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Giurisprudenza

Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

Trasporti

Attivita` sciistica e responsabilita`


CASSAZIONE CIVILE, Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563 - Pres. Fiduccia - Est. Fantacchiotti - P.m. Sgroi C. S. c. Paganella 2001 s.p.a.
Responsabilita` civile - Cose in custodia - Obbligo di custodia - Natura della responsabilita` - Presupposti - Sufficienza del nesso causale fra la cosa ed il danno - Condotta del custode - Irrilevanza - Caso fortuito - Nozione Fattispecie in tema di incidente verificatosi su pista da sci
(C.c. artt. 2043, 2051 e 2697; C.p., artt. 40 e 41)
La responsabilita` prevista dallart. 2051 c.c. per i danni cagionati da cose in custodia ha carattere oggettivo e, ai fini della sua configurabilita`, `e sufficiente che sussista il nesso causale tra la cosa in custodia e levento dannoso, indipendentemente dalla pericolosita` attuale o potenziale della cosa stessa
(e, percio`, anche per le cose inerti) e senza che rilevi al riguardo la condotta del custode e losservanza
o meno di un obbligo di vigilanza. La responsabilita` del custode, in base alla suddetta norma, `e esclusa
in tutti i casi in cui levento sia imputabile ad un caso fortuito riconducibile al profilo causale dellevento e, percio`, quando si sia in presenza di un fattore esterno che, interferendo nella situazione in atto,
abbia di per se prodotto levento, assumendo il carattere del c.d. fortuito autonomo, ovvero quando si
versi nei casi in cui la cosa sia stata resa fattore eziologico dellevento dannoso da un elemento o fatto
estraneo del tutto eccezionale (c.d. fortuito incidentale), e per cio` stesso imprevedibile, ancorche dipendente dalla condotta colpevole di un terzo o della stessa vittima.
Contratti - Autonomia contrattuale - Contratto di skipass - Natura atipica - Configurabilita` - Fondamento - Obbligo del gestore di manutenzione delle piste - Sussistenza - Inadempimento - Responsabilita` contrattuale del
gestore per i danni causati ai contraenti - Limiti - Fattispecie
(C.c. artt. 1218, 1322, 1678, 2050 e 2051)
Il contratto di ski-pass - che consente allo sciatore laccesso, dietro corrispettivo, ad un complesso
sciistico al fine di utilizzarlo liberamente ed illimitatamente per il tempo convenzionalmente stabilito presenta i caratteri propri di un contratto atipico nella misura in cui il gestore dellimpianto assume anche, come di regola, il ruolo di gestore delle piste servite dallimpianto di risalita, con derivante obbligo
a suo carico della manutenzione in sicurezza della pista medesima e la possibilita` che lo stesso sia chiamato a rispondere dei danni prodotti ai contraenti determinati da una cattiva manutenzione della pista,
sulla scorta delle norme che governano la responsabilita` contrattuale per inadempimento, sempre che
levento dannoso sia eziologicamente dipendente dalla suddetta violazione e non, invece, ascrivibile al
caso fortuito riconducibile ad un fatto esterno al sinallagma contrattuale.

Svolgimento del processo


Ca.Si. e B.A., in proprio e nella qualita` di genitori
esercenti la patria potesta` sul figlio minore S., con
atto di citazione notificato il 6 ed il 15 ottobre 1993,
chiesero al Tribunale di Trento la condanna della
societa` ENEL e della societa` Paganella al risarcimento dei danni sofferti dal figlio per le gravi lesioni riportate il 14 gennaio 1993 a seguito di un sinistro occorsogli mentre sciava sulla pista (Omissis)
di (Omissis), gestita appunto dalla societa` Raganella.
Gli attori chiarirono che lincidente si era verificato

a causa della presenza, in prossimita` della pista, di


un casotto in muratura per il ricovero del trasformatore della energia elettrica necessaria ai motori dellimpianto di risalita, contro il quale il giovane S.,
avendo perduto il controllo della propria andatura,
era andato a cozzare violentemente.
Sia lENEL che la societa` Paganella chiesero il rigetto della domanda il primo eccependo di non essere proprietario o possessore del casotto, la seconda
eccependo che il sinistro si era verificato per esclusiva colpa del ragazzo che, in una gara con alcuni
compagni, era arrivato nel piazzale in cui terminava

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la pista ad eccessiva velocita` attraversandolo completamente senza rallentare, avendo tentato solo di
arrestare la sua corsa, senza riuscirvi, nel tratto finale
dello spiazzo e finendo, cos`, contro il casotto che si
trovava oltre il piazzale ed a dovuta distanza di margini dello stesso.
Essendo stata formalizzata rinuncia degli attori alla
domanda proposta contro lENEL, che dichiaro` di
accettare la rinuncia alla azione, il Tribunale di
Trento respinse la domanda proposta contro la
societa` Paganella addebitando alla imprudente
condotta della vittima lesclusiva responsabilita`
del sinistro.
La Corte di Appello di Trento, con sentenza in data 3 dicembre/31 dicembre 2002, respinse, lappello
proposto contro la predetta decisione del Tribunale da C.S., nel frattempo divenuto maggiorenne,
rilevando, per quello che ancora interessa, che: 1)
lazione risarcitoria non poteva essere sostenuta ne
dalla disposizione dellart. 2050 c.c., dato che la gestione di un impianto sciistico non poteva considerarsi attivita` pericolosa, ne dalla disposizione dellart. 2051 c.c., dato che il gestore delle piste non
ne e` anche custode; 2) mancavano i presupposti necessari dellazione aquiliana posto che la casetta in
muratura, in quanto posta a dovuta distanza dal vasto spiazzo in cui terminava la pista, non creava alcuna situazione di pericolo per gli sciatori che, giungendo in discesa, avrebbero dovuto rallentare prima
ed arrestare poi la loro corsa e che il sinistro si era
pertanto verificato solo a causa della spericolata condotta del ragazzo che era giunto nello spiazzo ad alta
velocita`, nonostante laffollata presenza, in quello
spiazzo, di numerosi sciatori in coda per la risalita, e
che proprio a causa di questa velocita` e delle difficolta` di manovra creata dalla presenza di persone,
non era riuscito a fermare la sua corsa.
C.S. ha impugnato la sentenza con ricorso per cassazione. La societa` Paganella resiste con controricorso.

Motivi della decisione


1. Con il primo motivo si denuncia vizio di
omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione
circa un punto decisivo della controversia.
Si sostiene che il Giudice di merito non ha spiegato come potesse negarsi alla societa` Paganella,
proprietaria della casetta contenente il trasformatore
dellenergia elettrica occorrente per il motore della
funivia (o della seggiovia), la qualita` di custode del
predetto immobile.
Con il sesto motivo si denuncia la violazione e
falsa applicazione dellart. 2051 c.c..
Si afferma che la Corte Territoriale non ha consi-

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derato che la societa` Paganella doveva considerarsi


custode del manufatto e percio` responsabile, ai sensi
della disposizione dellart. 2051 c.c., dei danni che
dalla presenza dello stesso potevano derivare ai terzi
dato che la responsabilita` del custode si estende
anche ai danni che non derivano dal dinamismo
proprio della cosa e che anche le cose inerti e
prive di un proprio dinamismo sono quindi idonee,
magari in concorso con altri fattori causali, a cagionare danni. 1.1. I due motivi debbono essere esaminati congiuntamente perche strettamente collegati.
Essi traggono spunto da un errore della Corte
Territoriale che:
a) ha ritenuto di potere negare al gestore della pista (come e` appunto considerata, nella sentenza, la societa` Paganella) la qualita` di custode della
stessa sulla base di un precedente giurisprudenziale
di questa Corte (la sentenza n. 2216/2001, specificamente richiamata nella sentenza della Corte Territoriale) che si riferisce, anzitutto, non al gestore della
pista ma al gestore degli impianti di risalita che, per
altro, la predetta sentenza del 2001 distingue dal
soggetto responsabile della manutenzione delle piste,
senza darsi carico, siccome evidentemente estraneo
al thema decidendum, della possibilita` di considerare
gli impianti di risalita e le piste che essi servono
ununica area attrezzata di regola affidata, di fatto o
per disposizione normativa regionale (come nella
Regione Valle dAosta, ai sensi della L.R. 12 marzo
1992, n. 9, e, per le piste interdipendenti, nella
Provincia Autonoma di Trento), ad un medesimo
soggetto;
b) ha ignorato, comunque, che, nel caso in esame, il C. ha legato il danno da lui subito non alla
condizione della pista, in se e per se considerata, ma
alla presenza, in prossimita` dello spiazzo antistante
la stazione a valle della funivia (o della seggiovia),
di una casa utilizzata dal gestore dellimpianto di
risalita e alla asserita pericolosita` di tale casa, allevidente intento di valorizzare la qualita` di custode
di tale casa, da parte del predetto gestore, e di evitare, cos`, ogni dubbio sulla possibilita` di considerare
il gestore degli impianti di risalita anche custode delle piste interdipendenti con gli impianti predetti;
c) non si e` accorta che, nel momento stesso in
cui ha considerato la societa` Paganella come gestore della pista e, implicitamente ma inequivocamente, come proprietaria e utilizzatrice della casetta di
ricovero dellimpianto di trasformazione dellenergia
elettrica, essa non avrebbe potuto negare, senza
una specifica giustificazione, nella specie del tutto
mancata, il rapporto di custodia che, come e` stato
anche recentemente ribadito nella sentenza di questa

