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IL MAPPAMONDO (SCOMPARSO ?

) DI FRA MAURO* Piero Falchetta


na delle opere pi note tra quante si conservano alla Biblioteca Marciana senza dubbio il mappamondo di Fra Mauro, importantissimo testimone veneziano della cartografia del xv secolo. Le sue imponenti dimensioni, la magnificenza della figurazione geografica e delle decorazioni, il grande numero di iscrizioni (quasi tremila) e, soprattutto, la straordinaria sintesi critica operata dallautore fra saperi consolidati e tradizionalmente accettati da una parte e notizie recentissime e rare raccolte da fonti tanto scritte quanto orali (soprattutto religiosi e viaggiatori suoi contemporanei) dallaltra, ne fanno un documento di primario valore e di assoluta rilevanza per la storia della geografia e della cartografia nonch, e forse ancor pi, per quella della trasmissione delle conoscenze dallEt di Mezzo a quella Moderna. Lautore, il monaco camaldolese Mauro, vissuto per gran parte della sua esistenza presso il monastero di San Michele in Isola, nella laguna di Venezia, ne cur lungamente la composizione e, nonostante la desolante scarsit di documentazione della quale si dispone circa i modi e i tempi dellimpresa, si pu ritenere che la raccolta delle informazioni geografiche riportate poi nel disegno fosse completata verso la fine degli anni 40 del Quattrocento. Alcuni cenni a fatti storici precisi, come ad esempio la menzione del figlio di Tamerlano, Shah Rukh, morto nel 1447, inducono infatti a tale conclusione. comunque bene sottolineare come in unopera di tale complessit delaborazione si debba necessariamente supporre un divario cronologico tra la lunga fase dedicata alla raccolta delle informazioni geografiche, al loro vaglio critico e alla loro organizzazione, e una successiva fase, forse meno prolungata ma comunque di non breve durata, impegnata per la stesura del disegno, lapposizione dei toponimi e delle note, la decorazione e cos via. La relazione tra le due fasi risulta per alquanto incerta, soprattutto
* Ringrazio Gianfranco Fiaccadori per lattenta lettura e i preziosi consigli.

studi veneziani lxii-lxiv 2011

226 piero falchetta perch non si conosce, a dispetto delle apparenze, un dato fondamentale : a quanti mappamondi pot dar luogo il progetto geografico di Fra Mauro ? In altre parole, il mappamondo oggi conservato alla Marciana, che il solo testimone integrale superstite, 1 in quale posizione si colloca allinterno di unipotetica serie di carte uscite dallatelier cartografico del camaldolese ? Stando alla tradizione inaugurata da Placido Zurla, primo autorevolissimo studioso del planisfero, in principio vi erano almeno due carte ; una conservata da sempre a Venezia, laltra, commissionata al religioso dalla corona portoghese in data imprecisata, inviata nel 1459 a Lisbona, ma ben presto scomparsa : Ma ci che sovra ognaltra sua opera il titolo di incomparabile gli procacci, sono i due celebri Mappamondi, uno de quali a contemplation di questa illustrissima Signoria di Venezia ei fece, che quello del quale trattiamo, laltro per Alfonso V re di Portogallo . 2 Queste parole di Zurla si basano su due evidenze, o quanto meno su due fatti soltanto apparentemente, come si vedr, incontestabili. Da un lato abbiamo infatti loggetto marciano, dallaltro una serie di brevi annotazioni dei registri del monastero di Murano che autenticano la commissione regia lusitana del mappamondo, e che convergono verso lesito dellimpresa, datato al 24 aprile 1459, in tal modo attestato : Dom Nichol nostro me dicto che essendo io a capitolo a Camaldoli, stato sald questa raxon a messer Stefano Trevixan per nome del dicto segnor quando per el dicto messer Stefano li fo mandato el suo mapamundi . 3 Nellaprile 1459 un mappamondo part dunque da Venezia alla volta di Lisbona, ma questo solo fatto, bene sottolinearlo, non ci consente ancora di stabilire un rapporto certo fra lopera inviata in Portogallo e la carta conservata alla Marciana ; una volta arrivata alle sponde del Tago, la mappa destinata al re sembra infatti scomparire di colpo. A dire la verit, gi da tempo sono state segnalate alcune prove
La cosiddetta Carta Borgiana (il Borgiano v della Biblioteca Vaticana) , come altrove dimostrato (cfr. P. Falchetta, Fra Mauros World Map, Turnhout, Brepols, 2006, pp. 36-52), copia forse cinquecentesca di uno dei disegni preparatori del mappamondo ; la carta raffigura lEuropa, parte dellAsia fino a Delhi e dellAfrica fino al Senegal. 2 P. Zurla, Il Mappamondo di Fra Mauro camaldolese descritto e illustrato da D. Placido Zurla dello stessOrdine, Venezia, s.e., 1806 ; il corsivo di Zurla, e riporta una delle didascalie presenti nel mappamondo. 3 Archivio di Stato di Roma, San Gregorio al Celio, n. 63 : Libro di entrata e uscita di San Michele di Murano 1453-1460, f. 169v ; vedi anche Zurla, cit., p. 85.
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il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 227 relative alla carta portoghese di Mauro. Si tratta innanzitutto della mappa veduta nel 1494 da Hieronymus Mnzer nel castello di San Jorge a Lisbona, allora residenza regia, e cos brevemente descritta : Similiter cosmographiam in maxime et bene descripta tabula deaurata cuius dyameter erat 14 palmorum . 4 Vari dubbi sorgono di fronte a questa identificazione. Il primo nasce dal fatto che la pratica di abbellire alcuni dettagli delle mappe con inserzioni di foglia doro era abbastanza comune allepoca, soprattutto in presenza di carte di un certo pregio ; la definizione di tabula deaurata, ammesso che il mappamondo di Mauro possa essere cos definito, perci assai poco denotativa, tanto pi che le dorature del planisfero posta la similarit e comunque la derivazione di uno dallaltro del planisfero portoghese e di quello veneziano si limitano a poche inserzioni in alcune lettere capitali e in qualche minuto elemento decorativo, sicch la presenza delloro non pu certo dirsi caratteristica particolarmente rilevante dellopera. In secondo luogo, Mnzer afferma che il diametro (si tratta perci di un mappamondo circolare) della mappa era di 14 palmi, misura che in verit poco si accorda con quella del mappamondo a noi noto sempre nellipotesi di due mappamondi copia uno dellaltro. N bisogna dimenticare, al riguardo, che Mnzer era un cartografo assai esperto, non un osservatore occasionale. 5 A tali dubbi se ne aggiunge un terzo, forse il pi importante : il mappamondo visto da Mnzer era conservato nella residenza regia di San Jorge per essere evidentemente esibito quale pice de rsistance, per cos dire, anche a visitatori illustri e competenti, quale appunto era il geografo e cartografo Mnzer. Non sembra perci pensabile che la stessa mappa, tanto prestigiosa da meritare pubblica mostra di s, fosse ignota ai cartografi portoghesi proprio in quella seconda met del Quattrocento che segn lepoca delle grandi esplorazioni oceaniche
4 H. Mnzer, Itinerarium Hispanicum, in Reve Hispanique , 48 (1920), pp. 84-85 ; questa testimonianza chiamata in causa in A. Pinheiro Marques, A maldio da memria do Infante Dom Pedro e as origens dos descobrimentos portugueses, Figueira da Foz, Centro de Estudos do Mar, 1994, p. 186 ; vedi anche, dello stesso, The Portuguese Prince Pedros Purchase of the Fra Mauro Map from Venice, The Globe. Journal of the Australian Map Circle , 48 (1999), pp. 1-32. Si annoti a margine che la traduzione francese del testo di Mnzer, curata da M. Tarayre e pubblicata da Les Belles Lettres nel 2006, traduce arbitrariamente cosmographiam con carte du ciel (p. 130). 5 La misura del palmo era di circa 25 cm, il che porterebbe a un diametro di 3,5 metri, mentre il diametro del mappamondo di Mauro di poco inferiore ai 2 metri.

