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dell'opera:
STORIA D'ITALIA
Voi. I
476-1250
STORIA D'ITALIA
Voi. II
1250-1600
STORIA D'ITALIA
Voi. I l i
1600-1789
STORIA D'ITALIA
Voi. IV
1789-1831
STORIA D'ITALIA
Voi. V
1831-1861
STORIA D'ITALIA
Voi. VI
1861-1919
STORIA D'ITALIA
Voi. VII
1919-1936
STORIA D'ITALIA
Voi. V i l i
1936-1943
STORIA D'ITALIA
Voi. IX
1943-1948
STORIA D'ITALIA
Voi. X
1948-1965
STORIA D'ITALIA
Voi. XI
1965-1993
STORIA D'ITALIA
Voi. XII
1993-1997
INDRO
MONTANELLI
STORIA
D'ITALIA
178911831
INDRO MONTANELLI
STORIA D'ITALIA
Voi. IV
EDIZIONE PER OGGI
pubblicata su licenza di R C S Libri S.p.A., Milano
2 0 0 6 RCS Libri S.p.A., Milano
I n d r o Montanelli
Eltalia giacobina e carbonara
1969 Rizzoli E d i t o r e , Milano
1998 RCS Libri S.p.A., Milano
Progetto grafico
St u d i o Wise
Coordinamento redazionale: Elvira M o d u g n o
Fotocomposizione: C o r a p o s 90 S.r.L, Milano
a Rivoluzione francese prima, la grande avventura napoleonica poi avevano sconvolto e distrutto l'ordine che faceva sopravvivere quegli Stati, staterelli, regni e ducati in cui era
frammentata la penisola. LItalia, come scrisse Stendhal, aveva
riassaporato, almeno per quanto riguarda i suoi uomini pi illuminati, quel gusto per la libert che avrebbe segnato la nascita di quel
Risorgimento che, tra mille incertezze e tentennamenti, avrebbe portato alla nascita dell'Italia unita, ultima a raggiungere questo traguardo tra gli Stati europei. In questi anni si assiste, infatti, al sorgere confuso e contraddittorio degli ideali risorgimentali. Confuso e
contraddittorio perch ancora oggi difficile individuare con precisione chi volle in realt questa unit: Casa Savoia ?, i generosi idealisti mazziniani?, le potenze straniere?, la volont corale di un popolo ? E proprio questo l'argomento principale che viene affrontato
in questo libro. La libert fu perseguita con il sostegno della volont popolare o le masse rimasero indifferenti o perfino avverse
(come nella tragedia della Rivoluzione napoletana del 1799) agli
ideali di giustizia e libert importati d'Oltralpe?
Lltalia napoleonica e repubblicana, quella borbonica del Regno
delle Due Sicilie, dello Stato pontificio, del Piemonte sabaudo, dei
ducati e granducati e quella dei giacobini e dei carbonari rivivono
in modo superbo in questa smagliante ricostruzione che va alla radice degli eterni vizi italiani: l'incostanza nelle scelte, degli alleati, il
timore di agire e di scendere in campo, le speranze e i sogni scambiati per realt, la pavidit degli intellettuali, il cinismo e l'indifferenza di ampi strati delle diverse classi sociali, chiuse in un miope
egoismo teso a difendere i propri interessi particolari.
INDRO MONTANELLI (Fucecchio 1909 - Milano 2001) stato il pi
g r a n d e giornalista italiano del Novecento. Laureato in legge e in
scienze politiche, inviato speciale del Corriere della Sera, fondatore del Giornale nuovo nel 1974 e della Voce nel 1994, tornato nel 1995 al Corriere come editorialista. Ha scritto migliaia
di articoli e oltre c i n q u a n t a libri. Tra i suoi ultimi successi, tutti
pubblicati da Rizzoli, ricordiamo: Le stanze (1998), Eltalia del Novecento (con Mario Cervi, 1998), La stecca nel coro (1999), Eltalia del
Millennio (con Mario Cervi, 2000), Le nuove stanze (2001).
Indro Montanelli
L'ITALIA GIACOBINA
E CARBONARA
(1789-1831)
AVVERTENZA
to quello che lo prepar l'unica cosa nobile e bella che l'Italia abbia
fatto negli ultimi quattrocento anni, e non mi sembra di dir poco.
Ma ho voluto pormi di fronte ad esso in una posizione spassionatamente critica, denunziandone anche i difetti e le inadempienze.
Qualcuno, per esempio, trover forse un po' impietose le mie riserve
sulla Carboneria e i suoi uomini, compresi quelli che subirono il
martirio della forca e dello Spielberg. Ma io penso che fra le tante
cose che oggi contro il Risorgimento congiurano e ne offuscano gli
splendidi valori, ci sia anche l'immagine statuaria che per un secolo ci si sforzati di dargli. Di ridimensionamenti ne sono gi stati
fatti molti, perfin troppi, ma di solito con intenzioni che solo per eufemismo si possono chiamare ambigue. Il mio quello di un uomo
che conserva integra la religione del Risorgimento e considera bastardi gl'italiani che non la condividono. Questo tuttavia non m'impedisce di vederne e di farne vedere i limiti. Ce ne furono, purtroppo. E proprio nel periodo d'incubazione che costituisce la materia di
questo libro, mi sono sforzato di cercarne i motivi.
Come il lettore vede, sono rimasto solo a proseguire questo ciclo
storico. Il mio amico e collaboratore Gervaso ha messo bottega per
conto suo, ed era logico: ormai ne ha la maturit e la capacit, come si appresta a dimostrare. Gli auguro il pi grande successo.
Un'ultima cosa. Mi hanno sempre rimproverato di non aver fornito in questi libri una bibliografia ragionata e argomentata delle
opere consultate. Io pensavo - e continuo a pensare - che il vasto
pubblico a cui mi rivolgo, non essendo di specialisti, non la esiga.
Comunque, stavolta gli ho dato molti pi ragguagli del solito, ma
sempre rifiutandomi di sommergerlo sotto un diluvio di monografie
specifiche, che del resto non sono state scritte per esso, e fra le quali
non verisimile ch'esso intenda ingolfarsi.
Ecco tutto. E ora la parola, come sempre, al lettore.
I.M.
Ottobre 1971
PARTE PRIMA
L'ITALIA N A P O L E O N I C A
CAPITOLO PRIMO
IL CONQUISTATORE
A r i p o r t a r l o a galla e r a n o stati un p o ' gli avvenimenti p o litici, un p o ' gl'intrighi d'alcova. D o p o la liquidazione di Rob e s p i e r r e , i c o n t r o r i v o l u z i o n a r i a v e v a n o rialzato la cresta.
Anche a Parigi ci furono dei moti, e p e r schiacciarli n e s s u n o
aveva le carte pi in regola di N a p o l e o n e che gi in questo
g e n e r e di o p e r a z i o n i aveva d a t o p r o v a d e i suoi talenti. Li
c o n f e r m a m m u c c h i a n d o sui selciati di Parigi t r e c e n t o cadaveri, e p e r di pi e n t r nelle grazie di u n o dei pi p o t e n ti m e m b r i del Direttorio, Barras, s p o s a n d o n e l'amante, Gius e p p i n a B e a u h a r n a i s , v e d o v a d ' u n altro G e n e r a l e , c h e d a
b u o n a moglie francese aveva l'abitudine di t r a d i r e i p r o p r i
mariti, ma a n c h e di aiutarli nella carriera. Q u a n t o essa abbia influito nella n o m i n a del B o n a p a r t e a c o m a n d a n t e del
c o r p o di s p e d i z i o n e d e s t i n a t o all'Italia, n o n si sa. Ma c h e
v'influ, s e m b r a accertato.
Era il m a r z o del 1796.
Q u e s t o c o r p o d i spedizione e r a c o m p o s t o d i 30.000 u o mini, c h e a veri e p r o p r i soldati somigliavano poco. E r a n o
a n c o r a di quelli che il g o v e r n o rivoluzionario, con le casse
vuote, aveva spedito sulle frontiere p e r p a r a r e l'aggressione
con l ' o r d i n e di a r r a n g i a r s i , cio di m a n t e n e r s i da soli sulle
risorse dei t e r r i t o r i o c c u p a t i . Versavano in tali c o n d i z i o n i
che gli storici francesi h a n n o d e d i c a t o a d d i r i t t u r a dei libri
alla descrizione delle loro dilapidate uniformi e dei loro m o di inselvatichiti. Vivevano di r a p i n e c o m e u n ' o r d a b a r b a r i ca, e Alfieri li chiam un pidocchiume.
B o n a p a r t e n o n si lasci s g o m e n t a r e dall'aspetto di questi
miserabili capelloni in stracci e ciocie, q u a n d o il 2 m a r z o
ne assunse a Nizza il c o m a n d o , sebbene a n c h e a lui il Direttorio avesse d e t t o di a r r a n g i a r s i sia p e r i r i f o r n i m e n t i c h e
p e r la cinquina. Sapeva che p e r questo poteva c o n t a r e sull'eccezionali q u a l i t organizzative d i u n s u o c o m p a e s a n o
crso, Saliceti, che lo aveva a c c o m p a g n a t o , anzi che lo aveva
p r e c e d u t o in qualit di Commissario. I Commissari e r a n o
agenti di fiducia che il g o v e r n o rivoluzionario metteva alle
calcagna dei capi militari c o n c o m p i t i vari d i p r o p a g a n d a
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t r o v e r e t e gloria e p r e d a , c h e s ' i n t o n a v a m o l t o m e g l i o ai
sentimenti di quegli u o m i n i . C o m u n q u e , fu in questo senso
ch'essi i n t e r p r e t a r o n o l'appello.
M a d i p r o c l a m i , N a p o l e o n e n e firm c o n t e m p o r a n e a m e n t e a n c h e un altro, in cui c'era p r o b a b i l m e n t e lo zampino di Saliceti, alle popolazioni piemontesi: Il G o v e r n o della Repubblica s a p r riconoscere in o g n i m o m e n t o i p o p o l i
che sono p r o n t i a scuotere, con u n o sforzo g e n e r o s o , il giogo della tirannia!...
La politica del B o n a p a r t e nel n o s t r o Paese n o n riuscir
pi a liberarsi da questa contraddizione, e p e r vent'anni gl'italiani n o n s a p r a n n o se N a p o l e o n e li scuote dai gioghi o li
tratta da p r e d a .
CAPITOLO SECONDO
LA PREDA
linguaggio che in Francia fa t u t t ' u n o fra lingua scritta e ling u a parlata. E cos i valori ideali della borghesia - la libert,
la giustizia, il p r o g r e s s o - e r a n o d i v e n t a t i p a t r i m o n i o del
p o p o l o , c h e p e r essi sal sulle b a r r i c a t e e li fece t r i o n f a r e .
C h e in s e g u i t o la b o r g h e s i a li abbia t r a d i t i o sacrificati ai
p r o p r i egoismi, un altro discorso, che r i g u a r d a il poi. Alla
vigilia e al m o m e n t o della rivoluzione, b o r g h e s i a e p o p o l o
furono insieme p e r c h gi da un pezzo lo e r a n o , grazie alla
cultura.
In Italia queste condizioni m a n c a v a n o totalmente. O l t r e
ad essere pochi, e t e r o g e n e i e poveri, i b o r g h e s i e r a n o soli.
U n colloquio c o n l e m a s s e n o n a v e v a n o m a i p o t u t o istaurarlo p e r c h ne m a n c a v a lo s t r u m e n t o f o n d a m e n t a l e : l'alfabeto. La Chiesa, c h e aveva il m o n o p o l i o dell'istruzione scolastica, n o n aveva sentito il bisogno di diffonderlo, da q u a n do il Concilio di T r e n t o aveva f o r m a l m e n t e r i b a d i t o c h e il
c r e d e n t e n o n aveva affatto il d o v e r e , anzi n o n aveva n e m m e n o il diritto di leggere e d ' i n t e r p r e t a r e le Sacre Scritture.
Di esse si era perfino proibita la t r a d u z i o n e in lingua italiana a p p u n t o p e r riservare al p r e t e il c o m p i t o di decifrarle. Il
Verbo doveva restare un'esclusiva di casta, e la cultura si era
a d e g u a t a al sistema. Essa e r a d i v e n t a t a un circolo chiuso e
asfittico di iniziati che si p a r l a v a n o solo tra loro nell'ambito delle Accademie finanziate dal p o t e n t e . A c h e scopo
scrivere libri se n o n ho p i a chi dedicarli? diceva Frugoni,
c a d u t o in disgrazia presso i suoi protettori. Infatti, a n c h e se
li avesse scritti, n o n avrebbe avuto di che pubblicarli p e r c h
alle spese di s t a m p a e r a d'uso che provvedesse il destinatario della dedica - di solito un Principe o un Cardinale -, n o n
essendoci un pubblico in g r a d o di acquistarli.
E r a q u e s t a m a n c a n z a d i u n a c u l t u r a m e d i a (che quella
a c c a d e m i c a a n c o r oggi s e g u i t a s t u p i d a m e n t e a s p r e g i a r e )
che isolava la borghesia, le impediva di allacciare il dialogo
c o n le classi p o p o l a r i e di suscitarvi u n ' e c o . Verri lo aveva
capito. Se n o n s'illumina p r i m a la plebe - aveva scritto nei
suoi Pensieri -, s'ella n o n costringe poi i nobili a piegarsi, u n a
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dei Sovrani. N o n aveva n e s s u n a u n i t organizzativa, seguiva riti diversi, e forse il suo successo e r a d o v u t o p i che alt r o agli oscuri simboli e alle complicate liturgie, che d a v a n o
agl'iniziati il brivido del mistero. Ma a p a r t i r e dall'89 le logge francesi si t r a s f o r m a r o n o in c e n t r a l i r i v o l u z i o n a r i e , il
c o n t a g i o su quelle italiane fu i m m e d i a t o , e a l t r e t t a n t o imm e d i a t a fu la reazione dei governi. Da tollerate e in qualche
caso a d d i r i t t u r a incoraggiate e p r o t e t t e , le logge si trovarono perseguitate. E ci pose i loro a d e r e n t i di fronte all'alternativa: o r i e n t r a r e n e l l ' o r d i n e a c c e t t a n d o quello costituito,
o saltare il fosso s p o s a n d o la causa rivoluzionaria. Scegliere
l a p r i m a s t r a d a significava c o n f e r m a r e l a p r o p r i a fiducia
nelle capacit evolutive e riformistiche del vecchio regime: e
questa e r a la posizione moderata. Scegliere la seconda significava s c e n d e r e col vecchio r e g i m e in u n a lotta a oltranza: e questa e r a la posizione democratica o giacobina.
I p i scelsero la p r i m a n o n solo p e r c h e r a la m e n o scom o d a e rischiosa, ma a n c h e la pi congeniale alla tradizione
cortigiana e conformista del p e n s i e r o italiano. Un alibi tuttavia lo avevano, di cui n o n si poteva contestare la fondatezza: che rivoluzione - essi dicevano r i e c h e g g i a n d o il Verri si p u fare senza le m a s s e , e d o v e s o n o in Italia le m a s s e
p r o n t e a raccogliere un messaggio rivoluzionario? Il seguito
degli avvenimenti avrebbe d i m o s t r a t o a n c h e t r o p p o la validit di questa obbiezione.
Coloro che scelsero la seconda strada, i giacobini, avev a n o della situazione u n ' i d e a m o l t o p i astratta, che stava
p e r avviarli alle p i cocenti delusioni. N o n m i s u r a v a n o la
p r o p r i a solitudine e r i p o n e v a n o nella Francia u n a fiducia
che sarebbe stata l a r g a m e n t e tradita. Ma u n a cosa avevano
capito, la cosa f o n d a m e n t a l e : che le s t r u t t u r e degli Stati tradizionali n o n e r a n o riformabili dal d i d e n t r o . B i s o g n a v a
spazzarli via, tutti, c o n u n ' a z i o n e violenta, dal basso: il c h e
c o m p o r t a v a u n a visione, c o m e o g g i s i d i r e b b e , globale,
cio nazionale, del p r o b l e m a italiano.
I d e b u t t i di questa n u o v a forza f u r o n o , c o m ' e r a logico,
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infelici. Il processo di chiarificazione ideologica si o p e r lent a m e n t e attraverso dibattiti spesso oziosi e confusi. E i p r i m i
assaggi di azione politica, p r i m a d e l l ' a r r i v o di N a p o l e o n e ,
r i v e l a r o n o l ' i m m a t u r i t e spesso a n c h e la fragilit m o r a l e
dei loro autori. Ci limitiamo agli episodi salienti.
Era fatale che il via venisse dal P i e m o n t e , lo Stato p i
vicino alla Francia e pi d i r e t t a m e n t e esposto alla minaccia
dei suoi eserciti. Q u i la scelta era p e r e n t o r i a e n o n si poteva
l i m i t a r e al p i a n o ideologico: o con la p a t r i a p i e m o n t e s e o
c o n la F r a n c i a r i v o l u z i o n a r i a , a n c h e se n e m i c a . Le l o g g e
m a s s o n i c h e di Alba, Asti, Vercelli, N o v a r a d i v e n t a r o n o i
centri di un v e r o e p r o p r i o c o m p l o t t o . I c o n g i u r a t i si p r o p o n e v a n o , q u a n d o l'esercito francese avesse p r e s o l'offensiva, d ' i m p a d r o n i r s i c o n un colpo di m a n o della cittadella di
Torino, sequestrare il Re e p r o c l a m a r e la Repubblica.
D u b i t i a m o m o l t o c h e ci s a r e b b e r o riusciti p e r c h , c o m e
poi si vide, i cospiratori n o n avevano nessun seguito nel p o polo e tanto m e n o nelle t r u p p e . C o m u n q u e , la polizia n o n
gli d e t t e il t e m p o di t e n t a r e . U n o dei capi, il Barolo, cedette
sotto g l ' i n t e r r o g a t o r i e rivel il p i a n o e i n o m i d e i partecip a n t i . Alcuni riuscirono a fuggire e a riparare oltralpe. Gli
altri finirono in galera e d u e sulla forca.
Analoga sorte s u b i r o n o i loro confratelli di Napoli. Anche qui, secondo il modello francese, alcune logge si e r a n o
trasformate in clubs sotto la regia di un abate, il J e r o c a d e s , e
di un nobile, il L a u b e r g . Q u e s t o abbastanza significativo:
d i m o s t r a la p o v e r t e debolezza della borghesia m e r i d i o n a le, costretta a c e d e r e alla nobilt e al clero a n c h e l'iniziativa
rivoluzionaria. I clubs poi si fusero in u n a Societ Patriottica che cerc di svolgere o p e r a di proselitismo fra le masse
popolari, ma senza sortire altro risultato che quello di scaten a r e i furori della polizia. La r e p r e s s i o n e fu d u r a . Il ministro Medici che tent di addolcirla ci rimise il posto e fin in
galera a n c h e lui. A n c h e qui molti arrestati d e n u n z i a r o n o i
p r o p r i c o m p a g n i , tre dei quali salirono il patibolo. U n o solo, De MeOj d i e d e p r o v a fino in fondo di stoico coraggio.
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Di conati ce ne f u r o n o altri, q u a e l. A B o l o g n a lo stud e n t e Zamboni, che aveva fatto il suo a p p r e n d i s t a t o rivoluzionario a Marsiglia, cerc di reclutare adepti p e r u n ' i n s u r rezione, e anzi si dice che la coccarda ch'egli distribu c o m e
distintivo sia stata il p r i m o tricolore. In realt si trattava invece d ' u n bicolore, bianco e rosso. Il g i o r n o stabilito p e r la
rivolta n o n si p r e s e n t che u n o s t u d e n t e di teologia, De Rolandis, che poi v e n n e impiccato, m e n t r e Z a m b o n i si suicidava in carcere.
Ma forse l'episodio pi saliente, p e r c h il p i indicativo
degli u m o r i popolari, fu quello che si svolse a R o m a , nel ' 9 3 .
Il p a p a Pio VI e r a stato esplicito nella c o n d a n n a del r e g i m e
rivoluzionario, e la sua polizia l'aveva t r a d o t t a n e l l ' a r r e s t o
di d u e artisti della scuola francese. Parigi aveva s p e d i t o a
R o m a un suo emissario, il giornalista Basseville, a c h i e d e r e
spiegazioni e a svolgere o p e r a di p r o p a g a n d a . C o m e p r i m a
cosa egli reclam la sostituzione dello s t e m m a repubblicano
a quello m o n a r c h i c o nella sede dell'ambasciata. La C u r i a si
o p p o s e , e la Francia minacci r a p p r e s a g l i e . Stavolta n o n ci
fu bisogno di r i c o r r e r e alla polizia p e r d i s p e r d e r e il piccolo
g r u p p o d'intellettuali che si e r a raccolto i n t o r n o a Basseville. Il p o p o l i n o infuriato i r r u p p e nella residenza del francese e lo linci. Il poeta Monti ne fu entusiasta e sciolse un inno ai massacratori, la Bassvilliana, che a n d a r u b a : ne furono s t a m p a t e e v e n d u t e cento edizioni.
N o n c o m p r e n d i a m o p r o p r i o c o m e certi storici p o s s a n o
p a r l a r e di un movimento di vaste proporzioni. N o n lo e r a
n p o t e v a esserlo p e r i motivi c h e a b b i a m o d e t t o . Esso
e m e r s e c o m e forza politica o p e r a n t e solo q u a n d o p o t a p poggiarsi sulle baionette francesi, che furono insieme la sua
fortuna e la sua disgrazia. Ma la sua i m p o r t a n z a n o n sta nel
n u m e r o dei seguaci, e n e m m e n o nelle i m p r e s e in cui si misur. Sta nel compito di provocazione che assolse. Di fronte
alla sua minaccia, i vari Stati italiani a b b a n d o n a r o n o o g n i
p r o g r a m m a di riforma e b a d a r o n o soltanto a d i f e n d e r e le
loro a n t i q u a t e s t r u t t u r e con gli a p p a r a t i polizieschi. E q u e 27
CAPITOLO TERZO
LA C O N Q U I S T A
La geografia c o n d a n n a v a il P i e m o n t e a s u b i r e p e r p r i m o
l'invasione. La storia di questo Stato veniva data da studiare
ai giovani diplomatici francesi c o m e il pi perfetto modello
del d o p p i o giuoco. Per secoli i suoi Duchi e Re si e r a n o barcamenati p r i m a t r a Francia e Spagna, e poi tra Francia e Austria p a s s a n d o disinvoltamente da un c a m p o all'altro secondo le convenienze del m o m e n t o . Da un pezzo il loro sogno
e r a la L o m b a r d i a . E al Re in carica, Vittorio A m e d e o I I I , si
e r a p r e s e n t a t o il d e s t r o di accaparrarsela, q u a n d o , nel ' 9 3 ,
la Francia rivoluzionaria gliel'aveva offerta c o m e p r e m i o di
un'alleanza c o n t r o l'Austria. Il suo avo E m a n u e l e Filiberto
p r o b a b i l m e n t e n o n a v r e b b e esitato. M a Vittorio A m e d e o
n o n e r a tagliato nella stessa stoffa. O che n o n credesse alla
forza della Francia, o c h e n o n volesse patteggiare con gli uomini che avevano tagliato la testa al p r o p r i o Re, declin l'offerta. E questa rinunzia gli era costata Nizza e la Savoia, che
i francesi si e r a n o affrettati a i n c a m e r a r e .
Aveva c e r c a t o di rifarsene l a n c i a n d o il p r o g e t t o di u n a
L e g a antifrancese fra tutti gli Stati italiani. Ci gli a v r e b b e
d a t o fra di essi un r a n g o di capofila, ma a p p u n t o perci il
tentativo fall. Esso e r a diretto c h i a r a m e n t e c o n t r o l'Austria,
ma t r o p p o c h i a r a m e n t e : n e s s u n o Stato italiano era disposto
a giuocarsi i favori di quella g r a n d e p o t e n z a p e r a m o r e del
piccolo Piemonte: m e n o di tutti i L o r e n a austriaci di Toscana e i B o r b o n e austriacizzati di Napoli.
La Lega n o n si form n e m m e n o ora che Napoleone
compariva sulle Alpi. Gli Stati italiani ne affrontarono la minaccia p i disuniti del solito, e o g n u n o di essi ag p e r conto
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O r a seguiamo fino in fondo la sua azione militare. Il n e m i co battuto, in attesa di rinforzi, si e r a asserragliato a Mantova, u n a citt-fortezza resa inespugnabile dagli acquitrini che
la circondano. N a p o l e o n e vi pose assedio, ma senza logorare le sue forze con attacchi impossibili. Bastava gi la malaria a decimargliele.
Dal T i r o l o s c e n d e v a u n n u o v o esercito a u s t r i a c o d i
60.000 u o m i n i , guidati da Wrmser. Avanzava su tre colonn e . N a p o l e o n e lasci che quella del c o m a n d a n t e entrasse a
Mantova, e batt le altre d u e , l'una a Sal, l'altra a L o n a t o :
a n c o r a u n a volta aveva c o m p e n s a t o l'inferiorit n u m e r i c a
c o n la r a p i d i t d e i m o v i m e n t i . W r m s e r p a r t al soccorso
dei suoi luogotenenti, ma t r o p p o tardi: a Castiglione fu travolto a n c h e lui.
Ridiscese p o c o d o p o alla testa di altri 4 0 . 0 0 0 u o m i n i , e
stavolta imbocc la valle del B r e n t a . B o n a p a r t e lo c o n t r a t tacc a B a s s a n o schiacciandolo c o n t r o l'Adige. W r m s e r
riusc ad attraversare il fiume, ma con le ossa rotte, e dovette n u o v a m e n t e rinchiudersi a Mantova.
In suo aiuto, l'Austria sped un terzo esercito al c o m a n d o
d e l l ' u n g h e r e s e Alvinczy. E r a il p i d e b o l e - 3 0 . 0 0 0 u o m i ni -, e p p u r e fu l'unico c h e ad Arcole riusc a t e n e r testa a
N a p o l e o n e . La t r a p p o l a che questi gli aveva teso n o n scatt,
e Alvinczy, s e b b e n e r e s p i n t o , p o t ritirarsi oltre il B r e n t a e
poi risalire in T i r o l o , d o v e si mise alla testa di u n ' a l t r a armata, di 45.000 u o m i n i , con cui ritent l'avventura. Ma n o n
aveva capito l a strategia d i B o n a p a r t e , m e n t r e B o n a p a r t e
aveva capito la sua. Gli esperti c o n s i d e r a n o quella di Rivoli
u n a battaglia da m a n u a l e . C e r t o , fu risolutiva. Dei q u a t t r o
eserciti scagliati in questa fase dall'Austria p e r riconquistare
l'Italia, n o n restavano che i brandelli asserragliati a M a n t o va e r i d o t t i o r m a i alla fame. La citt-fortezza si a r r e s e . In
sette mesi, dal luglio del '96 al febbraio del '97, N a p o l e o n e
aveva p r o s t r a t o l'Austria e u m i l i a t o i suoi rivali M o r e a u e
H o c h e , che la loro c a m p a g n a di G e r m a n i a n o n riuscivano a
risolverla.
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CAPITOLO QUARTO
L'ITALIA R E P U B B L I C A N A : P R I M A FASE
p e r il c o m o d o del lettore e p e r meglio aiutarlo a orientarsi nel groviglio degli avvenimenti che abbiamo preferito seguire la travolgente cavalcata di N a p o l e o n e dal colle di Cad i b o n a a L e o b e n s e n z ' a t t a r d a r c i sulla sua a z i o n e politica
nelle t e r r e c o n q u i s t a t e . M a o r a b i s o g n a t o r n a r e sui n o s t r i
passi a p p u n t o p e r v e d e r e da vicino la sua o p e r a di riassetto.
Per capirla, bisogner tuttavia t e n e r s e m p r e p r e s e n t e i suoi
complessi r a p p o r t i col Direttorio. E il Direttorio n o n aveva
u n a volont univoca. In esso convivevano u o m i n i di diverse
t e n d e n z e che, p e r semplificare, possiamo riassumere in d u e
filoni: quello dei realisti, che nella g u e r r a v e d e v a n o un mezzo p e r consolidare il r e g i m e e accrescere la p o t e n z a , la ricchezza, il prestigio della Francia; e quello degl'idelogi che
nella g u e r r a vedevano u n o s t r u m e n t o p e r r e d i m e r e i l m o n do c o n v e r t e n d o l o ai princpi della rivoluzione.
Queste d u e t e n d e n z e convivevano a n c h e nell'esercito
che aveva valicato le Alpi, e s ' i n c a r n a v a n o r i s p e t t i v a m e n t e
in N a p o l e o n e e Saliceti. N o n v e n n e r o in conflitto p e r c h l'om e r t crsa fu p i forte di esse e riusc s e m p r e a conciliarle.
Saliceti, che a v r e b b e d o v u t o fare il r a p p r e s e n t a n t e del Direttorio presso N a p o l e o n e p e r controllarlo, fu in realt l'avvocato di N a p o l e o n e p r e s s o il Direttorio. Ma a p p u n t o p e r
questo egli p o t esercitare u n a notevole influenza sul G e n e rale. Forse anzi, oltre che dalla vecchia amicizia la collaborazione fra questi d u e u o m i n i fu concimata dalla loro complementariet. O p p o r t u n i s t a freddo fino al cinismo, u n i c a m e n te p r e o c c u p a t o della g r a n d e z z a della Francia e p i a n c o r a
di quella sua p r o p r i a , N a p o l e o n e n o n vedeva che la vittoria
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p o p o l a n i , d o p o aver a m m a z z a t o un p o ' di francesi, si misero con loro in c o n c o r r e n z a di saccheggio. Lo stesso N a p o leone alla fine se ne p r e o c c u p e i m p a r t o r d i n i severi, anc h e d i fucilazione, c o n t r o l e r u b e r e d e i soldati, d e l t u t t o
d i m e n t i c o di essere stato lui a indicargli l'Italia c o m e u n a
p r e d a . Ma il fatto c h e o r a nella sua m e n t e a n d a v a n o
m a t u r a n d o idee diverse da quelle con cui aveva varcato le
Alpi. N o n c h e si fosse affezionato all'Italia, c o m e q u a l c u n o
dice, p e r c h gli si e r a risvegliata la voce del sangue. N o n
e r a u o m o d a s e n t i r e questi r i c h i a m i . M a n o n c o n s i d e r a v a
p i l'Italia c o m e un semplice c a m p o di battaglia. La consid e r a v a il p i e d e s t a l l o della sua p e r s o n a l e p o t e n z a . Perci
aveva deciso, c o n t r o il Direttorio, di n o n p i farne oggetto
di b a r a t t o . E q u e s t o g l ' i m p o n e v a di d a r l e un'organizzazione politica.
Q u e s t ' o p e r a , c o m e oggi si direbbe, di ristrutturazione,
a t t r a v e r s varie fasi, t u t t e c o n d i z i o n a t e d a i suoi cangevoli
r a p p o r t i con Parigi. I n u n a delle s u e p r i m e r e l a z i o n i d a l
P i e m o n t e , scriveva al D i r e t t o r i o : Il p o p o l o fiacco. Da
q u a n d o siamo e n t r a t i i n Italia, n o n c' stato a l c u n movim e n t o in favore della libert. L'atteggiamento dei lombardi n o n fu tale da fargli cambiai" p a r e r e . A Milano le notizie
dell'avanzata francese n o n avevano provocato nessun disordine. Il p e r s o n a g g i o del giorno, p e r i milanesi, n o n era Nap o l e o n e , ma il castrato Crescentini, che alla Scala aveva rip o r t a t o un clamoroso successo in Giulietta e Romeo. Tutti eran o convinti c h e i l vicer a u s t r i a c o , a r c i d u c a F e r d i n a n d o ,
stesse t r a t t a n d o u n a pace separata, e n e m m e n o q u a n d o invece part, il 7 maggio, ci fu o m b r a di panico.
Egli aveva lasciato il p o t e r e a u n a Giunta di notabili che
b a n d pubbliche p r e g h i e r e e l'esposizione del Santo Sacram e n t o , ma n o n ebbe bisogno di ricorrere a misure repressiv e p e r a s s i c u r a r e l ' o r d i n e . U n c e r t o Salvador, cui Saliceti
aveva affidato il c o m p i t o di organizzare manifestazioni p o polari, n o n incontr ostilit, ma n e a n c h e consensi. L'Austria
n o n aveva lasciato brutti ricordi: la sua amministrazione era
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che gli avanzava prefer dedicarlo a un r e g o l a m e n t o di conti, sia p u r e m o m e n t a n e o , con gli Stati italiani che p o t e v a n o
infastidirlo da tergo. Il pi minaccioso e r a quello Pontificio
n o n p e r c h l e sue forze r a p p r e s e n t a s s e r o u n pericolo, m a
p e r c h esso aveva s p a l a n c a t o il p o r t o di Civitavecchia alle
navi inglesi che vi stavano a m m a s s a n d o un c o r p o di spedizione.
Bonaparte prese le sue precauzioni facendo occupare
Bologna e F e r r a r a , e il Papa si affrett a c h i e d e r e la mediazione dello s p a g n o l o Azara. Q u e s t e f u r o n o le trattative pi
l u n g h e e difficili, a n c h e p e r c h c o n la S p a g n a il Direttorio
voleva m a n t e n e r e b u o n i r a p p o r t i , e Azara e r a un negoziat o r e scaltro e paziente. B o n a p a r t e , che invece aveva fretta,
e b b e c o n lui scenate terribili, in u n a delle quali s t r a p p a
m o r s i un d o c u m e n t o . P r o b a b i l m e n t e e r a n o collere finte, e
lo s p a g n o l o lo cap. Visto c h e n o n riusciva a i m p a u r i r l o ,
N a p o l e o n e fece o c c u p a r e a n c h e il p o r t o di A n c o n a . Azara
si rese c o n t o che, se c o n t i n u a v a a tergiversare, quel G e n e rale pigliatutto avrebbe fatto dello Stato pontificio ci che a
morsi aveva fatto del d o c u m e n t o , e accett le ultime condizioni: la S a n t a S e d e c e d e v a A n c o n a , B o l o g n a e F e r r a r a ,
s ' i m p e g n a v a alla p i stretta n e u t r a l i t , e versava venti milioni d ' i n d e n n i t , n o n c h c e n t o o p e r e d ' a r t e e c i n q u e c e n t o
manoscritti.
M e n t r e si svolgevano queste trattative, B o n a p a r t e aveva
gi reciso altri n o d i r i d u c e n d o il Ducato di M o d e n a e Reggio sotto il suo vassallaggio. Il Duca in carica, Ercole Rinaldo d'Este, n o n era u o m o da e m e r g e n z e . Firmato il diktat che
gl'imponeva il solito tributo in d e n a r o e q u a d r i d ' a u t o r e , lasci il p o t e r e a u n a r e g g e n z a e si ritir a Treviso, dove poco
d o p o m o r . O r a t u t t a l a P a d a n i a e r a nelle m a n i del B o n a p a r t e salvo il Ducato di P a r m a e Piacenza ch'egli dovette ris p e t t a r e p e r le solite c o n s i d e r a z i o n i d i p l o m a t i c h e : il d u c a
F e r d i n a n d o a p p a r t e n e v a alla dinastia b o r b o n i c a del Re di
S p a g n a , d i cui e r a a n c h e c o g n a t o . B o n a p a r t e , c h e c o n l a
S p a g n a n o n voleva complicazioni, lasci questo Principe in41
CAPITOLO Q U I N T O
LA CISALPINA
i l l o r o p o t e r e n o n d e r i v a v a d a u n a investitura dall'alto.
B e n e o male, e r a n o dei rappresentanti.
D u e mesi d o p o indissero un n u o v o congresso a Reggio,
ed e s p r e s s e r o il voto c h e i l o m b a r d i si u n i s s e r o a l o r o p e r
f o r m a r e un solo p o p o l o , u n a sola famiglia. I l o m b a r d i ,
c h ' e r a n o l c o m e invitati, mescolarono le loro acclamazioni a
q u e l l e d e i p a d r o n i di casa. Ci f u r o n o p i a n t i , abbracci, ins o m m a un p o ' di m e l o d r a m m a all'italiana. Ma ci fu a n c h e
un fremito di autentico entusiasmo.
I l o m b a r d i avevano dato la loro adesione p e r c h a n c h e a
Milano le cose in quei mesi e r a n o molto cambiate. Essa e r a
d i v e n t a t a il rifugio e il luogo di raccolta degli esuli di t u t t e
le altre parti d'Italia. Costoro avevano fondato il Giornale dei
patrioti e il Termometro politico dove si dibattevano i p r o b l e m i
d e l m o m e n t o . N o n siamo riusciti a d a p p u r a r n e l a tiratura, cio il n u m e r o di copie ch'essi v e n d e v a n o . Doveva essere molto scarsa p e r c h la massa della popolazione e r a analfabeta e m u r a t a da secoli nella sua indifferenza. La discussione restava limitata a quella piccola m i n o r a n z a d'intellettuali, ma p e r la p r i m a volta si svolgeva l i b e r a m e n t e fra italiani di d i v e r s e p r o v e n i e n z e r e g i o n a l i e i d e o l o g i c h e e su
p r o b l e m i che n o n e r a n o pi quelli del dio Pan e delle pastorelle d'Arcadia, ma quelli politici e economici della societ
attuale. Il giacobino Ranza polemizzava col m o d e r a t o Gioia,
il n a p o l e t a n o L a u b e r g col r o m a n o L'Aurora. E r a n o cattivi
giornalisti, impacciati da u n a sintassi macchinosa, retorici e
declamatori. Ma grazie a loro Milano e r a diventata un laboratorio d'idee e di p r o g r a m m i , in cui si venivano delineando i g r a n d i filoni del pensiero risorgimentale.
T u t t o q u e s t o aveva a v u t o il suo riflesso a n c h e sul p i a n o
politico. Aiutato da Saliceti, un n u o v o g r u p p o radicale aveva sostituito quello m o d e r a t o alla testa della municipalit.
Proveniva dalla Societ popolare fondata da Salvador, sebbene ne facessero p a r t e a n c h e dei p r e t i e alcuni nobili c o m e
Visconti, Serbelloni e P o r r o . Esso fece sfoggio di u n a tale intolleranza che a n c h e il Verri si trov a disagio e il Melzi p r e 46
quasi identica a quella francese, che accentrava tutto il p o t e re esecutivo nelle m a n i di un Direttorio, di cui egli si riservava di n o m i n a r e i c o m p o n e n t i . Voleva u o m i n i m a n e g g e v o li, e aveva capito che i giacobini o democratici, c o m e anche si chiamavano, n o n lo e r a n o .
Costoro avevano p e r s o i loro migliori avvocati: Saliceti e
G a r r a u . Saliceti, lo a b b i a m o gi d e t t o , s e b b e n e avesse il
c o m p i t o di sorvegliare B o n a p a r t e , lo aveva s e m p r e second a t o in t u t t o e p e r c i esercitava su di lui u n a g r a n d e influenza. Ma N a p o l e o n e lo ascoltava c o m e amico, n o n c o m e
C o m m i s s a r i o . Col C o m m i s s a r i o si t r o v a v a spesso ai ferri
corti p e r c h n o n ne riconosceva le funzioni. Q u e s t o aveva
gettato u n ' o m b r a sulla loro amicizia, che tuttavia e r a abbastanza forte e p r o f o n d a p e r resistere alla prova.
B e n p i d u r o fu lo s c o n t r o c o n G a r r a u , un c o n t r o l l o r e
inflessibile e b e n deciso a esercitare i suoi poteri. Anche lui
a p p a r t e n e v a alla vecchia g u a r d i a di R o b e s p i e r r e , e le s u e
idee r e p u b b l i c a n e e d e m o c r a t i c h e lo p o r t a v a n o a simpatizzare p i coi rivoluzionari italiani che coi g e n e r a l i francesi,
di cui scopr e d e n u n c i le r u b e r e . I suoi r a p p o r t i n o n ott e n n e r o risultati p e r c h p r o p r i o allora l'esercito e r a diventato, grazie ai suoi successi, intoccabile. Ma questo n o n dis a r m G a r r a u , che scrisse al Direttorio: Le vittorie dell'esercito servono a i m m u n i z z a r e i colpevoli. N a p o l e o n e , che
n o n aveva il sarcasmo leggero, lo chiamava il g o b b o velenoso, e g o b b o infatti e r a G a r r a u , ma soltanto nel fisico.
M o r a l m e n t e e r a dritto c o m e u n a lama.
Il contrasto si era acuito a tal p u n t o che alla fine il Direttorio aveva m a n d a t o a inchiestare un suo fiduciario, Clarke. Ma
questi giunse q u a n d o Bonaparte stava gi r i p o r t a n d o vittorie
su vittorie, e il r a p p o r t o fu favorevole a lui. Vi si diceva che,
anche se l'onest di G a r r a u era al di sopra di ogni sospetto, il
Commissariato c r e a v a nei c o m a n d i u n pericoloso dualismo
che a n d a v a a tutto: scapito dell'efficienza. Sia p u r e a malincuore, il Direttorio si era uniformato al responso, e alla fine
di quell'anno aveva soppresso i Commissari agli eserciti.
48
CAPITOLO SESTO
I L '98
quello n u o v o . Perfino in questo c a m p i o n e delle p i s m o d e rate passioni, l'Italia m o d e r a t a faceva sentire la sua voce.
A T o r i n o fu p r o c l a m a t a la R e p u b b l i c a s u b a l p i n a . E ne
p a r l e r e m o d o p o . Per o r a v e d i a m o i l seguito d e l l ' a z i o n e
francese.
Ci si r i m p r o v e r a di far t r o p p o posto, in q u e s t a n o s t r a Storia, al capriccio degli u o m i n i . Ma noi ci chiediamo che cosa,
se n o n il capriccio, p u s p i e g a r e la marcia su R o m a dell'esercito n a p o l e t a n o . C h e i francesi a R o m a r a p p r e s e n t a s s e r o
u n a minaccia a n c h e p e r Napoli, evidente. Ma altrettanto
evidente che a p p u n t o p e r questo i n a p o l e t a n i n o n avevano
n e s s u n interesse a provocarli, visto ch'essi p e r il m o m e n t o
avevano altro a cui p e n s a r e .
N a t u r a l m e n t e a n c h e a Napoli si sapeva dell'alleanza che,
nell'assenza di N a p o l e o n e , si a n d a v a a b b o z z a n d o t r a A u stria, Russia e I n g h i l t e r r a p e r u n a r i p r e s a delle ostilit. Ma
la d a t a n o n e r a stata decisa, e il g a b i n e t t o di V i e n n a aveva
espresso la sua intenzione di n o n precipitarla. In parole p o vere, aveva detto ai n a p o l e t a n i che, se si m u o v e v a n o , lo fac e v a n o a loro rischio e pericolo. E p p u r e essi si l a n c i a r o n o
u g u a l m e n t e , da soli, in quell'avventura, che n o n la ragione,
ma solo le passioni possono giustificare.
Ne Eltalia del Settecento a b b i a m o gi d a t o il q u a d r o della
C o r t e di Napoli, delle sue divisioni, dei suoi intrighi, e n o n
vogliamo r i p e t e r c i . Ma ne r i c h i a m i a m o alla m e n t e il sommario. A palazzo reale c'erano in quel m o m e n t o d u e partiti:
quello del re F e r d i n a n d o e del suo m i n i s t r o degli esteri,
Gallo, che volevano u n a politica di c o m p r o m e s s o e d'attesa;
e quello della r e g i n a Maria Carolina e del suo factotum Acton, che volevano la g u e r r a . La g u e r r a l'avevano gi fatta e
p e r d u t a nel '96, q u a n d o avevano m a n d a t o u n c o r p o d i spedizione in aiuto degli austro-piemontesi, che poi si era a r r e so sotto le m u r a di Mantova. N a p o l e o n e , che allora n o n voleva spingere le p r o p r i e conquiste verso il S u d della penisola, aveva concesso la pace a condizioni n o n gravose.
56
CAPITOLO SETTIMO
I B O R B O N E A PALERMO
ti della situazione isolana. Anzitutto, l'onnipotenza dei b a r o ni e la loro solidariet q u a n d o e r a n o in giuoco i titoli del loro p o t e r e . Essi passavano la vita e d r e n a v a n o i loro p a t r i m o ni a c o n t e n d e r s i un p a l m o di terra, un attributo nobiliare e
la p r e c e d e n z a in u n a c e r i m o n i a . Ma q u a n d o si t r a t t a v a di
difendere la loro i n d i p e n d e n z a dal p o t e r e centrale, si chiud e v a n o a testuggine in un fronte c o m u n e , i m p a r t e n d o dall'alto della loro casta l'esempio della riottosit e dell'omert.
S e c o n d o , l'impossibilit da p a r t e della Giustizia di sott r a r s i alla s u g g e s t i o n e e alle p r e s s i o n i a m b i e n t a l i . I m a g i strati siciliani giuravano fedelt al Re, ma a un Re che se ne
stava a M a d r i d o a Napoli. Probabilmente a inclinare la loro
bilancia in favore dei b a r o n i n o n era tanto il sentimento della p r o p r i a indifesa solitudine di fronte alle loro milizie private, q u a n t o il ricatto di un m a l i n t e s o patriottismo. Per
c o m u n e convincimento, l'attentato al diritto del b a r o n e diventava l'attentato alle libert siciliane. Il suddito (perch
di cittadino n o n si poteva parlare) o il villaggio che voleva
sottrarsi alla soggezione feudale e scuotersi di dosso la servit della gleba p e r mettersi sotto la p r o t e z i o n e della legge
dello Stato c o m m e t t e v a un gesto di fellona p e r c h faceva
c o m b u t t a con u n o straniero (il Re) c o n t r o un siciliano (il barone).
Q u e s t o convincimento si e r a formato in secoli di d i p e n d e n z a coloniale. Il t r a t t a m e n t o r i c e v u t o lo giustificava in
p a r t e , ma solo in p a r t e . La S p a g n a n o n aveva sfruttato, come qualcuno dice, la Sicilia; al contrario, ci aveva rimesso di
suo. Ma n o n aveva m i n i m a m e n t e tentato di a m m o d e r n a r n e
le s t r u t t u r e a n c h e p e r c h quel tipo di societ feudale corris p o n d e v a al suo. Essa prefer lasciare le cose c o m e stavano,
il che accrebbe nelle plebi siciliane la totale sfiducia nei p o teri dello Stato. Q u a n d o al d o m i n i o s p a g n o l o si sostituiron o , d o p o i l fugace i n t e r m e z z o p i e m o n t e s e , p r i m a quello
dell'Austria e poi quello dei B o r b o n e di Napoli, questo p r o cesso e r a o r m a i irreversibile. I n u o v i p a d r o n i t e n t a r o n o a
pi riprese di r i d u r r e l'onnipotenza baronale, c o m e v e d r e 64
mo a p r o p o s i t o di Caracciolo, ma si t r o v a r o n o di fronte al
m u r o di u n a resistenza massiccia. Gli o p p r e s s i facevano
c o m b u t t a c o n gli o p p r e s s o r i in n o m e delle minacciate libert siciliane, che in pratica e r a n o la libert del b a r o n e di
t e n e r e il contadino in schiavit. Il patriottismo siciliano - in
q u a l u n q u e f o r m a si manifesti, separatista o a u t o n o m i s t a n o n mai stato che questo e seguita ad esserlo a n c h e oggi:
la trincea del privilegio e l'alibi, da p a r t e di c h i u n q u e d e t e n ga il p o t e r e , del diritto di a b u s a r n e .
A n c h e gl'intellettuali ne e r a n o complici. La c u l t u r a siciliana e r a area depressa rispetto a quella italiana, che a sua
volta e r a area depressa rispetto a quella e u r o p e a . L'analfabetismo dilagava. L'Universit di Messina e r a stata chiusa
e quella di Catania distrutta da un t e r r e m o t o sulla fine del
Seicento. P a l e r m o cerc d i a p p r o f i t t a r n e p e r c r e a r n e u n a
sua p r o p r i a , ma dovette rinunziarvi p e r l'opposizione di Catania, dove alla fine furono istituite tre scuole di Stato, ma
riservate agli aristocratici. Cos il circolo si era chiuso. Avendo a n c h e il m o n o p o l i o della cultura, l'aristocrazia n o n aveva pi nulla da t e m e r e p e r i suoi privilegi. Per i pochi talenti che riuscivano u g u a l m e n t e a svilupparsi, n o n c'era scamp o : o e m i g r a r e come fecero p e r esempio l'architetto J u v a r a
e il musicista Scarlatti, o mettersi al servizio del p o t e r e .
L'avvocato Di Napoli che aveva fatto trionfare in tribunale il principio dell'assoluta sovranit feudale incarnava a p p u n t o q u e s t o tipo d ' i n t e l l e t t u a l e a l soldo dei b a r o n i . N o n
c' da biasimarlo. Aveva studiato dai preti, che certo n o n gli
avevano dato da leggere le o p e r e degl'Illuministi. Ma a n c h e
se le avesse lette e avesse v o l u t o farsi b a n d i t o r e dei loro
princpi, a chi si sarebbe rivolto? N o n parliamo dell'interno
dell'isola, a s s o l u t a m e n t e i m p e n e t r a b i l e e s o r d o a qualsiasi
messaggio sociale. Ma nella stessa Palermo, che sapessero
leggere e scrivere e q u i n d i fossero in g r a d o di capire, c'erano soltanto i b a r o n i - e n o n tutti - e i M o n s i g n o r i , i quali
a v e v a n o in m a n o le chiavi di qualsiasi p r o m o z i o n e e c o n o mica e sociale. Infatti Di N a p o l i g u a d a g n un m u c c h i o di
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quattrini, e d o p o morto ebbe anche l'onore di un m o n u m e n t o p e r il servigio reso ai p a d r o n i . Altri che si distinsero
in queste forme di collaborazionismo ebbero in p r e m i o il titolo nobiliare. Le c r o n a c h e n o n r e g i s t r a n o n o m i d'intellettuali che denunziassero quest'avvilente condizione e p r o p o nessero rimedi radicali. Forse ce ne furono, ma n o n ebbero
n e a n c h e il t e m p o di e s p r i m e r s i . Gli unici che r i u s c i r o n o a
farlo f u r o n o quelli che s e p p e r o m a n t e n e r e le loro critiche
e n t r o i limiti della pi stretta p r u d e n z a . Il pi audace fu Di
Blasi che giunse a c h i e d e r e u n ' i m p o s t a progressiva sul reddito, ma in un linguaggio da giurista assolutamente incomprensibile alle masse. Natale mise in discussione la p e n a di
m o r t e , ma avall la t o r t u r a . L'economista Sergio p r o p u g n
le d o t t r i n e liberiste, ma tenendosi sull'astratto. Pi che voci
siciliane, e r a n o echi del riformismo n a p o l e t a n o , che si spengevano sul m u r o della generale ignoranza.
Sia p u r lentissimo, q u a l c h e m u t a m e n t o t u t t a v i a avveniva
anche sotto la crosta di questa societ pietrificata. La Sicilia,
c o m e tutti i paesi a r e g i m e feudale, viveva quasi esclusivam e n t e d i agricoltura. N o n tutto era latifondo. C ' e r a n o a n che dei feudi modesti, i cui titolari n o n avevano altro lusso
che il blasone e n o n c a m p a v a n o molto meglio dei contadini,
di cui condividevano a n c h e il livello intellettuale. Tuttavia la
fetta pi grossa e r a quella ripartita tra alcune diecine di famiglie, l e cui p r o p r i e t r a g g i u n g e v a n o d i m e n s i o n i d a
Texas, c o m e quella del principe B u t e r a che, secondo Mack
Smith, ne ricavava il dieci p e r cento dell'intero r e d d i t o siciliano.
Q u e s t a ingiusta redistribuzione avrebbe a n c h e p o t u t o essere u n a fortuna - come lo era p e r esempio in L o m b a r d i a e
in Toscana - p e r c h consentiva l'accumulo di capitale, che a
sua volta poteva consentire gl'investimenti e q u i n d i il decollo industriale dell'isola. Ma il t e r r i e r o siciliano n o n aveva la
mentalit i m p r e n d i t o r i a l e di quello l o m b a r d o . Per lui la ricchezza n o n e r a s t r u m e n t o di altra e p i g r a n d e ricchezza,
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le e complice. La citt e r a i n s o m m a soltanto un c e n t r o milit a r e e a m m i n i s t r a t i v o , n o n c h il l u o g o di r i t r o v o della n o bilt e la palestra dei suoi lussi e lustri e piaceri. A P a l e r m o
G o e t h e scopr che sulle s t r a d e veniva lasciato lo sterco p e r
fornire un soffice t a p p e t o alle carrozze.dei nobili e n e s s u n o
se ne lamentava. Del resto, bastava g u a r d a r e l'architettura:
ci che n o n era palazzo, era t u g u r i o .
In Sicilia - e questo spiega molte cose -, la classe m e d i a
si s v i l u p p in c a m p a g n a , e il suo p r o t o t i p o fu a p p u n t o il
g a b e l l o t t o . E r a d i solito u n e x - c o n t a d i n o s e g n a l a t o s i agli
occhi del p a d r o n e p e r p a r t i c o l a r i capacit, o p p u r e u n cap e r o n z o l o di q u e l l e s q u a d r a c c e di cui il b a r o n e si serviva
c o m e di milizie private. C o m u n q u e , un analfabeta, ma che
aveva dato p r o v e di zelo e di energia: un duro, i n s o m m a .