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Corte n. 15383/2006, sulla base, del resto, di un


consolidato orientamento giurisprudenziale, e`, essenzialmente, rapporto di fatto legato alleffettiva presenza di un potere fisico del soggetto sulla cosa e alla effettiva possibilita`, quindi, di controllo delle modalita` di uso e di conservazione della stessa e che
deve necessariamente essere, pertanto riconosciuto
al soggetto che utilizza, gestisce ed amministra la
cosa medesima.
Il rilevato errore non e`, tuttavia, esiziale per la sentenza impugnata che, negando, per un verso, lobbiettiva pericolosita` della casetta e addebitando il sinistro
solo alla imprudente condotta della vittima, che, ad
elevata velocita`, e` arrivato nello spiazzo in cui termina a valle, la pista, ha sostanzialmente negato, sia
pure in una prospettiva non collegata al paradigma
normativo dellart. 2051 c.c., il rapporto di causalita`
tra la casetta e levento e, percio`, un presupposto essenziale tanto della responsabilita` aquiliana disciplinata dallart. 2043 c.c., quanto della responsabilita`
del custode, disciplinata dallart. 2051 c.c.
Tale accertamento, che e` di merito, e che, come
si chiarira`, non presta affatto il fianco alla censura di
contraddittoria motivazione di cui al secondo ed il
terzo motivo di ricorso, non e` frutto dellerrore di diritto che, con il sesto motivo, il ricorrente denuncia
addebitando alla Corte territoriale di avere fatto dipendere laccertamento del nesso causale dalla circostanza che la casetta e` priva di un dinamismo proprio e si rileva giuridicamente corretta anche nella
prospettiva della responsabilita` del custode, oltre che
in quella della responsabilita` aquiliana, siccome in
linea con i principi che governano la responsabilita`
(oggettiva) del custode.
Superando un suo piu` remoto orientamento giurisprudenziale, che tralaticiamente riteneva applicabile
la presunzione di responsabilita` per i danni cagionati da cose in custodia solo agli eventi che derivino dallintrinseco dinamismo della cosa medesima,
per la sua obbiettiva consistenza o per leffetto di
agenti che ne abbiano alterato la natura o il modo di
operare (tra le molte sentenza in tal senso, sent. 27
giugno 1984, n. 3774 ced n. 435747) e che sembrava cos` richiedere laccertamento della pericolosita`
della cosa, questa Corte ha chiarito, gia` in alcune
sentenze del passato (sent. 15 ottobre 1955, n. 3203;
sent. 12 marzo 1959 n. 738; sent. 9 giugno 1983, n.
3971) ma soprattutto nelle sue piu` recenti pronunce,
che la responsabilita` del custode riguarda tutti i danni dalla cosa custodita cagionati sia per sua intrinseca natura sia per linsorgenza in essa di agenti dannosi (sent. 18 giugno 1995, n. 6125 Ced n. 492602)
cos` negando il fondamento di una classificazione

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fondata sul parametro della pericolosita` e riaffermando lapplicabilita` della disposizione dellart. 2051
c.c., sul semplice presupposto del nesso causale tra
la cosa in custodia e levento dannoso, indipendentemente dalla pericolosita` attuale o potenziale della
cosa stessa, e percio` anche per le cose inerti.
Ma la giurisprudenza di questa Corte ha anche
chiarito che il predetto rapporto di causalita` non puo`
farsi dipendere dalla meccanica applicazione della
regola della condicio sine qua non ma deve piuttosto
riscontrarsi secondo il criterio della teoria penalistica della causalita` adeguata, per la quale si considera causa giuridica dellevento solo quellantecedente necessario che appartiene ad una sequenza
causale che, valutata ex ante, non sia stata alterata
da fattori esterni eccezionali, e percio` imprevedibili,
e non sia stata cos` neutralizzata da questi fattori.
Sulla base di questa premessa, esplicitamente
enunciata da questa Corte nella recentissima sentenza n. 15383/2006 ma sostanzialmente presente in
tutte le altre sentenze di questa Corte in materia, e,
del resto, imposta dalla stessa disposizione dellart.
2051 c.c., che, appunto, esclude la responsabilita` del
custode in tutti i casi in cui levento sia imputabile
ad un caso fortuito, si e` ritenuto che il nesso causale
debba essere negato non solo, come e` ovvio, in presenza di un fattore esterno che, interferendo nella situazione in atto, abbia di per se prodotto levento,
assumendo il carattere del c.d. fortuito autonomo,
ma anche nei casi in cui la cosa sia stata resa fattore
eziologico dellevento dannoso da un elemento o
fatto estraneo del tutto eccezionale e per cio` stesso
imprevedibile - c.d. fortuito incidentale (sent. 2 febbraio 2004, n. 2430 CED n. 570001; sent. 12 maggio 1999, n. 4689 - non massimata dallUfficio massimario della Corte di Cassazione e percio` non presente nellarchivio del CED) - ancorche dipendente
dalla condotta colpevole della vittima (sent. 23 ottobre 1979, n. 5545 Ced n. 402136; sent. 16 febbraio
1976, n. 506 Ced n. 379162).
Questa Corte ha, poi, ulteriormente precisato, con
specifico riferimento alla causa esterna prodotta
dal fatto del danneggiato, che il giudizio sullautonoma idoneita` causale del fattore esterno estraneo alla cosa deve essere parametrato sulla natura della cosa e sulla sua pericolosita` nel senso che quanto meno
essa e` intrinsecamente pericolosa e quanto piu` la situazione di possibile pericolo e` tale da essere prevista
e superata attraverso ladozione delle normali cautele
da parte dello stesso danneggiato tanto piu` incidente
deve considerarsi lefficienza causale dellimprudente
condotta della vittima (costituente fattore esterno) nel
dinamismo causale del danno fino ad interrompere il

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nesso causale tra la cosa ed il danno ed escludere,


dunque, la responsabilita` del custode, ai sensi dellart. 2051 c.c. (sent. 17 gennaio 2001, n. 584 Ced n.
543213), nonostante il ruolo di antecedente necessario svolto dalla cosa che dal fattore esterno e` stata resa fattore eziologico dellevento.
A questi principi la Corte di merito, pur nella diversa prospettiva della responsabilita` aquiliana, si e`
sostanzialmente attenuta per escludere il rapporto
di causalita`.
Essa ha, anzitutto, accertato, infatti, che: 1) lo
slargo terminale di fermata della pista era obbiettivamente ampio ed adeguato allutilizzo della medesima; 2) la presenza della casamatta, proprio a causa
della ampiezza dello slargo terminale di fermata della pista, non costituiva un obbiettivo pericolo per gli
sciatori in tal modo sostanzialmente servendosi dellapprezzamento sulla assenza di una situazione di
pericolo legata alla posizione della cosa rispetto allo
spiazzo di sosta posto a valle della pista per esaltare
lincidenza causale del comportamento della vittima
piuttosto che per negare in radice i presupposti per
lapplicabilita`, nel caso concreto, della disposizione
dellart. 2051 c.c., e la possibilita` o meno di costruire il rapporto di causalita` richiesto dallart. 2051
c.c., come presupposto, del resto comune alla responsabilita` aquiliana, della responsabilita` del custode; 3) lo scontro del C. con lostacolo fisso costituito dalla casa in muratura e` dipeso dalla situazione di
pericolo nella quale il C. si e` posto incautamente
astenendosi dal rallentare la velocita` in discesa prima di immettersi nello slargo ed anzi mantenendo
questa velocita` nonostante la presenza di persone, fino al margine estremo del piazzale ove, non essendo
riuscito a svoltare, a causa della presenza di persone
in attesa, e` finito fuori pista cozzando contro il predetto ostacolo.
E`, infatti, evidente che dalla predetta ricostruzione della dinamica del sinistro risulta accertata una
condotta colposa della vittima che la Corte ha considerato, nel contesto in cui e` stata posta in essere,
del tutto eccezionale, a causa della funzione propria
dello slargo nel quale terminava la pista, che e` quella di spazio di arresto e non prolungamento della pista, e che, parametrato alla posizione della casa, posta ben al di fuori dello slargo, in zona non destinata
alla discesa e agli spostamenti veloci degli sciatori,
ha, percio`, considerato di tale incidenza nel dinamismo causale del danno da rendere la cosa fattore
eziologico dellevento; in altri termini, appunto lassenza del nesso di causalita` tra la casa e levento del
quale la casa e` stata resa solo fattore eziologico a
causa di un evento esterno eccezionale.

