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Emily Wilding Davison Le suffragiste o La condizione della Miriam Makeba:


Storie di suffragette suffragette? donna in India la lotta per la parità di genere
e Rosalba Faini

TECNOLOGIA
FRANCESE
Maria Curie
Coco Chanel
L'energia nucleare
L'EMANCIPAZIONE
FEMMINILE
SCIENZE
INGLESE
REALIZZATO DA Rosalind Franklin
Malala Yousafzai
Terracciano Elisabetta e la struttura del DNA
III H I. C. S. "A. De Curtis" Aversa

MUSICA ARTE EDUCAZIONE FISICA RELIGIONE


Aretha Franklin: Frida Kalho: Le Olimpiadi Madre Teresa
Respect Le due Frida di Calcutta
Aretha Franklin
Aretha Louise Franklin nasce il 25 marzo del 1942 a Memphis e viene considerata da molti
una delle cantanti e pianiste statunitensi più amate dai suoi fan. L'artista è soprannominata
“La Regina del Soul” o “Lady Soul”.
Nell’arco della sua vita da cantautrice ha ricevuto ben 21 premi Grammy. Aretha all’età di 21
anni incide il suo primo album con le canzoni più conosciute degli anni 60’ tra cui:
Respect. Quasi nessuno ricorda che la versione originale di questo brano fu per la cantante il
primo numero 1 nella classifica di Billboard e le valse il suo primo Grammy. Divenne anche
un inno delle campagne per i diritti civili e del movimento femminista. Alcuni dei pezzi più
importanti di Aretha Franklin ancora oggi si trovano nei libri di letteratura, poiché grazie ai
testi molto toccanti e veritieri, vengono considerati vere e proprie poesie, simbolo delle
donne e dei loro diritti.
Respect
Aretha Franklin con tutta la sua grinta e la sua
consapevolezza, in “Respect” cantava il suo orgoglio I ain’t gonna do you Non ti faccio alcun torto
femminile nell’essere una coraggiosa donna di wrong Quando non ci sei
colore che non aveva il minimo timore nel far While you’re gone Non ti faccio alcun torto
sentire la sua voce, in un’epoca in cui femministe e Ain’t gonna do you wrong Perché non voglio
afroamericani nutrivano un desiderio di rivalsa, Cause I don’t wanna Tutto ciò che sto
sempre più crescente, di combattere contro le All I’m askin’ chiedendo
restrizioni sociali a loro discapito. Is for a little respect when È un po’ di rispetto
Interessante è come un testo scritto nella seconda you come home (just a quando torni a casa
metà degli anni Sessanta sia ancora oggi così little bit) (solo un po’)
attuale e totalmente condivisibile, in un’epoca in Baby (just a little bit) Hey, tesoro (solo un po’)
cui la lotta per i diritti delle donne è uno dei temi When you get home (just a Quando torni a casa
più caldi della nostra società che tanto grida little bit) (solo un po’)
all’uguaglianza tra sessi (e generi) e ambisce alle Yeah (just a little bit) Sì (solo un po’)
pari opportunità.
Frida Kalho
Continuando a parlare di arte abbiamo Frida Kahlo che nacque in una delegazione di Città del
Messico, il 6 luglio del 1907. Frida fu una pittrice dalla vita travagliata, era affetta da spina bifida.
