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cap XIV 22
La Pulse Width Modulation (PWM) è una tecnica di controllo dei convertitori che
consente di conferire una ampia capacità di regolazione delle grandezze di uscita; essa è
stata applicata in numerose applicazioni ed ha spesso reso obsolete altre soluzioni
precedentemente adottate.
La PWM si applica ai componenti elettronici a commutazione forzata, tale prerogativa è
resa necessaria dalla presenza delle aperture e chiusure dei componenti ad istanti ben
precisi e con frequenze piuttosto elevate; infatti la forma d'onda della tensione di uscita è
tanto migliore quanto più elevata è la frequenza di commutazione.
Il problema generale, che è alla base della progettazione del sistema di controllo di un
inverter PWM, è quello di scegliere istante per istante, tra le grandezze consentite, quella
da applicare in modo che la funzione V(t) in uscita abbia l'andamento desiderato, o che è
lo stesso, possegga un fissato contenuto armonico. Si intuisce allora, come il compito del
sistema di controllo, sia quello di "ritagliare" la funzione di ingresso E, facendole
assumere, di volta in volta, il più opportuno tra i valori "permessi". Poiché, in pratica, non
è realizzabile un perfetto accordo tra l'andamento desiderato Vmod(t) e quello effettivo, di
uscita del convertitore, il problema consisterà nello scegliere gli istanti di commutazione
dei componenti in modo da approssimare al meglio la funzione modulante.
Un primo metodo per sintetizzare una grandezza di uscita V(t) in modo da approssimare
l'andamento della tensione cosiddetta modulante Vmod, consiste nel dividere il periodo T di
Vmod in intervalli di uguale durata e di regolare l'apertura e chiusura dei componenti in
modo che il valore medio di V(t) eguagli, in ciascun intervallo, il valore medio di Vmod .
Gli istanti di commutazione dei componenti nella tecnica PWM, nascono dal confronto
tra due funzioni: una di forma triangolare e frequenza costante chiamata portante, e una
(modulante) Vmod di forma, ampiezza e frequenza pari alla tensione desiderata in uscita
all'inverter V(t) (fig.14.21). Si consideri il ramo A di uno schema a ponte con in ingresso
una tensione continua, si possono distinguere due tipi di alimentazione, quella in cui il
morsetto superiore del link ha tensione 1 in p.u. e quello inferiore 0 in p.u, e quella in cui
un morsetto ha tensione 1/2 e l'altro -1/2 in p.u. Quando la modulante risulta maggiore
della portante, si porta in "on" il componente S2 e in "off" il S1 , viceversa accade
quando la portante risulta maggiore della modulante, ed in tale modo la V(t) desiderata
può essere simulata con una funzione a due livelli (1,0) o (-1/2, 1/2).
Il rapporto tra la frequenza della portante e la frequenza della modulante definisce il
rapporto mf, e si può vedere che per elevati valori di questo parametro, che p uò non essere
intero, la portante e la modulante non sono sincronizzate, e quindi in un periodo di Vmod
non cadono lo stesso numero di intersezioni con Vport. La PWM è detta allora asincrona, e
in uscita sono presenti delle subarmoniche di tensione di valore molto piccolo, nel caso in
cui però il carico è un motore e la frequenza della fondamentale è piccola, il valore delle
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d'altra parte se Vo è il valore di Vmod alle intersezioni con la funzione triangolare di valore
massimo Vpx, il valore di α, tenendo conto dell'andamento lineare della Vpor, può scriversi:
V
α= 0 π
V px
si ha quindi
V V
Vm = d 0
2 V px
la tensione media di uscita è proporzionale al rapporto Vo/Vpx. Tale rapporto deve essere
scelto in modo tale da rendere per quanto possibile piccole le armoniche e nello stesso
tempo non raggiungere frequenze troppo elevate compatibilmente al tempo di spegnimento
degli interruttori elettronici.
Si può osservare che Vmod può essere approssimata con tanta maggiore precisione, quanto
più piccolo è l'intervallo base della funzione triangolare, inoltre se la frequenza di
commutazione è più elevata della massima frequenza dello spettro di Vmod si può ritenere
che V(t) ed Vmod abbiano lo stesso contenuto armonico, cioè la qualità della modulazione è
tanto migliore quanto più elevata è la frequenza dell'onda triangolare.
VBo(t) = -VAo(t)
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S1 S3
S2 S4
Se la tensione che agisce su un componente è Vd/2, la tensione di uscita oscilla tra +Vd e
-Vd, per tale motivo il funzionamento è detto bipolare.
