Sei sulla pagina 1di 49

Corso di laurea triennale in

Scienze Biologiche e
Biotecnologie

Corso a scelta in BIOCHIMICA CLINICA

Per informazioni/chiarimenti:

nunziato@ceinge.unina.it
mnunziato@unisannio.it

1
Corso di laurea triennale in
Scienze Biologiche e
Biotecnologie
Corso a scelta in BIOCHIMICA CLINICA

1. Il campione biologico 13. Biomarcatori di funzionalità renale


2. Variabilità ed errori 14. Biomarcatori ossei
3. Le urine 15. Biochimica del diabete
4. Liquido Sinoviale e Liquor 16. PROVA A DOMANDE
5. PROVA A DOMANDE 17. Malattie autoimmuni e
6. Enzimi e impiego clinico neurodegenerative
7. Diagnostica proteica 18. Marcatori oncologici
8. Cuore e biomarcatori cardiaci 19. Tiroide e Paratiroidi
9. Diagnostica ematologica 20. Testicolo e Ovaio
10. PROVA A DOMANDE 21. PROVA A DOMANDE
11. Dislipidemie 22. Biologia Molecolare
12. Fegato e le sue patologie 23. NGS e applicazioni

2
Corso di laurea triennale in
Scienze Biologiche e
Biotecnologie
Corso a scelta in BIOCHIMICA CLINICA

Date ESAME

• Mercoledì 24/06
• Mercoledì 22/07
• Mercoledì 23/09

3
Corso di laurea triennale in
Scienze Biologiche e
Biotecnologie
Corso a scelta in BIOCHIMICA CLINICA

A cura di M. Ciaccio e G. Lippi A. Gaw, M.J. Murphy, Cowan R.A. et


Editore: Edises al. Edizione 2007 Editore: Elsevier
Masson 4
Corso di laurea triennale in
Scienze Biologiche e
Biotecnologie
Corso a scelta in BIOCHIMICA CLINICA

Lezione 1

Il campione biologico

5
Il campione biologico (I)

Campioni diagnostici: comprendono tutti i materiali di origine umana o animale,


inclusi escreti, sangue e suoi componenti, tessuti e fluidi tissutali, raccolti a
scopo diagnostico.

• Gli esami di laboratorio in Biochimica Clinica si possono effettuare su tutti i


campioni biologici (fluidi, tessuti, frammenti bioptici) purchè siano
rappresentativi dei sistemi da investigare.

6
Il campione biologico (II)

• La scelta del campione biologico dipende dalle indagini da eseguire.


I campioni di solito utilizzati sono i campioni di sangue e i campioni di urine.
Per le indagini ematologiche e biochimico-cliniche di routine si utilizza
preferibilmente il sangue venoso, mentre il sangue arterioso viene utilizzato
per lo studio dei parametri dell’equilibrio acido-base.

7
Il campione biologico (III)

8
Il campione biologico (IV)

• In alcuni casi, può essere richiesto l’uso di specifici campioni biologici, quali:
feci, fluido cerebrospinale (LCS), biopsie di tessuto o cellule, calcoli, aspirato
(fluido della pleura, asciti, fluido sinoviale, fluido intestinale etc), liquido
amniotico.

9
Il campione biologico: generalità e trasporto

Per eseguire le analisi di biochimica clinica in maniera ottimale e per fruire al


meglio del dato analitico è necessario che al laboratorio arrivi il campione
idoneamente, siglato e raccolto in relazione all’esame richiesto e insieme con
il modulo di richiesta dettagliato ed interamente compilato.

