il coraggio di affrontarla. E ricorrevano a tutto p u r di salvare le loro illusioni, ispirate soltanto dalla irresolutezza e dalla pavidit.
Tuttavia i fatti s e m b r a r o n o l p e r l confermarle: la m a r cia degli austriaci p e r qualche giorno si ferm. Essa era stata sollecitata dalla Santa S e d e fin dalla m e t di febbraio, e
nei t e r m i n i pi pressanti. A tal p u n t o il Papa si sentiva minacciato che aveva a n n u n c i a t o a Metternich l'intenzione di
rifugiarsi a Genova, e il Cancelliere gli aveva risposto consigliandogli, caso mai, Venezia. E ci d i m o s t r a q u a n t a ragion e avesse S e r c o g n a n i , c h e d e l r e s t o , s e b b e n e d a B o l o g n a
n o n gli avessero m a n d a t o n e s s u n r i n f o r z o , seguitava a d
avanzare in Umbria.
Metternich n o n aveva mai dubitato di d o v e r i n t e r v e n i r e
nelle L e g a z i o n i . I motivi c h e , d o p o F e r r a r a , g l ' i m p o s e r o
u n r a l l e n t a m e n t o , e r a n o d u e . Anzitutto, d o v e v a risolvere
l ' o p e r a z i o n e sul p i a n o d i p l o m a t i c o p e r c h la Francia, p e r
salvare la faccia, seguitava a sollevare difficolt all'interven452

to fuori d e i D u c a t i . Il s e c o n d o e r a n o le esitazioni di Frim o n t c h e n o n voleva i n d e b o l i r e l e g u a r n i g i o n i d e l L o m bardo-Veneto dove temeva lo scoppio d'un'insurrezione.


Ma la Santa Sede insisteva in toni s e m p r e p i d r a m m a t i c i .
S e r c o g n a n i si e r a spinto fino a Rieti. E vero che n ' e r a stato
scacciato d a i p a p a l i n i , ma la sua m i n a c c i a s e g u i t a v a a inc o m b e r e sull'Urbe.
Il 20 m a r z o gli austriaci r i p r e s e r o la m a r c i a c a l a n d o su
Bologna. Il capo del g o v e r n o provvisorio, Vicini, che fin allora aveva d a t o u n ' e s e m p l a r e p r o v a d'indecisione e incompetenza, offr a Zucchi i pieni poteri p e r scaricarsene di dosso la responsabilit. Il G e n e r a l e rispose c h ' e r a un p o ' tardi,
ma che il senso del d o v e r e g l ' i m p o n e v a di accettare quant u n q u e senza s p e r a n z a di successo, e o r d i n il trasferimento del g o v e r n o ad Ancona p e r d a r e a se stesso il t e m p o di ricongiungersi con Sercognani e t e n t a r e con lui u n a resistenza. Al m o m e n t o di p a r t i r e lanci ai bolognesi un p r o c l a m a
in cui l'invitava a cedere c o n dignit all'occupazione austriaca: invito che, salvo la dignit, si rivel del tutto superfluo.
Zucchi c o n d u s s e la sua colonna p e r Imola, Faenza e Cesena, fino a Rimini. Q u i s e p p e che ad A n c o n a S e r c o g n a n i ,
furibondo c o n t r o quell'inetto governo, lo aveva destituito e
rimpiazzato c o n un t r i u n v i r a t o militare in cui figurava anche Zucchi. Questi aveva o r a o r d i n a t o i suoi u o m i n i su u n a
b u o n a linea di difesa, e aspettava gli austriaci, le cui avang u a r d i e giunsero la sera del 2 5 . Col favore del buio, m i m e tizzandosi sotto berretti tricolori e al grido: Viva gl'italiani,
viva la libert!, riuscirono a s o r p r e n d e r e gli avamposti nazionali. Ma Zucchi r i m e d i subito f a c e n d o a v a n z a r e l'artiglieria di cui era specialista, e p e r parecchie o r e martell il
n e m i c o infliggendogli t r e c e n t o m o r t i . Si ritir solo q u a n d o
si accorse che stava p e r essere a g g i r a t o , ma l'inattesa resistenza sorprese gli austriaci e rimase l'unico glorioso episodio di quella confusa e poco esaltante vicenda.
Ah, se avessi dieci o quindici giorni p e r a d d e s t r a r e que453

sti focosi ragazzi! disse il Generale, m e n t r e si ritirava o r d i n a t a m e n t e su Pesaro coi suoi r e p a r t i quasi intatti. Stava ormai p e r r a g g i u n g e r e A n c o n a e unirsi all'indomabile Sercognani, q u a n d o a Fano gli si p r e s e n t un ufficiale spedito con
t a n t o di lasciapassare da Vicini e c o m p a g n i al q u a r t i e r generale austriaco con un'offerta di resa. Zucchi trasecol anche p e r c h il m e s s a g g e r o n o n aveva n e s s u n a comunicazione p e r lui, che credeva di essere u n o dei Triunviri, e anzi il
p i autorevole. Invece, nel frattempo, Vicini aveva r i p r e s o
le p r o p r i e funzioni e, consigliato dal g e n e r a l e A r m a n d i , il
q u a l e a n d a v a dal p r i m o g i o r n o p r e d i c a n d o l'inutilit d i
qualsiasi resistenza, aveva alla svelta firmato un armistizio
col cardinale Benvenuti, che il g o v e r n o si e r a p o r t a t o al seguito da Bologna, i m p e g n a n d o s i alla remissione dei poteri
alle autorit pontificie e al d i s a r m o delle t r u p p e nazionali in
c a m b i o d i u n a g e n e r a l e a m n i s t i a . Solo T e r e n z i o M a m i a n i
aveva rifiutato la p r o p r i a firma su quel d o c u m e n t o qualificandolo indegnissimo.
Per q u a n t o avvilito e disgustato, Zucchi calm le ire dei
suoi ufficiali che p r o p o n e v a n o di passare p e r le a r m i i traditori di Ancona e di t e n t a r e la resistenza a oltranza. Ancora p i violenta fu la r e a z i o n e di S e r c o g n a n i e dei suoi che
p e r T e r n i risalivano verso la costa adriatica. Ma n o n c'era
nulla da fare c o n t r o la m e n t a l i t dimissionaria di quel governo.
Gli austriaci n o n riconobbero l'impegno p r e s o da Benvenuti di u n a sospensione delle operazioni militari da a m b o le
p a r t i . A v a n z a r o n o su A n c o n a e l ' o c c u p a r o n o , m e n t r e nel
p o r t o si affollavano, in cerca d'imbarco e di scampo, i r e d u ci di quella disgraziata avventura, fra cui Zucchi e Mamiani.
Altri si e r a n o avviati verso il confine della Toscana; e con essi marciavano Luigi N a p o l e o n e e sua m a d r e Ortensia.
E t o r n i a m o a M o d e n a , e p i c e n t r o di q u e l l ' e r u z i o n e , e al
suo protagonista.
Trascinato al suo seguito dal Duca, che a nessun costo voleva farselo scappare, Menotti era stato m o m e n t a n e a m e n t e
454

