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e diritto in Italia.
L’esperienza della rivista
«Il Diritto razzista» (1939-1942)*
La difesa del nucleo familiare, come fonte genetica della viva forza della
nazione, costituisce il principale caposaldo del nuovo codice. Con la difesa
della famiglia si provvede anche alla difesa della razza italiana da ogni peri-
colosa contaminazione che possa comunque infirmare la sua saldezza fisica
e menomare la sua compattezza morale2.
Nell’ottobre del 1939, anche uno dei più alti magistrati dell’epoca,
Antonio Albertini, procuratore generale presso la Corte di Cassazione,
nonché senatore, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario
non poteva esimersi dall’accennare, con parole di acritica approva-
zione, alla legislazione razziale fascista da lui interpretata come una
«mera difesa della personalità collettiva del popolo italiano»:
2
«DR», I, 1-2, 1939, p. 30.
373 Prime note su razzismo e diritto in Italia
3
A. Albertini, Discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, 30 ottobre 1939,
Roma, TEMI 1939, p. 34.
4
Vd. G. Scarpari, Una rivista dimenticata: “Il diritto razzista”, in «Il Ponte», IL, n.
1, 2004, pp. 112-145.
5
Sulla rivista di Interlandi vd. V. Pisanty, La difesa della razza (1938-1943), Milano,
Bompiani 2006.
6
G. Israel, P. Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, Bologna, Il Mulino 1998;
R. Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, Firenze, La Nuova Italia 1999.
374 Ilaria Pavan
7
Dieci, dal numero 545 al 555, gli articoli del Codice Penale dedicati alla sanità ed
integrità della stirpe e riguardanti principalmente il tema dell’aborto.
375 Prime note su razzismo e diritto in Italia
8
Pochi giorni dopo la pubblicazione del «Manifesto della razza», sulle pagine di
«Critica fascista» compariva un’editoriale che avvertiva che «i fondamenti del razzismo
italiano sono e devono essere eminentemente spirituali» e non si doveva «indurre in
elaborazioni grettamente materialistiche». Nel gennaio del 1940, Giacomo Acerbo,
citando ripetutamente la relazione viennese di Costamagna, e facendo propria la lettura
di un razzismo «spiritualista», elaborava un testo che avrebbe avuto una notevole eco
negli ambienti fascisti in cui sosteneva che «il dato puramente fisico o somatico […]
che farebbe della politica della razza un capitolo della zootecnia, deve di necessità
coordinarsi appieno col dato etnico e con quello culturale». Maiocchi, Scienza italiana
e razzismo fascista cit., pp. 242.
376 Ilaria Pavan
Ogni popolo quale unità di vita collettiva deve risolvere anche il problema
della sua individualità secondo i propri caratteri spirituali e razziali […].
L’ordinamento giuridico dello Stato totalitario pone come fine l’integrità
morale e materiale del proprio popolo nella successione delle sue generazio-
ni. È proposito del Fascismo e del Nazionalsocialismo portare ad un grado
sempre più alto la coscienza del carattere nazionale e razziale nel rispettivo
popolo mediante una intensa opera di educazione morale e culturale. I
valori della razza devono essere difesi in particolare di fronte all’ebraismo
con la assoluta e definitiva separazione degli elementi ebraici dalla comu-
nità nazionale, per impedire che l’ebraismo possa esercitare una qualsiasi
influenza sulla vita dei due popoli. I popoli italiano e tedesco oppongono
alle ideologie universalistiche e cosmopolite dell’ebraismo internazione
i principi che risultano rispettivamente dalle leggi di Norimberga del 15
settembre 1935 e dalla risoluzioni del Gran Consiglio del Fascismo del 6
ottobre 19389.
9
«Il Giornale d’Italia», 12 marzo 1939; «Zeitschrift der Akademie für Deutsches
Rechts», 1° aprile 1939.
10
Sul congresso di Vienna vd. inoltre C. Costamagna, Razza e diritto al Convegno
italo-tedesco di Vienna, in «Lo Stato», X, 3, 1939, p. 141.
377 Prime note su razzismo e diritto in Italia
11
Iscritto al Pnf dal 1928, senatore dal 1934, Accademico d’Italia e membro
dell’Accademia dei Lincei dal 1935, Santi Romano (1875-1947), era ordinario di
diritto costituzionale e preside della facoltà di giurisprudenza di Milano quando, nel
dicembre del 1928, fu nominato presidente del Consiglio di Stato, carica che ricoprì
sino al settembre del 1944. La nomina ad un incarico così prestigioso si legava anche
al rapporto di fiducia e di stima istauratosi tra Mussolini e il professore siciliano durante
i lavori della cosiddetta commissione «dei diciotto» per la riforma costituzionale, cui
Romano aveva partecipato attivamente. G. Melis, Il Consiglio di Stato ai tempi di Santi
Romano, in La giustizia amministrativa ai tempi di Santi Romano presidente del Consiglio
di Stato, Torino, Giappichelli 2004, pp. 39-58.