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2. Con il secondo motivo si denuncia ulteriore vizio di omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia avendo il Giudice di merito riconosciuto completa attendibilita` alle dichiarazioni del teste F. senza
curarsi di rilevare le numerose contraddizioni che
hanno caratterizzato la sua deposizione e senza accorgersi cos` che esistevano forti ragioni per dubitare della credibilita` endogena ed esogena del predetto teste.
Con il terzo motivo si insiste nella denuncia di ulteriore vizio di omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia sostenendosi che la Corte Territoriale si contraddice quando per un verso afferma che la casetta,
in quanto posta al di fuori dello spiazzo posto al termine della discesa, non creava alcuna situazione di
pericolo e per altro verso riconosce che il giovane
C. non e` riuscito ad arrestare la sua corsa a causa
della presenza, nello spiazzo, di molte persone, cos`
indirettamente evidenziando come in presenza di
una situazione di sovraffollamento dello spiazzo la
casetta potesse essere fonte di pericolo per gli sciatori in discesa.
2.1. Anche questi motivi debbono essere disattesi.
Il secondo perche relativo ad un apprezzamento
sulla attendibilita` dei testi che, per costante indirizzo
giurisprudenziale, e` sottratto al controllo di legittimita` se, come nella specie, congruamente motivato con
lo specifico esame delle deposizioni dei diversi testimoni escussi, che la Corte di merito ha puntualmente raffrontato per chiarire le ragioni della asserita attendibilita` del teste F.
Il terzo motivo perche trasforma un argomento,
laffollata presenza, cioe`, di sciatori nella pista e
nello slargo di arresto, che la Corte Territoriale ha
utilizzato per esaltare la gravita` della imprudenza
della vittima, in un elemento di contraddizione che,
in realta`, non e` dato ravvisare nel ragionamento della Corte, per la quale la presenza di un elevato numero di persone nello slargo e` circostanza che
avrebbe dovuto imporre maggiore prudenza allo
sciatore, che, comunque, era tenuto a ridurre la velocita` prima dello slargo di arresto ed a maggior ragione avrebbe dovuto rispettare questa regola in presenza di un tratto di fine pista affollato e percio` piu` difficilmente percorribile.
In altri termini la Corte di merito non ha affermato affatto che la casetta, nei casi di affollamento delle piste e dello slargo di arresto, e` fattore di rischio
che di per se assume rilevanza causale del danno di
quanti possono cozzare contro di essa, ma afferma,
piuttosto, che, in quanto posta al di fuori e a distanza

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dallo slargo, ove gli sciatori non possono e debbono


solo scivolare lentamente per portarsi nel punto di
accesso alla funivia (o seggiovia) o per porre termine alla loro attivita` sportiva, la casetta non puo` considerarsi pericolosa per lincolumita` degli sciatori,
che non possono correre il rischio di un impatto contro la stessa neppure in caso di imperizia o imprudenza che non superi i limiti dellaberrante dispregio
di ogni norma di cautela.
3. Con il quarto motivo si denuncia la violazione
e falsa applicazione dellart. 18 Regolamento esecutivo della Provincia di Trento 21 aprile 1987,
n. 7 che, anzitutto, prescrive che la larghezza ed il
profilo delle piste sia tale da permettere lagevole e
sicuro arresto degli sciatori, in relazione alla categoria della pista, tenuta presente anche la possibilita` di
stazionamento delle persone in tale zona, ed, inoltre,
fa divieto assoluto, nelle zone riservate a piste sciistiche, sia della costruzione di edifici sia della istallazione di recinzioni, di rimboschimenti ed ingombri
che possono importare ostacoli alla libera discesa.
3.1. Il motivo merita la sorte dei precedenti.
Da escludere e`, infatti, la violazione della disposizione dellart. 18, comma 2, lett. c) D.P.G.P.
22 settembre 1987, n. 11-51/leg (contenente il regolamento per lesecuzione della Legge Provinciale 21
aprile 1987, n. 7 sulla disciplina delle linee funiviarie in servizio pubblico) dato che la Corte di merito
ha accertato che la parte terminale della pista formata dallo slargo era sufficientemente ampio da permettere, come e` appunto richiesto dalla disposizione
invocata dal ricorrente, lagevole e sicuro arresto degli sciatori in relazione alla categoria della pista, tenuta presente anche la possibilita` di stazionamento
della gente e dato che tale accertamento e` frutto di
un apprezzamento di merito, senza fondamento censurato dal ricorrente, sotto il profilo della coerenza
logica della motivazione, con il terzo motivo, rivelatosi, come si e` chiarito, privo di fondamento.
Da escludere e` anche la violazione della disposizione dellart. 16 Legge Provinciale Trento 11
novembre 1968, n. 20, che, se in generale esclude
nelle zone riservate a piste sciistiche, la possibilita`
di costruzione di edifici, recinzioni, rimboschimenti
o ingombri che possono comportate ostacoli per la
libera discesa, espressamente consente la costruzione, in sicurezza, delle opere necessarie per la sistemazione e la manutenzione delle piste con una disposizione che, avuto riguardo allo scopo della deroga, deve ovviamente riferirsi ad ogni opera essenziale per la gestione e lesercizio delle piste, tra le quali
rientrano gli impianti di risalita delle piste.
4. Con il quinto motivo si denuncia la violazio-

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ne e falsa applicazione dellart. 2043 c.c. sostenendosi che la Corte territoriale ha escluso lobiettiva pericolosita` della pista quando si trattava, invece,
di rilevare la obbiettiva pericolosita` della casamatta, priva di qualsiasi segnalazione e di idonea recinzione e percio` prevedibile ostacolo per gli sciatori in
discesa.
Lerrore, in altri termini, consisterebbe nel non
avere considerato che la responsabilita` aquiliana puo`
anche dipendere dalla omessa predisposizone delle
cautele necessarie per impedire possibili e probabili
eventi dannosi.
4.1. Quanto esposto sul contenuto della motivazione della sentenza impugnata e sulliter logico nella stessa seguito per escludere il rapporto di causalita` tra la presenza della c.d. casamatta e levento
traumatico sofferto dal C. giustifica, senza necessita`
di ulteriori chiarimenti, anche il rigetto di questo
motivo, del resto piuttosto confuso, dato che il cuore
della questione che il ricorrente sostanzialmente solleva, e che la Corte Territoriale ha puntualmente
esaminato, non e` quello della pericolosita` della pista,
piuttosto che della casetta, ma quello della attitudine
causale della casetta, nel luogo in cui e` stata collocata rispetto alla pista, a produrre, senza lintervento di
un fattore esterno eccezionale ed imprevedibile, levento dannoso subito dal C.
5. Con il settimo motivo si denuncia la violazione e falsa applicazione degli artt. 1321, 1322 e
1218 c.c..
Si afferma, ripetendosi integralmente la motivazione di una sentenza pronunciata (ovviamente in altra
controversia) dal Tribunale di Pinerolo il 18 ottobre
2001, che il contratto di ski-pass, avendo per oggetto
non solo il trasporto per la risalita ma anche lutilizzazione della pista, rende il gestore responsabile dei
vizi di queste piste, della cui manutenzione in sicurezza il predetto gestore assume la responsabilita`.
Tale principio sarebbe stato del tutto ignorato dalla Corte Territoriale nel momento stesso in cui ha
omesso di riconoscere la responsabilita` presunta
del gestore della pista per il danno subito dal giovane C. in assenza di prova certa della imputabilita` del predetto danno a caso fortuito o a forza
maggiore.
5.1. Neppure questo motivo puo` essere condiviso.
Non vi e` dubbio che il contratto di ski-pass presenta caratteri propri di un contratto atipico nella
misura in cui il gestore dellimpianto assume anche,
come di regola, il ruolo di gestore delle piste servite
dallimpianto predetto ed e` vero, dunque, che con il
predetto contratto il gestore dellimpianto, in quanto
obbligato alla manutenzione in sicurezza della pista,

