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Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563
la pista ad eccessiva velocita` attraversandolo completamente senza rallentare, avendo tentato solo di
arrestare la sua corsa, senza riuscirvi, nel tratto finale
dello spiazzo e finendo, cos`, contro il casotto che si
trovava oltre il piazzale ed a dovuta distanza di margini dello stesso.
Essendo stata formalizzata rinuncia degli attori alla
domanda proposta contro lENEL, che dichiaro` di
accettare la rinuncia alla azione, il Tribunale di
Trento respinse la domanda proposta contro la
societa` Paganella addebitando alla imprudente
condotta della vittima lesclusiva responsabilita`
del sinistro.
La Corte di Appello di Trento, con sentenza in data 3 dicembre/31 dicembre 2002, respinse, lappello
proposto contro la predetta decisione del Tribunale da C.S., nel frattempo divenuto maggiorenne,
rilevando, per quello che ancora interessa, che: 1)
lazione risarcitoria non poteva essere sostenuta ne
dalla disposizione dellart. 2050 c.c., dato che la gestione di un impianto sciistico non poteva considerarsi attivita` pericolosa, ne dalla disposizione dellart. 2051 c.c., dato che il gestore delle piste non
ne e` anche custode; 2) mancavano i presupposti necessari dellazione aquiliana posto che la casetta in
muratura, in quanto posta a dovuta distanza dal vasto spiazzo in cui terminava la pista, non creava alcuna situazione di pericolo per gli sciatori che, giungendo in discesa, avrebbero dovuto rallentare prima
ed arrestare poi la loro corsa e che il sinistro si era
pertanto verificato solo a causa della spericolata condotta del ragazzo che era giunto nello spiazzo ad alta
velocita`, nonostante laffollata presenza, in quello
spiazzo, di numerosi sciatori in coda per la risalita, e
che proprio a causa di questa velocita` e delle difficolta` di manovra creata dalla presenza di persone,
non era riuscito a fermare la sua corsa.
C.S. ha impugnato la sentenza con ricorso per cassazione. La societa` Paganella resiste con controricorso.
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fondata sul parametro della pericolosita` e riaffermando lapplicabilita` della disposizione dellart. 2051
c.c., sul semplice presupposto del nesso causale tra
la cosa in custodia e levento dannoso, indipendentemente dalla pericolosita` attuale o potenziale della
cosa stessa, e percio` anche per le cose inerti.
Ma la giurisprudenza di questa Corte ha anche
chiarito che il predetto rapporto di causalita` non puo`
farsi dipendere dalla meccanica applicazione della
regola della condicio sine qua non ma deve piuttosto
riscontrarsi secondo il criterio della teoria penalistica della causalita` adeguata, per la quale si considera causa giuridica dellevento solo quellantecedente necessario che appartiene ad una sequenza
causale che, valutata ex ante, non sia stata alterata
da fattori esterni eccezionali, e percio` imprevedibili,
e non sia stata cos` neutralizzata da questi fattori.
Sulla base di questa premessa, esplicitamente
enunciata da questa Corte nella recentissima sentenza n. 15383/2006 ma sostanzialmente presente in
tutte le altre sentenze di questa Corte in materia, e,
del resto, imposta dalla stessa disposizione dellart.
2051 c.c., che, appunto, esclude la responsabilita` del
custode in tutti i casi in cui levento sia imputabile
ad un caso fortuito, si e` ritenuto che il nesso causale
debba essere negato non solo, come e` ovvio, in presenza di un fattore esterno che, interferendo nella situazione in atto, abbia di per se prodotto levento,
assumendo il carattere del c.d. fortuito autonomo,
ma anche nei casi in cui la cosa sia stata resa fattore
eziologico dellevento dannoso da un elemento o
fatto estraneo del tutto eccezionale e per cio` stesso
imprevedibile - c.d. fortuito incidentale (sent. 2 febbraio 2004, n. 2430 CED n. 570001; sent. 12 maggio 1999, n. 4689 - non massimata dallUfficio massimario della Corte di Cassazione e percio` non presente nellarchivio del CED) - ancorche dipendente
dalla condotta colpevole della vittima (sent. 23 ottobre 1979, n. 5545 Ced n. 402136; sent. 16 febbraio
1976, n. 506 Ced n. 379162).