10
Il campione biologico: generalità

Il modulo di richiesta deve contenere:


• le notizie anagrafiche (nome, cognome, provenienza, età, sesso)
• le notizie nosografiche (struttura clinica di provenienza, medico richiedente di
riferimento)

Inoltre è necessario conoscere:


• il sospetto diagnostico; per definire l’urgenza dell’esame inoltre,
• l’indicazione dell’eventuale terapia in corso, poiché diversi farmaci possono creare
interferenze analitiche;
• la data e l’ora del prelievo; infatti, per numerosi analiti si possono verificare delle
variazioni dei livelli in diverse ore della giornata, in base alla presenza di ritmi
circadiani;
• il tipo di indagine da eseguire (prelievo basale, prova da carico, prova funzionale,
11
prova circadiana).
Il campione biologico: generalità

Le etichette applicate alle provette devono essere del tipo inasportabile e devono
riportare le indicazioni necessarie all’identificazione univoca del paziente e
dell’esame richiesto.

In molti laboratori si usano sistemi di identificazione mediante codice a barre, per


ridurre gli errori; inoltre, le linee guida internazionali oggi indicano la necessità di
usare un doppio codice di indentificazione (es. nome e data di nascita, oppure
codice fiscale)

12
Il campione biologico: trasporto

Garantire la sicurezza degli operatori coinvolti nelle operazioni di


confezionamento, trasporto e spedizione di campioni diagnostici e di materiali
biologici a potenziale rischio infettivo. Impedire la dispersione nell’ambiente di
potenziali agenti infettanti. Far sì che il materiale giunga a destinazione nei tempi
e nelle condizioni ottimali al fine di poter essere analizzato, garantendo la
sicurezza del personale di laboratorio e l’attendibilità del risultato diagnostico.

13
Il campione biologico: trasporto
Triplo contenitore

1. Contenitore primario: esso contiene il campione o la sostanza infetta. Può


trattarsi di provette, tubi, flaconi, barattoli, tamponi ecc. in ogni caso deve
essere di materiale impermeabile, a tenuta stagna, con chiusura a
pressione o a vite;
2. Contenitore secondario: è un contenitore di materiale resistente,
impermeabile, a tenuta, adatto a contenere e proteggere il recipiente
primario. Esso può contenere anche più contenitori primari purché
adeguatamente collocati. Deve riportare ben visibile all’esterno il simbolo di
rischio biologico;
3. Imballo esterno: è un sistema di imballaggio per la protezione da agenti
esterni ed urti durante il trasporto

14
Il prelievo venoso

La standardizzazione dei metodi di raccolta e di pre-trattamento dei


campioni biologici è una delle fasi più importanti e delicate dell’intero
processo analitico, in quanto preservare le peculiarità chimiche, biologiche e
morfologiche del campione stesso contribuisce al buon esito dell’analisi di
laboratorio.

Errori di campionamento rientrano nella cosidetta variabilità pre-analitica (che


comprende la modalità di prelievo, il trasporto, l’accettazione, trattamenti
preliminari e la conservazione).

15
Il prelievo venoso
Accorgimenti

Gli accorgimenti per la standardizzazione dei prelievi venosi:


• La sede in cui si intende eseguire il prelievo (un vaso sanguigno facilmente
accessibile) deve essere detersa e disinfettata con alcool al 70%, quindi bisogna
utilizzare strumenti sterili (ad es. provette ed aghi monouso) e chimicamente
inerti (ad es. provette di vetro).
• Il prelievo va effettuato sul paziente riposato e a digiuno da almeno 6-8 ore, ma
le condizioni che possono influenzare i risultati analitici sono molte, come ad
esempio l’alimentazione, la postura, l’attività fisica e i ritmi cronobiologici, oltre
che l’azione farmacologica e metabolica di alcuni farmaci.

16
Il prelievo venoso
Il digiuno

Il digiuno deve essere di 6-8 ore perché i livelli di trigliceridi ematici


aumentano, e rientrano nei valori di base 4-5 ore dopo il pasto. Il digiuno è
necessario per non alterare la lipemia, in quanto i sieri lipemici (cioè che
contengono elevati livelli di trigliceridi) possono interferire con alcune
metodiche analitiche, ad esempio con i metodi colorimetricio-
spettrofotometrici diretti che non prevedono una preliminare precipitazione
delle proteine.

