Sei sulla pagina 1di 2

ANTROPOLOGIA MARXISTA Biografia intellettuale Dopo la laurea in Lettere conseguita presso l'Universit di Napoli nel 1932, con una

tesi in Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo Omodeo, si interess alle discipline etnologiche. Almeno fino al 1936 dimostra idee convintamente fasciste, iscrivendosi ai GUF e alla Milizia Universitaria, collaborando a "L'Universale" di Berto Ricci e facendo circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un "Saggio sulla religione civile" poi rimasto inedito, in cui De Martino esprime idee non dissimili da quelle formulate negli stessi anni dalla Scuola di mistica fascista[1]. Il suo primo libro, Naturalismo e storicismo nell'etnologia, un tentativo di sottoporre l'etnologia (disciplina che si occupa di studiare e confrontare le popolazioni attualmente esistenti nel mondo)al vaglio critico della filosofia storicista di Benedetto Croce. Secondo de Martino, infatti, solo attraverso la filosofia storicista l'etnologia avrebbe potuto riscattarsi dal suo naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica francese che gli indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza, suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuit, si pu gi scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo etnologico". Scritto negli anni della II guerra mondiale e pubblicato nel 1948, Il mondo magico il libro nel quale Ernesto de Martino elabora alcune delle idee che rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva. Qui de Martino costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilit di una "presenza" non ancora decisa viene padroneggiata attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, De Martino cominci a militare nei partiti della Sinistra. Prima, dal 1945, lavora come segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato da Gramsci e da Carlo Levi, cinque anni dopo, entra a far parte del Partito Comunista Italiano[2]. Anche per questa ragione, negli anni che seguono, de Martino comincia a interessarsi sempre di pi allo studio etnografico delle societ contadine del sud Italia. Di questa fase, talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere pi note al grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso. Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare che lo port a costituire un'quipe. Ad esempio, La terra del rimorso la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da un medico, uno psichiatra, una psicologa, uno storico delle religioni, un'antropologa culturale (Amalia Signorelli), un etnomusicologo (Diego Carpitella) e, infine, un documentarista cinematografico. Nello studio del fenomeno del tarantismo vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nard e Galatina. A queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi Furore Simbolo Valore (1962). De Martino stato collaboratore di Raffaele Pettazzoni all'Universit "La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana di storia delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di Etnologia, dal 1957 fino alla morte ha insegnato all'Universit di Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi, colleghi come Alberto Mario Cirese e Cesare Cases e come assistente Clara Gallini.

La fine del mondo, pubblicato postumo nel 1977 a cura di Clara Gallini, il primo e pi importante di una serie di inediti con la cui pubblicazione si aggiungono elementi al ritratto di uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo.
La presenza La presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino intesa come la capacit di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica, partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il "da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito definita come "tradizione".

Il campanile Ne La fine del mondo, Ernesto de Martino racconta di una volta in Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire in auto un anziano pastore perch indicasse loro la giusta direzione da seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo sal in auto pieno di diffidenza, che si trasform via via in una vera e propria angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino spar alla vista il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacific. In un altro esempio, per esprimere il medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano per l'usanza di piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo. Il giorno che il palo si spezz, i membri della trib si lasciarono morire, sopraffatti dall'angoscia. Crisi della presenza Il concetto di spaesamento, come una condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di senso", viene meglio chiarito da de Martino nella sua idea di presenza. La crisi della presenza caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali, migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere storico (della "possibilit di esserci in una storia umana", scrive de Martino) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la propria azione. Su questi temi si soffermata una sua studentessa e collaboratrice, la scrittrice Muzi Epifani, nella commedia La fuga, scritta a dieci anni dalla sua scomparsa. In questa opera, dedicata a de Martino, il protagonista Ernesto discute sulla mutazione del ruolo della donna nella societ post-industriale.

Potrebbero piacerti anche