12
Leicht (1874- 1956), dal 1910 docente di Storia del diritto italiano presso gli atenei
di Siena, Modena, Bologna e Roma, fece anch’egli parte della cosiddetta commissione
«dei diciotto» per le riforme costituzionali. Iscrittosi al Pfn dal 1923, fu deputato dal
1924 al 1934, anno in cui fu nominato senatore. Socio dell’Accademia dei Lincei,
era membro dell’Accademia delle scienze di Berlino nonché direttore della «Rivista
di storia del diritto italiano». Repertorio biografico dei senatori dell’Italia fascista, a cura
di E. Campochiaro, E. Gentile, Napoli, Bibliopolis 2004, p. 1391.
13
Casati (1873-1945), entrò in magistratura nel 1897. Le informazioni relative ai
profili biografici dei magistrati, all’anno della loro entrata in servizio e delle successive
promozioni sono tratte da Ministero di Grazia e Giustizia, Graduatorie del personale,
Roma, Istituto Poligrafico dello Stato.
14
Marracino (1867-1941), entrato in magistratura nel 1891, fu promosso a presidente
di sezione della Corte di Cassazione nel 1927. Dal 1911 era libero docente di Istituzioni
di diritto civile presso l’università di Roma. Eletto deputato, per il gruppo radicale, alle
elezioni del 1919 e alle successive elezioni del 1921, questa volta in rappresentanza del
gruppo della Democrazia sociale, fu sottosegretario al Ministero della guerra dall’agosto
all’ottobre 1922. Iscrittosi al Pnf nell’ottobre del 1932, l’anno successivo fu nominato
senatore. Dall’aprile del 1939 al maggio del 1941 fu membro della Commissione
Giustizia del senato. Repertorio biografico dei senatori cit., p. 1531.
378 Ilaria Pavan
15
Giaquinto (1878-1971), entrò in magistratura nel 1902. Promosso primo presidente
presso la Corte d’Appello di Roma fu quindi nominato Avvocato Generale dello Stato
nel luglio del 1938, carica mantenuta sino al marzo 1945 quando divenne presidente di
sezione della Cassazione. Nell’inverno del 1939, come rappresentante del Ministero di
Grazia e Giustiza, Giaquinto aveva preso parte ai lavori della commissione che elaborò
il regio decreto 9 febbraio 1939, n. 126, relativo ai limiti di proprietà immobiliare e
di attività industriale e commerciale per i cittadini di «razza ebraica». Suoi furono
alcuni suggerimenti, poi divenuti articoli di quel decreto, dal contenuto pesantemente
restrittivo per le attività commerciali e industriali degli ebrei perseguitati. Nel maggio
del 1939 fu nominato senatore e nell’autunno successivo fu quindi chiamato dal guar-
dasigilli Grandi a far parte della Commissione parlamentare per la riforma del Codice
Civile. Giaquinto era inoltre professore pareggiato di diritto amministrativo presso
l’Università di Roma. I. Pavan, Tra indifferenza e oblio. Le conseguenza economiche delle
leggi razziali in Italia 1938-1970, Firenze, Le Monnier 2004, p. 79.
16
Azara (Sassari 1883), entrò in magistratura nel 1907. Fu promosso presidente di
sezione della Cassazione nel 1936.
17
Rende (Catanzaro 1875), entrò in magistratura nel 1899; nel 1928 fu promosso
consigliere di Cassazione divenendo successivamente presidente di sezione.
18
Il nome di Savorgnan compariva anche tra i firmatari del cosiddetto «Manifesto
degli scienziati razzisti» del luglio 1938.
19
M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del regno d’Italia,
Roma, Ministero per i Beni Culturali 1989, p. 163. Astuto (1882-1952), funzionario del
Ministero delle Colonie iscritto al Pnf dal 1923, fu segretario generale della Cirenaica
e della Somalia dal 1923 al 1925. Dal 1925 al 1930 fu direttore generale degli affari
economici e politici delle colonie dell’Africa Settentrionale e dell’Africa Orientale.
Dal 1930 al 1935 fu Governatore Generale dell’Eritrea.
379 Prime note su razzismo e diritto in Italia
20
Cioffi (Avellino 1873), entrò in magistratura nel 1898, ottenendo la promozione
a primo presidente della Corte di Appello dell’Aquila nel 1935.
21
Ondei (Mantova 1907), entrò in magistratura nel 1931.
22
Bacigaluppi (Aosta 1909), entrò in magistratura nel 1931.
23
Guidi (1862-1944), aveva alle spalle una lunga esperienza politica, svolta per lo
più in ambito locale: consigliere comunale di Pisa dal 1889 al 1927, quindi deputato
provinciale dal 1895 al 1920, fu poi eletto presidente della Deputazione provinciale
di Pisa, incarico che mantenne dal 1911 al 1920. Repertorio biografico dei senatori, a
cura di Campochiaro, Gentile cit., p. 1315.
24
Archivio Storico del Senato, Fascicoli personali dei senatori del Regno, f.
1212.
25
Archivio Centrale dello Stato (da qui in avanti ACS), SPD CO, f. 511.706.
380 Ilaria Pavan
26
S. M. Cutelli, La famiglia generatrice di aristocrazia, in «Critica Fascista», VIII,
30 novembre 1929, pp. 435-437, p. 435.
