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Gli ebrei in Italia

e le leggi razziali del 1938

▪ 1848 Integrazione
▪ 1938 Leggi razziali
▪ 1943 Persecuzione
Presenza ebraica in Italia:

Intorno al 1850: 38.529 ebrei


Nel 1900: 43.128 ebrei
Nel 1938: 45.270 ebrei
Quando il fascismo prese il potere la comunità ebraica in Italia era una delle
comunità più antica ed era, nella sua maggioranza, integrata nella
società.

Dal Risorgimento gli ebrei si inserirono nella società civile, partecipando


attivamente al processo di unificazione del paese.

Erano presenti in tutte le categorie professionali, nell’esercito, nella vita


politica, economica e culturale italiana.

L’ebraismo italiano non si schierava compatto a favore di un partito o di un


altro, ma ogni individuo decideva individualmente, secondo coscienza.

In Italia la svolta antiebraica si ebbe nel 1937 e fu preceduta dalla conquista


imperialista dell’ Etiopia.
1938

Il 1938 fu un anno cruciale per la politica di Mussolini contro


gli ebrei.

Il 14 Luglio dello stesso anno «Il Giornale d’Italia» pubblica


«Il Fascismo e i problemi della razza», più noto con il titolo di
“Manifesto degli scienziati razzisti” in cui si afferma:
▪l’esistenza delle “razze"
▪l’appartenenza degli italiani alla razza ariana
▪la non appartenenza degli ebrei alla razza italiana
Il "Manifesto della razza" (1938)
Nel Manifesto si stabiliva che «il concetto di razza è un concetto puramente biologico».
Così la legislazione antiebraica che seguirà avrà un’impostazione razzistica-biologica.
Il manifesto era stato redatto da un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane,
che fissarono le basi del razzismo fascista.
(Dalla Rivista "La difesa della razza", direttore Telesio Interlandi, anno I, numero 1, 5
agosto 1938).
O 1. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma
corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. (….)
O 2. Esistono grandi razze e piccole razze. (….) esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono
chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri; ma bisogna anche ammettere che esistano
gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un
maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la
esistenza delle quali è una verità evidente.
O 3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico. (…) Alla base delle differenze di popolo e di nazione
stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai
Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione
razziale di questi popoli è diversa.(…..)
O 4. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà è ariana.
O 5. È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non
ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della
nazione. (…)
O 6. Esiste ormai una pura "razza italiana". (…)
O 7. È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti.(….)
O 9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro
suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. (…) Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non
si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto
dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
O 10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo.
L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee (…)
PROVVEDIMENTO PER LA DIFESA DELLA RAZZA ITALIANA
Le leggi razziali del 14 luglio 1938 furono un insieme di provvedimenti
legislativi e amministrativi rivolti prevalentemente contro le persone
di religione ebraica.

Il 22 Agosto 1938 il governo italiano predispose un censimento per


verificare la presenza ebraica a Roma e in Italia.
Tutte le istituzioni pubbliche e private dovevano denunciare gli ebrei che
operavano al proprio interno.

Si trattò di una vera e propria “schedatura”.

Questi dati servirono come fondamentale punto di riferimento alle SS


negli anni 1943-45 per procedere al rastrellamento ed alla deportazione
degli israeliti presenti sul territorio nazionale, come accadde a Roma con il
rastrellamento nel ghetto il 16 ottobre del 1943.
Con gli articoli 1 e 12 del decreto del luglio 1938 furono vietati a tutti gli
ebrei, senza alcuna distinzione, sia «il matrimonio con un cittadino di razza
ariana» che l’assunzione di personale ariano in ambito domestico o
lavorativo da parte degli «appartenenti alla razza ebraica».

Il regime fascista, avendo deciso di perseguitare gli ebrei come “razza”,


dovette ideare, dunque, una definizione giuridica di ebreo e stabilire i criteri
per classificare i misti, ossia i nati da relazioni interrazziali.