affidato agli austriaci, che lo avevano rinchiuso nella fortezza di Mantova. Di l Francesco e r a partito p e r Vienna a sollecitarvi gli aiuti che F r i m o n t gli aveva n e g a t o . Il 9 m a r z o ,
a p p e n a r i e n t r a t o nella sua capitale al seguito delle t r u p p e
austriache, si fece subito riconsegnare il prigioniero, lo rinchiuse in un ergastolo sorvegliato da un intero battaglione,
e affid l'istruttoria su di lui al p i m a l f a m a t o g i u d i c e di
M o d e n a , Zerbini. Disperata, la moglie del prigioniero scrisse a Misley, tuttora a Parigi. Misley rispose che aveva gi interessato al caso alcuni autorevoli d e p u t a t i francesi, fra cui
Lafayette, i quali a loro volta si e r a n o i m p e g n a t i a interess a r n e il g o v e r n o ; e c o m u n q u e egli stesso sarebbe r i e n t r a t o
in Italia a p e r o r a r e la causa di Menotti presso il Duca che
n o n crudele. Il mistero si aggroviglia s e m p r e pi. Effettiv a m e n t e , alla fine di febbraio, Misley stava p e r t o r n a r e in
p a t r i a , m a p e r a i u t a r e l a rivoluzione c o n u n carico d ' a r m i
che gli v e n n e sequestrato a Marsiglia. C o m e potesse pensare di essere ancora nelle b u o n e grazie del Duca, Dio solo lo
sa. P u r e , gli scrisse v e r a m e n t e sollecitandone la clemenza, e
lo fece s a p e r e ai Menotti dicendogli che il Duca n o n avrebbe mai c o n d a n n a t o a m o r t e Ciro p e r c h p e r b e n d u e volte
questi gli aveva salvato la vita dalle macchinazioni dei congiurati.
Il difensore che il tribunale militare aveva assegnato - di
p r o p r i a a u t o r i t - all'imputato era un s o t t o t e n e n t e Ricci di
scarsa e s p e r i e n z a giuridica, ma leale e coraggioso. Egli imp o s t la causa sull'ipotesi pi pericolosa, ma c h e forse e r a
a n c h e la pi fondata: quella della connivenza dell'accusato
col Duca. Disse che questi c e r t a m e n t e n o n aveva inteso servirsi di Menotti p e r p r o c u r a r s i un a u m e n t o di dignit e di
dominio (e l'allusione al t r o n o di S a r d e g n a era chiara); ma
che Menotti invece p r o p r i o a q u e s t o mirava, e lo aveva dim o s t r a t o c o n d u c e n d o l'impresa con tanta i m p r u d e n z a d a
n o n n a s c o n d e r l a all'occhio vigile della polizia, la quale ne
conosceva gi l'origine, l ' a n d a m e n t o e le fila a n c h e p r i m a
dello scoppio.
455

Le cose stavano p r o p r i o cos. Ma a p p u n t o p e r c h stavano p r o p r i o cos, Menotti e r a spacciato. Sapeva t r o p p o delle


intenzioni del Duca. N o n bisognava dargli il m o d o di rivelarle, mai pi. L'osservatore austriaco Marschall - che stava
p e r p r e n d e r e il posto di Werklein a P a r m a - avvertiva Mett e r n i c h c h e Francesco c o n d u c e v a l'inchiesta a suo arbitrio
s o v r a p p o n e n d o s i al tribunale cui stava p e r i m p o r r e un verd e t t o , la cui odiosit sarebbe r i c a d u t a sull'Austria. Ma n o n
ci fu nulla da fare. C o n t r o ogni consiglio e richiamo di Vienna, Menotti fu avviato al capestro. M e n t r e aspettava l'esecuzione, v e n n e a fargli c o m p a g n i a un altro c o n d a n n a t o a m o r te: Borelli. Era stato il notaio che aveva steso l'atto di decad e n z a del g o v e r n o d u c a l e . Si sentiva cos p o c o colpevole
che, fuggito da M o d e n a , d o p o p o c h i giorni vi e r a r i e n t r a t o
di p r o p r i a volont. I n v a n o Marschall cerc di s t r a p p a r e la
grazia p e r e n t r a m b i i c o n d a n n a t i . Questo n o n un Principe - scrisse disgustato a Vienna -, ma un agente provocatore che istiga alla rivolta p e r divertirsi con le forche.
I d u e infelici salirono sul patibolo il 26 m a g g i o : Borelli
con c o m p o r t a m e n t o fermo e quasi spavaldo, Menotti turbato e recalcitrante. Ma i tribunali c o n t i n u a r o n o a lavorare fin o a l '37. C o l o r o c h e a v e v a n o a v u t a q u a l c h e p a r t e , a n c h e
m i n i m a , n e l r i v o l g i m e n t o , c i p a s s a r o n o tutti. Tutti, m e n o
u n o : Misley, che n o n fu c o n d a n n a t o n e a n c h e in c o n t u m a cia.
Lo c o n d a n n viceversa l'opinione pubblica come spia patentata, e forse n o n lo era. Ma bisogna dire ch'egli fece b e n
poco p e r liberarsi di questa taccia. Il suo biografo e avvocato difensore dice che nel '32 egli a v r e b b e t u t t o chiarito in
un v o l u m e di m e m o r i e , se il g o v e r n o francese, f o r t e m e n t e
a l l a r m a t o (di che?), n o n lo avesse i m m e d i a t a m e n t e s e q u e strato. Pu anche darsi. Ma quelle m e m o r i e avrebbe p o t u t o
pubblicarle a L o n d r a , dove poco d o p o si trasfer, e invece se
ne astenne. Riprese il p r o g e t t o , p a r e , v e n t ' a n n i d o p o , a Gin e v r a . Ma n e a n c h e stavolta il libro vide la luce. Probabilm e n t e , esplicito o implicito, c'era fra lui e il Duca un patto
456

che lo i m p e g n a v a al silenzio. Se scroccone soltanto, o insieme t r a d i t o r e , n o n sai scrisse di lui T o m m a s e o . A r r i v a b e n e


e r a i n c e r t o : Mi p a r l di s e d e ' suoi passati i n g a n n i c o n
tanta soavit e tanta mostra di c a n d o r e , ch'egli o d e m o n i o
o santo. Forse il giudizio pi esatto quello di Mazzini che
scriveva a sua m a d r e : Non v' t a n t o da p r o n u n c i a r e spia
quel signore, anzi noi c r e d o tale, ma vi t a n t o da p r o n u n ciarlo imbroglione e u o m o n o n di veri p r o f o n d a m e n t e radicati princpi: e basta p e r t e n e r s e n e discosti.
P r o b a b i l m e n t e quel pasticcione n o n e r a che u n a vittima
dei p r o p r i pasticci.