27
F. Guidi, La nostra azione culturale razzista, in «DR», II, 1-2, 1940, p. 63.
28
C. Pellizzi, Sull’esigenza di un patriziato del regime fascista, in «La Nobiltà della
Stirpe», I, 11, 1931, p. 12. Nel dibattito razzista degli anni Trenta il termine stirpe
veniva usato come sinonimo di sangue e razza e con questo stesso significato Cutelli lo
avrebbe utilizzato, come lui stesso ebbe a precisare: «stirpe, parola creata dalla biologia,
significa sangue, il sangue fecondo, l’immutabile divino microcosmo germinale della
razza, che si trasmette nei secoli di padre in figlio» («DR», I, 1-2, 1939, p. 2).
29
A. Monti Della Corte, Dell’antisemitismo, in «La Nobiltà della Stirpe», III, 5,
1933, p. 17.
381 Prime note su razzismo e diritto in Italia
30
S. M. Cutelli, Critica razzista alla legge per la tutela del prestigio di razza, in «Vita
italiana», XVII, luglio 1939; Id. Dalla carta del lavoro alla carta della razza, in «Regime
fascista», 18 dicembre 1940.
31
M. Raspanti, I razzismi del fascismo, in La menzogna della razza. Documenti e im-
magini del razzismo e dell’antisemitismo fascista, Bologna, Grafis 1994, pp. 73-89: p. 88.
Inoltre, scritti di Evola, dello stesso Cutelli e di altri suoi collaboratori sarebbero stati
raccolti in un volume del 1941, Dodici anni di propaganda razzista de «La Nobiltà della
Stirpe», ma non bastano. Negli scritti di S. Cutelli, J. Evola, G. Omarini, A. Monti, R.
Pavese, a cura di F. Guidi, Roma, Edizioni de La Nobiltà della Stirpe 1941.
32
Per i testi delle lettere con qui ciascuno dei personaggi menzionati manifestò
la propria adesione alla nuova rivista cfr. «DR», II, 2, 1940, pp. 231-237; «DR», III,
5-6, 1941, pp. 157-164.
33
«DR», II, 2, 1940, p. 231. Foglio di disposizioni n. 125, anno 1940: «Segnalo
per la diffusione, particolarmente nei Gruppi fascisti universitari, la rivista «Il Diritto
Razzista»». Nel dicembre del 1940 la rivista fu inoltre segnala ai GUF del regno anche
dal vicesegretario dei Gruppi Fascisti Universitari.
382 Ilaria Pavan
34
G. Gatti, G. Viale, G. Vinci, G.Viola, F. Coralli, O. Mezzetti, L. Foschini, G.B.
Beverini, V. Cian, A. Guerresi.
35
Ghigi, ordinario di zoologia presso l’ateneo bolognese, fu anche autore di un
testo espressione un rigido determinismo biologico, Problemi biologici della razza e del
meticciato, Bologna, Zanichelli 1939.
36
«DR», I, 1, 1939, p. 81.
37
Il numero, riferito all’organico del 1939, comprende tutti coloro che ricoprivano
un ruolo all’interno degli undici gradi di cui si componeva la carriera in magistratura,
dagli uditori giudiziari ai presidenti di sezione della Corte di Cassazione.
383 Prime note su razzismo e diritto in Italia
38
«DR», I, 1-2, 1939, p. 7.
39
In proposito cfr. M. Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista, Torino, Einaudi 2000, pp.
194-199; G. Fabre, L’elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Zamorani
1998.
40
«DR», II, 2, 1940, p. 232. Dino Alfieri, peraltro, avrebbe lasciato l’incarico
384 Ilaria Pavan
al Ministero della Cultura Popolare nell’ottobre del 1939 per essere sostituito da
Alessandro Pavolini.
41
Ibid.
42
Ibid.
43
Casini, giornalista, redattore del «Resto del Carlino», fondatore e direttore, a
Firenze, di «Rivoluzione Fascista» e di «Battaglie fasciste», collaborò a numerose riviste
e quotidiani quali «Il Popolo d’Italia» e «Gerarchia». Amico tra i più intimi di Bottai
e assiduo collaboratore di «Critica Fascista», ne assunse la con direzione dal 1928 al
1936. Nel luglio del 1936 fu nominato Direttore Generale della Stampa Italiana presso
il ministero della Cultura Popolare. Nel 1943 Casini si ritirò dalla politica, fondando
nel dopoguerra l’omonima casa editrice.
44
Presso il Ministero dell’Interno era stata infatti creata la Direzione Generale per
la Demografia e Razza, la cosiddetta Demorazza, che avrebbe tra l’altro gestito tutte
le fasi del censimento razziale dell’estate 1938.
385 Prime note su razzismo e diritto in Italia
45
ACS, Ministero della Cultura Popolare, Gabinetto, b. 245. Promemoria indiriz-
zato dal Direttore Generale della Stampa Italiana al ministro Pavolini, 20 dicembre
1940.
46
Ibid.
