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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 5 anno III


9 febbraio 2011

edizione stampabile

L.B.G.- LETIZIA MORATTI. NUTRIRE IL PIANETA E SOFFOCARE I MILANESI Giulia Mattace Raso LA BANDA MORATTI SI BEVUTA ANCHE LO STATUTO Mario DeGaspari MEZZINI E LA MANO MORTA. IMMOBILIARISTI FATTI PER MAI FALLIRE Valentino Ballabio - MILANO POLITICA: TUTTI STILISTI, NESSUN SARTO Bruno Rindone A MILANO IL PM NON UN PUBBLICO MINISTERO Walter Marossi GIULIANO PISAPIA CANDIDATO IN SURPLACE Giuseppe Ucciero OPERAI SANS PAPIERS: IL PD VA A DETROIT Eugenio Comincini MILANO, LARROGANZA MUNICIPALE Vincenzo Ortolina VITTIME E CARNEFICI Paolo Favole - CIVILIZZARE I PARTERRES VIDEO OLDRINI: MILANO SESTO S.G., LINCOMINICABILIT

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Primo piano SE NON ORA QUANDO? Musica Harold Arlen Over the Rainbow (1939) cantano Israel Kamakawiwo'ole e Judy Garland

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia

LETIZIA MORATTI. NUTRIRE IL PIANETA E SOFFOCARE I MILANESI L.B.G.


Umberto Eco sabato pomeriggio al Palavobis ha chiesto alla platea se fosse giusto essere governati da uno schizofrenico. La stessa domanda ce la possiamo fare noi milanesi. giusto avere un sindaco schizofrenico e soprattutto giusto che si ricandidi? Giusto di certo no, possibile s. Dallinizio dellanno abbiamo ampiamente superato il numero di giornate per le quali consentito dalla normativa europea il superamento dei limiti dinquinamento ma addirittura abbiamo raggiunto dosi dinquinanti pi che doppie di quelle consentite. Naturalmente gli interventi occasionali limitazione del traffico domenicale non hanno avuto alcun effetto e dinterventi strutturali non se ne parla proprio. Patetica la grida manzoniana di abbassare di un grado o due il riscaldamento domestico impossibile controllare e sanzionare e impossibile battere le lobbies che non vogliono sentir parlare di orari di carico o scarico. Nessuna concertazione con i Comuni della area. Niente. Eppure la nostra sindaca non apre manifestazione o convegno, non pronuncia discorso senza raccontarci favole belle e senza accreditarsi meriti amministrativi tra i quali quello di aver ridotto linquinamento dellaria in citt. Ma, ben sapendo come stanno realmente le cose, brinda allapprovazione del nuovo PGT di Milano che non solo non prevede alcun provvedimento urbanistico per contenere linquinamento, ma d la sua materna benedizione allidea di un forsennato aumento della popolazione e facendo notare, a sua gloria, che questo aumento lo si otterrebbe con densificazione della citt esistente. Proviamo a mettere un po di ordine. Una delle norme universalmente note agli ambientalisti dice che uno degli strumenti per salvarci dagli effetti dellinquinamento la diluizione: abbassare il livello di concentrazione. Teniamo anche conto dellinfelice posizione di Milano dal punto di vista climatico: sta in unarea a bassissima circolazione di aria e scarsa ventilazione, un luogo divenuto climaticamente inadatto a una citt moderna. Teniamo comunque conto che non esiste alcun insediamento urbano che non produca inquinamento nonostante le pi avanzate tecnologie. Mettendo insieme tutto questo voi avreste il coraggio di proporre che a partire da domani qui si faccia di tutto per attrarre nuova popolazione? Sostereste dignitosamente che Milano deve crescere? Sosterreste che questa crescita, nonostante la bugia palese di ridurre le superfici costruite, abbia senso? Questo il trionfo della incosciente stupidit del PGT, il maleodorante fiore allocchiello col quale Letizia Moratti si ripresenta a noi. Siamo dunque i nemici giurati della crescita, i propugnatori del pauperismo urbano, nemici dello sviluppo? No. Vogliamo solo una crescita commisurata ai reali bisogni, commisurata alla domanda reale, attenta al riuso e soprattutto non milanocentrica. Vorremmo parlare di crescita diffusa su di un territorio pi ampio fatto di una rete di poli che sopportino una ragionevole concentrazione edilizia e che non veda tutta la vita di unintera regione governata dagli interessi immobiliari. Non credo che sia domandare troppo, come non credo che sia impossibile ragionare a un livello che vada di l dai confini comunali di Milano. Vorremmo da ultimo ricordare a chi bada solo al denaro che anche da questo punto di vista i costi dinfrastrutturazione e gestione dei servizi schizzano in su quando si superano soglie ben definite di densit urbana: costa meno far funzionare quattro citt da 300.000 abitanti che una da 1.200.000. Unultima domanda. Perch il sindaco si occupa tanto di nutrire il pianeta e cos poco di far respirare i milanesi? Siamo gli ultimi della fila?

LA BANDA MORATTI SI BEVUTA ANCHE LO STATUTO Giulia Mattace Raso


Leggere lo Statuto del Comune di Milano fa bene al cuore e male al fegato. Si impara che il Comune altro non che una comunit di donne e uomini con valori condivisi, che decide di ordinarsi in un ente che la rappresenti. I valori comunitari (art.1), sono quelli che allargano il cuore perch libert, giustizia, pace, solidariet, moralit, cooperazione, pari op-portunit, responsabilit individuale e sociale, operosit e spirito di iniziativa, promozione della cultura e della qualit della vita, rispetto dell'ambiente, riconoscimento del ruolo della famiglia nelle sue diverse espressioni, rispetto e valorizzazione delle differenze, sono quelli in cui si riconoscono le donne e gli uomini che compongono la comunit milanese. I principi (art.2) sono quelli che fanno rodere il fegato. Il Comune ispira la propria azione al metodo della democrazia, rappresentativa e diretta, (), all'imparzialit, trasparenza, equit, efficienza ed efficacia dell'attivit amministrativa. Uno crede di aver sbagliato citt, o statuto. In questo statuto prima vengono i cittadini (parte prima: la comunit locale) poi lamministrazione (parte seconda: lorganizzazione del comune). In questa citt lassessore allurbanistica nega ai cittadini ogni possibile partecipazione. Paradossalmente gli strumenti di democrazia diretta a disposizione dei cittadini per intervenire, modificare, proporre, controllare loperato della amministrazione, dominano gli articoli dedicati alla comunit locale. Listanza principe di garantire la partecipazione dei cittadini allindirizzo della politica, al di l della rappresentanza, come ben sa Masseroli che si adopera in prima persona per attuarne lo spiritoIl dubbio persiste quando ci si rende conto che i valori di cui sopra ispirano l'azione pubblica affinch si sviluppi in funzione della dignit della persona e della civile convivenza (art 1 comma.3). Il richiamo alla civile convivenza quello che ci rende pi nostalgici, in questi tempi rabbiosi, visto che per assicurarla il Comune chiede l'adempimento dei doveri di solidariet (art.5). Essere titolari di un dovere di solidariet non da poco, De Corato doveva averlo ben presente in tutti gli sgomberi ai campi rom. Libert e diritti: larticolo 5 il bigino del buon programma. Realizzate ogni comma e avrete una citt se non felice, almeno giusta. La qualit della vita cittadina non pu prescindere da quella dei suoi servizi pubblici soprattutto quando () sono organizzati in modo da rilevare e soddisfare le esigenze degli utenti, () informare pienamente gli utenti sui loro diritti e sulle condizioni e le modalit di accesso,

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controllare e modificare il proprio funzionamento in base a criteri di efficacia ed efficienza. Lart.79 deve essere stato la stella cometa dellAssessore Moioli che redige le Carte dei Servizi allinfanzia tra Natale ed Epifania, probabilmente in compagnia di Erode visto che nessun altro stato invitato a partecipare. E che in corso danno modifica gi orari di ingresso e duscita delle materne, tanto si sa: gli utenti non sono cittadini (il pi delle volte infatti si dimenticano di esercitare correttamente il loro diritto di voto) e le donne.. si arrangino! Le donne di questa citt devono tutte aver fatto la scuola di circo: essere acrobate un mestiere che vale la pena imparare da piccole, ma la loro rete allart.80 Tempi e orari. Il Comune riconosce rilevanza economica e sociale all'uso del tempo e individua nell'organizzazione razionale dei tempi della citt un elemen-

to significativo di qualificazione della vita collettiva. Il sindaco ha lenorme potere di coordinare tutti gli orari della citt e di orchestrare la nostra vita, peccato che tra le tante omissioni il Piano regolatore degli Orari non sia contemplato dal PGT. Ne vogliamo parlare? allarticolo 97 che il consigliere di zona a fine mandato riconosce il senso del suo operato: E' attribuita ai Consigli di zona la gestione dei servizi di base, interessanti la zona. Tra essi sono comunque compresi i servizi alla persona, la manutenzione ordinaria degli immobili di propriet comunale, l'edilizia di interesse zonale () Giusto precisare che i servizi alla persona, come da Decreto Legislativo 112/1998, comprenderebbero la tutela della salute, servizi sociali, istruzione scolastica, formazione professionale, beni e attivit culturali, spettacolo, sport. Se si considera che ciascuna zona

ha pi abitanti della terza citt della Lombardia, Monza (121.000 ab.), con leccezione del Centro Storico che ne ha solo 98.000 - e a seguire sono tutte capoluoghi di provincia! si comincia a capire di cosa stiamo parlando. Vogliamo finalmente attuare la riforma per il decentramento e trasformare le zone in municipi? (La Moratti deve aver dimenticato per strada il suo cavallo di battaglia elettorale..) Ha senso parlare di decentramento senza considerare larea metropolitana? La citt metropolitana si far mai? Questione di volont e di scelte: chi sar disposto a cedere parte del suo potere? I comuni della cintura, la Provincia, il comune di Milano a favore dei nuovi municipi? Lo Statuto non ce lo dice, anzi maliziosamente non parla mai dei confini del suo territorio...

