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PARTE PRIMA
GIURISPRUDENZA
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I CONTRATTI
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lo stesso art. 1469 sexies Codice di procedura civile sia con lart. 7 della direttiva n. 93/13/CEE
concernente appunto le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori.
Siffatta norma, invero, prevede espressamente
che gli Stati membri devono fornire mezzi adeguati ed efficaci per far cessare linserzione di
clausole abusive nei contratti stipulati tra un
professionista e dei consumatori, ed aggiunge
che i mezzi di cui al paragrafo 1 comprendono
disposizioni che permettano a persone o organizzazioni, che a norma del diritto nazionale abbiano un interesse legittimo a tutelare i consumatori, di adire, a seconda del diritto nazionale, le autorit giudiziarie o gli organi amministrativi
competenti affinch stabiliscano se le clausole
contrattuali redatte per un impiego generalizzato, abbiano carattere abusivo ed applichino mezzi adeguati ed efficaci per far cessare linserzione di siffatte clausole. Non v dubbio che posticipare, fino al momento della costituzione
dellelenco di cui allart. 5 della legge 30 luglio
1998, n. 281, la possibilit, per le organizzazioni
rappresentative dei consumatori, di adire lautorit giudiziaria, costituirebbe unillegittima compressione delle possibilit riconosciute dalla direttiva europea, e svuoterebbe di efficacia anche
la legittimazione che lart. 1469 sexies Codice di
procedura civile attribuisce direttamente alle associazioni rappresentative dei consumatori a prescindere dallinserzione in qualsiasi speciale
elenco.
Spetta al giudice ordinario, quindi, accertare se le
associazioni o organizzazioni di volta in volta rivoltesi allautorit giudiziaria abbiano, o meno,
le caratteristiche idonee per poterle considerare
legittimate a rappresentare i consumatori, ed in
tale prospettiva non pare dubitabile il riconoscimento in capo allAdiconsum dei requisiti alluopo necessari, siccome inserita in una pi ampia
struttura dotata di ben 111 sedi diffuse sullintero
territorio nazionale ed attivamente impegnata per
la tutela, linformazione, e lassistenza dei consumatori, come ampiamente risultante dalla documentazione prodotta dalla ricorrente, ed in particolare dal resoconto sullattivit svolta e sui programmi in via di attuazione contenuti nel periodico di informazione datato 26 marzo 1999.
Risulta peraltro che lAdiconsum contribuisce a
comporre il Consiglio Nazionale Consumatori e
Utenti di cui allart. 4 della legge n. 281/98 (si veda il doc. 5 della documentazione prodotta dalla
resistente) ed il Consiglio Regionale dei Consumatori e degli Utenti (decreto del Presidente della Regione Siciliana n. 61 del 14 marzo 1996,
doc. 4 della produzione della ricorrente), ed ha
gi avuto pertanto formali riconoscimenti del rilievo della propria attivit in relazione alla tutela
degli interessi dei consumatori rappresentati.
N il ricorso risulta inammissibile - diversamente da quanto prospettato dalla resistente - a causa
della mancanza dellatto di diffida e messa in
mora previsto dallart. 3 della legge n. 281/98
quale presupposto per la proposizione della domanda giudiziale.
Quandanche il citato art. 3 dovesse ritenersi ap-
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700 Codice civile voluta dal Legislatore ed oggettivata nellinnovativa formula sopra riportata.
Nellincertezza giurisprudenziale sul punto (si
veda esemplificativamente il florilegio di ordinanze del Tribunale di Roma pubblicate su F.I.
1999, I, 3331 e sgg.), ed a fronte di unoggettiva
difficolt di individuare un criterio discretivo tra
tutela inibitoria ordinaria e urgente che da un lato
non comporti la totale fagocitazione della prima
nella seconda o, al contrario, non finisca con minimizzare lapplicabilit di questultima relegandola ad ipotesi talmente marginali da renderla sostanzialmente inattuata, appare ragionevole e
sufficiente individuare i giusti motivi durgenza
quanto meno nellesigenza di evitare che contratti vessatori ad alta diffusivit ed imposti da un
contraente che agisce in condizioni sostanzialmente monopolistiche continuino a spiegare efficacia, e - soprattutto - ad essere stipulati, in danno di interessi dei consumatori con caratteristiche
di essenzialit.
Tanto appare coerente col sistema delineato dal
Legislatore, in linea con le considerazioni
dellesecutivo (complessivamente improntate
verso uninterpretazione della norma idonea a
consentirne la massima attuazione possibile), e
rispondente allo spirito dellAutore della direttiva comunitaria n. 93/13/CEE - al quale deve
informarsi il giudice di ogni Stato membro - cos
come significativamente interpretato dalla Commissione Europea con lapertura della procedura
dinfrazione verso lItalia.
