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Il caso #GiuseppinaGhersi.

Incongruenze, falsi e zone


dombra. (Una prima ricognizione)
wumingfoundation.com /giap/2017/09/il-caso-giuseppina-ghersi-1/

Nicoletta 19/9/2017
Bourbaki

Savona, 2012. Uno dei manifesti affissi dal partito La Destra e dallassociazione Ragazzi del Manfrei. Luccisione di Giuseppina Ghersi vi
appare arricchita di dettagli che non si trovano in alcun documento giudiziario conosciuto, n in alcuna testimonianza resa allepoca dalla famiglia. A
rendere pubblici alcuni di questi documenti sono stati proprio i neofascisti, che per non hanno scrupoli nel divulgare versioni alterate, pi cariche
e turpi, per suscitare emozioni facili. Giuseppina vittima non solo dei suoi carnefici, ma anche dei suoi beatificatori. Fare inchiesta una
necessit, per restituire alle storie il loro senso. Una necessit vitale. Buona lettura.

di Nicoletta Bourbaki *

La grande maggioranza dei commentatori che negli ultimi giorni si sono precipitati a esprimere giudizi indignati ed
emettere sentenze a dir poco tardive sul caso Giuseppina Ghersi, non ne aveva mai sentito parlare prima del 15
settembre scorso, quando ne ha scritto e vedremo in che modo il Corriere della Sera .
Altri ne avevano forse un vago ricordo, per aver letto Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, che dedica alla storia
mezza paginetta.
In realt, nel Savonese le polemiche durano da oltre ventanni. Il caso Ghersi da tempo il cavallo di battaglia
dellestrema destra locale.

Anche stavolta, a rialzare il polverone sono stati i neofascisti. Le polemiche su unannunciata targa in ricordo della
tredicenne presuntamente uccisa dai partigiani hanno saturato i media locali, per poi travalicare i confini della
Liguria. Quando lo scandalo diventato nazionale, la narrazione tossica era gi confezionata, pavloviana,
perfetta, pronta per scatenare il linciaggio mediatico. LANPI di Savona giustifica chi stupr una bambina!
Vergogna! Chiudete lANPI di Savona!, ha intimato pi di un pennivendolo, e gli attacchi velenosi allANPI nel suo
complesso si sono sprecati, da parte non solo di fascisti ma anche di quelli che io-sono-antifascista-ma.

Si tratta come dimostrato in modo meticoloso da Yadad de Guerre di una bufala nella bufala: lANPI Savona
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non aveva dichiarato niente del genere. Ma smentite e precisazioni sono state ignorate, e a peggiorare la situazione
giunto un comunicato dellANPI nazionale scarno e tutto sulla difensiva.

A completare il quadro, la diffusione virale di una foto che pure questo lo vedremo si riferisce a tuttaltro luogo,
tuttaltra circostanza, tuttaltre dinamiche, ma che stata ripubblicata in modo ossessivo. Nella convinzione che
mostrasse Giuseppina portata via dai partigiani, limmagine stata brandita come prova di non si sa bene
cosa, forse di qualunque cosa.

Tutto ci senza verifiche n approfondimenti, senza mai la richiesta di una fonte, prendendo semplicemente per oro
colato quanto, sulla morte di Giuseppina Ghersi, raccontano ogni volta aggiungendo dettagli i neofascisti.

Come spesso accade, la matrice neofascista dello scandalo stata occultata. Sui giornali tale Roberto Nicolick
estremista di destra espulso dalla Lega Nord e finito persino in uninchiesta della Procura di Roma sui contatti
europei del Ku Klux Klan diventa un semplice insegnante in pensione (e chi legge pu pensare che insegnasse
storia, mentre era educazione fisica); tale Enrico Pollero, consigliere comunale di Forza Nuova, definito
belleufemismo di centrodestra.

Praticamente nessuno, nei giorni scorsi, si posto questioni di merito e metodo che a noi sembrano imprescindibili.
In fondo, di Giuseppina Ghersi non frega niente a nessuno, solo lennesima palla da cogliere al balzo, lennesimo
cadavere da strumentalizzare, lennesima donna su cui si sfidano branchi maschili, lennesimo stupro da rinfacciare
allAltro, da usare per parlare daltro. Anche questa cultura dello stupro.

A differenza di molti, noi vogliamo davvero sapere chi uccise Giuseppina e perch.
E lunico modo per avvicinarsi alla verit discutere di questa storia seriamente.

Per poterlo fare, vanno prima esclusi il rumore, lapproccio scandalistico, le cose che non centrano. Vanno
ignorate le emozioni un tanto al quintale, la compulsione a far girare memi e altre immaginette, ogni genere di
reazione impulsiva e inconsulta. Va esclusa lidea che un capo frettolosamente cosparso di cenere sia meglio di una
testa che si prende il suo tempo per ragionare.
Vanno vagliate le fonti, e va ricostruita la genesi della storia come oggi viene ripetuta.

Nella fase preliminare di questa inchiesta, prenderemo in esame soltanto e rigorosamente il materiale gi
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disponibile in rete al momento in cui sono esplose le polemiche (seconda settimana di settembre 2017), lasciando
da parte quanto abbiamo acquisito in seguito e tuttora stiamo acquisendo. Perch?
Per dimostrare che certe verifiche sarebbero state possibili.

Ripartiamo dunque dallarticolo del Corriere che tutti hanno ripreso e citato, e da come descrive il fatto.