IL CASO MEZZINI E LA MANO MORTA. IMMOBILIARISTI FATTI PER MAI FALLIRE Mario De Gaspari
Tutto cominci con le terre della mano morta. In Italia, soprattutto al sud, cera una gran quantit di terre che erano di tutti e di nessuno. Si trattava di un patrimonio davvero sterminato, che con lunit dItalia fu oggetto di avido sac-cheggio, compromettendo anche tutto il sistema delle terre comuni e degli usi civici. Persino il vagantivo, il diritto del povero, annota il Sereni, veniva soppresso nelle province di Venezia e Rovigo. Come gi in Inghilterra ai tempi di Tommaso Moro, la trasformazione avvenne essenzialmente a spese delle masse contadine e soprattutto a vantaggio delle nuove classi dominanti. Secondo Sidney Sonnino il risultato reale di tutta loperazione fu di aver impoverito il comune, e di avere arricchito i ricchi con limpoverire i poveri. Allepoca della costituzione del nuovo regno, lAgro romano si estendeva su 188.000 ettari, la propriet nobiliare ne possedeva pi della met, il clero circa il 30% e i borghesi solo il 15%. Nella trasformazione dei rapporti di propriet, le grandi famiglie patrizie perdono solo 4.000 ettari passando dal 55% al 53% della propriet totale. Sono le terre della mano morta, le terre delle chiese, delle opere pie, dei comuni, che hanno alimentato il processo espansivo della propriet borghese: e la loro estensione in effetti ormai ridotta a soli 13.000 ettari, appena il 7% del totale (E. Sereni), mentre la propriet borghese salita a 75.000 ettari, il 40% del totale. Soffermiamoci sui 25.000 ettari della famiglia Borghese. Questo enorme patrimonio, via via assottigliatosi nellarco di un secolo e mezzo, tra il 1947 e il 1948 fu trasferito dalla contessa Donna Anna Maria Borghese, oberata di debiti, al commercialista di famiglia. Defunto il nuovo proprietario nel 1971, il figlio Massimo Chiappini, docente di architettura, qualche anno fa ha pensato bene di guadagnare con quel residuato feudale gloria e denaro, cio di valorizzarlo, cederlo e al tempo stesso usarlo, secondo una modalit che sta diventando una costante del sistema immobiliare nazionale, per avviare unopera filantropica che gli assicuri riconoscimento imperituro. Alberto Mezzini, azionista di riferimento di Uni Land, sigla accordo preliminare per la valorizzazione della propriet e dei diritti relativi al patrimonio appartenuto alla nobile famiglia Borghese di Roma. Loperazione prevede il trasferimento dellintero patrimonio immobiliare a un veicolo societario o a un fondo (da individuarsi) le cui quote partecipative saranno successivamente sottoscritte, tra gli altri investitori, da parte di una societ controllata da Alberto Mezzini Monghidoro (BO), 1 agosto 2006. Questa la sostanza del trionfalistico comunicato della societ bolognese di land banking allavvio delle operazioni. Una storia che sfida la legge di gravit, la definisce il Sole 24 ore. Il titolo Uni Land vola in borsa. In prevalenza si tratta di terreni agricoli ma pur sempre vicino a Roma. E i terreni agricoli sono la specialit di Uni Land che di mestiere fa soprattutto land banking Tutto quanto serve per gestire al meglio anche i numerosi immobili che fanno parte delleredit: 1.500 unit divise tra 570 fabbricati. Per fare due conti sulla busta della spesa: se sono grandi 100 metri quadrati in media e valgono 3.500 euro al metro quadrato, il loro valore ammonta a 525 milioni. E poi ci sono quattro cave di cui una attiva. E laeroporto di Guidonia che il governo Berlusconi voleva cartolarizzare salvo poi dover fare marcia indietro quando Chiappini fece presente che era roba sua e non dello Stato Nel febbraio del 2008 la vicenda si complica. Massimo Chiappini ha un gemello che reclama la sua parte dei 13,7 milioni pattuiti per la cessione. Inizia la soap opera, ma ormai, dopo unattesa di 150 anni, la finanza immobiliare sta completando la sua opera. Lo scorso mercoled Alberto Mezzini stato arrestato assieme a un manipolo di sodali: tra le accuse quella di aver falsificato attraverso perizie compiacenti il valore degli asset

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immobiliari in portafoglio per disporre di una leva finanziaria surreale. Si parla anche di intrecci col mondo delle cooperative di costruzione e ovviamente di compiacenze bancarie. Le operazioni di trading erano infatti supportate da una banca un tempo fiorente, poi praticamente fallita e commissariata dalla Banca

dItalia. Un parvenu della finanza finito ko. Ma una cosa infrattarsi col Banco Emiliano Romagnolo e imbrogliare sul valore dei terreni dal quartier generale di Monghidoro, altra cosa condizionare leconomia nazionale da Milano con lappoggio dei pi grandi gruppi bancari nazionali. Anche i gruppi

immobiliari, come ha gi dimostrato la vicenda di Risanamento, possono essere troppo grandi per fallire: a Milano, per esempio, ci penser la stultifera navis del nuovo Pgt, con il suo carico demenziale di nuovi diritti volumetrici.

MILANO POLITICA: TUTTI STILISTI, NESSUN SARTO Valentino Ballabio


Nella capitale dellitalian style non poteva mancare che fantasia e creativit influissero a fondo anche sulla politica, tanto da attualizzare sovente lantica utopia sessantottesca: limma-ginazione al potere. In particolare con lavvicinarsi di elezioni, siano esse comunali, provinciali, regionali o politiche (non fa molta differenza) si affastellano estrose e prodigiose soluzioni fino a comporre una panacea buona a lenire tutti i dolori e risolvere, o perlomeno affrontare, tutti i problemi. Naturalmente sulla carta. Le pi svariate aspirazioni, desideri e buone intenzioni vengono abbozzate su fogli volanti quali eleganti ed evanescenti figurini.. Non c questione vera o presunta lavoro, solidariet, sicurezza, salute, ricerca, ecc. - che non trovi auspici di ottimale soluzione. E poich la prima scadenza certa riguarda le amministrative sfilano sotto i riflettori belle e buone idee lustre e tirate come modelle in passerella - che prefigurano una citt accogliente e confortevole votata alla soddisfazione e alla felicit. Tuttavia per fare il vestito occorre pure loscura ma indispensabile opera del sarto, dotato di ago, filo e forbici affilate, con tanto di metro flessibile a tracolla. Acquisito il genio dello stilista occorre poi prendere le misure della citt reale, scegliere i tessuti adatti e infine confezionare un abito vendibile, pronto per essere indossato dal vasto pubblico. Proviamo allora, con un piccolo calembour, a metterci nei panni del sarto (tenuto conto che ogni programma politico elettorale moderno non pu prender forma che dentro unOfficina, o Cantiere o Laboratorio o Fabbrica o Atelier manca solo la Bottega!) e procedere per fasi di lavorazione. Prima fase: la scelta del tessuto. Dobbiamo usare una stoffa di giusta consistenza, non troppo pesante perch il Comune, per quanto grande e importante, non ha i poteri legislativi che sono invece riservati alle Regioni e allo Stato. Pertanto sul piano delle politiche generali e delle normative il futuro Sindaco non potr che esercitare pressioni e fare proposte, niente di pi. Inutile illudere che le fondamentali questioni attinenti leconomia e il lavoro, i diritti civili, ecc. possano trovare soluzione in sede locale, se non in via indiretta e complementare. Tuttavia non possiamo neppure affidarci a un velo troppo leggero perch il Comune ha comunque poteri amministrativi di carattere generale, non settoriali e secondari come la Provincia, o marginali e pressoch trascurabili come i Consigli di Circoscrizione. Posata la stoffa giusta possiamo allora richiedere che il Comune faccia tutto il possibile che rientri nella sfera dei poteri legittimi e dei compiti distituto. Seconda fase: prendere le misure al corpo della citt, compresi i punti topici e le articolazioni. Si eviter allora di tagliare un vestito troppo stretto per contenere questioni che hanno per loro natura carattere metropolitano (governo strategico del territorio, mobilit, inquinamento atmosferico, smaltimento rifiuti, regime delle acque, grandi infrastrutture) e invece un vestito troppo largo per gestire i servizi alla persona, la manutenzione ordinaria, la partecipazione e coesione sociale, la sicurezza nei quartieri periferici a cominciare dal controllo delle assegnazioni nelle case popolari. Sotto questo profilo, come ebbe a dire il Cardinal Martini nella prolusione agli ormai remoti Stati Generali del 1998, la citt troppo grande per sentirsi una cio unita, solidale e funzionale. Ci si pu dunque permettere di rinnovare acriticamente ancora una volta Consigli di Circoscrizione ridotti a inutili parlamentini, privi di strumenti esecutivi e senza voce in capitolo? Inoltre occorre fare attenzione al fatto che le misure della citt cambiano tra il giorno e la notte. La citt diurna, che vive e lavora, ha dimensioni quasi doppie della citt in pigiama, che dorme e vota. Il vestito deve essere adatto anche ai contesti e agli orari della giornata milanese. Terza e ultima fase: la scelta del colore. Da queste colonne auspicabile sia preferita la gamma rosso rosa arancione - viola, con ampi risvolti verdi, ma qui la scelta libera. Limportante evitare di invertire le fasi di lavorazione o saltare le due preliminari. E pur vero che trattandosi di operazioni materiali esse siano ritenute inferiori alla politica pura, ma sarebbe sommamente errato tralasciarle o delegarle solo a giuristi e burocrati. La riforma degli ambiti e degli strumenti di governo, relegata a ingegneria istituzionale, purtroppo stata a lungo ignorata a sinistra; non a destra dove invece la Lega ci ha costruito una fortuna. Una sinistra per altro costretta a inseguire il federalismo con mediazioni subalterne, senza disporre di una valida analisi e proposta alternativa. Proviamo allora a ribattezzarla sartoria istituzionale: che non trovi miglior fortuna in una citt che, dopo essere stata industriale, fu da bere? Con tanto di cappello verso gli estrosi e famosi creativi della moda ma consapevoli che la realt pi ampia e composita che non lomonimo quadrilatero. Le elezioni si vincono infatti nelle periferie e il buon governo si potr conquistare solo ricucendo una grande citt metropolitana.

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A MILANO IL PM NON UN PUBBLICO MINISTERO Bruno Rindone


Ci risiamo! Ogni anno, in questo periodo, scopriamo che i giorni di superamento del limite di 50 g/m3 per il PM10 saranno molti di pi del consentito dalla UE, e che questo ci porter al pagamento di multe salate. E ogni anno le istituzioni competenti, e in primis la Regione Lombardia e il Comune di Milano, dopo una iniziale caduta dalle nuvole, balbettano citando studi in corso, rimedi futuri, e intanto dispongono misure che essi stessi sanno essere inefficaci, quali i blocchi domenicali di singole citt di cui si parla. Al massimo, si tratta di misure di sensibilizzazione dei cittadini, ma, come hanno dimostrato i dati sperimentali del passato, e come da molte parti del mondo scientifico si sostiene, metodologicamente insufficienti per affrontare un problema di dimensione quanto meno regionale. Si, perche il particolato atmosferico viene solo in parte emesso dalle fonti di combustione e da altre sorgenti. In parte invece si forma per combinazione chimica tra componenti gassosi emessi da varie fonti. E quindi, in parte, i gas emessi dalle sorgenti si combinano tra loro mentre viaggiano nellatmosfera sospinti dal movimento delle masse daria, e a volte generano materiale particolato in luoghi diversi rispetto a quelli delle emissioni originali. Ma anche il particolato direttamente emesso dalle sorgenti viaggia, sospinto dal movimento delle masse daria, e quindi viene respirato anche da chi si trova in un luogo diverso rispetto al luogo dellemissione. Inoltre, la componente piu tossica del PM10, che, essendo particolarmente fine, penetra nel polmone profondo, la componente PM2,5 e ancora pi la componente PM1. Essa viaggia, sospinta dalle masse daria, e non viene facilmente abbattuta neanche dalla pioggia. Cosa significa tutto ci? Ovvio: non basta una politica locale per affrontare un problema globale. Non basta lEcopass nel centro di Milano per diminuire la presenza di PM10 nellintera area milanese. Non basta una domenica a piedi, e neanche tutte le domeniche a piedi per controbilanciare sei giorni alla settimana di emissioni di inquinanti. Ma allora, che fare? Primo, ritornare allo stile di un Paese serio, distinguendo tra la volgarita del reality di Ruby e Silvio in atto da tempo e la seriet delle persone che si assumono delle responsabilit e le conseguenti attivit di governo. Poi, discutere e fare!!! Cosa? 1. Il Piano di Governo del Territorio della citt di Milano e delle principali citt della Lombardia dovrebbe essere concepito con lobiettivo di diminuire la quantit delle emissioni in atmosfera, sia da traffico, che da riscaldamento che da attivit produttive. Questo un requisito per un PGT che pretenda di guidare lo sviluppo del territorio nel prossimo decennio 2. Le misure atte a contenere linquinamento atmosferico devono nascere dalla competenza e dalla libert di giudizio del mondo scientifico. Non vi spazio, data la gravit del problema, per pareri scientifici addomesticati da ragioni di opportunit dettate da questa o quella maggioranza. Al legislatore nazionale e regionale tocca mettere in pratica i suggerimenti liberi e autorevoli che vengono dalla scienza, legiferando di conseguenza. Lamministratore locale ha il dovere di applicare la legge, che deve essere uguale per tutti. 3. LAgenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) lo snodo fondamentale per raccordare la competenza del mondo della scienza (Universit, CNR, enti di ricerca, etc.) con lattivita del legislatore. Essa non un organo di mediazione tra la politica e il mondo delle competenze, ma un canale di valorizzazione del libero giudizio degli esperti. E i suoi dirigenti non hanno colore, ma dignit di uomini competenti e liberi nel giudizio. 4. Sottoporre le politiche di contenimento dellinquinamento e i loro risultati al vaglio di esperti indipendenti. 5. Solo dando autorit a chi ha competenze si pu ottenere consenso a politiche che comportano sacrifici. Politici screditati non vengono creduti neanche dai loro sostenitori. Tutto cio elementare, e viene fatto correntemente in Europa. Perch non da noi? Eppure ne avremmo un particolare bisogno perch la collocazione geografica della Pianura Padana la rende un caso particolarmente difficile da affrontare. E i casi difficili si affrontano utilizzando tutto ci che hanno imparato gli altri Paesi. Altrimenti, avremo nel Presidente Formigoni e nei suoi tecnici dei nuovi Lysenko. Lo ricordate, Lysenko. Fu il principale propugnatore di una visione politicizzata della biologia. Furono celebri le sue battaglie contro la scienza accademica. Le sue teorie, oggi completamente screditate, applicate all'agricoltura sovietica, ebbero esiti disastrosi. Certo, nel Paese di Ruby e di Berlusconi il rigore scientifico e il rispetto per chi ha competenza non molto popolare. Ma i nostri figli e i nostri nipoti, quando dei succitati non sar rimasta traccia neanche tra i cattivi della storia patria, che cosa penseranno di noi? Forse che eravamo furbescamente complici. E allora, coraggio! Non tutti, anche nello schieramento governativo, sono daccordo per la minimizzazione e la banalizzazione dei problemi del territorio e del suo governo. Basta citare Croci, fatto fuori dal Sindaco di Milano (qui poco Sindaco e molto portaordini) perch voleva fare sul serio. E loccasione la abbiamo: il referendum che si svolger tra poco!