E tanto e proprio quel che accade nel caso di specie, vertendosi appunto in materia di contratti stipulati dallAzienda che nel territorio del Comune
di Palermo gestisce in condizione sostanzialmente monopolistiche il servizio idrico, e cio un servizio incidente su interessi primari dei cittadini.
Ricorrono le condizioni, pertanto, per ritenere
sussistente, nello specifico caso, il requisito del
giusto motivo di urgenza, e per passare alla valutazione del fumus boni iuris, ovverosia della vessatoriet delle clausole stigmatizzate dal ricorrente.
3) Orbene, riservando doverosamente al giudizio
di merito la pi approfondita analisi e trattazione
delle clausole stigmatizzate dalla ricorrente, va in
questa sede osservato:
Clausola n. 5: Modalit di recesso del contratto
di fornitura
LAdiconsum censura la clausola n. 5 perch imporrebbe al consumatore un termine (3 mesi) eccessivamente lungo per esercitare il diritto di recesso, laddove poi allintempestivo esercizio di
tale diritto conseguirebbe la rinnovazione del
contratto per altri cinque anni.
La censura trova un riferimento normativo
dellart. 1469 bis, terzo comma, n. 9, che presume la vessatoriet delle clausole che stabiliscono,
per comunicare la disdetta al fine di evitare la tacita proroga o rinnovazione, un termine eccessivamente anticipato rispetto alla scadenza del contratto, ma a ben vedere il termine di tre mesi non
appare intollerabile per lutente, avuto riguardo
sia alla natura ed alloggetto della prestazione,
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nesca installata dopo lapparecchio di misura imputabili ad opera di terzi od a fatti non rientranti nellordinaria manutenzione, e di riversarne lonere economico sullutente, farebbe gravare su questultimo fatti a lui non imputabili e consentirebbe al professionista di addebitare un costo non verificabile dal consumatore, tra laltro in
contrasto col n. 18 del terzo comma dellart.
1469 bis Codice civile. Nella memoria del 30 luglio 1999 la ricorrente si duole inoltre della contraddittoriet insita nel divieto di riparazione posto a carico dellutente proprietario delle opere.
La disposizione va valutata tenendo conto del fatto che a norma della stessa clausola lopera di
presa viene eseguita dallAmap con modalit e
criteri concordati con lutente, e diviene propriet
di questultimo (con eccezione del misuratore
che viene assegnato allutente in custodia), al
quale tuttavia fatta tassativa proibizione di
provvedere direttamente a qualsiasi operazione
di verifica, manovra, modifica, manutenzione e
riparazione dellopera stessa. previsto inoltre a
carico dellutente il pagamento di un canone di
manutenzione ordinario forfetario trimestrale.
In questo caso la clausola appare legittima.
In unottica di necessaria tutela di un bene di fondamentale importanza qual lacqua, specie nelle condizioni locali notoriamente caratterizzate
da diffuse carenze idriche e dalle connesse difficolt di approvvigionamento per la popolazione,
non pu omettersi, invero, il rilievo che qualsiasi
maldestro intervento sulle opere di presa potrebbe tradursi in una inutile dispersione del prezioso
liquido a danno della collettivit e della continuit del servizio. Si giustifica, quindi, avuto riguardo alla natura delloggetto del contratto, una
compressione delle facolt ordinariamente inerenti al diritto dominicale sulle opere di presa
spettante allutente, fermo restando che proprio
lutente, in quanto proprietario delle opere, deve
coerentemente sostenere ogni spesa di riparazione, ovviamente salvo rivalsa - secondo i criteri
generali - nei confronti di terzi eventualmente responsabili. La clausola, peraltro, non attribuisce
allAmap il potere di quantificare insindacabilmente la spesa per la riparazione da riversare
sullutente, ed salvo perci il diritto del consumatore ad una quantificazione dei lavori conformi al prezziario approvato dallAmministrazione
Comunale o dalla Regione Siciliana.
Clausola n. 26): Modifiche dellopera di presa
La clausola prevede la possibilit, per lAmap, di
modificare lopera a suo insindacabile giudizio,
come pure di unificare pi opere di presa restando a carico dellutente le opere di modifica degli
impianti interni conseguenziali a quanto eseguito.
Ad avviso della ricorrente la clausola sarebbe
vessatoria a norma dei nn. 14 e 18 del terzo comma dellart. 1469 bis Codice civile.