47
La questione dei cosiddetti ‘pietisti’ è stata in passato sollevata per testimoniare
la presunta esistenza, anche in seno allo stesso partito fascista, di opposizioni alla
campagna antiebraica e di un atteggiamento di solidarietà nei confronti dei persegui-
tati, tanto che lo stesso Mussolini fu indotto a pubblicare sul «Foglio di disposizioni
del partito», n. 1341 del 7 giugno 1940, il seguente comunicato: «Riservato. Vieto ai
fascisti di inoltrare raccomandazioni di qualsiasi genere a favore di giudei. Avverto
fin da ora che prenderò il provvedimento del ritiro della tessere a carico di coloro
che contravverranno a questo preciso ordine e ne pubblicherò i nomi sul «Foglio di
disposizioni»». Pavan, Tra indifferenza e oblio cit., p. 99.
386 Ilaria Pavan
48
La rivista era diretta da un alto funzionario del Ministero, il capo della Direzione
Generale per la Demografia e Razza Antonio Le Pera.
49
ACS, Ministero della Cultura Popolare, Gabinetto, b. 245. Promemoria firmato
dal Direttore Generale della Stampa Italiana per il Ministro Pavolini in data 20
dicembre 1940.
50
ACS, SPD CO, f. 511.706. Memoriale riservato inviato da Guidi a Mussolini, 1°
maggio 1941. Qualche giorno dopo il primo comunicato stampa, il 10 marzo 1940,
Mussolini faceva pubblicare dall’Agenzia Stefani un secondo comunicato, sempre in
appoggio alla rivista: «Al Duce è pervenuto il seguente telegramma: i sottoscrittori
componenti il comitato scientifico de «Il Diritto Razzista», riprendono il lavoro
per l’ulteriore sviluppo dell’iniziativa da Voi elogiata. […] Inviamo a voi, Duce,
387 Prime note su razzismo e diritto in Italia
l’espressione delle più devota riconoscenza per la nuova vita impressa al diritto dalla
Vostra rivoluzionaria proclamazione dei postulati razzisti, indispensabili per la potenza
italiana». Il telegramma era firmato da Cutelli, Guidi, Romano, Giaquinto, Rende,
Leicht, Marracino e Astuto.
51
ACS, Ministero della Cultura Popolare, Gabinetto, b. 245, promemoria non
datato né firmato.
52
ACS, SPD CO, f. 51170, lettera di Pavolini a Guidi, 1° gennaio 1941.
53
Ad un congresso sull’editoria tenutosi a Bologna nel novembre 1938 Casini
dichiarò:«La stampa periodica sarà entro due mesi trasformata; con chi non vorrà
intendere, il Ministero svolgerà un’azione inesorabile […]. C’è l’imperiosa necessità di
vigilare, di indirizzare, di trasformare, di eliminare ogni attentato, più o meno palese,
388 Ilaria Pavan
alla italianità e alla forza della razza e alla formazione della coscienza» (Fabre, L’elenco
cit., p. 187). Sull’epurazione della stampa e dei giornalisti ebrei condotta da Casini
e dalla sua Direzione Generale, cfr. inoltre La Demorazza: le mani sui giornali, a cura
dell’Associazione Stampa Romana, Roma, System Graphic 2004.
54
La lettera di Bottai è del settembre 1940 e l’intero episodio è riportato dallo stesso
Cutelli in «DR», II, 2, 1940, p. 232.
55
ACS, SPD CO, f. 511706, lettera di Cutelli a Guidi, 11 gennaio 1941.
56
Ibid., Buffarini Guidi alla Direzione Generale della Stampa, 30 novembre
1940.
389 Prime note su razzismo e diritto in Italia
Mentre assicuro il Duce che sarà provveduto alla concessione del nulla
osta all’uscita della rivista, tengo a fare presente che questo Ministero non
aveva motivi particolari per vietare l’uscita della rivista stessa. Il nulla osta
era stato sospeso in seguito a segnalazione fatta dal Ministero dell’Interno
il quale riteneva inopportuna la pubblicazione di nuovi periodici in materia
razziale58.
57
Ibid, il duce a Pavolini, 12 dicembre 1940.
58
Ibid., Pavolini al duce, 2 maggio 1941.
59
ACS, Ministero della Cultura Popolare, Gabinetto, b. 245, lettera del Capo
dell’Ufficio Studi e Propaganda sulla Razza, Alberto Luchini, al capo di Gabinetto
del Minculpop Celso Luciano, 8 luglio 1941.
390 Ilaria Pavan
3. I contenuti
60
I mancati finanziamenti da parte del Minculpop sono di difficile interpretazione
se si pensa che dal maggio 1941 alla direzione dell’Ufficio Studi e Propaganda del
Ministero della Cultura Popolare era stato chiamato Alberto Luchini, sostenitore
dell’iniziativa di Evola in merito alla nuova rivista razzista «Sangue e Spirito» cui si
è accennato nel testo, progetto in cui fu coinvolto lo stesso Cutelli e che aveva dato
vita ad una serie di riunioni preparatorie presiedute dallo stesso Luchini, presenti
tra gli altri, Evola e Cutelli. Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista cit., p 282.