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Fig.14.24- Confronto fra lo spettro armonico di un PWM bipolare (a) e di uno unipolare
(b).
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per j pari , k dovrà essere dispari e viceversa, vi saranno pertanto armoniche di ordine:
mf mf± 2 mf± 4
2mf 2mf± 1 2mf± 3 2mf± 5
3mf 3mf± 2 3mf± 4 3mf ± 6
Se si costruisce lo spettro armonico si ottiene un grafico simile a quello di fig. 14.24, per il
caso di inverter monofase con PWM unipolare.
Si ricordi che nel caso trifase, se mf è multiplo di tre, poiché nella tensione concatenata la
differenza fra le armoniche è pari a 120° mf, la differenza fra le armoniche è multipla di
360°, quindi la differenza fra queste armoniche si annulla.
Infine, nella zona lineare, la tensione concatenata alla frequenza fondamentale ha un valore
efficace pari a:
V 3 Vd
VAB1 = 3 An1 = ma = 0.612maVd
2 2 2
con VAn1 pari al valore di picco della fondamentale di fase rispetto al valore di tensione
Vd sul link negativo in continua.
V
V An1 = m a d
2
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Si ricordi inoltre che, nel caso di inverter a onda quadra, la tensione concatenata alla
frequenza fondamentale ha un valore efficace pari a:
3 4 Vd
V AB1 = = 0.78 Vd
2π 2
Fig.14.26 - Rapporto tra il picco della fondamentale concatenata VAB1e la tensione di link
Vd al variare di ma
Fig. 14.27 – Forma d’onda di una tensione di una tensione di fase Van e concatenata Vab
per un sistema trifase
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1 1
1 − −
2 2
3 3
[T ] = 0 −
2 2
1 1 1
2 2 2
1
Con tale trasformazione, in sostanza è possibile esprimere le grandezze trifasi con due grandezze
ortogonali pure dipendenti dal tempo. Nel riferimento ortogonale (dq0), si può pensare che le quantità
Vd(t) e Vq(t) siano le componenti di una terna di tensioni trifase simmetriche in un riferimento rotante
nel piano con velocità angolare ω .
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Se la connessione degli switch del ponte raddrizzatore trifase è tale che sono chiusi gli
switch 1-6- 2-, cioè lo switch superiore del ramo a e i due inferiori dei rami b e c, la
tensione fondamentale ai capi della fase a, b, c, essendo n il centro stella del carico e Vdc
l’intera tensione sul link in continua , può essere ricavata come:
Vab = Vac = Vdc ; Vbc = 0
Vbn = Vcn ; Van + Vbn + Vcn = 0 ; Van = −(Vbn + Vcn ) = −2Vbn
Vdc V V
Van = ; Vbn = − dc ; Vcn = − dc
2 2 2
Va = Van − V0 ; Vb = Vbn − V0 ; Vc = Vcn − V0 ;
Va + Vb + Vc = 0
si ricava
V + Vbn + VCn V
V0 = an = − dc
3 6
1 1 2
Vb = − Vdc ; Vc = − Vdc ; Va = Vdc
3 3 3
Si tenga presente che in questo caso, proprio perchè si considerano solo le fondamentali
Vabc sull’intero periodo T, è possibile fissare pari a zero la somma delle tensioni stellate,
infatti se si considera la tensione come somma della fondamentale e delle sue armoniche la
somma delle tensioni stellate non è nulla ma pari al potenziale del centro stella V0.
Procedendo in maniera analoga per le altre configurazioni, si giunge alla costruzione della
seguente tabella.
I sei vettori tensione della figura 14.27 corrispondono al funzionamento di un inverter six
step, i due vettori nulli si presentano invece in presenza di un inverter con modulazione
PWM.
Per quanto riguarda la corrente lato continua questa è legata alla corrente di carico Is ed alla
configurazione degli interruttori dalla relazione:
I dqs =
2
3
( )
S a + S b e j 2π 3 + S c e j 4π 3 I s
ovvero la corrente lato continua rappresenta la proiezione del vettore corrente di carico
lungo la direzione individuata dal vettore tensione ai morsetti di uscita, a meno di una
costante moltiplicativa. Le relazioni sono rappresentate graficamente dal diagramma 14.27
con β= (90º -α/2), è possibile pertanto calcolare il valore di α che annulla la h-esima
armonica. Sarà perciò necessario calcolare gli istanti di commutazione ottimali e
prevedere una memoria ed un insieme di dispositivi (ad es. un microprocessore) in grado di
identificare gli istanti di commutazione ed effettuare le necessarie operazioni.