Anche tale clausola, che del resto stata censurata dallAdiconsum del tutto laconicamente, legittima, perch la natura del contratto e della prestazione giustifica lattribuzione al professionista
della possibilit di intervenire sulle opere ineren-
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generalmente - lunga durata dei contratti di somministrazione, poi, non consente di ritenere possibile n una tariffa inalterabile a far data dalla
stipula del contratto, n una rinegoziazione della
stessa con tutti gli utenti ogniqualvolta maturino
le condizioni per laumento del prezzo, e non
sembra ravvisabile, in definitiva, una sostanziale
alterazione dellequilibrio negoziale inerente alla
particolare natura del contratto in questione.
A diversa conclusione deve invece pervenirsi
avendo riguardo ai termini ed alle modalit di pagamento del corrispettivo, ove si consideri che
lutente dovrebbe essere in grado di conoscere gli
uni e le altre gi al momento della stipula del contratto, coerentemente con quanto stabilito dal n.
10 del comma terzo dellart. 1469 bis Codice civile, e non pu essere sottoposto a variazioni - se
per giustificati motivi da indicare preventivamente nel contratto - decise unilateralmente dal
professionista in contrasto con la previsione di
cui allart. 1469 bis, comma terzo, n. 11.
Il comma terzo della clausola in esame (lutente
moroso non pu pretendere alcun risarcimento di
danni derivanti dallinterruzione della fornitura)
va letto congiuntamente al secondo, che prevede
il diritto dellAmap di sospendere la fornitura o
risolvere il contratto in caso di pagamenti non
comprendenti tutto quanto dovuto dallutente.
Nella sua impostazione complessiva la pattuizione appare allora vessatoria, perch consente in
pratica allAzienda di risolvere il contratto anche
in caso di inadempimenti dellutente privi delle
necessarie caratteristiche di gravit, riversandogli peraltro anche i rischi derivanti da inadempimenti inimputabili ed impedendogli, quanto meno in queste ipotesi, lesperimento delle azioni risarcitorie, in contrasto con i nn. 1 e 2 dellart.
1469 bis Codice di procedura civile.
Clausola n. 33): Limitazione della erogazione
massima istantanea
La clausola prevede la facolt, per lAzienda, di
limitare la portata massima istantanea erogabile
attraverso il contatore, e lAdiconsum la censura
correttamente l dove non vengono anche indicate le condizioni per lesercizio della facolt stessa. di certo condivisibile, infatti, la spiegazione
fornita dalla resistente, secondo cui la clausola risponderebbe allesigenza di consentire una riduzione di erogazione ben suddivisa tra tutti gli
utenti in caso di emergenza idrica, ma non pu
omettersi il rilievo che siffatto giustificato motivo dovrebbe essere preventivamente indicato nel
contratto, onde rendere lutente edotto del possibile motivo di riduzione della limitazione del
contatore e, al contempo, sottrarlo al rischio di
iniziative arbitrarie o ingiustificate dellAmap
che alla stregua dellattuale formulazione della
clausola devono invece ritenersi consentite.
Clausola n. 37): Lettura dei contatori
La clausola prevede che ove per fatto non imputabile allutente non sia stata rilevata la lettura del
contatore, il consumo viene calcolato secondo criteri presuntivi, e secondo lAdiconsum ci violerebbe il n. 18 dellart. 1469 bis Codice civile.
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In questo caso non appare sussistente alcuna violazione dei diritti del consumatore, tenuto conto del
fatto che questi a norma della clausola n. 40 ha comunque facolt di comunicare allAmap i propri
consumi, ovviando cos ad eventuali omissioni di
lettura da parte del personale dellAzienda, e considerato anche che il calcolo presuntivo non pu
che essere eseguito salvo conguaglio, e perci senza alcun pregiudizio per le ragioni dellutente.
Clausola n. 38): Irregolare funzionamento dei
contatori - Verifica
La clausola prevede che in caso di guasto del
contatore, ed in mancanza di elementi di riferimento a consumi precedenti, il consumo pu essere determinato dallAzienda su accertamenti
tecnici e criteri insindacabili.
Per non andare esente dalla censura di vessatoriet, puntualmente formulati dallAdiconsum, la
norma contrattuale dovrebbe indicare quanto meno i criteri di determinazione presuntiva del consumo, cos come fatto, del resto, dal 4 capoverso dellart. 37, e lassenza di ogni indicazione in
tal senso costituisce inaccettabile violazione
dellequilibrio negoziale.
Clausole nn. 45): Serbatoi; 46): Modifiche; 47):
Perdite, Danni, Responsabilit; 48): Ispezione degli apparecchi di misura e degli impianti interni
Tutte le clausole in commento si riferiscono alle
opere predisposte dallutente per lapprovvigionamento dellacqua, e non prevedono perci alcun esonero di responsabilit in alcun modo riconducibili allAzienda. La facolt di accesso riconosciuta al personale dellAmap, peraltro,
giustificata dalla prioritaria esigenza di evitare
che la violazione delle norme tecniche indicate
nellart. 45 possa comportare un riflusso dellacqua dai serbatoi privati alla rete idrica, con rischio per la potabilit del liquido e per la salute
pubblica, ed appare perci comprensibile la stringente disciplina della fattispecie.