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puo` essere chiamato a rispondere dei danni prodotti


(ai soggetti che con il gestore hanno stipulato il contratto di ski-pass) dalla cattiva manutenzione, sulla
base delle norme che governano la responsabilita`
contrattuale per inadempimento.
Ma nel caso in esame laccertamento della dinamica del sinistro compiuto dalla Corte di merito,
benche condotto, come si e` detto, solo nella prospettiva indicata dalla disposizione dellart. 2043 c.c.,
indirettamente ha escluso anche linadempimento,
per altro solo confusamente dedotto nelle fasi di merito, dellobbligo di manutenzione in sicurezza
delle piste nel momento stesso in cui ha escluso la
pericolosita` della situazione creata con la costruzione della casetta a breve distanza dallo spiazzo di fermata a valle, ed il nesso di causalita` tra questa situazione e levento.
6. Con lottavo ed ultimo motivo si denuncia la
violazione e falsa applicazione dellart. 112 c.p.c.,
addebitandosi alla Corte Territoriale di avere completamente ignorato il motivo di appello che investiva la pronuncia del Giudice di primo grado sulle
spese.
6.1. Nei termini in cui e` stato dedotto, anche questo ultimo motivo si rivela privo di fondamento.
E` vero che nella sentenza impugnata manca una
distinta considerazione della doglianza circa lopportunita` che, anche nel caso di rigetto dei motivi di appello, fosse comunque diversamente regolato lonere
delle spese processuali del giudizio di primo grado.
Ma la specifica evidenziazione della condizione
del C. di parte soccombente, contenuta nella sentenza, inequivocamente indica che la Corte Territoriale,

valorizzando il dato della soccombenza, non ha ritenuto di dovere riconoscere la presenza di motivi che
in qualche modo potessero giustificare la deroga del
generale principio del dellart. 91 c.p.c., che appunto
pone di regola sulla parte soccombente lonere delle
spese sostenute dalla parte vittoriosa e che, cos`,
consente al Giudice la condanna della parte soccombente al pagamento delle predette spese senza necessita` di specifica giustificazione, invece necessaria
ove il Giudice ritenga di dovere derogare alla predetta regola.
La Corte Territoriale non ha cioe` omesso di pronunciare sul motivo di appello indicato dal ricorrente
ma ha solo rigettato senza particolare motivazione tale motivo (che, del resto, era stato giustificato solo da
considerazioni di carattere umanitario) cos` esponendosi, semmai, alla censura di insufficiente motivazione, non dedotta dal ricorrente con il motivo in esame.
7. La rilevata infondatezza dei motivi che lo sostengono conduce al rigetto del ricorso e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, liquidate in euro 5100,00 (cinquemilacento), di cui euro 5000,00 per onorari ed euro 100,00
per spese, oltre spese generali ed accessori di legge.

P.Q.M.
La Corte, rigetta il ricorso e condanna il ricorrente
al pagamento, in favore della controricorrente, delle
spese del giudizio in Cassazione, liquidate in euro
5100,00 (cinquemilacento), di cui euro 5000,00 per
onorari ed euro 100,00 per spese, oltre spese generali ed accessori di legge.

Il Commento
di Marco Stucchi
Partendo dallanalisi di una recente sentenza della
Corte di Cassazione, si delinea un panorama della responsabilita` dei gestori degli impianti a fune, nonche
di alcuni aspetti collegati allattivita` sciistica, come la
natura giuridica del contratto di ski-pass e la necessita` di individuare regole comuni che superino il particolarismo e il regionalismo tipici del nostro Paese.

Il caso
Un giovane sciatore, al termine di una discesa,
sbatteva violentemente contro un casotto in mu-

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DIRITTO DEL TURISMO N. 1/2008

ratura adiacente alla pista. Tale costruzione serviva per il ricovero del trasformatore di energia elettrica necessaria ai motori dellimpianto di risalita.
I genitori, in proprio e in qualita` di soggetti esercenti la potesta`, citavano in giudizio la societa` Raganella, gestrice degli impianti, e la societa` Enel, i
quali si difendevano dichiarando la prima che il sinistro si era verificato per esclusiva colpa del ragazzo
(il quale, al termine della gara di sci, giungeva sul
piazzale ad alta velocita` e non si arrestava in prossimita` dello stesso, ma solo sul tratto finale, finendo
contro il casotto che si trovava a dovuta distanza e
ai margini del piazzale), mentre la seconda eccepen-

Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

do di non essere ne proprietario, ne possessore del


casotto.
Rinunciando gli attori alla domanda presentata
contro lEnel, il Tribunale di Trento stabiliva che la
responsabilita` del sinistro era addebitabile allimprudente condotta della vittima. In seguito, il Giudice di secondo grado di Trento respingeva lappello
proposto contro la suddetta sentenza: il fatto era da
addebitare ad esclusiva responsabilita` dello sciatore.
Gli attori presentavano dunque ricorso in Cassazione, che respingeva tutti i motivi addotti.

Responsabilita` del gestore come custode


La sentenza in commento, nella valutazione dei
motivi addotti dal ricorrente ha, in primis, esaminato
il problema concernente la responsabilita` del gestore come custode degli impianti e delle piste.
La responsabilita` del custode, ex art. 2051 c.c.,
ha carattere oggettivo e pertanto e` sufficiente che
sussista il nesso causale tra la res e il danno arrecato, senza che rilevi la condotta del custode e losservanza o meno dellobbligo di vigilanza (1). Sulla
base di un accreditato orientamento giurisprudenziale, il rapporto di custodia e` semplicemente legato alleffettiva presenza di un potere fisico del soggetto
sulla cosa e quindi alleffettiva possibilita` di controllo delle modalita` di uso e di conservazione della
stessa, che deve essere necessariamente riconosciuto
al soggetto che utilizza, gestisce e amministra la cosa medesima.
La responsabilita` prevista dallart. 2051 c.c. non
scaturisce solo dallintrinseco dinamismo della cosa,
ma e` slegata dalla pericolosita` attuale e potenziale
della stessa, oltre che dalla condotta del custode e
dalleventuale osservanza di un obbligo di vigilanza.
Infatti, giurisprudenza consolidata ha ormai stabilito
che tale responsabilita` non richiede necessariamente
che la cosa sia suscettibile di produrre danni per sua
natura, cioe` per un suo intrinseco potere, in quanto,
anche in relazione alle cose prive di un proprio dinamismo, il danno puo` verificarsi in conseguenza dellinsorgere in esse di un processo dannoso provocato
da elementi esterni (2). La sentenza in esame ricorda
che la responsabilita` del custode riguarda tutti i
danni dalla cosa custodita cagionati sia per sua
intrinseca natura sia per linsorgenza in essa di
agenti dannosi.
Rimane comunque in capo al danneggiato lonere
di dimostrare lesistenza di un efficace nesso causale
tra la res in custodia e levento (3). La prova liberatoria, in capo al custode, consiste nel provare lesistenza di un fattore estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere il nesso causale, cioe` un