GIULIANO PISAPIA CANDIDATO IN SURPLACE Walter Marossi


Di questi tempi la frase preferita tra gli interessati alle elezioni comunali milanesi : ma Pisapia che fine ha fatto?. Sottolineando una apparente sparizione del candidato. In realt probabilmente il poveraccio passa di riunione in riunione di convegno in convegno, tuttavia pochi se ne accorgono. Perch? Semplice: 1) si esaurito leffetto novit (partire per primi ha vantaggi e svantaggi); 2) scesa in campo la Moratti: inaugurazioni, vernici, libri (con pile nelle librerie e vetrine manco fosse Dan Brown), servizi giornalistici, interviste televisive, comparsate in trasmissioni varie (mitica quella su Victor Victoria con Letizia in ben riuscita versione sexy e giuro non ho bevuto, triplo chapeau al consulente dimmagine), rievocazioni nerazzur-

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re, dan; 3) i temi nazionali incombono; 4) i sostenitori del Pisapia si dedicano allo sport preferito della gauche: discutere di liste, simboli, candidati, commissioni e officine, cantieri e zone, organigrammi e programmi, dibattere sui giornali amici e pontificare su "i problemi sono altri". I primi due fatti sono ovvi inevitabili e prevedibili, il terzo una caratteristica di questa fase, il quarto attiene al masochismo del centrosinistra che si rifiuta di prendere atto che le elezioni comunali sono elezioni presidenziali. Lelettore non storicamente schierato si interessa fondamentalmente al candidato. Per questi elettori il sindaco un amministratore di condominio: deve far funzionare i tram, togliere la ruera e poco pi: solo il candidato quindi pu spostare voti dalla parte avversa, pu recuperare indecisi e astensionisti, pu bypassare le logiche di appartenenza politico ideologica. Sono tanti questi elettori? Sicuramente, se guardiamo alle ultime tornate elettorali, sufficienti per azzerare le differenze tra Letizia e Pisapia. Ergo se Pisapia vuole vincere non pu essere prigioniero della dinamica delle liste, dei partiti dei simboli. I numeri mi danno ragione. 1) Alle ultime elezioni comunali i votanti furono 696.000 con 15.000 nulle, nel 2001 892.000 con 30.000 nulle. Gi qui c la prima banale indicazione di campagna elettorale circa 170.000 elettori tra 2001 e 2006 non hanno pi votato quindi ci sono 170.000 potenziali elettori perlomeno indecisi. 2) Nel 2006 per le liste votarono 70.900 elettori in meno rispetto ai votanti per il sindaco, quindi pi del 10% vota solo il sindaco. 3) Sommando i risultati secondo un criterio genericamente di schieramento la Moratti prese una percentuale inferiore a quella delle liste che la sostenevano, Albertini maggiore, quindi la Moratti era un candidato meno popolare del suo predecessore e a detta dei sondaggi e del buon senso la sua popolarit non aumentata in questi anni. 4) La Moratti prevalse per 33.000 voti su Ferrante un candidato pi conosciuto di Pisapia ma con una carica di simpatia (elettorale) pari a quella dellolio di ricino. Gli elettori per Albertini erano stati 496.000 tutte le opposizioni ne presero 366, quindi il consenso al sindaco di centrodestra in calo. 5) Alle regionali (ricordiamo a turno unico) del 2010 Formigoni prese il

49%, 46.000 voti pi di Penati; gli elettori furono circa 100.000 in meno che alle comunali del 2006. Penati scelse di tener fuori Rifondazione con 16.000 voti ed ebbe contro la Lista Grillo con 20.000 voti. Il miglior risultato alle regionali in citt lo ebbe Sarfatti che rest a 13.000 voti da Formigoni, il quale con il 49,8% prese circa 3 punti in meno della sua coalizione, i votanti furono allincirca gli stessi delle comunali del 2006. In entrambi i casi Formigoni non ha superato il 50% dei voti. Podest batt Penati per 36.000 al primo turno 47,7% ma al ballottaggio la differenza stata di 1.754 voti, tra il primo e il secondo turno 158.000 elettori se ne stettero a casa. Quindi in elezioni diverse e in presenza di pi candidati (taluni anche sgarruppati) il candidato del centro destra non raggiunge al primo turno la maggioranza assoluta. Per Pisapia le chances di battere la Moratti al secondo turno sono buone. Limportante arrivarci, e arrivarci bene non restando schiacciato sulla propria coalizione. In genere si pensa che il centrosinistra sia avvantaggiato al ballottaggio dal calo degli elettori ma le percentuali del calo sono variabili (nel 1997 al primo turno votarono 781.000 elettori al secondo 725.000, una differenza nettamente inferiore che alle provinciali) e nulla fa pensare che il centro destra con un candidato fortemente presente debba soffrirne. Pisapia deve condurre una campagna che non ricompatti il centro destra come avvenne nel 2001. Tra le elezioni del 1997 e quelle del 2001 che si svolsero assieme alle politiche, gli elettori aumentarono di ben 80.000 unit, elettori indifferenti al sindaco ma interessati alle politiche nazionali; Albertini conquist, lelettorato moderato che non lo aveva votato cinque anni prima, ottenendo al primo turno una percentuale pi alta di quella che aveva ottenuto al ballottaggio, superando percentualmente la sua coalizione anche alle politiche. Pisapia in una citt con un forte centro moderato riformista ancorch non rappresentato da un partito o lista non pu perdere troppi voti a sinistra (evitando leffetto Penati) anche se pu sperare di recuperarli al ballottaggio perch un primo score troppo basso ridurrebbe le chances al secondo turno; deve sfruttare al massimo la novit importante dellaiuto radicale, lunico pezzo della sua coalizione che ha capacit di attrarre voti dal centro destra laico e dallastensione e con-

temporaneamente deve dialogare con il candidato di un centro a forte venatura cattolica che in questi anni ha collaborato con la Moratti. Salvo tracolli, il candidato centrista infatti la garanzia del ballottaggio (la sola UDC riuscita a prendere in citt 18.000 voti alle regionali persino candidando Pezzotta) ma al secondo turno indubbio che lelettore di appartenenza UDC o di origine MSI (e di nostalgici tra i futuristi ce ne sono tanti) far certamente pi fatica a votare Pisapia che Moratti. La contraddizione tutta qui: un avvocato garantista vissuto come pi a sinistra del prefetto Ferrante, dellimprenditore Sarfatti, del politico Penati e forse del sindacalista cattolico Antoniazzi deve riuscire a depoliticizzare la propria campagna elettorale trasformandosi in un credibile amministratore riformatore senza apparire opportunista per i suoi sostenitori della prima ora. Tutto si gioca sulla strategia della campagna elettorale e sulle modalit di svolgimento che Pisapia sceglier, sappiamo che esse alle comunali influenzano lelettorato molto pi che alle politiche, perch lelettorato di appartenenza nelle elezioni amministrative meno saldo e pi influenzabile mentre lelettorato dopinione tende a scegliere il candidato pi che lo schieramento. Il centro destra ha avuto fino ad oggi una strategia fissa specularmente opposta: la politicizzazione delle amministrative (scelta di campo), il rifiuto del confronto tra sfidanti, il faccione di Berlusconi sui manifesti anche quando non era candidato. Il centro sinistra quando ha accettato questo terreno, se vinciamo Berlusconi va in crisi ha perso. Oggi la forza di Berlusconi minore, tant che la Moratti cerca il dialogo con i finiani, per questo meno Pisapia parla di coalizione, di liste, di cantieri, di officine meglio . Correndo un rischio: se vero che la partita si gioca su quellelettorato potenziale non schierato, non motivato, indifferente e un po qualunquista anche vero che le liste nella campagna elettorale sono indispensabili per lapporto di quattrini, strutture, candidati e militanti molto suscettibili e indispensabili. Tocca a Pisapia scegliere la strategia e creare un equilibrio, per ora sembra in ciclisticamente in surplace. Sbagliare adesso significa condannarsi a ripetere quello che disse Ferrante: Si poteva vincere.