Clausola n. 49): Infrazioni
La norma prevede che i verbali di ispezione redatti dal personale dellAmap fatto piena prova fino a
prova contraria, e secondo la ricorrente ci comporterebbe unillegittima inversione dellonere
della prova contrastante col disposto di cui al n. 18
del comma terzo dellart. 1469 bis Codice civile.
La tesi non pu per condividersi, perch la clausola non fa altro che ribadire che a fronte degli
elementi di giudizio costituiti dai verbali redatti a
seguito delle ispezioni di cui alla clausola n. 48,
spetta allutente - e non potrebbe essere altrimenti - dimostrare, senza alcuna limitazione, che la
situazione difforme rispetto a quella accertata
dallAzienda. Non si configura, quindi, alcuna
violazione dei principi generali in materia di onere probatorio.
Clausola n. 51): Collaudo idranti antincendio
La clausola prevede che lutente pu chiedere
allAmap di verificare lefficienza degli impianti
antincendio, e che lAzienda in tal caso provvede
ad inviare sul posto personale per le manovre e la
riapposizione dei sigilli percependo un diritto fisso, senza tuttavia garantire lefficienza degli
idranti ed assumere alcuna responsabilit per il
loro funzionamento.
Secondo la resistente il suo intervento sarebbe in
tal caso limitato allapertura delle saracinesche di
alimentazione degli idranti privati (che a norma
della clausola n. 50 devono rimanere sempre sigillate) e alla successiva riapposizione dei sigilli,
mentre la vera e propria verifica dellimpianto
privato non sarebbe di sua pertinenza.
Siffatta deduzione appare coerente con una lettura complessiva degli artt. 50 (Contratti per impianti antincendi) e 51, ed in tale angolazione
chiaro che lesonero di responsabilit dellAmap
non ricollegato ad una sua precedente prestazione costituente potenzialmente fonte di responsabilit.
Clausola n. 52): Variazioni delle tariffe e del regolamento
LAdiconsum censura la clausola nella parte in cui
questa consente allAzienda di modificare le disposizioni del regolamento dandone comunicazione a mezzo di pubblicazione sullAlbo Aziendale.
Ed a ben vedere, visto che la clausola non stabilisce alcuna condizione o limitazione alla facolt
di modificare il regolamento (mentre prevede
che le tariffe e i canoni soggiacciono alle variazioni legalmente autorizzate ed approvate, con
una disposizione che trattando la clausola n. 31
gi si detto essere pienamente legittima) e
comporta perci unevidente vessatoriet a termini dellart. 1469 bis, comma terzo, n. 11 Codice civile, che vieta appunto al professionista di
modificare unilateralmente le clausole del contratto senza un giustificato motivo indicato nel
contratto stesso.
Clausola n. 53): Spese, tasse ed imposte
La clausola pone a carico dellutente ogni onere
presente e futuro inerente alla fornitura, anche se
non espressamente indicato nel contratto e sopravvenuto nel corso del rapporto contrattuale.
Linefficacia del patto dipende in questo caso dalla previsione di cui allart. 1469 quinquies n. 3.
Adesivamente alla richiesta del ricorrente, ed in
considerazione dellesigenza - che il Legislatore
ha inteso tutelare con la statuizione di cui allultimo comma dellart. 1469 bis Codice civile - di
assicurare gli effetti del provvedimento diffondendo tra gli utenti la conoscenza dellinefficacia
delle clausole contrattuali vessatorie, va disposta
la pubblicazione della presente ordinanza sui
quotidiani indicati in dispositivo.
P.Q.M.
Respinta ogni altra domanda, eccezione e difesa,
in accoglimento del ricorso proposto dallAssociazione regionale difesa consumatori e ambiente
(Adiconsum), inibisce allAzienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo luso delle seguenti
clausole del Regolamento per la distribuzione
dellAcqua:
clausola n. 15, nella parte in cui prevede in favore dellAmap anche la possibilit di rifiutare o
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IL COMMENTO
di Luigi Esposito
Il caso
LAssociazione regionale difesa
consumatori ed ambiente (Adiconsum) chiedeva, con ricorso
al Tribunale di Palermo, linibitoria durgenza, ai sensi dellart.
1469 sexies, secondo comma
Codice civile, di ventuno clausole, contenute nel Regolamento per la distribuzione dellAcqua, predisposte ed utilizzate
dallAzienda Municipalizzata
Acquedotto di Palermo.