228 piero falchetta lusitane. Ora, se la bene descripta tabula di San Jorge fosse stata quella di Mauro, alcune sue caratteristiche particolarmente evidenti e originali (ad es., la geografia africana, in particolare quella dellEtiopia, o la prefigurazione del Madagascar, o ancora linedita soluzione proposta per il corso del Nilo) avrebbero dovuto lasciare qualche traccia nella tradizione geocartografica portoghese dei decenni successivi, mentre, come gi si detto, non pervenuta alcuna traccia in tal senso. Una seconda mappa portoghese stata ancora chiamata in causa in relazione al mappamondo di Mauro, 6 in quanto (presunto) testimone del celebre planisfero. Si tratta della carta affidata nel maggio 1487 a Pedro de Covilha e Alfonso de Paiva, emissari del re Joo II, in occasione della loro missione esplorativa alle terre del Prete Gianni, nellAfrica orientale, missione finalizzata alla ricerca di una rotta oceanica fra Europa e Oriente. Lepisodio del 1487 ricordato nella relazione del viaggio alle terre del Prete Gianni ovvero, a quel tempo, limperatore dEtiopia David II o III (Lebna Dengel) dal missionario ed esploratore portoghese Francisco Alvares, il quale fu nel Corno dAfrica fra il 1520 e il 1526. La relazione fu pubblicata a Lisbona nel 1540, con il titolo di A verdadeira informaam das terras do Preste Joo, e lepisodio in questione descritto nei termini seguenti : & que foram despachados en Satarem aos vii dias de Maio do anno de mil & quatro centos & oitenta & sete annos, presente el Rey dom Manuel sendo duque, & que lhes deram huma carta de marear tirada de Mapamundo, & que foram aho fazer desta carta ho liceniado Caladilha que he bispo de Viseu, & ho doutor mestre Rodrigo morador ahas pedras negras, & ho doutor mestre Moyses a este tempo iudeu, & que fora feita esta carta en casa de Pro dAlcaova . 7 Nel primo volume della celebre raccolta Navigationi et viaggi di Giambattista Ramusio, pubblicato nel 1550, vi la traduzione italiana della relazione di Alvares, data alle stampe con il titolo Viaggio fatto nella Etiopia, la quale tuttavia riporta un testo leggermente diverso da quello delledizione portoghese : E cos del 1487, alli vii di maggio, furono spacciati tutti due in Santo Arren, essendovi presente sempre
6 A. Pinheiro Marques, A maldio da memria, cit., p.185, vedi inoltre W. G. L. Randles, Bartolomeu Dias and the Discovery of the South-East Passage Linking the Atlantic to the Indian Ocean, in Revista da Universidade de Coimbra , 34 (1988), pp. 20-21. 7 Si cita qui da F. Alvares, Verdadeira informao das terras do Preste Joo das Indias, Lisboa, Imprensa Nacional, 1889, p. 128.

il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 229 il re don Emanuel, che allora era duca, e gli diedero una carta da navigare copiata da un napamondo [sic], al far della quale vintervennero il licenziato Calzadiglia, che vescovo di Viseo, e il dottore maestro Rodrico, abitante alle Pietre Nere, e il dottore maestro Moyse, che a quel tempo era giudeo : e fu fatta tutta questa opera molto secretamente in casa di Pietro di Alcazova, e tutti i sopradetti dimostrarono lor meglio che seppero come se avessero a governare per andare a trovar li paesi donde venivano le spezierie, e di passare anco un di loro nellEtiopia a vedere il paese del Prete Ianni, e se nei suoi mari fusse notizia alcuna che si possa passare ne mari di ponente, perch li detti dottori dicevano averne trovata non so che memoria . 8 Le differenze tra le due versioni si spiegano con il fatto che Ramusio compose il proprio testo avendo sotto gli occhi da una parte ledizione a stampa del 1540, e dallaltra una versione manoscritta non pervenuta. 9 Ma tutto ci riveste unimportanza relativa ai fini della presente indagine. Quel che pi interessa qui invece una terza testimonianza relativa a questo episodio, che si deve allo storico Ferno Lopez de Castanheda. Questi diede alle stampe, nel 1551, il primo degli otto volumi della sua Histria do descobrimento e conquista da ndia pelos Portugueses, nel quale si narra come il re Joo II, contemporaneamente alla spedizione oceanica di Bartolomeu Dias, decise di tentare di raggiungere il regno di Prete Gianni trampolino di lancio verso lIndia e le fonti delle spezie anche per terra, incaricando di ci Pedro de Covilha e Alfonso de Paiva. Essi partirono appunto da Lisbona nel maggio 1487, e in questo modo Castanheda descrive la loro missione : como el Rey tinha muytos grandes desejos de descobrir ho Preste Joo das Indias pera ho conecer por amigo, & por sua causa ter entrada na India, determinou de mandar descobrir por terra... E pera este descobrimento da terra escolheo hum criado seu que avia nome
8 F. Alvares, cap. civ ; si cita qui dalledizione a cura di M. Milanesi delle Navigazioni, Torino, Einaudi, 1979, v. 2, p. 280. 9 Cos Ramusio nel suo Discorso sopra il viaggio della Etiopia che precede il testo del Viaggio stesso (ivi, p. 79) : La copia mandatami dal signor Damiano di Goes si trova in molti luoghi diversa dal detto libro stampato in Lisbona per ordine di quel serenissimo re, s che mi bisognato, di tutti dui mutilati e imperfetti, farne uno intiero . Su tutta questa materia vedi g. Fiaccadori, Sul ms. Parigi, B.n.F., dAbb. 78 (C.R. 38) e i metropoliti Yeshaq, Yqob e Mrqos dEtiopia (sec. xv-xvi), Atti dellAccademia Naz. dei Lincei. Rendiconti , Scienze morali, storiche e filologiche, serie ix, 15 (2004), pp. 679-690, in part. pp. 685 s.gg., con ampie indicazioni.

