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Rivolta di Simabara

(1637-1638)

I. I scopi e la tema

-Il situazione delle missioni in Giappone è molto unico.


-La cultura e ambienti politici giapponesi sono veramente isolati: grande
influenza i signori feudali (daimyō).
-Il scopo del questo presentazione: attraverso di trattare di rivolta di Simabara,
ottenere un sintesi delle missioni in Giappone.

II. Contesto storico

-I missioni e l'evangelizzazione del Giappone ha iniziato nel 1549 con lo sbarco


del gesuita conosciuto Francesco Saverio, che ha fondato la prima comunità
cattolica nel Kyushu.

-Il cattolicesimo si diffuse velocamnete in Giappone. Alessandro Valignano


(visitatore generale) che apprese il giapponese e pubblicò il "Cerimoniale per i
missionari in Giappone", una "guida" per i missionari, come evangelizzare i
giapponesi: rispettando la loro cultura e tradizioni. Quindi molti giapponesi
hanno convertito. (Il numero di convertiti nel 1579 era 130.000 persone, mentre
alla fine del XVI secolo già circa 300.000.)

-Nel 1585 Il papa Gregorio XIII con la breve Ex pastorali officio ha promulgato,
che Giappone diventa un territorio missionario esclusivamente per i gesuiti.
-Primo il governo di Oda Nobunaga, non ostacolarono l'opera dei missionari,
che vedendo una possibilità per ottenere di avere relazioni economiche con la
Spagna e il Portogallo, e anche perché riduceva la influenza dei monasteri
buddisti. Questi relazioni fecondi cambiò con il egemonia di Toyotomi
Hideyoshi che ha preoccupato per il crescente numero di cristiani cattolici, in
anzitutto tra i daimyo.

-Hideyoshi promulgò 24 luglio 1587 un editto con il quale ha vietato le opere


missionari europei. Invece molte missionari non hanno lasciato Giappone anzi,
inoltre continuavano le evangelizzazione. Dopo quidni Hideyoshi ha deciso di
attuare misure repressive: il 5 febbraio 1597 fece crocifiggere ventisei cattolici
giapponesi (si chiamano: kirishitan), tre gesuiti giapponesi, sei francescani e
dicasette giapponesi francescani terziari.

-Dopo la morte di Hideyoshi (1598), sotto il shogunato Tokugawa Ieyasu ha


sviluppato un periodo corto ma fruttuoso.

-Quando Will Adams, un capitano ollandese diventa il nuovo interprete dell


regnante: attraverso la sua influenza ha ottuneto leggi anti-cattolici. Nel 1614 fu
vietata la professione della fede cattolica e fu redatto, dal monaco zen Konchiin
Suden (1563 – 1633), un decreto di espulsione di tutti i missionari dal Giappone.

III. La rivolta di Simabara

Le ragioni della rivolta:

Le cause dell'insurrezione erano fondamentalmente due:

1. La prima causa è la persecuzione contro i cattolici della regione;

2. La seconda è la pesante tassazione imposta da clan Matsukura che, per dar


seguito alla politica cosidetto „dell'Ikkoku-ichijō” (che significa: un
castello in ogni provincia) decisa dallo shogunato, fece costruire i castelli
di Hara e Hino e il castello di Shimabara. Molti contadini morivano di
fame.

Stesso è successo in arcipelago di Amakusa (che ha governato da Katataka


Terasawa).
Nell'autunno 1637 ha iniziato la rivolta, con l'assassinio l'esattore delle tasse, di
Hayashi Hyōzaemon.
I ribelli hanno scelto allo capo loro un ragazzo giovane e carismatice: Amakusa
Shirō.

I primi battagli dei insorti:

- Nel 27 dicembre 1637 i contingente di Terasawa viene sconfitto dalle ribelli.

-Ma in una successiva battaglia combattuta il 3 gennaio 1638, i ribelli di


Amakusa furono sconfitti e i sopravvissuti fuggirono dalla loro isola per fare
unirsi ai ribelli di Shimabara.

IV. L'assedio del castello di Hara

-Gli insorti riunirono le loro forze al castello di Hara, che era il vecchio castello
del clan Arima, e che si trovava in rovina, perché fu smantellato da Shigemasa
Matsukura. Hanno costruito una palizzata con il legno delle imbarcazioni che
utilizzarono per attraversare il mare.

-Nel castello gli insorti hanno portato anche le loro donne e i loro bambini,
qundi i storici stimano che il numero dei ribelli, tra soldati, donne e bambini, era
circa dai 27.000 ai 37.000.

-Nell’assedio ha partecipato il famoso spadaccino Musashi Miyamoto, e gli


assedianti hanno chiesto auita dal olandesi, sopratutto cannoni e polvere da
sparo, poi anche una barca, che ha guidato personalmente con Nicolaes
Couckebacker (la barca de Ryp), il capo di una compagnia commerciale in
Hirado.

-Gli insorti riuscirono a resistere per alcuni mesi e gli assedianti continuavano a
perdere uomini senza ottenere alcun particolare risultato. Ma le contigente dello
shogunato ricevevano ripetutamente dei rinforzi. Invece i ribelli cominciavano
ad esaurire le munizioni e anche le scorte di cibo.

-L'ultimo attacco era nel 12 aprile quando i truppi di Matsudaira (che era il
/secondo/ comandate militare degli assedianti) riuscì finalmente a fare breccia
nel castello.
V. Le conseguenze

-Dopo della rivolta le forze dello shogunato hanno decapitato circa 37 000
ribelli, anche Amakusa Shirō.

- La rivolta di Shimabara era l'ultimo grande conflitto militare fino a XIX


secolo.

- Le politica anticattolica é vinto, ha introdotto la politica „Sakoku”, che


significa l’isolazione giapponese, che era in effetti fino a 1853.

- Tutti gli abitanti dovevano fare l’affiliazione ai templi buddisti locali e


ricevando un certificato che garantiva la loro appartenenza alla religione
buddista e naturalmente anche la loro fedeltà allo shogunato.

-I cristiani rimanenti potevano praticare la loro religione in segreto (si chiamano


“kaku kirisitan”), piú in vicino della città Nagasaki. (Circa 60 000) Loro hanno
scioperto nel mezzo ottocento.

Insomma dobbiamo vedere gli ambienti politici-economici con religiosi-


sociali insieme, e nonché dobbiamo evitare di far separare le alcuni ragioni dalle
situazione e mentalità dell’epoca e sopratutto della cultura giapponese.
Bibliografia:

DeBary, William T: Sources of Japanese Tradition: From Earliest Times to


1600, New York 2001. p. 150.

John W. O’Malley: I primi gesuiti, Budapest 2006.

Kenneth G. Henshall: Storia del Giappone. Mondadori 2005.

Marius Jansen: The Making of Modern Japan, Cambridge (Massachusetts),


Harvard University Press 2000. p. 68; 139.

Mason, R.H.P.: A History of Japan. 1997. p. 204–205.

William V. Bangert: La storia delle gesuiti, Budapest 2002. p. 78-82; p. 133-


143.

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