Con il provvedimento in epigrafe, ritenute infondate le eccezioni di difetto di giurisdizione e di
difetto di legittimazione attiva
sollevate dalla resistente, accertata la sussistenza dei presupposti sostanziali per lesperibilit
dellazione inibitoria provvisoria (in attesa delleventuale
inibitoria finale pronunciabile a conclusione del giudizio di
merito) da rinvenirsi in particolare nella sussistenza dei giusti
motivi durgenza, il Tribunale
adito, in accoglimento del ricorso proposto dalla Adiconsum,
La giurisdizione in materia
di pubblici servizi
Nellordinanza in epigrafe,
preliminarmente affrontato il
problema inerente alla determinazione della giurisdizione alla
quale debbano essere devolute,
in materia di pubblici servizi, le
controversie relative ai rapporti
individuali di utenza con soggetti privati.
Come vedremo, il Tribunale di
Palermo, nel ritenere il magistrato ordinario competente a
pronunciarsi riguardo allinibitoria proposta da unassociazione di consumatori contro lente
gestore dellacquedotto comunale, giunge ad una conclusione
alla quale non pare si possa ade-
Nota:
(1) Il riferimento ai c.d. servizi pubblici essenziali.
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Note:
(2) A. Police, La tutela dei consumatori nel processo amministrativo, in Riv.
giur. quadrim. serv. pubbl., 1999, 2,
27 e ss..
(3) A tale proposito si vedano E. Maggior, La gestione comunale dei pubblici servizi, in Trib. Amm. Reg., 1986,
113; C. Fresa, Servizio pubblico, in
Dizionario dir. amm., a cura di G.
Guarino, vol. II, Milano, 1983, 1346.
(4) Secondo A. De Valles, I Servizi
pubblici, in Primo trattato di diritto amministrativo, vol. IV, Milano 1930, 613,
il servizio pubblico era unattivit imputabile, direttamente o indirettamente allo Stato, volta a fornire prestazioni ai singoli cittadini; il concetto di prestazione rappresentava, quindi, il tratto peculiare dellistituto.
(5) A. Police, op. cit., in Riv. giur. quadrim. serv. pubbl., 1999, 2, 33.
(6) S. Cattaneo, voce Servizi pubblici, in Enc. dir., XLII, Milano, 1990; F.
Merusi, Servizi pubblici instabili, Bologna, 1990.
(7) A. Police, op. cit., in Riv. giur. quadrim. serv. pubbl., 1999, 2, 33.
(8) G. Caia, La disciplina dei servizi
pubblici; Lorganizzazione dei servizi
pubblici, in Diritto amministrativo, a
cura di Mazzarolli, Pericu, Roversi
Monaco e Scoca, Bologna, 1998, 901
e ss..
(9) A. Police, op. cit., in Riv. giur. quadrim. serv. pubbl., 1999, 2, 34.
(10) Richiamato nelle motivazioni
dellordinanza TAR Lazio, Sez. Latina, 4 maggio 1999, n. 371 in Foro
amm. 1999, 1085.
(11) Cons. di Stato , sez. V, 1 aprile
1996, n. 325 in Foro it., 1997, III, 581;
Cons. di Stato, sez. V, 18 giugno
1996, n. 724, in Dir. e prat. trib. 1999,
II, 441, con nota di De Piaggi.
(12) U. Pototsching, I pubblici servizi,
Padova 1964. Secondo lillustre autore la nozione di pubblico servizio va ricavata principalmente dagli artt. 43 e
41, terzo comma, Cost.. In particolare, lart. 43 menziona, come possibile
oggetto di riserva originaria o di trasferimento a fini di utilit generale,
imprese o categorie di imprese, che
si riferiscono a servizi pubblici essenziali. Questa espressione induce ad
ammettere la possibilit di servizi
pubblici essenziali esplicati da imprese private, non (ancora) riservate o
non (ancora) trasferite in mano pubblica. Un servizio pubblico (essenziale e, a maggior ragione, non essenziale) pu ben essere esercitato da
unimpresa privata, ancorch priva di
qualsiasi collegamento istituzionale
con lAmministrazione, purch sussistano le condizioni prefigurate dallart.
41, terzo comma, Cost. (e cio purch
il servizio sia sottoposto dalla legge a
programmi e controlli idonei a indirizzarlo e coordinarlo a fini sociali).
(13) Attivit non necessariamente implicanti lesercizio di poteri autoritativi,
ma quello di altri poteri, tra cui quelli di
diritto privato.
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Note:
(14) La norma esclude, inoltre, dalla
giurisdizione amministrativa le controversie meramente risarcitorie che riguardano il danno alla persona e le
controversie in materia di invalidit.