Giuseppina, tredicenne, fu prelevata da tre partigiani, picchiata e seviziata, forse violentata, davanti
alla madre e al padre che scrisse come gli uomini la presero a calci giocando a pallone con lei fino
a ridurla in stato comatoso. La raparono a zero, le dipinsero la testa di rosso, la sfigurarono a botte.
Poi la giustiziarono con un colpo alla nuca, il corpo fu gettato davanti al cimitero di Zinola.
Studentessa, Giuseppina aveva vinto un concorso a tema e aveva ricevuto una lettera di encomio da
Benito Mussolini: questo uno dei pi gravi indizi contro di lei accusata di essere una spia delle
Brigate Nere. La foto del suo arresto la ritrae, il volto imbrattato di scritte, le mani legate dietro la
schiena, prigioniera fra uomini adulti armati e sorridenti.

Proveremo a seguire a ritroso il percorso di questepisodio di realt aumentata, e capire quale sia la storia della
storia di Giuseppina Ghersi. Terremo presente lo storico Marc Bloch e i 7 punti che possibile ricavare dal suo
Apologia della storia o Mestiere di storico, uscito postumo nel 1949.

1. I dati

La fotografia dellarresto

Secondo il resoconto del Corriere, dunque, esiste una prova


fotografica dellarresto di Giuseppina. Quale?

Il Corriere non la mostra, ma molti altri lo fanno, a volte con


attribuzione esplicita in didascalia, altre volte suggerendo
linterpretazione con il semplice accostamento.

Forza Nuova ha addirittura usato la foto in un suo manifesto,


rappresentando la ragazza come Giuseppina, nessun dubbio.

Anche per Mario Vattani di Casapound (diplomatico di carriera,


rocker identitario, autore di libri) quella ragazza
Giuseppina, non si discute.

Anche per il dubbio giornale Il Dubbio, diretto da Piero


Sansonetti, quella Giuseppina, e stop.

Nel giro di 24 ore, la foto si impone come la foto di Giuseppina.

I documenti scritti

Il Corriere ricorda che una ricostruzione contenuta


nellesposto di sei pagine che il padre di Giuseppina consegn
alla Procura di Savona qualche anno dopo chiedendo
unindagine.
Informazioni pi dettagliate si rintracciano su un blog interamente dedicato al caso Ghersi e di chiaro stampo
neofascista dove lesposto che Giovanni Ghersi avrebbe presentato (citiamo) il 29 aprile del 1949 in piccola
parte trascritto e in grande parte parafrasato.
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Trascrizioni apparentemente complete sono presentate in una discussione sul forum Patriottismo e, corredata
dalla foto di un manoscritto, sul blog di Nicolick. Anticipiamo che i due testi, sebbene in teoria trascrizioni del
medesimo documento, presentano significative differenze.

Lesposto viene anche introdotto accompagnato dallAve Maria di Schubert e letto in un video realizzato dai
Ragazzi del Manfrei (spiegheremo poi chi sono).
In un altro video, sempre dei Ragazzi del Manfrei, si mostra e legge un altro esposto, quello della madre di
Giuseppina, che il 27 gennaio 1949 si era presentata alla Questura di Savona e aveva fatto dichiarazioni davanti a
un funzionario.

Un testo presentato come la trascrizione dellesposto della madre si pu leggere su Il Giornale.

Su vari blog si trova anche la testimonianza di Stelvio Murialdo (chi lo vedremo dopo), del quale si dice che
riconobbe il cadavere di Giuseppina, visto il 30 aprile 1945 al cimitero di Zinola. Detta cos, fa sembrare Murialdo
molto vicino agli eventi e alla vittima. In realt, Murialdo non conosceva Giuseppina, quindi non pot riconoscerla
quel giorno, e questo si evince gi dallo stralcio riportato su molti siti (sottolineatura nostra):

E proprio il primo era un cadavere di donna molto giovane; erano terribili le condizioni in cui l
avevano ridotta, evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a
cancellare la sua giovane eta. Una mano pietosa aveva steso su di lei una SUDICIA COPERTA
GRIGIA che parzialmente la ricopriva dal collo alle ginocchia. La guerra ci aveva costretto a vedere
tanti cadaveri e in verit, la morte concede ai morti una distesa serenit; ma lei,
quella sconosciuta ragazza NO!!! L orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di
sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l altro spalancato sullinferno. Ricordo che non riuscivo,
come paralizzato, a staccarmi da quella povera disarticolata marionetta, con un braccio irrigidito
verso l alto, come a proteggere la fronte, mentre un dito spezzato era piegato verso il dorso della
mano.

Queste frasi sono tratte da Cercando Valentino, una lunga testimonianza apparsa su Il Giornale nel 2008 (ma non si
sa scritta quando) in cui Murialdo afferma di avere riconosciuto la ragazzina soltanto alcuni anni dopo (non dice
mai quanti), vedendo la foto sulla lapide e chiedendo ai genitori, che erano l in visita, se quella fosse la ragazzina
uccisa a fine aprile.

In tutto questo, importante far notare che Murialdo risulta nato il 22 giugno 1935. Nei giorni della Liberazione non
aveva nemmeno dieci anni.

Il Giornale menziona un risvolto giudiziario della vicenda:

Per Ghersi nel 1951 vi fu un simulacro di processo durato non pi di 15 minuti (nellambito del
processo per la strage dei Biamonti) ove i responsabili vennero prosciolti, per il gioco delle amnistie e
per testimonianze non necessariamente veritiere.

Com normale, le testimonianze della propria parte sono prese per oro colato, mentre quelle di parte avversa
vengono qualificate come non necessariamente veritiere.

Per strage dei Biamonti si intende luccisione, in circostanze mai chiarite del tutto, di tre componenti della famiglia
aristocratica Biamonti, avvenuta il 19 maggio 1945 a Segno, frazione di Vado Ligure.

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Nel video dei Ragazzi del Manfrei in cui si presenta la deposizione della madre di Giuseppina si possono vedere
stralci di atti giudiziari. Nellaprile 2017 Nicolick ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una notifica di
procedimento penale in cui si leggono i nomi dei quattro imputati: Rossi Luigi Vittorio; Bergamasco Mario;
Ottonello Giuseppe; Pinna Armando.
Non figura in questelenco il Gatti Pino di Bergeggi menzionato dal padre di Giuseppina nel suo esposto.

