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ANALISI DI UNA RETE DI

DISTRIBUZIONE IN BASSA
TENSIONE IN PRESENZA
DI GENERAZIONI
DISTRIBUITE

DOCENTE: CANDIDATO:

Anna Rita Di Fazio Gianmarco Marrocco


SCHEMA RETE DI
DISTRIBUZIONE IN BT
DATI RETE

 Rete di distribuzione in MT:


tensione nominale = 20 kV

 Cabina secondaria

• Collegamento del trasformatore:


DYn 11;

• Potenza nominale del


trasformatore: 0.25MVA;

• Rapporto di trasformazione: 20/0.4


kV;

• Perdite nel rame: 1250 W;

• Tensione di corto circuito: 6%


della tensione nominale.
DATI RETE

Parametri longitudinali del trasformatore


DATI RETE

Per l’inserimento in Matlab i dati della rete si convertono in pu.


A tale scopo si riferiscono i parametri longitudinali rispetto alle
grandezze di base:

Parametri longitudinali del trasformatore in per unit


DATI RETE

 Carichi nominali: potenze attive e reattive


DATI RETE
 Parametri longitudinali linee
DATI RETE
• Parametri longitudinali linee in p.u.
• Rapporto R/X
DATI RETE

 Linee: portate
ANALISI DELLA RETE
I carichi in BT sono modellati attraverso lo ZIP Model,
visto come la combinazione lineare di 3 contributi per
capire il comportamento della potenza di assorbimento in
base alla tensione nodale:

A. Modello P=cost, Q=cost


B. Modello Y=cost
C. Modello I=cost

L’ultimo modello non verrà analizzato.


Modello P=cost, Q=cost (caso A)

Al variare della tensione di alimentazione i carichi modellati


a P,Q=cost assorbiranno sempre la stessa potenza.

In questo modello Matpower utilizza la convenzione


dell’utilizzatore: considera la potenza assorbita positiva e la
potenza iniettata negativa. In questo caso tutte le potenze
saranno positive
Tensioni
Tensioni
Tensioni
Tensioni
Risultati ottenuti

La rete di BT ha un esercizio di tipo passivo ed è caratterizzata da un profilo di tensione


decrescente, per via del flusso di potenza unidirezionale ritenuto positivo dalla cabina MT/BT ai
carichi, che implica una ΔV>0.

I valori di tensione sono contenuti nei vincoli di buon funzionamento compresi tra il ±10% della
tensione nominale, ossia con pu: Nel nodo 1 è pari a 1 pu e si abbassa fino a raggiungere il valore
minimo nel nodo 14 del Feeder A e nel nodo 24 del Feeder B. Ciò mostra la caduta di tensione

Carico Totale

0,1052 MVA

Perdite  riferite rispetto alla Sb=0,25 MVA

%=1,8652 %
Modello Y=cost (caso B)
Modello i carichi a Y=cost, la potenza viene definita come

La potenza è molto sensibile a variazioni di tensione, perché


dipende dal suo quadrato

Nel modello delle ammettenze Matpower utilizza la


convenzione del generatore. Per
Carichi RL G>0, B<0 P>0 e Q<0 Potenza assorbita
negativa
Carichi RC G>0, B>0 P>0 e Q>0 Potenza iniettata
positiva
Tensioni
Profili tensioni
Profili tensioni
Profili tensioni
Risultati ottenuti
Analogamente al Caso A si ha un profilo delle tensioni
decrescente, flusso unidirezionale di potenza dalla cabina
verso il carico, che implica caduta di tensione positiva.

Carico totale

Perdite totali  riferite anche esse alla Sb=0,25 MVA


%
%
Confronto Caso A e Caso B

Nei grafici sono confrontati i profili di tensione ottenuti nel Caso A e nel
Caso B per il Feeder 1 e Feeder 2
Inoltre sono riportati le rette «Vincolo1.1» e «Vincolo 0.9» che delimitano
l’intervallo di tensioni di buon funzionamento.
Confronto risultati Caso A e Caso
B
I profili di tensione del caso B Y=cost sono più elevati
rispetto al caso A P,Q=cost dato che presentano una
caduta di tensione più bassa.