E tale infatti si rivel. La sua c o m p a r s a n o n miglior di certo le condizioni dei contadini, anzi le p e g g i o r . A n c h e p e r ch quasi s e m p r e l o n t a n o , il b a r o n e era molto pi tollerante e b o n a r i o : il Gattopardo n o n un frutto della fantasia di
Lampedusa.
Il gabellotto aveva b e n altri artigli. Egli si mise n o n in p o sizione di contrasto, ma di c o n c o r r e n z a col p a d r o n e . C o m e
suo vicario ne esercitava i diritti, ma p o r t a n d o l i al s o p r u s o
sistematico. I n t a n t o , essendo dei loro, conosceva molto m e glio i contadini e le loro malizie. Eppoi, doveva sfogare u n a
l u n g a fame di d e n a r o e di autorit. C' chi dice che la mafia
n o n fu che il sindacato dei gabellotti, la loro segreta associazione di m u t u o soccorso p e r t e n e r e in soggezione i contadini e in rispetto i p r o p r i e t a r i . N o n vogliamo a d d e n t r a r c i in
questo p r o b l e m a che a n c o r a suscita polemiche a n o n finire.
P r o b a b i l m e n t e la mafia p i antica (Titone dice che risale
a d d i r i t t u r a ai saraceni) e a p r o v o c a r l a fu la p r o l u n g a t a assenza di qualsiasi p o t e r e centrale: u n a specie di rozzo a u t o g o v e r n o esercitato da privati. Ma n o n c' d u b b i o c h e i gabellotti se l'accaparrarono e le d i e d e r o i q u a d r i .
Altrettanto indubitabile che furono loro a precostituire
i caratteri della borghesia siciliana, a n c h e q u a n d o questa co68
vorita. Le maestranze e r a n o complici dei m o n o p o l i p e r ch e r a n o u n m o n o p o l i o anch'esse. Nessuno poteva ottenere un p o s t o di lavoro qualificato senza ii p e r m e s s o della
maestranza c h e diffcilmente l o c o n c e d e v a p e r r i d u r r e
l'offerta di m a n o d o p e r a e t e n e r e aiti i salari. Essa n o n difendeva i diritti del lavoratore, ma soltanto i privilegi dei suoi
consociati, e p e r q u e s t o e r a riconosciuta e p r o t e t t a c o m e
p a r t e di un sistema c h e a p p u n t o sui privilegi si basava,
p r e n d e v a ufficialmente p a r t e alle cerimonie, e spesso assolveva compiti di polizia ausiliaria.
Q u a n d o i ribelli si f u r o n o i m p a d r o n i t i di P a l e r m o e rim a s e r o in bala di se stessi, furono le maestranze che presero la direzione di tutto p e r c h e r a n o le uniche che sapessero far funzionare i servizi. Ma i negozianti e gli artigiani che
ne c o m p o n e v a n o il grosso si resero subito conto che, senza i
baroni, a n d a v a n o i n c o n t r o al fallimento p e r c h i b a r o n i erano l'unica loro clientela ( q u a n d o si dice i b a r o n i s'intende,
logico, anche gl'impiegati, i clienti, i famigli dei baroni). Essi i n t r o d u s s e r o q u a l c h e riforma t i m i d a m e n t e giustizialista,
ma soffocarono nel s a n g u e la rivolta e r i c h i a m a r o n o i nobili
forse s p e r a n d o di o t t e n e r e , in r i c o m p e n s a del servigio, u n a
m a g g i o r e partecipazione al p o t e r e . Ma furono presto delusi. U n a volta che p o t e r o n o d i s p o r r e delle forze militari m a n date di rincalzo da Napoli, i b a r o n i r i p r e s e r o in m a n o la situazione.
Il secondo tentativo fu fatto dal vicer D o m e n i c o Caracciolo. E r a u n m a r c h e s e n a p o l e t a n o , m a n a t o i n S p a g n a d a
m a d r e spagnola, e formatosi a Parigi e a L o n d r a , cio alia
scuola d e l l ' i l l u m i n i s m o francese e del liberalismo inglese.
Gi a Napoli si sentiva spaesato: la considerava un avanzo di
M e d i o Evo. P r i m a di accettare il g o v e r n o della Sicilia, c h e
sapeva a n c o r a p i a r r e t r a t a , esit un a n n o . Il p e r s o n a g g i o
era di rilievo in tutto: nei difetti n o n m e n o che nelle qualit.
E r a intelligente, colto, o n e s t o e coraggioso. Ma le sue idee
liberali si sposavano male a un t e m p e r a m e n t o a u t o r i t a r i o ,
impaziente e talvolta perfino insolente. Era libero da tutto,
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di l i q u i d a r e il suo m i g l i o r m i n i s t r o , T a n u c c i , e di fare d e l
suo favorito Acton il vero factotum del Regno. Ma o r a aveva
di che r i m p i a n g e r l o . Era stata lei a tirarsi addosso i francesi
con quella disgraziata g u e r r a preventiva e ad affidare il com a n d o dell'esercito a Mack, che n o n aveva certo dimostrato
g r a n g e n i o strategico. F e r d i n a n d o i n s o m m a n o n s i f i d a v a
pi di lei e sembrava deciso a imbrigliarne il forsennato attivismo. Per questo poteva c o n t a r e sull'aiuto di Acton che, da
q u a n d o aveva smesso di essere il favorito della Regina, e r a
diventato il favorito suo.
Maria C a r o l i n a si e r a s e m p r e imposta con gl'intrighi di
C o r t e in cui e r a maestra, ma la C o r t e e r a rimasta a Napoli.
Gli unici amici che l'avevano seguita fin l e r a n o l'ambasciat o r e inglese H a m i l t o n e sua m o g l i e E m m a , coi quali n o n
aveva segreti. Gli H a m i l t o n e r a n o u n a strana coppia, in cui
la m o g l i e valeva, o a l m e n o c o n t a v a , m o l t o p i del m a r i t o
p e r via dei suoi legami con Nelson, l'eroe nazionale inglese.
E m m a si m o s t r a v a nella vita u n ' a t t r i c e m o l t o m i g l i o r e di
q u a n t o fosse stata sul palcoscenico, d o n d e p r o v e n i v a . D a
q u a n t o se ne p u capire, e r a u n a m i t o m a n e frigida, che sapeva recitare a n c h e la passione, q u a n d o serviva all'ambizion e . C o m e d o m i n a v a il m a r i t o e l ' a m a n t e , cos d o m i n a v a la
Regina fingendo u n a partecipazione senza riserve sia ai suoi
e n t u s i a s m i c h e alle s u e i n d i g n a z i o n i . Le t r e s c h e di q u e s t e
d u e d o n n e esercitarono un peso nefasto sulla politica estera
e d i n t e r n a dei B o r b o n e i n q u e s t o p e r i o d o , m a n o n s i p u
n e g a r e che lo abbiano esercitato.
Dal canto loro, i siciliani avevano accolto i fuggiaschi con
un calore in cui tuttavia n o n c'era o m b r a n di patriottismo
n di devozione a u n a dinastia, che n o n si e r a mai c u r a t a di
loro. C'era solo la contentezza di essersi liberati da u n a posizione subalterna nei confronti di Napoli, di v e d e r e Palermo
p r o m o s s a a capitale con la sua C o r t e e le cerimonie, le feste
e i rituali di cui s e m p r e le Corti si c i r c o n d a n o ; e la speranza,
da p a r t e dei b a r o n i , d ' i r r e t i r e il Re e di farne il loro s t r u mento.
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CAPITOLO OTTAVO
LA R E P U B B L I C A PARTENOPEA
Pio VI, che ne aveva fatto il suo tesoriere. S t a n d o a certe voci, il tesoro di cui si e r a pi p r e o c c u p a t o era quello suo. Ci
dev'essere qualcosa di vero p e r c h a un certo p u n t o la carica gli fu tolta, sebbene vi avesse d a t o p r o v e eccellenti. Torn a t o a N a p o l i , e r a d i v e n t a t o , g r a z i e al suo n o m e , alla sua
presenza, ai suoi m o d i di g r a n signore, u n a delle figure p i
in vista della Corte, senza tuttavia scadere al r a n g o di cortigiano. N o n si p e r d e v a in intrighi e pettegolezzi. Le sue parole contavano a n c h e p e r c h n e p r o n u n c i a v a p o c h e . Q u a n do il Re e la Regina p a r t i r o n o p e r Palermo, egli li segu, ma
controvoglia, p e r c h quella fuga gli sembrava un d i s o n o r e ,
e lo era. Infatti n o n ci rimase che p o c h i giorni. Alla fine di
g e n n a i o disse alla R e g i n a che s a r e b b e t o r n a t o in Calabria,
c h ' e r a quasi p e r intero feudo della sua famiglia, p e r accendervi la rivolta, ma n o n chiese aiuti n di u o m i n i n di d e n a r o . Attravers lo stretto c o n otto servitori. E ai p r i m i di
febbraio aveva gi ai suoi o r d i n i un piccolo esercito, c h e
ogni giorno s'ingrossava di n u o v e reclute.
La storiografia r i s o r g i m e n t a l e ha d i p i n t o a fosche tinte
q u e s t o brigante porporato, p r e s e n t a n d o l o c o m e un Fra' Diavolo m a g g i o r a t o . Ma n o n cos. I n c a r n a z i o n e del vecchio
r e g i m e c o n t u t t e le sue ottusit e ingiustizie, Ruffo lottava
p e r u n a causa che n o n m e r i t a simpatie e che la Storia aveva
gi c o n d a n n a t o . Ma l ' u o m o n o n e r a da b u t t a r via, c o m e si
v e d r al t e r m i n e della sua i m p r e s a . C e r t a m e n t e i contadini
calabresi gli c o r s e r o i n c o n t r o affascinati dal suo n o m e , famosissimo nella c o n t r a d a , e dalle sue seriche vesti cardinalizie che n o n smise mai. Ma egli s e p p e organizzarli e t r a d u r r e
in spirito di crociata le loro torbide smanie di rapina. Da vero prelato cattolico, senza illusioni sulla u m a n a n a t u r a , patteggi con tutti, a n c h e coi p i infami e s a n g u i n a r i briganti,
p u r di attrarli dalla sua p a r t e . E q u a n d o n o n p o t evitarli,
finse di n o n v e d e r n e i delitti, i soprusi, le r u b e r i e . Ma riusc
a t e n e r e in p u g n o fino in f o n d o la sua o r d a , e a c o n d u r l a
dove voleva.
Ingigantita dalla l e g g e n d a , l'eco delle sue gesta arriv a
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CAPITOLO N O N O
I L '99
Per seguire le vicende di Napoli, abbiamo un p o ' sopravanzato gli avvenimenti. R i p r e n d i a m o n e d u n q u e il filo.
Visto che la g u e r r a e r a inevitabile, e r a stata la Francia a
dichiararla all'Austria il 2 febbraio (del '99) p r i m a che i suoi
eserciti si c o n g i u n g e s s e r o con quelli russi. Sul fronte t e d e sco le ostilit c o m i n c i a r o n o subito. Q u e l l o italiano g o d e t t e
a n c o r a un m e s e di calma, di cui i francesi p r o f i t t a r o n o p e r
liquidare s o m m a r i a m e n t e le p o c h e p e n d e n z e a n c o r a in sospeso.
Anzitutto, il Piemonte dove, abbiamo detto, era stata p r o clamata la Repubblica. I l o m b a r d i avevano subito avanzato
il p r o g e t t o di a n n e t t e r l a alla Cisalpina. Ma esso incontr l'ostilit n o n solo di Parigi, ma a n c h e di T o r i n o , t i m o r o s a di
d i v e n t a r e u n ' a p p e n d i c e di Milano. I particolarismi regionali seguitavano ad essere pi forti dello slancio unitario. Piuttosto che u n a d i p e n d e n z a l o m b a r d a , gli stessi r e p u b b l i c a n i
p r e f e r i r o n o fare del loro P i e m o n t e u n a provincia francese e
inviarono u n a richiesta in questo senso al Direttorio, che indisse un plebiscito n a t u r a l m e n t e t r u c c a t o . Di p r o c e d e r e a
u n ' a n n e s s i o n e ufficiale n o n ci fu il t e m p o . Ma l'amministrazione fu affidata a un Commissario che aveva i p o t e r i di un
prefetto, e la frontiera con la Francia fu p r a t i c a m e n t e soppressa.
Poi fu la volta della Toscana. II g r a n d u c a F e r d i n a n d o
n o n aveva la personalit, l ' i m p e g n o , lo zelo r i f o r m a t o r e di
suo p a d r e L e o p o l d o . M a e r a u n s o v r a n o d i g r a n d e accortezza e correttezza, equilibrato e u m a n o . Fin d a l l ' a p p a r i r e
del p r i m o esercito francese, aveva d i c h i a r a t o l a p r o p r i a
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r i a m o che la storiografia italiana n o n abbia s a p u t o l u m e g giare la figura, che a noi sembra riassumere le d r a m m a t i c h e
contraddizioni della nascente sinistra democratica italiana.
Si chiamava G i u s e p p e Lahoz, ed era un milanese di pad r e spagnolo. Giovane ufficiale dell'esercito austriaco, aveva disertato p e r militare nell'ala p i estrema, giacobina, dello s c h i e r a m e n t o r e p u b b l i c a n o e si e r a messo al servizio di
N a p o l e o n e che gli aveva affidato il c o m a n d o della piazza di
Milano. Ma q u a n d o i francesi p r e t e s e r o r i f o r m a r e in senso
m o d e r a t o e c o n s e r v a t o r e la costituzione della Cisalpina,
a n d a Parigi a protestare, e p e r castigo fu destituito. Riebbe il g r a d o e il c o m a n d o nella L e g i o n e p e r c h e r a l'unico
c a p o militare c h e avesse d i m o s t r a t o notevoli capacit, m a
t o r n a p e r d e r l o p e r la sua riottosit alle direttive francesi.
S e c o n d o q u a l c u n o , aveva gi p r e s o segreti contatti con gli
austriaci; ma ne m a n c a qualsiasi p r o v a . p r o v a t o soltanto
c h e aveva p e r s o o g n i fiducia nella Francia, e p e r c i aveva
deciso di fare da solo, i s t a u r a n d o nelle M a r c h e u n a specie
di r e p u b b l i c a a c a r a t t e r e dittatoriale e militare. Per q u e s t o
n o n esit a fare c o m b u t t a col b r i g a n t e Sciabolone, il Fra'
Diavolo marchigiano, che terrorizzava la zona alla testa della sua b a n d a . Q u a n d o francesi e austriaci r i a p r i r o n o le ostilit, egli si mise a d i s t u r b a r e gli u n i e gli altri con azioni di
guerriglia. La voce di u n a sua intesa sotto banco con gli austriaci s e m b r a avvalorata dal fatto che, c a d u t o loro prigioniero in u n o di questi scontri, fu liberato. Ma in realt il suo
rilascio fu d o v u t o a un'intercessione del g e n e r a l e russo Suvorov. T o r n a t o fra i suoi, Lahoz li condusse all'assalto di Ancona, t u t t o r a nelle m a n i dei francesi, e q u i c a d d e c o m b a t t e n d o . N o n aveva ancora t r e n t ' a n n i .
E possibile che L a h o z sia stato soltanto un a n a r c h i c o ribelle a qualsiasi autorit e che la sua vera n a t u r a fosse p r o p r i o quella di un capo b r i g a n t e , quale fu sul finire della sua
breve e avventurosa vita. Ma a n c o r a pi probabile ch'egli
fosse u n o di quei pochi democratici che fecero in t e m p o ad
accorgersi d e l l ' e r r o r e c o m m e s s o l e g a n d o s i a u n a Francia
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c h e di r i v o l u z i o n a r i o aveva s e r b a t o s o l t a n t o l'etichetta, e
c e r c a r o n o di r i m e d i a r v i g e t t a n d o s i allo sbaraglio da soli,
contro tutti. Forse in lui c'erano insieme l'una e l'altra cosa.
C o m u n q u e , egli fu il p r i m o italiano a p e n s a r e che gl'italiani
d o v e v a n o fare da s e ad agire in c o n s e g u e n z a , sia p u r e
alla disperata. C h e sia m o r t o da brigante dimostra u n a cosa
soltanto: che p e r i patrioti italiani n o n c'era altra via da batt e r e che fuori e c o n t r o o g n i o r d i n e costituito, sia di m a r c a
austriaca che di m a r c a francese.
E r a p r o p r i o q u a n t o cominciava a chiarirsi nella m e n t e
dei superstiti della g r a n d e illusione. Quasi tutti r i p a r a t i in
Francia, essi o r a e r a n o intenti a r e d i g e r e il fallimentare bilancio della loro a v v e n t u r a . I pi se ne s b r i g a v a n o a d d o s s a n d o tutte le colpe alla Francia, e gli a r g o m e n t i a sostegno
di q u e s t a tesi n o n facevano difetto. C h e la Francia si fosse
servita dei rivoluzionari italiani p e r poi d e l u d e r n e t u t t e le
s p e r a n z e di u n i t e di d e m o c r a z i a , c h e li avesse screditati
agli occhi della p o p o l a z i o n e facendoli complici d e i p r o p r i
saccheggi, e che alla fine li avesse a b b a n d o n a t i e in certi casi
perfino v e n d u t i alla furia reazionaria, e r a vero. E queste fur o n o le d e n u n z i e s p o r t e dal Paribelli, dal Botta, dal Salvador, dal Fantoni e da tanti altri in n u m e r o s i indirizzi al Direttorio. Tutta la sua condotta militare e politica in Italia fu
messa sotto processo, e il fatto che alcuni dei nuovi dirigenti sposassero le tesi dei nostri democratici consent a questi
ultimi di sorvolare sulle p r o p r i e responsabilit. C o m e semp r e , nel giuochetto del capro espiatorio, anche allora gl'italiani si d i m o s t r a v a n o maestri.
U n o solo si rifiut di seguirli su questa strada: il n a p o l e tano Vincenzo Cuoco.
CAPITOLO DECIMO
CUOCO
furono le masse - quelle cittadine dei lazzari e quelle cont a d i n e dei cafoni - a ribellarvisi. Q u e s t o un fatto spiacevole, ma un fatto. Cuoco avrebbe tradito il suo i m p e g n o se
lo avesse disconosciuto, c o m e fa certa nostra storiografia che
i fatti spiacevoli, invece di ragionarci sopra p e r t r a r n e le necessarie conclusioni, li rifiuta.
B e n altri son gli addebiti che a Cuoco si possono e si debb o n o m u o v e r e . Il p r i m o e f o n d a m e n t a l e quello di essersi
messo p e r la sua sete di impieghi decentissimi c o m e lui li
chiamava, cio p e r il suo arrivismo, in u n a posizione falsa.
Cuoco e r a se stesso q u a n d o , da b u o n illuminista c o r r e t t o da
Vico, c o m e giustamente lo definisce Croce, criticava i giacobini. Cess di esserlo q u a n d o , c r e d e n d o che avessero vinto,
si a r r u o l nelle loro fila. E questo che d al Saggio un certo
s a p o r e di fellona. Se Cuoco fosse rimasto sulle sue, a fare il
testimone, c o m ' e r a nella sua vera vocazione, oltre che la galera e l'esilio, si sarebbe risparmiato a n c h e le accuse di d o p pio gioco.
L'altro suo difetto l'atteggiamento pedagogico. Cuoco
u n o storico di g r a n classe, infinitamente s u p e r i o r e al Colletta e a tutti gli altri della sua epoca. La sua diagnosi della societ n a p o l e t a n a ineccepibile e ancor oggi p u essere cont r a p p o s t a a certo meridionalismo p i a g n o n e e vittimista che
i m p u t a tutte le m a g a g n e del S u d al malvolere del N o r d . Le
sue p a g i n e traboccano di osservazioni taglienti e a bersaglio,
c o m e quella dell'impiegomania dei meridionali. Ma n o n resisteva alla tentazione di fare il moralista. E vero che quella
di far discendere la luce dal p r o p r i o p o d i o la vocazione di
tutta la storiografia illuministica, che in Voltaire tocca le sue
p u n t e p i alte e s t r e n u e . Ma forse T i t o n e nel giusto q u a n do dice che Cuoco la derivava a n c o r a di pi dalla tradizione
precettistica italiana che affonda le sue radici fino a Machiavelli e a Tacito. Io tuttavia ci aggiungerei a n c h e un altro elem e n t o : il cinismo. I cinici sono tutti moralisti, e spietati p e r
giunta.
Cuoco terribile. Per pagine e pagine, p e r interi capito101
CAPITOLO UNDICESIMO
L'ITALIA R E P U B B L I C A N A : S E C O N D A FASE
p r i a c o n g i u r a p e r la s p a r t i z i o n e del p o t e r e . Il P a r l a m e n t o
ne ebbe q u a l c h e sospetto, e il 9 n o v e m b r e (del '99) alcuni
d e p u t a t i p r o n u n c i a r o n o violenti attacchi contro il Generale,
invano richiamati all'ordine dal fratello di lui, Luciano, che
sedeva al tavolo della presidenza. N a p o l e o n e v e n n e di persona a r i s p o n d e r e . Q u a n d o i suoi avversari chiesero che fosse dichiarato fuori legge, si rivolse ai soldati di g u a r d i a soll e c i t a n d o la l o r o p r o t e z i o n e . Essi e s i t a r o n o , ma L u c i a n o
tocc i loro cuori d e n u n z i a n d o un tentativo di assassinio che
in realt n o n c'era stato. Le g u a r d i e i r r u p p e r o nella sala e
ne scacciarono i C i n q u e c e n t o . Senza pi opposizione, al p o sto del Direttorio fu istituito un Consolato di tre m e m b r i , con
B o n a p a r t e in veste di Primo Console, cio p r a t i c a m e n t e cap o del g o v e r n o .
Subito d o p o il colpo di Stato, B o n a p a r t e volle che il p o p o l o lo consacrasse c o n un plebiscito che n o n t r a d le s u e
speranze: oltre tre milioni votarono a suo favore, solo 1.500
contro. E o r m a i sicuro del p r o p r i o p o t e r e , t o r n alla sua attivit favorita: la g u e r r a . Affidato il fronte del R e n o a M o r e a u , discese con un n u o v o esercito le Alpi p e r affrontare
gli austriaci. Stavolta, p i che al p r o p r i o g e n i o strategico,
dovette la vittoria alla fortuna. Il nemico lo colse di sorpresa
a M a r e n g o e lo avrebbe c e r t a m e n t e sconfitto, se p e r caso in
q u e l m o m e n t o n o n fosse s o p r a g g i u n t o il g e n e r a l e Desaix
con la sua divisione di cavalleria che p r e s e gli austriaci alle
spalle e spinse la p r o p r i a generosit fino a m o r i r e sul campo in m o d o da lasciare tutti gli allori del trionfo al B o n a p a r te. Questi volle p o r t a r e di p e r s o n a la notizia a Parigi a n c h e
p e r s m i n u i r e quella d e i successi o t t e n u t i i n G e r m a n i a d a
M o r e a u , o r m a i a p o c h i c h i l o m e t r i da V i e n n a , e l'Austria,
con l'acqua alla gola, si rassegn a firmare con lui la pace di
Lunville che p r a t i c a m e n t e richiamava i t e r m i n i di quella di
C a m p o f o r m i o , cio rifaceva dell'Italia u n a provincia francese. La Russia si e r a gi ritirata dalla coalizione. In c a m p o restava solo l'Inghilterra, ma di l a poco (marzo del 1802) anch'essa si decise a firmare la t r e g u a di Amiens.
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I n q u e l m o m e n t o N a p o l e o n e e r a gi a l lavoro p e r d a r e
al nostro Paese un n u o v o assetto. A n c h e lui dall'esperienza
del '99 aveva tratto le sue lezioni.
La p r i m a r i g u a r d a v a il Piemonte. Da q u a n d o la Casa d'Austria p o s s i e d e Venezia, il P i e m o n t e d i v e n t a t o necessario
alla Francia disse b r u t a l m e n t e N a p o l e o n e al plenipotenziario San M a r z a n o , m a n d a t o g l i dal re Carlo E m a n u e l e . Ma i
veri motivi d e i suoi p r o p o s i t i annessionistici e r a n o quelli
economici e quelli logistici.
I setifici di Lione e r a n o piombati in u n a gravissima crisi
da q u a n d o e r a v e n u t o a m a n c a r e il g r e g g i o del P i e m o n t e
che ne p r o d u c e v a p e r 17 milioni di lire a l l ' a n n o , cifra p e r
quei t e m p i colossale. I lionesi r a p p r e s e n t a v a n o u n a grossa
forza nel capitalismo francese, che a sua volta r a p p r e s e n t a va u n a grossa c o m p o n e n t e dell'elettorato di B o n a p a r t e . Essi volevano garantirsi u n a volta p e r s e m p r e la m a t e r i a prima, e N a p o l e o n e si m o s t r sensibilissimo al loro appello.
Ma forse su di lui influ a n c o r a di pi la p r e o c c u p a z i o n e
dei passi alpini: S e m p i o n e , Cenisio e M o n g i n e v r o . Era qui
che nelle sue spedizioni italiane aveva s e m p r e incontrato le
pi grosse difficolt, e o r a n o n voleva pi c o n d i v i d e r n e con
nessuno gli sbocchi. La loro facile transitabilit - scriveva p u cambiare tutto il sistema delle g u e r r e in Italia.
Ai suoi disegni c'era un ostacolo: lo Zar di Russia, Paolo
I, aveva p r e s o il P i e m o n t e sotto la sua protezione, e il Bonap a r t e n o n voleva i n i m i c a r s e l o . M a nel m a r z o (del 1801),
Paolo fu assassinato, e il suo figlio e successore Alessandro
d i e d e subito a d i v e d e r e che il P i e m o n t e lo interessava b e n
poco. B o n a p a r t e n o n gli dette il t e m p o di cambiare opinione. In aprile fece di quello Stato u n a semplice divisione amm i n i s t r a t i v a e militare della Francia, affidata al g e n e r a l e
J o u r d a n . Q u e s t o fu il p r i m o passo. Il secondo v e n n e tre m e si d o p o , q u a n d o l'esercito p i e m o n t e s e fu i n c o r p o r a t o in
quello francese.
A q u e s t o p u n t o l'indeciso e abulico C a r l o E m a n u e l e
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somigliava a un leone con la febbre. Secondo alcune testim o n i a n z e , si rifiut di riceverli. Secondo altre, li ascolt senza p r o n u n c i a r parola. Secondo il Motti, scagli u n o sgabello
contro di loro: cosa che c e r t a m e n t e avrebbe voluto fare, ma
altrettanto c e r t a m e n t e n o n fece.
Fu Talleyrand c h e a m m o r b i d i ribelli e li r i c o n d u s s e al
senso della realt. Nelle vostre condizioni, gli disse, senza
u n o Stato n u o m i n i di Stato, in u n a situazione internazionale che p u precipitare da un m o m e n t o all'altro, avete bis o g n o di u n a m a n o forte c h e vi p r o t e g g a col suo esercito,
con la sua diplomazia, con la sua esperienza.
I T r e n t a esitarono a n c o r a d u e giorni, trattenuti dalla ferma e coraggiosa opposizione del Cicognara. Ma alla fine d o vettero a r r e n d e r s i agli a r g o m e n t i di Talleyrand, che e r a n o
quelli stessi di Melzi. E il 24 decisero di p r o p o r r e alla Consulta i l n o m e d i N a p o l e o n e , che p e r l a p r i m a volta v e n n e
d e s i g n a t o in un atto ufficiale solo col suo n o m e di battesimo.
L'Assemblea fu convocata il giorno d o p o in s e d u t a plenaria p e r la ratifica, e dal processo verbale risulta c h e questa
fu concessa fra i generali applausi. Ma n o n vero. La battaglia fu l u n g a e d u r a . Bellani disse c h e , c o n un P r e s i d e n t e
francese, la Repubblica sarebbe stata p i sicura, ma n o n pi
italiana. Terzi rincar la dose. I loro oppositori furono zittiti. V e d e n d o la mala parata, Marescalchi strozz la discussione e b a n d la votazione p e r alzata e s e d u t a . Un t e s t i m o n e
assicura che ad alzarsi furono al massimo un terzo dei p r e senti, ma g e s t i c o l a n d o e l a n c i a n d o tali g r i d a da s e m b r a r e
maggioranza. Tale c o m u n q u e la consider Marescalchi, che
i m m e d i a t a m e n t e p r o c e d e t t e alla lettura del p r i m o articolo:
Il cittadino N a p o l e o n e B o n a p a r t e eletto p e r acclamazione Presidente della Repubblica cisalpina.
L'indomani il G e n e r a l e si p r e s e n t di p e r s o n a a ricevere
l'investitura. G r a n d e attore c o m e s e m p r e , rifiut la t r i b u n a
speciale che gli avevano allestito, decorata di ori e di bronzi
come un t i o n o , sedette sullo scanno presidenziale e parl in
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vallo e passava le sue notti a tirar sciabolate c o n t r o i fantasmi. Lei e r a intelligente, astuta e intrigante, ma mezzo gobba e sciancata. Sebbene si fossero presentati con un seguito
di q u a r a n t a carrozze s p a g n o l e , i fiorentini c a p i r o n o subito
c h ' e r a n o figure di p a s s a g g i o , e n ' e b b e r o u n a c o n f e r m a il
g i o r n o stesso del loro arrivo, q u a n d o videro che a riceverli
in Palazzo Pitti e a metterli sul t r o n o era il g e n e r a l e Murat,
che c o m a n d a v a le t r u p p e francesi di stanza in Italia centrale. Il v e r o Re s e m b r a v a lui, bello e marziale nella sua r u t i lante divisa. E c o m e tale infatti seguit a c o m p o r t a r s i oscur a n d o con le sue brillanti feste a Palazzo Corsini quelle sussiegose e tetre di Palazzo Pitti.
Q u e s t a e r a in sintesi la situazione della penisola, m e n t r e
N a p o l e o n e a Parigi si p r e p a r a v a all'ultimo balzo: quello sul
t r o n o imperiale. Il 25 m a r z o (del 1802) anche il suo nemico
pi irriducibile, l ' I n g h i l t e r r a , aveva a b b a n d o n a t o la lotta e
f i r m a t o c o n lui la p a c e di A m i e n s . N o n s a r e b b e stata in
realt che u n a breve tregua, ma B o n a p a r t e la mise a profitto.
Il 18 maggio del 1804 un plebiscito Io proclam I m p e r a tore. L'Inghilterra aveva rotto la pace e ripreso le armi l'anno p r i m a . Ma p e r il m o m e n t o n o n trovava alleati. Napoleone poteva b a d a r e soltanto al riassetto politico che il cambiam e n t o istituzionale esigeva e in cui anche l'Italia doveva and a r e di mezzo. Le Repubbliche avevano fatto il loro t e m p o .
CAPITOLO DODICESIMO
R E X T O T I U S ITALIAE
r i m a n e v a n o c h e u n a v e n t i n a , insufficienti a n c h e a p a g a r e
gli stipendi dei funzionari.
P e r c h n o n a n d a s s e r o p e r s e n e a n c h e l e briciole, P r i n a
r i f o r m t u t t o il sistema fiscale r i d u c e n d o n e il p e r s o n a l e e
facendone u n a macchina di straordinaria efficienza. Fu lui a
inventare la tassa di famiglia, o meglio a ripristinarla, perch la sua vera iniziatrice era stata Maria Teresa. Ma la maggior pressione la esercit nel c a m p o delle imposte indirette
che colpivano tutti i consumi senza distinguere fra quelli di
lusso e quelli di p r i m a necessit. N a t u r a l m e n t e a f a r n e le
spese furono s o p r a t t u t t o le classi popolari, che di l a pochi
a n n i gliel'avrebbero fatta p a g a r e . Ma con questi sistemi riusc a p o r t a r e le e n t r a t e da settanta a oltre c e n t o milioni e a
p a r e g g i a r e il bilancio. U n ' a l t r a o p e r a z i o n e di g r a n d e successo fu la sistemazione del debito pubblico, che versava nel
caos. P r i n a ne accert l ' a m m o n t a r e (217 milioni) e trasform i crediti in veri e p r o p r i titoli di Stato al 3,50%. Per
le operazioni che li r i g u a r d a v a n o , istitu il M o n t e N a p o l e o n e , facendone n o n p i u n a corporazione privilegiata di creditori c o m ' e r a n o i vecchi Monti di tutta Italia, ma un vero e
p r o p r i o istituto finanziario qualificato a n c h e all'emissione
di b u o n i fruttiferi. Finch d u r a r o n o le esazioni francesi che
fagocitavano u n a b u o n a m e t delle e n t r a t e , questa rigorosa
politica serv pi a d r e n a r e i r e d d i t i c h e ad accrescerli. Ma
d o p o , ereditata e gestita da p a d r o n i m e n o esosi c o m e gli austriaci, si rivel - c o m e oggi si direbbe - u n o s t r u m e n t o p r o mozionale di g r a n d e efficacia p e r l'accumulo del capitale e
il suo investimento a scopi produttivi. Le f o n d a m e n t a della
b u o n a amministrazione che nell'Ottocento consent al L o m b a r d o - V e n e t o di d i v e n t a r e la sola area di sviluppo di un
Paese sottosviluppato, era stato il Prina a gettarle.
Ma le difficolt in mezzo a cui la Repubblica si dibatteva
n o n e r a n o soltanto quelle economiche. Formata di province
e t e r o g e n e e , r e d u c i da e s p e r i e n z e storiche assai d i v e r s e , e
che p r i m a di allora n o n avevano avuto fra loro altri r a p p o r ti c h e di rivalit e d'inimicizia, essa restava u n o Stato im116
provvisato, senza tradizioni e m i n a t o dai particolarismi m u nicipali. Questi e r a n o forti s o p r a t t u t t o nelle vecchie Legazioni di Emilia e R o m a g n a , reste a riconoscere il p r i m a t o di
M i l a n o . A B o l o g n a bast u n a piccola carestia di p a n e p e r
s c a t e n a r e nel 1802 u n a s o m m o s s a , e la g u a r d i a civica c h e
avrebbe d o v u t o r e p r i m e r l a si schier invece coi ribelli.
A soffiare sul fuoco e r a n o a n c h e i patrioti di tutte le altre
parti d'Italia. Ce n ' e r a n o migliaia. Tutti di estrazione d e m o cratica, e r a n o t e n u t i alla larga dal r e g i m e m o d e r a t o d i
Melzi. Questi anzi a un certo p u n t o p r o p o s e di rinchiuderli
in un c a m p o di c o n c e n t r a m e n t o o di d e p o r t a r l i , ma N a p o leone si o p p o s e . G u a r d a t i con sospetto, delusi nei loro sogni
rivoluzionari e unitari, resi inquieti da u n a disoccupazione
che p e r molti di loro significava a n c h e fame, questi fuorusciti n o n facevano che aizzare c o n t r o il g o v e r n o . Mancava
u n a vita politica e u n a lotta di partiti, in cui la loro opposizione potesse manifestarsi e svolgersi l e g a l m e n t e . E questa
e r a forse la p i grossa t a r a del r e g i m e . A n c h e negli organi
che a v r e b b e r o d o v u t o funzionare da p a r l a m e n t o - la Consulta e il Consiglio legislativo -, il p r e d o m i n i o dei notabili
m o d e r a t i era assoluto. Le figure pi r a p p r e s e n t a t i v e e r a n o
il Paradisi e l'Aldini. Ma i loro contrasti con Melzi - e ce ne
furono di aspri - e r a n o di n a t u r a personale, n o n ideologica.
Fin d'allora la politica italiana palesava q u e s t o vizio, di cui
n o n doveva mai pi g u a r i r e .
N a t u r a l m e n t e la c o n v e r s i o n e della R e p u b b l i c a in Reg n o , sollecitata d a Melzi, avallata s e n z a m o l t e o b b i e z i o n i
dalla C o n s u l t a e d a l Consiglio, accettata c o n indifferenza
dalla p o p o l a z i o n e , rese a n c o r a pi a c u t o il disagio dei d e mocratici e li spinse ad a r r u o l a r s i nelle societ segrete, che
avevano cominciato a diffondersi p e r i motivi c h e d i r e m o .
N o n a v e v a n o altra s t r a d a . Il g u a i o c h e la b a t t e v a n o con
malaccortezza. B a d a v a n o pi a litigare fra loro che a svolg e r e o p e r a di a p o s t o l a t o in m e z z o alle masse p o p o l a r i , di
cui p r e t e n d e v a n o sollecitare l'iniziativa. N o n n e a v e v a n o
l'umilt. N o n ne avevano il linguaggio. Si dicevano incom117
presi, ma n o n facevano n e s s u n serio sforzo p e r farsi comp r e n d e r e . E sebbene fra loro ci fossero m o k i u o m i n i onesti
e disinteressati, n o n riuscivano a g u a d a g n a r s i alcun credito. Q u e s t a sinistra d e m o c r a t i c a e r i v o l u z i o n a r i a conferm a v a i n s o m m a , in t u t t o e p e r t u t t o , l'analisi c h e ne aveva
fatto Vincenzo C u o c o .
D o p o la cerimonia della consacrazione, l ' I m p e r a t o r e ricevette Melzi e gli altri d e p u t a t i lombardi. Ma era ancora incerto
sul da farsi. A s s u m e n d o di p e r s o n a la c o r o n a d'Italia, temeva di scatenare la reazione dell'Austria, con cui in quel m o m e n t o e r a in pace. Preferiva, disse, delegarla a suo fratello
Giuseppe, anche p e r c h questo gli consentiva di risolvere un
altro spinoso p r o b l e m a . N a p o l e o n e n o n aveva a v u t o f i g l i .
Q u i n d i , se fosse m o r t o , la successione sarebbe automaticam e n t e toccata a Giuseppe: soluzione che n o n lo seduceva affatto, e che si poteva e l e g a n t e m e n t e evitare s e p a r a n d o le d u e
c o r o n e e assegnando a suo fratello quella d'Italia.
Melzi accett subito: un p o ' p e r c h n o n poteva far altro,
un p o ' p e r c h la separazione e r a p r o p r i o quello a cui gl'italiani a s p i r a v a n o . Ma a rifiutare fu G i u s e p p e , che preferiva
restare principe ereditario di Francia. N a p o l e o n e ripieg su
un nipote, figlio del fratello Luigi. Ma il giovane, t u t t o r a min o r e n n e , aveva bisogno del consenso del p a d r e che lo n e g .
N o n restava c h e t o r n a r e a l p r i m o p r o g e t t o : l ' I m p e r a t o r e
dei francesi sarebbe stato a n c h e il Re d'Italia.
Nell'aprile del 1805 si mise in viaggio p e r Milano, dove
aveva s p e d i t o in a v a n s c o p e r t a il figliastro E u g e n i o di
B e a u h a r n a i s col p r e t e s t o di assumervi un c o m a n d o militar e . Aveva o r d i n a t o di d a r e a l l ' a v v e n i m e n t o la m a s s i m a solennit, e i suoi desideri v e n n e r o p u n t u a l m e n t e soddisfatti.
Per la p a r a t a militare, furono ammassati i pi bei r e p a r t i dei
d u e eserciti, e i bastioni di Porta Ticinese v e n n e r o sfondati
p e r r e n d e r e p i i m p r e s s i o n a n t e il colpo d ' o c c h i o . Mai si
e r a n o visti archi di trionfo p i sontuosi e p i s p l e n d i d e luminarie.
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N o n aveva c h e v e n t i t r a n n i , e d e r a u n bel g i o v a n o t t o , d i
m o d i semplici, ma di scarsa comunicativa, che aveva cercato
di m e r i t a r e i r a p i d i avanzamenti di cui aveva beneficiato con
g r a n d e invidia e stizza del clan B o n a p a r t e . O g n i sua p r o m o zione aveva p r o v o c a t o violente s c e n a t e fra N a p o l e o n e e i
suoi che, da b u o n i crsi, n o n volevano dividere c o n nessuno ci ch'essi c o n s i d e r a v a n o il bottino di famiglia. E a n c h e
quella sua n o m i n a a Vicer - di un R e g n o di cui n e s s u n o di
loro aveva voluto d i v e n t a r Re - aveva fatto s c o p p i a r e u n a
t e m p e s t a di reciproci rinfacciamenti che aveva richiesto la
convocazione di un consiglio di famiglia con l'intervento di
M a m m a Letizia - Madame Mre - in qualit di paciera.
I p o t e r i conferiti a E u g e n i o e r a n o scarsi. N a p o l e o n e n o n
si contentava di dirgli in u n a lettera d'istruzioni: Se un ministro viene a dirvi che occorre s p e n g e r e il fuoco p e r c h Milano brucia dovete rispondergli che bisogna aspettare gli ordini del Re. E se questi o r d i n i n o n v e n g o n o , dovete lasciarla
bruciare; voleva a n c h e che tutti toccassero con m a n o q u e sta posizione s u b a l t e r n a . E u g e n i o e r a autorizzato a sedersi
sul t r o n o reale ma sotto un baldacchino su cui campeggiava
un g r a n d e ritratto del Re, cio di N a p o l e o n e ; e q u a n d o riceveva il C o r p o legislativo doveva s c e n d e r n e e p r e n d e r e p o sto s u u n o s c r a n n o d i f i a n c o . L ' I m p e r a t o r e n o n d u b i t a v a
della lealt del suo figlioccio. Ma temeva, data la sua giovane et, che si montasse la testa, o che gliela m o n t a s s e r o i milanesi e cercassero di strumentalizzarlo, solleticando le s u e
ambizioni, p e r affermare t e n d e n z e separatiste. Nel passargli le consegne, lo mise in g u a r d i a dai collaboratori, nei quali n o n r i p o n e v a n e s s u n a fiducia: Qui - gli disse -, n o n c'
che un u o m o intelligente e di carattere: Prina.
Melzi infatti n o n c'era p i . Fin allora il v e r o Vicer e r a
stato lui. O r a che ce n ' e r a un altro, n o n avrebbe p o t u t o restare che a prezzo di u n a d e g r a d a z i o n e , cui n o n r i p u g n a v a
soltanto il suo orgoglio. La sua vita e r a stata difficile fra un
p a d r o n e a u t o r i t a r i o e i m p a z i e n t e e un p a r l a m e n t o i m p o t e n t e m a velleitario. N o n a m a v a a b b a s t a n z a i l p o t e r e p e r
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cato che il Principato di Piombino, p o c o p i che u n a fattoria. E la sorella d e l l ' I m p e r a t o r e n o n poteva restare u n a fattoressa. N a p o l e o n e fece di Lucca un Principato e gliel'asseg n . L ' i n s e d i a m e n t o a v v e n n e il 14 luglio e fu s o l e n n e . Ai
lucchesi Elisa p i a c q u e (di Baciocchi n o n si accorsero n e m m e n o ) : b e n e o m a l e , e r a u n a g a r a n z i a d ' i n d i p e n d e n z a dal
Granducato.
Poche o r e d o p o aver accolto il voto dei lucchesi, N a p o leone part p e r Genova.
A n c h e questa R e p u b b l i c a aveva o s t i n a t a m e n t e difeso la
sua i n d i p e n d e n z a , s p e c i a l m e n t e quella delle sue b a n c h e e
delle sue flotte, e anch'essa e r a retta da u n a oligarchia. Ma
d o p o M a r e n g o , N a p o l e o n e l e aveva i n g i u n t o d i r i f o r m a r e
la sua Costituzione, e p e r facilitarle il c o m p i t o ci aveva trasferito da Lucca il solito Saliceti, che coi plutocrati genovesi
era in stretti r a p p o r t i dal '96, q u a n d o aveva contrattato con
essi un prestito p e r finanziare (ricordate?) la p r i m a spedizione di B o n a p a r t e in Italia.
N o n vai la p e n a a p p r o f o n d i r n e i dettagli. L'articolo pi
i m p o r t a n t e e r a il 14 che diceva: Sar istituito a Genova un
arsenale di costruzioni, e la Repubblica avr un a r m a m e n t o
m a r i t t i m o che c o m p r e n d e r a l m e n o d u e vascelli da 74, d u e
fregate e q u a t t r o corvette. E r a questo infatti, e n i e n t e altro,
c h e N a p o l e o n e voleva assicurarsi: u n b u o n p o r t o , b u o n i
cantieri e un p o ' di flotta p e r t e n e r e quella inglese l o n t a n a
dalle coste italiane.
Ma, priva di e n t r o t e r r a , G e n o v a viveva solo di m a r e , il
m a r e era in m a n o agl'inglesi, e gl'inglesi ne interdicevano il
transito n o n soltanto alla Francia, ma a n c h e agli amici della
Francia. La citt cominci a d a r sintomi di asfissia, e Saliceti
scrisse in un suo r a p p o r t o che bisognava scegliere: o farne
un p o r t o franco c o m e Trieste e Livorno, o annetterla all'Imp e r o i n g l o b a n d o l a nel suo sistema d o g a n a l e . N a p o l e o n e
scelse n a t u r a l m e n t e la s e c o n d a alternativa. E Saliceti, m e n tre il doge Durazzo viaggiava alla volta di Milano p e r r e n d e r e o m a g g i o a l l ' I m p e r a t o r e , fece v o t a r e dal S e n a t o u n a di122
CAPITOLO TREDICESIMO
GL'INTRIGHI DI NAPOLI
R e a m e . Nelson ricevette il feudo di B r o n t e col titolo di Duca trasmissibile agli eredi e la s p a d a con l'elsa tempestata di
d i a m a n t i che Luigi X I V aveva d o n a t o a suo n i p o t e Filippo
V, n o n n o del Re. E m m a H a m i l t o n ebbe u n a collana di diam a n t i e d u e carrozze di gala p i e n e di vestiti. C ' e r a n o a n c h e
i d u e briganti Fra' Diavolo e M a m m o n e , che furono decorati e promossi colonnelli. Ma r i p a r t i r o n o quasi subito p e r rip r e n d e r e il c o m a n d o delle loro b a n d e in marcia con l'esercito n a p o l e t a n o su Roma.
Era infatti il m o m e n t o in cui, profittando dell'assenza di
N a p o l e o n e bloccato in Egitto dalla d i s t r u z i o n e della sua
flotta ad Abukir, le a r m a t e austro-russe spazzavano i francesi dall'Alta Italia, e Maria Carolina aveva persuaso il m a r i t o
ad a p p r o f i t t a r n e p e r p i a n t a r e n u o v a m e n t e la sua b a n d i e r a
n e l l ' U r b e . D'accordo con la Regina, Nelson cerc di far cap i r e a F e r d i n a n d o c h ' e r a difficile d i r i g e r e le o p e r a z i o n i dip l o m a t i c h e e militari da Palermo, ma il Re faceva orecchio
da m e r c a n t e . A N a p o l i a v r e b b e d o v u t o t o r n a r e a palazzo
reale insieme alla moglie, e n o n c'erano riserve di caccia ricche di selvaggina c o m e quelle che i b a r o n i siciliani gli mettevano a disposizione. E p p o i , voleva p r i m a v e d e r e che piega avrebbe preso quella g u e r r a , in cui s'era lasciato coinvolgere p i p e r ignavia che p e r convinzione.
Gli avvenimenti si affrettarono a dargli ragione. Alla fine
d e l l ' a n n o , N a p o l e o n e t o r n in Francia, si fece p r o c l a m a r e
P r i m o C o n s o l e e r i p r e s e il c o m a n d o d e l l ' a r m a t a d'Italia.
Napoli doveva vedersela n u o v a m e n t e con lui.
A P a l e r m o , il c o n t r a c c o l p o fu i m m e d i a t o . N o n a v e n d o
pi r a g i o n e di tenerlo a g u a r d i a del M e d i t e r r a n e o o r a che il
B o n a p a r t e aveva a b b a n d o n a t o l'Africa, L o n d r a r i c h i a m
Nelson, e il richiamo di Nelson c o m p o r t a u t o m a t i c a m e n t e
quello degli Hamilton, che o r m a i facevano con lui u n a sola
famiglia.
Per Maria Carolina fu un terribile d o l o r e . E r a legatissima a E m m a . C h i delle d u e fosse lo s t r u m e n t o dell'altra,
diffcile dire. Ma fatto sta che grazie alla loro amicizia il Rea127
me e r a d i v e n t a t o un p r o t e t t o r a t o inglese e Nelson un a m miraglio borbonico molto pi di q u a n t o la situazione politica richiedesse. E infatti la loro p a r t e n z a , che rese la Regina
mezzo m o r t a , c o m p o r t notevoli n o v i t nelle r e l a z i o n i
con L o n d r a .
Il n u o v o ambasciatore, Paget, aveva ricevuto dal suo governo istruzione d ' i n d u r r e il Re a t o r n a r e a Napoli. Ma Ferd i n a n d o n o n voleva s a p e r n e p e r c h ne aveva capito benissimo il motivo. Convinta che la lotta c o n t r o N a p o l e o n e fosse
a n c o r a lunga, l ' I n g h i l t e r r a voleva, scacciandone i francesi,
o c c u p a r e Malta che i siciliani consideravano u n a loro d i p e n denza, e preferiva farlo col Re a Napoli piuttosto che a Pal e r m o . Oltre a questo, F e r d i n a n d o e r a su tutte le furie perch il suo Acton, che lo aveva s e m p r e sollevato da o g n i peso
e responsabilit, s'era i n n a m o r a t o e aveva sposato, a sessant a q u a t t r ' a n n i , u n a n i p o t e di tredici: il che lo r e n d e v a p e r il
m o m e n t o inutilizzabile.
A restituirgli un p o ' di b u o n u m o r e fu solo la decisione
della Regina di a n d a r e a Vienna a rinsaldare i legami di famiglia - l ' i m p e r a t o r e F r a n c e s c o e r a i n s i e m e suo n i p o t e e
suo g e n e r o -, a l q u a n t o deteriorati dacch il R e a m e e r a passato a r m i e bagagli all'Inghilterra. O r a che questa si faceva
t r o p p o esigente, meglio crearle u n c o n t r a p p e s o . F e r d i n a n d o , s e b b e n e i n c r e d u l o sulla riuscita della missione, l'aveva
a p p r o v a t a c a l d a m e n t e p e r liberarsi da quella insopportabile
d o n n a . Essa arriv a Vienna quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e alla notizia della disfatta a u s t r i a c a a M a r e n g o , c h e lasciava
n u o v a m e n t e l'Italia in bala di N a p o l e o n e e il R e g n o b o r b o nico a n c o r a p i bisognoso della flotta inglese. La missione
e r a fallita p r i m a a n c o r a di cominciare.
In settembre, la b a n d i e r a francese fu a m m a i n a t a a Malta
e sostituita da quella inglese. Anche le navi n a p o l e t a n e avev a n o partecipato al blocco dell'isola, ma d o p o la capitolazione furono amabilmente congedate. Ferdinando n o n ebbe
n e a n c h e il t e m p o di protestare. L'Austria si a p p r e s t a v a a firm a r e il trattato di Lunville, che dava m a n o libera al Bona128
all'amicizia della Spagna. La sua collera q u i n d i n o n conobbe limiti q u a n d o Godoy lo inform che Maria Antonietta, su
istruzioni di sua m a d r e , stava m o n t a n d o un partito del principe ereditario p e r m e t t e r e fuori causa lui e la Regina e rovesciare il sistema delle alleanze.
Era vero. Le torrentizie lettere di Maria Carolina a sua figlia e r a n o tutte un aizzamento contro la suocera, che replicava c h i a m a n d o la n u o r a ranocchia semimorta, vipera velenosa e sputo di sua madre. C h e atmosfera dovesse regnare in quella C o r t e , lo dice il fatto che n e s s u n o osava toccare
cibo senza p r i m a farlo assaggiare a q u a l c h e servo. U n a di
quelle lettere fu intercettata o sottratta dagli scrigni di Maria
A n t o n i e t t a e fatta r e c a p i t a r e da G o d o y a N a p o l e o n e . C'era
scritto che, a p p e n a salito al trono, il principe ereditario doveva a r r e s t a r e la m a d r e e il suo a m a n t e e s c e n d e r e in g u e r r a
contro il crso bastardo, villan rifatto e nuovo Attila.
N a p o l e o n e rispose a un ricevimento del c o r p o diplomatico a Milano. A n d a n d o incontro all'ambasciatore di Napoli,
lo a l l u v i o n e di epiteti da fureria rinfacciandogli il d o p p i o
giuoco e i t r a d i m e n t i dei suoi Sovrani, e concluse: Dite alla
vostra Regina che n o n le lascer n e a n c h e la Sicilia e la m a n d e r coi suoi figlioli a m e n d i c a r e il p a n e p e r tutta Europa!
E r a il 1805. La p a c e di A m i e n s e r a finita. L'Inghilterra,
di n u o v o in g u e r r a con la Francia, cercava alleati che gliela
combattessero p e r t e r r a . Gi da d u e a n n i , Napoli si e r a seg r e t a m e n t e i m p e g n a t a a lasciar o c c u p a r e Messina dalla flotta b r i t a n n i c a , se fosse stata m i n a c c i a t a dalle g u a r n i g i o n i
francesi che presidiavano il R e a m e . In cambio aveva ricevuto un grosso aiuto finanziario p e r ricostituire alla chetichella un p o ' di esercito. Ma F e r d i n a n d o n o n voleva avventure.