In rete sono disponibili fonti giornalistiche coeve? Articoli, commenti?

No. La ricerca nellarchivio storico de La Stampa (giornale di Torino ma la cui copertura tradizionale include la
Liguria), consultabile on line, restituisce, per Giuseppina Ghersi, una manciata di risultati. Tolte alcune brevi
notizie di cronaca e annunci di decesso, irrelati al caso, che riguardano una o pi omonime, restano quattro risultati,
tutti successivi al 1990 :
un articolo di Massimo Numa di gioved 27 settembre 1990, con un accenno nel sottotitolo;
un altro articolo di Massimo Numa, I giorni bui del 45, uscito sabato 23 marzo 1991, in cui si parla addirittura di
600 desaparecidos nel savonese;
la lettera di un lettore, un certo Gianni Aonzo , di Spotorno, pubblicata sabato 29 agosto 1998, secondo il quale,
per il caso Ghersi non ci fu nessun processo;
un articolo di Pierluigi Battista del 10 ottobre 2003 che fa riferimento al Sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, da
poco pubblicato da Sperling & Kupfer.

Nel 1992 Massimo Numa scrive e pubblica sembrerebbe a proprie


spese un libro, La Stagione del Sangue, in cui racconta lepisodio di
Giuseppina Ghersi. Tra poco vedremo come: intanto, continuiamo a
mettere in ordine.

Tra le fonti citate in rete oltre a una serie di articoli o post che
riportano la vicenda descrivendola con immagini ricorrenti va elencato
anche un volumetto di 75 pagine, Giuseppina Ghersi, ladolescenza
violata, scritto e forse stampato in proprio nel 2012 dal solito
Roberto Nicolick.

Nel frattempo, il Secolo XIX riporta testimonianze che parlano del ruolo
di Giuseppina come informatrice delle Brigate Nere.

LAlbo dei caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana, un elenco


curato dalla nostalgica Fondazione RSI che mette insieme i
nomi provenienti da ogni possibile fonte di ricerca (testuale), riporta
sotto il nome Giuseppina Ghersi:

Nascita: 12/7/31, Savona


Qualit: Volontaria
Reparto o ruolo: ONB-suo tema lodato dal DUCE, C. Zinola
Data, luogo o evento in memoria: 30/4/45, SV, carcere Legino nip. V. Mongolli -sev.

In rete si trova anche la scansione di un dattiloscritto datato 26 marzo 1945, in cui il Corpo Volontari della Libert
il coordinamento militare della Resistenza trasmette ai partigiani un elenco di spie. Una Signorina Ghersi
compare nella seconda riga della seconda pagina. Foglio 1 Foglio 2.

2. Sono stati i partigiani!

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Quello che salta allocchio in tutte le ricostruzioni giornalistiche
dellepisodio luso del termine partigiani come se si dicesse gli
alieni, come se si stesse parlando di unentit lontana, indistinta,
oscura. Cosa davvero strana quando si parla di una guerra civile in cui
si ammazzava chi magari si conosceva benissimo e spesso proprio
perch lo si conosceva benissimo.

Lesposto del padre della ragazzina e altri documenti reperibili in rete


indicano alcune persone precise, anche per nome e cognome. Questi
nomi, per, nella storia della storia di Giuseppina Ghersi non arrivano,
non contano pi.

Labili tracce portano a un processo terminato senza condanne.

Occorre ricordare che, contrariamente alla vulgata neofascista sulla congiura del silenzio, tra la fine degli anni 40
e linizio degli anni 50 furono moltissimi gli ex-partigiani sottoposti a giudizio. I processi furono imbastiti con prove
raccolte da quei poliziotti che fino a pochi anni prima li avevano braccati in base alle leggi del regime, celebrati da
giudici che avevano fatto parte del Tribunale speciale creato da Mussolini per reprimere lantifascismo e per di pi si
svolsero in un clima di isteria anticomunista dovuto alla guerra fredda. Vennero processati e condannati per aver
compiuto azioni di guerra persino prestigiosi comandanti partigiani che erano stati eletti nellAssemblea Costituente
come Francesco Moranino.

Possibile che, mentre centinaia e centinaia di partigiani che avevano servito con onore il loro paese e lumanit tutta
nella lotta contro il nazifascismo venivano additati al pubblico disprezzo sui giornali e marcivano in galera (o erano
costretti a fuggire allestero), se la siano cavata proprio quelli che avevano commesso un atto cos infame?

questa la strada da approfondire. Si parla di una ragazzina che si afferma esser stata stuprata e uccisa. Le
strumentalizzazioni neofasciste, esattamente come i discorsi filosofeggianti, non le rendono giustizia e non ci
avvicinano alla verit. Occorre raccontare questa storia ripartendo dai fatti, dai nomi e dalle responsabilit
individuali.

Giuseppina non Anna Frank, non stata uccisa tra milioni di altri in nome di un progetto genocida di scala
continentale, i suoi assassini non stavano eseguendo un ordine. Il suo un caso specifico, non il frutto di una
prassi comune delle formazioni partigiane, ma della decisione arbitraria di alcuni individui. Chi erano? Erano
davvero partigiani o delinquenti che si atteggiavano a tali? Per quale motivo stata davvero uccisa? E quando?

3. Chi racconta questa storia

Massimo Numa
Giornalista de La Stampa, savonese, vive a Torino ed conosciuto soprattutto per il
modo in cui ha coperto, per lunghi anni, la lotta No Tav in Val di Susa, interagendo con
il movimento in modi rudemente eterodossi.
Alcuni suoi exploit sono raccontati nel libro di Wu Ming 1 Un viaggio che non
promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav (Einaudi, 2016).