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OPERAI SANS PAPIERS: IL PD A DETROIT Giuseppe Ucciero


Metti una sera, dopocena, in un circolo del PD. Di fronte, casualmente, un operaio (Oreste) e un professore universitario (Lamberto), un giuslavorista, di sinistra per. Lo ammettiamo, il caso quasi irreale, come eccezionale trovare un operaio in un circolo del PD. Ma tant, cos ci stato detto. Dunque loperaio e il giuslavorista, ciascuno con il proprio bagaglio. Sta un po zitto loperaio, ma qualcosa gli rode mentre guarda parlare il professore. Alla fine, lo prende da parte e comincia un breve dialogo che raccontiamo per come ci stato riferito. Oreste Ma scusa, professore, non ho capito tanto bene: se il PD difende i lavoratori perch daccordo per licenziarli pi facilmente? Lamberto Non che li voglia far licenziare pi facilmente, che gli imprenditori, se non possono farlo, non adattano a tempo le imprese al mercato, e tutta la nostra economia si indebolisce, riducendo alla fine il benessere per gli stessi operai. Oreste Capisco, ma per adattare le imprese sopra i quindici dipendenti c la Cassa, mentre al di sotto gi fanno quello che vogliono. Per quale motivo allora gli imprenditori si lamentano? Lamberto Perch la Cassa farraginosa, costa ed sottoposta alla contrattazione con i sindacati Oreste Daccordo costa, ma son soldi nostri, e poi, se loperaio non ricevesse lintegrazione salariale, come camperebbero i negozianti e quindi tutti quelli che vendono a loro? Lamberto Ma io non propongo di non dare pi nulla, ma semmai di dare una sorta di buonuscita di circa 12-24 mensilit Oreste Certo, ma intanto io sono fuori dalla fabbrica e chi mi rida il posto di lavoro? Lamberto Sono previsti servizi di sostegno e poi a questo punto il mercato del lavoro pi flessibile: le imprese assumono pi facilmente se possono pi facilmente licenziare, Oreste Ho capito. O meglio ho capito che mi chiedete di scommettere su qualcosa che forse avverr, mettendo sul piatto lunica garanzia che ho: il posto di lavoro. Un bello scambio: una promessa contro una certezza. E gli altri cosa mettono sul tavolo? Non mi dirai che leconomia italiana dipende solo dalla rigidit delloccupazione dei lavoratori nellimpresa privata? Lamberto Onestamente, no. Pesano evasione fiscale strutturale, disservizi e sprechi della pubblica amministrazione, lavoro nero, manomorta delle organizzazioni criminali, rendite finanziarie e speculative. Oreste Bene, mi fa piacere che su questa cosa siamo daccordo. Ma allora perch non si mette mano anche l, anzi prima di tutto l? Per loperaio, il posto di lavoro lunica ragione di sopravvivenza, mentre per tanti strati sociali i privilegi sono qualcosa in pi di questa! Se sacrifici devono essere fatti, prima di toccare la carne viva degli operai si tocchi il grasso di altri, e tu sai bene di cosa parlo Lamberto Si, credo di capire, ma questo non vuol dire che non si debba rendere pi flessibile limpresa e leconomia in generale. Oreste Di nuovo c qualcosa che non capisco. Dici di essere daccordo con me, ma poi insisti sulla tua posizione. E poi scusa, se il costo del lavoro una parte sempre meno importante del costo del prodotto, perch non si guarda altrove: tecnologie, impianti, logistica, interessi bancari; e poi quanto investono i padroni nelle imprese? Lamberto Ecco hai toccato un punto delicato: le nostre imprese sono piccole e sottocapitalizzate, e sai perch lo sono? Per la presenza dellart. 18 che ingessa il sistema e scoraggia la crescita dimensionale delle imprese Oreste Siamo tornati al punto di partenza. Se le imprese soffrono, la colpa degli operai che non vogliono farsi licenziare! Ma scusa, se le imprese son piccole non guadagnano come si spiegano i 100 MLD di capitali portati di soppiatto allestero e sanati con lo Scudo Fiscale? E Dio solo sa quanti altri sono tuttora nascosti. Non erano ottime risorse per capitalizzare le imprese? Lamberto Sono daccordo, ma il PD ha subto questa decisione, non lha presa e lha denunciata Oreste E vero, ma allora non si pu dire che la piccola dimensione delle imprese ha impedito il profitto e la capitalizzazione: se hanno messo da parte 100 MLD, vuol dire che prima di essere risparmi sono stati profitti? Lamberto Questo oggettivo, te lo concedo, ma stiamo ragionando su fattori che sono al di fuori della nostra portata Oreste a questo si arrabbia E no, a questo punto, non te la puoi cavare cos. Mi dici di essere daccordo e poi concludi che si possono tagliare solo i miei vantaggi, come se fosse solo colpa mia se le imprese non assumono e se il sistema Italia stagnante e iniquo? Lamberto Non sto dicendo questo, solo che anche certe visioni antiquate dei diritti degli operai contribuiscono a questo malessere, rendendo pi difficile lassunzione dei giovani. Oreste: Questa poi non me la bevo proprio. Mio nipote lavora in una societ di servizi, al disotto dei quindici dipendenti. Eppure proprio l, anche se possono licenziare senza problemi, fioriscono stage, borse e contratti di ogni tipo, salvo quelli a tempo indeterminato! La verit che gli imprenditori vogliono solo risparmiare sul costo degli stipendi, altro che flessibilit Lamberto Si pu esserci anche questo fenomeno, ma non cambia che le nostre imprese abbiano bisogno di flessibilit e lo stesso il mercato del lavoro Oreste Ma cosa vuol dire? Per quale motivo ti nascondi dietro le parole? Ti rifaccio la domanda di prima: quanto pesano le cattive abitudini delle altre fasce sociali sul nostro malessere economico? E per quale motivo il PD invece di mettere allordine del giorno la lotta contro queste cose, pensa principalmente a ridimensionare le nostre conquiste di lavoratori? Conosco un sacco di gente che non dichiara quasi nulla, ma gira in SUV ed ha una bella villa. Qualcosa non quadra.Lamberto Cos, invidia sociale? Che cosa brutta!! Oreste No, non invidia, ma domanda di giustizia e occhi aperti sul mondo. Non capisci insomma che se mi chiedi di rinunciare a qualcosa di tanto essenziale come il posto di lavoro, io, operaio, a mia volta chieder conto di tante altre cose, in nome della giustizia e dello stesso benessere generale? Lho sentito o letto da qualche parte: il Patto sociale non scritto, se lo tocchi in un punto, devi sistemarlo anche negli altri A questo punto, Lamberto tace pensieroso, poi sbotta Ma cosa vuoi da me, io sono solo un giuslavorista, non posso occuparmi di tutto, non sono un tuttologo, queste sono cose politiche che non hanno a che vedere con la mia specializzazione tecnica.E Oreste a sua volta Ah ecco. Se fai il gommista, fallo pure, ma non pretendere che ogni guaio della macchina dipenda dalle gomme. Magari dipende anche dal motore, dalla trasmissione, dal cambio. Servono una visione generale e una

revisione generale. Noi operai siamo anche disposti a parlare delle nostre gomme, ma solo se si guarda ai guai di tutta la macchina, anche perch si corre il rischio di avere gomme nuovissime su di una macchina senza motore. Una macchina che stata fatta tanti anni fa,

che si arrugginita in molte parti. Abbiamo sempre fatto sacrifici, ( la nostra specialit) e non ci spaventerebbe certo farne anche ora, per noi, le nostre famiglie, i giovani di cui tanto parlate senza ricordare che sono i nostri figli. Figurarsi!! Ma con le carte ben chiare sul tavolo, e

ci aspettiamo che il PD stia al tavolo con noi, senza fare locchietto agli altri giocatori. Cos, Oreste e Lamberto si sono salutati e sono tornati a casa, un po pi convinti, per motivi opposti, che le cose cos proprio non vanno.

MILANO, ARROGANZA MUNICIPALE Eugenio Comincini*


Il governo di una citt capoluogo di Provincia e di Regione, nel caso di Milano pu esimersi dalla necessit e capacit di avere un rapporto strutturato, stabile e funzionale con i Comuni che a essa si riferiscono? possibile che una parte dei problemi che Milano vive siano dipendenti da un certo deficit di relazionalit che da decenni sembra corrodere il prestigio e il ruolo stesso della citt di Ambrogio? Queste due domande consentono di aprire una riflessione circa il fatto che da lungo tempo Milano non pi in grado di tessere rapporti, disegnare strategie e costruire alleanze n con i Comuni dellhinterland n con gli altri capoluoghi lombardi. Vista da fuori Milano appare incapace di saper gestire il proprio ruolo di capoluogo, la propria funzione di sede di funzioni amministrative che riguardano un territorio urbano pi ampio di quello racchiuso nei suoi confini. Da troppo tempo mancano occasioni di confronto sui grandi problemi che attanagliano larea metropolitana milanese (e spesso quella pi ampia che si allarga sulle provincie circostanti): appare incredibile come negli ultimi 25 anni Milano non sia riuscita o addirittura non abbia proprio voluto mettere intorno allo stesso tavolo i Comuni della Provincia e le istituzioni superiori per discutere congiuntamente del pi grave problema che le nostre comunit vivono, quello della mobilit, al quale sono ovviamente connessi quelli del traffico, delladeguatezza dei trasporti pubblici, dellinquinamento. Ancora in questi giorni abbiamo assistito alla volont di produrre provvedimenti autonomi e per questo incomprensibili come quello del blocco del traffico domenicale che hanno dimostrato tutta la loro inefficacia nel combattere il problema delle polveri sottili. Non un invito a prendere decisioni condivise, non un serio appello alla Regione perch coordinasse tutte le Amministrazioni comunali, non uno scatto dorgoglio che lasciasse trasparire lesigenza di dimostrarsi davvero capoluogo. Le stesse politiche tariffarie applicate ai trasporti pubblici lasciano ben intendere che non solo a Milano non interessa quanto accade fuori dai propri confini daziari, ma addirittura che Milano non comprende affatto che il mancato coordinamento di tariffe per trasporti e gestione dei parcheggi di interscambio produce problemi aggiuntivi alla citt; la mancanza di politiche di area vasta riguardanti il trasporto pubblico non pu che generare su Milano un incremento della pressione prodotta dal traffico. Facciamo un esempio: negli anni 60 il progetto della Linee celeri dellAdda lattuale linea 2 della Metropolitana fu proprio pensato per gestire i flussi di traffico gi allora importanti che provenivano da est; le fermate di tale linea esterne a Milano sono tredici, raggiungendo sette Comuni diversi. Se ci soffermiamo a pensare quale altra importante opera pubblica abbia avuto uno sguardo cos rivolto allesterno, ci accorgiamo che Milano ha smesso da tempo di pensarsi in modo pi ampio rispetto ai 182 km quadrati del proprio territorio. Si potrebbero fare considerazioni simili circa le scelte relative agli aeroporti (un improbabile hub pi difficile da raggiungere degli altri due scali minori), il governo del territorio e il relativo consumo di suolo, la densificazione abitativa, le regole per edificare e lo sviluppo sostenibile. Per tutte queste tematiche appare evidente la mancanza di un disegno strategico che nessuno stato in grado di tessere. Qualcuno potrebbe obiettare che formalmente non spetta allistituzione Comune di Milano farsi carico di tali coordinamenti; questo ruolo dovrebbe essere svolto dalla Provincia. Gi, ma qui ancora di maggiore evidenza lincapacit di assumersi il compito di accompagnare tutti i Comuni verso obiettivi condivisi. La complessit dei problemi che viviamo e che sopra ho solo citato rende necessaria la creazione vera e propria, come istituzione di nuova formazione, dellArea Metropolitana milanese: questo nuovo soggetto dovrebbe sostituirsi alla Provincia di Milano che come Ente dovrebbe scomparire e contemporaneamente consentire di modificare ruolo, funzioni e poteri del Comune di Milano e dei Comuni dellhinterland. Il prossimo Sindaco di Milano cosa pensa al riguardo? Sapr rilanciare la capacit che un capoluogo deve avere di accompagnare i fratelli minori fuori dalle secche che oltre venticinque anni di assenza di ruolo hanno prodotto?

*Sindaco di Cernusco sul Naviglio

VITTIME E CARNEFICI Vincenzo Ortolina


La frase pi significativa del noto intervento di Bagnasco, per i berlusconiani di tutte le risme, sembra essere, "ovviamente"(?), quella riferita all'"ingente mole di strumenti di indagine" utilizzata dalla magistratura. Affermazione obiettivamente un po' fuori luogo, che fa supporre, secondo taluni, l'intenzione del vertice della CEI di dare, come si suol dire, un colpo al cerchio e uno alla botte. Anche se, in realt, il giudizio sui comportamenti del premier (e chi, se non lui, pur non citato direttamente?) nettissimo, come pure

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l'invito a fare chiarezza "nelle sedi opportune". Quello che non convince quando la Chiesa (non soltanto nella presente occasione) auspica, sostanzialmente, una sorta di "pacificazione" nazionale, dando l'impressione di non rendersi conto che ci del tutto impossibile, se Berlusconi non se ne va. Nella situazione data, sono infatti immaginabili altri anni di governo "tranquillo" (magari non pochi, nel caso si andasse a elezioni anticipate e costui rivincesse, nonostante tutto, anche grazie a una legge elettorale nefanda) sotto la guida di costui? Ed questo, davvero, l'interesse del paese? Ogni persona "saggia" (a partire dagli uomini di Chiesa) non pu non comprendere che no, non pu essere. Pi in generale, sulle note vicende, mi sorprende latteggiamento di Comunione e Liberazione (CL). O meglio, di CL quando indossa (e lo fa spesso) i panni della politica, dismettendo quelli di movimento ecclesiale. Le ultime apparizioni in TV dei loro massimi esponenti, sul tema, le ho trovate semplicemente penose.

