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Iuav : 114

GI ANUGO POLESELLO
Maestro dell’indecifrabile. Auto-ritratti veneziani
La forma concisa questo era possibile attraverso il progetto di esitazioni, Polesello fa i suoi progetti. La prima, anche se nessuno ci crederà, è il
Antonio Monestiroli architettura. La cosa che mi colpisce è la sicurezza dei di- motore di tutto il suo pensiero ed è il deside-
“Il progetto di architettura deve avere una di- segni, fatti al primo colpo. Qualcuno può pen- rio. Sembra che Gianugo fosse un architetto
Gianugo Polesello ci ha lasciato un lavoro di mensione larga”, diceva Gianugo. Non diceva sare che siano disegni alla ennesima stesura, astratto, senza passione, invece non è così.
grandissimo valore. Noi dobbiamo saperne una grande dimensione, diceva che la dimen- ma non è così, sono disegni fatti al primo Quello che spinge Gianugo a fare un proget-
assumere l’eredità. Una della ultime volte che sione doveva essere “larga e non grande”. colpo. Perché tutto era già nella sua mente. to, a portare avanti e concludere un progetto
sono andato a trovarlo a Udine lui stava leg- Una battuta, però, in qualche modo significa- Possono anche essere fatti da altri, possono con i suoi allievi, è il desiderio di conoscenza,
gendo Paul Valéry, il poeta, e mi ha racconta- tiva del suo modo di lavorare. essere anche dettati ad altri perché tutto era la volontà quotidiana, continua, assoluta, di
to una cosa che non sapevo: che Paul Valéry, Finora lo scritto più bello che ho letto su Pole- già deciso. conoscenza.
alla fine della sua vita, si era appassionato sello è quello di Massimo Cacciari, pubblicato Ho sentito spesso, in tutti questi anni, criti- La seconda qualità che è propria di Gianugo
alla matematica. Pensate, un grande poeta e sul catalogo Electa in occasione della sua care l’uso della geometria nel lavoro di Po- e di nessun altro che io conosca di quella ge-
interprete della cultura del ’900, tutti voi co- mostra alla Basilica di Vicenza. Fino al 2007, lesello. La geometria, soprattutto in questi nerazione, è il coraggio. Come vedete, questi
noscerete i quaderni in cui Valery ha annotato anno in cui Polesello è morto, Gianugo non anni, a volte è causa di formalismo. Si usano disegni, tutti questi disegni, sono disegni co-
i suoi pensieri ogni giorno, per anni, alla fine mi ha mai parlato di scritti su di lui che lo le forme geometriche perché non si sa quali raggiosi. Intendo dire che sono disegni che
della sua vita si era messo a studiare la ma- avessero interessato particolarmente, se non altre forme usare: sono una specie di ancora hanno la certezza o si impongono la certezza
tematica, aveva trovato un grande conforto quello di Massimo Cacciari. È un saggio del di salvezza, vengono usate senza una vera di avere campo libero. Il coraggio di pensare
giornale edito in occasione nella matematica. Gianugo mi diceva questa ’92 che vi consiglio di leggere e che trovo ragione e quindi portano inevitabilmente che la realtà sia un campo libero, sia capace
della mostra e tavolaquadrata cosa con un tono malinconico, come spesso molto bello. Mi stupisce sempre che Massimo al formalismo. Invece Gianugo usava la ge- di accogliere un progetto così come viene
Gianugo Polesello gli accadeva, come se questa scelta doves- Cacciari, che si occupa di tante altre cose, sia ometria in modo del tutto diverso. Prima di pensato. Noi sappiamo che purtroppo non
Maestro dell’indecifrabile se appartenere anche a lui e mi ha dato un stato capace di entrare così profondamente tutto perché era una garanzia di precisione, è così. Però Gianugo pensava che dovesse
autoritratti veneziani
piccolo foglio in cui si era annotato una frase nel lavoro di Polesello. Cacciari nel suo sag- come dicevo prima le forme geometriche essere così e agiva come se fosse così. Mol-
a cura di Gundula Rakowitz
promossa da di Valéry, presa appunto dai quaderni, che vi gio dice una cosa importante: oltre al fatto sono forme precise, il triangolo equilatero, il to coraggiosamente, al punto da essere del
SBN Archivio Progetti e leggo: “Niente che non sia fatto con precisio- di ricordare che il progetto per Polesello non quadrato, il cerchio sono forme precise, però tutto intransigente, da non credere in nessun
Dottorato di ricerca ne assoluta può essere considerato cosa esi- esiste al di fuori della città, ricorda che la città non si accontentava di questa precisione in tipo di mediazione o compromesso, isolando-
in Composizione architettonica stente”. Tutto quello che non viene fatto con per Polesello è anche il vuoto, che in alcune sé. Il suo problema era la corrispondenza, che si completamente dal mondo della produzio-
della Scuola di Dottorato Iuav
precisione assoluta - dice Valéry - non esiste. città è soprattutto il vuoto e la città in cui il lui cercava sempre, fra una forma geometrica ne al punto che le sue opere costruite sono
allestimento di Franca Caberletti,
Michele Barbiero, Aldo Lamparelli Non esiste perché non si compie, perché non vuoto è più importante che mai, che dà for- e il carattere di un edificio. Quel bellissimo veramente pochissime. Proprio perchè era un
cotonificio è definito. Credo che questo possa essere con- ma alla città stessa, è Venezia. Infatti il saggio progetto della Camera dei Deputati a Roma, architetto intransigente.
sala Gino Valle siderarlo il motto di Polesello. Lui era molto di Cacciari si intitola Progetti Veneziani come quel triangolo portato in altezza è una forma La terza dote di Polesello è l’intelligenza.
Dorsoduro 2196, Venezia contento di questa sua scoperta e di poter- la mostra che inauguriamo oggi. In questo geometrica che ha un rapporto con il luogo Anche qui voglio dire che cosa intendo per
06 dicembre 2011 > 20 gennaio 2012
la commentare insieme a me. La volontà di saggio, parlando del vuoto, Cacciari dice: “il in cui sorge, assolutamente, per usare una intelligenza. Nel caso di Gianugo è proprio
Si ringrazia l’Archivio Progetti precisione di Gianugo era volontà della mi- vuoto abita tutti i progetti di Polesello. Sembra sua parola, perfetto. Quindi la geometria la capacità di dividere, di separare ciò che è
e il Dottorato di ricerca sura esatta, della geometria come strumento che Polesello voglia dar forma al vuoto percor- come garanzia di perfezione, come volontà di essenziale da ciò che è secondario. Di ogni
in Composizione architettonica per raggiungere la misura esatta. Fino a che rendolo, misurandolo e dandogli un ritmo”. Se riduzione all’essenziale, di riconduzione della problema lui sapeva distinguere ciò che era
per la preziosa collaborazione. non veniva raggiunta questa misura, questa voi guardate i progetti che abbiamo intorno forma alla sua essenzialità. essenziale da ciò che non lo era.
Dove non diversamente indicato le
esattezza, il lavoro che stava facendo non si oggi riconoscerete proprio questa capacità di È difficile trovare una forma geometrica che Credo che tutti questi progetti siano il risul-
illustrazioni riproducono materiali del
Fondo Polesello presso l’Archivio Progetti compiva. Questa parola, compimento, è una percorrere attraverso le infrastrutture, di misu- non abbia una sua essenzialità, che abbia tato di un lavoro collettivo. Polesello non
Iuav. parola importante, a lui molto cara: le cose rare attraverso il ritmo stabilito dalle cadenze qualche cosa di ornamentale. Non esiste una lavorava mai da solo, anche se il suo appor-
si compiono solo se sono fatte con esattezza. delle colonne, il vuoto. geometria ornamentale, la geometria può to era sempre decisivo. La sua forma di col-
numero a cura di Chi conosceva Gianugo, i più vecchi fra noi, In questo vuoto si collocano gli edifici delle essere usata in modo ornamentale ma non laborazione era sempre dialogica: Gianugo
Gundula Rakowitz
si ricorderanno che quando doveva dare una Istituzioni urbane. Questi edifici hanno non può esserlo in sé. Quindi la geometria per parlava, dialogava con i suoi allievi, con i suoi
grafica e impaginazione risposta affermativa, Gianugo non diceva sì, solo il compito di ospitare le istituzioni quindi Polesello è un mezzo per raggiungere la for- assistenti, con i suoi amici. Tuttavia quando
Carlo Gandolfi e Tommaso Brighenti diceva: “esattamente”. di assumerne il carattere, ma anche quello di ma essenziale, la forma giusta. Parafrasando vedeva che il dialogo si perdeva e non dava ri-
Una precisione quella di Polesello che era dare una misura al vuoto, quello spazio che Gardella, uno dei suoi principali maestri che sultati, si assumeva la responsabilità della sin-
Università Iuav di Venezia propria dell’arte militare, altra analogia che è luogo delle relazioni fra le istituzioni civili e diceva appunto “la forma giusta”, Gianugo tesi, perché il suo obiettivo era arrivare a una
Santa Croce 191 Tolentini
gli piaceva molto, diceva : “il nostro lavoro è religiose. diceva “ gli edifici giusti”, come quelli della forma concisa, non una forma aperta come
30135 Venezia
www.iuav.it come l’arte militare: richiede una strategia, Gianugo diceva di avere imparato tutto da città antica, della città classica. Guardando pensano alcuni seguaci, i pochi rimasti, del
©Iuav 2012 una tattica, un obiettivo da raggiungere e Venezia. La sua teoria del progetto, lo dice- questi disegni, è difficile non riconoscere i rife- pensiero debole. La forma doveva essere chiu-
degli strumenti per raggiungerlo”. Questi va sempre, viene dai suoi studi su Venezia, è rimenti alla città antica, alla città classica, alla sa, definita, alla fine doveva essere concisa.
Iuav giornale dell’università quattro passaggi, che per lui dovevano essere impensabile al di fuori di Venezia e quando città greca e romana. Dove appunto le forme Io vorrei che qualcuno di voi scrivesse un libro
iscritto al n 1391 del registro stampa
assolutamente chiari, servivano a costruire il lui applica questa sua teoria a Firenze, per il elementari erano forme in cui si rispecchiava- su Gianugo Polesello e lo intitolasse: La forma
tribunale di Venezia
a cura del servizio comunicazione progetto come una sorta di macchina. Se non Centro Direzionale o a Danzica per l’isola dei no i cittadini della polis, in cui si rispecchiava concisa.
comesta@iuav.it fosse abusato il termine direi appunto una Granai, o a Napoli per la Stazione Marittima, tutta una cittadinanza. Era questo che piace- Io devo molto a Polesello. Devo molto al
ISSN 2038-7814 macchina da guerra, una specie di progetto lavora sempre dando una misura al vuoto. va a Polesello: la chiarezza formale come luo- mondo di forme che lui ha voluto mostrare
strategico che, come diceva lui, aveva come Sono tutti progetti che hanno come protago- go del rispecchiamento, la chiarezza formale a tutti noi.
direttore
obiettivo quello di unire gli elementi di una nista il vuoto, la sua percorribilità, il suo ritmo, come forma in cui ognuno, ogni abitante di Grazie.
Amerigo Restucci
contraddizione. Il punto di partenza era quel- la definizione dei punti di partenza e dei pun- una città, si può riconoscere.
intervento di apertura all’inaugurazione della mostra
stampa lo di riconoscere nella realtà le contraddizio- ti di arrivo. Queste sono le parole e i gesti con Concludo ricordando quelle che, secondo me,
Grafiche Veneziane, Venezia ni, i fatti irrisolti, le questioni da compiere e cui, come vedete in questi disegni fatti senza sono le tre virtù di Gianugo Polesello. G.P., Et in Arcadia ego, 8 giugno 1982
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Com’è bella la città* dell’architettura dal 1926 al 1963, Bari Testimonianze su Ernesto N. Rogers, «Zo- dschaft di Scharoun, così Polesello con il
Serena Maffioletti 2009). diac», 3, 1990). progetto per lo Spreebogen si opponeva
Allievo di Samonà nel rivendicare il pro- Di Gardella è allievo e assistente: da lì alla Kritische Rekonstruktion: la città è,
«La mancanza assoluta di grandezza getto come intenzionalità unitaria di ar- origina la ricerca sulla relazione dell’ar- per entrambi, composizione nel piano di
non viene scusata né dalla eleganza de’ chitettura e urbanistica, Polesello, il più chitettura con l’ingegneria, della regola architetipi/prototipi, di nuove dominanti,
dettagli, né dal pregio di una diligente formidabile inventore di forme dell’archi- con l’invenzione, la concezione della di nuovi outil. La città è un’«architettura a
esecuzione, né dal lusso degli ornamenti; tettura che questa Scuola abbia avuto, forma come “forma-idea” e non “forma- mezzo di architetture».
per lo contrario la grandezza nel pensie- cerca tuttavia e da subito il superamento funzione” e soprattutto attorno a quanto Tuttavia, non tanto ai repertori linguistici
ro, nell’invenzione, nella composizione, del Maestro: «I progetti di architettura di sé diceva il Maestro milanese – e che inventati da Le Corbusier in una pratica
nel disegno, nell’effetto, si fa perdonare […] possono valere come progetti “urba- Polesello avrebbe potuto dire –:«I am not tra le arti, quanto a Durand si rivolge Po-
una quantità di difetti e di trascuratezza»: ni” solo se hanno una funzione determi- interested in whether an architect consi- lesello per trarvi codici e repertori genera-
il lemma “grandezza”, tra i molti del Dic- nante rispetto alla città dentro la quale ders himself Modern, Ancient or Post-mo- li e per stilare “elenchi” ordinati di opera-
tionnaire d’Architecture di Quatremère stanno e, simultaneamente, se ne sono dern. I am only interested in the quality zioni da compiere per la “messa” in opera
de Quincy (A.C. Quatremère de Quincy, in qualche modo determinati.» Samonà, of the architecture – whether it is archi- delle figure dell’architettura: «Vale a dire:
Dizionario storico di architettura, Marsilio scrive Polesello, «ha insistito moltissimo tecture or whether it is not architecture» tracciamento del campo conoscitivo
1985) cui Polesello ricorreva, ci rinvia a sul concetto di “motivazione urbanisti- (I. Gardella cit. in G.P., A Ignazio Gardella, attraverso la collocazione e la reciproca
lui, all’uomo e all’architetto. ca” e sulla necessità, per l’architetto, di in Ignazio Gardella - Architetture, a cura posizione (misura) di architetture in una
Gianugo Polesello, Maestro dell’indecifra- affondare le radici delle operazioni di “ar- di M.C. Loi, A. Lorenzi, C.A. Maggiore, F. sorta di grande teatro dell’architettura
bile, un ossimoro, un paradosso che ne chitettura nella città”, nello studio, nella Nonis, S. Riva, Electa, Milano 1998). (un firmamento), che è questa l’istituzio-
annoda architettura e vita: il suo voler conoscenza, nell’analisi architettonica Con Aldo Rossi e Luca Meda elabora ne di un repertorio. E poi: costruzione di
rintracciare e tracciare, nell’indecifrabile etc. della città, nell’ipotesi che il senso di alcuni progetti che segnano il profondo un sistema di vie (marches à suivre) per
realtà, i segni della ragione, della disci- queste operazioni non potesse essere in cambiamento dell’architettura italiana: raggiungere utili risultati compositivi.