La sua attività artistica ha avuto di recente una rivalutazione, in particolare in Europa, con
l'allestimento di numerose mostre. Fin dall'adolescenza manifestò una personalità molto forte,
unita a un singolare talento artistico e aveva uno spirito indipendente e passionale. Un evento
terribile, il 17 settembre 1925, all'età di 18 anni, cambiò drasticamente la sua vita e la rinchiuse in
una profonda solitudine. Frida all'uscita di scuola salì su un autobus con Alejandro per tornare a
casa e pochi minuti dopo rimase vittima di un incidente causato dal veicolo su cui viaggiava e un
tram. L'autobus finì schiacciato contro un muro. Le conseguenze dell'incidente furono gravissime
per Frida che subì 32 operazioni chirurgiche. Dimessa dall'ospedale, fu costretta ad anni di riposo
nel letto di casa, col busto ingessato. Da ciò la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino
con uno specchio sul soffitto, in modo che potesse vedersi, e dei colori. Il suo più grande
rammarico nella vita fu quello di non aver avuto figli. Dopo molte pubblicazioni di ritratti ed
autoritratti, la pittrice si spense a 47 anni, il 13 luglio del 1954.
Le due Frida
Il quadro parla da solo. Ci sono due Frida con abiti diversi che si tengono per mano, connesse tra
loro da una vena che collega due cuori pulsanti, uno dei due però è irreversibilmente ferito.
La Frida di destra è la donna amata da Diego, vestita con abiti della tradizione messicana e
custodisce gelosamente la foto del suo amore.
L’altra Frida, quella a sinistra, è la Frida abbandonata da Diego, con vestimenti europei, che
alludono al suo viaggio nel continente delle avanguardie, il suo cuore duole e la vena che parte
dalla foto dell'amato e passa attraverso i due cuori è interrotta, tagliata dalle forbici. Il dissidio
interiore dell'artista è qui enfatizzato dalla figura speculare, surreale, delle due donne a confronto.
E' un dialogo solenne tra la sofferenza dell'abbandono e la consapevolezza che ogni rottura è
anche segno di innovazione, ecco il perché degli abiti europei, simbolo di emancipazione. Frida
attraverso l'autoritratto esplora i sentimenti più reconditi del suo essere. Immaginiamo una Frida
reale che si specchia e si raddoppia nella tela, tela vista come teatro delle sue stesse diatribe
interiori. L'arte rivela l'essenza dell'umano e il tormento, in questo caso, della protagonista, che ha
urgenza di avere accanto una figura ad essa simile ma che renda visibili le sue diverse nature.
Coco Chanel
Gabrielle Bonheur Chanel est un mythe du XXème siècle pour sa vision du monde et de la mode.
Elle est devenue une des femmes les plus de style de son époque.
Chenel est devenue orpheline à l'âge de 12 ans, la jeune fille travaille depuis l'âge de 20 ans dans
un magasin de confection.
Cinq ans plus tard, elle ouvre à Paris son premier atelier de chapeaux.
Elle lance la mode des cheveux courts et elle prend part à la révolution féminine.
Chanel remplace le contraignant corset par des robes et tailleurs simples.
Toujours avec style, elle a permis aux femmes de s’émanciper tout en restant élégantes.
Elle utilise les couleurs noir et blanc pour ses tailleurs.
Aujourd’hui, les filles portent des vêtements, des sacs et le parfum Chanel n5.
Coco Chanel pour moi c’est un symbole et je voudrais devenir un styliste comme elle parce que
j’aime dessiner mes vêtements.
Malala Yousafzai
Malala Yousafzai was born on 12th July, 1997 in Mingora, a city of Pakistan.
She lived with her family: her father, her mother and two brothers. Malala loved learning and she
wanted to become a doctor, but she became an activist for girls’ education. In 2009 Talibans were
in control of Swat. They banned television and music. Girls couldn’t go to school and she couldn’t
go shopping. Malala opened a blog to describe life after the Talibans arrived, she used a nickname
on the blog because it was very dangerous. In March 2009, when she closed the blog, a New York
Time journalist identified Malala, and she did many interviews where she talked about women’s
rights. When she became popular, she began to receive death threats. In 2012 in October, she was
coming home from school on the bus, when a Taliban man shot her in the head. She is alive thanks
to doctors of the Queen Elizabeth Hospital in Birmingham, who reconstructed her skull and
restored her hearing. On July 12, 2013, on her 16th birthday, she spoke to the United Nations, and
asked that all children could go to school. In her speech she said "Today is Malala Day, but Malala
Day is not my day. Today is the day of every woman, every boy, and every girl who have raised their
voice for their rights". In 2014 Malala won the Nobel Peace Prize. Today she lives in Birmingham
where she continues her struggle for children’s rights.
