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GRANDI STRUMENTI

Violino
Simone Fernando
Sacconi
New York, 1941
di
Fausto Cacciatori

imone Fernando Sacconi nasce a il trascorrere del tempo la sua missione diviene

S Roma nel 1895. Il padre Gaspare svol-


ge la professione di sarto ed è anche
violinista. Non stupisca, dunque, se anche Fer-
quella di scoprire e divulgare il saper fare dei suoi
mitici maestri e sull’argomento, poco prima di
morire, riesce a pubblicare il suo testamento
dinando inizia ben presto a manifestare interes- artistico: I “Segreti” di Stradivari. Universalmente
se per il violino e la liuteria. Apprende considerato uno dei massimi artefici della liute-
quest’arte nella bottega di Giuseppe Rossi quin- ria del Novecento, è stato, ed è tuttora, figura
di, negli anni Venti, diviene aiutante e amico del ben nota a Cremona. Già nel 1937 è uno degli
celebre Giuseppe Fiorini, all’epoca proprietario organizzatori della grande mostra promossa per
delle forme e degli attrezzi provenienti dal labo- celebrare il bicentenario della morte di Antonio
ratorio di Antonio Stradivari. In questo periodo Stradivari. È il consulente di Alfredo Puerari
il suo amore per i Maestri della scuola classica per l’acquisto del violino Cremonese e, ancora,
cremonese dapprima lo spinge all’imitazione, per il ritorno a Cremona di due opere prestigio-
poi ad accettare la proposta del commerciante se: il violino Carlo IX di Francia di Andrea Amati
di strumenti Emil Herrmann a spostarsi a New e l’Hammerle di Nicolò Amati.
York, dove studia viole, violini e violoncelli Dal 1961 sino al 1972 Sacconi trascorre le
costruiti dai grandi liutai cremonesi. Nel 1950 il vacanze, sempre accompagnato dalla moglie
suo nome in America non è secondo a nessuno. Teresita, nella città di Stradivari, adoperandosi
Quando Herrmann chiude, Sacconi si trasferi- soprattutto con i giovani, per dare loro preziosi
sce, con l’allievo Dario D’Attili, presso il labo- consigli sulla costruzione di strumenti secondo
ratorio di Rembert Wurlitzer. Secondo quanto il sistema classico cremonese.
scrive Charles Beare, grande amico di Sacconi, Nel novembre 1972, pochi mesi prima della
l’associazione Wurlitzer-Sacconi mette in luce il morte, avvenuta nel giugno 1973, gli viene con-
meglio di entrambi. Nessun liutaio al mondo ha ferita la cittadinanza onoraria di Cremona.
mai avuto l’occasione di vedere, mettere a pun- Il 18 novembre 1993, la Giunta Comunale di
to e restaurare strumenti cremonesi in numero Cremona delibera l’acquisto «del violino intarsiato
paragonabile a quanto abbia fatto Sacconi. Con di Simone Fernando Sacconi datato 1941». Dopo la

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Fotografie: Museo del Violino