Poiché nella maggior parte degli invertitori si ammette che la grandezza modulante Vm(t)
ha una simmetria al quarto d'onda e che sia una funzione dispari, ne consegue che se
θ1, θ2,... θn sono gli angoli di commutazione nel primo quarto di periodo, si può scrivere:
a) per gli angoli di commutazione del secondo quarto di periodo
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Ad esempio nel caso in cui x(t) sia una sinusoide, gli angoli di commutazione θ sono
calcolati, in modo da imporre il valore della armonica fondamentale ed annullare i valori
delle prime (n- 1) armoniche, che sono quelle a frequenza più bassa e quindi le più
fastidiose.
ωt
α
ωt
α
ωt
180−α
fig. 14.30 - Inverter a soppressione di armoniche, tensione di uscita a)per inverter trifase,
b) per inverter monofase.
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In questo ultimo caso il controllo può essere effettuato mediante regolatori P.I.
procedendo nel modo sottoesposto: si calcola l'errore tra il valore istantaneo di corrente e il
valore di riferimento; l'errore di corrente così calcolato rappresenta l'ingresso del
regolatore P.I., il segnale di uscita del regolatore, detto tensione di controllo, è
confrontato, attraverso un comparatore, con un onda triangolare di tensione avente
frequenza costante. L'intersezione tra la tensione di controllo e la triangolare,
comanda l'inserimento o il disinserimento dei componenti dell'inverter. Con questa tecnica
l'ondulazione della corrente rispetto al valore di riferimento risulta di frequenza costante e
di ampiezza variabile.
La funzione di trasferimento del blocco P.I. è del tipo
Vcont = K p ∆I + ∫ K i ∆i dt + Vo
Nonostante queste limitazioni i CSI trovano applicazione specialmente alle alte potenze
e dove è possibile una commutazione di carico.
Nel caso in cui si fa uso dell'inverter CRPWM), la regolazione del modulo della corrente
e della fase vengono effettuate simultaneamente. Diversi schemi possono essere adoperati,
il più semplice consiste nel confrontare la corrente di uscita con una corrente di
riferimento, ed utilizzare la differenza per regolare l'inverter. Questo sistema ha una
risposta veloce sia per la regolazione del modulo che della fase della corrente, inoltre
permette di costruire correnti sinusoidali senza il sorgere di problemi legati alle coppie
pulsanti.
Vm 3U m 3
2
V = = = U dc = 0.612U dc con Um valore massimo della tensione concatenata, V
2 2 2 2
valore efficace della tensione concatenata e Udc tensione ai capi del condensatore sul link in continua (fig.
14.40).
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1 1
1 −2 −2
vα (t ) v ab (t ) Vab (t )
v (t ) = T v (t ) = 2 0 3
−
3
Vbc (t )
β bc 3 2 2
v0 (t ) vca (t ) 1 1 1 Vca (t )
2 2 2
in cui T = TSt è la matrice di trasformazione di Park, si ottiene pertanto:
3
cos ωt
vα (t ) 2
2 3
v (t ) = V sin ωt .
β m
3 2
v0 (t ) 0
2 1 2
Vα = Vab − Vbc + Vca = Vm cos(ωt );
3
3 2 3
2 3 3 1 1
Vβ = − V + V = (V − V ) = Vm senωt
3 2
bc ca ca bc
2 2 2
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vab (t ) 3
Vdc
vα (t ) 2
v (t ) = TPa vbc (t ) = 1
β vca (t ) Vdc
2
quindi
r r
vPa = 2Vdc e j 30 = V1 .
Se, in maniera del tutto analoga, si analizzano le altre possibili configurazioni
dell’inverter trifase, si ottengono:
- 6 vettori non nulli, che suddividono il piano in altrettanti settori;
- 2 vettori nulli, che non presentano componenti nel piano.
2 V
−1 Vdc + dc
1 −1 V 3 2 2 3
2 2 dc Vdc
4
=
2
0 3 − 3 0 = 2 V
+ 3 dc = 3 2
3 2 2 3 2 Vdc
1 1 1 dc
− V
2 2 2 0 2
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Vmax6step
π 4π/3 2π
5π/3
π/3 2π/3 ωt
In figura è anche riportata l’armonica fondamentale il cui valore efficace vale per il sistema
trifase5:
3 4 Vd
Vmax sixstep = ⋅ = 0.78 Vd
2π 2
Questo risultato si raggiunge solo a costi di un’elevata distorsione armonica di bassa
frequenza.