Tale risultato è giustificato dal fatto che nel modello


Y=cost, la potenza dipende dal quadrato delle tensioni.
Quindi al diminuire della V, la P sarà più bassa, si ha ΔV
minore e quindi è maggiore.
Nel caso A la potenza P,Q resta costante alla variare
della V.
Rete di distribuzione passiva
Si prendano in considerazione i 3 casi:
1) Tensione sulla sbarra MT pari a 20 kV
2) Tensione sulla sbarra MT pari a 22 kV
3) Tensione sulla sbarra MT pari a 18 kV
I modelli dei carichi adottati sono a P=cost, Q=cost
Per il punto 1 si procederà al calcolo analitico della massima caduta
di tensione e alla verifica della congruenza del risultato tramite la
simulazione. Si calcolerà il parametro Iv.

Per i punti 2 e 3 viene mostrato il profilo della tensione e si verifica


il rispetto dei vincoli di buon funzionamento.
Tensione Sbarra MT 20 kV

Caduta di tensione
Feeder Metodo Metodo Errore Errore relativo Errore
analitico numerico assoluto % normalizzato

A
B

Indice Iv
L’indice Iv è un fattore che rappresenta lo scostamento, la distanza del profilo delle
tensioni nodali rispetto alla tensione di riferimento (1pu.)
È definito come la somma degli scarti quadratici medi delle tensioni nodali in pu
rispetto al riferimento unitario.
, dove N=numero di nodi=24, Vrif=1pu.
= 0,0030 ,
Per ricavare lo scostamento in Volt rispetto al riferimento
Tensione Sbarra MT 22kV
Tensione Sbarra MT 22kV

La tensione di riferimento ha un valore pari a 1,1 pu. Il profilo delle


tensioni è contenuto all’interno dei vincoli di buon funzionamento
Tensione Sbarra MT 18 kV
Tensione Sbarra MT 18 kV

La tensione di riferimento assume un valore pari a 0,9 pu e le tensioni


nodali si trovano al di fuori dei vincoli di buon funzionamento.
Profili di una rete BT Attiva
3 Casi studio:

1) GD che inietta la potenza necessaria ad alimentare il carico


derivato dal nodo

2) GD che inietta potenza necessaria all’alimentazione dei


carichi a valle del nodo di installazione

3) GD che inietta potenza superiore all’alimentazione dei


carichi a valle del nodo di installazione

I carichi sono modellati a P,Q= cost

Tutti e 3 i casi si studiano alla tensione nominale sulla sbarra MT


pari a 20 kV. Soltanto il caso 3 si studia anche alle tensioni 18 kV
e 20 kV.

In particolare si calcola il fattore di penetrazione della GD. Si


determinano profili di tensione, Iv e perdite di rete che si
confrontano con gli stessi parametri della rete passiva (senza GD)
GD inietta la potenza uguale al carico derivato dal
nodo.

Nel caso studio la GD è inserita nel nodo 3 del Feeder A


e nel nodo 17 del Feeder B ed inietta la potenza
necessaria ad alimentare i carichi derivati da tali nodi.
GD inietta la potenza uguale al carico derivato dal
nodo

Dal confronto rete attiva-rete passiva si evidenzia l’inserimento della GD nei nodi 3 e
17 provoca l’innalzamento dei profili di tensione perché la rete attiva presenta una
caduta di tensione più bassa.
Lo si evince dalla formula della caduta comprendendo anche la GD: per la
convenzione dell’utilizzatore la potenza da essa iniettata è negativa e abbassa la
potenza circolante dalla cabina verso il carico. Quindi si ha ΔV minore.
Le tensioni nodali sono contenute nei vincoli di buon funzionamento
GD inietta la potenza uguale al carico derivato dal nodo di
alimentazione

Fattore di penetrazione permette di capire il grado di diffusione


della GD nella rete.