La razza di una persona veniva definita sulla base della «razza» dei suoi
genitori; inoltre, si dava per scontata la coincidenza fra religione cristiana e
«razza ariana» e religione ebraica e «razza ebraica». Questo sistema di
classificazione aveva il suo riferimento principale nel razzismo di tipo
biologico (non spirituale).

L’ufficio che sovraintendeva alle classificazioni era denominato la


Demorazza.
Art 9.
▪ L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei
registri dello stato civile e della popolazione.

Art. 10 I cittadini italiani di razza ebraica non possono:


▪a) prestare servizio militare in pace e in guerra;
▪b) esercitare l'ufficio di tutore o curatore di minori o di incapaci non
appartenenti alla razza ebraica;
▪c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate
interessanti la difesa della Nazione, (…) e di aziende di qualunque natura
che impieghino cento o più persone, né avere di dette aziende la direzione
né assumervi, comunque, l'ufficio di amministratore o di sindaco;
▪d) essere proprietari di terreni che, in complesso, abbiano un estimo
superiore a lire 5.000;
▪ e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in complesso, abbiano un
imponibile superiore a lire 20.000. Per i fabbricati per i quali non
esista l'imponibile, esso sarà stabilito sulla base degli accertamenti
eseguiti ai fini dell'applicazione dell'imposta straordinaria sulla
proprietà immobiliare Avere domestici ariani.

Altri articoli vietavano agli ebrei

▪ di lavorare nelle amministrazioni pubbliche e nel Partito Fascista,


negli Enti provinciali e comunali, nelle banche e nelle assicurazioni;

▪ di insegnare e studiare nella scuola italiana.


La scuola ebraica a Ferrara
La scuola di via Vignatagliata, n. 79,
nella zona del Ghetto, fin dalla metà
dell’Ottocento ospitò l’asilo e la scuola
elementare ebraica.
Con la promulgazione delle Leggi
razziali, nel 1938, la scuola accolse
tutti gli studenti ebrei che fino a quella
data studiavano nelle scuole pubbliche
a Ferrara.
Tra gli alunni vi furono anche i figli
dell’ex podestà Renzo Ravenna,
mentre tra gli insegnanti vi era il
neolaureato Giorgio Bassani.
La scuola venne chiusa
definitivamente nel 1943, quando le
deportazioni colpirono la comunità
ebraica ferrarese.
Furono 70 i ragazzi ebrei costretti a non poter più frequentare le scuole pubbliche ferraresi a partire dall’autunno
1938, dopo i “provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”. Tra le altre disposizioni vi era anche
l’espulsione degli insegnanti di razza ebraica e il divieto di iscrizione a scuole di qualsiasi ordine e grado per gli
studenti ebrei.
La Comunità ebraica, nell’anno scolastico 1938-39, organizzò la scuola nei locali di via Vignatagliata dove prima
vi era l’asilo; lì vennero organizzate lezioni di gruppo per permettere agli allievi delle classi medie inferiori di
proseguire gli studi e di sostenere a fine anno gli esami di idoneità, come previsto dalla legge dell’epoca.
Ma la scuola media venne ufficialmente aperta solo nell’anno scolastico 1941- ‘42, dopo un lunghissimo percorso
burocratico perchè le autorità locali speravano così di poter esercitare un maggior controllo sulle sue attività
didattiche e formative.
Non mancarono difficoltà e interferenze da parte del regime fascista: nel maggio del ‘42 l’orario settimanale
venne parificato a quello della scuola pubblica e studenti ed insegnanti furono costretti ad andare a scuola il
sabato, contravvenendo alle loro tradizioni e osservanze religiose, mentre nell’ottobre dello stesso anno l’inizio
delle lezioni venne ritardato perché i professori furono precettati per il lavoro obbligatorio.
Le lezioni furono nuovamente sospese nel 1943 per via degli arresti di alcuni insegnanti, fra cui Giorgio Bassani,
Matilde Bassani e Primo Lampronti.
Nell’anno scolastico 1943-44 i corsi non poterono nemmeno iniziare: in novembre il presidente della comunità
Felice Bassani comunicò al Provveditore che in seguito all’avvenuto sfollamento di gran parte degli alunni e dei
docenti la scuola non poteva riaprire. Dietro il termine “sfollamento” si nascondeva l’inizio delle deportazioni.