CAPITOLO QUARANTADUESIMO

L'UOMO N U O V O

I m m a n c a b i l e strascico di tutte le rivoluzioni m a n c a t e , un'alt r a o n d a t a di repressioni si abbatt sull'Italia. Ma n o n tutti,


p e r fortuna, imitarono i metodi del Duca di M o d e n a . Maria
Luigia, p r i m a di r i e n t r a r e a P a r m a , ci m a n d il suo fiduciario Melegari, un g a l a n t u o m o che si affrett a p r o v v e d e r e di
passaporto i pi c o m p r o m e s s i in m o d o che si mettessero in
salvo. Nelle reti della polizia n o n c a d d e r o che p e r s o n e di sec o n d o p i a n o , e ci r i m a s e r o poco p e r c h gi in agosto la D u chessa tronc tutti i processi con un'amnistia.
Il g o v e r n o pontificio invece p e r s e a n c h e quell'occasione
d i d a r e u n e s e m p i o d i carit. I l n u o v o pontefice G r e g o r i o
X V I , da poco succeduto a Pio V i l i , e r a c o m p l e t a m e n t e nelle m a n i del suo Segretario di Stato, cardinale Bernetti, u n o
di quegli zelanti che c r e d e v a n o p i nella forca che nella
croce. Egli n o n volle riconoscere la convenzione di A n c o n a
stipulata dal cardinale B e n v e n u t i che garantiva l ' i m m u n i t
agl'insorti in c a m b i o della loro r i n u n c i a alla resistenza armata. La nave su cui essi si e r a n o imbarcati v e n n e catturata
da d u e fregate a u s t r i a c h e lanciate al suo i n s e g u i m e n t o . I
fuggiaschi furono trascinati davanti a un tribunale d'ufficiali e sottoposti a u n o s t r i n g e n t e i n t e r r o g a t o r i o . C e r c a v a n o
Zucchi che - c o m e r i c o r d e r e t e - e r a u n o di q u e i G e n e r a l i
dell'esercito italico c h ' e r a n o stati assorbiti in quello austriaco, e figurava ancora nei suoi q u a d r i , a n c h e se da molti anni era s p o n t a n e a m e n t e passato nella riserva. Su di lui quindi p e n d e v a l'accusa di t r a d i m e n t o .
S e b b e n e p r o v v i s t o di d o c u m e n t i falsi, Zucchi rifiut la
finzione. Se cercate il g e n e r a l e Zucchi, eccolo! disse facen458

dosi avanti, e gli ufficiali austriaci si m i s e r o sull'attenti. Fu


spedito in Austria, processato p e r direttissima e c o n d a n n a t o
a m o r t e . Ma p o i la p e n a fu c o m m u t a t a in quella dell'ergastolo nella fortezza di Gratz dove rimase diciassett'anni, fino
al ' 4 8 . Gli altri f u r o n o rinchiusi n e l forte di S a n t ' A n d r e a a
Venezia, e m i n u z i o s a m e n t e i n t e r r o g a t i . M e t t e r n i c h voleva
ricostruire le fila dell'insurrezione a n c h e p e r v e d e r e se essa
aveva avuto addentellati nel Lombardo-Veneto. Tutti, comp r e s o il fratello di M e n o t t i , f o r n i r o n o la stessa v e r s i o n e :
ch'essi avevano c r e d u t o di agire in p i e n o accordo col Duca
di M o d e n a e che questi aveva fatto di tutto p e r incoraggiarli in questa convinzione. Per Metternich fu p i u n a conferma che u n a sorpresa. Egli si rifiuto di c o n s e g n a r e a Francesco i prigionieri m o d e n e s i , e u n o alla volta li liber.
P a p a G r e g o r i o , dal c a n t o suo, aveva gi n o m i n a t o d u e
commissioni d'inchiesta p e r impartire un castigo esemplare,
ma doveva vedersela con u n a conferenza di ambasciatori istituita a R o m a su richiesta della Francia. Violentemente attaccato dall'opposizione liberale che l'accusava di aver tradito e
m a n d a t o allo sbaraglio gl'italiani p r i m a p r o c l a m a n d o il nonintervento e poi rimangiandoselo, il governo di Luigi Filippo
reclamava da quello pontificio l'amnistia, u n a serie di riforme
liberali, e l'immediata evacuazione dei suoi Stati da p a r t e delle t r u p p e austriache. D'accordo con Metternich, Bernetti tergiversava. Alla fine di giugno sembrava che si fosse alla vigilia
di u n a g u e r r a tra Francia e Austria. Poi Roma cedette, o p e r
meglio dire Vienna le impose di cedere. L'amnistia fu concessa e le t r u p p e austriache cominciarono lentamente a sgomber a r e . Q u a n t o alle riforme, fu p i fumo che a r r o s t o , a n c h e
p e r c h quello Stato e r a t a l m e n t e marcio che n e m m e n o vol e n d o sarebbe riuscito a realizzarle. Ma bast p e r consentire
alla Francia di salvare la faccia e di r i p r e n d e r e la sua p a r t e di
alta p a t r o n a del liberalismo e u r o p e o .
Nel loro insieme, i moti del '31 avevano r a p p r e s e n t a t o pi
u n o strascico di quelli seguiti al crollo dei regimi napoleoni459