plina, di un processo che dà significato quello di “facies”, di “scena”, né in quello ma se con il Monumento ai partigiani In questo senso il lavoro di J.N.L.D. è lo
all’atto stesso del progettare, al suo porsi di architetture libere da ruoli nella città. di Cuneo Rossi inizia a svolgere il filo sforzo maggiore di oggettivizzazione nel
come principio d’ordine; il suo voler tra- Le motivazioni urbanistiche sono senz’al- del “razionalismo esaltato” e Polesello settore della composizione architettonica
smettere, uniti, il dicibile e il non dicibile, tro decisive per impostare un’analisi sui la riflessione sulla permanenza degli ar- e riguarda, direttamente, la questione
in una lotta quotidiana tra il chiudere modi della formazione dei concetti e chetipi nelle forme dell’architettura con- del “sublime” e della rhetorica architec-
l’architettura e se stesso nella solitudine delle figure in architettura: non spiegano, temporanea cui ricondurrà ogni ricerca tonica, una sorta di moderno Longinus
e l’inarrestabile tensione trattatistica, in ogni modo, da sole e compiutamente progettuale successiva, tuttavia già si Architectonicus.[…]. “Jean-Nicolas-Louis
stringente ma irraggiungibile, alla quale questa formazione. È da qui, da queste evidenzia tra loro una distanza: dopo il Durand seems to me the only architect
piegare ogni occasione, e insieme il ro- considerazioni che la questione di inter- progetto di Cuneo, «Casabella-Continui- who truly deserves to be called revolu-
gersiano riconoscersi vivo strumento, tra venire con più precisa chiarezza, oltre le tà» accosta la Fontana monumentale nel tionary – Polesello cita e fa proprie le
una generazione e l’altra, di una pedago- motivazioni urbanistiche, su quelle aree Centro Direzionale di Milano, firmata dai parole di Joseph Rykwert –: this title has
gia della responsabilità verso la realtà. della sperimentazione architettonica soli Rossi e Meda, alla machina del com- often been attached to the great visiona-
Celata in parole, credo volutamente, in quanto sperimentazione linguistica. plesso a mare a Lignano, il primo “foro” ries of the preceding generation (Ledoux,
oscure, ma fissata in immagini ossessiva- Queste sperimentazioni architettoniche progettato da Polesello. Boullée) and to some of his contempo-
mente “esatte”, con le quali interrogava e riguardano forme e figure che l’architet- Nei coevi scritti, per Rossi e Polesello il raries (Jean-Jeacques Lequeu) so that
fissava le tappe del lento, sofferto percor- tura disegna nella città. E l’insieme di progetto di architettura è strumento d’in- its abrogation to Durand will have been
so del suo farsi, Polesello ha espresso una queste sperimentazioni compiute, aven- terpretazione e trasformazione della città justified. I would further submit that his
coerente teoria del progetto di architettu- do in qualche modo una concatenazione contemporanea: la periferia, la dimensio- designs may often rightly seem deri-
ra, tra le fondative e identitarie della “tra- interna, una sequenza, una “causalità” ne metropolitana, il centro-città quale vative of his elders and betters, yet the
dizione” dello IUAV, inteso come Scuola mutevole ma sempre presente etc., que- categoria operativa alternativa al centro intellectual “machine” erected to justify
di Architettura. sto insieme assume il valore di un archi- storico. Se tutto questo traspare dal loro both his practice and his teaching was
Polesello non ha mai distinto tra il fare vio, diventa “teoria” e funziona, nel pro- progetto per il Centro Direzionale di To- so novel that it formed an inescapable
e l’insegnare architettura, quotidiana- cesso poetico, come luogo d’origine, la rino, sul significato di quelle grandi figu- barrier between the men of the Ancien
mente e generosamente cercando di patria delle motivazioni architettoniche.» re essi divergono: i fatti urbani sono per Régime (such as Ledoux) who were his
mantenere nel tempo questa unità, dis- (G.P., Le nuove figure delle aree centrali Rossi i nuovi monumenti, per Polesello le near-contemporaries and the following
seminando, senza eccezioni rispetto alle nella dimensione metropolitana della cit- dominanti, gli outil del piano. generations.”» (G.P., A proposito di J.N.L.
circostanze e agli interlocutori, i limiti tà, IUAV-Il Cardo, 1994). «La formazione di figure architettoniche Durand, «Phalaris», 8, 1988).
ultimi delle conquiste che andava rag- Ed è già lungo itinerari giovanili che Po- come nuovi concetti per una scienza in Dal centro direzionale di Firenze e Mila-
giungendo: per tutto quanto da questo lesello compie la sua singolare, persona- evoluzione diventa ragione di ricerca, no, a Danzica e Napoli, nonché nel lun-
discende non solo sul piano della disci- lissima sperimentazione linguistica: con invenzione e costruzione» scrive Polesel- ghissimo ciclo veneziano – nella “capria-
plina, ma anche su quello dei rapporti una significativa tappa a Milano, giova- lo (G.P., Le nuove figure, cit.), svolgendo ta urbana” sul Canal Grande come ponte
umani estesi con lo stesso stile a tutti gli ne progettista con Vico Magistretti nella un difficile percorso che, nel rispondere dell’Accademia (ripensando al ponte pal-
studenti dei suoi corsi e ai suoi allievi, noi Torre al Parco. alle motivazioni urbanistiche, alle fun- ladiano per Rialto, alle vedute veneziane
ancora riflettiamo sulla lezione di questo Benché non direttamente allievo, tutta- zioni della città contemporanea, ne ela- di Carpaccio e de’ Barbari), nel progetto
nostro Maestro. via legato a Rogers anche tramite «Casa- bora i prototipi, sondando gli archetipi per l’area realtina come ritorno alla sua
Tradizione e trasmissione, in un ricevere bella» che più volte lo pubblica, Polesello dell’architettura, indagando sincronica- funzione dominante di luogo di scambi
e dare, come studente e come docente, riconosce quanto il suo pensiero debba mente l’antica e la contemporanea, per commerciali (ripensando al progetto di
alla vita questa Scuola. al Maestro sì milanese, ma presente a ricondurre tutto alla città, origine e fine Fra’ Giocondo)… – la volontà di forma
Gianugo Polesello è tra i primi allievi Venezia con Samonà, Gardella e Albini dell’architettura. misura il concetto di “unità” nel corpo
(1949-50/1954-55) del nuovo indirizzo nella Scuola estiva del CIAM: «Due […] Se la Groszstadt-Architektur di Hilbersei- della città contemporanea, insieme la
impresso allo IUAV da Giuseppe Samonà, – scrive – sono i “debiti” verso Ernesto mer, enucleando i tipi-funzione della cit- sua aspirazione e la sua impossibilità:
di cui frequenta due corsi. Di quella di- Rogers che devo (che dovremmo) paga- tà contemporanea nella sua dimensione «Noi crediamo poter dire che l’unità è il
dattica Polesello richiama l’invenzione re: 1) l’aver mostrato (dimostrato) che metropolitana, dettava l’agenda dei temi legame che produce un tutto, vale a dire
e il valore morale: «Erano temi veri, era nella Città Antica e nella Città Storica che la ricerca e la didattica andavano l’accordo delle parti fra loro e coll’insie-
un’urbanistica dal vero. Era una tensione si può (e si deve) costruire ove esista un affrontando, altri centri di riflessione si me, che il suo oggetto è di fare che tutti
civile ed anche etica, di partecipazione valore (ed una potenza) critico così affon- profilavano per la sua teoria dell’architet- i dettagli e tutti gli accessori dell’opera
alle attività di carattere urbanistico e dato nella storia di una città da risultare tura: la formazione di“elementi/figure” possano essere ricondotti e coordinati ad
architettonico, che si verificavano in un emblematico della città stessa, proprio per un’architettura urbana, l’operatività un punto che ne divenga in certo modo
luogo o che erano necessità di un luogo. attraverso la modernità dei mezzi lingui- del concetto di “unità” nella città con- il centro», scriveva Quatremère de Quincy
Non erano mai accademiche, nel senso stici, piuttosto che affine o addirittura temporanea. (A. C. Quatremère de Quincy, Dizionario,
dell’astrazione […]. Questo per attrezzare mimetico di architetture della città stes- Gesticolando con la mano, Polesello ci- cit.) e si interrogava Polesello.
una categoria, una microsocietà, non so sa, o di modello (attribuendo ad esso il tava per noi, suoi assistenti, la frase di Nelle molteplici relazioni che questa
come si potrebbe chiamare, di architetti significato di “Summa” delle architetture Le Corbusier (o di Polesello?) «je suis un complessità apre, si sviluppa il “firma-
che agissero nella storia, che agissero nel della città; 2) l’aver riunito insieme (in voleur», in un incalzante, segreto dialogo mento teorico” di Polesello, la ricerca di
presente [… attraverso la] costruzione di una logica lecorbusieriana certo, ma al con lui attorno alle regole, ai procedi- un “progetto rivoluzionario” e l’enigma-
una nuova classe dirigente che funzio- di là di essa) le azioni pianificatorie nella menti, alle figure delle nuove dominanti tica, inquieta verifica della sua persuasi-
nasse sia nell’università che nella società, città e quelle architettoniche mostrando, urbane – i progetti moscoviti, il palazzo vità.
e quindi con una responsabilità forte». Ed anche qui, il rapporto di mutua necessità dei congressi di Strasburgo, i grattacieli,
evidenzia quanto il progetto Novissime tra loro, tra città e architettura. Il “caso l’Olivetti di Rho… – al loro ruolo di “leve”
abbia “cambiato” l’architettura e l’urba- per caso”, si spiega, ha senso, dentro un che mettono in “funzione” il piano, alla
nistica: «Per la prima volta era un vedere piano; il “caso per caso” è l’invenzione di creazione di un’inscindibile relazione tra
la città nella sua interezza […] contro lo un’architettura dentro un repertorio in architettura e urbanistica – i piani per
“zoning” [, un] vedere gli interventi come espansione di architetture e la sapienza, Algeri, Rio, Anversa, per l’area centrale
G.P., Bundesrat, Städtebaulicher Ideenwett- atti di una strategia unica, che riguarda- la giustezza, della sua collocazione in un di Berlino del 1958. Come il manifesto * Nel volume Com’è bella la città, (AA.
bewerb Spreebogen, Berlin, schema planime- va la città nella sua interezza». (R. Carullo, universo in larghissima parte già dato lanciato da Le Corbusier nel concorso VV., Stampatori, Torino 1977) è presen-
trico, 3 settembre 1992 intervista a G.P., in R.C., IUAV Didattica epperò continuamente mutevole» (G.P., Hauptstadt Berlin contro la Stadtlan- te il saggio di G. Polesello, Il socialismo
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G.P., La meglio gioventù, marzo 1984,


© Eredi Polesello
Courtesy: Collezione Francesco Moschini
e Gabriel Vaduva,
A.A.M. Architettura Arte Moderna

Civitas et Humanitas domestici; un uomo rigorosamente as- siero e lo rende attivo: provoca ciò che
Carlo Gandolfi sente nei disegni ma presente nell’es- poche volte accade, ossia fa pensare e
senza stessa dei progetti, nell’idea che rende sereni.
Dopo anni di silenzio su Gianugo Po- li anima e che dona loro struttura e Questo tragitto è il più architettonico
lesello, apre allo IUAV di Venezia una forma. possibile, quello tra civitas e humani-
mostra curata da Gundula Rakowitz. Uno degli scritti più utili ad un gio- tas: “passo dopo passo, senza scorcia-
Oltre ai progetti veneziani più noti vane architetto è senz’altro la sua toie possibili, senza vani voli dell’im-
come quello per il Ponte dell’Accade- testimonianza dopo la scomparsa maginazione” – ci ricorda Massimo
mia del 1985, quello per il Padiglione dell’amico Aldo Rossi dal titolo, mu- Cacciari a proposito di Polesello –
Italia ai Giardini dell’88 e quello per tuato da Cicerone, Ab initio indagatio “dobbiamo costruire il nostro spazio”.
il Cimitero nell’Isola San Michele del initiorum. Un incedere possibile e vario, aperto
’98 sono esposti progetti meno cono- “Ci sentivamo obbligati ad immergerci a declinazioni ed esiti, come se “aves-
sciuti e non per questo di secondaria in politica”, afferma Polesello in que- simo radici nella più solida terrafer-
importanza. sto emozionante intervento. ma”... È questo, se pensiamo a Vene-
Al centro della stanza, un montag- E qual è il termine di messa a sistema zia, un paradosso dall’ineguagliabile
gio dei suoi quaderni, sapientemente tra civiltà e umanità? poesia: la summa dell’idea di terra e
aperti su pagine scelte. Pensieri ed La politica, senza alcun dubbio. orizzonte, l’oscillazione delle onde, del
echi nello spazio dell’aula Gino Valle. Una politica che in gioventù è neces- sogno.
L’esattezza geometrica, la perentorietà saria e lo è etimologicamente, ontolo- E così Polesello guarda attorno a sé,
del fare architettonico, la regola quasi gicamente; una politica oggi assente, scruta pensieroso quell’orizzonte, con
matematica dei disegni originali e dei sfinita, vuota e paradossalmente qua- l’architettura e la geometria in testa
modelli convivono col sogno, l’intimi- si inutile o superflua per moltissimi. quasi a incorniciare il reale.
tà e l’intima ironia (o malinconia). La mostra racconta in maniera deli- E lunghe radici nel passato, nella sto-
Da questa duplice natura della mo- cata e inedita il maestro scomparso ria e nel più certo dei fondali per l’ar-
stra emergono altrettante facce (tra le nel 2007. Figure, temi e architetture si chitettura che è la terra.
molte intuibili) di Polesello. La com- ripetono, trovano declinazioni succes-
presenza di civiltà – l’alto respiro dei sive e variazioni formando una scena
progetti ideali ed insieme reali – e sospesa nel tempo.
l’umanità: l’uomo, cioè, inserito all’in- Questo ritratto veneziano, nel suo vi- Recensione della mostra pubblicata in «AL», bime-
terno di un’idea ampia che spazia dal brare tra le due dimensioni – quella strale di informazione degli Architetti PPC Lombar-
territorio alla messa in scena di luoghi umana e quella civile – muove il pen- di, n. 486, nov.-dic. 2011
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Teoria e pratica. distinte parti di un fatto architetto- rienze (progettuali). La perentorietà “luoghi-spazi” possono essere oggetto gio e della città e, al limite di tutto
Riflessioni intorno ad uno scritto nico) e diventa anche problema atti- del richiamo etico è supportata dalle di architettura e solo di questi “luoghi- ciò che non si può dire, nell’etica della
di Gianugo Polesello nente al concetto di “costruzione” e al proposizioni di Wittgenstein (non a spazi” noi possiamo dare immagini, riduzione all’essenziale e all’esatto, ri-
Lamberto Amistadi concetto di “senso”. caso Wittgenstein e non il Carnap di che sono lo specifico dell’architettura siede l’”indecifrabile”, la proposizione
Ora, “costruzione” e “senso” ci ricorda- “La costruzione logica del mondo”): come mezzo di trasmissione e di comu- fondamentale, “un modo di intendere
Approfitto dell’invito per essere certo no che sia il Memmo che l’Algarotti, “Il linguaggio deve possedere la mol- nicazione.” il mondo guardando il mondo, cioè
che non venga dimenticato uno scritto citando il Lodoli, parlavano di “archi- teplicità di un posto di manovra che guardando le immagini del mondo. At-
di Gianugo Polesello: L’architettura in tetto-filosofo” e non semplicemente consenta tutte le operazioni che corri- “Epperò, operando nuove-antiche con- traverso le immagini del mondo scopri-
funzione (pubblicato in: La geometria di architetto-costruttore: un architetto spondono alle sue proposizioni.” traddizioni, riferiva nello stesso tempo vamo una realtà interiore più profonda
in funzione nell’architettura e nella che non soltanto pratica ma che — at- “In modo sorprendente il problema la propria attenzione al “naturale”, al delle immagini che vedevamo.
costruzione della città, Quaderni del traverso la pratica — mette in opera della comprensione del linguaggio ha “mondo del paesaggio”, all’apprendi- Questo è stato per noi il motivo dell’a-
Dipartimento di Architettura e Proget- quantità significanti. qualcosa a che vedere con quello della mento sensibile degli universi spaziali desione a questa maniera artistica,
tazione urbana, Istituto Universitario Da lì al passaggio successivo, “funzio- volontà. Comprendere un ordine prima (i “luoghi-spazio”). E ancora, con- che non è soltanto maniera ma che
di Architettura di Venezia, Venezia ne” = “senso”, il passo è abbastanza di eseguirlo ha una certa affinità col tinuando, esortava all’esplorazione è proprio proposizione, punto di vista
1985). breve, in quanto “costruzione” e “sen- volere un’azione prima di compierla.” dell’antico nelle nostre città con studi fondamentale.”