«Il Diritto Razzista» avrebbe inoltre ospitato un’entusiastica recensione, firmata dal
direttore Cutelli, al libro dello stesso Luchini, Destino africano del popolo italiano, in
«DR», IV, 4-5-6, 1942, pp. 65-74.
61
ACS, SPD CO, f. 511706.
391 Prime note su razzismo e diritto in Italia
I vari fascicoli che si succedettero nel corso degli oltre tre anni di
attività ospitarono tanto gli interventi di alcuni membri del comitato
scientifico, quanto articoli di altri magistrati o di rappresentanti del-
l’amministrazione coloniale che, quanto a propositi ed affermazioni non
si discostavano in buona misura dalla linea del direttore affermando,
per esempio, come «l’immissione di vaste correnti metropolitane nelle
terre conquistate» avrebbe consentito di «troncare ogni pessimistica
previsione di contaminazione e di decadimento […] con quell’informe
62
G. Landra, Sono ariani i mulatti cittadini italiani? Elementi di biologia applicata la
diritto razzista, in «DR», II, 3, 1940, p. 191-189; oltre al già citato articolo di Hans
Frank, per gli interventi di giuristi tedeschi cfr. «DR», IV, 1-2, 1942, pp. 42-64; «DR»,
II, 3, 1940, p. 199-207; «DR», III, 1-2, 1941, pp. 18-35; «DR», IV, 1, 1942, pp. 14-21;
«DR», II, 2, 1940, pp. 52-55. Per una rassegna della giurisprudenza razziale nazista cfr.
«DR», II, 6, 1940, pp. 288-291 e «DR», III, 2-4, 1941, pp. 132-135, 274-278.
392 Ilaria Pavan
63
G. Daodiace, L’impero e la razza italiana, in «DR», I, 1-2, 1939, p. 41.
64
R. Astuto, Il diritto razzista base dell’impero, in «DR», I, 1-2, 1939, p. 45.
393 Prime note su razzismo e diritto in Italia
Roma fascista che va creando uno jus novum […] che impone il bisogno e
il dovere della difesa della razza […]. Per troppo tempo abbiamo subito gli
inquinamenti stranieri, ma oggi, vivaddio!, la politica razziale di Benito
Mussolini va eliminando ogni infiltrazione straniera.[…] Manca agli israeliti
ogni idea di patria e di nazione, e quindi essi non possono avere un ‘diritto
nazionale’, come non ebbero mai la nozione di diritto internazionale; ma
hanno avuto sempre un diritto strettamente razziale […]. In mancanza di
un proprio diritto vigente, di uno Stato proprio destinato ad applicarlo, la
vita degli ebrei è regolata dalla legge dei paesi che li ospitano. Non credo
di andare errato affermando che agli israeliti manca il senso del diritto e
quello della giustizia civile […]. Chi scrive questo articolo ebbe per molti
anni dimestichezza con israeliti, giureconsulti e cultori di discipline giuri-
diche di ampia e sicura reputazione […]. Nella diuturna consuetudine che
ebbe con loro dovette constatare che la loro coscienza di giuristi presentava
incolmabili lacune […]. Essi si mostravano non rare volte privi di quel senso
di equità e di giustizia sociale che deriva non dalla meditazione scientifica,
ma dall’istinto. L’ebreo, per insuperabile atavismo, non può essere altruista
se non in confronto di coloro che appartengono alla stessa razza. L’anima
65
A. Giaquinto, Necessità dello studio e della divulgazione del diritto razzista, in «DR»,
I, 1-2, 1939, p. 13.
394 Ilaria Pavan
ebraica rimane estranea alle grandi correnti del diritto pubblico esterno. La
simpatia e le affinità spirituali fra i popoli, la solidarietà, l’affectio societatis,
più o meno diffusa e profonda fra tutte le nazioni trovano chiusa, o quasi
sempre sterile la coscienza ebraica. Nella storia del diritto non vi è dunque più
manifesta e più irriducibile antitesi di quella esistente fra la nostra coscienza
giuridica e la israelitica; ed essa non può altrimenti giustificarsi se non con
le profonde differenze di razza66.
«Il nomadismo» – proseguiva Cioffi – faceva sì che per gli ebrei «la
cittadinanza italiana non fosse che una sovrastruttura, giacchè più
intima, più solida e pertinace è la loro razza». La cittadinanza non
era dunque che «un’etichetta acquistata nei diversi Stati», attraverso
la quale «l’ebraismo è riuscito ad insinuarsi nel governo dei paesi più
ricchi del mondo»68.
Dedicato al tema dei rapporti tra la razza e la famiglia era invece
l’articolo di Domenico Rende, presidente di sezione della Corte di
66
A. Marracino, Razza e diritto, in «DR», I, 1-2, 1939, p. 19.
67
«DR», III, 1-2, 1941, p. 172.
68
Ibid., p. 175.
395 Prime note su razzismo e diritto in Italia
si può vedere dal paragrafo XXXVI dei Delitti e delle Pene di Cesare Beccaria.
