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re abbia dichiarato per iscritto di non voler adempiere (4) e allorché sia sca-
duto il termine se la prestazione va eseguita — ai sensi dell’art. 1182 c.c. —
al domicilio del creditore (5). In questi ambiti non è che la mora non rilevi,
ma il debitore inadempiente è già, potremmo dire automaticamente, in mora
(6): si parla, pertanto, di mora ex re, per distinguere da questi i casi ordinari
— definiti di mora ex persona — in cui la costituzione in mora è frutto, come
detto, di richiesta o intimazione (7).
Alle tre ipotesi supra considerate — già esse delimitanti un’area assai
estesa (8) — se ne possono aggiungere altre (9), sicché già tempo fa si è regi-
( 4 ) D’altro canto, a fronte di una dichiarazione siffatta, sarebbe illusorio attendere che
la prestazione sia, ancorché in ritardo, effettuata. La fattispecie qui considerata implica
l’esigibilità della prestazione al momento in cui la dichiarazione è resa, sicché la dichiara-
zione « dev’essere: successiva alla scadenza dell’obbligazione; eseguita con atto scritto [...];
sorretta da precisa manifestazione di volontà negativa » (U. Breccia, op. cit., p. 597). L’A.
da ultimo citato rivela come sia « ancora oggetto di discussione il problema dell’eventuale
rilevanza di una manifestazione di non voler adempiere che non presenti i caratteri legal-
mente richiesti » e, in quest’ambito, in particolare si dibatte sul valore da dare alla dichia-
razione anticipata del debitore di non voler adempiere l’obbligazione, risultando dubbia —
in tale evenienza — la configurabilità dell’inadempimento: per ragguagli su questo tema v.
G. Villa, op. cit., p. 857 s., nonché il commento di A.M. Princigalli a Cass. 9 gennaio 1997,
n. 97 (la quale ha ritenuto che detta dichiarazione, configurando inadempimento, può porsi
a fondamento della risoluzione del contratto a prestazioni corrispettive), pubblicato in
Danno e resp., 1997, p. 728 ss.
( 5 ) G. Villa, op. cit., p. 859 sottolinea lo « atteggiamento elastico » manifestatosi a
proposito dell’interpretazione della formula « domicilio del creditore ». Lo stesso A. rileva
che « se un termine non è stato prefissato o se l’adempimento va effettuato altrove, il caso
ricade nella previsione generale dell’art. 1219, comma 1o, ed è quindi necessaria la costitu-
zione in mora » (op. cit., p. 840), aggiungendo che il « fenomeno considerato dall’art. 1282
(...) solo superficialmente potrebbe essere fatto coincidere con l’inadempimento da ritar-
do ». A giustificare, nel caso in esame, la superfluità della mora potrebbe addursi il fatto
che l’esatta esecuzione della prestazione non è in alcun modo condizionata all’iniziativa del
creditore e, peraltro, la giurisprudenza ha assimilato a questo altri casi connotati dall’inin-
fluenza dell’iniziativa del creditore ai fini dell’adempimento (v. Cass. 12 aprile 1978, n.
1734, in G. it., 1978, I, 1, c. 1420; Cass. 10 dicembre 1979, n. 6415, in Rep. F. it., 1979,
voce Obbligazioni in genere, n. 32). Va evidenziato, infine, che — stando all’art. 1219, n.
3), c.c. — se il termine per l’adempimento scade dopo la morte del debitore, la costituzione
in mora non è più superflua — e si ha l’onere di effettuarla nelle consuete forme — nei ri-
guardi dei suoi eredi.
( 6 ) Se — in linea col dettato del comma 2o dell’art. 1219 c.c. — nei casi ora considerati
della richiesta o intimazione non v’è necessità, nulla impedisce però che esse siano ugual-
mente rivolte dal creditore al debitore, quali domande di adempimento.
( 7 ) Dunque — come nota U. Breccia, op. cit., p. 590 — alla mora ex persona vanno ri-
condotti « l’intero genere delle obbligazioni quérables, eseguibili al domicilio del debitore o
in un luogo diverso dal domicilio del creditore, e, tra le obbligazioni portables, soltanto
quelle in cui il termine scada dopo la morte del debitore ».
( 8 ) Lo rileva G. Villa, op. cit., p. 851, facendo notare che — stante l’art. 1219, comma
2o, n. 3) — la generalità delle obbligazioni pecuniarie finisce, in pratica, per ricadere in
questa sfera; diventa, dunque, complicato immaginare un debitore di somme di denaro che
non sia costituito in mora. Qualche eccezione, tuttavia, c’è, come rivelano, da un lato, le re-
PARTE I - DOTTRINA 71
strato che le ipotesi di mora automatica sono le « più frequenti nel campo
delle obbligazioni » (10). Non è, però, il caso di inserire nel novero anche il ca-
so contemplato nell’art. 1222 c.c., il quale, più che rispondere alla logica che
presiede alla mora ex re, pare legato all’idea dell’irrilevanza della costituzione
in mora. Non è casuale che nell’articolo da ultimo citato si affermi che le « di-
sposizioni sulla mora non si applicano alle obbligazioni di non fare »: un da-
to, questo, tutt’altro che sorprendente ed, anzi, sul piano logico ineccepibile,
ove solo si rifletta sul fatto che, rispetto all’obbligazione negativa, « non può
aversi ritardo nell’adempimento né adempimento ritardato » (11).