230 piero falchetta Afonso de Payva natural de Castelo Branco, & outro chamado Pero de Covilhaam, natural de huma vila deste nome : et a este disse em segredo que esperava dele hum grande servio... E ho em que queria que ho servisse, era irem ele & Afonso de Payva descobrir & saber do Preste Ioo, et onde achavo a canela & a especiaria que ya da India a Veneza por terra de mouros... & foro ambos despachados em Santarem aos sete dias de Mayo, de mil & cccclxxxvii, per ante al Rey Dom Manuel que ento era duque de Beja ; et deulhes el Rey huma carta de marear que fora tirada de hum Mapamundi, per que posessem nela os lugares do Senhorio do preste, & assi o caminho por onde fossem . 10 Ci che risulta quindi che i due esploratori disponevano di una carta nautica (carta de marear) tratta da una mapamundi, e su tale carta essi dovevano apporre (posessem nela) i luoghi soggetti al Prete Gianni e il cammino per raggiungerli. Tali parole sembrano individuare una carta sostanzialmente priva, o quanto meno assai povera di indicazioni relative alla topografia delle regioni etiopiche e non per niente lo scopo dichiarato dellaffidamento a Covilho e Paiva della carta era proprio quello di riempire quella carta di lugares (luoghi) e di percorsi (caminho). Ebbene, pare assai difficile che una carta di tal genere possa avere avuto quale modello la carta di Mauro, in quanto questultima specialmente ricca di toponimi e di altre informazioni geografiche, pi spesso di prima mano, proprio nelle regioni etiopiche dellAfrica : i territori dellAfrica orientale di Mauro comprendendo in questa le regioni del Corno dAfrica : odierne Eritrea, Etiopia, Somalia e Gibuti contengono infatti 116 toponimi e note, dei quali ben 91 si trovano in Etiopia ; tale cifra costituisce un quinto di tutti i toponimi africani presenti nella mappa, a fronte del fatto che quei territori rappresentano soltanto un quindicesimo della superficie dellintero continente e anche un rapido riscontro visivo rivela lo speciale addensarsi di notazioni geografiche proprio di quellarea. Un modello tanto ricco di indicazioni avrebbe certamente costituito una traccia utilissima per i due due esploratori portoghesi, i quali si dovettero invece accontentare, a quanto sembra, di una carta assai laconica. Ci accadeva nel 1487, ma un altro piccolo indizio, pi tardo, sembra andare nella medesima direzione. La gi citata relazione di Francisco Alvares, capitolo quinto, narra che nel 1520 alcuni doni furono
10 F. Lopes de Castanheda, Historia do descrobrimento e conquista de India, vol. 1 (1551) ; si cita qui dalled. Lisboa, na Typographia Rollandiana, 1833, pp. 2-3. Il corsivo nostro.

