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Italo Calvino

La narrativa come
processo combinatorio
Cibernetica e fantasmi
Saggio di Italo Calvino del 1967.

Calvino parla del linguaggio come di un


meccanismo combinatorio che gli esseri umani
hanno iniziato a usare per riferirsi alle
necessità pratiche della vita.

“Il numero delle parole era limitato: alle


prese col mondo multiforme e
innumerevole gli uomini si difendevano
opponendo un numero finito di suoni
variamente combinati.”
Il narratore secondo Calvino
È uno sperimentatore: esplora tutte le possibili combinazioni di parole e tutti i significati
generabili.
Scopre che tra le parole esistono certe relazioni fisse e certe contrapposizioni (gli animali
che volano, gli animali che nuotano, il cielo e la terra, l’acqua e il fuoco).

“Le figure di cui il narratore disponeva erano poche: il


giaguaro, il coyote, il tucano [...] oppure il padre il
figlio il cognato [...] la moglie la madre [...]; le azioni
che queste figure potevano compiere erano
anch’esse limitate: nascere, morire, accoppiarsi,
dormire, pescare [...]; regalare o rubare oggetti e
frutti - oggetti e frutti classificabili a loro volta in un
catalogo limitato.”
La narrativa è scomponibile

La narrativa orale primitiva si basa su


NUMERO FINITO DI PROCEDIMENTI
strutture fisse che vengono LOGICI E LINGUISTICI
ricombinate.
Vladimir Propp (linguista e antropologo
russo) studia le fiabe russe e le
scompone in un un certo numero di
“funzioni narrative”, cioè di elementi
fissi che però si combinano in tante TRASFORMAZIONI ILLIMITATE
varianti diverse.
La letteratura può essere cibernetica?
Se è il risultato di varie combinazioni linguistiche, la
letteratura può essere creata anche artificialmente
dalla cibernetica?

Secondo Calvino, alcune combinazioni producono un


effetto particolare sulla coscienza delle persone:
l’effetto poetico.

L’effetto poetico è possibile perché intorno a chi scrive


esistono dei “fantasmi”, cioè tutte le esperienze e le
emozioni nascoste nell’individuo e nella società.
Le città invisibili
Romanzo di Italo Calvino del 1972.

L’imperatore dei Tartari Kubai Khlan chiede


all’esploratore Marco Polo di descrivergli le città
che fanno parte del suo immenso impero.

È scritto come un gioco combinatorio:


55 città inventate;
9 capitoli;
11 nuclei tematici (es. la memoria; il
desiderio; i segni; gli scambi; gli occhi...) che
si ripetono in capitoli diversi.
Frammenti e percorsi
Il romanzo è scomposto in tanti racconti e nuclei. Le singole parti funzionano sia slegate
dalle altre che insieme.
Si possono seguire diverse strade: leggere prima tutte le
città che trattano lo stesso tema, poi tornare indietro e
ricominciare un altro nucleo; oppure leggerle in ordine.
Il lettore si trova in una specie di labirinto: i temi e i
soggetti si perdono si ritrovano più avanti, chi legge deve
ricombinare le parti e costruire un percorso.
Il romanzo non ha una vera e propria fine: ogni città,
capitolo o nucleo tematico possono essere letti per ultimi e
quindi ciascuno, in base al percorso che sceglierà di
seguire, troverà una fine diversa.

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