D’altra parte, ricordando l’espressione della massima ampiezza ottenibile con la PWM, si
ha che questa tecnica utilizza l’inverter solo al 61,2% delle reali possibilità:
Vmax sinpwm
= 0,785
Vmax sixstep
La tecnica SVM viene introdotta proprio per migliorare lo sfruttamento delle risorse come
verrà verificato alla fine del paragrafo.
La tecnica si basa come detto sulla conoscenza esatta della posizione della terna di tensioni
di fase nel piano dq. Se il periodo di switching è sufficientemente breve, la tensione media
può ragionevolmente considerarsi costante pari a Vrif 6 durante l’intero periodo.
Con riferimento alla figura 14.34, il vettore Vrif si troverà in uno dei 6 settori e può essere
considerato come combinazione pesata dei due vettori adiacenti e dei vettori nulli V0 e V7;
quindi, in ogni ciclo, l’imposizione del vettore di tensione desiderato è ottenibile con una
sequenza di switching fra questi 4 stati dell’inverter.
Di conseguenza in un periodo, il vettore Vrif può essere approssimato dal valor medio
temporale di due vettori di tensione VK e VK+1 corrispondenti a due stati non nulli dell’inverter,
ognuno pesato con il proprio tempo di applicazione TK e TK+1 . Vale quindi la relazione:
Vm 3U m 3 4 U dc
5
Vmax,sixstep = = = = 0,78U dc con Um tensione di fase massima
2 2 2π 2
6
Nel seguito dl paragrafo vengono indicate con U le tensioni di fase e con V le tensioni concatenate
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Vrif TS = VK Tk + Vk +1Tk +1
La scelta dei due vettori di tensione adiacenti Vk e Vk+1 da applicare dipende dal settore di 60°
(delimitato dagli stessi vettori V1,..,V6) in cui si viene a trovare il vettore di riferimento.
Quanto detto è schematizzato in figura 14.34.
2
Vref
1
3
T2V2
T1 V1
4
6
la sequenza è tale che la transizione da uno stato all’altro è realizzata scambiando un solo
ramo dell’inverter alla volta. Questa condizione è soddisfatta se la sequenza comincia con
un vettore nullo e i morsetti dell’inverter sono scambiati fino al raggiungimento dell’altro
stato di nullo. Per completare il ciclo la sequenza è invertita, terminando con il primo stato
di zero.
V
Se ad esempio il vettore rif giace nel primo settore, la sequenza è 0127210 mentre se
giace nel quarto settore 0547450.
La parte centrale della strategia di controllo SVM è l’assegnazione delle durate degli stati
attivi e nulli per ogni ciclo, ciò è ottenibile eguagliando il vettore medio, applicato con le
sequenze descritte, al vettore di riferimento.
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Nelle equazioni seguenti si indica con Tk il semiperiodo di accensione del vettore Vk e con
T0 il semiperiodo dello stato di nullo. L’equazione di uguaglianza tra vettore applicato e
vettore di riferimento in un semiperiodo è:
Ts T0 T0 T0 Ts
+ Tk + T k + Tk + 1
2 2 r 2 r 2 r 2 r
∫
0
V rif dt =
∫ 0 dt +
0
V ∫
T0
Vk dt +
T0
∫ k +1dt +
V
T0
∫ 7 dt
V
+Tk + Tk + T k + 1
2 2 2
Essendo:
T
T0 + Tk + Tk +1 = s
r r r r 2 r r
Ricordando che V0 = V7 = 0 , che Vref è supposto costante e che i vettori Vk e Vk +1
sono costanti, l’equazione precedente si riduce a:
r T r r
Vrif ⋅ s = Vk ⋅ Tk + Vk +1 ⋅ Tk +1
2
Vk+1
Vrif k
Vk
Le componenti di una generica Vrif , a partire dai vettori Vk+1 e Vk, sugli assi α e β può
scriversi:
( k − 1)π kπ
cos cos
Vα Ts 2 3 3
⋅ = U dc Tk + Tk +1 =
V 2 3 ( k − 1)π kπ
β
sin sin
3 3
( k − 1)π kπ
cos cos
2 3 3 Tk
= U dc
3 sin ( k − 1)π kπ Tk +1
sin
3 3
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r
Dove k è determinato conoscendo la posizione del vettore Vrif .