Fu Maria Carolina che gli forz la m a n o , q u a n d o si profil
l'intervento di Russia e Austria.
A b b i a m o gi visto c o m e e p e r c h si form q u e s t a coalizione (la terza), e con quale fulminea rapidit N a p o l e o n e ne
v e n n e a capo a Ulm e ad Austerlitz. Ma rivediamolo dall'angolatura di Napoli.
135
p e r i m p e d i r l o . Seguitava ad a n d a r e t r a n q u i l l a m e n t e a caccia come se tutto quel che succedeva n o n fosse affar suo. Un
g i o r n o i n c o n t r un r e p a r t o in marcia. E, sentito che a n d a vano in Abruzzo a far la g u e r r a , chiese: Contro chi? Contro i francesi gli risposero. Dio ve la m a n d i buona! disse,
e p r o s e g u dietro i suoi cani.
A n c h e q u e s t o suo a t t e g g i a m e n t o c o n t r i b u i v a a m e t t e r e
fuori di s la Regina, che n o n a b b a n d o n a v a il suo scrittoio.
Gl'infami s'imbarcano!... Ci a b b a n d o n a n o , i vigliacchi!...
Tempestava di lettere Vienna e L o n d r a . Faceva scenate agli
ambasciatori russo e inglese. Il 7 g e n n a i o (1806) m a n d a
R o m a il c a r d i n a l e Ruffo, l ' u o m o d e l l ' e m e r g e n z a , a p a r l a r e
con Massna. C o m e al solito, aveva scelto male. Sia p u r e a
tolto, i francesi consideravano Ruffo il p e r s e c u t o r e dei loro
a n t i c h i alleati r e p u b b l i c a n i . Massna lo mise alla p o r t a e
gl'imped di p r o s e g u i r e p e r Parigi. La sorte di Napoli gi
stata i r r e v o c a b i l m e n t e decisa gli disse. M a r i a C a r o l i n a si
rassegn alla s u p r e m a umiliazione. Prese la p e n n a e scrisse
a N a p o l e o n e : Ravvedutami dall'accecamento nel quale fui
trascinata da u n o zelo e da un a m o r e male calcolati e male
intesi, e che m ' i s p i r a r o n o u n a forte inimicizia, r i n u n c i a n d o
o r m a i ad essere la nemica di Vostra Maest I m p e r i a l e e Reale, r i c o r r o alla vostra generosit... La risposta di N a p o l e o ne fu l ' o r d i n e alle sue t r u p p e di m a r c i a r e su N a p o l i per
p u n i r e il t r a d i m e n t o della R e g i n a e b u t t a r e gi dal t r o n o
questa criminale...
In q u e l m o m e n t o gTinfami se n ' e r a n o gi a n d a t i . La
Regina decise di rivolgersi al p o p o l o , e scese in mezzo ad esso p e r le strade. Ma n o n riusc a toccargli il c u o r e p e r il semplice motivo che n o n gliene aveva mai mostrato. Il Re, molto pi p o p o l a r e di lei, si rifiut di a c c o m p a g n a r l a . Prefer
a n d a r e a M o n d r a g o n e p e r d i s t r u g g e r e c o n u n a colossale
b a t t u t a di caccia t u t t a la selvaggina in m o d o c h e a l m e n o
quella n o n cadesse in m a n o ai francesi, e a n n u n z i che se
ne tornava in Sicilia. A stento lo p e r s u a s e r o ad aspettare alm e n o il m o m e n t o in cui i francesi avessero varcato la fron138
tiera. Rimase fino al 23, poi s'imbarc alla chetichella dicendo alla Regina di sbrigarsela lei, che aveva provocato quella
catastrofe, insieme a suo figlio: lui ne aveva abbastanza.
Sono p r e p a r a t a a tutto - scrisse la Regina al suo ambasciatore a Parigi, Gallo - n o n ho p a u r a di n i e n t e . Mi r i t r o ver povera ed e r r a n t e , d o p o aver s e m p r e pensato agli altri
e mai a me stessa... Vi r a c c o m a n d o la mia a d o r a t a famiglia:
l'affido alla vostra fedelt... In quel m o m e n t o Gallo aveva
gi offerto i suoi servigi a N a p o l e o n e che, d o p o averli accettati, scriveva a suo fratello G i u s e p p e : Il m a r c h e s e Del Gallo
si a p p r e s t a a m e t t e r e a t u a disposizione tutti i suoi talenti.
Sar il p r i m o n a p o l e t a n o a giurarti fedelt.
Vestita a lutto, la Regina faceva il giro dei Santuari. Sperava ancora che il p o p o l o di Napoli scendesse p e r le strade
come aveva fatto nel '98. Ma del '98 il p o p o l o di Napoli ricordava solo la fuga dei suoi Sovrani. L' 11 febbraio anch'essa s'imbarc con la n u o r a (il P r i n c i p e E r e d i t a r i o si e r a gi
trasferito in Calabria) e il resto della famiglia. Noi partiamo disse alla piccola folla che si era riunita sulla b a n c h i n a .
Le risposero: P r e g h e r e m o p e r c h facciate b u o n viaggio.
Era p r o p r i o f i n i t a .
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
I VICER
CAPITOLO QUINDICESIMO
CESARE E P I E T R O
p e r fare d e l l ' I m p e r a t o r e l'unico protagonista della cerimonia e r i d u r r e la p a r t e del Papa a quella di semplice notaio.
Cos fu. II rito del 2 d i c e m b r e nella chiesa di Notre-Dame fu i m p o n e n t e e r a g g i u n s e i p i alti effetti spettacolari.
Ma il gesto di N a p o l e o n e che s'infilava da s la c o r o n a e r a
t a l m e n t e inatteso e in c o n t r a s t o con la prassi tradizionale,
che molti p e n s a r o n o a un colpo di forza; e q u a n d o s e p p e r o
c h ' e r a stato c o n c o r d a t o , ne f u r o n o indignati. Tutto, nella
rivoluzione - scrisse il cattolicissimo De Maistre - miracol o s a m e n t e cattivo, ma q u e s t o il non plus ultra. N o n r e s t a
che d e s i d e r a r e che il P a p a s c e n d a fino in f o n d o , in m o d o
d a n o n essere p i che u n pulcinella senza p e s o n i m p o r tanza.
Q u a n d o risal in carrozza p e r t o r n a r e a Roma, Pio V I I si
e r a gi accorto che q u e l l ' a v v e n t u r a si c h i u d e v a p e r lui in
n e t t o passivo. Aveva s p e r a t o di o t t e n e r e a l m e n o la restituzione delle Legazioni, ma N a p o l e o n e se l'era cavata con parole v a g h e che n o n lo i m p e g n a v a n o a nulla. A p p e n a r i e n t r a t o , scrisse a l l ' I m p e r a t o r e : N o n p o s s i a m o n a s c o n d e r e
c h e r e s t a in n o i m o l t a a m a r e z z a . Ma p o i , a q u a n t o p a r e ,
stracci la lettera e l'amarezza se la t e n n e in corpo. Q u a n t o
a N a p o l e o n e , si e r a v i e p p i c o n v i n t o d e l l ' a r r e n d e v o l e z z a
del Papa. E un b u o n uomo diceva, sicuro di poterlo tenere a guinzaglio. E su q u e s t o e r r o r e di valutazione i m p o s t
tutta la sua politica con la Chiesa.
C o m e abbiamo gi detto, difficile stabilire q u a n t o l'incoronazione di N a p o l e o n e p r i m a a I m p e r a t o r e dei francesi, poi
a Re d'Italia, abbia influito sulla formazione della terza coalizione anglo-russo-austriaca. Ma che vi abbia influito n o n
c' dubbio. C o m u n q u e , nel settembre del 1805 la parola era
- scusate se ci r i p e t i a m o - di n u o v o agli eserciti. E, sebbene
il teatro principale delle operazioni fosse stavolta la G e r m a nia, anche l'Italia ne fu coinvolta, e le forze francesi vi si trov a r o n o in u n a situazione piuttosto delicata. Se i porti pontifici e s o p r a t t u t t o A n c o n a avessero consentito u n o sbarco ai
152
russi e agl'inglesi, p e r l ' a r m a t a del B e a u h a r n a i s n o n ci sar e b b e stato s c a m p o . Per p r e v e n i r e q u e s t o pericolo, N a p o leone o r d i n l'occupazione di quella citt.
Il P a p a reag con u n a lettera traboccante di collera e di
minacce. N a p o l e o n e , che n o n se l'aspettava, la ricevette p r o p r i o alla vigilia della battaglia di Austerlitz, decisiva p e r le
sue f o r t u n e . La c o n s i d e r u n a p u g n a l a t a nella schiena e
d e t t u n a risposta b r u t a l e e b r u c i a n t e in cui i n t i m a v a al
Pontefice di s b a r r a r e la p o r t a dei suoi Stati ai nemici dell'Italia, che e r a n o i nemici di N a p o l e o n e , cio in parole povere di r i n u n z i a r e alla neutralit.
Q u e s t a replica dovette arrivare a Roma quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e alla notizia della c l a m o r o s a vittoria r i p o r t a t a
d a l l ' I m p e r a t o r e , che ribadiva il suo assoluto d o m i n i o sulla
penisola e p o n e v a fine a quella e n n e s i m a g u e r r a . Ma n o n
p e r questo il Papa disarm, e la sua c o r r i s p o n d e n z a con Nap o l e o n e s e g u i t a svolgersi su toni a s p r a m e n t e polemici.
T u t t o o r m a i e r a p r e t e s t o di litigio fra i d u e . Ma il nocciolo
della questione in u n a lettera d e l l ' I m p e r a t o r e che la riassumeva cos: I nostri r a p p o r t i d e v o n o basarsi sul fatto che
Vostra Santit mi d e v e , n e l c a m p o t e m p o r a l e , gli stessi rig u a r d i che io ho p e r Essa nel c a m p o spirituale. Vostra Santit sovrana di Roma, ma io ne sono l'Imperatore. Al che
Pio V I I r i s p o n d e v a : Non esiste un I m p e r a t o r e c h e abbia
diritti su Roma... N o n esiste un I m p e r a t o r e di Roma.
N a p o l e o n e p r o p o s e n u o v i negoziati, m a a c o n d i z i o n e
che si svolgessero a Parigi e che il delegato di R o m a fosse un
Cardinale francese m u n i t o di pieni poteri. Il Papa p r i m a si
pieg, poi ritir la delega e respinse l'abbozzo di trattato che
gli avevano spedito. N a p o l e o n e tagli corto. In g e n n a i o (del
1808) o r d i n al generale Miollis di m u o v e r e con le sue t r u p pe su Roma, e l'ambasciatore Alquier a m m o n la Santa Sede
che qualsiasi atto di resistenza a v r e b b e i m m e d i a t a m e n t e
provocato l'annessione degli Stati della Chiesa al Regno Italico.
Stando alle dichiarazioni ufficiali, doveva trattarsi soltan153
to di u n ' o c c u p a z i o n e t e m p o r a n e a p e r i n d u r r e il P a p a a un
atteggiamento pi a r r e n d e v o l e . Ma le istruzioni ad Alquier
parlavano un linguaggio assai diverso: L'Imperatore vuole
che la Corte Papale cessi insensibilmente, senza che quasi ci
se ne accorga, di esistere come p o t e r e temporale.
I r o m a n i a v e v a n o a s s u n t o , nei confronti dei francesi, il
solito a t t e g g i a m e n t o c a n z o n a t o r i o , c h e gli p e r m e t t e v a di
m a n i f e s t a r e ostilit senza c o r r e r e rischi. M a n o n m o s s e r o
un dito q u a n d o gli videro d i s a r m a r e gli svizzeri e incarcerare in Castel Sant'Angelo la G u a r d i a Nobile. N a p o l e o n e stava gi smantellando gli Stati Pontifici. Ne aveva staccato Ancona, U r b i n o , Macerata e C a m e r i n o , a n n e t t e n d o l e al R e g n o
Italico. Forse avrebbe seguitato di quel passo, senza precipitare le cose, se ancora u n a volta n o n si fosse trovato in guerra. L'Austria lo aveva attaccato di sorpresa m e n t r e era i m p e g n a t o in S p a g n a . R i e n t r a t o in g r a n fretta, aveva fulmineam e n t e rintuzzato l'aggressione a W a g r a m , e dalla G e r m a n i a
si e r a a v v e n t a t o sulla capitale n e m i c a . Fu nella r i n n o v a t a
certezza della p r o p r i a invincibilit che dal campo imperiale di Vienna firm nel maggio (del 1809) il decreto che decideva il destino dell'Urbe.
Miscuglio di s o l e n n i t e di d i l e t t a n t i s m o , di storia e di
teologia, q u e l d o c u m e n t o i n t e n d e v a p a r l a r e al P a p a in un
linguaggio da P a p a e impartirgli alcuni i n s e g n a m e n t i sulle
faccende del cielo. In C u r i a dovette suscitare u n a certa ilarit, ma fugace, p e r c h s c e n d e n d o sulla t e r r a il discorso div e n t a v a t e r r i b i l m e n t e serio. L a d o n a z i o n e fatta d a C a r l o
M a g n o ai Pontefici con tutti i diritti temporali che ne conseguivano, veniva abrogata, il loro Stato soppresso e i loro territori annessi a l l ' I m p e r o . R o m a diventava citt imperiale. Al
P a p a v e n i v a n o lasciati soltanto i suoi palazzi con g a r a n z i a
d ' i m m u n i t e u n a r e n d i t a di d u e milioni l'anno.
II 10 giugno, fra le salve di c a n n o n e , la b a n d i e r a pontificia veniva a m m a i n a t a su Castel Sant'Angelo e sostituita dal
tricolore francese. Lo stesso g i o r n o il Papa e m a n u n a bolla, che scomunicava i responsabili degli attentati c o n t r o la
154
Santa Sede q u a l u n q u e sia l'onore dell'alta dignit di cui sono investiti. Il n o m e di N a p o l e o n e n o n e r a citato. Ma e r a
chiaro che l'anatema ricadeva su di lui.
L ' I m p e r a t o r e ne fu i n d i g n a t o c o m e di un t r a d i m e n t o : da
un buon uomo c o m e Pio V I I n o n se l'aspettava. Furibond o , scrisse a Miollis: Non bisogna pi avere r i g u a r d i : questo pazzo furioso va rinchiuso. Se questa lettera fosse giunta al destinatario, u o m o accorto e cauto, forse n o n sarebbe
stata i n t e r p r e t a t a c o m e u n o r d i n e . M a v e n n e i n t e r c e t t a t a
dal capo della g e n d a r m e r i a R a d e t che, c o m e tutti i g e n d a r mi, n o n distingueva che fra obbedienza e insubordinazione.
Nella notte fra il 5 e il 6 luglio, alla testa di un d r a p p e l l o
f o r m a t o di soldati e di fabbri, R a d e t si rec al Q u i r i n a l e e,
t r o v a n d o n e chiusa la p o r t a , ne fece d e m o l i r e le s e r r a t u r e .
L'operazione fu r i p e t u t a altre tredici volte p e r c h altrettante e r a n o le p o r t e da attraversare p e r r a g g i u n g e r e l'appartam e n t o del Papa. I c u p i tonfi della scure si m e s c o l a v a n o ai
rintocchi delle c a m p a n e sciolte a distesa p e r c h i a m a r e il p o p o l o alle a r m i . Il p o p o l o accorse, ma d i s a r m a t o , e stette a
guardare.
Q u a n d o fu davanti al Papa che, pallidissimo, con u n a stola sulla veste bianca e un crocefisso in m a n o , lo a t t e n d e v a
nel suo studio, a R a d e t la b a l d a n z a c a d d e di dosso. Sull'attenti e incespicando con le parole, intim al Papa di r i n u n ciare a l p o t e r e t e m p o r a l e e , n o n a v e n d o o t t e n u t o c h e u n
f e r m o rifiuto, disse: Poich tale la d e c i s i o n e di Vostra
Santit, d e v o d i c h i a r a r l e c h e h o l ' o r d i n e d i c o n d u r l a c o n
me. Il P a p a lo segu senza o p p o r r e resistenza. Q u a n d o fu
in mezzo alla t r u p p a che presidiava il cortile, la benedisse. E
sal sulla carrozza che lo attendeva.
Il seguito della sua vicenda lo v e d r e m o pi tardi.
C o n la d e p o r t a z i o n e del buon uomo, N a p o l e o n e credeva
di aver risolto u n a volta p e r tutte i r a p p o r t i fra Stato e Chiesa. Ma dovette presto accorgersi che la Chiesa n o n era u n a
provincia o un R e a m e da potersi alienare o a n n e t t e r e a pia155
CAPITOLO SEDICESIMO
MURAT
d o p o G i o a c c h i n o e r a gi c a p i t a n o . Gli scatti di g r a d o se li
era g u a d a g n a t i a furia di cariche e di sciabolate. Comandati da lui, venti u o m i n i valgono un reggimento diceva Bour i e n n e , e questa voce arriv a n c h e all'orecchio di un g e n e rale quasi suo c o e t a n e o che si apprestava a i n v a d e r e l'Italia
con un esercito in brandelli: B o n a p a r t e .
Q u a n d o , p o c h i mesi d o p o , r i t o r n a Parigi p e r d e p o r r e
ai piedi del Direttorio le v e n t u n b a n d i e r e che il suo c o m a n d a n t e aveva s t r a p p a t e agli austro-piemontesi, M u r a t e r a gi
colonnello, ma il Direttorio lo n o m i n seduta stante generale. In u n ' u n i f o r m e di sua i n v e n z i o n e - v e r d e c o n c o r d o n i
d ' o r o , nastri d ' a r g e n t o e stivali rossi -, questo Apollo della
G u e r r a m a n d in frantumi molti cuori femminili, e fra gli
altri quello - fragilissimo - di G i u s e p p i n a B o n a p a r t e . Q u a n to abbia pesato questa sua relazione con lei sulla diffidenza
che N a p o l e o n e poi s e m p r e n u t r nei r i g u a r d i d i Gioacchin o , difficile dire. Lo aveva decorato e p r o m o s s o pi volte,
ma lo aveva b e n misurato. Pi che un vero generale, lo considerava u n guappo capace d ' i m p r e s e eroiche, m a pi p e r
esibizionismo e spavalderia che p e r autentico coraggio. Nell'impresa d'Egitto p a r e che n o n lo volesse con s e che d o vette subirlo p e r i m p o s i z i o n e del D i r e t t o r i o . M a i n quella
c a m p a g n a di g r a n d i spazi e di c a r i c h e a briglia sciolta,
Gioacchino rese tali servigi che N a p o l e o n e se lo r i p o r t al
seguito q u a n d o di sorpresa r i e n t r a Parigi, e fu a lui che affid il delicato compito di cacciare dal p a r l a m e n t o i d e p u t a ti che facevano resistenza alla sua n o m i n a a P r i m o Console.
La m a n c i a c h e G i o a c c h i n o gli chiese fu la m a n o di sua
sorella Carolina. N a p o l e o n e n o n voleva s a p e r n e , ma Carolina si era incapricciata e aveva dalla sua Giuseppina, s e m p r e
t e n e r a e m a t e r n a con i suoi vecchi amanti. Il m a t r i m o n i o si
fece, s p a l a n c a n d o all'avventuriero nuovi insperati orizzonti.
Da b u o n crso, N a p o l e o n e aveva il culto della famiglia. E,
u n a volta d i v e n t a t o I m p e r a t o r e e p a d r o n e di mezza E u r o p a , si e r a m e s s o a d i s t r i b u i r n e i t r o n i fra i suoi c o n g i u n t i .
M u r a t s p e r a v a c h e ne toccasse u n o a n c h e a lui e q u a n d o
160
N a p o l e o n e , d o p o a v e r cacciato i B o r b o n e di S p a g n a , lo
m a n d a M a d r i d p e r t e n e r e in briglia il Paese, c r e d e t t e di
essere il designato a quella successione.
Secondo qualche memorialista, N a p o l e o n e deluse la sua
attesa p e r c h p r o p r i o allora v e n n e a conoscenza di un piano s e g r e t a m e n t e a p p r o n t a t o dai suoi ministri Talleyrand e
Fouch. In caso di m o r t e d e l l ' I m p e r a t o r e , costoro si e r a n o
accordati, in m a n c a n z a di un e r e d e legittimo, a sostenere la
c a n d i d a t u r a alla successione di Gioacchino, c o n s i d e r a n d o l o
il pi facile da m a n e g g i a r e . N o n si sa se costui fosse al corr e n t e . Ma N a p o l e o n e lo sospettava. S e m p r e pi lo consider a v a un bravaccio velleitario, r u m o r o s o e pasticcione c h e
q u a n d o mi vede, tutto m i o ; l o n t a n o , c a d e nelle m a n i di
chi lo lusinga, e n o n migliore o p i n i o n e aveva di Carolina,
d o n n a ambiziosa e i n t r i g a n t e che m e t t e mille sciocchezze
in testa a suo marito... Fatto sta che la S p a g n a l'aveva asseg n a t a a G i u s e p p e . E p e r q u e s t o , sotto il s o r r i s o c o n cui i
n u o v i sovrani r i s p o n d e v a n o alle acclamazioni della folla di
Napoli, c'era soltanto u n a p r o f o n d a amarezza. Si sentivano
n o n soltanto defraudati di un titolo molto p i illustre e qualificante, ma a n c h e diffidati e sospettati.
Lo stesso a t t o d ' i n v e s t i t u r a c h e r e g o l a v a i r a p p o r t i fra
Napoli e l ' I m p e r o e r a oltraggioso. Vi si diceva che la c o r o n a
era assegnata soprattutto in favore della principessa Carolina, il c h e r i d u c e v a p r a t i c a m e n t e Gioacchino al r a n g o di
un principe-consorte. Seguiva u n a sfilza di clausole j u g u l a torie. Il R e a m e avrebbe p a r t e c i p a t o a qualsiasi g u e r r a - difensiva o offensiva - d e l l ' I m p e r o , c o n t r i b u e n d o v i c o n
16.000 fanti, 2.500 cavalieri, 20 c a n n o n i e 12 vascelli di
g u e r r a ; doveva p r o v v e d e r e alle spese dell'esercito di occup a z i o n e francese dislocato n e l R e a m e p e r d i f e n d e r l o , m a
anche p e r t e n e r l o sotto controllo. Per di pi, le cariche pi
i m p o r t a n t i d o v e v a n o r e s t a r e nelle m a n i d e i f i d u c i a r i dell ' I m p e r a t o r e , fra i quali faceva spicco Saliceti, ministro della
polizia. Della sua f e r m a i n t e n z i o n e di t e n e r e il c o g n a t o a
guinzaglio, N a p o l e o n e n o n faceva m i s t e r o n e a n c h e nelle
161
p e r d u t o il vostro amico migliore, mai mi sarei aspettato un'azione cos b a r b a r a da p a r t e vostra... Ma Maghella gli forn il
pretesto di u n a rivincita facendogli r e c a p i t a r e delle lettere
dalle quali risultava c h e il m i n i s t r o francese della g u e r r a
D a u r e , u n o dei p i ringhiosi g u a r d i a n i d i M u r a t , e r a l'am a n t e della Regina. Gioacchino lo sapeva da un pezzo, e sapeva anche che D a u r e n o n era il solo ad aver g o d u t o i favori
di sua moglie, alta p a t r o n a del partito francese. Ma finse di
esserne sorpreso e indignato p e r liberarsi dell'uno e m e t t e r e
l'altra in castigo. Rientrato a Parigi, D a u r e sporse le sue contro-accuse all'Imperatore che frattanto aveva ricevuto anche
u n a lettera di C a r o l i n a . F u r i b o n d o , N a p o l e o n e o r d i n a
G r e n i e r di occupare Gaeta, tolse le credenziali all'ambasciatore di Napoli, C a m p o c h i a r o , convoc a Parigi Maghella e lo
incrimin di fellona e intelligenza col nemico.
C o m e s e m p r e avveniva fra i c o n i u g i M u r a t , l'interesse
delia ditta fin p e r p r e v a l e r e sulle loro disarmonie. R e n d e n dosi conto che la disgrazia del marito era a n c h e la disgrazia
sua, Carolina corse dal fratello p e r p l a c a r n e le ire. Ma, pi
che la sua sottile diplomazia, f u r o n o le circostanze ad aiutarla. La g u e r r a c o n la Russia a p p a r i v a o r m a i inevitabile e
i m m i n e n t e . Per b a t t e r e quelle cosacche, le cavallerie n a p o leoniche avevano bisogno di M u r a t , che infatti fu richiamato alla loro testa nella p r i m a v e r a successiva (1812). La guerra, di cui d i r e m o pi tardi, fu d a p p r i n c i p i o la solita marcia
trionfale dell'armata francese. Ma q u a n d o a Napoli il cardinale Firrao celebr un Te Deum, di r i n g r a z i a m e n t o p e r questi successi, Z u r l o gli disse: M o n s i g n o r e m i o , a n c o r a un
paio di queste vittorie, e Voi ed io siamo fottuti!
A N a p o l i , M u r a t n o n si era limitato a fare la f r o n d a al cog n a t o . Aveva a n c h e spinto avanti le riforme gi iniziate da
Giuseppe. Questi, al m o m e n t o di partire per assumere la
c o r o n a di S p a g n a , sapeva che l'unico sostegno del r e g i m e ,
oltre le baionette francesi, e r a la n u o v a borghesia di funzion a r i , magistrati, ufficiali, professionisti, intellettuali, divisi
166
da varie sfumature ideologiche, ma uniti da d u e ideali: l'unit nazionale e qualche forma di g o v e r n o rappresentativo.
N o n p o t e n d o , ovvio, c o n c e d e r e la p r i m a , concesse la sec o n d a lasciando in e r e d i t al suo successore un abbozzo di
C o s t i t u z i o n e che p r e v e d e v a l a c o n v o c a z i o n e d i u n p a r l a mento.
M u r a t r i p r e s e con m a g g i o r e energia l ' o p e r a riformatrice, e successi ne o t t e n n e . Le resistenze degl'interessi conservatori c h e fin allora e r a n o riusciti a r e n d e r e i n o p e r a n t i le
leggi contro la feudalit v e n n e r o demolite. Divise le t e r r e e
suddivise, videsi n u m e r o infinito di nuovi possidenti, franca
la p r o p r i e t dei gi b a r o n i e dei gi vassalli; tutte le servit
disciolte scrive Colletta, che fu partecipe di quest'azione, e
q u i n d i t e n d e v a a s o p r a v v a l u t a r l a . In r e a l t i n u o v i possidenti m o s t r a r o n o un'ostinata r e n i t e n z a a moltiplicarsi, ciascuno a g g r a p p a n d o s i al suo ed esercitandovi i diritti di p r o p r i e t a r i o c o n lo stesso e g o i s m o e p r e p o t e n z a c h e a v e v a n o
caratterizzato i gi baroni. Per q u a n t o di estrazione cittadina, essi s e r b a v a n o u n a m e n t a l i t t e r r i e r a , a n c h e p e r c h
quasi e s c l u s i v a m e n t e in t e r r e investivano, in m a n c a n z a di
attivit industriali, mai decollate un p o ' p e r scarsezza di capitali e molto p e r totale assenza di spirito i m p r e n d i t o r i a l e .
M u r a t , c o m e G i u s e p p e , c o n s i d e r a v a q u e s t a classe b o r ghese il p u n t e l l o del r e g i m e , e aveva ragione. Ma commise,
nei suoi confronti, d u e e r r o r i . Il p r i m o fu di sopravvalutarne la forza, e si capisce p e r c h : e r a questa classe che gli forniva funzionari e consiglieri, e c h e q u i n d i esercitava su di
lui la m a g g i o r e influenza. Il secondo fu quello di d e l u d e r l a
nelle sue aspirazioni a un g o v e r n o rappresentativo. Salendo
sul t r o n o , egli aveva definito eccellente lo Statuto abbozzato da G i u s e p p e . Ma lo aveva messo nel d i m e n t i c a t o i o , e
questo dimostra la sua malaccortezza politica. Quello Statuto prevedeva un p a r l a m e n t o m u n i t o di poteri soltanto consultivi e formato di notabili gi p e r f e t t a m e n t e , c o m e oggi
i direbbe, integrati nel sistema e q u i n d i facili da d o m i n a r e
m a n e g g i a r e . Gioacchino avrebbe p o t u t o farsi forte del los
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CAPITOLO DICIASSETTESIMO
LA C O S T I T U Z I O N E S I C I L I A N A
dietro lo s c h e r m o d e l l ' i n d i p e n d e n t i s m o siciliano, seguitavano a far ricadere tutto il peso fiscale sulle altre classi. Secondo i calcoli di Mack-Smith, i b a r o n i p a g a v a n o a n n u a l m e n t e
35 mila scudi, il clero 31 mila e il resto p o v e r o della popolazione oltre 400 mila. Ma i siciliani n o n lo sapevano. Vedevano soltanto che i loro b a r o n i d a v a n o scacco m a t t o al governo del Re n a p o l e t a n o , e ci bastava a riempirli di fierezza.
A s m o n t a r e il meccanismo di questa o m e r t n o n e r a riuscito Caracciolo. Figuriamoci se p o t e v a riuscirvi Maria Car o l i n a c h e , col suo solito p a s s i o n a l e e g o c e n t r i s m o , i n t e r p r e t l'opposizione p a r l a m e n t a r e c o m e un affronto alla Cor o n a e a lei stessa, f o r n e n d o cos alla pubblica o p i n i o n e validi motivi p e r v e d e r e in quella d i a t r i b a un c o n t r a s t o fra il
p o t e r e centrale e l'autonomia siciliana. Essa diede di giacobini ai b a r o n i , di usurpazione al loro rifiuto, e suo g e n e r o D ' O r l a n s , che aveva u n certo b u o n senso, dovette mettercela tutta p e r p e r s u a d e r l a che il ricorso alla forza n o n sol o e r a impossibile p e r c h l'unica forza d e l g o v e r n o e r a n o
gl'inglesi che mai si sarebbero messi al servizio di quella causa, ma sarebbe a n c h e stata c o n t r o p r o d u c e n t e . Su suo consiglio, alcune alte cariche furono affidate a b a r o n i siciliani, e
q u e s t o bast ad a m m o r b i d i r n e la resistenza. Si c o n s e n t al
Re d ' i m p o r r e u n a tassa sulle vendite che, p e r q u a n t o m o d e sta, infrangeva l'esclusiva p a r l a m e n t a r e in m a t e r i a d ' i m p o ste, e su q u e s t o p u n t o si r u p p e il f r o n t e d e l l ' o p p o s i z i o n e .
Q u a l c u n o dice che B e l m o n t e si ribell p e r c h dalle cariche
e r a rimasto escluso, m a n e m a n c a n o l e p r o v e . C o m u n q u e ,
la sua reazione fu da siciliano vero, cio a b n o r m e . Si rivolse
s e g r e t a m e n t e agl'inglesi d i c e n d o s i p r o n t o a c o n v o c a r e un
altro p a r l a m e n t o a Messina e a fargli p r o c l a m a r e Re qualsiasi principe, a n c h e p r o t e s t a n t e , L o n d r a designasse al trono di Sicilia.
Il Re ne fu subito i n f o r m a t o e, sotto le solite p r e s s a n t i
sollecitazioni della Regina, fece a r r e s t a r e e d e p o r t a r e in varie isole B e l m o n t e , suo zio Castelnuovo e altri t r e influenti
b a r o n i . I n v a n o l ' O r l a n s cerc di o p p o r s i a q u e l gesto av172
m e n t o p e r rovesciare la m o n a r c h i a e a n n e t t e r s i l'isola, e di
questo cerc di convincere a n c h e il Re.
F e r d i n a n d o ne fu pi a n n o i a t o che allarmato: n o n voleva seccature specie o r a c h e , oltre alla caccia, aveva trovato
a n c h e u n altro piacevole p a s s a t e m p o : l a c o m p a g n i a della
Principessa di P a r t a n n a . Ma c o m e al solito si lasci travolgere dalle frenese della m o g l i e e si rifiut di r i c e v e r e B e n tinck. Costui si rivolse al principe ereditario Francesco, e gli
p a r v e di t r o v a r e in lui un i n t e r l o c u t o r e r a g i o n e v o l e e di
b u o n senso. In realt il principe era un b u r o c r a t e pignolo e
abitudinario, p e d a n t e s c a m e n t e attaccato al particolare, che
si p e r d e nelle piccole cose e n o n vede le grandi c o m e diceva Ascoli, e cercava di e v a d e r e le responsabilit. Ma tale lo
aveva reso sua m a d r e t e r r o r i z z a n d o l o . A n c h e stavolta essa
cerc d'intimidirlo tacciandolo di ribelle p e r c h si era m o strato a c c o m o d a n t e con Bentinck. Ma questi n o n gliene dette il t e m p o . Ai p r i m i di g e n n a i o del 1812 o r d i n alle sue
t r u p p e di marciare su Palermo e intim al Re di delegare il
p o t e r e al Principe in qualit di Vicario sotto minaccia di d e p o r t a z i o n e di t u t t a la famiglia reale a Malta e d'istituzione
di u n a r e g g e n z a affidata all'Orlans. Maria Carolina g r i d
al t r a d i m e n t o e invoc la resistenza a oltranza. F e r d i n a n d o ,
pi ragionevole di lei e in fondo c o n t e n t o di essere esentato
da tutti quei fastidi, si rassegn.
Le p r i m e m i s u r e del Vicario furono il richiamo dei b a r o ni d e p o r t a t i , la n o m i n a di B e l m o n t e agli Affari Esteri e di
C a s t e l n u o v o alle F i n a n z e , e la revoca della tassa i m p o s t a
senza il consenso del P a r l a m e n t o . D o p o d i c h fu n o m i n a t o
u n comitato d i giuristi, p r e s i e d u t o dall'abate Balsamo, p e r
r e d i g e r e un testo di Costituzione. Secondo alcuni storici, fra
cui H a r o l d Acton, fu Bentinck a volerlo ricalcato sul modello inglese. Secondo Mack-Smith invece il Generale, il quale
o r m a i agiva da p r o c o n s o l e in t e r r a di conquista, fece p r e senti a Balsamo i pericoli di un simile trapianto in un contesto sociale cos diverso da quello britannico e molto p i arcaico. Per il modello inglese si p r o n u n c i invece c e r t a m e n t e
174
N o n fu il solo p u n t o su cui n o n si riusc a trovare l'accord o , p e r il semplice motivo che m a n c a v a quello di base. Alcuni b a r o n i e r a n o p e r la resistenza indiscriminata e la difesa di tutti i privilegi, a n c h e i p i retrivi, c o m e l'esenzione
totale dai tributi e il m a n t e n i m e n t o della p r o p r i a giurisdizione nei rispettivi feudi. Ma a n c h e quelli che con m a g g i o re accortezza si m o s t r a v a n o disposti ad a b b a n d o n a r e queste
trincee del p i ottuso c o n s e r v a t o r i s m o , in realt m i r a v a n o
n o n a l i q u i d a r e , ma solo a r i d i m e n s i o n a r e il f e u d a l e s i m o ,
salvandone l'essenziale e anzi p u n t e l l a n d o l o . Facendosi come al solito s c h e r m o della p a r o l a libert, essi v o l e v a n o
soltanto rafforzare la p r o p r i a nei confronti del p o t e r e centrale, cio del Re. Quella delle plebi, in s t r a g r a n d e maggior a n z a c o n t a d i n i , restava p u r a m e n t e platonica p e r c h , n o n
a v e n d o essi p r o p r i mezzi di sussistenza, tutta la loro libert
consisteva al massimo nel cambiare p a d r o n e . I n s o m m a , e r a
u n a r i v o l u z i o n e t i p i c a m e n t e italiana, cio c h e si e s a u r i v a
nei n o m i . Nel p a r l a m e n t o siciliano si faceva un g r a n scialo
di p a r o l e inglesi: le leggi si c h i a m a v a n o bills, il bilancio budget e ad o g n i passo s'invocava Yhabeas corpus. Ma al r i p a r o di
q u e s t a t e r m i n o l o g i a , d i r i f o r m e sostanziali, c o m e q u e l l a
agraria, n o n se ne var u n a , e il risultato fu u n a riconferma
degli assoluti e intangibili diritti del p r o p r i e t a r i o n o n soltanto sul suolo, ma a n c h e sul sottosuolo, che p r o p r i o allora
d i v e n t a v a i m p o r t a n t i s s i m o p e r l a famelica d o m a n d a d i
zolfo sul m e r c a t o m o n d i a l e . Alcuni p r o p r i e t a r i c o m e i L a m p e d u s a ci fecero degli affari che c o m p e n s a v a n o l a r g a m e n t e
la rinunzia alla giurisdizione sul feudo, il quale in sostanza tale restava.
Q u e s t o imbroglio fu favorito dalla inesperienza e pasticcioneria di chi cercava di avversarlo, cio della C a m e r a dei
C o m u n i , i n t e r p r e t e delle esigenze dei ceti m e d i , s o p r a t t u t t o
delle p r o v i n c e orientali. Essa e r a g u i d a t a da d u e ex-fuorusciti vissuti e n t r a m b i in Francia, dove si e r a n o intrisi di giacobinismo: Vaccare e Rossi, detto il Mirabeau della Sicilia.
Invece di a p p o g g i a r e il riformismo realistico, a n c h e se m o 176
dea. Ma da L o n d r a risposero che, c o m e fonte di guai, l'Irl a n d a gli bastava, e che l'unico interesse inglese in Sicilia era
strategico e q u i n d i sarebbe finito con la g u e r r a , cio con Nap o l e o n e . Nel P a r l a m e n t o n o n si riusciva a f o r m a r e u n a
m a g g i o r a n z a su nulla, il g o v e r n o si dimise, quello che p r e s e
il suo posto e r a formato di u o m i n i la cui et m e d i a s u p e r a v a
i 75 a n n i , e i c o n s e r v a t o r i p r o f i t t a r o n o di t u t t o q u e s t o p e r
abbozzare u n a m a n o v r a intesa a restituire al Re tutti i poteri, c o m p r e s o quello di abolire la Costituzione.
Di fronte a q u e s t a minaccia, B e n t i n c k assunse il m a n t o
del d i t t a t o r e , sciolse g o v e r n o e p a r l a m e n t o , indisse n u o v e
elezioni e vi partecip di p e r s o n a raccogliendo tali ovazioni
d o v u n q u e si presentava che ricominci ad accarezzare il sog n o di u n a Sicilia r i d o t t a a suo p r o c o n s o l a t o in n o m e di
S.M. Britannica. Per sua fortuna la g u e r r a che o r m a i divampava in E u r o p a d o p o la catastrofe di N a p o l e o n e in Russia lo
richiam ad altre mansioni. Ma il seguito di questa vicenda
lo v e d r e m o d o p o .
A P a l e r m o il suo p o s t o e r a stato p r e s o dal d i p l o m a t i c o
A C o u r t , che nei suoi r a p p o r t i a L o n d r a fece della situazione u n a disamina molto obbiettiva. In Sicilia, scrisse pressapp o c o , u n g o v e r n o costituzionale p u r e g g e r s i solo s u u n a
forza esterna, p e r c h di sue n o n ne ha. L'analfabetismo n o n
consente la nascita di u n a pubblica o p i n i o n e che possa esercitare il suo peso. Abituati all'obbedienza passiva, i siciliani
si a s p e t t a n o che a far p e r loro siano gli altri, e nel caso specifico gl'inglesi. Se costoro, invece di a p p o g g i a r e una cosa
poco adatta al Paese c o m e la Costituzione, avessero a p p o g giato delle riforme spicciole c o m e l'uguaglianza di fronte alla legge e u n a p i e q u a ripartizione fiscale, a v r e b b e r o fatto
molto meglio. O r a , bisognava scegliere: seguitare a difendere la Costituzione significava a s s u m e r e in q u a l c h e m o d o il
g o v e r n o dell'isola. Disinteressarsene, significava a b b a n d o narla nelle m a n i di un Re che n o n vedeva l'ora di revocarla.
Q u a n t o a l l ' i n d i p e n d e n z a della Sicilia da Napoli, questo sarebbe equivalso ad a b b a n d o n a r e l'isola alla m e r c di u n a ca179
CAPITOLO DICIOTTESIMO
LA CATASTROFE
ra, gloria, titoli, onori. Ma il loro rifiuto di r i p r e n d e r e le armi n o n e r a un t r a d i m e n t o , a n c h e se tale a lui parve; era solo u n a constatazione d'impotenza.
Il 6 aprile abdic. Ma p e r il c o m o d o del lettore, seguiam o n e a n c o r a la vicenda. I suoi riflessi sull'Italia li v e d r e m o
dopo.
P r i m a a n c o r a che i vincitori decidessero il da farsi, r i e n t r
in F r a n c i a il legittimo p r e t e n d e n t e al t r o n o d e i B o r b o n e .
Era il C o n t e di Provenza, fratello m i n o r e del Re finito sotto
la ghigliottina. Egli assunse il titolo di Luigi X V I I I , Re di
F r a n c i a e di N a v a r r a p e r grazia di Dio d i m o s t r a n d o con
q u e s t a f o r m u l a c h e n o n t e n e v a a l c u n c o n t o della v o l o n t
della N a z i o n e e cio c h e si c o n s i d e r a v a un Re assoluto sec o n d o il c o n c e t t o d e l l ' a n t i c o r e g i m e , c o m e se in q u e i
v e n t ' a n n i n o n fosse successo nulla. E gli Alleati cominciarono a n e g o z i a r e c o n lui il s e c o n d o d e i t a n t i trattati che o r a
sono conosciuti col n o m e r i a s s u n t i v o di Trattati di Vienna, dove si conclusero.
Il p r i m o , quello di F o n t a i n e b l e a u , lo a v e v a n o stipulato
fra loro p e r decidere la sorte di N a p o l e o n e . L'avversario pi
cavalleresco nei r i g u a r d i del vinto si era mostrato lo Zar, che
gli aveva fatto a s s e g n a r e l'isola d ' E l b a col titolo di Re, un
decoroso a p p a n n a g g i o e un piccolo presidio p e r difendersi
c o n t r o le incursioni dei pirati saraceni. N a p o l e o n e p a r t in
carrozza p e r Frjus. Nel N o r d ricevette le acclamazioni delle citt in cui passava. Ma via via c h e s c e n d e v a verso S u d ,
l'accoglienza si faceva s e m p r e p i ostile: t a n t o che p e r n o n
farsi r i c o n o s c e r e , i n d o s s u n a divisa di ufficiale a u s t r i a c o
(un episodio che a noi italiani d o v r e b b e r i c o r d a r e qualcosa)
e p r e f e r i m b a r c a r s i su u n a fregata inglese t e m e n d o c h e i
francesi lo avvelenassero.
N o n aveva che q u a r a n t a c i n q u e anni, u n ' e t a cui difficile rassegnarsi, e le notizie che gli arrivavano dalla Francia
n o n e r a n o tali da invogliarvelo. I saccheggi commessi dagli
Alleati a v e v a n o resuscitato il p a t r i o t t i s m o francese m e n t r e
185
l'assolutismo del n u o v o r e g i m e rianimava lo spirito rivoluzionario. Luigi aveva gi firmato la r i n u n z i a a tutte le conquiste p e r cui il Paese si e r a d i s s a n g u a t o : O l a n d a , Belgio,
G e r m a n i a , Svizzera, Italia. Certo, n o n poteva sottrarvisi. Ma
era la fine di u n a Grandeur, di u n a grandezza cui la Francia
o r m a i si era abituata. E p e r di pi infierivano le purghe,
disgrazia di t u t t e le Restaurazioni. Gli alti c o m a n d i civili e
militari venivano monopolizzati dagli migrs, dai fuorusciti,
che la Francia si e r a o r m a i avvezzata a c o n s i d e r a r e dei traditori, e che o r a sfogavano le loro vendette sugli uomini che
avevano contribuito a r e n d e r l a p o t e n t e e t e m u t a . L'indignazione r a g g i u n s e il colmo q u a n d o al vecchio glorioso tricolore, che aveva sventolato su tanti camp di battaglia e di vittoria, fu sostituito il vessillo bianco dei B o r b o n e .
Di tutto questo, N a p o l e o n e era informato dai suoi seguaci. Alla fine di febbraio (del 1815), part di nascosto dall'Elba, e il 1 m a r z o sbarc a Frjus. I suoi calcoli si rivelarono
esatti. Alla sua c o m p a r s a la Francia prese fuoco. Un r e p a r t o
m a n d a t o g l i incontro, invece di arrestarlo, si mise ai suoi ordini. La colonna in marcia su Parigi n o n faceva che ingross a r e . I vecchi g e n e r a l i di N a p o l e o n e , che p o i e r a n o quasi
tutti giovani, si schieravano con lui. Il Re fugg. Le G r a n d i
Potenze a c c a n t o n a r o n o i negoziati p e r restituire la p a r o l a
agli eserciti.
Da Parigi, che lo aveva accolto in delirio, N a p o l e o n e lanci un proclama con cui s'impegnava a r i n u n c i a r e al g r a n d e
I m p e r o , ma senza precisare fino a che p u n t o . Sapeva benissimo che, a n c h e se si fosse contentato delle antiche frontiere
naturali, n o n avrebbe evitato la g u e r r a . Voleva soltanto dim o s t r a r e ai francesi che questa gli era imposta, e infatti n o n
p e r s e t e m p o a p r e p a r a r v i s i p e r n o n d a r e al n e m i c o quello
di c o n c e n t r a r e le sue i m p o n e n t i forze.
I p r e p a r a t i v i , da u n a p a r t e e dall'altra, d u r a r o n o circa
t r e mesi, i famosi Cento giorni. Al t e r m i n e N a p o l e o n e ,
che aveva sperato di raccogliere 600 mila uomini, n o n se ne
trov sotto le b a n d i e r e che 130 mila. I soli prussiani ne ave186
vano altrettanti, e con gli altri alleati lo a t t e n d e v a n o in Belgio. A n c o r a u n a volta f u r o n o s o r p r e s i dalla sua r a p i d i t e
colti di c o n t r o p i e d e , p r i m a che russi e austriaci arrivassero.
Il 18 g i u g n o , a W a t e r l o o , il c o m a n d a n t e in c a p o inglese,
Wellington, fu sopraffatto, e N a p o l e o n e sped a Parigi l'ann u n z i o della vittoria. Ma al m o m e n t o di assestare il colpo
decisivo, fu a sua volta sorpreso dai prussiani, e la vittoria si
t r a m u t in disfatta.
Rientr a Parigi il 2 1 . Voleva ancora t e n t a r e . Ma il Paese
stremato n o n gli obbediva pi. Per la seconda volta abdic,
e stavolta senza speranza. Scrisse u n a lettera al Re d'Inghilterra r i m e t t e n d o s i alla sua generosit. E l'Inghilterra, a cui
N a p o l e o n e e r a costato v e n t ' a n n i di g u e r r e , rispose inviandogli a Rochefort u n a nave che lo condusse, senza dirglielo,
nell'Isola di S a n t ' E l e n a , a d u e m i l a c h i l o m e t r i dalla costa
africana.
Ci visse, o meglio ci agonizz ancora sei anni.
Lo Zar Alessandro che aveva dato il maggior contributo alla
vittoria cerc di r e s t a r n e a n c h e il m a g g i o r beneficiario imp e g n a n d o gli altri alleati ( I n g h i l t e r r a , Austria e Prussia) a
firmare quel d o c u m e n t o che poi fu chiamato Santa Alleanza. Gli storici a n c o r a si scervellano sulle i n t e n z i o n i che lo
s p i n s e r o a c o m p i l a r e q u e s t a specie di magna charta della
nuova E u r o p a , redatta su toni ispirati di pietismo mistico.
Goethe la salut c o m e l'accendersi di u n a g r a n d e s p e r a n z a
per tutta l'umanit. Ma il ministro inglese Castlereagh ci vide soltanto un sublime miscuglio d'idealismo e di follia e
quello austriaco Metternich un p o m p o s o vuoto. A loro interessavano d u e cose sole: ripristinare in E u r o p a il principio della legittimit dinastica, c h e la Rivoluzione francese
aveva n e g a t o e violato, e i m p e d i r e che il vuoto di p o t e r e lasciato da N a p o l e o n e fosse r i e m p i t o da qualche altra Potenza. La pi qualificata a occuparlo era l'immensa Russia, vera vincitrice di quella g u e r r a che aveva p o r t a t o i suoi eserciti nel c u o r e d ' E u r o p a . Bisognava d u n q u e imbrigliarla. E a
187
ci p r o v v i d e l ' I n g h i l t e r r a , i n s u p e r a b i l e m a e s t r a in questi
giuochi di c o n t r a p p e s o , i n d u c e n d o gli altri alleati a trasform a r e l a S a n t a i n u n a Q u a d r u p l i c e Alleanza, che n e i m p e gnava i m e m b r i a regolari consultazioni tra loro allo scopo
di garantire, a n c h e con interventi armati, l'ordine e u r o p e o ,
e a p p o g g i a n d o le m i r e territoriali dell'Austria in m o d o che
questa potesse far da diga all'avanzata russa.
La sistemazione italiana fu a p p u n t o il frutto della combinazione fra queste d u e esigenze: quella del legittimismo che
i m p o n e v a la restituzione dei vecchi Stati ai Sovrani s p o d e stati da N a p o l e o n e , o ai loro discendenti; e quella dell'equilibrio, che favoriva l'Austria in q u a n t o b a l u a r d o antirusso.
Ecco p e r c h , p r i m a di v e d e r e c o m e v e n n e in c o n c r e t o a p plicata, occorre fare un r a p i d o sopralluogo a Vienna che si
a p p r e s t a v a a svolgere sulla penisola la p a r t e fin allora svoltavi da Parigi.
Sul suo t r o n o sedeva, col titolo di Sacro R o m a n o I m p e r a t o r e , Francesco I I . E r a f i g l i o d i L e o p o l d o , l ' e x - G r a n d u c a d i
Toscana, e r a n a t o e cresciuto a F i r e n z e , e q u i n d i l'Italia la
conosceva abbastanza b e n e . Al p a d r e era succeduto nel '92,
q u a n d o aveva a p p e n a ventiquattr'anni, e sulle sue spalle e r a
r i c a d u t o il peso delle cinque g u e r r e combattute contro Nap o l e o n e . Per altrettante volte aveva d o v u t o umiliarsi a chiedergli pace. Ma questo n o n aveva affatto sminuito il concetto quasi religioso ch'egli aveva della dinastia Asburgo e della sua missione. Dal p a d r e aveva ereditato lo zelo e la tenacia, ma n o n l'intelligenza politica e lo spirito r i f o r m a t o r e .
E r a un b u r o c r a t e coscienzioso, ma f r e d d o e senza fantasia.
Lavorava quattordici o r e al g i o r n o un po' p e r c h era di l'iflessi lenti, un p o ' p e r c h r i p u g n a v a a qualsiasi d e l e g a di
p o t e r e . Sospettoso verso ogni novit e diffidente di tutti, voleva tutto vedere e regolare di persona. Qualche volta sono
riuscito a g o v e r n a r e l'Europa, ma mai l'Austria si lamentava il suo p r i m o ministro.
Era questi il Principe di Metternich, un r e n a n o cresciuto
188
nell'odio della rivoluzione da q u a n d o , b a m b i n o , l'aveva vista arrivare a Coblenza sulla p u n t a delle baionette francesi e
sovvertire tutti i valori nei quali l'avevano e d u c a t o a c r e d e re. Tutti i suoi talenti, c h ' e r a n o notevoli, li aveva spesi in dip l o m a z i a al servizio d e l l ' I m p e r o e della causa legittimista.
Ed e r a p e r q u e s t o che Francesco aveva p r e s o a b e n v o l e r l o
fino a farne, oltre che il suo Cancelliere, a n c h e il suo u o m o
di fiducia, c o m e sua n o n n a M a r i a T e r e s a aveva fatto col
p r i n c i p e K a u n i t z , d i cui M e t t e r m e l i e r a a n c h e n i p o t e p e r
p a r t e di moglie. Mettermeli e r a destinato a restare alla guida dello Stato anche oltre la m o r t e del suo Sovrano, fino al
] 848, cio fino allo sfaldamento in tutta E u r o p a del sistema
di cui egli era stato nel T5 il massimo artefice e di cui d'allora in poi sarebbe rimasto il pi vigile g u a r d i a n o .