[…] Ma la lue democratica minò di nuovo lo spirito della famiglia, spe-
69
Gli articoli del I libro del nuovo Codice Civile che facevano riferimento all’ele-
mento della razza, introducendo pesanti limitazioni dei diritti civili nei confronti dei
‘non ariani’, riguardavano la capacità giuridica, la facoltà di contrarre matrimonio, i
provvedimenti riguardo ai figli in caso di separazione dei coniugi, l’adozione, l’esercizio
della patria potestà, la tutela, la curatela e l’affiliazione.
70
D. Rende, La famiglia e la razza nel nuovo Codice Civile italiano, in «DR», I, 1-2, 1939,
p. 25. Posizioni analoghe Rende le avrebbe ribadite in un successivo articolo intitolato
Per la razza ario-romano fascista, comparso sempre in «DR», IV, 1-2, 1942, pp. 72-87.
396 Ilaria Pavan
Era invece dedicato agli Effetti della condizione razziale sullo stato
giuridico della persona72 l’intervento del consigliere di Stato Michele La
Torre, articolo che descriva le conseguenze della normativa antisemita
nei vari ambiti del diritto pubblico e privato. La Torre non mancava di
esprimere il proprio plauso all’iniziativa razziale del regime, aderendo
al disegno
dello Stato fascista che respinge, anche nei riguardi del fattore ‘razza’, il
postulato democratico dell’uguaglianza di tutti i soggetti giuridici. E non po-
trebbe essere diversamente – proseguiva il magistrato – perché l’uguaglianza
fra disuguali è ingiusta. […] In linea di principio categorie dissimili, o poco
simili, non hanno titolo giuridico ad avere un trattamento uguale73.
che a questa razza appartengono non pochi individui, che vivendo in mezzo
agli ariani italiani ne possono più facilmente inquinare i caratteri etnici e
politici; tanto più che, per la posizione acquisita nell’economia e nella vita
pubblica, costituiscono un elemento eterogeneo di particolare potenza74.
71
Ibid., p. 28.
72
«DR», I, 1-2, 1939, pp. 32-41.
73
Ibid., p. 32.
74
Ibid., p. 33.
75
Ibid., p. 37.
397 Prime note su razzismo e diritto in Italia
Era dedicato alle modifiche del nuovo Codice Civile introdotte per
effetto della legislazione razziale anche l’articolo del giovano studioso
Pier Antonio Romano, laureato in giurisprudenza presso l’ateneo ro-
mano (relatore il presidente di Cassazione, nonché ordinario di Diritto
Civile, Salvatore Messina) con una tesi sulla normativa razziale, il quale
con totale distacco riconosceva che
dalla considerazione della appartenenza di una data persona ad altra razza che
non sia l’ariana derivano notevoli limitazioni, tanto alla generale capacità
giuridica, quando in specie alla capacità di agire: l’individuo si trova, in
sostanza, in uno stato di minorazione giuridica, la quale, a sua volta, non è
che l’effetto di una inferiorità di natura sociale e politica76.
Una volta illustrati tutti gli articoli del Codice contenenti le limita-
zioni destinate ai «non ariani», l’autore traeva la proprie conclusioni
asserendo che si trattava
76
P.A. Romano, Lo ‘Stato razziale’ nel nuovo Codice Civile, in «DR», II, 1-2, 1940,
p. 208.
77
Ibid., p. 213. Posizioni analoghe furono espresse dallo stesso Bacigaluppi nell’ar-
ticolo Aspetti della nuova dogmatica: i doveri verso al stirpe, apparso su «Lo Stato», XI,
4, 1940, pp. 170-174.
398 Ilaria Pavan
l’elemento della religione non ha alcuna giuridica rilevanza […] sulla qua-
lificazione razziale […]. La razza è un elemento di ordine essenzialmente
naturalistico, che ogni evoluzione e ogni cambiamento non possono mai
arrivare a distruggere. E in base a tali considerazioni – concludeva Romano
– sarebbe stato del tutto irragionevole anteporre [nella legislazione razziale
italiana] l’elemento della religione a quello dell’identità di razza78.
78
«DR», II, 1-2, 1940, p. 49.
79
M. Bacigaluppi, Il principio della razza e lo stato di cittadinanza, in «La difesa della
razza», I, 4, 1938, pp. 40-49.
80
«DR», IV, 1-2, 1942, pp. 31-42.
81
R. Astuto, Gerarchia di razza o reciprocità egualitaria penale?, in «DR», II, 1940,
4, pp. 170-193.
82
M. Manfredini, Per la difesa del prestigio della razza ariana: gerarchia di razza o
reciprocità egualitaria penale?, in «DR», II, 1940, 1, pp. 5-13.
83
«Rivista Penale», XVI, 1938, p. 1294; «Scienza Positiva», I, 1938, pp. 1-19;
«Rivista Penale», XVII, 5, 1939, p. 611; «Giurisprudenza delle Corti», XVIII, 7-8,
1939, pp. 35-47; «Rassegna Sociale dell’Africa Italiana», XVII, 1939, pp. 8-21.