La condizione di minimo numero di commutazioni per ciclo è soddisfatta applicando in
ogni settore dispari la sequenza:r r r r r r r
V0 Vk Vk +1 V7 Vk +1 Vk V0
E in ogni settore pari la sequenza:
r r r r r r r
V0 Vk +1 Vk V7 Vk Vk +1 V0
Risolvendo il sistema di equazioni precedente si ottiene:
kπ kπ
sin − cos
Tk 3 Ts 3 3 Vα
= ⋅ ⋅
Tk +1 2 U dc − sin (k − 1)π (k − 1)π Vβ
cos
3 3
Il periodo di accensione dello stato di nullo T0 può essere diviso arbitrariamente tra i due
vettori di nullo V0 e V7. Una soluzione tipica è la ripartizione uguale fra i due vettori.
Una volta determinati i valori di T0, Tk, Tk+1 è possibile ricavare, per ogni periodo di
commutazione TS l’andamento dei segnali che comandano gli switch di ciascun ramo
dell’inverter e quindi i duty cycle di ogni fase.
Fig. 14.36 Segnali di comando delle colonne dell’inverter quando Vrif giace nel settore k.
Dalla trattazione effettuata risulta evidente che la massima ampiezza di tensione ottenibile
con la tecnica SVM è quella del cerchio inscritto all’esagono formato dai vettori V1-6 come
in figura 14.37. Il raggio del cerchio vale:
3 2 1
VrifMax = ⋅ ⋅ U dc = U dc
2 3 3
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Confrontando questo valore col massimo valore ottenibile dall’inverter (six step) si ha:
1
U dc
VrifMax 3
= = 0,906
Vmax sixstep 2
U dc
π
Lo sfruttamento è quindi del 90,6 %, con un incremento del 15% rispetto alla tecnica
PWM.
Si nota infine che rimangono ancora inutilizzate delle zone dell’esagono in prossimità dei
vertici dei vettori; è possibile quindi aumentare ancora lo sfruttamento dell’inverter adottando
tecniche di modulazione più complesse
I vantaggi della Space Vector Modulation rispetto alla PWM sinusoidale si possono
riassumere nei seguenti punti:
1. Questa tecnica può sfruttare la rappresentazione del vettore rotante direttamente nel
sistema di riferimento sincrono (α,β) il che implica che si possono utilizzare come
valori di riferimento direttamente le componenti vα* e vβ* della tensione statorica
ottenibili da uno schema di regolazione sincrona quale quello visto nel precedente
capitolo. Così facendo, si evita il calcolo di una trasformata di Park inversa (dal
sistema (α,β) al sistema (a,b,c)) con conseguente diminuzione del costo
computazionale dell’algoritmo di controllo.
2. A parità di tensione del link in continua Udc, le ampiezze delle tensioni concatenateVLL
ottenibili con questa tecnica sono superiori a quelle ottenibili con la PWM sinusoidale il
che implica un maggiore sfruttamento della tensione disponibile sul link.
r
Vrif sin γ = d 2 V2 sin 60
dalle quali si ricavano i valori di d1 e d 2 , infatti:
Vrif
d2 = r sin γ
V2 sin 60
r
V rif cos γ − d 2 V2 cos 60 Vrif cos 60 sin γ V rif
d1 = r = r cos γ − = r sin(60 − γ ) .
V1 V1 sin 60 V1 sin 60
si ha:
2 Vrif (t )
d k (t ) = sin[60 − ϕ (t )]
3 V
2 Vrif (t )
d k +1 (t ) = sin ϕ (t )
3 V
d 0 (t ) = 1 − d k (t ) − d k +1 (t ) con ϕ (t ) = γ (t ) − ( K − 1)60 ed K = numero del settore, per
utilizzare le medesime relazioni in ogni settore.
Esprimendo tali relazioni in funzione della tensione sul link in continua Vdc , del valore
di picco della tensione concatenata desiderata Vm ed omettendo la dipendenza temporale, si
ha, per le trasformazioni di Park precedentemente esaminate:
3
vrif = Vm e V = 2U dc (14.28)
2
Vm Vm
quindi d k = sin(60 − ϕ ) e d k +1 = sin ϕ (14.29)
U dc U dc
Le tre tensioni di fase, se il vettore di riferimento è nel primo settore, tenendo conto della
fig. 14.36 possono scriversi:
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− + T1 + T2 + 0 = dc sin (60 + γ )
U dc T0 T U
U A0 = o
2Ts 2 2 3
= dc − 0 − T1 + T2 + 0 = U dc sin (γ − 30o )
U T T
U B0
2Ts 2 2
U T T U
UC0 = dc − 0 − T1 − T2 + 0 = − dc
2Ts 2 2 2
Risolvendo le equazioni si possono ottenere i tempi di accensione degli switch per un giro
completo compiuto dal vettore di riferimento, e il valore conseguente delle tre tensioni
stellate.