Qualche sera fa, al TG 3 della notte, a rappresentare di fatto la maggioranza cerano Paolo Liguori, lex sessantottino ora estremista berlusconiano (che, com sua abitudine, parso molto arrogante, impedendo quasi ai suoi interlocutori, di parlare), e Luigi Amigone, il direttore del settimanale ideologico del gruppo. I due hanno, innanzitutto, ripetuto il refrain del centrodestra: giudici carnefici, Berlusconi vittima. Lex lottacontinuista in particolare ha cos attaccato con veemenza la Boccassini, la quale proprio in questi giorni, guarda caso, nel mirino dei quotidiani di famiglia (e sappiamo come si muovono, questi!). Nel merito, le tesi, anche un po alternative, sono state: in casa sua ciascuno fa ci che vuole. La magistratura non osi origliare (neppure se si commettono reati, a parte i peccati, che non le competono?). Ad Arcore, e dpendances, comunque, non accaduto nulla di grave. Sono montature dei media. E, in ogni caso, anche se fossero vere le accuse al premier, da cristiani (lo ha affermato persino Formigoni, scomodando inopportuna-

mente il Vangelo) dobbiamo semplicemente ricordarci la frase di Ges a riguardo delladultera: Chi di voi senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei (Giovanni, 8, 7). Consequenziale, a questo punto, il rimando di altri cattolici non soggiogati da Berlusconi a unaltra, tremenda frase del Vangelo inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. E meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli (Luca17, 1, 2). In conclusione, Liguori e Amigone meglio persino dei Cicchitto, dei Capezzone, dei Gasparri e compagnia cantante, nella difesa del capo del governo. E, soprattutto, apparentemente non consapevoli che, per il mondo cattolico pi sensibile, non contano tanto i singoli episodi di cui si sta parlando, ma il complessivo clima etico (negativo) prodotto dal berlusconismo. Questi, dunque, sono i ciellini che fanno politica. in ragione di ci che, da cattolico democratico, non li amo, se posso dirlo pubblicamente.

CIVILIZZARE I PARTERRES Paolo Favole


Milano una citt con molti viali alberati - pi che giardini - dovuti a Cesare Beruto che da diligente ingegnere comunale prima di redigere il Piano Regolatore di Milano (1884 - 1889) stato due anni a studiare a Parigi. A lui dobbiamo la terza circonvallazione, quella dei viali delle Regioni, le vie Morgagni e Benedetto Marcello entrambe larghe e alberate, simmetriche a Buenos Aires, che pure era alberato con due sequenze di pioppi. I viali milanesi sono pi Ramblas alla spagnola che boulevard alla francese, perch hanno il grande parterre centrale tra due filari, dedicato al passeggio, ma allora non cerano le auto. Con la motorizzazione le aiuole centrali sono diventate un parcheggio sempre pi selvaggio, con due o tre file di auto, lasfalto con buchi, e, approfittando del disordine, anche qualche cassonetto, auto e moto abbandonate, come nei viali Umbria, Abruzzi, Marche, Jenner dove non passa il filobus. Oltre la circonvallazione la situazione ancor peggio in via Pacini, in via Pisanello, per fare solo due esempi. E un altro dei casi del degrado urbano: dellinerzia nel gestire gli spazi della citt pubblica o della distrazione di fronte a situazioni che sembrano ormai consolidate perch ogni giorno le vediamo, o forse si ritiene il problema minore anche se la citt negli ultimi anni si impegnata molto nel settore del verde pubblico. Bisogna aggiungere la pericolosit delle auto mal parcheggiate che sporgono verso il viale e di quelle che salgono e scendono di lato. Degrado, disordine, pericolo, auto attaccate agli alberi, tronchi neri dallinquinamento: il lato B della citt dellExpo. A Milano si sistemato un tratto di viale Brianza e met di viale Aretusa, chiss perch solo due tronchi e solo l. A Parigi, (e non solo), avevano lo stesso problema: ebbene le aiuole centrali di alcuni boulevard sono state trasformate in parcheggi civili, con ingresso e uscita con tessera e sbarra sulle due testate, posti numerati, cordoli alti che impediscono lingresso dai lati, alberi rispettati e non con le auto che si accavallano sulle radici. Parcheggi riservati ad abbonati - residenti o impiegati in zona che per un posto pagano due euro a settimana, cinquanta centesimi al giorno, o cento euro allanno e altri posti disponibili per utenti di passaggio, sempre a cinquanta centesimi. Tariffe molto economiche, quindi parterre pieni, ordinati e ben tenuti. Il tutto come si dice in Francia civilizzato cio messo dalla parte del civis, del cittadino, che viene prima dei suoi mezzi meccanici (auto). Applichiamo il progetto a un viale qualsiasi di Milano, fatta la sistemazione (cordoli, sbarre, pavimentazione) lincasso, con le tariffe parigine, sarebbe dai cinquanta a settanta mila euro anno per viale, importo sicuramente modesto per la citt, quindi da assegnare, a mio giudizio, al consiglio di zona, con due impegni: la manutenzione (10%) e il resto per mettere a dimora alberi in zona, implementando giardini e aiuole, o civilizzando qualche strada o pi in genere per la qualit dellabitare. Una disponibilit economica che darebbe un potere reale e operativo alle municipalit di zona, che dispongono di un bilancio altrimenti esiguo e non finalizzato a in-

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terventi operativi. Magari con appalti sotto soglia che permettono di evitare la burocrazia delle procedure. Interventi negli spazi minuti della citt che sono fondamentali per mi-

gliorare il tessuto edilizio consolidato e che i residenti e (spero) i consiglieri di zona sanno dove fare. Nota finale: ho parlato dei parterres dei viali ma evidentemente il principio si

pu applicare anche agli spazi sotto i cavalcavia e i viadotti, e a tutte le aree civiche occupate da parcheggi selvaggi.

Scrive Giuseppe Ucciero


Alessandra Tami afferma che la CISL voleva lazionariato dei dipendenti fin dal lontano 1945, ma la Cisl stata fondata nel 1950. Quel poco o quel tanto che si fatto nellimmediato dopoguerra, sul tema della cogestione operaia sono tutte interne al patrimonio storico della CGIL, a cui non sembra sia estraneo lo stesso art. 46 della Costituzione che nel 1948 stabil: Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende. Tanto per lesattezza dei fatti storici.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Direttori dorchestra
Hans Swarowsky (Budapest 1899 Salisburgo 1975) fu un poliedrico allievo di Arnold Schnberg e di Richard Strauss e cre a Vienna una famosa scuola di specializzazione per direttori dorchestra di cui furono a loro volta allievi, fra tanti, Claudio Abbado, Zubin Mehta, Giuseppe Sinopoli; fu proprio questultimo a riferire, pochi anni prima dellinfarto che lo colp a morte sul podio della Deutsche Oper di Berlino, un curioso ammonimento di Swarowsky ai suoi allievi: ricordatevi che su 100 direttori dorchestra, 90 fanno solo danni, 9 forse non ne fanno ma non producono valore aggiunto, uno solo svolge sul podio un ruolo positivo e contribuisce ad arricchire il lavoro dellorchestra. Sar un paradosso, ma fatevi raccontare dal responsabile di una qualsiasi istituzione musicale quanto siano rari i direttori accettati ed apprezzati dai professori di orchestra. Spesso sono appena tollerati, talvolta dileggiati (e non sempre dietro alle spalle), raramente suscitano entusiasmo o ammirazione; specialmente quando la loro autostima rasenta il delirio da onnipotenza (ad esempio quando pretendono di essere chiamati solo ed esclusivamente il Maestro, che notoriamente pi esclusivo di lAvvocato o lIngegnere, e perfino di il Professore) o quando hanno lossessione di essere oscurati dalla fama dei colleghi. I grandi direttori sono ovviamente diversi, conservano un forte spirito di servizio nei confronti della musica, sentono gli orchestrali come colleghi, sprigionano la gioia di far musica insieme a loro ( noto il caso di Abbado che si fa chiamare Claudio e si fa dare del tu anche dal pi giovane ed ultimo arrivato in orchestra, creando cos ancorch possa risultare anche questo un sapiente e sottile strumento di potere un clima di grande coesione e collaborazione). Noi ascoltatori, che i direttori li osserviamo di spalle e spesso ci sembra che dallorchestra nessuno li guardi, ci domandiamo quanto essenziale sia il loro ruolo e in che misura e in che modo essi contribuiscano alla qualit della musica che stiamo ascoltando. In questi giorni di grande fermento musicale ci siamo intrattenuti sullargomento con alcuni professori dorchestra e sono emerse le riflessioni di cui vi diamo conto. A prescindere dagli aspetti sociali e formali del rapporto fra chi sta in piedi sul podio e chi seduto nelle file dellorchestra aspetti che tuttavia danno gi qualche misura del potere delluno sugli altri e in parte spiegano le difficolt che incontrano le donne a salire sul podio per la loro diversa modalit di esercizio del potere spesso ci chiediamo come funzioni la trasmissione delle informazioni che passano dal direttore allorchestra, e da quali regole sia governato il sistema dei segnali trasmessi. La tecnica della direzione basata sopratutto sulla precisione del gesto, lesattezza dei tempi, la puntualit dellattacco alle singole parti - infatti condizione necessaria ma non sufficiente per trasmettere il pensiero musicale; e cos leleganza e lespressivit del gesto aiutano ma non bastano. La vera missione della direzione quella di trasferire allintera orchestra unidea nitida e limpida della pagina musicale - unidea unica, precisa, totalizzante, avvolgente, assorbente tutte le altre - e farne una narrazione tanto pregnante e suggestiva da indurre nel pubblico una sorta di rapimento, che ricorda quello con cui il cantastorie incanta i bambini. Normalmente il poco tempo a disposizione per le prove e labitudine - necessit di passare frequentemente da unorchestra alla altra, fanno s che i direttori riescano ad ottenere risultati apprezzabili non pi attraverso un lungo lavoro

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dinsieme e la conoscenza personale dei singoli musicisti, ma piuttosto grazie allautorevolezza (che a sua volta non pu prescindere dalla competenza e dallesperienza), alla chiarezza del proprio pensiero musicale e alla capacit di comunicarlo con grande forza e sicurezza. Non un caso che Claudio Abbado (sempre lui, il mitico esemplare della specie, diventato larchetipo contemporaneo del direttore di orchestra) diriga ormai quasi esclusivamente le sue orchestre, quelle create da lui e di cui ha scelto uno ad uno i musicisti. I quali raccontano che, nonostante larcinota espressivit del gesto, Claudio dirige sopratutto con lespressione del viso; che attribuisce una grande importanza alla luce che gli illumina il volto perch possa esprimere ci che ha dentro di s e meglio penetrare lo sguardo dei musicisti che ha di fronte; che gi dal modo in cui si avvicina al podio, dal suo incedere, i giovani orchestrali sentono il tempo ed il colore dellattacco che sar impartito immediatamente, per non perdere concentrazione con saluti, applausi e salamelecchi. Si sa che la mano destra del direttore, prolungata nella bacchetta, serve a dare il tempo mentre la sinistra descrive il fraseggio e il colore del suono, ma se non si ha dentro di s un fortissimo sentire e qualche cosa di profondamente vero da dire, da raccontare, gesti e bacchetta serviranno ben poco. Noi ascoltatori ci troviamo spesso davanti a una esecuzione apparentemente perfetta,

con dettagli molto curati ed attacchi precisissimi, ma ci accorgiamo che la musica senzanima e i commenti sono s, molto bene ma ... non so, non mi ha preso molto ... in fondo mi ha lasciato indifferente. Semplicemente sul podio cera uno di quei 9 o di quei 90 direttori di cui parlava Swarowsky.