Giampaolo Pansa
Troppo famoso perch si debba presentarlo, ci basta segnalare un ottimo testo di
Ilenia Rossini: Luso pubblico della Resistenza. Il caso Pansa tra vecchie e nuove Massimo Numa
polemiche (2012).
Scrive Rossini: Nessun libro di Pansa contiene note o apparati bibliografici, nessuno
fondato su una qualsiasi ricerca archivistica e, anzi, spesso il racconto degli eventi tratto esclusivamente dalla
pubblicistica e dalla memorialistica (neo)fasciste sullargomento. Pansa, per quanto sia un giornalista, conosce
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bene anche il metodo storico in giovent, infatti, fu un ricercatore che, in materia di Resistenza, giunse anche ad
alcune acquisizioni storiografiche importanti: relatore finale della sua tesi di laurea fu Guido Quazza, uno
dei maggiori storici della Resistenza e, quindi, la scelta di non utilizzare le note e di semplificare
e alleggerire la sua narrazione deliberata []
[Pansa inserisce] descrizioni partorite dalla sua fantasia: quando afferma che dura
da immaginare questa scena interminabile: il buio, le grida, i pianti, il crepitare delle
armi, leccitazione dei giustizieri, il sangue, chiaro che egli effettivamente non sa
nulla della scena descritta, che tuttavia si radica nella mente del lettore, dove si
costruisce limmagine di partigiani sanguinari e crudeli. Limmaginazione e il sentito
dire riempiono tutte quelle parti della storia che rimangono oscure, contribuendo a far
radicare nel lettore ricostruzioni e convinzioni non suffragate da alcuna fonte.
Giampaolo Pansa
I Ragazzi del Manfrei
Sodalizio neofascista, prende il nome da Monte Manfrei, dove secondo la
propaganda di destra il 4 e 5 maggio 1945 si sarebbe svolto un eccidio di
repubblichini.
Nel loro secondo video caricato su youtube (il primo dedicato a Giuseppina
Ghersi), i RdM si presentano utilizzando una canzone della band neofascista
270bis, Apri gli occhi, e Povera Patria di Franco Battiato. Si definiscono una
associazione di uomini e donne che, nel corso di tutto il dopoguerra, ha
tenuto viva la memoria dei fascisti vinti. Cercando su Google,
per, prima del maggio del 2009 praticamente non si trova nulla.
La retorica del nel corso di tutto il dopoguerra presente anche in diversi
I Ragazzi del Manfrei
articoli, come questo dedicato al caso Ghersi, firmato da tale Mina Cappussi e
pubblicato sul sito Un Mondo di Italiani; questo di tale Luca Scial pubblicato
sul suo blog e sempre dedicato al caso; questo di tale Elena Quidello che scrive ancora di Giuseppina Ghersi sul
sito International Web Post, corredando peraltro il post con la solita falsa foto di foibe (la fucilazione di ostaggi
sloveni a Dane). Tutti questi articoli indicano il fondatore del sodalizio in

Stelvio Murialdo
Luomo che ha riconosciuto il corpo di Giuseppina avrebbe fondato i Ragazzi del
Manfrei addirittura nel 1950 (quando aveva quindici anni), per raccogliere le
testimonianze e le voci di storie negate.
Il racconto di Murialdo Cercando Valentino uscito su Il Giornale nel 2008, e nelle
prime righe Murialdo scrive:

Durante gli ultimi giorni di aprile 45, ricordati come le radiose giornate, Stelvio Murialdo
venne commesso in Savona un efferato delitto su una ragazzina di tredici anni;
un omicidio brutale, ingiustificato!
Ho sempre sperato che la mia citt trovasse lonest morale di ricordare quella bambina innocente
(ma quali gravi reati pu commettere una tredicenne?), non per giustizia, che ormai chi commise
quellatrocit deve rispondere a ben altro tribunale, ma per un sentimento di piet; ed ora io avrei
sepolto nella mia mente quei ricordi!
Ma ora, dopo oltre sessantanni, non spero certamente pi in una doverosa riabilitazione; e allora
affido alla carta la memoria di un tragico evento che mi volle occasionale testimone di quel martirio.

Murialdo ha testimoniato pubblicamente sul caso Ghersi a partire dal 1950, quandera adolescente, o lo ha fatto per
la prima volta nel 2008 dopo oltre sessantanni? Non per niente chiaro. Eppure, come vedremo, una
questione cruciale.
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Per ragioni che non sappiamo, il sito dei Ragazzi del Manfrei non pi on line dal 2014.
Lassociazione ha o ha avuto legami con il partito La Destra nel 2012. Murialdo stesso risulta tra i fondatori de La
Destra a Savona. In un articolo del 2012 di Savona News sono visibili le foto dei manifesti con cui La Destra e i
Ragazzi tappezzarono Savona. Il tema era ovviamente la morte di Giuseppina Ghersi. Su quei manifesti, il
resoconto delluccisione era arricchito di dettagli che, come vedremo tra poco, non trovano alcun riscontro nei
documenti disponibili. Nellarticolo si fa un nome, quello di Pino Monti, Presidente Nazionale Associazione
Ragazzi del Manfrei.
I Ragazzi del Manfrei spuntano anche in un blog neonazista. Interessanti gli unici due commenti al post.