π
U A0 = ⋅U dc ⋅ sin(ω ⋅ t ) per 0 ≤ ω ⋅ t ≤
6
1 π π π
U A0 = U dc ⋅ sin(ω ⋅ t + ) per ≤ ω ⋅t ≤
3 6 6 2
In figura 14.38 è riportato l’andamento di UA0 (ωt) che è il risultato classico della
modulazione SVM.
E’ interessante vedere quali sono le forme d’onda che si ottengono per la componente
fondamentale della tensione in uscita con questa tecnica di modulazione. Per un quarto di
periodo della componente a frequenza fondamentale, la tensione di fase ha la seguente
espressione:
Per quanto riguarda il resto del periodo la forma d’onda è simmetrica rispetto π/2 nel
primo semiperiodo (ossia tra 0 e π) mentre nel secondo semiperiodo essa è antisimmetrica
rispetto al primo. Si deduce, per sottrazione, che la tensione concatenata tra due fasi (VLL)
è:
2 π
v LL = ⋅ ⋅ U dc ⋅ sin(ω ⋅ t + )
3 6
Gli andamenti delle tensioni di fase e concatenate sono mostrati in figura 14.38.
VLL(tensione concatenata)
7π/6 2π
3π/2
π/6 π/2 π ωt
14.38
Come si può osservare dalla figura, l’andamento delle tensioni di fase non è sinusoidale;
tuttavia il motore, dal punto di vista del comportamento elettrico è rappresentabile
mediante una terna di avvolgimenti connessi a stella o a neutro isolato; pertanto esso
percepisce solo le differenze di tensione tra due fasi (ossia le tensioni concatenate vLL) che
invece sono sinusoidali.
d k +1 = M sin ϕ . (14.31)
r
Come già osservato, il parametro d 0 è quello responsabile del modulo del vettore v rif .
- se d0 = 1 allora d1 = d 2 = 0 da cui discende v rif = 0 ;
- se d0 = 0 allora d1 + d 2 = 1 e v rif può assumere il valore massimo.
Per il calcolo del massimo valore di M, poniamo quindi d 0 = 0 . In tal caso vale:
d k + d k +1 = 1
e sostituendo le equazioni 3.2.2.1 e 3.2.2.2, si ha:
d k + d k +1 = M max [sin(60 − ϕ ) + sin ϕ ] = 1 .
Ricordando che:
sin(60 − ϕ) + sin ϕ = sin 60 cos ϕ − sin ϕ cos 60 + sin ϕ = cos 30 cos ϕ + sin 30 sin ϕ
si ottiene la funzione
1
M max =
cos(30 − ϕ )
Si deduce quindi che:
1 ≤ M max ≤ 1,154
e che U dc ≤ Vm max ≤ 1,154U dc .
r
Consideriamo ora la traiettoria eseguita dal vrif (t ) , quando M = M max . Utilizzando la
trasformazione di Park, si ottiene:
3 V
vrif =
2 cos(30 − ϕ)
per ϕ=0 si ha vrif = V
Elettronica di Potenza A.A. 2005/2006 Convertitori C.C./C.A. cap XIV 47
Si può notare come la SVM permette un’estensione del campo della modulazione
lineare ad un valore che, rispetto alla Sinusoidal PWM, risulta un 15,4% in più,
permettendo quindi un aumento della tensione in uscita dall’inverter, rimanendo nel campo
lineare.
Nel capitolo precedente sono state presentate le più comuni tecniche di modulazione
utilizzate negli azionamenti elettrici a velocità variabile.
Esse sono anche chiamate tecniche “deterministiche”, in quanto la forma d’onda del
segnale in uscita viene determinata seguendo regole ben precise, che vengono applicate
sempre nello stesso modo in tutti i cicli di commutazione.
Se si effettua una analisi spettrale delle grandezze elettriche sinusoidali in uscita dal
convertitore (tensione e corrente), si nota che esse sono costituite da una componente
fondamentale e da armoniche discrete riconducibili alla commutazione. Questi “picchi”
nello spettro in frequenza sono determinabili a priori in ampiezza ed in posizione e
calcolabili tramite l’analisi di Fourier del segnale, la quale evidenzia inoltre che in
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Abbiamo visto come, mediante la tecnica PWM, sia possibile ottenere un segnale di
potenza in uscita dall’inverter avente la forma d’onda desiderata e variarne l’ampiezza e la
frequenza. In particolare si osserva che il segnale presenta due livelli di tensione la cui
durata viene determinata mediante il confronto, istante per istante, tra una portante
triangolare ed una modulante, di forma uguale alla tensione di riferimento che si vuole
ricostruire.