Nelle sue voluminose Memorie, Metternich assume spesso
la posa di u o m o di p e n s i e r o . Se lo fosse v e r a m e n t e stato, si
sarebbe accorto che la sua o p e r a andava contro la Storia, di
cui p r e t e n d e v a invertire il corso. Ma a questo e r a fatalmente p o r t a t o dal suo t e m p e r a m e n t o ed e d u c a z i o n e . Per lui la
parola libert n o n era che un sinonimo di anarchia, alla
quale n o n vedeva altra alternativa che un o r d i n e basato sull'autorit e la tradizione. Tutta la vita spese a p u n t e l l a r e Trina e l'altra sino a fare dell'Austria la Cina dell'Europa, un
fossile isolato in un m o n d o avviato alle libert individuali e
alle i n d i p e n d e n z e nazionali. Ma al servizio di questa causa
sbagliata, egli mise incomparabili doni di t e m p i s m o , d'intelligenza tattica, di zelo e di onest. N o n aveva la spregiudicatezza e lo spirito tagliente di T a l l e y r a n d , ma n e m m e n o la
sua disponibilit al d o p p i o giuoco e la sua a r r e n d e v o l e z z a
agl'interessi p e r s o n a l i . T a l l e y r a n d n o n c r e d e v a a nulla, e
quindi era sempre pronto a tradire chiunque. Metternich
rimase s e m p r e specchiatamente fedele al suo Paese e al suo
Sovrano, e in ci che faceva ci credeva, a n c h e se era sbagliato. Q u a n d o diceva che l'Italia era un'espressione geografica, n o n ci faceva un t r a t t a m e n t o di sfavore. Cos considerava a n c h e le altre nazioni che facevano p a r t e del Sacro Ro189
m a n o I m p e r o affidato alla sua custodia: la Polonia, la Moravia, la Boemia, l ' U n g h e r i a , la Slovenia, la Croazia. E r a ferm a m e n t e convinto che il vero interesse di tutte queste p r o vince e dei loro rispettivi popoli fosse di restare uniti sotto
la c o r o n a di u n a dinastia c o m e quella degli Asburgo in grado di g a r a n t i r e a tutti o r d i n e e sicurezza. Ed era altrettanto
c o n v i n t o c h e dello stesso p a r e r e fossero d o v u n q u e l e d u e
classi che ai suoi occhi c o n t a v a n o : i nobili e i c o n t a d i n i . Le
sue antipatie e diffidenze si a p p u n t a v a n o tutte verso le borghesie c i t t a d i n e , e dal suo p u n t o di vista n o n aveva t o r t o .
Ma era questo che faceva di lui, a n c h e socialmente, un conservatore dell'ancien regime, del vecchio r e g i m e pre-illuminista. Per lui, a n c h e Pietro L e o p o l d o e r a stato un pericoloso e
avventato progressista.
Tale e r a l ' u o m o c h e o r a d i v e n t a v a l ' a r b i t r o d e l n o s t r o
Paese. Per il c o m o d o del lettore, riassumiamo alla svelta l'assetto ch'egli gli d i e d e coi t r a t t a t i di V i e n n a d e l 1815, c h e
r a p p r e s e n t a n o il suo capolavoro. Essi furono il frutto di un
intenso e complicato a r m e g g i o diplomatico su cui esiste u n a
sterminata letteratura, ma in cui n o n vogliamo a d d e n t r a r c i
p e r c h l'Italia e gl'italiani vi figurano solo c o m e oggetto. Per
chi voglia a p p r o f o n d i r e questo capitolo, che coinvolge tutti
i g r a n d i Stati d ' E u r o p a e la loro politica, i n d i c h e r e m o nella
n o t a bibliografica i testi principali. E v e n i a m o agli Stati n o stri.
Il p r i n c i p i o c h e prevalse fu quello della r e i n t e g r a z i o n e
delle dinastie p r e n a p o l e o n i c h e , ma con qualche d e r o g a , eccezione e c o m p r o m e s s o . Il P i e m o n t e v e n n e restituito ai Savoia, ma maggiorato. Nei trattati di Parigi del '14, quelli cio
stipulati p r i m a del r i t o r n o di N a p o l e o n e dall'Elba, si e r a stabilito di a n n e t t e r e la Repubblica di Genova al R e g n o sabaudo p e r c o m p e n s a r l o della p e r d i t a di Nizza e della Savoia lasciate alla Francia. Ma in quelli di V i e n n a del '15, a p p u n t o
p e r castigare la F r a n c i a d e l l ' a p p o g g i o d a t o a N a p o l e o n e ,
a n c h e Nizza e Savoia f u r o n o r e s t i t u i t e al P i e m o n t e senza
p e r questo ritogliergli Genova.
190
Sulla L o m b a r d i a che gi p r i m a le a p p a r t e n e v a come d o minio diretto, e sul Veneto che col trattato di C a m p o f o r m i o
le era stato venduto da N a p o l e o n e , a n c h e se poi questi se
lo e r a r i p r e s o , l'Austria fece facilmente valere i suoi diritti,
aiutata - c o m e v e d r e m o - dalle divisioni, dalla litigiosit e
dal confusionarismo degli esponenti locali che cercavano di
contestarglieli. Le d u e p r o v i n c e f u r o n o alla fine r i u n i t e in
un R e g n o Lombardo-Veneto che n o n fu n e m m e n o un Vicer e g n o , t a n t o e r a s t r e t t a m e n t e sottoposto al p o t e r e centrale
di Vienna.
P a r m a e Piacenza f u r o n o un p o m o di discordia. Su q u e sto D u c a t o i B o r b o n e spagnoli, c h e lo avevano ricevuto in
dote da Elisabetta Farnese moglie del loro Filippo V, avanzavano p r e t e s e indiscutibili sul p i a n o della legittimit, e che
infatti f u r o n o riconosciute. Essi ne s a r e b b e r o t o r n a t i in possesso, ma solo alla m o r t e di Maria Luigia, la moglie di Nap o l e o n e , che frattanto avrebbe o c c u p a t o quel t r o n o a titolo
vitalizio. Nell'attesa, Maria Luisa di B o r b o n e che N a p o l e o ne, d o p o averla istallata n e l G r a n d u c a t o di Toscana, aveva
scacciato, a v r e b b e gestito, p e r s e p e r il figlioletto C a r l o
Ludovico, il Principato di Lucca c h e , q u a n d o essi avessero
r e c u p e r a t o P a r m a , s a r e b b e stato a n n e s s o a l G r a n d u c a t o .
Un b e l l ' i m b r o g l i o , c o m e v e d e t e . Ma q u e s t a e r a la politica
dinastica cui si p r e t e n d e v a t o r n a r e , che concepiva gli Stati
come p a t r i m o n i di famiglia, da r i p a r t i r e s e c o n d o le p a r e n tele.
S e m p r e p e r il principio di legittimit, il Ducato di Modena toccava agli Este, r a p p r e s e n t a t i da u n a d o n n a , Ricciarda,
vedova d i u n A r c i d u c a L o r e n a , e d a suo f i g l i o . L a m a d r e
ebbe a titolo vitalizio il piccolo Principato di Massa e C a r r a ra. M o d e n a a n d al figlio Francesco IV, che aveva sposato
u n a Savoia, figlia di Vittorio E m a n u e l e I: m a t r i m o n i o c h e
sulle sorti del Piemonte e r a destinato a pesare.
Il G r a n d u c a t o di Toscana e gli Stati pontifici f u r o n o r e stituiti nella l o r o i n t e r e z z a ai S o v r a n i c h e ne e r a n o stati
spossessati e che t u t t o r a vivevano: il p r i m o a F e r d i n a n d o I I I
191
CAPITOLO DICIANNOVESIMO
CONSUNTIVO
A N a p o l e o n e s o n o stati a t t r i b u i t i m o l t i p i a n i e m i r a g g i .
Q u a l c u n o dice che il suo sogno era quello di ricalcare le orme di A l e s s a n d r o il G r a n d e c o n q u i s t a n d o l ' O r i e n t e e l'India. Q u a l c h e altro dice che tutta la sua politica si svolse in
funzione dell'Italia p e r c h egli stesso e r a e si sentiva italian o . Q u e s t ' u l t i m a tesi trov e l o q u e n t i avvocati specie al tempo d e l fascismo c h e nella sua c u p i d i g i a di g l o r i a m i l i t a r e
cerc d i a p p r o p r i a r s i i l g r a n d e c o n d o t t i e r o c a m b i a n d o g l i
a n c h e il c o g n o m e da B o n a p a r t e in B u o n a p a r t e . Se oggi a
q u e s t e b a l o r d a g g i n i si r i n u n c i a t o , n o n t a n t o p e r a m o r
di verit quanto per un rovesciamento di m o d e che ora
h a n n o c e d u t o il passo a quelle pacifiste e antimilitariste. Il
n a p o l e o n i s m o , c o m e quella maltese, u n a febbre a fasi ricorrenti.
Ai s o s t e n i t o r i della sua italianit, N a p o l e o n e stesso ha
prestato a r g o m e n t i con le p a r o l e e coi fatti. Pi che francese e crso, io sono italiano e toscano disse u n a volta. E n o n
c' d u b b i o c h e dei molti Paesi in cui p i a n t b a n d i e r a nella
sua vertiginosa corsa di conquistatore, l'Italia fu quello a cui
pi t e n n e e in cui pi si sentiva a suo agio. Ne parlava la lingua, ne p r e d i l i g e v a la cucina, ne capiva il c a r a t t e r e a n c h e
p e r c h in molte cose Io condivideva: da b u o n crso, a n c h e
lui era, c o m e gl'italiani, un uomo di famiglia che odiava la
famiglia, ma si sentiva t e n u t o a r e n d e r l a p a r t e c i p e delle
p r o p r i e f o r t u n e . Di s t a m p o tipicamente italiano, anzi guicciardiniano, e r a n o la sua sfiducia negli u o m i n i , il suo realismo spinto fino al cinismo. Per q u a n t o di cultura abborracciata, sentiva il valore del g r a n d e retaggio italiano, e soprat193
cile fare un conto globale delle estorsioni subite. Ma all'ingrosso si p u dire che un b u o n terzo del r e d d i t o nazionale,
in d e n a r o e in n a t u r a , finiva nelle fauci dei commissari francesi. A questo si a g g i u n g a la spoliazione del p a t r i m o n i o artistico. E vero che g r a n p a r t e v e n n e restituito d o p o la caduta
di N a p o l e o n e . Ma parecchi vuoti rimasero.
N a p o l e o n e n o n nascose mai la sua i n t e n z i o n e di fare di
quella italiana u n ' e c o n o m i a c o m p l e m e n t a r e di quella francese, u n a sua a p p e n d i c e agricola e coloniale. Tutti gli Stati in
cui egli aveva frazionato la penisola e r a n o tenuti p e r diktat a
e s p o r t a r e soltanto in Francia i loro p r o d o t t i e a i m p o r t a r e
manufatti soltanto dalla Francia. Secondo le parole dell'ambasciatore francese a Napoli, l'Italia doveva restare paese
agricolo, esclusivamente agricolo.
Q u e s t a d i p e n d e n z a dalla Francia divent a n c o r a pi rigida nel 1806, d o p o la p r o c l a m a z i o n e del blocco c o n t i n e n tale c o n t r o l'Inghilterra. I p o r t i italiani, p e r i quali la flotta
inglese e r a la migliore cliente, f u r o n o fra quelli che p i ne
risentirono. Venezia un cadavere si legge in un r a p p o r t o
del 1807. Anzi, la crisi arriv a tal p u n t o che, p e r salvare le
citt di m a r e , furono i n t r o d o t t e delle licenze di esportazione e importazione, cio in parole povere delle eccezioni al
blocco. La misura era circoscritta alle merci considerate indispensabili. Ma serv di grimaldello p e r far saltare tutta la
serratura. Se il blocco fall, fu in g r a n p a r t e p e r colpa (o m e rito) degli italiani c h e s p i e g a r o n o u n a u t e n t i c o g e n i o n e l
c o n t r a b b a n d a r e a n c h e le merci proibite. Ma e r a n o , si capisce, palliativi.
La medaglia tuttavia aveva il suo rovescio. Se la riduzione dell'Italia ad a p p e n d i c e agricola della Francia blocc il
suo timido slancio industriale, giov allo sviluppo dell'agricoltura, che ricevette p a r e c c h i incentivi. Per r e n d e r l a p i
produttiva, G i u s e p p e e M u r a t abolirono nel R e a m e le strozzature doganali e v'introdussero alcune colture, come quella del cotone. Negli Stati pontifici il prefetto T o u r n o n spinse
fondo con energia la bonifica delle paludi p o n t i n e gi inia
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Stato, ma o g n u n o di essi era u n a j u n g l a di regolamenti speciali che si contraddicevano o si eccepivano a vicenda. Nella
sola Toscana, che poi e r a u n a delle regioni p i organiche e
m e n o ingarbugliate, c'erano 1.500 leggi speciali, fra le quali
lo stesso magistrato n o n riusciva a raccapezzarsi.
Su questo intrico, N a p o l e o n e o p e r con l'accetta, n altro poteva fare p e r v e n i r n e a capo. Le regioni d i r e t t a m e n t e
annesse c o m e il P i e m o n t e e b b e r o senz'altro le leggi francesi. Ma a n c h e le altre d o v e t t e r o accettarle, sia p u r e con qualche a d a t t a m e n t o . Nel R e g n o (per capirci u n a volta p e r tutte: q u a n d o si dice Regno s ' i n t e n d e quello italico l o m b a r d o emiliano-veneto; q u a n d o si dice Reame, s'intende quello di
Napoli), il codice civile francese, che fra l'altro contemplava
a n c h e il divorzio, v e n n e introdotto nel g i u g n o 1805, e p e r i
suoi parziali a d a t t a m e n t i alle necessit locali N a p o l e o n e n o n
concesse ai legislatori c h e sei mesi di t e m p o . I n v o c a n d o il
n o m e di Beccaria, costoro o t t e n n e r o un t e r m i n e pi largo e
m a g g i o r e a u t o n o m i a p e r i l codice p e n a l e . M a N a p o l e o n e
accett i s u g g e r i m e n t i di R o m a g n o s i solo p e r q u a n t o rig u a r d a v a la p r o c e d u r a . Per il resto, n o n fu che la traduzione di quello francese.
Nel R e a m e l ' o p e r a z i o n e fu in p a r t e r i t a r d a t a dalle resistenze di G i u s e p p e , che si fece i n t e r p r e t e delle esigenze locali con m a g g i o r e a u t o r i t di E u g e n i o . Egli p a v e n t a v a (e
n o n senza qualche f o n d a m e n t o ) gli scompensi che potevano derivare da u n a drastica abolizione di tutti i diritti e privilegi feudali in un Paese di s t r u t t u r e t r o p p o a r r e t r a t e p e r
potersi a d a t t a r e d ' u n colpo a quelle m o d e r n e . Ma Napoleone lo p u n g o l a v a : Non lasciatevi i n f l u e n z a r e : i n t r o d u c e t e
nei vostri Stati il codice francese, cos com'. Tutto sommato, aveva r a g i o n e lui. Scompensi ce ne furono, e gravi. L'abolizione del fedecommesso che r e n d e v a intoccabili e indivisibili i b e n i ereditari da un p r i m o g e n i t o all'altro, e quella dei monti di famiglia che ne congelavano grosse aliquote, le cui r e n d i t e d o v e v a n o servire p e r l'istruzione dei ragazzi e la d o t e delle ragazze, m a n d in liquefazione molti
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p a t r i m o n i . Ma e r a n o p a t r i m o n i di parassiti, la cui scomparsa n o n r a p p r e s e n t a v a p e r la societ n e s s u n a p e r d i t a . P u r t r o p p o , ad approfittarne n o n furono i contadini, t r o p p o poveri, i g n o r a n t i e legati alle loro abitudini di gleba; ma u n a
borghesia t e r r i e r a n o n m e n o avida, r e d d i t i e r a e feudalesca
dell'aristocrazia.
Lo stesso si dica del divorzio. Nel R e a m e , a q u a n t o p a r e ,
n o n ce ne furono che un paio di casi, tanto a fondo era radicata l'intoccabilit del m a t r i m o n i o n o n nella coscienza, ma
nel costume della gente. Ma il riconoscimento del diritto di
divorziare dette u n o scossone a questa mentalit, cos c o m e
glielo d e t t e r o le limitazioni p o s t e all'esercizio della p a t r i a
potest, che fin allora aveva fatto del capo di casa un despota e della famiglia la roccaforte di tutte le resistenze ai diritti della societ.
Il t r a u m a pi grosso lo subirono Roma e gli Stati pontifici p e r c h qui il disordine legislativo e giudiziario era al colm o , grazie alla e t e r n a incapacit della Chiesa di distinguere
fra legge e precetto morale, fra giustizia e legalit, fra reato
e peccato, fra p e n a e penitenza. N e a n c h e i p i g r a n d i luminari della p r o c e d u r a riuscivano a orientarsi nel groviglio di
c o m p e t e n z e fra tribunali del C a m p i d o g l i o , della Rota, del
G o v e r n a t o r e , della C a m e r a Apostolica, dell'Uditore Pontificio, del B u o n G o v e r n o (!) eccetera, oltre a quelli che p r e t e n devano di costituire per loro conto i singoli prelati e p a r r o ci. Q u e s t a fungaia di Fori fu abolita con un tratto di p e n n a
insieme ai privilegi del clero e allo scandaloso diritto di asilo che, c o n s i d e r a n d o ospite di Dio e q u i n d i intoccabile il
d e l i n q u e n t e rifugiato in chiesa, faceva di R o m a la m a d r e
n o n pi del diritto, ma del delitto. Lo sconvolgimento p r o d o t t o d a l l ' i n t r o d u z i o n e d i p r i n c p i e l e m e n t a r i c o m e : La
giustizia d o v u t a a tutti, e tutti d e b b o n o ottenerla a mezzo
delle stesse leggi e Gli autori e i complici di delitti n o n p o t r a n n o in alcun l u o g o essere p r o t e t t i dall'azione delle leggi, d i m o s t r a in quale stato confusionale versasse la legislazione pontificia.
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Sui vantaggi recati all'Italia da questo massiccio trapianto di princpi e istituti giuridici francesi, si p u discutere a
l u n g o . Si p u d i r e c h e fu t r o p p o p r e c i p i t o s o e b r u t a l e . Si
p u dire che certe n o r m e violentavano la societ italiana obb l i g a n d o l a a fare un passo p i l u n g o della g a m b a . Si p u
dire che tutta questa riforma s'ispirava al p r o p o s i t o colonialista di francesizzare l'Italia. Si p u d i r e c h ' e b b e il t o r t o di
spregiare i suggerimenti del pensiero giuridico italiano, pi
p r o f o n d o - a l m e n o sul p i a n o teorico - di quello francese.
Ma c' u n a cosa che n o n si p u discutere: il suo effetto u n i ficatore. L'Italia ancora n o n c'era, ma gi c'erano dei princpi giuridici che valevano p e r tutti, a q u a l u n q u e Stato a p p a r tenessero, di R o m a , di Napoli, o di Milano. La Restaurazione n o n riuscir che parzialmente a d i s t r u g g e r e questa unit
e ad ogni m o d o ne lascer un diffuso r i m p i a n t o .
Ma anche a un'altra unit gl'italiani si e r a n o frattanto affezionati: quella amministrativa. O g n u n o degli Stati in cui
N a p o l e o n e aveva diviso la penisola aveva, si capisce, la sua
amministrazione. Ma tutte r i s p o n d e v a n o agli stessi criteri di
simmetria e di centralismo, e tutte richiedevano gli stessi requisiti di c o m p e t e n z a e di efficienza. In fatto di a u t o n o m i a
politica, N a p o l e o n e era avaro: n o n n e concedeva n e m m e n o
ai suoi pi fidati vicari, c o m e E u g e n i o a Milano e G i u s e p p e
a Napoli. Ma ai suoi funzionari n o n lesinava onori e p r e b e n d e . Salvo il P i e m o n t e e un po' Napoli, l'Italia n o n aveva
mai conosciuto la r e l i g i o n e del servizio di Stato p e r c h lo
Stato e r a un P r i n c i p e s t r a n i e r o , si c o n f o n d e v a c o n la sua
p e r s o n a e q u i n d i lo si p o t e v a servire solo da cortigiani. Fu
N a p o l e o n e a i n t r o d u r l a , e i suoi effetti si videro soprattutto
a Milano. Molte delle pi i m p o r t a n t i cariche e r a n o occupate da francesi. Ma molte altre furono a p e r t e ai figli dell'aristocrazia e della borghesia, che p e r la p r i m a volta sentirono
l'orgoglio del pubblico servizio e ci t r o v a r o n o il loro tornaconto. Un capodivisione era un personaggio importante,
che poteva c o n t a r e su un lauto stipendio e sugl'inviti ai ricevimenti di Corte. Un magistrato era quasi un intoccabile. Il
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che affratelli pi della naja. A n c h e in Italia i giovani di leva v e n n e r o recensiti e ricevettero la cartolina-precetto.
In P i e m o n t e la cosa n o n suscit reazioni. C ' e r a n o abituati. Da secoli il P i e m o n t e e r a u n o Stato e aveva un esercito.
Q u a l c u n o in c u o r suo avr obbiettato che u n a cosa e r a servire l'esercito p i e m o n t e s e , u n ' a l t r a quello francese, e a v r
a n c h e disertato. Ma l'abitudine al servizio l'aveva. Suo pad r e , suo n o n n o e suo b i s n o n n o lo a v e v a n o assolto. Faceva
p a r t e dei suoi doveri di suddito. A n c h e nel R e a m e e r a press a p p o c o cos. L'esercito n a p o l e t a n o n o n valeva quello p i e m o n t e s e . Per a n c h e a Napoli un esercito c'era p e r c h c'era
u n o Stato, e q u i n d i c'era a n c h e la coscrizione.
Ma in t u t t o il resto della penisola, n o . Fin dal T r e c e n t o ,
le sue varie R e p u b b l i c h e e Principati a v e v a n o a p p a l t a t o la
p r o p r i a difesa alle milizie m e r c e n a r i e s t r a n i e r e , e p e r q u e sto l'Italia si e r a r i d o t t a a u n a galassia coloniale di Stati satelliti alla m e r c d i qualsiasi i n v a s o r e , c o m e l u c i d a m e n t e
a v e v a p r e v i s t o M a c h i a v e l l i . Gl'italiani n o n h a n n o v i r t
m i l i t a r i p e r c h n o n h a n n o p a t r i a scriveva M a d a m e D e
Stal d i m e n t i c a n d o solo d i a g g i u n g e r e u n e viceversa.
Foscolo la rimbecc furiosamente, ma di l a p o c o n o n solo
le dette ragione, ma rincar la dose. Se n o n sapete comb a t t e r e , disse agl'italiani in un suo celebre discorso, siate
servi e tacete.
La c a r t o l i n a - p r e c e t t o p r o v o c t r a loro il finimondo, sop r a t t u t t o negli Stati pontifici. Dei 450 giovani che la ricevett e r o (450 in t u t t o , m e n o di un battaglione), se ne p r e s e n t
m e n o della m e t , seguiti da m a m m e e sorelle che si s t r a p p a v a n o i capelli, e a c c o m p a g n a t i dai p a r r o c i che li esorcizzavano con segni di croce. Gli altri d i s e r t a r o n o e si d e t t e r o
alla macchia p r e f e r e n d o arruolarsi nelle b a n d e dei fuorilegge c h e infestavano l ' i n t e r n o . Perfino l'aristocrazia, c h e in
t u t t e le altre p a r t i del m o n d o si atteggia a depositaria della
t r a d i z i o n e e delle virt militari, q u a n d o u n a s e t t a n t i n a di
suoi giovani r a m p o l l i v e n n e r o p r e c e t t a t i , si vest a l u t t o e
s p r a n g le p o r t e dei suoi palazzi. Il conte Patrizi, piuttosto
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1
fatto sta che questi giovani dall'aria marziale costituivano
- dice P i n g a u d - un fatto del tutto n u o v o nelle citt lombarde, emiliane e venete, fin qui abituate ai cicisbei e agli abatini. Fra di essi c'era a n c h e U g o Foscolo che, d o p o aver abb a n d o n a t o la divisa p e r la p e n n a , nel 1812 t o r n ad abband o n a r e la p e n n a p e r la divisa, t r o v a n d o l a molto pi consona alla sua vocazione d'italiano. La c a m e r a t e r i a del reggim e n t o spegneva le differenze e i meschini campanilismi della vecchia Italia p e r accendere lo spirito di c o r p o e l'ansia di
emulazione. A m e n s a , i dialetti e r a n o fuori legge: tutti erano t e n u t i a p a r l a r e italiano, p o s s i b i l m e n t e con un accento
toscano.
Tutto questo d i e d e avvo a u n o snobismo militare, che
n o n si limit alla retorica e alle a p p a r e n z e . Q u a n d o N a p o leone li chiam a c o m b a t t e r e in Spagna, gl'italiani vi accorsero in t r e n t a m i l a e ce ne p e r s e r o ventimila. Altri venticinquemila c a d d e r o nelle steppe russe. L e o p a r d i pianse e rimp i a n s e nei suoi versi (Oh, m i s e r o colui che in g u e r r a
spento - n o n p e r li patri lidi...) questo sacrificio di sangue,
c o n s i d e r a n d o l o inutile. Ma sbagliava. E vero ch'esso aveva
privato l'Italia della sua giovent migliore, ma aveva lasciato un seme che n o n doveva a n d a r e p e r d u t o . F u r o n o infatti i
r e d u c i di queste ultime a v v e n t u r e n a p o l e o n i c h e , messi p e r
castigo in c o n g e d o dai regimi della Restaurazione o rimasti
in servizio da sorvegliati speciali, ad a l i m e n t a r e i focolai
insurrezionali accesi dalla C a r b o n e r i a e dalla Giovane Italia. Scrisse S t e n d h a l : Il colonnello di un r e g g i m e n t o del
Papa, che in passato e r a un lacch, oggi il colonnello della
Moscova e di Montmirail e - a g g i u n g i a m o noi - n o n si rassegnava a ridiventare un lacch.
E r a n o t r o p p o pochi p e r trasformare l'Italia in u n a nazione g u e r r i e r a . Ma furono abbastanza p e r farle capire c h ' e r a
imbelle e che p e r questo era divisa e schiava. Fu da loro che
gl'italiani disposti a i m p a r a r e qualcosa i m p a r a r o n o che il
servizio militare n o n che u n a delle t a n t e espressioni dell'impegno civile, e cio che un cittadino t e n u t o a n c h e a fa204
smisero di a n d a r e a sentire Goldoni. Era i n s o m m a la schiacciante superiorit della letteratura, della saggistica, del teat r o francesi che metteva in crisi la cultura italiana, sottrattasi fino allora, grazie alla c e n s u r a dei vecchi r e g i m i , al confronto pubblico e diretto con quelle straniere. Era fatale che
l'irruzione dei Diderot, dei D'Alembert, dei Lesage, dei Dor a t n e l Paese dei pastorelli d e l l ' A r c a d i a vi p r o v o c a s s e lo
scompiglio.
La reazione fu goffa. Minacciata da questa terribile conc o r r e n z a che smascherava t u t t e le sue m a g a g n e - l'accadem i s m o p a r r u c c o n e , la b o r i a aulica, le i p e r b o l i c o r t i g i a n e sche, la disabitudine ad affrontare i p r o b l e m i concreti della
societ, il r e t o r i c o trionfalismo al servizio d e l p o t e r e -, la
c u l t u r a italiana assunse a t t e g g i a m e n t i di d i s d e g n o s o s p r e gio. Bestia francese chiam il Monti, che i n o n d a v a l'Italia
d'inni ai francesi, l'abate Guillon, che aveva osato m u o v e r e
qualche critica alla poesia italiana. Testa n o n italiana, di
stirpe e formazione straniera si diceva e si scriveva di tutti
quei francesi che osavano p r o n u n c i a r e giudizi su cose italian e . Sembrava, a leggere questi scampoli polemici, che la cult u r a italiana fosse ancora, c o m e lo e r a stata fra il Tre e il Cinquecento, il faro dell'Europa, m e n t r e ne reggeva soltanto il
fanalino di c o d a . Foscolo c h ' e r a l'unico v e r o e serio antifrancese, cap tutta la ridicolaggine di q u e s t o starnazzo di
p e d a n t i e gli dette il n o m e che meritava: eunucomachia.
Ma il f e n o m e n o aveva a n c h e un a s p e t t o positivo. Per la
p r i m a volta, di fronte alla minaccia della c u l t u r a francese,
quella italiana si e r a sentita italiana. Di appelli all'Italia, nelle p a g i n e dei nostri scrittori e poeti, ce n ' e r a n o s e m p r e stati.
Ma n o n e r a n o c h e v u o t a e tronfia retorica, u n ' e s i g e n z a di
rituale. Stavolta, n o . P u r n e g a n d o l a , gl'intellettuali italiani
avevano capito che la superiorit della c u l t u r a francese derivava dal fatto ch'essa aveva alle spalle u n a patria e u n a societ di cui finalmente avvertirono la m a n c a n z a . La furiosa
lotta ch'essi i m p e g n a r o n o c o n t r o i gallicismi, cio c o n t r o
le contaminazioni della lingua, n o n fu che l'aspetto p i p e 208
d a n t e s c o d i q u e s t a r e a z i o n e , c h e n e e b b e degli altri m o l t o
pi sostanziosi.
Il d o m i n i o francese funzion i n s o m m a da r e a g e n t e . Per
p a u r a che N a p o l e o n e gliela togliesse, la c u l t u r a italiana ritrov la p r o p r i a a n i m a e s e r r i r a n g h i in sua difesa con u n a
compattezza che n o n aveva mai conosciuto p r i m a di allora.
N o n a v e n d o da c o n t r a p p o r r e a quella francese nulla o quasi nulla di valido in senso m o d e r n o , si mise a r i c e r c a r e e a
r i n v e r d i r e i p r o p r i blasoni di nobilt d i s s e p p e l l e n d o l i d a l
sottosuolo, e n o n soltanto in senso figurato: si p r o p a g a la
febbre a r c h e o l o g i c a , si s c o p r e la civilt e t r u s c a , cui v i e n e
frettolosamente attribuito, a d a n n o della Grecia e di R o m a ,
u n r u o l o d i g r a n d e m a d r e n e i confronti d i quella e u r o pea, si lancia D a n t e , o meglio lo si rilancia, ma in g r a n d e
stile, facendolo padre di t u t t o : della lingua, della poesia,
del pensiero, della democrazia, della patria.
Q u e s t a patria e r a ancora un concetto astratto e retorico,
ma lo e r a m o l t o m e n o di p r i m a . I t r o m b o n i alla M o n t i seg u i t a v a n o a farne o g g e t t o solo di q u a r t i n e (e di quattrini).
Ma i giovani intellettuali cresciuti n e l clima di N a p o l e o n e
c o m i n c i a v a n o a d accorgersi c h e solo u n ' I t a l i a n a z i o n a l e
a v r e b b e p o t u t o r i t r o v a r e il suo p o s t o e il suo r a n g o a n c h e
nella cultura.
Ma stiamo attenti a n o n p e r d e r e , c o m e spesso si fa, il senso delle m i s u r e . Ad a v e r n e coscienza n o n e r a n e a n c h e tutta
l a c u l t u r a , m a solo u n a sua s p a r u t a m i n o r a n z a , c h e p u r t r o p p o n o n si rese conto del p r o p r i o isolamento e n o n fece
nulla, o fece t r o p p o poco p e r r o m p e r l o . Per q u a n t o infinitam e n t e migliori dei l o r o p a d r i e n o n n i , gl'intellettuali c h e
nei successivi d e c e n n i salirono sulle forche e p o p o l a r o n o le
g a l e r e , ne p o r t a v a n o a n c o r a nel s a n g u e il vizio: quello di
parlare soltanto fra loro c o m e d e n t r o le m u r a di un'Accademia. U n ' o p e r a di apostolato p o p o l a r e n o n la svolsero: n o n
ne a v e v a n o l'abitudine, n o n ne avevano il linguaggio, n o n
ne a v e v a n o l'umilt. Per q u e s t o t u t t a la l o r o vita n o n sar
che u n s e g u i t o d i t r a g i c h e d e l u s i o n i . N e l ' 2 1 , nel ' 3 1 , n e l
209
PARTE SECONDA
LA RESTAURAZIONE
CAPITOLO VENTESIMO
I L B A L L E T T O D I M I RAT
Gioacchino p a r t c o n t r o voglia. Per q u a n t o di testa piuttosto debole, capiva benissimo che un N a p o l e o n e vittorioso
gli avrebbe tolto il t r o n o o gliel'avrebbe lasciato in posizione
pi subalterna di p r i m a . Per di pi, doveva affidare lo Stato
a sua moglie e temeva che costei, smaniosa c o m ' e r a di potere personale, ne approfittasse per m a n d a r e in fumo quel
partito italico su cui egli fondava tutte le sue ambizioni.
La sua condotta in Russia fu condizionata da questi crucci.
Alla testa dei suoi cavalieri si batt b e n e , c o m e s e m p r e . Ma
q u a n d o , d o p o la disastrosa ritirata, Napoleone gli affid il com a n d o di tutto l'esercito p e r accorrere a Parigi a r e p r i m e r v i
un colpo di Stato, egli contravvenne agli ordini rinunziando a
qualsiasi resistenza anche sulle posizioni che vi si prestavano,
t r a s f o r m a n d o la ritirata in u n a vera e p r o p r i a rotta, e finalm e n t e c e d e n d o a sua volta il suo posto a Eugenio di Beauharnais, p e r rientrare precipitosamente a Napoli. Ci arriv ai primi del '13, accolto da fiori e applausi. Apparve sorridente e sic u r o di s, ma n o n lo era affatto. C o m e avrebbe reagito alla
sua diserzione il cognato, che n o n era pi in g r a d o di garantirgli il trono, ma era ancora in grado di toglierglielo?
Il cognato reag con d u e lettere. Una, a Carolina, diceva:
Vostro marito e un g r a n b r a v ' u o m o sul c a m p o di battaglia,
ma p i debole di u n a d o n n a o di un frate q u a n d o n o n
davanti al n e m i c o . M a n c a c o m p l e t a m e n t e di coraggio m o rale. L'altra, a lui, c o n t e n e v a queste frasi: Spero che n o n
siate di quelli che p e n s a n o che il leone m o r t o . Il titolo di
Re vi ha fatto girare la testa. Se questa testa volete salvarla,
comportatevi bene.
Per q u a n t o ferito n e l l ' o r g o g l i o , G i o a c c h i n o r e s p i r : se
l'era cavata con un cicchetto, e quel comportatevi bene
implicava la concessione di u n a p r o v a d ' a p p e l l o . Ma c'era
a n c h e u n ' a l t r a c o n s t a t a z i o n e da fare, e i suoi consiglieri la
fecero subito: p e r m o s t r a r s i cos a r r e n d e v o l e , voleva d i r e
che N a p o l e o n e era p r o p r i o allo stremo. Bisognava approfitt a r n e , m a n o v r a n d o i n m o d o d a p r o c u r a r s i q u a l c h e controassicurazione p e r il futuro.
214
La Potenza pi disposta a darla e r a l'Austria, t u t t o r a neutrale, ma p r o n t a a gettarsi anch'essa sul vinto p e r partecipare alla spartizione del b o t t i n o . M e t t e r n i c h p e r voleva fare
il giuoco suo, n o n quello della Russia che gi aveva steso le
m a n i sulla Polonia, e della Prussia che gi reclamava la Sassonia. Era in G e r m a n i a ch'egli voleva la g u e r r a p e r sottrarla
a questi d u e famelici concorrenti, ed e r a l che contava quindi di c o n c e n t r a r e tutte le sue forze. Per l'Italia, bastava n e u tralizzare E u g e n i o o Gioacchino, o tutt'e d u e , staccandoli da
N a p o l e o n e . E questo era c o m p i t o della diplomazia.
C o n E u g e n i o , Metternich n o n p o t t r a t t a r e p e r tre motivi. P r i m a di t u t t o p e r c h il Vicer e r a rimasto disciplinatam e n t e al c o m a n d o dei brandelli della G r a n d e A r m a t a , aveva r a g g i u n t o l ' I m p e r a t o r e a Parigi, e solo nel maggio questi
lo r i m a n d a Milano. Secondo, p e r c h sarebbe occorso d a r gli q u a l c h e garanzia di p e r m a n e n z a sul t r o n o del L o m b a r do-Veneto cui l'Austria n o n intendeva assolutamente r i n u n ziare. Terzo, p e r c h fu subito chiaro che E u g e n i o n o n tradiva. Motivi n e a v r e b b e avuti: d o p o avergliela f o r m a l m e n t e
p r o m e s s a , N a p o l e o n e gli aveva s e m p r e rifiutato la c o r o n a
d'Italia e n o n gli aveva mai concesso un m i n i m o di a u t o n o mia. E, ne avrebbe avuto a n c h e i mezzi: suo suocero, Re di
Baviera, gli aveva gi offerto la sua mediazione presso Vienna. Ma E u g e n i o l'aveva respinta. C o m e m o t t o si e r a scelto:
Onore e fedelt, e n o n vi contravvenne.
Il R e g n o di Napoli n o n rivestiva, agli occhi di Metternich, la stessa i m p o r t a n z a . U n a volta r e s t a u r a t o il p r e d o m i n i o
austriaco sull'Italia, che su q u e l t r o n o sedesse un B o r b o n e
o un M u r a t , a v r e b b e c o m u n q u e d o v u t o a c c e t t a r e il p a t r o nato di V i e n n a . E p e r di p i l'ambasciatore austriaco Mier
riferiva che Gioacchino e r a trattabile. Metternich lo sapeva
gi p e r c h , p r i m a a n c o r a di r i e n t r a r e a N a p o l i , M u r a t gli
aveva m a n d a t o un messo, Cariati, a s o n d a r e le sue intenzioni. E r a n o cos allettanti c h e M u r a t si affrett a r i s p e d i r e a
Vienna l ' i n t e r m e d i a r i o che, a q u a n t o s e m b r a , invece di limitarsi a d ascoltare c o m e G i o a c c h i n o gli aveva o r d i n a t o ,
215
p a r l , e anzi parl t r o p p o sino a p r o p o r r e u n a vera alleanza militare in cambio di u n a garanzia p e r la c o r o n a del suo
sovrano.
La transazione rest a mezz'aria p e r vari motivi. Anzitutto, o c c o r r e v a l'avallo degl'inglesi c h e o r m a i e s e r c i t a v a n o
u n a specie di tutela sulle D u e Sicilie, e gl'inglesi n o n e r a n o
d ' a c c o r d o n e m m e n o t r a l o r o . A L o n d r a il P r i m o Ministro
Castlereagh, p r e o c c u p a t o a n c h e lui del rafforzamento russo
e p r u s s i a n o , voleva in tutti i m o d i s e c o n d a r e l'Austria p e r
consentirle di fare da c o n t r a p p e s o . Ma l'inglese di Palermo,
cio Bentinck, aveva tutt'altre idee. Questo g r a n d e p o p o l o
- scriveva (bont sua) degl'italiani - n o n deve d i v e n t a r e lo
s t r u m e n t o di un soldato t i r a n n o o di q u a l c h e altro o s c u r o
p e r s o n a g g i o , ma u n a formidabile b a r r i e r a alzata sia contro
l'Austria che c o n t r o la Francia. Secondo lui i n s o m m a si doveva b u t t a r e a m a r e sia M u r a t che i B o r b o n e p e r p u n t a r e su
un'Italia unita e i n d i p e n d e n t e . Q u e s t o inglese autoritario e
generoso p r e c o r r e v a il Risorgimento, ma di t r o p p i decenni.
Q u a n d o ricevette l ' o r d i n e d i p r e n d e r e c o n t a t t i c o n
Gioacchino, li esegu, ma a m o d o suo. A n d a Ponza, che la
sua flotta aveva o c c u p a t o c o n un colpo a s o r p r e s a , e di l
m a n d ambascerie a M u r a t invitandolo a r o m p e r e con Nap o l e o n e , ma senza dargli nessuna garanzia p e r il futuro, anzi r e c l a m a n d o la consegna di Gaeta, pilastro di tutto il sistem a difensivo n a p o l e t a n o . M u r a t replic c h i e d e n d o , oltre
N a p o l i , gli Stati pontifici: a n c h e lui voleva u n ' I t a l i a unita,
ma sotto la p r o p r i a corona.
N a p o l e o n e e r a i n f o r m a t o di tutto, e le sue lettere al cog n a t o si facevano s e m p r e pi violente. Fece p u b b l i c a r e sul
giornale ufficiale la notizia che i napoletani, cio M u r a t , avevano venduto Ponza agl'inglesi, impose il ritiro di Cariati
da Vienna, e chiese otto battaglioni n a p o l e t a n i con contorno di artiglieria e di cavalleria p e r le successive operazioni
in G e r m a n i a . Gioacchino tergivers finch pot. Ma alla notizia delle vittorie r i p o r t a t e dal c o g n a t o a D r e s d a e a Lutzen, s'impaur, piant a mezzo le trattative con Mettermeli e
216
A Napoli, C a r o l i n a aveva trasmesso i suoi p o t e r i agl'inglesi che vi e r a n o sbarcati alla fine di maggio e che l'accolsero su u n a loro n a v e p e r i s t r a d a r l a a Trieste e c o n s e g n a r l a
agli austriaci. P o r t via t u t t o q u e l che poteva, perfino u n a
m u c c a che aveva un c o r n o solo e si chiamava c o m e lei, Carolina, in m o d o che d u r a n t e la traversata i bambini avessero
il latte fresco. D o p o pochi giorni di navigazione, la nave incroci l u n g o le coste Calabre quella che r i p o r t a v a a N a p o l i
F e r d i n a n d o . II c o m a n d a n t e si scus con la Regina di dover
s p a r a r e v e n t u n colpi di c a n n o n e a salve. Lo prescrive il regolamento disse in t o n o mortificato.
CAPITOLO VENTUNESIMO
DA F E R D I N A N D O IV A F E R D I N A N D O I
nifcazione del Regno era caldeggiata dagli stessi q u a d r i militari e amministrativi murattiani, formatisi nel culto francese
del centralismo. Anzi, F e r d i n a n d o ebbe a n c h e il d e s t r o di
p r e n d e r s i u n a rivincita p e r s o n a l e sul suo arcinemico Bentinck, che gli aveva fatto inghiottire tante umiliazioni, e che
p r o p r i o in quel m o m e n t o ebbe la cattiva idea di fare u n a visita a Napoli. Il Re, sapendolo o r m a i in disgrazia presso il suo
governo, gli fece dire che n o n si azzardasse. Bentinck, col suo
caratteraccio, n o n se ne dette p e r inteso e si present ugualm e n t e , a b o r d o di u n a nave. La polizia consent a sua moglie
di a n d a r e a u n o spettacolo del San Carlo, e ve la scort. Ma a
lui n o n permise di metter piede a terra.
Tutto d u n q u e sembrava p r o c e d e r e nel migliore dei m o d i
p e r il vecchio Re che aveva r i p r e s o le sue abitudini lazzarone, convinto che il Decennio n o n fosse stato che un b r u t t o
s o g n o o r m a i d i l e g u a t o . Viceversa n o n t u t t o e r a cos r o s e o
c o m e lui lo immaginava. L'opera distensiva di Medici trovava un grosso ostacolo nel Principe di Canosa che, c o m e ministro della polizia, sfogava i suoi uzzoli r e a z i o n a r i in u n a
lotta a coltello c o n t r o la C a r b o n e r i a . Per meglio colpirla, le
c o n t r a p p o n e v a u n ' a l t r a societ segreta, quella dei Calderari, atroce avanzo dei sanfedisti del '99, c o m e la chiamava
Medici che, fedele alle p r o p r i e vecchie ricette, n o n voleva
persecuzioni. Canosa n o n b a d a v a ai mezzi p e r discreditare
il suo avversario. Ritir fuori la storia delle sue collusioni coi
giacobini, intercettava la sua c o r r i s p o n d e n z a , ispirava libelli
c o n t r o di lui, e poteva c o n t a r e sulla benevolenza del Re che,
di t e m p e r a m e n t o , p r o p e n d e v a pi p e r i suoi criteri spicciativi e forcaioli che p e r quelli di Medici. Questi p e r aveva
dalla sua la Duchessa di Floridia, che sia p u r e con m e t o d i
m o l t o p i sottili e sfumati di quelli di M a r i a C a r o l i n a , ma
a p p u n t o p e r q u e s t o p i efficaci, esercitava s u F e r d i n a n d o
un forte a s c e n d e n t e . Fra i d u e ministri ci fu a p e r t a r o t t u r a
che scoppi in piena r i u n i o n e di Gabinetto alla p r e s e n z a del
Re. Canosa dette a Medici di doppiogiuochista e Medici rispose d a n d o g l i di p r o t e t t o r e degli assassini. Bisognava sce230
CAPITOLO VENTIDUESIMO
LA F I N E DEL R E G N O I T A L I C O
CAPITOLO VENTITREESIMO
I L R I T O R N O DEI SAVOIA
In
li, aveva in qualche m o d o collaborato con le autorit francesi, e p e r questo era stata allontanata dalla Corte e dalle cariche. Alcuni suoi r a p p r e s e n t a n t i , e fra i pi illustri, strinsero
r a p p o r t i s e m p r e pi stretti con gl'intellettuali di estrazione
borghese. Di questi ultimi i pi vivaci, c o m e il Di B r e m e e il
Pellico, p r e f e r i r o n o e m i g r a r e a Milano, dove a l m e n o avevano un giornale cui far capo: // Conciliatore. Gli altri si riunir o n o in un'Accademia, i Concordi, che tuttavia pot fare b e n
poco, sottoposta c o m ' e r a a u n a c e n s u r a puntigliosa e ottusa.
In q u e s t a statica e asfissiante a t m o s f e r a , in q u e s t o a m biente meschino e senza orizzonti, era fatale che soprattutto
i giovani si volgessero alle societ segrete che schiudevano,
se n o n altro, p r o s p e t t i v e di lotta e d ' i m p e g n o . Ce n ' e r a n o
gi d u e , gli Adelfi e i Filadel.fi che nel '18, a q u a n t o p a r e , si
fusero nel c o r s o di un s e g r e t o c o n v e g n o t e n u t o s i ad Aless a n d r i a , o p e r m e g l i o d i r e p a s s a r o n o sotto il c o n t r o l l o di
u n a n u o v a organizzazione, i Sublimi Maestri Perfetti, fondata
e d i r e t t a da un rivoluzionario italiano o r m a i n a t u r a l i z z a t o
francese, di cui d o v r e m o riparlare: Filippo B u o n a r r o t i .
Ma queste societ p o r t a v a n o nel s a n g u e un vizio d'origine che ne annullava le capacit di proselitismo: e r a n o d'imp o r t a z i o n e . Infatti si e r a n o costituite sul m o d e l l o di quelle
francesi, di cui condividevano a n c h e le finalit: a b b a t t e r e il
r e g i m e n a p o l e o n i c o p e r r e s t i t u i r e alla Rivoluzione il suo
slancio repubblicano, democratico ed egalitario. T u t t o q u e sto aveva un senso finch N a p o l e o n e e r a stato sul t r o n o e il
P i e m o n t e u n d i p a r t i m e n t o francese. M a o r a q u e s t e c o n d i zioni n o n sussistevano pi. Le vecchie societ c e r c a r o n o di
adeguarsi a quelle n u o v e ; ma B u o n a r r o t i , l o n t a n o dall'Italia, e i suoi fiduciari e r a n o t r o p p o legati alle l o r o vecchie
p r e m e s s e ideologiche p e r p o t e r capire le n u o v e esigenze e
adattarvisi. Ai loro o r d i n i n o n rimasero che i pochi sopravvissuti m a t u s a delle cospirazioni del '92 e del '96. Le forze
giovani si o r g a n i z z a r o n o in u n a n u o v a f o r m a z i o n e c h e in
poco t e m p o fu assoluta p a d r o n a del c a m p o : la Federazione
italiana.
247
CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO
LA V I T T O R I A DEGLI ZELANTI
CAPITOLO VENTICINQUESIMO
I DUCATI CENTRALI
Q u a n d o ci arriv nella primavera del '14, i fiorentini accolsero Ferdinando sventolando le tube al posto dei tricorni perch ormai vestivano alla francese con lunghi pantaloni attillati e alti colletti a sbuffo m e n t r e le d o n n e avevano smesso la
parrucca e portavano la vita sotto il petto. Ma al G r a n d u c a anche la nuova m o d a piacque, perch in quel m o m e n t o gli piaceva tutto. Unica o m b r a nella sua felicit di ritrovarsi a Firenze era il fatto di averci dovuto tornare da solo perch sua moglie era morta d u r a n t e l'esilio in Germania, e lui n o n era mai
riuscito a consolarsene. Ma subito d o p o lo raggiunsero le d u e
figlie e poi anche il figlio, Leopoldo, che i fiorentini, a p p e n a lo
videro, battezzarono immediatamente Canapino per il colore biondo sbiadito dei capelli. Il ragazzo, ch'era nato anche lui
a Firenze, n o n p r o m e t t e v a , q u a n t o a salute, g r a n c h . Infatti
subito d o p o l'arrivo si ammal, e i medici gli prescrissero u n a
strana cura a base di latte di donna. L'hanno r i m a n d a t o a balia dissero i fiorentini e q u a n d o , guarito, il giovane ricomparve p e r le sue abituali passeggiate a cavallo alle Cascine, lo fermavano e gli chiedevano: Che s' divezzato, Altezza?
Il r i o r d i n a m e n t o dello Stato si svolse in quest'atmosfera
di familiarit. Invece c h e a q u a l c h e vecchio nobile i n c a r o gnito nelle nostalgie dell'antico r e g i m e , F e r d i n a n d o lo aveva appaltato a un borghese ex-collaborazionista, l'ingegnere
a r e t i n o Vittorio F o s s o m b r o n i , c h e aveva servito l ' a m m i n i strazione francese e che N a p o l e o n e c h i a m a v a un g i g a n t e
nel m e z z a n i n o . La revisione del codice n a p o l e o n i c o si ridusse a b e n p o c o . Fu abolito il divorzio, che n e s s u n o d'alt r o n d e reclamava. F u r o n o ristabilite le decime parrocchiali
e r i s t r e t t e le a u t o n o m i e m u n i c i p a l i , ma fu c o n s e r v a t a la
pubblicit dei processi e, sebbene alla polizia venissero concessi a m p i poteri, essi furono usati in tale m a n i e r a che la Toscana divent lo Stato italiano di g r a n l u n g a p i libero e la
Mecca di tutti i perseguitati politici. Q u a n d o Metternich com i n c i ' a l a m e n t a r s i del fatto c h e la c e n s u r a n o n faceva il
p r o p r i o d o v e r e , F e r d i n a n d o gli rispose: Ma il d o v e r e della
censura quello di n o n farlo.
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Le innovazioni si r i d u s s e r o al c a m p o e c o n o m i c o , e n o n
f u r o n o i n n o v a z i o n i p e r c h si t r a t t di un r i t o r n o ai saggi
criteri liberistici di Pietro L e o p o l d o . A p p e n a finita la carestia c h e in questi a n n i si e r a a b b a t t u t a sull'Italia e c h e costrinse anche la Toscana a calmieri e c o n t i n g e n t a m e n t i , Foss o m b r o n i spalanc le f r o n t i e r e alle i m p o r t a z i o n i , facendo
piazza pulita di dazi e gabelle. I n d u s t r i a e agricoltura dilatar o n o i p o l m o n i , e lo si vide dal bilancio. Per sedici milioni di
spese a n n u e , ce n ' e r a n o diciannove di e n t r a t e , e il Ministro
ne approfitt p e r d a r e avvo a u n a serie di lavori pubblici o,
c o m e oggi si c h i a m a n o , di infrastrutture che contribuirono moltissimo al riequilibrio del Paese. Fu a p e r t a u n a strada
p e r la valle tiberina, u n ' a l t r a da Volterra a Siena, u n ' a l t r a
a n c o r a da Siena ad Arezzo che trasse la Valdichiana dal suo
secolare isolamento. Ma gli sforzi maggiori furono rivolti alla M a r e m m a p e r guarirla dalla malaria e metterla a cultura.
Molti criticarono q u e s t a i m p r e s a c o n s i d e r a n d o l a s p r o p o r zionata alle forze del G r a n d u c a t o . Per la smania d ' e t e r n a r si asciuga-tasche e m a r e m m e scriveva il Giusti di Baldasseroni, il giovane tecnocrate livornese che dirigeva questo assalto c o n t r o b r u g h i e r e e acquitrini. E infatti l'opera richiese
il sacrifcio di p a r e c c h i e g e n e r a z i o n i . Ma n o n s a r e b b e mai
a r r i v a t a al t r a g u a r d o senza q u e s t o p i o n i e r i s m o , c h e fu a n che la scuola delle migliori e n e r g i e i m p r e n d i t o r i a l i toscane
nel c a m p o dell'agricoltura.
Dove Fossombroni si rivel inflessibile fu nella difesa dello Stato dalle i n t e r f e r e n z e ecclesiastiche. N o n volle r i a m m e t t e r e nel G r a n d u c a t o i Gesuiti, di cui il P a p a aveva ricostituito l ' O r d i n e e si e r a fatto l'alto p a t r o n o , e fu un vigile
g u a r d i a n o del c o s t u m e di tolleranza che il G r a n d u c a aveva
istaurato. Gli stranieri avevano scoperto Firenze, ci venivano s e m p r e p i n u m e r o s i , e molti ci restavano. Q u e s t o ne faceva u n a f i n e s t r a spalancata sul m o n d o m o d e r n o , u n p u n t o
d ' i n c o n t r o , u n a t a p p a d'obbligo, specie p e r gl'intellettuali
della penisola, messi in fuga dall'asfissiante atmosfera degli
altri Stati. Il suo p r i m a t o culturale cominciava a delinearsi.