Il motivo di questa mia volontà risiede so” rappresentano bene, a mio giu- meno semplificanti, operando un cam- (Ab initio, indagatio initiorum. Ricordi
nella sua bellezza. Il tipo di bellezza di dizio, i corni di uno stesso problema, Poco più avanti, Polesello stabilisce biamento nella costruzione dei nostri e confessioni, in Scritti su Aldo Rossi
cui parlo riguarda la precisione o ri- fissato nella logica e nell’empiria. esattamente il campo nel quale l’ar- universi tipologici.”, Sul Dottorato di «Care Architetture», Torino 2002).
spondenza tra il contenuto e la forma, Dove troviamo, nel mondo contempo- chitettura fa esperienza di sé (e l’ar- ricerca in Composizione architettoni-
come tra logica ed estetica, in altre pa- raneo, questa compresenza di logica chitetto dell’architettura). A partire da ca, pubblicato su «Arc», n. 1, gennaio
role nell’architettura del testo. e di empiria? Nelle procedure scienti- tali esperienze l’architetto-filosofo è in 1997.
fiche (non solo nel mondo contempo- grado di ricavare a posteriori i principi
Il rapporto tra logica ed estetica è tra- raneo ma in ogni riflessione che vuole generali di questa razionabilità (fino Per tale via, l’attenzione si sposta dal
dotto sul piano pratico nel rapporto formalizzare una sequenza finita di ad esprimerne le “motivazioni architet- tipo al luogo (typos → topos), dalla
tra logica ed empiria e in quello del- esperienze).” toniche”). parte al pezzo:
la stessa pratica con la teoria. In tal “Se volessi ancora seguire le parole di “È possibile fare rimandi all’arte mi-
senso, il “famoso” chiasmo (la funzio- Il ribaltamento sottrae il tipo di logica Wittgenstein, dovremmo parlare con- litare: il pezzo d’artiglieria; o al gioco
ne in architettura ↔ l’architettura in di Polesello al pericolo dell’automati- tro la geometria euclidea e affidarci degli scacchi: il pezzo degli scacchi. lo
funzione) ribalta il verso della ricerca smo e del meccanicismo e stabilisce la alla geometria dei corpi: in quanto la sono più interessato a fare un pezzo
(certamente patiente) dal piano anali- prevalenza dell’intenzione volontaria geometria dei corpi è il luogo dell’espe- come “elemento” di una macchina in
tico della deduzione a quello empirico nel rapporto tra costruzione e sen- rienza.” funzione.”
dell’induzione e dell’intuizione: so, cioè che prevale (deve prevalere) “(...) E, parlando di spazio sensibile, G.P., Arx N.x, Forum N.x, Questione1, Questio-
“L’essere in funzione, in architettura, il senso di ciò che si fa (del da-farsi). devo riandare al concetto di G. Sa- Nel processo di costruzione logica (e ne 2, schizzo, 6 novembre 1982
diventa ricerca di precisione (in questo L’architetto-filosofo vuole dare senso- monà, lì dove parla di “luogo-spazio”. di “logica posizionale”), la costruzione
caso, riferita al mettere-in-funzione le forma ad una sequenza finita di espe- Samonà insistette a dire che soltanto i è contemporaneamente del linguag- G.P., Studio per il Forum II, Venezia, 1982
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Architettura e costruzione era del terzo millennio in cui viviamo e ria e all’industria con la definizione e segni non esposti per ovvie ragioni di un prisma a base triangolare isoscele e
Michele Barbiero che nel disorientato panorama odier- formazione di elementi, di materiali e tema e spazio. non equilatera, cioè ha una direzione
no si manifesta in costruzioni e nelle materie sempre più sofisticati. Lo troviamo nella messa in opera e un verso.
Costituisce per me un punto di rife- architetture di ricerca che sondano e Se da una parte questa innovazione di quegli elementi (proprio quelli e
rimento, in quel tempo di ideazione- indagano linguaggi che si vorrebbero tecnologia-informatica ci ha permesso niente più) utili a dire ciò che si deve
progettazione-composizione o di ana- condivisi o nuove vie espressive, più di ampliare il “vocabolario” e liberare dire, e sempre con una tensione di “ri-
lisi-scomposizione di un’opera, questo volte autoreferenziali, formaliste, più utilmente molte energie contenute duzione”, Massimo Cacciari direbbe
pensiero: non dimenticare mai che attente a proclamare una identità, op- nei materiali e nelle loro prestazioni, del “principio di economicità”, cioè,
“un’opera di architettura è necessaria- pure ripiegate al risultato di una forma dall’altra è divenuta più appannata, a il condurre ad elementi, figure, segni
mente una costruzione”. (che si identifica spesso con l’involucro volte instabile, l’attenzione allo spazio ritenuti necessari a dire (esattamente)
Necessario è che un’opera architetto- esterno) slegata o incoerente rispetto e alla sua definizione attraverso pro- quella cosa lì.
nica sia una costruzione: è requisito ad una struttura interna. prio gli elementi dell’architettura, que- La riduzione è perseguita alle diverse
“sine qua non”. Ad una maglia regolare e ad una strut- stione invece assolutamente centrale scale (i particolari, ad esempio, man-
“Se aggiungiamo”, prosegue Gianugo tura trilitica ripetuta si contrappone ed evidente nel lavoro di Polesello. tengono una rappresentazione astrat-
Polesello, “che vogliamo intendere la un limite/involucro esterno organico La sua ostinata “perentorietà” mi con- ta ancorché assolutamente esatta),
costruzione come esito dell’impiego ed amebico; pilastri o colonne scandi- duce ad una volontà di dare forma (e rimandando la risoluzione specifica
di strumenti tecnici (…) è più facile e scono uno spazio e ritmi dimensionali senso) allo spazio. tecnica all’ingegneria o all’officina,
comprensibile dire che l’architettura è euclidei, che si infrangono contro una Il “repertorio disponibile” per il mon- cioè, a dire che prima di tutto vi è un
un’operazione tecnica (un montaggio, superficie che invece continuamente taggio si è, perciò, certo arricchito e principio, una o un insieme discreto di
ndr) che implica uno strumentario spe- modifica il suo rapporto spaziale e, le sollecitazioni del mercato e più in idee e pensieri che “guidano” e condu-
cifico”, (…) ovvero “che l’architettura è dilatandosi o restringendosi, stimola generale della domanda tende a de- cono il progetto o il dettaglio, determi-
una tecnica”. la percezione spaziale in una sorta di terminare anche un ampliamento del nandone in questo modo la chiarezza
Ho voluto citare questo brano tratto autoerotismo visivo fine a se stesso, “discreto” iconografico da usare nel espositiva.
dal saggio di Polesello, pubblicato nel ovvero, in un sistema (costruttivo) che progetto architettonico dentro la serie Questo mi ha raccontato e mi rivela
1980 in una raccolta dal titolo “Pro- in realtà decostruisce e tradisce lo spa- di esperienze e di domande continua- continuamente la perentorietà del ge-
getto realizzato”, edizioni Marsilio, per- zio e basta. mente mutevoli. Valutare la quantità sto di Polesello che segna, che traccia
ché di fronte a questa mostra, dedica- In questo senso trovo essere sempre di repertorio (il “discreto”) che si pone sul foglio bianco dei suoi quaderni o
ta ai suoi progetti “veneziani”, ha una più sottile il crinale che separa le esibi- in essere è affidato all’intelligenza (e nei ritagli di sottolucido, gesto che
sua emblematicità e per molti aspetti zioni formali/formalistiche da più raf- al cuore) che sono chiamati a dare, definisce e che mette in relazione… un
una valenza anticonformista, per il suo finate e intelligenti esperienze dell’E- ad assegnare un senso, un significato determinato punto ad un altro o il se-
rimando a questioni intorno al corretto spressionismo contemporaneo, la cui all’esperienza progettuale/compositi- gno che individua gli elementi sostan-
rapporto struttura-forma e forma-con- manifestazione e messa in opera deve va specifica. ziali di una costellazione.
G.P., Architetture veneziane, 6 novembre 1982
tenuto; tanto più lo sottolineo pensan- molto all’odierno livello di informatiz- Ritrovo (e ho trovato) questo “discreto” Sono gesti che, stabilendo rapporti,
do al tempo di “disagio diffuso” che zazione nelle produzioni progettuali nei materiali d’archivio selezionati per scelgono. G.P., Venezia, schizzo comparativo tra Venezia
contraddistingue l’ingresso alla nuova degli studi di architettura/ingegne- la mostra e tra i molti documenti e di- È per questo che il Padiglione Italia è e Atene, 14 marzo 1973
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Analisi degli schizzi Ceccon, Giorgio Pettenò, Franca Ca- nell’unità di cui fan parte, fondata sate, sono impronte dell’architettura di giunzione pensata. Studia strutture
di Gianugo Polesello berletti, Sandro Pittini, Lamberto Ami- sopra una legge precisa, per modo che pensata. Sono chiari i rimandi all’archi- intelaiate in calcestruzzo, in acciaio e
Sezioni orizzontali/verticali di ar- stadi, Ildebrando Clemente, Magda non si possa aggiungere o togliere o tettura classica trilitica, architravata, miste.
chitetture che integrano in un unico Minguzzi). Personalmente ho ricordato cambiare nulla se non in peggio”. Nel- dove i sostegni verticali sono rappre- I materiali sono importanti pensiamo
gesto lo schema statico e lo spazio la figura di Polesello attraverso il rap- le opere di Polesello, si sente la concin- sentati dalla colonna e quello oriz- all’uniformità del granito bianco che
architettonico porto instaurato con la tesi di laurea, nitas tra tutte le membra, tra tutte le zontale dall’architrave. L’architettura costituisce il muro cieco perimetrale
Franca Caberletti “l’osservatorio astronomico, la stazione parti che la compongono. Le membra classica è la matrice del suo pensiero degli uffici per la Camera dei Depu-
remota di controllo: un progetto d’ar- sono composte nel progetto attraver- ed è talmente interiorizzata che gli ele- tati (Roma 1966), al muro di lamiera
Gundula Rakowitz nella mostra Gia- chitettura”, relatori Gianugo Polesello, so la regola matematica e geometri- menti architettonici estrapolati dalla di acciaio nel secondo progetto per il
nugo Polesello Maestro dell’indecifra- Armando Dal Fabbro e Carmelo Majo- ca. Il reticolo cartesiano della maglia storia dell’architettura, sono montati Museo della Resistenza nella risiera di
bile/autoritratti Veneziani curata per rana, 1996. Polesello m’invitò da su- geometrico/strutturale a passo di 7,5 e ri-composti ironicamente all’interno S. Sabba, Trieste 1966-68, due muri in
lo IUAV di Venezia, accosta i progetti bito ad affrontare il tema progettuale metri, adottata nella pianta e nell’al- del progetto in modo non canonico: gli lamiera di acciaio con armatura in pro-
“veneziani” di Polesello agli autoritrat- dell’osservatorio astronomico parten- zato, definisce le proporzioni stesse elementi evocano un mondo classico filati, irrigiditi trasversalmente da una
ti degli ultimi anni della vita rilevando do dall’origine, cercando nella storia della sua architettura. L’architettura di che resta il simbolo di un modo di pro- serie di diaframmi sagomati dell’altez-
quanto resti ancor più “indecifrabile” l’evoluzione del tipo architettonico Polesello mira a conservare la forma cedere e pensare. Pensiamo alla cupo- za di 15 m. Il pensiero di Polesello è in
la sua opera se si scinde dall’uomo. e della pianta centrale correlata alla pura delle figure geometriche che la la sospesa del progetto per il padiglio- continuità con Mies e Le Corbusier. Nei
Polesello disegna se stesso in pianta e funzione specifica del tema. Durante il compongono: il triangolo isoscele, il ne Italia o alle colonne del porticato suoi progetti le strutture si montano a
in sezione come se fosse una delle sue percorso di maturazione del progetto, quadrato, il cerchio, il prisma, il cubo, d’ingresso nel progetto degli Uffici per incastro guardando anche alla tecnica
architetture confermando, anche con l’invito ripetuto era quello di eliminare il parallelepipedo, il cilindro. Polesello la Camera dei Deputati. Negli schizzi, costruttiva del suo tempo: la prefab-
l’autoritratto, che la pianta/sezione è tutto ciò che era superfluo, lasciando elide dalle sue architetture “l’orna- Polesello definisce in modo istantaneo bricazione degli elementi montati e
la generatrice del progetto. nella pianta/sezione solo gli elementi mento” poiché lo considera “pulchri- gli elementi costitutivi del progetto, il assemblati in opera. In molti progetti
Serena Maffioletti nella tavolaqua- essenziali. Nell’approccio di Polesello, tudo addita”, un “attributo accessorio, reticolo spaziale, la pianta, gli elemen- Polesello adotta elementi strutturali di
drata tenutasi l’11.01.2012 presso lo anche i temi e gli aspetti ingegneristici aggiuntivo non indispensabile”. Le ti verticali (le colonne, i pilastri, i setti facile montaggio per creare architettu-
IUAV, in concomitanza con la mostra e tecnologici più complessi potevano architetture di Polesello sono quindi murari,) e gli elementi orizzontali (gli re complesse nello spazio, nel controllo
curata da Rakowitz, ha ripercorso in tradursi in un progetto d’architettura. struttura da subito, dallo schizzo, dal architravi, le capriate, i solai a piastra, della luce naturale e nell’articolazione
modo filologico il rapporto che le- I rimandi ai suoi progetti erano conti- momento del concepimento dell’idea le coperture reticolari, le passerelle); delle funzioni e dei percorsi.