ci c h e l'inizio di u n a n u o v a r a r i v o l u z i o n a r i a . A ispirarli
e r a n o state le vecchie societ segrete disseminate nella penisola dai francesi e sui modelli francesi ricalcate. Sia c o m e org a n i z z a z i o n e c h e c o m e i d e o l o g i a , il s e g n o p i visibile e r a
quello i m p r e s s o d a B u o n a r r o t i , u l t i m o o s t i n a t o r a m p o l l o
d e l vecchio g i a c o b i n i s m o r o b e s p i e r r i a n o . E a n c h e i l o r o
p r o t a g o n i s t i c o m e Zucchi e S e r c o g n a n i e r a n o u o m i n i formatisi nella Cisalpina e nel R e g n o Italico. Si trattava insomma ancora, p e r dirla con Cuoco, di u n a rivoluzione passiva, frutto di un t r a p i a n t o .
Ma fra le vittime della r e p r e s s i o n e , che o r a p r e n d e v a n o
la via dell'esilio p e r a n d a r e a infoltire i r a n g h i dei fuorusciti,
c'era un u o m o n u o v o che, a n c h e p e r ragioni di et, con quel
passato aveva poco a che fare: G i u s e p p e Mazzini.
E r a n a t o a G e n o v a n e l 1805, figlio di un m e d i c o c h e in
giovent aveva a v u t o i suoi slanci patriottici e f r e q u e n t a t o
gli ambienti massonici e carbonari, ma poi e r a r i e n t r a t o nell ' o r d i n e costituito b a d a n d o s o p r a t t u t t o a farcisi u n a solida
p o s i z i o n e . N o n e r a affatto u n u o m o s p r e g e v o l e : faceva l a
sua professione con m o l t a coscienza e, c o e r e n t e con le s u e
idee d e m o c r a t i c h e , c u r a v a gratis i poveri. Ma aveva un car a t t e r e a u t o r i t a r i o e c h i u s o , c h e r e s p i n g e v a il sensibile ragazzo, attratto molto di p i da sua m a d r e , Maria D r a g o , che
sapeva g u a n t a r e di soavit la sua severa m o r a l e a n c o r a t a su
u n a ferma fede religiosa di s t a m p o giansenista. E giansenisti f u r o n o a n c h e i p r e c e t t o r i cui essa affid il piccolo Pippo, c o m e lo c h i a m a v a n o i genitori e le tre sorelle. Il ragazzo stup i suoi maestri n o n solo p e r la s o r p r e n d e n t e tenacissima m e m o r i a , talento s t r a o r d i n a r i o e genio senza limiti
d i a p p r e n d e r e , c o m e scrisse u n o d i loro, m a a n c h e p e r l a
sua p r e c o c e seriet. Preferiva la c o m p a g n i a d e i g r a n d i a
quella dei coetanei, e le sue u n i c h e evasioni e r a n o la musica
e l e l u n g h e p a s s e g g i a t e solitarie n e i boschi. N o n e r a u n
m a m m a i o n e a n c h e p e r c h sua m a d r e n o n gliel'avrebbe
c o n s e n t i t o . Ma i suoi r a p p o r t i c o n lei e r a n o cos stretti e
p r o f o n d i c h e d o v e v a n o i n f l u e n z a r e t u t t a la sua vita senti460

mentale. C o n t r a r i a m e n t e a ci che dicono certi suoi sciocchi


apologeti, Mazzini n o n fu, in fatto di d o n n e , un asceta. Esse
c o n t a r o n o molto nella sua vita. Ma furono tutte o quasi tutte d o n n e m a t u r e , di cui egli sapeva sollecitare i s e n t i m e n t i
materni.
Il suo p r i m o a m o r e fu forse un'amica di sua m a d r e , mad r e a sua volta dei suoi tre amici J a c o p o , Giovanni e Agostino Ruffini. Si t r a t t n a t u r a l m e n t e di un s e n t i m e n t o nascosto. Mazzini fece di lei, d o n n a anch'essa di g r a n carattere, la
sua confidente e g u i d a spirituale, e dei tre figli i suoi p r i m i
discepoli. Ma da loro n o n ricav che a m a r e z z e . J a c o p o , di
g r a n l u n g a il m i g l i o r e e p i d o t a t o , fu p i t a r d i a r r e s t a t o
c o m e suo seguace, si suicid in carcere, e p e r Mazzini fu un
r i m o r s o di cui n o n si sarebbe mai pi liberato. Gli altri d u e
lo bersagliarono di meschini attacchi e maldicenze.
E molto probabile che le p r i m e professioni di fede politica egli le abbia sentite in bocca a suo p a d r e nel '15, q u a n d o
i trattati di V i e n n a sancirono l'annessione di Genova al Piem o n t e . Attaccatissima alle sue vecchie istituzioni e tradizioni
repubblicane, la citt ne fu indignata e c e r t a m e n t e lo fu anche il d o t t o r Mazzini. Pi t a r d i P i p p o trov nel suo studio,
nascosti fra i m a n u a l i di m e d i c i n a , a l c u n i vecchi g i o r n a l i
francesi d e l t e m p o della rivoluzione, e li lesse con avidit,
p u r senza capirci molto. Altre suggestioni dovettero venirgli
dalla scuola. Per d i s t r a r r e i giovani dai p r o b l e m i attuali, gli
si dava da s t u d i a r e la storia della Grecia e di R o m a , c h ' e r a
tutta un i n n o a Catone, ai Bruti, alla libert e al tirannicidio,
nella c o n v i n z i o n e che l'antichit di questi ideali bastasse a
r e n d e r l i innocui e materia di p u r a declamazione.
A quei t e m p i all'Universit si arrivava molto presto. Mazzini vi s'iscrisse a quattordici a n n i , in medicina c o m e voleva
suo p a d r e . I suoi a p o l o g e t i s m e n t i s c o n o c h e se ne ritrasse
perch, al p r i m o esperimento di necroscopia, svenne. Lo
raccont sua m a d r e a Jessie White Mario, e n o n riusciamo a
v e d e r e che male ci sarebbe. C h e Mazzini abbia s e m p r e avuto o r r o r e del s a n g u e , p r o v a t o : l'uccisione di un t o r d o ba461

sto a svogliarlo p e r s e m p r e dalla caccia. Ma p r o p r i o q u e sto che r e n d e ancora p i ammirevole il suo i m m e n s o coraggio morale. A s g o m e n t a r l o e r a il s a n g u e altrui, n o n il suo, e
si affrett a d i m o s t r a r l o : a quindici a n n i aveva gi fatto conoscenza delle bastonate, delle m a n e t t e e della p r i g i o n e . Il
pretesto era stato del tutto occasionale ed epidermico. Mazzini, che o r a si era iscritto a legge, recalcitrava ai bigotti regolamenti universitari che i m p o n e v a n o agli s t u d e n t i di and a r e a messa e di confessarsi, e gli p r o i b i v a n o i baffi c o m e
indizio di t e n d e n z e rivoluzionarie. Costretto a f r e q u e n t a r e
a n c h e lui la chiesa, un g i o r n o il p r e t e invit lui e i suoi comp a g n i a lasciare i posti di p r i m a fila ai cadetti d e l Collegio
Reale. Mazzini, che al posto n o n ci teneva, si ribell p e r al
sopruso, e con tale furore che si fece arrestare.
Per q u a n t o m o d e s t o , l ' e p i s o d i o b a s t a conferirgli u n
c e r t o p r e s t i g i o sui condiscepoli, e d egli n e a p p r o f i t t p e r
raccoglierne i n t o r n o a s alcuni, che c o m e lui n o n sapevano a n c o r a cosa volevano, ma gi sapevano di volere qualcosa. N o n divent un alfiere della contestazione: fin d'allora
aveva in u g g i a gli a t t e g g i a m e n t i d e m a g o g i c i e le chiassate
g o l i a r d i c h e . Gli amici se li sceglieva c o n c u r a , e c o n essi
c o n d u c e v a vita a p p a r t a t a , fatta d'interminabili passeggiate
e discussioni. Discutevano di tutto, ma specialmente di lett e r a t u r a , che fu la vera vocazione giovanile di Mazzini. Le
sue l e t t u r e e r a n o p i u t t o s t o d i s o r d i n a t e . C o n o s c e v a b e n e
Tacito e D a n t e . Si e r a i n n a m o r a t o di G o e t h e - diceva c h e
avrebbe d a t o la vita p e r passare un g i o r n o con lui -, ma poi
gli aveva p r e f e r i t o S h a k e s p e a r e , e infine Alfieri e B y r o n .
Ma a folgorarlo fu il Foscolo. Rimase t a l m e n t e colpito dal
Jacopo Ortis che da allora n o n si vesti p i che di n e r o e sua
m a d r e t e m e t t e c h e volesse i m i t a r n e il gesto s u i c i d a n d o s i .
Q u e l l ' e r o e n o t t u r n o fu la sua g r a n d e passione giovanile, e
qualcosa gliene rimase p e r s e m p r e addosso. Mazzini fu un
J a c o p o della politica, inconsciamente - o subconsciamente vocato alla p a r t e dello sconfitto p e r c h era quella che m e glio gli si attagliava. Egli avrebbe p o t u t o far sua l'orgoglio462