17
Il prelievo venoso
Il digiuno

Gli effetti del digiuno sui risultati delle analisi di biochimica clinica sono molto
importanti, in fase post-prandiale i livelli di molti analiti nel siero aumentano,
e possono quindi condurre ad errori diagnostici (es. la glicemia aumenta
mentre la potassiemia e la fosforemia diminuiscono).

18
Il prelievo venoso
Il digiuno

Il digiuno non deve essere troppo protratto, poiché anche il digiuno troppo
protratto causa alterazioni dei parametri di laboratorio, come ad esempio un
aumento dei livelli ematici di bilirubina, oppure un aumento degli acidi grassi
circolanti (mobilizzati dalle riserve del tessuto adiposo).

19
Il prelievo venoso
Il digiuno

Ovviamente vi sono casi in cui il digiuno di 8 ore non può essere


osservato, ad esempio bambini piccoli, oppure pazienti ricoverati in pronto
soccorso cui è necessario effettuare esami d’urgenza. In questi casi è
bene ricordare quali sono i parametri di laboratorio influenzati dal pasto.

20
Il prelievo venoso
Alimentazione

Oltre al digiuno di 8 ore, anche l’alimentazione dei giorni precedenti il prelievo è


importante.
Le principali prescrizioni dietetiche da seguire riguardano l’apporto glucidico, per i
pazienti che devono essere sottoposti alla prova di tolleranza al carico glucidico.
Questa indagine deve essere necessariamente programmata, in quanto nei giorni
che precedono la prova il paziente deve assumere quantità equilibrate di glucidi.
Anche l’apporto lipidico deve essere controllato, in quanto la concentrazione di
trigliceridi è influenzata da variazioni dietetiche dei giorni che precedono il
prelievo.

21
Il prelievo venoso
Alimentazione

L’apporto proteico non è molto rilevante, in quanto in soggetti sani l’azotemia non
aumenta in relazione al carico proteico dei giorni immediatamente precedenti il
prelievo.
Inoltre, alcuni alimenti interferiscono con la determinazione di specifici analiti, ad
esempio:
• I tiocianati (es., la senape) o composti simili al tiouracile interferiscono con il
metabolismo degli ormoni tiroidei, riducendone la concentrazione ematica.
• Notevoli quantità di serotonina, ad esempio quelle contenute nelle banane e
nell’ananas fresco, aumentano il tasso di acido 5-idrossiindolacetico escreto con
le urine in maniera così rilevante da far sospettare un tumore carcinoide.
• La determinazione urinaria di aldosterone può essere influenzata da una dieta
ricca di agrumi, caffè, carote e spinaci.
22
Il prelievo venoso
Postura

Riposo a letto e postura influenzano la concentrazione di numerose sostanze nei


liquidi biologici: questo è determinante per la valutazione dei dati di laboratorio dei
pazienti ambulatoriali e degenti.
Il passaggio dalla posizione supina (clinostatismo) a quella eretta (ortostatismo)
produce un movimento di fluidi dal compartimento intravascolare a quello
interstiziale e il volume plasmatico si riduce di circa il 12%. A questo trasferimento
di fluidi non partecipano le molecole di diametro superiore a 4 nm che rimangono
nel compartimento vascolare. Differenti analiti quindi possono aumentare nel
sangue del 5-10% in circa 10 minuti (o diminuire nel passaggio da ortostatismo a
clinostatismo in circa 30 minuti). In gravidanza, a causa delle variazioni nel flusso
plasmatico renale, si riscontra aumento dell’escrezione urinaria degli estrogeni se
distesa e della noradrenalina se in posizione eretta.
23
Il prelievo venoso
Postura

Per tali motivi si preferisce eseguire il prelievo in una posizione intermedia, vale a
dire con il paziente in posizione seduta.