il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 231 presentati al Prete Gianni, fra i quali un napamondo (sic). 11 Quattro anni dopo, nel 1524, il Prete restitu ai portoghesi il mappamondo ricevuto in dono, affinch vi aggiungessero i nomi dei diversi luoghi e regni anche in lingua abissina ; essi si misero allora allopera sotto la dettatura di un interprete per quella che viene descritta come una trascrizione fonetica dei nomi europei in lingua etiopica verisimilmente, in geez. La carta, cos trattata, torn allimperatore, il quale volle sapere come mai i vari regni dEuropa fossero tanto piccoli, ottenendo in cambio questa risposta : A questo gli rispose lambasciadore che sua Altezza era ingannata o mal informata, e che salcuno gli aveva detto questo non gli aveva detto la verit, e che, se per vedere il napamondo saveva immaginato questo, non prendeva la vera cognizione delle terre, perch Portogallo e Spagna stanno nel napamondo come cose da tutti conosciute e non come necessarie da saperle, e per questo erano poste in picciolo spazio con un nome solo, come anche Venezia, Gierusalem e Roma ; ma che guardasse la sua Etiopia, la quale, per esser cosa non conosciuta, era posta in grande spazio, piena tutta di montagne, di fiumi, di lioni, delefanti e daltri animali, n vi scritto nome di citt n di castelli... . 12 Da questa testimonianza sembrerebbe che alla data del 1520 i territori etiopici fossero ancora considerati cosa non conosciuta, e di conseguenza la carta che li rappresentava non riportasse toponimi. Tale attestazione mette in dubbio la possibilit che la carta di Mauro fosse stata vista dai geografi e dai cartografi portoghesi ; in caso contrario una spedizione ufficiale, voluta direttamente dalla corona, avrebbe quanto meno provveduto a fornire agli esploratori tutte le informazioni disponibili sui territori che si accingeva ad esplorare, soprattutto se fosse stata disponibile una mappa che, al pari di quella di Mauro, dava una descrizione quanto mai particolareggiata di quelle regioni. Si pu allora dire, a conclusione di questo excursus intorno alle due presunte prove relative al mappamondo portoghese, che esse non sono in grado di fondare alcuna certezza, e che anzi quei due documenti ingenerano pi dubbi di quanti non ne risolvano. Ma non in discussione, qui, soltanto lassenza di attestazioni dalle quali risulti in qualche modo larrivo dellopera a Lisbona, entrata cos a far parG. B. Ramusio, Navigazioni, ed. cit., v. 2, p. 280. Ivi, p. 210 ; il corsivo nostro. Il testo di questo passo identico a quello delledizione portoghese del 1540.
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232 piero falchetta te del patrimonio della corona, e la sua destinazione provvisoria o finale ; la mancanza di simili testimoni non di per s decisiva. La questione ineludibile riguarda invece il silenzio completo da parte degli autori lusitani successivi, e in particolare da parte dei cartografi e dei geografi, le cui carte sembrano del tutto ignare della lezione di Mauro. Il significato di un simile silenzio pu essere meglio compreso se si pensa alle tante tracce dellopera di Mauro riscontrabili nei lavori cartografici di alcuni grandi autori cinquecenteschi non lusitani. il caso, ad esempio, di Giacomo Gastaldi e Paolo Forlani, nella loro carta dellAsia, e in particolare nella definizione della geografia delle isole maggiori dellOceano Indiano ; ancora il caso di alcuni errori assai caratteristici della carta di Mauro che si ritrovano svolti nella carta intitolata Asia ex magna orbis terrae descriptione Gerardi Mercatoris desumpta, pubblicata dal figlio del Mercatore nel 1595. 13 Nel contempo, assai sorprendente che della commissione reale la quale di tanto prestigio avrebbe certamente arricchito il nome del monastero di San Michele nonch quello dellintero ordine camaldolese, e che perci avrebbe avuto tutti i motivi di esser fatta conoscere non vi sia cenno alcuno nelle testimonianze di alcuni osservatori eccellenti, i quali ebbero occasione non soltanto di visitare San Michele e di vedere il mappamondo, ma anche di scriverne diffusamente. il caso di Felix Fabri, domenicano zurighese che fu a Venezia nel maggio 1483 ; 14 il caso della miscellanea geografica del veneziano Alessandro Zorzi, composta tra il 1519 e il 1524 avendo certamente sotto gli occhi la carta di Mauro ; 15 il caso, soprattutto, di Giambattista Ramusio, il quale nella sua celebre Dichiarazione (1559), che a lungo tratta del planisfero e delle presunte carte cinesi dalle quali questultimo sarebbe stato copiato, non dedica una sola parola allesemplare portoghese dellopera o alla commissione regia della stessa. 16 Anche
P. Falchetta, Fra Mauros..., cit. pp. 88-89. F. Fabri, Les errances de Frre Felix, plerin en Terre sainte, en Arabie et en Egypte (14801483). Texte latin, traduction, introduction et notes sous la direction de Jean Meyers et Nicole Chareyron. Montpellier, Publications du Cercam, 2000, p. 136. 15 R. Almagi, Intorno a quattro codici fiorentini e ad uno ferrarese dellerudito veneziano Alessandro Zorzi, La Bibliofilia , 38 (1936), pp. 313-347 ; Ethiopian Itineraries circa 1400-1524. Including those collected by Alessandro Zorzi at Venice in the years 1519-1524. Edited by O. G. S. Crawford. Cambridge, published for the Hakluyt Society at the University Press, 1958 ; P. F. Gomes, Alessandro Zorzi e linvenzione dei Tropici, in La cartografia europea tra primo Rinascimento e fine dellIlluminismo, Firenze, Olschki, 2003, pp. 109-32. 16 Dichiarazione dalcuni luoghi ne libri di messer Marco Polo, con listoria del reubarbaro, in g. B. Ramusio, Navigazioni, ed. cit., vol. 3, pp. 69-71.
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il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 233 in questo caso, fatte le debite distinzioni, e per quel che pu valere un argomento ex silentio, appare istruttivo un confronto : la commissione dei due grandi globi destinati a Luigi XIV di Francia costitu per il minorita Vincenzo Coronelli un atout formidabile, che egli spese senza risparmio in ogni momento della sua brillante carriera di editore e cartografo. La narrazione di Zurla dunque allorigine di una fortunatissima quanto indimostrata vulgata storiografica la quale, mentre ripete da tempo che il planisfero di Venezia copia di quello di Lisbona, non si in realt mai interrogata sulleffettiva relazione fra le due opere. Gli argomenti fin qui addotti, ovvero le presunte prove della presenza della mappa in Portogallo dopo il 1459, non contribuiscono in alcun modo a chiarire tale relazione, e anzi incrinano diverse certezze circa la presenza della carta di Mauro in terra lusitana. Tali considerazioni e tali dubbi hanno poco per volta indotto chi scrive a ricercare risposte alternative a quelle finora date nonch a quelle rimaste finora inevase risposte che si traducono nellipotesi dellesistenza ab origine di un solo mappamondo, quello ancora oggi conservato a Venezia. Tale ipotesi finora non indagata, per quanto risulta, da altri studiosi non mai stata formulata in pubblico, ed stata espressa soltanto in occasione di alcune conversazioni private ; la si presenta qui formalmente per la prima volta. Prima di proseguire in tale direzione, tuttavia necessario liberare la scena da uno scomodo ma assai sospetto testimone. Alcuni autori hanno infatti recentemente rimesso in evidenza un documento della cancelleria regia lusitana, segnalato gi nel 1935, 17 nel quale, alla data del 3 febbraio 1462, si fa menzione di un pagamento relativo al mappamondo composto a Venezia. Il documento costituirebbe per lappunto la prova, secondo questi autori, che a quella data il planisfero portoghese si trovava effettivamente in Portogallo, e che perci i mappamondi erano indubitabilmente due, quello veneziano oggi conservato alla Marciana e quello di Lisbona ; in base a tale presunta evidenza, essi dichiarano inammissibile ogni eventuale ipotesi che affermi le due carte essere in realt la stessa carta, ovvero che il mappamondo di Mauro sia stato fin dal principio uno e uno soltanto. 18 In
17 A. Corteso, Cartografia e cartgrafos portuguses dos seculos 15. e 16., Lisboa, Seara Nova, 1935, v. 1, p. 122 ; 18 A. Cattaneo, Fra Mauro Cosmographus Incomparabilis and His Mappamundi. Docu-

234 piero falchetta che cosa consiste tale documento ? 19 Si tratta di una serie di registrazioni contabili (carta de quitam) della cancelleria di Alfonso V datate appunto 1462 ma riferite a somme che Joo Fernandes da Silveira, 20 al servizio della corte di Lisbona, per nosso mandado rreebeo e rrecadou e despemdeo em corte de Roma, homde esteve por nosso servio aos anos pasados de 1456-1460 . 21 La prima osservazione che il documento, pur datato 1462, si riferisce a spese effettuate dal Silveira nel periodo 1456-1460, la qual cosa esclude gi, di per s, che lanno 1462 possa essere inteso tout court quale riferimento per la datazione della presenza dellopera in Portogallo. Si tratta perci di un documento retroattivo, per cos dire, redatto con lo scopo esplicito di evitare ogni qualsiasi rivendicazione di credito da parte di famigliari ed eredi del Silveira : E, porquanto nos deu de todos os dictos djnheiros e coussas que asi conprou boa conta com entrega, que em nehuma coussa nos nom ficou devedor, ho damos de todo por quite e liure, deste dia pera todo ssenpre, elle e sseus beens e herdeiros, que nunca jamais em alguum tempo por as dictas coussas nem pora cada huma dellas possam mais ser demandados nem chamados a comtos nem fora delles, pera mais averem de dar comta nem rrecado, porquanto ja deu, como dicto he . 22
ments, Sources, and Protocols for Mapping, in La cartografia europea tra primo Rinascimento e fine dellIlluminismo, Firenze, Olschki, 2003, p. 30 : The hypothesis that the mappamundi on display in the Marciana Library is in reality the same 1459 Portuguese mappamundi in other words, that only one map ever existed can be quite safely rejected since a 1463 [sic] document nowadays preserved in the Arquivo da Torre do Tombo in Lisbon [...] proves that Fra Mauros 1459 mappamundi did reach Lisbon, and that was received by the Portuguese crown with some dissatisfaction . Vedi inoltre P. Gautier Dalch, La Gographie de Ptolme en Occident (ive-xvie sicle), Turnhout, Brepols, 2009, p. 195 : Seule subsiste la mappemonde conserve la Biblioteca Marciana de Venise, ralise entre 1448 et 1453, dont une copie pour le Roi de Portugal Alphonse Ve fut faite en 1458-1459, laquelle tait visible Lisbonne en 1463 [sic] . 19 Lisbona, Arquivo Nacional da Torre do Tombo, Chancelaria de D. Alfonso, Livro i, f. 2r. Il documento pubblicato in Descobrimentos portuguses. Documentos para a sua historia publicados e prefaciados por Joao Martins da Silva Marques, Lisboa, Instituto de Alta Cultura, 1971, vol. 3, pp. 19-21, e in Monumenta Henricina, vol. xiv (1460-1469), Coimbra, Comisso Executiva das Comemoraes do v Centenrio da Morte do Infante D. Henrique, 1973, pp. 199-204 (dal quale si cita). 20 Il da Silveira, nipote di quarto grado di re Alfonso III, visse tra il 1420 circa e il 1484 ; fu un importante uomo di stato, e a lui fu concesso il primo titolo baronale mai decretato in Portogallo, quello di barone di Alvito (1475). In diverse occasioni fu impegnato come ambasciatore, e in tale veste egli ebbe probabilmente contatto con Venezia. 21 22 Monumenta Henricina, cit., p. 200. Ivi, p. 203.