Trasporti

fattore esterno che presenti i caratteri del caso fortuito (4) (imprevedibilita` ed eccezionalita`), compreso il
fatto del terzo (5).
La condotta colpevole del danneggiato e` equiparabile al fortuito (6): infatti, la situazione di pericolo puo` e deve essere superata tramite ladozione
di normali cautele da parte dello stesso danneggiato,
in assenza delle quali viene ad interrompersi il nesso
causale tra la cosa e il danno fino allesclusione della responsabilita` del custode ex art. 2051 c.c.
La societa` di gestione degli impianti non potrebbe
che essere ritenuta custode delle piste e delle costruzioni poste su di esse, ove, a seguito di un accertamento, scaturisse un certo potere di ingerenza sulle
cose. Tuttavia, nel caso in esame, la Corte di Merito,
e la Corte di Cassazione successivamente, ha correttamente ritenuto che lo slargo terminale di fermata
della pista era obbiettivamente ampio ed adeguato
allutilizzo della medesima e che il casotto non rappresentava per gli sciatori un pericolo, proprio a causa dellampiezza dello slargo di fermata (7). Lo
scontro tra lo sciatore e il casotto e` quindi dipeso
unicamente dalla situazione di pericolo in cui egli si
e` posto incautamente, astenendosi dal diminuire la
velocita` (nonostante la presenza di persone) fino al
margine esterno del piazzale, ove, non essendo riuscito a svoltare a causa della folla, e` finito fuori pista
cozzando violentemente contro la costruzione. Per
quanto esposto, la Corte di Merito ha escluso il rapporto di causalita`, affermando che la casetta non puo`
considerarsi pericolosa per lincolumita` degli sciatoNote:
(1) Cass. civ., sez. III, 15 gennaio 2003, n. 472, in Arch. civ., 2003,
1254.
(2) Cass. civ., sez. III, 28 marzo 2001, n. 4480, in Resp. civ. prev.,
2001, 907, con nota di M. Ronchi, Responsabilita` da cose in custodia e divergenze interpretative.
(3) Cass. civ., sez. III, 3 agosto 2001, n. 10687, in Mass. Giur. it.,
2001; Cass. civ., Sez. III, 13 febbraio 2002, n. 2075, in Danno e
resp., 2002, 789, con commento di A. Bata` e A. Spirito, Cose in custodia.
(4) Secondo la decisione in oggetto, un elemento imprevisto e imprevedibile che, inserendosi nel processo causale al di fuori di ogni
possibile controllo del custode, renda inevitabile il verificarsi dellevento ponendosi come lunica causa efficiente di esso.
(5) Cass. civ., sez. III, 20 luglio 2002, n. 10641, in Giur. it., 2003,
1587.
(6) Cass. civ., sez. III, 16 febbraio 2001, n. 2331, in Danno e resp.,
2001, 7, 724, con nota di R. Breda, La Cassazione e i danni da cose
in custodia: quattro casi in rassegna; Cass. civ., sez. III, 18 gennaio
2006, n. 832, in Resp. civ. prev., 2006, 979, con nota di R. Campione, Gestione dellarea sciabile e regole di responsabilita`.
(7) Sulla responsabilita` per custodia del gestore vedi anche Cass.
civ., sez. III, 10 febbraio 2005, n. 2706, in Mass. Giur. it., 2005.

DIRITTO DEL TURISMO N. 1/2008

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Trasporti

Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

IL PROVVEDIMENTO
ri, i quali non possono correre il rischio di un impatto
contro la stessa neppure in
caso di imperizia o imprudenza che non superi i limiti
dellaberrante dispregio di
ogni norma di cautela.
La res (cioe` il casotto in
muratura) e` stata solo fattore
causativo del danno a causa
di un evento esterno, cioe` la
condotta della vittima, la
quale non ha rispettato la
funzione principale dello
slargo terminale della pista
(come spazio di arresto e
non prolungamento della
stessa) e la posizione della
costruzione, ben al di fuori
dello slargo, non si qualificava come elemento di pericolo. Lo sciatore danneggiato, infatti, avrebbe dovuto tenere maggiore pendenza
(proprio per le persone presenti) diminuendo la velocita`
e prestando maggior attenzione.

Contratto di ski-pass

Il caso
La Corte di Cassazione `e chiamata a
pronunciarsi in ordine alla responsabilita` del
gestore degli impianti di risalita, in un caso in
cui un ragazzo, al termine di una discesa, va a
sbattere contro un casotto in muratura,
ricovero del trasformatore di energia elettrica
necessaria ai motori dellimpianto di risalita.
Viene citata in giudizio la Societa` di gestione
degli impianti.
I precedenti
Cass. civ., Sez. III, 15 febbraio 2001, n. 2216
Trib. Pinerolo, 18 ottobre 2000, n. 507
Le questioni
Un gestore di impianti di risalita puo` essere
chiamato a rispondere in via extracontrattuale
ex art. 2050 c.c. e 2051 c.c.? Quale fattispecie
contrattuale integra il rapporto instauratosi
tra sciatore e gestore con lacquisto dello skipass?
La soluzione
La domanda risarcitoria non puo` essere
fondata ne sullart. 2050 c.c. (non essendo la
gestione di un impianto di risalita attivita`
pericolosa), ne sullart. 2051 c.c. (dato che il
gestore degli impianti non `e anche custode
delle piste).
Il contratto tra sciatore e gestore degli
impianti integrerebbe un contratto atipico a
prestazioni corrispettive funzionale allattivita`
sciistica su piste sicure.

Riprendendo nella sostanza la pronuncia del Tribunale di Pinerolo 18 ottobre


2001, n. 507 (8), la sentenza
in esame ha ribadito che il
contratto di ski-pass ha ad
oggetto non solo il trasporto per la risalita con i
piu` svariati mezzi, ma anche lutilizzazione in sicurezza delle piste. Tale contratto (consensuale, bilaterale, oneroso e a prestazione periodica o continuativa) consente allo sciatore laccesso, dietro corrispettivo, ad un comprensorio sciistico, al fine di
utilizzare liberamente ed illimitatamente, per il tempo convenzionalmente stabilito (9), gli impianti e le
piste e, quindi, obbliga il vettore non solo a trascinare e trasportare lutente da un punto allaltro della
montagna (10), ma anche ad offrire sicurezza. In
molti casi, il gestore degli impianti assume anche
(talvolta per imposizione di legge regionale (11)) il
ruolo di gestore delle piste servite dagli impianti di
risalita, con conseguente obbligo a suo carico della
manutenzione in sicurezza delle stesse.
La sopra citata sentenza del Tribunale di Pinerolo

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DIRITTO DEL TURISMO N. 1/2008

ha stabilito che il fornitore di servizi (cioe` il gestore), per rispettare gli


obblighi contrattualmente
assunti, non deve limitarsi
a delimitare le piste e a
batterle, ma deve fare in
modo, e quindi controllare, che le stesse si trovino
in condizioni tali da essere
adeguatamente fruibili e
da non esporre gli sciatori
a pericoli o rischi maggiori di quelli normalmente
connessi con le ineliminabili difficolta` della pista di
discesa, al quale lutente
accetta volontariamente di
esporsi, ritenendo di possedere una competenza e
unesperienza tale da poterle affrontare senza pericolo per se stesso e per gli
altri.
Il gestore si pone quindi in una posizione di garanzia per lo sciatore, offrendo ai consumatori/turisti un complesso di servizi
costituiti da impianti di risalita (skilift, seggiovie,
funivie, ecc.), tratti di raccordo tra impianti, piste
da discesa, aree di sosta e
parcheggi.

Note:
(8) Trib. Pinerolo, 18 ottobre 2001, n. 507, in Danno e resp., 2002,
75, con commento di M. Bona, Contratto di Ski-pass e obblighi del
gestore delle piste.
(9) La durata e` prevista dal contratto, che viene fissata unilateralmente dallente gestore e con diverse opzioni, e accettata dallo sciatore. Faccio riferimento tanto al calendario quanto allorario e i giorni di apertura, cos` I. Arroyo, Il contratto di skipass europeo, in
Atti del Forum giuridico europeo della Neve, Bormio, 23-25 novembre 2007.
(10) Trib. Sondrio, 11 dicembre 1978, in Resp. civ. prev., 1979,
577.
(11) L.R. Emilia-Romagna, 10 gennaio 1995, n. 1, Disciplina degli
impianti di trasporto a fune, delle piste da sci e dei sistemi di produzione programmata della neve; L.R. Valle dAosta, 12 marzo
1992, n. 9, Norme in materia di esercizio ad uso pubblico di piste
di sci.

Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

Pertanto il gestore potrebbe essere chiamato a rispondere dei sinistri verificatisi agli sciatori a causa
della cattiva manutenzione della pista, sulla base
delle norme che regolano la responsabilita` contrattuale da inadempimento. Nel caso in commento,
escludendo la pericolosita` della situazione (la posizione della casamatta), nonche il nesso causale tra
questa situazione e levento dannoso, la Corte di
Merito ha indirettamente escluso la violazione di
tale obbligo da parte del gestore.
La qualificazione del contratto di ski-pass permette di individuare la responsabilita` dei soggetti
coinvolti (12).
Parte della dottrina ha qualificato il rapporto tra
utente e gestore come contratto di trasporto a titolo oneroso. Seguendo tale orientamento, deriva, ex
art. 1681 c.c., che il vettore risponde dei sinistri che
colpiscono la persona del viaggiatore durante il
viaggio. In caso di danno, la prova liberatoria del
gestore consiste nellaver adottato tutte le misure in
concreto idonee ad evitare il sinistro. Secondo tale
disposizione, il gestore non si puo` liberare semplicemente dimostrando di aver adottato la diligenza prevista dellart. 1176, comma 2, c.c., proporzionata alla natura dellattivita` esercitata, ma tale esonero presuppone una attenta indagine sulladozione delle
cautele necessarie (come investimenti in sicurezza,
prevenzione e formazione del personale) per lesecuzione del trasporto. Il vettore, per provare lassenza
di responsabilita`, potra` quindi dimostrare la sussistenza di un fatto causativo del danno del tutto autonomo e a se non imputabile (come il caso fortuito,
fatto del terzo o dello stesso danneggiato) e la sua
responsabilita` sara` valutata - nellattivita` sciistica distinguendo tra un evento lesivo verificatosi durante la risalita ovvero durante la discesa. In questultima fase, pur essendo terminato il trasporto in senso
stretto, sarebbe ravvisabile in capo al gestore lobbligo di sicurezza tipico del vettore nei confronti dei
passeggeri, convergendo, in tale fase, fattori esterni,
da valutare nel caso concreto, quali la difficolta` della
pista, labilita` dello sciatore, le condizioni meteorologiche e tutti quegli elementi che rientrano nel c.d.
rischio sportivo. La critica piu` importante a tale
orientamento consiste nella collaborazione (attiva e
necessaria) dello sciatore nellesecuzione del trasporto: tale attivita` del trasportato farebbe perdere i connotati propri del trasporto. Infatti, lobbligo di cooperazione dello sciatore (differenziato a seconda dellimpianto di risalita) non ha semplicemente carattere accessorio e non costituisce un semplice dovere
di comportamento: la partecipazione dellutente, e`

Trasporti

necessaria e decisiva ai fini dellesecuzione del trasporto (13).


Altra parte della dottrina ha portato allinquadramento del contratto di ski-pass come contratto di
prestazione di servizi, e piu` specificatamente, contratto di somministrazione. Tale contratto, infatti, si
caratterizza per essere un contratto di durata, perche
la prestazione non si esaurisce con un unico atto, ma
si prolunga per tutta la durata contratta. Pertanto il
gestore e` tenuto a mantenere gli impianti aperti e in
condizione da praticare lo sci in completa sicurezza (14).
Parte consistente della dottrina e della giurisprudenza oggi tende ad individuare un contratto di skipass (15), identificato come un contratto atipico a
prestazioni corrispettive funzionale allattivita` sciistica su piste sicure, la cui causa non coincide col
solo trasporto in senso stretto. La disciplina di
questo contratto atipico va individuata nelle norme
generali del contratto e sulladempimento, nelle norme di contratti specifici, applicabili per analogia
(artt. 1678 c.c. ss.), come pure lart. 1374 c.c., per
lintegrazione. Lindirizzo del rapporto contrattuale
unitario e` stato accolto dal Tribunale di Modena, il
quale ha stabilito che il gestore di impianti di risalita
assume la veste di vettore ed e` contrattualmente responsabile anche per la fase di discesa sulle piste di
Note:
(12) Per un approfondimento, cfr. Cass. civ., sez. III, 23 maggio
1997, n. 4607, in Resp. civ. prev., 1998, 91, con commento di C.
Ferri, Il contratto di risalita in seggiovia e il danno dellutente;
Cass. civ., Sez. III, 3 agosto 2004, n. 14812, in Danno e resp,
2005, 369, con commento di M. Flick, Responsabilita` del gestore
nel trasporto per seggiovia; App. Milano, 26 febbraio 1993, in
Resp. civ. prev., 1995, 770, con commento di F. Morandi, Incidente
sciatorio e nozione di veicolo in una particolare ipotesi di assicurazione contro gli infortuni di circolazione; Trib. Torino, 8 luglio
1999, in Danno e resp., 2000, 3, 291, con commento di M. Bona e
M. Ambrosiani, Risalita su sciovia e responsabilita` del gestore dello skilift: contratto di trasporto o contratto atipico?.
(13) Per un approfondimento, cfr. C. Pozzi, Osservazioni in tema
di contratto di sciovia, in Dir. trasp., 2003, 186; vedi altres` Cass.
civ., sez. III, 23 febbraio 1998, n. 1936, in Contratti, 1998, 484,
con commento di L. Masala, Trasporto per seggiovia e responsabilita` del gestore dellimpianto; Trib. Bolzano, 11 agosto 1980, in
Resp. civ. prev., 1981, 93, secondo cui il contratto di sciovia non
puo` essere qualificato come contratto di trasporto di persone in
quanto manca del carattere essenziale della prestazione di questultimo, vale a dire laffidamento al trasportatore - perche provvede lui, e solo lui, al trasferimento, da luogo a luogo - delle persone.
(14) Cfr. I. Arroyo, Il contratto di skipass europeo, cit.
(15) Classica ipotesi di contratto del tempo libero: cfr. G. Ciurnelli, I contratti del tempo libero, in G. Ciurnelli, S. Monticelli e G.
Zuddas, Il contratto dalbergo, il contratto di viaggio, i contratti
del tempo libero, Milano, 1994, 281.

DIRITTO DEL TURISMO N. 1/2008

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Trasporti

Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

cui abbia la manutenzione (16). La responsabilita`


del gestore sarebbe quindi disciplinata dalle regole
generali in materia di responsabilita` contrattuale:
in caso di inadempimento, risponderebbe ex art.
1218 c.c., la cui prova liberatoria deve essere parametrata alla diligenza di cui allart. 1176 c.c. e deve
essere letta alla luce dellart. 1175 c.c. Il gestore,
pertanto, dovrebbe rispondere dei danni occorsi allutente durante la salita soltanto ove risultasse provata una violazione del canone di diligenza richiesto
dalla natura dellattivita` svolta e, quindi, per i danni
che siano la diretta conseguenza della mancata adozione di quelle misure cautelari di propria diretta
competenza.
Il gestore sarebbe daltro canto responsabile per
tutti i sinistri occorsi allo sciatore durante la discesa, se dipendenti dal mancato adempimento degli
obblighi specifici sullo stesso gravanti in virtu` del
contratto medesimo (segnalazione di fonti di pericolo, apposizione di segnaletica chiara e comprensibile, adozione di misure di protezione e, in generale,
manutenzione delle piste) (17).
Tuttavia, ponendosi dinanzi ad un rapporto contrattuale unitario, il regime di responsabilita` del gestore sarebbe lo stesso sia nella fase di risalita sia di
discesa e non si porrebbe la distinzione tra le varie
tipologie di impianti a disposizione degli utenti (skilift, seggiovia, funivia, ecc.).
In ogni caso, il gestore non potra` non rispettare
lobbligo di protezione e vigilanza tipico del vettore, garantendo ladozione delle misure idonee a far
giungere incolume a destinazione il viaggiatore (18),
in quanto la risalita e` funzionale alla discesa e quindi allutilizzo in sicurezza delle piste. Da questo
orientamento, pienamente condivisibile, ne consegue
che il gestore ha una responsabilita` contrattuale
anche per la manutenzione delle piste e lo sciatore, danneggiato nella fase di discesa, sarebbe piu` facilitato sul piano probatorio.
Di difficile individuazione risulta essere il momento iniziale del viaggio nel contratto di skipass (19): parte della giurisprudenza ha stabilito che
il trasporto ha inizio con lacquisto del biglietto (20), altra parte individua linizio del viaggio
con la prima presa di contatto materiale del passeggero con il veicolo in moto (21), altra parte e` incline a estendere il regime di responsabilita` ex art.
1681 esclusivamente alle attivita` tecnicamente preparatorie e accessorie al trasporto con limpianto di
risalita (22). Si vuole ricordare come, nel caso di trasporto aereo e marittimo, la normativa nazionale e
internazionale ricomprende, nella responsabilita` del
vettore, anche le fasi di imbarco e sbarco e pertanto

