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Nota Bene: Il sistema di traslitterazione che uso è ISO 233 perché penso risolva il massimo di

ambiguità nelle traslitterazioni, anche se so che può risultare difficile per qualcuno che non lo
conosce.

Riguardo al tizio che dipinse Abramo: la sua influenza fu esigua, ovviamente, sennò non
avrebbe senso l’iconoclastia nell’Islām (che si basa su varî fattori: secondo alcuni teologi, il
motivo principale è il fatto che riprodurre cose viventi deambulanti sarebbe una voglia a
sfidare ʾAllāh, come per dire che saprei creare delle creature identiche alle tue, però senza
poterle animare; il secondo motivo è il fatto che i musulmani avessero timore che possa
ritornare un ritorno al politeismo, che secondo loro si trova nel cristianesimo, ad esempio con
le icone ortodosse; terzo, che esse possano distogliere l’attenzione dal creato vero, da ciò che
Allāh ha dotato il Mondo e quindi che i credenti non dicessero più il tasbīḥ). Quello che venne
incolpato dalla chiesa per la creazione dell’ʾIslām fu il monaco Baḥīraỳ. Baḥīraỳ faceva parte
di una corrente di monaci cristiani siriaci che credevano che sarebbe venuto un profeta;
quindi, erano già considerati eretici ma eretici ‘deboli’, senza influenza, che non avrebbero
fatto danni. Ovviamente ciò cambiò a partire dall’VIII secolo, venendo etichettata come setta
eretica e luciferina.

Gli ḥanīf nell’araba preislamica erano visti di buon occhio e di mal occhio a seconda delle
circostanze: quando si trattava di commercio con gli imperi confinanti; infatti, sia i Bizantini
che il regno di Axum erano più propensi a discutere coi monoteisti specialmente se abramiti,
anche se erano più disposti ad ascoltare gli zoroastriani che i politeisti meccani. Ciò lo si
ritroverà quando il regno di Axum accetterà i musulmani: preferiscono essi ai politeisti anche
in questioni diplomatiche, ed è lì che i politeisti cominciarono per un breve periodo a
disprezzare gli ḥanīf durante il periodo muẖaḍram per qualsiasi questione. Gli ḥanīf erano
disprezzati dai pagani fin dall’inizio perché blasfemi verso i loro idoli, chiamandoli pezzi di
pietra. Ma sì, TENDENZIALMENTE gli ḥanīf erano più colti e venivano da famiglie / clan in
cui il tasso di alfabetizzazione era più elevato rispetto ai politeisti. Si può infatti notare che
esistono numerosi dīwān di autori vissuti durante il periodo muẖaḍram, come il poeta ʾAbū
ʿAqīl ʾal-ʿĀmirī Labīd ʾibn Rabīʿa ʾibn Mālik (il suo status di ḥanīf è soggetto di controversie,
però ha scritto numerosi poemi che fanno riferimento a ʾAllāh, come il seguente verso, il più
celebre della sua carriera e che è preservato se non erro nelle Muʿallaqāt: “Guardate, ogni
cosa, escluso ʾAllāh, è nullità. E tutte le delizie [sottinteso: terrestri. Sottinteso che alcuni dei
primi musulmani non capirono tra l’altro; infatti, si scagliarono contro di lui dandogli del
bugiardo] sono destinate a svanire”). Durante il primo periodo islamico invece, gli ḥanīf
vennero apprezzati perché i primi credenti dell’ʾIslām li trovavano più aperti di mente rispetto
ai cristiani d’Europa. Tra l’altro i musulmani vennero influenzati da quella generazione di
ḥanīf che era alla ricerca della scienza e fortunatamente ciò fu un’influenza buonissima,
l’ʾIslām infatti imponeva un punto importante nel progresso scientifico (o almeno una nozione
analoga all’epoca) quindi SÌ L’ ʾISLĀM DI BASE PREFERISCE UN’EVOLUZIONE
DELLA SOCIETÀ non come certi idioti (esempio più noto: Muḥammad ibn ʿAbd al-Wahhāb
al-Tamīmī al-Najdī) credono. Quindi gli ḥanīf sono considerati come ciò che contribuì al forte
progresso scientifico dei primi califfati. Però tra gli ḥanīf si formò una forma (scusa il gioco
di parole) di categorizzazione gerarchica; infatti, ci sono in alto a questa gerarchia gli ḥanīf
“storici” (tutti i nabī e rasūl presi in considerazione nell’ʾIslām), quelli della ǧāhiliyya, quelli
del muẖaḍram e di lì in poi la situazione si fa assai più complicata: gli ḥanīf convertitesi o
influenzati dai cristiani della corrente tipo quella di Baḥīraỳ, tipo Waraqa ʾibn Nawfal ʾibn
ʾAsad ʾibn ʿAbd ʾal-ʿUzzā

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