Per i consistenti dubbi di legittimit
costituzionale sollevati in merito a tale
riserva al giudice ordinario: TAR
Lazio, sez. Latina, ord., 4 maggio
1999, n. 371 in Foro amm. 1999,
1085.
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Note:
(25) Si noti, come gi precisato dalla giurisprudenza (Consiglio di Stato, sez. VI, 31 ottobre 1992, n. 841
in Foro amm. 1992, fasc. 10), che la
sola circostanza che lazione sia
stata proposta da unassociazione di
utenti non determina di per se la carenza del requisito dellindividualit
del rapporto dutenza, in quanto, come gi accennato, tale requisito non
si riferisce alla qualit dei soggetti
coinvolti, bens alla tipologia del rapporto che tra di essi intercorre
(avendo riguardo quindi alla natura
del petitum sostanziale si deve valutare se esso sia idoneo alla configurazione di una controversia individuale).
(26) TAR Lazio, sez. II, 19 settembre
1997, n. 1441 in Foro amm., 1998,
1550; Cons. giust. amm. sic., sez.
consult., 18 marzo 1997, n. 257 in
Giust. amm. sic., 1998, 110.
(27) Si pensi inoltre ad un concessionario privato cos come previsto dal
terzo comma, lett. b) dellart. 22 della
citata legge n. 142/90.
(28) Cass. sez. unite, 26 agosto 1998,
n. 8454 in Giust. civ. Mass. 1998,
1774.
(29) Lespressione di V. Parisio, La
gestione dei servizi pubblici locali: ..,
in Giust. civ., 1993, 506.
(30) Consiglio di Stato sez. IV, 26
gennaio 1999, n. 78, in Foro amm.
1999, 70.
(31) Perplessit sul punto erano state espresse da L. Bertonazzi, proprio
con riferimento al caso dellazienda
speciale quale soggetto erogatore,
La nuova giurisdizione esclusiva del
giudice amministrativo, in Le nuove
leggi civili commentate, 1998, 2-3,
216.
(32) TAR Lazio, sez. Latina, ord. 4
maggio 1999, n. 371, in Foro amm.
1999, 1085. Questa recente pronuncia lasciava trasparire la possibilit
che vi fosse la competenza dellA.G.O. in ogni caso di rapporto contrattuale di utenza (quindi anche nel
caso in cui erogatore del servizio oggetto del rapporto individuale di utenza fosse la pubblica amministrazione).
(33) A. Travi, Le controversie in tema
di servizi pubblici assoggettate alla
giurisdizione esclusiva, in Le nuove
leggi civili commentate, 1999, 5-6,
1522.
(34) Perplessit che sembrano peraltro essere superate dalla recente ordinanza del Consiglio di Stato (Consiglio di Stato, ad. plen, 30 marzo 2000,
n. 1, in Giust. amm., Iternet, www.giust.it).
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La legittimazione ad agire
dellAdiconsum
Il Tribunale di Palermo, superata leccezione di difetto di giurisdizione sollevata dalla resistente, affronta, in maniera peraltro convincente, il delicato
problema della sussistenza della legittimazione attiva in capo
alla Adiconsum.
Com noto, lart. 1469 sexies
Codice civile individua nelle
associazioni rappresentative
dei consumatori e dei professionisti e nelle Camere di commercio i soggetti legittimati a richiedere linibitoria delluso di
clausole vessatorie.
Tuttavia, tale norma non fornisce alcun criterio formale, n di
tipo finalistico, n di ordine
quantitativo, per la determinazione del requisito della rappresentativit delle associazioni legittimate.
Questa omissione stata colmata, fino allentrata in vigore della legge 30 luglio 1998, n. 281,
dalla giurisprudenza.
Se, infatti, alla luce del disposto
dellart. 1469 sexies Codice civile, la valutazione della sussistenza della rappresentativit era affidata di volta in volta al prudente apprezzamento dellorgano
giudicante, la legge n. 281/98,
integrando il generico dettato
della norma codicistica, subordina la proponibilit delle azioni
collettive (42) al possesso di
una sorta di patente di rappresentativit (43).
Lart. 3 della legge n. 281/98 dispone che Le associazioni dei
consumatori e degli utenti inserite nellapposito elenco di cui
allarticolo 5 sono legittimate
ad agire a tutela degli interessi
collettivi, richiedendo al giudice competente: a) di inibire gli
atti e i comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori e
degli utenti; b) ....; c) .....