sa divisa spagnola: La disfatta il blasone dell'anima b e n nata .


Il t r a u m a r i v e l a t o r e d e l suo d e s t i n o gli capit nel ' 2 1 ,
q u a n d o a G e n o v a a r r i v a r o n o in cerca di s c a m p o i Federati
p i e m o n t e s i r e d u c i dal loro tentativo di rivolta. Per metterli
in g r a d o d'imbarcarsi, e r a stata indetta p e r strada u n a questua fra i passanti, e anche Mazzini dette il suo obolo, mosso
forse soltanto dalla piet. Ma poi cominci a r i m u g i n a r e sulla loro sorte: Quel g i o r n o fu il p r i m o in cui mi si affacciasse
confusamente, n o n d i r un p e n s i e r o di Patria e di Libert,
ma un p e n s i e r o che si poteva, e q u i n d i si doveva, lottare p e r
la libert della Patria. La novit n o n e r a c o n c e t t u a l e , ma
m o r a l e , e stava tutta in quel quindi si doveva. Esso riassume il
c r e d o di un u o m o p e r il quale la vita si annunziava, religios a m e n t e , c o m e u n d o v e r e d a c o m p i e r e . Mazzini aveva cred u t o , fin allora, di essere un ateo, e l'unico grosso dispiacere che aveva dato alla m a d r e era stato il rifiuto di confessarsi. In realt si era soltanto ribellato alla Chiesa, con cui n o n
si riconcilier mai. Ma gi si r e n d e v a conto che nessun ideale politico realizzabile e d e g n o di essere realizzato se n o n
viene concepito e praticato c o m e un sacerdozio. Fu questo a
far di lui un e t e r n o straniero in un Paese c o m e il nostro, dove la politica viene concepita e praticata c o m e u n a combinazione di contingenti o p p o r t u n i t .
La l e t t e r a t u r a seguit a o c c u p a r l o a n c h e p e r c h e r a l'unico c a m p o in cui si potessero e s p r i m e r e delle opinioni. Finiti senza entusiasmo gli studi e p r e s a la laurea, si e r a messo
a esercitare la professione nello s t u d i o di un avvocato, ma
l'attivit che pi lo i m p e g n a v a e r a quella di giornalista. C'era a Genova un giornale, YIndicatore genovese, che la c e n s u r a
tollerava p e r c h e r a quasi e s c l u s i v a m e n t e u n b o l l e t t i n o
c o m m e r c i a l e . Mazzini lo p e r s u a s e a pubblicare a n c h e delle
r e c e n s i o n i di libri, e ci gli d e t t e il d e s t r o di s e g n a l a r e al
pubblico quelli che meglio servivano alla formazione di u n a
coscienza civile. Era gi a n c h e quella u n a scelta: p e r Mazzini n o n c'era n ci poteva essere altra letteratura che quella,
463

c o m e oggi si chiama, impegnata e, a n c h e se n o n lo disse,


l o fece a b b o n d a n t e m e n t e c a p i r e t r i b u t a n d o p e r e s e m p i o
g r a n d i elogi, che p r o b a b i l m e n t e n o n sentiva, alla Battaglia
di Benevento del Guerrazzi: un romanzacelo, ma ricco di accenti patriottici.
La c e n s u r a lasci fare p e r un p o ' , poi soppresse addiritt u r a il giornale. Ma gli articoli di Mazzini, che si firmava con
la sola iniziale d e l c o g n o m e , a v e v a n o a t t i r a t o l ' a t t e n z i o n e
d e l l ' o n n i v e g g e n t e Vieusseux, c h e scrisse al L a m b r u s c h i n i
d ' i n d a g a r e chi fosse quell'M. che, sotto u n a p e n n a r u g g i n o sa e un p o ' enfatica, faceva tuttavia t r a p e l a r e delle idee. E
L a m b r u s c h i n i rispose: Il mio c o r r i s p o n d e n t e c r e d e di p o t e r m i assicurare c h e M. sia un c e r t o avvocato Mazzini che
p a r e abbia u n a cattedra all'Universit, giacch lo c h i a m a uomo di grandissimo talento e dei pi liberali dell'universit. N o n so
p e r conciliare q u e s t a qualit c o n quella c h e p u r gli d d i
avvocato di recente laureato. C o m u n q u e sia, egli figlio d e l
prof. Mazzini, medico in Genova. A g g i u n g e che questo suo
figlio, b e n c h giovane, ha grandissima riputazione. Il n o m e
del Mazzini giovane G i u s e p p e che a Genova, c o m e sapete,
c h i a m a n o Pippo.
Su invito di Vieusseux, Mazzini m a n d all'Antologia alcuni articoli sul d r a m m a storico e altri p r o b l e m i letterari, che
a t t i r a r o n o su di lui l'attenzione dei circoli n o n soltanto fior e n t i n i , ma nazionali. Altri ne pubblic sull'Indicatore livornese, che il Guerrazzi aveva fondato nella sua citt. Ma q u e sto n o n gli bastava, un p o ' p e r t u t t e le r i n u n z i e e reticenze
che la c e n s u r a i m p o n e v a , un p o ' p e r c h sentiva l'inutilit di
q u e l p a r l a r s i fra iniziati. O d i a v a le a c c a d e m i e e bollava
con parole di fuoco il narcisismo e l'evasivit di u n a letterat u r a intesa u n i c a m e n t e a f o r m a r e lo scrittorello v a n a g l o rioso, il sofista, il p e d a n t e , e n o n l'uomo, n o n l'utile cittadino. Perci si p r o p o n e v a di dedicarsi a u n a storia p o p o l a r e
d'Italia che, rivolgendosi a un pubblico p i vasto, ne risvegliasse la coscienza e gl'interessi. Totalmente p r e s o da questi
i m p e g n i e progetti di apostolato, conduceva un'esistenza di
464