24
Il prelievo venoso
Attività fisica

Il prelievo deve essere eseguito al mattino, in condizioni di riposo in quanto


l’attività fisica intensa può influenzare alcuni analiti, come gli enzimi localizzati
prevalentemente nella muscolatura scheletrica: creatin chinasi (CK), aspartato
aminotransferasi (AST), aldolasi, lattatodeidrogenasi (LD).
Anche altri parametri biochimico-clinici aumentano nel siero con l’esercizio fisico,
ad esempio l’ammoniaca, l’acido lattico e l’acido piruvico; inoltre, dopo esercizio
fisico prolungato sono stati riscontrati elevati valori di catecolamine urinarie.
D’altro canto, l’immobilizzazione completa protratta a lungo, determina un
processo di demineralizzazione del tessuto scheletrico con aumento
dell’escrezione urinaria del calcio, del fosforo e della idrossiprolina.

25
Il prelievo venoso
Ritmo cronobiologico

Molti parametri di laboratorio sono influenzati direttamente o indirettamente dai


ritmi cronobiologici.

• La VES, i livelli di ACTH, del cortisolo, delle gonadotropine, della sideremia,


della cloruremia, della calcemia, della 5-idrossitriptamina, l’escrezione urinaria
di catecolamine, sodio, potassio e fosfati presentano variazioni cronobiologiche.

26
Il prelievo venoso
Ritmo cronobiologico

Molti parametri di laboratorio sono influenzati direttamente o indirettamente dai


ritmi cronobiologici.

• Il ritmo più comune è quello circadiano, che ha come sincronizzatore più


comune l’alternanza luce-oscurità, sonno-veglia, assunzione di cibo, oscillazioni
nei livelli di alcuni ormoni trofici come l’ACTH.

27
Il prelievo venoso
Ritmo cronobiologico

Sono state riscontrate variazioni della sideremia fino al 50% nelle 24 ore. In
particolare, il picco è al mattino fra le 8.00 e le 10.00 e valori più bassi nel tardo
pomeriggio.
Nei soggetti che lavorano durante la notte i valori più elevati sono spostati nelle
ore pomeridiane, in fase col ciclo sonno-attività, per cui il ritmo appare invertito.
Un tipico esempio di ritmo circamensile è quello mestruale nelle donne. Ad
esempio, a seguito delle mestruazioni, per qualche giorno i livelli di emoglobina
possono essere più bassi, oppure effettuando l’esame delle urine è possibile
trovare una maggior quantità di emoglobina ed eritrociti nelle urine.

28
Il prelievo venoso
Assunzione di medicamenti

È importante che nelle ore precedenti il prelievo siano interrotti gli eventuali
trattamenti farmacologici a cui il paziente è stato sottoposto, in quanto alcuni
farmaci o loro metaboliti possono interferire sui risultati delle analisi di laboratorio.
L’ interferenza può essere di natura fisica o chimica.

29
Il prelievo venoso
Assunzione di medicamenti

L’interferenza chimica è la causa più diffusa ed anche più critica. Sono stati
riscontrati meccanismi di interazione del farmaco con l’analita (ad es, l’eparina
compete con l’albumina con il verde di bromocresolo, colorante impiegato per la
misura dell’albumina), di interazione con i reagenti (ad es, L-dopa, metildopa,
isoniazide, 6-mercaptopurina, acido ascorbico interferiscono sul dosaggio dell’acido
urico, mentre l’acido ascorbico interferisce sulla determinazione del glucosio), e di
interazione con la tecnica di misura (ad es, lo spironolattone interferisce nel
dosaggio fluorimetrico del cortisolo).

30
Il prelievo venoso
Assunzione di medicamenti

Esempi di interferenza fisica sono:


• la vit. A e la riboflavina che, contenendo pigmenti gialli che vengono assorbiti nel
tratto intestinale, possono alterare la misura della bilirubina eseguita con metodo
diretto.