Questa Corte ha, poi, ulteriormente precisato, con
specifico riferimento alla causa esterna prodotta
dal fatto del danneggiato, che il giudizio sullautonoma idoneita` causale del fattore esterno estraneo alla cosa deve essere parametrato sulla natura della cosa e sulla sua pericolosita` nel senso che quanto meno
essa e` intrinsecamente pericolosa e quanto piu` la situazione di possibile pericolo e` tale da essere prevista
e superata attraverso ladozione delle normali cautele
da parte dello stesso danneggiato tanto piu` incidente
deve considerarsi lefficienza causale dellimprudente
condotta della vittima (costituente fattore esterno) nel
dinamismo causale del danno fino ad interrompere il
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2. Con il secondo motivo si denuncia ulteriore vizio di omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia avendo il Giudice di merito riconosciuto completa attendibilita` alle dichiarazioni del teste F. senza
curarsi di rilevare le numerose contraddizioni che
hanno caratterizzato la sua deposizione e senza accorgersi cos` che esistevano forti ragioni per dubitare della credibilita` endogena ed esogena del predetto teste.
Con il terzo motivo si insiste nella denuncia di ulteriore vizio di omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia sostenendosi che la Corte Territoriale si contraddice quando per un verso afferma che la casetta,
in quanto posta al di fuori dello spiazzo posto al termine della discesa, non creava alcuna situazione di
pericolo e per altro verso riconosce che il giovane
C. non e` riuscito ad arrestare la sua corsa a causa
della presenza, nello spiazzo, di molte persone, cos`
indirettamente evidenziando come in presenza di
una situazione di sovraffollamento dello spiazzo la
casetta potesse essere fonte di pericolo per gli sciatori in discesa.
2.1. Anche questi motivi debbono essere disattesi.
Il secondo perche relativo ad un apprezzamento
sulla attendibilita` dei testi che, per costante indirizzo
giurisprudenziale, e` sottratto al controllo di legittimita` se, come nella specie, congruamente motivato con
lo specifico esame delle deposizioni dei diversi testimoni escussi, che la Corte di merito ha puntualmente raffrontato per chiarire le ragioni della asserita attendibilita` del teste F.
Il terzo motivo perche trasforma un argomento,
laffollata presenza, cioe`, di sciatori nella pista e
nello slargo di arresto, che la Corte Territoriale ha
utilizzato per esaltare la gravita` della imprudenza
della vittima, in un elemento di contraddizione che,
in realta`, non e` dato ravvisare nel ragionamento della Corte, per la quale la presenza di un elevato numero di persone nello slargo e` circostanza che
avrebbe dovuto imporre maggiore prudenza allo
sciatore, che, comunque, era tenuto a ridurre la velocita` prima dello slargo di arresto ed a maggior ragione avrebbe dovuto rispettare questa regola in presenza di un tratto di fine pista affollato e percio` piu` difficilmente percorribile.
In altri termini la Corte di merito non ha affermato affatto che la casetta, nei casi di affollamento delle piste e dello slargo di arresto, e` fattore di rischio
che di per se assume rilevanza causale del danno di
quanti possono cozzare contro di essa, ma afferma,
piuttosto, che, in quanto posta al di fuori e a distanza
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ne e falsa applicazione dellart. 2043 c.c. sostenendosi che la Corte territoriale ha escluso lobiettiva pericolosita` della pista quando si trattava, invece,
di rilevare la obbiettiva pericolosita` della casamatta, priva di qualsiasi segnalazione e di idonea recinzione e percio` prevedibile ostacolo per gli sciatori in
discesa.
Lerrore, in altri termini, consisterebbe nel non
avere considerato che la responsabilita` aquiliana puo`
anche dipendere dalla omessa predisposizone delle
cautele necessarie per impedire possibili e probabili
eventi dannosi.
4.1. Quanto esposto sul contenuto della motivazione della sentenza impugnata e sulliter logico nella stessa seguito per escludere il rapporto di causalita` tra la presenza della c.d. casamatta e levento
traumatico sofferto dal C. giustifica, senza necessita`
di ulteriori chiarimenti, anche il rigetto di questo
motivo, del resto piuttosto confuso, dato che il cuore
della questione che il ricorrente sostanzialmente solleva, e che la Corte Territoriale ha puntualmente
esaminato, non e` quello della pericolosita` della pista,
piuttosto che della casetta, ma quello della attitudine
causale della casetta, nel luogo in cui e` stata collocata rispetto alla pista, a produrre, senza lintervento di
un fattore esterno eccezionale ed imprevedibile, levento dannoso subito dal C.