Roberto Nicolick
Al secolo Nicolich. Ex professore di educazione fisica con un passato vicino prima al
Movimento Sociale Italiano, poi alla Lega Nord. Proprio con la Lega viene eletto in
qualit di consigliere provinciale di Savona, per poi essere espulso per indegnit nel
2007. Tra le motivazioni dellespulsione cera anche una sentenza di patteggiamento
del Tribunale di Savona (2 mesi di reclusione e 2100 euro di multa) per aver avallato
firme non regolari durante le elezioni comunali di Savona del 2002.
Nicolick un appassionato di storia, ma non uno storico di professione: i suoi lavori si
concentrano sul revisionismo e su presunti crimini commessi da partigiani comunisti.
Questi suoi lavori sono pubblicati su un blog che nel 2009 rimandava a (ed era linkato Roberto Nicolick
da) un sito italiano vicino al Ku Klux Klan. Collaboratore de Il Giornale di Genova, i
suoi libri sono presenti nel catalogo (sezione Contro-storia) dellAssociazione Il
Ramo doro di Genova, una raccolta chiaramente improntata al revisionismo e al negazionismo, accanto a titoli
come Del presunto sterminio di zingari e omossessuali e La guerra occulta. Armi e fasi dellattacco ebraico-
massonico alla tradizione europea.
Nicolick il propulsore di buona parte dellattuale narrazione sulla morte di Giuseppina Ghersi. Le fonti da lui
diffuse, infatti, vengono riprese anche da altri, tra cui i Ragazzi del Manfrei.

Enrico Pollero
Consigliere comunale di maggioranza a Noli, stato eletto nella lista civica Ri-Vivi
Noli con 32 voti in un paese di 2700 abitanti. lui a proporre il cippo in memoria di
Giuseppina Ghersi allinterno della piazza dedicata ai fratelli antifascisti Rosselli. Sulla
stampa, negli ultimi giorni, stato presentato come consigliere di centrodestra,
mentre stato segretario cittadino del partito di Francesco Storace, La Destra, fino a
quando non ha aderito ufficialmente a Forza Nuova nel luglio del 2016. In
almeno unoccasione ha accompagnato anche Roberto Fiore: lo si visto a Savona
al fianco del segretario di Forza Nuova per contrastare lapertura di un centro di prima Enrico Pollero
accoglienza per migranti e richiedenti asilo.

4. Analisi dei dati

arrivato il momento di riprendere tutti gli elementi di partenza e vedere quale disegno tracciano.

Cosa mostra la fotografia?

Sarebbe bastata una ricerca inversa su Google Immagini per scoprire che la foto circola da anni, riferita ai pi vari
accadimenti e con diverse didascalie. Viene spesso usata per illustrare articoli sulle pubbliche umiliazioni di
collaborazioniste francesi.

Attenzione: questa foto circola da anni, riferita a vari contesti, e NON ritrae #GiuseppinaGhersi n
alcunch di collegato a quellepisodio. pic.twitter.com/8YQQydHmGd

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Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) 16 settembre 2017

Lo stesso Nicolick, bont sua, ritiene che la foto non abbia nulla a che fare con la Ghersi :

Questa foto mi ha sempre incuriosito e per quanto la guardassi e la studiassi in modo analitico e al
di fuori dalle emozioni che una scena tale pu suscitare, non mi ha mai fornito elementi oggettivi per
collocarla come luogo o per dare un nome ad uno qualsiasi delle persone fotografate.

Possiamo darlo noi un aiutino a Nicolick: come gi segnalato su Twitter, per lagenzia fotografica Getty la foto
stata scattata a Milano il 26 aprile 1945.
Non solo. stata esposta allIstoreto (Istituto piemontese per la storia della resistenza e della societ
contemporanea) di Torino, in occasione della mostra La lunga liberazione, 1943-1948 e si pu vedere nella relativa
galleria fotografica.

Si tratta della pubblica esposizione di una collaborazionista, forse di unausiliaria della RSI. Al momento, non ci
dato sapere di chi si tratti, e per quale ragione sia stata punita. Aveva fatto arrestare, deportare, ammazzare
qualcuno? O il motivo era pi futile? Non lo sappiamo.

Un indizio sembra fornirlo il libro di Mirco Dondi La lunga liberazione. Giustizia e violenza nel dopoguerra italiano
(Editori Riuniti, Roma 1999): a Milano [] vengono marchiati i visi delle donne con la lettera M iniziale di
Mussolini e della Legione Muti.

Piazzale Loreto, Milano, 10 agosto 1944. Il gruppo Oberdan della Legione Ettore Muti fucila quindici partigiani e per tutto il giorno lascia i caduti sul
marciapiede, sorvegliati a mano armata, coperti di mosche, insultati e oltraggiati dai fascisti e dalle ausiliarie della RSI. Anche ai parenti viene
impedito di avvicinarsi. Soltanto dopo il tramonto i corpi vengono portati via. Nei primi giorni dopo la Liberazione, i partigiani andranno a cercare
chiunque riterranno coinvolto nella strage e nelloltraggio.

La Legione Autonoma Ettore Muti era un corpo militare della Repubblica di Sal. A Milano fu responsabile di grandi
rastrellamenti, torture ed esecuzioni sommarie.
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Tra le brutalit che commise vi fu leccidio di Piazzale Loreto (10 agosto 1944), evento che scosse profondamente
la citt e, un anno dopo, avrebbe portato alla decisione di esporre proprio in quel piazzale il cadavere del duce.
storicamente assodato che la Muti agiva grazie a unampia rete di delatori e delatrici.

Le scene di umiliazione coram populo di spie e collaborazionisti sono sgradevoli. In questa, come in quelle delle
femmes tondues francesi, oggi sono ben riconoscibili note di sadismo e (soprattutto) sessismo. una discussione
che va fatta, ma non certo nella cornice di una campagna denigratoria della Resistenza orchestrata da neofascisti.

In ogni caso, le scene di umiliazione pubblica non centrano nulla con quanto accaduto a Giuseppina Ghersi.