V V

Suffragette o Suffragiste?
F F
W W

Il movimento per l'emancipazione femminile nacque nella seconda metà dell’Ottocento in Nord
America e in Europa.
L’obiettivo principale di questo movimento è quello del riconoscimento dell’uguaglianza giuridica
e politiche tra donna e uomo.
Le suffragette, le donne che facevano parte di questo movimento, è un termine di derivazione
dispregiativa della parola suffragista, cioè coloro che partecipavano alla lotta per il diritto al voto.
Le suffragiste durante i loro scioperi si legavano con delle catene alle ringhiere, utilizzavano dei
piccoli esplosivi, lanciavano le pietre fuori al Palazzo di Giustizia, ma la cosa più estrema era lo
sciopero della fame quando venivano portate in carcere per i loro atti vandalici. Fu così che nel
1903 per evitare che morissero venne stabilita l’alimentazione forzata. Queste loro lotte per i diritti
richiedevano sacrifici, infatti ricevevano molestie e aggressioni da parete dello Stato e della
polizia.
Le prime donne che ottennero il diritto di votare furono quelle della Nuova Zelanda nel 1893.
Durante la Prima Guerra Mondiale, poiché quasi tutti gli uomini vennero chiamati a partecipare,
le donne incominciarono a lavorare nelle fabbriche al posto degli uomini. Nel 1918 fu concesso il
voto alle donne di età superiore ai trent’anni, dieci anni dopo invece venne anticipato il voto alla
maggiore età.
Negli Stati Uniti le suffragiste ottennero il voto nel 1920.
In Italia invece le donne dovettero aspettare fino al 1946, un anno dopo la fine della Seconda
Guerra Mondiale.
Il 2 giugno 1946, una data che tutte le donne italiane ricorderanno, è l’inizio di una serie di
VOTES VOTES
cambiamenti. Alla fine delle elezioni furono votate 21 donne su 556 membri.
FOR FOR
WOMEN WOMEN
Emily Wilding Davison
Una delle suffragiste più importati è Emily Wilding Davison. Nacque a Londra l’11 Ottobre del
1872. Fu già da bambina studentessa molto brillante, in un tempo in cui l’educazione scolastica
femminile era proibita per la maggior parte delle ragazze. Arrivò persino, dopo il diploma, ad
iscriversi all’Università di Oxford, ma non poté mai ottenere un titolo ufficiale, dato che all’epoca
le donne potevano iscriversi all’Università ma non era permesso loro laurearsi. Nel 1906 Emily
entrò a far parte della WSPU, la Women's Social and Political Union fondata pochi anni prima da
Emmellin Pankhurst, che a partire dai primi del Novecento guidò il movimento delle suffragette
nel Regno Unito, portando avanti numerose battaglie per i diritti delle donne, tra le quali spiccava
quella per il diritto di voto a livello nazionale. Grazie alle sue brillanti doti ed al carattere fiero e
combattivo, Emily divenne sin da subito uno degli elementi più importanti della Union, tanto da
abbandonare il proprio lavoro per dedicarsi a tempo pieno all’attivismo politico. Prese parte a
diversi disordini politici e fu più volte imprigionata per proteste ed atti vandalici come il lancio di
pietre contro le finestre degli edifici del potere. Imprigionata per due mesi, Emily iniziò la protesta
non-violenta dello sciopero della fame, sperimentata per la prima volta qualche tempo prima dalla
suffragetta Marion Dunlup e destinata a diventare molto comune tra le femministe rivoluzionarie
del primo Novecento.