5. Con il settimo motivo si denuncia la violazione e falsa applicazione degli artt. 1321, 1322 e
1218 c.c..
Si afferma, ripetendosi integralmente la motivazione di una sentenza pronunciata (ovviamente in altra
controversia) dal Tribunale di Pinerolo il 18 ottobre
2001, che il contratto di ski-pass, avendo per oggetto
non solo il trasporto per la risalita ma anche lutilizzazione della pista, rende il gestore responsabile dei
vizi di queste piste, della cui manutenzione in sicurezza il predetto gestore assume la responsabilita`.
Tale principio sarebbe stato del tutto ignorato dalla Corte Territoriale nel momento stesso in cui ha
omesso di riconoscere la responsabilita` presunta
del gestore della pista per il danno subito dal giovane C. in assenza di prova certa della imputabilita` del predetto danno a caso fortuito o a forza
maggiore.
5.1. Neppure questo motivo puo` essere condiviso.
Non vi e` dubbio che il contratto di ski-pass presenta caratteri propri di un contratto atipico nella
misura in cui il gestore dellimpianto assume anche,
come di regola, il ruolo di gestore delle piste servite
dallimpianto predetto ed e` vero, dunque, che con il
predetto contratto il gestore dellimpianto, in quanto
obbligato alla manutenzione in sicurezza della pista,
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valorizzando il dato della soccombenza, non ha ritenuto di dovere riconoscere la presenza di motivi che
in qualche modo potessero giustificare la deroga del
generale principio del dellart. 91 c.p.c., che appunto
pone di regola sulla parte soccombente lonere delle
spese sostenute dalla parte vittoriosa e che, cos`,
consente al Giudice la condanna della parte soccombente al pagamento delle predette spese senza necessita` di specifica giustificazione, invece necessaria
ove il Giudice ritenga di dovere derogare alla predetta regola.
La Corte Territoriale non ha cioe` omesso di pronunciare sul motivo di appello indicato dal ricorrente
ma ha solo rigettato senza particolare motivazione tale motivo (che, del resto, era stato giustificato solo da
considerazioni di carattere umanitario) cos` esponendosi, semmai, alla censura di insufficiente motivazione, non dedotta dal ricorrente con il motivo in esame.
7. La rilevata infondatezza dei motivi che lo sostengono conduce al rigetto del ricorso e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, liquidate in euro 5100,00 (cinquemilacento), di cui euro 5000,00 per onorari ed euro 100,00
per spese, oltre spese generali ed accessori di legge.
P.Q.M.
La Corte, rigetta il ricorso e condanna il ricorrente
al pagamento, in favore della controricorrente, delle
spese del giudizio in Cassazione, liquidate in euro
5100,00 (cinquemilacento), di cui euro 5000,00 per
onorari ed euro 100,00 per spese, oltre spese generali ed accessori di legge.
Il Commento
di Marco Stucchi
Partendo dallanalisi di una recente sentenza della
Corte di Cassazione, si delinea un panorama della responsabilita` dei gestori degli impianti a fune, nonche
di alcuni aspetti collegati allattivita` sciistica, come la
natura giuridica del contratto di ski-pass e la necessita` di individuare regole comuni che superino il particolarismo e il regionalismo tipici del nostro Paese.
Il caso
Un giovane sciatore, al termine di una discesa,
sbatteva violentemente contro un casotto in mu-
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ratura adiacente alla pista. Tale costruzione serviva per il ricovero del trasformatore di energia elettrica necessaria ai motori dellimpianto di risalita.
I genitori, in proprio e in qualita` di soggetti esercenti la potesta`, citavano in giudizio la societa` Raganella, gestrice degli impianti, e la societa` Enel, i
quali si difendevano dichiarando la prima che il sinistro si era verificato per esclusiva colpa del ragazzo
(il quale, al termine della gara di sci, giungeva sul
piazzale ad alta velocita` e non si arrestava in prossimita` dello stesso, ma solo sul tratto finale, finendo
contro il casotto che si trovava a dovuta distanza e
ai margini del piazzale), mentre la seconda eccepen-
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fattore esterno che presenti i caratteri del caso fortuito (4) (imprevedibilita` ed eccezionalita`), compreso il
fatto del terzo (5).