I prossimi appuntamenti + luned 14 al Conservatorio, per Serate Musicali, Salvatore Accardo con la Orchestra Camerata Ducale suona e dirige (pessima abitudine) un programma che prevede Beethoven (Romanze op. 40 e 50), Viotti (concerto n. 22 per violino e orchestra) e Mozart Sinfonia n. 29 K. 201). + marted 15, sempre al Conservatorio per la Societ del Quartetto, il pianista svizzero Francesco Piemontesi (classe 1983) eseguir uno di quei programmi che non amiamo (un programma che sembra voler sottolineare la molteplice variet di forme e stili della musica per tastiera annuncia il Quartetto), che parte da Haydn ed arriva a Schumann passando attraverso Janacek e la Sonata opera 101 di Beethoven. + mercoled 16 sempre al Conservatorio ma per la Societ dei concerti, la violinista Isabelle Faust e il pianista Alexander Melnikov, dopo la Sonata n. 2 di Busoni eseguiranno le due Sonate n. 4 e 5 (opere 23 e 24) di Beethoven.

+ il 17, 18 e 20 allAuditorium di largo Mahler potremo ascoltare la Nona Sinfonia in re maggiore di Mahler eseguita dallOrchestra Verdi diretta da John Axelrod; musicista texano di origini ebreo polacca, allievo di Bernstein, Axelrod che ama il rock e prima di studiare direzione dorchestra faceva il sommelier - da anni ha messo radici un Europa e ora sta consolidando la sua presenza anche in Italia.. + come gi annunciato, marted 15 alla Scala si dar la prima rappresentazione della nuovissima Tosca, diretta dal ventinovenne israeliano Omer Meir Wellber, con Oksana Dyka, Jonas Kaufmann e Marco Berti, scene di Richard Peduzzi, costumi di Milena Canonero; repliche, anche con altro cast, il 17, 20, 22, 25, 27 febbraio e il 2, 4, 6, 23 e 25 marzo + al Teatro Dal Verme segnaliamo il concerto che lorchestra dei Pomeriggi Musicali, diretta da Daniele Rustioni terr gioved 17 e domenica 19 eseguendo due concerti di Bach (violino e orchestra in mi maggiore e secondo Branderburghese) e due Kammermusiken di Hindemith (n. 7 per organo e orchestra e n. 4 per violino e orchestra), violinista Caroline Widman e allorgano Giulio Mercati. Un programma molto intrigante che ricorda lindimenticabile esordio milanese di Claudio Abbado (sempre lui) allAngelicum, con tre concerti ognuno dei quali presentava proprio due Branderburghesi di Bach e due Kammermusiken di Hindemith!

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Terre vulnerabili atto secondo. Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci.
verse nellarco di sette mesi, legate tra loro dal tema specifico della vulnerabilit. Unidea innovativa e interessante per un progetto mai stabile ma in continuo divenire e cambiamento, curato da Chiara Bertola con la collaborazione di Andrea Lissoni. Un progetto sperimentale in quattro fasi, come quelle lunari, che arriver ad esporre i lavori di trenta artisti internazionali, aggiunti gradualmente di mostra in mostra. Iniziato il 21 ottobre con la mostra Le soluzioni vere arrivano dal basso; continua con questa esposizione, inaugurata il 2 febbraio, dal titolo Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci; per poi arrivare a quelle dei prossimi mesi, con Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano, marzo 2011, e Lanello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, aprile 2011. Un lavoro sperimentale anche per il modo in cui stato ideato il progetto. Dal settembre 2009 infatti, la curatrice e i vari artisti interpellati si sono pi volte incontrati per discutere, riflettere, condividere idee e progetti per creare delle opere adatte al tema e in dialogo tra loro. Ecco perch il risultato non mai definitivo. Gli artisti infatti si riservano di modi-

R. Salvadori Non si volta chi a stella fisso, 2001

AllHangar Bicocca iniziata la seconda fase di Terre vulnerabili. Un progetto site specific che prevede lallestimento di quattro mostre di-

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ficare, trasformare, spostare, aggiungere e correggere il proprio lavoro, per accordarlo agli altri e al pubblico. Il progetto in evoluzione continua, germinativo e organico, secondo le parole dei curatori, per permettere al pubblico e agli artisti

A. Prosdocimi Appunti di viaggio, 2010- 2011

di continuare a prendersene cura, crescerlo e nutrirlo. Otto gli artisti presenti in questa seconda esposizione, che vanno ad aggiungersi ai quindici della prima esposizione: Bruna Esposito, Yona Friedman, Carlos Garaicoa, Invernomuto, Kimsooja, Margherita Morgantin, Adele Prosdocimi, Remo Salvadori, Nico Vascellari. Otto lavori diversissimi per forma, materia-

li, dimensioni, in cui viene declinato e sviluppato in modo personale il concetto di vulnerabilit. Perch stato deciso di riflettere proprio su questo tema? La vulnerabilit non una caratteristica solo dei materiali con cui sono state fatte le opere (fogli di carta, candele, cartone, cera, suoni, luci, fili, immagini proiettate), ma anche una capacit empatica di riconoscersi come parte di un insieme, di una comunit in cui bisogna aver rispetto per gli uomini e lambiente. Vulnerabilit come presa di coscienza del nostro essere fragili, vulnerabili appunto, e della necessit di una comprensione pi profonda degli altri e di s. Ma anche vulnerabilit della terra, del nostro mondo, visto come risorsa limitata che in breve tempo si esaurir. Infine la vulnerabilit intesa anche come dissolvenza dei corpi e dei limiti. In un mondo ormai caratterizzato dal mescolarsi di uomini, frontiere, culture e lingue, la vulnerabilit diventa non pi una debolezza, qualcosa di negativo, ma unarma per assorbire e far entrare in noi laltro, la diversit. E disposizione mentale ad arricchirci. Ed ecco allora aggiungersi alle opere gi presenti per la prima mostra, per esempio, la grotta del trio di Invernomuto, una copia della grotta di Lourdes ma fatta di cera, destinata

a dissolversi nel tempo della mostra sotto le lampade alogene. Si incontra poi il poetico lavoro di Adele Prosdocimi, tappeti di feltro con ricamate le riflessioni scaturite dai vari incontri tra gli artisti e i curatori; un video, ma non un documentario, sulle emissioni di radiazioni solari di Margherita Morgantin, per studiare e curare lo stato di salute del nostro pianeta; per arrivare poi allomaggio ai morti di Bruna Esposito, un angolo votivo con tanto di ceri accesi e malinconica musica in sottofondo, opera piccola e solitaria, dedicata alla paura di morire. Insomma un coagulo di esperienze e punti di vista diversi che vanno a riflettere su un argomento spinoso e forse un po tab. E sempre difficile parlare delle nostre debolezze e ammettere di essere, nel nostro intimo, vulnerabili. Terre vulnerabili. 2/4 Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci. Dal 3 febbraio, gli altri quarti il 10 marzo e il 13 aprile HangarBicocca, Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca) Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

Addio ad Oppenheim, re della land art


fornia College of Arts and Crafts. Dopo aver conseguito nel 1965 il Master in Fine Arts alla Stanford University a Palo Alto, nel 1967 si trasferisce a New York, centro nevralgico della nuova arte. L lavora come insegnante in una scuola di Smithtown, Long Island. E dellanno successivo la sua prima esposizione personale. Oppenheim fu tra i primi a utilizzare la performance e la videoarte come modalit di espressione artistica. Il suo lavoro fu sempre caratterizzato da una ricerca continua di nuovi mezzi e materiali, che lo portarono a confrontarsi con diverse tecniche e situazioni, dalla scultura, alla land art, alla fotografia alle istallazioni video. Per creare la sua prima opera, del 1967, assolutamente sperimentale e di rottura, fu ispirato dalle orme lasciate sulla neve dalla sua classe di studenti intorno a un campo da calcio. Questi segni suggerirono a Oppenheim l'idea per la realizzazione di ''Earthwork: il buco del terreno''. Unopera costruita per assenza. Lo spazio infatti uno spazio negativo, poich loggetto non c, ma allo stesso tempo vi sono contenuti il senso di mobilit e il senso di inamovibilit delle impronte stesse. Unazione che solo apparentemente semplice, ma che in realt gi manifesta la profonda radicalit dellorientamento alla base degli Earthworks. Lavori creati soprattutto su campi innevati e fiumi gelati in cui l'azione, il tracciato di solchi o cerchi concentrici, aveva un carattere del tutto effimero, data la non consistenza di questi soggetti. Ecco perch nei suoi lavori le forme transitano da una situazione all'altra, da un materiale all'altro, in una metamorfosi continua che mette in discussione le regole costituite dell'arte, dell'architettura e del design. Come nel caso dei bellissimi Device To Root Out Evil, 1997 e Journey Home, del 2009.

Bus Home (2002) Buenaventura CA

Il 22 gennaio scorso si spento allet di 73 anni Dennis Oppenheim, artista americano tra i principali esponenti della Land Art. Se ne andato durante la notte, a causa di un tumore al fegato, mentre si trovava a New York. Oltre che esponente di spicco dellarte paesaggistica, Oppenheim fu anche un artista concettuale noto per la sua attivit nel campo della Performance art, della Body Art e della Video art. Nato nel 1938 a Electric City, Washington, negli anni Cinquanta frequenta luniversit presso la Cali-

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Artista controverso, Oppenheim si dedicato soprattutto alla realizzazione di grandi installazioni in spazi pubblici nelle principali citt del mondo, alcune di queste opere addirittura caratterizzate dalla attivazione tramite i movimenti del pubblico stesso. Una poetica che si espli-

cita nella presa di possesso di uno spazio che, dopo interventi e modifiche, viene riproposto come opera darte sotto forma di fotografia o di installazione. Celebrato dai pi grandi musei del mondo con mostre e retrospettive, Oppenheim ha partecipato nel 1997 alla Biennale di

Venezia. I suoi ultimi lavori risalgono al 2010, due opere pubbliche fatte di luci per la citt di Toronto (Still Dancing), e per laeroporto di Houston, in Texas (Radiant Fountains). Due giochi di luce e forme che fanno sognare. Il mondo dellarte ha perso un grande artista.