gava Polesello, allievo/figlio, ai suoi nui: la funivia di Ravascletto sul monte stessa di architettura. La sua architet- gli elementi portanti (fissi) sono distin-
maestri/padri Gardella e Samonà. Zoncolan del 1972, il ponte dell’Ac- tura si astrae a tal punto che diviene ti da quelli di tamponamento (mobi-
Molteplici le sfumature colte dall’ul- cademia di Venezia del 1985 e mol- schema statico/strutturale e al con- li), le parti opache dalle trasparenti.
tima generazione di allievi e studiosi ti altri. Standogli vicino compresi che tempo funzionale. In particolar modo In molti progetti Polesello adotta la
dell’opera di Polesello, esposte duran- la definizione Albertiana di “bellezza” negli schizzi a china Polesello lascia sul struttura intelaiata, le rette orizzontali G.P., Ponte dell’Accademia, Venezia, composi-
zioni con solidi platonici, 28 aprile 1985
te la tavolaquadrata (Laura Pezzetti, calzava perfettamente col suo concet- foglio le tracce e il peso della struttura (travi) e verticali (pilastri) o punti (co-
Tommaso Monestiroli, Paola Liani, to di architettura ovvero di “concinni- stessa dell’architettura: alcune linee lonne) si combinano di volta in volta G.P., Ponte dell’Accademia, Venezia, studio in
Mauro Marzo, Sara Carbonera, Paolo tas, di armonia tra tutte le membra, sono maggiormente calcate e ingros- secondo i vincoli posti e in base al tipo pianta, alzato e prospettiva, 1985
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e ci si chiede come ottenga questa as-


Coerenti contraddizioni tonico, così ricorrente nei progetti di costruzione fino ad un livello impensa- zione delle colonne coclidi imperiali,
senza di dettaglio, questa non neces-
Sara Carbonera Polesello. La colonna è ridotta alla sua bile per l’architettura classica deriva a smaltata e trasformata in opera d’arte
sità del dettaglio. Edifici che miraco-
elementarietà geometrica: un cilindro Polesello dall’utilizzo dei materiali del contemporanea, in un montaggio di
losamente ci appaiono senza finestre,
L’ossimoro è la figura retorica prediletta dalle proporzioni rigorose. Ma sono moderno – acciaio, cemento armato e arte e architettura che ricorda il lecor-
senza porte, senza sporti, puri ed ele-
da Gianugo Polesello e la sua insisten- ancora colonne quei cilindri d’acciaio, vetro - con cui quegli stessi elementi busieriano portale di Ronchamp?
ganti. Talmente moderni da risultare
za sul ruolo che essa ha in architettura vitruviani nelle proporzioni, ma lasciati vengono completamente reimposta- L’uso purista della geometria, dal ri-
senza tempo, cioè classici.
ci offre un indizio su come leggere e senza architrave, posti all’ingresso della ti dal punto di vista costruttivo. Una gore classico ma fuori dalla tradizio-
interpretare i suoi progetti. Camera dei Deputati, nel progetto di cupola d’acciaio non ha bisogno di ne nelle forme scelte ricorda Boullée:
Questi sono apparentemente caratte- concorso del 1966, o quell’enfilade di centine per essere posta in opera: si la sfera del Cenotafio di Newton, allo
rizzati da un’estrema coerenza, da un tubi blu dell’Università di Las Palmas costruisce fuori opera e poi “si monta” stesso tempo massima espressione
rigore che non ammette deroghe, ep- che sembrano reggere solo un’esilissi- e il montaggio da tecnica costruttiva della razionalità neoclassica e novità
pure ci appaiono spesso indecifrabili, ma putrella bianca e non il peso dei diventa anche metodo compositivo, to- assoluta nel suo essere forma inedita,
proprio per quel loro essere coerente- solai agganciati al loro fusto? talmente anticlassico perché desunto addirittura impossibile nell’architettura
mente contraddittori. Questa dissociazione tra forme arche- dal mondo delle macchine e ritrovato tradizionale.
Il più grande ossimoro palesato dall’ar- tipe dell’architettura e linguaggio clas- nei maestri del Movimento Moderno: le E ricorda anche Mies: il rigore geo-
chitettura di Polesello è il suo essere sico diventa nota poetica nel modo Corbusier e Mies fra tutti. metrico, la modularità, la chiarezza
al contempo classica e anticlassica, di- in cui viene interpretata la cupola Il progetto più coerentemente con- della costruzione contrastano con l’e-
chiaratamente moderna. del Padiglione Italia ai Giardini della traddittorio è sicuramente quello per sibizione di materiali contemporanei,
Classica per l’unità albertiana della Biennale nel progetto di concorso del l’ampliamento della Camera dei De- che rendono possibili nuove soluzioni
composizione, la concinnitas di archi- 1988. Il preesistente affresco del Chini putati. Cosa di meno architettonico costruttive impensabili nell’antichità.
tetture a cui “nulla si può aggiungere viene inglobato in una calotta d’accia- di un prisma a base triangolare quasi Ecco allora l’allontanamento dei so-
né togliere” senza comprometterle, per io, materiale che ne permette il ridotto completamente cieco? Il triangolo: il stegni dagli angoli, paradossalmente
il senso della misura e delle proporzio- spessore. La semisfera, resa pura nella poligono con il minor numero di lati, è svuotati, nella Neuenationalgalerie di
ni, per l’uso di un modulo riproposto sua geometria identica all’intradosso allo stesso tempo un ideale geometrico Berlino, o la drastica separazione tra
ossessivamente a tutte le scale. e all’estradosso (a differenza del Pan- e una forma antifunzionale, se usata sostegni verticali e lastre di copertura
Decisamente anticlassica per il ricorso theon) proprio grazie al ricorso al ma- in pianta. È ideale e quindi classica, del Padiglione di Barcellona, elementi
a forme addirittura anti-tettoniche e teriale moderno, è agganciata al solaio nuova nella storia e quindi moderna. Il di cui si è perso, visivamente, il nesso
anti-architettoniche, storicamente ine- e pertanto non poggia più, come le cu- prisma triangolare è anche una forma costruttivo.
dite, e per la sprezzatura con cui alcuni pole classiche, su sostegni verticali. Si che nega la plasticità delle architetture Il ricorso a materiali della contempo-
elementi archetipi della costruzione libra in aria, liberando completamente classiche e il rigore della prospettiva: raneità, associati a forme archetipe ed G.P., Ufficio per la Camera dei deputati,
Roma, studio assonometrico, 1966
vengono declinati all’interno di una l’intradosso del piano d’imposta: addi- ogni faccia verticale ci appare come usati in modo assoluto, è tema centra-
sintassi che ne stravolge il senso. rittura non c’è più un piano d’imposta. piano indipendente, non si percepi- le nella poetica di Polesello: i volumi G.P., Progetto Venezia-ovest: terminal auto-
Pensiamo, ad esempio, alla colonna, La possibilità di estremizzare la compo- scono le profondità. E che dire della mantengono la loro integrità di forma ferroviario-marittimo, studio planimetrico dei
unità minima del linguaggio architet- nente geometrica degli elementi della grande colonna isolata, evidente cita- e materiale in maniera impressionante due fori, 1985-1986
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Una disposizione poetica Tale condizione limite dell’agire in- aprire lo spazio alla molteplicità come regole del gioco, ma ignoti, non prede- io immagini come un poeta e ricom-
Paolo Ceccon condizionato, può essere trovata, nell’immagine proposta da Cacciari ne terminabili, sono gli stati progressivi - ponga in uno ciò che è frammento ed
seguendo quanto suggerito dallo ‘L’arcipelago’: isole che, pur rimanen- le unità parziali - della trasformazione, enigma ed orrenda casualità.
Gianugo Polesello transita in un ‘900 stesso Polesello, nella ‘radice retorica’ do distinte, formano una figura, come alla cui origine, senza vincolo contin- E come potrei sopportare di essere un
in cui i codici figurativi, i testi, perdono dell’ipotiposi schematica di Kant che, stelle in una costellazione, una rete gente, c’è il libero arbitrio. uomo, se l’uomo non fosse anche po-
progressivamente la capacità di mes- associa, nello schema, concetto ed relazionale. I dispositivi poleselliani non parlano di eta e solutore di enigmi e redentore
sa a fuoco dell’unità indivisibile così intuizione sensibile. Attraverso l’uso L’essere arcipelago che è della condi- volontà di potenza, ma esemplificano della casualità!”
come ogni forma narrativa si scompo- di schemi si può sottoporre ogni pro- zione ecumenica del paesaggio lagu- la resistenza di un’‘azione pensante’,
ne in infinite possibili interpretazioni e cedura a giudizio, osservandone gli nare evocata da Polesello al convegno sono contrari ad ogni frammentazione
variazioni di senso. sviluppi senza pregiudicanti ex ante, Idea di Venezia nel 1988: “(…) Mi pare insignificante e banalizzante, opposti
La sua condizione intellettuale, di una perseguendo l’agognata unità di sen- che riconsiderare oggi (e mettere in ad ogni condizione emergenziale, al-
complessità che esula da ogni riduzio- so – logica, etica ed estetica – dell’a- pratica) l’unità lagunare, dell’eco-siste- ternativi ad ogni opzione contingente:
ne epocale, si è contraddistinta per un zione progettata. ma lagunare, non sia sostanzialmente sono luoghi, sono soggetti a cui appar-
particolare e cinicamente analitico uso Durante il comporre, per fornire ragio- possibile se viene assunta un’ottica tiene un senso.
funzionale delle risorse culturali, che si ni alla forma, la procedura schematica specialistica disgiuntiva, che distingue L’aspetto esperienziale del costruirsi
manifesta in progetti pervicacemente ripete continuamente la richiesta di aspetti naturali ed aspetti artificiali della forma è percorso di conoscenza,
ossessivi, guide rigorose per il proprio giudizio e, così, ogni azione conse- che riguardino la città edificata e le tentativo di dar significato che può
agire. Agire responsabile, etico, che guente, ripetuta ed affinata dal gio- barene con l’acqua come elementi trovare espressione nell’agire artisti-
restituisca liceità all’azione; agire ar- co combinatorio, diventa costruzione separabili di fatto dalla prima. L’unità co, rimarcando il nesso tra esperienza
tistico, estetico, che riconosca bellez- analitica, nell’accezione freudiana, lagunare è una grande, straordinaria e conoscenza già riconosciuto all’arte
za e verità all’azione; agire cognitivo, sempre più precisa ed accurata, ridu- costruzione, è un enorme artifact di da Nietzsche e Adorno.
razionale, testimone della logica che cendo la forma al necessario e derivan- scala geografica che assume e coordi- Poieo è l’agire e anche il comporre, po-
istruisce l’azione. dola da un uso consapevole dei ma- na nel proprio interno diversi, distinti iesis è ciò che attiene all’azione e alla
Tre condizioni che, mi piace pensare, teriali disponibili (‘a disposizione’ ma elementi, mediando lungo una scala composizione, poietes è colui che agi-
sottendono una sua personale ricerca anche ‘da disporre’). che ha come estremi la wilderness e sce, che fa, che compone.
di cui l’architettura è solo l’evidenza I materiali combinatori, i luoghi-outils l’artificio totale (…).” Nietzsche, in un passo di ‘Così parlò
sensibile. dal passato corbusieriano, apparten- Attraverso dispositivi architettonici, Zarathustra’ intitolato ‘Della redenzio-
Pensare se stessi oltre il contingente, gono a schemi intuitivi, sono ‘concre- analoghi degli antropologici foucaul- ne’, delinea la figura del poietes che
oltre ogni tempo specifico, oltre i cli- zioni’ astratte dal tempo che assumo- tiani, si simulano rapporti tra controllo mi piace accostare funzionalmente a
chè, ricercando un’azione libera ma re- no sovrapposizioni e stratificazioni di e astrazione. Potere e sapere si con- Polesello:
sponsabile, presuppone un momento ciò che li ha preceduti, come conden- frontano in prove sperimentali dove la “Io mi aggiro tra gli uomini, come tra i G.P., Stelle & Costellazioni, 12 giugno 1989
di giudizio che possa dar fondamento sazioni all’interno di un liquido, come conoscenza esperienziale è astratta dal frammenti dell’avvenire: di quell’avve-
ad una trasformazione consapevole, ad isole nel mare. Un mare che dovrebbe vincolo immanente della quotidianità. nire che io vedo. G.P., Per una trasposizione (o un ritorno) verso
ogni prefigurazione di progetto. sciogliere il coagulo della generalità e Sono note la tecnica, la procedura, le E il senso di tutto il mio operare è che Camposampiero, 11 gennaio 1999
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Fingere rigorosamente orica, che in qualche modo ci riguarda bile, logica ed emozionale. Ciò che va della modernità egli ha sperimen- progetti che continuano a naufragare
Ildebrando Clemente ancora, in cui è possibile rinvenire e ri- questi progetti vogliono comunicare, tato, cinicamente, l’ultima intima resi- di fronte alle distorsioni della realtà.
proporre una visione per l’architettura riflette il problema stesso della rap- stenza del tragico possibile: la sagacia Anche per questo il suo progettare è
Non è sempre vero che le idee e i di- della città del presente e del futuro. A presentazione astratta, dell’astrazione, comica. Fingendo un’armonia possibi- assolutamente ostinato, tenace e di-
segni di un architetto certifichino con questo proposito in queste note voglio una cifra espressiva costitutiva della le tra opposte tensioni, componendo vertente. Il gioco del fanciullo che fan-
trasparenza quali sono i loro fini o ciò accennare a tre temi che credo impor- modernità. Io penso che il bello del per dissonanza assoluta senza conci- ciulleggia, un gioco serio, perché ne va
che vogliono comunicare. Penso che tanti per interpretare il suo lavoro: la lavoro di Polesello lo possiamo leggere liazioni con l’esistente, Polesello ha di mezzo il destino stesso del gioco del
nel caso dei progetti di Gianugo Po- morfologia, l’astrazione, il gioco. e vedere proprio nella consapevolezza riattivato quella dimensione assopita progetto: orchestrare ogni cosa affin-
lesello questo sia evidente nonostante Il primo tema riguarda l’apporto dato critica di svolgere e sciogliere il suo e carsica: ha riaperto la ferita. Per que- ché nel vuoto che progetta qualcosa
proprio la chiarezza, la semplicità e il da Polesello agli studi urbani intra- progettare attraverso la cifra costituti- sto possiamo definire tragicomico il accada. Rendere possibile con l’archi-
rigore compositivo che evidenziano, presi in Italia da Saverio Muratori e va della modernità: la neutralizzazione suo metodo, il suo gioco compositivo. tettura, con la sua semplice presenza,
anzi che esaltano. In fin dei conti pos- Giuseppe Samonà, nella comune ri- del sentimento del tragico. Sentimen- E qui arriviamo al terzo punto. Nel nella città, una vita in cui anche le
siamo dire subito che Gianugo Polesel- cerca di ordini e principi trasmissibili to che rompe e fa a pezzi qualsiasi idea tempo in cui non è più l’architettura a emozioni, accanto ai bisogni, possano
lo, con i suoi progetti, pare prendere della disciplina architettonica, fondati consolatoria del reale, che fa saltare e indirizzare e dare forma al destino del- favorire il miracolo della conoscenza
alla lettera che l’architettura è la for- sullo studio dei rapporti tra tipologia mette in crisi qualsiasi ordine, sociale, la città, soggiogata dalla tecnocrazia che porta al benessere e alla felicità.