Storia di suffragette
VOTES VOTES
FOR “La scena venne filmata: si può vedere Davison, accartocciata e trascinata, come FOR
WOMEN una bambola rotta, con la gonna di traverso. La sua testa fracassata venne avvolta WOMEN

in un giornale. Fu portata all’ospedale di Epsom, dove le sue compagne


pavesarono il letto come un catafalco
di porpora, bianco e verde. Morì quattro giorni dopo.”
A.S. Byatt
Questo punto del testo in particolare testimonia e riporta il coraggioso gesto di una donna,
Emily Wilding Davison, che per ottenere i suoi diritti fu travolta dal cavallo del re mentre
tentò di attaccare su di esso la bandiera del movimento femminista, affinché sventolasse fino
al traguardo e ricordasse il perchè le donne stavano lottando per questi diritti.
Il testo dice che la testa di Emily venne avvolta nel giornale e da qui si può percepire quanto le
donne venivano disprezzate non solo dagli uomini ma anche dalle donne stesse. Infatti dopo
l'accaduto la regina Maria mandò un telegramma a Jones, colui che cavalcava il cavallo, per
scusarsi dell'accaduto provocato dall'abominevole donna, è così che la regina Maria
chiamava Emily, ma non solo, al suo funerale sia uomini che donne lanciarono sulla bara
delle pietre in segno di disprezzo verso la coraggiosa Emily Davison.
Marie Curie e l'energia nucleare
Marie Curie nata a Varsavia in Polonia, il 7 novembre 1867 ed morta a Passy a Parigi il 4
luglio 1934, è stata una chimica e fisica polacca. Nel 1903 le fu assegnato il premio Nobel
per la fisica (assieme al marito Pierre Curie) per i suoi studi sulle radiazioni e, nel 1911, il
premio Nobel per la chimica per la sua scoperta del Radio e del Polonio, il cui nome è
stato dato dalla scienziata proprio in onore della sua nazionalità. È stata l'unica donna
tra i quattro vincitori del premio Nobel, l'unica ad averlo vinto in due aree distinte.
Marie Curie iniziò le sue ricerche sulla radioattività quando lo scienziato Bequerel
pubblicò un articolo in cui diceva che i sali di Uranio emettevano spontaneamente raggi
di natura ignota. Marie iniziò ad osservare ed a fare esperimenti con questo elemento.
Vide che l'Uranio messo su una lastra fotografica avvolta da una carta nera impregnava
comunque la lastra. Questo fu il primo fenomeno osservato da Marie, in seguito
chiamato da lei radioattività.
Marie si sposò poi con Pier Curie e insieme continuarono le loro ricerche
sull'Uranio. I due si chiedevano da dove arrivasse l'energia che l'Uranio rilasciava
sotto forma di radiazioni. Nel 1898 la coppia di scienziati, che lavorava con mezzi
rudimentali, scoprì un nuovo elemento chimico: il Polonio. Molto presto
scoprirono una nuova sostanza, che chiamarono Radio. Marie comprese per prima
che la radioattività era un fenomeno atomico. Con questa scoperta, dunque,
nacque l'era della fisica atomica. Oggi le spoglie di Marie Curie si trovano
all'interno del Pantheon di Parigi e la sua bara è avvolta in una camicia di piombo
per bloccare le radiazioni che ancora oggi emana. I suoi appunti sono impregnati di
Radio tanto da essere pericolosi per chiunque si avvicini, e infatti sono custoditi in
scatole piombate fatte apposta, e per consultarli bisogna indossare degli abiti
speciali.
Le Olimpiadi
Olimpia, siamo nell'anno 776 a.C. ai piedi del tempio dedicato a Zeus, il padre degli dei. C'è
fermento e aria di festa: è in corso la cerimonia di apertura dei primi Giochi Olimpici della storia.