Per lutilizzo sistematico di questa foto vale losservazione fatta dallo storico Piero Purich nella rassegna di falsi
fotografici sulle foibe pubblicata su Giap quasi tre anni fa:

Il materiale fotografico documentazione storica. Dovrebbe essere utilizzato come tale, con rigore
e consentendo a chi lo guarda di avere tutte le informazioni che gli permettano di utilizzarlo al
meglio: che cosa mostra la foto, dove stata scattata, quando, da chi, dov conservata. Dovrebbe
essere uno strumento per capire meglio gli avvenimenti storici, per poter comprendere gli eventi non
solo attraverso la lettura, il racconto e la riflessione, ma anche attraverso la vista. Lutilizzo che
invece si fatto del materiale fotografico che abbiamo preso in esame lopposto di questo. Le
immagini sono state utilizzate (e manipolate) per colpire le emozioni e non la ragione, sono state
usate come santini della vittima di turno, come oggetti devozionali, reliquie con le quali esprimere e
consolidare la propria fede []

Cosa ci dicono gli esposti e gli altri documenti

Gli esposti sono conservati nellArchivio di Stato di Savona. In attesa di poterli consultare, abbiamo solo trascrizioni
scritte e audio.

Vi notiamo diverse contraddizioni, sia tra le due versioni sia tra lesposto e altri documenti disponibili.

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1. Il forum Patriottismo riporta la trascrizione del testo visibile nellimmagine sopra, mentre nel blog di Nicolick e nel
video il testo della trascrizione palesemente diverso. Nemmeno le date corrispondono: aprile, secondo Nicolick;
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settembre, secondo patriottismo e la foto.
Visto che Nicolick cita tra virgolette, da dove ha tratto quella citazione? Ci sono forse due esposti del padre, uno di
aprile e uno di settembre? E se cos , perch il padre, a settembre, non esordisce ricordando di aver gi esposto il
suo caso senza per aver ricevuto risposta?

2. Nella trascrizione presente su Patriottismo manca il riferimento al cimitero di Zinola, che invece appare nella
trascrizione di Nicolick.

Patriottismo: Alla mia bambina hanno fatto sentenza di morte il 30 Aprile 1945 passata la
mezzanotte dal comando di Legino e la sua uccisione avvenne alle 4 del mattino il 1 Maggio
assieme a certa Delfino Teresa abitante a Savona Vico Crema n 1/1 prelevata il 30 Aprile alla sera
nella sua casa. Pare che ne sia autore di questi delitti certo Gatti Pino abitante a Bergeggi.

Nicolick: Mia figlia fu assassinata il 30 aprile del 45, dopo mezzanotte, alle 4 del mattino a Legino e
fu portata al cimitero di Zinola, e buttata come un sacco di patate nel mucchio dei morti amazzati che
tutte le notti riempivano il piazzale davanti al cimitero, assieme a lei fu ammazzata Teresa Delfino ,
Vico Crema 1/1 Savona. Pare che lautore degli assassini sia stato Gatti Pino di Bergeggi.

Se la versione giusta fosse quella di Patriottismo, il cimitero di Zinola sarebbe unaggiunta di Nicolick. A quale fine?
Nel cimitero di Zinola, lo ricordiamo, si svolge il riconoscimento da parte di Murialdo.

3. Nellesposto Ghersi afferma chiaramente che la natura del sequestro suo e della sua famiglia non politica ma
estorsiva. Nella trascrizione presente su Patriottismo si legge (sottolineatura nostra):

La casa me la spogliarono di quanto tenevo soldi, oro, argento e altro [] tutto ci finch rivelassi
dove tenevo celati oro e soldi; loro non volevano politica perch a detta faccenda non ero interessato
ma oro e soldi.

Nel racconto di Murialdo, scritto molti anni dopo (ribadiamo che non chiaro quando: del 2008 o precedente?), i
Ghersi figurano come vittime di furto, ma sono dati per arrestati con la cervellotica accusa di aver avuto rapporti
commerciali con i nazi-fascisti. Murialdo chiede alla famiglia come mai fu uccisa Giuseppina, e riferisce la risposta:
laccusa ufficiale era spionaggio.

4. Nei loro esposti, stando alle trascrizioni, n il padre n la madre di Giuseppina fanno alcun riferimento a uno
stupro subito dalla figlia. Si descrive un pestaggio e si riferisce di aver saputo delluccisione soltanto in seguito. La
madre sa riferire solo quanto era stato detto a lei e a suo marito da fascisti poi uccisi, cio che la figlia era stata
ammazzata.
Quando entra nella narrazione lo stupro? Teniamoci in testa questa domanda, e proseguiamo.

5. Dagli esposti si discostano molte ricostruzioni successive che possono leggersi in rete, come questa, che
contiene questo passaggio: Madre e figlia cos come raccontano gli stessi Ghersi vengono malmenate e
stuprate ( il 27 aprile), mentre il padre viene costretto ad assistere []. I Ghersi non raccontano niente del
genere.
la stessa versione apparsa sul manifesto affisso da La Destra a Savona nel 2012. Chi ha aggiunto questi
dettagli, e quando?

6. Nessuno menziona alcun tema scolastico di Giuseppina che avrebbe ricevuto lencomio del duce, tema che in
questi giorni addirittura descritto come la causa della cattura e uccisione della ragazza; quando viene inserito nella

12/17
narrazione questo elemento, e per opera di chi?
Forse per opera di Murialdo, che nella gi citata testimonianza scrive:

La zia [di Giuseppina] azzard unaltra ipotesi: Giuseppina aveva partecipato ad un concorso a
tema per cui ricevette i complimenti dal Duce in persona; poteva essere questo, la sua condanna a
morte!

A distanza di anni, la parola ipotesi e i verbi azzard e poteva sono scomparsi, e quel tema diventato tout
court il movente delluccisione.