Indice Iv
La GD innalza il profilo delle tensioni verso l’alto, rispetto alla rete passiva
riducendo l’indice Iv.

dove N=numero di nodi=24 e = 1 pu.

Perdite di potenza attiva 1,5249 %


Si confrontano con le perdite di potenza attiva della rete passiva, senza GD,
pari a 1,8652 %. Le perdite di potenza attiva su rete attiva con GD sono
minori rispetto a quelle relative alla rete passiva.
GD inietta potenza che alimenta carichi a valle del nodo di
alimentazione

Nel caso 2 la GD nei nodi 3 e 17 inietta una potenza necessaria ad alimentare


i carichi a valle del nodo di alimentazione
Quindi la potenza totale attiva e reattiva fornita nei nodi 3 e 17 è:

+ + = 0,039 MW
++
GD inietta potenza che alimenta carichi a
valle del nodo di alimentazione

Aumentando la potenza iniettata in rete dalla GD, in questo caso


si migliora ancora il profilo delle tensioni dato che è più vicino al
riferimento unitario. È contenuto nei vincoli di buon
funzionamento.
GD inietta potenza che alimenta carichi a
valle del nodo di alimentazione

Fattore di penetrazione  Aumenta

Indice Iv  diminuisce ulteriormente


dove N=numero di nodi=24 e = 1 pu

Perdite attive  diminuiscono ancora rispetto al caso di rete


passiva: erano pari a 1,8652 %.
GD inietta potenza maggiore dei carichi a valle del
nodo di alimentazione =20 kV

Nel caso 3 la GD, nei nodi 3 e 17, inietta una potenza superiore ai
carichi a valle del nodo di installazione.
In particolare i nodi 3 e 17 si scelgono con le seguenti potenze
iniettate:

= 0,00457 MVAr
=0,05788 MW
0,02567 MW
GD inietta potenza maggiore dei carichi a valle del nodo di alimentazione (=20 kV)

Nel Caso 3, il profilo delle tensioni supera il riferimento unitario in


qualche nodo, sebbene la tensione continui a essere contenuta nei
vincoli di buon funzionamento.
La spiegazione è fornita sempre dalla formula della caduta di tensione:
per una diminuisce la potenza che fluisce dalla cabina verso il carico,
diminuisce la caduta di tensione e si assiste ad un innalzamento delle
tensioni rispetto al riferimento unitario
GD inietta potenza maggiore dei carichi a valle del nodo di alimentazione (=20 kV)

Fattore di penetrazione  Aumenta

Indice Iv  diminuisce ulteriormente


dove N=numero di nodi=24 e = 1 pu
%

Perdite attive 
Sono leggermente aumentate rispetto al caso precedente (
GD inietta potenza maggiore dei carichi a valle
del nodo di alimentazione (=22 kV)

Si analizzano le GD con potenza e nodi di installazione del caso


precedente (
Anche se si parte da un riferimento di tensione più elevato, passando
da un riferimento pari a 20 kV al riferimento pari a 22 kV (da 1pu. a
1,1 pu.), in questo caso le tensioni nodali risultano ancora contenute
nei vincoli di buon funzionamento.
GD inietta potenza maggiore dei carichi a valle
del nodo di alimentazione (=18 kV)

Anche in questo caso si utilizzano potenze e nodi di


installazione del caso 3 (20 kV).
Si parte dal valore di riferimento delle tensioni pari a 0,9 pu.
Per questo si evince che questa volta le tensioni non sono
contenute all’interno dei vincoli di buon funzionamento.
GD inietta potenza che alimenta carichi a valle
del nodo di alimentazione
Confronto tra perdite attive e indice Iv per le 3
tensioni differenti sulla sbarra MT
Correnti nella rete