31
Il prelievo venoso
sangue intero, plasma o siero?

Per le indagini biochimico cliniche si può utilizzare siero o plasma; il plasma si


ottiene per centrifugazione da un campione di sangue intero a cui è stato
aggiunto un anticoagulante (per esempio, citrato, eparina) immediatamente
dopo il prelievo. Il plasma può essere congelato per successive analisi.
Il siero ha una composizione simile a quella del plasma, ma non contiene
alcuni fattori della coagulazione (si ottiene lasciando coagulare il campione di
sangue prima della centrifugazione). Per i test della coagulazione tutti i fattori
coinvolti nella coagulazione devono essere preservati, quindi il siero non può
essere utilizzato.
Bisogna sottolineare che rispetto al siero, il plasma ha minor rischio di
emolisi.
32
Il prelievo venoso
Anticoagulanti

L’impiego di anticoagulanti è indispensabile per la misura dei fattori della


coagulazione nel plasma e per tutte le analisi su sangue intero, come l’esame
emocromocitometrico e la velocità di eritrosedimentazione (VES). I più diffusi
anticoagulanti sono: eparina, EDTA, citrato di sodio ed ossalato. Ciascuno di essi
ha delle indicazioni ma anche delle controindicazioni.

33
Il prelievo venoso
Anticoagulanti

Eparina: mucopolisaccaride acido, in commercio come sale di litio, di sodio o di


potassio. E’ considerato l’anticoagulante naturale, in quanto è presente a bassi
livelli nel sangue e nei tessuti.
• Agisce inibendo la trombina, in associazione con l’antitrombina III, e altri fattori
della coagulazione.
• Altera la morfologia e la colorazione dei leucociti;
• Provoca aggregazione delle piastrine.

34
Il prelievo venoso
Anticoagulanti

EDTA (acido etilendiaminotetracetico): Esplica la sua azione anticoagulante


sequestrando lo ione calcio, formando con esso dei sali insolubili.
Rappresenta l’anticoagulante di scelta per l’esame emocitometrico. E’, infatti, il
migliore per studiare la morfologia delle cellule del sangue.
• Non altera il volume degli eritrociti;
• Non provoca emolisi;
• Riduce al minimo la lisi dei leucociti;
• Limita l’aggregazione piastrinica;
• E’ rapidamente solubile nel sangue;
• Un eccesso di EDTA provoca il raggrinzimento degli eritrociti.

35
Il prelievo venoso
Anticoagulanti

Citrato di sodio: impiegato per la misura della VES, per lo studio dei fattori
della coagulazione e della funzionalità piastrinica. Esplica la sua azione
anticoagulante come l’EDTA.

36
Il prelievo venoso
Anticoagulanti

Ossalato: sale di sodio, potassio o ammonio. È l’anticoagulante chelante del


calcio usato più raramente. Può essere usato per le analisi emocoagulative in
alternativa al citrato.

37
Raccolta delle urine

ll campione di urina può essere raccolto secondo distinte modalità, in relazione


al tipo di indagine da eseguire, all’età ed allo stato del paziente.
Possono essere distinte 3 differenti modalità di raccolta dell’urina:
• Raccolta del primo mattino, è il campione idoneo per l’esame “standard” (fisico,
chimico e microscopico) delle urine: l’urina è più concentrata, quindi sono più
evidenti eventuali alterazioni).
• Seconda minzione o mitto intermedio, si utilizza per le analisi di chimica clinica;
si utilizza un recipiente monouso di capacità variabile e sterile per le indagini
colturali.
• Raccolta temporizzata o delle 24 ore, è la modalità di campionamento ideale
per gli studi di clearance, oppure se devono essere dosate sostanze escrete con
ritmi variabili durante il giorno o quando è necessario aumentare l’accuratezza di
misura per sostanze presenti in concentrazione ridotta.
38
Raccolta delle urine
Accortenze

Per evitare errori di campionamento, bisogna scartare le urine della prima


minzione del mattino e raccogliere in un unico recipiente tutte le urine emesse
durante le 24 ore successive. Alcune determinazioni possono essere anche
effettuate su campioni raccolti per periodi più brevi.