cenobita. Unici lussi, il caff e il sigaro, d u e vizi di cui rimase p o i s e m p r e schiavo. U n i c h e distrazioni, le p a s s e g g i a t e
preferibilmente n o t t u r n e coi pochi amici che gi in lui ricon o s c e v a n o un c a p o , e la c h i t a r r a c o n cui si a c c o m p a g n a v a
canticchiando p e r c h aveva molto orecchio e a n c h e u n a discreta voce di b a r i t o n o l e g g e r o . Sua m a d r e lo covava. Suo
p a d r e aspettava che gli passasse, c o m ' e r a passata a lui. La
polizia lo sorvegliava.
Nel '27 u n o dei suoi amici, T o r r e , gli confid d'essere agg r e g a t o alla C a r b o n e r i a e gli p r o p o s e d'iniziarvelo. Io
- scrisse p i tardi Mazzini - n o n a m m i r a v a g r a n fatto il simbolismo complesso, i misteri gerarchici e la fede politica, o
piuttosto la m a n c a n z a di fede politica, della C a r b o n e r i a . Ma
e r o allora i m p o t e n t e a t e n t a r e cosa alcuna di mio, e mi s'affacciava u n a c o n g r e g a di u o m i n i i quali, inferiori probabilm e n t e al concetto, facevano ad ogni m o d o u n a cosa sola del
p e n s i e r o e d e l l ' a z i o n e , e sfidavano s c o m u n i c h e e p e n e di
m o r t e ; persistevano, distrutta u n a tela, a rifarne un'altra: e
bastava p e r c h io mi sentissi debito di d a r loro il mio n o m e
e l'opera mia.
Gli fissarono, c o m e al solito, un a p p u n t a m e n t o di n o t t e
i n u n a s t r a d u z z a fuori m a n o , d o v e v e n n e a p r e l e v a r l o u n
c e r t o R a i m o n d o Doria, di f i s i o n o m i a n o n piacente c h e ,
d o p o averlo i n t e r r o g a t o , lo sottopose ai soliti riti. I n g i n o c chiato, il nefita p r o n u n c i con la m a n o sul p u g n a l e , ma anche con un certo fastidio, la formula del g i u r a m e n t o , ascolt
i soliti truculenti racconti delle terribili v e n d e t t e abbattutesi
sui traditori, e se ne t o r n a casa c a r b o n a r o , ma completam e n t e a l l ' o s c u r o d i ci c h e q u e s t o significasse c o m e p r o g r a m m a politico, e cio se si doveva lottare p e r un'Italia m o narchica o r e p u b b l i c a n a , u n i t a r i a o federalistica. Ne chiese
a T o r r e , il quale gli rispose che si contentasse di ubbidire in
silenzio e ringraziasse Dio di aver evitato le t r e m e n d e p r o ve c h e di solito il rito r i c h i e d e v a . C h e a v r e b b e fatto - gli
chiese - se p e r esempio gli avessero intimato di spararsi alla
t e m p i a u n a pistola caricata davanti ai suoi occhi? Mazzini ri465

spose asciutto che si sarebbe rifiutato p e r c h delle d u e l'uria: o la pistola era caricata solo a polvere, e in tal caso si sar e b b e t r a t t a t o di u n ' i n d e g n a farsa; o e r a caricata a palla, e
in tal caso era a s s u r d o che un u o m o , chiamato a combattere p e r la Patria, cominciasse dallo sparpagliarsi q u e l p o ' di
cervello che Dio gli aveva dato. Era la reazione di un u o m o
t r o p p o libero e t r o p p o serio p e r accettare la s t r u t t u r a m a fiosa e gli aspetti ciarlataneschi di quella organizzazione c h e
si rifiutava di rivelare i suoi scopi e p r e t e n d e v a t r a t t a r e gli
accoliti c o m e semplici killers.
Per il m o m e n t o tuttavia rimase nei r a n g h i , e anzi vi fece
c a r r i e r a fino al g r a d o di G r a n M a e s t r o c h e gli p e r m e t t e v a
di affiliare a sua volta altri adepti. Si p r o p o n e v a di f o r m a r e
con loro u n a base capace d'infondere un p o ' di giovane
vita in quel c o r p o invecchiato, cio in p a r o l e p o v e r e d'imp a d r o n i r s e n e e r i f o r m a r l a a m o d o suo. Ma capiva benissimo che l'Italia n o n poteva nascere dai complotti e dagli attentati di u n a societ segreta. Ci che occorreva e r a illumin a r e la pubblica o p i n i o n e , o p e r meglio dire c r e a r n e u n a , e
p e r questo ci volevano b e n altri s t r u m e n t i .
Un giorno la Vendita lo incaric di u n a missione a Livorno p e r farvi altri proseliti. Mazzini l'accett, soprattutto p e r
la prospettiva d ' i n c o n t r a r e Guerrazzi con cui s'era scambiat e m o l t e lettere, m a che d i p e r s o n a a n c o r a n o n conosceva.
G u e r r a z z i n o n c'era. Poco p r i m a , c o m m e m o r a n d o i n u n
pubblico discorso un ufficiale livornese c a d u t o sotto le b a n diere napoleoniche, si e r a lasciato trascinare dalla foga oratoria a d i c h i a r a z i o n i c h e a v e v a n o costretto p e r f i n o il m i t e
G r a n d u c a a comminargli il confino a M o n t e p u l c i a n o . Mazzini ve lo r a g g i u n s e in c o m p a g n i a del c o m u n e amico Bini.
Ma, d o p o aver un poco p a r l a t o con lui, o meglio d o p o aver
ascoltato la l e t t u r a ch'egli inflisse ai visitatori delle p r i m e
p a g i n e del suo n u o v o libro, Eassedio di Firenze, le simpatie gli
s'intiepidirono. Il s a n g u e gli saliva alla testa m e n t r e leggeva ed ei bagnava la fronte p e r ridursi in calma. Sentiva altam e n t e di s, e quella persecuzioncella, c h e a v r e b b e d o v u t o
466