260
L e p i grosse p r e o c c u p a z i o n i d i F e r d i n a n d o f u r o n o d i
o r d i n e m a t r i m o n i a l e . La p r i m a ad a n d a r e sposa fu la figlia
M a r i a T e r e s a c o n u n g i o v a n o t t o sul q u a l e c o r r e v a n o voci
c o n t r a d d i t t o r i e . Si c h i a m a v a Carlo Alberto di Savoia Carig n a n o , e s e m b r a v a destinato a salire sul t r o n o del P i e m o n te, ma n o n e r a del tutto sicuro p e r c h contro questa successione p e r via collaterale m a n o v r a v a Francesco IV di M o d e na, g e n e r o del Re in carica. Q u a n d o il Principe v e n n e a Fir e n z e a conoscere la fidanzata, i fiorentini lo t r o v a r o n o di
leggiadro aspetto e di m a n i e r e assai civili, ma pi l u n g o e
malinconico d ' u n a quaresima. E il Principe, dal canto suo,
confid a Gino C a p p o n i , di cui era diventato subito g r a n d e
amico, c h e Maria Teresa era, s, m o l t o graziosa, ma terrib i l m e n t e austriaca. Sbagliava p e r c h q u e s t a a u s t r i a c a fu
poi la pi italiana delle r e g i n e , spos in p i e n o la politica di
suo m a r i t o , ne condivise i d r a m m i e l'esilio, e q u a n d o t o r n
vedova a Firenze n o n volle pi m e t t e r p i e d e a palazzo Pitti
p e r c h c'erano di g u a r d i a i soldati austriaci.
A L e o p o l d o fu d a t a in moglie u n a principessa di Sassonia, Maria A n n a Carolina, che fece ai fiorentini la migliore
impressione, ma n o n dette e r e d i maschi. Assillato dalla p a u ra di un'estinzione della dinastia, F e r d i n a n d o dovette decidersi a r i p r e n d e r m o g l i e a c i n q u a n t a d u e a n n i , e p e r n o n
c o r r e r e a v v e n t u r e fuori casa se la scelse nella sorella di sua
n u o r a , il che lo rese cognato di suo figlio. Ma e r a n cose che
succedevano spesso, in questi m a t r i m o n i dinastici. P u r t r o p po n e m m e n o lui riusc a m e t t e r e al m o n d o un successore, e
q u a n d o m o r , ucciso p r o p r i o dalla malaria m a r e m m a n a che
aveva cercato di debellare, t e m e t t e che l ' i m p e r a t o r e Francesco suo fratello ne approfittasse p e r s o p p r i m e r e , in caso di
m o r t e di L e o p o l d o , il G r a n d u c a t o e r i d u r r e la Toscana come il L o m b a r d o - V e n e t o . E r a le mille miglia dall'immaginare che a cacciare dal t r o n o Canapino d i v e n t a t o frattanto
Canapone, s a r e b b e stato u n c e r t o Vittorio E m a n u e l e , f i glio di sua figlia M a r i a T e r e s a e d e l giovane di l e g g i a d r o
aspetto.
261
ria Luisa esigeva p e r alimentare i suoi fasti spagnoleschi, liberalizz i commerci, e alla fine si convert a d d i r i t t u r a al luteranesimo, m e n t r e sua moglie diventava Terziaria d o m e n i c a n a . F u u n cattivo m a r i t o , m a n o n u n cattivo s o v r a n o . E
Lucca, sotto di lui, respir.
A P a r m a , Maria Luigia giunse tardi, soltanto nel '16, e n o n
fu b e n e accolta. I p a r m e n s i consideravano la moglie di Nap o l e o n e un p e r s o n a g g i o s p r o p o r z i o n a t o a un d u c a t o che si
estendeva solo fino a Piacenza e a Guastalla. Ma cambiarono o p i n i o n e q u a n d o la Duchessa o r d i n che le s o m m e raccolte p e r i festeggiamenti del suo arrivo fossero devolute alla beneficienza.
Maria Luigia n o n aveva la stoffa dell'eroina. Malvolentieri e r a a n d a t a sposa all'uomo pi p o t e n t e della terra, n o n lo
aveva mai a m a t o , n mai si e r a sentita c o m p e n e t r a t a della
sua grandezza. Per p u r o senso del d o v e r e , aveva p e n s a t o di
restare accanto al m a r i t o a n c h e nella disfatta e di accompag n a r l o all'Elba, ma se n ' e r a lasciata facilmente d i s s u a d e r e
da suo p a d r e e da M e t t e r n i c h , a n c h e p e r c h gi allora e r a
i n n a m o r a t a del conte N e i p p e r g , che il Cancelliere le aveva
messo al fianco, e a u n a cosa sola aspirava: a u n a vita tranquilla con lui, l o n t a n o dalla C o r t e di V i e n n a , d o v e quella
relazione a v r e b b e c e r t a m e n t e i n c o n t r a t o degli ostacoli.
Per q u e s t o aveva insistito p e r P a r m a : e r a u n a citt di p r o vincia, ma p i e n a di fascino, e con un suo r a n g o di capitale.
Per averla, aveva consentito a lasciare a V i e n n a a n c h e il figlioletto a v u t o da N a p o l e o n e , il piccolo Re di R o m a , c h e
M e t t e r n i c h voleva allevare d a a u s t r i a c o p e r s o t t r a r l o alle
suggestioni della gloria p a t e r n a .
C o n u n a b e n d a n e r a a c o p e r t u r a dell'occhio p e r s o i n
c o m b a t t i m e n t o , N e i p p e r g n o n e r a soltanto un b e l l ' u o m o e
un p r o d e soldato. Era a n c h e un politico di m e n t e a p e r t a e
di n o t e v o l e accortezza, c h e s e p p e e s e r c i t a r e m o l t o b e n e i
pieni p o t e r i conferitigli dalla D u c h e s s a . Anzi, la v e r a Duchessa fu lui, a n c h e se lo fece con molta discrezione.
263
CAPITOLO VENTISEIESIMO
I CARBONARI
G i o v a n n i Ruffini, c h e fu dei l o r o , r a c c o n t a c o m e e n t r in
contatto coi C a r b o n a r i . E r a la sera di un m a r t e d grasso, e
suo fratello J a c o p o gli aveva d a t o a p p u n t a m e n t o i n u n a
piazza g r e m i t a di m a s c h e r e . D u e di queste gli si avvicinarono e gli chiesero se stesse a s p e t t a n d o u n a d o n n a . Giovanni
a n n u , u n o dei d u e interlocutori gli m o r m o r all'orecchio:
L'ora suonata! c h ' e r a la p a r o l a d ' o r d i n e gi datagli da
J a c o p o , e lo invit a seguirli. Arrivati in un vicolo s c u r o lo
b e n d a r o n o , gli trassero il bavero del mantello fin sulla bocca, lo p r e s e r o a braccetto e gli fecero fare un l u n g o p e r c o r s o
a giravolte in m o d o da disorientarlo. C o n u n a chiave aprir o n o u n a p o r t a e, q u a n d o gli tolsero la b e n d a , G i o v a n n i si
trov in u n a stanza rischiarata solo dal fuoco che a r d e v a nel
c a m i n o , col p i a n c i t o c o p e r t o d ' u n t a p p e t o rosso s a n g u e e
un globo d'alabastro in mezzo. O l t r e agli a c c o m p a g n a t o r i ,
c'erano altri d u e d o m i n i anch'essi m a s c h e r a t i . U n o d i loro
gli chiese le generalit e se aveva intenzione di far p a r t e dei
Buoni Cugini. Giovanni conferm.
Hai u n ' i d e a - disse l'altro - dei terribili doveri che t'incombono? Sai tu che, a p p e n a prestato il solenne g i u r a m e n to, il t u o braccio, le t u e sostanze, la t u a vita, t u t t o te stesso
insomma n o n a p p a r t e r r a n n o pi a te, ma all'Ordine? Sei tu
p r o n t o a m o r i r e mille volte anzich rivelare i suoi segreti?
Sei p r o n t o a o b b e d i r e ciecamente e a r i n u n z i a r e alla tua volont dinanzi a quella delle gerarchie dell'Ordine?
Finito l ' i n t e r r o g a t o r i o , al neofita fu i m p o s t o di p r o n u n ciare, inginocchiato e con un p u g n a l e in m a n o , la f o r m u l a
del g i u r a m e n t o : G i u r o e p r o m e t t o s o p r a gli stabilimenti
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1
d e l l ' O r d i n e in g e n e r a l e e su q u e s t o f e r r o p u n i t o r e degli
s p e r g i u r i , di c u s t o d i r e g e l o s a m e n t e tutti i segreti della rispettabile Carboneria, di n o n scrivere o incidere o disegnare cosa alcuna senz'averne o t t e n u t o p e r iscritto il p e r m e s s o
dall'Alta Vendita. G i u r o di s o c c o r r e r e i miei B u o n i C u g i n i
p e r q u a n t o c o m p o r t a n o le mie facolt, e di n o n a t t e n t a r e all'onore delle loro famiglie. Se divengo spergiuro, sono cont e n t o che il mio c o r p o sia fatto a pezzi, indi bruciato e le mie
ceneri sparse al v e n t o affinch il mio n o m e sia esecrato da
tutti i B u o n i Cugini sparsi sulla terra. Cos Dio mi aiuti!
D o p o d i c h il d o m i n o assegn all'iniziato un n o m e convenzionale, gl'insegn alcuni c e n n i e p a r o l e p e r farsi ricon o s c e r e dai confratelli, ma r a c c o m a n d a n d o g l i di f a r n e il
m e n o uso possibile. Poi gli disse: Tu a p p a r t i e n i da o r a al
p r i m o g r a d o d e l l ' O r d i n e , che soltanto u n a fase di prova.
N o n hai alcun diritto, n e m m e n o quello di p r e s e n t a r e nuovi
aspiranti; hai p e r dei doveri, che ti sar facile a d e m p i e r e .
Custodisci religiosamente il t u o segreto, a t t e n d i con pazienza, fede e sommissione, e denti p r o n t o ad agire nel m o m e n to o p p o r t u n o . A suo t e m p o saprai il n o m e della Vendita cui
a p p a r t e r r a i e del capo da cui riceverai gli ordini. Se frattanto d o v r e m o d a r t e n e q u a l c u n o , ti sar comunicato dal Cugino che ti p r e s e n t . L'Ordine ha occhi e orecchi o v u n q u e , e
da q u e s t o istante ti vigila o v u n q u e tu sia e q u a l u n q u e cosa
tu faccia.
Q u e s t o avveniva a Genova. Ma a Napoli s t a n d o alle Memorie sulle Societ segrete s t a m p a t e a n o n i m e in I n g h i l t e r r a , la
c e r i m o n i a dell'iniziazione e r a m o l t o pi complicata e tenebrosa. L'aspirante, chiamato pagano, veniva p r i m a c o n d o t t o
b e n d a t o nel bosco e sospinto attraverso u n a b a r r i e r a di fuoco, simbolo di quella fiamma di carit che deve a r d e r e semp r e nel vostro c u o r e p e r d i s t r u g g e r e i g e r m i dei sette peccati capitali. Poi gli si mostrava la testa recisa o la m a n o mozza di un t r a d i t o r e , ed e r a su q u e s t i trofei c h e gli si faceva
p r o n u n c i a r e il g i u r a m e n t o . Q u i n d i il maestro vibrava tre colpi di scure su un t r o n c o , c o m u n i c a v a al neofita il n o m e e i
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s a m e n t e d e m o c r a t i c h e e r e p u b b l i c a n e . In P i e m o n t e , d o p o
la Restaurazione, fecero fronte con la Federazione m o n a r c h i ca, o a d d i r i t t u r a vi si fusero. Ecco p e r c h nelle iniziazioni
n o n si faceva c e n n o al suo p r o g r a m m a .
Questa sua elasticit fu u n o dei motivi che c o n t r i b u i r o n o
al r a p i d o diffondersi della setta. Un altro f u r o n o i suoi lati
ciarlataneschi. Essa si giov moltissimo dell'alone di t r u c u lento mistero che s e p p e c r e a r e i n t o r n o a s e delle l e g g e n d e
a cui d i e d e avvo. Si r a c c o n t a v a di s p e r g i u r i r i n v e n u t i p u gnalati n e l letto accanto alla moglie i g n a r a , di altri trovati
crocefissi nel bosco con u n a c o r o n a di spine in testa, di altri
fulminati da veleni inesplorabili. E l'impressione che t u t t o
questo suscitava, insieme con la l u g u b r e simbologia, esercitava sugli a d e p t i un g r a n fascino.
In seguito Mazzini d e n u n z i questo scialo di p u g n a l i , di
veleno, d i croci, d i scuri, d i p a r o l e d ' o r d i n e , t u t t a q u e s t a
messinscena di formule, di sigle, di segni di riconoscimento,
di cenni, di ammiccamenti, tutto questo tenebrore di app u n t a m e n t i nel bosco, di b e n d e , di baveri rialzati, d i c e n d o
che molto spesso e r a n o fine a se stessi, un giuoco p e r darsela da b e r e a v i c e n d a e credersi i m p o r t a n t i e pericolosi. I n fatti l ' a r r o s t o n o n e r a in p r o p o r z i o n e al f u m o . Alla p r o v a
dei fatti, risult che questi g r a n d i cospiratori n o n riuscivano
a s v e n t a r e l'infiltrazione delle spie di cui le Vendite e r a n o
s e m p r e p i e n e , n i t r a d i m e n t i degli s p e r g i u r i c o n t r o cui il
castigo si riduceva quasi s e m p r e a i n n o c u i bruciamenti in
effigie, n le confessioni sotto g l ' i n t e r r o g a t o r i . Per a n c h e
Mazzini, da giovanissimo, aveva a p p a r t e n u t o alla setta, anzi
vi aveva fatto c a r r i e r a fino al g r a d o di Maestro. Ed e r a logico: fino alla Giovane Italia, la C a r b o n e r i a fu l'unico strum e n t o di milizia rivoluzionaria, tutti i patrioti ci p a s s a r o n o ,
e molti di loro furono autentici martiri. Resta solo da vedere se il suo tirocinio fu tutto positivo p e r i valori ch'essa intendeva p r o p u g n a r e .
C o m e a b b i a m o d e t t o , l'organizzazione e r a r i g i d a m e n t e
g e r a r c h i c a . O g n i Vendita o Baracca e r a costituita da venti
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CAPITOLO VENTISETTESIMO
BUONARROTI
come politico n o n diede b u o n a p r o v a a causa del suo estremismo. C o m e gi a Bastia, istaur il t e r r o r e p r o v o c a n d o anche la reazione dei simpatizzanti. E finch il T e r r o r e vinceva a n c h e a Parigi, gli a n d b e n e . Ma q u a n d o R o b e s p i e r r e
c a d d e , fu d e n u n z i a t o p e r abuso di p o t e r e e - c o m e oggi si
direbbe - deviazionismo di sinistra, richiamato nella capitale e rinchiuso in prigione.
Fu q u i c h e i n c o n t r Babeuf, il r i v o l u z i o n a r i o francese
che portava le idee rousseauiane fino alle loro e s t r e m e cons e g u e n z e comuniste. B u o n a r r o t i n o n arrivava alle medesime conclusioni: egli restava fermo al Vangelo giacobino. Ma
a n c h e se divergevano sul piano ideologico, i d u e u o m i n i sald a r o n o s u quello u m a n o u n v e r o e p r o p r i o g e m e l l a g g i o .
E n t r a m b i c o n s i d e r a v a n o l'attivit r i v o l u z i o n a r i a l'unica
c o m p a t i b i l e con l a d i g n i t d e l l ' u o m o , u n s a c e r d o z i o che
c o m p o r t a v a il sacrificio di qualsiasi interesse e diletto personale. Nelle loro u t o p i e la Virt doveva essere la gruccia della Giustizia.
Q u a n d o furono rimessi in libert, B u o n a r r o t i s'iscrisse al
P a n t h e o n , la societ s e g r e t a c h e B a b e u f aveva costituito
p e r rovesciare il regime, s e m p r e pi borghese e conservatore, del Direttorio, e anzi ne divent u n o dei principali esponenti. Sciolto dalla polizia, il g r u p p o si riform clandestinam e n t e p e r sfociare p i tardi nella cosiddetta congiura degli eguali. Ma questo n o n i m p e d a B u o n a r r o t i di ricevere
nel f r a t t e m p o e svolgere altri incarichi governativi, p r o b a b i l m e n t e procuratigli dal vecchio amico Saliceti il cui astro
cresceva col crescere di quello di B o n a p a r t e . Fra l'altro, ora
c h e questi si d i s p o n e v a a i n v a d e r e l'Italia, gli fu affidato il
c o m p i t o di riallacciare i r a p p o r t i coi r i v o l u z i o n a r i italiani
p e r farne delle quinte colonne. Stavolta dovette d a r prova
di efficienza p e r c h n e l '96 il D i r e t t o r i o lo p r o p o s e c o m e
collaboratore a Cacault, suo a g e n t e nella penisola. Ma questi declin l'offerta. B u o n a r r o t i - scrisse - ricco d'immag i n a z i o n e e di talenti l e t t e r a r i e filosofici. Ma di p r o b l e m i
politici concreti n o n sa nulla. N o n ebbe bisogno d'insistere
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p r e n d e s s e molto sul serio, si limit a farlo trasferire a G r e noble. E stavolta la sua generosit fu c o m p e n s a t a . Q u a n d o ,
d o p o la parentesi dell'Elba, riprese il p o t e r e , B u o n a r r o t i gli
offr i suoi servigi. Ma forse la g r a t i t u d i n e n o n c ' e n t r a v a .
Quasi tutti gli ex-giacobini, sebbene n o n avessero cessato di
complottare contro N a p o l e o n e che li aveva messi in disparte, nei C e n t o Giorni si s c h i e r a r o n o con lui: un p o ' p e r c h ,
di fronte all'invasione straniera, il s e n t i m e n t o patriottico rip r e n d e v a in loro il s o p r a v v e n t o sull'avversione ideologica;
u n p o ' p e r c h , p e r q u a n t o l o esecrassero, essi p r e f e r i v a n o
l ' I m p e r o alla Restaurazione.
D o p o Waterloo, B u o n a r r o t i r i t o r n a Ginevra restituita
alla sua patria svizzera, e qui si diede a n i m a e c o r p o alla tessitura della sua rete rivoluzionaria. Gli specialisti discutono
a n c o r a con a c c a n i m e n t o a quale delle molte societ segrete
di allora egli attinse i criteri organizzativi. S e m b r a che s'ispirasse s o p r a t t u t t o alla loggia massonica degli Illuminati di
Baviera. Ma q u e s t o c'interessa p o c o . C'interessa m o l t o di
pi v e d e r e c o m e funzionava in concreto la macchina che
egli m o n t .
Per la p r o p a g a n d a e il proselitismo, cre u n a c o m p a g n i a
di Sublimi Maestri Perfetti che c o m p o r t a v a solo u n a sommaria iniziazione e l'adesione a princpi che, essendo di ordine pi morale che politico, n o n e s p o n e v a n o gli affiliati alla persecuzione poliziesca e q u i n d i li attiravano facilmente.
Ma essa n o n era che lo s c h e r m o e lo s t r u m e n t o di un piccolo stato m a g g i o r e d'intellettuali avvolti nel pi fitto segreto
e i n t e r a m e n t e dedicati alla Causa, che si chiamava Aerpago, c o r r i s p o n d e v a p r e s s a p p o c o al Pantheon di Babeuf, e
doveva r a p p r e s e n t a r e un vero e p r o p r i o o r d i n e monastico,
di cui lo stesso B u o n a r r o t i a m m e t t e v a il carattere dittatoriale. Solo i suoi m e m b r i conoscevano i veri fini della setta, di
cui a v r e b b e r o g u i d a t o l'azione senza rivelarli n e m m e n o a
coloro che la svolgevano. Era il concetto di u n a rivoluzione
diretta da un vertice d'Illuminati, di cui le masse dovevano essere gl'inconsapevoli s t r u m e n t i .
282
vano come fratelli e passavano il t e m p o a scrivere m e m o r i a li p e r rinfacciarsi gli u n agli altri il fallimento della rivoluzione. B u o n a r r o t i s'imbranc con loro, m a d i s p r e z z a n d o l i
dall'alto della sua ortodossia robespierriana. Per lui la Rivol u z i o n e e r a stata il T e r r o r e ; t u t t o ci c h ' e r a v e n u t o d o p o
n o n n'era stato che il t r a d i m e n t o . E fu al l u m e di questa tesi
che c o m p o s e quella che passa p e r la sua o p e r a capitale: La
cospirazione per l'uguaglianza detta di Babeuf.
C o m e pezzo polemico c o n t r o i regimi restaurati, questa
esaltazione degli eroici ideali che avevano ispirato gli u o m i ni della C o s t i t u e n t e e della C o n v e n z i o n e esercit sui cont e m p o r a n e i u n a n o t e v o l e influenza. M a c o m e s c a m p o l o
ideologico, b e n p o v e r a cosa: un r i m a s t i c a m e n t o del p e n siero di Rousseau condito con la retorica e la d e m a g o g i a di
R o b e s p i e r r e . Vi s'invoca il dispotismo della libert c o n t r o
quello della tirannia, il d o v e r e di r e n d e r libero l'uomo anche c o n t r o la sua volont, il culto di un vago Essere S u p r e mo eccetera. un r i t o r n o alle origini del giacobinismo pi
rozzo e arcaico, c h e d r a g i o n e a T a l m o n q u a n d o allinea
B u o n a r r o t i fra i p r e c u r s o r i di quella democrazia totalitaria che nel nostro secolo doveva incarnarsi nel c o m u n i s m o
e nel fascismo. Perfino il linguaggio il m e d e s i m o . B u o n a r roti qualifica tradimento ci che oggi si chiama deviazionismo e p r o n u n c i a il t e r m i n e hbertista o dantonista
c o m e i fascisti di ieri p r o n u n c i a v a n o quello di demopluto
e i comunisti di oggi quelli di trotzkista e bucharinista.
Il r i c h i a m o che q u e s t o libro esercit sui c o n t e m p o r a n e i fu
d o v u t o solo alla sua forza, d i c i a m o cos, di c o n t r a p p u n t o .
Era il m o m e n t o in cui il ministro Guizot lanciava ai francesi
la famosa p a r o l a d ' o r d i n e : Arricchitevi! Era logico che a
un invito cos prosaico gli u o m i n i della n u o v a g e n e r a z i o n e
r o m a n t i c a preferissero quello di B u o n a r r o t i a un eroico rilancio rivoluzionario.
Siccome l'affare A n d r y a n e aveva sconvolto tutta la rete
dei Sublimi Maestri, B u o n a r r o t i si diede a tesserne un'altra
sotto u n a n u o v a sigla: Le, Monde, il M o n d o , che tuttavia s'i284
c h i a m a il rivoluzionario professionista. In q u e s t o , a n c h e
Mazzini d o v e t t e qualcosa alla sua lezione, c o m e m o l t o gli
d e v o n o a n c h e gli altri g r a n d i rivoluzionari d e l l ' O t t o e del
p r i m o Novecento da N e c h a e v a B a k u n i n a Malatesta a L e nin. Si parla, ripeto, di a r c h e t i p o u m a n o , n o n di c o n t e n u t o
ideologico.
Ecco p e r c h di tutti i suoi scritti il pi significativo , caso
mai, quello che n o n ebbe il t e m p o - e forse n e a n c h e l'intenzione - di d i v e n t a r e un libro. Si tratta di u n a specie di taccuino di a p p u n t i , scoperto di r e c e n t e e pubblicato dal Saitta, che r a p p r e s e n t a u n a specie di catechismo p e r gli iniziati al s a c e r d o z i o r i v o l u z i o n a r i o . Esso esige, s e c o n d o B u o n a r r o t i , doti di carattere e regole di vita rigorosissime. L'iniziato d e v ' e s s e r e u o m o di g r a n d e c o r a g g i o , ma riflessivo e
p r u d e n t e , n o n c h paziente e p e r s e v e r a n t e . Deve t e n e r e nel
debito conto la liturgia dell'organizzazione p a r t e c i p a n d o alle sue c e r i m o n i e allegoriche, r i s p e t t a n d o n e i riti, le formalit e le gerarchie. Deve osservare scrupolosamente il segreto e rifiutare qualsiasi o s t e n t a z i o n e . Deve p a r l a r e p o c o e
m a n t e n e r s i sobrio in tutto, specialmente in a m o r e .
Di alcune di queste virt, n o n si p u dire ch'egli fornisse
u n g r a n d e e s e m p i o . L e t e s t i m o n i a n z e dei c o n t e m p o r a n e i
c o n c o r d a n o nel p r e s e n t a r c e l o c o m e u n p e r s o n a g g i o estroverso e bollente, che colpiva l'occhio n o n solo p e r la bizzarria dei suoi acconciamenti, ma a n c h e p e r lo smalto della sua
c o n v e r s a z i o n e infiorata di p a r a d o s s i . Un giovane francese
che a n d da lui a p r e n d e r e lezioni d'italiano, lo t r o v che
suonava il p i a n o i m p r o v v i s a n d o e c a v a n d o d a l suo strum e n t o g i r a n d o l e di fuoco. I n v e c e c h e alla lingua, volle a
t u t t i i costi iniziare al c a n t o l'allievo, s e b b e n e q u e s t i n o n
avesse n voce n orecchio, e c r e d o che ci sarebbe riuscito
grazie al suo musicale a r d o r e e indomabile energia. Si amm a n t a v a di mistero, ma facendo in m o d o che tutti se ne accorgessero e incuriosissero. C'era i n s o m m a in lui a n c h e un
lato ciarlatanesco che gli attirava in u g u a l misura simpatie e
diffidenze. Aveva la p a s s i o n e degli p s e u d o n i m i , dei docu286
m e n t i falsi, dei rifugi clandestini, dei segni di riconoscimento stregoneschi. Q u a n t o all'amore, fu tutt'altro che astinente. D o p o aver a b b a n d o n a t o la moglie p e r l ' a m a n t e lasciandole a carico cinque figli di cui pi n o n si c u r - b u o n allievo a n c h e in q u e s t o del m a e s t r o R o u s s e a u che i figli suoi li
aveva messi all'ospizio -, lasci anche l'amante p e r c h costei
si rifiutava di p r e n d e r g l i in casa u n ' a l t r a a m a n t e . Il carteggio fra lui e queste d u e d o n n e n o n privo di comicit n o n
solo p e r c h si svolgeva fra protagonisti che avevano tutti sup e r a t o la sessantina, ma a n c h e p e r il c a n d o r e con cui B u o n a r r o t i s o s t e n e v a la p e r f e t t a r e g o l a r i t del mnage a t r e .
Mio caro - gli scrisse un amico che agiva da paciere fra lor o - , t u p r e t e n d e r e s t i c h e u n a signora e d u c a t a s e c o n d o l e
regole d e l l ' E u r o p a c o n t e m p o r a n e a accettasse di vivere come u n a m u s s u l m a n a del sesto secolo. La c o n c l u s i o n e fu
c h e B u o n a r r o t i d o v e t t e c o n t e n t a r s i della terza a m a n t e che
lo segu a Parigi, p u r r e s t a n d o con la s e c o n d a in r a p p o r t i
epistolari fino alla fine dei suoi giorni, che scadde nel '37.
Il rilancio ideologico di B u o n a r r o t i , a cui abbiamo assistito in q u e s t o d o p o g u e r r a , si p u capirlo. Egli stato un ass e r t o r e di q u e l l e istanze sociali c h e oggi, specie in Italia,
h a n n o p r e s o un netto sopravvento su quelle nazionali screditate dal fascismo. Ma il t e n t a t i v o di farlo a p p a r i r e c o m e
un g r a n d e i n n o v a t o r e e anzi un p r e c u r s o r e del m a r x i s m o ,
goffo e ridicolo. B u o n a r r o t i s e m p r e rimasto al ' 9 3 , e n o n
se ne mosse pi, convinto che la Storia si fosse fermata l, a
Robespierre. Di R o b e s p i e r r e aveva un tale culto, che firmava i suoi scritti col n o m e di lui, Massimiliano. Ma n o n gli somigliava affatto, anzi ne r a p p r e s e n t a v a l'antitesi u m a n a . Era
e s a t t a m e n t e il c o n t r a r i o del gelido asceta della ghigliottina
che chiedeva agli altri di d i v e n t a r e . C o m e t u t t e le c r e a t u r e
u m a n a m e n t e ricche, lo e r a a n c h e di c o n t r a d d i z i o n i . Il suo
s a n g u e si a c c e n d e v a p e r le sofferenze d e l l ' u m a n i t , ma
quelle dei singoli, a n c h e se amici suoi, lo lasciavano indiffer e n t e . Sebbene Blanch gli attribuisca u n a augusta malinconia, era rimasto giovane a n c h e da vecchio, i m p a r z i a l m e n t e
287
CAPITOLO VENTOTTESIMO
I C O S T I T U Z I O N A L I DI N A P O L I
l'indomani Morelli vi e n t r e gli affid p u b b l i c a m e n t e il com a n d o dei suoi uomini, c o m e se si trattasse di cosa gi concordata. D o p o aver provocato la rivolta, il c a r b o n a r o ne affidava la d i r e z i o n e al m u r a t t i a n o r i l u t t a n t e c h e forse lo
a v r e b b e messo agli a r r e s t i , se le t r u p p e della g u a r n i g i o n e
n o n si fossero mostrate totalmente solidali con gl'insorti.
S o r p r e s o dagli a v v e n i m e n t i , il g e n e r a l e a u s t r i a c o N u gent, che c o m a n d a v a l'esercito borbonico, sped c o n t r o i ribelli un c o r p o d ' a r m a t a al c o m a n d o di Carascosa. Ma a n c h e
Carascosa e r a m u r a t t i a n o , e si limit a p r e n d e r posizione,
ma senza attaccare. Il colpo di grazia lo dette Pepe che, messo alla scelta fra sconfessare la rivolta o d i v e n t a r n e il p r o t a gonista, prefer la seconda alternativa, mobilit alcuni regg i m e n t i della capitale, e alla l o r o testa m a r c i su Avellino
p e r unirsi a De Concilj e Morelli.
Anche re F e r d i n a n d o dovette scegliere: o la g u e r r a civile, o la Costituzione. S e g u e n d o l'esempio del suo o m o n i m o
e nipote di M a d r i d , scelse la Costituzione, cio s ' i m p e g n a
concederla e n t r o otto giorni. Gl'insorti risposero che la scad e n z a e r a t r o p p o l u n g a , visto che si trattava di a d o t t a r e il
testo s p a g n o l o , gi bell'e p r o n t o . E il Re c e d e t t e a n c h e su
questo c o n t r o f i r m a n d o il decreto di suo figlio Francesco, cui
frattanto aveva riaffidato poteri di Vicario. Il bello che, da
q u a n t o risulta, quella famosa Costituzione spagnola n o n l'avevano mai letta n lui n gli altri. Tutti s a p e v a n o soltanto
ch'era considerata la pi democratica fra q u a n t e ne fossero
state fin allora r e d a t t e .
Il 9 luglio i Costituzionali, c o m e o r m a i gl'insorti si chiamavano, sfilarono p e r le vie di N a p o l i fra b a n d e e b a n d i e r e .
Apriva il c o r t e o lo s q u a d r o n e di Nola, ribattezzato battaglione sacro. A cavallo seguiva Pepe coi suoi reggimenti. In
coda si affollava u n a m a r e a di civili con la coccarda azzurra,
n e r a e rossa: gli stessi c a r b o n a r i d o v e t t e r o essere stupiti di
quella loro improvvisa moltiplicazione. Fra i n u o v i iscritti
c'era lo stesso Vicario che, con tutti i Principi reali, assisteva
alla sfilata da un balcone della Reggia a g i t a n d o il cappello
291
Ma alla fine prevalse la tesi austriaca secondo cui l'intervento era legittimo l dve si compivano riforme illegali (cio
c o n t r o l ' o r d i n e costituito degli Stati assoluti) e c h e q u e s t o
era p r o p r i o il caso delle D u e Sicilie (un'anticipazione, c o m e
si vede, del principio di sovranit limitata che oggi l'Unione Sovietica applica ai suoi Stati satelliti). E F e r d i n a n d o venne invitato a presentarsi a L u b i a n a p e r chiarire se la situazione del suo Regno rispondesse al caso previsto.
G o v e r n o e p a r l a m e n t o n a p o l e t a n i si t r o v a r o n o di fronte
a u n a scelta in realt assai difficile. N o n avevano c o m b i n a t o
molto, in quei mesi, n c o m e politica estera, n c o m e politic a i n t e r n a . I n u n r a p p o r t o d e l l ' a m b a s c i a t o r e inglese sta
scritto: Si occupano di tutto, fuorch del necessario. La settimana scorsa vi fu u n a l u n g a discussione, risoltasi in disputa, p e r giudicare se Dio fosse o no il legislatore dell'universo. Altri p r o b l e m i a s p r a m e n t e d i b a t t u t i e r a n o se Napoli
dovesse essere ribattezzata P a r t e n o p e e il P a r l a m e n t o n o n
fosse da chiamare Cortes c o m e in S p a g n a . C o m e s e m p r e , come a n c h e oggi, le sole rivoluzioni che gl'italiani s a n n o fare
sono quelle dei nomi. O r a p e r si trattava di d e c i d e r e b e n
altro. C o n c e d e r e al Re il passaporto p e r Lubiana significava
rimettersi nelle sue m a n i p e r c h solo alla sua p a r o l a le Potenze a v r e b b e r o c r e d u t o . Negarglielo significava la g u e r r a
con esse.
Su F e r d i n a n d o , nessuno si faceva illusioni. La sua avversione a qualsiasi istituto costituzionale era nota, c o m e lo e r a
la sua infedelt a qualsiasi g i u r a m e n t o . Ma n o n c'era alternativa: o fingere di credergli, o battersi. F e r d i n a n d o , gi d e ciso al t r a d i m e n t o , m a n d al P a r l a m e n t o un messaggio con
cui s ' i m p e g n a v a a d i f e n d e r e p r e s s o le P o t e n z e la causa di
u n a Costituzione saggia e liberale, ma senza dire quale. 11
P a r l a m e n t o gli chiese di precisare. E il Re precis che alludeva alla Costituzione vigente, cio a quella spagnola. I Carb o n a r i n o n e r a n o p e r s u a s i , p r o p o n e v a n o di rifiutargli il
p a s s a p o r t o , e q u a n d o q u e s t o invece gli fu a c c o r d a t o , gli
m a n d a r o n o u n a deputazione fin sulla nave che doveva con296
mocratico. L'emergenza p o r t a v a a galla t u t t e le c o n t r a d d i zioni che lo m i n a v a n o dalla nascita, e soprattutto quella fra
il centralismo della capitale e l ' a u t o n o m i s m o della p r o v i n cia. La Costituzione aveva c o p e r t o tutti questi contrasti sociali e municipali, ma senza p u n t o risolverli, e q u i n d i n o n
poteva c o n t a r e su n e s s u n a concordia di voleri.
Q u e s t a c o n d i z i o n e si rifletteva a u t o m a t i c a m e n t e sull'esercito. L'azione dei C a r b o n a r i ne aveva m i n a t o la disciplina
ed era servita soltanto ad allontanare la t r u p p a dagli ufficiali, quasi tutti m u r a t t i a n i . A questo si e r a n o a g g i u n t e le rivalit personali. Filangieri scrisse al generale Carascosa: I generali napoletani n o n possono m o r i r e che p e r m a n o dei loro soldati p e r c h siamo arrivati a tal p u n t o che gli ufficiali,
q u a l u n q u e g r a d o abbiano, n o n r i u s c i r a n n o mai a v e d e r e il
n e m i c o , n e a n c h e con u n cannocchiale. M a Carascosa n o n
se ne diede p e r inteso p e r c h il suo vero nemico n o n e r a n o
gli austriaci, ma P e p e che aveva a s s u n t o il c o m a n d o delle
milizie provinciali reclutate p e r l'occasione.
Ciascuno di questi d u e g e n e r a l i redasse il suo p i a n o all ' i n s a p u t a e in c o n c o r r e n z a c o n l'altro. Carascosa assunse
u n a posizione difensiva s c h i e r a n d o p r i m a sul Garigliano e
poi sul V o l t u r n o u n esercito m u t i l a t o d e i suoi migliori r e p a r t i , p r e c e d e n t e m e n t e m a n d a t i di g u a r n i g i o n e in Sicilia.
Pepe, u o m o di scarso carattere ma di fervida fantasia, prese
l'iniziativa m u o v e n d o i n c o n t r o a l g e n e r a l e F r i m o n t che
scendeva dalla L o m b a r d i a alla testa delle sue solide t r u p p e
e p e r s e g u e n d o il g r a n d i o s o p r o g r a m m a di r a g g i u n g e r e la
R o m a g n a , sollevarla e a c c e n d e r e la g u e r r a in t u t t a l'Italia
settentrionale. O p e r lo m e n o cos scrisse nelle sue Memorie.
Ma gi a Rieti fu bloccato dalle a v a n g u a r d i e austriache che
con p o c h i colpi di fucile misero in fuga i suoi raccogliticci
r e p a r t i . T e n t la resistenza ad A n t r o d o c o , ma senza migliori
risultati. Carascosa, dal c a n t o suo, p e r e v i t a r e la disfatta,
evit il c o m b a t t i m e n t o . E il 20 m a r z o gli austriaci e n t r a r o n o
a C a p u a quasi senza colpo ferire.
Il giorno p r i m a il Parlamento, contagiato a sua volta dal298
CAPITOLO VENTINOVESIMO
I FEDERATI DI T O R I N O
r o n o a Torino ci vissero a p p a r t a t i un p o ' p e r allergia alla vita di Corte e alle sue cerimonie, ma forse a n c o r a di p i p e r
il r a n c o r e che Carlo Felice seguitava a n u t r i r e nei confronti
di un m o n d o che, salvo r a r e eccezioni, si e r a macchiato del
delitto, ai suoi occhi i n e s p i a b i l e , di c o l l a b o r a z i o n i s m o coi
francesi.
facile c a p i r e q u a l e a v v e r s i o n e p r o v a s s e p e r C a r l o Alb e r t o , che il collaborazionismo lo aveva nel s a n g u e a titolo,
diciamo cos, ereditario, c o m e figlio di un Principe che aveva rinnegato le proprie ascendenze sabaude fino al p u n t o
di arruolarsi sotto le b a n d i e r e del nemico della dinastia. E il
c o n t e g n o d e l r a g a z z o n o n e r a stato c e r t a m e n t e tale d a
s m o n t a r e le sue prevenzioni. Da un u o m o e d u c a t o in collegi svizzeri e francesi e che preferiva gl'intellettuali ai sergenti e ai marescialli d'alloggio, n o n c'era da aspettarsi nulla di
b u o n o . E forse il vero motivo della sua p a r t e n z a da Torino
alla vigilia della rivolta n o n e r a stato il desiderio d'incontrare a M o d e n a il s u o c e r o F e r d i n a n d o che t o r n a v a da Lubiana, ma quello di allontanarsi da u n a C o r t e in cui il suo naso
avvertiva s e m p r e pi un g r a n puzzo di zolfo liberale. Se fosse al c o r r e n t e di ci c h e si p r e p a r a v a , n o n si sa. Ma che qualcosa si p r e p a r a s s e doveva averlo sentito, e n o n voleva trovarcisi mescolato.
O r a i fatti gli d a v a n o r a g i o n e . Egli ne sapeva gi abbastanza, q u a n d o lo scudiere Costa v e n n e a recapitargli la lettera di Carlo Alberto. D o p o averla letta, Carlo Felice gliela
lanci sul viso i n g i u n g e n d o g l i di n o n c h i a m a r l o Maest
p e r c h l'abdicazione di suo fratello, disse, e s s e n d o stata
estorta con la violenza, era da considerare nulla. Poi aggiunse: Riferite al Principe che, se nelle sue vene c' a n c o r a u n a
goccia d e l n o s t r o s a n g u e reale, p a r t a subito p e r N o v a r a e
a t t e n d a l i miei ordini. C o m e risposta alla sua lettera, stil
un p r o c l a m a ai s u d d i t i in cui diceva c h e la R e g g e n z a n o n
aveva f o n d a m e n t o in q u a n t o il Re e r a t u t t o r a in carica. Ma
da M o d e n a n o n si mosse.
Nel leggere quel b a n d o , Carlo Alberto fece al p o v e r o Co308
sta la stessa scenata che poco p r i m a gli aveva fatto Carlo Felice. Il P r i n c i p e i m p r e c c o n t r o il Re, minacci di p a s s a r e
nel c a m p o dei ribelli; ma poi, c o m e s e m p r e gli capitava, si
lasci s o v e r c h i a r e dallo s c o r a m e n t o , e decise di o b b e d i r e ,
ma con la c o n s u e t a d o p p i e z z a . T e n n e nascosti agl'insorti i
preparativi p e r la partenza, anzi convoc p e r l'indomani un
consiglio dei ministri, e d u r a n t e la notte, alla testa di un regg i m e n t o di cavalleria, si avvi verso Novara, u n a citt destinata a s e g n a r e le t a p p e p i d r a m m a t i c h e della sua carriera.
Di l e m a n un p r o c l a m a con cui rinunziava alla Reggenza,
invitava tutti a sottomettersi senza riserve al n u o v o Re, e ne
d e t t e l'esempio p a r t e n d o p e r Firenze, dove frattanto Carlo
Felice gli aveva i n g i u n t o di ritirarsi. P a s s a n d o da M o d e n a ,
chiese di v e d e r e il Re, ma q u e s t i si rifiut di riceverlo. In
quel m o m e n t o sembrava che mai pi egli sarebbe salito sul
t r o n o dei Savoia.
A Torino, la diserzione di Carlo Alberto aveva gettato lo
s g o m e n t o tra i Federati, che frattanto avevano costituita u n a
G i u n t a . L'unico a reagirvi e r a S a n t a r o s a c o n e n e r g i a e coraggio ammirevoli. L'insurrezione dava a n c o r a segni di vitalit. A G e n o v a il p o p o l o t u m u l t u a n t e aveva cacciato il G o v e r n a t o r e e istallato un n u o v o g o v e r n o . Perfino la conservatrice e fedelissima Savoia si muoveva. Ma a r a g g e l a r e questi
e n t u s i a s m i g i u n s e r o le catastrofiche notizie di N a p o l i : l'esercito in rotta, il r e g i m e costituzionale abbattuto, l'assolutismo r i p r i s t i n a t o . E c'era a n c h e di p e g g i o : il g e n e r a l e de la
Tour, cui C a r l o Felice aveva conferito i p i e n i p o t e r i , stava
raccogliendo a N o v a r a i r e p a r t i fedeli.
N e m m e n o questo bast a scoraggiare Santarosa, che all'offerta fattagli di un certo n u m e r o di passaporti p e r lui e i
suoi c o m p a g n i p i c o m p r o m e s s i , r i s p o s e a d u n a n d o a sua
volta l e t r u p p e f e d e r a t e , p r o n t o a n c h e alla g u e r r a civile.
Egli ignorava che Carlo Felice aveva fatto appello a g l ' I m p e ratori d'Austria e di Russia p e r c h , d o p o Napoli, venissero
a r i m e t t e r e l'ordine a n c h e a Torino: n o n credeva che un Savoia potesse scendere al livello di un B o r b o n e .
309
Le t r u p p e f e d e r a t e a v a n z a r o n o su N o v a r a col fucile in
spalla p e r c h S a n t a r o s a aveva o r d i n a t o di fare il possibile
p e r evitare il s a n g u e . Stavano p e r o c c u p a r e pacificamente
San Martino, q u a n d o si videro p i o m b a r e addosso la cavalleria austriaca. La sorpresa si trasform in panico, e il panico
in rotta.
Il 9 aprile Santarosa r i u n p e r l'ultima volta la G i u n t a e
le p r o p o s e il t r a s f e r i m e n t o a G e n o v a p e r t e n t a r v i l'ultima
resistenza. Ma la G i u n t a si rifiut e prefer sciogliersi. I p r o m o t o r i della rivolta c e r c a r o n o scampo sui valichi alpini, chi
verso la Svizzera, chi verso la Francia. I p i p r e f e r i r o n o passare l ' A p p e n n i n o nella s p e r a n z a che G e n o v a fosse a n c o r a
nelle m a n i dei loro amici. Invece la citt aveva gi rinunziato alla lotta e p r e g a t o il G o v e r n a t o r e di r i p r e n d e r e il suo
posto. Costui si m o s t r comprensivo verso i profughi e rilasci l o r o i p a s s a p o r t i p e r e m i g r a r e . A n c h e la p o p o l a z i o n e
indisse q u e s t u e p e r aiutarli. A d a r e il suo obolo ci fu a n c h e
un ragazzo dal volto pallido e dallo s g u a r d o triste: Giuseppe Mazzini.
In P i e m o n t e gli austriaci dilagavano, e il Re n o n si faceva v e d e r e . E r a r i m a s t o a M o d e n a di d o v e aveva m a n d a t o
un p r o c l a m a minaccioso e a r r o g a n t e : Nessuna i n d u l g e n z a
p e r le cose passate, n e s s u n a s p e r a n z a di meglio p e r l'avven i r e , e g u a i a quel s u d d i t o c h e si p e r m e t t a p u r soltanto di
m o r m o r a r e . Gli stessi austriaci ne furono costernati, proib i r o n o ai l o r o g i o r n a l i di r i p r o d u r r e q u e l b a n d o e fecero
pressioni su Vittorio E m a n u e l e , rifugiatosi a Nizza, p e r c h
tornasse sul t r o n o . A n c h e Carlo Alberto gli scrisse in questo
s e n s o , ma Vittorio E m a n u e l e fu i r r e m o v i b i l e e c o n f e r m
l'abdicazione.
Carlo Felice aveva delegato tutti i p o t e r i al conte T h a o n
di Revel e affidato il castigo a un t r i b u n a l e speciale, c h e in
t r e n t a t o r n a t e p r o n u n c i settanta c o n d a n n e a m o r t e - di cui
d u e sole eseguite p e r c h gli altri e r a n o gi in salvo -, e molte a l t r e alla p r i g i o n e . O l t r e t r e c e n t o ufficiali e a l t r e t t a n t i
funzionari civili v e n n e r o e p u r a t i , le Universit di T o r i n o e
310
G e n o v a c h i u s e p e r u n a n n o , m o l t e c a t t e d r e abolite. I l R e
era t a l m e n t e i n d i g n a t o che n o n voleva n e m m e n o r i e n t r a r e
a T o r i n o . Vi t o r n controvoglia solo a m e t o t t o b r e , ma n
allora n mai volle p i m e t t e r e p i e d e n e l l ' a p p a r t a m e n t o
reale, dove si era c o m p i u t o l'orribile crimine dell'attentato alla piena possanza del Re, e ai D e c u r i o n i che gli p o r gevano il b e n t o r n a t o rispose c h e i torinesi si p r e p a r a s s e r o
a r i p a r a r e col loro p e r f e t t o sudditizio a t t a c c a m e n t o e col
loro zelo p e r il servizio del Re allo scandalo che p u r t r o p p o
un n u m e r o di scellerati h a n n o commesso fra le sue m u r a .
D o p o d i c h p a r t p e r G e n o v a e vi si t r a t t e n n e t a n t o da far
c o r r e r e la voce che intendesse trasferirvi la capitale.
C o n Carlo Alberto n o n volle aver p i r a p p o r t i . N o n rispose alle sue i m p l o r a n t i lettere e p r o p o s e a Metternich di
escluderlo dalla successione, d e s i g n a n d o v i d i r e t t a m e n t e il
figlioletto. S e m b r a che questo disegno gli sia stato suggerito
dal Duca di M o d e n a che, c o m e m a r i t o della figlia di Vittorio E m a n u e l e , n o n aveva mai cessato di aspirare al t r o n o di
Torino e forse sperava di trovare con u n a Reggenza la strada p e r arrivarci. Ma Metternich che di Francesco, p e r q u a n to di s a n g u e austriaco, diffidava p i c h e di C a r l o A l b e r t o ,
forse p e r c h lo sapeva p i intelligente e spregiudicato, d e clin. Al C o n g r e s s o di Verona, d o v e le g r a n d i Potenze torn a r o n o a r i u n i r s i l ' a n n o d o p o , f u r o n o decisi il ritiro delle
t r u p p e austriache dal P i e m o n t e e la c o n f e r m a dei diritti di
Carlo Alberto alla successione.
Pochi mesi p r i m a , N a p o l e o n e e r a m o r t o a S. Elena.
CAPITOLO TRENTESIMO
Sullo scorcio del '20, q u a n d o la polizia del Lombardo-Veneto a b b a n d o n i criteri di tolleranza c h e aveva fin allora seguito, un n o m e cominci a circolare su tutte le bocche, p r o n u n c i a t o con un misto di rispetto, di p a u r a e di odio: quello
d e l l ' I n q u i s i t o r e A n t o n i o Salvotti. I patrioti lo d i p i n g e v a n o
c o m e u n r i n n e g a t o senza scrupoli, c h e s o t t o p o n e v a gl'imp u t a t i a o g n i sorta di t o r t u r e p e r strappargli le confessioni
al solo scopo di mettersi in b u o n a luce presso il g o v e r n o imperiale e di far carriera.
I documenti n o n lasciano dubbi sull'infondatezza di queste voci. Salvotti e r a un magistrato trentino che si e r a messo
al servizio dell'Austria p e r c h nell'Austria ci c r e d e v a , cio
credeva nei sistema politico di cui l'Austria r a p p r e s e n t a v a il
p u n t e l l o e la garanzia. S e c o n d o q u a l c u n o vi spieg zelo per
farsi p e r d o n a r e di essere stato m a s s o n e . Ma Salvotti aveva
a p p a r t e n u t o alla M a s s o n e r i a q u a n d o q u e s t a era g u a r d a t a
con favore a n c h e dai regimi assolutisti, molti dei loro coronati titolari vi e r a n o iscritti, e come costoro l'aveva abbandonata q u a n d o era diventata s t r u m e n t o delle ideologie rivoluzionarie. Il suo vero torto e r a di assolvere i suoi compiti con
g r a n d i s s i m a c o m p e t e n z a e accortezza; il che tuttavia n o n
gl'impediva di mostrare i denti anche ai suoi colleghi e superiori austriaci q u a n d o c a d e v a n o in q u a l c h e eccesso o arbitrio. Bell'uomo, g r a n signore e dotato di p o d e r o s e a r m i dialettiche, non rinunzia va a dire il fatto suo a c h i u n q u e , anche
a l l ' I m p e r a t o r e , q u a n d o gli capitava a tiro. Molte delle sue
stesse vittime gli t e s t i m o n i a r o n o la loro a m m i r a z i o n e riman e n d o dal carcere in affettuosi r a p p o r t i epistolari con lui.
312
Il processo che lo mise in luce fu quello a carico di t r e n t a q u a t t r o carbonari, fra cui alcuni nobili e tre sacerdoti, arrestati nel '19. A fare i loro n o m i e r a stato il capo della vendita a cui a p p a r t e n e v a n o , Villa. Costui n o n e r a un traditore;
10 divent p e r debolezza sotto l'interrogatorio, in cui spiattell tutto e giunse perfino a offrirsi c o m e informatore della
polizia. Dal carcere in cui si t r o v a r o n o rinchiusi, ma da cui
p o t e v a n o c o m u n i c a r e con l ' e s t e r n o , gli altri r i u s c i r o n o a
fabbricarsi degli alibi con l e t t e r e r e t r o d a t a t e . Ma Salvotti
glieli s m o n t , e li c o n d u s s e u n o p e r u n o alla confessione.
N o n si p u infierire c o n t r o questi u o m i n i che p a g a r o n o con
la galera le loro colpe. Ma n o n si p u n e m m e n o dissentire
dal giudizio poco benevolo che, forse a n c h e p e r aiutarli, ne
dette il Salvotti scrivendo nel suo r a p p o r t o finale che di quei
c o n g i u r a t i l n o n c'era r a g i o n e di a v e r p a u r a . Il t r i b u n a l e
tuttavia n o n ne t e n n e conto e p r o n u n c i b e n otto c o n d a n n e
a m o r t e , che poi l ' I m p e r a t o r e c o m m u t in carcere d u r o . Pochi mesi d o p o , u n d e c r e t o p r o c l a m l ' a p p a r t e n e n z a alla
C a r b o n e r i a reato di alto t r a d i m e n t o passibile della p e n a capitale.
Nell'ottobre di quello stesso a n n o 1820, la polizia trasse
i n a r r e s t o u n a l t r o indiziato, l o s t u d e n t e d i m u s i c a P i e t r o
Maroncelli. Costui aveva gi conosciuto la p r i g i o n e nella sua
Forl che a p p a r t e n e v a agli Stati della Chiesa, e se l'era cavata con l'esilio p e r c h le autorit p a p a l i n e si e r a n o fatte di lui
la stessa o p i n i o n e che Salvotti si e r a fatta di Villa e c o m p a gni. S e b b e n e traumatizzato d a quell'avventura, a p p e n a arrivato a Milano n o n solo si era rimesso a cospirare, ma aveva a t t r a t t o nella C a r b o n e r i a a n c h e un altro g i o v a n e di cui
era diventato g r a n d e amico: Silvio Pellico.
Silvio Pellico e r a un intellettuale p i e m o n t e s e c h e aveva
a b b a n d o n a t o T o r i n o p e r sottrarsi alla sua asfissiante a t m o sfera. A Milano aveva conosciuto Foscolo, di cui e r a da semp r e un fervente a m m i r a t o r e e n'era diventato p r a t i c a m e n t e
11 segretario. Un g i o r n o gli aveva d a t o in visione il testo di
u n a sua t r a g e d i a , la Francesca da Rimini, in cui c ' e r a n o a n 313
che, stivatici un p o ' a forza, degli altisonanti appelli alla patria. Foscolo li aveva a p p r e z z a t i , ma n o n aveva a p p r e z z a t o
tutto il resto, e gli aveva consigliato di m e t t e r e quel d r a m m a
nel cassetto e di n o n pensarci pi.
