Allo stato attuale, mentre la sicurezza intrinseca si avvicina al 100%,
quella che caratterizza il processo risulta essere notevolmente inferiore. Ripercorrendo l’evoluzione storica della medicina trasfusionale, l’attenzione maggiore sia sempre stata posta verso la sicurezza del “prodotto” sangue, al fine di ridurre il più possibile i rischi di tipo infettivo. A conferma di ciò, si è assistito negli ultimi anni a una sempre più accurata selezione del donatore e all’introduzione di nuovi test sierologici (EIA) e dei test NAT (basati sulle tecniche di amplificazione degli acidi nucleici), fattori che hanno determinato la riduzione del periodo finestra e dell’incidenza della trasmissione di virus epatitici o dell’HIV a valori prossimi allo zero. Per contro, la sicurezza della trasfusione si attesta su livelli estremamente più bassi: esistono quindi ampi margini di miglioramento per le misure da attuare per contrastare gli eventi avversi che possono presentarsi durante il processo trasfusionale Report Regno Unito SHOT (Serious Hazards of Transfusion). Gli errori che possono causare nel paziente una reazione emolitica acuta da trasfusioni ABO incompatibili possono verificarsi durante: • la fase pre-analitica • di laboratorio • clinica. La maggior parte degli errori ed eventi avversi avviene nel reparto clinico richiedente il supporto trasfusionale sia al momento di effettuare il prelievo dei campioni per la determinazione del gruppo sanguigno e della prova di compatibilità per la richiesta di sangue, sia soprattutto nella fase di identificazione del paziente e dell’unità ematica al momento della messa in opera della trasfusione.
In letteratura l’incidenza dell’errore in queste fasi del processo trasfusionale varia
tra il 55% e il 75%, quindi emerge la necessità di concentrare l’attenzione per il miglioramento su queste fasi, non perdendo di vista le altre fasi del processo La situazione Italiana: Il report dell’Istituto Superiore di Sanità-Sistema di emovigilanza Il monitoraggio degli eventi avversi in Italia rientra nei compiti del sistema nazionale di emovigilanza, la cui gestione è affidata dalle normative vigenti all'Istituto Superiore di Sanità (SISTRA).
I principali obiettivi del sistema di emovigilanza europeo sono:
– costituire una rete di basi informative di tipo epidemiologico finalizzata ad orientare strategie e programmi di miglioramento continuo della qualità e sicurezza del processo trasfusionale e dei suoi prodotti e a sostenere processi decisionali basati sulle evidenze;
– costituire un sistema di rilevazione degli incidenti gravi che
possono influenzare la qualità del sangue e degli emocomponenti e la sicurezza di riceventi e di donatori, finalizzato ad intraprendere azioni correttive e preventive, anche nell’ottica dei modelli di allerta rapida.