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DIRITTO DEL TURISMO N. 1/2008

la dottrina ha piu` volte valutato quali operazioni accessorie e preparatorie al viaggio potessero rientrare
nellalveo di responsabilita` del vettore (23).
Il momento terminale del trasporto - sul punto la
dottrina sembra unanime - coinciderebbe con il punto in cui viene esaurita la spinta impressa al viaggiatore dal mezzo in movimento e questi, ormai a terra,
non puo` piu` risentirne leffetto, cioe` sino al momento in cui vengono meno gli effetti residui del
moto impresso al trasportato dal mezzo usato (24).
La Corte di Cassazione, nel caso in esame, partendo del ragionamento posto in essere dal Tribunale
di Pinerolo, ha ritenuto che nel giudizio di responsabilita` (contrattuale o extracontrattuale) dei gestori
degli impianti di risalita e delle piste, bisogna considerare cio` che allepoca dellincidente poteva essere fatto (in termini di tecnologia e di costi), sempre tenendo conto del comportamento dello sciatore,
che e` stato infatti valutato imprudente e al quale e`
stata addebitata la responsabilita` del sinistro.
Da una parte, infatti, bisogna considerare i rischi
intrinsecamente connessi con lattivita` sciistica (un
salto, sciare a zigzag su una pista nera sopra le proprie capacita`, passare con gli sci su un ciuffo derba (25) in un periodo di bassa stagione), dallaltra,
esistono rischi che il gestore deve conoscere e valutare al fine di prevenire eventuali incidenti (tratti di
Note:
(16) M. Flick, Sicurezza e responsabilita` nella pratica degli sport
invernali, alla luce della legge 24 dicembre 2003, n. 363, in Danno
e resp., 2004, 5.
(17) Cfr. S. Vernizzi, Brevi considerazioni sulla responsabilita` vettoriale del gestore di impianti di seggiovia, in Resp. civ. prev.,
2007, 1153.
(18) Cfr. A. Giordo, Operazioni accessorie al trasporto e responsabilita` del vettore, in Danno e resp., 2003, 1185.
(19) Per un approfondimento, Cfr. L. Masala, Trasporto per seggiovia e responsabilita` del gestore del gestore dellimpianto, in Contratti, 1998, 484.
(20) Trib. Sondrio, 18 aprile 1962, in Nuovo dir., 1964, 41.
(21) Cass. civ. 7 ottobre 1968, n. 3136.
(22) Cass. civ. 13 gennaio 1993, n. 356, in Giust. civ., 1993, I,
2133, con nota di Chine; Trib. Bolzano, 22 maggio 1987, 486, con
commento di F. Chiavegati, Responsabilita` contrattuale ed extracontrattuale del gestore di impianti di risalita.
(23) Cfr. artt. 409 e 942 cod. nav., art. 17 Convenzione di Montreal
del 1999; cfr. S. Busti, Il contratto di trasporto di persone, in V.
Franceschelli, F. Morandi, Manuale di diritto del turismo, II ed.,
Torino 2003, 423 ss.
(24) Cass. civ., sez. III, 13 gennaio 1993, n. 356, cit.
(25) Cass. civ., sez. III, 15 febbraio 2001, n. 2216, in Danno e
resp., 2001, 372, con nota di Carbone, in cui la Corte ha negato la
responsabilita` del gestore per i danni subiti da uno sciatore caduto a
causa di un ciuffo derba che sporgeva dalla neve.

Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

Trasporti

IL QUADRO NORMATIVO
pista privi di neve non corsformazione dellenergia
elettrica. Tuttavia, dottrina
rettamente segnalati, alberi  Legge 24 dicembre 2003, n. 363, Norme in
materia di sicurezza nella pratica degli sport
e giurisprudenza hanno
posti in posizioni critiche,
invernali da discesa e da fondo (in G.U., 5
tentato di ricostruire ulteecc.).
gennaio 2004, n. 3).
riori ipotesi di responsabiIn termini di costi/benefi Art. 2050 cod. civ. - Chiunque cagiona
lita` extracontrattuale del
ci, il gestore deve valutare il
danno ad altri nello svolgimento di una
gestore, oltre a quanto
costo della messa in sicurezattivita` pericolosa, per sua natura o per la
previsto dal generale prinza degli impianti e delle pinatura dei mezzi adoperati, `e tenuto al
cipio del nemine laedere,
ste, in relazione ai benefici
risarcimento, se non prova di aver adottato
ex art. 2043 c.c.
che se ne potrebbero ricavatutte le misure idonee ad evitare il danno
1) Lart. 2049 c.c., core in termini di sicurezza per  Art. 2051 cod. civ. - Ciascuno `e responsabile
me
noto, disciplina la regli utenti e di valore econodel danno cagionato dalle cose che ha in
` dei padroni e
sponsabilita
mico (26). Sul punto, il Tricustodia, salvo che provi il caso fortuito.
dei
committenti
in caso di
bunale di Trento (27) ha ridanno
arrecato
a
terzi dal
tenuto responsabile lente
fatto
illecito
dei
loro
dogestore per il danno subito
mestici,
commessi
o
dipendenti
nellesercizio
delle
da uno sciatore, caduto a terra e rovinato a valle, a
incombenze a cui sono adibiti. Per loperativita` di
causa di un urto contro il pilone di un impianto non
tale responsabilita`, e` sufficiente che sussista un nesdotato di protezioni idonee ad attutire le conseguenso di occasionalita` necessaria tra lillecito stesso ed
ze di eventuali e prevedibili scivolamenti degli sciail rapporto che lega i due soggetti, nel senso che le
tori.
mansioni o le incombenze affidate al secondo abbiaIl gestore deve altres` prendere in considerazione
no reso possibile o agevolato il comportamento proaltri elementi, tra cui leccessivo affollamento della
duttivo del danno (30).
pista (c.d. capacita` di carico), le diverse tecniche di
Il Tribunale di Pinerolo, nella piu` volte citata sensciatori sulla stessa pista e altro. Pertanto, pur non
tenza, ha infatti ribadito che la societa` gestrice di imrientrando alcuni elementi nella sua sfera di influenpianti e` tenuta a rispondere dei danni cagionati dalza, il gestore - soprattutto di grossi comprensori la condotta negligente e pregiudiziale posta in essere
deve predisporre piste riservate a smowboarders e/
dai propri dipendenti, sul presupposto di non aver
o funcarvers, personale formato a vigilare sulla sicuadeguatamente vigilato sul comportamento di questi
rezza e prudenza degli sciatori, segnali per le fonti
ultimi. Il gestore degli impianti risponde, quindi,
di ipotetico pericolo, misure di protezione visibili
per culpa in vigilando sui propri dipendenti aded efficaci, cartelli, striscioni, punti di assistenza medetti agli impianti di risalita, al controllo delle pidica lungo le piste (28) ed efficace manutenzione
ste e alla manutenzione di tutte le strutture predelle stesse.
senti nel comprensorio.
Infine, il contratto di ski-pass non puo` che essere
In una causa decisa dal Tribunale di Bolzadefinito standard, poiche non e` frutto di una negono (31), laddetto allimpianto di risalita stava legziazione tra le parti, ma contiene condizioni generali
gendo un giornale mentre due sciatori, in attesa della
predisposte dalle imprese e imposte dal gestore. Lo
seggiovia, cadevano pesantemente a terra perche il
sci, proprio per la diffusione che ha avuto negli ultisedile era rialzato e essi se ne erano accorti solo almi decenni, e` divenuto uno sport di massa: questa
caratteristica, dal punto di vista giuridico, permette
lapplicazione della legge sulle Condizioni Generali
Note:
di Contratto e le norme a protezione e difesa del
(26) Cfr. M. Bona, Contratto di Ski-pass e obblighi del gestore delconsumatore. Nello ski-pass sono incluse solo le
le piste, cit., 81.
condizioni essenziali, oltre a una clausola di rinvio
(27) Trib. Trento, 9 giugno 2001, in Giur. merito, 2001, 1311.
allo Statuto dellEnte gestore o ad altre condizioni
(28) La L. n. 363/2003 ora prevede allart. 3, comma 2, lobbligo
generali (29). Questa tesi non puo` essere che condidei gestori di assicurare il soccorso e il trasporto degli infortunati
visa.
lungo le piste in luoghi accessibili dai piu` vicini centri di assistenza
o di pronto soccorso.

Responsabilita` extracontrattuale del gestore

(29) Cfr. I. Arroyo, Il contratto di skipass europeo, cit.