399 Prime note su razzismo e diritto in Italia
84
Sul provvedimento e sul «madamato» si vedano in particolare B. Sòrgoni, Parole
e corpi. Antropologia, discorso giuridico e politiche sessuali interraziali nella colonia Eritrea
(1890-1941), Napoli, Liguori 1998, pp. 91-114, 144-150; G. Gabrielli, La persecuzione
delle «unioni miste» (1937-1940) nei testi delle sentenze pubblicate e nel dibattito giuridico, in
«Studi piacentini», XX, 1996, pp. 83-140; Id., Un aspetto della politica razzista nell’impero:
il «problema dei meticci», in «Passato e presente», LIX, 1997, p. 77-105.
85
«DR», II, 1, 1940, p. 11.
400 Ilaria Pavan
«Il Diritto Razzista» riservava in ogni suo numero una rubrica alla
rassegna della giurisprudenza, presentando e commentando alcune delle
sentenze emanate dalle corti italiane sia relativamente alla normativa
antisemita che a quella coloniale. Si trattava di interventi puntuali e
ricchi di rimandi ad altre sentenze in materia, pubblicate sulle varie
riviste giuridiche dell’epoca; attraverso questa rete incrociata di verdetti
è quindi possibile ricostruire con una certa completezza quale fu l’atteg-
giamento tenuto dai magistrati italiani in merito alla questione razziale
e come recepirono e misero in atto la legislazione persecutoria.
Tra l’autunno del 1938 e l’estate del 1943 furono 59 gli ebrei che
intentarono procedimenti giudiziari, risolti attraverso complessivi 107
86
Art. 50, decreto n. 1019 del 1° giugno 1936.
87
«DR», II, 1, 1940, p. 9.
401 Prime note su razzismo e diritto in Italia
88
La percentuale non si riferisce all’esito di ognuno dei 107 procedimenti, ma a
quello finale della vicenda, indipendentemente dal fatto che il processo si fosse concluso
davanti al Tribunale, alla Corte d’Appello o alla Corte di Cassazione.
402 Ilaria Pavan
89
Per le sentenze a favore vd. «Il Foro Italiano», III, 1941, c. 249, estensore
Costamagna; «Massimario Foro Italiano», 1943, c. 103, presidente Azara; «Massimario
Foro Italiano» 1943, c. 164, presidente Casati. A sfavore, «Il Foro Italiano», I, 1940,
c. 834, estensore Costamagna; «Il Foro Italiano», I, 1943, c. 932, presidente Casati;
«Il Foro Italiano» I, 1942, c. 536, presidente Casati, estensore Costamagna.
90
«DR», I, 1939, 1-2, p. 7.
91
«Foro amministrativo», I, 1941, c. 307; «Rivista di diritto Pubblico», II, 1941,
p. 476.
403 Prime note su razzismo e diritto in Italia
92
«Il Foro Italiano» I, 1939, c. 915. La sentenza, emanata dalla Corte d’Appello di
Torino, presidente Peretti Griva, si trova anche in «DR», II, 2, 1940, pp. 145-149.
93
Norme integrative al regio decreto 17 novembre 1938 n. 1728 sulla difesa della
razza italiana.
94
Sentenza Falco vs Banco di Napoli, in «Foro Italiano», III, 1941, c. 249 e, per la
conferma da parte della Cassazione, Vitali, Norzi, Amar vs Cassa Depositi e Prestiti
in «Massimario Foro Italiano» 1943, c. 164.
404 Ilaria Pavan
95
R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi 1997, p. 581.
Questo il commento sull’attività del Tribunale della Razza che si trova nelle pagine
del diario di Calamandrei: «Il prof. Redenti mi diceva ieri [1 marzo 1939, n.d.a.] gli
sconci che succedono per il Tribunale della razza. Più di 50 domande di ebrei che
chiedono di dimostrare di esser figli di puttane, cioè figli adulterini di padre ariano. E
ci sono avvocati e funzionari che guadagnano fior di quattrini su queste speculazioni».
P. Calamandrei, Diario 1939-1945, I, a cura di G. Agosti, Firenze, La Nuova Italia
1982, pp. 136-137.
96
Non considerando i processi promossi per stabilire se l’autorità giudiziaria avesse
o meno competenza a pronunciarsi in materia razziale – procedimenti che, come
detto, si conclusero nella maggior parte dei casi in modo affermativo – la percentuale
di vicende conclusesi a sfavore dei perseguitati razziali sale dal 52% precedentemente
ricordato al 62%.
405 Prime note su razzismo e diritto in Italia
97
S. Borghese, Razzismo e diritto civile, in «Il Monitore dei Tribunali», 1939, pp. 653.
Nell’articolo, Borghese individuava nella legge n. 2277 del dicembre 1925 istitutiva
dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, la prima «colonna basilare su cui doveva
poi ergersi imponente l’edificio razzista». La tutela della razza attuata attraverso la
legislazione sociale rivolta alla famiglia e all’infanzia «non sarebbe però stata completa
se non si fosse risolto il problema dell’eliminazione di quegli elementi di carattere
esterno che si contrappongono al potenziamento della nostra razza, mettendone in
pericolo l’integrità dal punto di vista biologico». Borghese (Sondrio 1913), era entrato
in magistratura nel 1935; inviato in A.O.I. come avvocato militare nel regno dei Galla
e Sidama, nel 1939 era giudice presso il Tribunale di Brescia. Ministero di Grazia e
Giustizia, Graduatorie del personale 1948 cit., p. 13.