L’offerta, anche non formale (o irrituale) ma seria e tempestiva, della
prestazione dovuta è l’antidoto della mora: questo, alla fin fine, si evince dal-
l’art. 1220 c.c., che fa però salva la possibilità del rifiuto opposto dal credito-
re per un motivo legittimo (12).
Il terzo effetto si lascia evincere dal dettato dell’art. 1224, comma 1o, c.c.
— che è disposizione concernente i danni nelle obbligazioni pecuniarie — at-
teso che, in quest’ambito, « sono dovuti dal giorno della mora gli interessi le-
gali », che perciò prendono la qualifica di moratori.
Null’altro da segnalare, a quanto sembra, se non che, forse per derivazio-
ne da questo terzo effetto (17), si è giunti a configurarne un altro argomentan-
dosi, sul piano generale, che il risarcimento possa essere preteso dal creditore
solo se il debitore inadempiente sia costituito in mora; e benché né nell’art.
1223 c.c., né in altra disposizione sia espressamente prevista una regola tanto
rilevante (18), sta di fatto che sono in molti a ritenerla vigente (19) e, dunque,
a considerare anche da noi operante una disciplina sostanzialmente analoga a
quella delineata — ma questa volta in modo esplicito — e nel code civil fran-
cese (20) e nel BGB tedesco (21).
Siamo qui di fronte ad un profilo problematico, che merita un più attento
esame. La riflessione sul punto consentirà di verificare la tenuta della costru-
zione da ultimo illustrata e di precisarne i termini e, nel contempo, di far luce
sulla funzione che l’istituto della mora è chiamato ad assolvere.
non già rilievo, ma una qualificazione ulteriore, di guisa che solo in presenza
di detta costituzione « il ritardo imputabile genera tutte le conseguenze impo-
ste al responsabile » (33); il piano effettuale, dunque, si mostra più complesso
e articolato rispetto a quello legato al ritardo nell’adempimento, ciò che ha
indotto a ritenere che il nostro ordinamento, accanto al c.d. ritardo semplice
(34), conosca ipotesi di ritardo — per così dire — qualificato, ancorate per
l’appunto alla mora debendi (35). Sembra muoversi su questa lunghezza d’on-
da anche chi sostiene che la messa in mora dà luogo ad una « (forma di) re-
sponsabilità che ha effetti propri, distinti e diversi dalla comune responsabili-
tà per inadempimento » (36).
L’ipoteca di concezioni soggettive della responsabilità per inadempimen-
to grava sulla considerazione della mora quale ritardo imputabile, sicché è
inevitabile che quest’ultima susciti perplessità in chi — come noi — si mostra
propenso ad accreditare una lettura in chiave oggettiva del sistema. All’idea
che la mora, alla luce degli effetti che da essa discendono, valga a qualificare
il ritardo si può invece anche accedere, ma — a parte la dubbia utilità sul
piano scientifico dell’approdo così raggiunto — crediamo che occorra non re-
stare imprigionati in questa prospettiva per poter appieno apprezzare valenza
e portata che, nel sistema della responsabilità per inadempimento, fanno capo
alla mora. Il coordinamento cui prima si è accennato potrebbe rivelarsi meno
problematico se si coglie che il rilievo della mora è sì legato al fenomeno del
ritardo, ma non si esaurisce in esso.
( 45 ) Il formalismo che connota la mora ex persona ben potrebbe giustificarsi alla luce
delle conseguenze, di considerevole peso, che questa trasformazione comporta.
( 46 ) Non è così per gli altri effetti dalla legge collegati alla costituzione in mora, che in-
vece si realizzano con certezza ed immediatamente in coincidenza con essa. È indicativa
l’assenza, nella previsione dell’art. 1219 c.c., di richiami all’elemento temporale [ove si ec-
cettui quello, irrilevante ai fini che intendiamo evidenziare, presente nel n. 3) del comma
2o], in quanto rivela — in linea, peraltro, con quanto enunciato nel comma 1o — che effetti-
vamente il debitore è costituito in mora quando l’intimazione o la richiesta scritta di adem-
pimento (che hanno natura recettizia) divengono a lui conoscibili.
( 47 ) Ciò considerato, si può — in certo qual senso — affermare che l’obbligazione de
qua è insuscettibile di inadempimento, risultando, dunque, inconfigurabile anche il ritardo
nell’adempimento della prestazione.
80 RIVISTA DI DIRITTO CIVILE - 1/2010