Nessuna donna è presente, nemmeno come spettatrice. Le uniche donne a cui è permesso fare da
spettatrici alla gara sono le sacerdotesse. Per avere le prime presenze ufficiali delle donne, bisogna
aspettare i Giochi di Parigi del 1900. Tra i partecipanti, oltre 600 uomini, solo un paio di donne
comparirà in gara. In seguito a questo evento, una tennista inglese, Charlotte Cooper diventerà la
prima campionessa olimpica, vincitrice di cinque titoli individuali a Wimbledon. Si annuncia
come un avvenimento storico per lo sport femminile l'Olimpiade di Atlanta del 1996, infatti le
donne musulmane parteciperanno ai giochi. Per la prima volta dopo la rivoluzione islamica del
1979, una donna farà parte della rappresentativa nazionale. La protagonista di questa piccola
rivoluzione, che è il simbolo della voglia di riscossa delle donne iraniane, si chiama Lida Fariman.
Lida gareggerà nel tiro a segno, una delle poche discipline sportive che le iraniane hanno il
permesso di praticare all'estero. Ed da questi avvenimenti che la donna al giorno d'oggi ha avuto il
vigore anche nello sport.
Rosalind Franklin e la scoperta del DNA
Molte donne hanno cambiato il mondo, ma poche sono state riconosciute. Rosalind Franklin nata
a Londra nel 1920 da una famiglia di ebrei, è una bambina incredibilmente intelligente e portata
per le materie scientifiche, tanto che «fare scienza» diventa presto il suo sogno più grande. Nel
1945 culmina in un dottorato presso l’Università di Cambridge. Due anni più tardi decide di
trasferirsi a Parigi, in un ambiente più favorevole e aperto, specializzandosi nelle tecniche di
diffrazione dei raggi X. Mentre Rosalind è all'estero, in patria il mondo scientifico è in subbuglio
per scoprire meglio forma e funzione del DNA, cioè la molecola che trasmette informazioni
genetiche da una cellula all'altra. Nel 1951 John Randall, direttore al King’s College, pensa di
chiamare Rosalind, ormai affermata esperta di cristallografia, perché aiuti Wilkins nello studio
della struttura del DNA. Rosalind e Wilkins non vanno d'accordo e si ritrovano a lavorare ognuno
per conto proprio. Rosalind scopre, suo malgrado, che l'ambiente del King's College è maschilista e
misogino.
Nel frattempo, a Cambridge, anche Francis Crick e James Watson lavorano al DNA, costruendo
modelli tridimensionali in scala e sfruttando tutte le conoscenze all'epoca a loro disposizione.
Tra il 1951 e il 1952, Rosalind riesce a fotografare il DNA, ottenendo immagini straordinariamente
chiare. Una in particolare, la celebre Photograph 51, svela la struttura a doppia elica della
molecola. Contemporaneamente Watson e Crick fremono per pubblicare i risultati del loro lavoro.
Hanno bisogno d'aiuto, così Watson con arroganza si rivolge a Rosalind, ma lei rifiuta. Allora
Wilkins, in modo assai poco etico, mostra a Watson la foto 51. Nel 1953 Watson e Crick pubblicano
su Nature la descrizione della struttura a doppia elica del DNA.
Nel 1953 Rosalind Franklin si trasferisce al Birkbeck College a lavorare sulla struttura dei virus, ma
nel 1956, si ammala di un tumore alle ovaie, probabilmente dovuto all'esposizione frequente ai
raggi X. Il 16 aprile del 1958 muore a soli 37 anni.
Quattro anni dopo grazie a quegli articoli pubblicati su Nature, Watson, Crick e Wilkins ricevono
nel 1962 il premio Nobel. Rosalind non viene neanche citata dai due. Solo nel 1968 Watson parlerà
di lei nel suo libro "La doppia elica": la descriverà con toni insultanti e umilianti, mai ritrattati tra
l'altro.