Terminata la raccolta il campione di urine deve essere inviato rapidamente al


laboratorio, altrimenti è necessario conservarlo in frigorifero. Va sottolineato,
che per alcune determinazioni analitiche (in particolare alcuni ormoni) è
necessario mantenere le urine ad un valore di pH acido o alcalino, per cui può
essere necessario aggiungere al raccoglitore alcune sostanze prima di iniziare
la raccolta.

39
Liquido cefalo-rachidiano
Liquor generalità e prelievo

Il liquor riempie tutti gli spazi liberi dall’encefalo e dal midollo spinale all’interno
della dura madre.
Quantità: nell’adulto può raggiungere al massimo i 160 mL, nel neonato i 40/60
mL.
Pressione liquorale: variabile da soggetto a soggetto ed è modificata in modo
determinante dalla postura.
Aspetto: incolore, limpido e senza tracce di sangue (cosiddetto aspetto di acqua
di rocca).
Modalità e sede di prelievo: mediante puntura lombare nello spazio
intervertebrale compreso fra la IV e la V vertebra lombare.
Campionamento: max 12-15 mL nell’adulto, da suddividere in più provette, di
cui una sterile per gli esami colturali.

40
Liquido cefalo-rachidiano
Liquor generalità e prelievo

N.B. Bisogna ricordare che la scelta della posizione del paziente influenza i
valori della pressione liquorale, che risulta più alta nella posizione seduta.
Precauzioni: per qualsiasi tipo di indagine bisogna consegnare sollecitamente il
campione al laboratorio, entro un’ora dal prelievo; se necessario, le provette
devono essere conservate a 37°C, ma solo per un breve periodo di tempo.

41
Liquido Sinoviale
generalità e prelievo

Il liquido sinoviale è un ultrafiltrato del sangue attraverso la membrana sinoviale


delle grosse articolazioni. È privo di proteine ad alto peso molecolare, ma
contiene ialuro-proteine. Ha funzione lubrificante e nutritiva nei confronti delle
cartilagini che rivestono i capi articolari delle ossa.
Indicazioni: indagini di laboratorio mirate ad approfondire e trattare le alterazioni
delle articolazioni.
Quantità: in condizioni normali la puntura delle cavità intra-articolari dà luogo a
“punctio sicca” a causa della quantità molto ridotta di liquido sinoviale e della sua
elevata viscosità (nell’adulto sono di 3/3,5 mL); in condizioni patologiche
(infiammazioni articolari, versamenti ematici) si presenta una tumefazione
articolare e aumento della quantità di fluido intra-articolare, circa 25 mL.

42
Liquido Sinoviale
generalità e prelievo

Pressione liquorale: varibile da soggetto a soggetto ed è modificata in


modo determinante dalla postura.
Aspetto: limpido e senza tracce di sangue.
Modalità di prelievo: artrocentesi, aspirazione in siringa sterile.
Provette: differenti a seconda del tipo di indagini da eseguire, in particolare:
con eparina: per indagini di microbiologia; senza anticoagulante: per
indagini di chimica clinica ed immunologia; con EDTA: per indagini cito-
ematologiche.

Precauzioni: è necessario impedire la naturale tendenza


del fluido sinoviale a coagulare, dato l’alto contenuto in
mucopolisaccaridi acidi (acido ialuronico e proteine).