Si confrontano le correnti della rete passiva e rete attiva con GD che inietta potenza
necessaria ad alimentare il carico derivato dal nodo, con tensione sulla sbarra MT pari
a 20 kV.
Come detto, le correnti circolanti nelle reti sono molto piccole rispetto alla portata.
La rete di distribuzione è sovradimensionata per futuri aumenti di correnti legati
all’aumento dei carichi e delle GD.
I profili di tensione in una smart grid con
controllo centralizzato

Si faccia riferimento alla rete di distribuzione passiva in BT a 24 nodi.


I profili di tensione in una smart grid con
controllo centralizzato
Si connettono alla rete 6 risorse energetiche distribuite (DER) nei nodi
indicati nella figura. Per semplicità, le DER sono esclusivamente impianti
di produzione dell’energia elettrica. Trattandosi di una rete in BT, si fa
riferimento nel seguito ad impianti fotovoltaici, connessi alla rete di
distribuzione tramite inverter. Ipotizzando di considerare una condizione di
regime, la potenza attiva iniettata in rete 𝑃 è costante e pari alla potenza di
picco. Gli inverter sono dotati di un sistema di controllo della potenza
reattiva 𝑄, che, secondo le prescrizioni della CEI-021, può variare
all’interno della curva di capability rettangolare. I dati relativi alla potenza
di picco e all’intervallo di variazione della potenza reattiva sono riportati
nella tabella seguente:
I profili di tensione in una smart grid con
controllo centralizzato

Il profilo della tensione nella rete di distribuzione con GD viene


ottimizzato adottando un approccio centralizzato che minimizza lo
scarto quadratico medio delle ampiezze delle tensioni nodali
rispetto al riferimento agendo sul reattivo iniettato dalla GD.
I profili di tensione in una smart grid con
controllo centralizzato

Si prendano in considerazione 2 casi:


1) Smart grid senza regolazione e con controllo
centralizzato utilizzando una tensione nominale sulla
sbarra MT =0,99 p.u. e carichi modellati come
generatori P,Q=cost e pari al 70 % del loro valore
nominale;

2) Smart grid senza regolazione e con controllo


centralizzato utilizzando una tensione nominale sulla
sbarra MT =1,0 p.u. e carichi modellati come generatori
P,Q=cost e pari al 40 % del loro valore nominale;
I profili di tensione in una smart grid con
controllo centralizzato (caso 1)

C’è il confronto dei profili di tensione di Feeder A e B in una Smart Grid senza
regolazione e con controllo centralizzato (caso 1).
Col controllo centralizzato miglioro di poco il profilo delle tensioni, fornendo il
reattivo massimo disponibile dalle carte di capability. Coincide con il punto di
saturazione di molte DER.
I profili di tensione in una smart grid con
controllo centralizzato (caso 1)
Per evidenziare l’effetto del controllo centralizzato, confronto l’Iv della
Smart Grid senza regolazione e l’Iv della Smart grid con regolazione
centralizzata.
Confronto Iv  = 0,025 %

Il dimezzarsi dell’Iv evidenzia l’effetto positivo della regolazione sul profilo


delle tensioni: si avvicina il profilo delle tensioni al riferimento
P e Q iniettate dalle DER forniscono il massimo consentito dalle carte di
capability
I profili di tensione in una smart grid con
controllo centralizzato (caso 2)

C’è il confronto dei profili di tensione di Feeder A e B in una Smart Grid senza
regolazione e con controllo centralizzato (caso 2)-
Col controllo centralizzato miglioro di poco il profilo delle tensioni, fornendo il
reattivo massimo disponibile dalle carte di capability. Coincide con il punto di
saturazione di molte DER.
I profili di tensione
in una smart grid con controllo centralizzato (ca
so 2)
Per evidenziare l’effetto del controllo centralizzato, confronto
l’Iv della Smart Grid senza regolazione e l’Iv della Smart grid
con regolazione centralizzata.
Confronto Iv  = 0,025 %