il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 235 La carta strutturata nel modo seguente : sono dapprima elencate, tutte insieme, le somme messe a disposizione del diplomatico con diverse lettere di cambio ; sono quindi descritte tutte le spese sostenute dallo stesso, per un ammontare complessivo di 13.494 ducati, senza indicazione alcuna della data nella quale ciascuna spesa fu effettuata. Fra tali spese figurano pagamenti per il mantenimento di alcuni cavalieri ed altri fiduciari della corte, per la sartoria (2.450 ducati), per la stesura e la spedizione di lettere destinate al vescovo di Guarda (582 ducati), al monastero di Batalha (86 ducati) e a quello di Alcobaa (400 ducati), per laccensione di una lampada votiva in Gerusalmme (15 ducati), per alcuni corrieri postali (193 ducati), per un carico di polvere da sparo (493 ducati) e, finalmente, per il mappamondo di Mauro (30 ducati e ) : E deu e despemdeo trimta ducados tres quartos aos pyntores que pyntarom o papa (sic) mundo em Veneza ; e esto por sse nom perder o que ja em elle era fecto. 23

Lisbona, Arquivo Nacional, Chancelaria de D. Alfonso, Livro i, f. 2 r (particolare)

Considerata limportanza di questa breve nota al fine di delineare meglio i contorni dellintera vicenda, pi che mai necessario esaminarne il testo con attenzione. La frase pu tradursi alla lettera nel modo seguente : diede e spese trenta ducati e tre quarti per i pittori che dipinsero il mappamondo a Venezia ; e ci per non perdere quanto in esso era gi fatto . Innanzitutto, va osservato che il nome di Mauro non vi compare ; il riferimento piuttosto a certi pintores, ed noto come lesecuzione dellopera avesse coinvolto gi negli anni 1457-59 diversi pentori, oltre a uno scriptor e un maistro. 24 In secondo luogo, quando vi si dice che il rischio era di perdere ci che nel mappamondo (em elle) era gi stato fatto (ja era fecto), pare evidente che si stia
Ivi, p. 202. Archivio di Stato di Roma, San Gregorio al Celio, Libro di entrata e uscita di San Michele di Murano (1453-1460), n. 63, f. 125v.
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236 piero falchetta parlando di un lavoro che attende di essere portato a compimento : la somma versata doveva perci garantire il proseguimento e magari il completamento dellopera da parte dei pentori veneziani. In altre parole, il mappamondo di cui alla nota darchivio non aveva ancora preso la strada di Lisbona. La controprova di ci lampante : se il mappamondo si fosse gi trovato a Lisbona, quale rischio di perdita avrebbe potuto ragionevolmente correre ? Appare perci pressoch certa lipotesi che il documento, pur datato 1462, si riferisca a fatti accaduti ben prima di quella data, e precisamente allesecuzione dellopera degli anni 1457-59. Il libro contabile del monastero di San Michele registra infatti diverse entrate di denari versati per nome del Signor de Portogal nel periodo 1457-59, 25 e la nota del 1462 non sarebbe in tal caso altro che lattestazione di un pagamento probabilmente a saldo, considerato lammontare piuttosto esiguo della somma a fronte delle altre spese elencate avvenuto in un periodo precedente. a questo punto chiaro come le diverse testimonianze fin qui esaminate non possano servire efficacemente da supporto alla tradizione del mappamondo portoghese, e anzi come lintera questione abbisogni di soluzioni diverse da quelle finora accettate. Nelle pagine che seguono si cercher perci di dar conto del prosieguo di questa vicenda mai del tutto chiarita. Ci che si pu comunque affermare fin dora che il documento del 1462, che alcuni vorrebbero essere prova della presenza del mappamondo in terra portoghese a tale data, testimonia semmai, a ben guardarlo, il contrario. In parallelo, non si in presenza di nessun altro indizio, di nessunaltra traccia e soprattutto di nessunaltra prova sulla quale fondare quella che si sta rivelando, nella controluce della presente analisi, una tradizione da ridiscutere. E soprattutto non si dispone di prove attestanti la presenza del mappamondo in terra portoghese dopo la sua partenza da Venezia. Anche ammettendo per ipotesi che la carta fosse tenuta nascosta, che fosse cio segretata a causa di alcune informazioni particolarmente sensibili riguardanti in particolare la circumnavigabilit dellAfrica informazioni che la volont politica prefer non divulgare rimane levidenza che neppure uno fra gli autori lusitani dei secoli seguenti, a segreti ormai scaduti, abbia mai accennato a Mauro e alla sua carta, la quale conteneva particolari che sarebbero stati di grandissimo interesse per
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Ivi, f. 42v ; vedi inoltre Zurla, cit., pp. 84-85.