Mortificato nelle sue ambizioni, c h ' e r a n o s p r o p o r z i o n a t e
ai suoi talenti, e convinto di aver scritto un capolavoro, Pellico vi aveva a p p o r t a t o qualche ritocco e poi lo aveva d a t o in
l e t t u r a alla p i g r a n d e attrice d e l t e m p o , C a r l o t t a M a r c h i o n n i , c h e l o aveva r a p p r e s e n t a t o . C o n t r a r i a m e n t e alle
previsioni di Foscolo, ma senza che questo infirmi il suo giudizio, e r a stato un g r a n d e successo, che aveva d a t o all'autore un'improvvisa notoriet.
Carlotta conviveva con u n a cugina, Teresa, che p e r q u e sto tutti c r e d e v a n o sua sorella e che era corteggiata da Pellico, m e n t r e C a r l o t t a e r a corteggiata da Maroncelli. Fu cos
che i d u e s ' i n c o n t r a r o n o e l ' u n o attrasse l'altro nella cospir a z i o n e . Pellico, c h e vi e r a p r e d i s p o s t o dalla sua fede patriottica e democratica, vi si b u t t a capofitto con p i e n a fiducia n e l s u o iniziatore c h e n o n n e m e r i t a v a m o l t a : n o n gi
p e r la sua disonest - anche se in seguito gliene fu attribuita -, ma p e r la sua avventatezza e faciloneria. Lo d i m o s t r a il
fatto che, q u a n d o lo a r r e s t a r o n o , gli t r o v a r o n o addosso delle c a r t e che c o m p r o m e t t e v a n o i r r e p a r a b i l m e n t e p a r e c c h i e
altre p e r s o n e , fra cui a n c h e il Pellico.
Questi, nei primi i n t e r r o g a t o r i , si difese b e n e . Ammise di
conoscere Maroncelli, ma n e g di aver parlato con lui di p o litica. Q u a n d o gli c h i e s e r o p e r c h fra l o r o si c h i a m a v a n o
cugini, ch'era la qualifica con cui ci si riconosceva tra carb o n a r i , rispose c h e si t r a t t a v a di un anticipo di p a r e n t e l a ,
visto che i n t e n d e v a n o s p o s a r e d u e c u g i n e . P u r t r o p p o , dal
c a n t o suo, Maroncelli aveva c e d u t o e confessato la sua affiliazione alla setta, i m p e r n i a n d o la p r o p r i a difesa sul fatto
che la C a r b o n e r i a r o m a g n o l a n o n solo n o n e r a ostile all'Austria, m a anzi auspicava l ' a n n e s s i o n e della R o m a g n a a l
Lombardo-Veneto austriaco.
Tuttavia, grazie alla sua ferma condotta, Pellico stava p e r
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cavarsela, q u a n d o l ' I m p e r a t o r e , che quelle vicende le seguiva di p e r s o n a , o r d i n che l'istruttoria fosse affidata a Salvotti. I n d u e i n t e r r o g a t o r i , q u e s t i fece c a p i t o l a r e M a r o n c e l l i
che fin c o n l ' a m m e t t e r e t u t t e le p r o p r i e colpe coinvolgendovi un certo Canova che, a sua volta i n t e r r o g a t o , c o n f e r m
la complicit del Pellico. Costui, messo di fronte alle deposizioni firmate dagli altri d u e , si p e r s e d ' a n i m o , riconobbe di
a v e r agito da emissario della setta in Liguria, e fece a n c h e
altri n o m i . Fu u n a frana. Maroncelli, nel leggere quelle dic h i a r a z i o n i , v e n e a g g i u n s e d i n u o v e . Sicch, i n m e n c h e
n o n si dica, Salvotti e b b e in m a n o tutti gli e s p o n e n t i della
cospirazione. Alcuni, avvertiti in t e m p o , si m i s e r o in salvo
con la fuga, c o m e il conte P o r r o L a m b e r t e n g h i , g r a n d e amico e p r o t e t t o r e di Pellico che fino all'ultimo ne tacque il n o m e . Ma tutti gli altri v e n n e r o arrestati, fra cui, n o n o s t a n t e il
suo alto prestigio e la v e n e r a n d a et, il p i g r a n d e giurista
del t e m p o , Domenico Romagnosi. Questi tuttavia, a p p u n t o
p e r c h g i u r i s t a e n o n o s t a n t e gli acciacchi, fu l'unico c h e
s e p p e t e n e r testa a Salvotti n e g a n d o tutto e o p p o n e n d o arg o m e n t o ad a r g o m e n t o . Siccome a d e n u n z i a r l o e r a stato il
Pellico, chiese un confronto c o n q u e s t o chiacchierone autore di cattive tragedie. E Pellico, inorridito all'idea di trovarsi di fronte alla sua vittima, ritratt. Un altro che riusc a
cavarsela fu l'Arrivabene, n e l cui cassetto e r a stata trovata
u n a lettera che diceva: Monti h a scritto u n i n n o p e r l'Imp e r a t o r e , che sotto i torchi. Bada b e n e : sotto i torchi l'inn o , n o n l ' I m p e r a t o r e , p e r nostra sventura.
Il processo si concluse con la c o n d a n n a a m o r t e del Pellico, del Maroncelli e del C a n o v a , con quella al c a r c e r e p e r p e t u o di altri d u e i m p u t a t i e c o n l'assoluzione del R o m a gnosi e d e l l ' A r r i v a b e n e . Poi, c o m e al solito, i n t e r v e n n e la
grazia e la p e n a capitale fu c o m m u t a t a nel carcere a vita nella fortezza dello Spielberg. Prima del trasferimento, M a r o n celli invoc da Salvotti un attestato che lo dichiarasse p u r o
d'ogni infamia, e Salvotti glielo rilasci per q u a n t o v' di
p i sacrosanto. Voleva giustificarsi presso i c o m p a g n i che
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toaccusa. Croll subito, disse tutto q u e l che sapeva, e p u r t r o p p o sapeva m o l t o . I n d u e giorni l ' i n q u i r e n t e p o t ricos t r u i r e t u t t a la t r a m a della cospirazione, di cui da mesi ricercava i n u t i l m e n t e le fila. E queste fila r i c o n d u c e v a n o tutte
allo stesso protagonista: Federico Confalonieri.
C o n f a l o n i e r i a p p a r t e n e v a a quell'aristocrazia m i l a n e s e
che da t e m p o si e r a alleata alla b o r g h e s i a c o n d i v i d e n d o n e
lo spirito i m p r e n d i t o r i a l e . I n s i e m e a P o r r o L a m b e r t e n g h i ,
aveva dato avvo ad alcune fra le migliori iniziative agricole
e industriali l o m b a r d e , e si era dimostrato anche un abilissim o u o m o d'affari. P o l i t i c a m e n t e , e r a s e m p r e stato d ' i d e e
avanzate ma piuttosto instabili e talvolta avventurose. I nemici lo accusavano di aver istigato la folla al massacro di Prina, tanto ch'egli si e r a visto costretto a scrivere un m e m o r i a le in p r o p r i a difesa. In realt si trattava di responsabilit indiretta. Confalonieri aveva capeggiato i d i s o r d i n i c o n t r o il
vicer E u g e n i o con cui n o n aveva mai voluto c o l l a b o r a r e :
sperava di c o n s e r v a r e il R e g n o Italico senza di lui, e r a andato a Parigi a p e r o r a r e questa causa presso i r a p p r e s e n t a n ti delle G r a n d i Potenze, e q u a n d o si era accorto che questa
era o r m a i pregiudicata, se l'era r i p r e s a con coloro che avevano r i t a r d a t o la missione, dimenticandosi che a boicottarla
e r a stato p r o p r i o lui p e r t i m o r e che a n d a s s e a profitto del
Vicer. M a l g r a d o il g r a n n o m e , la bella p r e s e n z a e le alte
qualit intellettuali, n o n e r a a m a t o . Gli r i m p r o v e r a v a n o un
c a r a t t e r e altezzoso, u n a l i n g u a t a g l i e n t e e u n ' a m b i z i o n e
smodata. Ad a m a r l o riusciva soltanto sua moglie, Teresa Casati, ch'egli trascurava p e r c o r r e r d i e t r o alle sue a v v e n t u r e
galanti. Forse ai cangevoli u m o r i che r e n d e v a n o difficili i
r a p p o r t i con lui contribuiva anche il male da cui era affetto
fin dalla nascita: l'epilessia.
Dei sospetti c h e g r a v a v a n o su di lui e d e i pericoli c h e
correva, lo avevano avvertito. La sera che p r e c e d e t t e il suo
a r r e s t o , il Feldmaresciallo austriaco B u b n a , i n c o n t r a n d o l o
p e r strada, gli disse: Conte Confalonieri, avevo sognato che
foste in Svizzera. Ma Federico si era rifiutato di mettersi in
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c o n t r o . In un salotto s p l e n d i d a m e n t e a d d o b b a t o e sorsegg i a n d o il t in squisite porcellane, il Cancelliere disse al patrizio l o m b a r d o che l ' I m p e r a t o r e e r a p r o n t o a riceverlo, se
aveva qualche confidenza da fargli, ma che in ogni caso egli
n o n e r a l p e r estorcergliene. Voleva soltanto c o n o s c e r e le
sue o p i n i o n i sui m o v i m e n t i liberali n o n nella sola Milano,
ma in t u t t ' E u r o p a e c o m e si p o t e v a n o conciliare con l'ordine costituito della Restaurazione. Q u e s t a assicurazione aveva recato un evidente sollievo al C o n t e che molto difficilm e n t e a v r e b b e accondisceso a rivelare colpe e r e s p o n s a b i lit altrui e che, d u r a n t e tutto il colloquio d u r a t o oltre d u e
ore, n o n p r o n u n c i parola in p r o p r i a difesa n chiese mitigazioni di p e n a . Alla fine il Cancelliere disse: Be', o r a d e b bo a n d a r e a un ballo. E Confalonieri a n d allo Spielberg.
Lo Spielberg e r a u n a vecchia e tetra fortezza appollaiata
in vetta a u n ' a l t u r a che d o m i n a B r n o . A p o p o l a r l a p e r primi e r a n o stati i c o n d a n n a t i del processo di Villa: Foresti, Soler, O r o b o n i , Fortini, M u n a r i , B a c c h i e g a . Poco d o p o v i
e r a n o g i u n t i Maroncelli e Pellico, cui d o b b i a m o la m i n u t a
d e s c r i z i o n e d i q u e l p l u m b e o c a r c e r e . L e celle e r a n o a n t r i
sotterranei, stillanti u m i d i t e senz'altro mobilio c h e un tavolaccio e u n a brocca d'acqua. Regola e dieta e r a n o cos d u re che, se i g u a r d i a n i avessero d o v u t o applicarle alla lettera,
n e s s u n p r i g i o n i e r o v i a v r e b b e s o p r a v v i s s u t o . Per f o r t u n a
e r a n o g e n t e del posto, b u o n i diavoli che in fondo simpatizzavano c o n le loro vittime e il p o c o che p o t e v a n o p e r alleviargli la p e n a e a r r o t o n d a r g l i il rancio, lo facevano. I detenuti li secondavano a r r a n g i a n d o s i , da b u o n i italiani, in mille m o d i . Alcuni si specializzarono in lavori di maglieria p e r
ripararsi alla meglio dal freddo. Maroncelli riusc a ricavare
m a t e r i a l e p e r scrivere i n g o m m a n d o c o n mollica d i p a n e
sciolta nell'acqua i fogli di carta igienica, fabbricando p e n n i ni con lische di pesce e inchiostro con residui di medicinali.
Dapprincipio i prigionieri v e n n e r o tenuti in stretto isolam e n t o , senza contatti fra l o r o . Ma p o i f u r o n o messi d u e a
d u e p e r m a n c a n z a d i spazio. C o n f a l o n i e r i e b b e u n t r a t t a 321
CAPITOLO TRENTUNESIMO
N E G L I STATI C E N T R A L I
Nel dire a Salvotti che la C a r b o n e r i a r o m a g n o l a cui era affiliato avrebbe preferito un g o v e r n o austriaco a quello p a p a lino, M a r o n c e l l i aveva u n p o ' e s a g e r a t o , m a n o n m e n t i t o .
Effettivamente c'era nelle Vendite r o m a g n o l e u n a c o r r e n t e
favorevole a questa tesi, e Salvotti lo sapeva, e lo sapeva anc h e Metternich. A tal p u n t o d'impopolarit era g i u n t o il regime pontificio.
Il c a r d i n a l e Consalvi aveva fatto del suo meglio p e r d a r gli un m i n i m o di efficienza, e Pio V I I aveva cercato di sec o n d a r l o . Ma e n t r a m b i avevano u r t a t o nella resistenza d e gli Zelanti che d o m i n a v a n o la C u r i a . Vecchio e m a l a n d a t o ,
il P a p a c h e aveva affrontato N a p o l e o n e n o n aveva pi abb a s t a n z a e n e r g i a p e r s o s t e n e r e Consalvi c h ' e r a s o s t e n u t o
solo da lui. E il risultato e r a un c o m a n d a r e assoluto, cieco
e variabile a capriccio di p a r r o c i e m o n s i g n o r i avidi e inc o m p e t e n t i che si c o m p o r t a v a n o come feudatari del pi
b u i o Medio Evo. Lo s c o n t e n t o e r a g e n e r a l e , ma le sue manifestazioni v a r i a v a n o da r e g i o n e a r e g i o n e . In quelle p i
d e p r e s s e , L a z i o e U m b r i a , la r e a z i o n e e r a il b a n d i t i s m o .
I n t e r e z o n e e r a n o sotto il controllo di b r i g a n t i che spingev a n o la l o r o a u d a c i a fino a p r e n d e r e c o m e o s t a g g i i n t e r i
collegi di seminaristi, c o m e fecero a T e r r a c i n a , p e r farsene
p a g a r e il riscatto c o n u n a grossa taglia. Agivano i n s o m m a
c o m e tupamaros a v a n t i l e t t e r a , e u n a volta s e q u e s t r a r o n o
p e r s i n o u n colonnello austriaco. N o n avevano p r o g r a m m i
politici. E r a solo la p r o t e s t a c o n t r o la fame e i s o p r u s i che
li s p i n g e v a al saccheggio. Nelle loro b a n d e militavano a n c h e d e i p r e t i c h e d o p o le razzie c e l e b r a v a n o Te Deum di
323
femminili attillate e dell'uso della lingua italiana nei tribunali, abolito il diritto di p r o p r i e t p e r gli ebrei che v e n n e r o
ricacciati nei g h e t t i , c o n s i d e r a t a r e a t o la vaccinazione che
aveva salvato t a n t a g e n t e dal vaiolo. In c o m p e n s o fu b a n d i to un Giubileo s t r a o r d i n a r i o p e r il 1825, che p o r t a R o m a
q u a t t r o c e n t o m i l a p e l l e g r i n i c o n g r a n sollievo d e l l ' e r a r i o
s e m p r e p i dissestato, ma a n c h e dei briganti che i m p o s e r o
robusti p e d a g g i nelle zone di loro c o m p e t e n z a .
A R a v e n n a , con poteri straordinari, v e n n e m a n d a t o il Rivarola con largo seguito di g e n d a r m i e predicatori. Il regime ch'egli istaur e r a di stato d'assedio: c h i u s u r a anticipata
delle t a v e r n e , p r o i b i z i o n e di qualsiasi giuoco di c a r t e o di
d a d i , divieto di circolazione d o p o il t r a m o n t o senza salvac o n d o t t o della polizia, i n c o r a g g i a m e n t o alle d e n u n z i e a n o n i m e . C o n q u e s t i m e t o d i fu istruito un colossale processo
c o n t r o oltre cinquecento indiziati, di cui, dice Farini, trenta nobili, centocinquantasei possidenti o commercianti, d u e
preti, s e t t a n t a q u a t t r o impiegati, t r e n t o t t o militari, sessantad u e fra medici, avvocati, ingegneri e u o m i n i di lettere, il resto artigiani. Questi ultimi r a p p r e s e n t a v a n o u n a significativa novit. Fin allora la c o s p i r a z i o n e politica e r a r i m a s t a
un'esclusiva della nobilt e della borghesia. Per la p r i m a volta faceva c a p o l i n o il p o p o l o . Ma s e c o n d o il c a r b o n a r o Laderchi, si trattava solo di u n a turba di accoltellatori assoldati dai caporioni p e r c h n o n a n d a s s e r o a ingrossare la fazione opposta.
II v e r d e t t o fu d u r o . Ci f u r o n o sette c o n d a n n e a m o r t e ,
a n c h e se d u e colpivano imputati contumaci e le altre cinque
- fra cui quella del L a d e r c h i - furono c o m m u t a t e nel carcere a vita; c i n q u a n t a q u a t t r o ai lavori forzati p e r p e r i o d i dai
v e n t ' a n n i in g i ; altri c i n q u a n t a alla p r i g i o n e in fortezza,
p e r p e t u a p e r sei; d u e c e n t o t r e n t a al domicilio coatto con obbligo di confessione e di esercizi spirituali. Sicuro di a v e r
d a t o p r o v a di clemenza, il C a r d i n a l e volle c o m p l e t a r l a con
u n ' o p e r a di distensione i m p o n e n d o d'autorit alcuni matrim o n i fra giovani e ragazze delle o p p o s t e fazioni e c o n t r i 325
stesso in cui la c o n c e d e v a a un p a r r i c i d a p e r d i m o s t r a r e
ch'egli c o n s i d e r a v a l'anelito di libert un delitto p i g r a v e
di qualsiasi assassinio.
Nei suoi r a p p o r t i a V i e n n a , F r a n c e s c o si v a n t di aver
sradicato la mala pianta. Era vero p e r c h tutti coloro che
n o n erano finiti in galera avevano dovuto cercare scampo
nella fuga, e r a p p r e s e n t a v a n o q u a n t o c ' e r a di m e g l i o n e l
Ducato, che ne rimase i r r e p a r a b i l m e n t e impoverito. Anche
M e t t e r n i c h lo cap, e n o n ne fu p u n t o g r a t o a q u e l suo zelante vassallo.
CAPITOLO TRENTADUESIMO
DA F E R D I N A N D O A F R A N C E S C O
D o p o aver tradito a Lubiana l ' i m p e g n o p r e s o col suo govern o c h i a m a n d o gli austriaci, F e r d i n a n d o n o n m o s t r a v a ness u n a fretta di t o r n a r e a N a p o l i . Vi m a n d soltanto la lista
dei nuovi ministri, e A C o u r t , q u a n d o la vide, esclam costernato: Non ce n' u n o che abbia m e n o di s e t t a n t ' a n n i e
la capacit di g o v e r n a r e un villaggio! Medici ne e r a stato
d e p e n n a t o , e il suo a l l o n t a n a m e n t o aveva consentito al Re
di reinsediare nel ministero di polizia il Canosa, la cui furia
v e n d i c a t r i c e si a b b a t t a n z i t u t t o sui suoi stessi f u n z i o n a r i .
G r a n p a r t e di essi, rei di essere rimasti ai loro posti nell'intermezzo costituzionale, v e n n e r o e p u r a t i e sostituiti con cap i - c a m o r r a e picciuotti di sgarro illustratisi con delazioni
e violenze.
F u r o n o istituite giunte di scrutinio, n u o v a edizione di
quelle d'inconfidenza p e r la caccia al costituzionale, sin o n i m o di giacobino, e i castighi fioccarono. A m o r t e fur o n o c o n d a n n a t i i generali Pepe e Rossaroll, p e r fortuna gi
fuggiti. Altri sei generali - Colletta, Pedrinelli, Colonna, Costa, Arcovito, Russo - finirono in carcere a far c o m p a g n i a ai
d e p u t a t i p i in vista, Poerio, Borrelli, Gabriele Pepe. C o n tro i m i n o r i e s p o n e n t i , Canosa escogit punizioni p i raffin a t e intese s o p r a t t u t t o a discreditarli. Li faceva sfilare p e r
via T o l e d o a b o r d o di asini e vestiti da pagliacci sotto gli
sberleffi e gli sputi della plebaglia.
Gli stessi austriaci si mettevano le m a n i nei capelli, e avev a n o r a g i o n e p e r c h q u e i t r a t t a m e n t i n o n facevano c h e
spingere alla disperazione e alla rivolta. Piuttosto che rassegnarvisi, parecchi ufficiali fino al g r a d o di colonnello prefe331
r i r o n o buttarsi alla macchia e darsi al b r i g a n t a g g i o , che infatti ebbe i m m e d i a t a m e n t e un notevole rilancio. Fra i protagonisti della guerriglia ci fu quel t e n e n t e Morelli, che a N o la aveva d a t o avvo alla rivolta costituzionale e che o r a cercava di r i a n i m a r n e il fuoco. D o p o la d i s t r u z i o n e della sua
b a n d a , riusc a r a g g i u n g e r e l'Adriatico e a imbarcarsi p e r la
Grecia. Ma u n a tempesta lo sospinse invece sulle coste albanesi. Gli austriaci che lo c a t t u r a r o n o , e ai quali aveva detto
di essere un suddito p a p a l i n o , lo s p e d i r o n o a Ancona dove,
riconosciuto, fu c o n s e g n a t o ai borbonici. Fugg a n c o r a , arriv in Puglia, fu di n u o v o r i c o n o s c i u t o e a r r e s t a t o , e fin
sulla forca. Ma i n t a n t o altri ufficiali, il colonnello Vallante, il
m a g g i o r e Poerio, i c a p i t a n i C o r r a d o e Venite, assaltavano
paesi, tentavano agguati e vi cadevano. Un grosso contributo a q u e s t a guerriglia, lo dava il clero. In u n a sola diocesi,
centoventiquattro preti risultarono iscritti alla Carboneria.
Finalmente il 15 maggio (del '21), il Re si decise a tornare, e i n a p o l e t a n i lo accolsero con b a n d e e l u m i n a r i e , c o m e
se fosse r e d u c e da chiss quale gloriosa impresa. Canosa gli
fece subito un dettagliato resoconto delle p u r g h e che aveva
inflitto, ma a n c h e delle difficolt che i n c o n t r a v a presso gli
austriaci, i quali p r e t e n d e v a n o fermargli la m a n o e reclamav a n o u n ' a m n i s t i a . I l Re, d o p o averli c h i a m a t i , t r o v c h e
questi tedeschi si vogliono i n t r o m e t t e r e e p r e n d e r e inger e n z a in tutto, e n o n esit a mettersi in u r t o col loro ambasciatore q u a n d o questi gli d i m o s t r , d o c u m e n t i alla m a n o ,
che Canosa appaltava g r a n p a r t e delle sue v e n d e t t e n o n alla polizia e ai tribunali, ma a quell'associazione a d e l i n q u e r e
c h ' e r a n o i Calderari, da lui apposta rianimata.
Gli austriaci p e r avevano il coltello dalla p a r t e del manico. Per avere l'aiuto del loro esercito, F e r d i n a n d o a Lubiana
si e r a i m p e g n a t o a m a n t e n e r l o . Ed esso costava caro p e r c h
e r a n o circa c i n q u a n t a m i l a u o m i n i . Per far fronte a quella
spesa, aveva d o v u t o c o n t r a t t a r e un prestito con Rothschildt,
c h ' e r a v e n u t o a n c h e lui a N a p o l i i n s i e m e al g e n e r a l e Frim o n t . O r a quel prestito bisognava rinnovarlo p e r c h lo Sta332
CAPITOLO TRENTATREESIMO
IL PAESE DI B E N G O D I
solo chiese che il g o v e r n o si astenesse da qualsiasi r a p p r e s a glia, ma m a n d a Pepe la sua carrozza e lo invit a cena.
L'episodio ebbe u n a risonanza che raggiunse vette di m e l o d r a m m a t i c a comicit. Da Milano, da Roma, da Napoli, Pepe ricevette lettere di questo t e n o r e : Vendetta fatta... L'on o r e salvo... Siamo tutti ai tuoi piedi... Si p u s o r r i d e r n e ,
e c r e d o c h e V i e u s s e u x ne abbia infatti m o l t o s o r r i s o . Ma
e r a n o le reazioni a b n o r m i di un Paese abituato alle umiliazioni.
L'anno d o p o , palazzo B u o n d e l m o n t i , dove il Gabinetto e
VAntologia avevano la loro sede, si p a r a festa p e r il ricevim e n t o a un ospite d'eccezione: Alessandro Manzoni che veniva a Firenze p e r risciacquare in A r n o i p a n n i dei suoi Promessi sposi, il r o m a n z o che aveva messo in subbuglio l'Italia.
C ' e r a n o tutti, a n c h e L e o p a r d i . E a n c h e questo avvenimento
fece epoca. S e m p r e pi l'Italia si abituava a g u a r d a r e a Firenze come alla sua piccola Atene e a p r e n d e r n e il la. Nel '29
Niccolini, altro p u l e d r o di Vieusseux, vi fece r a p p r e s e n t a r e
la sua tragedia Giovanni da Procida, che rievocava i Vespri Siciliani. M o n t a n e l l i scrisse che il Niccolini, p u r n o n a v e n d o
n la vigora dell'Alfieri n l'estro lirico del Manzoni, l'uno
e l'altro s u p e r in ricchezza di a r m o n i e e di colore. Invece li
superava soltanto in bolsaggine e c i a r p a m e retorico. Ma il lavoro ebbe u g u a l m e n t e un i m m e n s o successo p e r il significato patriottico che imprestava ai Vespri, i quali invece n o n ne
a v e v a n o a v u t o n e s s u n o . L'ambasciatore francese p r o t e s t
p e r le violente invettive che vi r i s u o n a v a n o c o n t r o la Francia. Ma il suo collega austriaco lo calm. Queste invettive
- gli disse - sono indirizzate a voi, ma rivolte a noi. Ed e r a
vero. N e a n c h e a Firenze si poteva sproloquiare d i r e t t a m e n te c o n t r o l'Austria. Lo si faceva i n d i r e t t a m e n t e , fingendo di
p a r l a r e di un altro Paese; ma lo si faceva.
Per q u e s t o , solo p e r q u e s t o , F i r e n z e e r a d i v e n t a t a e sarebbe p e r un pezzo rimasta la capitale morale d'Italia: p e r
la sua libert.
CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO
p u n t a voglia d ' a n d a r s e n e . Solo d o p o molte proteste, egli ott e n n e che le guarnigioni fossero ridotte, ma p e r il loro totale ritiro dovette aspettare la fine del '23. Ma pi c h e questo,
il motivo dei suoi dissapori con M e t t e r n i c h fu il p r o b l e m a
della successione, da cui voleva a tutti i costi escludere Carlo
Alberto. L'odiava a m o r t e , lo c h i a m a v a pollone d e g e n e r e
della n o s t r a famiglia, e t u t t o q u e s t o o r a faceva c r e d e r e
ch'egli c o m p l o t t a s s e col Cancelliere austriaco p e r m e t t e r e
sul t r o n o , alla p r o p r i a m o r t e , la n i p o t e Beatrice, allora m o glie del d u c a Francesco IV di M o d e n a .
La voce era c o m p l e t a m e n t e falsa. Metternich n o n pensava m i n i m a m e n t e a Francesco di cui, s e b b e n e austriaco e di
concezioni s o l i d a m e n t e r e a z i o n a r i e , diffidava p i c h e d i
Carlo Alberto, e t e m e v a che costui, in caso di estromissione,
sarebbe d i v e n t a t o il Re dei C a r b o n a r i , p r o t e t t o e aiutato
dalla Francia. Ma n e m m e n o Carlo Felice p e n s mai a Francesco. Il suo p r o g e t t o era quello di p r o m u o v e r e d i r e t t a m e n te al t r o n o il figlio di Carlo Alberto, Vittorio E m a n u e l e , sotto u n a R e g g e n z a destinata a d u r a r e p e r la sua m i n o r e et.
Ma Metternich respinse a n c h e questa soluzione, v e d e n d o v i
u n a fonte d'incertezze e instabilit. Al Congresso di Verona,
che le Potenze della Santa Alleanza t e n n e r o alla fine del '22,
fu definitivamente stabilito che il c o n t i n u a t o r e della dinastia
s a b a u d a sarebbe stato Carlo Alberto.
Costui e r a a F i r e n z e , ospite del G r a n d u c a suo s u o c e r o ,
che gli aveva d a t o un a p p a r t a m e n t o in palazzo Pitti. Aveva
rischiato di p e r d e r e il figlio in un incendio c h ' e r a costato la
vita, p e r salvarlo, alla sua nutrice, e ne aveva avuto un altro,
F e r d i n a n d o . N o n stava d a n d o u n a g r a n p r o v a d i carattere.
M a l g r a d o il r a s s i c u r a n t e v e r d e t t o di V e r o n a , si d i s p e r a v a
p e r l'ostracismo cui e r a c o n d a n n a t o , e n o n faceva che scrivere supplici lettere a Carlo Felice, che n o n gli rispondeva.
Gli m a n d a n c h e un l u n g o m e m o r i a l e in cui, p e r scagionarsi, accusava tutti i ministri e dignitari, a t t i r a n d o s e n e a d d o s so l'ira e le maldicenze. Accenn all'idea di c h i e d e r e un com a n d o nell'esercito russo o di e m i g r a r e in America previa
345
r i n u n c i a al t r o n o ; ma C a p p o n i lo dissuase. Scrisse al P a p a
p e r o t t e n e r e la sua i n t e r c e s s i o n e , e il P a p a scrisse a C a r l o
Felice. Q u e s t i gli rispose c h e il r a v v e d i m e n t o del P r i n c i p e
s a r e b b e stato la sua p i g r a n d e consolazione; ma c h e se il
S i g n o r e aveva r e a l m e n t e c o m p i u t o m i r a c o l o , o r a d o v e v a
c o m p i e r n e u n o molto p i difficile: quello di p e r s u a d e r e lui
che il miracolo si e r a avverato.
Carlo Alberto cerc scampo ai suoi struggimenti nella fed e , o a l m e n o fece di tutto p e r lasciarlo c r e d e r e . Chiese le fotografe di C a r l o E m a n u e l e , il Re abdicatario che da p o c o
aveva concluso la sua vita in m o n a s t e r o , e della sua pia m o glie Clotilde, e ne imit l'esempio d a n d o s i a i n t e n s e p r a t i che religiose. Ma Carlo Felice, p e r q u a n t o a n c h e lui religiosissimo, n o n abbocc. u n a vipera intorpidita dal f r e d d o
- scriveva a suo fratello -. A p p e n a si riscalda, t o r n a a m o r dere. E infatti a quella crisi di misticismo e r a n o in pochi a
c r e d e r e , a n c h e p e r c h contrastava con razzolamenti che vi
s'intonavano poco. A Firenze si parlava molto delle scappatelle del Principe dietro t u t t e le donniccile galanti. Successivamente gli agiografi di Carlo Alberto l ' h a n n o smentito. Ma lo stesso C a p p o n i , suo g r a n d e a m i c o , scriveva al
T o m m a s e o c h e tutti r i d e v a n o a v e d e r l o i n g i n o c c h i a t o in
chiesa, essendo n o t o che d e n t r o il libro di p r e g h i e r e teneva la sua c o r r i s p o n d e n z a amorosa.
Alla fine gli si p r e s e n t l'occasione del riscatto. A Verona,
le G r a n d i P o t e n z e a v e v a n o deciso l ' i n t e r v e n t o militare in
S p a g n a p e r r e s t i t u i r e il p o t e r e assoluto al re F e r d i n a n d o ,
o r m a i p r i g i o n i e r o dei Costituzionali e c o m p l e t a m e n t e d e s a u t o r a t o . Stavolta la Francia n o n solo n o n si o p p o n e v a al
transito della spedizione, ma anzi ne forniva il n e r b o e se ne
accollava il c o m a n d o . Carlo Alberto chiese i m m e d i a t a m e n t e
di arruolarsi, e Carlo Felice si affrett a d a r e il suo assenso.
Cos - scrisse il Re al fratello - o si far a c c o p p a r e , e ci saremo liberati di lui; o si m e t t e r in condizioni di r i p a r a r e alm e n o in p a r t e ai suoi torti. P e r c h n o n c' nulla al m o n d o
che mi r i p u g n i pi di lui.
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CAPITOLO TRENTACINQUESIMO
FOSCOLO
mezzo greca a n c h e lei, e moglie di un g r a n d e notabile della Serenissima, sent p a r l a r e di questo ragazzo-prodigio, ne
lesse alcuni scampoli pubblicati su u n a rivista locale, e lo invit nel suo salotto. Privo di qualsiasi uso di m o n d o , Ugo
vi si sent impacciato e a disagio. Ma la p a d r o n a di casa cap
che qualcosa covava sotto quella selvatica scorza e volle scop r i r l o : a Ietto, n a t u r a l m e n t e . Fu investita da u n a colata di
lava, s o m m e r s a n o n solo da baci e carezze, ma a n c h e da sfuriate di gelosia, lettere di p e n t i m e n t o , odi e sonetti. Un giorn o , accorso al solito a p p u n t a m e n t o , U g o si sent d i r e dal cam e r i e r e che la signora e r a p a r t i t a in viaggio di nozze e gli
aveva lasciato u n a l e t t e r a . In essa Isabella gli diceva c h e ,
a v e n d o o t t e n u t o il divorzio dal marito, aveva sposato un alt r o , e t e r m i n a v a c o n q u e s t e p a r o l e : Cogli il favore delle
d o n n e c o m e i fiori delle stagioni. Va' m i o r a g a z z o . Te' un
bacio: n o n mi g i u r a r fedelt, ch'io n c r e d o n lo voglio.
Ugo corse a casa, p r e s e un p u g n a l e , ma lo ripose, c o m e
gli c a p i t e r a n c h e altre volte. Si uccise invece un suo comp a g n o d i scuola friulano, J a c o p o O r t i s , senza lasciare u n a
lettera n u n a parola di spiegazione. Quell'episodio Io colp
p r o f o n d a m e n t e , r e n d e n d o ancora p i c u p a la disperazione
in cui e r a precipitato. Cerc sfogo nella politica, la cui aria
in q u e l m o m e n t o si m e t t e v a a t e m p e s t a . Si p a r l a v a di un
esercito francese in marcia su Milano al c o m a n d o di un giovanissimo G e n e r a l e crso, a r m a t o n o n soltanto di c a n n o n i ,
ma a n c h e d'idee di libert e di uguaglianza. Ugo disse subito la sua, c h ' e r a a p p u n t o la libert e l'eguaglianza, e la disse
cos forte che l ' a r r e s t a r o n o e d o p o il rilascio gli consigliarono di a n d a r e a p r e n d e r aria altrove. A n d sui colli Euganei,
e fu l che c o m p o s e il Tieste.
Il successo n o n l'ubriac. Pi che u o m o di teatro o di lettere, si sentiva u o m o d ' a z i o n e , e p e r agire corse l d o v e si
poteva, nella Repubblica cispadana a p p e n a formata, p e r arruolarsi nel suo esercito c o m e cacciatore a cavallo. In tasca
aveva, p e r farne d o n o alla citt di Reggio, l'Ode a Bonaparte
liberatore, che o r a si p r e p a r a v a a liberare a n c h e Venezia. Vi
353
Ma n o n p o t c o n d u r r e a t e r m i n e il l a v o r o , r i c h i a m a t o
dall'azione politica e militare. Partito B o n a p a r t e p e r l'Egitto, gli austriaci e r a n o scesi alla controffensiva e dilagavano
in Italia. Il t e n e n t e Foscolo t o r n a indossare la sua divisa di
Cacciatore, combatt in R o m a g n a , c a d d e prigioniero, fu lib e r a t o dai francesi, e li segu p r i m a a Firenze, poi a Genova,
dove essi fecero q u a d r a t o e lui con loro. Partecip con o n o re ad alcuni c o m b a t t i m e n t i , fu p r o m o s s o c a p i t a n o , ma ritrov Teresa rifugiatasi l a n c h e lei insieme al marito, e ci ricasc fino a t e n t a r e u n a s e c o n d a volta il suicidio, ma semp r e con le solite cautele di dosaggio. Di m o r i r e rischi veram e n t e nello scontro dei D u e Fratelli, dove le sue gesta furono citate nell'ordine del g i o r n o dal g e n e r a l e Massna. D o p o
il r i t o r n o di N a p o l e o n e a M a r e n g o , riccolo a Milano addetto allo stato m a g g i o r e del generale Pino, che lo sped in missione a Firenze.
Per lui, Firenze e r a s o p r a t t u t t o Alfieri che da molti a n n i
vi si e r a ritirato con la D'Albany, e con cui si e r a i d e a l m e n t e
riconciliato d o p o le invettive di Venezia. A n d a r e n d e r g l i
omaggio, ma n o n fu ricevuto: irato ai patrii numi, il vate
si era chiuso nella pi sdegnosa solitudine. Da c h i u n q u e altro gli fosse v e n u t o , Foscolo n o n avrebbe s o p p o r t a t o un simile affronto. Da lui lo accett, e aveva ragione: Alfieri era il
suo vero p a d r e , il capostipite della famiglia a cui a p p a r t e n e va. Per consolarsi, girovagava fra le t o m b e di Machiavelli,
Michelangelo e Galileo, ma in un intervallo di queste funebri s c o r r i b a n d e i n c i a m p in Isabella Roncioni, e fu p e r lui
u n ' e n n e s i m a cotta.
Di famiglia nobile e ricca, Isabella e r a a p p e n a uscita di
collegio, sognava l ' a m o r e con l'A maiuscola, e n e s s u n o era
qualificato a i n c a r n a r l o pi di questo giovane ufficiale n o n
bello, anzi f r a n c a m e n t e b r u t t o col suo viso un p o ' scimmiesco; ma vibrante, intenso, esclamativo e d r a m m a t i c o . Tutto
si svolse in un r o m a n t i c o intreccio d ' i n c o n t r i n o t t u r n i , di
m u r e t t i scavalcati, di travestimenti, di snervanti attese dentro le siepi del giardino, e si ridusse a qualche bacio furtivo,
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sulle ali di questo successo t o r n a Brescia p e r farsi p e r d o n a r e da Marzia la sua distrazione. Essa n o n chiedeva di m e glio.
A n c h e q u e s t o f u u n a m o r e a b b a s t a n z a placido che n o n
t u r b il suo accresciuto i m p e g n o di lavoro. O r a gli era nata
in c o r p o u n a n u o v a ambizione: la c a t t e d r a universitaria, e
tanto fece che la o t t e n n e , a Pavia. Convinto che quello fosse
il suo definitivo destino (Ho varcato i t r e n t ' a n n i , e bisogna
ch'io pensi alla quiete e alle lettere), s'indebit fino al collo
p e r mettervi su u n a casa c o m o d a insieme all'amico M o n t e vecchio, un ricco signore marchigiano che faceva lo studente di professione. Per la p r o l u s i o n e , cui aveva lavorato p e r
mesi, aveva invitato tutte le maggiori personalit di Milano,
m e n o quelle ufficiali. C'era a n c h e Monti, che gli aveva racc o m a n d a t o : Aggiungi un c e n n o che a p e r t a m e n t e tocchi le
laudi del Principe, cio di N a p o l e o n e e del vicer Eugenio.
Ma Foscolo i g n o r v o l u t a m e n t e l'uno e l'altro, e forse n o n
fu q u e s t a l'ultima r a g i o n e d e l l ' i m m e n s o successo c h e rip o r t . Particolarmente entusiasti, i giovani g r i d a r o n o : Alle
s t a m p e , alle stampe! E l ' a u t o r e c o n s e n t . Il P r i n c i p e , ti
r a c c o m a n d o il Principe! insist Monti che, da vero letterato italiano, n o n poteva concepire u n o scritto senza cortigianerie. Ma n e a n c h e stavolta Foscolo l'ascolt. Se lo guidasse
un a m o r e di libert o n o n piuttosto un'orgogliosa e p r o t e r va affermazione del p r o p r i o io di stile alfieriano, difficile
dire. C o m u n q u e , poco d o p o la cattedra v e n n e soppressa, e
lui si ritrov ancora u n a volta sul lastrico e con tutte le spese
della casa da rifondere ai creditori.
Q u e i p r i m i mesi del 1809 f u r o n o d u r i , a n c h e sul p i a n o
sentimentale. Carezzando vagamente propositi matrimoniali, aveva messo gli occhi addosso alla figlia del conte Giovio, Cecchina, ma nello stesso t e m p o aveva teso le reti alla
bella m o g l i e d ' u n b a n c h i e r e , M a d d a l e n a B i g n a m i , c h e c i
s'impigli volentieri. A n c h e p e r un p o l i g a m o di quella forza, e r a difficile far fronte c o n t e m p o r a n e a m e n t e a tanti imp e g n i , molto pi che n o n aveva a n c o r a disdetto quelli con
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Isabella a Venezia e con Marzia a Brescia. Per tenerle a bada, le i n o n d a v a di lettere, e n o n si capisce dove trovasse il
t e m p o di scriverne t a n t e . Forse pescava nel vasto archivio
accumulato nella p r i m a adolescenza.
M a s o p r a v v e n n e u n a c o m p l i c a z i o n e , cui U g o n o n e r a
abituato. Fin l, a n c h e se n o n aveva s e m p r e avuto la m a n o
felice nello scegliersi le amanti, l'aveva avuta s e m p r e felicissima nello scegliersi i mariti delle a m a n t i , che n o n lo avevano mai i m p o r t u n a t o . Ma il b a n c h i e r e trov da r i d i r n e , e lo
disse cos forte che M a d d a l e n a tent di suicidarsi. Al d r a m ma s e n t i m e n t a l e si a g g i u n s e r o quelli letterari. Un diverbio
di salotto con Monti sfoci in u n a violenta polemica sui giornali, in cui Foscolo riusc a tirarsi a d d o s s o t u t t a la c u l t u r a
a c c a d e m i c a italiana. Al pericoloso a t t a c c a b r i g h e n o n e r a n
rimasti fedeli c h e p o c h i giovani e s o p r a t t u t t o u n o v e n u t o
apposta da Torino p e r conoscerlo e fargli g r a t u i t a m e n t e da
segretario: Silvio Pellico.
L'occasione di sfogarsi, fu Ugo stesso a offrirla ai suoi nemici, m e t t e n d o in scena la sua s e c o n d a t r a g e d i a , LAjace.
L'attesa era tale che il lavoro venne r a p p r e s e n t a t o alla Scala
e migliaia di p e r s o n e furono r e s p i n t e p e r m a n c a n z a di p o sti. C ' e r a t u t t o il g o v e r n o , c'era t u t t o il s e n a t o , c'era t u t t a
l'alta societ, c'erano le falangi della giovent foscoliana impazienti di a p p l a u d i r e il loro b a r d o , ma c'erano a n c h e le sue
vittime, Monti alla testa, che s p e r a v a n o in un suo passo falso. E lo aveva fatto. Alla fine dei p r i m i tre atti, i fedeli trascin a r o n o all'applauso la platea. Ma gli altri d u e , lenti e prolissi, c a d d e r o fra sbadigli, risatine e motteggi. A t r a r dai guai
lo sfortunato a u t o r e p r o v v i d e r o le autorit vietando ulteriori rappresentazioni, e ne avevano di che: l'unica cosa b u o n a
dell'Ajace e r a n o le s c o p e r t e e p o c o l u s i n g h i e r e allusioni a
N a p o l e o n e i m p e r s o n a t o in A g a m e n n o n e . E cos l ' a u t o r e ,
bocciato c o m e trageda, si p r e n d e v a la sua rivincita c o m e vittima della persecuzione.
A n d a r i t e m p r a r s i p e r q u a l c h e m e s e a Venezia da sua
m a d r e e da Isabella, poi si trasfer a Firenze s e m p r e trasci362
a n t i p a t i a p e r il vicer E u g e n i o , spinse i suoi amici a stringersi i n t o r n o a lui p e r l'estrema difesa del R e g n o Italico. Le
m a n o v r e , le c o n g i u r e , le rivalit c h e d i s u n i v a n o il m o n d o
milanese e ne m i n a v a n o la volont di resistenza, lo disgustar o n o . Il 20 aprile del '14 si trov coinvolto in u n a dimostrazione di folla imbestialita. E r a quella che dava l'assalto alla
casa del ministro Prina. Coraggiosamente, rischiando il linciaggio, cerc di s t r a p p a r e la vittima dalle m a n i di quei forsennati, e gli a n d b e n e che si limitassero a immobilizzarlo
con u n a c o r d a . C h i a m a raccolta i n t o r n o a s Pellico e gli
altri p o c h i s u cui p o t e v a a n c o r a c o n t a r e p e r o r g a n i z z a r e
b a n d e partigiane in Valtellina e nel Bergamasco, visto che il
governo, invece di mobilitare l'esercito, lo aveva consegnato
nelle caserme p e r lasciarlo in bala degli austriaci. Di sua iniziativa, a n d a p a r l a r e col g e n e r a l e Macfarlane p e r sollecit a r n e l ' a p p o g g i o inglese. N o n o t t e n n e nulla. O t t e n n e solo
c h e il g o v e r n o provvisorio, p e r disfarsi di lui, gli affidasse
u n a vaga missione a Bologna, d o n d e lo richiam a cose fatte, cio subito d o p o la r e s t a u r a z i o n e del d o m i n i o austriaco
sul Lombardo-Veneto.
I suoi sogni d'italiano e r a n finiti: Dulcinea lo aveva tradito. Si trasse in d i s p a r t e rifugiandosi nella l e t t e r a t u r a . N o n
aveva pi voglia di v e d e r nessuno, e n e s s u n o aveva pi voglia di v e d e r lui. N e s s u n o , m e n o il g e n e r a l e austriaco Ficq u e l m o n t , che un giorno lo convoc n o n soltanto p e r conoscerlo, ma a n c h e p e r offrirgli la direzione di un n u o v o giornale. Colto di sorpresa, Foscolo chiese t e m p o p e r riflettere.
Era chiaro che volevano servirsi del suo n o m e p e r accreditare il n u o v o r e g i m e presso la pubblica opinione; ma la p r o posta era allettante. Rimase in forse q u a n t o gli bast p e r accorgersi che gi quell'indecisione bastava a farlo passare p e r
t r a d i t o r e agli occhi di molti, fra cui a n c h e Confalonieri. Invece di t o r n a r e da Ficquelmont, c h i a m Pellico, gli affid le
sue carte, e u n a notte di m a r z o del 1815 travers clandestin a m e n t e la frontiera svizzera s p i n g e n d o s i avanti un m u l o
carico di bagaglio.
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1
In Svizzera, dove n a t u r a l m e n t e gl'italiani dissero c h ' e r a stata l'Austria a m a n d a r l o c o m e spia, r i m a s e un a n n o , lo impieg a scrivere u n a satira, LTpercalisse, che moltiplic i suoi
nemici - e Dio sa se ne aveva bisogno -, e a impazzire dietro
u n a d o n n a ancora pi pazza di lui, Veronica Rmer, moglie
del b a n c h i e r e italiano Pestalozzi. Brutta e diabolica, essa gli
dava in lettura le lettere di un altro suo a m a n t e . Foscolo lo
sfid a duello. Poi, esasperato, d e n u n z i la tresca al marito,
che n o n ci credette. Foscolo gli chiese p e r d o n o . Lo chiese a
Veronica. Poi lo chiese a n c h e a Quirina, r a c c o n t a n d o l e p e r
filo e p e r segno la poco edificante faccenda e foscolianamente c o n c l u d e n d o : La frenetica febbre del mio cieco r i m o r s o
d u r p e r l ' a p p u n t o otto giorni, d a u n a d o m e n i c a all'altra.
O r a s o n o io, io in t u t t a la forza n a t u r a l e : v e r a c e e s e v e r o
giudice di me stesso; n o n p e r avvilito: anzi r i n c u o r a t o a seguire con piede fermo il corso della mia vita.
Q u e s t o corso l o c o n d u c e v a i n I n g h i l t e r r a p r o p r i o n e l
m o m e n t o in cui dall'Inghilterra partiva p e r l'Italia il suo vero fratello: Giorgio B y r o n . I d u e Paesi si s c a m b i a v a n o se
n o n i loro pi g r a n d i poeti, certo i loro pi g r a n d i posatori, che infatti s'incontrarono sul lago di Ginevra, ma n o n si
c o n o b b e r o n riconobbero. C'era anche, in quei paraggi, la
signora De Stal, ma lo scontroso Foscolo n o n volle vederla
e p r o s e g u . Aveva chiesto a Q u i r i n a di r a g g i u n g e r l o e di
sposarlo, ma la saggia fattoressa ebbe il b u o n senso di vincere la tentazione: Vivi senza i n q u i e t u d i n e alcuna, e ad ogni
tuo bisogno n o n ti d i m e n t i c a r e che mi hai chiamata m a d r e ,
sorella, figlia e amica. Questi titoli fanno la mia gloria: sono
sacri al mio c u o r e e ne vado superba. Addio, mio figlio, mio
fratello, mio amico, addio! Mai smise di scrivergli e di aiutarlo.
A L o n d r a ebbe subito un posto a tavola in casa Holland,
il pi brillante e cosmopolita convegno di tutto il G o t h a politico e culturale. C'era Wellington, il vincitore di N a p o l e o n e , c'era il p r i m o m i n i s t r o C a s t l e r e a g h , c ' e r a n o Greville,
Russell, C a m p b e l l , H o b h o u s e . C'era il M a n z o n i inglese,
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e oggetti d'arte, e t e n e n d o v i m e n s a imbandita p e r tutti gl'italiani di passaggio. Ci v e n n e C a p p o n i , cui Foscolo d i e d e il
p i a n o del g i o r n a l e c h e a v r e b b e d o v u t o fare con Ficquelm o n t e che poi, p o r t a t o a Firenze, serv di modello all'Antologia di Vieusseux. E ci v e n n e anche Confalonieri fingendosi p e n t i t o dei sospetti nutriti su di lui. In realt seguitava a
detestarlo e, r i e n t r a t o a Milano, contribu a diffondere malevoli voci sul suo conto. Il t e r r e n o era ricettivo p e r c h , nel
suo saggio sulla l e t t e r a t u r a c o n t e m p o r a n e a , Foscolo aveva
offeso tutti e s p e c i a l m e n t e il M o n t i che lo accusava di disprezzantropia. N o n p o t e n d o p i dire c h ' e r a al soldo dell'Austria, dicevano che si era v e n d u t o al g o v e r n o inglese, lo
attaccavano su tutti i giornali, e Ugo n o n rispondeva. Aveva
da p e n s a r e a b e n altro: alle cambiali in scadenza.
Fu a q u e s t a svolta c h e s'imbatt in u n a vecchia s i g n o r a
che viveva in u n a villetta poco distante dalla sua insieme a
u n a n i p o t i n a , e il cui n o m e gli r i c o r d a v a qualcosa: H a m i l ton. Era la m a d r e della ragazza ch'egli aveva lasciato incinta
a Valenciennes, e quella n i p o t i n a , F l o r i a n a , e r a sua figlia.
La n o n n a che aveva p r o v v e d u t o ad allevarla doveva essere
p r o p r i o di b u o n c a r a t t e r e p e r c h n o n solo n o n gli t e n n e il
b r o n c i o , ma anzi lo accolse a f f e t t u o s a m e n t e e, siccome si
sentiva vicina alla fine, accett la sua p r o p o s t a di affidargli
la b a m b i n a con la relativa dote: tremila sterline.
N o n e r a , n e a n c h e a quei t e m p i , un g r a n capitale. Ma a
Foscolo p a r v e i m m e n s o . E q u a n d o , di l a p o c o , ne ebbe la
disponibilit, decise d i m o l t i p l i c a r l o c o n u n b u o n investim e n t o immobiliare. C o m p r un t e r r e n o in u n a zona che gli
s e m b r a v a di sicuro avvenire, e ci costru n o n u n a villa, ma
tre: u n a p e r viverci con Floriana, le altre d u e p e r affittarle.
Disse che a lui bastavano tredici stanze e tre cameriste, che
furono u n a d o p o l'altra a n c h e sue amanti. Ma ai mobili p r e giati e alle o p e r e d ' a r t e n o n rinunci. Q u a n d o Floriana venne a insediarvisi, trov la casa gi assediata dai creditori.