Note:
(35) Non mancato di recente chi, in
dottrina, abbia osservato che ... una
lettura combinata degli art. 1469 bis,
comma 2 e 1469 sexies Codice civile
conduce inequivocabilmente ad escludere un criterio di riparto della giurisdizione fondato sulla diversa qualit soggettiva - pubblica, latamente pubblica
ovvero privata - del professionista, rimettendo in ogni caso nelle mani del
giudice ordinario la competenza ad
erogare la tutela inibitoria. Incontrovertibile riprova di tale assunto nellart.
1469 sexies, comma 2, Codice civile,
ove il procedimento per linibitoria in via
durgenza viene incanalato sui binari
del procedimento cautelare uniforme
mediante un rinvio espresso agli artt.
669 bis ss. del codice di procedura civile. G. Sapio, Giust. civ., 2000, I, 246.
(36) TAR Veneto, ord., 19 marzo
1999, n. 356 in Giur. it. 1999, 1539.
(37) Consiglio di Stato, ad. plen, 30
marzo 2000, n. 1 (ord.), in Giust.
amm., Iternet, www.giust.it
(38) G. De Nova, I contratti dei consumatori e la legge sulle associazioni, in
quesra Rivista, 1998, 6, 546, chiarisce, in merito, che altro agire per
linibitoria delle clausole vessatorie ex
art. 1469 sexies. Altro agire per inibire lutilizzazione di contratti che non
siano rispettosi dei principi di correttezza, trasparenza ed equit. Certamente aggiuntiva linibitoria per le
clausole non trasparenti.
(39) In questo senso A. Travi, op. cit.,
in Le nuove leggi civili commentate,
1999, 5-6, 1523.
(40) Ai sensi del quale nei casi in cui
ricorrano giusti motivi durgenza, lazione inibitoria si svolge a norma degli articoli 669 bis e seguenti del codice di
procedura civile secondo un modello
peraltro gi proposto, in maniera quasi
identica, dallart. 1469 sexies, secondo
comma, Codice civile.
(41) Con particolare riferimento alla
tesi sostenuta da G. Sapio, Giust. civ.,
2000, I, 246.
(42) Fra cui lazione inibitoria.
(43) Lespressione fra virgolette di
A. Palmieri, in Foro it., 1999, 2088.
(44) F. Toriello, Le procedure per
liscrizione nellelenco delle associazioni dei consumatori, in questa Rivista, 1999, 393 e ss..
PARTE PRIMA
GIURISPRUDENZA
680
I CONTRATTI
n. 7/2000
Note:
(45) Secondo R. Colagrande, op. cit.,
733 e ss.: La legge n. 281 sembra
strutturata nel senso di escludere che
il Ministro dellIndustria sia titolare di
poteri discrezionali in materia.
(46) E. Minervini, I contratti dei consumatori e la legge 30 luglio 1998 n.
281, in questa Rivista, 1999, 941.
(47) F. Bilotta, La disciplina dei diritti
dei consumatori e degli utenti: prime
note, in AA. VV., Tendenze evolutive
nella tutela dei consumatori, 1999, 72.
(48) A. Manici, Tutela inibitoria e
clausole abusive, in questa Rivista,
1999, 10, 21.
(49) R. Colagrande, op. cit., 734 e ss
(50) Come gi ricordato, le associazioni legittimate ad esperire lazione di
cui allart. 3, primo comma, legge n.
281/98, sono solamente quelle inserite nellapposito elenco di cui allart. 5,
e per essere inserite devono possedere i requisiti ivi elencati.
(51) Infatti, come chiarisce G. De Nova (I contratti dei consumatori e la legge sulle associazioni, in questa Rivista, 1998, 6, 546): Combinando queste norme con il diritto alla correttezza, trasparenza ed equit nei rapporti
contrattuali, nasce una legittimazione
delle associazioni dei consumatori e
degli utenti, in materia contrattuale,
assai pi ampia di quella prevista
dallart. 1469 sexies.
(52) Fra i quali: A. Maniaci, op. cit., 21.
(53) Tale posizione criticata da A. Minervini, op. cit. , 942: ... lart. 1469
sexies Codice civile si limita a richiedere
che lassociazione dei consumatori sia
rappresentativa, ma non detta alcuna
previsione in merito allaccertamento di
siffatta rappresentativit, tant che non
vi accordo in dottrina ed in giurisprudenza in ordine al criterio da adoperare
per giungere a tale accertamento: la
norma cio lacunosa. La legge n. 281
viene allora a colmare la lacuna, non ad
abrogare una legge speciale.
(54) Secondo tale impostazione, linibitoria disciplinata dal codice civile si
porrebbe in rapporto di specialit rispetto a quella, generale, contemplata nella legge n. 281: la prima riguarda le sole condizioni generali di contratto abusive o vessatorie, mentre la
seconda ha ad oggetto qualsiasi atto
o comportamento lesivo degli interessi dei consumatori e degli utenti.