Chi parte e chi arriva. Anticipazioni di una primavera interessante


Momento di considerazioni e anticipazioni sulla situazione delle mostre milanesi, presenti e future. Entriamo infatti nellultima settimana di apertura di diverse mostre, tra cui quella che letteralmente stata il fenomeno dellanno, la mostra di Salvador Dal. Tante parole sono gi state dette per descrivere questo artista e questa mostra, dai risultati incredibili, ma che appunto per questo merita che si spendano ancora due parole di commiato. Una mostra per cui s, ci si aspettava un discreto successo di pubblico visto il nome assolutamente famoso e di richiamo di Salvador Dal, ma che ha lo stesso stupito tutti per lo straordinario afflusso di visitatori. Non c stato giorno, o quasi, in cui la fila dei visitatori non arrivata almeno fino alla piazzetta reale. Se non direttamente in piazza Duomo. Coda sotto la pioggia, il nevischio, il freddo pungente, ore e ore per aspettare di vedere quella che stato il successo dellanno. Peccato che, una volta entrati dopo questa gran fatica, nelle sale, suggestive ma troppo anguste, si facesse fatica a muoversi e bisognasse di nuovo mettersi in coda per arrivare a vedere da vicino i quadri del pittore spagnolo. Tutto questo per non ha fermato i temerari visitatori che hanno affollato le sale della mostra a tutte le ore, usufruendo anche delle aperture straordinarie di Palazzo Reale in queste ultime settimane. Non senza per risparmiare critiche alla gestione degli spazi e degli ingressi. Per motivi di organizzazione, purtroppo questa mostra non sar prorogata, per cui chi ancora si fosse perso questo evento, che rester nella memoria (soprattutto di chi ci ha lavorato ogni giorno spesso in ardue condizioni), deve affrettarsi perch ancora pochi giorni lo separano dalla chiusura di questa rassegna sullartista catalano. Altrettanto importanti mostre in chiusura sono quella sulla scultura italiana del XXI secolo alla Fondazione Pomodoro, originale, divertente e molto rappresentativa, non finiremo mai di dirlo; quella sullarte islamica al piano terra di Palazzo Reale, di qualit, interessante, specialistica, ma forse proprio per questi motivi non apprezzata fino in fondo dal gran pubblico; in chiusura anche il Capolavoro per Milano del Museo Diocesano, la Nativit di Filippo Lippi, che a breve torner a Prato. Ma per tante mostre che se ne vanno, ne sono in previsioni altrettante nuove, tra originalit e vecchie glorie sempreverdi. Tre le nuove esposizioni che saranno ospitate a Palazzo Reale a partire dal mese di febbraio in poi. La principale, quella su cui ci si aspetta un successo pari almeno alla met di quello di Dal, la mostra sullArcimboldo. Un nome conosciuto per chi si intende darte, ma ancor pi famoso, forse in modo inconsapevole, tra il grande pubblico, per i suoi quadri pi noti: le celeberrime teste delle Quattro stagioni, della Flora e del Vertumno composti da frutta, verdura e fiori. Nature morte sotto forma di ritratti. Una mostra importante dal punto di vista delle opere esposte, dei nomi presenti e anche scientificamente valida. Lo scopo quello di ridare peso agli anni milanesi dellArcimboldo, che tanto tempo invece lavor a Praga e Vienna, per capirne maestri, retroscena e sviluppi. Non solo Arcimboldo dunque, ma una grande carrellata dai leonardeschi a Caravaggio per contestualizzare il suo operato. Altra mostra nuova e decisamente originale sar quella su Alberto Savinio. La commedia dellarte. Fratello del ben pi celebre Giorgio De Chirico, gi simbolo di casa BoschiDi Stefano, questa mostra ce lo fa conoscere meglio presentandocelo come un personaggio poliedrico e versatile, che con il suo lavoro ebbe a che fare non solo con larte in senso stretto, ma anche con letteratura, teatro, musica, architettura e mitologia. Un gradito ritorno quello degli Impressionisti, a Milano da marzo, con una mostra itinerante, a pi di dieci anni dallultima esposizione. Saranno esposti moltissimi capolavori della Clark Collection di Boston, e Milano stata scelta proprio come prima tappa del loro tour europeo. Gli Impressionisti, in ogni loro versione, tema e accezione, hanno sempre attirato moltissimi visitatori, ragionevole pensare che anche questa volta avranno un grande successo di pubblico. Ultima mostra veramente rilevante quella intorno a Caravaggio, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano in data da definirsi, tra la met di febbraio e quella di marzo. Una rassegna non su Caravaggio, si badi bene, ma sul periodo, ancora un po incerto, della sua formazione e dei suoi primi viaggi. Tanti nomi importanti per capire a chi, dove e come il grande maestro si ispir agli inizi della sua attivit, per poi creare il suo stile unico e inconfondibile. Insomma la primavera, che a livello espositivo sempre stata un po in sordina, questanno si far sentire in modo forte con tante nuove proposte diversissime tra loro, per accontentare tutti i gusti. Dai capricci dellArcimboldo (che faranno impazzire i bambini), agli evergreen dellImpressionismo, alla pittura magica di Savinio, per finire con uno dei pi grandi, Caravaggio.

Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, dal 10 febbraio al 22 maggio. Savinio. La commedia dellarte. Palazzo Reale, dal 25 febbraio al 12 giugno. Gli Impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale, dal 2 marzo al 19 giugno. Gli occhi di Caravaggio. Museo Diocesano.

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Joseph Kosuth da Lia Rumma


Dopo la mostra di Ettore Spalletti, che inaugur il nuovo spazio della galleria, Lia Rumma, signora delle gallerie italiane, chiese a un amico di vecchia data di crearle qualcosa site specific, concepito appositamente per il nuovo, grande, enorme spazio della galleria in via Stilicone. Ecco comparire in scena Joseph Kosuth, artista concettuale americano. Lentrare nello spazio al pian terreno gi unesperienza. Un cubo tutto nero, modificato apposta per loccasione, avvolto nella penombra, in cui spiccano grandi frasi al neon, i Texts for Nothing. Frasi prese niente meno che dal lavoro di Samuel Beckett del 1954, che appunto presta il titolo anche allinstallazione. Texts for Nothing un lavoro basato su una selezione di frasi, in inglese e in italiano, composto da 19 opere singole realizzate in neon bianco a luce calda e ricoperte di nero. Alcune perfettamente leggibili, altre in modo un po sfocato, per cui lo spettatore deve cercarsi il proprio ottimale punto di vista per leggerle. Se per anni questi testi sono stati poco considerati dalla critica drammaturgica beckettiana, per Kosuth invece sono sempre stati un punto di partenza fondamentale. Un lavoro quasi parallelo, quello svolto da Beckett e Kosuth: in entrambi larte e la sua creazione mostrano un forte legame nella relazione con il significato. Beckett affronta la questione del significato a partire dalla sua assenza, Kosuth al contrario si concentra nella produzione del significato. Un lavoro peraltro senza fine, un processo che inizia ma che pu procedere allinfinito, continuando per continua assenza. Costituendo linguaggio in s, il lavoro si autodescrive come una assenza, unassenza dalla quale possono fluire le nostre domande sul significato ha spiegato Kosuth. Nessuno ha mai detto che larte contemporanea fosse facile. La mostra continua poi al primo e secondo piano con una raccolta di nove opere storiche di Kosuth, An Uneven Topography of Time/Un Irregolare Topografia del Tempo, il cui soggetto principale il tempo, dal 1971, anno in cui l'artista aveva inaugurato la prima galleria della Rumma a Napoli, a oggi. Si possono trovare quindi le famose sedie, nella serie delle Eighth Investigations, 1971; gli altrettanti celebri orologi, le definizioni di tempo, oggetto e orologio tratte dal dizionario, e ancora neon e foto su Art as Idea as Idea, 1966. Un lavoro cervellotico, difficile da capire a un primo impatto, ma cos larte concettuale e il lavoro di Kosuth, che ha dagli anni Sessanta ha esplorato il significato e la produzione del linguaggio. Una mostra sicuramente interessante, suggestiva, che porta a far riflettere sul significato di alcune categorie, come quella del tempo, e sul messaggio che larte concettuale di oggi vuole esprimere. Joseph Kosuth, Texts for Nothing, Galleria Lia Rumma, via Stilicone 19, Orari: da marted a sabato, dalle 11:00 alle 13:30 e dalle 14.30 alle 19:00 Ingresso libero.

Benvenuto, Novecento!
Dopo tre anni di lavori, progetti e polemiche si finalmente inaugurato il Museo del Novecento nello storico palazzo dellArengario, completamente rinnovato, con oltre 5 mila metri quadrati di spazio per ospitare le oltre 400 opere delle Civiche Raccolte milanesi. Grande evento mondano stata linaugurazione stessa, avvenuta il 6 dicembre, alla quale hanno partecipato volti noti della cultura e della politica milanese. Un progetto innovativo e futuristico, pi unistallazione che unarchitettura, come racconta Italo Rota, architetto responsabile del progetto. Grandi vetrate, scalone a spirale che ricorda il Guggenheim di New York, nicchie e passerelle che collegano lArengario col primo piano di Palazzo Reale. A coronamento di questo edificio lenorme Neon di Lucio Fontana, progettato nel 1951 per la IX Triennale, ed esposto in una terrazza vetrata che domina la piazza del Duomo e diviene faro e simbolo del museo stesso. E poi un ristorante nella Torre, un bookshop ben fornito e spazi per la didattica, oltre che luoghi in cui possibile sostare. Un museo come non ce nerano mai stati a Milano, ma che oltre ai pregi inconfutabili, tra cui quello di raccogliere in un solo luogo pezzi fondamentali della storia artistica milanese ma non solo, si porta dietro, quasi inevitabilmente, uno stuolo di polemiche. A cominciare proprio dallinizio del percorso espositivo. Dopo un ingresso avveniristico, con armadietti luminosi e monitor appesi al soffitto, si sale lenorme rampa spiraliforme che conduce ai vari piani del museo. Ma c un primo problema. Sulla sinistra, quando meno te lo aspetti, ecco comparire lenorme tela del Quarto stato di Pellizza da Volpedo, prelevata dalla sede storica della Galleria darte moderna e messa in una nicchia dal fondo nero. Proprio questa nicchia divenuta oggetto di questioni e polemiche. Una collocazione poco adatta, troppo poco visibile per un quadro di quella importanza, significato e dimensioni. Dovrebbe aprire idealmente il percorso storico artistico. Si trova relegato in un punto di passaggio: quasi ci si passa davanti senza accorgersene, anche per il fondo troppo scuro su cui posto. Il percorso prosegue poi in modo pi funzionale. Aprono le danze alcune opere della collezione Jucker, prima conservata a Brera; la favolosa serie dei quadri di Boccioni, Carr, Balla e degli altri Futuristi, con la famosissima scultura di Boccioni Forme uniche nella continuit degli spazi, esposte in sale con pannelli color crema e colonne di marmo. Si prosegue poi con gli anni Venti e Trenta e le sale monografiche di Morandi, De Chirico, Martini.Il percorso continua in ordine cronologico. Il ritorno allordine del gruppo di Novecento, gli antagonisti della Scuola Romana, i Chiaristi, De Pisis. Si incontrano poi, in un continuo dentro e fuori un po labirintico, Manzoni e Burri, il Gruppo T, lArte Povera, Marino Marini. Lucio Fontana ha una sala tutta per s che si affaccia sul celebre Neon e dove possibile ammirare, nel mezzanino, il famoso soffitto realizzato da lui nel 1956 per la sala da pranzo dellHotel del Golfo di Procchio allIsola dElba, decorato con segni, tagli e incisioni operati direttamente sullintonaco fresco e riempiti di colori puri. Soffitto che ha subito rocambolesche vicende e che stava per essere distrutto nel corso di un