Movente che sarebbe a dir poco labile, e per questo si cerca di rafforzare il collegamento mostrando una
comunicazione del segretario particolare del duce. La comunicazione non risulta passata attraverso la scuola, ma
attraverso il Gruppo Femminile Fascista Repubblicano. In essa non si menziona alcun tema, e si fa invece
riferimento molto freddamente a una lettera scritta da Giuseppina. Sembra proprio una risposta a qualche
supplica o dichiarazione di fedelt al regime, sicuramente non un premio. Di lettere cos ne furono spedite a
migliaia.

Che ruolo hanno avuto i libri

Massimo Numa, come si legge in questa recensione, nel suo volume del 1991 descriveva i partigiani come ancora
pericolosi e vendicativi:

Oggi cita la recensione ci sono parenti di vittime che tacciono ancora, parlano di ritorsioni, di
timori per i figli e i congiunti, tanto da chiedere allautore di questa ricerca di tacere i loro nomi, di non
13/17
permettere a loro di risalire ai superstiti.

La recensione ritenuta da Numa diffamatoria riporta poi lattacco pi pesante:

il caso della giovane Giuseppina Ghersi, seviziata e uccisa da ignoti insieme al cognato malavitoso
il 26 aprile 1945. Se la descrizione stessa dei fatti suggerisce lazione di balordi a scopo estortivo, per
Numa gli ignoti si trasformano poche righe dopo in partigiani. La cronaca fornita contradditoria: in
un primo tempo il luogo della morte una via cittadina, nella pagina successiva diventa il cimitero di
Zinola. A tale vaghezza si aggiunge la circostanza, corroborata da una testimonianza altrettanto
imprecisata di una parente, che la ragazza fosse stata arrestata e rasata come collaborazionista il
giorno precedente alla morte.

Il racconto di Numa sembra dunque allontanarsi dallesposto del padre, e contenere elementi presenti anche nella
testimonianza di Murialdo apparsa nel 2008.

Una domanda a cui risponderemo non appena ci arriver il libro, di non facile reperibilit: Numa parla o no di uno
stupro subito da Giuseppina?
Ricordiamo che gli esposti dei genitori di Giuseppina, datati 1949, non facevano alcun riferimento a una violenza
sessuale subita dalla figlia.

A evocare lo stupro il solito Murialdo, che nel 2008 scrive di avere immaginato la violenza sessuale ascoltando la
zia di Giuseppina, quella che presuntamente lavrebbe vista poco prima che morisse. Ecco le parole della zia, con
commento di Murialdo tra parentesi.

Era ridotta in uno stato pietoso; mi disse di aver subto ogni sorta di violenza (a questo punto
tacque per pudore su tante nefandezze che la decenza lascia solo intuire).

Pu sembrare assurdo, eppure questa vaga frase tra parentesi quanto di pi vicino a una testimonianza sullo
stupro di Giuseppina siamo riusciti a trovare.

La sorte della ragazza sarebbe terribile e tragica anche senza la violenza sessuale, e la condotta dei suoi aguzzini
sarebbe comunque criminale. Ma proprio per questo importante capire in quale periodo e in base a quali dati si
aggiunto lo stupro alla narrazione. Stupro ormai divenuto centrale nella descrizione della passione e morte di
Giuseppina, che oggi la bambina stuprata quasi per antonomasia.

{ N.B. Lo stupro per mano rossa una sorta di trademark fascista. Una donna uccisa da partigiani deve anche
essere stata stuprata (o impalata). Anche quando nei referti e nei primi resoconti la violenza sessuale assente,
verr aggiunta in seguito attraverso testimonianze posticce riferite da parenti della vittima, ma ancora pi spesso da
persone estranee che dicono di aver parlato con i parenti.

Limmaginario revanscista si nutre ossessivamente di stupri e infanticidi attingendo da un inesauribile serbatoio di


voci, rimesse in circolo alla bisogna e trasformate in notizie che dalloggi al domani si ritrovano in prima pagina o
al telegiornale della sera, come analizzato dal politologo Jacques Semelin (cfr. Purificare e distruggere. Usi
politici dei massacri e dei genocidi, Einaudi, 2006).

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Nel suo monumentale e imprescindibile Fantasie virili. Donne Flussi
Corpi Storia. La paura delleros nellimmaginario fascista (Il Saggiatore,
1997) Klaus Theweleit mostra che in realt fantasie di stupri e omicdi
a sfondo sessuale sono ricorrenti nei racconti dei nazifascisti, e hanno
come bersaglio la donna nemica, la disturbante puttana rossa, che
pu essere al tempo stesso sensuale e cazzuta.

Le donne che non appaiono alla luce di uno dei buoni modelli
femminili, sono considerate automaticamente come puttane:
sono cattive e mirano alla castrazione. Vengono trattate di
conseguenza. Questi uomini soldati la cui vita lotta, non
aspettano che levento terribile capiti a loro. Attaccano essi
stessi, prima che simili donne possano realizzare il loro
tremendo proposito [] Una stessa aggressione potrebbe
essere considerata come atto sessuale simbolico. Essa
distrugge lorgano sessuale della donna erotica, dal quale, e in
particolare dal pene che luomo sospetta in quel punto,
proviene, come abbiamo visto, una minaccia di castrazione per
luomo militaresco [] come se sulla donna si appuntassero
con la stessa forza due coazioni delluomo: una vuole
allontanarla e unaltra vuole penetrare in lei [] luomo
allontana del tutto la donna (le toglie la vita) e la tiene molto
vicina (penetra in lei con lo sparo, la coltellata, il colpo di mazza ecc).