farlo s o r r i d e r e , gli rigonfiava l'anima d'ira... N o n aveva fede... Stimava p o c o ; a m a v a poco. Ritratto impietoso, ma a
bersaglio. Fu cos deluso di lui che partii senza parlargli a
viso a p e r t o del m o t i v o p r i n c i p a l e della m i a gita. Mazzini
n o n si rassegnava, n o n si r a s s e g n e r mai alla retorica e alla
teatralit degl'italiani. E questo fu un altro dei motivi che lo
resero s e m p r e straniero in patria.
Ma a Genova lo a t t e n d e v a u n a b r u t t a sorpresa. Q u e l tale
D o r i a c h e lo aveva iniziato e r a un m a r c h e s e s p i a n t a t o che
viveva di espedienti, ma che ora, t r o v a n d o s i a corto a n c h e
di questi, si e r a v e n d u t o alla polizia d e n u n z i a n d o l e tutti i
capi c a r b o n a r i . La polizia volle p r o c u r a r s e n e le p r o v e e
m a n d a Mazzini d u e suoi s g h e r r i c h e si finsero a s p i r a n t i
all'affiliazione. Mazzini ci casc, e n o n doveva essere l'ultima volta: p e r tutta la vita e r a destinato a r i p o r r e la sua fiducia e a lasciarsi s o r p r e n d e r e dalle spie che gli m e t t e v a n o alle
calcagna. Questo g r a n d e cospiratore rimase s e m p r e un
g r a n d e i n g e n u o : c o m e tutti gli u o m i n i onesti, c r e d e v a c h e
a n c h e gli altri lo fossero.
Inizi i d u e provocatori, e p o c h e sere d o p o , r i e n t r a n d o a
casa, ci t r o v i g e n d a r m i . Colui c h ' e r a s v e n u t o di fronte a
u n a necroscopia d i e d e p r o v a d i u n s a n g u e freddo esemplar e . Sotto gii occhi degli sbirri, riusc a far sparire gli oggetti
e le c a r t e p i c o m p r o m e t t e n t i , affront la p r i g i o n e senza
batter ciglio; e q u a n d o si trov di fronte al Commissario inq u i r e n t e , n e g t u t t o . Rimase a l c u n i g i o r n i nella p r i g i o n e
della caserma, e le u n i c h e cose di cui soffr furono il freddo
e la m a n c a n z a di sigari. Poi, u n a n o t t e , lo s v e g l i a r o n o p e r
un trasferimento. Suo p a d r e , che lo aveva saputo, era fuori
del carcere p e r salutarlo insieme ad Agostino, il m i n o r e dei
tre fratelli Ruffni. Forse in quel m o m e n t o il p o v e r o Dottore
cap che quel suo figlio n o n sarebbe mai rinsavito. Ma n o n
pot parlargli e dovette contentarsi di un cenno di addio
con la m a n o .
Nella diligenza in cui lo caricarono, c'era un altro Cugin o , e fra i pi in vista, Passano: tutta la Vendita doveva esser
467

caduta nella rete. E il prigioniero cap a n c h e come, q u a n d o


r i c o n o b b e fra i soldati di scorta u n o dei d u e nefiti ch'egli
aveva iniziato. Ce n ' e r a abbastanza p e r s g o m e n t a r e a n c h e il
cospiratore pi e s p e r t o e rotto a queste disavventure. Mazzini si m a n t e n n e impassibile e, r i n c h i u s o in u n a cella della
fortezza di Savona, ci trov i suoi lati belli: la vista, oltre l'inferriata, del cielo, del m a r e e delle Alpi, le pi sublimi cose
che la n a t u r a ci mostri, e la c o m p a g n i a di un l u c h e r i n o , che
o g n i g i o r n o veniva a b e c c h e t t a r e le briciole della sua pagnotta.
Era il d i c e m b r e del 1830. Per il prigioniero fu u n a grossa
v e n t u r a c h e il suo caso fosse s c o p p i a t o p r i m a d e i m o t i di
M o d e n a , di P a r m a e degli Stati pontifici e dell'ondata di r e pressioni che questi stavano p e r scatenare. Si adeguava,
senza farne un d r a m m a , a quella p a u s a di galera. Negli ultimi t e m p i , t u t t o p r e s o dalla sua attivit di c o s p i r a t o r e e di
giornalista, n o n aveva pi avuto il t e m p o di riflettere e m e d i t a r e . Ed e r a il m o m e n t o di farlo. N o , la C a r b o n e r i a n o n
e r a n e a n c h e u n c o r p o invecchiato. Era u n cadavere. D a seppellire con tutti gli onori, ma da seppellire. Per u n a rivoluzione nazionale, p e r u n a Repubblica democratica, ci voleva
b e n altro che i complotti e gli attentati di g r u p p i terroristici
guidati dall'alto, c o m e robots, da u o m i n i di volto ignoto d'ig n o t e intenzioni, d'ignota etichetta ideologica. Ci voleva un
m o t o corale dal basso, u n a volont collettiva e cosciente.
Nasceva nella sua m e n t e l'idea della Giovane Italia.
Carlo Felice volle che il caso fosse vagliato col massimo scrupolo e con tutte le garanzie di legge. E perci, invece che al
giudice o r d i n a r i o , prefer affidarlo a d u e dei p i rispettati
senatori del R e g n o , Borio e C r o m o , che infatti si m o s t r a r o no all'altezza della loro fama. Gli arrestati e r a n o sette. E sebb e n e t u t t i avessero n e g a t o , l e p r o v e c o n t r o d i l o r o e r a n o
schiaccianti. Ma i d u e magistrati, s a p e n d o da che fonte ven i v a n o , n o n ne t e n n e r o c o n t o , e assolsero. Il m i n i s t r o d e gl'interni trov tuttavia eccessiva questa i n d u l g e n z a p l e n a 468

ria, e decise che Passano, essendo crso, fosse restituito alla


sua isola, e c h e Mazzini si scegliesse u n ' a l t r a residenza, nel
R e g n o o fuori, a esclusione di Genova e della Riviera.
Mazzini n o n esit. Per p o r r e m a n o al suo p r o g r a m m a di
azione politica, aveva b i s o g n o di libert, e in n e s s u n a citt
del R e g n o ne a v r e b b e avuta. Prese c o r a g g i o s a m e n t e la via
dell'esilio, e il 10 febbraio (del '31) attravers il Moncenisio.
Per s t r a d a lo r a g g i u n s e r o le notizie della sollevazione n e i
Ducati e negli Stati pontifici e incontr altri esuli che gli p a r larono dei preparativi in atto a Lione p e r u n a spedizione in
Savoia. Vi accorse s u b i t o e vi r i t r o v molti di c o l o r o c h e
aveva v e d u t o dieci a n n i a d d i e t r o e r r a r e , con l'ira della delusione sul volto, p e r le vie di Genova. S'imbranc con loro,
partecip attivamente all'organizzazione dell'impresa che si
svolgeva in un entusiasmo p a r i soltanto alla confusione. Poi,
a l l ' i m p r o v v i s o , v e n n e la doccia f r e d d a : l ' i n t i m a z i o n e agli
esuli di sciogliere il comitato e di r i e n t r a r e ai loro domicili.
Il loro furore e r a al colmo. I m p r e c a v a n o - dice Mazzini al t r a d i m e n t o e ai t r a d i t o r i : v e n d e t t a sterile di q u a n t i , in
u n ' i m p r e s a di Patria, fidano in altro che nelle p r o p r i e forze. E r a la c o n f e r m a di u n a convinzione gi m a t u r a t a nella
sua m e n t e : che l'Italia p o t e v a n o e dovevano farla gl'italiani,
e d a s.
T u t t a v i a n o n volle p e r i l m o m e n t o dissolidarizzare d a i
suoi c o m p a g n i e ne segu un g r u p p o c h e si p r o p o n e v a di
sbarcare dalla Corsica in Italia p e r d a r e m a n forte agl'insorti delle Legazioni. Attraverso i loro emissari chiesero un p o '
di soldi al g o v e r n o di Bologna p e r noleggiare u n a nave. Ma
il p r e s i d e n t e Vicini, s e m p r e p e r n o n provocare l'Austria,
rifiut. E a n c h e questa fu p e r Mazzini u n a lezione. N o , n o n
era con u o m i n i di quella pasta che si poteva fare l'Italia. Bisognava ricominciare tutto daccapo: dalle coscienze.
Il v e r o R i s o r g i m e n t o inizia di q u i : d a l l ' a p p e l l o alle coscienze. T u t t o ci che lo aveva p r e c e d u t o n o n e r a stato, come aveva d e t t o Cuoco, che u n a cattiva imitazione d'ideologie altrui.
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CRONOLOGIA