(55) M. Frenguelli, Dellazione inibitoria collettiva cautelare di cui allart.
1469 sexies Codice civile, in Giust.
civ., 1999, I, 270.
(56) G. Sapio, Giust. civ., 2000, I, 265.
(57) In questo senso E. Minervini, op.
cit., 942.
(58) Cfr. Consiglio di Stato, ord., sez.
VI, 15 dicembre 1998, n. 1884, in
Corr. giur., 1999, 494, con nota di G.
De Marzo.
(59) Entrata in vigore il 29 agosto
1998.
(60) G. De Nova, I contratti dei consumatori e la legge sulle associazioni, in
questa Rivista, 1998, 6, 545.
PARTE PRIMA
GIURISPRUDENZA
681
I CONTRATTI
n. 7/2000
Note:
(61) Testualmente G. De Nova , op.
cit., 545.
(62) Vedi art. 5, quarto comma, legge
n. 281/98.
(63) La circostanza che lelenco delle
associazioni rappresentative a livello
nazionale sia annualmente aggiornato rilevata da G. Sapio, op. cit., 265.
(64) Per una disamina pi approfondita e circostanziata del quinto comma
dellart. 3, legge n. 281/98, sia consentito rinviare a G. De Marzo, Le
condizioni di ammissibilit della tutela
cautelare, in Corr. giur. 1999, 4, 497.
(65) Il Tribunale di Palermo, sembra
dubitare dellapplicabilit dellart. 3,
legge n. 281/98, in mancanza della
formazione dellelenco di cui allart. 5.
(66) Trib. Palermo, 2 giugno 1998 in
Dir. trasporti 1999, 259 con nota di
Ciani; Tirb. Palermo, 3 febbraio 1999,
in Corr. giur. 1999, 5, 588 con nota di
R. Conti.
(67) Il riferimento ovviamente al generale criterio del significativo squilibrio.
(68) La c.d. grey list.
(69) Nella parte in cui dispone che la
vessatoriet di una clausola debba
essere valutata anche con riferimento
alle altre clausole del contratto medesimo.
(70) R. Conti, op. cit., in Corr. giur.,
1999, 5, 597, fa notare come lesperienza concreta delle contrattazioni
standardizzate stata per lo piu improntata alla creazione di una trama
negoziale fortemente sbilanciata in favore del predisponente, nella quale risulta generalmente arduo cercare
possibili riequilibri a clausole palesemente inique.
(71) In questo senso G. Alpa, Per il recepimento della direttiva comunitaria
sui contratti dei consumatori, in questa Rivista, 1994, 113. A sostegno di
tale impostazione soccorre la precisazione che lart. 1469 sexies contiene
nel suo primo comma, ove si dispone
che laccertamento dellabusivit va
compiuto ai sensi del presente capo, in cui inserito lart. 1469 ter.
PARTE PRIMA
GIURISPRUDENZA
682
I CONTRATTI
n. 7/2000
Note:
(72) Come chiarisce G. De Nova (Le
clausole vessatorie, Ipsoa, Milano,
47): ... la sentenza inibitoria ha ad
oggetto lintera attivit negoziale del
professionista convenuto in giudizio,
quanto alle clausole vessatorie in
questione: sicch si tratta -in questi
limiti- di un provvedimento a carattere generale. Posto che, come proprio dellinibitoria, presupposto lillecito come tale, indipendentemente
dalla colpa dellagente, o del danno,
la valutazione ha carattere astratto.
Per questa ragione, penso, lart. 4
della Direttiva, che pone i criteri per
stabilire in concreto quando una
clausola vessatoria, esclude
espressamente la propria applicazione ai contratti astratti di cui allart.
7 della Direttiva. Tale esclusione
non si trova nellart. 1469 ter, ma ritengo che il limite allapplicazione di
criteri caso per caso sia comunque
implicito.
(73) In questo senso Trib. Torino,
sent., 7 giugno 1999 in Foro it. 2000,
309 e ss. che chiarisce inoltre: Una
riflessione pi puntuale sulla particolare natura dellazione inibitoria e sui
suoi connotati dintervento general
preventivo non pu che condurre lin-
PARTE PRIMA
GIURISPRUDENZA
683
I CONTRATTI
n. 7/2000
nunce del giudice amministrativo, il quale, allo stato, non risulta ancora essersi espresso in
materia.
PARTE PRIMA
GIURISPRUDENZA
684
I CONTRATTI
n. 7/2000
Nota:
(79) Trib. Roma, 31 agosto 1998, in
questa Rivista, I, 1998, 573 con nota
di D. Maffeis.