43
Liquidi di versamento delle cavità sierose

Le cavità sierose (pleurica, pericardica e peritoneale) contengono un fluido simile


al siero per colore e caratteristiche chimico-fisiche, che si forma continuamente
per ultrafiltrazione del plasma e viene riassorbito attraverso i capillari delle
sierose, in modo che la quantità e la composizione restano costanti.
Versamento endocavitario: aumento della quantità del fluido intra-cavitario a
seguito di condizioni patologiche, quali: lesioni infiammatorie, neoplastiche o
traumatiche degli organi endocavitari; patologia infiammatoria o neoplastica delle
sierose stesse.
Prelievo a scopo terapeutico: per evitare la compressione degli organi endo-
cavitari si effettua lo svuotamento per aspirazione mediante puntura cutanea.
Prelievo a scopo diagnostico: 50 mL divisi in provette diverse:
con EDTA per analisi citologiche; con eparina in contenitori sterili per esami
microbiologici e colturali; in vetro per esami di chimica clinica. 44
Liquido amniotico

L’amnios è un annesso embrionale che circonda e protegge l’embrione. Si


forma principalmente per secrezione attiva da parte della membrana amniotica,
delle vie respiratorie ed urinarie del feto, oltre che ad altri organi fetali. Poiché
l’amnios è continuamente ricambiato, il suo riassorbimento avviene per mezzo
dell’ apparato respiratorio del feto, per deglutizione o per intermediazione della
membrana amniotica stessa.
Aspetto: lievemente opalescente e di colore citrino molto tenue.

45
Liquido amniotico

L’analisi del liquido amniotico consente di evidenziare:


• alterazioni cromosomiche (dopo la coltura degli amniociti),
• alterazioni genetiche (dopo la coltura degli amniociti ed estrazione del
DNA),
• difetti strutturali (es., spina bifida, anencefalia);
• Anomalie metaboliche ereditarie;
• Stato di maturità polmonare (tramite il rapporto lectina/sfingomielina);
• Paternità e sesso del nascituro.

46
Liquido amniotico
Amniocentesi

È il prelievo trans-addominale di 20-30 ml di liquido amniotico (con AGO 20-


22G). Si esegue a partire dalla 14a settimana di gravidanza: se eseguita
prima della XIV settimana aumenta il rischio di deformità fetali, di fallimento
della procedura e di aborto (amnios e corion non sono ancora fusi).
Comporta un rischio di aborto dell’1%, dipendente dalla manualità
dell’operatore.

Precauzioni: per le analisi citogenetiche o


biochimiche è necessario usare provette sterili di
materiale plastico per evitare che le cellule
aderiscano alle pareti e non siano più recuperabili.

47
Feci

• Ricerca del sangue occulto;


• Ricerca di parassiti e/o loro uova;
• Presenza di enzimi e/o sostanze parzialmente digerite;
La ricerca del sangue occulto: E’ il test più eseguito, in quanto è ritenuto
essere un indicatore precoce della presenza di polipi o tumore del colon.
Caratteristiche: test qualitativo, colorimetrico.
Modalità di raccolta del campione: il paziente raccoglie con una spatolina
una piccola porzione di feci e le depone su un cartoncino.

48
Feci
Precauzioni

• Falsi positivi: ogni sorgente di sangue darà un risultato positivo, quindi il sangue
proveniente da emorroidi sanguinanti, ragadi anali e il sangue mestruale interferirà
con il test. Inoltre, nei giorni che precedono il test è importante seguire alcuni
accorgimenti riguardanti l’alimentazione (dieta ad alto contenuto di fibre, evitare
carni rossi, rape, radicchi e rafano) e l’assunzione di alcuni farmaci (acido
acetilsalicilico ed antiinfiammatori non steroidei potrebbero provocare piccole
erosioni gastriche).
• Falsi negativi: causati dall’incostante sanguinamento dei polipi, quindi il paziente
avrà cura di ripetere la raccolta del campione per tre giorni consecutivi. Inoltre, nei
giorni che precedono il test non bisogna assumere Vitamina C, in quanto essa può
interferire con la reazione del test, convertendo un risultato positivo in falsamente
negativo.
49

Potrebbero piacerti anche