Giorgio Bassani
1 Settembre 1939: scoppio della II guerra mondiale con l’invasione della Polonia da
parte della Germania.
10 Giugno 1940: l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania. La situazione degli
ebrei in Europa si aggravò ed emigrare diventò impossibile.
25 Luglio 1943: Il Gran Consiglio del Fascismo destituì Mussolini, che venne arrestato.
8 Settembre 1943: il generale Badoglio annunciò l’armistizio, in seguito al quale la
guerra continuava a fianco degli anglo-americani.
23 Settembre 1943: venne costituito il governo filonazista, chiamato Repubblica di
Salò, guidato da Mussolini: il paese era spaccato in due. La soluzione finale venne
applicata anche in Italia.
Settembre-Ottobre 1943: 54 ebrei furono uccisi a Meina, sul Lago Maggiore.
All’alba del 16 Ottobre ‘43 i tedeschi circondarono il perimetro del ghetto di Roma.
14 Novembre 1943: Il Partito fascista Repubblicano presentò a Verona il suo
programma d’azione: l’art. 7 affermava che gli ebrei appartenevano a nazionalità
straniera e considerati nemici durante la guerra. E’ una svolta rispetto alle leggi
razziali del 1938 (che consideravano gli ebrei cittadini di seconda categoria, ma almeno
con la cittadinanza). Il Partito Fascista revocò agli ebrei la cittadinanza, allineandosi
con la Germania nazista.
1943

22 Settembre 1943: Badoglio annunciò ufficialmente l’ abrogazione delle leggi antiebraiche.


Ottobre ’43: la zona della penisola controllata dagli alleati e dal governo italiano comprendeva la
Sicilia, la Sardegna, la Calabria, la Basilicata, la Puglia e la Campania. Gli ebrei residenti in queste
regioni furono definitivamente liberati, mentre nelle regioni situate a nord di questa zona ebbe inizio
la persecuzione delle vite degli ebrei.
30 Novembre 1943: il ministro degli interni della Repubblica Sociale (R.S.I) emanò l’ Ordine di
polizia n. 5, sulla base del quale le forze di polizia della R.S.I. procedette all’internamento di tutti gli
ebrei (italiani e stranieri) che si trovavano sul territorio nazionale.
Dopo l’arresto essi furono condotti nelle carceri o in campi di concentramento, fra i quali quello di
Fossoli, vicino a Carpi, in provincia di Modena (istituito nel dicembre 1944).
Il 15 Febbraio 1944 la gestione di Fossoli passò nelle mani delle SS, che ne fecero il principale centro
di transito per gli ebrei italiani diretti ai campi di sterminio dell’Europa orientale, primo fra tutti
Auschwitz.
Lungo il litorale adriatico gli ebrei arrestati dai tedeschi vennero concentrati a Trieste, prima, fino al
gennaio 1944, nel carcere del Coroneo e poi nel campo allestito nella Risiera di San Sabba, che
assunse il ruolo di centro di raccolta per la deportazione.
Alcune decine di ebrei furono uccisi sul posto.
In alcuni casi i nazisti eliminarono gli ebrei sul posto.
L’esempio più drammatico fu la strage del 24 Marzo 1944 a Roma, presso le Fosse
Ardeatine. Il giorno precedente 33 soldati tedeschi erano stati uccisi dai partigiani in via
Rasella. Per rappresaglia il comando tedesco ordinò l’esecuzione di dieci italiani per ogni
tedesco morto, con il risultato che 335 detenuti vennero uccisi.
Altri esempi di eccidi furono quello a Sant’Anna di Stazzema, (Lucca) il 12 agosto 1944 e
a di Marzabotto (Bologna) il 29 settembre 1944.
Numerosi ebrei raggiunsero le formazioni partigiane in montagna o parteciparono
all’azione antifascista in città.

Lapide eccidio di Monte Sole – Marzabotto Fossoli

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