ma visibile dell’abitare. Abitare misu- e morfologia urbana. A mio parere il politico e individuale. Sentimento che e dall’economia, ricompare il gioco, la
re. Lo strumento riflessivo fondativo, contributo importante dato a questi Gianugo Polesello pare recuperare pa- finzione: immaginare un’armonia pos-
tecnico ed espressivo, per comporre e studi da Polesello è da individuare radossalmente proprio attraverso la sibile. Che ancora l’architettura possa
progettare le misure di un tale abitare nell’importanza che egli assegna alla figurazione astratta. Nella sua ansia di giocare un ruolo decisivo nel destino
è, ancora alla lettera, la geometria. E componente morfologica per l’inven- dare risposte razionali e sacrosante ai della città, nel tempo della sua crisi,
non è uno scherzo. Forse si tratta di un zione progettuale. Il dato morfologico bisogni dell’uomo anche l’architettu- deve sembrare una cosa seria. Biso-
metodo e una volontà di far apparire risulta decisivo per riflettere sul come ra, come hanno mostrato gli architetti gna fingere rigorosamente. La forma
quello che spesso è dato per scontato pensare le relazioni urbane, tra edifi- più acuti del Novecento, ha cercato comica è, appunto, l’altra faccia della
in un progetto. Portare alla presenza ci e spazi aperti, tra pieni e vuoti co- di neutralizzare le istanze conflittuali medaglia. Il gioco è nel processo stes-
l’invisibile misurabilità che innerva le struiti. Decisivo per riproporre l’idea e e tragiche del reale. Come Polesello so del progetto che comicamente, non
strutture costitutive del comporre e l’importanza del progetto urbano. Un svolge questo sentimento? Facendo si spiega altrimenti, continua a finge-
del progettare stesso. Potrebbe esse- dato scomparso nell’attuale panorama finta, fingendo, con la sua rigorosa ge- re un ordine possibile, combinando e
re. Tuttavia è bene precisare che an- dell’architettura contemporanea, ma ometria compositiva, di poter armoniz- ricombinando sempre le stesse figure
cora più importante non è fino a che necessario per riflettere sulla comples- zare i conflitti del reale. Nello specifico che continuamente fingono di essere
punto la geometria sia veramente un sità del reale e le sue contraddizioni. i conflitti dell’architettura della città, i altro da sé pur restando se stesse. Prin-
elemento centrale del suo comporre, A questa complessità è legato il secon- conflitti morfologici, di trasformazione cipio comico e non ironico, proprio per G.P., Le colonne colla testa nelle nuvole,
4 agosto 1996
ma come, attraverso tale strumento, do tema. Esso riguarda la questione del ed espansione, gli innesti tra il prima, questo assolutamente paradossale. L’i-
possiamo costruire un’idea generale di linguaggio, di come questa complessi- il già stato e il nuovo del progetto. Nel ronia romantica tutto vuole dissolvere, G.P., Firenze 1976 - Venezia 1994, 15 ottobre
architettura, al limite una proposta te- tà trova una via espressiva trasmissi- segno di questa dimensione costituti- mentre il comico finge continuamente 1994
Iuav : 114 10

Gruppo Giuseppe Samonà, Costantino Dardi,


Emilio Mattioni, Valeriano Pastor, Gianugo
Polesello, Alberto Samonà, Luciano Semerani,
Gigetta Tamaro, Egle R. Trincanato, Progetto
di concorso internazionale per il piano urba-
nistico plani volumetrico per la nuova sacca
del Tronchetto, motto: Novissime.
Planimetria generale della città-estuario,
1964, tavola fatta ridisegnare da G.P. nel 1985
Iuav : 114 11

G.P., Et ego - quod … - quo - quare - quid?,


24 aprile 1990
Iuav : 114 12

Gianugo Polesello. gli schizzi poleselliani, più di quanto luce. I grandi setti sono quinte teatrali trepassa la nebulosa insediativa in cui
Le ultime parole disegnate non avvenga di giorno. Nell’oscurità variamente inclinate sullo stesso asse ogni logica appare perduta, valica gli
Mauro Marzo che cela l’intorno, l’opera si rivela nella di giacitura del muro in vetrocemen- strati più prossimi di un suolo in cui
sua natura di composizione spaziale to. Svettano più in fondo sul piano si è accumulato solo caos edilizio e at-
Capita che la notte, quando il cielo astratta. Il carattere maleviciano che di asfalto, fissano molteplici direzioni tinge altrove le figure e i materiali utili
è scuro e poche macchine ritardata- connota alcuni dei suoi celeberrimi spaziali, indicano punti lontani di un alla sua costruzione.
rie attraversano il piazzale del casello schizzi riemerge nell’opera costruita. territorio devastato da un’urbanizza- All’alba, quando la città torna a sve-
autostradale di Padova Est, Gianugo Pochi chiari segni, misurati gesti, cali- zione insensata. gliarsi, Polesello si avvia alla conclu-
Polesello si attardi ancora a parlare di brate mosse. Una volta metallica e un È proprio in questa disparata conge- sione del suo dialogo notturno e, sotto
architettura. Ai piedi dei grandi setti, muro in vetrocemento, l’una perpen- rie di manufatti che la grande volta i suoi eleganti baffetti, mormora che,
che come totem misteriosi vegliano dicolare all’altro, misurano estensione metallica, il lungo muro luminoso e i durante tutta la sua vita e la sua car-
la soglia della città, discorre con gli longitudinale e trasversale del piazzale setti colorati del casello si impongono riera di architetto e di docente univer-
studenti e gli allievi d’un tempo. Non autostradale, ne definiscono il vuoto. allo sguardo con una grande chiarezza sitario, ha sempre fermamente credu-
parla quasi mai, invero, di questa sua La sottile pensilina della barriera di figurale. to che la teoria della città e la teoria
ultima opera realizzata, né delle pre- pedaggio, il lungo muro opalino dietro Più passa il tempo, anzi, più si adden- dell’architettura si potessero elaborare
cedenti. Non del Mercato di Bibione, il quale si attestano uffici e vani per sano intorno al casello oggetti edilizi solo progettando. Progettando la città
non della villa a Rive d’Arcano, non gli impianti tecnici, la teoria di setti disomogenei per linguaggio e dimen- e progettando l’architettura. L’una e
dell’università a Las Palmas de Gran bianchi e rossi costituiscono elementi sione, più appare chiaro che l’unica l’altra insieme.
Canaria. Piuttosto ritorna ossessiva- fissi di una scena che, percepita attra- traccia di razionalità rinvenibile nel «Io non conosco nessun grande ar-
mente con la memoria ai suoi progetti verso il parabrezza dell’automobile, è perdurante stato di irresolutezza for- chitetto che si sia cimentato solo con
di ricerca sulla laguna di Venezia, ai sempre mutevole, elementi immedia- male di questo paesaggio sembra co- parole scritte e non anche con parole
progetti di concorso per i Souk di Bei- tamente riconoscibili in una visione agularsi tutta lì, nell’opera di Gianugo disegnate, anzi le parole disegnate le
rut o per l’Isola dei Granai di Danzica, accelerata dello spazio che di istante Polesello. considero più grandi, più forti delle pa-
alle geometrie di antichi tracciati viari in istante modifica i reciproci rapporti Riallacciando tracciati interrotti dal role scritte», soggiunge ancora. La voce
e alle figure urbane che hanno abitato tra le figure della composizione. tempo, collegando parti contigue di diviene però più flebile e il rumore del
per decenni la sua mente di architetto La parete in vetrocemento è un’imma- città disgiunte dall’infrastruttura, essa traffico, a quell’ora crescente, rende via
e studioso di architettura. gine “fantastica”, una costruzione bidi- indica possibili margini di ricompo- via meno percepibili le frasi del Mae-
Così, conversando, la notte avanza. mensionale priva sia di aperture che di sizione urbana. Il progetto sceglie di stro. Prima di congedarsi dagli studen-
Sempre meno veicoli sopraggiungono, elementi che consentano di ipotizzar- dialogare non già con l’immediato ti pare tuttavia che, continuando a se-
rallentano in prossimità del pedaggio ne mentalmente la reale dimensione. intorno, ma con i segni dimenticati guire asintoticamente il corso dei suoi
e oltrepassano la barriera autostradale. Grigia durante il giorno, quando sem- della storia. Se l’asse del piazzale au- pensieri, si spinga fino ai campi remoti
A guardarlo di notte, in un silenzio solo bra assumere il colore stesso del man- tostradale si allinea con il decumano della filosofia. G. Rakowitz, Variazioni ritmiche, Progetto del
di rado interrotto dal rombare sordo di to d’asfalto, al sopraggiungere dell’o- massimo patavino, è con tale traccia casello autostradale di Padova est, variante 1
motori lontani, il casello rammemora scurità si trasforma in uno schermo di che il progetto imbastisce relazioni. Ol- e 2, studi di pianta e alzato, 1999 - 2005
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Le composizioni linerari di Gianugo città di Danzica, Napoli, Milano, per pedonale che lo attraversa in tutta la tà contemporanea, della periferia.
Polesello e i limiti della città giungere alla fine di nuovo a Venezia, sua lunghezza, è il perno della compo- Questa è la più grande lezione che
Magda Minguzzi in Fondamenta Nove, con quello che sizione, la misura rispetto alla città, il questi progetti ci trasmettono. È la
sarà uno dei progetti più essenziali, luogo da animare grazie all’introduzio- strada che Gianugo Polesello ci indica
Le composizioni linerari di Gianugo per certi versi oscuri della sua produ- ne di figure, di personaggi: le torri, il e che sembra, per molti versi, non an-
Polesello e i limiti della città. zione. Composizioni il cui minimo co- foro di vetro, l’odeion, ecc. Volumi puri, cora intrapresa.
Se osserviamo l’insieme dei progetti e mun denominatore ancora una volta è provenienti dall’Archivio di Architettu-
delle ricerche che Gianugo Polesello rappresentato dal tema urbano: i mar- re (3), che grazie alla loro disposizio-
ha dedicato a Venezia ci renderemo gini, le aree limite. ne favoriscono la relazione tra l’uomo
subito conto dell’importanza che que- Luoghi che si caratterizzano per l’as- che attraversa il progetto e la città o
sta città ha avuto nella sua vita di Ar- senza di contenuti, di tessuto urbano, gli elementi del progetto stesso, in
chitetto. di relazioni con l’intorno. un rimando continuo tra interno ed
Venezia come origine: dell’esperienza Progetti-manifesto di un’architettura esterno, campi lunghi e punti di vista
a fianco di Samonà, dell’appartenen- che affonda le sue radici nel movimen- ravvicinati.
za alla “Scuola di Venezia”, dell’inse- to moderno. Griglie e moduli che si moltiplicano,
gnamento all’Università Iuav, della Queste straordinarie composizioni si ruotano, si dilatano. Sono questi gli
fondazione del “Gruppo Architettura” misurano con la città contemporanea. strumenti, derivanti dalla fascinazione
(1), dell’estenuante ricerca condotta in Situazioni di periferia diffusa, dilatata che Polesello nutriva verso le origini
gran parte sulle aree limite e sui mar- dimensionalmente, cresciuta senza di- romane del territorio (le centuriazioni),
gini urbani. rezione, dove il tessuto antico, compat- con cui “governa” il vuoto e dispone le (1) Il Gruppo Architettura era un col-
Venezia quindi come laboratorio di to e coerente, riesce talvolta ha lambi- figure del progetto. lettivo di docenti Iuav composto da
studi e indagini i cui risultati e principi re le aree di intervento. La ragion d’essere dell’indissolubilità Carlo Aymonino, Costantino Dardi,
fondamentali verranno “sperimentati” L’idea di città a cui fanno riferimento tra tema compositivo e urbano – quasi Gianni Fabbri, Raffaele Panella, Gia-
altrove. è quella “aperta” (2), in cui la natura fosse un leitmotiv – non è da ricercare nugo Polesello, Luciano Semerani.
Sul finire degli anni ‘80 la “Venezia entra all’interno del tessuto urbano in scelte stilistiche o questioni acci- (2) Rimando alla definizione di “città
poleselliana” è in gran parte ultimata. e conduce inesorabilmente alla di- dentali legate alla forma del sito ma in aperta” di Antonio Monestiroli (1997),
Le aree figurativamente e funzional- latazione dello spazio aperto e alla una precisa volontà, un’urgenza intel- Temi urbani, Unicopli, Milano.
mente in attesa di definizione hanno conseguente indipendenza figurativa lettuale espressa per via formale. Così, (3) L’Archivio di Architetture è alla
trovato una loro ragione d’essere all’in- dell’oggetto architettonico. come se fossero grandi dighe, queste base del sistema compositivo polesel-
terno del teatro lagunare e l’attenzio- In questi interventi la dimensione pre- composizioni sembrano voler garantire liano del “montaggio di architetture
ne di Polesello si rivolge, per qualche valente è la lunghezza, che tende a un con la loro presenza e maestosità l’ar- a mezzo architetture”. Si tratta di ele-
tempo, altrove. chilometro. Per questo motivo l’asse restarsi di un fenomeno: la perdita di menti architettonici provenienti dai G.P. e G. Rakowitz, Altitudo, incertitudo…,
Dal 1989 al 1992 si susseguono, anno principale del progetto, che normal- identità e forma, di ordine e gerarchia suoi progetti che nel tempo ripropone Libellula, montaggio di disegno a quattro mani,
dopo anno, i progetti lineari per le mente è rappresentato da un percorso tra le parti che è espressione della cit- con minime variazioni. 2001 - 2005
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Il rapporto con la memoria Aymonino e Semerani, per Polesello il per la quale il confronto con la storia è problema non è solo quello di scegliersi
per Gianugo Polesello progetto, attraverso il disegno, diventa cosa imprescindibile nell’avanzamento un padre, e che questo sia quello giu-
Tomaso Monestiroli la messa in scena della teoria. del progetto, quello che maggiormen- sto, bisogna anche capire di doverselo
Le radici di questo metodo di lavoro, te rinuncia ad esplicitare formalmente scegliere, il fatto che ciò spesso non
“La maggior parte dei miei disegni sono credo si possano individuare nel rap- questo rapporto. Nei suoi progetti i ri- avvenga dimostra la debolezza di gran
realizzati a posteriori. Il disegno fatto porto con la memoria: infatti per Pole- ferimenti assunti non sono mai esclusi- parte della nostra disciplina”.
dopo è preciso, non è frutto di un ripen- sello è proprio la teoria il vero legante vamente figurativi, riconoscibili nell’im- I disegni esposti in mostra credo siano
samento ma di una conferma del pro- con la storia. mediatezza. La chiarezza formale dei significativi e dimostrativi della neces-
getto. Credo che questo sia un elemen- L’uso della memoria, il rapporto con- suoi progetti è il risultato di una ricerca sità, per Polesello, di capire, di cogliere
to distintivo di come fare architettura. tinuo con la storia, la costruzione dei profonda sul tema, sul luogo, sul tipo la la necessità di ogni scelta progettuale e
La ripetizione, le idee fisse, la ricerca. Le propri riferimenti, il continuo confron- cui matrice è sicuramente individuabile di saperla trasmettere ai propri allievi. I
figure che si ripetono ogni volta nuove to con i propri maestri, o per dirla con nella teoria della composizione. Questo suoi disegni sono l’evidenza della con-
anche se uguali. Nuove di significato, parole care a Polesello, con i propri “metodo” apparentemente astratto, tinua ricerca di quella concinnitas, oggi
nuove nelle intenzioni del progetto. “padri”, garantisce l’acquisizione di un trova invece la sua concretezza nella drammaticamente dimenticata, ovvero
Questo vale sia per i piccoli particolari atteggiamento critico necessario al pro- costruzione, nella tecnica ingegnere- del senso di ogni forma, che è sicura-
che per i grandi temi”. Questa frase trat- gredire dell’architettura al pari di ogni sca, anch’essa espressione della teoria e mente la cosa più difficile non solo da
ta dall’intervista fatta a Polesello nel altra attività conoscitiva. fors’anche sua verifica finale. imparare ma anche da insegnare.