98
«DR», II, 2, 1940, pp. 145-158.
406 Ilaria Pavan
99
«Il Foro Italiano»; II, 1939, c. 139; «Rivista Penale» 1939, pp. 1193-1198;
«Giustizia Penale», III, 1939, c. 765; «Rivista italiana del diritto matrimoniale», VII,
1938, pp. 481-489; «Rivista Italiana di diritto penale», 1, 1939, p. 85; «Il Magistrato
dell’Ordine», 7-8, 1938, pp. 25-34.
407 Prime note su razzismo e diritto in Italia
100
«Razza e Civiltà», I, 6, 1940, p. 548.
408 Ilaria Pavan
101
Ibid., p. 676.
102
Ibid., p. 553.
103
«DR», IV, 2-3-4, 1942, p. 112.
104
«Il Foro Italiano» II, 1939, c. 156.
105
«DR», 6, II, 1940, p. 282.
409 Prime note su razzismo e diritto in Italia
5. Il dopoguerra
106
R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia. Le sanzioni contro il fascismo 1943-1948,
Milano, Baldini&Castoldi 1999, pp. 61-65.
107
Commissario regionale del Governo Militare Alleato per la zona di Roma.
108
ACS, Ministero della Pubblica Istruzione, Dir. Gen. Istruzione Superiore, Professori
Universitari epurati 1944-46, b. 18.
411 Prime note su razzismo e diritto in Italia
109
Ibid., lettera di monsignor Eugene Tisserant al ministro della Pubblica Istruzione
Guido De Ruggiero, in data 22 agosto 1944.
110
Repertorio biografico dei senatori, a cura di E. Campochiaro, E. Gentile cit., p.
1392.
111
ACS, Corte di Cassazione, Segreteria, I Presidenza, b. 43, f. 767.
112
R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia cit., p. 38.
412 Ilaria Pavan
113
ACS, Corte di Cassazione, Segreteria, I Presidenza, b. 5, f. 260. Il fascicolo personale
di Giaquinto non contiene alcuna notizia in merito al procedimento di epurazione;
le notizie al riguardo sono tratte da, Repertorio biografico dei senatori, a cura di E.
Campochiaro, E. Gentile cit., p. 1134.
114
ACS, Corte di Cassazione, Segreteria, I Presidenza, b. 57, f. 969.
413 Prime note su razzismo e diritto in Italia
115
Ibid., b. 58, f. 853. Tra gli addebiti mossi ad Azara non risulta la partecipazione
al comitato scientifico de «Il Diritto Razzista».
414 Ilaria Pavan
116
Cfr. «Monitore dei Tribunali», I, 1948, c. 14.
117
Cfr. «Giurisprudenza Italiana», I, 1950, c. 432.
118
Cfr. «Il Foro Padano», I, 1949, c. 844.
415 Prime note su razzismo e diritto in Italia
È ben vero che la campagna razziale non fu mai sentita in Italia, dove non
è mai esistito un problema ebraico, e dove gli israeliti sono sempre stati
considerati dalla popolazione e dal comune sentimento – che fa onore al
nostro popolo – alla pari di tutti gli altri italiani119.
119
S. Borghese, Considerazioni in materia di leggi anti-razziali, in «Il Foro Italiano»,
I, 1949, cc. 739-744.
120
I. De Feo, Tre anni con Togliatti, Milano, Mursia & C. 1971, p. 261.
416 Ilaria Pavan
121
ACS, Ministero Grazia e Giustizia, Commissione per l’epurazione dei dipendenti del
ministero: magistrati, cancellieri, pretori, Gaetano Azzariti, b. 2, f. 42.
122
G. Focardi, Michele La Torre, in Dizionario biografico dei Consiglieri di Stato
(1861-1948), di prossima pubblicazione. Ringrazio l’autore per avermi concesso la
lettura delle bozze.
417 Prime note su razzismo e diritto in Italia
123
Per la ricostruzione del ‘caso Piccardi’, cfr. ACS, Archivio De Felice, Carte Cattani,
b. 14, f. 62.
124
ACS, Corte di Cassazione, Segreteria, I Presidenza, b. 8; Ministero della Pubblica
Istruzione, Dir. Gen. Istruzione Superiore, Liberi docenti e incaricati epurati 1945-46, b.
1, f. 25.
418 Ilaria Pavan
Ilaria Pavan
125
Un suo intervento fortemente critico sulle norme relative alla defascistizzazione
(La nuova Costituzione e le ‘sanzioni contro il fascismo’) si trova in «Il Foro Italiano»,
IV, 1948, cc. 169-176.
126
Archivio Storico del Senato, Fascicoli personali dei senatori del regno, f. 1212.
127
Le notizie relative a Cutelli sono state tratte, ad nomen, dalla Guida Monaci per
la città di Roma che sino al 1966 riporta annualmente il suo nome.