La condotta colpevole del danneggiato e` equiparabile al fortuito (6): infatti, la situazione di pericolo puo` e deve essere superata tramite ladozione
di normali cautele da parte dello stesso danneggiato,
in assenza delle quali viene ad interrompersi il nesso
causale tra la cosa e il danno fino allesclusione della responsabilita` del custode ex art. 2051 c.c.
La societa` di gestione degli impianti non potrebbe
che essere ritenuta custode delle piste e delle costruzioni poste su di esse, ove, a seguito di un accertamento, scaturisse un certo potere di ingerenza sulle
cose. Tuttavia, nel caso in esame, la Corte di Merito,
e la Corte di Cassazione successivamente, ha correttamente ritenuto che lo slargo terminale di fermata
della pista era obbiettivamente ampio ed adeguato
allutilizzo della medesima e che il casotto non rappresentava per gli sciatori un pericolo, proprio a causa dellampiezza dello slargo di fermata (7). Lo
scontro tra lo sciatore e il casotto e` quindi dipeso
unicamente dalla situazione di pericolo in cui egli si
e` posto incautamente, astenendosi dal diminuire la
velocita` (nonostante la presenza di persone) fino al
margine esterno del piazzale, ove, non essendo riuscito a svoltare a causa della folla, e` finito fuori pista
cozzando violentemente contro la costruzione. Per
quanto esposto, la Corte di Merito ha escluso il rapporto di causalita`, affermando che la casetta non puo`
considerarsi pericolosa per lincolumita` degli sciatoNote:
(1) Cass. civ., sez. III, 15 gennaio 2003, n. 472, in Arch. civ., 2003,
1254.
(2) Cass. civ., sez. III, 28 marzo 2001, n. 4480, in Resp. civ. prev.,
2001, 907, con nota di M. Ronchi, Responsabilita` da cose in custodia e divergenze interpretative.
(3) Cass. civ., sez. III, 3 agosto 2001, n. 10687, in Mass. Giur. it.,
2001; Cass. civ., Sez. III, 13 febbraio 2002, n. 2075, in Danno e
resp., 2002, 789, con commento di A. Bata` e A. Spirito, Cose in custodia.
(4) Secondo la decisione in oggetto, un elemento imprevisto e imprevedibile che, inserendosi nel processo causale al di fuori di ogni
possibile controllo del custode, renda inevitabile il verificarsi dellevento ponendosi come lunica causa efficiente di esso.
(5) Cass. civ., sez. III, 20 luglio 2002, n. 10641, in Giur. it., 2003,
1587.
(6) Cass. civ., sez. III, 16 febbraio 2001, n. 2331, in Danno e resp.,
2001, 7, 724, con nota di R. Breda, La Cassazione e i danni da cose
in custodia: quattro casi in rassegna; Cass. civ., sez. III, 18 gennaio
2006, n. 832, in Resp. civ. prev., 2006, 979, con nota di R. Campione, Gestione dellarea sciabile e regole di responsabilita`.
(7) Sulla responsabilita` per custodia del gestore vedi anche Cass.
civ., sez. III, 10 febbraio 2005, n. 2706, in Mass. Giur. it., 2005.
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IL PROVVEDIMENTO
ri, i quali non possono correre il rischio di un impatto
contro la stessa neppure in
caso di imperizia o imprudenza che non superi i limiti
dellaberrante dispregio di
ogni norma di cautela.
La res (cioe` il casotto in
muratura) e` stata solo fattore
causativo del danno a causa
di un evento esterno, cioe` la
condotta della vittima, la
quale non ha rispettato la
funzione principale dello
slargo terminale della pista
(come spazio di arresto e
non prolungamento della
stessa) e la posizione della
costruzione, ben al di fuori
dello slargo, non si qualificava come elemento di pericolo. Lo sciatore danneggiato, infatti, avrebbe dovuto tenere maggiore pendenza
(proprio per le persone presenti) diminuendo la velocita`
e prestando maggior attenzione.
Contratto di ski-pass
Il caso
La Corte di Cassazione `e chiamata a
pronunciarsi in ordine alla responsabilita` del
gestore degli impianti di risalita, in un caso in
cui un ragazzo, al termine di una discesa, va a
sbattere contro un casotto in muratura,
ricovero del trasformatore di energia elettrica
necessaria ai motori dellimpianto di risalita.