2003, è chiarificatrice del suo modo di “Per rifondare ogni volta l’architettu- Il rapporto con la storia e con la tradi-
lavorare fondato sulla continua ricerca ra, bisogna rivolgersi ai propri padri, i zione è sempre oggetto di una radicale
della composizione ancorata saldamen- quali però vanno scelti non sono mai rifondazione, divenendo l’espressione
te alla teoria, vera anima del progetto. dati”. Polesello ha scelto i propri padri moderna di un procedimento antico.
Teoria, ricerca e progetto sono inscin- all’interno della scuola di Venezia: Gar- Ogni volta che ci si trova davanti ad
dibili. Non può esistere una teoria che della e Samonà. Dal primo ha ereditato un nuovo progetto, ci si pongono delle
non trovi conferma nel progetto; non la concretezza della costruzione, quel questioni sempre nuove, anche se già
può esistere un progetto che non sia che definisce l’aspetto ingegneristico affrontate innumerevoli volte in pas-
parte di una ricerca più ampia; non può e tecnico dell’architettura; da Samonà sato. Ecco che il confronto con i propri
esistere una ricerca che non abbia salde ha ereditato la consapevolezza del ne- maestri diventa non solo inevitabile
radici su una teoria. Il disegno diventa cessario apporto teorico al progetto ma necessario: “Il progetto si fonda su
quindi quello strumento di verifica pro- architettonico, oltre che l’ampiezza e la regole certe, ed è espressione di scelte G.P., Schema strutturale, 13 giugno 1996
gettuale necessario alla sintesi teorica. profondità della visione urbana dell’ar- motivate. Gli strumenti principali per ar-
Gli schizzi di Polesello svelano sempre chitettura. rivare a tali scelte sono il lavoro di ana- G.P., Schema / Progetto, schizzi per il progetto
di città ideale per l’insula realtina a Venezia,
la radice del problema compositivo, i di- In questo senso credo si possa dire lisi e la curiosità di conoscere come altri
1995
segni, invece, ne raccontano la soluzio- che Polesello è, tra i maestri italiani in passato, si sono cimentati in un pro-
ne. Analogamente ad altri maestri della dell’architettura contemporanea ap- getto analogo ecco che diventa neces- G.P., 300 x 300, Schema della città ideale,
sua generazione come Rossi, Canella, partenenti a quella scuola di pensiero sario costruirsi dei riferimenti. Quindi il 1995
Iuav : 114 15

Un progetto di concorso stesso scriveva, ”delle procedure di re- loro specificità funzionale e procedurale una sorta di connessione/cesura tra i
Enrico Novello invenzione della città”. (da quelli più propri del restauro filolo- due chiostri.
Questa la relazione al progetto che Po- gico a quelli più segnati da una nuova Gli aspetti funzionali legati a questo
Rispetto all’invito a partecipare alla ta- lesello scrisse nel dicembre 2000: significazione e uso) quanto ai problemi intervento (la formazione di una nuova
volaquadrata ho proposto di mostrare e più propri dell’architettura, attraverso la figura) determinano, di fatto, una nuova
raccontare l’esperienza di un concorso Il programma del concorso è schematiz- costruzione di una nuova figura archi- “centralità” nel centro storico. Riteniamo
di progettazione che, insieme a Gundu- zato in una sequenza di obiettivi tra di tettonica, agendo all’interno del corpo importante che questa nuova centralità
la Rakowitz, decidemmo di affrontare loro legati nell’unità del progetto. storico di Vicenza. si rivolga ai segni palladiani presenti, i
trasportati dall’entusiasmo di avere al 1. “La ricomposizione critica dei chiostri Certamente la presenza (e l’autorità) di più vicini: Palazzo Chiericati e il Teatro,
nostro fianco la generosa e amichevole con la ricostruzione filologica dell’antica Palladio segna ogni azione progettuale. costituisce un “limite” nella struttura ur-
guida di Polesello. Questo concorso, il Biblioteca domenicana”; Il Teatro e la Basilica sono i testimoni bana centrale. La figura di questo luogo
cui tema proponeva l’ampliamento del 2. “Il riconoscimento della singolare muti delle procedure di re-invenzione è importante, è “architettonica”.
polo museale di Santa Corona a Vicen- importanza di questo “vuoto” nel cuore della città, assumendo l’antico come Il ridisegno di Contrà Canove Vecchie, la
za, era anche l’occasione per rubare della città con la scelta di una nuova materia di una poesia nuova. rampa pedonale che sale ai “propilei” di
ancora qualcosa, al di fuori del corso, piazza”. Un velario di vetrocemento che copre vetro ed il complesso antistante il muro
in quei lunghi incontri tra Udine e Ve- Questa gerarchizzazione è importante con pieghe larghe o increspate l’antico ondulato di cemento con i due cubi di
nezia nei quali discutevamo i tentativi e spiega il senso della domanda che è, fronte interno dei conventi verso l’orto- vetro e di pietra, tutto questo costituisce
di dare risposta ai temi che insieme insieme, di architettura e di ridisegno di giardino fa da fondale a una piazza in il controcanto del progetto per i chiostri
avevamo condiviso e che in qualche una parte storica molto importante nel alzato in Contrà Canove Vecchie, una di Santa Corona.
modo ci aspettavamo di dover risolvere. disegno della città. piazza accessibile dalla strada con La costruzione di un unico isolato, com-
Più complesse e difficili si rivelarono le Il progetto assume questa distinzione percorso inclinato che ha come primo preso tra Contrà Santa Corona e Contrà
ricerche di nuovi testi rispetto all’incal- gerarchica, distingue i due aspetti del obiettivo un portico discoperto, segnato Canove Vecchie è l’esito conseguente
zare dei temi che Polesello ci trasmette- problema architettonico in due modi resi da colonne in vetro di colore rosso. Dal della nuova “centralità” che viene pro-
va, a volte in maniera enigmatica con tra loro autonomi e complementari: uno portico si sale con una rapida scalinata posta con la ridefinizione di una piazza/
piccoli schizzi, altre con la straordinaria rigorosamente filologico e di restauro alla piazza pavimentata in pietra sulla teatro. Una procedura che propone di
persuasione delle parole. Emblematico, reso funzionale alle nuove funzioni reali, quale stanno due cubi di pietra e di ve- ricalcare le orme palladiane, la sua po-
in questo progetto, il nostro tentativo l’altro, forse più difficile di “invenzione” tro (come due personaggi teatrali). Il etica. Gli esempi stanno a Vicenza: la
di dar forma ad “un velario di vetroce- architettonica o architettonica/urbani- nuovo accesso ai Chiostri (ingresso prin- piazza con la Basilica e l’antica piazza G.P., Università nella centuriazione. I margini
mento con pieghe larghe o increspate”. stica, visto che deve agire sull’assetto cipale) avviene dalla piazza allo stesso dell’isola riuniscono architetture e luo- orientali del “graticolato”, 8 febbraio 1999
Era l’idea di un diaframma, un figura morfologico della città storica con la livello, e da una scala “importante” che, ghi, mostrano il tipo e il segno di una G. Rakowitz, 3 + 1 / 4 - 1, trasposizione della cit-
limite che ci obbligava ad andare oltre i formazione di un nuovo piano nel vuoto sfondando la parete di vetrocemento, poetica. tà ideale nella centuriazione di Camposampiero
tentativi di attingere dal suo repertorio, creato dagli eventi bellici. porta all’interno della struttura claustra- Il senso del rispecchiamento dell’urba- nell’area metropolitana veneziana, schema pla-
che nulla aveva a che fare con l’impo- Il nodo centrale si riferisce, in ogni le/museale. nistica nell’architettura (e viceversa) è nimetrico, 1:1000, 1999
sizione di un linguaggio ma solo di un modo, non tanto al problema di rendere L’ingresso attuale in Contrà Santa Co- palese nell’opera del Palladio: così a G.P., Ampliamento del polo museale di Santa
principio che stava all’interno, come lui congruenti tutti i temi del progetto nella rona viene mantenuto, realizzando così Vicenza e così anche a Venezia. Corona, Vicenza, schizzo prospettico, 2000
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Semplicità complessa città greco/romane e che dell’oggetto
I disegni di Gianugo Polesello comunicano il loro valore archetipo.
Giorgio Pettenò In Polesello la ricerca del nuovo e
dell’insolito non rappresenta neces-
Non c’è dubbio che i disegni di Gianu- sariamente un passo avanti verso la
go Polesello possano essere certamen- conoscenza. Egli al contrario si serve
te intesi come l’esplicazione grafica delle conquiste della cultura contem-
della sua teoria architettonica. Come poranea per ripensare l’esperienza
ha osservato Antonio Monestiroli nel- storica dell’architettura. Come scrive
la sua introduzione all’inaugurazione Umberto Eco in La struttura assente :
della mostra allo IUAV: “i disegni di “il balzo in dietro si trasforma in balzo
Gianugo sono eseguiti senza esitazio- in avanti. La storia come inganno cicli-
ne, sono disegni sicuri, fatti al primo co, lascia posto alla progettazione del
colpo, perché tutto veniva dalla sua futuro”. Si può dunque dire che, no-
mente”. Infatti questa esattezza nei nostante il linguaggio di Polesello sia
suoi disegni non è altro che l’espres- molto lontano dalla tradizione, egli è
sione grafica di un’assoluta chiarezza stato uno degli architetti contempora-
di pensiero. Negli schemi grafici di Po- nei più strettamente legati allo spirito
lesello non vi sono correzioni, né più dei grandi monumenti dell’antichità.
versioni dello stesso progetto, non vi Al riguardo vale la pena citare un’inter-
sono ripensamenti o cancellature, ma vista che Polesello ha rilasciato al n. 0
un’unica versione del progetto/pen- di Phalaris (gennaio-febbraio 1989) in
siero. Non a caso egli usava la penna e merito al suo progetto per il Padiglio-
non la matita per tracciare i suoi dise- ne Italia; egli dichiara: “Non ho mai ca-
gni, non aveva bisogno di apporre can- pito cosa voglia dire modernità, anche
cellature, aveva solo bisogno di un se- se sento nominare spesso questa paro-
gno certo, univoco ed immodificabile la da Francesco Dal Co: se c’è qualcosa
come quello tracciato con l’inchiostro. contro la quale abbiamo sempre preso
Anche le tecniche di rappresentazione posizione è l’architettura moderna. Ri-
impiegate erano pertanto coerente- cordo un episodio, di quando stavamo
mente asservite alla espletazione del molto assieme, con Aldo Rossi, un
suo progetto/pensiero. In primis l’uti- sodalizio giovanile ma persistente, in-
lizzo fondamentale della pianta come somma: avevo presentato un progetto
elemento base ed imprescindibile; egli per la costruzione di chiese da produr-
scriveva infatti al riguardo: ”la pianta re in serie a monsignor Dilani, della
è l’idea profonda dell’architettura per- Curia di Milano, quando arcivescovo
ché è tale solo se consente di vedere era Montini, e non ricordo se ribadivo
le possibilità delle forme sensibili; ma una cosa che diceva Rossi o dicevamo
non è una forma sensibile. La pianta è insieme, comunque la questione era se
un emblema concreto dell’architettu- l’architettura dovesse essere moderna,
ra”. Così anche l’utilizzo costante della ed io rispondevo a questo monsignore
sezione era intesa in lui come “pianta che doveva essere antiqua (non vete-
verticale”, mentre la preferenza per ra) sed novissima”. Ecco si potrebbe
l’impiego dell’assonometria, tecnica di concludere dicendo che Gianugo Po-
rappresentazione messa a punto nel lesello, nel corso della sua vita, si sia
XVII secolo da ingegneri militari (un concentrato nel compito di costruire
tema a lui caro era quello dell’arte mi- un’architettura senza tempo.
litare), gli consentiva una rappresenta-
zione tridimensionale degli edifici ed
al tempo stesso gli garantiva un’ogget-
tiva precisione nella rappresentazione.
Come scrive Massimo Cacciari nell’in-
troduzione alla monografia di Gianu-
go: “gli schemi di Polesello raggiun-
gono grande complessità, ma sempre
lasciano trasparire la semplicità dell’i-
dea. Simplex sigillum veri “. Ma più che
di semplicità in Polesello si dovrebbe
parlare di elementarismo, anzi a questo
punto conviene fare una distinzione
tra semplice ed elementare. Semplice
si dice di un pezzo unico e quindi privo
di composizione, l’elementare invece
nasce dalla composizione di alcuni
elementi secondo regole determinate.