1790 - Pietro Leopoldo di Toscana diventa Imperatore d'Austria.


1792 - I francesi invadono la Savoia.
1794 - 22 settembre. A Dego i piemontesi sono battuti dai francesi.
1796 - Marzo. Prima campagna di Napoleone in Italia.
1796 - 28 aprile. Armistizio di Cherasco.
1796 - Maggio. Vittorio Amedeo III cede alla Francia la Savoia e
il Nizzardo.
1796 - 16 maggio. Napoleone entra in Milano.
1796 - 16 ottobre. Nasce la Repubblica Cispadana.
1797 - 7 gennaio. Il congresso Cispadano, a Reggio, adotta il tricolore bianco, rosso, verde.
1797 - 19 febbraio. A Tolentino Napoleone stipula la pace con il
papa.
1797 - 15 maggio. Abdicazione del doge Manin a Venezia.
1797 - 17 ottobre. Pace di Campoformio.
1798 - 15 febbraio. Proclamazione della Repubblica Romana.
1798 - 20 febbraio. Pio VI viene tradotto a Siena.
1798 - 19 maggio. Spedizione di Bonaparte per l'Egitto.
1798 - 1-2 agosto. Nelson distrugge la flotta francese ad Abukir.
1799 - 24 gennaio. I francesi occupano Napoli.
1799 - 27 marzo. Il granduca di Toscana abbandona Firenze ai
francesi.
475

1799 - 15 giugno. Il cardinale Ruffo occupa Napoli.


1799 - 29 agosto. Morte-di Pio VI.
1800 - Maggio. Seconda campagna d'Italia del Bonaparte.
1800 - 5 giugno. Napoleone ristabilisce la Repubblica Cisalpina.
1800 - 14 giugno. Battaglia di Marengo.
1800 - 16 giugno. Armistizio tra francesi e austriaci.
1801 - 19 febbraio. Trattato di Lunville.
1801 - 15 luglio. Concordato tra Bonaparte e il papa.
1802 - 27 marzo. Trattato di Amiens fra Inghilterra e Francia.
1802 - 14 giugno. Carlo Emanuele IV abdica in favore di Vittorio
Emanuele I.
1804 - 18 maggio. Bonaparte assume il titolo di imperatore con il
nome di Napoleone I.
1805 - 26 maggio. Napoleone I assume la corona del Regno d'Italia. Eugenio di Beauharnais nominato vicer.
1805 - 4 giugno. La Repubblica di Genova annessa all'Impero
francese.
1805 - 15-18 ottobre. Sconftta degli austriaci a Ulma.
1805 - 21 ottobre. La flotta franco-spagnola distrutta a Trafalgar.
1805 - 14 novembre. Napoleone entra in Vienna.
1805 - 2 dicembre. Austerlitz: Napoleone sconfigge gli
austro-russi.
1806 - 15 febbraio. Giuseppe Bonaparte Re di Napoli.
1806 - 14 ottobre. Sconfitta dei prussiani a Jena.
1807 - Luglio. Trattati di Tilsit.
1808 - 2 febbraio. Le truppe francesi occupano Roma.
1805 - 5 maggio. Gioacchino Murat il nuovo Re di Napoli.

476

1808 - 24 maggio. La Toscana e l'ex Granducato di Parma e Piacenza sono annessi alla Francia.
1 8 0 9 - 17 maggio. Lo Stato della Chiesa annesso all'Impero
francese.
1809 - Luglio. Il papa arrestato e relegato a Savona.
1812 - 12 maggio. Il papa trasferito da Savona a Parigi.
1812 - 24 giugno. Inizio della campagna di Russia.
1812 - Ottobre. L'Armata francese sconfitta passa la Beresina.
1813 - 12 agosto. L'Austria dichiara guerra alla Francia.
1813 - 16-19 ottobre. Napoleone sconfitto a Lipsia.
1814 - Maggio. Trattato di Parigi: l'Austria rioccupa la Lombardia e il Veneto.
1814 - Settembre. Congresso di Vienna.
1815 - 26 febbraio. Napoleone fugge dall'isola d'Elba.
1815 - 2 maggio. Murat battuto dagli austriaci a Tolentino.
1815 - 18 giugno. Waterloo.
1815 - 13 ottobre. Fucilazione di Gioacchino Murat a Pizzo di Calabria.
1818 - Esce a Milano // Conciliatore.
1820 - 2 luglio. Nel Napoletano scoppiano i primi moti carbonari.
1820 - 15 luglio. Rivoluzione a Palermo.
1820-21 - La polizia austriaca arresta Pellico, Maroncelli ed altri.
1821 - Gennaio. Congresso di Lubiana: deciso l'intervento austriaco nel Napoletano.
1821 - 12 marzo. Moti carbonari in Piemonte. Vittorio Emanuele I
abdica a favore di Carlo Felice.
1821 - 13 marzo. Carlo Alberto concede la Costituzione.
1821 - Dicembre. Federico Confalonieri ed altri patrioti sono arrestati dalla polizia austriaca.
477

1822 - Congresso di Verona: si decide lo sgombero delle truppe


austriache dal Piemonte.
1823 - A Pio VII succede Leone XII.
1825 - A Napoli Francesco I succede al padre Ferdinando.
1827 - Giuseppe Mazzini aderisce alla Carboneria.
1831 - Febbraio. Moti insurrezionali scoppiano a Modena, Parma
e Bologna.
1831 - 25 marzo. L'esercito rivoluzionario comandato dal generale Zucchi sconfitto dagli austriaci presso Rimini.
1831 - 26 maggio. Ciro Menotti e Vincenzo Borelli vengono giustiziati a Modena.
1831 - Ottobre. Nasce a Marsiglia la Giovane Italia di Mazzini.

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