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scomparsa della consorte, Teresita Pacini, il Arvedi di diagnostica non invasiva che ha sede
figlio Gaspare manifesta al Sindaco la volontà presso il Museo del Violino, hanno determinato
di vendere lo strumento alla città. La richiesta è una diversa composizione dello stucco utilizza-
pari a 60.000.000 di lire, ma solo il 25% grava to da Stradivari, costituito da polvere di legno
sulle casse comunali a fronte di un cospicuo (pioppo, salice?) tinta di nero utilizzando
contributo del governo regionale lombardo. inchiostro metallo gallico.
Nei fatti, il violino è esposto nelle sale di palaz- Il violino del 1941 presenta, tuttavia, alcune
zo Comunale, in seguito al deposito voluto dalla singolarità. Il disegno è del tutto simile a quello
moglie di Sacconi, dal mese di luglio 1975. Nel- visibile sull’Hellier, ma è realizzato con una
la deliberazione della Giunta Comunale, che diversa tecnica. L’ornato della testa, infatti,
esprime parere favorevole al deposito accollan- anziché a intarsio, è stato eseguito a pennello
dosi i costi assicurativi, si annota: «Precisato che il con vernice nera, stesa dopo le prime mani di
predetto strumento, frutto di lunghi anni di lavoro del una vernice risultata essere, nel violino di Sac-
compianto liutologo, rappresenta il compendio delle tec- coni, ad alcol ed essenzialmente shellac (labora-
niche costruttive usate da Stradivari, prendendo come torio Arvedi Museo del Violino). Tecnica,
modello il violino Hellier costruito dal grande liutaio questa impiegata anche da Stradivari in altri
cremonese nel 1679». strumenti decorati: la viola contralto e il violon-
Simone Fernando Sacconi costruisce, nel cello conservato al Palazzo Reale di Madrid e il
1941, un violino che sintetizza le tecniche ado- violino Rode 1772. È fedele agli originali, invece,
perate dal suo maestro ideale, Antonio Stradiva- la modalità impiegata per l’ornato della tavola e
ri, prendendo a modello uno dei capolavori del del fondo.
grande cremonese. Nella costruzione del violino Sacconi segue
La ricca decorazione fitomorfica con boccioli passo passo il metodo utilizzato da Stradivari
e fiori che ingentilisce la testa del violino e le come suggerito nel suo conosciutissimo libro; il
fasce è ispirata al noto strumento costruito nel materiale e gli attrezzi sono in tutto simili a
1679 da Antonio Stradivari. Conosciuta è la tec- quelli in uso nel Settecento. Il liutaio di origini
nica impiegata da parte del liutaio cremonese romane costruisce uno strumento “barocco”,
per la sua esecuzione. Questa prevede dapprima che differisce da un violino moderno per alcune
il riporto dell’ornato con il metodo dello spol- caratteristiche: la catena è più sottile e più corta,
vero e, successivamente, il taglio con sgorbie, di l’anima è più sottile, il manico non solo è più
varia dimensione e curvatura, e coltello, così corto e tozzo alla base ma, apparentemente,
come risulta da un attento esame degli strumen- incollato alle fasce e fissato con tre chiodi al tas-
ti decorati stradivariani. Infine, eliminato il sello superiore, mentre il manico moderno è
legno e ottenuto uno scavo di circa mezzo mil- incastrato nel tassello stesso.
limetro di profondità, si procede al riempimen- In questa ricostruzione di uno strumento nel-
to dell’intarsio «con stucco di polvere di ebano e colla le condizioni ritenute originali, osservando l’im-
forte». Questo è quanto si legge nell’opera di Sac- magine radiografica della vista laterale della
coni. Studi recenti, effettuati presso il laboratorio cassa scopriamo, in realtà, come i chiodi di fis-
saggio del manico al tassello superiore, siano
molto corti, di conseguenza non idonei per la
loro funzione, quasi una parvenza, in questo
dettaglio costruttivo, del metodo utilizzato da
Stradivari a fronte di un incastro del manico che
riconduce ad una tecnica successiva alla prima
metà del Settecento.
Immagine Rx del
tassello inferiore che La tastiera è più corta e piatta, e come la cor-
evidenzia la diera, è di acero lastronato con ebano. I piroli
lunghezza dei chiodi
sono intagliati in legno di giuggiolo.

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Le dimensioni della tastiera differiscono, Nell’insieme, possiamo apprezzare nell’opera


per quanto riguarda la larghezza superiore al del grande restauratore chiari riferimenti stilisti-
capotasto, da quella del violino Soil di Stradi- ci al lavoro di Stradivari, richiami nella modella-
vari conservata al Museo e da quelle dei tura delle punte e del bordo, nell’intaglio del
modelli provenienti dalla collezione Cozio di riccio, nella scultura delle bombature e nel taglio
Salabue – Fiorini, oggi esposti nelle sale dei fori armonici. Risulta del tutto evidente
museali. Il riferimento sembra tuttavia essere l’immensa conoscenza che Sacconi ha degli
il modello in legno di noce, inv. MS 130, le cui strumenti del liutaio cremonese. Chi si appresta
dimensioni si avvicinano a quelle della tastiera a esaminare con occhio attento la ricostruzione
del violino di Sacconi, larga al capotasto 27,4 di un violino che al pari del libro I “segreti” di
mm, inferiormente 41,0 mm e lunga 216 mm Stradivari consideriamo il testamento dello stu-
rispetto ai mm 27, 41 e 213 del modello stra- dioso e del grande esperto, è portato a interro-
divariano su cui è leggibile: “M(odell)o garsi su quanto il lavoro dell’allievo si avvicini a
T(app)a Più Longa e Più grande” datato 1715. quello del suo vero Maestro. n
Lo stemma in madreperla che impreziosisce la
tastiera, così come l’amorino sulla cordiera, si MISURE PRINCIPALI DELLO STRUMENTO:
rifanno alle decorazioni presenti sui medesimi
Lunghezza del fondo: 354,4 mm
accessori della viola tenore del 1690 conserva-
Larghezza massima superiore: 169,5 mm
ta alle Gallerie dell’Accademia di Firenze, di
cui si conservano i disegni preparatori, con Larghezza minima centrale: 109,4 mm
annotazione autografa di Antonio Stradivari, Larghezza massima inferiore: 209,2 mm
nella collezione del Museo del Violino (inv.
(Dimensioni lineari, non sulla bombata)
MS 1264).

FAUSTO CACCIATORI. Diplomato alla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona, si occupa


da oltre trent'anni di restauro e conservazione di strumenti ad arco. Ha collaborato, in qualità di
consulente scientifico, alla realizzazione di importanti esposizioni dedicate ai liutai cremonesi
del periodo classico e fra queste, ultime in ordine cronologico, quelle sulla famiglia Amati. Negli
ultimi anni ha sviluppato lo studio degli strumenti storici utilizzando le più moderne tecniche di
indagine scientifica. È il conservatore del Museo del Violino di Cremona e il responsabile
scientifico dei friends of Stradivari.

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