Se mettessimo in relazione questo ter-
mine con complesso, l’unione di questi
due termini dà origine ad una coppia
concettuale complementare d’impor-
tanza fondamentale per il processo
architettonico. L’architettura è sempre
una costruzione complessa nella qua-
le si devono riconoscere gli elementi
che la compongono. E quindi solo at-
traverso una saggia amministrazione
dell’elementare si è in condizione di
ottenere il complesso. Tutto questo
diventa evidente analizzando le opere
di Polesello. Il suo primo obiettivo è la
chiarezza: nelle sue opere non c’è nes-
suna complicazione, bensì una natura-
le complessità determinata dal fatto
che gli elementi sono in relazione tra
loro senza confondersi, mantenendo la
G.P., Università a Las Palmas de Gran Canaria,
loro propria identità e riconoscibilità
studio planimetrico, 1988
durante l’intero processo. Un processo
che poggia le sue fondamenta in co- G.P., Padiglione Italia ai giardini di Castello,
dici antichi, codici che guardano alle Venezia, studio di pianta, 1988
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e l e za del e c era una volpe travestita da riccio. Senza
r zz ti spingere troppo in là il gioco, in questa
ricerca dell’uno Gianugo era certamen-
Alcune questioni, tra loro interconnesse, te un riccio. Perseguiva una visione cen-
sembrano percorrere ossessivamente tripeta di cui fissava regole e costanti,
tutti gli argomenti affrontati da Gianu- identificando i tipi-edifici, costruendose-
go in un nostro lungo dialogo-intervista ne un archivio, e però sentiva la necessi-
del 2003. Come se tutte le questioni, tà di indagare anche gli strumenti della
pur nella loro articolazione, fossero con- volpe, volti a includere il molteplice.
tinuamente riconducibili a un unico or- Nel suo essere riccio vi è forse il lapsus
dine superiore dettato dalla “intelligen- nello scritto dei “Quaderni” Tipi architet-
za delle cose”, dalla comprensione della tonici e fatti urbani (1982), dove inver-
domanda che da esse viene. te la “nota massima laugeriana: unità
Progettare per lui era scoprire nella dell’insieme e tumulto nel dettaglio”!
memoria elementi già-fatti, avvalersi di L’architettura come atto di volontà non
figure disponibili per costruire il da-fare, ammetteva avventure. Fare un progetto
cambiando scena agli stessi personaggi, significava cercare il senso profondo
nuovi nel significato anche se uguali. della cosa, lo sforzo di capire la soluzio-
L’originalità poteva esistere solo come ne esatta, più che adeguata.
un’occasione frutto del caso. Di Gardella ricordava che da come re-
L’ossessione di scoprire se stessi nelle spirava, si poteva sentire come pensava
cose che già altri avevano fatto era sen- e come cercava di disegnare. Nuova-
tita da Gianugo come un destino che lo mente alludeva a un’idea di creazione
opprimeva e lo consolava fin dall’adole- artistica non disgiunta dalla vita, vissu-
scenza. “L’artista – scriveva Focillon – ta come una sorta di tormento anche
abita un tempo che in alcun modo è ne- fisico, un’ossessione per la cosa che si
cessariamente la storia del suo tempo”. sta facendo. Oppure come l’apice della
Il passato poteva esser riletto mediante soddisfazione, quando si ritiene di avere
astrazioni e trasposizioni di figure-outils raggiunto un certo momento di neces-
da un contesto all’altro. sità finale, e le cose tornano come un’e-
Nel progetto di casa Milesi ammetteva quazione.
di essersi sentito “molestato da Palla- Fare un disegno o una poesia, allora,
dio”. Vedeva Roma attraverso gli occhi significava uno star bene fisicamente
di Piranesi, una città che non c’è, che perché l’intelligenza della cosa acquie-
nemmeno Piranesi aveva conosciuto e ta. Mette in pace con se stessi. E questo,
che, di fatto, non esiste. diceva, era più forte di qualsiasi sentire,
Rispetto alla scrittura, lucidamente de- anche dell’amore perché non presuppo-
scrittiva delle ragioni dell’artifact, il suo neva la presenza dell’altro.
racconto si spingeva invece verso il ten- Una tale identità tra pensiero, propo-
tativo continuo di legare l’architettura sizione e fatto, comportava il pensiero
alla vita, al problema dell’identità nella continuo di una teoria di sé e di una
vita nel rapporto tra costanza e variazione. pratica di sé, “mostrando” il come dei
Il problema dell’unità era l’impegno di fatti attraverso il progetto. La prassi, da
tutta una esistenza, una costruzione che sola, poteva solo mostrare l’avventura
richiedeva lo sforzo della precisione e del pensiero che ritiene qualsiasi cosa
che doveva essere posta fin all’origine, dicibile e strumentabile.
pur sapendo che è una contraddizione Mi colpì molto quanto, nel dire, fosse
perché l’unità era fatta di parti e le parti divenuta profonda la dimensione dell’a-
dovevano esser proposte come un’unità, strazione: i “luoghi-pretesto” evocati
come nella Divina Commedia. non per la loro condizione reale ma ri-
Il paradosso dei molti e dell’uno rias- fatti nella costruzione della mente; gli
sumeva la sua descrizione dei progetti elementi dell’architettura isolati come
come un aforisma, declinandosi di volta pezzi assoluti e convocati a comporre un
in volta: nella strategia urbana del se- fraseggio musicale; i progetti che invece
parare per tenere insieme cose diverse; di portare il mondo delle idee alla fla-
nella doppia tensione che, similmente a granza del reale avvicinavano la realtà a
una polifonia, sorregge l’impianto senza una condizione di astrazione.
pretendere di ricondurre la diversità a Si diceva di lui che “non voleva andare
sintesi; nell’elemento archetipo, ripeti- in cantiere, per non sporcarsi le scarpe”.
bile come un timbro, e nel molteplice In realtà, affermava di diffidare dell’o-
opera invece di invenzione. pera realizzata, preferendo idealizzarla
L’unità significava riportare tutto alla nell’esercizio intellettuale: “mi interessa
finezza per fissare elementi di costanza più il pensiero delle cose, prima che esse
ma anche di variazione. si realizzino”.
In questo riconosceva in Le Corbusier La supremazia del pensiero lo spingeva
l’imperterrito “vincitore del tempo” che fino alla tentazione di negare la storia
era riuscito a fissare elementi di peren- per quel costringere il mondo al dicibile,
nità e di variazione, proprio come avvie- a un fare finito e schematico.
ne nella vita dove si cambia in conti- Kahn diceva che un edificio ha origine
nuazione, ma purtroppo – chiosava – si dall’incommensurabile, si disegna con
rimane sempre gli stessi. mezzi misurabili e, alla fine, deve torna-
Il rapporto tra identità e variazione re all’incommensurabile.
poteva essere dimostrato attraverso Delimitare il dicibile, nel mondo filosofi-
l’esempio della colonna ionica, nel suo co di Wittgenstein che per Polesello da
essere un elemento assoluto, presunto giovane “era la realtà”, può intendersi
fisso, eppure continuamente modificato nel senso di “preparare il posto all’indi-
nel tempo e nelle occasioni. Il capitel- cibile”, a quella trama che sostiene la
lo ionico rimane sempre lo stesso pur logicità delle nostre proposizioni e della
variando in continuazione, come i volti rappresentazione dei fatti.
delle persone. Sotto ai quali il teschio Oppure, tornando a Le Corbusier, come
è sostanzialmente uno. Per Gianugo il il fare posto alla vibrazione dello “spazio
teschio simboleggiava la tentazione di indicibile” che esige un’architettura sor-
andare alla ricerca dell’uno. retta dalla disposizione “esatta come la
Secondo la metafora della personali- matematica”. G.P., schizzo prospettico del viale verso la la-
guna veneziana e profilo-sezione, 1997
tà intellettuale della volpe e del riccio
(“l’una sa molte cose ma l’altro ne sa G.P., Progetto di concorso per il cimitero dell’i-
una decisiva”) che Colin Rowe prende sola San Michele a Venezia, Colonne rosse di
in prestito da Isaiah Berlin, Le Corbusier fronte al crematorio, 1997
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G.P., Ufficio per la Camera dei deputati, Nelle profondità della figura re. Le forme possono diventare figure consente di vedere le possibilità delle elementari che appartengono al mon-
Roma, studio assonometrico, 1966 Sandro Pittini ma non viceversa. forme sensibili; ma non è una forma do della geometria piana, conduce la
La succinta esemplificazione, presa sensibile. La pianta è un emblema con- ricerca in architettura fuori dal tempo
G.P., Pianta (e) triangolare (i), Roma 1964
Zeus / Montecitorio, Venezia 1985 Progetto Nell’affrontare la questione della “fi- come tale nella brevità del testo con creto dell’architettura” (2) cronologico ma dentro quello stori-
Venezia ovest, schizzi, 16 agosto 1990 gura” in architettura è prima di tutto i rischi che essa comporta, conduce a Le figure elementari della geometria co, nella profondità del “corpo denso
indispensabile definirne la distanza chiedersi se anche per Polesello, nel piana costituiscono gli elementi pri- dell’architettura”.
G.P., Venezia 1988 padiglione Italia, 16 agosto con il termine “forma”. Termini che tal- pensiero e nell’opera, possa valere la mi della composizione architettonica
1990 volta vengono utilizzati con carattere medesima “scelta di campo”. che opera per schèmata. Riducendo
G.P., Composizioni con mano aperta, 9 feb- di sinonimia, travisandone i loro com- In realtà per Polesello i due termini la grande complessità nella semplici-
braio 1988 plessi contenuti. non sono antinomici, come si è cercato tà dell’idea. Simplex sigillum veri. (M.
G.P., Es irrt der Mensch, solang er strebt / Erra In realtà tra “figura” e “forma” esiste invece di dimostrare sopra, ma appar- Cacciari) (3) (1) P. Grandinetti (cura di), Gianugo
l’uomo finche cerca, 18 maggio 1993 una differenza sostanziale che si può tengono a due distinti momenti di uno Ad esempio la figura prima per an- Polesello. Progetti di architettura, Edi-
riscontrare in alcuni modi operativi ri- stessa procedura che vede la composi- tonomasia è il triangolo che diventa zioni Kappa, Roma 1983, pag. 11
feribili ad alcuni maestri del novecento. zione o ars combinatoria come matrice forma prismatica nel progetto per gli (2) G. Polesello, Mercato a Bibione, in
Ad esempio, Aldo Rossi lavora per “fi- per la produzione di architettura per Uffici per la Camera dei Deputati a “Casabella “ n. 483, settembre 1982,
gure” tratte da un’operazione di sem- mezzo di architetture. Roma nel concorso del 1966. pag. 6
plificazione fino alla loro tra-duzione Per Polesello la figura appartiene al Riducendo ancora le parti in gioco (3) Gianugo Polesello. Progetti di ar-
che le porta all’essenziale senza però piano, alla pianta, mentre la forma ap- in modo scalare si può affermare che chitetture, Electa, Milano, 1992
perdere la loro riconoscibilità o capa- partiene allo spazio, al “luogo-spazio”. Polesello affronta la costruzione soli-
cità iconica di costruire un discorso Infatti in un saggio del 1983 così egli da, la forma delle figure ancora una
(prima di tutto mnemonico) all’interno scrive: “…Voglio dire che il repertorio volta per elementi finiti quali piani
dell’architettura della città. Un’opera- architettonico utilizzato è costruito verticali / muri, piani orizzontali /
zione non molto distante dal “metodo“ nel segno della monotonia. E questo lastre, elementi puntuali / colonne.
palladiano e i suoi risvolti settecente- non è un risultato derivato; esso è il Una costruzione che talvolta tra-disce
schi nella cultura europea e nord ame- luogo di partenza per sperimentare la la figura stessa scomponendola per
ricana. capacità combinatoria di un numero parti non più ad essa riconducibili. Si
Carlo Scarpa, invece, lavora per “for- limitato di forme che si ripetono e, nel pensi, infatti, al progetto per il nuovo
me” secondo un principio euristico. loro ripetersi, mutando di posizione Padiglione Italia ai Giardini di Castello
Il disegno è lo strumento attraverso il istituiscono nuove forme che non sono a Venezia nel concorso del 1988 dove
quale è possibile passare da una con- più solo i solidi elementari e le figure la figura planimetrica triangolare ri-
dizione non nota e magmatica ad una del piano. Queste nuove forme sono sponde a precise questioni relative al
nota dove la forma appropriata è il ri- gli spazi definiti dalle prime nel loro rapporto sito/fabbrica, al medesimo
sultato di un lento processo di assimi- localizzarsi nello spazio. Discorso vec- tempo essa viene disaggregata in par-
lazione prima di tutto del luogo nella chio, vecchissimo o, se si vuole, senza ti dotate di senso autonomo: facciate,
sua complessità, di cui il progetto ne tempo…” (1) setti, colonne.
è la sintesi. Ma la figura è di gran lunga più im- Come già osservato, l’operare per figu-
In una improbabile formula assiomati- portante in quanto essa appartiene re nei piani e per forme nello spazio
ca si potrebbe affermare che: Infinite alla pianta che “…è l’idea profonda è un discorso vecchio, vecchissimo,
sono le forme, pochissime sono le figu- dell’architettura perché è tale solo se senza tempo. L’assunzione di figure
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Quid amabo nisi quod ænigma est? propositivo” di Gianugo Polesello. Impressioni di settembre schmann, Thomas Bernhard: un incon- “Letteratura” e “invenzione”:
Massimiliano Falsitta Gianugo infatti spingeva ad inoltrarsi Paola Liani tro, SE, 1993). un rapporto instabile,
in questa materia con richiami e sti- volutamente instabile
Gianugo ricordava spesso questa sen- moli che preferiva legare all’osserva- Udine Zoncolan Giovanna Rossato
tenza latina che è riportata sotto uno zione dei progetti, ma senza neppure Seduti ad un tavolo del bar Delser, La vista dalle finestre della casa di
degli autoritratti più giovanili (1910 parlare troppo di questi ultimi, quan- guardando palazzo D’Aronco, gli montagna è quella dei maestosi Un ricordo lasciato dal Professore:
- 1911) di Giorgio De Chirico. to invece cogliendo dentro al lavoro porgo il libro di Thomas Bernhard, monti Arvenis, Tamai e Zoncolan. La È difficile il rapporto “letteratura” e
La riproponeva sovente perché amava il punto baricentrico nel quale si era Cemento, certamente l’ha già letto, macchina stabile della funivia in cima “invenzione”: un rapporto instabile,
tornare su alcune formule in grado di espresso questo singolare arbitrio o ma gli occhi sorridono, so che pos- allo Zoncolan li chiude come il click di volutamente instabile.
rappresentare la soglia dell’inconosci- enigmatico vincolo che riesce a legare siamo inoltrarci per un po’ a parlare un anello. Ogni mattina nelle mie per- Questo rapporto non è rapporto te-
bile, del non pensabile, la soglia di vita e poesia. di Rudolf: monotematico, egocentri- manenze invernali osservo la distesa orico o astratto.
fronte alla quale l’artista si ferma e Questa capacità di introdurre l’inde- co, sprezzante e critico protagonista grigio ardesia delle nuvole compat- Esso è mostrato nella sequenza di
scruta al di là alla ricerca di materiali cifrabile nell’interpretazione dei segni del lungo monologo di Cemento, te che nascondono il sole e le cime. prove, di disegni, che costituiscono
utili e sensibili per produrre la propria e dei progetti che noi tutti gli sotto- alter-ego di Bernhard; immaginarlo S’intravede uno scorcio della facciata così prova importante per legare in-
opera. ponevamo faceva la sua straordinaria seduto davanti a noi con il suo baga- est, mentre l’arrivo della funivia è na- sieme letteratura e invenzione.
