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LA POSIZIONE DELLA DONNA IN IRAN

La condizione della donna in Iran ha subìto vari mutamenti nel


corso della storia. Le donne iraniane, secondo i vari articoli della
Costituzione Iraniana, in vigore dal 3 dicembre 1979, godono di
pari dignità sociale ed economica in base però alla legge della
Sharia; i loro diritti quindi, secondo il punto di vista occidentale,
devono ancora essere pienamente acquisiti.
Possono svolgere diverse mansioni e lavori, a patto che coprano i
propri capelli con il velo islamico, l’hijab e coprendo braccia e
gambe.
Godono di alcuni diritti, ma molti di quelli che avevano ottenuto
durante il periodo monarchico sono stati aboliti o pesantemente
ridotti secondo la legge islamica.
Afghanistan e Iran sono gli unici due paesi al mondo dove
l'utilizzo dell’hijab è obbligatorio in quanto imposto per legge.
Le silenziose ma accese lotte delle donne iraniane e i risultati
ottenuti, si scontrano con i diritti loro negati. Basta guardare
alcune leggi e i loro “mancati” diritti per accorgersene:
Legge sull’incremento dei tassi di fertilità e sulla prevenzione del
declino della popolazione: bandisce la sterilizzazione volontaria e
ogni tipo di informazione sui metodi contraccettivi. È questa la
causa di un maggior numero di gravidanze indesiderate che
spingono le donne a ricorrere ad aborti praticati
clandestinamente, causando un’elevata mortalità materna.
Legge quadro sulla popolazione e sulla esaltazione della famiglia:
la legge impone a tutti gli enti pubblici di dare precedenza nelle
assunzioni a uomini con figli, uomini sposati senza figli e donne
sposate con figli. Una legge quindi discriminante nei confronti
delle donne che non possono o non vogliono sposarsi o non
possono avere figli. È quasi impossibile per una donna divorziare,
come è altrettanto improbabile che le autorità riescano ad
intervenire in situazioni di violenza sulle donne in famiglia.
Le donne iraniane hanno diritto di voto dal 1963: una bella
conquista, ma di fronte ad un’attenta analisi, ci si può accorgere
di quanto sia lacunosa, visto che sono ancora tante le
discriminazioni nel sistema giuridico. La testimonianza di una
donna in tribunale ha un valore decisamente inferiore rispetto a
quella di un uomo; se una donna venisse assassinata o ferita, il
risarcimento spettante sarebbe la metà rispetto a quello di un
uomo. Le figlie femmine ereditano molto meno rispetto ai figli
maschi.
Le donne non hanno diritto genitoriale: non possono dare la
cittadinanza ai propri figli, si impoveriscono totalmente in caso di
divorzio e in caso di vedovanza spetta solo una parte del
patrimonio del marito.

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