Viene citata in giudizio la Societa` di gestione
degli impianti.
I precedenti
Cass. civ., Sez. III, 15 febbraio 2001, n. 2216
Trib. Pinerolo, 18 ottobre 2000, n. 507
Le questioni
Un gestore di impianti di risalita puo` essere
chiamato a rispondere in via extracontrattuale
ex art. 2050 c.c. e 2051 c.c.? Quale fattispecie
contrattuale integra il rapporto instauratosi
tra sciatore e gestore con lacquisto dello skipass?
La soluzione
La domanda risarcitoria non puo` essere
fondata ne sullart. 2050 c.c. (non essendo la
gestione di un impianto di risalita attivita`
pericolosa), ne sullart. 2051 c.c. (dato che il
gestore degli impianti non `e anche custode
delle piste).
Il contratto tra sciatore e gestore degli
impianti integrerebbe un contratto atipico a
prestazioni corrispettive funzionale allattivita`
sciistica su piste sicure.
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Note:
(8) Trib. Pinerolo, 18 ottobre 2001, n. 507, in Danno e resp., 2002,
75, con commento di M. Bona, Contratto di Ski-pass e obblighi del
gestore delle piste.
(9) La durata e` prevista dal contratto, che viene fissata unilateralmente dallente gestore e con diverse opzioni, e accettata dallo sciatore. Faccio riferimento tanto al calendario quanto allorario e i giorni di apertura, cos` I. Arroyo, Il contratto di skipass europeo, in
Atti del Forum giuridico europeo della Neve, Bormio, 23-25 novembre 2007.
(10) Trib. Sondrio, 11 dicembre 1978, in Resp. civ. prev., 1979,
577.
(11) L.R. Emilia-Romagna, 10 gennaio 1995, n. 1, Disciplina degli
impianti di trasporto a fune, delle piste da sci e dei sistemi di produzione programmata della neve; L.R. Valle dAosta, 12 marzo
1992, n. 9, Norme in materia di esercizio ad uso pubblico di piste
di sci.
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Pertanto il gestore potrebbe essere chiamato a rispondere dei sinistri verificatisi agli sciatori a causa
della cattiva manutenzione della pista, sulla base
delle norme che regolano la responsabilita` contrattuale da inadempimento. Nel caso in commento,
escludendo la pericolosita` della situazione (la posizione della casamatta), nonche il nesso causale tra
questa situazione e levento dannoso, la Corte di
Merito ha indirettamente escluso la violazione di
tale obbligo da parte del gestore.
La qualificazione del contratto di ski-pass permette di individuare la responsabilita` dei soggetti
coinvolti (12).
Parte della dottrina ha qualificato il rapporto tra
utente e gestore come contratto di trasporto a titolo oneroso. Seguendo tale orientamento, deriva, ex
art. 1681 c.c., che il vettore risponde dei sinistri che
colpiscono la persona del viaggiatore durante il
viaggio. In caso di danno, la prova liberatoria del
gestore consiste nellaver adottato tutte le misure in
concreto idonee ad evitare il sinistro. Secondo tale
disposizione, il gestore non si puo` liberare semplicemente dimostrando di aver adottato la diligenza prevista dellart. 1176, comma 2, c.c., proporzionata alla natura dellattivita` esercitata, ma tale esonero presuppone una attenta indagine sulladozione delle
cautele necessarie (come investimenti in sicurezza,
prevenzione e formazione del personale) per lesecuzione del trasporto. Il vettore, per provare lassenza
di responsabilita`, potra` quindi dimostrare la sussistenza di un fatto causativo del danno del tutto autonomo e a se non imputabile (come il caso fortuito,
fatto del terzo o dello stesso danneggiato) e la sua
responsabilita` sara` valutata - nellattivita` sciistica distinguendo tra un evento lesivo verificatosi durante la risalita ovvero durante la discesa. In questultima fase, pur essendo terminato il trasporto in senso
stretto, sarebbe ravvisabile in capo al gestore lobbligo di sicurezza tipico del vettore nei confronti dei
passeggeri, convergendo, in tale fase, fattori esterni,
da valutare nel caso concreto, quali la difficolta` della
pista, labilita` dello sciatore, le condizioni meteorologiche e tutti quegli elementi che rientrano nel c.d.
rischio sportivo. La critica piu` importante a tale
orientamento consiste nella collaborazione (attiva e
necessaria) dello sciatore nellesecuzione del trasporto: tale attivita` del trasportato farebbe perdere i connotati propri del trasporto. Infatti, lobbligo di cooperazione dello sciatore (differenziato a seconda dellimpianto di risalita) non ha semplicemente carattere accessorio e non costituisce un semplice dovere
di comportamento: la partecipazione dellutente, e`
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la dottrina ha piu` volte valutato quali operazioni accessorie e preparatorie al viaggio potessero rientrare
nellalveo di responsabilita` del vettore (23).