La condizione della donna in India
In India tra uomini e donne regna una forte disuguaglianza, una condizione percepita soprattutto
nelle strade delle città, che risultano essere senza alcun dubbio territori maschili. Con 940 donne
ogni 1.000 uomini, si può affermare che la nazione registra un basso rapporto numerico tra i sessi
e che ciò è il frutto del comportamento delle stesse famiglie indiane, le quali prediligono i bambini
maschi, lasciando le donne in balia della malnutrizione e della malasanità.
Sebbene le donne in India vanno, generalmente, a lavoro a piedi, in bicicletta o con i mezzi
pubblici, si vedono comunque meno nei luoghi pubblici rispetto agli uomini e questo perché
molte di loro non svolgono lavori che richiedono di viaggiare.
Le donne anche nella religione vengono discriminate, una delle tradizioni indiane è quella di non
far partecipare le donne ai funerali perchè potrebbero disturbare l'anima del morto con il loro
pianto.
Madre Teresa di Calcutta
Parlando di religione, una donna che ha passato tutta la sua vita nell’aiutare gli altri è Madre Teresa di
Calcutta. Nacque da una famiglia benestante albanese, profondamente legata alla fede cristiana. Quando
era appena adolescente, iniziò a partecipare alle attività parrocchiali del suo paese. Iniziò a conoscere
l’India attraverso le lettere dei missionari gesuiti che operavano nel Bengala. Nel 1928 entrò come
aspirante nelle Suore di Loreto. Dopo aver iniziato a studiare l’inglese, ricevette il velo di postulante e
l’anno successivo raggiunse l’India. Nel 1931 prese i voti temporanei e si fece chiamare Maria Teresa.
Dopo aver preso definitivamente i voti, la vita di Madre Teresa di Calcutta proseguì per diciassette anni
presso il collegio cattolico di Saint Mary’s High School. La regola delle Suore di Loreto non le consentiva
di allontanarsi dal convento. Nel 1937 prese i voti perpetui e divenne Madre Teresa di Calcutta. Nel 1946
Calcutta fu colpita da alcuni scontri politici e sociali. La religiosa fu costretta ad uscire dal collegio, e fu
allora che ebbe la chiamata. Successivamente abbandonò il velo nero delle Suore di Loreto e si recò a
Calcutta. Qui iniziò ad insegnare e a prendersi cura dei bambini poveri della zona. Si formò intorno a lei
una piccola rete di volontari che le fornivano cibo e i mezzi per prestare soccorso alle persone più povere.
Nel 1979 Madre Teresa ottenne il Premio Nobel per la Pace. Morì a Calcutta 1997.
Miriam Makeba: la lotta per la parità di genere
Per parlare di donne che hanno lottato per i loro diritti non bisogna per forza andare lontano nello
spazio e nel tempo, ma basta guardare quello che si ha intorno e uno di questi esempi è Miriam
Makeba, la voce della libertà per il Sudafrica, ma anche la role model Rosalba Faini.
Miriam nasce il 4 marzo 1932 in un sobborgo di Johannesburg. Figlia di una sacerdotessa del culto
locale, fin da bambina sperimenta sulla sua pelle tutte le sopraffazioni legati all'infame regime
dell'apartheid.
Negli anni 50’ incontra Nelson Mandela, nasce un’amicizia molto forte che porterà la cantante ad
appoggiare tutte le iniziative del carismatico amico.
Utilizza le sue canzoni per le proteste, infatti le sue canzoni e le sue melodie hanno portato alla
musica il dolore e la condizione degli oppressi ovunque nel mondo.
Diventa poi una star fuori ai confini del suo Paese, fino ad arrivare negli USA negli anni ‘60, dove il
governo di Pretoria le ha imposto l’esilio e starà lontana dal suo paese per ben trent’anni.
A partire dal 1967 il successo di Pata Pata la porta in giro per il mondo,
tuttavia la cantante soffre per il suo popolo, per la sua famiglia e per se
stessa. L’amore le porta dolore e rapporti sentimentali finiti, infatti si sposa per ben cinque volte.