La sentenza in commento ha valutato lipotesi


che il gestore risponda in via extracontrattuale ex
art. 2051 c.c. come custode del casotto per la tra-

(30) Cass. civ., sez. lav., 13 novembre 2001, n. 14096, in Giust.


civ., 2002, I, 2203, con nota di DOronzo.
(31) Trib. Bolzano, 22 maggio 1987, cit.

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Trasporti

Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

lultimo istante. Il Tribunale ha condannato la societa` di gestione, oltre che per responsabilita` contrattuale, anche in via extracontrattuale ex art. 2049 c.c.:
infatti sono integrati tutti i requisiti richiesti dal citato articolo: lagente cui va imputato il comportamento colposo che ha cagionato lincidente era legato da un vincolo di subordinazione alla societa` convenuta, e il fatto illecito, arrecante il danno, e` avvenuto per omessa puntuale esecuzione del suo incarico (...).
Nellutilizzo degli impianti di risalita e` richiesta
allo sciatore unattiva e attenta collaborazione,
proporzionata alla tipologia di impianto (ovovia, funivia, seggiovia, skilift o sciovia). Lart. 1227 c.c.
prevede, in tema di risarcimento del danno, leventuale concorso di colpa del danneggiato nella produzione dellevento: lordinamento pone infatti a carico del creditore lonere di non concorrere ad aggravare i danni derivanti dallinesatto adempimento del
debitore con un comportamento contrario alla buona
fede, nei limiti dellordinaria diligenza. Daltro canto, pero`, sussiste lobbligo degli addetti agli impianti
di risalita di aiutare gli sciatori a salire e scendere
dagli impianti, mettendo in atto tutte le azioni possibili per evitare incidenti, come fermare limpianto
immediatamente, accompagnare il seggiolino della
seggiovia e collaborare col personale tecnico.
2) La Corte territoriale del caso in esame, come
confermato dalla Corte di Cassazione, ha escluso il
carattere di intrinseca pericolosita` dellattivita` di
gestione di impianti sciistici. Tale opinione e` conforme a un recente orientamento della Corte stessa,
che prevede si debba escludere sia la natura intrinsecamente pericolosa dellattivita` di esercizio di impianto di risalita - non qualificata tale da norme destinate a prevenire sinistri e a tutelare lincolumita`
pubblica, ne tale risultando per la natura delle cose o
dei mezzi adoperati (32). Tuttavia, altra parte della
dottrina ritiene che la gestione degli impianti di risalita e delle piste da sci configuri unattivita` pericolosa, tanto che il legislatore e` intervenuto con disposizioni atte a regolare e prevenire i sinistri (33).
La gestione degli impianti, in realta`, non puo` costituire unattivita` pericolosa, ma, come ogni attivita`
a carattere imprenditoriale, e` soggetta al c.d. rischio
di impresa ed e` sottoposta a precisi standard di sicurezza. Perfino lattivita` di navigazione aerea non e`
considerata ex se pericolosa e quindi lapplicazione
della norma di cui allart. 2050 e` legittimamente
esclusa quando tale attivita` rientri nella normalita`
delle condizioni previste, in osservanza dei piani di
volo, di condizioni di sicurezza, di ordinarie condizioni atmosferiche, tornando detta norma a spiegare

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DIRITTO DEL TURISMO N. 1/2008

efficacia tutte le volta in cui la navigazione aerea risulti esercitata in condizioni di anormalita` e pericolo (34).

La L. 24 dicembre 2003, n. 363


In Italia, il funzionamento degli impianti da sci
e delle piste e` disciplinato in maniera frammentaria
dalle Leggi Regionali.
Tuttavia, mancando un vademecum dei comportamenti pericolosi degli sciatori, e` stato elaborato,
negli anni sessanta, il Decalogo dello sciatore.
Queste descrivevano il comportamento giusto e ingiusto dello sciatore sulla pista in tutto il mondo ed
erano dirette agli sciatori perche le osservassero ed
agli organi giurisdizionali per poter valutare se uno
sciatore avesse assolto o no al dovere di prudenza
che poteva essergli richiesto, in modo da contribuire
al formarsi di una uniformita` di orientamenti e giudizi e i principi contenuti nel Decalogo non erano,
ovviamente, vincolanti per i giudici, ma per potersene discostare questi dovevano dare una motivazione
valida e logica e, di conseguenza, dimostrare che
queste regole non erano ne logiche ne ragionevoli e
che, nel loro ambito di applicazione, non erano in
grado di soddisfare lo scopo precauzionale per cui
erano state poste (35).
La responsabilita` del gestore dellarea sciabile
trova oggi la propria disciplina positiva allinterno
della L. n. 363/2003 (36), secondo il cui art. 4 i
gestori delle aree sciabili attrezzate, con esclusione
delle aree dedicate allo sci di fondo, sono civilmente
responsabili della regolarita` e della sicurezza dellesercizio delle piste e non possono consentirne lapertura al pubblico senza avere previamente stipulato
apposito contratto di assicurazione ai fini della responsabilita` civile per danni derivabili agli utenti e
ai terzi per fatti derivanti da responsabilita` del gestore in relazione alluso di dette aree. La legge prevede altres` obblighi informativi delle necessarie
cautele volte alla prevenzione degli infortuni, norme sul mantenimento e innevamento programNote:
(32) Cass. civ., sez. III, 15 febbraio 2001, n. 2216, cit.
(33) Cfr. M. Bona, Contratto di Ski-pass e obblighi del gestore delle piste, cit., 83.
(34) Tra le tante, Cass. civ., sez. III, 13 novembre 1997, n. 11236,
in Foro it., 1998, I, 54; Cass. civ., 19 luglio 2002, n. 10551, in
Mass. Giur. it., 2002.
(35) Cfr. Flick, Responsabilita` e piste da sci: tutela contrattuale o
acquiliana, in Atti del Forum giuridico europeo della neve, cit.
(36) L. 24 dicembre 2003, n. 363, Norme in materia di sicurezza
nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo.

Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563

mato e altre regole sulla circolazione degli sciatori.


Il gestore deve quindi instaurare sulle piste apposita
e ben visibile segnaletica, indicare la chiusura di piste o la presenza di eventuali pericoli.
Unimportante novita` e` costituita dallart. 8, che
prevede lobbligo di indossare un casco protettivo
conforme alle caratteristiche del Ministero della salute ai ragazzi di eta` inferiore ai 14 anni. Nonostante
la portata innovativa della legge, in realta` non viene
definito ne disciplinato il contratto di ski-pass, ne il
regime di responsabilita` dei soggetti coinvolti.

Conclusioni
Facendo seguito alle considerazioni sopra svolte,
non vi e` chi non vede una necessita` della creazione
di una disciplina unitaria di tutti gli aspetti dellindustria turistica montana.
Lattivita` sciistica ha conosciuto negli ultimi anni
unampia diffusione e il numero di appassionati di
sci alpino e snowboard, con competenze e livello diverso, e` incrementato in maniera esponenziale. Il turismo montano necessita di regole uniformi, proprio
perche e` sempre piu` legato a svariati aspetti come
lambiente, il turismo di massa, lurbanistica e le
condizioni generali di sicurezza.

Trasporti

Le nuove tecnologie hanno permesso di rendere


gli impianti di risalita sempre piu` veloci e confortevoli e frequentemente i comprensori sciistici rivestono il carattere dellinternazionalita` sia per i collegamenti ultramoderni tra le localita`, sia per la facilita`
di spostamento delle persone (libera circolazione) allinterno dei Paesi comunitari.
Il frazionamento della disciplina tra i vari Stati
e le Regioni, come avviene in Italia, trova quindi un
evidente contrasto con la pratica, che necessiterebbe
una uniformita` a livello internazionale o - quantomeno - degli Stati alpini. Regole condivise dovrebbero riguardare lesercizio degli impianti, la circolazione sulla neve, la responsabilita` delle scuole e
dei maestri di sci (37), le tipologie contrattuali, nonche la tutela del consumatore sciatore.

Nota:
(37) Per un puntuale approfondimento, cfr. C. de Sapia, Profili Critici in tema di responsabilita` del Maestro di sci, in Atti del Forum
giuridico europeo della neve, Bormio, 1-3 dicembre 2006; T. Marusic, Norme del diritto sloveno riguardanti le attivita` dei maestri di
sci e delle scuole di sci e possibilita` di insegnamento dello sci per il
maestro di sci straniero, in Atti del Forum giuridico europeo della
neve, Bormio, 23-25 novembre 2007.

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