Il momento terminale del trasporto - sul punto la
dottrina sembra unanime - coinciderebbe con il punto in cui viene esaurita la spinta impressa al viaggiatore dal mezzo in movimento e questi, ormai a terra,
non puo` piu` risentirne leffetto, cioe` sino al momento in cui vengono meno gli effetti residui del
moto impresso al trasportato dal mezzo usato (24).
La Corte di Cassazione, nel caso in esame, partendo del ragionamento posto in essere dal Tribunale
di Pinerolo, ha ritenuto che nel giudizio di responsabilita` (contrattuale o extracontrattuale) dei gestori
degli impianti di risalita e delle piste, bisogna considerare cio` che allepoca dellincidente poteva essere fatto (in termini di tecnologia e di costi), sempre tenendo conto del comportamento dello sciatore,
che e` stato infatti valutato imprudente e al quale e`
stata addebitata la responsabilita` del sinistro.
Da una parte, infatti, bisogna considerare i rischi
intrinsecamente connessi con lattivita` sciistica (un
salto, sciare a zigzag su una pista nera sopra le proprie capacita`, passare con gli sci su un ciuffo derba (25) in un periodo di bassa stagione), dallaltra,
esistono rischi che il gestore deve conoscere e valutare al fine di prevenire eventuali incidenti (tratti di
Note:
(16) M. Flick, Sicurezza e responsabilita` nella pratica degli sport
invernali, alla luce della legge 24 dicembre 2003, n. 363, in Danno
e resp., 2004, 5.
(17) Cfr. S. Vernizzi, Brevi considerazioni sulla responsabilita` vettoriale del gestore di impianti di seggiovia, in Resp. civ. prev.,
2007, 1153.
(18) Cfr. A. Giordo, Operazioni accessorie al trasporto e responsabilita` del vettore, in Danno e resp., 2003, 1185.
(19) Per un approfondimento, Cfr. L. Masala, Trasporto per seggiovia e responsabilita` del gestore del gestore dellimpianto, in Contratti, 1998, 484.
(20) Trib. Sondrio, 18 aprile 1962, in Nuovo dir., 1964, 41.
(21) Cass. civ. 7 ottobre 1968, n. 3136.
(22) Cass. civ. 13 gennaio 1993, n. 356, in Giust. civ., 1993, I,
2133, con nota di Chine; Trib. Bolzano, 22 maggio 1987, 486, con
commento di F. Chiavegati, Responsabilita` contrattuale ed extracontrattuale del gestore di impianti di risalita.
(23) Cfr. artt. 409 e 942 cod. nav., art. 17 Convenzione di Montreal
del 1999; cfr. S. Busti, Il contratto di trasporto di persone, in V.
Franceschelli, F. Morandi, Manuale di diritto del turismo, II ed.,
Torino 2003, 423 ss.
(24) Cass. civ., sez. III, 13 gennaio 1993, n. 356, cit.
(25) Cass. civ., sez. III, 15 febbraio 2001, n. 2216, in Danno e
resp., 2001, 372, con nota di Carbone, in cui la Corte ha negato la
responsabilita` del gestore per i danni subiti da uno sciatore caduto a
causa di un ciuffo derba che sporgeva dalla neve.
