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Aretha Franklin

Oltre ad essere stata una grande artista e un vero talento in campo musicale, Aretha
Franklin, per certi versi, ha segnato un vero e proprio punto di svolta in termini di
discriminazione sociale.
Attraverso il jazz, l’R&B, il blues, il rock ‘n’ roll, il gospel, il pop e la soul music, la cantautrice
americana di origini africane ci ha insegnato tanto.
Le sue canzoni erano dei veri e propri manifesti, degli inni rivendicatori, contro il razzismo
e contro una società improntata sul patriarcato.
Tra i tanti capolavori presenti nella sua immensa discografia, “Respect” è considerato il
brano, femminista e anti-razziale, più potente.
La sua figura diventò ancora di più un simbolo per tutte le donne afroamericane, e non, che
videro in lei una nuova forma di femminilità, una nuova luce di speranza che lampeggiava
incessantemente nelle tenebre dell’ignoranza.

Janis Joplin
Quando sono i fatti a parlare, non c’è bisogno di proclamarsi femminista: così ha agito Janis
Joplin.
Protagonista indiscussa della lotta per l’emancipazione femminile tra gli anni ’60 e ’70, Janis
ha raccontato, dichiarato e urlato tutto il suo dolore. Un dolore macabro che, spesso, molte
donne sono costrette a tenersi dentro. Stravolgendo tutti i canoni estetici di quegli anni,
Janis Joplin è riuscita ad affermarsi per quello che era, rivoluzionando completamente il
concetto di bellezza.
Conosciuta anche come Sacerdotessa del rock e Madrina del punk, Patti Smith è stata, e lo
è tutt’ora, una delle più grandi figure femminili che hanno rivoluzionato il mondo musicale.
Gli anni ’70 newyorkesi furono per lei un terreno fertile nel quale gettare le proprie radici
per poter far germogliare quella rivoluzione interiore che portava dentro di sé.
Attraverso le sue canzoni, Patti Smith non ha fatto altro che mettere tutti sullo stesso piano.
Un messaggio mandato prepotentemente utilizzando il linguaggio rock. Chitarre distorte che
non conoscevano differenze tra uomini e donne e che garantivano ad entrambi gli stessi
diritti. Libertà, potere sociale, consapevolezza, rivoluzione: tematiche importanti, concetti
caldi per l’America degli anni ’70.

Nina Simone
Altro personaggio importantissimo per questo tema, viene ricoperto da Nina Simone.
Portava dentro di sé una storia di sofferenze e di violenza che l’hanno spinta ad esprimersi
attraverso il potere della musica, usando il microfono come se fosse un megafono rivolto
verso la folla.
In molti sostengono che la sua voce abbia marciato al fianco di Martin Luther King, la quale,
urlando, è riuscita a trasmettere molto più che delle semplici canzoni.
Con il brano “Four Women”, Nina Simone racconta il passaggio dalla sottomissione alle leggi
dei bianchi, alla violenza per l’affermazione dei diritti dei neri. Quattro fasi della sua vita
rappresentate da quattro donne che lottano per riuscire a “respirare”.
Quelle di Nina Simone, come abbiamo già detto, non erano semplici canzoni ma armi con le
quali combattere ogni tipo di pregiudizio e schema mentale sbagliato. Erano, e sono
tutt’ora, canzoni più moderne che mai che proteggevano la figura femminile non tanto
perché fragile ma, forse, perché così potente da ribaltare tutto.
Mia Martini
Di canzoni sulle donne ne sono state scritte tante. Poche, tuttavia, sono state capaci di raccontare
le differenze di genere come molte di quelle interpretate da Mia Martini.
Che la musica sia capace di dar voce a emozioni e di raccontare temi “difficili” in modo chiaro e
schietto è assodato.
Mia Martini non è una cantautrice, ma è una donna che ha lottato, e reagito, di fronte alle tante
difficoltà che la vita le ha presentato. E per questo non si tira indietro quando c’è da parlare, o da
cantare. Il difficile rapporto con il padre, di cui parlerà molto la sorella Loredana; il tentato suicidio a
14 anni in carcere, dopo l’arresto per detenzione di stupefacenti; i due interventi alle corde vocali,
che regalano alla sua voce una sfumatura più roca; fino a quella maledetta etichetta che parla
di jella, una superstizione che arriva a distruggerla… Scogli, barriere costruite con tanta forza da
trasformare il dolore della sua voce in una nota inimitabile e capace di arrivare al cuore di molti.
Mia Martini è una donna che profuma di libertà. E per questo viene scelta da grandi autori
come Califano, Gragnaniello, Lauzi e Bigazzi per interpretare, come solo lei sa fare, i loro testi.
Perché storie forti e graffianti diventano attraverso la sua voce credibili. Reali. Forti.
Per questo, sentir dire dalla sua voce che “Gli Uomini non cambiano” assume quell’accezione forte
che solo una grande artista è in grado di donare a un testo già particolarmente carico di significato.
Così, cantata da Mimì, viene quasi da pensare che non siano gli uomini in quanto tali a non saper
cambiare ma, più in generale, l’essere umano. E che però, in fondo, una speranza che ciò possa
avvenire continua a rimanere. Come quella che continua a far credere che di donne come Mia
Martini ce ne sono e ce ne saranno. E che la libertà non può essere ingabbiata. Neanche dagli
ostacoli ai quali la vita espone gli uomini. E le donne.
“Donna” ad esempio è un brano scritto per lei da un uomo, Enzo Gragnaniello. Dopo averlo
ascoltato, Mimì se ne innamora e decide di tornare sulle scene dopo qualche anno di pausa, solo
per interpretarlo. Il pezzo è una storia di umiliazioni e soprusi. Uno squarcio in quella che è ancora
oggi realtà per tante donne, colpevoli di esser entrate in contatto con “piccoli” uomini. Piccoli e
superficiali, molto attenti alle etichette e poco al rispetto degli altri. Anzi, soprattutto delle altre.
Mia Martini canta di storie che sanno di vita vera. Dona loro il suo timbro roco, le sue emozioni,
rendendo l’empatia con il pubblico tanto forte da sentirla ancora nell’aria dopo anni. Eccola, Mia
Martini. Un’artista che non ha bisogno di apparire “impegnata” né di crearsi un personaggio troppo
distante dal suo essere. Domenica Rita Adriana Bertè porta infatti su ogni palco che calca tutta sé
stessa. E nelle canzoni che interpreta c’è sempre un po’ di Mimì.

Fiorella Mannoia

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