Cominci, p e r Foscolo, u n a disperata ed eroica lotta contro la miseria. Gli editori, che se n'erano accorti, lo prendeva368
no alla gola o r d i n a n d o g l i le fatiche p i ingrate e dimezzandogliene la retribuzione. Per Foscolo, che n o n aveva mai sap u t o lavorare su ordinativo, era u n a dannazione rovinosa p e r
i suoi nervi. A scrivere di cose che n o n lo interessavano faticava, e si sentiva. Pi la sua p r o s a si faceva r u g g i n o s a , p i le
commissioni si d i r a d a v a n o , pi si appesantivano i debiti. Gli
p o r t a r o n o via il t e r r e n o , le case, i mobili. Riusc a salvare solo
i suoi libri e il pianoforte di Floriana, diventata la sua unica
consolazione. La povera ragazza si era affezionata a quel pad r e t o r m e n t a t o e tormentoso, lo seguiva senza protestare da
un trasferimento all'altro in a p p a r t a m e n t i s e m p r e pi squallidi in quartieri s e m p r e pi miserabili. Gl'italiani che venivano a visitarlo dovevano faticare p e r scovarlo, e spesso lo trovavano a letto o su u n a poltrona che seguiva con sguardo assente i motivi che Floriana gli suonava. Aveva passato di poco
la q u a r a n t i n a , ma gi aveva p e r s o quasi tutti i denti, l'oftalmia lo r e n d e v a mezzo cieco, e ai disturbi renali che lo avevano s e m p r e afflitto se n ' e r a n o aggiunti altri di fegato e di vescica. A n d a v a n o a tenergli c o m p a g n i a i d u e protagonisti dei
moti del ' 2 1 , il napoletano Pepe e il torinese Santarosa insieme agli altri scampati: Pecchio, Ugoni, Scalvini. Sebbene tutti
in miseria, p o r t a v a n o a Floriana cibi e piccoli sussidi p e r le
medicine. Qualche volta Foscolo n o n si accorgeva n e m m e n o
della loro p r e s e n z a , qualche altra li a r r i n g a v a nei soliti toni
concitati b r a n d e n d o , alla m i n i m a obbiezione, la pistola che
teneva sempre, carica, sul c o m o d i n o da notte. Q u a n d o le forze glielo consentivano, ridiventava p r e p o t e n t e . Trov m o d o
di sfidare un giornalista inglese a un duello che poteva essere
mortale: pistola, venendosi incontro a volont. Spar p r i m a il
suo avversario, e fall. Foscolo gli a n d sotto il viso, e spar in
aria: un gesto in tutto d e g n o di lui.
M a coi c r e d i t o r i n o n p o t e v a fare a l t r e t t a n t o . D o p o u n a
n o t t e passata a tavolino, Floriana lo vedeva p a r t i r e all'alba
coi suoi scartafacci alla ricerca di q u a l c h e r e d a z i o n e in cui
collocarli. U n g i o r n o n o n t o r n : e r a finito i n p r i g i o n e p e r
debiti. Gli amici italiani v e n n e r o a t u r n o a p o r t a r e scodelle
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di minestra alla ragazza, che sfioriva a vista d'occhio. Un altro g i o r n o a p p a r v e su un giornale un a n n u n z i o pubblicitario: il signor Foscolo offriva lezioni d'italiano, a n c h e fuori
L o n d r a , a d u e scellini l'ora. A questo si era ridotto. E p p u r e ,
seguitava a litigare con tutti: a n c h e con Byron, p e r lettera.
Ma q u a n d o questi m o r in Grecia, Foscolo fu sopraffatto dal
r i m o r s o e p r o p o s e a un editore un saggio apologetico su di
lui. Q u a n d o ebbe c o n s u m a t o gli ultimi vestiti e le ultime calze di seta, fece p e r d e r e a tutti le sue tracce n a s c o n d e n d o s i
in un t u g u r i o e iscrivendo sulla p o r t a un n o m e falso.
Trascorse gli ultimi mesi a descrivere a Floriana il m e r a viglioso viaggio che insieme avrebbero fatto a Venezia, a Firenze, a Zante, e la bella casa che li aspettava in riva al mare, o m b r a t a di pini e di cipressi. Ci s a r e b b e r o state c a m e r e
p e r tutti gli amici: p e r S a n t a r o s a (ch'era m o r t o in Grecia),
p e r Pellico (che languiva nello Spielberg). Il colpo di grazia
glielo dette la p r o p o s t a , poi ritrattata, di u n a cattedra d'italiano all'Universit. Si mise a letto, e i medici dissero: Idropisia. Fino a l l ' u l t i m o seguit a p a r l a r e d e l meraviglioso
viaggio, e q u a n d o cap c h ' e r a la fine chiese a F l o r i a n a di
a p r i r e la finestra p e r lasciar e n t r a r e un raggio di sole. Sulla
scrivania c'era un testamento di sei righe: Cara figlia, il den a r o pagato. Lasciane L. 50 al nostro amico, sig. Roberts,
p e r c h r i m b o r s i se stesso e p a g h i q u a l c h e conto d o v u t o . E
c o n s e r v a il r e s o p e r te. T u o p a d r e . E r a il 16 s e t t e m b r e
1827. Foscolo n o n aveva a n c o r a c o m p i u t o c i n q u a n t ' a n n i .
Della brillante societ m o n d a n a e intellettuale che lo aveva
cos festosamente accolto al suo arrivo, n e s s u n o segu la sua
b a r a che fu sepolta sotto u n a n u d a pietra nel piccolo cimitero di Chiswick. Solo un paio di settimane d o p o , la Litlerary
chronicle gli dedic questa necrologia: Mentre l ' E u r o p a ammira le o p e r e dell'esule, la sua tomba mostri che nel nostro
Paese vi sono alcuni che riverivano il suo i n g e g n o , a n c h e se
d e p l o r a v a n o gli e r r o r i della sua vita privata. O r a tali e r r o r i
n o n sono p i , e solo al suo g e n i o noi i n t e n d i a m o offrire
questo t e n u e segno di rispetto.
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CAPITOLO TRENTASEIESIMO
LEOPARDI
Nacqui di famiglia nobile in u n a citt ignobile scrisse Leop a r d i . Oggi questa citt ignobile, Recanati, rigurgita di targ h e dedicate a lui. Ne h a n n o messe d o v u n q u e sia passato o
si sia seduto, e forse in questa p o s t u m a devozione c' anche
d e l r i m o r s o : la p r o v i n c i a italiana p r o d i g a s e m p r e ai figli
m o r t i gli o m a g g i che gli nega da vivi. Finch ci rimase, Leop a r d i a R e c a n a t i fu c o n o s c i u t o soltanto c o m e il figlio del
Conte, o peggio ancora il gobbo, anzi il gobbo fottuto.
I L e o p a r d i a p p a r t e n e v a n o a quella tipica aristocrazia di
paese che faceva del n o m e e del r a n g o un'autentica religion e . Il loro albero genealogico era g r e m i t o soprattutto di Vescovi, n e s s u n o dei quali tuttavia d i v e n t C a r d i n a l e e t a n t o
m e n o Papa. Il palazzo in cui nascevano e m o r i v a n o , gelido
e sussiegoso, sacrificava alla r a p p r e s e n t a n z a qualsiasi comodit: stanze solenni e piene di spifferi, servizi igienici rudimentali, n i e n t e bagni, n i e n t e angoli d'intimit. Di singolar e , d a t a l'allergia di questo ceto alla cultura, c'era solo la biblioteca.
Vi s o v r i n t e n d e v a il conte M o n a l d o , che aveva p e r i libri
u n a passione sconfinante nella mania. Ne incettava d o v u n q u e potesse, mescolando testi classici e cianfrusaglie. Era un
tipico nobile del Settecento. N o n si era mai mosso da Recanati, e trovava del tutto n a t u r a l e che fino a diciott'anni n o n
gli avessero mai consentito di uscire di casa da solo. Vestiva
a n c o r a in p a r r u c c a , codino, p o l p e e spada. Alla s p a d a teneva moltissimo: diceva c h e , p o r t a n d o l a , si acquista il senso
del decoro. Era stato un pessimo a m m i n i s t r a t o r e del suo pat r i m o n i o , n o n p e r dissipazione, m a p e r i n c u r i a . Lasciava
372
a n d a r e in malora le sue t e r r e , e la casa era p i e n a di zii arteriosclerotici, di servitori in d i s a r m o e di vecchi preti chiamati c o m e t u t o r i e sopravvissuti ai loro pupilli. C o n t r o la volont d e i suoi, aveva sposato u n a r a g a z z a della sua stessa
condizione, la m a r c h e s a Adelaide Antici, che fu p e r lui una
benedizione divina e un divino castigo.
Q u a n d o si accorse in che condizioni la famiglia versava,
essa p r e s e t u t t o i n m a n o d e s a u t o r a n d o c o m p l e t a m e n t e i l
m a r i t o e r e g o l a n d o la casa con ferrea avarizia. N o n ci furono licenziamenti p e r c h gl'impegni del r a n g o lo vietavano.
Ma q u a n d o i c o n t a d i n i le p o r t a v a n o le uova, le m i s u r a v a
con un anello: se ci passavano, le faceva sostituire con altre
p i g r o s s e . I m p o n e v a a tutti u n a d i e t a s p a r t a n a , calzava
s c a r p e da soldato e p o r t a v a s e m p r e lo stesso vestito con le
tasche gonfie di chiavi p e r c h in dispensa e in cantina c'entrava solo lei. T u t t o e r a m i s u r a t o e lesinato, a n c h e la legna
p e r il caminetto. Il marito, q u a n d o voleva p r o c u r a r s i un p o '
di spiccioli, e r a costretto a r u b a r e e a v e n d e r e di soppiatto
qualche fiasco di vino o di olio. N o n c'erano eccezioni n e a n che p e r i figli, che n o n possedettero mai un balocco e si passavano d a l l ' u n o all'altro gli abiti rivoltati. G i a c o m o scrisse
p i t a r d i c h e , q u a n d o u n o di essi si a m m a l a v a (su dodici,
gliene m o r i r o n o sette), Adelaide e r a c o n t e n t a p e r c h pensava di regalare un angelo a Dio. Per u n o solo si a d d o l o r perch n o n aveva fatto in t e m p o a ricevere il battesimo, e p e r ci aveva p e r s o il diritto alle ali.
Giacomo n a c q u e nel '98, a sei a n n i lo vestirono da abatin o , e q u a n d o lo p o r t a r o n o in chiesa p e r la p r i m a c o m u n i o n e , sua m a d r e e n t r anche lei nel confessionale p e r condivid e r e col p r e t e i suoi segreti. C o m e p r i m o g e n i t o , egli sedeva
a tavola alla destra del p a d r e che gli tagliava il cibo nel piatto e c o n t i n u a farlo a n c h e q u a n d o Giacomo aveva venticinq u e a n n i e l'Italia gi lo considerava un g r a n d e p o e t a . Gli
aveva d a t o c o m e t u t o r e quello suo, u n g e s u i t a s p a g n o l o ,
sebbene lo avesse qualificato assassino dei miei studi. Ma
in r e a l t il v e r o t u t o r e e r a lui c h e , da q u a n d o e r a stato ri373
stato, da ragazzo, travolto; e i volontari del '59 si arruolavano al grido: In chiesa col Manzoni, alla g u e r r a con L e o p a r di. L'unico che di quegli e n t u s i a s m i n o n si e n t u s i a s m fu
M o n a l d o , p e r il quale l'Italia era u n a bestemmia.
Il successo rese Giacomo a n c o r a pi impaziente. Nel '19
- e aveva o r m a i v e n t u n a n n i - scrisse di nascosto a un amico
di casa, a Macerata, di p r o c u r a r g l i un p a s s a p o r t o . Ma q u e sto fu intercettato da M o n a l d o , che ne fu quasi pi sorpreso
che costernato. N o n riusciva a capacitarsi c o m e un figlio, a
cui seguitava a tagliare la c a r n e nel p i a t t o , d e s i d e r a s s e allontanarsi da lui e - peggio a n c o r a - glielo avesse nascosto.
Per sua fortuna, n o n lesse la lettera che Giacomo aveva gi
scritto p e r congedarsi da lui. Condita delle solite formule di
ossequio, e r a u n a t r e m e n d a requisitoria che ci ricorda quella di Kafka contro suo p a d r e .
La d e l u s i o n e lo i m m e r s e a n c o r a di p i nelle sue mestizie, e u n a crisi di oftalmia gliele rese ancora pi acute i m p e d e n d o g l i di c e r c a r e s c a m p o nel l a v o r o . Ma fu p r o p r i o in
questi mesi di d i s p e r a z i o n e ch'egli m a t u r i suoi p r i m i autentici c o m p o n i m e n t i poetici, gl'Idilli. Egli stesso riconosce
di a v e r n e derivato e filtrato l'ispirazione pi dalla letteratura che dall'esperienza diretta, e T o m m a s e o p a r a g o n a v a vel e n o s a m e n t e quelle poesie a palinsesti screpolati e r i m a n i polati in cui, sotto la scrittura fresca, affiora l'antica. C' del
vero. Dagl'Idilli affiora la lirica greca, ma con u n a tersit e
lievit d e g n e di Teocrito. Pi tardi L e o p a r d i scrisse che aveva m i r a t o esclusivamente alla semplicit e naturalezza, e lo
c o n f e r m a n o i tormentatissimi manoscritti che r e c a n o i segni
di u n a lotta a oltranza c o n t r o il superfluo. G i u s t a m e n t e Momigliano parla della sublime povert del suo vocabolario,
ridotto all'essenziale.
D o p o quella p r i m a f i o r i t u r a , segu u n altro a n n o d i macerazione e di silenzio, ch'egli impieg a r i e m p i r e oltre mille p a g i n e dello Zibaldone, che ne c o n t a q u a t t r o m i l a c i n q u e cento. C r e d o che siano in p o c h i ad averle lette t u t t e senza
saltarne nessuna, e noi n o n siamo di questi. Ma chi n o n ne
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conosce a l m e n o le parti essenziali, n o n p u conoscere L e o p a r d i . Pi che un diario, lo Zibaldone u n a specie di magazzino in cui p e r q u i n d i c i a n n i egli stiv di t u t t o : i piccoli
eventi della sua vita p o v e r a di eventi, le fantasie, i progetti, i
sogni, i c o m m e n t i critici alle o p e r e sue e altrui, i ricordi, le
confessioni, i rimpianti, le cose pi g r a n d i e le cose pi misere che gli passavano p e r la testa.
Q u a n d o fu pubblicato, i c o n t e m p o r a n e i a m m i r a r o n o sop r a t t u t t o le a n n o t a z i o n i filologiche e filosofiche che lo gremiscono, e a n c o r a u n a volta a dirigere il coro delle lodi fur o n o i p e d a n t i . Sainte-Beuve, che se n ' i n t e n d e v a un p o ' di
pi, vedeva nello Zibaldone il d o c u m e n t o del gusto di Leop a r d i , e aveva r a g i o n e . L e o p a r d i e r a effettivamente un
grande filologo, ma non fu grande perch era filologo.
Q u a n t o alla filosofia, n o n e r a il suo p a n e . Il suo p a n e e r a la
letteratura. E intendiamoci b e n e : n o n che quella dello Zibaldone sia tutta di alto interesse e qualit. In questo m o n u mentale bric--brac si t r o v a n o preziose notazioni, scoperte,
f r a m m e n t i d i g e n i o , i l l u m i n a z i o n i , scintille, p e p i t e d ' o r o ,
m a a n c h e uggiose ripetizioni, l u n g a g g i n i , a r g o m e n t a z i o n i
r u g g i n o s e e i n v o l u t e , goffo l c t t e r a t u m e , p i a g n u c o l i i , mal
riusciti tentativi di satira. I n s o m m a , ci si trova tutto L e o p a r di: quello g r a n d e dei futuri Canti e quello m e d i o c r e delle
Operette morali, che vi son gi tutte c o n t e n u t e in nuce, e c h e
avrebbe fatto meglio a lasciare a questo stato e m b r i o n a l e .
L'evasione v e n n e alla fine, nel '22, col consenso di M o n a l d o ,
che si rassegn a lasciarlo a n d a r e a R o m a insieme al cognato Antici. Il viaggio in carrozza d u r sei giorni. Era la p r i m a
volta che Giacomo usciva da Recanati e poteva v e d e r e quel
m o n d o di cui si sentiva e si mostrava cos airsioso. E p p u r e ,
n o n lo g u a r d . Mai u n a volta mise la testa fuor del finestrin o p e r s c o p r i r e u n p a e s a g g i o o a m m i r a r e u n a chiesa. L a
t e n n e s e m p r e reclinata s u u n testo g r e c o , d i cui a n d a v a
c h i o s a n d o le p a g i n e , del tutto s o r d o al mistico incanto dell'Umbria e alla solennit dell'Agro.
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lo dalle Operette, con cui aveva concorso a un p r e m i o bandito dalla Crusca, che fu invece assegnato a un saggio storico
del Botta. In c o m p e n s o gli giunse da Firenze u n a lettera di
Colletta con u n a p r o p o s t a g e n e r o s a e p i e n a di t a t t o : e r a
p r o n t o p e r lui un assegno mensile che gli avrebbe consentito di vivere d e c e n t e m e n t e . N o n a v r e b b e a v u t o di che ringraziarne n e s s u n o p e r c h nessuno sapeva da chi veniva, ed
egli stesso ne sarebbe stato l'inconsapevole t r a m i t e . Giacomo decise di lasciare Recanati, e stavolta p e r s e m p r e . Suo
p a d r e n o n e r a sulla p o r t a a salutarlo, c o m e alle altre p a r t e n z e : aveva capito c h ' e r a u n a d d i o , n o n u n a r r i v e d e r c i .
Q u e s t ' u o m o che aveva d i s t r u t t o suo figlio, e r a a sua volta
distrutto dall'angoscia di p e r d e r l o .
A Firenze, oltre l'assegno, trov A n t o n i o Ranieri, o m e glio lo ritrov, p e r c h gi si e r a n o incontrati tre a n n i prima,
ma solo di sfuggita. R a n i e r i e r a un giovane n a p o l e t a n o di
bella p r e s e n z a e di b u o n e m a n i e r e , g a r r u l o , e s u b e r a n t e ,
p a s s i o n a l e e superficiale, c h e il g o v e r n o b o r b o n i c o aveva
m a n d a t o in esilio p e r le s u e professioni di fede liberale.
Avendo la fortuna di un b a b b o ricco, ne aveva approfittato
p e r c o m p i e r e lunghi viaggi in Francia, Svizzera e Inghilterra, frequentarvi gente di cultura e a s s u m e r n e a l m e n o la ptina. Le condizioni in cui vide L e o p a r d i , pi m a l a n d a t o e
disperato di prima, lo commossero al p u n t o che, c e d e n d o a
u n o dei suoi soliti slanci, decise di m e t t e r casa con lui p r e n dendoselo a carico. Cos cominci quella simbiosi che doveva d u r a r e fino alla m o r t e del p o e t a e c h e d i e d e la s t u r a a
molte voci malevole.
I l soccorso d i R a n i e r i a r r i v a v a , p e r L e o p a r d i , i n b u o n
p u n t o . L'assegno che Colletta diceva di ricevere p e r lui da
ignoti b e n e f a t t o r i , veniva invece dalle sue p r o p r i e tasche.
Ma egli si aspettava che il poeta a l m e n o un p o ' se ne sdebitasse aiutandolo a c o r r e g g e r e la sua Storia di Napoli. L e o p a r di gliene restitu le bozze senza varianti e dimentic perfino
di m a n d a r g l i in o m a g g i o u n a copia dei suoi Canti che p r o p r i o allora e r a n o stati pubblicati. E Colletta, il q u a l e n o n
382
sti m a l a n n i si a g g i u n g e v a n o un g o n f i o r e di g a m b e c h e il
medico diagnostico c o m e idropisia e le cateratte. Ranieri lo
convinse a t o r n a r e a T o r r e del Greco. Ma q u a n d o la carrozza a r r i v , il m a l a t o n o n riusc ad alzarsi da letto p e r m a n canza di fiato. Il poco che gli restava lo us p e r d e t t a r e all'orecchio di Ranieri, con quella sua voce c h ' e r a s e m p r e stata
un bisbiglio, gii ultimi sei versi del Tramonto della luna ancora i n c o m p i u t o . Poi m o r m o r : Non ti v e d o pi, e il suo
c u o r e cess di battere. Aveva t r e n t a n o v e anni.
N e a n c h e da m o r t o ebbe pace. Per far fronte all'emergenza di quella spaventosa mora, l'ordine era di bruciare i cadaveri. Ranieri dovette mettercela tutta p e r d i m o s t r a r e che
il suo amico n o n e r a m o r t o di colera e o t t e n e r e il p e r m e s s o
di seppellirlo. I doganieri di Piedigrotta f e r m a r o n o il funerale, scoperchiarono la b a r a e, t r o v a n d o sul c o r p o d u e incisioni, a p r i r o n o un'inchiesta p e r assassinio. Solo grazie alla
testimonianza del medico e del p r e t e , si pot p r o c e d e r e alla
sepoltura. All'inizio del Novecento l'Italia volle d a r e al poeta u n a d e g n a tomba, ma scopr che l'umidit si era mangiata la cassa r i d u c e n d o in poltiglia legno e ossa. A n c h e il cranio vi si era sfatto. Anni d o p o un p a d r e filippino, Taglialatela, pubblic un libro in cui diceva che le esequie di Leopardi e r a n o state u n a m a c a b r a farsa inscenata da Ranieri, che il
feretro conteneva solo alcuni vecchi vestiti del poeta, il quale p r i m a di m o r i r e si era confessato e poi era stato bruciato.
Q u e s t o c o m p l e t a m e n t e falso. Di confessarsi, L e o p a r d i n o n
aveva avuto il t e m p o e n e m m e n o la voglia. Poco t e m p o prima aveva scritto nello Zibaldone: Dopo la m o r t e , n o n c'
nulla da sperare.
Ranieri aveva fatto il suo d o v e r e d'amico sino in f o n d o .
Della m o r t e del poeta si era affrettato a d a r subito notizia a
Fanny, a C a p p o n i , a Giordani e a M o n a l d o . Fanny gli rispose c o m p i a n g e n d o n o n il m o r t o , ma lui. Di C a p p o n i n o n conosciamo la replica. Q u e l l a di G i o r d a n i era p i e n a di commozione e di r i m p i a n t o . Q u a n t o a M o n a l d o , l ' a n n u n z i o gli
g i u n s e n e l m o m e n t o m e n o o p p o r t u n o : p r o p r i o i n quel
385
CAPITOLO TRENTASETTESIMO
I P R O M E S S I SPOSI
Q u e s t i c a m b i a m e n t i n o n e r a n o b e n visti in casa M a n z o n i ,
dove il r a g a z z o t o r n t r e d i c e n n e nel ' 9 8 . Ma i giovani ne
e r a n o entusiasti, e Lisandrino ne subiva il contagio, p u r senza scaldarsi. Fin gli studi secondari presso i p a d r i barnabiti
del collegio L o n g o n e , e s'iscrisse all'Universit di Pavia, ma
con poco profitto e senza nulla concludervi.
A vent'anni, Manzoni era un classico giovin signore di
s t a m p o p a r i n i a n o . Di m e d i a s t a t u r a , p i u t t o s t o fragile, con
un volto delicato e un po' cavallino, il suo carattere sembrava scritto negli occhi p a l l i d a m e n t e cilestri e freddi. F r e d d e
e r a n o le sue m a n i e r e , e freddi e r a n o anche i versi che componeva, c o m e allora era di m o d a fra i giovani, metricamente ineccepibili, ma in cui c'era pi M o n t i e Parini che Manzoni. A Parini n o n fece in t e m p o a mostrarli p e r c h era gi
m o r t o . Ma a Monti ne m a n d u n o scampolo, e il maestro se
ne c o m p i a c q u e , sia p u r e con la solita sufficienza. F r e q u e n t a va il bel m o n d o accettandone tutte le convenzioni e uniform a n d o s i al suo costume, m e n o quello della galanteria. Tutti
lo c r e d e v a n o un frigido, ed era invece un sensuale represso,
che dall'amore si teneva alla larga p e r p a u r a di esserne travolto. I m p e g n i c h e p o t e s s e r o c o m p r o m e t t e r l o con d a m e
della societ n o n n e volle mai. L a p r i m a a v v e n t u r a l'ebbe
infatti con un'attrice di giro incontrata sulla strada di Pavia,
e fu un amico che dovette cacciarlo a spintoni nella c a m e r a
della ragazza p e r c h lui n o n osava. La s e c o n d a fu u n a cam e r i e r a di casa, di cui divise le grazie con un altro amico, e
che rimase incinta n o n si sa b e n e di chi. Secondo i suoi apologeti, p e r M a n z o n i fu un terribile caso di coscienza da cui
sarebbe n a t o , p e r espiazione, il poetico p e r s o n a g g i o di Lucia. Ma n o n so da cosa lo d e d u c a n o . Nei fatti, M a n z o n i fu
b e n c o n t e n t o che la ragazza a n d a s s e a nozze c o n un m a g g i o r d o m o , n risulta c h e si sia mai c u r a t o della c r e a t u r a
ch'essa mise al m o n d o poco d o p o . Era del resto n a t u r a l e in
u n ' e p o c a in cui nelle case della b u o n a societ le domestiche
venivano scritturate a n c h e p e r r e n d e r e servigi di alcova ai
figli di p a p e divezzarli. Di questa vocazione agli a m o r i an389
n e m m e n o p i la giovinezza, essa p u n t t u t t o su q u e l ritrovato figliuolo, che a sua volta scopriva in lei n o n soltanto la
m a m m a , ma a n c h e la femminilit. Io n o n vivo c h e p e r la
mia Giulia scrisse a un amico, volle a d o t t a r n e a n c h e il cog n o m e firmandosi M a n z o n i Beccaria, e c o m p o s e l ' o d e In
morte d Carlo Imbonat, in cui la c o m m o z i o n e p r e n d e finalm e n t e il sopravvento sullo scrupolo formale dei p r e c e d e n t i
accademici c o m p o n i m e n t i . Preoccupazioni materiali n o n ne
avevano p e r c h Carlo aveva lasciato a Giulia tutto il suo cospicuo p a t r i m o n i o , c o m p r e s a la villa di Brusuglio. I d u e a n d a r o n o a p r e n d e r n e possesso, ma senza m e t t e r p i e d e a Milano p e r n o n rinfocolare i pettegolezzi che quel testamento
aveva suscitato in u n a societ che agli adulteri n o n dava p e so, ma all'eredit s. E t o r n a r o n o subito a Parigi.
Fra gli amici che Carlo vi aveva lasciato c ' e r a n o p e r s o n e
di tutto rispetto c o m e la vedova C o n d o r c e t , il poeta L e b r u n ,
il saggista Fauriel, il filosofo Destutt de Tracy. Essi accolsero
con m o l t a cordialit A l e s s a n d r o e ne a p p r e z z a r o n o l'ingeg n o . Per il giovane quei salotti e quelle conversazioni, in cui
la cultura e il garbo si sposavano p e r f e t t a m e n t e , furono u n a
scoperta. C o n Giulia l'idillio n o n aveva p a u s e . N o n usciva
che con lei, n o n frequentava che le p e r s o n e che lei frequentava, e r a a lei che leggeva le sue poesie via via che le c o m p o neva. Del p a d r e si e r a c o m p l e t a m e n t e dimenticato. A ricordargliene l'esistenza fu soltanto la notizia c h ' e r a in fin di vita. A l e s s a n d r o si t r o v a v a in q u e l m o m e n t o a B r u s u g l i o .
M a n d a P i e t r o u n a l e t t e r i n a p r o t o c o l l a r e con gli a u g u r i
p e r la g u a r i g i o n e e la p r o m e s s a di u n a visita. C o m e r i s p o sta, ricevette l'annunzio della sua m o r t e . N o n a n d n e m m e no al funerale. E fu il notaio che dovette scomodarsi fino alla villa p e r leggergli il testamento di Pietro che lo n o m i n a v a
e r e d e universale, salvo un piccolo legato alla superstite sorella.
A n c h e ad a m m o g l i a r l o provvide Giulia. Essa aveva p e n sato d a p p r i m a alla figlia dei Destutt, ma poi ebbe notizia di
u n partito a n c o r a p i allettante: u n a s i g n o r i n a B l o n d e l ,
391
s t a u r a t o l ' o r d i n e , un o r d i n e che sapeva di c a s e r m a e di cim i t e r o . Per attirare le simpatie della citt, il maresciallo Bell e g a r d e c e r c di r i a n i m a r n e la vita sociale e m o n d a n a ,
c h ' e b b e i suoi c e n t r i p i vivi nelle case Belgioioso e Balzaretti. Ma la vita c u l t u r a l e a p p a s s di c o l p o p e r il d i r a d a r s i
degl'intellettuali che n o n vi trovavano pi ossigeno. Gli austriaci avrebbero preferito assoldarli, e ci riuscirono col solito Monti e alcuni altri. Ma i meglio, Foscolo in testa, preferir o n o l'espatrio. Per il m o m e n t o , l'unico g r u p p o che rimase
u n i t o fu quello della Cameretta, che faceva capo al p o e t a dialettale C a r l o Porta, e la polizia lo lasci fare p e r c h n o n si
trattava che di un'accademia paesana, la cui f r o n d a n o n andava al di l di qualche b o n a r i a scurrilit vernacola. Gli altri, i p i seri (Pellico, Di B r e m e , Berchet, Borsieri, Gioia) si
raccoglievano i n t o r n o ai conti P o r r o e Confalonieri, gi riconosciuti c o m e i veri capi dell'opposizione liberale, in attesa di fondare un giornale che fu poi // Conciliatore.
M a n z o n i p a r t e c i p a q u a l c h e r i u n i o n e della Cameretta,
ma n o n si leg n a questo n all'altro g r u p p o . N o n sfuggiva tuttavia alle g r a n d i emozioni collettive, anzi il suo fragile
sistema nervoso le registrava a m p l i a n d o l e c o m e un sensibilissimo sismografo, e quella suscitata dalla fuga di Napoleon e d a l l ' E l b a l o c o n t a g i p r o f o n d a m e n t e . Pi p e r r a g i o n i
u m a n e c h e politiche, e r a s e m p r e stato u n g r a n d e a m m i r a tore del C o n d o t t i e r o , forse p e r c h r a p p r e s e n t a v a ci ch'egli
a v r e b b e v o l u t o e s s e r e , e q u e l s u o a v v e n t u r o s o r i t o r n o sul
t r o n o lo e m o z i o n . Fu in questo stato d ' a n i m o che segu le
vicende di M u r a t in marcia verso la L o m b a r d i a e ne lesse il
g l a d i a t o r i o a p p e l l o agl'italiani. I n t e r r o m p e n d o l a s t e s u r a
della t r a g e d i a cui stava l a v o r a n d o , Il Conte di Carmagnola,
b u t t gi, altrettanto gladiatorio, un i n n o di plauso a quell ' i m p r e s a : // proclama di Rimini. Ma alla notizia che M u r a t ,
b a t t u t o , e r a fuggito e che il tentativo di N a p o l e o n e e r a n a u fragato a Waterloo, n o n solo rinunzi a pubblicarlo, ma n o n
volle n e a n c h e tenerselo in casa e lo affid in busta chiusa all'amico Visconti che lo tenesse in cassaforte. Poco d o p o , fos397
s e effetto d e l t u r b a m e n t o o d a l t r o , e b b e u n o s v e n i m e n t o
m e n t r e visitava u n a libreria, e c a d d e picchiando m a l a m e n t e
la testa. N o n e r a la p r i m a volta c h e gli capitava, e n o n si
mai s a p u t o c o n esattezza di che m a l e si trattasse: p r o b a b i l m e n t e e r a n o lievi attacchi di epilessia dovuti alla sifilide ereditata dal p a d r e .
Si a p p a r t a n c o r a di p i . N o n volle n e m m e n o a n d a r e a
sentire la Francesca da Rimini del Pellico che fu il g r a n d e avv e n i m e n t o teatrale di quella stagione, forse p e r c h sapeva
c h ' e r a s g r a d i t a , p e r i suoi patriottici accenti, alle a u t o r i t
austriache o r m a i s a l d a m e n t e p a d r o n e del Lombardo-Veneto, e rifiut di c o l l a b o r a r e al Conciliatore finalmente n a t o e
gi alle p r e s e c o n la c e n s u r a . A t o r m e n t a r l o c'era a n c h e , e
s e m p r e di pi, il p a d r e Tosi, che ogni poco gli si presentava
col cipiglio del creditore, a reclamare il p r o m e s s o lavoro sulla m o r a l e cattolica, c h e n o n gli riusciva p o r t a r e a t e r m i n e .
L u n g i dal r i s p o n d e r e p e r le r i m e a q u e l rozzo p r e t e , Manzoni tergiversava e cercava scuse, c o m e se si riconoscesse in
colpa. E forse fu a n c h e p e r sfuggire a quella p e r s e c u z i o n e
c h e decise di t o r n a r e a Parigi c o n la m a d r e , la m o g l i e e i
q u a t t r o figlioletti.
A q u a n t o p a r e , la sua intenzione e r a di stabilircisi definit i v a m e n t e , m a l g r a d o le difficolt c h e si f r a p p o n e v a n o alla
sistemazione di u n a famiglia cos n u m e r o s a , tant' vero che
aveva avviato p r a t i c h e p e r la v e n d i t a sia della casa di citt
c h e di Brusuglio. Rivide i vecchi amici, se ne fece di nuovi,
soprattutto giansenisti. Ma d o p o qualche mese fu colto dalla nostalgia e t o r n , giusto in t e m p o p e r trovarsi in mezzo a
un altro di quei subbugli che tanto paventava.
Si avvicinavano i moti del ' 2 1 , e la polizia si e r a fatta ancora pi sospettosa e vessatoria. // Conciliatore era stato soppresso d o p o pochi mesi di vita, e la citt e r a tutta un rincorrersi di voci. Si diceva c h ' e r a alle viste u n a rivoluzione organizzata da u n a potentissima e misteriosa societ segreta, la
Carboneria, che p e r n o n doveva essere tanto segreta e misteriosa, s tutti ne conoscevano i capi. Si diceva che Confa398
tusiasmato. Tuttavia l'idea di scriverne u n o anche lui gli mat u r in c o r p o l e n t a m e n t e e p e r successive provocazioni.
S e m p r e p e r d o c u m e n t a r s i sull'Adelchi, consult le Cronache
milanesi del Ripamonti dove trov le vicende di suor Virginia
di Lejda, la famosa monaca di Monza. Scrisse d u e capitoli,
II curato e Fermo, c h ' e r a n o r i s p e t t i v a m e n t e i ritratti di D o n
A b b o n d i o e di Renzo T r a m a g l i n o , pi u n ' i n t r o d u z i o n e . Riprese e concluse la tragedia. Poi t o r n a quei suoi personaggi del Seicento e alle loro vicende, ma con l'intenzione di farne u n a cantafavola. N o n si riteneva tagliato p e r il r o m a n zo: Io sono un u o m o impacciato nel cervello e nella lingua
confessava in u n a lettera. Era incerto su tutto, anche sul titolo. Il p r i m o abbozzo si chiam Fermo e Lucia, ed era piuttosto
sconnesso p e r c h il p r i m o capitolo, d e d i c a t o a un famoso
processo c o n t r o dei p o v e r i diavoli t o r t u r a t i e uccisi c o m e
untori, cio c o m e p r o p a g a t o r i di peste n e l l ' e p i d e m i a del
1630, faceva p a r t e a s, senza fondersi col resto. Ci vollero
c i n q u e a n n i p e r c h il Fermo e Lucia diventasse Gli sposi promessi e poi {promessi sposi.
Ma, se M a n z o n i stentava t a n t o a i m p a d r o n i r s i del r o m a n z o , il r o m a n z o n o n s t e n t p u n t o a i m p a d r o n i r s i di
Manzoni, che p e r la p r i m a volta conosceva l'ebbrezza di un
totale a b b a n d o n o all'opera creativa. In questo p e r i o d o egli
visse i n t e r a m e n t e calato nei suoi p e r s o n a g g i e nelle loro vic e n d e , e di ogni capitolo che portava a t e r m i n e dava lettura
la sera alla m a d r e , alla moglie, al canonico Tosi, al Visconti e
al Fauriel, v e n u t o ospite a Brusuglio, a n n o t a n d o in m a r g i n e
le loro osservazioni, s u g g e r i m e n t i e censure. F u r o n o Tosi e
Fauriel che per esempio lo i n d u s s e r o a r i d u r r e e a t t e n u a r e
l'episodio della m o n a c a di Monza, sia p u r e p e r diverse ragioni: l'uno p e r salvare la Chiesa, l'altro p e r salvare l'equilibrio narrativo.
Il r o m a n z o fu pubblicato, come oggi si dice; a puntate:
i p r i m i d u e tomi nel ' 2 5 , il terzo nel '27. Manzoni n o n finiva
mai di a p p o r t a r v i c o r r e z i o n i a n c h e sulle bozze di s t a m p a ,
che rivelano le sue incertezze, perplessit e t o r m e n t i . A la400
ni
d o v e t r o v a r l a , quella b e n e d e t t a l i n g u a , che f o s s e i n s i e m e
t a n t o c o r r e t t a e p o p o l a r e s c a da p o t e r stare, nei d i a l o g h i ,
t a n t o sulla bocca del C a r d i n a l B o r r o m e o che su quella del
c o n t a d i n o Renzo?
Fu allora c h e M a n z o n i p e n s di sciacquare i p a n n i in
Arno, cio di a n d a r e a cercarsi quella lingua a Firenze.
q u e s t o c h e molti letterati l o m b a r d i n o n gli p e r d o n a n o , e
n o n senza q u a l c h e f o n d a t e z z a . Effettivamente, certi vezzi
della parlata toscana (e n o n s e m p r e Manzoni ebbe m a n o felice nello sceglierli) in bocca agli umili p e r s o n a g g i brianzoli
del r o m a n z o , stonano e fanno r i d e r e : i p a n n i di Agnese e di
Lucia, p e r esempio, si prestavano poco a quel bucato. Ma il
p r o b l e m a , p e r M a n z o n i , n o n era d i t r o v a r e u n lessico p i
p u r o , q u a l e c r e d o n o di p a r l a r e i campanilisti toscani, c h e
n o n sono pi intelligenti di quelli lombardi. Ci che Firenze
offriva e forn al M a n z o n i e r a b e n a l t r o , e p r o p r i o quello
che pi gli abbisognava e di cui a n d a v a affannosamente in
cerca: il m o d e l l o di u n a l i n g u a che aveva abolito, o p e r lo
m e n o di g r a n lunga ridotto il divario fra il vocabolario delle
p e r s o n e colte e quello del p o p o l o . E p e r un motivo semplicissimo: che q u e s t a l i n g u a n o n e r a n a t a nella C o r t e o nell'Accademia, c o m e in tutto il resto d'Italia, ma nella fattoria, cio dal dialogo fra il signore e il c o n t a d i n o . I toscani
n o n p a r l a v a n o e n o n p a r l a n o un italiano migliore degli altri; ma quello che p a r l a n o , lo p a r l a n o tutti, il colto e l'incolto, il nobile, il borghese e l'artigiano. Fra i vari ceti sociali, a
Firenze, c' s e m p r e stata lotta, ma mai incomunicabilit. Il
c a r d i n a l e B o r r o m e o f i o r e n t i n o s ' i n t e n d e v a col suo R e n z o
n o n p e r c h parlava il suo dialetto, come a Milano, ma perch Renzo parlava la sua lingua. E siccome M a n z o n i aveva
bisogno p r o p r i o di questo, di u n a lingua che fosse nello stesso t e m p o del Cardinale e di Renzo, e ne r e n d e s s e plausibile
la c o n v e r s a z i o n e , e r a logico che a n d a s s e a cercarsela a Fir e n z e . Lo cap b e n i s s i m o il C a p p o n i c h e , s c r i v e n d o n e al
Vieusseux, gli diceva, a proposito del r o m a n z o : La g r a n d e
questione di sapere se sar letto: ne dubito un poco, d o p o
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gio che le rese fu la dedica dell'Adelchi alla diletta e venerata sua m o g l i e E n r i c h e t t a Luigia B l o n d e l , la q u a l e i n s i e m e
c o n le affezioni c o n i u g a l i e c o n la s a p i e n z a m a t e r n a p o t
serbare un a n i m o verginale: parole talmente convenzionali e di circostanza che n o n ci p a r e di p o t e r n e d e d u r r e nulla,
se n o n a p p u n t o un eccessivo rispetto delle convenzioni. Finito il lutto, si rispos con u n a vedova, Teresa Stampa, quindici a n n i p i g i o v a n e d i lui, c o m e aveva fatto s u o n o n n o
Beccaria di cui, q u a n d o rimase vedovo, tutti avevano t e m u to il suicidio.
Della profondit dei suoi affetti, d u b i t i a m o molto. Sentim e n t a l m e n t e , M a n z o n i e r a p i u t t o s t o frigido, c o m e quasi
s e m p r e lo sono, a n c h e p e r difesa, i malati di nervi. Ci ch'egli e i biografi c h i a m a n o r a s s e g n a z i o n e ai voleri di Dio,
n o n era forse che un istintivo rifiuto delle commozioni. U n a
d o p o l'altra gli m o r i r o n o q u a t t r o figlie, t u t t e s t r o n c a t e a
ventisei a n n i dallo stesso male della m a d r e . I maschi n o n gli
d e t t e r o che dispiaceri e d o v e t t e r o c o n t i n u a m e n t e r i c o r r e r e
p e r a i u t o di d e n a r o a lui, c h e quasi s e m p r e glielo n e g .
M a n z o n i n o n e r a avaro, m a e r a convinto d i essere sull'orlo
del dissesto e r i d o t t o alla fame con tutti quei figlioli scapestrati e il mezzo plotone di nipoti che si ritrovava sulle spalle. I n realt avrebbe p o t u t o benissimo, v e n d e n d o u n p o ' del
suo cospicuo p a t r i m o n i o t e r r i e r o , s a n a r e la situazione. Ma
n o n capiva n u l l a d i q u e s t e cose, anzi p r e f e r i v a i g n o r a r l e ,
s e m p r e p e r salvaguardare la p r o p r i a tranquillit. Per strano
c h e oggi possa p a r e r e , I promessi sposi, n o n o s t a n t e il l o r o
e n o r m e successo, n o n gli avevano reso un soldo. La seconda moglie lo convinse ad a s s u m e r n e in p r o p r i o la s t a m p a e
la diffusione, e ci rimise ottantamila lire, cifra p e r quei tempi colossale. N o n li r e c u p e r m a i p i . Solo molti a n n i p i
t a r d i , e d o p o u n a l u n g a causa in t r i b u n a l e , riuscir a farsi
d a r e dall'editore L e m o n n i e r t r e n t a c i n q u e m i l a lire.
U m a n a m e n t e , l ' u o m o n o n ispira molte simpatie. N o n gli
si conoscono bassezze n acredini nei confronti di n e s s u n o ,
ma n e a n c h e slanci di amicizia e di solidariet. Era dotato di
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u m o r i s m o , m a n e faceva u n uso molto m o d e r a t o p e r l a p a u ra di offendere e di crearsi inimicizie. Tutta la sua vita di relazione a n c h e con gl'intimi, forse perfino con la moglie, e r a
i m p r o n t a t a a u n a cauta diplomazia. E sotto i suoi m o d i gentili e un p o ' u n t u o s i c'era s o p r a t t u t t o la p r e o c c u p a z i o n e di
n o n lasciarsi coinvolgere nelle vicende di quei t e m p i calamitosi n trascinare in amicizie che potessero m e t t e r e in pericolo la sua pace. Per l'Italia e la libert, fu tra gli u o m i n i che
pi fecero, ma a n c h e tra quelli che m e n o rischiarono.
N o n si p u fargliene colpa p e r c h tutto questo aveva orig i n e nella sua fisiologia, o nella sua p a t o l o g i a . Ma n o n si
p u n e m m e n o esimersi dal constatarlo, a n c h e p e r capire i
suoi a t t e g g i a m e n t i nelle successive e m e r g e n z e n a z i o n a l i .
Q u e s t o p o e t a c h e d e t t e p i di Alfieri e di Foscolo, e senza
mai a s s u m e r n e le pose gladiatorie e i toni declamatori, fu il
v e r o Vate dell'Italia, l o r i t r o v e r e m o s e m p r e a r r u o l a t o nei
servizi ausiliari.
CAPITOLO T R E N T O T T E S I M O
DE MAISTRE
spesso capita ai preti, f o r m a r o n o in lui u n a coscienza cattolica a p r o v a di b o m b a . Egli rimase s e m p r e con loro in r a p porti filiali, tanto da contestare con violenza la Bolla con cui
Clemente XV soppresse l ' O r d i n e : e n o n fu l'unica volta che
si sent pi cattolico del Papa.
A quindici a n n i e n t r a far p a r t e di u n a curiosa associazione detta dei penitenti neri, il cui compito era di accomp a g n a r e al patibolo, sostenendoli e i n c o r a g g i a n d o l i , i cond a n n a t i a m o r t e . N o n c' d u b b i o che fu questo tirocinio di
l u g u b r e filantropia a ispirargli p i t a r d i quell'elogio del
boia c h e r e s t a forse la p i bella pagina d e l l ' o r r o r e della
saggistica m o n d i a l e .
Gli studi li fin, e s e m p l a r m e n t e , a T o r i n o , e senza d u b b i
sulla p r o p r i a vocazione. A differenza di quasi tutti gli altri
suoi coetanei, n o n era stato m i n i m a m e n t e t e n t a t o n dalla
poesia n dalla politica. Per un nobile c o m e lui, di nobile
n o n c'era che il servizio di Stato: avrebbe ricalcato le o r m e
di suo p a d r e , e infatti e n t r in m a g i s t r a t u r a c o m e assistente
del p r o c u r a t o r e g e n e r a l e d i C h a m b r y . L a sua c u l t u r a e r a
solida, ma limitata alla teologia, al diritto e all'economia. Fu
solo p e r effetto di contagio che nella sua m e n t e si svegliarono altri interessi. La rivoluzione francese si avvicinava, e anc h e l in Savoia g i u n g e v a q u a l c h e riflesso d e l g r a n movim e n t o d'idee ch'essa scatenava. Il loro veicolo era la Massoneria, a cui a n c h e De Maistre s'iscrisse.
Q u e s t o il capitolo p i c o n t r o v e r s o della sua rettilinea
vita, l'unico c h e gli venga rinfacciato c o m e u n ' i n c o e r e n z a .
Ma si t r a t t a di un e q u i v o c o . C o m e a b b i a m o gi d e t t o , la
Massoneria di quel t e m p o era divisa in parecchi filoni di diversissima ispirazione ideologica che, riportati al vocabolario d'oggi, si p o t r e b b e r o a n c h e c h i a m a r e di destra, di cent r o e di sinistra. Di sinistra e r a n o p e r e s e m p i o le logge dei
cosiddetti Illuminati di Baviera, f r a n c a m e n t e massimalisti e rivoluzionari. Di c e n t r o e r a n o le logge di rito scozzese,
ispirate ai princpi illuministi, cio riformatori, di cui facev a n o p a r t e a n c h e molti Sovrani. Di destra era u n a c o r r e n t e
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s t r u t t u r e al m o d e l l o di u n a R a g i o n e assoluta e u n i v e r s a l m e n t e valida. Figlio di H u m e - un filosofo che lo aveva p r e c e d u t o di q u a l c h e d e c e n n i o -, B u r k e rifiutava questa posizione. U n a verit assoluta e u n i v e r s a l m e n t e valida, diceva,
esiste solo nel c a m p o delle scienze a s t r a t t e , c o m e la m a t e matica, sulle cui regole si possono i m p o s t a r e delle operazioni che valgono s e m p r e e d o v u n q u e . Ma in u n a realt composita e concreta, qual u n a societ, i r a p p o r t i n o n sono affatto necessari, cio a u n a d e t e r m i n a t a causa n o n c o r r i s p o n d e s e m p r e quel d e t e r m i n a t o effetto, p e r c h u n a societ
vi r i s p o n d e in un m o d o e un'altra in un altro. Sia detto p e r
inciso, q u e s t a tesi, c h e H u m e estese a n c h e alla religione e
alla m o r a l e , influenz tutta la filosofia successiva, c o m p r e s a
quella di Kant. Ma questo un discorso che n o n ci riguarda.
B u r k e l'applic alla politica, ma s v i l u p p a n d o l a fino alle
c o n s e g u e n z e e s t r e m e . Quella che o r g o g l i o s a m e n t e si chiama la ragione, egli dice, n o n sono che le opinioni, s e m p r e
soggettive e a r b i t r a r i e , di alcuni p e n s a t o r i che r i e s c o n o a
i m p o r l e i n u n c e r t o e p e r u n c e r t o m o m e n t o : m o d e , infatuazioni. La vera r a g i o n e della societ b e n altro: quell'insieme di pregiudizi, cio di sentimenti, di convinzioni,
e anche di convenzioni, di miti e di tab che formano il pat r i m o n i o di u n a comunit, sia essa la famiglia, o la classe sociale, o la n a z i o n e . Q u e s t o p a t r i m o n i o n o n n e t e r n o n
universale. Varia da Paese a Paese e si trasforma nel t e m p o
p e r adeguarsi ad esigenze s e m p r e n u o v e e diverse, ma n o n
s o p p o r t a t r a u m i che ne r o m p a n o la continuit. E il lettor e , a q u e s t o p u n t o , avr capito l'antitesi. Da u n a p a r t e l'ideologia rivoluzionaria francese che inventa, o c r e d e d'inventare, u n m o n d o assolutamente n u o v o , che r i n n e g a tutto
il suo passato, e q u i n d i a n c h e la sua storia, i m p o n e n d o all ' u o m o di vivere s e c o n d o u n a r a g i o n e astratta, immobile e
assoluta. Dall'altra l'ideologia storicistica inglese, che postula un sistema in cui alla societ consentito di svilupparsi e
p r o g r e d i r e , m a s e m p r e i n a r m o n i a coi suoi pregiudizi,
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p r e t e n d e v a dirigere da P i e t r o b u r g o l'educazione. A u n a di
esse c h e a s s u m e v a pose di suffragetta, r i c o r d a v a c h e u n a
d o n n a a t t r a e n t e e graziosa si sposa p i facilmente di u n a
dotta, p e r c h p e r sposare u n a dotta basta essere senza orgoglio, qualit molto rara, m e n t r e p e r sposare u n a d o n n a graziosa basta essere pazzo, qualit molto comune e che una
d o n n a n o n p u essere s u p e r i o r e che c o m e d o n n a ; dal m o m e n t o i n cui v u o l e e m u l a r e l ' u o m o , n o n c h e u n a scimmia.
De Maistre assist all'invasione della Russia da p a r t e di
N a p o l e o n e nel '12, e i suoi r a p p o r t i su quei drammatici avvenimenti costituiscono tuttora u n d o c u m e n t o d i palpitante
interesse che getta qualche d u b b i o sulla ricostruzione fattane a posteriori dagli storici. A sentir lui, le ritirate di Kutuzov,
p i c h e a un calcolato p i a n o strategico, f u r o n d o v u t e alle
esitazioni dello Zar, che fin p e r b a t t e r e il n e m i c o solo p e r ch n o n trov mai il coraggio di affrontarlo.
La Restaurazione lo deluse p r o f o n d a m e n t e . La Costituzione concessa da Luigi X V I I I ai francesi gli p a r v e un vero
e p r o p r i o t r a d i m e n t o . Ci s ' i n g a n n e r e b b e i n f i n i t a m e n t e
- scrisse - a c r e d e r e che il Re di Francia risalito sul t r o n o
dei suoi a n t e n a t i . Egli salito solo sul t r o n o di B o n a p a r t e ,
ed gi u n a g r a n fortuna p e r l'umanit. Ma siamo b e n lont a n i d a l r i p o s o . La Rivoluzione fu d a p p r i m a d e m o c r a t i c a ,
p o i oligarchica. O g g i m o n a r c h i c a ; ma c o n t i n u a a fare il
suo corso. Q u a n t o alla Santa Alleanza, ci vide solo l'ennesimo m o s t r o p a r t o r i t o dall'illuminismo; e se quella s t r a n a
combinazione fu qualcosa, fu p r o p r i o questo.
A tali motivi di s c o n t e n t e z z a , si a g g i u n g e v a n o a n c h e
quelli personali. Per i servigi che aveva reso e p e r il credito
di cui g o d e v a n e l l ' a m b i e n t e d i p l o m a t i c o , De Maistre si
a s p e t t a v a c h e il Re lo m a n d a s s e a V i e n n a , d o v e si stavano
n e g o z i a n d o i trattati di pace, come plenipotenziario del Piem o n t e . Invece fu lasciato in disparte e poi richiamato a Tor i n o . Vi giunse nel '17, d o p o u n a sosta a Parigi d o v e fu accolto c o m e il capo-scuola dai cosiddetti ultras, gli oltranzisti
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me lingua. vero che i suoi pi rispettabili discepoli e cont i n u a t o r i f u r o n o stranieri e s o p r a t t u t t o francesi: i L a m e n nais (prima dell'apostasia), i Barbey d'Aurevilly, i Veuillot, i
Bloy. Ma se in Italia il t e r m i n e reazionario diventato sin o n i m o di forcailo, a p p u n t o p e r c h , invece che ai De
Maistre, i reazionari italiani preferiscono ispirarsi ai Principi di Canosa. E cos avvenuto che m e n t r e i francesi possono essere intelligenti, spregiudicati e m o d e r n i anche da reazionari, i r e a z i o n a r i italiani sono c o n d a n n a t i a r e s t a r e solo
degli squallidi e sgrammaticati caporali.