il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 237 qualsiasi cartografo del tempo come dimostra la citazione di alcuni di quei particolari nelle gi accennate carte, ad esempio, di Gastaldi e Mercatore. Un simile tombale silenzio appare quanto mai insolito, a dir poco. perci pi che lecito il sospetto che la narrazione di Zurla e di tutti coloro che lo hanno sempre fedelmente seguito non abbia riscontro nelleffettivo svolgimento dei fatti. Quale possa essere stato il destino del planisfero portoghese lo vedremo tra breve, alla luce di alcune particolari considerazioni. La narrazione dello Zurla che inaugur la tradizione dei due mappamondi, quello veneziano e quello portoghese va dunque riesaminata alla luce delle considerazioni fin qui fatte ; egli, riprendendo una notizia riportata da Antonio Galvo nel suo Tratado, cerc anche di stabilire un nesso tra fatti e circostanze effettivamente poco compatibili con la cronologia del mappamondo veneziano anche se, a dire il vero, Zurla non fece dapprincipio altro che sviluppare unaffermazione originariamente fatta da Marco Foscarini nella sua Letteratura veneziana : non rimane pi dubbio che il mappamondo esistente nella badia de Benedettini dAlcobaza, riferito da Antonio Galvano sul rapporto di Francesco di Sousa Tauvarez che lo vide nel 1528, non sia quello fatto da fr. Mauro e di qua mandato in Portogallo . 26 Zurla si appoggi nel modo seguente a questa presunta certezza del Foscarini, ribadendo con forza, nonostante lesito infruttuoso delle sue ricerche, lantica esistenza in terra lusitana del mappamondo di Mauro : Che ne sia di presente di tal Mappamondo col recato, nulla di certo asserir possiamo per la variet delle relazioni sulla sua esistenza attuale da noi avute, anche verbalmente, da eruditi viaggiatori di varie nazioni da noi interrogati, e solo ci fu confermata lantica sua esistenza... Nemmeno da apposite ricerche fatte far non ha guari presso dotte persone in Lisbona, si potuto averne la bramata locale notizia. Peraltro il sullodato Foscarini, ivi, tiene per fermo che tal Mappamondo sia quel desso che come accenna il citato Galvano subito dopo il sopra allegato testo, lInfante D. Fernando mostrato avea nel 1528 a Francesco di Souza Tavares, e che si era trovato nellarchivio dAlcobaza, e che si era fatto erano pi di 120 anni, e conteneva tutta la navigazione dellIndia, con il capo di Buona Speranza, come le presenti.
26 M. Foscarini, Della letteratura veneziana libri otto, Padova, nella Stamperia del seminario, appresso Gio. Manfr, 1752. ; si cita qui dalled. Venezia, co tipi di Teresa Gattei, 1854, p. 445 n. 2.

238 piero falchetta Di fatti qual miglior carta potea mostrare D. Fernando esprimente a meraviglia tali susseguenti scoperte ? . 27 Il riferimento riguarda il passo seguente del Tratado di Galvo : No anno de 1428 diz que foy o Infante dom Pedro a Inglaterra, Frana, Alemanha a casa sancta, & a outras de aquella banda, tornou por Italia, esteve em Roma, & Veneza, trouxe de l hum Mapamundo que tinha todo ambito da terra, & o estreito do Magalhes se chamaua, Cola do dragam, o cabo de Boa esperana, frunteira de Africa, & que deste padram se ajudara ho Infante dom Anrrique em seu descobrimento. Francisco de Sousa Tavarez me disse que no anno de 1528 ho Infante dom Fernando lhe amostrara huma Mapa que se achara no cartorio dAlcobaa que avia mais de cento & vinte annos que era feito, o qual tinha toda navegaam da India, com ho cabo de Boa esperana, como as dagora, se assi he isto, ja em tempo passado era tanto como agoro ou mais descuberto . 28 Si pu notare che mentre Galvo si limita a suggerire una possibile relazione, e forse unidentit, tra la carta portata nel 1428 da Dom Pedro di ritorno da Venezia e quella vista ad Alcobaa da Francisco de Souza nel 1528, Zurla si spinge molto pi in l, e afferma la carta del 1528 altro non essere che il mappamondo di Mauro, giustificando poi in qualche modo un divario temporale apparentemente incongruo. 29 In realt, se vero che non si pu dare troppa importanza al dato dei 120 anni, in quanto potrebbe trattarsi di unindicazione riferita a un avvenimento del passato del quale la memoria non era pi, nel 1528, del tutto padrona, bisogna ricordare che diversi decenni prima della composizione del mappamondo di Mauro erano gi in circolazione cartografie che si adattano perfettamente alla descrizione del mapamundo di Alcobaa data da Galvo. Si pensi ad esempio al planisfero nautico di Albertin di Virga, eseguito a Venezia verso il 1410 30 o
Zurla, cit. p. 87, corsivo come nelloriginale. Il Tratado de todos os descobrimentos antigos & modernos fu pubblicato a Lisbona nel 1563 ; si cita qui dalledizione pubblicata dalla Hakluyt Society nel 1862, nota a pp. 66-67. 29 N dee far breccia il numero di 120 anni, che si dissero scorsi dal lavoro del Mappamondo fino al 1528, mentre era troppo facile tale esagerazione nel verbale e famigliare racconto di D. Fernando, tendente a dinotar lepoca rimota di tal Carta pria de viaggi Portoghesi ; Zurla, cit. p. 87. 30 F. von Wieser, Die Weltkarte des Albertin de Virga aus dem Anfange des XV. Jahrhunderts in der Sammlung Figdor in Wien, Innsbruck, Heinrich Schurick, 1912 ; vedi inoltre P. Falchetta, Marinai, mercanti, cartografi, pittori. Ricerche sulla cartografia nautica a Venezia (sec. xiv-xv), Ateneo Veneto , 182 (1995), pp. 273-305.
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il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 239 a quello che compare nellAtlante Mediceo, anchesso del principio del xv secolo ; 31 ambedue queste carte quasi certamente non note allo Zurla illustrano infatti la circumnavigabilit dellAfrica, ipotesi geografica che doveva risultare particolarmente interessante agli occhi dei portoghesi ; tali carte testimoniano della diffusione di ipotesi e conoscenze geografiche nuove ben prima che Mauro componesse la propria. Nessuna certezza, perci, ci consente di identificare la carta di Alcobaa con il planisfero del camaldolese. La repentina scomparsa dalla scena della carta portoghese lascia tuttavia alquanto sconcertati ; limprovviso svanire di ogni traccia culturale (letteraria, geografica e cartografica), di ogni possibile documento o testimonianza, contemporanei o posteriori, riguardanti in maniera diretta o indiretta il grande mappamondo eseguito per volere del re, sembra troppo netto per poterlo accettare senza una qualche spiegazione. Nel tentativo di ricostruire leffettivo svolgimento dei fatti, sar perci opportuno verificare la tenuta di due ipotesi alternative, sullo sfondo di due diversi scenari. Il primo scenario quello che, facendo un passo indietro, ammette lesistenza di due mappamondi. Lipotesi prevede che un planisfero fosse inviato a Lisbona nel 1459, e se ne perse subito la traccia, mentre laltro fu sempre conservato a Venezia. Quest ultimo reca, incisa sul verso ligneo, la data 26 agosto 1460 quale termine per il compimento dellopera ; questa data viene generalmente, e con ogni probabilit correttamente, riferita al compimento dellintero manufatto del quale il mappamondo vero e proprio soltanto una parte, ovvero disco centrale, cornici, supporti diversi e mobile contenitore. Stando alla documentazione pervenuta e ad alcuni elementi interni allopera, si pu inoltre affermare che le (eventuali) due carte furono composte nel decennio 1448-59, sulla base di alcuni disegni preparatri ; in particolare, i registri contabili del monastero riportano spese di colori e altri materiali per formar mappamondi sia alla fine degli anni 40 che alla fine degli anni 50. 32 Nel corso del decennio, e comunque entro il 1460, la carta veneziana fu quindi portata a un esito monumentale in quanto testimonianza assoluta delleccellenza del monastero, mentre
T. Campbell, Portolan Charts from the Late Thirteenth Century to 1500, in History of Cartography, v. 1, Chicago, The University of Chicago Press, 1987, in part. alla p. 448. 32 Zurla, cit., pp. 79 e 84-85, trascrive le annotazioni relative alle spese per il mappamondo.
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240 piero falchetta la seconda carta prendeva la strada di Lisbona. Se questa ipotesi che vuole due mappamondi eseguiti pi o meno in parallelo nellarco di quel decennio fosse valida, resterebbe tuttavia da spiegare come mai il solo superstite, la carta veneziana, contenga tanti e tanto vistosi errori. E qui occorre prendere in esame alcuni dettagli geografici per come sono svolti nella carta di Mauro. Nella delineazione dellAsia si riscontra infatti un macroscopico misplacement, che coinvolge le regioni comprese fra il fiume Indo e il Gange, ovvero regioni la cui conoscenza geografica e idrografica era al tempo di Mauro piuttosto consolidata nelle sue linee generali. I due grandi fiumi, e i territori e le citt ad essi contigui, appaiono spostati verso est, mentre un terzo fiume posto nel mezzo tra i due. Unampia porzione del continente asiatico cos descritta in modo vistosamente erroneo, e come in un gigantesco puzzle mal composto lIndia appare essere situata a Ovest dellIndo anzich a Est, con la conseguenza che lassetto dellintera area risulta assai scombinato. 33 Lerrore non di poco conto, se si pensa che le posizioni di Indo e Gange e dei territori circostanti erano state correttamente descritte da numerosi autori classici e post-classici che Mauro nomina e cita a ogni istante. Ma non tutto. Nelle regioni dellAsia centrale il fiume Ocus (Amu Darya) infatti collocato a nord dello Iaxartes (Sir Darya) anzich a sud, e anche questo errore contraddice le conoscenze geografiche largamente disponibili al tempo del Camaldolese. 34 E ancora : diverse localit situate sulla costa dellodierno Oman (Arabia meridionale) sono invece segnate lungo la costa orientale del Golfo Persico, nellodierno Iran. 35 Non si tratta, come si vede, di dettagli trascurabili bens, soprattutto nel primo macroscopico caso, di errori grossolani che inficiano la credibilit (geografica) e lautorit dellintera opera, nonch quelle del suo autore. Non si pu non domandarsi come ci possa essere avvenuto, anche perch la risposta non appare evidente a un primo sguardo. Si pensi infatti alla lunga preparazione dellopera, alla consultazione di innumerevoli fonti letterarie e cartografiche (a cominciare da quel Tolomeo che Mauro dimostra di aver frequentato in lungo e in largo), al vaglio critico delle opinioni lungamente stratificate
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Falchetta, Fra Mauros, cit., p. 87 et passim. Ivi, p. 82 e in particolare ai nn. *328, *334, *345.