Per ovviare a questo inconveniente è stata sviluppata la Regular Sampling PWM nella quale la
modulante viene campionata ad intervalli regolari dando luogo ad una serie di impulsi
equispaziati nel tempo. Come si può vedere in figura 14.43, si assume che durante l’intervallo di
campionamento Ts la modulante possa essere approssimata con una funzione costante uguale al
valore “P” campionato all’inizio dello stesso intervallo.
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Fig. 14.43 - Regular Sampling PWM: determinazione del duty cycle in un intervallo di
campionamento.
Nella tecnica random lead-lag la scelta fra queste due posizioni viene effettuata in maniera
casuale rispettando il vincolo che siano equiprobabili.
Ovviamente, nel momento in cui applichiamo questa strategia di modulazione ad un inverter
trifase, dobbiamo tener presente che in un periodo di commutazione disponiamo di tre duty cycle
e quindi, se la selezione casuale avvenisse in maniera indipendente sui tre rami, si potrebbero
realizzare 23 configurazioni.
In realtà questo non avviene perché se ad esempio viene sorteggiata una leading edge, tutti e tre
gli impulsi vengono collocati all’inizio dell’intervallo di commutazione e quindi, di fatto, il
sistema lavora ancora tra due possibili configurazioni equiprobabili.
L’implementazione di tale tecnica si basa sulla realizzazione di un’onda triangolare random
che, in seguito ad opportune modifiche relative al dead-time, viene direttamente
confrontata con il valore del duty-cycle in ingresso.
Questo segnale triangolare è stato concepito come una sequenza di denti di sega in cui, in modo
casuale, in ogni periodo di campionamento viene scelto un tipo di dente oppure il suo
simmetrico.
Nel caso in cui un dente ha ascesa con inclinazione positiva e il successivo con quella
negativa, ovviamente il risultato complessivo è un dente unico simmetrico e di ampiezza
pari a due periodi di switching.
Per ottenere l’onda in questione, è stato sufficiente confrontare due onde triangolari
semplici (di ampiezza pari a due periodi di campionamento e sfasate tra loro di un periodo)
con due segnali rettangolari random, l’uno il complementare dell’altro.
Mentre questi ultimi sono determinati dalla comparazione di un segnale random che
fornisce valori casuali compresi tra 0 e 100 ed un segnale costante pari a 50, i primi due
vengono da un blocco che genera una delle due onde triangolari alla quale è sufficiente
sommare un segnale pari ad uno per ottenere la seconda.
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Fig. 14.46 – A,B: onde triangolari simmetriche, C,D: onde rettangolari “random” reciproche.
Per evitare che possano verificarsi corto-circuiti, si deve tener conto del dead-time, sono
stati pertanto utilizzati nello schema delle funzioni delay in modo da poter realizzare due
onde triangolari random l’una interna all’altra e tali per cui, dal confronto col duty-cycle,
forniscano in uscita gli impulsi relativi a d e a 1-d comprensivi del dead-time.
Fig. 14.48 - Spostamento degli impulsi nella tecnica di modulazione random center
displacement
La tecnica in questione è basata sostanzialmente sulla stessa logica del generatore pwm
classico.
L’unica modifica concettuale consiste nella modifica della posizione del impulso in modo
casuale all’interno del periodo di campionamento, tale segnale infatti risulta caratterizzato
dallo spostamento casuale del vertice dei triangoli dovuto alla variabilità dei loro
coefficienti angolari (fig. 14.49).
Pertanto la funzione random fornisce per ogni periodo di campionamento il valore del
coefficiente angolare (1/u) di salita del triangolo e, tramite dei calcoli di tipo geometrico, si
può ricavare il suo reciproco ( 1/(1 – u)) per la discesa.
Realizzato il segnale triangolare di tipo “random”, è semplice ottenere gli impulsi in uscita
traslati in modo casuale rispetto al centro del periodo.
È’ sufficiente infatti comparare il segnale triangolare random con il duty-cycle in ingresso
utilizzando l’operatore relazionale >= per avere in uscita il segnale (d) da fornire allo
switch superiore, e il <= per il segnale (1 – d) da fornire allo switch inferiore.