CAPITOLO TRENTANOVESIMO
ROSSINI
sto subito b u t t a n d o gi i n p o c h i g i o r n i u n a n u o v a o p e r a ,
Elisabetta regina d'Inghilterra, tagliata sulla m i s u r a del sopran o c h e l a i n t e r p r e t : Isabella C o l b r a n , u n a s p a g n o l a t u t t a
g o l a e sesso, c h ' e r a l ' a m a n t e d e l l ' i m p r e s a r i o . Rossini che
l'aveva gi sentita a Bologna e a m m i r a t a n o n soltanto p e r la
s t u p e n d a voce, se ne i n n a m o r subito, s e b b e n e lei avesse
sette a n n i pi di lui. Barbaja, a q u a n t o p a r e , n o n sollev difficolt. P r i m a accett il menage a tre, poi si trasse in disparte
lasciando che i d u e si sposassero e r e s t a n d o con loro in eccellenti r a p p o r t i .
N o n a v e n d o firmato con lui n e s s u n a esclusiva, Rossini
accolse l'invito di c o m p o r r e d u e o p e r e a n c h e p e r il d u c a Cesarmi Sforza, i m p r e s a r i o del t e a t r o Argentina di R o m a . La
p r i m a fu u n ' o p e r a seria, e c a d d e . Per la seconda, fu Rossini
stesso a c h i e d e r e che il libretto fosse tratto dalla c o m m e d i a
di B e a u m a r c h a i s , // barbiere di Siviglia. Sulla nascita di q u e sto lavoro c o r r o n o molte l e g g e n d e . Si detto che ci furono
delle i n g e r e n z e da p a r t e della c e n s u r a papale, e n o n vero.
Si detto che Rossini chiese il p e r m e s s o di u s a r e quel libretto a Paisiello, che lo aveva musicato venticinque a n n i p r i m a .
E n e m m e n o questo vero p e r c h a quei t e m p i tutti attingevano agli stessi libretti, che poi e r a n o quasi s e m p r e quelli di
Metastasio. Si detto a n c h e che Rossini ficc nella p a r t i t u r a
b r a n i di musica altrui; e q u e s t o vero, ma solo a m e t , in
q u a n t o f u s o l t a n t o p a r e c c h i o t e m p o d o p o c h ' e g l i sostitu
u n ' a r i a con un'altra composta da R o m a n i (il famoso Manca
un foglio di Don Bartolo). Ma il lettore n o n trasalga: allora
le o p e r e si m o n t a v a n o cos, p r e n d e n d o n e di q u a e di l
pezzi pescati nel magazzino p r o p r i o o in quello degli altri.
Q u a n t o al t e m p o che gli occorse p e r la c o m p o s i z i o n e , egli
disse a W a g n e r di averci impiegato dodici giorni, ma secondo il t e n o r e Garca f u r o n o solo otto. C o m e c o m p e n s o ricevette m i l l e d u e c e n t o franchi e un vestito con b o t t o n i d ' o r o
p e r far bella figura nell'orchestra dove usava che il c o m p o sitore sedesse al cembalo.
L'opera a n d in scena il 20 febbraio d e l '16 e fu, c o m e
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tutti s a n n o , un colossale fiasco. Ma era un fiasco prefabbricato da u n a claque di nemici del Cesarini. La seconda sera i
fischi furono rintuzzati dagli applausi, e da allora in poi n o n
fu che un crescendo di s t a m p o tipicamente rossiniano. Da
tutte le parti d'Italia e d ' E u r o p a v e n n e r o gl'intenditori p e r
r e n d e r s i c o n t o di q u e l c o n t r o v e r s o lavoro, e a n c h e quelli
pi ostili, c o m e B r a h m s e Berlioz, c o n v e n n e r o che la cosiddetta opera buffa n o n aveva mai r a g g i u n t o , q u a n t o a ricchezza inventiva, vivacit, brio, freschezza e m o v i m e n t o , simili altezze. P r o b a b i l m e n t e vi c o n t r i b u a n c h e l'affinit fra
Rossini e B e a u m a r c h a i s , e n t r a m b i portati pi allo spirito e
all'ironia che al s e n t i m e n t o . Q u e i p e r s o n a g g i s e m b r a v a n o
fatti a p p o s t a p e r quella musica, fortuna c h e a Rossini n o n
capiter mai pi.
A ventisei a n n i Rossini e r a se n o n il p i g r a n d e , certo il
pi p o p o l a r e c o m p o s i t o r e d ' E u r o p a . C h i u n q u e altro forse
si sarebbe sentito schiacciato dalle responsabilit che ne derivavano. Lui, n o . Per nulla s p a u r i t o dall'attesa che creava
nel pubblico ogni sua n u o v a o p e r a , seguitava a c o m p o r n e a
getto c o n t i n u o con u n a disinvoltura che spesso sconfinava
nell'incuria. Accettava qualsiasi libretto, anche il pi idiota e
a s s u r d o : Datemi il c o n t o della l a v a n d a i a - diceva -, e vi
m e t t o i n musica a n c h e quello. M a n o n e r a p r e s u n z i o n e :
a n c h e al c o l m o del suo successo, Rossini restava un u o m o
semplice, affabile, e di u n a modestia che qualche volta, nei
confronti dei suoi rivali, d i v e n t a v a a d d i r i t t u r a umilt. Era
giovane, era sano, e r a allegro, tutto gli era facile, c o m p r e s o
il lavoro p e r c h di musica e r a t u r g i d o c o m e u n a m u c c a di
latte. C o m e disse pi t a r d i , n o n aveva bisogno di a n d a r e a
cercar le m e l o d i e p e r c h e r a n o le m e l o d i e che v e n i v a n o a
c e r c a r e lui. Q u a n d o Barbaja gli p r o p o s e d i m u s i c a r e u n
Otello, n o n mosse obbiezioni: n e a n c h e Shakespeare gli faceva p a u r a , e Byron scrisse c h e n e s s u n o lo aveva servito m e glio di lui e disservito peggio del librettista Berio che infatti
aveva fatto del testo un o r r e n d o scempio.
Basta s c o r r e r e l ' a n a g r a f e delle s u e o p e r e p e r r e n d e r s i
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conto della sua mostruosa vena. In tre a n n i ne p r o d u s s e dodici fra farse, d r a m m i , m e l o d r a m m i e perfino azioni sacre.
N o n tutte furono successi p e r c h qualche volta il pubblico si
spazientiva di quel suo eccessivo tirar via. Ma gl'insuccessi,
di cui dava r e g o l a r m e n t e notizia alla m a d r e m a n d a n d o l e il
d i s e g n o d i u n f i a s c o , n o n t u r b a v a n o m i n i m a m e n t e i l suo
b u o n u m o r e e t a n t o m e n o il suo r o b u s t o a p p e t i t o . N o n e r a
un ghiottone, come lo h a n n o descritto, ma un raffinato epic u r e o , e n o n soltanto a tavola. Gli p i a c e v a n o i bei vestiti, i
begli o g g e t t i , e n o n p a r l i a m o delle belle d o n n e , di cui la
Colbran ebbe il b u o n senso di accettare la concorrenza. Oltre tutto, era a n c h e spiritosissimo, ma senza cattiveria e, n o nostante la modestia delle sue origini, sapeva stare, tra i signori, da signore.
Q u a n d o , c h i a m a t o v i d a Barbaja c h e n e aveva p r e s o i n
a p p a l t o l ' o p e r a , a n d a V i e n n a , la citt gli c a d d e ai p i e d i ,
d i m e n t i c a n d o p e r lui i suoi Mozart e i suoi H a y d n . Fu Rossini a ricordarglieli d i c h i a r a n d o c o n m o l t a cavalleria c h e
g r a n p a r t e di quel che era egli lo doveva a p p u n t o a quei d u e
maestri che riconosceva molto pi g r a n d i di se stesso. Natur a l m e n t e questo n o n fece che aizzare l'entusiasmo dei viennesi, n o n o s t a n t e la s o r d a g u e r r a fattagli da W e b e r c h e lo
considerava il Lucifero della musica, il quale p u fare qualsiasi cosa, a n c h e il b e n e , ma n o n s e m p r e lo vuole. Ma Rossini riusc a conquistare a n c h e lui. Riusc a conquistare perfino Beethoven che, c o m p l e t a m e n t e s o r d o e chiuso in selvatica solitudine, n o n si lasciava avvicinare da nessuno, ma p e r
Rossini fece eccezione. Questi ha lasciato dell'incontro u n a
patetica testimonianza che gli fa molto o n o r e . Beethoven lo
felicit p e r il Barbiere e gli r a c c o m a n d di restare nell'opera
buffa. Quella seria - gli disse - m a l si a d a t t a agl'italiani.
N o n avete a b b a s t a n z a c o n o s c e n z a musicale p e r t r a t t a r e il
dramma... Q u a n d o Rossini si p r o v a e s p r i m e r e l'ammirazione c h e p r o v a v a p e r lui, B e e t h o v e n lo f e r m c o n un gesto: Oh, un infelice! disse, b e n l o n t a n o d a l l ' i m m a g i n a r e
c h e il suo i n t e r l o c u t o r e lo s a r e b b e d i v e n t a t o un g i o r n o
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q u a n t o e forse pi di lui. Coi suoi amici viennesi, Rossini fece il diavolo a q u a t t r o p e r convincerli a d a r e al g r a n d e m a e stro u n a casa d e c e n t e e di che vivere c o m o d a m e n t e . Vend e r e b b e tutto - gli dissero - e troverebbe il m o d o di ripiomb a r e nella sua miseria.
C o n f r o n t a n d o l a alla sua s o l i t u d i n e , Rossini si sentiva a
disagio p e r l'ammirazione di cui e r a bersaglio. N o n sapeva
c o m e far fronte agl'inviti, e di notte la folla gli faceva la ser e n a t a cantandogli sotto le finestre i motivi del Barbiere, della Cenerentola, della Gazza ladra. Per sdebitarsi, p r i m a di partire, dedic ai viennesi un Addio e u n a marcia p e r b a n d a militare, che pi tardi p e r si riprese inserendola nella famosa
ouverture del Guglielmo Teli.
La gloria di q u e s t ' u o m o limitata solo dai confini della
civilt scrisse S t e n d h a l d o p o il trionfo della Semiramide,
c o m p o s t a a Venezia in t r e n t a t r g i o r n i . A n d a L o n d r a
c h i a m a t o da Giorgio IV, c h e volle c a n t a r e un d u e t t o della
Cenerentola c o n lui. A n d a M a d r i d , ospite di F e r d i n a n d o
V I I . A n d a Parigi dove gli p r o p o s e r o la direzione del p r e stigioso T e a t r o Italiano. Poteva o r m a i avere quel che voleva,
ma cominciava a n o n volerlo p i con l'ingordigia e la gioia
di vivere di u n a volta. Gli e r a m o r t a la m a d r e , cui era legatissimo. Viveva o r m a i separato dalla Colbran c h ' e r a rimasta
a B o l o g n a e n o n a n d a v a p u n t o d ' a c c o r d o col vecchio Vivazza. E la sua salute, fin allora a p r o v a di b o m b a , d e n u n ziava q u a l c h e s c o m p e n s o : forse e r a n o i p r i m i s i n t o m i del
male che doveva di l a poco r i d u r l o a r o t t a m e . Q u e s t o n o n
gli aveva i m p e d i t o di d i v e n t a r e la vedetta n o n solo del
palcoscenico, ma a n c h e dei salotti di Parigi. In teatro p e r il
successo era d o v u t o pi alle vecchie che alle n u o v e o p e r e , le
quali n o n avevano suscitato g r a n d i entusiasmi, salvo l'Assedio di Corinto, che tuttavia piacque p e r ragioni pi politiche
che artistiche, la Grecia essendo in quel m o m e n t o di m o d a
p e r la sua rivolta contro i Turchi. Pi g e n u i n o fu il successo
del Mose, che Balzac qualific un i m m e n s o p o e m a musicale. Ma n o n e r a n o i trionfi del Barbiere, e soprattutto gli co430
sa, voleva seguire la sua vocazione, anche questa tipicamente francese, d'ispiratrice e impresaria d ' u n genio. Forse Rossini credette di averla sedotta. In realt fu lei a sedurlo, ma
n o n glielo fece r i m p i a n g e r e . Nessuna d o n n a avrebbe p o t u to essergli pi devota nelle d u r e p r o v e che lo a s p e t t a v a n o .
Isabella n o n o p p o s e molte resistenze alla separazione. Anzi,
q u a n d o Olimpia a n d a Bologna, la invit a colazione, e con
Gioacchino rimase s e m p r e in amichevoli r a p p o r t i .
Alcuni biografi dicono che a scatenare la malattia nervosa di Rossini fu il t r a u m a di s p a v e n t o ch'egli sub q u a n d o
volle p r o v a r e l'emozione del n u o v o aggeggio che la tecnica
aveva inventato: il t r e n o . Ma e v i d e n t e m e n t e c o n f o n d o n o la
causa con l'effetto. Se quell'innocua esperienza lo sconvolse
al p u n t o che n o n riusc a r i m e t t e r s e n e mai pi del tutto, fu
p e r c h era gi p r o f o n d a m e n t e malato, e del resto si vedeva:
a trentasei anni aveva p e r s o quasi tutti i denti, era diventato
obeso e flaccido, e p e r n a s c o n d e r e il cranio c o m p l e t a m e n t e
calvo doveva ricorrere alle p a r r u c c h e , di cui possedeva u n a
collezione. Secondo alcuni clinici che h a n n o studiato il suo
caso, d o v e v a trattarsi di u n a malattia v e n e r e a di cui forse
n o n si era accorto. Certo, gli effetti si rivelavano devastatori,
e n o n soltanto nel fisico. Dopo il Guglielmo Teli, che gi gli era
costato u n o sforzo p e r lui a b n o r m e , n o n gli era riuscito comp o r r e quasi pi nulla, e agli amici che lo sollecitavano dava
risposte evasive e c o n t r a d d i t t o r i e . A Pacini scrisse che u n ' e poca dominata dalla rapina, dalle barricate e dalle macchine
a v a p o r e (quel m a l e d e t t o treno!) n o n offriva motivi a u n a
musica c o m e la sua ispirata al s e n t i m e n t o e all'ideale, che a
dire il vero n o n e r a n o le sue note dominanti. A Wagner disse che q u a r a n t a o p e r e in m e n o di venti a n n i d a n n o un certo diritto alla stanchezza. Forse la confessione pi sincera fu
quella che fece al t e n o r e Donzelli: La musica vuol freschezza d'idee, io n o n ho che l a n g u o r e e idrofobia. La meravigliosa v e n a di cui il m o n d o n o n aveva mai conosciuto l'uguale, si era improvvisamente inaridita.
C o n t r o quel disfacimento che d u r oltre q u a r a n t a n n i e
432
CAPITOLO QUARANTESIMO
IL GIALLO DI M O D E N A
politica estera in netta antitesi con quella delle Potenze reazionarie della S a n t a Alleanza. Q u e s t ' u l t i m a si t r a d u s s e nel
principio del n o n - i n t e r v e n t o , con cui la Francia s'impegnava a i m p e d i r e , a n c h e con la forza, le interferenze di u n o Stato nelle faccende i n t e r n e di un altro Stato. E r a i n s o m m a la
sconfessione della politica c h e M e t t e r n i c h aveva p r a t i c a t o
dieci a n n i p r i m a c o n t r o Napoli e il Piemonte.
Gli effetti di q u e s t a p r e s a di posizione, che faceva della
Francia l'alta p a t r o n a dei m o v i m e n t i rivoluzionari e u r o p e i ,
s i v i d e r o subito. I n s u r r e z i o n i s c o p p i a r o n o u n p o ' d a p p e r t u t t o , ma s p e c i a l m e n t e in Belgio e in Polonia. Per c o o r d i narli, a Parigi s'era f o r m a t o un C o m i t a t o C o s m o p o l i t a , in
cui gli esuli italiani a v e v a n o g r a n p a r t e a n c h e p e r c h e r a
d o m i n a t o dall'indomabile B u o n a r r o t i , di cui esso fu anzi il
canto del cigno. Il vecchio t r i b u n o n o n perse t e m p o a redigere un p r o c l a m a e un p i a n o d'azione. Il p r o c l a m a diceva:
Cadano i tiranni, s'infrangano le c o r o n e , e sulle m i n e loro
sorga la Repubblica italiana u n a e indivisibile dalle Alpi al
m a r e . Il p i a n o e r a c h e u n a l e g i o n e di esuli p e n e t r a s s e in
Savoia dove, secondo B u o n a r r o t i , il p o p o l o sarebbe i m m e d i a t a m e n t e sorto in a r m i a p p i c c a n d o un incendio che si sar e b b e p r o p a g a t o fino alla Sicilia. I francesi avevano d a t o la
loro a d e s i o n e , anzi s ' i m p e g n a v a n o a c e d e r e a q u e s t a Italia
unita e repubblicana la Corsica in cambio di Nizza e Savoia.
In realt questi francesi e r a n o soltanto il vecchio g e n e r a le Lafayette, carico di gloria, ma a n c h e di arteriosclerosi, e
o r m a i r i d o t t o a u n a p a r t e di venerabile. Egli n o n sapeva
nulla delle cose nostre, ma n o n molto di pi ne sapeva B u o n a r r o t i , d i cui q u e s t o p i a n o d i m o s t r a n o n l a generosit
- come dicono alcuni storici -, ma la faciloneria e il retorico
massimalismo. Ad esso tent invano di o p p o r s i il Poerio, red u c e dalla galera e dalle esperienze n a p o l e t a n e del ' 2 1 . Via
via che parlava - e parlava benissimo -, B u o n a r r o t i lo guatava con occhi carichi d'odio m o r m o r a n d o : E lui, tutto lui,
a n c h e nei gesti e nella voce: quella canaglia di Mirabeau.
E r a n o trascorsi quasi q u a r a n t ' a n n i , ma l'inguaribile giacobi438
no pontificio, affidare il p o t e r e allo stesso Carlo Luigi Napoleone c o m e Reggente, e p p o i consegnarlo al Duca di Reichstadt d o p o averlo rapito a Vienna. Le autorit lo riseppero subito e s affrettarono a sfrattare i congiurati, fra i quali
c'era a n c h e Maroncelli, da p o c o liberato con Pellico dallo
Spielberg. Luigi N a p o l e o n e fu rispedito con sua m a d r e a Firenze, ma n o n per questo smise di complottare: era in contatto con la Carboneria, anzi p a r e che vi fosse stato regolarm e n t e iniziato.
Questi intrighi piuttosto dilettanteschi dimostrano la
fondamentale debolezza di un rivoluzionarismo in attesa di
u n a soluzione dal di fuori. Si rivolgevano a un N a p o l e o n e
un p o ' nella i n g e n u a speranza che quel fascinoso n o m e bastasse a c o m p i e r e il miracolo, un p o ' p e r c h Santi indigeni a
cui votarsi n o n ne avevano. La reazione dei Principi italiani
alle b a r r i c a t e di Parigi e r a stata d ' i r r i g i d i m e n t o . Siccome
tutti, salvo forse il G r a n d u c a di Toscana, si r e g g e v a n o sulle
baionette austriache, si sentivano minacciati dal principio di
n o n - i n t e r v e n t o che li privava di quella garanzia. Ma a sping e r e la loro avversione al n u o v o r e g i m e francese sino alla
furia e all'invettiva furono p r o p r i o i d u e Principi su cui, d o po la catastrofe napoleonica, si e r a n o a p p u n t a t e le s p e r a n z e
dei patrioti.
Il p r i m o fu Carlo Alberto che, in u n a lettera a Carlo Felice, auspicava u n a spedizione militare contro questo scellerato, c o d a r d o e infame Orlans, e vi si prenotava. Il povero C a r i g n a n o n o n si era a n c o r a riavuto dal t r a u m a del ' 2 1 ,
q u a n d o aveva t e m u t o di essersi giuocato il t r o n o p e r le sue
c o n n i v e n z e coi liberali. Ma forse a f o m e n t a r e in lui lo zelo
assolutistico influiva la c o n c o r r e n z a del D u c a di M o d e n a ,
c h e aveva scritto a n c h e lui a Carlo Felice u n a lettera indignata, in cui gli a n n u n z i a v a che aveva r i m a n d a t o al n u o v o
Re di Francia, senza n e m m e n o aprirla, la lettera che questi
gli aveva spedito; e che, siccome Metternich gli aveva consigliato m a g g i o r p r u d e n z a , lui gli aveva risposto che un Sov r a n o posto sul t r o n o da Dio n o n poteva accettarne u n o p o 440
c o n d u r r e dal Duca. Cosa si dissero, n o n si sa. Il Galvani afferma che a n c h e lui accett di fargli da spia. Q u e s t o in antitesi n o n solo col c a r a t t e r e del p e r s o n a g g i o , ma a n c h e coi
fatti. U n a cosa sola si p u d i r e con certezza: che da questo
m o m e n t o Menotti si gett nell'impresa con a r d o r e e la condusse da u o m o convinto di avere il Duca dalla sua. A n d a
B o l o g n a , a Forl, a R a v e n n a p e r riallacciare i c o n t a t t i coi
vecchi Cugini e stabilire un p r o g r a m m a di azione c o m u n e .
I n c o n t r m o l t e difficolt p e r c h in questi centri Francesco
lo conoscevano meglio che a Parigi e a L o n d r a , tanto che a
B o l o g n a M e n o t t i c o r s e rischio d i essere assassinato c o m e
a g e n t e p r o v o c a t o r e . Ma il suo e n t u s i a s m o e r a tale c h e fin
p e r vincere le altrui diffidenze. Solo Firenze vi si d i m o s t r
refrattaria: e r a diffcile i n d u r r e i toscani a b a r a t t a r e il loro
L e o p o l d o con Francesco. C a p p o n i rispose, profeticamente:
Signor M e n o t t i , vi a m m i r o e vi c o m p i a n g o : voi s a r e t e la
vittima del Duca di M o d e n a . Tuttavia a n c h e l u n a recluta
la fece: Luigi N a p o l e o n e , s e m p r e alla ricerca di occasioni
p e r mettersi in vista agli occhi dei francesi.
Dopo o g n u n o di questi viaggi, t o r n a v a a M o d e n a a rifer i r n e a Francesco, p r e s s o cui o c c u p a v a o r a il p o s t o di Misley, quasi s e m p r e in missione all'estero. Il Duca ascoltava,
approvava, o p e r lo m e n o n o n dava segno di d i s a p p r o v a r e .
Se si p r o p o n e s s e di strumentalizzare il m o t o rivoluzionario
p e r accrescere i p r o p r i domini, o se fin d'allora mirasse solt a n t o a p r o c u r a r s i i n f o r m a z i o n i p e r p o t e r c o l p i r e , al m o m e n t o o p p o r t u n o , c o n m a g g i o r e efficacia, difficile d i r e .
Ma, d a t o il tipo, la seconda ipotesi pi verisimile della prima. Nel '29, p e r la m o r t e di sua m a d r e Ricciarda, aveva arr o t o n d a t o i suoi Stati con Massa e C a r r a r a , rinforzava i servizi di polizia e si t e n e v a in stretto c o n t a t t o e p i s t o l a r e con
C a r l o Felice cui, c h i e d e n d o g l i in p r e s t i t o alcuni c a n n o n i ,
scriveva: So che me la vogliono fare, ma essi mi t e m o n o e
io n o n t e m o affatto loro.
S e c o n d o Misley e il suo b i o g r a f o Ruffini, il D u c a fu in
b u o n a fede fino alla rivoluzione francese di luglio. Q u e l ri444
v o l g i m e n t o ne p r o v o c u n o a n c h e in lui e lo risospinse in
braccio al reazionarismo. Misley ne ebbe sentore, e da Parigi p i o m b a M o d e n a , dove un colloquio col Duca conferm
i suoi timori. Ne avvis Menotti, ma questi - dice Ruffini n o n c i c r e d e t t e , u n p o ' p e r c h n o n voleva crederci, u n p o '
p e r c h i fatti gli d i m o s t r a v a n o il c o n t r a r i o . Ch'egli p r e p a rasse l'insurrezione era n o t o a tutti, e tutti in citt ne parlavano. La sua casa parea u n a borsa di negozianti: chi a n d a va, chi veniva s di g i o r n o che di notte, la scuderia sembrava
u n o stallatico. Tutte le armi da caccia a d u e , a q u a t t r o colpi,
fucili, pistole t r o v a t e presso i m e r c a n t i di M o d e n a f u r o n o
c o m p r a t e in pochi giorni. La citt tutta e i paesi circonvicini
echeggiavano rivoluzione. Le d o n n e in molte case, senza rig u a r d o , si occupavano di sciarpe tricolori e di coccarde. La
polizia n o n poteva ignorarlo. E p p u r e , n o n interveniva.
La data fissata era il 5 febbraio (del '31). Gl'insorti sarebb e r o scesi in piazza al grido di: Viva Francesco IV e m o r t e
ai suoi ministri!, m e n t r e da tutti gli altri centri del Ducato
le colonne dei congiurati si sarebbero messe in marcia sulla
citt. Il Duca sarebbe stato messo al bivio: o darsi prigioniero della r i v o l u z i o n e , o a s s u m e r n e il p a t r o n a t o e m a r c i a r e
con essa alla c o n q u i s t a degli Stati vicini. Ma M e n o t t i e r a
convinto che il Duca avrebbe scelto la seconda alternativa, e
di q u e s t a certezza aveva c o n t a g i a t o tutti gli altri. A Parigi,
d o v ' e r a r i e n t r a t o , Misley a v r e b b e assicurato l ' a p p o g g i o sia
del Comitato, che degli ambienti liberali francesi.
Ma la mattina del 3 ci fu un fatto n u o v o e inatteso: la p o lizia arrest alcuni capi della c o n g i u r a ed espulse dal Ducato alcuni sospetti, fra cui i g e n e r a l i Zucchi e Fontanelli, le
d u e personalit di maggior prestigio. Il colpo e r a grave p e r
gli u o m i n i raccolti in casa Menotti - u n a q u a r a n t i n a -, convinti c o m e lui di avere il Duca dalla loro. E fu forse p e r p r e venire u n a loro diserzione che Ciro decise di precipitare gli
eventi. Stavano p r e n d e n d o gli ultimi accordi, q u a n d o i soldati b u s s a r o n o alla p o r t a e i n t i m a r o n o la resa. L'edificio era
c o m p l e t a m e n t e c i r c o n d a t o e gi sotto la m i r a d e i c a n n o n i
445
CAPITOLO QUARANTUNESIMO
LA R I V O L U Z I O N E MANCATA
Il contagio fu fulmineo.
A p p e n a risapute le notizie di M o d e n a , quelli di P a r m a si
rovesciarono in piazza e vi t u m u l t u a r o n o al g r i d o : Viva la
D u c h e s s a , m o r t e a Werklein! W e r k l e i n e r a l ' u o m o c h e ,
m o r t o N e i p p e r g , ne aveva assunto presso Maria Luigia tutte le funzioni, m e n o quelle coniugali, ma senza p o s s e d e r e le
qualit d e l suo p r e d e c e s s o r e . Era u n c o l o n n e l l o a u s t r i a c o
d u r o , freddo, sussiegoso, privo di tatto e di fiuto e, a q u a n t o
p a r e , a b b a s t a n z a disinvolto in fatto di q u a t t r i n i . I d i m o stranti chiesero alla Duchessa di licenziarlo e di c o n c e d e r e
u n a Costituzione. Spaventata e p i a n g e n t e , Maria Luigia ann u n z i che sarebbe p a r t i t a . E allora t u t t a la citt si rivers
davanti al palazzo evocandola al balcone e supplicandola di
restare. Essa fnse di a r r e n d e r s i , ma d u r a n t e la notte p r e s e
la via di Piacenza, l'altra citt del suo Ducato, dove l'accolsero con g r a n d e entusiasmo p e r fare dispetto a Parma. A Parma fu istituito un g o v e r n o provvisorio che ricalc le o r m e
di quello di M o d e n a .
Ma intanto le Legazioni, da s e m p r e ribelli al m a l g o v e r n o
del Papa, avevano p r e s o fuoco. Un fuoco i n c r u e n t o p e r c h ,
salvo che a Forl dove ci furono alcuni morti, tutto si risolse
in a c c o r d i p i o m e n o c o n s e n s u a l i coi L e g a t i e P r o l e g a t i ,
che finirono p e r accettare l'istituzione di governi laici e liberali, d i e t r o garanzia ch'essi a v r e b b e r o m a n t e n u t o l'ordine.
E infatti quasi esclusivamente a questo i n u o v i regimi p e n sarono, sordi ai richiami dei pochi che a v r e b b e r o voluto dare al m o t o un c o n t e n u t o e delle p r o s p e t t i v e nazionali. Fra
questi p o c h i ci f u r o n o il g e n e r a l e Zucchi che, sloggiato da
448
gi sia a noi che ai nostri vicini. Da b u o n i italiani, i bolognesi c r e d e v a n o di salvarsi s e p a r a n d o la loro sorte da quella d e gl'italiani dei Ducati, ed e r a su questa miserabile d i p l o m a zia, n o n sulla volont di difendersi, che f o n d a v a n o le loro
s p e r a n z e . A t e a t r o si r a p p r e s e n t a v a con g r a n d e fragore di
applausi la Francesca da Rimini del Pellico, e il pubblico scandiva in coro il ritornello: Presto all'armi, c o r r i a m o , c'invita
- Lo squillar della t r o m b a g u e r r i e r a - Presto all'armi, la n o stra b a n d i e r a - De' nemici spavento sar. Ma q u a n d o Zucchi si p r e s e n t c o n settecento u o m i n i racimolati alla bell'e
meglio, gl'imposero di disarmarli p e r c h l'Austria n o n se ne
sentisse provocata.
Il 6 m a r z o giunse c o m e u n a folgore la notizia che, sebbene n o n provocata, l'Austria aveva occupato Ferrara. Quella
n o n faceva p a r t e dei Ducati. Faceva p a r t e delle Legazioni,
c o m e Bologna. E p p u r e a Bologna dissero che n o n si trattava di atto ostile, ma dell'esercizio di un vecchio diritto a ten e r e qualche g u a r n i g i o n e a sud del Po. N o n volevano guard a r e in faccia la realt p e r c h n o n avevano il coraggio di affrontarla. E ricorrevano a tutto p u r di salvare le loro illusioni, ispirate soltanto dalla irresolutezza e dalla pavidit.
Tuttavia i fatti s e m b r a r o n o l p e r l confermarle: la m a r cia degli austriaci p e r qualche giorno si ferm. Essa era stata sollecitata dalla Santa S e d e fin dalla m e t di febbraio, e
nei t e r m i n i pi pressanti. A tal p u n t o il Papa si sentiva minacciato che aveva a n n u n c i a t o a Metternich l'intenzione di
rifugiarsi a Genova, e il Cancelliere gli aveva risposto consigliandogli, caso mai, Venezia. E ci d i m o s t r a q u a n t a ragion e avesse S e r c o g n a n i , c h e d e l r e s t o , s e b b e n e d a B o l o g n a
n o n gli avessero m a n d a t o n e s s u n r i n f o r z o , seguitava a d
avanzare in Umbria.
Metternich n o n aveva mai dubitato di d o v e r i n t e r v e n i r e
nelle L e g a z i o n i . I motivi c h e , d o p o F e r r a r a , g l ' i m p o s e r o
u n r a l l e n t a m e n t o , e r a n o d u e . Anzitutto, d o v e v a risolvere
l ' o p e r a z i o n e sul p i a n o d i p l o m a t i c o p e r c h la Francia, p e r
salvare la faccia, seguitava a sollevare difficolt all'interven452
sti focosi ragazzi! disse il Generale, m e n t r e si ritirava o r d i n a t a m e n t e su Pesaro coi suoi r e p a r t i quasi intatti. Stava ormai p e r r a g g i u n g e r e A n c o n a e unirsi all'indomabile Sercognani, q u a n d o a Fano gli si p r e s e n t un ufficiale spedito con
t a n t o di lasciapassare da Vicini e c o m p a g n i al q u a r t i e r generale austriaco con un'offerta di resa. Zucchi trasecol anche p e r c h il m e s s a g g e r o n o n aveva n e s s u n a comunicazione p e r lui, che credeva di essere u n o dei Triunviri, e anzi il
p i autorevole. Invece, nel frattempo, Vicini aveva r i p r e s o
le p r o p r i e funzioni e, consigliato dal g e n e r a l e A r m a n d i , il
q u a l e a n d a v a dal p r i m o g i o r n o p r e d i c a n d o l'inutilit d i
qualsiasi resistenza, aveva alla svelta firmato un armistizio
col cardinale Benvenuti, che il g o v e r n o si e r a p o r t a t o al seguito da Bologna, i m p e g n a n d o s i alla remissione dei poteri
alle autorit pontificie e al d i s a r m o delle t r u p p e nazionali in
c a m b i o d i u n a g e n e r a l e a m n i s t i a . Solo T e r e n z i o M a m i a n i
aveva rifiutato la p r o p r i a firma su quel d o c u m e n t o qualificandolo indegnissimo.
Per q u a n t o avvilito e disgustato, Zucchi calm le ire dei
suoi ufficiali che p r o p o n e v a n o di passare p e r le a r m i i traditori di Ancona e di t e n t a r e la resistenza a oltranza. Ancora p i violenta fu la r e a z i o n e di S e r c o g n a n i e dei suoi che
p e r T e r n i risalivano verso la costa adriatica. Ma n o n c'era
nulla da fare c o n t r o la m e n t a l i t dimissionaria di quel governo.
Gli austriaci n o n riconobbero l'impegno p r e s o da Benvenuti di u n a sospensione delle operazioni militari da a m b o le
p a r t i . A v a n z a r o n o su A n c o n a e l ' o c c u p a r o n o , m e n t r e nel
p o r t o si affollavano, in cerca d'imbarco e di scampo, i r e d u ci di quella disgraziata avventura, fra cui Zucchi e Mamiani.
Altri si e r a n o avviati verso il confine della Toscana; e con essi marciavano Luigi N a p o l e o n e e sua m a d r e Ortensia.
E t o r n i a m o a M o d e n a , e p i c e n t r o di q u e l l ' e r u z i o n e , e al
suo protagonista.
Trascinato al suo seguito dal Duca, che a nessun costo voleva farselo scappare, Menotti era stato m o m e n t a n e a m e n t e
454
affidato agli austriaci, che lo avevano rinchiuso nella fortezza di Mantova. Di l Francesco e r a partito p e r Vienna a sollecitarvi gli aiuti che F r i m o n t gli aveva n e g a t o . Il 9 m a r z o ,
a p p e n a r i e n t r a t o nella sua capitale al seguito delle t r u p p e
austriache, si fece subito riconsegnare il prigioniero, lo rinchiuse in un ergastolo sorvegliato da un intero battaglione,
e affid l'istruttoria su di lui al p i m a l f a m a t o g i u d i c e di
M o d e n a , Zerbini. Disperata, la moglie del prigioniero scrisse a Misley, tuttora a Parigi. Misley rispose che aveva gi interessato al caso alcuni autorevoli d e p u t a t i francesi, fra cui
Lafayette, i quali a loro volta si e r a n o i m p e g n a t i a interess a r n e il g o v e r n o ; e c o m u n q u e egli stesso sarebbe r i e n t r a t o
in Italia a p e r o r a r e la causa di Menotti presso il Duca che
n o n crudele. Il mistero si aggroviglia s e m p r e pi. Effettiv a m e n t e , alla fine di febbraio, Misley stava p e r t o r n a r e in
p a t r i a , m a p e r a i u t a r e l a rivoluzione c o n u n carico d ' a r m i
che gli v e n n e sequestrato a Marsiglia. C o m e potesse pensare di essere ancora nelle b u o n e grazie del Duca, Dio solo lo
sa. P u r e , gli scrisse v e r a m e n t e sollecitandone la clemenza, e
lo fece s a p e r e ai Menotti dicendogli che il Duca n o n avrebbe mai c o n d a n n a t o a m o r t e Ciro p e r c h p e r b e n d u e volte
questi gli aveva salvato la vita dalle macchinazioni dei congiurati.
Il difensore che il tribunale militare aveva assegnato - di
p r o p r i a a u t o r i t - all'imputato era un s o t t o t e n e n t e Ricci di
scarsa e s p e r i e n z a giuridica, ma leale e coraggioso. Egli imp o s t la causa sull'ipotesi pi pericolosa, ma c h e forse e r a
a n c h e la pi fondata: quella della connivenza dell'accusato
col Duca. Disse che questi c e r t a m e n t e n o n aveva inteso servirsi di Menotti p e r p r o c u r a r s i un a u m e n t o di dignit e di
dominio (e l'allusione al t r o n o di S a r d e g n a era chiara); ma
che Menotti invece p r o p r i o a q u e s t o mirava, e lo aveva dim o s t r a t o c o n d u c e n d o l'impresa con tanta i m p r u d e n z a d a
n o n n a s c o n d e r l a all'occhio vigile della polizia, la quale ne
conosceva gi l'origine, l ' a n d a m e n t o e le fila a n c h e p r i m a
dello scoppio.
455
CAPITOLO QUARANTADUESIMO
L'UOMO N U O V O
ci c h e l'inizio di u n a n u o v a r a r i v o l u z i o n a r i a . A ispirarli
e r a n o state le vecchie societ segrete disseminate nella penisola dai francesi e sui modelli francesi ricalcate. Sia c o m e org a n i z z a z i o n e c h e c o m e i d e o l o g i a , il s e g n o p i visibile e r a
quello i m p r e s s o d a B u o n a r r o t i , u l t i m o o s t i n a t o r a m p o l l o
d e l vecchio g i a c o b i n i s m o r o b e s p i e r r i a n o . E a n c h e i l o r o
p r o t a g o n i s t i c o m e Zucchi e S e r c o g n a n i e r a n o u o m i n i formatisi nella Cisalpina e nel R e g n o Italico. Si trattava insomma ancora, p e r dirla con Cuoco, di u n a rivoluzione passiva, frutto di un t r a p i a n t o .
Ma fra le vittime della r e p r e s s i o n e , che o r a p r e n d e v a n o
la via dell'esilio p e r a n d a r e a infoltire i r a n g h i dei fuorusciti,
c'era un u o m o n u o v o che, a n c h e p e r ragioni di et, con quel
passato aveva poco a che fare: G i u s e p p e Mazzini.
E r a n a t o a G e n o v a n e l 1805, figlio di un m e d i c o c h e in
giovent aveva a v u t o i suoi slanci patriottici e f r e q u e n t a t o
gli ambienti massonici e carbonari, ma poi e r a r i e n t r a t o nell ' o r d i n e costituito b a d a n d o s o p r a t t u t t o a farcisi u n a solida
p o s i z i o n e . N o n e r a affatto u n u o m o s p r e g e v o l e : faceva l a
sua professione con m o l t a coscienza e, c o e r e n t e con le s u e
idee d e m o c r a t i c h e , c u r a v a gratis i poveri. Ma aveva un car a t t e r e a u t o r i t a r i o e c h i u s o , c h e r e s p i n g e v a il sensibile ragazzo, attratto molto di p i da sua m a d r e , Maria D r a g o , che
sapeva g u a n t a r e di soavit la sua severa m o r a l e a n c o r a t a su
u n a ferma fede religiosa di s t a m p o giansenista. E giansenisti f u r o n o a n c h e i p r e c e t t o r i cui essa affid il piccolo Pippo, c o m e lo c h i a m a v a n o i genitori e le tre sorelle. Il ragazzo stup i suoi maestri n o n solo p e r la s o r p r e n d e n t e tenacissima m e m o r i a , talento s t r a o r d i n a r i o e genio senza limiti
d i a p p r e n d e r e , c o m e scrisse u n o d i loro, m a a n c h e p e r l a
sua p r e c o c e seriet. Preferiva la c o m p a g n i a d e i g r a n d i a
quella dei coetanei, e le sue u n i c h e evasioni e r a n o la musica
e l e l u n g h e p a s s e g g i a t e solitarie n e i boschi. N o n e r a u n
m a m m a i o n e a n c h e p e r c h sua m a d r e n o n gliel'avrebbe
c o n s e n t i t o . Ma i suoi r a p p o r t i c o n lei e r a n o cos stretti e
p r o f o n d i c h e d o v e v a n o i n f l u e n z a r e t u t t a la sua vita senti460
sto a svogliarlo p e r s e m p r e dalla caccia. Ma p r o p r i o q u e sto che r e n d e ancora p i ammirevole il suo i m m e n s o coraggio morale. A s g o m e n t a r l o e r a il s a n g u e altrui, n o n il suo, e
si affrett a d i m o s t r a r l o : a quindici a n n i aveva gi fatto conoscenza delle bastonate, delle m a n e t t e e della p r i g i o n e . Il
pretesto era stato del tutto occasionale ed epidermico. Mazzini, che o r a si era iscritto a legge, recalcitrava ai bigotti regolamenti universitari che i m p o n e v a n o agli s t u d e n t i di and a r e a messa e di confessarsi, e gli p r o i b i v a n o i baffi c o m e
indizio di t e n d e n z e rivoluzionarie. Costretto a f r e q u e n t a r e
a n c h e lui la chiesa, un g i o r n o il p r e t e invit lui e i suoi comp a g n i a lasciare i posti di p r i m a fila ai cadetti d e l Collegio
Reale. Mazzini, che al posto n o n ci teneva, si ribell p e r al
sopruso, e con tale furore che si fece arrestare.
Per q u a n t o m o d e s t o , l ' e p i s o d i o b a s t a conferirgli u n
c e r t o p r e s t i g i o sui condiscepoli, e d egli n e a p p r o f i t t p e r
raccoglierne i n t o r n o a s alcuni, che c o m e lui n o n sapevano a n c o r a cosa volevano, ma gi sapevano di volere qualcosa. N o n divent un alfiere della contestazione: fin d'allora
aveva in u g g i a gli a t t e g g i a m e n t i d e m a g o g i c i e le chiassate
g o l i a r d i c h e . Gli amici se li sceglieva c o n c u r a , e c o n essi
c o n d u c e v a vita a p p a r t a t a , fatta d'interminabili passeggiate
e discussioni. Discutevano di tutto, ma specialmente di lett e r a t u r a , che fu la vera vocazione giovanile di Mazzini. Le
sue l e t t u r e e r a n o p i u t t o s t o d i s o r d i n a t e . C o n o s c e v a b e n e
Tacito e D a n t e . Si e r a i n n a m o r a t o di G o e t h e - diceva c h e
avrebbe d a t o la vita p e r passare un g i o r n o con lui -, ma poi
gli aveva p r e f e r i t o S h a k e s p e a r e , e infine Alfieri e B y r o n .
Ma a folgorarlo fu il Foscolo. Rimase t a l m e n t e colpito dal
Jacopo Ortis che da allora n o n si vesti p i che di n e r o e sua
m a d r e t e m e t t e c h e volesse i m i t a r n e il gesto s u i c i d a n d o s i .
Q u e l l ' e r o e n o t t u r n o fu la sua g r a n d e passione giovanile, e
qualcosa gliene rimase p e r s e m p r e addosso. Mazzini fu un
J a c o p o della politica, inconsciamente - o subconsciamente vocato alla p a r t e dello sconfitto p e r c h era quella che m e glio gli si attagliava. Egli avrebbe p o t u t o far sua l'orgoglio462
cenobita. Unici lussi, il caff e il sigaro, d u e vizi di cui rimase p o i s e m p r e schiavo. U n i c h e distrazioni, le p a s s e g g i a t e
preferibilmente n o t t u r n e coi pochi amici che gi in lui ricon o s c e v a n o un c a p o , e la c h i t a r r a c o n cui si a c c o m p a g n a v a
canticchiando p e r c h aveva molto orecchio e a n c h e u n a discreta voce di b a r i t o n o l e g g e r o . Sua m a d r e lo covava. Suo
p a d r e aspettava che gli passasse, c o m ' e r a passata a lui. La
polizia lo sorvegliava.
Nel '27 u n o dei suoi amici, T o r r e , gli confid d'essere agg r e g a t o alla C a r b o n e r i a e gli p r o p o s e d'iniziarvelo. Io
- scrisse p i tardi Mazzini - n o n a m m i r a v a g r a n fatto il simbolismo complesso, i misteri gerarchici e la fede politica, o
piuttosto la m a n c a n z a di fede politica, della C a r b o n e r i a . Ma
e r o allora i m p o t e n t e a t e n t a r e cosa alcuna di mio, e mi s'affacciava u n a c o n g r e g a di u o m i n i i quali, inferiori probabilm e n t e al concetto, facevano ad ogni m o d o u n a cosa sola del
p e n s i e r o e d e l l ' a z i o n e , e sfidavano s c o m u n i c h e e p e n e di
m o r t e ; persistevano, distrutta u n a tela, a rifarne un'altra: e
bastava p e r c h io mi sentissi debito di d a r loro il mio n o m e
e l'opera mia.
Gli fissarono, c o m e al solito, un a p p u n t a m e n t o di n o t t e
i n u n a s t r a d u z z a fuori m a n o , d o v e v e n n e a p r e l e v a r l o u n
c e r t o R a i m o n d o Doria, di f i s i o n o m i a n o n piacente c h e ,
d o p o averlo i n t e r r o g a t o , lo sottopose ai soliti riti. I n g i n o c chiato, il nefita p r o n u n c i con la m a n o sul p u g n a l e , ma anche con un certo fastidio, la formula del g i u r a m e n t o , ascolt
i soliti truculenti racconti delle terribili v e n d e t t e abbattutesi
sui traditori, e se ne t o r n a casa c a r b o n a r o , ma completam e n t e a l l ' o s c u r o d i ci c h e q u e s t o significasse c o m e p r o g r a m m a politico, e cio se si doveva lottare p e r un'Italia m o narchica o r e p u b b l i c a n a , u n i t a r i a o federalistica. Ne chiese
a T o r r e , il quale gli rispose che si contentasse di ubbidire in
silenzio e ringraziasse Dio di aver evitato le t r e m e n d e p r o ve c h e di solito il rito r i c h i e d e v a . C h e a v r e b b e fatto - gli
chiese - se p e r esempio gli avessero intimato di spararsi alla
t e m p i a u n a pistola caricata davanti ai suoi occhi? Mazzini ri465
spose asciutto che si sarebbe rifiutato p e r c h delle d u e l'uria: o la pistola era caricata solo a polvere, e in tal caso si sar e b b e t r a t t a t o di u n ' i n d e g n a farsa; o e r a caricata a palla, e
in tal caso era a s s u r d o che un u o m o , chiamato a combattere p e r la Patria, cominciasse dallo sparpagliarsi q u e l p o ' di
cervello che Dio gli aveva dato. Era la reazione di un u o m o
t r o p p o libero e t r o p p o serio p e r accettare la s t r u t t u r a m a fiosa e gli aspetti ciarlataneschi di quella organizzazione c h e
si rifiutava di rivelare i suoi scopi e p r e t e n d e v a t r a t t a r e gli
accoliti c o m e semplici killers.
Per il m o m e n t o tuttavia rimase nei r a n g h i , e anzi vi fece
c a r r i e r a fino al g r a d o di G r a n M a e s t r o c h e gli p e r m e t t e v a
di affiliare a sua volta altri adepti. Si p r o p o n e v a di f o r m a r e
con loro u n a base capace d'infondere un p o ' di giovane
vita in quel c o r p o invecchiato, cio in p a r o l e p o v e r e d'imp a d r o n i r s e n e e r i f o r m a r l a a m o d o suo. Ma capiva benissimo che l'Italia n o n poteva nascere dai complotti e dagli attentati di u n a societ segreta. Ci che occorreva e r a illumin a r e la pubblica o p i n i o n e , o p e r meglio dire c r e a r n e u n a , e
p e r questo ci volevano b e n altri s t r u m e n t i .
Un giorno la Vendita lo incaric di u n a missione a Livorno p e r farvi altri proseliti. Mazzini l'accett, soprattutto p e r
la prospettiva d ' i n c o n t r a r e Guerrazzi con cui s'era scambiat e m o l t e lettere, m a che d i p e r s o n a a n c o r a n o n conosceva.
G u e r r a z z i n o n c'era. Poco p r i m a , c o m m e m o r a n d o i n u n
pubblico discorso un ufficiale livornese c a d u t o sotto le b a n diere napoleoniche, si e r a lasciato trascinare dalla foga oratoria a d i c h i a r a z i o n i c h e a v e v a n o costretto p e r f i n o il m i t e
G r a n d u c a a comminargli il confino a M o n t e p u l c i a n o . Mazzini ve lo r a g g i u n s e in c o m p a g n i a del c o m u n e amico Bini.
Ma, d o p o aver un poco p a r l a t o con lui, o meglio d o p o aver
ascoltato la l e t t u r a ch'egli inflisse ai visitatori delle p r i m e
p a g i n e del suo n u o v o libro, Eassedio di Firenze, le simpatie gli
s'intiepidirono. Il s a n g u e gli saliva alla testa m e n t r e leggeva ed ei bagnava la fronte p e r ridursi in calma. Sentiva altam e n t e di s, e quella persecuzioncella, c h e a v r e b b e d o v u t o
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farlo s o r r i d e r e , gli rigonfiava l'anima d'ira... N o n aveva fede... Stimava p o c o ; a m a v a poco. Ritratto impietoso, ma a
bersaglio. Fu cos deluso di lui che partii senza parlargli a
viso a p e r t o del m o t i v o p r i n c i p a l e della m i a gita. Mazzini
n o n si rassegnava, n o n si r a s s e g n e r mai alla retorica e alla
teatralit degl'italiani. E questo fu un altro dei motivi che lo
resero s e m p r e straniero in patria.
Ma a Genova lo a t t e n d e v a u n a b r u t t a sorpresa. Q u e l tale
D o r i a c h e lo aveva iniziato e r a un m a r c h e s e s p i a n t a t o che
viveva di espedienti, ma che ora, t r o v a n d o s i a corto a n c h e
di questi, si e r a v e n d u t o alla polizia d e n u n z i a n d o l e tutti i
capi c a r b o n a r i . La polizia volle p r o c u r a r s e n e le p r o v e e
m a n d a Mazzini d u e suoi s g h e r r i c h e si finsero a s p i r a n t i
all'affiliazione. Mazzini ci casc, e n o n doveva essere l'ultima volta: p e r tutta la vita e r a destinato a r i p o r r e la sua fiducia e a lasciarsi s o r p r e n d e r e dalle spie che gli m e t t e v a n o alle
calcagna. Questo g r a n d e cospiratore rimase s e m p r e un
g r a n d e i n g e n u o : c o m e tutti gli u o m i n i onesti, c r e d e v a c h e
a n c h e gli altri lo fossero.
Inizi i d u e provocatori, e p o c h e sere d o p o , r i e n t r a n d o a
casa, ci t r o v i g e n d a r m i . Colui c h ' e r a s v e n u t o di fronte a
u n a necroscopia d i e d e p r o v a d i u n s a n g u e freddo esemplar e . Sotto gii occhi degli sbirri, riusc a far sparire gli oggetti
e le c a r t e p i c o m p r o m e t t e n t i , affront la p r i g i o n e senza
batter ciglio; e q u a n d o si trov di fronte al Commissario inq u i r e n t e , n e g t u t t o . Rimase a l c u n i g i o r n i nella p r i g i o n e
della caserma, e le u n i c h e cose di cui soffr furono il freddo
e la m a n c a n z a di sigari. Poi, u n a n o t t e , lo s v e g l i a r o n o p e r
un trasferimento. Suo p a d r e , che lo aveva saputo, era fuori
del carcere p e r salutarlo insieme ad Agostino, il m i n o r e dei
tre fratelli Ruffni. Forse in quel m o m e n t o il p o v e r o Dottore
cap che quel suo figlio n o n sarebbe mai rinsavito. Ma n o n
pot parlargli e dovette contentarsi di un cenno di addio
con la m a n o .
Nella diligenza in cui lo caricarono, c'era un altro Cugin o , e fra i pi in vista, Passano: tutta la Vendita doveva esser
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CRONOLOGIA
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1808 - 24 maggio. La Toscana e l'ex Granducato di Parma e Piacenza sono annessi alla Francia.
1 8 0 9 - 17 maggio. Lo Stato della Chiesa annesso all'Impero
francese.
1809 - Luglio. Il papa arrestato e relegato a Savona.
1812 - 12 maggio. Il papa trasferito da Savona a Parigi.
1812 - 24 giugno. Inizio della campagna di Russia.
1812 - Ottobre. L'Armata francese sconfitta passa la Beresina.
1813 - 12 agosto. L'Austria dichiara guerra alla Francia.
1813 - 16-19 ottobre. Napoleone sconfitto a Lipsia.
1814 - Maggio. Trattato di Parigi: l'Austria rioccupa la Lombardia e il Veneto.
1814 - Settembre. Congresso di Vienna.
1815 - 26 febbraio. Napoleone fugge dall'isola d'Elba.
1815 - 2 maggio. Murat battuto dagli austriaci a Tolentino.
1815 - 18 giugno. Waterloo.
1815 - 13 ottobre. Fucilazione di Gioacchino Murat a Pizzo di Calabria.
1818 - Esce a Milano // Conciliatore.
1820 - 2 luglio. Nel Napoletano scoppiano i primi moti carbonari.
1820 - 15 luglio. Rivoluzione a Palermo.
1820-21 - La polizia austriaca arresta Pellico, Maroncelli ed altri.
1821 - Gennaio. Congresso di Lubiana: deciso l'intervento austriaco nel Napoletano.
1821 - 12 marzo. Moti carbonari in Piemonte. Vittorio Emanuele I
abdica a favore di Carlo Felice.
1821 - 13 marzo. Carlo Alberto concede la Costituzione.
1821 - Dicembre. Federico Confalonieri ed altri patrioti sono arrestati dalla polizia austriaca.
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