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Ivi, pp. 89-90.

il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 241 nella tradizione storica e letteraria ; si pensi allambizioso progetto di unopera per davvero totale, capace cio di riassumere in se stessa il meglio del sapere del tempo, e fremente di dichiarata ambizione di rinnovarlo, quel sapere, con lapporto di nuove e inedite notizie. Si pensi infine ai mesi, agli anni trascorsi ad accumulare informazioni e a cercarle di trasformarle in unimmagine coerente, capace di dare nuova e pi adeguata fisionomia alla figura del mondo. Ebbene, come possibile che una preparazione tanto lunga e accurata possa essere sfociata in un simile accumulo di imprecisioni e di madornali errori ? Si pu davvero credere che Mauro possa aver dato il proprio imprimatur a unopera tanto imperfetta dopo averci lavorato per anni e anni ? La ricostruzione dei fatti eventualmente accaduti si trova cos a questo punto davanti a unimpasse, a un vicolo apparentemente cieco. Non potendosi ammettere che lautore abbia dato licenza a tanto errare, si dovr per forza di cose supporre che, se due furono le carte, lesecuzione del solo testimonio a noi noto, la carta marciana, sia avvenuta in qualche significativa misura al di fuori del suo controllo. Circostanza, questa, tuttaltro che difficile a immaginarsi ; sufficiente evocare una qualsiasi non passeggera infermit da un lato, e la necessit di rispettare i termini di una prestigiosa ma impegnativa commessa dallaltro, ed ecco apparire nei registri di casa camaldolese, a soccorso dellimpresa, i nomi di due personaggi perfettamente adatti alla necessit del momento e ai ruoli rispettivamente richiesti. Andrea Bianco, marinaio e cartografo di vaglia ma certamente non uomo di studi, bens uomo di mare abile nella composizione cartografica che appone quasi la propria firma al rifacimento, o meglio al rammodernamento della costa atlantica dellAfrica, gemella qui, nel profilo e nella toponomastica, della ben nota carta dello stesso Bianco eseguita a Londra nel 1448. 36 E ancora, nel ruolo di coordinatore dellopera, Francesco da Cherso, presente in San Michele di Murano fin dal 1433, 37 e perci ben adatto a fare le veci del confratello, che si trovava impedito dal condurre a termine il non eludibile impegno assunto con la corona portoghese. Lipotesi di unerrata copiatura dei disegni parziali dellopera da parte di scriptori e pentori ingaggiati alla bisogna assume dunque, in tali travagliate circostanze, tuttaltro rilievo, e mette al tempo stesso
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Milano, Biblioteca Ambrosiana, F 260 Inf. Venezia, Archivio di Stato, San Michele di Murano, Pergamene, b. 3, n. ccxlviii.