Per la necessità di avere un dead-time (evitando così dei pericolosi corto-circuiti) tra il
segnale d e (1 – d), sono stati realizzati due segnali triangolari “random” : il primo
inalterato, il secondo leggermente ridotto in modo tale che sia interno al primo e distante da
quest’ultimo in senso trasversale (ossia orizzontale) proprio del valore del dead-time
prestabilito.
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r
Fig. 14.50 - Rappresentazione del vettore Vref nel riferimento bifase
Il principio sul quale si basa la tecnica random zero vector distribution consiste proprio nel
r r
ripartire in maniera casuale la durata dei vettori V0 e V7 rispettando il vincolo che la
somma delle rispettive durate sia uguale a 2T0.
r
Detto k0 un numero random con distribuzione uniforme nell’intervallo [0,1] , il vettore V0
r
sarà applicato per un intervallo di tempo pari a 2K0T0 mentre il vettore V7 sarà applicato
per un intervallo di tempo pari a 2(1-k0)T0. Si osservi che la ripartizione delle durate dei
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vettori nulli viene assegnata in ogni intervallo Ts per cui si ha la necessità di generare un
numero random con frequenza pari alla frequenza di commutazione.
Vediamo adesso quali sono gli effetti causati dalla ripartizione casuale della durata
r r
percentuale dei vettori V0 e V7 sulla posizione e la forma degli impulsi che comandano gli
switch dell’inverter.
Supponiamo che in un generico intervallo di commutazione gli impulsi calcolati mediante
la tecnica SVM siano quelli rappresentati in figura 14.51.
Fig. 14.51 - Durata degli impulsi con modulazione deterministica in un generico intervallo
di commutazione
In questo caso si osserva che le configurazioni (1,1,1) e (0,0,0) hanno la medesima durata.
Se applichiamo la tecnica RZD allo stesso intervallo di commutazione sotto l’ipotesi che
k0=0.25 si ottengono gli impulsi rappresentati in figura 14.50 dalla cui analisi emergono
due importanti considerazioni:
• gli impulsi mantengono la simmetria rispetto alla mezzeria dell’intervallo di
commutazione che abbiamo visto essere una condizione indispensabile per garantire
un andamento ottimale del ripple di corrente;
• se la configurazione (1,1,1) ha una durata maggiore della configurazione (0,0,0)
come nel caso esaminato, si verifica un incremento dei duty cycle sulle tre fasi.
In tale tecnica viene realizzata un onda triangolare con ampiezza della base variabile a
seconda del valore della funzione random in ingresso, il quale fornisce valori per la
frequenza nell’intorno stabilito da quella di riferimento.
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Fig. 14.54 – Onda triangolare “random” per la tecnica RSF e onda modulante.
Questo segnale triangolare viene confrontato con il duty-cycle, in ingresso al quale viene
aggiunta una quantità proporzionale al dead-time predefinito, ed al valore della frequenza
triangolare.
Fig. 14.56 - Spettro in frequenza ottenuto con la tecnica di modulazione Random Center
Displacement
Fig. 14.57 - Spettro in frequenza ottenuto con la tecnica di modulazione Random Zero
Vector Distribution
In fig. 14.58 si vede infatti come i picchi relativi alla prima e alla seconda armonica
superiore siano molto più attenuate rispetto alle precedenti mentre il rumore di fondo
risulta incrementato soprattutto a frequenze comprese tra l’armonica fondamentale e la
prima superiore.
Fig. 14.58 - Spettro in frequenza ottenuto con la tecnica di modulazione Random Lead-Lag
Il motivo di tale miglioramento si deve sicuramente ricercare nel fatto che statisticamente ogni
quattro commutazioni si ha un impulso LAG e il periodo successivo un LEAD: il segnale si
presenta quindi come la somma dei due impulsi uniti.
In fig. 14.60 si può infatti osservare come non siano più presenti i picchi in corrispondenza delle
armoniche superiori, lo spettro appare quindi come un rumore di fondo in cui le ampiezze hanno
pressappoco tutte lo stesso valore.
Fig. 14.60 - Spettro in frequenza ottenuto con la tecnica di modulazione Random Switching
Frequency
Il risultato positivo è dovuto al fatto che ad ogni commutazione cambia la frequenza di switching
e quindi il periodo di campionamento, in questo modo non si ha più un’unica frequenza di
switching, ma un certo numero nell’intorno della frequenza prestabilita, di conseguenza, non
avendo una frequenza di switching costante, non appaiono più i picchi delle armoniche superiori.