Il dimezzarsi dell’Iv evidenzia l’effetto positivo della


regolazione sul profilo delle tensioni: il profilo delle tensioni
si avvicina al riferimento
P e Q iniettate dalle DER forniscono il massimo consentito
dalle carte di capability
Altri casi studio con approccio
centralizzato
Si va a migliorare il profilo delle tensioni, tramite regolazione con approccio
centralizzato.
La rete presenta e carichi modellati a P,Q=cost,pari al 70% del loro valore.
Si analizzano i seguenti casi:
a) 6 DER con a potenza fissata e reattivo aumentato rispetto ai casi
precedenti fino a
b) 6 DER con e =10 kVAr
c) 6 DER e =10 kVAr e con sistema di accumulo con
d) 6 DER e =10 kVAr e con sistema di accumulo con
Altri casi studio con approccio
centralizzato (caso a)
P e Q iniettati dalle DER
In

Indice Iv
Si è aumentato il range di capability di reattivo fino a 100 kVAr.
Ci si accorge che alcuni impianti saturano a 100 kVar. Se
aumentassi ancora il range di capability potrei iniettare ancora più
reattivo
Altri casi studio con
approccio centralizzato (caso b)
P e Q iniettati dalle DER

Indice Iv 0,00081 %
In questo caso si varia la potenza attiva a scendere mentre si blocca il reattivo. Si effettua il
curtailement, taglio di potenza attiva effettuato tramite il sistema di controllo dell’inverter e
che produce minore caduta di tensione, un Iv più basso e un miglioramento del profilo delle
tensioni.
Piccole variazioni di P, forniscono un risultato migliore di grandi variazioni di Q, perché la
caduta di tensione è più sensibile a variazioni di P in BT. Di quello che viene prodotto, la rete
usa il necessario, il resto lo butta.
Altri casi studio con approccio centralizzato
(caso c)
Si prenda in esame il caso in cui tutti gli impianti GD inseriti nei nodi visti
poc’anzi siano dotati di sistema di accumulo. Il sistema di accumulo verrà
caricato e scaricato in maniera tale da avere flessibilità in termini di potenza
attiva.
La batteria inserita permette di avere una variazione a salire e scendere di
±5kW, per cui avendo il punto iniziale a P=20kW, Pmax e Pmin saranno
rispettivamente 20+5=25kW e 20-5=15kW
P e Q iniettati dalle DER Indice Iv 0,00048 %
Tutti gli impianti saturano in potenza attiva
con l’accumulo a 15 kW. Potrei migliorare il
profilo delle tensioni abbassando di più la
potenza attiva facendo più curtailment.
Si può realizzare abbassando la taglia
dell’impianto o cambiando la taglia del
sistema di accumulo (gantirebbe margine a
scendere più elevato)
Altri casi studio con approccio centralizzato
(caso d)
Si prenda in esame il caso in cui tutti gli impianti GD inseriti nei nodi visti
poc’anzi siano dotati di sistema di accumulo. Il sistema di accumulo verrà caricato
e scaricato in maniera tale da avere flessibilità in termini di potenza attiva.
La batteria inserita permette di avere una variazione a salire e scendere di ±5kW,
per cui avendo il punto iniziale a P=10kW, Pmax e Pmin saranno rispettivamente
10+5=15kW e 10-5=5kW
P e Q iniettati dalle DER
Per ottimizzare il profilo delle tensioni quasi tutte
le DER fanno curtailment della potenza attiva: la
rete sfrutta meno di 10 kW e il resto lo accumula.
Nel nodo 6 c’è bisogno di più di 10 kW per
ottimizzare la tensione in quel nodo e il sistema di
accumulo fornisce i 2,4 kW in più.

Indice Iv migliora ulteriormente

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