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IL QUADRO NORMATIVO
pista privi di neve non corsformazione dellenergia
elettrica. Tuttavia, dottrina
rettamente segnalati, alberi Legge 24 dicembre 2003, n. 363, Norme in
materia di sicurezza nella pratica degli sport
e giurisprudenza hanno
posti in posizioni critiche,
invernali da discesa e da fondo (in G.U., 5
tentato di ricostruire ulteecc.).
gennaio 2004, n. 3).
riori ipotesi di responsabiIn termini di costi/benefi Art. 2050 cod. civ. - Chiunque cagiona
lita` extracontrattuale del
ci, il gestore deve valutare il
danno ad altri nello svolgimento di una
gestore, oltre a quanto
costo della messa in sicurezattivita` pericolosa, per sua natura o per la
previsto dal generale prinza degli impianti e delle pinatura dei mezzi adoperati, `e tenuto al
cipio del nemine laedere,
ste, in relazione ai benefici
risarcimento, se non prova di aver adottato
ex art. 2043 c.c.
che se ne potrebbero ricavatutte le misure idonee ad evitare il danno
1) Lart. 2049 c.c., core in termini di sicurezza per Art. 2051 cod. civ. - Ciascuno `e responsabile
me
noto, disciplina la regli utenti e di valore econodel danno cagionato dalle cose che ha in
` dei padroni e
sponsabilita
mico (26). Sul punto, il Tricustodia, salvo che provi il caso fortuito.
dei
committenti
in caso di
bunale di Trento (27) ha ridanno
arrecato
a
terzi dal
tenuto responsabile lente
fatto
illecito
dei
loro
dogestore per il danno subito
mestici,
commessi
o
dipendenti
nellesercizio
delle
da uno sciatore, caduto a terra e rovinato a valle, a
incombenze a cui sono adibiti. Per loperativita` di
causa di un urto contro il pilone di un impianto non
tale responsabilita`, e` sufficiente che sussista un nesdotato di protezioni idonee ad attutire le conseguenso di occasionalita` necessaria tra lillecito stesso ed
ze di eventuali e prevedibili scivolamenti degli sciail rapporto che lega i due soggetti, nel senso che le
tori.
mansioni o le incombenze affidate al secondo abbiaIl gestore deve altres` prendere in considerazione
no reso possibile o agevolato il comportamento proaltri elementi, tra cui leccessivo affollamento della
duttivo del danno (30).
pista (c.d. capacita` di carico), le diverse tecniche di
Il Tribunale di Pinerolo, nella piu` volte citata sensciatori sulla stessa pista e altro. Pertanto, pur non
tenza, ha infatti ribadito che la societa` gestrice di imrientrando alcuni elementi nella sua sfera di influenpianti e` tenuta a rispondere dei danni cagionati dalza, il gestore - soprattutto di grossi comprensori la condotta negligente e pregiudiziale posta in essere
deve predisporre piste riservate a smowboarders e/
dai propri dipendenti, sul presupposto di non aver
o funcarvers, personale formato a vigilare sulla sicuadeguatamente vigilato sul comportamento di questi
rezza e prudenza degli sciatori, segnali per le fonti
ultimi. Il gestore degli impianti risponde, quindi,
di ipotetico pericolo, misure di protezione visibili
per culpa in vigilando sui propri dipendenti aded efficaci, cartelli, striscioni, punti di assistenza medetti agli impianti di risalita, al controllo delle pidica lungo le piste (28) ed efficace manutenzione
ste e alla manutenzione di tutte le strutture predelle stesse.
senti nel comprensorio.
Infine, il contratto di ski-pass non puo` che essere
In una causa decisa dal Tribunale di Bolzadefinito standard, poiche non e` frutto di una negono (31), laddetto allimpianto di risalita stava legziazione tra le parti, ma contiene condizioni generali
gendo un giornale mentre due sciatori, in attesa della
predisposte dalle imprese e imposte dal gestore. Lo
seggiovia, cadevano pesantemente a terra perche il
sci, proprio per la diffusione che ha avuto negli ultisedile era rialzato e essi se ne erano accorti solo almi decenni, e` divenuto uno sport di massa: questa
caratteristica, dal punto di vista giuridico, permette
lapplicazione della legge sulle Condizioni Generali
Note:
di Contratto e le norme a protezione e difesa del
(26) Cfr. M. Bona, Contratto di Ski-pass e obblighi del gestore delconsumatore. Nello ski-pass sono incluse solo le
le piste, cit., 81.
condizioni essenziali, oltre a una clausola di rinvio
(27) Trib. Trento, 9 giugno 2001, in Giur. merito, 2001, 1311.
allo Statuto dellEnte gestore o ad altre condizioni
(28) La L. n. 363/2003 ora prevede allart. 3, comma 2, lobbligo
generali (29). Questa tesi non puo` essere che condidei gestori di assicurare il soccorso e il trasporto degli infortunati
visa.
lungo le piste in luoghi accessibili dai piu` vicini centri di assistenza
o di pronto soccorso.