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radicale intervento di ristrutturazione delledificio. Solo la Soprintendenza di Brera e la Fondazione Fontana con il loro intervento, hanno permesso il salvataggio del soffitto. Al centro delledificio scorre un imponente impianto di doppie scale mobili. Un po centro commerciale, un po Centre Pompidou. Una parte molto importante quella dedicata allarte davvero contemporanea, che ospitata nel piano superiore di Palazzo Reale, collegato da una passerella che conduce in sale grandi e adatte alle dimensioni fuori misura di certe opere. Rotella, Pistoletto, la Land art, la Pop art, larte concettuale, istallazioni ottiche e

reali in cui lo spettatore pu entrare e lasciarsi stordire dai giochi di specchi, luci, suoni. Finalmente a Milano un museo di arte contemporanea degno di questo nome, nel cuore della citt. Con un ultimo interrogativo. E Casa Boschi-Di Stefano? Moltissime opere esposte al museo provengono da quello straordinario ambiente espositivo che era la casa dei coniugi Boschi. Certo, questo trasferimento era gi in programma fin dai tempi della loro donazione, ma sicuramente la fisionomia di questa casa-museo radicalmente cambiata e forse anche snaturata. Rimane Savinio, simbolo della casa, ma se ne sono andati importanti e altrettanto significativi

Sironi, De Chirico, Manzoni e Fontana. Come fare per non cambiare la fisionomia della casa-museo ma allo stesso tempo permettere di avere una visione globale della storia artistica del Novecento? Questa lardua questione. Per ora ci accontentiamo di questo nuovo e veramente attuale museo, gratuito fino al 28 febbraio. Museo del Novecento, Palazzo dell Arengario, Piazza Duomo, Orari: lun 14.30 - 19.30, mar mer ven dom 9.30 - 19.30 giov sab 9.30 22.30 Ingresso gratuito fino al 28 febbraio 2011

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Dispersi Guida ai film che non vi fanno vedere
Arcipelagomilano oggi incontra Hideout - splendida realt nel panorama milanese - che da anni mette a disposizione la propria passione per limmagine e per la parola stimolando il pubblico online, ma non solo. A parlarci di Hideout c il direttore, Alberto Brumana. Ciao Alberto, presentaci un po levoluzione di Hideout e i motivi che vi hanno incoraggiato a creare il vostro gruppo. Hideout nasce ormai quasi dieci anni fa dallincontro di un gruppo di studenti universitari e amici, con lidea di creare sul web un nascondiglio, come suggerisce il nome stesso, cio un luogo dove poter approfondire tutto ci che concerne la cultura dellimmagine e della parola, e quindi soprattutto cinema, letteratura, televisione e videoclip. Non solo recensioni quindi, ma anche e soprattutto sguardi trasversali sul mondo della comunicazione. Hai parlato di sguardi trasversali sul mondo della comunicazione, forse proprio in un momento in cui la critica con rare eccezioni - utilizza la penna per distruggere piuttosto che interpretare limmagine con uno sguardo. Servono menti fresche? La discussione tra critica giovane e critica anziana attuale, sempre. Lo era negli anni ottanta, quando i giovani critici di allora, tra i quali anche i Canova e gli Escobar, venivano tacciati di superficialit per lo sguardo attento che davano al cinema pi commerciale. Oggi la generazione pi giovane di critici quella nata con internet. Spesso blogger e giornalisti online vengono definiti incompetenti da chi nemmeno ha provato a leggere le loro, le nostre recensioni. In questo senso invece la critica da quotidiani di carta stampata a essere praticamente morta, sepolta dalle notizie di anteprima, dallaneddotica e dalla fame di gossip. Sul web invece, la possibilit di parlare di qualsiasi argomento, senza problemi di spazio o di scelte editoriali, d uninfinita liberta. Ci non equivale sempre a pari qualit, ma questo vale per tutti i campi. Tra le idee di Hideout ci sono I Dispersi. Di cosa si tratta? I Dispersi un progetto nato pi di tre anni fa, in maniera abbastanza casuale, rendendoci conto che spesso ci trovavamo a parlare di film che in Italia non uscivano in nessun modo, n in sala, n per il mercato home video. Poi, sempre casualmente, incontrammo i ragazzi di Italian Subs Addicted: loro sottotitolavano film inediti, noi li recensivamo. Ci volle poco per dar vita a una collaborazione, che nel 2008 port alla prima rassegna di film Dispersi a Milano, organizzata grazie allassociazione La Scheggia. I Dispersi poi hanno continuato ad espandersi, con la nascita del blog, luscita del libro (Dispersi - Guida ai film che non vi fanno vedere, di cui andata esaurita la prima edizione ma che presto sar ristampato), e tante collaborazioni, tra cui quella con Radio24. I Dispersi vanno a cogliere una falla della distribuzione che evidente sin dai numeri: ogni anno vengono prodotti nel mondo 25.000 film, e sono solo 500 quelli ad avere unuscita nelle sale italiane. Il problema che ai grossi distributori non interessa investire in film che non porterebbero risultati milionari, e in quelli pi piccoli, che spesso sono anche a conoscenza di questi film, non sempre c la volont di rischiare investendo comunque budget non irrisori. Nel lanciarci nel progetto sui Dispersi, ci siamo voluti proprio mettere nei panni di un distributore, scegliendo film che potessero avere un mercato in Italia: non prodotti di elite, ma bei film interessanti per diversi tipi di pubblico. Proprio oggi inizia Dispersival, un festival che proseguir fino a domenica 13 febbraio. Ci spieghi il vostro obiettivo? Dispersival il nostro primo tentativo di andare oltre la semplice rassegna di film. Si tratta di cinque giorni completamente dedicati ai film ignorati dalla distribuzione italiana. La prima grossa novit lapertura al cinema italiano: sono moltissimi infatti i film girati in Italia rimasti assolutamente inedi-

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ti. Tutti argomenti che tratteremo nella tavola rotonda di apertura del festival, per la quale abbiamo coinvolto distributori, produttori, registi, autori, critici e canali di web TV. Abbiamo dedicato poi ogni giornata a un differente tipo di film, dal cinema italiano, come dicevo, ai documentari, ai film di animazione e di serie b. La giornata del sabato poi dedicata ai dispersi ritrovati: quei film che avevamo segnalato come dispersi e che poi sono invece stati distribuiti, anche se in ritardo. Abbiamo organizzato la giornata con Officine Ubu, che uno dei distributori pi attenti a questo tipo di film. Abbiamo pensato anche a momenti che vanno al di l del film, ma sempre con elementi cinematografici: aperitivi e serate con dj Robba che proporr le sue colonne sonore. Qualche titolo che potremo vedere al Dispersival? Il Disperso con cui apriremo il festival Youth in Revolt, ed stato votato tra venti film dagli spettatori dellultima edizione della nostra rassegna, lo scorso autunno. una commedia nera interpretata da quello che chiamiamo il principe dei Dispersi, Michael Cera (ogni suo film ha infatti qualche problema con la distribuzione): divertente e delicata. Segnalo poi sicuramente Sleepless, un film italiano dal grande cast (Violante Placido, Pietro Sermonti e Valentina Cervi tra gli altri), mai uscito n al cinema n in dvd. Best Worst Movie, un documentario su come un film italiano, Troll 2, sia in America diventato un vero cult movie perch considerato il peggiore della storia,

Sita Sings the Blues, un film di animazione distribuito liberamente dalla sua autrice grazie al Creative Commons e My Name is Bruce, imperdibile per i fan del cinema di serie b. Sono molto incuriosito dal documentario Era la citt dei cinema: le vecchie monosale riuscivano a creare unatmosfera di magia poi persa nei nuovi cine-centri commerciali Si tratta di un documentario davvero interessante perch fotografa chiaramente una situazione che a Milano si fatta davvero drammatica: le multisala in periferia sono ormai in stragrande maggioranza rispetto alle piccole sale del centro, che hanno chiuso una dopo laltra. Oltre allatmosfera di magia, quello che pi si persa stata la libert di programmazione. Se osservi bene, quasi tutte le multisala hanno la stessa programmazione, con i blockbuster e i film da botteghino facile. Le sale pi piccole sono invece pi slegate da questo discorso e si sono sempre potute permettere di mostrare anche un altro tipo di film. La loro scomparsa non sta facendo altro che favorire laumento di film Dispersi. Secondo Canova Il cinema ci obbliga a pensare a ci che vediamo, la televisione ci consente di vedere sempre e solo ci che gi pensiamo. Il pensare a ci che vediamo diventa quindi la forza del cinema. La caratteristica che lo distingue dalle altre immagini. Una menzogna verosimile personale e collettiva. Che il cinema favorisca una visione pi atti-

va dello spettatore rispetto alla tv, sicuramente vero. Ma non sarei per beatificare il cinema e demonizzare la tv. In fondo non sono che due mezzi, che lo spettatore pu decidere come utilizzare. Basta pensare a un cinepanettone visto in sala o a un bel film visto on demand in televisione, e il discorso si ribalta. Pensare ci che vediamo non insomma solo determinato dal mezzo, ma dallo spettatore, che se ne ha la possibilit pu essere spinto a riflettere su quella cultura dellimmagine e della parola cui siamo costantemente legati. A ciascuno il suo cinema: il tuo com? Il cinema prima di tutto passione. A volte mi preoccupo quando mi rendo conto, mentre guardo un film, di pensare gi a quello che poi scriver nella recensione. Cerco infatti sempre di evitare, almeno durante la prima visione, uno sguardo meramente tecnico. Preferisco perdere il dettaglio di un movimento di camera ma gustare il senso completo del film. Vivere lemozione di una visione in cui essere completamente immerso, e solo dopo essere tornato a galla e aver fatto il primo respiro, trarre le conclusioni e descrivere lesperienza che ho appena vissuto. Ringraziamo Alberto, e i ragazzi di Hideout, invitando tutti a fare un salto nel nascondiglio www.hideout.it e a partecipare al Dispersival che si terr al Cinema Gnomo dal 9 al 13 febbraio 2011. Per informazioni: http://www.dispersival.it/il-festival/ Paolo Schipani

Another year
di Mike Leigh [Gran Bretagna, 2010, 129] con Jim Broadbent, Lesley Manville, Ruth Sheen, Oliver Maltman, Peter Wight.
Tom e Gerry non si inseguono. A dispetto di un fugace ricordo infantile, compongono una coppia felice. La loro casa londinese pervasa da una perfetta armonia. Quanto poco sia contagiosa questa felicit di Leigh che, nella sua opera precedente, portava fortuna, lo si apprende con la comparsa in scena dei parenti e degli amici che gravitano attorno ai due protagonisti. Essi, infatti, non godono della loro stessa tranquillit d'animo. Sono personaggi appesantiti dalle difficolt della vita, il loro unico e indispensabile distributore di energia e speranza rappresentato da queste due persone che emanano una cos potente aura di benessere. Attraverso questi formidabili ritratti, l'autore di Segreti e bugie ha costruito un film corale. Amaro e gioioso al tempo stesso. In verit, questi due buoni samaritani, lo avranno infastidito. Il suo excursus cinematografico ci parla di un amore per i matti, per gli isterici, per i personaggi insopportabili come Mary, interpretata da Lesley Manville, una delle sue attrici preferite. La sua incredibile maestria disorienta lo spettatore. Sono due ore di conflitto tra le ansie che scaturiscono dal film e l'umorismo che fuoriesce dai dialoghi. Regna il buon umore in questo nido di presunta e apparente felicit ma sullo sfondo si percepiscono solitudine e paura. Si pu davvero aiutare gli altri? Sembra chiederci il regista. Qual il punto di non ritorno della nostra opera altruista? Il punto in cui fermarsi per non minare la nostra saggezza e il nostro equilibrio? In Another Year, Mike Leigh non giudica. Ci stupisce con l'infinito ventaglio di sentimenti ed emozioni dei suoi personaggi che mutano con il susseguirsi delle stagioni. Marco Santarpia

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In sala a Milano: Apollo, Anteo, Plinius, Skyline Multiplex

GALLERY

VIDEO
OLDRINI: MILANO SESTO S.G., LINCOMINICABILIT http://www.youtube.com/watch?v=B4O4gn0Q7ZI

SE NON ORA QUANDO http://www.youtube.com/watch?v=zma-HI-yF3w&feature=player_embedded

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