Nel 1968 sposa Stokely Carmichael, un leader dei movimenti radicali Neri, un gruppo
rivoluzionario afroamericano fondato nel 1966. Successivamente in America conosce Harry
Belafonte che l’aiuta a diventare una stella e farle vincere un Grammy. Nel 1990, alla fine
dell’esilio torna nel suo paese, lì riprende a cantare e a impegnarsi in progetti umanitari fra i quali
alcuni di tutela delle donne nere.
La vita di "Mama Afrika" ,così veniva chiamata, è stata caratterizzata dal suo grande spirito di
combattente e da molte sfortune, tra cui un cancro e da un incidente aereo.
Muore in Italia, a Castel Volturno (CE), a causa di un attacco cardiaco nella notte tra il 9 e il 10
novembre 2008. Miriam aveva appena terminato la sua ultima esibizione, partecipando a un
concerto anticamorra dedicato allo scrittore italiano ROBERTO SAVIANO e organizzato per
ricordare l’uccisione, di qualche mese precedente, di sei immigrati africani.
Rosalba Faini
Inspiring Girls International è un
progetto internazionale nato in
Inghilterra e diffusosi in ben diciassette
Paesi tra cui l’Italia. L’obiettivo di questa
associazione è creare nelle ragazze
consapevolezza del proprio talento,
liberandole dagli stereotipi di ogni
genere che possano ostacolare le loro
ambizioni. Centinaia di donne fanno
parte di questo progetto tra cui Rosalba
Faini.
Rosalba è una role model, cioè una persona che viene ammirata e presa come modello, a cui le
persone possono ispirarsi. Ha iniziato a far parte di questo progetto grazie a l’azienda in cui
lavora, che è molto attenta al rispetto della diversità e al ruolo della donna in ambito lavorativo, e
nella quale vengono proposte delle iniziative sociali tra cui Inspiring Girls. Rosalba lotta contro i
pregiudizi, partendo da casa, ma anche a lavoro. Inizialmente nell’azienda in cui lavora c’erano
pochissime donne e le persone esterne pensavano che queste fossero state assunte solo come
quota rosa e non per il loro impegno e il loro lavoro. L’obiettivo di Rosalba è abbattere i pregiudizi
sulle quote rosa e diffondere il messaggio secondo cui tutte le donne possono arrivare a lavorare in
tutti i campi e a tutti i livelli, non soltanto perché c’è una legge che obbliga le aziende a
raggiungere un determinato livello di donne assunte. Un altro punto sul quale Rosalba si sofferma
è il lavoro di squadra che deve partire dagli ambienti più vicini alle persone quali la casa, la scuola
o qualsiasi ambito che richieda un lavoro di gruppo.
La mia riflessione
Ho scelto di affrontare la tematica delle donne per fare ciò che al giorno d’oggi non viene fatto
molto spesso, ossia celebrare le donne e quanto di grande hanno fatto per cambiare il mondo.
Tutte le donne di cui ho scelto di trattare hanno una cosa che le unisce, il coraggio di rialzarsi dopo
un duro colpo. Partendo dalla suffragista Emily Davison e arrivando a Malala, il viaggio che ho
voluto intraprendere non ha un ordine cronologico, poiché il mio solo intento era dimostrare
come attraverso i decenni e nelle diverse epoche le donne hanno sempre lottato per i loro diritti.
C’è chi lo fa cantando come Aretha Franklin e Miriam Makeba, chi dipingendo come Frida Kalho,
chi studiando come Maria Curie, Rosalind Franklin e Malala, chi aiutando le persone come Madre
Teresa di Calcutta e chi lo fa ha fatto per cambiare il concetto di femminilità nella moda come
Coco Chanel.
Tutte queste donne hanno lasciato un segno indelebile facendo ciò che più le appassionava, ed è
per questo che ho deciso di affrontare questo argomento.

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