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Trasporti
Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563
lultimo istante. Il Tribunale ha condannato la societa` di gestione, oltre che per responsabilita` contrattuale, anche in via extracontrattuale ex art. 2049 c.c.:
infatti sono integrati tutti i requisiti richiesti dal citato articolo: lagente cui va imputato il comportamento colposo che ha cagionato lincidente era legato da un vincolo di subordinazione alla societa` convenuta, e il fatto illecito, arrecante il danno, e` avvenuto per omessa puntuale esecuzione del suo incarico (...).
Nellutilizzo degli impianti di risalita e` richiesta
allo sciatore unattiva e attenta collaborazione,
proporzionata alla tipologia di impianto (ovovia, funivia, seggiovia, skilift o sciovia). Lart. 1227 c.c.
prevede, in tema di risarcimento del danno, leventuale concorso di colpa del danneggiato nella produzione dellevento: lordinamento pone infatti a carico del creditore lonere di non concorrere ad aggravare i danni derivanti dallinesatto adempimento del
debitore con un comportamento contrario alla buona
fede, nei limiti dellordinaria diligenza. Daltro canto, pero`, sussiste lobbligo degli addetti agli impianti
di risalita di aiutare gli sciatori a salire e scendere
dagli impianti, mettendo in atto tutte le azioni possibili per evitare incidenti, come fermare limpianto
immediatamente, accompagnare il seggiolino della
seggiovia e collaborare col personale tecnico.
2) La Corte territoriale del caso in esame, come
confermato dalla Corte di Cassazione, ha escluso il
carattere di intrinseca pericolosita` dellattivita` di
gestione di impianti sciistici. Tale opinione e` conforme a un recente orientamento della Corte stessa,
che prevede si debba escludere sia la natura intrinsecamente pericolosa dellattivita` di esercizio di impianto di risalita - non qualificata tale da norme destinate a prevenire sinistri e a tutelare lincolumita`
pubblica, ne tale risultando per la natura delle cose o
dei mezzi adoperati (32). Tuttavia, altra parte della
dottrina ritiene che la gestione degli impianti di risalita e delle piste da sci configuri unattivita` pericolosa, tanto che il legislatore e` intervenuto con disposizioni atte a regolare e prevenire i sinistri (33).
La gestione degli impianti, in realta`, non puo` costituire unattivita` pericolosa, ma, come ogni attivita`
a carattere imprenditoriale, e` soggetta al c.d. rischio
di impresa ed e` sottoposta a precisi standard di sicurezza. Perfino lattivita` di navigazione aerea non e`
considerata ex se pericolosa e quindi lapplicazione
della norma di cui allart. 2050 e` legittimamente
esclusa quando tale attivita` rientri nella normalita`
delle condizioni previste, in osservanza dei piani di
volo, di condizioni di sicurezza, di ordinarie condizioni atmosferiche, tornando detta norma a spiegare
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efficacia tutte le volta in cui la navigazione aerea risulti esercitata in condizioni di anormalita` e pericolo (34).
Giurisprudenza
Cass. civ., Sez. III, 6 febbraio 2007, n. 2563
Conclusioni
Facendo seguito alle considerazioni sopra svolte,
non vi e` chi non vede una necessita` della creazione
di una disciplina unitaria di tutti gli aspetti dellindustria turistica montana.
Lattivita` sciistica ha conosciuto negli ultimi anni
unampia diffusione e il numero di appassionati di
sci alpino e snowboard, con competenze e livello diverso, e` incrementato in maniera esponenziale. Il turismo montano necessita di regole uniformi, proprio
perche e` sempre piu` legato a svariati aspetti come
lambiente, il turismo di massa, lurbanistica e le
condizioni generali di sicurezza.
Trasporti
Nota:
(37) Per un puntuale approfondimento, cfr. C. de Sapia, Profili Critici in tema di responsabilita` del Maestro di sci, in Atti del Forum
giuridico europeo della neve, Bormio, 1-3 dicembre 2006; T. Marusic, Norme del diritto sloveno riguardanti le attivita` dei maestri di
sci e delle scuole di sci e possibilita` di insegnamento dello sci per il
maestro di sci straniero, in Atti del Forum giuridico europeo della
neve, Bormio, 23-25 novembre 2007.
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