242 piero falchetta Mauro al riparo da critiche difficilmente argomentabili. Il libro delle entrate e delle uscite di San Michele di Murano testimonia infatti senza possibilit di dubbio che gli interventi di Andrea Bianco e Francesco da Cherso, registrati fra il 1457 e il 1459, erano finalizzati alla composizione della carta portoghese. Ma sono proprio quegli errori, tanto importanti e tanto caratteristici, a imporre la necessit di un altro scenario, nel quale le diverse questioni chiamate in causa, le apparenti contraddizioni nonch la mancanza di documenti che possano in qualche maniera accreditare la presenza del mappamondo a Lisbona dopo il 1459 trovino soluzione e risposta. In questo secondo scenario lipotesi di partenza che non vi furono mai due mappamondi, bens soltanto uno. E i fatti si dovettero svolgere nel modo seguente. In qualche momento degli anni 40, o forse anche prima, Fra Mauro riceve la commessa del mappamondo dalla corona portoghese. Che si trattasse di Dom Pedro, come vogliono alcuni, 38 o di Alfonso V, come pretendono i pi, non questione alla quale si possa facilmente rispondere. Baster ricordare che Pedro era stato ospite della Serenissima nel 1428, e che questa gli aveva inviato in dono una copia del Milione qualche tempo pi tardi. Il regno di Pedro cess nel 1449, ma in quellanno Mauro era gi intento a formar mappamondi nel monastero veneziano di San Michele, particolare questo che potrebbe forse avvalorare lattribuzione a Pedro della commissione originaria. In questa prospettiva, il lavoro cartografico di Mauro dovette per subire uninterruzione non momentanea. La riprova di ci sarebbe nelle vistose e anche un po maldestre correzioni apportate, soprattutto lungo la costa atlantica dellAfrica, che aggiornano la morfologia di quella costa in un modo assai simile a quello che si pu riscontrare nella citata carta nautica di Andrea Bianco (Londra 1448). I registri dellordine riportano, come si visto, il nome di Bianco, che tuttavia compare soltanto alla data 1459, ovvero in corrispondenza delle ultimissime fasi del completamento dellopera. Il cartografo, il cui ultimo lavoro noto appunto la carta londinese, avrebbe perci aggiornato in quellultimo scorcio di tempo il profilo originario della costa africana sovrapponendovi quello della propria carta. Dopo un primo abbozzo del mappamondo, presumibilmente segu un periodo di inattivit, sulle cui cause non possibile affermare al38

Soprattutto A. Pinheiro Marques, A maldio da memria, cit., p. 151 sgg.

il mappamondo (scomparso?) di fra mauro 243 cunch di preciso ma ebbe forse inizio con la morte di Dom Pedro, avvenuta nella battaglia di Alfarrobeira del 20 maggio 1449. Linterruzione sarebbe perci conseguente alla scomparsa del primo committente e forse al venir meno dei finanziamenti. assai probabile che quel primo tentativo non arrivasse a compimento : se cos fosse stato, sarebbe stata infatti prodotta una carta realizzata sotto il pieno controllo dellautore, e perci, ragionevolmente, priva di errori. Ma una carta cos non mai esistita. Il lavoro al mappamondo riprese qualche tempo pi tardi, forse per rinnovata sollecitazione della corona portoghese, memore di quella commessa. Siamo ormai nel 1557, stando al libro delle entrate e delle uscite pi volte citato. Ma interviene a questo punto una qualche infermit, che impedisce a Mauro di proseguire nellopera egli mor, secondo lopinione generalmente accettata, nel 1459 e costringe i monaci di San Michele a ricorrere allaiuto di Andrea Bianco e di altri scriptori e pentori assoldati alla bisogna e coordinati dal confratello Francesco da Cherso. Il mappamondo fu cos ultimato, ma limperizia degli esecutor e la mancanza di un vero controllo da parte dellautore, impossibilitato a farlo, introdusse in alcune parti, e specie nellAsia, i grossolani errori ai quali si accennato. Lopera imperfetta, ma terminata, pot dunque partire alla volta di Lisbona, cos che limpegno assunto a suo tempo potesse dirsi rispettato. Ma i gravi difetti geografici e cartografici precedentemente illustrati non sfuggirono agli esperti navigatori e geografi portoghesi, con la conseguenza qui ipotizzata che il mappamondo non fu bene accetto, e venne forse rinviato al mittente. Della delusione provocata a corte dallarrivo a Lisbona del mappamondo ha del resto fatto cenno gi nel 1935, pur senza rinviare ad alcuna evidenza documentale, un grande esperto di tali questioni, Armando Corteso. 39 Cos, una volta tornata nella casa madre, morto ormai Fra Mauro, nel 1460 si provvide a dotare la grande carta di un adeguato contenitore, al fine di poterla conservare al meglio nella stanza del monastero detta il mappamondo che si pu vedere rappresentata dallesterno in una veduta seicentesca di San Michele opera del CoroA. Corteso, Cartografia e cartgrafos portugueses dos seculos xv e xvi. Ccontribuio para um estudo completo, Lisboa, Seara Nova, 1935, vol. i, p. 122 ; vedi inoltre, dello stesso, Historia da cartografia Portuguesa, Lisboa, Junta de Investigaes do Ultramar, 1969-1970, vol. 2, p. 96.
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244 piero falchetta nelli. La carta portoghese non esistette perci mai, n alcuno ebbe comprensibilmente mai interesse, da parte veneziana, a divulgare una vicenda certo non troppo lusinghiera per il prestigio dellordine. Abstract Fra Mauros (vanished ?) World Map
According to an undisputed tradition initiated by Placido Zurla in 1806, in mid 15th century the Camaldulese monk Fra Mauro composed two exemplars of what was to become his famous world map. One was sent to Lisbon in April 1459 to its commissioner, the king of Portugal, Alphonse V. To date, this tradition has been accepted and followed by the community of scholars, despite the lack of evidence available in support of the presence of Fra Mauros map in Portugal after that year. In fact, the map seems to have disappeared immediately after its arrival in Lisbon, and there are no traces of its existence in contemporary writings by Lusitanian authors and cartographers or on maps. Some modern historians and scholars have attempted to identify the Portuguese copy of Fra Mauros map with the map that served as a model for the chart given in 1487 to Pedro de Covilha and Alfonso de Paiva on their departure for their African exploration. Another very doubtful identification was made with the huge too huge indeed world map seen in Lisbon by Hieronymus Mnzer in 1494. However, a closer examination of such documents demonstrates that neither the first nor the second map can be taken into serious consideration and that those maps were unrelated to Fra Mauros. An accounting record signed by the royal chancellery of Portugal in 1462 is also relative to the above discussion : a handful of scholars believe that this document comprises a conclusive piece of evidence for the presence of a copy of the Mappamondo in Lisbon after 1459. Yet deeper examination of the accounting record and of its framework proves that it refers to events that took place while the map was still being composed in Venice, i.e. prior to its departure for the Portuguese court. Therefore the disappearance of the Portuguese copy of Fra Mauros map may depend on the fact that a second copy was never drawn up, and that Fra Mauro produced just one and only one world map the Mappamondo still on display in Venice.

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