Lattribuzione di tali atti al campo avverso sarebbe dunque una proiezione del proprio lacerante desiderio.}

La versione di Numa il sasso nello stagno, e genera il primo cerchio. Viene ripresa qualche anno dopo da
Giampaolo Pansa, che la ripropone ne Il sangue dei vinti (2003) e poi di nuovo ne La destra siamo noi (2015).
Pansa definisce Numa giornalista coraggioso per aver denunciato ne La stagione del sangue i crimini dei
partigiani. In entrambi i libri dedica alla Ghersi solo poche righe, dove racconta il pestaggio e luccisione della
tredicenne. Ne Il sangue dei vinti il passaggio questo:

I rapitori di Giuseppina decisero subito che lei aveva fatto la spia per i fascisti o per i tedeschi. Le
tagliarono i capelli a zero. Le cosparsero la testa di vernice rossa. La condussero al campo di
raccolta dei fascisti a Legino, sempre nel comune di Savona. Qui la pestarono e la violentarono. Una
parente che era riuscita a rintracciarla a Legino la trov ridotta allo stremo. La ragazzina piangeva.
Implorava: Aiutatemi!, mi vogliono uccidere. Non ci fu il tempo di salvarla perch venne presto
freddata con una raffica di mitra, vicino al cimitero di Zinola. Chi ne vide il cadavere [Chi? Murialdo?,
N.d.R.], lo trov in condizioni pietose.

Questo il secondo cerchio, che porta per la prima volta la vicenda nel mainstream.

Nel 2003 Pansa parla gi di stupro. Tornando sulla storia di Giuseppina dodici anni dopo (e ancora in questi giorni,
cfr il suo Bestiario uscito sul quotidiano La Verit del 17/09/2017) aggiunge che qualche partigiano la stupr, forse
non da solo.
Qualche
Forse
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Nefandezze che la decenza lascia solo intuire

Ora le onde si allargano sempre di pi, si allontanano dal sasso, prendono il largo.

5. Un primo bilancio

A colpire, di questa storia, sono limpressionante leggerezza nellusare


le fonti, larbitrariet dei collegamenti, la (voluta) vaghezza e ambiguit
dei riferimenti temporali, la complessiva inattendibilit di ogni
ricostruzione.

il classico esempio di storia vista dal buco della serratura: un


momento di orrore raccontato nei particolari con il solito ingrandimento
sgranato che mescola realt e propaganda neofascista, senza
raccontare cosa c stato prima n cosa c stato dopo, e senza
ricostruire con certezza neppure cosa sia accaduto davvero.

A prima vista la storia di Giuseppina sembrerebbe quella di una


ragazzina che, come altri, si trov coinvolta, come frequentatrice e forse
come informatrice delle Brigate Nere, in cose che non aveva let per
capire, cose che le costarono la vita ad opera di non sappiamo chi,
qualcuno che sfog su di lei la sua brutalit o sete di vendetta.

Le guerre civili non finiscono a pacche sulle spalle. Anche gli innocenti
finiscono per restare coinvolti nelle rese dei conti, e capita che persone
vengano punite in modo sproporzionato rispetto a quel che hanno fatto
o alla loro possibilit di capire ci che si trovano a vivere.

Dolores Ibrruri, alla fine del suo Memorie di una rivoluzionaria,


avvisava che i momenti di rivoluzione possono tirar fuori tutto il meglio, ma anche tutto il peggio delle persone. Ma
per lappunto si tratt dellazione di persone ben precise, non di unentit oscura e indefinita da additare al pubblico
disprezzo bipartisan e benpensante.

Giuseppina Ghersi non merita di rimanere imprigionata per sempre nel ruolo di martire fascista. A tredici anni
difficilmente si pu essere martiri, tuttalpi vittime. Giuseppina vittima anche dei fascisti, che forse la traviarono e
se ne servirono per le loro atrocit. Ma non merita neppure di essere argomento di discorsi vaghi, reticenti e
politicisti.

Piuttosto occorre andare negli archivi, ricostruire la sua vita, la sua morte e magari dare un nome ai suoi assassini,
ricostruendo i fatti e il contesto di questa storia.

E da qui si riparte.
DallArchivio di Stato di Savona.
Linchiesta vera comincia adesso.

Continua.

N.d.R. I commenti a questo post saranno attivati 72 ore dopo la pubblicazione, per consentire una lettura ragionata
e nel caso interventi meditati (ma soprattutto, pertinenti).
Aggiornamento. 22 /9/17, h.12. Da questo momento i commenti sono aperti.

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* Nicoletta Bourbaki un gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico in rete, sulle false notizie a tema storico e
sulle ideologie neofasciste, nato nel 2012 durante una discussione su Giap, il blog di Wu Ming. Ne fanno parte
storici, ricercatori di varie discipline, scrittori, attivisti e semplici appassionati di storia. Il nome allude al collettivo di
matematici noto con lo pseudonimo collettivo Nicolas Bourbaki attivo in Francia dagli anni Trenta agli anni Ottanta
del ventesimo secolo.
Il gruppo di lavoro ha allattivo diverse inchieste pubblicate su Giap sulle manipolazioni neofasciste della
Wikipedia in lingua italiana e sui falsi storici in tema di foibe. Tra i vari risultati, ha contribuito a smontare la bufala
della cosiddetta foiba di Rosazzo, altrimenti detta foiba volante.
Per ledizione on line della rivista Internazionale, in occasione del Giorno del Ricordo 2017, Nicoletta Bourbaki ha
curato lo speciale La storia intorno alle foibe. Sul n.39 della rivista di studi storici Zapruder (gennaio-aprile 2016), in
collaborazione con Lorenzo Filipaz, ha pubblicato larticolo Wi Chi? Battaglie per il sapere in rete. In collaborazione
con Tommaso Baldo, ha partecipato alla tavola rotonda Wikipedia e le scienze storiche, organizzata e pubblicata
dalla rivista storica Diacronie.
Nicoletta Bourbaki su Facebook.

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