Ho cercato in uno scritto pubblicato grandezza di didatta. glio pieno di materiali sul compositore scosto. Un angolo chiaro di cemento È difficile separare prove e disegni
ormai un anno e mezzo fa “Semeiah, Mendelssohn Bartholdy. Lo vediamo, ogni tanto esce dall’altocumulus stra- normalmente; nel nostro caso non è
l’angelo di Aldo Rossi” di addentrar- totalmente inibito, inerte nella volon- tiformis opacus, vedo bene gli ango- possibile in quanto la funzione del
mi nello spazio al di là di tale soglia: tà creativa, nella mancanza di respiro. li del volume solo più tardi, quando disegno è anche dimostrativa.
nel farlo tenevo presenti proprio le ...“Certamente si può costruire una salgo verso lo Zoncolan e nell’ultimo In effetti i disegni sono prove, pro-
posizioni di Gianugo Polesello e di trama, darle una struttura, non vorrei tratto. L’arrivo è un réveil. La tensione getti tutti centrati sul tema del rap-
Aldo Rossi che ho sempre considerato circolare, e farne poi il diagramma del e il suono delle funi che girano nella porto fra progetto-prova e supporto
i due veri dioscuri dell’avanzamento movimento di questa linea che lega il puleggia gigante, sono un’esperien- fisico.
disciplinare della nostra architettura romanzo”. za concreta, “un innesto” (“graft” in Gli esempi assunti sono importanti
italiana e più precisamente della ri- “Tracciare, ma sovrapponendo come inglese, “graphein” in greco, scrive- ma indicano anche il rapporto di
cerca teorica in Composizione. fa abilmente Bernhard”. “Vedi”: apre re) un nuovo scritto sul corpo della libertà che sta fra esse e le prove
La risposta al “cosa si trova al di là” il libro e mi mostra il passaggio dove montagna. Tutto funziona simultane- ripetute (prove-ricerche) la parte
che ho cercato di dare consiste in Rudolf, dopo essersi lamentato rab- amente, i vuoti produttivi permettono conclusiva del lavoro e nello stesso
questo: al di là si trova il mondo dei biosamente per la sua salute per pa- le ricongiunzioni fra la puleggia, la tempo ragione, l’inizio nella ricerca.
materiali poetici, le verità espresse recchie pagine, in un istante, e con carrelliera, l’arcone, il fondo gola, i Esempi che sono, sostanzialmente,
dalla forza di verità della poesia. un ritmo preciso, entra con sole due rulli delle funi, e la puleggia gigante, la ripetizione o appaiono come la
E questi materiali si legano alla vita righe nello scritto raccontando della sono in realtà dis-aggregazioni nello vera sostanziale immobilità del fon-
secondo nessi e corrispondenze che giacca della madre. Abilmente giu- spazio del volume di cemento; l’archi- damento dell’architettura.
si intrecciano libere e varie, ma non stappone un’altra condizione emotiva, tettura può anche non esistere, è la Una letteratura che mostra le con-
casuali. Sono le correspondances di non espressa ma di fatto evidente, fa “temporalità al presente” che accoglie nessioni tra luoghi distanti nel tem-
Baudelaire, l’analogia di Aldo Rossi capire l’affetto che lo lega alla madre, lo spazio interiore della “soggettività po e i principi che costituiscono se-
e, in un modo che mi è sempre parso sì, senza dirlo. “Questo è ritmo”. umana”. Scendo da questa proiezione gni di fissità temporale.
ancora più rigoroso in termini filosofi- “Se il ritmo si spezza, tutto il resto è di forze, in un paesaggio che verso
ci, l’atto di rilievo critico e il “silenzio finito” (cfr. l’intervista con Krista Flei- sera tende al blu.
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Gianugo Polesello cifra tra le più forti del paradosso polesel- fare, preservando al contempo alcune parti
Maestro dell’indecifrabile liano. di sé, indecifrabili, inspiegabili e indicibili:
Auto-ritratti veneziani È quanto l’esposizione ha illustrato: la rigo- ma da mettere in opera come semplici sigil-
Gundula Rakowitz rosa poetica cartesiana delle architetture di li delle verità architettoniche che, assolute,
Gianugo Polesello attraversando una parte esistono nella storia, nel gesto del soggetto
Nel percorrere la sala espositiva, il visitatore soltanto, però significante, del suo percorso che le mostra.
attento non trova immediatamente il cata- complesso di pensiero e metodo compositi- Evidente paradosso: il gesto poleselliano
logo della mostra delle opere di Aldo Rossi vo, gli auto-ritratti veneziani, centrali in quel pare non conoscere oscillazioni né ripensa-
all’ETH di Zurigo del 1972, conservato nel montaggio di progetti che è il “Laboratorio menti; il suo tratto, il suo di-segno è imme-
Fondo archivistico Gianugo Polesello presso Venezia”, elemento fondamentale del suo diato e preciso, in qualche modo definitivo
l’Archivio Progetti, ma solo una volta rag- linguaggio architettonico. perché esso mostra la forma nella sua pre-
giunta la quarta nicchia. Le iniziative della mostra e della tavola- cisione, nella sua esattezza o giusta misura.
E ciò non certo a caso, ma con l’intento di quadrata hanno mirato a far sentire la Ma, simultaneamente, il medesimo gesto
far sorgere nel visitatore un interrogativo, pluralità di voci e sguardi della più recente rifugge dalla definitività se essa dimentica
una domanda. Sul frontespizio di questo generazione di allievi e studiosi di Polesel- di essere immagine soltanto delle verità
catalogo si legge la dedica: “A Gianugo lo, nell’attualità intemporale di una idea architettoniche che sono, ancora e sempre,
Polesello, maestro dell’indecifrabile, queste di architettura della/nella città e territorio da ri-pensare, da ri-progettare. Sono queste
poche pagine da un compagno di lavoro. a cui Polesello fu ossessivamente fedele, i assolutezze a dettare il segno: compresenza
Aldo Rossi, Udine come Zurigo, 20 ottobre fondamenti teorici da lui elaborati durante di altitudo e incertitudo.
1972”. l’insegnamento e l’attività di ricerca all’inter- Di nuovo, per comprendere meglio, intendo
Nella dedica di Rossi a Polesello risaltano in no della Scuola di Venezia. richiamare due momenti diversi e distanti
particolare due parole il cui accostamento, Dal Progetto Novissime del 1964 del tra loro nel tempo e nello spazio e tuttavia
lungi dall’essere arbitrario, è significante di Gruppo Samonà, passando per il proget- entrambi significanti di tale compresenza. Il
un nesso profondo che affonda le sue ra- ti nell’area di San Giobbe e Cavallino, ai primo momento ci porta a Vienna, al tem-
dici nel rapporto di condivisione di vedute, progetti del Mercato di Rialto e del Ponte po della costruzione della Casa Wittgen-
di amicizia e lavoro che ha legato Rossi e dell’Accademia per la Biennale del 1985 al stein, architettura di cui si è parlato spesso
Polesello senza che tale nesso in tale rap- Padiglione Italia ai Giardini della Biennale con Polesello, così come la ricorda Hermine
porto si esaurisca pur trovando in esso il del 1988, al progetto per Venezia ovest e Wittgenstein, sorella del grande filosofo:
suo “senso”. Questo nesso esige di essere per le Fondamenta Nove fino alle enigmati- “Mi sembra di sentire ancora il fabbro che
ricompreso, ripensato e “decifrato” perché che 16 Torri per la prima zona industriale di gli chiede a proposito della serratura: ‘mi
nel sintagma “maestro dell’indecifrabile” Marghera, dal Progetto per il Cimitero sull’I- dica, signor ingegnere, è veramente così im-
muta il senso di entrambe le parole. sola San Michele del 1998, alle sperimen- portante per lei il millimetro?’ e ancora pri-
Polesello è sì maestro, ma maestro di un tazioni progettuali della Città ideale prima ma che abbia finito di parlare, Ludwig che
qualcosa la cui nota fondamentale è l’ “in- nell’Isola di Rialto poi nella Centuriazione gli risponde un ‘Ja’ così sonoro ed energico
decifrabilità”. Come intendere tali parole e di Camposampiero nell’hinterland venezia- che quello quasi si spaventa”.
il loro indissolubile nesso? “Maestro” rinvia no dal 1995 al 2001, fino al progetto e alla L’ossessiva rilevanza del millimetro per
a suprema abilità, a grande padronanza di realizzazione del Casello autostradale di Pa- Wittgenstein non può essere evidentemen-
una tecnica o di un linguaggio, di un insie- dova est 1999-2005 nell’area metropolita- te relegata nell’ambito dell’aneddoto irrive-
me di cifre o segni con i quali si di-segna e si na veneziana legato al suo ultimo progetto rente e curioso. Anche per Polesello c’è un
mostra il reale. Ma ciò evidentemente non di un’architettura immaginaria, la Libellula che di vitale, di essenziale in gioco in tale
è sufficiente. Qui l’essere “maestro” è posto del 2001-2005. ossessione per la precisione millimetrica
in relazione non tanto a un fondo di segni La mostra ha offerto inoltre per la prima delle cose.
a disposizione e dei quali si ha padronanza, volta l’occasione di entrare in un mondo Di questo che di essenziale ci dice il secondo
bensì a una dimensione indisponibile e irri- sinora poco conosciuto della personalità momento che intendo richiamare, un brano
ducibile a tale sistema di segni, l’indecifrabi- dell’architetto, la cui rigorosa scientificità dal Protagora di Platone (356c8 - 357b3).
le appunto. Di questo indecifrabile Polesello e continua attenzione ai tracciati della di- Alle prese con il grande sofista, Platone af-
è maestro. Come intendere allora tale para- sciplina lo rendono riluttante ad ogni cedi- fronta il problema della misura e della sua
dosso che sta evidentemente al cuore della mento soggettivistico: questo mondo è lo techne: “Se dunque l’avere buon esito con-
poetica poleselliana? sguardo su un sé architettonico scandito da sistesse per noi nello scegliere e nel fare le
Un autore molto caro a Polesello, Thomas una molteplicità di auto-ritratti architettoni- cose di maggior dimensione e nel fuggire
Bernhard, ci offre forse un primo suggeri- ci, una lettura auto-riflessiva che scopriamo e nell’astenersi dalle cose più piccole, quale
mento per comprendere almeno il senso accompagnare, simultaneamente, la lettura salvezza della nostra vita si potrebbe scor-
della parola “maestro”. Si tratta di un breve compositiva multiscalare. gere? La tecnica del misurare […]. E se la
brano dal libro Alte Meister/Antichi Maestri: L’evento ha concesso al suo fruitore la possi- salvezza della nostra vita consistesse nella
“Gli antichi maestri lasciano uno da solo, bilità di una lettura duplice o duplice sguar- scelta del pari e del dispari, nel saper sce-
quando c’è bisogno di loro, proprio quando do: a ogni nicchia che ha esposto un ritratto gliere correttamente quando occorre il più
dovrebbero essere di aiuto. In un momento di Venezia, si è affiancato, come distinto e e quando il meno, in rapporto a se stesso
difficile stanno in silenzio.” nello stesso tempo consistente con il primo, o in rapporto ad altro, vicino o lontano che
Per Bernhard, l’essere maestro coincide con un piano di lettura “secondo”, staccato ap- sia? Che cosa salverebbe una scienza della
una condizione di abbandono, con l’essere positamente dal muro e come sospeso nello misurazione, dal momento che si tratta del-
lasciati in solitudine, e non in un tempo spazio, nella serie di straordinari autoritratti la tecnica per misurare l’eccesso e il difetto?
qualsiasi, ma proprio quando di un maestro in cui il momento della autoriflessione si è […] Bene; ma dal momento che ci è appar-
ci sarebbe bisogno. L’essere maestro coinci- sovrapposto alla dimensione progettuale. so che la salvezza della nostra vita consiste
de con il tempo della mancanza e dell’as- Infine, ma non per ultimo, la mostra ha nella scelta corretta del piacere e del dolore,
soluta assenza. L’essere maestro coincide esposto per la prima volta i personalissimi ponderando il più e il meno, il maggiore e
non con il tempo della parola piena, ricca quaderni di schizzi di Gianugo Polesello il minore, dal più lontano e da più vicino,
e prepotente ma con il tempo del silenzio, rimasti sinora sconosciuti, che vanno ripen- non risulta chiaro che essa, in quanto è
del rimanere silenti nel momento della ne- sati in Einfühlung con tutto quello che non un’indagine sull’eccesso, sul difetto e sull’u-
cessità, coincide con un sottrarsi e un ritrarsi ha detto, che non ha disegnato, che non ha guaglianza reciproca, non può non essere
dalla scena della parola, da ogni rappresen- scritto. in primo luogo una specie di misurazione?”
tazione. Polesello mirava a far comprendere la dif- Il problema della misura non è un problema
Non si tratta evidentemente soltanto di ficile convivenza di regola e di invenzione: di misurazione; al contempo, misura e misu-
rifuggire la vuota retorica, ma di qualcosa all’interno della sua lezione cartesiana, del razione sono simultaneamente intrecciate e
di più importante, di decisivo: questo silen- sistema di regole, il caso, l’accidente è, è distinte, rinviano l’una all’altra. La misura ha
zio deve essere “eloquente” (per riprendere possibile nell’ordine della potenza. Sicché, il suo centro nell’auto-misurarsi, nel gesto
Martí Arís), esso deve dire molto di più delle ogni momento del progetto è sì una pro- del ritratto di sé. L’autoritratto, come misura
parole dette. È qui il rapporto tra l’essere cedura di avvicinamento al risultato ultimo, di sé, rinvia al problema compositivo che sta
maestro e l’indecifrabile? Nella sottrazione ma è anche una tappa dotata di una logica alla base della misurazione come sistema di
della verità architettonica da ogni “deci- autonoma, all’interno della gamma delle relazioni pluriscalari e pluriangolari.
frazione”, da ogni tentativo di saturare per soluzioni possibili. La potenza è il momen- È in gioco, con il problema della misura,
Aldo Rossi, frontespizio del catalogo della mo- signa tale verità? to dell’oscuro, dell’incerto, dell’enigmatico, l’apertura della nostra vita. Dunque nella
stra delle opere di Aldo Rossi all’ETH di Zurigo,
8-12 febbraio 1972, con dedica a Gianu<go Po-
Curando l’ordinamento del suo fondo in quanto autografia, piega del pensiero definitività del segno, nella precisione è
lesello archivistico, mi sono trovata in conversa- architettonico nella maniera del soggetto, ricercata non tanto la separatezza tra ciò
zione silente con l’opera di Polesello; con evidente nel suo ultimo progetto, la Libel- che è essenziale ed esatto e ciò che non
G.P., HISTORISCHE ARCHITEKTUR (PHANTA- forza, questa conversazione si è imposta e lula: altitudo-incertitudo. lo è, bensì il sapere di questa separatezza
STISCHE) - Perché pensare, simulando, architet-
si è tramutata nella necessità di mostrare e Una volta mostrato nella sua possibilità e perciò, l’esserne maestri. Precisione geo-
ture che SONO, 23 gennaio 1997
dialogare. Nulla di più eloquente e insieme necessaria, il sistema di regole perviene a metrica: etica dimostrata secondo l’ordine
G. P., Et in iuventute ego, 1984 sottrattivo dei suoi “auto-ritratti” veneziani, costituire il fondamento sul quale auto-gra- geometrico.

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